pdf: futuro n 3 - Unindustria Bologna

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pdf: futuro n 3 - Unindustria Bologna
SOMMARIO
02 Il prestito partecipativo
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EDITORIALE
Andrea Paladini
La capacità di innovare ed evolvere è il fattore comune di
molti successi imprenditoriali, e non importa se questa riguarda il prodotto o il processo, l’importante è essere portatori di novità e cambiamento.
Unindustria Bologna, è nata anche sotto questi auspici e in
quest’ultimo anno ha sicuramente rappresentato una novità
nel panorama associativo locale e nazionale.
Ritengo, e mi riferisco al Gruppo Giovani Imprenditori in particolare, che non possiamo limitarci a essere “una novità”
nel contesto associativo, ma dobbiamo essere noi i portatori
di novità e cambiamento.
In questi anni abbiamo dimostrato di avere capacità organizzativa, di essere numerosi, e con un forte senso di appartenenza al Gruppo che ci lega.
Ma non dobbiamo cullarci nella vanità dei traguardi raggiunti; d’altro canto riproporre format collaudati sarebbe una
noiosa routine, le esperienze fatte devono rappresentare
una solida base su cui costruire qualcosa di nuovo, devono
darci consapevolezza delle nostre capacità.
Il ricco programma di attività svolte fino ad oggi, si è sviluppato cercando di implementare i concetti di formazione,
comunicazione e aggregazione; focalizzando principalmente
il suo obiettivo all’interno dell’Associazione.
Credo che sia giunto il momento di spostare il tiro, trasformando la nostra capacità di realizzare attività, in un mezzo
per orientare le nostre idee ed opinioni anche al di fuori dei
confini associativi.
è il momento di individuare temi trasversali su cui prendere
una nostra posizione, è il momento di assumersi una concreta responsabilità sociale.
FUTURO - Rivista di Unindustria Bologna
Supplemento omaggio di “Fare” N.4 luglio 2008
Direttore Responsabile: Carlo Rossini
Coordinatore Editoriale: Giuseppe Boccuzzi
Redazione: Salvatore Bocchetti, Piero Brighetti, Maria Sole Campanini, Giuseppe Covino, Mauro
Delle Viole, Maria Francesca Delli, Corinna Egitto, Rossana Gabrielli, Simone Mangini, Rocco
Mangione, Nicola Montanari, Marcello Rossi, Ilenia Sala, Ivana Topi, Elena Zaccanti.
Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla stesura degli articoli.
Editore: FARE S.r.l. - Via Serlio, 26 - 40128 Bologna
Direzione e Redazione: Unindustria Bologna - Via Serlio, 26 - 40128 Bologna
Pubblicità: FARE S.r.l. - Via Serlio, 26 - 40128 Bologna
Progetto Grafico: Mollusco & Balena S.r.l. - Via Croce Coperta, 11 - 40128 Bologna
Stampa: Edizioni Union Cards S.r.l. - Via Speranza 4/1 - 40068 San Lazzaro di Savena (BO)
Foto: Archivio Unindustria Bologna.
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per rafforzare le PMI
Lean thinking, una sfida
ancora da cogliere
Il recupero del credito in Europa
TAS rilancio in corso
ecco le prossime tappe
Giappone:
I samurai dei mondi occidentali
La leadership
Il teatro d’impresa e la cultura
della sicurezza sul lavoro
Brand Benefit
Strumenti e competenze
per una buona comunicazione interna
Rapporto tra Università e Imprese
Trasferimento tecnologico
dalla Ricerca alle Imprese
Il consorzio E.I.Con.
Manpower e il “premio per il lavoro”
Marketing on-line
La nuova centralità di Bologna
La parola al Ministero
del turismo di Israele
Profili: Averardo Orta
vivere l’associazione
35 Fare impresa come i grandi
36 Siamo un mondo che cambia
a partire da SantaMargherita
38 Assise Regionale
40 Giovanni Mistè
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il nuovo Presidente Regionale
Martin Curley:
Core business e nuovi fronti
Festa d’estate a Monte del Re
Energie e territorio
L’energia avvolge l’isola di Capri
Reggio Emilia
Intervista a Giorgia Iasoni
Forlì-Cesena
Intervista a Giacomo Gollinucci
Prossimi eventi
Vetrina imprese
Consigli di lettura
I risultati degli studi realizzati dalla Commissione Europea
confermano che la spinta alla
crescita economica (in termini di
PIL) ed all’incremento occupazionale derivano principalmente
dalle piccole e medie imprese.
L’Unione Europea ha riconosciuto ripetutamente la loro importanza per lo sviluppo del mercato
europeo dandone risalto anche
attraverso l’adozione della Carta
europea per le piccole imprese,
conseguentemente al Consiglio
«Affari generali» di Lisbona.
IL PRESTITO
PARTECIPATIVO
PER RAFFORZARE
LE PMI
Ilenia Sala
Uno strumento di finanza di impresa per
facilitare la patrimonializzazione delle PMI
migliorando conseguentemente
le condizioni di accesso al credito.
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economico / finanziaria / giuridica
Questa particolare missione riconosciuta ed affidata alle piccole e medie imprese, si scontra con la realtà delle imprese
italiane per le quali si osserva,
a parte la difficoltà strutturale
ad accedere al mercato dei capitali, la cronica sottocapitalizzazione.
Le origini della sottocapitalizzazione rappresentano la conseguenza di una gestione della
finanza aziendale determinata
spesso da scelte influenzate dalla normativa fiscale e tributaria
che, nel corso degli anni, ha favorito l’indebitamento piuttosto
che la capitalizzazione delle imprese.
È evidente che tale situazione
strutturale delle PMI costituisce
un freno allo sviluppo, in particolare per il non facile accesso
al credito bancario, caratterizzato da un costo sistematicamente più elevato rispetto a
quello sostenuto dalle grandi
imprese.
In vista poi dell’applicazione dal 1 gennaio 2008 - da parte
delle banche dei principi stabiliti dall’Accordo di Basilea,
la scarsa presenza all’interno
dell’azienda di capitale proprio
rappresenta uno degli elementi maggiormente penalizzanti
nell’attribuzione di un giudizio
di rating e di conseguenza per
l’accesso al credito a «buon
mercato».
La soluzione ideale sarebbe
quella di patrimonializzare in
maniera sensibile l’azienda con
risorse apportate direttamente
dai soci: non sempre vi è però la
volontà, la possibilità e la capacità di farlo in breve tempo.
Come conciliare le esigenze
dell’impresa con le possibilità e
gli interessi dell’imprenditore?
Il prestito partecipativo può
aiutare a risolvere questo problema.
Introdotto per la prima volta
nell’ordinamento legislativo italiano dall’art. 35 della Legge 5
ottobre 1991 n. 317, il prestito
partecipativo si configura come
un rapporto triangolare tra la
banca, l’impresa finanziata ed
i terzi coobbligati (di norma i
soci). La società finanziata dalla
banca si obbliga a corrisponderle, alla scadenza, il capitale e gli
interessi. Da parte loro, i soci
s’impegnano, in quanto coobbligati, a fornire alla società le risorse necessarie per il rimborso
delle rate del prestito in linea
capitale.
società di capitali, ivi comprese
le società cooperative con esclusione delle imprese agricole.
Il prestito può essere concesso
in relazione ad un programma
d’attività, finalizzato alla costituzione, allo sviluppo ed alla
ristrutturazione
dell’impresa,
nonché alla tutela ambientale,
al risparmio energetico, all’innovazione tecnologica ed agli
investimenti per la sicurezza sui
luoghi di lavoro.
L’importo concedibile arriva
sino al 100% dell’aumento del
capitale previsto. In considerazione della particolare struttura del finanziamento, l’importo
viene determinato anche in funzione dell’impegno assunto dai
soci (sottoscrizione dell’atto di
obbligo). La durata può variare da un minimo di cinque anni
ad un massimo di dieci, oltre il
periodo di preammortamento.
A garanzia del prestito partecipativo, per capitale ed interessi,
dovrà essere rilasciata da parte
dei soci (o di altri soggetti coobbligati) la fidejussione a favore
della banca.
Il prestito partecipativo, quindi,
consente all’impresa di indebitarsi per realizzare programmi
di sviluppo, di ammodernamento, di innovazione o di ristrutturazione, migliorandone sensibilmente i risultati economici,
accrescendone il valore, e nel
contempo
«automaticamente» aumentando il patrimonio
aziendale.
Il vantaggio per i soci consiste
nel poter dilazionare nel tempo
l’impegno finanziario, mentre il
vantaggio per l’impresa consiste nell’ottenere sin dall’inizio
le risorse necessarie per la sua
operatività.
Sono beneficiari del prestito
partecipativo le piccole e medie
imprese organizzate in forma di
economico / finanziaria / giuridica
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Per guardare avanti, ed affrontare la sfida competitiva imposta dai mercati globali, occorre
spesso prendere atto che il modello tradizionale d’impresa non
regge più.
Certamente, l’individuazione di
un nuovo modello di business è
un esercizio estremamente difficile, e spesso l’imprenditore
non possiede tutti gli strumenti
necessari per realizzare cambiamenti strategici drastici. Un
deciso cambiamento interno invece, pur se difficile, corrisponde ad uno scenario decisamente più fattibile ma, oggi, ancora
troppo poco diffuso con un giusto approccio sistemico.
Il “Lean Thinking” è una teoria
manageriale che, pur avendo
preso corpo già nei primi anni
‘90, rimane ancora oggi piuttosto innovativa. Essa mescola
l’esperienza manageriale delle
imprese americane con le metodologie giapponesi applicate
alla produzione, nate in Toyota
negli anni ’70 e note come “Toyota Production System” (TPS).
Lean
THINKING
una sfida
ancora da cogliere
Alberto Stancari
Per migliorare la produttività aziendale
si deve porre grande attenzione
all’individuazione degli sprechi.
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economico / finanziaria / giuridica
La filosofia “Lean Thinking” ed
i suoi princìpi cardine.
Il lean thinking (letteralmente
“pensare snello”) fonda il suo
approccio e la selezione delle
sue tecniche sulla base di un
assunto: gli sprechi, intesi come
attività che impiegano risorse e
non creano valore, vanno combattuti ed eliminati.
Il concetto di spreco, giunto a
noi dalla grande attenzione dei
giapponesi verso i muda (appunto, gli sprechi), può essere
definito individuando queste sei
tipologie: sprechi per sovrapproduzione, sprechi per attese,
sprechi per trasporto, sprechi
di processo, sprechi per scorte,
sprechi per difetti. Tali entità, se
approcciate con chiarezza, determinano una vasta area di intervento, ed enormi possibilità di
miglioramento.
Intuito dunque l’approccio pratico e allo stesso tempo assai
sfidante della filosofia, riportiamo i suoi 5 principi cardine
(Figura 1):
• Definire il valore. Il primo principio, o fase, si basa sulla definizione di quali attività “creano
valore” e quali invece, sulla base
del concetto di sprechi sopra illustrato, devono essere ridotte o
eliminate;
• Identificare il flusso di valore. Attraverso la definizione dei
flussi di informazioni e flussi di
trasformazione fisica, è possibile
comprendere il funzionamento
dei processi (sviluppo prodotto,
gestione ordini e produzione)
e individuare tutti i punti ove si
vengono a creare gli sprechi;
• Fare scorrere il flusso. Al terzo passo ci si propone, di fatto,
di introdurre l’ormai noto approccio all’organizzazione “per
processi”, al fine di snellire le
attività e sincronizzare il lavoro
di aree aziendali diverse;
• Fare in modo che il flusso sia
“tirato” dal cliente. Una volta individuata la corretta modalità di
funzionamento dei processi, con
i giusti flussi fisici ed informativi,
occorre impostare la gestione di
tali processi al fine di farli operare “con il ritmo richiesto dal
mercato”. Tutto ciò che non è
sincronizzato con la domanda,
infatti, genererà scorte o sovrapproduzione;
• Ricercare la perfezione. Una
volta superati i primi quattro
passi, va implementato un sistema manageriale orientato
al “miglioramento continuo”,
così da permettere all’azienda il
consolidamento dei risultati ottenuti, e la continua tensione a
ridurre altri sprechi.
molte aziende apparentemente
“tirate” presentano, alla prima
verifica dell’efficienza, performances che si aggirano attorno
al 60%.
Figura 1: Gli step dell’approccio lean
all’organizzazione
L’aspetto veramente importante dell’approccio lean è il fatto
di poter sfruttare le sue linee
guida per giungere a costruire
una filosofia aziendale snella.
Infatti, molto spesso i manager
adottano sì alcune delle tecniche richiamate nell’ambito della
letteratura e l’esperienza relative al lean thinking, ma non colgono appieno l’opportunità, ed il
conseguente grande beneficio,
di integrare le diverse tecniche
in un approccio aziendale globale.
