La proctite attinica
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La proctite attinica
Radiation-induced proctopathy is a frequent complication of pelvic radiotherapy. The chronic stage is mainly characterized by rectal bleeding that may be severe enough to lead to a need for blood transfusions. In this setting medical therapy does not appear effective. Chronic radiation proctopathy has been treated successfully with topical formalin and with a number of endoscopic techniques including bipolar electrocoagulation, heat probe coagulation, laser photocoagulation and argon plasma coagulation. Parole chiave: radioterapia, complicazioni, danno da raggi, proctite, proctopatia Key words: radiotherapy, complications, radiation injury, proctitis, proctopathy CS Davide Ravizza Giancarla Fiori Cristina Trovato Giuseppe De Roberto Darina Tamayo Cristiano Crosta Divisione di Endoscopia Istituto Europeo di Oncologia di Milano Introduzione Nonostante la mucosa rettale sia più resistente al danno indotto dalle radiazioni rispetto a quella del colon e del tenue, il retto è il segmento del tratto gastrointestinale più frequentemente interessato dall’insulto attinico. Ciò si verifica per motivi anatomici, rappresentati sia dalla fissità del viscere nella pelvi sia dalla sua stretta vicinanza con organi la cui patologia neoplastica è sensibile alla radioterapia. Al termine proctite attinica cronica dovrebbe essere preferito quello di proctopatia attinica cronica (CRP Chronic Radiation Proctopathy) non essendo la patogenesi di tale condizione correlata a un meccanismo di tipo infiammatorio. Lo stress ossidativo indotto dalle radiazioni è ritenuto il meccanismo principale nella patogenesi della CRP. Tale stress determina una fibrosi del tessuto connettivo sottomucoso e una endoarterite obliterante delle arteriole sottomucose che condiziona ischemia e il successivo sviluppo di lesioni vascolari facilmente sanguinanti, quali le angiodisplasie (1). Giorn Ital End Dig 2009;32:177-182 La proctopatia attinica è una frequente complicazione della radioterapia pelvica. Lo stadio cronico è soprattutto caratterizzato dal sanguinamento rettale che può essere severo tanto da richiedere l’utilizzo di emotrasfusioni. Varie opzioni di terapia medica si sono dimostrate inefficaci. La proctopatia cronica da raggi è stata trattata con successo con l’impiego di formalina topica e con differenti metodiche endoscopiche quali l’elettrocoagulazione bipolare, la coagulazione con sonda termica, la fotocoagulazione laser e la coagulazione con plasma di argon. Comunicazione Scientifica La proctite attinica 177 CS Comunicazione Scientifica La proctopatia attinica interessa circa il 75% dei pazienti sottoposti a radioterapia pelvica e cronicizza nel 5-20% dei casi divenendo sintomatica da alcuni mesi sino ad un anno dal termine del trattamento radiante. È più comune nei pazienti che hanno sviluppato una proctopatia attinica acuta severa e in quelli affetti da diabete, malattie infiammatorie intestinali, ipertensione arteriosa e vascolopatie periferiche (2-4). Le manifestazioni cliniche della CRP comprendono proctorragia (non infrequente la necessità di emotrasfusioni), diarrea, urgenza alla defecazione, incontinenza e tenesmo. Più raro lo sviluppo di stenosi e/o fistole con gli organi adiacenti. La persistenza dei sintomi per più di tre mesi, siano essi preceduti o no da un esordio acuto, definisce la proctopatia attinica come cronica (4,5). Endoscopicamente il quadro è in genere facilmente riconoscibile data la presenza di una mucosa pallida, edematosa e facilmente sanguinante (figure 1 e 2) al traumatismo indotto dallo strumento oltre che dalla presenza di angiodisplasie anche spontaneamente sanguinanti. fig 1: proctopatia attinica cronica sanguinante L’analisi istopatologica può non essere conclusiva (4). Obiettivo principale di qualsiasi trattamento della proctopatia attinica cronica è il controllo della proctorragia. Il raggiungimento di tale obiettivo comporta infatti un netto miglioramento della qualità della vita del paziente controllando i sintomi legati all’anemia e alla proctorragia, ma anche riducendo la necessità di terapia sostituiva marziale, di emotrasfusioni e di ricoveri ospedalieri. La terapia può essere medica, endoscopica e chirurgica. Il trattamento chirurgico è gravato da alti tassi di mortalità (3-13%) e soprattutto di morbilità (9-65%) con percentuali di successo terapeutico ragionevolmente soddisfacenti, ma variabili a seconda della complicanza trattata (stenosi 78%, sanguinamento 64%, fistola 54%) (6-8). La chirurgia è quindi riservata ai rari casi di sanguinamento non responsivo ad altre terapie o a pazienti che hanno sviluppato stenosi e/o fistole e non verrà presa in considerazione in questo articolo. Terapia medica Anti infiammatori I farmaci anti infiammatori, in particolare l’acido 5 aminosalicilico (5-ASA) e i corticosteroidi, sono convenzionalmente considerati la prima linea di trattamento per la proctopatia attinica cronica. Tuttavia, dato il meccanismo patogenetico responsabile dello sviluppo della patologia, questi farmaci, somministrati sia per via sistemica sia per via topica, non si sono dimostrati efficaci nel modificare il quadro endoscopico e soprattutto nel controllo dei sintomi della CRP, in particolare del sanguinamento rettale (9-12). Acidi grassi a catena corta Davide Ravizza et al > La proctite attinica 178 fig. 2: proctopatia attinica cronica. Le angiodisplasie Gli acidi grassi a catena corta quali l’acido butirrico rappresentano un importante substrato per i processi ossidativi della mucosa del colon e il loro meccanismo d’azione potrebbe essere alterato in corso di proctopatia attinica cronica. Prodotti dalla fermentazione di carboidrati non assorbibili a opera della flora batterica intestinale, gli acidi grassi a catena corta esercitano anche un effetto trofico sulla mucosa intestinale stimolando la proliferazione e la differenziazione cellulare. Infine sono in grado di dilatare le piccole arteriole della mucosa colica così migliorandone il flusso ematico. Nonostante queste premesse, gli studi condotti per valutare l’efficacia dell’acido butirrico a uso topico hanno dimostrato che tale molecola non è in grado di modificare in modo significativo l’andamento della CRP e dei suoi sintomi se non nel breve termine (13,14). CS Comunicazione Scientifica Il sucralfato si ritiene eserciti un ruolo favorente la riparazione dell’epitelio della mucosa colica e sia anche in grado di formare, nei suoi confronti, una barriera protettiva. In letteratura sono presenti numerosi studi che hanno valutato l’efficacia del sucralfato topico nel trattamento della proctopatia attinica cronica (11,15). In particolare, Kochhar et al hanno condotto uno studio prospettico, randomizzato, controllato, in doppio cieco, su 37 pazienti valutando l’efficacia dei farmaci anti infiammatori e del sucralfato topico. I risultati dello studio, seppure con un follow up di 4 settimane, hanno dimostrato come l’impiego di una sospensione rettale contenente due grammi di sucralfato, somministrata due volte al giorno per 4 settimane, fosse in grado di migliorare in modo statisticamente significativo il quadro clinico dei pazienti trattati (11). un gruppo di 10 pazienti affetti da CRP e trattati con vitamina E e C per 12 mesi. Nessun effetto collaterale è stato riportato (18). Terapia endoscopica Formalina Metronidazolo È una miscela di metanolo e formaldeide in grado di determinare una cauterizzazione chimica dei tessuti con i quali viene a contatto. Nell’ambito della proctopatia attinica cronica sembrerebbe agire determinando una sclerosi dei fragili vasi neoformati della mucosa, impedendone quindi il sanguinamento. La formalina, diluita solitamente al 4%, viene messa a contatto con la mucosa rettale attraverso due modalità: per instillazione o tramite garze imbevute della soluzione. L’instillazione di formalina è stata valutata impiegando diversi volumi (ml 20-2.500) e differenti tempi di applicazione (3-10 min) con paziente in anestesia locale, spinale, generale, ma anche non sedato. Il numero di trattamenti, con entrambe le modalità di applicazione della miscela, varia in media da 1.1 a 3.4 con percentuali di successo terapeutico, inteso come controllo del sanguinamento, comprese tra il 70 e il 100%. Successo terapeutico mantenuto per un periodo variabile da 3 a 20 mesi dal termine della terapia. Tra le complicazioni, rare (11 in 208 pazienti), sono riportate ulcere anali (5), stenosi rettali (2), incontinenza alle feci (2) e dolore anale (2) (4,19,20). Ossigeno terapia iperbarica Trattamenti coagulanti termici Cavcic et al hanno pubblicato nel 2000 uno studio su 60 pazienti affetti