IMPORTANZA DEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO NELL
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IMPORTANZA DEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO NELL
Acta Medica Mediterranea, 2007, 23: 103 IMPORTANZA DEL TRATTAMENTO RIABILITATIVO NELL’ALGODISTROFIA DI MANO STEFANIA ARENA* - GIULIANA VERMIGLIO* - AURELIO TERRANOVA - MARIA ISGRO’- M ARIO VERMIGLIO Università degli Studi di Messina - *Dottorato in Scienze della Riabilitazione dell’Apparato Locomotore-(Direttore: Prof. Mario Vermiglio) - Scuola di Specializzazione in Medicina fisica e Riabilitazione-(Direttore Prof. Mario Vermiglio) [Importance of the rehabilitative treatment in the hand algodystrophy] RIASSUNTO SUMMARY L’algodistrofia o Complex Regional Pain Sindrom (CRPS) è una sindrome multisintomatica e multisistemica che può interessare una o più articolazioni di un arto e che nella sua etiopatogenesi potrebbe riconoscere non solo una causa organica ma anche una componente psicosomatica. L’American Pain Society ha definito l’Algodistrofia come Distrofia Simpatico Riflessa di Tipo I in cui il dolore, si estende oltre il territorio di pertinenza di un nervo periferico, differenziandosi invece dal CRPS di tipo II, in cui il danno nervoso è sempre accertato. Il quadro clinico dominato dall’intensa sintomatologia algica (localizzata o diffusa) si caratterizza per tutta una serie di segni e sintomi locali quali l’edema, le anomalie vasomotorie, le alterazioni trofiche cutanee, le limitazioni articolari fino ad un quadro di rigidità articolare con un progressivo impaccio motorio dell’arto interessato. Gli AA nel descrivere le conoscenze attuali per la cura del paziente affetto da algodistrofia post-traumatica della mano, sottolineano l’importanza di un approccio multidisciplinare e la necessità di impostare un precoce programma riabilitativo necessario per la ripresa della funzione danneggiata. A l g o d y s t rophy or Complex Regional Pain Syndro m e (CRPS) is a multi symptomatic and multi systemic syndrome that can involve one or more limbs articulations. Its cause could derive not only from an organic component, but also from a psychosomatic one. The American Pain Society defined algodystrophy as a Sympathetic Reflex Dystrophy of Type I, where pain spreads over the relevancy region of a peripheral nerve; differently from the CRPS of Type II, where nervous damage is always certain. The clinical case, dominated by the strong algic (locali sed and spread out) symptomatology, is characterised by a series of signs and local symptoms, such as oedema, vasomotor anomalies, cutaneous trophic alterations, joints limitations that can reach the stiffness, with a progressive motor obstacle of the limb involved. The authors describe the current treatments for people affected by hand post-traumatic algodystrophy. They underline the importance of a multidisciplinary approach and the need to start up a rehabilitative program, in order to recuperate the damaged function. Parole chiave: Morbo di Sudek, trattamento riabilitativo nell’algodistrofia, lesioni traumatiche dell’arto superiore Key words: Sudek Syndrome, rehabilitative treatment in algodystrophy, traumatic injuries of the upper limb Introduzione sono essere chiamati in causa quali il diabete mellito, le malattie endocrinologiche, l’emiplegia, i disturbi neurovegetativi e lo stato ansioso-depressivo. La CRPS colpisce prevalentemente l’adulto, con una maggiore incidenza tra la III e la VI decade di vita e con una prevalenza nel sesso femminile con un rapporto di 3:1 rispetto al sesso maschile. Sebbene l’etiopatogenesi dell’algodistrofia non è del tutto chiara, si riconosce un’iperattività del sistema nervoso simpatico, con alterazione del microcircolo, in seguito a traumatismi che hanno talvolta reso necessario un periodo di immobilizzazione. L’algodistrofia in una percentuale elevata di casi è secondaria ad un evento traumatico, di gravità variabile, in seguito al quale si genera una risposta algica sproporzionata al trauma subito, come si riscontra di frequente dopo fratture di Colles, microtraumi ripetitivi, ferite lacero-contuse o pregressi interventi chirurgici della mano quali la Sindrome del Tunnel Carpale o il Morbo di Dupuytren. Nel 30% circa dei pazienti l’esatta genesi non è riconosciuta e solo alcuni fattori predisponenti pos- 104 La diagnosi sospettata sulla base del riferito anamnestico (evento traumatico o immoblizzazione in gesso o tutore) si basa principalmente sulla clinica e può essere supportata dall’esecuzione di indagini radiologiche, le cui alterazioni caratteristiche (che si presentono però solo dopo settimane o mesi dall’esordio della malattia) sono rappresentate da aree di decalcificazione ossea “a pelle di leopardo” fino a un quadro più esteso di osteoporosi. La scintigrafia ossea permette una rilevazione precoce delle alterazioni tipiche della CRPS, con un accumulo dei radionuclidi nella regione articolare in relazione ad un’aumentata vascolarizzazione della membrana sinoviale. Scopo del progetto riabilitativo nel paziente con algodistrofia di mano è quello di ridurre nel breve-medio temine la sintomatologia algica, recuperare un range di motilità articolare libero e non dolente a livello del polso, della mano e talvolta anche del gomito e della spalla (per concomitante limitazione articolare associata), migliorando il deficit di forza e la sensibilità della mano per recuperare infine, nel lungo termine, la funzionalità dell’arto interessato. Esame clinico e Protocollo Riabilitativo Dal momento che la diagnosi di algodistrofia è principalmente clinica, risulta indispensabile la valutazione del dolore, delle alterazioni vasomotorie (edema, variazioni della temperatura e del colore della cute), trofiche (cute pallida e lucida, alterazioni della morfologia e degli annessi cutanei) e delle retrazioni muscolari in quanto, in assenza di un intervento precoce e mirato, si stabilisce una progressiva riduzione dell’escursione articolare, globale e selettiva, della mano ed un progressivo deficit di forza fino alla completa limitazione funzionale dell’arto superiore, con difficoltà nello svolgimento delle ADL (attività della vita quotidiana). Una volta classificato il dolore, per una valutazione quantitativa utilizziamo la SCALA VA S “ Visual Analogue Scale” il cui punteggio da 0 (assenza di dolore) a 10 (massimo dolore) definisce l’intensità della sintomatologia algica. Questo tipo di test, viene eseguito nel corso della prima visita e durante la valutazione fisiatrica finale per verificare peraltro l’efficacia del trattamento. La valutazione del bilancio articolare del polso e della mano, in tutte le direzioni del movimento, viene effettuata con un semplice goniometro mentre per la misurazione analitica della forza muscolare S. Arena - G. Vermiglio et Al della mano utilizziamo la scala MRC (Medical reserch Council) con un punteggio assegnato che va da un minimo di 0 (assenza di contrazione) ad un massimo di 5 (forza normale). E’ importante valutare ciascun gruppo muscolare, comparando l’arto interessato con il controlaterale in modo da ottenere parametri di confronto validi e conseguire quindi un punteggio reale della forza. La destrezza, la coordinazione e la motilità fine delle mani viene valutata semplicemente invitando il paziente a toccarsi con il polpastrello del pollice l’apice di ciascun dito in maniera veloce e continua, oppure ad eseguire una funzione semplice come sbottonarsi ed abbottonarsi la camicia. Si possono effettuare inoltre, movimenti combinati più complessi attraverso il Box and Block Test of Manual Dextery (spostare cioè dei cubetti da un compartimento all’altro di un contenitore) o il Purdue Pegboard Test (assemblare il più velocemente possibile, piccoli pioli metallici con rondelle e cilindretti ed infilarli in appositi fori). Accanto ai disturbi motori ed alle limitazioni articolari è opportuno verificare l’eventuale sofferenza neurogena associata, attraverso l’esame della sensibilità in particolare del nervo radiale, mediano ed ulnare. Infine utilizziamo la scala DASH (Disability of the Arm, shoulder and Hand) per la valutazione della funzionalità globale dell’arto superiore. Il protocollo terapeutico è di tipo conservativo e prevede: • terapia farmacologia (FANS, corticosteroidi,neurotrofici,bifosfonati); • terapia fisica strumentale a scopo antalgico ed antinfiammatorio che si avvale dell’ uso di campi magnetici pulsati, della elettroterapia antalgica ed dell’ultrasuonoterapia per circa 4 settimane; • ginnastica vascolare con idroterapia calda/fredda e drenaggio linfatico manuale; • trattamento chinesiterapico: con una mobilizzazione passiva ed attiva che non si deve limitare solo alle articolazioni della mano, ma deve interessare tutte le articolazioni dell’arto superiore ed il rachide cervicale, che spesso per un concomitante atteggiamento antalgico risultano compromesse nella loro funzionalità; • rieducazione propriocettiva finalizzata alla inibizione dei nocicettori (stimolati dall’iperattività del simpatico) ed al riequilibrio di tutti i recettori periferici. Questo trattamento è mirato all’innalzamento della soglia del dolore ed al ripristino della Importanza del trattamento riabilitativo nella algodistrofia di mano coscienza della posizione nello spazio delle varie strutture muscolotendinee e legamentose implicate nel movimento e danneggiate dal pregresso trauma; • sostegno psicologico; • terapia occupazionale. Il trattamento è sempre personalizzato sul singolo paziente e talvolta si rende necessario per il persistere dell’intensa sintomatologia algica, associare interventi terapeutici alternativi, quali il blocco selettivo del simpatico, i blocchi anestetici del plesso brachiale o del ganglio stellato che consentono, nelle successive ore, una mobilizzazione passiva continua (CPM), indolore della mano, che aiuta il paziente a superare, se pur temporaneamente, la paura del dolore esacerbato dal movimento. Conclusioni La tempestività di un adeguato approccio diagnostico e terapeutico evita quell’evoluzione sfavorevole della sindrome algodistrofica che si configura con un quadro di rigidità delle piccole articolazioni della mano. Un’algodistrofia trattata al I stadio (fase infiammatoria) si risolve con una guarigione completa, mentre al II (fase distrofica) e al III stadio (fase atrofica) malgrado i trattamenti terapeutici, permangono spesso esiti che inficiano la funzionalità dell’arto interessato. Dalla nostra esperienza possiamo quindi asserire che il successo del trattamento non è dipendente dalla gravità del trauma subito quanto dalla tempestività nella diagnosi precoce che consente di impostare un adeguato programma terapeutico anche attraverso una stretta collaborazione tra le varie figure professionali (ortopedico, fisiatra, fisioterapista, psicologo) che con le proprie specifiche competenze concorrono alla risoluzione del quadro clinico. 105 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) Bibliografia 1) 2) 3) Jeudy J, Pernin J, Cronier P, Talha A, Massin P. Locked volar plating for complex distal radius fractures: main taining radial length. Rev Chir Orthop Reparatrice Appar Mot. 2007 Sep; 93(5): 435-43. Mogilevsky M, Jänig W, Baron R, Harden RN. Complex regional pain syndrome-a multifaceted disor der requiring multidimensional care: case study. J Pain. 2007 Sep; 8(9): 677-81. Epub 2007 Jul 25. Eisinger J. Dysautonomia, fibromyalgia and re f l e x dystrophy. 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