Conclusioni
L’esperienza maturata sui temi
della “misurazione interna” dimostra ineluttabilmente che
Ecco perché, oltre a focalizzarsi
sull’aumento della produttività
mediante investimenti e ricerca
di sempre più alta velocità nei
confronti dei processi e della
manodopera, è necessario focalizzarsi anche - anzi soprattutto
- sugli sprechi interni, al fine di
liberare capacità produttiva.
Starà poi al management decidere, in un secondo momento
“logico”, se utilizzare la nuova
capacità recuperata per soddisfare altra domanda, se cedere
parte dell’efficienza al mercato
con un’approccio più aggressivo, o se privarsi della capacità in esubero, attuando quindi
un’azione di taglio effettivo dei
costi.
economico / finanziaria / giuridica
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il recupero del credito in europa
Giacomo Francia
direttamente applicabile negli
Stati membri UE) che ha istituito
il titolo esecutivo europeo per i
crediti non contestati.
Tale importante strumento normativo consente a determinati
provvedimenti giudiziali, appositamente certificati, di essere
direttamente eseguiti in uno
Stato Membro diverso da quello
del Giudice che li ha emessi, senza bisogno di alcuna procedura di
riconoscimento, con notevole risparmio di tempi e di costi.
Il notevole incremento, registrato in Italia negli ultimi anni, delle
procedure giudiziali volte al recupero del credito è legato alla
notevole difficoltà che incontrano
le imprese nel far fronte agli impegni economici assunti nell’esercizio della propria attività.
In Italia lo strumento per eccellenza, finalizzato al recupero del
credito (purché certo, liquido ed
esigibile) è rappresentato dal ricorso per decreto ingiuntivo che
permette di ottenere, in tempi rapidi (circa 30 giorni dal deposito),
un provvedimento la cui esecutività si perfeziona in mancanza di
opposizione, nei 40 giorni successivi alla sua notifica.
Sul fronte comunitario, per con-
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economico / finanziaria / giuridica
tro, la forte espansione del commercio internazionale, ha stimolato le istituzioni europee sulla
scorta delle innovazioni normative degli ultimi anni (si pensi al
Regolamento CE n. 44/2001 con il
quale veniva semplificata la procedura di riconoscimento ed esecuzione delle decisioni emesse
dai Giudici di uno Stato membro
dell’Unione Europea in ciascuno
degli altri Stati Membri) a garantire maggior tutela a tutte le realtà commerciali comunitarie che si
trovano ad operare sempre di più
al di fuori dei confini di stato.
Tale indirizzo ha preso concretamente forma attraverso l’emanazione del Regolamento del
Parlamento Europeo e del Consiglio n. 805/2004 (in quanto tale
Possono essere certificate, quale titolo esecutivo europeo, le
decisioni giudiziarie (sentenze,
ordinanze, decreti e altri provvedimenti aventi natura decisoria,
ivi compresa la determinazione
delle spese giudiziali), le transazioni giudiziarie e gli atti pubblici,
purchè tutti questi provvedimenti
si riferiscano a crediti non contestati.
Tale regolamento rappresenta un
notevole passo in avanti rispetto
al passato e più ancora lo rappresenterà quando saranno superate
le difficoltà collegate, da un lato,
alla non sempre facile reperibilità
delle società debitrici sul territorio, dall’altro, alla “pigrizia” verso
le “novità” da parte degli organi
deputati alla messa in esecuzione
del titolo esecutivo comunitario;
solo in tale ultimo caso potendosi
ritenere assicurati quegli automatismi indispensabili alla tempestività ed alla concretezza di risultati
della procedura in questione.
TAS RILANCIO IN CORSO ECCO LE PROSSIME TAPPE
Salvatore Bocchetti
ripreso a investire sui nuovi prodotti e ad assumere nuove risorse professionali e commerciali.
Il gruppo ha oggi 650 dipendenti, di cui un centinaio all’estero.
L’ingresso, nel 2007, di un nuovo
azionista, il fondo inglese Audley
Capital, che ha acquisito il 67%
del capitale sociale di TAS Spa,
ha dato maggiore forza a questo
lavoro.
Giuseppe Caruso
Giuseppe Caruso, amministratore delegato, spiega le prossime
mosse della società bolognese
leader nei software per i sistemi di pagamento, la monetica e
i mercati finanziari
TAS, un nome importante
nell’industria bolognese che
negli ultimi anni ha un po’ sofferto…
è stata necessaria una ristrutturazione molto impegnativa per
restituire competitività al gruppo.
In sintesi, ci siamo rifocalizzati
sul nostro core business (software per la monetica, sistemi di
pagamento e i mercati finanziari)
e rimesso in ordine la gestione,
appesantita dalla crescita degli
anni scorsi. Il turnaround è stato completato e i risultati stanno arrivando. Nel 2007 abbiamo
conseguito ricavi per 73,5 milioni
con un’EBITDA di 17 milioni e un
risultato operativo di 7,8 milioni,
nel 2008 stiamo confermando la
tendenza positiva in linea con gli
obiettivi. Soprattutto, l’azienda ha
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economico / finanziaria / giuridica
Quanto conta oggi TAS sul mercato?
Nella monetica, sono clienti di
TAS quindici tra i primi venti
gruppi bancari italiani. Nei sistemi di pagamento siamo leader nel
mercato domestico per le soluzioni d’accesso reti (RNI/SWIFT)
e abbiamo realizzato importanti
progetti nel corporate banking
per cinque dei primi venti gruppi bancari italiani. Nell’area dei
mercati finanziari, TAS è leader
nel mercato domestico delle soluzioni per la gestione degli ordini (securities), adottate da undici
tra i primi venti intermediari mobiliari e ha realizzato importanti
progetti nell’area back office finanza.
Su che cosa punterete in futuro?
Le maggiori opportunità nell’area
della monetica sono legate
all’estensione del mercato in seguito all’introduzione della normativa SEPA (Single European
Payment Area) e alla maggiore
tendenza degli intermediari verso soluzioni di outsourcing. Intendiamo cogliere le opportunità
legate all’introduzione della PSD
(Payment Services Directive), la
direttiva europea sui servizi di
pagamento che, per esempio,
permetterà agli operatori della
grande distribuzione organizzata, ma anche i retailer come le
reti di distributori di carburante,
di diventare “istituti di pagamento”.
Nell’area dei mercati finanziari
interessanti opportunità deriveranno dall’abolizione dell’obbligo
di concentrazione delle negoziazioni sui mercati regolamentati e
dagli obblighi di trasparenza per
l’esecuzione degli ordini (best
execution) introdotti dalla MiFID.
E poi c’è il settore pubblico. Le
amministrazioni pubbliche sono
impegnate ad accrescere la visibilità della propria azione per aumentare il grado di fiducia delle
comunità di riferimento. Il rinnovamento in corso impone l’utilizzo di strumenti informatici innovativi per tecnologia e funzioni.
E all’estero?
L’espansione all’estero sarà una
delle chiavi del piano sviluppo.
Faremo leva inizialmente sul posizionamento di mercato e sulla
base clienti delle nostre controllate estere, Relational Tools
in Spagna, Apia in Svizzera che
già oggi danno un contributo importante al Gruppo. Guarderemo
anche ad aree con potenzialità di
sviluppo interessanti, per esempio il Nord Africa. L’obiettivo è
essere una società specializzata,
leader a livello nazionale e con
una forte proiezione all’estero.
www.molluscobalena.it
Giardini zen, teatro kabuki, Geishe, kimoni di seta, ciliegi in fiore, il monte Fuji e le stampe di
Hokusai.
è solo questo il Giappone?
Per conquistare il Sol Levante ai
Giovani Imprenditori è richiesta,
fra le altre, anche l’arte di adeguarsi al rigido codice d’onore
dei samurai, il bushidō.
Scherzi a parte, il Giappone è un
paese ostico per le nostre PMI?
Vero, ma non impossibile e alcuni ce l’hanno fatta portando con
sé anche un beautycase pieno
di princìpi morali e di comportamento.
Ma come guardare all’ Oriente?
A chi chiedere supporto? E soprattutto dove andare?
GIAPPONE:
I SAMURAI DEI MONDI
OCCIDENTALI
Corinna Egitto
Alcuni consigli per aiutare le nostre PMI
ad instaurare o consolidare rapporti
commerciali con il Giappone.
10 estero-internazionalizzazione
Ne abbiamo parlato con Matteo
Setti del Servizio Sportello Regionale per l’Internazionalizzazione delle Imprese, Regione
Emilia-Romagna:
“Tra i dieci maggiori investitori italiani in Giappone due sono
della nostra regione, Max Mara
e Marposs (quinto e nono posto).
Gli altri sono in ordine Armani,
Bulgari, Diesel, Fiat, Luxottica,
Cassina, Delonghi, Safilo. I principali settori dell’import italiano
in Giappone sono: moda (42.6%),
metalmeccanico (27.1%), Chimico (13.6%), agroalimentare
(10.5%), arredamento (5.1%),
altri (1.1%) In Italia e Giappone
le PMI sono circa il totale delle
imprese ma producono rispettivamente l’85% e il 51% del PIL
generato dal totale delle imprese.
Le grandi corporations giapponesi hanno una capacità di
creazione di valore superiore a
quelle italiane.
Il numero delle imprese in Italia è infatti pari a 4.083.966, in
Giappone 4.690.000.
I principali settori export e relativi fatturati sono per le Macchine ed apparecchi meccanici
ed elettrici (181 mln €); Tessile,
Abbigliamento (214 mln €); Mezzi di trasporto (162 mln €); Alimentari (59 mln €).
I principali settori import invece
per Macchine e apparecchi meccanici ed elettrici (258 mln €);
Mezzi di trasporto (227 mln €);
Prodotti chimici (26 mln €).
Mi fa particolare piacere ricordare tra le aziende della nostra
Regione sbarcate in Giappone
la Lamborghini, Marina Rinaldi,
Soilmec, Barilla, Brevini Power
Transmission, Carpigiani Group,
Ducati Motor Holding, Furla,
GD, Intercast Europe, Italcomm
Group, Saeco, Samputensili, Segafredo e Brevini, Testoni, Bruno
Magli e Marazzi.
La prossima iniziativa “giapponese” a favore delle PMI è per
l’autunno 2009 con seminari su
biotecnologie e nanotecnologie
e un grande evento sull’automotive dal 15 Settembre al 15 Ottobre a Tokyo”.
desk dedicato.
Ma un grandissimo rilievo viene dato agli IBSC (Invest Japan
Business Support Center) che
rappresentano una base logistica nelle 6 principali città
giapponesi per tutte quelle PMI
che intendono avere una propria
presenza diretta in Giappone.
BIZMATCH è invece un servizio
personalizzato in occasione di
importanti manifestazioni fieristiche. Infine JETRO offre il
Giappone a portata di click con
il servizio TTPP (Trade Tie-up
Promotion Programm), banca
dati gratuita via Internet che
combina ricerche ed offerte di
imprese giapponesi ed imprese
straniere”.
Le ultime informazioni in Skype
da Tokio arrivano da due “samurai” d’eccezione, Cesare Rizzoli
e Lorenzo Scrimizzi Direttore e
Responsabile Filiale Giappone
della Carpigiani Group di Bologna.
“L’idea di espanderci in Giappone risale alla fine degli anni 60
ma solo nel 2000 abbiamo optato per un investimento al 100%
fondando a Tokio la filiale giapponese con 20 addetti. Nel 2003
nasce il nostro fiore all’occhiello, La Carpigiani Gelato University con il compito di diffondere
la cultura del gelato nel mondo.
La nostra mission è rappresentata dal mantenimento del
livello di concorrenzialità del
prodotto accorpando però anche
una linea diretta di servizi a tutta
la nostra clientela. La differenza culturale in Giappone è un
valore da non sottovalutare, si
richiedono molti sforzi nel recepire le richieste spesso esigenti.
Gli standard sono alti. Consigli
agli imprenditori delle PMI che
intendono avvicinarsi al Giappone?
Quattro step fondamentali. Informarsi, comprendere, andare
e soprattutto persistere”.
Raffaella Cortellazzi Direttore
Relazioni Esterne e Istituzionali della Japan External Trade
Organization spiega la missione
di quello che è un ente semi-governativo, affiliato al Ministero
dell’Economia, del Commercio
e dell’Industria e costituito allo
scopo di promuovere i rapporti
commerciali tra il Giappone ed il
resto del mondo.
“A tutte le PMI JETRO può offrire
38 uffici dislocati in tutto il Giappone e tutti i servizi standard di
supporto e ricerca anche con un
estero-internazionalizzazione 11
LA LEADERSHIP
Rocco Mangione
Da manager a leader:
un percorso virtuoso ed indispensabile per
tutte le aziende di successo.
