pdf: futuro n 3 - Unindustria Bologna
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SOMMARIO 02 Il prestito partecipativo 04 EDITORIALE Andrea Paladini La capacità di innovare ed evolvere è il fattore comune di molti successi imprenditoriali, e non importa se questa riguarda il prodotto o il processo, l’importante è essere portatori di novità e cambiamento. Unindustria Bologna, è nata anche sotto questi auspici e in quest’ultimo anno ha sicuramente rappresentato una novità nel panorama associativo locale e nazionale. Ritengo, e mi riferisco al Gruppo Giovani Imprenditori in particolare, che non possiamo limitarci a essere “una novità” nel contesto associativo, ma dobbiamo essere noi i portatori di novità e cambiamento. In questi anni abbiamo dimostrato di avere capacità organizzativa, di essere numerosi, e con un forte senso di appartenenza al Gruppo che ci lega. Ma non dobbiamo cullarci nella vanità dei traguardi raggiunti; d’altro canto riproporre format collaudati sarebbe una noiosa routine, le esperienze fatte devono rappresentare una solida base su cui costruire qualcosa di nuovo, devono darci consapevolezza delle nostre capacità. Il ricco programma di attività svolte fino ad oggi, si è sviluppato cercando di implementare i concetti di formazione, comunicazione e aggregazione; focalizzando principalmente il suo obiettivo all’interno dell’Associazione. Credo che sia giunto il momento di spostare il tiro, trasformando la nostra capacità di realizzare attività, in un mezzo per orientare le nostre idee ed opinioni anche al di fuori dei confini associativi. è il momento di individuare temi trasversali su cui prendere una nostra posizione, è il momento di assumersi una concreta responsabilità sociale. FUTURO - Rivista di Unindustria Bologna Supplemento omaggio di “Fare” N.4 luglio 2008 Direttore Responsabile: Carlo Rossini Coordinatore Editoriale: Giuseppe Boccuzzi Redazione: Salvatore Bocchetti, Piero Brighetti, Maria Sole Campanini, Giuseppe Covino, Mauro Delle Viole, Maria Francesca Delli, Corinna Egitto, Rossana Gabrielli, Simone Mangini, Rocco Mangione, Nicola Montanari, Marcello Rossi, Ilenia Sala, Ivana Topi, Elena Zaccanti. Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla stesura degli articoli. Editore: FARE S.r.l. - Via Serlio, 26 - 40128 Bologna Direzione e Redazione: Unindustria Bologna - Via Serlio, 26 - 40128 Bologna Pubblicità: FARE S.r.l. - Via Serlio, 26 - 40128 Bologna Progetto Grafico: Mollusco & Balena S.r.l. - Via Croce Coperta, 11 - 40128 Bologna Stampa: Edizioni Union Cards S.r.l. - Via Speranza 4/1 - 40068 San Lazzaro di Savena (BO) Foto: Archivio Unindustria Bologna. 06 08 10 12 14 16 18 20 22 24 25 26 28 30 32 per rafforzare le PMI Lean thinking, una sfida ancora da cogliere Il recupero del credito in Europa TAS rilancio in corso ecco le prossime tappe Giappone: I samurai dei mondi occidentali La leadership Il teatro d’impresa e la cultura della sicurezza sul lavoro Brand Benefit Strumenti e competenze per una buona comunicazione interna Rapporto tra Università e Imprese Trasferimento tecnologico dalla Ricerca alle Imprese Il consorzio E.I.Con. Manpower e il “premio per il lavoro” Marketing on-line La nuova centralità di Bologna La parola al Ministero del turismo di Israele Profili: Averardo Orta vivere l’associazione 35 Fare impresa come i grandi 36 Siamo un mondo che cambia a partire da SantaMargherita 38 Assise Regionale 40 Giovanni Mistè 42 44 46 48 50 51 52 54 56 il nuovo Presidente Regionale Martin Curley: Core business e nuovi fronti Festa d’estate a Monte del Re Energie e territorio L’energia avvolge l’isola di Capri Reggio Emilia Intervista a Giorgia Iasoni Forlì-Cesena Intervista a Giacomo Gollinucci Prossimi eventi Vetrina imprese Consigli di lettura I risultati degli studi realizzati dalla Commissione Europea confermano che la spinta alla crescita economica (in termini di PIL) ed all’incremento occupazionale derivano principalmente dalle piccole e medie imprese. L’Unione Europea ha riconosciuto ripetutamente la loro importanza per lo sviluppo del mercato europeo dandone risalto anche attraverso l’adozione della Carta europea per le piccole imprese, conseguentemente al Consiglio «Affari generali» di Lisbona. IL PRESTITO PARTECIPATIVO PER RAFFORZARE LE PMI Ilenia Sala Uno strumento di finanza di impresa per facilitare la patrimonializzazione delle PMI migliorando conseguentemente le condizioni di accesso al credito. 2 economico / finanziaria / giuridica Questa particolare missione riconosciuta ed affidata alle piccole e medie imprese, si scontra con la realtà delle imprese italiane per le quali si osserva, a parte la difficoltà strutturale ad accedere al mercato dei capitali, la cronica sottocapitalizzazione. Le origini della sottocapitalizzazione rappresentano la conseguenza di una gestione della finanza aziendale determinata spesso da scelte influenzate dalla normativa fiscale e tributaria che, nel corso degli anni, ha favorito l’indebitamento piuttosto che la capitalizzazione delle imprese. È evidente che tale situazione strutturale delle PMI costituisce un freno allo sviluppo, in particolare per il non facile accesso al credito bancario, caratterizzato da un costo sistematicamente più elevato rispetto a quello sostenuto dalle grandi imprese. In vista poi dell’applicazione dal 1 gennaio 2008 - da parte delle banche dei principi stabiliti dall’Accordo di Basilea, la scarsa presenza all’interno dell’azienda di capitale proprio rappresenta uno degli elementi maggiormente penalizzanti nell’attribuzione di un giudizio di rating e di conseguenza per l’accesso al credito a «buon mercato». La soluzione ideale sarebbe quella di patrimonializzare in maniera sensibile l’azienda con risorse apportate direttamente dai soci: non sempre vi è però la volontà, la possibilità e la capacità di farlo in breve tempo. Come conciliare le esigenze dell’impresa con le possibilità e gli interessi dell’imprenditore? Il prestito partecipativo può aiutare a risolvere questo problema. Introdotto per la prima volta nell’ordinamento legislativo italiano dall’art. 35 della Legge 5 ottobre 1991 n. 317, il prestito partecipativo si configura come un rapporto triangolare tra la banca, l’impresa finanziata ed i terzi coobbligati (di norma i soci). La società finanziata dalla banca si obbliga a corrisponderle, alla scadenza, il capitale e gli interessi. Da parte loro, i soci s’impegnano, in quanto coobbligati, a fornire alla società le risorse necessarie per il rimborso delle rate del prestito in linea capitale. società di capitali, ivi comprese le società cooperative con esclusione delle imprese agricole. Il prestito può essere concesso in relazione ad un programma d’attività, finalizzato alla costituzione, allo sviluppo ed alla ristrutturazione dell’impresa, nonché alla tutela ambientale, al risparmio energetico, all’innovazione tecnologica ed agli investimenti per la sicurezza sui luoghi di lavoro. L’importo concedibile arriva sino al 100% dell’aumento del capitale previsto. In considerazione della particolare struttura del finanziamento, l’importo viene determinato anche in funzione dell’impegno assunto dai soci (sottoscrizione dell’atto di obbligo). La durata può variare da un minimo di cinque anni ad un massimo di dieci, oltre il periodo di preammortamento. A garanzia del prestito partecipativo, per capitale ed interessi, dovrà essere rilasciata da parte dei soci (o di altri soggetti coobbligati) la fidejussione a favore della banca. Il prestito partecipativo, quindi, consente all’impresa di indebitarsi per realizzare programmi di sviluppo, di ammodernamento, di innovazione o di ristrutturazione, migliorandone sensibilmente i risultati economici, accrescendone il valore, e nel contempo «automaticamente» aumentando il patrimonio aziendale. Il vantaggio per i soci consiste nel poter dilazionare nel tempo l’impegno finanziario, mentre il vantaggio per l’impresa consiste nell’ottenere sin dall’inizio le risorse necessarie per la sua operatività. Sono beneficiari del prestito partecipativo le piccole e medie imprese organizzate in forma di economico / finanziaria / giuridica 3 Per guardare avanti, ed affrontare la sfida competitiva imposta dai mercati globali, occorre spesso prendere atto che il modello tradizionale d’impresa non regge più. Certamente, l’individuazione di un nuovo modello di business è un esercizio estremamente difficile, e spesso l’imprenditore non possiede tutti gli strumenti necessari per realizzare cambiamenti strategici drastici. Un deciso cambiamento interno invece, pur se difficile, corrisponde ad uno scenario decisamente più fattibile ma, oggi, ancora troppo poco diffuso con un giusto approccio sistemico. Il “Lean Thinking” è una teoria manageriale che, pur avendo preso corpo già nei primi anni ‘90, rimane ancora oggi piuttosto innovativa. Essa mescola l’esperienza manageriale delle imprese americane con le metodologie giapponesi applicate alla produzione, nate in Toyota negli anni ’70 e note come “Toyota Production System” (TPS). Lean THINKING una sfida ancora da cogliere Alberto Stancari Per migliorare la produttività aziendale si deve porre grande attenzione all’individuazione degli sprechi. 4 economico / finanziaria / giuridica La filosofia “Lean Thinking” ed i suoi princìpi cardine. Il lean thinking (letteralmente “pensare snello”) fonda il suo approccio e la selezione delle sue tecniche sulla base di un assunto: gli sprechi, intesi come attività che impiegano risorse e non creano valore, vanno combattuti ed eliminati. Il concetto di spreco, giunto a noi dalla grande attenzione dei giapponesi verso i muda (appunto, gli sprechi), può essere definito individuando queste sei tipologie: sprechi per sovrapproduzione, sprechi per attese, sprechi per trasporto, sprechi di processo, sprechi per scorte, sprechi per difetti. Tali entità, se approcciate con chiarezza, determinano una vasta area di intervento, ed enormi possibilità di miglioramento. Intuito dunque l’approccio pratico e allo stesso tempo assai sfidante della filosofia, riportiamo i suoi 5 principi cardine (Figura 1): • Definire il valore. Il primo principio, o fase, si basa sulla definizione di quali attività “creano valore” e quali invece, sulla base del concetto di sprechi sopra illustrato, devono essere ridotte o eliminate; • Identificare il flusso di valore. Attraverso la definizione dei flussi di informazioni e flussi di trasformazione fisica, è possibile comprendere il funzionamento dei processi (sviluppo prodotto, gestione ordini e produzione) e individuare tutti i punti ove si vengono a creare gli sprechi; • Fare scorrere il flusso. Al terzo passo ci si propone, di fatto, di introdurre l’ormai noto approccio all’organizzazione “per processi”, al fine di snellire le attività e sincronizzare il lavoro di aree aziendali diverse; • Fare in modo che il flusso sia “tirato” dal cliente. Una volta individuata la corretta modalità di funzionamento dei processi, con i giusti flussi fisici ed informativi, occorre impostare la gestione di tali processi al fine di farli operare “con il ritmo richiesto dal mercato”. Tutto ciò che non è sincronizzato con la domanda, infatti, genererà scorte o sovrapproduzione; • Ricercare la perfezione. Una volta superati i primi quattro passi, va implementato un sistema manageriale orientato al “miglioramento continuo”, così da permettere all’azienda il consolidamento dei risultati ottenuti, e la continua tensione a ridurre altri sprechi. molte aziende apparentemente “tirate” presentano, alla prima verifica dell’efficienza, performances che si aggirano attorno al 60%. Figura 1: Gli step dell’approccio lean all’organizzazione L’aspetto veramente importante dell’approccio lean è il fatto di poter sfruttare le sue linee guida per giungere a costruire una filosofia aziendale snella. Infatti, molto spesso i manager adottano sì alcune delle tecniche richiamate nell’ambito della letteratura e l’esperienza relative al lean thinking, ma non colgono appieno l’opportunità, ed il conseguente grande beneficio, di integrare le diverse tecniche in un approccio aziendale globale. Conclusioni L’esperienza maturata sui temi della “misurazione interna” dimostra ineluttabilmente che Ecco perché, oltre a focalizzarsi sull’aumento della produttività mediante investimenti e ricerca di sempre più alta velocità nei confronti dei processi e della manodopera, è necessario focalizzarsi anche - anzi soprattutto - sugli sprechi interni, al fine di liberare capacità produttiva. Starà poi al management decidere, in un secondo momento “logico”, se utilizzare la nuova capacità recuperata per soddisfare altra domanda, se cedere parte dell’efficienza al mercato con un’approccio più aggressivo, o se privarsi della capacità in esubero, attuando quindi un’azione di taglio effettivo dei costi. economico / finanziaria / giuridica 5 il recupero del credito in europa Giacomo Francia direttamente applicabile negli Stati membri UE) che ha istituito il titolo esecutivo europeo per i crediti non contestati. Tale importante strumento normativo consente a determinati provvedimenti giudiziali, appositamente certificati, di essere direttamente eseguiti in uno Stato Membro diverso da quello del Giudice che li ha emessi, senza bisogno di alcuna procedura di riconoscimento, con notevole risparmio di tempi e di costi. Il notevole incremento, registrato in Italia negli ultimi anni, delle procedure giudiziali volte al recupero del credito è legato alla notevole difficoltà che incontrano le imprese nel far fronte agli impegni economici assunti nell’esercizio della propria attività. In Italia lo strumento per eccellenza, finalizzato al recupero del credito (purché certo, liquido ed esigibile) è rappresentato dal ricorso per decreto ingiuntivo che permette di ottenere, in tempi rapidi (circa 30 giorni dal deposito), un provvedimento la cui esecutività si perfeziona in mancanza di opposizione, nei 40 giorni successivi alla sua notifica. Sul fronte comunitario, per con- 6 economico / finanziaria / giuridica tro, la forte espansione del commercio internazionale, ha stimolato le istituzioni europee sulla scorta delle innovazioni normative degli ultimi anni (si pensi al Regolamento CE n. 44/2001 con il quale veniva semplificata la procedura di riconoscimento ed esecuzione delle decisioni emesse dai Giudici di uno Stato membro dell’Unione Europea in ciascuno degli altri Stati Membri) a garantire maggior tutela a tutte le realtà commerciali comunitarie che si trovano