Francia: 29 gennaio 2009 manifestazione

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Francia: 29 gennaio 2009 manifestazione
I passeggeri nella stazione della Metropolitana Saint-Lazare
Francia:
29 gennaio 2009 manifestazione nazionale e sciopero generale contro la crisi
Le otto più grandi confederazioni francesi le confederazioni CGT, CFDT e FO, la cattolica CFTC, il
sindacato dei quadri CGC, i cobas francesi della SUD-Solidaires e le federazioni indipendenti del
pubblico impiego e della scuola FSU e UNSA. hanno indetto una «giornata nazionale di
mobilitazione interprofessionale »contro la crisi per giovedì 29 gennaio 2009. All'ordine del giorno
della giornata di lotta la difesa dell'occupazione nel pubblico e nel privato, la lotta contro la
precarietà, la difesa del potere d'acquisto dei salari, la difesa del sistema di protezione sociale e dei
servizi pubblici.
Due milioni e mezzo sono stati i manifestanti in tutta la Francia Ieri la Francia è scesa in piazza
contro la crisi e contro l’insufficienza delle misure governative per affrontarla. Due milioni e mezzo
di manifestanti sono sfilati in 200 città. In Francia, a differenza che da noi, nessuno si è permesso di
dire che scioperare contro la crisi era come scioperare contro la jella. Probabilmente è più chiara
che da noi sia ai lavoratori che a tutti i vertici sindacali la responsabilità che nella crisi attuale
portano le classi dirigenti ed in particolare la destra politica, come da noi neo-liberista e come da
noi governante.
Sarkozy stesso non ha potuto che ammettere che lo sciopero non era privo di ragioni e promettere
tra una convocazione di tutte le parti sociali: alla vigilia dello sciopero i sondaggi davano come
favorevole alla giornata di lotta una percentuale oscillante tra i due terzi e i tre quarti dei francesi, a
seconda delle indagini.
Pubblichiamo un articolo de le Figaro, quotidiano moderano, e quindi non accusabile di
simpatie filosindacali.
Una lettura che consigliamo anche a Cisl e Uil che avevano detto che la Cgil era l’unico
sindacato a scioperare in Italia
I sindacati superano con successo la loro giornata di agitazione
Marc Landré (Trad.it., C.C.), «Le Figaro», venerdì 30 gennaio 2009,
link.
Giovedì, tra uno e due milioni di persone hanno manifestato dappertutto in Francia, senza
portare il paese alla paralisi.
Giovedì, la Francia ha conosciuto una curiosa giornata di mobilitazione. Molti lavoratori –
soprattutto del [settore] pubblico, ma anche del privato [e] più fortemente del solito -, disoccupati e
pensionati sono scesi per le strade. In totale erano tra 1,1 milioni e 2,5 milioni di manifestanti,
secondo le fonti tradizionali (polizia per la stima più bassa, Cgt per la stima più alta). Cioè una
manifestazione paragonabile a quella del 2006 contro i Cpe, del 2003 contro la riforma Fillon delle
pensioni, o del 1995 contro il piano Juppé per la sicurezza ed i regimi pensionistici speciali.
Pertanto, il «giovedì nero» promesso – simbolo di una Francia bloccata – non ha avuto luogo.
I cortei hanno riunito una quantità enorme di persone in provincia: tra 20 mila e 30 mila persone a
Marsiglia, tra 56 mila e 90 mila a Tolosa… Le città [più] piccole si sono mobilitate in proporzioni
inedite: 7 mila persone a La Rochelle, tra 7 mila e 10 mila a Brive-la-Gaillarde, 4.500 a Saintes… A
Parigi, tra 65 mila e 300 mila persone hanno sfilato tra la Bastiglia e l’Opera. Il loro obiettivo? Il
più frequente [è stato] Nicolas Sarkozy, accusato di correre in aiuto ai banchieri, ma non ai
lavoratori. «E allora, Nicolas, te ne accorgi adesso dello sciopero? [evidente riferimento ad una
battuta del Presidente francese sul servizio minimo, istituito proprio dal suo Governo, grazie al
quale «adesso, quando c’è uno sciopero in Francia, nessuno se ne accorge»]» o ancora «Sarko,
Sarko, espèce de Pinocchio», gridavano così i manifestanti, rivestiti di adesivi e di striscioni.