12 Formazione
Diceva il presidente americano
Lincoln che la sua politica era
di non avere una precisa politica, cioè era quella di mantenere
possibili fino alla fine le diverse
strade alternative.
Certamente questa affermazione più volte ripetuta in pubblico,
fino a diventare una delle sue
bandiere di conduzione, provocava un certo scetticismo anche
nel gruppo dei suoi collaboratori oltre che nei principali critici
della politica di allora.
Da un leader, infatti, ci si aspettano idee chiare, capacità di previsione, impostazione di un percorso prospettico e conseguente
pianificazione per raggiungere
gli obiettivi.
La volontà di Lincoln di non formulare una politica rigida era
quindi valutata come l’atteggiamento di un governatore debole, sempre pronto a tenere le
opzioni aperte, per poi scegliere
opportunisticamente quelle più
convenienti.
Forse oggi, a più di cento anni
dalla sua presidenza, le opinioni
potrebbero essere differenti.
Oggigiorno è chiaro che la complessità della gestione di un
qualsiasi sistema sociale o politico, richiede una continua tensione verso la trasformazione .
La modalità di mantenere le opzioni aperte, rinviando fin dove
è possibile il momento delle
scelte rigide e irreversibili, non
è sintomo di incapacità decisionale, ma è una delle condizioni
fondamentali di flessibilità e di
elasticità dei sistemi.
Anche le organizzazioni aziendali richiedono la loro buona dose
di coraggio.
Invece di inoltrarsi in decisioni
definitive, che innalzerebbero la
rigidità della struttura, le organizzazioni devono perseguire un
equilibrio abbastanza precario
tra diverse strade alternative,
compiendo scelte con la consapevolezza che esse però potranno essere subito messe in
discussione.
All’interno di un’organizzazione
è desiderabile che il leader sia
riconosciuto dal gruppo, che il
top management delle aziende di successo agisca in base
a valori fortemente condivisi e
focalizzati e si adoperi continuamente a comunicarli a tutta l’organizzazione.
Il leader è particolarmente vincente se riesce a organizzare un
team che lavora bene insieme,
una squadra composta da persone che hanno profonda fiducia
l’una nell’altra e che condividono
davvero la visione del capo.
Gli interpreti di ruoli di leadership in azienda rappresentano,
con la loro testimonianza comportamentale, un fattore fondamentale per il clima aziendale. Il
loro modo di essere, i loro atteggiamenti e comportamenti suggeriscono il modello culturale
premiato. è definibile leader chi
per diritto e/o per merito svolge
un ruolo da influenzatore sociale.
I leader, inoltre, si possono dividere in tre categorie: di comando diretto, di comando indiretto
e d’opinione.
• Il comando diretto permette a
chi lo esercita di impostare fortemente il proprio modello comportamentale.
• Il secondo tipo di leadership si
fonda sulla capacità di progettare sistemi organizzativi affini con
le finalità dell’impresa.
• Il terzo tipo di leadership è basato sul potere di influenzare le
opinioni e i valori. Questo potere
non agisce né sul comando diretto né sul comando indiretto, ma
sulle convinzioni degli individui,
sui loro atteggiamenti e comportamenti.
Tuttavia il leader deve aiutare
psicologicamente il personale a
comportarsi e ad agire adeguatamente di fronte a obiettivi impegnativi.
Le persone possono avere bisogno di supporto emotivo nello svolgimento dei loro compiti.
Tale supporto può essere eser-
citato in varie maniere: sapendo
ascoltare e condividendo i sentimenti dei collaboratori tanto per
fare un esempio.
Nelle organizzazioni vincenti
i leader che si comportano in
questo modo contribuiscono efficacemente a realizzare “un’atmosfera familiare”, ponendo le
condizioni per un continuo cambiamento.
I leader costituiscono anche un
punto di riferimento psicologico fondamentale dove convergono le energie e le aspirazioni
dei membri dell’organizzazione.
Inoltre, con i loro comportamenti, le loro azioni e la loro determinazione indicano l’ atteggiamento che deve essere tenuto
da tutta l’organizzazione.
In conclusione, in base ad una
ricerca internazionale condotta dalla Columbia Universisty,
il manager dell’impresa del
nuovo millennio dovrà essere
leader, comunicatore, stratega, creativo, etico, entusiasta
e aperto. Perché gestire oggi un
impresa con successo, significa
aumentare il numero delle decisioni da prendere, in modo sempre meno autocratico e centralizzato, con il maggior bagaglio
possibile di informazioni, per
aver chiaro il contesto strategico in cui esse stesse si dovranno
assumere.
formazione 13
Intervenire sulla sicurezza implica sicuramente attenzione alle
strutture ed all’ambiente in cui
le persone lavorano ma anche
agire sui comportamenti ed ancora prima sugli atteggiamenti
e la cultura. Per fare questo bisogna superare alcuni ostacoli e
resistenze.
Paolo Vergnani
il TEATRO
D’IMPRESA
E LA CULTURA
DELLA SICUREZZA
SUL LAVORO
Paolo Vergnani
Il teatro d’impresa favorisce
il ricordo e l’emozione. Fa sì che
le persone partecipino attivamente
all’idea che si vuole trasmettere
14 Formazione
Primo tra tutti la cultura che le
persone già hanno e che possiede una sua inerzia.
Pensiamo al ruolo che il coraggio ha nella cultura di molti paesi, a partire dai racconti epici
passando per le prove estreme
degli eroi cinematografici. Un
ragazzino impara presto a cercare di fare colpo esibendo il suo
coraggio. Di conseguenza a volte
si fa confusione e si finisce per
scambiare per coraggio quello
che coraggio non è, ad apprezzarne le dimostrazioni persino
nei casi in cui la differenza tra
coraggio e temerarietà e tra temerarietà e stupidità sia molto
sottile.
A rinforzo va aggiunto che la
prudenza, sul piano estetico,
presenta ben poche attrattive.
La stessa pubblicità rinforza il
messaggio: del resto il prudente, che rischia di esserlo anche
negli acquisti, è un soggetto
pericoloso, da emarginare e ridicolizzare. Se il valore introiettato è quello della temerarietà,
una formazione tradizionale ha
poche possibilità di incidere.
Occorre sostituire un modello
prevalente con un altro che deve
risultare più attrattivo. Naturalmente si tratta di contrastare un
modello che è stato costruito e
viene rinforzato usando mezzi
particolarmente incisivi sul piano emotivo e spesso proposto
con grande attenzione estetica.
A poco servono quindi proclami
che nella migliore delle ipotesi
ribadiscono solo conoscenze già
possedute a livello razionale.
In questo contesto si inserisce
l’utilizzo del teatro che permette di caricare emotivamente le informazioni e agire sullo
stesso terreno delle spinte che
rinforzano la temerarietà.
Oltre a favorire il ricordo, l’emozione fa sì che le persone partecipino attivamente all’idea che
si vuole trasmettere. Assistere
ad una rappresentazione amplia
le esperienze, aiuta a immagazzinare nella propria mente un
catalogo di situazioni critiche
più variegato e più completo di
quanto non permetta di fare la
propria esperienza personale,
inoltre stimola a scegliere modelli adeguati. La discontinuità,
lo stupore, il senso della scoperta, sono le basi dell’apprendimento, del cambiamento di atteggiamenti ed abitudini e sono
l’essenza stessa del teatro.
sai tu del mio lavoro), la negazione del rischio (non è vero, stai
dicendo cose sbagliate), la reattività (adesso ti faccio vedere
che stai dicendo delle cose non
vere), il fatalismo (a me non capiterà, tanto se deve capitare capita), la razionalizzazione basata
su presupposti parziali (nella
nostra azienda non ci sono mai
stati incidenti gravi).
A questo si aggiunge che alcuni
interventi sono lenti, noiosi, ripetitivi, banali al limite dell’offensivo e tutto questo attiva quella
che in fondo è la modalità di
difesa primaria: semplicemente
non ti ascolto.
Il teatro costituisce un ambito
diverso, protetto, ludico, ironico ed autoironico. è il territorio
nel quale si possono dire le cose
che in altri ambiti sono proibite.
Non mi sento in condizione di
difendermi quando qualcosa mi
viene detto in ambito teatrale.
Nello stesso tempo sono portato
ad ascoltare perché vengo preso
dalla narrazione, perché mi sto
sorprendendo, perché viene stimolata la mia curiosità. Nessuno
mi sta dicendo che ho sbagliato
finora però rivedo dei comportamenti e degli atteggiamenti e
finisco per rifletterci sopra. Con
questo non stiamo dicendo che
il teatro sia la soluzione ottimale
per tutte le situazioni in cui si intende introdurre la cultura della sicurezza ma che si tratta di
uno strumento estremamente
flessibile che può affiancare e
rinforzare sia percorsi formativi tradizionali che campagne di
sensibilizzazione.
Uno strumento le cui potenzialità
probabilmente non sono ancora
state pienamente esplorate.
adattato da “La Pasta Madre” di Renata Borgato, Samantha Gamberini e
Paolo Vergnani in corso di pubblicazione presso Franco Angeli, Milano.
Un ultimo aspetto che vale la
pena di prendere in considerazione è il fatto che il teatro permette di aggirare le difese che
potrebbero essere suscitate da
un intervento tradizionale. Quando qualcuno sale in cattedra per
dirti che quello che stai facendo
da anni è sbagliato, presenta rischi inaccettabili, può portare a
conseguenze gravi, pone inevitabilmente chi riceve il messaggio
nella condizione di difendersi.
La difesa può innescarsi in modi
diversi tra cui possiamo citare: la
squalifica del relatore (chi sei tu
per dirmi queste cose, che cosa
formazione 15
BRAND benefit
Federico Bencivelli
una forte ed efficace immagine di
marca nel tempo. Deve diffondere
la sua immagine senza contraddizioni.
La storia della marca costituisce,
dunque, il suo DNA, la sua essenza, e come tale può crescere, svilupparsi, ma non può permettersi
di cambiare totalmente, di stravolgersi, pena la perdita di credibilità.
La marca (in inglese brand) viene
definita come un nome, un simbolo,
un disegno, o una combinazione di
tali elementi, con cui si identificano
i prodotti o i servizi di un’impresa.
La marca segnala quindi al cliente l’origine del prodotto e costituisce, sia per il compratore che per
il produttore, una protezione dalla
concorrenza, qualora tentasse di
fornire un prodotto apparentemente identico.
La complessità e l’affollamento
raggiunto dai mercati ha reso inadeguata la definizione tradizionale,
sia perché troppo simile alla definizione giuridica di marchio focalizzata sugli aspetti distintivi, sia perché
non prende in considerazione le valenze funzionali e simboliche della
marca, cioè il “valore globale” che
16 Formazione
quel segno è in grado di evocare.
Di questi argomenti si è discusso
durante la Settimana del Marketing, promossa da Cofimp, grazie
alle testimonianze di Paola Russo e Philip Taylor, consulenti con
esperienze significative nei settori
fashion, luxury e automotive.
Durante questi incontri è emerso
come la marca sia un concentrato
di attributi tangibili e intangibili, di
significati funzionali ed emozionali,
di tratti locali e globali. Come tale è
la risultante di una comunicazione
interattiva che va costruita campagna dopo campagna, per creare
così un mondo coerente e pertinente intorno al prodotto e a tutti
gli altri elementi che la marca rappresenta. L’oggetto della strategia
di comunicazione deve necessariamente essere la costruzione di
L’immagine aziendale costituisce
una sorta di premessa all’immagine di marca, in quanto va ad influire
sull’autorevolezza e sulla credibilità della marca stessa. Per fare in
modo che esse coincidano è necessaria una buona comunicazione
istituzionale, vale a dire la comunicazione dell’immagine dell’impresa in quanto “istituzione” nella sua
totalità. Essa non è rivolta a promuovere i prodotti o i servizi, ma a
promuovere la sua identità, i suoi
valori, la sua strategia. È orientata ad influire sui pubblici di riferimento in modo da ottenere fiducia
e confermarne il posizionamento.
Questo tipo di attività deve attuarsi
prevalentemente attraverso strategie comunicative a lungo termine, con programmi i cui messaggi
siano in grado di essere assorbiti,
lentamente, ma con continuità, dal
mercato.
La comunicazione istituzionale se
da una parte mantiene un profilo
autonomo, con proprie modalità e
contenuti, dall’altra assume, di fatto, un ruolo di guida ed ispirazione
di tutta l’intera attività comunicativa
dell’impresa: commerciale, economico-finanziaria, gestionale.
La comunicazione interna è uno
strumento che nessuna azienda
oggi può ignorare.
Ma quali sono gli obiettivi di
una
buona
comunicazione
aziendale?
Le sue finalità si possono sintetizzare in due concetti fondamentali: far conoscere e spiegare gli obiettivi dell’impresa,
soprattutto nelle fasi di cambiamento delle strutture organizzative, e promuovere e tutelare
un buon clima organizzativo, accertandosi che tra i dipendenti
regni l’armonia.