ad operare sempre di più al di fuori dei confini di stato. Tale indirizzo ha preso concretamente forma attraverso l’emanazione del Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 805/2004 (in quanto tale Possono essere certificate, quale titolo esecutivo europeo, le decisioni giudiziarie (sentenze, ordinanze, decreti e altri provvedimenti aventi natura decisoria, ivi compresa la determinazione delle spese giudiziali), le transazioni giudiziarie e gli atti pubblici, purchè tutti questi provvedimenti si riferiscano a crediti non contestati. Tale regolamento rappresenta un notevole passo in avanti rispetto al passato e più ancora lo rappresenterà quando saranno superate le difficoltà collegate, da un lato, alla non sempre facile reperibilità delle società debitrici sul territorio, dall’altro, alla “pigrizia” verso le “novità” da parte degli organi deputati alla messa in esecuzione del titolo esecutivo comunitario; solo in tale ultimo caso potendosi ritenere assicurati quegli automatismi indispensabili alla tempestività ed alla concretezza di risultati della procedura in questione. TAS RILANCIO IN CORSO ECCO LE PROSSIME TAPPE Salvatore Bocchetti ripreso a investire sui nuovi prodotti e ad assumere nuove risorse professionali e commerciali. Il gruppo ha oggi 650 dipendenti, di cui un centinaio all’estero. L’ingresso, nel 2007, di un nuovo azionista, il fondo inglese Audley Capital, che ha acquisito il 67% del capitale sociale di TAS Spa, ha dato maggiore forza a questo lavoro. Giuseppe Caruso Giuseppe Caruso, amministratore delegato, spiega le prossime mosse della società bolognese leader nei software per i sistemi di pagamento, la monetica e i mercati finanziari TAS, un nome importante nell’industria bolognese che negli ultimi anni ha un po’ sofferto… è stata necessaria una ristrutturazione molto impegnativa per restituire competitività al gruppo. In sintesi, ci siamo rifocalizzati sul nostro core business (software per la monetica, sistemi di pagamento e i mercati finanziari) e rimesso in ordine la gestione, appesantita dalla crescita degli anni scorsi. Il turnaround è stato completato e i risultati stanno arrivando. Nel 2007 abbiamo conseguito ricavi per 73,5 milioni con un’EBITDA di 17 milioni e un risultato operativo di 7,8 milioni, nel 2008 stiamo confermando la tendenza positiva in linea con gli obiettivi. Soprattutto, l’azienda ha 8 economico / finanziaria / giuridica Quanto conta oggi TAS sul mercato? Nella monetica, sono clienti di TAS quindici tra i primi venti gruppi bancari italiani. Nei sistemi di pagamento siamo leader nel mercato domestico per le soluzioni d’accesso reti (RNI/SWIFT) e abbiamo realizzato importanti progetti nel corporate banking per cinque dei primi venti gruppi bancari italiani. Nell’area dei mercati finanziari, TAS è leader nel mercato domestico delle soluzioni per la gestione degli ordini (securities), adottate da undici tra i primi venti intermediari mobiliari e ha realizzato importanti progetti nell’area back office finanza. Su che cosa punterete in futuro? Le maggiori opportunità nell’area della monetica sono legate all’estensione del mercato in seguito all’introduzione della normativa SEPA (Single European Payment Area) e alla maggiore tendenza degli intermediari verso soluzioni di outsourcing. Intendiamo cogliere le opportunità legate all’introduzione della PSD (Payment Services Directive), la direttiva europea sui servizi di pagamento che, per esempio, permetterà agli operatori della grande distribuzione organizzata, ma anche i retailer come le reti di distributori di carburante, di diventare “istituti di pagamento”. Nell’area dei mercati finanziari interessanti opportunità deriveranno dall’abolizione dell’obbligo di concentrazione delle negoziazioni sui mercati regolamentati e dagli obblighi di trasparenza per l’esecuzione degli ordini (best execution) introdotti dalla MiFID. E poi c’è il settore pubblico. Le amministrazioni pubbliche sono impegnate ad accrescere la visibilità della propria azione per aumentare il grado di fiducia delle comunità di riferimento. Il rinnovamento in corso impone l’utilizzo di strumenti informatici innovativi per tecnologia e funzioni. E all’estero? L’espansione all’estero sarà una delle chiavi del piano sviluppo. Faremo leva inizialmente sul posizionamento di mercato e sulla base clienti delle nostre controllate estere, Relational Tools in Spagna, Apia in Svizzera che già oggi danno un contributo importante al Gruppo. Guarderemo anche ad aree con potenzialità di sviluppo interessanti, per esempio il Nord Africa. L’obiettivo è essere una società specializzata, leader a livello nazionale e con una forte proiezione all’estero. www.molluscobalena.it Giardini zen, teatro kabuki, Geishe, kimoni di seta, ciliegi in fiore, il monte Fuji e le stampe di Hokusai. è solo questo il Giappone? Per conquistare il Sol Levante ai Giovani Imprenditori è richiesta, fra le altre, anche l’arte di adeguarsi al rigido codice d’onore dei samurai, il bushidō. Scherzi a parte, il Giappone è un paese ostico per le nostre PMI? Vero, ma non impossibile e alcuni ce l’hanno fatta portando con sé anche un beautycase pieno di princìpi morali e di comportamento. Ma come guardare all’ Oriente? A chi chiedere supporto? E soprattutto dove andare? GIAPPONE: I SAMURAI DEI MONDI OCCIDENTALI Corinna Egitto Alcuni consigli per aiutare le nostre PMI ad instaurare o consolidare rapporti commerciali con il Giappone. 10 estero-internazionalizzazione Ne abbiamo parlato con Matteo Setti del Servizio Sportello Regionale per l’Internazionalizzazione delle Imprese, Regione Emilia-Romagna: “Tra i dieci maggiori investitori italiani in Giappone due sono della nostra regione, Max Mara e Marposs (quinto e nono posto). Gli altri sono in ordine Armani, Bulgari, Diesel, Fiat, Luxottica, Cassina, Delonghi, Safilo. I principali settori dell’import italiano in Giappone sono: moda (42.6%), metalmeccanico (27.1%), Chimico (13.6%), agroalimentare (10.5%), arredamento (5.1%), altri (1.1%) In Italia e Giappone le PMI sono circa il totale delle imprese ma producono rispettivamente l’85% e il 51% del PIL generato dal totale delle imprese. Le grandi corporations giapponesi hanno una capacità di creazione di valore superiore a quelle italiane. Il numero delle imprese in Italia è infatti pari a 4.083.966, in Giappone 4.690.000. I principali settori export e relativi fatturati sono per le Macchine ed apparecchi meccanici ed elettrici (181 mln €); Tessile, Abbigliamento (214 mln €); Mezzi di trasporto (162 mln €); Alimentari (59 mln €). I principali settori import invece per Macchine e apparecchi meccanici ed elettrici (258 mln €); Mezzi di trasporto (227 mln €); Prodotti chimici (26 mln €). Mi fa particolare piacere ricordare tra le aziende della nostra Regione sbarcate in Giappone la Lamborghini, Marina Rinaldi, Soilmec, Barilla, Brevini Power Transmission, Carpigiani Group, Ducati Motor Holding, Furla, GD, Intercast Europe, Italcomm Group, Saeco, Samputensili, Segafredo e Brevini, Testoni, Bruno Magli e Marazzi. La prossima iniziativa “giapponese” a favore delle PMI è per l’autunno 2009 con seminari su biotecnologie e nanotecnologie e un grande evento sull’automotive dal 15 Settembre al 15 Ottobre a Tokyo”. desk dedicato. Ma un grandissimo rilievo viene dato agli IBSC (Invest Japan Business Support Center) che rappresentano una base logistica nelle 6 principali città giapponesi per tutte quelle PMI che intendono avere una propria presenza diretta in Giappone. BIZMATCH è invece un servizio personalizzato in occasione di importanti manifestazioni fieristiche. Infine JETRO offre il Giappone a portata di click con il servizio TTPP (Trade Tie-up Promotion Programm), banca dati gratuita via Internet che combina ricerche ed offerte di imprese giapponesi ed imprese straniere”. Le ultime informazioni in Skype da Tokio arrivano da due “samurai” d’eccezione, Cesare Rizzoli e Lorenzo Scrimizzi Direttore e Responsabile Filiale Giappone della Carpigiani Group di Bologna. “L’idea di espanderci in Giappone risale alla fine degli anni 60 ma solo nel 2000 abbiamo optato per un investimento al 100% fondando a Tokio la filiale giapponese con 20 addetti. Nel 2003 nasce il nostro fiore all’occhiello, La Carpigiani Gelato University con il compito di diffondere la cultura del gelato nel mondo. La nostra mission è rappresentata dal mantenimento del livello di concorrenzialità del prodotto accorpando però anche una linea diretta di servizi a tutta la nostra clientela. La differenza culturale in Giappone è un valore da non sottovalutare, si richiedono molti sforzi nel recepire le richieste spesso esigenti. Gli standard sono alti. Consigli agli imprenditori delle PMI che intendono avvicinarsi al Giappone? Quattro step fondamentali. Informarsi, comprendere, andare e soprattutto persistere”. Raffaella Cortellazzi Direttore Relazioni Esterne e Istituzionali della Japan External Trade Organization spiega la missione di quello che è un ente semi-governativo, affiliato al Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria e costituito allo scopo di promuovere i rapporti commerciali tra il Giappone ed il resto del mondo. “A tutte le PMI JETRO può offrire 38 uffici dislocati in tutto il Giappone e tutti i servizi standard di supporto e ricerca anche con un estero-internazionalizzazione 11 LA LEADERSHIP Rocco Mangione Da manager a leader: un percorso virtuoso ed indispensabile per tutte le aziende di successo. 12 Formazione Diceva il presidente americano Lincoln che la sua politica era di non avere una precisa politica, cioè era quella di mantenere possibili fino alla fine le diverse strade alternative. Certamente questa affermazione più volte ripetuta in pubblico, fino a diventare una delle sue bandiere di conduzione, provocava un certo scetticismo anche nel gruppo dei suoi collaboratori oltre che nei principali critici della politica di allora. Da un leader, infatti, ci si aspettano idee chiare, capacità di previsione, impostazione di un percorso prospettico e conseguente pianificazione per raggiungere gli obiettivi. La volontà di Lincoln di non formulare una politica rigida era quindi valutata come l’atteggiamento di un governatore debole, sempre pronto a tenere le opzioni aperte, per poi scegliere opportunisticamente quelle più convenienti. Forse oggi, a più di cento anni dalla sua presidenza, le opinioni potrebbero essere differenti. Oggigiorno è chiaro che la complessità della gestione di un qualsiasi sistema sociale o politico, richiede una continua tensione verso la trasformazione . La modalità di mantenere le opzioni aperte, rinviando fin dove è possibile il momento delle scelte rigide e irreversibili, non è sintomo di incapacità decisionale, ma è una delle condizioni fondamentali di flessibilità e di elasticità dei sistemi. Anche le organizzazioni aziendali richiedono la loro buona dose di coraggio. Invece di inoltrarsi in decisioni definitive, che innalzerebbero la rigidità della struttura, le organizzazioni devono perseguire un equilibrio abbastanza precario tra diverse strade alternative, compiendo scelte con la consapevolezza che esse però potranno essere subito messe in discussione. All’interno di un’organizzazione è desiderabile che il leader sia riconosciuto dal gruppo, che il top management delle aziende di successo agisca in base a valori fortemente condivisi e focalizzati e si adoperi continuamente a comunicarli a tutta l’organizzazione. Il leader è particolarmente vincente se riesce a organizzare un team che lavora bene insieme, una squadra composta da persone che hanno profonda fiducia l’una nell’altra e che condividono davvero la visione del capo. Gli interpreti di ruoli di leadership in azienda rappresentano, con la loro testimonianza comportamentale, un fattore fondamentale per il clima aziendale. Il loro modo di essere, i loro atteggiamenti e comportamenti suggeriscono il modello culturale premiato. è definibile leader chi per diritto e/o per merito svolge un ruolo da influenzatore sociale. I leader, inoltre, si possono dividere in tre categorie: di comando diretto, di comando indiretto e d’opinione. • Il comando diretto permette a chi lo esercita di impostare fortemente il proprio modello comportamentale. • Il secondo tipo di leadership si fonda sulla capacità di progettare sistemi organizzativi affini con le finalità dell’impresa. • Il terzo tipo di leadership è basato sul potere di influenzare le opinioni e i valori. Questo potere non agisce né sul comando diretto né sul comando indiretto, ma sulle convinzioni degli individui, sui loro atteggiamenti e comportamenti. Tuttavia il leader deve aiutare psicologicamente il personale a comportarsi e ad agire adeguatamente di fronte a obiettivi impegnativi. Le persone possono avere bisogno di supporto emotivo nello svolgimento dei loro compiti. Tale supporto può essere eser- citato in varie maniere: sapendo ascoltare e condividendo i sentimenti dei collaboratori tanto per fare un esempio. Nelle organizzazioni vincenti i leader che si comportano in questo modo contribuiscono efficacemente a realizzare “un’atmosfera familiare”, ponendo le condizioni per un continuo cambiamento. I leader costituiscono anche un punto di riferimento psicologico fondamentale dove convergono le energie e le aspirazioni dei membri dell’organizzazione. Inoltre, con i loro comportamenti, le loro azioni e la loro determinazione indicano l’ atteggiamento che deve essere tenuto da tutta l’organizzazione. In conclusione, in base ad una ricerca internazionale condotta dalla Columbia Universisty, il manager dell’impresa del nuovo millennio dovrà essere leader, comunicatore, stratega, creativo, etico, entusiasta e aperto. Perché gestire oggi un impresa con successo, significa aumentare il numero delle decisioni da prendere, in modo sempre meno autocratico e centralizzato, con il maggior bagaglio possibile di informazioni, per aver chiaro il contesto strategico in cui esse stesse si dovranno assumere. formazione 13 Intervenire sulla sicurezza implica sicuramente attenzione alle strutture ed all’ambiente in cui le persone lavorano ma anche agire sui comportamenti ed ancora prima sugli atteggiamenti e la cultura. Per fare questo bisogna superare alcuni ostacoli e resistenze. Paolo Vergnani il TEATRO D’IMPRESA E LA CULTURA DELLA SICUREZZA SUL LAVORO Paolo Vergnani Il teatro d’impresa favorisce il ricordo e l’emozione. Fa sì che le persone partecipino attivamente all’idea che si vuole trasmettere 14 Formazione Primo tra