da proctopatia attinica cronica trattati con 5-ASA (gr 3/die per os) e betametasone topico (quotidianamente) in associazione - ma anche non - con metronidazolo (mg 400 3/die per os) per un anno. I risultati dello studio riportano come l’associazione del metronidazolo ai farmaci anti infiammatori comporti una riduzione statisticamente significativa del sanguinamento rettale, della diarrea e del quadro endoscopico a un anno dal termine del trattamento rispetto all’impiego dei soli farmaci anti infiammatori (16). L’ossigeno terapia iperbarica ha un effetto angiogenetico ed è stato dimostrato che può incrementare di 8-9 volte la densità vascolare nei tessuti molli rispetto ai controlli in aria ambiente. Sebbene vi sia l’impressione che l’ossigeno terapia iperbarica possa essere di beneficio nel trattamento dei danni cronici del colon retto indotti dalla radioterapia e refrattari ad altri trattamenti, il grado del beneficio, gli effetti cumulativi e la durata della risposta non sono quantificabili a causa della metodologia degli studi e della qualità dei dati presenti in letteratura (17). Antiossidanti Essendo lo stress ossidativo il principale meccanismo patogenetico nello sviluppo della proctopatia attinica cronica, agenti dotati di attività antiossidante sono stati impiegati al fine di limitare il danno indotto dalle radiazioni ai tessuti. In particolare Kennedy et al hanno osservato un sostanziale miglioramento di proctorragia, urgenza alla defecazione e diarrea in Il trattamento coagulante termico per via endoscopica si è dimostrato efficace nel controllo del sanguinamento in corso di proctopatia attinica cronica. Il trattamento può essere effettuato secondo diverse modalità con un obiettivo comune: la coagulazione dei fragili vasi neoformati della mucosa la cui continua rottura è responsabile del sanguinamento che si osserva nei pazienti con danno cronico da raggi. La coagulazione esita nella formazione di ulcere che nel tempo andranno incontro a cicatrizzazione e riepitelizzazione. Sonde bipolari e termiche (heater probe) Le sonde bipolari e termiche esercitano il proprio effetto se poste direttamente a contatto con le lesioni da coagulare. Il contatto è però responsabile dell’accumulo di materiale carbonizzato sulla punta delle sonde, materiale che deve essere continuamente rimosso poiché riduce la trasmissione del calore e quindi l’efficacia del trattamento. Jensen Giorn Ital End Dig 2009;32:177-182 Sucralfato 179 CS Comunicazione Scientifica et al hanno randomizzato 21 pazienti affetti da proctopatia attinica cronica, già sottoposti a terapia medica senza beneficio, a ricevere un trattamento con sonda bipolare (12) o con sonda termica (9). Ogni paziente, a intervalli di 4-6 settimane, ha ricevuto in media 4 trattamenti, sia fosse stata impiegata la sonda bipolare sia fosse stata impiegata quella termica, ottenendo la completa eradicazione di tutte le lesioni sanguinanti. Ciò ha determinato, indipendentemente dalla sonda usata, la cessazione del sanguinamento rettale, una netta riduzione del fabbisogno trasfusionale e un aumento dei valori dell’ematocrito. Non è stata riportata alcuna complicazione e i pazienti, a sei mesi dal termine del trattamento, hanno riferito non solo un netto miglioramento della proctorragia ma anche del tenesmo e delle loro condizioni generali (21). Nd:YAG Laser Davide Ravizza et al > La proctite attinica 180 Quella con Neodymium/yttrium aluminum garnet Laser è una tecnica in cui l’energia viene trasmessa ai tessuti senza entrare in contatto, ma ponendo la sonda a poco meno di un centimetro dalle lesioni da trattare. La profondità di penetrazione è incostante e maggiore (fino a 5 mm) rispetto a qualsiasi altro metodo coagulativo. Necrosi trans murale, fibrosi, stenosi e lo sviluppo di fistole retto-vaginali sono rare complicazioni osservate con l’impiego di questa metodica. Carbatzas e Ventrucci, nei loro rispettivi studi, hanno osservato come, al pari degli altri trattamenti coagulativi termici, il Nd:YAG Laser sia efficace nel controllare il sanguinamento rettale in corso di proctopatia attinica cronica riducendo anche il fabbisogno trasfusionale dei pazienti trattati. Gli Autori riportano una media di tre trattamenti per paziente senza evidenza di complicazioni (22,23). Dati gli alti costi e lo sviluppo di nuove metodiche di più facile utilizzo, il