STRUMENTI E COMPETENZE
PER UNA BUONA
COMUNICAZIONE
INTERNA
Ivana Topi
L’house organ, le nuove tecnologie
e il ruolo del comunicatore interno.
18 PSICOLOGIA/FILOSOFIA D’IMPRESA
Gli strumenti e le tecniche di
comunicazione adottati rappresentano una premessa fondamentale per la qualità globale di
ogni azienda.
Ma attenzione, perché “tra il dire
e il fare c’è di mezzo il mare”.
Infatti, sviluppare un’efficace
comunicazione aziendale non
è facile come sembra, occorre
individuare gli strumenti giusti
per riuscire a trasmettere a tutti
i dipendenti gli obiettivi generali
e i progetti strategici dell’impresa, al fine di sviluppare spirito di coesione, e consentire a
tutto il personale di identificarsi
nell’azienda in cui lavora.
Ricordiamo che oggi la comunicazione interna va in due direzioni:
1) Top-down, cioè comunicare
informazioni dall’alto (manager,
dirigenti, quadri) verso il basso
(impiegati, dipendenti, collaboratori), ricorrendo ad esempio
a Intranet, oppure organizzando
riunioni che rendano possibile
l’incontro diretto tra manager e
collaboratori;
2) Bottom-up, cioè un ritorno
della comunicazione dal basso verso l’alto. Allora possono
essere formulati questionari
oppure sollecitati colloqui individuali per ascoltare eventuali
richieste.
Dunque non solo informare, ma
anche ascoltare: infatti coinvolgere tutti intorno ad un progetto
rappresenta un grande beneficio per l’azienda. Nelle piccole
e medie imprese la comunicazione dall’alto verso il basso (e
viceversa) è più diretta. Nella
comunicazione aziendale, la
progressiva introduzione delle
nuove tecnologie informatiche
non ha tuttavia ridotto l’utilizzo
degli strumenti tradizionali cartacei, come l’house organ, ma
ha confermato anzi la tendenza
a valorizzarli scoprendone nuove funzioni e spazi applicativi, in
particolare come contributo al
dialogo e al confronto, alla trasmissione di esperienze e saperi.
L’house organ è una pubblicazione aziendale periodica che ha
lo scopo di stimolare la partecipazione e il coinvolgimento dei
dipendenti rispetto all’organizzazione presso cui lavorano, e
favorire la condivisione di valori
comuni e la circolazione di informazioni tra i vari uffici.
In particolare questo strumento
dovrebbe contenere informazioni circa l’organizzazione e le sue
attività, le principali novità che
riguardano tali attività, le novità per l’immediato futuro: tutte
informazioni interessanti per i
dipendenti.
In sintesi, l’house organ deve
cercare di realizzare al meglio
un giusto equilibrio tra aggiornamenti di carattere informativo
e commenti a partire da notizie
di cronaca.
da e avere le qualità necessarie
per veicolare le informazioni nel
modo migliore alle differenti tipologie di dipendenti.
Ma quali competenze sono richieste per promuovere e seguire questo tipo di attività?
All’interno delle grandi e medie
aziende la comunicazione interna è affidata al comunicatore
È fondamentale poi che questo
professionista agisca nei tempi
giusti. La comunicazione interna, infatti, deve precedere quella esterna o al massimo essere
veicolata contemporaneamente:
interno, figura dotata di grandi
doti organizzative e competenze
manageriali; oltre a una spiccata abilità nella mediazione e nel
problem solving, che gli consentono di interpretare, raccogliere
e filtrare le richieste e di elaborare i problemi dei vari reparti in
modo da facilitarne l’incontro.
un dipendente non deve essere
informato dai giornali di qualcosa che sta avvenendo all’interno
del suo ambiente di lavoro.
Si tratta, inoltre, di una figura
chiamata a lavorare a stretto
contatto con la direzione generale. Per poter operare, infatti,
deve conoscere tutto ciò che
avviene ai “piani alti” dell’azien-
Fondamentale, infine, è avere
maturato una certa esperienza
nel settore delle risorse umane:
saper approcciare i dipendenti, informarli con il linguaggio
a loro più consono, evitare che
i messaggi vengano percepiti in
maniera distorta, sono tutte doti
che si acquisiscono con il lavoro
sul campo nell’amministrazione
del personale.
PSICOLOGIA/FILOSOFIA D’IMPRESA 19
Bruno Quarta è, da ottobre 2004,
Dirigente dell’Area della Ricerca
dell’Università di Bologna. Francese, proviene dalla Microsoft, dove
per gli ultimi 5 anni si è occupato
delle relazioni con gli Atenei del
sud Europa. L’Area della ricerca si
occupa di curare le attività legate
ai finanziamenti per la ricerca e la
formazione scientifica; potenziare il
supporto alle strutture scientifiche
per il coordinamento delle attività
di ricerca, in particolare a livello comunitario ed internazionale; favorire lo sviluppo dell’attività di ricerca e
valorizzarne i risultati; promuovere
e realizzare iniziative volte ad incrementare i fondi di ricerca acquisiti
dall’esterno.
Bruno Quarta
rapporto tra
Università E
imprese
Simone Mangini
I servizi e le opportunità offerti
dall’Università di Bologna
20 INNOVAZIONE-TECNOLOGIA
Perché una azienda dovrebbe investire sulla collaborazione con
l’Università?
L’università, con le sue competenze
ed eccellenze che spaziano in tutti
campi, è in grado di aiutare le aziende ad affrontare problematiche
complesse. Le imprese potrebbero,
ad esempio, rivolgersi all’ateneo
ipotizzando quali potrebbero essere
le loro problematiche nel mediolungo termine: necessità di diversificazione puntando su prodotti ad
alto valore aggiunto, nuovi concorrenti, cambiamenti normativi.
Quale può essere il valore aggiunto e quali le forme che può assumere la collaborazione?
In generale, l’Università può vantare strumenti e competenze che
possono essere di notevole utilità
per le aziende che puntano ad una
maggiore competitività: laboratori di ricerca e apparecchiature
all’avanguardia, la possibilità di
accedere con progetti comuni a finanziamenti pubblici, quali quelli
europei e di disporre di risorse di
alto livello quali i laureati ed i dottori
di ricerca. Viste le loro competenze
e la conoscenza dell’ateneo, questi
giovani potrebbero rappresentare la
chiave per creare un legame stabile
con l’Università.
La collaborazione può quindi svolgersi in innumerevoli modi: partecipando a progetti comuni, finanziando giovani ricercatori con borse
di dottorato o assegni di ricerca o
posizioni senior di ricercatore o professore, commissionando attività di
ricerca.
Che tipo di attività svolge l’Area
della Ricerca nell’ambito del trasferimento della conoscenza e
quali sono i servizi offerti alle imprese?
In particolare per quanto riguarda il settore Knowledge Transfer,
svolgiamo soprattutto attività di
tutela e promozione della proprietà intellettuale. L’Ateneo si sta organizzando affinché, alle normali
attività di trasferimento tecnologico
legate alla collaborazione diretta tra i dipartimenti e le imprese,
si affianchino attività coordinate
dall’amministrazione generale. In
questo senso, si sta cercando di
promuovere una cultura del brevetto, strumento indispensabile se si
vuole che una invenzione nata tra le
mura universitarie diventi beneficio
di tutti. Ad esempio, abbiamo in atto
una collaborazione con un’azienda
italiana che ha deciso di investire su
due molecole nate in un laboratorio
dell’Ateneo, sostenendo le spese di
sviluppo dei due possibili farmaci. Se l’Università di Bologna non
avesse brevettato le due molecole,
l’azienda non avrebbe mai investito
e oggi non avremmo la possibilità di
avere in futuro un nuovo antitumorale in commercio.
ciazioni di categoria?
È sicuramente fondamentale e
possiamo definirci fortunati perché
il nostro Ateneo si trova in una regione ricca di realtà imprenditoriali, alle quali l’Università di Bologna
guarda con attenzione. È di questi
giorni la notizia dei buoni risultati
ottenuti sui primi bandi del settimo
programma quadro di ricerca e sviluppo dell’Unione europea. Il nostro
obiettivo è aumentare la presenza
delle aziende locali nei progetti di
ricerca che presenteremo nei prossimi bandi.
Qual è la sfida principale per il
prossimo futuro?
La sfida principale per il nostro
Ateneo è allineare la sinergia tra
l’università e le aziende ai livelli degli altri paesi europei, ma non solo.
Per fare ciò dobbiamo dotarci di
strumenti analoghi a quelli esistenti
in questi paesi.
Ed è per questo che, a tutte le attività di collaborazione dirette, si sta
aggiungendo un impianto di soluzioni che contribuiranno a migliorare l’accesso alle competenze e
alle eccellenze del nostro Ateneo da
parte delle aziende, ad esempio favorendo l’accesso a strumentazione
d’avanguardia presente nei laboratori universitari.
Lo sforzo per migliorare la collaborazione deve comunque provenire
da entrambi le parti. Quello che
chiediamo alle imprese è cercare
di instaurare con l’Università una
fair partnership. Brevettare è una
normale attività della ricerca, così
come negoziare è una normale attività delle università. In questa ottica
rientrano accordi di licenza e di cooperazione allo sviluppo.
Secondo lei quanto è importante il
dialogo con il territorio e le asso-
INNOVAZIONE-TECNOLOGIA
21
Il Vice Presidente di Busi Impianti, l’Ingegner Pietro Caselli, ha
una forte esperienza imprenditoriale e di impegno nella ricerca
industriale ed è stato presidente
del gruppo giovani dell’API dal
2002 al 2006. Da questo maggio
è Presidente dell’ASTER, un consorzio tra Regione, Enti di Ricerca ed Associazioni Imprenditoriali dell’Emilia Romagna avente
lo scopo di promuovere la ricerca industriale, il trasferimento
tecnologico e l’innovazione.
Pietro Caselli
trasferimento
tecnologico
dalla ricerca
alle imprese
Simone Mangini
Il ruolo del consorzio ASTER
nelle parole del suo nuovo Presidente
22 INNOVAZIONE-TECNOLOGIA
Quali accorgimenti devono
adottare le aziende italiane per
affrontare la competizione dei
paesi emergenti a basso costo
di manodopera?
Il contesto produttivo locale non
permette, in molti casi, la competizione sul prezzo. Il modello
competitivo che aveva senso
negli anni 70/80, quando il costo del lavoro era basso e la lira
svalutata, ora non vale più e chi
non si adeguerà sarà probabilmente destinato, nel medio termine, a scomparire. Credo che
il fattore critico di successo sia
nel giusto mix di innovazione di
prodotto o processo unito alla
ricerca di un livello qualitativo
medio-alto. Bisogna ripensare i
processi interni per ottimizzarne
il rendimento ed aumentare l’affidabilità del prodotto iniettando
nuove tecnologie e nuovi modi
di produrre/vendere. Chi vive di
sub-fornitura deve cercare di
diventare partner del proprio
cliente in modo proattivo “possedendo” la tecnologia e non
solo le braccia utili a trasformare un semilavorato in un altro .
In sintesi, non esiste una unica ricetta ma mille, che solo
la sensibilità dell’imprenditore
può modulare avendo l’umiltà di
pensare sempre in modo critico
alla propria impresa riconoscendo che se l’azienda ha problemi
non è necessariamente a causa
di pratiche di dumping da parte
dei cinesi o dei coreani. Spesso
la realtà è che ci si è fossilizzati
su un modo di produrre non più
adeguato.
Le imprese, ed in particolare
i giovani imprenditori, come
possono proficuamente collaborare con ASTER?
Aster è uno strumento al servizio dell’impresa, la sua missione principale è coordinare la
rete dei centri di ricerca applicata della Rete Alta Tecnologia
dell’Emilia Romagna per agevolare il trasferimento tecnologico
con il mondo delle imprese.
Università, CNR, Enea non nascono per fare attività di ricerca applicata conto terzi, hanno
una missione diversa legata alla
didattica, alla ricerca di base o
applicata di ampio respiro e,
spesso, non sono strutturate
per gestire in modo efficiente
un corretto rapporto cliente/fornitore. La Rete regionale nasce
per ovviare a queste difficoltà
creando strutture finalizzate alla
ricerca applicata conto terzi.
Alla domanda posta mi sento di
rispondere ribaltandola, non bisogna chiedersi come i giovani
(o senior) imprenditori possano
collaborare con Aster, è Aster
che deve collaborare con il mondo dell’impresa per veicolare le
enormi potenzialità della rete di
ricerca applicata ed aiutare, nel
suo piccolo, il processo di crescita delle nostre imprese. Aster
coordina una rete di laboratori e
li rappresenta sul mercato, fornisce informazioni alle imprese
su come strutturare progetti di
ricerca finanziati sia in ambito
nazionale che in ambito europeo, fornisce servizi di informazione sui bandi e di formazione
sugli stessi, la collaborazione
tra imprenditori e Aster si deve
basare, in primis, sulla reciproca conoscenza e sul pretendere
qualità nel rapporto. Informatevi su chi siamo, oggi, e su cosa
possiamo fare, usate i nostri
servizi e diteci dove possiamo e
dobbiamo migliorare.