tutti la cultura che le persone già hanno e che possiede una sua inerzia. Pensiamo al ruolo che il coraggio ha nella cultura di molti paesi, a partire dai racconti epici passando per le prove estreme degli eroi cinematografici. Un ragazzino impara presto a cercare di fare colpo esibendo il suo coraggio. Di conseguenza a volte si fa confusione e si finisce per scambiare per coraggio quello che coraggio non è, ad apprezzarne le dimostrazioni persino nei casi in cui la differenza tra coraggio e temerarietà e tra temerarietà e stupidità sia molto sottile. A rinforzo va aggiunto che la prudenza, sul piano estetico, presenta ben poche attrattive. La stessa pubblicità rinforza il messaggio: del resto il prudente, che rischia di esserlo anche negli acquisti, è un soggetto pericoloso, da emarginare e ridicolizzare. Se il valore introiettato è quello della temerarietà, una formazione tradizionale ha poche possibilità di incidere. Occorre sostituire un modello prevalente con un altro che deve risultare più attrattivo. Naturalmente si tratta di contrastare un modello che è stato costruito e viene rinforzato usando mezzi particolarmente incisivi sul piano emotivo e spesso proposto con grande attenzione estetica. A poco servono quindi proclami che nella migliore delle ipotesi ribadiscono solo conoscenze già possedute a livello razionale. In questo contesto si inserisce l’utilizzo del teatro che permette di caricare emotivamente le informazioni e agire sullo stesso terreno delle spinte che rinforzano la temerarietà. Oltre a favorire il ricordo, l’emozione fa sì che le persone partecipino attivamente all’idea che si vuole trasmettere. Assistere ad una rappresentazione amplia le esperienze, aiuta a immagazzinare nella propria mente un catalogo di situazioni critiche più variegato e più completo di quanto non permetta di fare la propria esperienza personale, inoltre stimola a scegliere modelli adeguati. La discontinuità, lo stupore, il senso della scoperta, sono le basi dell’apprendimento, del cambiamento di atteggiamenti ed abitudini e sono l’essenza stessa del teatro. sai tu del mio lavoro), la negazione del rischio (non è vero, stai dicendo cose sbagliate), la reattività (adesso ti faccio vedere che stai dicendo delle cose non vere), il fatalismo (a me non capiterà, tanto se deve capitare capita), la razionalizzazione basata su presupposti parziali (nella nostra azienda non ci sono mai stati incidenti gravi). A questo si aggiunge che alcuni interventi sono lenti, noiosi, ripetitivi, banali al limite dell’offensivo e tutto questo attiva quella che in fondo è la modalità di difesa primaria: semplicemente non ti ascolto. Il teatro costituisce un ambito diverso, protetto, ludico, ironico ed autoironico. è il territorio nel quale si possono dire le cose che in altri ambiti sono proibite. Non mi sento in condizione di difendermi quando qualcosa mi viene detto in ambito teatrale. Nello stesso tempo sono portato ad ascoltare perché vengo preso dalla narrazione, perché mi sto sorprendendo, perché viene stimolata la mia curiosità. Nessuno mi sta dicendo che ho sbagliato finora però rivedo dei comportamenti e degli atteggiamenti e finisco per rifletterci sopra. Con questo non stiamo dicendo che il teatro sia la soluzione ottimale per tutte le situazioni in cui si intende introdurre la cultura della sicurezza ma che si tratta di uno strumento estremamente flessibile che può affiancare e rinforzare sia percorsi formativi tradizionali che campagne di sensibilizzazione. Uno strumento le cui potenzialità probabilmente non sono ancora state pienamente esplorate. adattato da “La Pasta Madre” di Renata Borgato, Samantha Gamberini e Paolo Vergnani in corso di pubblicazione presso Franco Angeli, Milano. Un ultimo aspetto che vale la pena di prendere in considerazione è il fatto che il teatro permette di aggirare le difese che potrebbero essere suscitate da un intervento tradizionale. Quando qualcuno sale in cattedra per dirti che quello che stai facendo da anni è sbagliato, presenta rischi inaccettabili, può portare a conseguenze gravi, pone inevitabilmente chi riceve il messaggio nella condizione di difendersi. La difesa può innescarsi in modi diversi tra cui possiamo citare: la squalifica del relatore (chi sei tu per dirmi queste cose, che cosa formazione 15 BRAND benefit Federico Bencivelli una forte ed efficace immagine di marca nel tempo. Deve diffondere la sua immagine senza contraddizioni. La storia della marca costituisce, dunque, il suo DNA, la sua essenza, e come tale può crescere, svilupparsi, ma non può permettersi di cambiare totalmente, di stravolgersi, pena la perdita di credibilità. La marca (in inglese brand) viene definita come un nome, un simbolo, un disegno, o una combinazione di tali elementi, con cui si identificano i prodotti o i servizi di un’impresa. La marca segnala quindi al cliente l’origine del prodotto e costituisce, sia per il compratore che per il produttore, una protezione dalla concorrenza, qualora tentasse di fornire un prodotto apparentemente identico. La complessità e l’affollamento raggiunto dai mercati ha reso inadeguata la definizione tradizionale, sia perché troppo simile alla definizione giuridica di marchio focalizzata sugli aspetti distintivi, sia perché non prende in considerazione le valenze funzionali e simboliche della marca, cioè il “valore globale” che 16 Formazione quel segno è in grado di evocare. Di questi argomenti si è discusso durante la Settimana del Marketing, promossa da Cofimp, grazie alle testimonianze di Paola Russo e Philip Taylor, consulenti con esperienze significative nei settori fashion, luxury e automotive. Durante questi incontri è emerso come la marca sia un concentrato di attributi tangibili e intangibili, di significati funzionali ed emozionali, di tratti locali e globali. Come tale è la risultante di una comunicazione interattiva che va costruita campagna dopo campagna, per creare così un mondo coerente e pertinente intorno al prodotto e a tutti gli altri elementi che la marca rappresenta. L’oggetto della strategia di comunicazione deve necessariamente essere la costruzione di L’immagine aziendale costituisce una sorta di premessa all’immagine di marca, in quanto va ad influire sull’autorevolezza e sulla credibilità della marca stessa. Per fare in modo che esse coincidano è necessaria una buona comunicazione istituzionale, vale a dire la comunicazione dell’immagine dell’impresa in quanto “istituzione” nella sua totalità. Essa non è rivolta a promuovere i prodotti o i servizi, ma a promuovere la sua identità, i suoi valori, la sua strategia. È orientata ad influire sui pubblici di riferimento in modo da ottenere fiducia e confermarne il posizionamento. Questo tipo di attività deve attuarsi prevalentemente attraverso strategie comunicative a lungo termine, con programmi i cui messaggi siano in grado di essere assorbiti, lentamente, ma con continuità, dal mercato. La comunicazione istituzionale se da una parte mantiene un profilo autonomo, con proprie modalità e contenuti, dall’altra assume, di fatto, un ruolo di guida ed ispirazione di tutta l’intera attività comunicativa dell’impresa: commerciale, economico-finanziaria, gestionale. La comunicazione interna è uno strumento che nessuna azienda oggi può ignorare. Ma quali sono gli obiettivi di una buona comunicazione aziendale? Le sue finalità si possono sintetizzare in due concetti fondamentali: far conoscere e spiegare gli obiettivi dell’impresa, soprattutto nelle fasi di cambiamento delle strutture organizzative, e promuovere e tutelare un buon clima organizzativo, accertandosi che tra i dipendenti regni l’armonia. STRUMENTI E COMPETENZE PER UNA BUONA COMUNICAZIONE INTERNA Ivana Topi L’house organ, le nuove tecnologie e il ruolo del comunicatore interno. 18 PSICOLOGIA/FILOSOFIA D’IMPRESA Gli strumenti e le tecniche di comunicazione adottati rappresentano una premessa fondamentale per la qualità globale di ogni azienda. Ma attenzione, perché “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Infatti, sviluppare un’efficace comunicazione aziendale non è facile come sembra, occorre individuare gli strumenti giusti per riuscire a trasmettere a tutti i dipendenti gli obiettivi generali e i progetti strategici dell’impresa, al fine di sviluppare spirito di coesione, e consentire a tutto il personale di identificarsi nell’azienda in cui lavora. Ricordiamo che oggi la comunicazione interna va in due direzioni: 1) Top-down, cioè comunicare informazioni dall’alto (manager, dirigenti, quadri) verso il basso (impiegati, dipendenti, collaboratori), ricorrendo ad esempio a Intranet, oppure organizzando riunioni che rendano possibile l’incontro diretto tra manager e collaboratori; 2) Bottom-up, cioè un ritorno della comunicazione dal basso verso l’alto. Allora possono essere formulati questionari oppure sollecitati colloqui individuali per ascoltare eventuali richieste. Dunque non solo informare, ma anche ascoltare: infatti coinvolgere tutti intorno ad un progetto rappresenta un grande beneficio per l’azienda. Nelle piccole e medie imprese la comunicazione dall’alto verso il basso (e viceversa) è più diretta. Nella comunicazione aziendale, la progressiva introduzione delle nuove tecnologie informatiche non ha tuttavia ridotto l’utilizzo degli strumenti tradizionali cartacei, come l’house organ, ma ha confermato anzi la tendenza a valorizzarli scoprendone nuove funzioni e spazi applicativi, in particolare come contributo al dialogo e al confronto, alla trasmissione di esperienze e saperi. L’house organ è una pubblicazione aziendale periodica che ha lo scopo di stimolare la partecipazione e il coinvolgimento dei dipendenti rispetto all’organizzazione presso cui lavorano, e favorire la condivisione di valori comuni e la circolazione di informazioni tra i vari uffici. In particolare questo strumento dovrebbe contenere informazioni circa l’organizzazione e le sue attività, le principali novità che riguardano tali attività, le novità per l’immediato futuro: tutte informazioni interessanti per i dipendenti. In sintesi, l’house organ deve cercare di realizzare al meglio un giusto equilibrio tra aggiornamenti di carattere informativo e commenti a partire da notizie di cronaca. da e avere le qualità necessarie per veicolare le informazioni nel modo migliore alle differenti tipologie di dipendenti. Ma quali competenze sono richieste per promuovere e seguire questo tipo di attività? All’interno delle grandi e medie aziende la comunicazione interna è affidata al comunicatore È fondamentale poi che questo professionista agisca nei tempi giusti. La comunicazione interna, infatti, deve precedere quella esterna o al massimo essere veicolata contemporaneamente: interno, figura dotata di grandi doti organizzative e competenze manageriali; oltre a una spiccata abilità nella mediazione e nel problem solving, che gli consentono di interpretare, raccogliere e filtrare le richieste e di elaborare i problemi dei vari reparti in modo da facilitarne l’incontro. un dipendente non deve essere informato dai giornali di qualcosa che sta avvenendo all’interno del suo ambiente di lavoro. Si tratta, inoltre, di una figura chiamata a lavorare a stretto contatto con la direzione generale. Per poter operare, infatti, deve conoscere tutto ciò che avviene ai “piani alti” dell’azien- Fondamentale, infine, è avere maturato una certa esperienza nel settore delle risorse umane: saper approcciare i dipendenti, informarli con il linguaggio a loro più consono, evitare che i messaggi vengano percepiti in maniera distorta, sono tutte doti che si acquisiscono con il lavoro sul campo nell’amministrazione del personale. PSICOLOGIA/FILOSOFIA D’IMPRESA 19 Bruno Quarta è, da ottobre 2004, Dirigente dell’Area della Ricerca dell’Università di Bologna. Francese, proviene dalla Microsoft, dove per gli ultimi 5 anni si è occupato delle relazioni con gli Atenei del sud Europa. L’Area della ricerca si occupa di curare le attività legate ai finanziamenti per la ricerca e la formazione scientifica; potenziare il supporto alle strutture scientifiche per il coordinamento delle attività di ricerca, in particolare a livello comunitario ed internazionale; favorire lo sviluppo dell’attività di ricerca e valorizzarne i risultati; promuovere e realizzare iniziative volte ad incrementare i fondi di ricerca acquisiti dall’esterno. Bruno Quarta rapporto tra Università E imprese Simone Mangini I servizi e le opportunità offerti dall’Università di Bologna 20 INNOVAZIONE-TECNOLOGIA Perché una azienda dovrebbe investire sulla collaborazione con l’Università? L’università, con le sue competenze ed eccellenze che spaziano in tutti campi, è in grado di aiutare le aziende ad affrontare problematiche complesse. Le imprese potrebbero, ad esempio, rivolgersi all’ateneo ipotizzando quali potrebbero essere le loro problematiche nel mediolungo termine: necessità di diversificazione puntando su prodotti ad alto valore aggiunto, nuovi concorrenti, cambiamenti normativi. Quale può essere il valore aggiunto e quali le forme che può assumere la collaborazione? In generale, l’Università può vantare strumenti e competenze che possono essere di notevole utilità per le aziende che puntano ad una maggiore competitività: laboratori di ricerca e apparecchiature all’avanguardia, la possibilità di accedere con progetti comuni a finanziamenti pubblici, quali quelli europei e di disporre di risorse di alto livello quali i laureati ed i dottori di ricerca. Viste le loro competenze e la conoscenza dell’ateneo, questi giovani potrebbero rappresentare la chiave per creare un legame stabile con l’Università. La collaborazione può quindi svolgersi in innumerevoli modi: partecipando a progetti comuni, finanziando giovani ricercatori con borse di dottorato o assegni di ricerca o posizioni senior di ricercatore o professore, commissionando attività di ricerca. Che tipo di attività svolge l’Area della Ricerca nell’ambito del trasferimento della conoscenza e quali sono i servizi offerti alle imprese? In particolare per quanto riguarda il settore Knowledge Transfer, svolgiamo soprattutto attività di tutela e promozione della proprietà intellettuale. L’Ateneo si sta organizzando affinché, alle normali attività di trasferimento tecnologico legate alla collaborazione diretta tra i dipartimenti e le imprese, si affianchino attività coordinate dall’amministrazione generale. In questo senso, si sta cercando di promuovere una cultura del brevetto, strumento indispensabile