Nd:YAG Laser è sempre meno impiegato per il trattamento del sanguinamento rettale in corso di CRP. Argon Laser Come il KTP Laser questa metodica ha una limitata profondità di penetrazione nei tessuti (1-2 mm). Taylor et al ne hanno dimostrato l’efficacia in 14 pazienti affetti da proctopatia attinica cronica sanguinante. Anche in questo studio il numero di trattamenti è stato basso, in media tre per paziente, e non si sono osservate complicazioni (25). Coagulazione con plasma di argon (APC) La coagulazione con plasma di argon (figura 3), già da tempo utilizzata nella chirurgia a cielo aperto per l’emostasi di ampie superfici, è stata introdotta in ambito endoscopico nel 1994 grazie alla realizzazione di sonde adatte al canale operativo degli endoscopi flessibili. In corso di APC l’energia elettrica viene trasmessa ai tessuti mediante argon gassoso ionizzato e quindi elettricamente conduttivo (plasma di argon). La corrente, attraverso archi voltaici, si propaga ai tessuti senza contatto diretto (26). Diversamente dalla fotocoagulazione con Nd:YAG laser, l’elettrocoagulazione con plasma di argon non comporta la vaporizzazione del tessuto bensì ne provoca l’essiccamento superficiale con aumento della fig. 3: proctopatia attinica cronica. Postumi di trattamento con coagulazione con plasma di argon KTP Laser Le modalità di utilizzo del Potassium titanyl phosphate Laser sono le medesime di quelle previste per il Nd: YAG ma, a differenza di quest’ultimo, la profondità di penetrazione è minore (1-2 mm). Taylor et al hanno impiegato il KTP Laser in 23 pazienti con sanguinamento rettale da proctopatia attinica cronica ottenendo, con una media di due trattamenti per pazienti (range 1-5), una significativa riduzione del sanguinamento nonché un aumento dei valori dell’ematocrito. In due pazienti, a distanza di un mese dal trattamento, si è osservato lo sviluppo di ulcere rettali (24). resistenza elettrica. Ciò limita automaticamente la penetrazione in profondità degli effetti termici favorendone invece la distribuzione superficiale. Il risultato è una coagulazione uniforme e costante che non penetra nei tessuti oltre 3 mm (27). Poco costosa, efficace, di facile utilizzo e con rari effetti collaterali di scarso impatto clinico, la coagulazione con plasma di argon è ampiamente utilizzata nel trattamento del sanguinamento in corso di proctopatia attinica cronica. CS In letteratura sono presenti numerosi studi che hanno valutato l'efficacia e la sicurezza della metodica in centinaia di pazienti. Indipendentemente dalla potenza e dal flusso del gas, dagli intervalli tra i trattamenti e dalle modalità di applicazione (puntiforme o “a tappeto”), l’APC ha mostrato una percentuale di successi terapeutici prossima al 100%, anche in pazienti già sottoposti a terapia medica o ad altri trattamenti endoscopici, ma senza beneficio (28-38). Tra gli effetti collaterali del trattamento con APC in corso di CRP sono stati riportati iperpiressia, tenesmo, dolore anale (soprattutto per trattamenti in prossimità della linea pettinata), stenosi rettali e una fistola retto-vaginale (28,30,32,34-36). Le ulcere rettali, come da noi osservato in un lavoro del 2003, non sono infrequenti ma, in genere a guarigione spontanea e senza sequele, devono essere considerate quali un postumo del trattamento piuttosto che un suo esito (36). Corrispondenza Cristiano Crosta Divisione di Endoscopia Istituto Europeo di Oncologia Via Ripamonti, 435 - 20141 Milano Tel. + 39 02 57482067 Fax + 39 02 94379220 e-mail: [email protected] Bibliografia 1.Ajlouni M. Radiation-induced proctitis. Curr Treat Options Gastroenterol 1999;2:20-6. 2.Gilinsky NH, Burns DG, Barbezat GO, Levin W, Myers HS, Marks IN. The natural history of radiation-induced proctosigmoiditis: an analysis of 88 patients. Q J Med 1983;52:40-53. 3.Buchi K. Radiation proctitis: therapy and prognosis. JAMA 1991;265:1180-6. 4.Denton AS, Andreyev HJN, Forbes A, Maher EJ. Systematic review for nonsurgical interventions for the management of late radiation proctitis. Br J Cancer 2002;87:134-43. 5.Babb RR. Radiation proctitis: a review. Am J Gastroenterol 1996;91:1309-11. 6.Jao SW, Beart RW Jr, Gunderson LL. Surgical treatment of radiation injuries of the colon and rectum. Am J Surg 1986;151:272-7. 7.Pricolo VE, Shellito PC. 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