Quali obiettivi si propone per la
sua presidenza di ASTER?
L’impresa ha bisogno di importare tecnologia e competenze
dal mondo della ricerca pubblica, e noi abbiamo la mission di
facilitare questo processo. Dobbiamo riuscire a sfatare il mito
della incomunicabilità tra ricerca pubblica e privato, insegnando ai nodi della rete il linguaggio
e le esigenze del mercato e trasferendo alle imprese le potenzialità del mondo della ricerca.
La Rete è giovane, ha poco più
di due anni, e deve essere rodata e messa nelle condizioni di
operare con credibilità. Questo
è l’obiettivo primario della mia
Presidenza.
Come pensa che l’esperienza
maturata in una associazione di
giovani imprenditori possa esserle stata utile?
Le associazioni dei giovani imprenditori sono una palestra
nella quale si impara a conoscere il mondo delle imprese e delle
politiche associative, a coordinare e a coordinarsi.
Nel mondo associativo ho sviluppato capacità relazionali,
sensibilità politica e vinto una
mia timidezza di fondo. Ho imparato molto e, spero, insegnato
un poco, ma sono riuscito a farlo
divertendomi, e questa è la cosa
più importante. Le attività extra
impresa hanno senso solo se si
riesce ad entusiasmarsi, questa
capacità mi è stato trasmessa
dalla frequentazione per dodici
anni del gruppo giovani.
INNOVAZIONE-TECNOLOGIA
23
il consorzio e.i.con.
Claudio Garagnani
voce di spesa che incide sul costo unitario del prodotto finito
aziendale in modo significativo
e quindi negativamente rispetto
alla concorrenza straniera che
ha costi energetici inferiori.
Vi sono due priorità pertanto:
analisi della propria efficienza
e individuazione delle risorse
complementari al “petrolio”.
Il “problema” energia è uno dei
più importanti che le imprese,
con cui ho a che fare tutti i giorni, devono affrontare.
Il consorzio E.I.Con., di cui sono
il direttore, affronta le esigenze
delle imprese individuando e
valutando i più efficienti competitor nazionali per l’erogazione di energia elettrica ma cerca
anche di affiancare le stesse imprese con l’obiettivo di proporre
soluzioni innovative, economiche e rispettose dell’ambiente.
Lo scopo principale pertanto
risulta quello di fare cultura e
individuare le soluzioni idonee
per le problematiche delle risorse energetiche necessarie oggi
e nel futuro.
Nel mondo dell’impresa la qualità del prodotto finale è ancora
24 INNOVAZIONE-TECNOLOGIA
fondamentale per permettere la
sopravvivenza dell’azienda, in un
mercato sempre più qualificato e
in un panorama concorrenziale
nel quale i mercati hanno limiti
non più nazionali, ma mondiali.
La qualità fine a se stessa però
negli ultimi anni sembra non
garantire non solo lo sviluppo
aziendale, ma la stessa sopravvivenza; infatti il prezzo di vendita del prodotto finito può essere
più elevato rispetto ad un prodotto di qualità simile ma proveniente da un contesto sociale,
economico, culturale e geografico diverso. Occorre quindi incidere anche sui fattori produttivi,
e tra questi sul fattore energia.
Tra i costi dei fattori produttivi
che un’azienda deve sostenere rientrano infatti quelli del
consumo di energia elettrica,
Un primo passo orientato al
perseguimento di questi obiettivi rende necessario conoscere
dal punto di vista quantitativo
quali siano i consumi energetici della propria impresa, verificando poi l’efficienza generale
dell’azienda: lo stato di coibentazione dell’involucro industriale, dell’impianto elettrico e degli
impianti produttivi, per stabilire
la massima efficienza e il risparmio energetico nei consumi.
Per la seconda priorità è auspicabile aumentare sempre più
l’uso di fonti complementari e
rinnovabili quali il fotovoltaico,
il solare, l’eolico dove è possibile, le biomasse, la co e tri
generazione, l’idroelettrico, la
geotermia ed altro ancora che
la tecnologia e l’innovazione ci
proporranno.
E qui nasce la collaborazione con il mondo universitario
che il Consorzio E.I.Con sta intensificando per dare risposte
tecnologicamente avanzate ed
economicamente interessanti al
mondo delle imprese.
Manpower E il“PREMIO PER IL LAVORO”
Francesco Maria Gallo
Dopo il successo dell’edizione
2007, torna il “Premio per il
Lavoro: riconosciamo l’eccellenza”, l’evento che Manpower
Italia dedica ai lavoratori italiani e stranieri per premiare le
persone che, con il loro lavoro,
contribuiscono ogni giorno alla
crescita e all’innovazione aziendale.
Il Premio, che gode anche
quest’anno dell’Alto Patrocinio
della Presidenza del Consiglio
dei Ministri, rappresenta un riconoscimento non solo alle prestazioni specifiche ma anche al
valore del singolo in un’ottica
relazionale.
Un’edizione ricca, quella del
2008, organizzata in partnership
con i Giovani Imprenditori di
Confindustria, a conferma della
necessaria sinergia tra il mondo
del lavoro e il mondo dell’impresa. “Eccellenza e merito sono
due valori di base per il Movimento dei Giovani Imprenditori
ed è per questo che abbiamo
condiviso questa iniziativa.
Pubblica Amministrazione che
potranno essere candidati per
il talento e l’impegno con cui si
dedicano al servizio pubblico. In
questo modo, Manpower intende
contribuire all’efficientamento
della P.A., individuando punte di
eccellenza che possano fungere
da best practices da estendere ed implementare in altri enti
pubblici.
Gli impiegati, come i manager e
ogni altra tipologia di dipendente statale, concorreranno quindi
per il Premio Speciale per il lavoratore pubblico, per dimostrare
che ci sono migliaia di persone
che quotidianamente contribuiscono con la propria professionalità alla crescita della Società
nel suo complesso.
Altra novità è l’introduzione di
una nuova categoria: ai sette premi della prima edizione,
Operaio, Impiegato, Quadro,
Dirigente, HR Manager, Collaboratore esterno e Lavoratore
straniero in Italia (Lavoratore
extra-comunitario nell’edizione
2007), si aggiunge quest’anno
il Lavoratore italiano all’estero.
Non va poi dimenticato il Premio
Speciale fuori concorso alla carriera del primo lavoratore temporaneo collocato da Manpower
Italia. I vincitori saranno annunciati e premiati nell’ambito di un
importante evento che si svolgerà il 3 dicembre 2008 presso
Sala Sinopoli all’Auditorium
Parco della Musica di Roma,
davanti a una prestigiosa platea
di rappresentanti della politica,
dell’impresa, della cultura e dello spettacolo italiani.
In aria di novità anche il tema
conduttore della serata, che
sarà dedicata proprio al cambiamento, inteso come motore dello sviluppo economico e sociale
contemporaneo, come l’insieme
di fattori che, dagli anni Ottanta
in poi, hanno ridefinito l’assetto
dell’impresa e del lavoro.
Maggiori informazioni sono reperibili sul sito internet www.
premioperillavoro.it
Il Premio per il Lavoro è un riconoscimento a tutte le categorie
di lavoratori, pubblici e privati, a dimostrazione che la forza
delle organizzazioni, aziendali
e non, passa per l’impegno e la
passione di donne e uomini che
ne sono l’anima”, ha dichiarato
Federica Guidi, Presidente dei
Giovani Imprenditori di Confindustria. Elemento di novità
è l’apertura del Premio per il
Lavoro 2008 ai dipendenti della
INNOVAZIONE-TECNOLOGIA 25
Ne parliamo con Mauro Lupi
Vice Presidente dello IAB (Internet Advertising Bureau) e Presidente di Ad Maiora.
Marketing
on-line
Giuseppe Covino
Il marketing segue i trend e diventa
sempre più digitale come la nostra vita.
Il webmarketing sta esplodendo in tutta Europa, in Italia come reagisce il mercato e
quali sono le quote di mercato
fra on line ed off line?
Se per marketing online ci si
riferisce alla pubblicità interattiva, si tratta di un mercato che
varrà oltre 800 milioni nel 2008,
rappresentando circa il 7-8%
del totale della spesa pubblicitaria in Italia. In questo ambito,
si tratta dell’unico comparto che
cresce a due cifre (almeno il
30%), mentre quasi tutti gli altri
mezzi sono stabili o addirittura in regresso. Per il 2009 ci si
aspetta che l’advertising online
superi anche la radio diventando
quindi il terzo media dopo TV e
stampa.
Quello che va sottolineato è
che il mondo della comunicazione digitale è in realtà molto
più ampio del solo risvolto pubblicitario, e sta diventando peraltro un fattore strategico per
ogni azienda. Mi riferisco ai siti
web ma anche all’impatto sulle
public relation, alla digitalizzazione di eventi e altre iniziative
legate alla comunicazione complessiva. Penso che assisteremo ad una presa di coscienza
nell’attribuire ad internet non
solo un ruolo di “media” ma di
vero connettore dell’azienda con
ogni suo stakeholder.
Come mai, secondo i dati Nielsen Media Research, alcuni
settori ancora faticano ad investire sul web come ad esempio
l’alimentare?
Ci sono ragioni legate alla cul-
26 Comunicazione / marketing
tura aziendale di molte organizzazioni che sono storicamente
prudenti verso le innovazioni,
specie se legate alla tecnologia, a cui si somma la mancanza di pragmatismo nel valutare
scientificamente gli investimenti
in comunicazione. A questo va
sommato il caso, unico in Europa, che vede la TV raccogliere
oltre la metà di tutta la spesa
pubblicitaria, nonostante qualsiasi ricerca dimostri il crollo di
audience specie su determinate
fasce demografiche della popolazione.
Internet costringe inoltre a riconsiderare la comunicazione
in modo più complessivo, toccando talvolta ruoli e funzioni
(sia all’interno dell’azienda che
rispetto ai partner esterni) che
si trovano a disagio verso il cambiamento dello status quo.
L’impressione è che la piccola
e media industria comincia a
capirne i vantaggi ed investe in
proporzione alle proprie possibilità, non trova che in fondo
questo permetta un livellamento delle società e premi chi
ha la “visione”?
Si dice che “siamo tutti uguali di
fronte a Google”. La Rete permette opportunità a chiunque
le sappia cogliere, attraverso
una soglia di ingresso piuttosto
bassa rispetto ad altri canali,
potendo soprattutto misurarne facilmente e rapidamente i
risultati in modo che si possano modulare gli investimenti in
maniera consapevole. Mi preme
però sfatare un luogo comune
sulla economicità di internet:
talvolta si pensa che si tratti di
un canale “low cost” in tutto,
dimenticando che per cogliere
le numerose opportunità del-
la Rete è richiesto comunque
un progetto articolato e con un
budget adeguato, compreso
quello per utilizzare le professionalità che non potranno mai
essere “low cost” se si vuole
perseguire un risultato positivo.
Spesso capita che il marketing
in rete generi un numero di
leads che poi l’azienda non riesce a gestire o che si trovi a
gestire relazioni internazionali
che auspicava di avere ma che
poi fatica a coltivare. Insomma
non rischia di dare le vertigini?
Si cade in questo errore quando
la Rete viene vista come un canale indipendente dal resto delle
attività aziendali. La comunicazione online invece deve rappresentare e coinvolgere le società
nel loro complesso, guidando
quei cambiamenti resi necessari dal modificato rapporto tra
aziende e consumatori, maggiormente orientato al confronto, al dialogo, alla trasparenza.
Per farlo occorrono quelle che
Forrester chiama le “connected
agencies”, ossia operatori professionali che sono connessi alle
nuove forme di comunicazione e
che le usano in prima persona,
acquisendo quell’esperienza sul
campo che difficilmente si riesce a sviluppare in modo compiuto in azienda. Altro tema è la
creatività dei progetti di comunicazione, anch’essa più facile da
sviluppare dall’esterno delle società potendo meglio interpretare in modo oggettivo alcuni dei
trend di mercato.
La competitività è ormai indubbiamente globale, dal suo osservatorio privilegiato di IAB,
quanto crede che pesi nei prossimi anni un buon consulente di
web marketing nelle strategie
aziendali?
L’evoluzione della Rete è continua, veloce, e sempre più globale. Questo costringe le aziende a
stare al passo dei cambiamenti
per non perdere di competitività. Si tratta di trasformazioni profonde che necessitano di
supporti esterni, e non per mancanza di capacità in termini professionali delle figure aziendali,
quanto per l’esigenza di cogliere
immediatamente tutti i segnali e
le relative implicazioni di questi
cambiamenti.