se si vuole che una invenzione nata tra le mura universitarie diventi beneficio di tutti. Ad esempio, abbiamo in atto una collaborazione con un’azienda italiana che ha deciso di investire su due molecole nate in un laboratorio dell’Ateneo, sostenendo le spese di sviluppo dei due possibili farmaci. Se l’Università di Bologna non avesse brevettato le due molecole, l’azienda non avrebbe mai investito e oggi non avremmo la possibilità di avere in futuro un nuovo antitumorale in commercio. ciazioni di categoria? È sicuramente fondamentale e possiamo definirci fortunati perché il nostro Ateneo si trova in una regione ricca di realtà imprenditoriali, alle quali l’Università di Bologna guarda con attenzione. È di questi giorni la notizia dei buoni risultati ottenuti sui primi bandi del settimo programma quadro di ricerca e sviluppo dell’Unione europea. Il nostro obiettivo è aumentare la presenza delle aziende locali nei progetti di ricerca che presenteremo nei prossimi bandi. Qual è la sfida principale per il prossimo futuro? La sfida principale per il nostro Ateneo è allineare la sinergia tra l’università e le aziende ai livelli degli altri paesi europei, ma non solo. Per fare ciò dobbiamo dotarci di strumenti analoghi a quelli esistenti in questi paesi. Ed è per questo che, a tutte le attività di collaborazione dirette, si sta aggiungendo un impianto di soluzioni che contribuiranno a migliorare l’accesso alle competenze e alle eccellenze del nostro Ateneo da parte delle aziende, ad esempio favorendo l’accesso a strumentazione d’avanguardia presente nei laboratori universitari. Lo sforzo per migliorare la collaborazione deve comunque provenire da entrambi le parti. Quello che chiediamo alle imprese è cercare di instaurare con l’Università una fair partnership. Brevettare è una normale attività della ricerca, così come negoziare è una normale attività delle università. In questa ottica rientrano accordi di licenza e di cooperazione allo sviluppo. Secondo lei quanto è importante il dialogo con il territorio e le asso- INNOVAZIONE-TECNOLOGIA 21 Il Vice Presidente di Busi Impianti, l’Ingegner Pietro Caselli, ha una forte esperienza imprenditoriale e di impegno nella ricerca industriale ed è stato presidente del gruppo giovani dell’API dal 2002 al 2006. Da questo maggio è Presidente dell’ASTER, un consorzio tra Regione, Enti di Ricerca ed Associazioni Imprenditoriali dell’Emilia Romagna avente lo scopo di promuovere la ricerca industriale, il trasferimento tecnologico e l’innovazione. Pietro Caselli trasferimento tecnologico dalla ricerca alle imprese Simone Mangini Il ruolo del consorzio ASTER nelle parole del suo nuovo Presidente 22 INNOVAZIONE-TECNOLOGIA Quali accorgimenti devono adottare le aziende italiane per affrontare la competizione dei paesi emergenti a basso costo di manodopera? Il contesto produttivo locale non permette, in molti casi, la competizione sul prezzo. Il modello competitivo che aveva senso negli anni 70/80, quando il costo del lavoro era basso e la lira svalutata, ora non vale più e chi non si adeguerà sarà probabilmente destinato, nel medio termine, a scomparire. Credo che il fattore critico di successo sia nel giusto mix di innovazione di prodotto o processo unito alla ricerca di un livello qualitativo medio-alto. Bisogna ripensare i processi interni per ottimizzarne il rendimento ed aumentare l’affidabilità del prodotto iniettando nuove tecnologie e nuovi modi di produrre/vendere. Chi vive di sub-fornitura deve cercare di diventare partner del proprio cliente in modo proattivo “possedendo” la tecnologia e non solo le braccia utili a trasformare un semilavorato in un altro . In sintesi, non esiste una unica ricetta ma mille, che solo la sensibilità dell’imprenditore può modulare avendo l’umiltà di pensare sempre in modo critico alla propria impresa riconoscendo che se l’azienda ha problemi non è necessariamente a causa di pratiche di dumping da parte dei cinesi o dei coreani. Spesso la realtà è che ci si è fossilizzati su un modo di produrre non più adeguato. Le imprese, ed in particolare i giovani imprenditori, come possono proficuamente collaborare con ASTER? Aster è uno strumento al servizio dell’impresa, la sua missione principale è coordinare la rete dei centri di ricerca applicata della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia Romagna per agevolare il trasferimento tecnologico con il mondo delle imprese. Università, CNR, Enea non nascono per fare attività di ricerca applicata conto terzi, hanno una missione diversa legata alla didattica, alla ricerca di base o applicata di ampio respiro e, spesso, non sono strutturate per gestire in modo efficiente un corretto rapporto cliente/fornitore. La Rete regionale nasce per ovviare a queste difficoltà creando strutture finalizzate alla ricerca applicata conto terzi. Alla domanda posta mi sento di rispondere ribaltandola, non bisogna chiedersi come i giovani (o senior) imprenditori possano collaborare con Aster, è Aster che deve collaborare con il mondo dell’impresa per veicolare le enormi potenzialità della rete di ricerca applicata ed aiutare, nel suo piccolo, il processo di crescita delle nostre imprese. Aster coordina una rete di laboratori e li rappresenta sul mercato, fornisce informazioni alle imprese su come strutturare progetti di ricerca finanziati sia in ambito nazionale che in ambito europeo, fornisce servizi di informazione sui bandi e di formazione sugli stessi, la collaborazione tra imprenditori e Aster si deve basare, in primis, sulla reciproca conoscenza e sul pretendere qualità nel rapporto. Informatevi su chi siamo, oggi, e su cosa possiamo fare, usate i nostri servizi e diteci dove possiamo e dobbiamo migliorare. Quali obiettivi si propone per la sua presidenza di ASTER? L’impresa ha bisogno di importare tecnologia e competenze dal mondo della ricerca pubblica, e noi abbiamo la mission di facilitare questo processo. Dobbiamo riuscire a sfatare il mito della incomunicabilità tra ricerca pubblica e privato, insegnando ai nodi della rete il linguaggio e le esigenze del mercato e trasferendo alle imprese le potenzialità del mondo della ricerca. La Rete è giovane, ha poco più di due anni, e deve essere rodata e messa nelle condizioni di operare con credibilità. Questo è l’obiettivo primario della mia Presidenza. Come pensa che l’esperienza maturata in una associazione di giovani imprenditori possa esserle stata utile? Le associazioni dei giovani imprenditori sono una palestra nella quale si impara a conoscere il mondo delle imprese e delle politiche associative, a coordinare e a coordinarsi. Nel mondo associativo ho sviluppato capacità relazionali, sensibilità politica e vinto una mia timidezza di fondo. Ho imparato molto e, spero, insegnato un poco, ma sono riuscito a farlo divertendomi, e questa è la cosa più importante. Le attività extra impresa hanno senso solo se si riesce ad entusiasmarsi, questa capacità mi è stato trasmessa dalla frequentazione per dodici anni del gruppo giovani. INNOVAZIONE-TECNOLOGIA 23 il consorzio e.i.con. Claudio Garagnani voce di spesa che incide sul costo unitario del prodotto finito aziendale in modo significativo e quindi negativamente rispetto alla concorrenza straniera che ha costi energetici inferiori. Vi sono due priorità pertanto: analisi della propria efficienza e individuazione delle risorse complementari al “petrolio”. Il “problema” energia è uno dei più importanti che le imprese, con cui ho a che fare tutti i giorni, devono affrontare. Il consorzio E.I.Con., di cui sono il direttore, affronta le esigenze delle imprese individuando e valutando i più efficienti competitor nazionali per l’erogazione di energia elettrica ma cerca anche di affiancare le stesse imprese con l’obiettivo di proporre soluzioni innovative, economiche e rispettose dell’ambiente. Lo scopo principale pertanto risulta quello di fare cultura e individuare le soluzioni idonee per le problematiche delle risorse energetiche necessarie oggi e nel futuro. Nel mondo dell’impresa la qualità del prodotto finale è ancora 24 INNOVAZIONE-TECNOLOGIA fondamentale per permettere la sopravvivenza dell’azienda, in un mercato sempre più qualificato e in un panorama concorrenziale nel quale i mercati hanno limiti non più nazionali, ma mondiali. La qualità fine a se stessa però negli ultimi anni sembra non garantire non solo lo sviluppo aziendale, ma la stessa sopravvivenza; infatti il prezzo di vendita del prodotto finito può essere più elevato rispetto ad un prodotto di qualità simile ma proveniente da un contesto sociale, economico, culturale e geografico diverso. Occorre quindi incidere anche sui fattori produttivi, e tra questi sul fattore energia. Tra i costi dei fattori produttivi che un’azienda deve sostenere rientrano infatti quelli del consumo di energia elettrica, Un primo passo orientato al perseguimento di questi obiettivi rende necessario conoscere dal punto di vista quantitativo quali siano i consumi energetici della propria impresa, verificando poi l’efficienza generale dell’azienda: lo stato di coibentazione dell’involucro industriale, dell’impianto elettrico e degli impianti produttivi, per stabilire la massima efficienza e il risparmio energetico nei consumi. Per la seconda priorità è auspicabile aumentare sempre più l’uso di fonti complementari e rinnovabili quali il fotovoltaico, il solare, l’eolico dove è possibile, le biomasse, la co e tri generazione, l’idroelettrico, la geotermia ed altro ancora che la tecnologia e l’innovazione ci proporranno. E qui nasce la collaborazione con il mondo universitario che il Consorzio E.I.Con sta intensificando per dare risposte tecnologicamente avanzate ed economicamente interessanti al mondo delle imprese. Manpower E il“PREMIO PER IL LAVORO” Francesco Maria Gallo Dopo il successo dell’edizione 2007, torna il “Premio per il Lavoro: riconosciamo l’eccellenza”, l’evento che Manpower Italia dedica ai lavoratori italiani e stranieri per premiare le persone che, con il loro lavoro, contribuiscono ogni giorno alla crescita e all’innovazione aziendale. Il Premio, che gode anche quest’anno dell’Alto Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, rappresenta un riconoscimento non solo alle prestazioni specifiche ma anche al valore del singolo in un’ottica relazionale. Un’edizione ricca, quella del 2008, organizzata in partnership con i Giovani Imprenditori di Confindustria, a conferma della necessaria sinergia tra il mondo del lavoro e il mondo dell’impresa. “Eccellenza e merito sono due valori di base per il Movimento dei Giovani Imprenditori ed è per questo che abbiamo condiviso questa iniziativa. Pubblica Amministrazione che potranno essere candidati per il talento e l’impegno con cui si dedicano al servizio pubblico. In questo modo, Manpower intende contribuire all’efficientamento della P.A., individuando punte di eccellenza che possano fungere da best practices da estendere ed implementare in altri enti pubblici. Gli impiegati, come i manager e ogni altra tipologia di dipendente statale, concorreranno quindi per il Premio Speciale per il lavoratore pubblico, per dimostrare che ci sono migliaia di persone che quotidianamente contribuiscono con la propria professionalità alla crescita della Società nel suo complesso. Altra novità è l’introduzione di una nuova categoria: ai sette premi della prima edizione, Operaio, Impiegato, Quadro, Dirigente, HR Manager, Collaboratore esterno e Lavoratore straniero in Italia (Lavoratore extra-comunitario nell’edizione 2007), si aggiunge quest’anno il Lavoratore italiano all’estero. Non va poi dimenticato il Premio Speciale fuori concorso alla carriera del primo lavoratore temporaneo collocato da Manpower Italia. I vincitori saranno annunciati e premiati nell’ambito di un importante evento che si svolgerà il 3 dicembre 2008 presso Sala Sinopoli all’Auditorium Parco della Musica di Roma, davanti a una prestigiosa platea di rappresentanti della politica, dell’impresa, della cultura e dello spettacolo italiani. In aria di novità anche il tema conduttore della serata, che sarà dedicata proprio al cambiamento, inteso come motore dello sviluppo economico e sociale contemporaneo, come l’insieme di fattori che, dagli anni Ottanta in poi, hanno ridefinito l’assetto dell’impresa e del lavoro. Maggiori informazioni sono reperibili sul sito internet www. premioperillavoro.it Il Premio per il Lavoro è un riconoscimento a tutte le categorie di lavoratori, pubblici e privati, a dimostrazione che la forza delle organizzazioni, aziendali e non, passa per l’impegno e la passione di donne e uomini che ne sono l’anima”, ha dichiarato Federica Guidi, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria. Elemento di novità è l’apertura del Premio per il Lavoro 2008 ai dipendenti della INNOVAZIONE-TECNOLOGIA 25 Ne parliamo con Mauro Lupi Vice Presidente dello IAB (Internet Advertising Bureau) e Presidente di Ad Maiora. Marketing on-line Giuseppe Covino Il marketing segue i trend e diventa sempre più digitale come la nostra vita. Il webmarketing sta esplodendo in tutta Europa, in Italia come reagisce il mercato e quali sono le quote di mercato fra on line ed off line? Se per marketing online ci si riferisce alla pubblicità interattiva, si tratta di un mercato che varrà oltre 800 milioni nel 2008, rappresentando circa il 7-8% del totale della spesa pubblicitaria in Italia. In questo ambito, si tratta dell’unico comparto che cresce a due cifre (almeno il 30%), mentre quasi tutti gli altri mezzi sono stabili o addirittura in regresso. Per il 2009 ci si aspetta che l’advertising online superi anche la radio diventando quindi il terzo media dopo TV e stampa. Quello che va sottolineato è che il mondo della comunicazione digitale è in realtà molto più ampio del solo risvolto pubblicitario, e sta diventando peraltro un fattore strategico per ogni azienda. Mi riferisco ai siti web ma anche all’impatto sulle public relation, alla digitalizzazione di eventi e altre iniziative legate alla comunicazione complessiva. Penso che assisteremo ad una presa di coscienza nell’attribuire ad internet non solo un ruolo di “media” ma di vero connettore dell’azienda con ogni suo stakeholder. Come mai, secondo i dati Nielsen Media Research, alcuni settori ancora faticano ad investire sul web come ad esempio l’alimentare? Ci sono ragioni legate alla cul- 26 Comunicazione / marketing tura aziendale di molte organizzazioni che sono storicamente prudenti verso le innovazioni, specie se legate alla