«Cittadini in collera», «né poveri né sottomessi», «rêve générale [gioco di parole: greve vuol dire
sciopero, senza la g, sogno]», «l’unico rilancio è il potere d’acquisto»… Ma – segno di un
malessere diffuso più che di rivendicazioni precise – altri reclamano il ritiro della legge Bachelot
sugli ospedali, «la ripresa grazie al potere d’acquisto», il «disarmo della finanza» ed ulteriore
sostegno alle associazioni, alla pianificazione familiare ed ai nuclei sociali rurali.
È il servizio pubblico che, senza sorpresa, ha fornito i cortei di manifestanti più vasti. Giovedì, non
ha lavorato un funzionario su quattro, un insegnante su tre. Un postino su quattro ha scioperato,
come a France Télécom, uno su tre all’Edf [L’Enel francese]. Delle cifre che svelano una
mobilitazione importante per una giornata [di sciopero] interprofessionale (i movimenti [di tipo]
strettamente categoriale, sui salari nella funzione pubblica o sulle pensioni dei regimi speciali, sono
sempre più seguiti).
Dal lato dei trasporti, nonostante un numero importante di scioperanti (48% degli autisti di bus ed il
97% di conducenti dei Rer [treni regionali] A e B; un terzo dei ferrovieri; il 32% dei dipendenti dei
trasporti urbani), i Tgv, i treni regionali, le metropolitane, gli autobus e gli aerei hanno funzionato
meglio del previsto.«I lavoratori aspettano delle risposte concrete»Dal lato dei privati, al Crédit
lyonnais si contano il 16% di scioperanti; il 10% alla Renault. In provincia, i dipendenti della
Michelin, Volvic, Fnac, Galeries Lafayette, Kéolis, Casino, PSA Peugeot Citroën e ancora di Free,
hanno gonfiato i cortei. Anche alcune professioni nuove, come i praticanti presso i notai, hanno
sfilato.
Per Bernard Thibault, segretario generale della Cgt [un sindacato, politicamente e nei
comportamenti, molto simile alla Cgil italiana], questo 29 gennaio è «un evento sociale di grande
importanza» e per nulla «un momento di collera passeggero» senza seguito. «Era da tempo che non
si vedeva tanta gente nelle strade», evidenzia Alain Lecanu, uno dei leader della Cfe-Cgc. Da parte
sua, François Chérèque, segretario generale della Cfdt,(di orientamento socialista) vede nella
giornata di giovedì «una delle manifestazioni più grandi degli ultimi 20 anni» ed afferma che
«l’obiettivo è stato raggiunto grazie soprattutto alla presenza massiccia dei lavoratori del settore
privato».
Jean-Claude Mailly, leader di Fo [Force Ouvriere; Forza operaia, un sindacato che al contrario del
nome è moderatoNdR], sostiene che «il Governo sarebbe irresponsabile se non rispondesse» ad una
tale mobilitazione. «La crisi economica si sta trasformando in crisi sociale e forse domani, in crisi
politica», ha aggiunto Jacques Voisin, suo omologo della Cftc. Medesima analisi di Pierre Ferracci,
imprenditore del gruppo Alpha, società di consulenza ai comitati d’impresa. «Siamo passati da una
rivolta contro i banchieri ad una rivolta contro i politici», spiega. «C’è un aumento delle
rivendicazioni riguardanti il potere d’acquisto e sulle quali i lavoratori aspettano delle risposte
concrete dallo Stato».
Invitato giovedì sera da France 2, Brice Hortefeux, neo Ministro del Lavoro, ha detto di
comprendere le preoccupazioni dei manifestanti, ma di scartare qualsiasi «gesto disarticolato» dello
Stato, considerando che il piano di rilancio comincia a produrre i suoi effetti. Resta[no] da
convincere i manifestanti.