Comunicazione / marketing 27
Con l’Assemblea di Unindustria
del maggio scorso si è aperto
sul territorio un dibattito nuovo e più profondo. In quella occasione, infatti, il Presidente
Gaetano Maccaferri ha parlato
della “necessità di riprogettare
una nuova centralità” di Bologna, ha invitato “l’insieme degli attori locali” a “rinnovare il
proprio impegno”, ha chiesto a
tutti “l’entusiasmo indispensabile per costruire un Progetto
ambizioso, condiviso e capace di
coinvolgere l’intera Comunità”.
Nella vision di Unindustria, insomma, prende un posto sempre più centrale l’obiettivo di
un ruolo rinnovato di Bologna,
riprogettato sulla base delle
vocazioni culturali, economiche
e sociali della città e del territorio.
Di questo obiettivo abbiamo voluto parlare con lo stesso Gaetano Maccaferri.
LA nuova centralità
di BOLOGNA
Carlo Rossini
Il Presidente di Unindustria Bologna
ci racconta un ambizioso progetto
per il riposizionamento competitivo
della città grazie al coinvolgimento di tutti
gli attori locali.
28 TERRITORIO
Presidente, perchè questo interesse così deciso per il ruolo
di Bologna?
Le imprese sono competitive se
è competitivo il contesto in cui si
muovono. Per questo gli imprenditori bolognesi si interessano, e
si impegnano, per la valorizzazione del territorio in cui operano e in cui hanno le loro radici.
Cosa vi proponete, concretamente?
Riprogettare la centralità di
Bologna è un disegno al quale,
secondo noi, devono concorrere
sia le istituzioni sia tutti i protagonisti della vita sociale ed economica: l’Università, il sistema
produttivo, le infrastrutture per
la mobilità, la Fiera, la Camera di Commercio, le Fondazioni
bancarie.
Ed il ruolo di Unindustria, in
tutto questo?
In Assemblea ho rivolto chiaramente un appello alle forze vive
della città e del territorio per
dar vita a una comunità che condivida un progetto di riposizionamento competitivo, analogo
a quelli realizzati in questi anni
da altre città europee. Quanto
a noi, non vogliamo leadership;
il nostro obiettivo è l’interesse
generale. Vogliamo essere coprotagonisti di qualcosa che è
ben più di una semplice somma
di disegni e di piani.
Peraltro, diversi tra i progetti più
significativi per questo ruolo del
nostro territorio ci vedono già ora
coinvolti. Penso in primo luogo
alle iniziative di housing sociale, rivolte soprattutto al mondo
universitario d’eccellenza, od
alla collaborazione tra Unindustria e Comune di Bologna per il
completo restauro della casa di
Giorgio Morandi in Via Fondazza,
che diventerà un grande museo
dedicato al Maestro. Due esempi
che testimoniano il nostro impegno per consolidare e sviluppare
quel legame tra cultura del sapere e cultura del fare su cui si
fonda il futuro di Bologna.
Ha parlato di contesto competitivo. Come si colloca, appunto,
il sistema economico bolognese nella competizione globale?
Bologna ha un sistema industriale articolato in tutti i settori e diffuso su tutto il territorio;
forti posizioni di leadership in
molti comparti; un tessuto di
terziario innovativo e di servizio
alle imprese molto sviluppato.
Ma la competizione internazionale è ormai una competizione
tra territori. Ogni regione deve
valorizzare specificità e punti di
eccellenza. Inoltre, per essere
competitivi bisogna innescare il
cosiddetto effetto gate. Occorre
cioè essere un nodo strategicamente rilevante, attraverso il
quale transitano flussi di informazioni, persone e risorse, e si
diffondono nel territorio. Questa
capacità di essere uno snodo è
fondamentale per attrarre gli investimenti internazionali.
Bologna è proprio uno di questi
snodi: è capoluogo regionale; è
città perno degli scambi NordSud; ha un Aeroporto internazionale adeguato; ha un Interporto di rilievo; avrà la stazione
dell’Alta Velocità; è ai primi posti
in Europa per quanto riguarda i
traffici commerciali; ha Università e Fiera di grande rilevanza.
I suoi competitors sono le altre
città medie europee.
In prospettiva, quali dovrebbero essere i fattori di competitività di questa “nuova centralità” bolognese?
A nostro avviso Bologna, sfruttando le proprie caratteristiche
di nodo geografico e culturale,
deve tornare ad essere un punto
capace di unire e di connettere
tra loro persone, conoscenze,
impresa diffusa, centri dove si
esplora il nuovo in ogni sua forma.
è chiaro, peraltro, che oggi le
scelte economiche e d’investimento, il grado di funzionamento di un sistema territoriale, e
le conseguenti ricadute sociali,
dipendono sempre più dalla dotazione infrastrutturale.
Bologna, dunque, deve essere
dotata di un sistema infrastrutturale che garantisca accessibilità ed efficienza esterna e interna a livello internazionale. Ciò
significa che il funzionamento
del nodo bolognese è questione non locale ma nazionale
(l’esempio più chiaro è il Passante Nord). Che occorre favorire al massimo l’accessibilità ad
Aeroporto, Stazione ferroviaria,
Fiera, ospedale S. Orsola, Università. Che bisogna pensare
ad un metrò non per le utenze
di oggi, ma per quelle prevedibili per una Bologna sede di una
stazione di Alta Velocità e punto
di eccellenza regionale. Che al
Metrò si legano il Sistema Ferroviario Metropolitano ed una
stazione che sia piastra di interscambio tra le diverse modalità
di trasporto. Che vanno messe
in rete le aree produttive poste
a corona attorno al capoluogo.
Sono questi i primi esempi che
mi vengono alla mente.
Parallelamente alle infrastrutture, poi, è necessario che Bologna abbia un respiro metropolitano: come altre città medie
europee, occorre portare a Bologna un evento di livello internazionale che sia occasione per
una confluenza di risorse locali,
regionali, nazionali. Ecco, l’insieme di questi fattori è parte
centrale ed essenziale di quella
che noi abbiamo chiamato ‘una
nuova centralità’ di Bologna.
TERRITORIO 29
Ho incontrato Suzan Klagesbrun,
Direttore dell’Ufficio Nazionale
Israeliano del Turismo, Consigliere d’Ambasciata ed assoluta autorità in Italia sul turismo
dall’Italia verso Israele.
Ci descriva la vacanza “tipo” di
un Israeliano.
Gli Israeliani scelgono mare,
divertimento, una vacanza per
conoscere un paese in piena libertà.
Questo non è che la risposta a
quella che è “la doppia anima”
d’Israele: un Paese giovane, dinamico, aperto alle moderne
tendenze di moda e di cultura da
una parte, un Paese dedito allo
studio della Torah ed alle tradizioni dall’altra. Inoltre, i giovani
israeliani devono svolgere il servizio militare, al cui termine è
quasi obbligatorio per loro fare
un viaggio in Europa o in America.
la parola al
ministEro del turismo
di israele
Mauro Delle Viole
L’armonia dei contrasti,
curiosità turistiche da Israele.
30 VIAGGI E TEMPO LIBERO
Dove vanno in vacanza gli Arabi? Quando?
Anche gli Arabi israeliani scelgono mare, libertà e divertimento.
In loro è forse più forte la dimensione della famiglia. Comunque
amano il divertimento e spesso
scelgono il vicino Egitto anche
per l’affinità culturale. I giovani
arabi di Akko o di Nazareth o di
Haifa di religione musulmana o
cristiana vivono a contatto con i
loro coetani di religione ebraica
e condividono le stesse preferenze.
Perché consigliare Israele come
destinazione per le vacanze?
Perché Israele ha una storia di
3.000 anni, per il clima splendido
e la simpatia della popolazione,
perché in nessun altro Paese al
mondo si potrà vivere l’emozione
dell’incontro con le radici della
storia dell’Occidente. Pensiamo
a Gerusalemme, all’emozione
di trovarsi davanti al Muro Occidentale, antica testimonianza
delle mura di cinta del Tempio
di Gerusalemme e subito alle
spalle di esse la cosiddetta Cupola della Roccia, luogo santo
per il mondo mussulmano edificato sopra quella roccia appunto dove, secondo la tradizione,
Abramo stava per sacrificare
Isacco. Poi, a pochissimi passi
da lì, il cuore della cristianità, la
Basilica del Santo Sepolcro.
E poi la natura, il fresco nel
nord, il Mar Rosso o le acque del
Giordano che creano quel lago
salato conosciuto come “Mar
Morto”, luogo di benessere per
la cura del corpo e di alcune malattie della pelle.
In Israele, infine, è possibile alla
fine di febbraio sciare sul monte
Hermon nell’alta Galilea e solo
dopo 50 minuti fare un bagno
nella acque termali di Tiberiade.
La paura: quanto incide sullo sviluppo del turismo verso
Israele e all’interno del paese
stesso?
Gli Israeliani non hanno paura di
viaggiare e di conoscere. Anche
la situazione relativa al turismo
dall’Italia risulta del tutto modificata rispetto a qualche anno fa.
Dati oltremodo confortanti che
hanno visto 84.000 turisti recarsi
in Israele dall’Italia nei primi 8
mesi del 2008 superando quindi
nel complesso i turisti recatisi in
Israele in tutto il 2007. Il dato del
mese di maggio è stato poi un
vero e proprio record: dall’Italia
il turismo verso Israele è cresciuto del 111%.
Oltre alla conferma del turismo
religioso, sempre più turisti si
recano in Israele alla scoperta della storia e della natura in
gruppo o individualmente. Non
è raro scoprire e vedere famiglie che visitano il Paese nella
formula del “fly and drive”, dormendo in hotel o scegliendo un
soggiorno in Kibbutz.
Secondo Assocamerestero nel
2006 hanno soggiornato in Italia più di 600 mila israeliani e
un israeliano su 7 che parte
sceglie l’Italia come luogo di
vacanza o affari. Perché?
Perché è un bel Paese, per la
sua storia e la sua varietà. Molti sono i legami con l’Italia a livello di comunità ebraica e di
rapporti con il mondo cristiano
e molte sono le aziende israeliane che hanno rapporti di lavoro
con l’Italia: basti pensare alle
aziende esportatrici di fiori o di
frutta.
Una nazione: tre giorni di festa.
Come viene gestito l’aspetto
“multiculturale” in Israele? Ci
sono delle difficoltà?
La multiculturalità è ciò di cui
Israele è assolutamente orgogliosa. “L’armonia dei contrasti”. Gli Italiani possono vedere,
per esempio a Gerusalemme
nello stesso fine settimana, i
rappresentanti di 3 differenti
religioni celebrare la loro festa.
Pensiamo alla Pasqua ebraica,
cattolica ed ortodossa. A Gerusalemme, spesso nella stessa
settimana, sarà possibile vedere
centinaia di pellegrini celebrare
tutto questo nel pieno rispetto
gli uni degli altri.
Per finire un aneddoto.
In Israele si dice che a Gerusalemme si prega, a Tel Aviv ci si
diverte e ad Haifa si lavora. E
questo aneddoto sintetizza quella che è la dimensione di questa
Nazione: il cui prodotto interno
lordo deriva per l’89% dalla produzione di high tech, dove convivialità e divertimento risultano
essere al primo posto, dove la
dimensione religiosa e culturale
non smetteranno mai di stupire.
VIAGGI E TEMPO LIBERO 31
PROFILI: AVERARDO ORTA
Giuseppe Boccuzzi
Un flash sul tuo lavoro…
Gestire un’impresa ospedaliera
è molto stimolante e delicato.
Significa cercare di conciliare
al meglio una impresa economica con le peculiari esigenze
del settore sanitario. Mettendo
sempre al centro le necessità
del cliente-paziente e della sua
famiglia.
In un gruppo da cinquecento posti letto in cinque strutture sanitarie e socio-sanitarie. Gestito a
livello familiare.
Figlio d’arte?
Se è per questo, si può dire che
sono addirittura un… bisnipote
d’arte! La nostra è una attività che si tramanda oramai da
quattro generazioni. Un bel privilegio, me ne rendo conto. Ma
anche, e soprattutto, nel senso
di quello che i miei avi mi hanno
trasmesso.
Tra le tante cose, passione per
un lavoro ed una etica per affrontarlo. Due strumenti indispensabili per la mia attività.
Averardo Orta
Averardo Orta, trentasei anni,
imprenditore e manager di imprese ospedaliere, attuale Vice
Presidente del Gruppo Giovani
di Unindustria Bologna, è anche
Coordinatore Nazionale di AIOP
Giovani, l’Associazione Italiana
Ospedalità Privata.
Ci riceve in una sala luminosa
del nuovissimo Ospedale Privato
Santa Viola appena fuori le mura
di Bologna.
32 PROFILI
AIOP Giovani?