tecnologia, a cui si somma la mancanza di pragmatismo nel valutare scientificamente gli investimenti in comunicazione. A questo va sommato il caso, unico in Europa, che vede la TV raccogliere oltre la metà di tutta la spesa pubblicitaria, nonostante qualsiasi ricerca dimostri il crollo di audience specie su determinate fasce demografiche della popolazione. Internet costringe inoltre a riconsiderare la comunicazione in modo più complessivo, toccando talvolta ruoli e funzioni (sia all’interno dell’azienda che rispetto ai partner esterni) che si trovano a disagio verso il cambiamento dello status quo. L’impressione è che la piccola e media industria comincia a capirne i vantaggi ed investe in proporzione alle proprie possibilità, non trova che in fondo questo permetta un livellamento delle società e premi chi ha la “visione”? Si dice che “siamo tutti uguali di fronte a Google”. La Rete permette opportunità a chiunque le sappia cogliere, attraverso una soglia di ingresso piuttosto bassa rispetto ad altri canali, potendo soprattutto misurarne facilmente e rapidamente i risultati in modo che si possano modulare gli investimenti in maniera consapevole. Mi preme però sfatare un luogo comune sulla economicità di internet: talvolta si pensa che si tratti di un canale “low cost” in tutto, dimenticando che per cogliere le numerose opportunità del- la Rete è richiesto comunque un progetto articolato e con un budget adeguato, compreso quello per utilizzare le professionalità che non potranno mai essere “low cost” se si vuole perseguire un risultato positivo. Spesso capita che il marketing in rete generi un numero di leads che poi l’azienda non riesce a gestire o che si trovi a gestire relazioni internazionali che auspicava di avere ma che poi fatica a coltivare. Insomma non rischia di dare le vertigini? Si cade in questo errore quando la Rete viene vista come un canale indipendente dal resto delle attività aziendali. La comunicazione online invece deve rappresentare e coinvolgere le società nel loro complesso, guidando quei cambiamenti resi necessari dal modificato rapporto tra aziende e consumatori, maggiormente orientato al confronto, al dialogo, alla trasparenza. Per farlo occorrono quelle che Forrester chiama le “connected agencies”, ossia operatori professionali che sono connessi alle nuove forme di comunicazione e che le usano in prima persona, acquisendo quell’esperienza sul campo che difficilmente si riesce a sviluppare in modo compiuto in azienda. Altro tema è la creatività dei progetti di comunicazione, anch’essa più facile da sviluppare dall’esterno delle società potendo meglio interpretare in modo oggettivo alcuni dei trend di mercato. La competitività è ormai indubbiamente globale, dal suo osservatorio privilegiato di IAB, quanto crede che pesi nei prossimi anni un buon consulente di web marketing nelle strategie aziendali? L’evoluzione della Rete è continua, veloce, e sempre più globale. Questo costringe le aziende a stare al passo dei cambiamenti per non perdere di competitività. Si tratta di trasformazioni profonde che necessitano di supporti esterni, e non per mancanza di capacità in termini professionali delle figure aziendali, quanto per l’esigenza di cogliere immediatamente tutti i segnali e le relative implicazioni di questi cambiamenti. Comunicazione / marketing 27 Con l’Assemblea di Unindustria del maggio scorso si è aperto sul territorio un dibattito nuovo e più profondo. In quella occasione, infatti, il Presidente Gaetano Maccaferri ha parlato della “necessità di riprogettare una nuova centralità” di Bologna, ha invitato “l’insieme degli attori locali” a “rinnovare il proprio impegno”, ha chiesto a tutti “l’entusiasmo indispensabile per costruire un Progetto ambizioso, condiviso e capace di coinvolgere l’intera Comunità”. Nella vision di Unindustria, insomma, prende un posto sempre più centrale l’obiettivo di un ruolo rinnovato di Bologna, riprogettato sulla base delle vocazioni culturali, economiche e sociali della città e del territorio. Di questo obiettivo abbiamo voluto parlare con lo stesso Gaetano Maccaferri. LA nuova centralità di BOLOGNA Carlo Rossini Il Presidente di Unindustria Bologna ci racconta un ambizioso progetto per il riposizionamento competitivo della città grazie al coinvolgimento di tutti gli attori locali. 28 TERRITORIO Presidente, perchè questo interesse così deciso per il ruolo di Bologna? Le imprese sono competitive se è competitivo il contesto in cui si muovono. Per questo gli imprenditori bolognesi si interessano, e si impegnano, per la valorizzazione del territorio in cui operano e in cui hanno le loro radici. Cosa vi proponete, concretamente? Riprogettare la centralità di Bologna è un disegno al quale, secondo noi, devono concorrere sia le istituzioni sia tutti i protagonisti della vita sociale ed economica: l’Università, il sistema produttivo, le infrastrutture per la mobilità, la Fiera, la Camera di Commercio, le Fondazioni bancarie. Ed il ruolo di Unindustria, in tutto questo? In Assemblea ho rivolto chiaramente un appello alle forze vive della città e del territorio per dar vita a una comunità che condivida un progetto di riposizionamento competitivo, analogo a quelli realizzati in questi anni da altre città europee. Quanto a noi, non vogliamo leadership; il nostro obiettivo è l’interesse generale. Vogliamo essere coprotagonisti di qualcosa che è ben più di una semplice somma di disegni e di piani. Peraltro, diversi tra i progetti più significativi per questo ruolo del nostro territorio ci vedono già ora coinvolti. Penso in primo luogo alle iniziative di housing sociale, rivolte soprattutto al mondo universitario d’eccellenza, od alla collaborazione tra Unindustria e Comune di Bologna per il completo restauro della casa di Giorgio Morandi in Via Fondazza, che diventerà un grande museo dedicato al Maestro. Due esempi che testimoniano il nostro impegno per consolidare e sviluppare quel legame tra cultura del sapere e cultura del fare su cui si fonda il futuro di Bologna. Ha parlato di contesto competitivo. Come si colloca, appunto, il sistema economico bolognese nella competizione globale? Bologna ha un sistema industriale articolato in tutti i settori e diffuso su tutto il territorio; forti posizioni di leadership in molti comparti; un tessuto di terziario innovativo e di servizio alle imprese molto sviluppato. Ma la competizione internazionale è ormai una competizione tra territori. Ogni regione deve valorizzare specificità e punti di eccellenza. Inoltre, per essere competitivi bisogna innescare il cosiddetto effetto gate. Occorre cioè essere un nodo strategicamente rilevante, attraverso il quale transitano flussi di informazioni, persone e risorse, e si diffondono nel territorio. Questa capacità di essere uno snodo è fondamentale per attrarre gli investimenti internazionali. Bologna è proprio uno di questi snodi: è capoluogo regionale; è città perno degli scambi NordSud; ha un Aeroporto internazionale adeguato; ha un Interporto di rilievo; avrà la stazione dell’Alta Velocità; è ai primi posti in Europa per quanto riguarda i traffici commerciali; ha Università e Fiera di grande rilevanza. I suoi competitors sono le altre città medie europee. In prospettiva, quali dovrebbero essere i fattori di competitività di questa “nuova centralità” bolognese? A nostro avviso Bologna, sfruttando le proprie caratteristiche di nodo geografico e culturale, deve tornare ad essere un punto capace di unire e di connettere tra loro persone, conoscenze, impresa diffusa, centri dove si esplora il nuovo in ogni sua forma. è chiaro, peraltro, che oggi le scelte economiche e d’investimento, il grado di funzionamento di un sistema territoriale, e le conseguenti ricadute sociali, dipendono sempre più dalla dotazione infrastrutturale. Bologna, dunque, deve essere dotata di un sistema infrastrutturale che garantisca accessibilità ed efficienza esterna e interna a livello internazionale. Ciò significa che il funzionamento del nodo bolognese è questione non locale ma nazionale (l’esempio più chiaro è il Passante Nord). Che occorre favorire al massimo l’accessibilità ad Aeroporto, Stazione ferroviaria, Fiera, ospedale S. Orsola, Università. Che bisogna pensare ad un metrò non per le utenze di oggi, ma per quelle prevedibili per una Bologna sede di una stazione di Alta Velocità e punto di eccellenza regionale. Che al Metrò si legano il Sistema Ferroviario Metropolitano ed una stazione che sia piastra di interscambio tra le diverse modalità di trasporto. Che vanno messe in rete le aree produttive poste a corona attorno al capoluogo. Sono questi i primi esempi che mi vengono alla mente. Parallelamente alle infrastrutture, poi, è necessario che Bologna abbia un respiro metropolitano: come altre città medie europee, occorre portare a Bologna un evento di livello internazionale che sia occasione per una confluenza di risorse locali, regionali, nazionali. Ecco, l’insieme di questi fattori è parte centrale ed essenziale di quella che noi abbiamo chiamato ‘una nuova centralità’ di Bologna. TERRITORIO 29 Ho incontrato Suzan Klagesbrun, Direttore dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, Consigliere d’Ambasciata ed assoluta autorità in Italia sul turismo dall’Italia verso Israele. Ci descriva la vacanza “tipo” di un Israeliano. Gli Israeliani scelgono mare, divertimento, una vacanza per conoscere un paese in piena libertà. Questo non è che la risposta a quella che è “la doppia anima” d’Israele: un Paese giovane, dinamico, aperto alle moderne tendenze di moda e di cultura da una parte, un Paese dedito allo studio della Torah ed alle tradizioni dall’altra. Inoltre, i giovani israeliani devono svolgere il servizio militare, al cui termine è quasi obbligatorio per loro fare un viaggio in Europa o in America. la parola al ministEro del turismo di israele Mauro Delle Viole L’armonia dei contrasti, curiosità turistiche da Israele. 30 VIAGGI E TEMPO LIBERO Dove vanno in vacanza gli Arabi? Quando? Anche gli Arabi israeliani scelgono mare, libertà e divertimento. In loro è forse più forte la dimensione della famiglia. Comunque amano il divertimento e spesso scelgono il vicino Egitto anche per l’affinità culturale. I giovani arabi di Akko o di Nazareth o di Haifa di religione musulmana o cristiana vivono a contatto con i loro coetani di religione ebraica e condividono le stesse preferenze. Perché consigliare Israele come destinazione per le vacanze? Perché Israele ha una storia di 3.000 anni, per il clima splendido e la simpatia della popolazione, perché in nessun altro Paese al mondo si potrà vivere l’emozione dell’incontro con le radici della storia dell’Occidente. Pensiamo a Gerusalemme, all’emozione di trovarsi davanti al Muro Occidentale, antica testimonianza delle mura di cinta del Tempio di Gerusalemme e subito alle spalle di esse la cosiddetta Cupola della Roccia, luogo santo per il mondo mussulmano edificato sopra quella roccia appunto dove, secondo la tradizione, Abramo stava per sacrificare Isacco. Poi, a pochissimi passi da lì, il cuore della cristianità, la Basilica del Santo Sepolcro. E poi la natura, il fresco nel nord, il Mar Rosso o le acque del Giordano che creano quel lago salato conosciuto come “Mar Morto”, luogo di benessere per la cura del corpo e di alcune malattie della pelle. In Israele, infine, è possibile alla fine di febbraio sciare sul monte Hermon nell’alta Galilea e solo dopo 50 minuti fare un bagno nella acque termali di Tiberiade. La paura: quanto incide sullo sviluppo del turismo verso Israele e all’interno del paese stesso? Gli Israeliani non hanno paura di viaggiare e di conoscere. Anche la situazione relativa al turismo dall’Italia risulta del tutto modificata rispetto a qualche anno fa. Dati oltremodo confortanti che hanno visto 84.000 turisti recarsi in Israele dall’Italia nei primi 8 mesi del 2008 superando quindi nel complesso i turisti recatisi in Israele in tutto il 2007. Il dato del mese di maggio è stato poi un vero e proprio record: dall’Italia il turismo verso Israele è cresciuto del 111%. Oltre alla conferma del turismo religioso, sempre più turisti si recano in Israele alla scoperta della storia e della natura in gruppo o individualmente. Non è raro scoprire e vedere famiglie che visitano il Paese nella formula del “fly and drive”, dormendo in hotel o scegliendo un soggiorno in Kibbutz. Secondo Assocamerestero nel 2006 hanno soggiornato in Italia più di 600 mila israeliani e un israeliano su 7 che parte sceglie l’Italia come luogo di vacanza o affari. Perché? Perché è un bel Paese, per la sua storia e la sua varietà. Molti sono i legami con l’Italia a livello di comunità ebraica e di rapporti con il mondo cristiano e molte sono le aziende israeliane che hanno rapporti di lavoro con l’Italia: basti pensare alle aziende esportatrici di fiori o di frutta. Una nazione: tre giorni di festa. Come viene gestito l’aspetto “multiculturale” in Israele? Ci sono delle difficoltà? La multiculturalità è ciò di cui Israele è assolutamente orgogliosa. “L’armonia dei contrasti”. Gli Italiani possono vedere, per esempio a Gerusalemme nello stesso fine settimana, i rappresentanti di 3 differenti religioni celebrare la loro festa. Pensiamo alla Pasqua ebraica, cattolica ed ortodossa. A Gerusalemme, spesso nella stessa settimana, sarà possibile vedere centinaia di pellegrini celebrare tutto questo nel pieno rispetto gli uni degli altri. Per finire un aneddoto. In Israele si dice che a Gerusalemme si prega, a Tel Aviv ci si diverte e ad Haifa si lavora. E questo aneddoto sintetizza quella che è la dimensione di questa Nazione: il cui prodotto interno lordo deriva per l’89% dalla produzione di high tech, dove convivialità e divertimento risultano essere al primo posto, dove la dimensione religiosa e culturale non smetteranno mai di stupire. VIAGGI E TEMPO LIBERO 31 PROFILI: AVERARDO ORTA Giuseppe Boccuzzi Un flash sul tuo lavoro… Gestire un’impresa ospedaliera è molto stimolante e delicato. Significa cercare di conciliare al meglio una impresa economica con le peculiari esigenze del settore sanitario. Mettendo sempre al centro le necessità del cliente-paziente e della sua famiglia. In un gruppo da cinquecento posti letto in cinque strutture sanitarie e socio-sanitarie. Gestito a livello familiare. Figlio d’arte? Se è per questo, si può dire che sono addirittura un… bisnipote d’arte! La nostra è una attività che si tramanda oramai da quattro generazioni. Un bel privilegio, me ne rendo conto. Ma anche, e soprattutto, nel senso di quello che i miei avi mi hanno trasmesso. Tra le tante cose, passione per un lavoro ed una etica per affrontarlo. Due strumenti indispensabili per la mia attività. Averardo Orta Averardo Orta, trentasei anni, imprenditore e manager di imprese ospedaliere, attuale Vice Presidente del Gruppo Giovani di Unindustria Bologna, è anche Coordinatore Nazionale di AIOP Giovani, l’Associazione Italiana Ospedalità Privata. Ci riceve in una sala luminosa del nuovissimo Ospedale Privato Santa Viola appena fuori le mura di Bologna. 32 PROFILI AIOP Giovani? Credo molto nell’associazionismo e nel networking. Tra le iniziative più interessanti di AIOP Giovani vorrei ricordare gli Study Tour. Una o due volte l’anno ci rechiamo in un paese estero per studiarne il sistema sanitario. A dicembre saremo a Baltimora, negli Stati Uniti d’America, mentre per il prossimo anno stiamo organizzando una trasferta in Giappone. Inoltre l’associazione organizza corsi e convegni, sponsorizza ricerche (per esempio nell’ambito della Information Technology), ha stipulato convenzioni con laboratori di analisi della qualità e si occupa di benchmarking interno. E il tuo tempo libero? Nelle occasioni speciali, mi piace riunire gli amici davanti ad un piatto di tortellini rigorosamente preparati, pasta e ripieno, da me. Grazie ad un’antica ricetta che mi insegnò da bambino una persona a me molto cara. È questo per me una sorta di rito da condividere con la famiglia ed i miei cari. VIVERE L’ ASSOCIAZIONE 34 Giugno FARE IMPRESA COME I GRANDI: I PROGETTI VINCENTI DELLE SCUOLE Il 5 giugno scorso, in occasione della manifestazione fieristica R2B-Research to Business, si è tenuta la premiazione dell’iniziativa “Che impresa vuoi fare da grande?”, giunta ormai alla sua terza edizione. L’iniziativa, organizzata dai Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna con il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale e con la collaborazione de Il Resto del Carlino e di CARISBO, si pone l’obiettivo di accrescere tra i giovani dell’Emilia-Romagna la sensibilità verso la cultura d’impresa e le metodologie di gestione aziendale, nonché la loro propensione all’imprenditorialità come possibile prospettiva di vita professionale. Essa consiste nella selezione di idee imprenditoriali “giovani ed innovative”, capaci di coniugare le attitudini culturali e professionali degli studenti, le conoscenze ed esperienze maturate nel ciclo scolastico, le vocazioni economiche e le opportunità presenti sul territorio. Alla edizione 2007/2008 hanno partecipato 180 studenti di dieci istituti superiori della regione. Le classi hanno illustrato i progetti d’impresa corredati da analisi di mercato e della concorrenza, budget economici, struttura aziendale, piani di marketing e comunicazione. La valutazione finale dei progetti è stata effettuata da parte di una Giuria composta dal nuovo Presidente Regionale dei Giovani Imprenditori Giovanni Mistè, il coordinatore regionale del progetto Ilario Benetti, il rappresentante della Direzione Scolastica Regionale Lucia Leggieri, il Direttore Generale di Carisbo Giuseppe Feliziani e il Caporedattore centrale del Resto del Carlino Beppe Boni. La scelta dei progetti vincenti è avvenuta in base a criteri di originalità, realizzabilità, attinenza al territorio, responsabilità sociale e sostenibilità ambientale. La classe vincitrice assoluta è stata la 5°F dell’Istituto Fermi di Modena che ha presentato RISPARMIA-ENERGIA.COM, un portale web di informazioni e servizi per il risparmio energe- tico, aggiudicandosi un “assegno” di 10.000 euro, equivalente ad un plafond destinato a finanziare “borse di studio” riservate agli studenti che si iscriveranno a corsi universitari e/o a corsi specialistici “post diploma”. Bologna, rappresentata con grande passione ed energia dalla IV°AM dell’I.T.C.S. Salvemini, è risultata vincente per la realizzabilità del progetto LC TECH - Produzione di sistemi alternativi di raffreddamento per computer. I ragazzi, coordinati dalla Prof. Naldi e supportati dai business angels Maria Sole Campanini, Alberto Stancari ed Elena Zaccanti del Gruppo Giovani di Bologna, hanno dimostrato idee chiare, pragmatismo e grande fiuto per gli affari. Elena Zaccanti VETRINA ASSOCIAZIONE 35 Giugno SIAMO UN MONDO CHE CAMBIA A PARTIRE DA SANTA MARGHeRITA “Siamo in un mondo che cambia” e “le persone che riescono in questo mondo sono quelle che vanno alla ricerca delle condizioni che desiderano, e se non le trovano le creano”. è in mezzo a queste due citazioni che aprono e chiudono le tesi del nostro Presidente e del nostro movimento che sta il senso del Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria del giugno scorso. Quel Santa Margherita voluto da Federica Guidi che, a detta di moltissimi è stato il migliore, certamente il più condiviso con buona par- 36 VETRINA ASSOCIAZIONE te dei Grandi del nostro Paese, insomma l’ultimo, che conserva una continuità col passato ma che si differenzia per una netta crescita. Il Convegno di Santa Margherita ha riunito più di 1800 colleghi sotto il tema delle relazioni Industriali, trattato e sviscerato “da giovani”che ne hanno rilevato l’importanza non solo contingente bensì strategica, perché fondamenta e trampolino di tutti i progressi da noi auspicati sotto il segno del merito, della produttività, della competitività e della valorizzazione del singolo all’interno delle imprese. Mai come in questa edizione si è notata la mano tesa dei potenti e del Governo. Manager e Ministri hanno contribuito a definire quelle che sono e saranno le linee guida per affrontare tali tematiche, spesso sabbie mobili che paralizzano le scelte dell’impresa e delle persone che collaborano alla crescita delle aziende e del Paese. L’intervento del Ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione passerà alla storia come “Brunetta Show”. L’anticipazione di provvedimenti Giugno e misure di ristrutturazione, trasparenza ed incentivazione della PA da molti è stato considerato utopico, ma la cronaca mostra che non lo era affatto e che anzi ha già iniziato a dare risultati concreti. Ugualmente stimolante e con uno sguardo rivolto al futuro il contributo del Ministro Sacconi che ha introdotto le linee guida della ristrutturazione del modello delle relazioni industriali dando massima libertà al parttime, dell’abolizione della disciplina delle dimissioni volontarie e della prospettiva e volontà di liberare ed incentivare il legame tra salario e produttività. Il Convegno ha ospitato oltre ad illustri rappresentati del Governo, anche personaggi di primissimo piano del panorama economico-industriale. Alessandro Profumo, Mario Poletti Polegato, PierLuigi Ceccardi, Alberto Bombassei e la nostra concittadina Sonia Bonfiglioli sono solo alcuni di coloro che si sono dati il cambio sul palco di Santa Margherita, discutendo ed interagendo con senatori e deputati del Governo e dell’opposizione, rappresentanti sindacali, professori universitari. Tra i nomi, Enrico Letta, Guglielmo Epifani, Alberto Quadro Curzio, Cesare Damiano, Pietro Ichino, Raffaele Bonanni. Venendo invece alla sfera associativa e conviviale dell’evento, quest’anno l’ottima organizzazione di tutti gli amici del Gruppo di Lavoro guidato dal fenomenale Matteo Forapani ci ha offerto la possibilità di vivere un’esperienza meravigliosa che noi fortunati portiamo ancora negli occhi. Infatti la cena sociale si è svolta sul molo di Portofino, all’interno di un’esclusiva struttura realizzata ad hoc. Un’iniziativa che personalmente consiglierei a Federica di replicare l’anno venturo. la propria relazione, il Presidente Berlusconi è stato colpito da un malore. Il tempo di riprendersi e in pochi minuti è risalito sul palco abbracciando e baciando i nostri Presidenti in rosa, Federica ed Emma. Per quanto riguarda il nostro Gruppo, la partecipazione è stata coinvolgente e stimolante. Il Convegno di Santa Margherita tra quelli di respiro nazionale è di certo il più focalizzato sui problemi dell’Impresa, e il messaggio è passato ed è stato metabolizzato arricchendoci di entusiasmo e consapevolezza. Per la cronaca, la domenica è stata caratterizzata dalla regata sociale GI nella quale il sottoscritto e l’amico Stefano Marioni di Rimini hanno meritato un secondo posto, un po’ stretto per la verità, ma che regala all’Emilia Romagna l’ennesimo riconoscimento velico. Nell’ultima giornata grande entusiasmo ha accolto l’intervento del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Già dai primi minuti, però, si era capito quanto fosse stanco e provato. Infatti poco dopo, appena il Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia cominciava Per il respiro di visione e scenario con cui sono stati trattati temi tanto importanti, attuali e spinosi, non tralasciandone l’analisi pragmatica, concreta ed autorevole, questo è stato senza alcun dubbio il momento associativo più stimolante ed importante a cui io abbia partecipato… buon vento Federica! Gian Guido Riva VETRINA ASSOCIAZIONE 37 Giugno ASSISE REGIONALE A SAN GIOVANNI IN MARIGNANO Ho partecipato volentieri, il 13 giugno scorso all’Assise dei Giovani Imprenditori dell’EmiliaRomagna che è culminata con l’elezione all’unanimità del mio amico Giovanni Mistè a Presidente Regionale. Un’assise regionale rappresenta sempre una occasione di aggregazione importante ma anche un momento di riflessione di particolare rilevanza. Il tema del dibattito “sistema associativo e classe dirigente” è stato ambizioso e stimolante. Aldo Ferruzzi, il Presidente uscente, ha coordinato i lavori di un panel composto da Nadio Delai, Presidente Ermeneia, Paolo Gerani, Amministratore Delegato Gilma S.p.A., Roberto Tunioli, Amministratore Delegato di Datalogic S.p.A., Massimo Bergami, Consigliere Delegato Alma Graduate School e Pier Luigi Celli, Direttore Generale Università Luiss. Gli interventi sono stati tutti molto interessanti ma per motivi di spazio non riesco a riferirne che per brevi cenni. Ad esempio Roberto Tunioli ha raccontato il suo incredibile percorso di crescita, sia personale che aziendale. Ha guidato Datalogic verso il primato mondiale nel suo settore, attraverso l’attenzione ad alcuni fattori critici di successo: la managerializzazione dell’azienda e la formazione continua per la massima qualità di prodotto possibile. Riguardo la scelta della quotazione in borsa, Tunioli ha ammesso di aver valutato diverse opzioni per poter dotare la società dei mezzi finanziari necessari. Ma la sua frase “non firmo ciò che non capisco” mi è rimasta impressa e tornata spesso in mente come monito, in questi ultimi mesi di crisi finanziaria mondiale. L’intervento di Massimo Bergami ha posto il fuoco sul cercare di identificare la classe dirigente in Italia. E la differenza fra la realtà, il percepito e quello che, forse, dovrebbe essere. Una lezione di etica importante. Per concludere la carrellata dei relatori, abbiamo ascoltato il pungolo di Pier Luigi Celli, il quale ha sostenuto che i Giovani Imprenditori dovrebbero avere il coraggio di parlare anche da altre tribune che non siano le solite Santa Margherita Ligure o Capri. La provocazione è stata raccolta da Giovanni Mistè che ha sottolineato altri aspetti: i due convegni nazionali sono oramai un “biglietto da visita” importante dei giovani. Al quale viene sempre dato molto risalto dai media, e questa è l’occasione per veicolare i contenuti del dibattito, in definitiva la cosa più importante. Inoltre l’allestimento di questa complessissima macchina organizzativa, vista dall’interno, è una fenomenale palestra per gli organizzatori, ed un ingranaggio importante per arricchire il collante del senso di appartenenza imprescindibile in ogni associazione. I lavori sono stati chiusi da Federica Guidi, neo Presidente Nazionale dei Giovani Imprenditori. Subito dopo il convegno è stato il momento emozionante dell’elezione di Giovanni. Il quale ha ricevuto il passaggio del testimone dal Presidente uscente Aldo Ferruzzi e dalla stessa Guidi. L’assise si è tenuta nel Riviera Golf Resort di San Giovanni in Marignano in provincia di Rimini, una location dall’ineccepibile fascino. Impeccabile l’aperitivo e la cena a bordo piscina. Timothy Schvili 38 VETRINA ASSOCIAZIONE Giugno Giovanni Mistè il nuovo presidente regionale Quali saranno le linee guida del tuo mandato regionale? Io ritengo che il comitato regionale debba essere complementare alle territoriali e lavorerò proprio in questo senso concentrandomi su tre obiettivi: veicolare le indicazioni del comitato nazionale verso le territoriali; far condividere le best practices tra le territoriali stesse; dare visibilità nazionale al lavoro delle territoriali. Giovanni Mistè Il 13 giugno è stato nominato il nuovo Presidente dei Giovani di Confindustria della Regione Emilia Romagna: Giovanni Mistè, il nostro co-presidente fino a maggio di quest’anno. L’esperienza di vita associativa maturata insieme a lui, ci ha permesso di conoscerlo e di capire come la passione per l’associazione e la forte capacità imprenditoriale siano le caratteristiche che l’hanno portato a questo traguardo. Abbiamo parlato con lui degli obiettivi per questo mandato e 40 VETRINA ASSOCIAZIONE cercato di capire meglio da cosa trae la forza per l’impegno in associazione e come imprenditore. Ovviamente anche questa occasione, come tanti momenti della nostra vita associativa, si è trasformata in una piacevole serata in cui davanti ad una pizza ci siamo confrontati sui temi più disparati. E sicuramente ne siamo usciti con quella pienezza che si ha dopo aver condiviso le proprie idee ed imparato a nostra volta qualcosa da quelle degli altri… Avrai il compito di rappresentare i giovani imprenditori e d’altro canto di essere un loro punto di riferimento. Come pensi di affrontare questo duplice ruolo? Sento di rappresentare i giovani della mia associazione nel senso di veicolare un pensiero e delle convinzioni che sono state condivise e che sono pertanto il frutto di un percorso comune. Il messaggio che cerco di portare è quello di una grande passione ed impegno. A questo proposito sottolineo che la nostra associazione arricchisce l’esperienza di chi la vive in prima linea, di conseguenza invito tutti a farlo partecipando. Come pensi che i giovani possano contribuire a migliorare l’associazione? I giovani sono i visionari del movimento ed, al contempo, l’anima critica dell’associazione. Parallelamente il movimento Giugno Chi è Mistè Giovanni, trentasette anni, si è laureato in Scienze Politiche