Credo molto nell’associazionismo e nel networking.
Tra le iniziative più interessanti
di AIOP Giovani vorrei ricordare
gli Study Tour. Una o due volte
l’anno ci rechiamo in un paese
estero per studiarne il sistema
sanitario. A dicembre saremo
a Baltimora, negli Stati Uniti
d’America, mentre per il prossimo anno stiamo organizzando una trasferta in Giappone.
Inoltre l’associazione organizza
corsi e convegni, sponsorizza ricerche (per esempio nell’ambito
della Information Technology),
ha stipulato convenzioni con laboratori di analisi della qualità e
si occupa di benchmarking interno.
E il tuo tempo libero?
Nelle occasioni speciali, mi piace riunire gli amici davanti ad un
piatto di tortellini rigorosamente preparati, pasta e ripieno, da
me. Grazie ad un’antica ricetta
che mi insegnò da bambino una
persona a me molto cara.
È questo per me una sorta di rito
da condividere con la famiglia ed
i miei cari.
VIVERE L’ ASSOCIAZIONE
34
Giugno
FARE IMPRESA COME I GRANDI:
I PROGETTI VINCENTI DELLE SCUOLE
Il 5 giugno scorso, in occasione
della manifestazione fieristica
R2B-Research to Business, si
è tenuta la premiazione dell’iniziativa “Che impresa vuoi fare
da grande?”, giunta ormai alla
sua terza edizione.
L’iniziativa, organizzata dai Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia-Romagna con il
patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale e con la collaborazione de Il Resto del Carlino
e di CARISBO, si pone l’obiettivo di accrescere tra i giovani
dell’Emilia-Romagna la sensibilità verso la cultura d’impresa e le metodologie di gestione
aziendale, nonché la loro propensione
all’imprenditorialità
come possibile prospettiva di
vita professionale.
Essa consiste nella selezione di
idee imprenditoriali “giovani ed
innovative”, capaci di coniugare
le attitudini culturali e professionali degli studenti, le conoscenze ed esperienze maturate
nel ciclo scolastico, le vocazioni economiche e le opportunità
presenti sul territorio.
Alla edizione 2007/2008 hanno
partecipato 180 studenti di dieci istituti superiori della regione. Le classi hanno illustrato
i progetti d’impresa corredati da analisi di mercato e della
concorrenza, budget economici, struttura aziendale, piani di
marketing e comunicazione.
La valutazione finale dei progetti è stata effettuata da parte di
una Giuria composta dal nuovo
Presidente Regionale dei Giovani Imprenditori Giovanni Mistè, il
coordinatore regionale del progetto Ilario Benetti, il rappresentante della Direzione Scolastica Regionale Lucia Leggieri,
il Direttore Generale di Carisbo
Giuseppe Feliziani e il Caporedattore centrale del Resto del
Carlino Beppe Boni.
La scelta dei progetti vincenti
è avvenuta in base a criteri di
originalità, realizzabilità, attinenza al territorio, responsabilità sociale e sostenibilità
ambientale.
La classe vincitrice assoluta è
stata la 5°F dell’Istituto Fermi
di Modena che ha presentato
RISPARMIA-ENERGIA.COM, un
portale web di informazioni e
servizi per il risparmio energe-
tico, aggiudicandosi un “assegno” di 10.000 euro, equivalente
ad un plafond destinato a finanziare “borse di studio” riservate
agli studenti che si iscriveranno
a corsi universitari e/o a corsi
specialistici “post diploma”.
Bologna, rappresentata con
grande passione ed energia dalla IV°AM dell’I.T.C.S. Salvemini,
è risultata vincente per la realizzabilità del progetto LC TECH
- Produzione di sistemi alternativi di raffreddamento per computer.
I ragazzi, coordinati dalla Prof.
Naldi e supportati dai business
angels Maria Sole Campanini,
Alberto Stancari ed Elena Zaccanti del Gruppo Giovani di Bologna, hanno dimostrato idee
chiare, pragmatismo e grande
fiuto per gli affari.
Elena Zaccanti
VETRINA ASSOCIAZIONE 35
Giugno
SIAMO UN MONDO CHE CAMBIA
A PARTIRE DA SANTA MARGHeRITA
“Siamo in un mondo che cambia” e “le persone che riescono
in questo mondo sono quelle
che vanno alla ricerca delle condizioni che desiderano, e se non
le trovano le creano”.
è in mezzo a queste due citazioni che aprono e chiudono le
tesi del nostro Presidente e del
nostro movimento che sta il
senso del Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria
del giugno scorso. Quel Santa
Margherita voluto da Federica
Guidi che, a detta di moltissimi
è stato il migliore, certamente
il più condiviso con buona par-
36 VETRINA ASSOCIAZIONE
te dei Grandi del nostro Paese,
insomma l’ultimo, che conserva
una continuità col passato ma
che si differenzia per una netta
crescita.
Il Convegno di Santa Margherita ha riunito più di 1800 colleghi sotto il tema delle relazioni
Industriali, trattato e sviscerato
“da giovani”che ne hanno rilevato l’importanza non solo contingente bensì strategica, perché
fondamenta e trampolino di tutti
i progressi da noi auspicati sotto
il segno del merito, della produttività, della competitività e
della valorizzazione del singolo
all’interno delle imprese.
Mai come in questa edizione si
è notata la mano tesa dei potenti e del Governo. Manager e
Ministri hanno contribuito a definire quelle che sono e saranno le linee guida per affrontare
tali tematiche, spesso sabbie
mobili che paralizzano le scelte
dell’impresa e delle persone che
collaborano alla crescita delle
aziende e del Paese.
L’intervento del Ministro della Pubblica Amministrazione e
Innovazione passerà alla storia
come “Brunetta Show”. L’anticipazione di provvedimenti
Giugno
e misure di ristrutturazione,
trasparenza ed incentivazione
della PA da molti è stato considerato utopico, ma la cronaca
mostra che non lo era affatto e
che anzi ha già iniziato a dare risultati concreti.
Ugualmente stimolante e con
uno sguardo rivolto al futuro il
contributo del Ministro Sacconi
che ha introdotto le linee guida
della ristrutturazione del modello delle relazioni industriali
dando massima libertà al parttime, dell’abolizione della disciplina delle dimissioni volontarie
e della prospettiva e volontà di
liberare ed incentivare il legame
tra salario e produttività.
Il Convegno ha ospitato oltre ad
illustri rappresentati del Governo, anche personaggi di primissimo piano del panorama
economico-industriale.
Alessandro Profumo, Mario Poletti Polegato, PierLuigi Ceccardi, Alberto Bombassei e la nostra
concittadina Sonia Bonfiglioli
sono solo alcuni di coloro che
si sono dati il cambio sul palco
di Santa Margherita, discutendo
ed interagendo con senatori e
deputati del Governo e dell’opposizione, rappresentanti sindacali, professori universitari. Tra
i nomi, Enrico Letta, Guglielmo
Epifani, Alberto Quadro Curzio,
Cesare Damiano, Pietro Ichino,
Raffaele Bonanni.
Venendo invece alla sfera associativa e conviviale dell’evento, quest’anno l’ottima organizzazione di tutti gli amici del
Gruppo di Lavoro guidato dal
fenomenale Matteo Forapani ci
ha offerto la possibilità di vivere
un’esperienza meravigliosa che
noi fortunati portiamo ancora
negli occhi. Infatti la cena sociale si è svolta sul molo di Portofino, all’interno di un’esclusiva struttura realizzata ad hoc.
Un’iniziativa che personalmente
consiglierei a Federica di replicare l’anno venturo.
la propria relazione, il Presidente Berlusconi è stato colpito da
un malore.
Il tempo di riprendersi e in pochi minuti è risalito sul palco
abbracciando e baciando i nostri
Presidenti in rosa, Federica ed
Emma.
Per quanto riguarda il nostro
Gruppo, la partecipazione è
stata coinvolgente e stimolante. Il Convegno di Santa Margherita tra quelli di respiro nazionale è di certo il più focalizzato
sui problemi dell’Impresa, e il
messaggio è passato ed è stato
metabolizzato arricchendoci di
entusiasmo e consapevolezza.
Per la cronaca, la domenica è
stata caratterizzata dalla regata
sociale GI nella quale il sottoscritto e l’amico Stefano Marioni
di Rimini hanno meritato un secondo posto, un po’ stretto per
la verità, ma che regala all’Emilia Romagna l’ennesimo riconoscimento velico.
Nell’ultima giornata grande entusiasmo ha accolto l’intervento
del Presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi.
Già dai primi minuti, però, si
era capito quanto fosse stanco e
provato. Infatti poco dopo, appena il Presidente di Confindustria
Emma Marcegaglia cominciava
Per il respiro di visione e scenario con cui sono stati trattati
temi tanto importanti, attuali
e spinosi, non tralasciandone
l’analisi pragmatica, concreta ed
autorevole, questo è stato senza
alcun dubbio il momento associativo più stimolante ed importante a cui io abbia partecipato…
buon vento Federica!
Gian Guido Riva
VETRINA ASSOCIAZIONE 37
Giugno
ASSISE REGIONALE
A SAN GIOVANNI IN MARIGNANO
Ho partecipato volentieri, il 13
giugno scorso all’Assise dei Giovani Imprenditori dell’EmiliaRomagna che è culminata con
l’elezione all’unanimità del mio
amico Giovanni Mistè a Presidente Regionale. Un’assise regionale rappresenta sempre una
occasione di aggregazione importante ma anche un momento di riflessione di particolare
rilevanza. Il tema del dibattito
“sistema associativo e classe dirigente” è stato ambizioso e stimolante. Aldo Ferruzzi, il Presidente uscente, ha coordinato i
lavori di un panel composto da
Nadio Delai, Presidente Ermeneia, Paolo Gerani, Amministratore Delegato Gilma S.p.A.,
Roberto Tunioli, Amministratore Delegato di Datalogic S.p.A.,
Massimo Bergami, Consigliere
Delegato Alma Graduate School e Pier Luigi Celli, Direttore
Generale Università Luiss. Gli
interventi sono stati tutti molto interessanti ma per motivi
di spazio non riesco a riferirne
che per brevi cenni. Ad esempio Roberto Tunioli ha raccontato il suo incredibile percorso
di crescita, sia personale che
aziendale. Ha guidato Datalogic
verso il primato mondiale nel
suo settore, attraverso l’attenzione ad alcuni fattori critici di
successo: la managerializzazione dell’azienda e la formazione
continua per la massima qualità
di prodotto possibile. Riguardo la scelta della quotazione in
borsa, Tunioli ha ammesso di
aver valutato diverse opzioni per
poter dotare la società dei mezzi
finanziari necessari. Ma la sua
frase “non firmo ciò che non capisco” mi è rimasta impressa e
tornata spesso in mente come
monito, in questi ultimi mesi di
crisi finanziaria mondiale.
L’intervento di Massimo Bergami ha posto il fuoco sul cercare
di identificare la classe dirigente in Italia. E la differenza fra
la realtà, il percepito e quello
che, forse, dovrebbe essere.
Una lezione di etica importante. Per concludere la carrellata
dei relatori, abbiamo ascoltato
il pungolo di Pier Luigi Celli, il
quale ha sostenuto che i Giovani
Imprenditori dovrebbero avere
il coraggio di parlare anche da
altre tribune che non siano le
solite Santa Margherita Ligure
o Capri. La provocazione è stata raccolta da Giovanni Mistè
che ha sottolineato altri aspetti: i due convegni nazionali sono
oramai un “biglietto da visita”
importante dei giovani. Al quale
viene sempre dato molto risalto
dai media, e questa è l’occasione per veicolare i contenuti del
dibattito, in definitiva la cosa più
importante. Inoltre l’allestimento di questa complessissima
macchina organizzativa, vista
dall’interno, è una fenomenale
palestra per gli organizzatori, ed
un ingranaggio importante per
arricchire il collante del senso
di appartenenza imprescindibile
in ogni associazione.
I lavori sono stati chiusi da Federica Guidi, neo Presidente
Nazionale dei Giovani Imprenditori. Subito dopo il convegno
è stato il momento emozionante
dell’elezione di Giovanni. Il quale
ha ricevuto il passaggio del testimone dal Presidente uscente
Aldo Ferruzzi e dalla stessa Guidi. L’assise si è tenuta nel Riviera Golf Resort di San Giovanni in
Marignano in provincia di Rimini, una location dall’ineccepibile
fascino. Impeccabile l’aperitivo e
la cena a bordo piscina.
Timothy Schvili
38 VETRINA ASSOCIAZIONE
Giugno
Giovanni Mistè
il nuovo presidente regionale
Quali saranno le linee guida del
tuo mandato regionale?