nel 1998. Attualmente è socio ed amministratore di diverse società che si occupano di tecnologia e comunicazione: socio ed AD di Ital East Engineering; socio e VP di Idea Futura; Direttore Commerciale di Transaction Network Ser- deve rappresentare una occasione di formazione e crescita personale per i giovani che lo frequentano. Anche Emma Marcegaglia lo ha sottolineato di recente ed io condivido totalmente la sua visione: l’attività del gruppo deve contribuire a formare degli imprenditori che a loro volta contribuiranno a migliorare l’associazione. Quale pensi possa essere l’evoluzione dell’associazione? La fusione avvenuta qui a Bologna è un passo concreto e significativo verso la sua evoluzione perché permette di avere un’associazione più forte e moderna. Così come avere una Presidente Regionale, Anna Maria Artoni, molto giovane, e con una forte esperienza anche nell’ambito del Gruppo Giovani. In generale Confindustria sta attuando una modernizzazione interna puntando sui servizi offerti oltre che sull’allargamento della sua rappresentatività a tutte le imprese e non solo quelle manifatturiere. Con le dovute cautele credo si stia seguendo un percorso giusto. Dal concetto di rappresentanza come contrapposizione al sindacato a quello di coordinamento vices Italia. In ambito associativo, prima della elezione a Presidente del Comitato Regionale dei Giovani dell’Industria di Confindustria Emilia-Romagna è stato co-presidente dei Giovani Imprenditori di Unindustria Bologna. Giovanni con Marilisa, sposata nel 2003, sono i genitori di una bellissima bambina di tre anni di nome Eleonora. ed anche stimolo di tutte le forze che ruotano intorno al mondo produttivo. E questo significa seguire l’evoluzione del paese. A fare la differenza saranno, come sempre, le persone che sono nell’associazione, e quelle che ci saranno. Voglio davvero sottolineare l’importanza della qualità delle persone, del talento e del merito (che va premiato), nell’associazione come anche nelle nostre aziende. Come definiresti, in termini personali, la leadership? Sono appassionato delle cose che faccio e questo mio essere fa sì che io, in certe occasioni, possa diventare un riferimento per qualcuno. Non calcolo il modo di comportarmi, mi faccio guidare dal mio entusiasmo, dalla passione, dalla grinta. ti ma anche ottimisti e lavorare per essere pronti per agganciare la ripartenza quando ci sarà. In particolare penso che le imprese dell’Emilia–Romagna abbiano avviato da tempo un percorso virtuoso di riorganizzazione che consentirà loro di assorbire l’impatto di questo momento, anche con qualche difficoltà in meno rispetto ad altre parti del paese. In questo percorso i Giovani Imprenditori hanno certamente dato un contributo portando all’attenzione di tutti temi come l’importanza dell’ apertura del capitale e la necessità di managerializzazione delle PMI, senza sottovalutare il ruolo dell’ imprenditore o di una famiglia nella scelte di lungo periodo. Oppure come l’importanza dell’internazionalizzazione, sottolineando la differenza che esiste tra creare valore con attività industriali e con quelle finanziare. In conclusione se guardo a quello che hanno saputo fare i le imprese del nostro territorio ed i Giovani Imprenditori non posso che essere ottimista. Sei ottimista in merito al futuro delle nostre imprese? Lo scenario economico del prossimo futuro è certamente molto preoccupante. Per la prima volta da tempo pare che le stime di crescita subiranno un rallentamento o certamente succederà ai paesi che attualmente compongono il G8. è proprio in questo momento che bisogna essere, sì attenRossana Gabrielli Giuseppe Boccuzzi VETRINA ASSOCIAZIONE 41 Giugno Martin Curley core business e nuovi fronti tecnologia; Lo sviluppo tecnologico a favore dell’ innovazione organizzativa”. Relatore d’eccezione è stato Martin Curley, Global director IT Innovation di Intel, già Direttore IT Strategy and Technology dell’azienda. Martin Curley “L’innovazione è qualcosa in più che il cliente è disposto a pagare: infatti il processo che permette l’innovazione è spinto dai bisogni sempre crescenti e differenziati dei consumatori e dell’avanzamento tecnologico”. è questo il concetto chiave emerso dal terzo appuntamento del ciclo “Innovation Summit 2008”, che si è svolto nella sede di Unindustria in via San Domenico, organizzato in collaborazione tra il Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria e Cofimp, intitolato: “Creare valore attraverso la L’ incontro tenuto da Curley si è sviluppato attorno a un nuovo approccio di gestione dell’Information Technology, denominato “IT business value capability maturity model”: un metodo rivoluzionario che consente di pilotare in maniera strutturale il cambiamento aziendale e supporta le organizzazioni a ottenere altissimi ritorni di investimento dalla gestione delle risorse informative. Secondo il relatore, in un’epoca di rapidi cambiamenti “bisogna essere capaci di perseguire nello stesso tempo il core business dell’azienda, ma anche di aprire nuovi fronti di espansioni”, inoltre Curley ha ricordato “ che bastano risorse minime per poter individuare l’ambito di sviluppo che diventerà centrale per l’ azienda fra dieci anni”. è oramai accettato comunemente il concetto che l’ innovazione tecnologica abbia cambiato molto nel settore economico e non tener presen- te la nuova realtà può essere un grave errore, ma è altrettanto necessario valutare la portata di questo cambiamento nel medio-lungo termine con un’ottica più strategica e nel breve termine con un’ottica di gestione corrente. Un concetto che il manager di Intel ha espresso durante il seminario, è che l’ innovazione deve essere accettata da un terzo soggetto, e per questo ha suggerito di ascoltare con attenzione clienti e fornitori, perché spesso le indicazioni che provengono da chi utilizza i “nostri” prodotti sono essenziali per capire in quale direzione si dirige il mercato. Le innovazioni permettono altresì di raggiungere un vantaggio competitivo: infatti attraverso esse si riesce a fornire al cliente più valore a parità di costo, ad attaccare i concorrenti con nuovi prodotti, rivitalizzare business maturi, riorientare e diversificare l’azienda consentendole di entrare nei nuovi mercati. Tuttavia, non si può pensare che un progetto molto innovativo generi gli stessi profitti e le stesse dinamiche del core business, ma “bisogna accettare di avere al proprio interno segmenti di business che vengono misurati con criteri diversi da quelli soliti”. Rocco Mangione 42 VETRINA ASSOCIAZIONE Giugno FESTA D’ESTATE a monte del re Nella splendida cornice di Monte del Re a Dozza si è svolta la festa estiva del Gruppo Giovani Unindustria di Bologna che per la prima volta ha raccolto a se anche la territoriale di Forli-Cesena. L’evento è stato organizzato con l’obiettivo di offrire una serata di ritrovo non solo per coloro che frequentano l’associazione, ma anche per tutti coloro che, pur essendo iscritti, non riescono ad essere protagonisti attivi ma che si riuniscono volentieri due volte all’anno in occasione degli eventi di ritrovo. La serata a cui hanno partecipato 400 persone ha aperto con un raffinato aperitivo, per accompagnare gli invitati ad una cena a buffet al tramonto nella splendida cornice delle colline imolesi. Una cantante ha allietato la cena con pezzi evergreen, un piacevole sottofondo per coloro che erano intenti al buffet. Terminata la cena gli ospiti hanno potuto accomodarsi a bordo piscina per socializzare davanti ad un cocktail o approfittando della degustazione di sigari toscani che erano partner dell’evento. Non sono stati delusi neanche coloro che avevano voglia di ballare infatti la serata è proseguita con un gruppo di gio- vani di Forlì che hanno suonato musica anni ottanta e novanta. La serata ha visto la partecipazione di giovani industriali provenienti da tutte le territoriali emiliano romagnole, per la prima volta infatti il gruppo giovani bolognese ha voluto condividere il suo evento a livello regionale. Questo ha raccolto molto interesse e crediamo che sarà l’inizio di un percorso che potrà aiutare a confrontarsi a livello regionale anche in termini di tempo libero. Che dire, credo che in pochi abbiano potuto dire di essersi annoiati, e chi non ha partecipato se ne dovrà pentire almeno fino al prossimo party a gennaio. Giuseppe Covino 44 VETRINA ASSOCIAZIONE Settembre Energie e Territorio conoscere il Parco dell’Energia tro, ripercorrendo la storia del comparto energetico del Brasimone, dalle tecniche di raffreddamento del reattore nucleare fino agli impianti idroelettrici, ricordando anche che Camugnano rappresenta un centro di ricerca e di produzione idroelettrica, un laboratorio per nuove energie come le biomasse, il sole, il vento, ed è un luogo dove le nuove tecnologie possono contribuire a correggere alcuni aspetti delle criticità impattanti. L’impegno, la sensibilità, l’attenzione e le speranze, che i giovani di Unindustria Bologna ripongono nel futuro delle energie rinnovabili, sono stati espressi da Elena Zaccanti, consigliere del Gruppo Giovani. Il 19 settembre, a pochi giorni dall’inizio del XXIII Convegno Annuale dei Giovani Imprenditori di Confindustria dal titolo “Innovare le Energie: impresa e ambiente tra sviluppo competitivo e sostenibilità”, si è svolto nella Centrale idroelettrica di Bargi, a Camugnano (BO), l’incontro “I giovani dell’energia”. L’incontro, promosso in collaborazione con Unindustria Bologna, l’Amministrazione Comunale ed Enel, è stato organizzato da “Camugnano Energia”, un laboratorio di idee e progetti utili allo sviluppo di una cultura delle energie rinnovabili, nato dall’intuizione dell’imprenditore Mau- rizio Lenzi, coordinatore di una vera e propria “Agorà dell’energia” che vede coinvolte realtà economiche, industriali ed istituti di credito. L’Agorà dell’energia ha avviato a Camugnano il “Distretto delle Energie Rinnovabili” e dunque scopo degli organizzatori è stato quello di presentare al mondo giovanile, impegnato nel settore dell’energia (ma non solo), le opportunità che un territorio boschivo, ricco di acqua e di siti eolici, può offrire. Il Sindaco di Camugnano Alfredo Verardi ha introdotto l’incon- Per Enel, Amelio Brunelli nella duplice veste di padrone di casa e di relatore ha inquadrato la dimensione delle energie rinnovabili nel sistema elettrico nazionale e regionale, ricordando tra l’altro che Bargi, centrale idroelettrica di produzione e pompaggio, rappresenta il 7% del fabbisogno elettrico della provincia di Bologna. Una giornata che ha rappresentato un’occasione per coniugare industria e territorio nel denominatore comune dell’energia ed anche la possibilità di conoscere le risorse disponibili dell’idroelettrico e delle fonti rinnovabili così vicine a noi. Elena Zaccanti 46 VETRINA ASSOCIAZIONE Ottobre l’energia avvolge l’isola di capri Guidi, Tremonti, Clò, Fumagalli, Maroni, Vendola, Scajola, Scaroni, Cossiga, D’Alema, Nigel Lawson, Marcegaglia –solo per citarne alcuni- questi gli autorevoli esponenti della convention. Energia, Imprese ed Ambiente i temi della kermesse. Lo spettro della paura, l’imprevedibilità, un clima di grande sconcerto, preoccupazione e diffidenza verso l’ignoto si è riscontrato all’interno della 2 giorni caprese. è necessario riflettere. Fermarsi un attimo. I dati esprimono che siamo passati da un 48 VETRINA ASSOCIAZIONE deficit energetico pari all’82 per cento nel 2002, a un deficit del 60 per cento all’inizio del 2008. Per la fine dell’anno dovremmo passare a meno del 40 per cento. Non solo: c’è un impegno forte e apprezzabile su fronti come il fotovoltaico e l’eolico. Ma ancora si può e si deve migliorare, accelerando tempi e snellendo procedure. VINCERE INVESTENDO. è questa la formula, la stella polare di ogni nave, di ogni comandante in questo mare minaccioso. “Cogliere le opportunità di crescita anche nei momenti di cri- si” è l’invito che il Ministro per lo Sviluppo, Claudio Scajola, ha rivolto ai Giovani Armatori. L’ Innovazione diventa, quindi, elemento di forza nei momenti difficili. Ed è proprio sull’innovazione che i Giovani Industriali puntano per combattere la terribile congiuntura economica. In sintesi le ricette di Federica Guidi, Leader Nazionale dei Giovani e dei suoi colleghi: Defiscalizzare gli utili, lotta contro le ecomafie, ritorno al nucleare, fiducia nella scienza e nell’uomo, innovazione, miglioramento di un quadro normativo e fisca- Ottobre le che consenta alle imprese di pianificare gli investimenti su un orizzonte sufficientemente lungo, federalismo fiscale, approcci non ideologici ma reali e concreti. In ultimo, ma primo per valori, stretta alleanza tra stato ed etica. Etica di comportamento, del fare, di trasparenza e soprattutto di coscienza. Coscienza di noi stessi in questo mondo che cambia. Numerosi e di assoluta novità i workshop tematici previsti, nel corso dei quali si è discusso di cambiamenti climatici, tecnologia e ricerca, mercato dell’energia, scenari internazionali. E anche un po’ di gossip. Sit-in di protesta contro la chiusura del bar dei vip, lo storico Sciala popolo, al quale si è fermato anche D’Alema. I corsi professionali per barman acrobatici. Le domande imbarazzanti sui propri conti in banca di Enrico Lucci, incursione delle Iene, ad Emma Marcegaglia. Il jogging di Lettieri, Presidente dell’Unione degli Industriali di Napoli, dal Quisisana a Punta Tragara e ritorno in orario da brivido, alle 6 del mattino. Immancabile la visita alla Piazzetta, agli artigiani della calzatura dei sandaletti fatti a mano, alla ristrutturata via di Krupp, ai balli sui tavoli da “Anema e Core”, ai profumi di Carthusia, al gusto della torta caprese al cioccolato. Irrinunciabili le piccole aquile elegantemente appoggiate sui revers delle giacche ed i sobri gemelli dei giovani e belli capitani d’industria. Irriverenti allo stile e così in controtendenza i vertiginosi sandali in vernice delle bellissime confindustriali. Unindustria Bologna c’era, e quasi tutta al completo! Corinna Egitto VETRINA ASSOCIAZIONE 49 News dalle territoriali Reggio emilia intervista a Giorgia Iasoni Giorgia Iasoni Giorgia Iasoni, presidente del Gruppo Giovani di Industriali Reggio Emilia e vice presidente dell’Associazione. Trentatrè anni, sposata e con un figlio di venti mesi di nome Achille. Giorgia è Vice Presidente di Ecologia Soluzione Ambiente, capofila di un gruppo di imprese che hanno il settore ambientale come core business. L’azienda offre prodotti e servizi inerenti alla produzione di impianti di depurazione acque reflue e per la raccolta dei rifiuti con isole ecologiche interrate, alla gestione del parco cassonetti ed, infine, alla bonifica di terreni contaminati. site aziendali rappresentano poi uno stimolo per la crescita professionale, sono ottime occasioni di confronto. A breve visiteremo Illycaffè, un esempio di brand di successo che si lega alle più moderne conquiste del lovemark. Quali sono gli obiettivi del tuo mandato? Uno degli obiettivi della mia Presidenza è quello di continuare a diffondere, all’esterno quanto all’interno, i caratteri distintivi dei giovani imprenditori a testimonianza del valore economico della cultura di impresa ormai quasi sottovalutato. Desidero puntare sul consolidamento dell’identità del Gruppo, sul rafforzamento delle capacità di analisi e di proposta nella realtà locale e su progetti dedicati all’impronta manageriale e di competenza personale. Come ritieni sia percepito il Gruppo Giovani dalla città e qual è il contributo più importante che può dare? I Giovani Imprenditori, per la freschezza delle idee e la capacità critica, nonché per missione statutaria, si pongono come interpreti degli scenari con la coscienza di costituire un elemento essenziale di dibattito positivo e dialettico all’interno e all’esterno del sistema delle imprese, nel tentativo di incidere positivamente sulla realtà circostante. Penso che l’ “Osservatorio sulla società reggiana”, il nostro progetto annuale, diventato un appuntamento fisso nel calendario locale, possa essere visto come un progetto simbolo di questa attitudine. Quali sono le attività principali che svolgete come gruppo giovani e come le comunicate? La nostra attività spazia dalla formazione, alle visite aziendali, ad eventi dal valore puramente aggregativo, sino a proposte culturali. Tutte le iniziative vengono comunicate dai canali istituzionali di Confindustria in modo capillare e mirato. Si è appena concluso il primo trittico di incontri dedicato al tema della creatività mentre è in programma un ciclo sull’analisi degli attuali megatrends. Le vi- Cosa consigli a coloro che decidono di entrare nel complesso mondo imprenditoriale? Innovare, saper rischiare, aprire la mente a nuove esperienze e relazioni, imparare a cogliere le rapide opportunità del mercato. I giovani devono essere consapevoli del proprio ruolo e lavorare per contribuire ad una società più responsabile. Elena Zaccanti 50 VETRINA ASSOCIAZIONE News dalle territoriali Forlì-CESENA intervista a Giacomo Gollinucci Giacomo Gollinucci, Presidente dei Giovani di Confindustria Forlì-Cesena e Vice presidente del Gruppo Giovani Emilia-Romagna. Giacomo è Amministratore Delegato di Romagna Plastic, azienda che quest’anno compie 35 anni di attività e leader nel settore degli accessori per cucine. Romagna Plastic progetta e produce soluzioni che soddisfano le necessità quotidiane in cucina, come gestire al meglio gli spazi e differenziare i rifiuti domestici. Quali sono gli obiettivi del tuo mandato? Il primo obiettivo del mio mandato era prendere consapevolezza dei valori che ci uniscono e che sono le linee guida sia del Gruppo, che delle nostre aziende. Se dovessi utilizzare solo due parole per descriverci direi Gruppo e Passione. Un secondo obiettivo è di essere ben rappresentati a tutti i livelli Confindustriali e grazie all’impegno speso dei nostri Consiglieri ci siamo riusciti. Quali sono le attività principali che svolgete come gruppo giovani e come le comunicate? Una delle prime attività svolte è stata la realizzazione di supporti cartacei e web che aiutassero la diffusione del nostro pensiero: una brochure e un sito che parlano delle nostre attività si sono dimostrati ottimi strumenti di marketing per aumentare la partecipazione di giovani al nostro Gruppo. Altra attività molto interessante è “l’autoformazione”: il racconto di nostri ragazzi affermati che con un decennio di esperienza possono raccontare la propria esperienza, aiutando così i più giovani. Dallo scorso anno, poi, abbiamo iniziato ad aprire le porte della nostra Assemblea Annuale e devo dire che Istituzioni e media sono stati presenti e hanno manifestato molto interesse. Come ritieni sia percepito il Gruppo Giovani dalla città e qual è il contributo più importante che può dare? In passato i giovani industriali erano spesso visti come i “figli di papà”: oggi invece si presentano in azienda prima degli altri e ricoprono ruoli di responsabilità. Il nostro scopo è quello da una parte di rappresentare davanti alle Istituzioni il mondo giovanile che “imprende” e dall’altra essere uno stimolo per i più giovani a spendersi con passione al raggiungimento dei propri obiettivi. Cosa consigli a coloro che vogliono entrare nel complesso mondo imprenditoriale? Se dovessi essere estremamente conciso direi che per imprendere è necessario avere un’idea Giacomo Gollinucci (prodotto o servizio), progettare come sviluppare l’idea (processo di produzione), conoscere bene il mercato (cosa offre ed a quali prezzi), trovare le risorse finanziarie e creare un gruppo che creda nel progetto insieme a te. Un imprenditore deve saper prendere decisioni sulla base di informazioni incomplete, deve quindi conoscere il rischio e le proprie responsabilità. Marcello Rossi VETRINA ASSOCIAZIONE 51 PROSSIMI EVENTI 2008 Ottobre-Novembre Ottobre 11 GOLF CUP 2008 CONFINDUSTRIA EMILIA ROMAGNA - Golf Club Cervia 27 INNOVATION SUMMIT 2008 Relatore Richard Straub 28 START CUP 2008 Premiazione Novembre 28 Assemblea Generale 2008 summer party 08 Per maggiori informazioni www.unindustria.bo.it Vetrina imprese Media morphosis ra di più se si considera il fatto che oltre alla comunicazione dell’evento Mediamorphosis ha curato anche l’immagine di alcune aziende che vi hanno partecipato, leader italiane del comparto gaming. di Ri.pneus - ci permetterà di crescere e raggiungere gli importanti obiettivi che ci siamo posti”. STUDIO RI.PNEUS TORTA Per il quarto anno consecutivo Mediamorphosis ha curato l’immagine e la comunicazione di ProGameShow, il Salone Professionale del Gioco, che si è svolto alla Fiera dal 18 al 20 settembre. Sotto il patrocinio dei Monopoli di Stato e del Ministero dello Sviluppo Economico, a Bologna si sono incontrate le più importanti imprese del settore dell’intrattenimento, le maggiori associazioni di categoria e i rappresentanti politici. Il ProGameShow è un salone espositivo orientato alla qualità, che grazie anche all’apporto di Mediamorphosis ha raggiunto negli anni autorevolezza e notorietà. La comunicazione dell’evento 2008, incentrata sui concetti di eleganza e professionalità, si è articolata nell’ideazione dell’immagine del Salone e nella realizzazione di una campagna pubblicitaria rivolta agli operatori professionali ed al grande pubblico (sono stati 7.000 i visitatori che hanno affollato la fiera nei tre giorni della rassegna). Il ProGameShow è stato sicuramente un impegno importante per l’agenzia di Bologna, anco- 54 VETRINA IMPRESE Ri.pneus Srl, azienda fondata nel 1980 con la denominazione P.F.S Srl e da aprile 1998, dall’unione di due realtà produttive (P.F.S Srl e SALA PNEUMATICI Srl) operanti nel medesimo settore, in grado di offrire una gamma completa di prodotti che unisce la tradizione all’innovazione nel settore dei pneumatici ricostruiti per veicoli industriali. Il progetto che la società sta portando avanti è collegato alla richiesta di Joop Arts B.V. che è la principale distributrice europea di pneumatici ricostruiti per uso agricolo, (trattasi di una nicchia di mercato dove la concorrenza è quasi inesistente). La Joop Arts B.V., si è resa disponibile a fornire attrezzature, stampi e pneumatici richiedendo solamente l’utilizzo delle nostre strutture e del nostro personale qualificato. “La collaborazione con questo colosso spiega Ilenia Sala, giovane imprenditrice Per il secondo anno consecutivo lo Studio Torta si è aggiudicato il premio come primo studio di consulenti in proprietà industriale secondo le classifiche stilate dalla prestigiosa rivista internazionale specializzata Managing Intellectual Property. La classifica è stata preparata principalmente in base alle segnalazioni internazionali raccolte dalla redazione della rivista. Lo Studio Torta è uno dei primi uffici italiani di consulenti ed agenti di brevetti e marchi, ed offre una completa gamma di servizi per assistere le aziende nella creazione, nella gestione e nella difesa del proprio portafoglio marchi e brevetti. Lo Studio è stato fondato nel 1879, ha la propria sede storica a Torino ed ha un importante ufficio, con soci residenti, operante da alcuni decenni a Bologna. L’ufficio di Bologna ha avuto la possibilità, in questi anni, di collaborare con diverse importanti aziende del territorio aiutandole a crescere e rafforzarsi. Vetrina imprese DIETRO LE PORTE C’è: LEONARDO Sono sotto gli occhi di tutti coloro che passano, anche solo per un momento, da Bologna, impacchettate come a nascondere una sorpresa: sono le porte. Quelle che delimitavano l’antica cinta muraria della città. Ma se tutti vedono e sanno che le porte sono impacchettate per un intervento di restauro (finanziato dalla Banca di Bologna, diretto dall’architetto Silvio Vianelli e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Bologna), sono davvero in pochi a sapere che tra le aziende che eseguono i lavori ce n’è una alla cui guida è una giovane imprenditrice: Rossana Gabrielli, Vice Presidente del gruppo giovani di Unindustria Bologna e socia della Leonardo Srl. “Il lavoro – spiega– è in realtà stato assegnato a Coarco e la Leonardo sta operando assieme ad altre due aziende del territorio”. Preziose e amate dai bolognesi, le porte sono state edificate a partire dalla seconda metà del XIII secolo e hanno subito numerosi interventi di risistemazione nel corso del tempo. “Insieme al restauro stiamo conducendo un’intensa attività diagnostica – spiega la Vice Presidente - approfittando dell’occasione per conoscere meglio questi importanti monumenti che caratterizzano la nostra città e che non sono mai stati ben studiati. Le analisi, fondamentali per poter avere una guida nell’intervento di restauro stan- no rivelando molte sorprese: in tante porte abbiamo individuato e potuto studiare ampie porzioni delle murature medievali originali, con anche le tracce delle finiture antiche. Anche le porte di via Santo Stefano, tra le più recenti (1843) conservano i segni della nostra storia: oltre alle tracce provocate dalle schegge di granate abbiamo ritrovato, al di sotto delle scritte vandaliche, indicazioni stradali in tedesco dipinte sul muro e ancora ben visibili, databili alla Seconda Guerra Mondiale”. I lavori sono ancora in corso e termineranno nei prossimi mesi: ogni intervento si rivela, infatti, particolarmente impegnativo perché lo stato di conservazione dei paramenti è pessimo. La Leonardo sta affrontando anche questo restauro impiegando metodologie e tecniche specifiche per questi monumenti. La presenza, all’interno della stessa azienda, di restauratori ed esperti di analisi dei beni culturali, permette infatti alla Leonardo di ottenere una profonda conoscenza delle opere su cui interviene e quindi di eseguire restauri efficaci e duraturi, come nel caso delle Porte, dove sta sperimentando sistemi di consolidamento innovativi per rendere l’intervento conservativo il più efficace possibile. Molti esempi, anche nella nostra città, dimostrano l’alto livello qualitativo del lavoro svolto da questa giovane impresa: la Sala Anatomica dell’Archiginnasio, la Chiesa di S. Giovanni in Monte, Palazzo Spada in via Castiglione, la Certosa, il Palazzo della Mercanzia. VETRINA IMPRESE 55 consigli di Lettura The Monk and the Riddle Spingendo la notte più in là Nascita di un Guru di Randy Komisar Harvard Business School Press di Mario Calabresi Mondadori di Takeshi Kitano Mondadori “Immagina un uovo. Fallo cadere per un metro. Come riesci a non romperlo?”È l’enigma di un monaco tibetano con il quale inizia questo “business novel”. Con narrativa fluida ed efficace è raccontato ciò che, per il miglior business advisor della West Coast, da uno stile di lavoro è divenuta una filosofia di vita. Lenny, il giovane protagonista impegnato nella creazione di una nuova azienda, arriva a scoprire che nessuna attività può avere realmente successo se fatta solo per denaro, senza passione. Ma soprattutto impara a non rimandare sogni, progetti e aspettative fino al momento indefinito in cui avrà raggiunto il successo: Lenny comprende infatti che i sogni e i progetti sono l’essenza della passione, e come sia fortunato chi riesce a trasformarli nel proprio lavoro. Con queste riflessioni Komisar guida il lettore fino alla soluzione dell’enigma, tanto semplice da poter diventare una regola di vita. Illuminante. Illuminante, positivo, equilibrato, lacerante. Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso dalla Brigate Rosse in quegli anni ’70, ripercorre e racconta un pezzo della nostra storia recente, tanto importante quanto trascurato. Ho quasi l’età dell’autore, ho vissuto quegli anni da bambina, e da grande, ho vissuto il silenzio al riguardo. E queste di Mario Calabresi erano le parole che mancavano alla mia coscienza affinché si risvegliasse. La voce della ragione, sopraffatta per troppo tempo da chi avrebbe dovuto parlare soltanto per chiedere scusa. Ho orrore di chi associa la parola “intellettuale” a chi, in quegli anni, non è stato che un essere senza umanità in nome di una follia che vorrei condannata con una voce più forte e dura dallo Stato in cui vivo e lavoro. E invece ho ancora in mente il ricordo di Marco Biagi, ed era solo il 2002... Kazuo è messo proprio male: ha appena perso il lavoro, la sua ragazza lo ha lasciato per un altro e, per di più, è tormentato internamente da grandi interrogativi metafisici. Quando, per caso, si imbatte in una strana comunità religiosa che fa riferimento a un guru, si aggrappa disperatamente ad essa come a una scialuppa di salvataggio nel mare in tempesta. Ma le cose non vanno completamente lisce. Il capo della setta non è del tutto a posto e il suo assistente è un cinico senza scrupoli. I seguaci, dal canto loro, sembrano cercare l’elevazione spirituale nei bar e nei bordelli in un percorso di iniziazione che riserverà a Kazuo e al lettore non poche sorprese. ll destino ha infatti in mente grandi cose per lui... Per… chi sa cogliere il sorriso dietro uno sguardo impassibile. Nicola Montanari Rossana Gabrielli Corinna Egitto 56 Consigli di lettura