Io ritengo che il comitato regionale debba essere complementare alle territoriali e lavorerò
proprio in questo senso concentrandomi su tre obiettivi: veicolare le indicazioni del comitato
nazionale verso le territoriali;
far condividere le best practices
tra le territoriali stesse; dare visibilità nazionale al lavoro delle
territoriali.
Giovanni Mistè
Il 13 giugno è stato nominato
il nuovo Presidente dei Giovani
di Confindustria della Regione
Emilia Romagna: Giovanni Mistè, il nostro co-presidente fino
a maggio di quest’anno.
L’esperienza di vita associativa
maturata insieme a lui, ci ha
permesso di conoscerlo e di capire come la passione per l’associazione e la forte capacità
imprenditoriale siano le caratteristiche che l’hanno portato a
questo traguardo.
Abbiamo parlato con lui degli
obiettivi per questo mandato e
40 VETRINA ASSOCIAZIONE
cercato di capire meglio da cosa
trae la forza per l’impegno in
associazione e come imprenditore.
Ovviamente anche questa occasione, come tanti momenti
della nostra vita associativa, si
è trasformata in una piacevole
serata in cui davanti ad una pizza ci siamo confrontati sui temi
più disparati. E sicuramente ne
siamo usciti con quella pienezza che si ha dopo aver condiviso le proprie idee ed imparato a
nostra volta qualcosa da quelle
degli altri…
Avrai il compito di rappresentare i giovani imprenditori e
d’altro canto di essere un loro
punto di riferimento. Come
pensi di affrontare questo duplice ruolo?
Sento di rappresentare i giovani
della mia associazione nel senso di veicolare un pensiero e
delle convinzioni che sono state
condivise e che sono pertanto il
frutto di un percorso comune. Il
messaggio che cerco di portare
è quello di una grande passione
ed impegno. A questo proposito
sottolineo che la nostra associazione arricchisce l’esperienza
di chi la vive in prima linea, di
conseguenza invito tutti a farlo
partecipando.
Come pensi che i giovani possano contribuire a migliorare
l’associazione?
I giovani sono i visionari del movimento ed, al contempo, l’anima critica dell’associazione.
Parallelamente il movimento
Giugno
Chi è Mistè
Giovanni, trentasette anni, si è
laureato in Scienze Politiche nel
1998. Attualmente è socio ed amministratore di diverse società che
si occupano di tecnologia e comunicazione: socio ed AD di Ital
East Engineering; socio e VP di
Idea Futura; Direttore Commerciale di Transaction Network Ser-
deve rappresentare una occasione di formazione e crescita
personale per i giovani che lo
frequentano. Anche Emma Marcegaglia lo ha sottolineato di recente ed io condivido totalmente
la sua visione: l’attività del gruppo deve contribuire a formare
degli imprenditori che a loro volta contribuiranno a migliorare
l’associazione.
Quale pensi possa essere l’evoluzione dell’associazione?
La fusione avvenuta qui a Bologna è un passo concreto e significativo verso la sua evoluzione
perché permette di avere un’associazione più forte e moderna.
Così come avere una Presidente
Regionale, Anna Maria Artoni,
molto giovane, e con una forte
esperienza anche nell’ambito
del Gruppo Giovani.
In generale Confindustria sta attuando una modernizzazione interna puntando sui servizi offerti
oltre che sull’allargamento della
sua rappresentatività a tutte le
imprese e non solo quelle manifatturiere.
Con le dovute cautele credo si
stia seguendo un percorso giusto.
Dal concetto di rappresentanza
come contrapposizione al sindacato a quello di coordinamento
vices Italia. In ambito associativo,
prima della elezione a Presidente
del Comitato Regionale dei Giovani dell’Industria di Confindustria
Emilia-Romagna è stato co-presidente dei Giovani Imprenditori di
Unindustria Bologna.
Giovanni con Marilisa, sposata nel
2003, sono i genitori di una bellissima bambina di tre anni di nome
Eleonora.
ed anche stimolo di tutte le forze che ruotano intorno al mondo produttivo. E questo significa
seguire l’evoluzione del paese.
A fare la differenza saranno,
come sempre, le persone che
sono nell’associazione, e quelle
che ci saranno. Voglio davvero
sottolineare l’importanza della
qualità delle persone, del talento e del merito (che va premiato), nell’associazione come
anche nelle nostre aziende.
Come definiresti, in termini
personali, la leadership?
Sono appassionato delle cose
che faccio e questo mio essere
fa sì che io, in certe occasioni,
possa diventare un riferimento per qualcuno. Non calcolo il
modo di comportarmi, mi faccio guidare dal mio entusiasmo,
dalla passione, dalla grinta.
ti ma anche ottimisti e lavorare
per essere pronti per agganciare
la ripartenza quando ci sarà.
In particolare penso che le
imprese dell’Emilia–Romagna
abbiano avviato da tempo un
percorso virtuoso di riorganizzazione che consentirà loro di
assorbire l’impatto di questo
momento, anche con qualche
difficoltà in meno rispetto ad altre parti del paese.
In questo percorso i Giovani
Imprenditori hanno certamente dato un contributo portando
all’attenzione di tutti temi come
l’importanza dell’ apertura del
capitale e la necessità di managerializzazione delle PMI, senza
sottovalutare il ruolo dell’ imprenditore o di una famiglia nella
scelte di lungo periodo. Oppure
come l’importanza dell’internazionalizzazione, sottolineando la
differenza che esiste tra creare
valore con attività industriali e
con quelle finanziare.
In conclusione se guardo a quello che hanno saputo fare i le imprese del nostro territorio ed i
Giovani Imprenditori non posso
che essere ottimista.
Sei ottimista in merito al futuro
delle nostre imprese?
Lo scenario economico del prossimo futuro è certamente molto
preoccupante.
Per la prima volta da tempo pare
che le stime di crescita subiranno un rallentamento o certamente succederà ai paesi che
attualmente compongono il G8.
è proprio in questo momento
che bisogna essere, sì attenRossana Gabrielli
Giuseppe Boccuzzi
VETRINA ASSOCIAZIONE 41
Giugno
Martin Curley
core business e nuovi fronti
tecnologia; Lo sviluppo tecnologico a favore dell’ innovazione organizzativa”.
Relatore d’eccezione è stato
Martin Curley, Global director
IT Innovation di Intel, già Direttore IT Strategy and Technology dell’azienda.
Martin Curley
“L’innovazione è qualcosa in
più che il cliente è disposto a
pagare: infatti il processo che
permette l’innovazione è spinto
dai bisogni sempre crescenti e
differenziati dei consumatori e
dell’avanzamento tecnologico”.
è questo il concetto chiave
emerso dal terzo appuntamento del ciclo “Innovation Summit 2008”, che si è svolto nella
sede di Unindustria in via San
Domenico, organizzato in collaborazione tra il Gruppo Giovani
Imprenditori di Unindustria e
Cofimp, intitolato:
“Creare valore attraverso la
L’ incontro tenuto da Curley si
è sviluppato attorno a un nuovo
approccio di gestione dell’Information Technology, denominato “IT business value
capability maturity model”:
un metodo rivoluzionario che
consente di pilotare in maniera strutturale il cambiamento
aziendale e supporta le organizzazioni a ottenere altissimi
ritorni di investimento dalla
gestione delle risorse informative.
Secondo il relatore, in un’epoca di rapidi cambiamenti “bisogna essere capaci di perseguire nello stesso tempo il
core business dell’azienda, ma
anche di aprire nuovi fronti di
espansioni”, inoltre Curley ha
ricordato “ che bastano risorse
minime per poter individuare
l’ambito di sviluppo che diventerà centrale per l’ azienda fra
dieci anni”.
è oramai accettato comunemente il concetto che l’ innovazione tecnologica abbia
cambiato molto nel settore
economico e non tener presen-
te la nuova realtà può essere
un grave errore, ma è altrettanto necessario valutare la
portata di questo cambiamento
nel medio-lungo termine con
un’ottica più strategica e nel
breve termine con un’ottica di
gestione corrente.
Un concetto che il manager
di Intel ha espresso durante il
seminario, è che l’ innovazione deve essere accettata da un
terzo soggetto, e per questo
ha suggerito di ascoltare con
attenzione clienti e fornitori,
perché spesso le indicazioni
che provengono da chi utilizza
i “nostri” prodotti sono essenziali per capire in quale direzione si dirige il mercato.
Le innovazioni permettono altresì di raggiungere un vantaggio competitivo: infatti attraverso esse si riesce a fornire
al cliente più valore a parità
di costo, ad attaccare i concorrenti con nuovi prodotti,
rivitalizzare business maturi, riorientare e diversificare
l’azienda consentendole di
entrare nei nuovi mercati.
Tuttavia, non si può pensare
che un progetto molto innovativo generi gli stessi profitti e le
stesse dinamiche del core business, ma “bisogna accettare
di avere al proprio interno segmenti di business che vengono
misurati con criteri diversi da
quelli soliti”.
Rocco Mangione
42 VETRINA ASSOCIAZIONE
Giugno
FESTA D’ESTATE a monte del re
Nella splendida cornice di Monte del Re a Dozza si è svolta la
festa estiva del Gruppo Giovani Unindustria di Bologna che
per la prima volta ha raccolto a
se anche la territoriale di Forli-Cesena.
L’evento è stato organizzato con
l’obiettivo di offrire una serata
di ritrovo non solo per coloro
che frequentano l’associazione, ma anche per tutti coloro
che, pur essendo iscritti, non
riescono ad essere protagonisti attivi ma che si riuniscono
volentieri due volte all’anno in
occasione degli eventi di ritrovo.
La serata a cui hanno partecipato 400 persone ha aperto con
un raffinato aperitivo, per accompagnare gli invitati ad una
cena a buffet al tramonto nella
splendida cornice delle colline
imolesi.
Una cantante ha allietato la
cena con pezzi evergreen, un
piacevole sottofondo per coloro
che erano intenti al buffet.
Terminata la cena gli ospiti
hanno potuto accomodarsi a
bordo piscina per socializzare
davanti ad un cocktail o approfittando della degustazione di
sigari toscani che erano partner dell’evento.
Non sono stati delusi neanche
coloro che avevano voglia di
ballare infatti la serata è proseguita con un gruppo di gio-
vani di Forlì che hanno suonato
musica anni ottanta e novanta.
La serata ha visto la partecipazione di giovani industriali
provenienti da tutte le territoriali emiliano romagnole, per
la prima volta infatti il gruppo
giovani bolognese ha voluto
condividere il suo evento a livello regionale. Questo ha raccolto molto interesse e crediamo
che sarà l’inizio di un percorso
che potrà aiutare a confrontarsi a livello regionale anche in
termini di tempo libero.
Che dire, credo che in pochi abbiano potuto dire di essersi annoiati, e chi non ha partecipato
se ne dovrà pentire almeno fino
al prossimo party a gennaio.
Giuseppe Covino
44 VETRINA ASSOCIAZIONE
Settembre
Energie e Territorio
conoscere il Parco dell’Energia
tro, ripercorrendo la storia del
comparto energetico del Brasimone, dalle tecniche di raffreddamento del reattore nucleare
fino agli impianti idroelettrici, ricordando anche che Camugnano
rappresenta un centro di ricerca
e di produzione idroelettrica, un
laboratorio per nuove energie
come le biomasse, il sole, il vento, ed è un luogo dove le nuove
tecnologie possono contribuire
a correggere alcuni aspetti delle
criticità impattanti.
L’impegno, la sensibilità, l’attenzione e le speranze, che i giovani
di Unindustria Bologna ripongono nel futuro delle energie rinnovabili, sono stati espressi da
Elena Zaccanti, consigliere del
Gruppo Giovani.
Il 19 settembre, a pochi giorni dall’inizio del XXIII Convegno
Annuale dei Giovani Imprenditori
di Confindustria dal titolo “Innovare le Energie: impresa e ambiente tra sviluppo competitivo
e sostenibilità”, si è svolto nella
Centrale idroelettrica di Bargi,
a Camugnano (BO), l’incontro “I
giovani dell’energia”.
L’incontro, promosso in collaborazione con Unindustria Bologna, l’Amministrazione Comunale ed Enel, è stato organizzato
da “Camugnano Energia”, un laboratorio di idee e progetti utili
allo sviluppo di una cultura delle
energie rinnovabili, nato dall’intuizione dell’imprenditore Mau-
rizio Lenzi, coordinatore di una
vera e propria “Agorà dell’energia” che vede coinvolte realtà
economiche, industriali ed istituti di credito.
L’Agorà dell’energia ha avviato
a Camugnano il “Distretto delle
Energie Rinnovabili” e dunque
scopo degli organizzatori è stato quello di presentare al mondo
giovanile, impegnato nel settore dell’energia (ma non solo),
le opportunità che un territorio
boschivo, ricco di acqua e di siti
eolici, può offrire.
Il Sindaco di Camugnano Alfredo Verardi ha introdotto l’incon-
Per Enel, Amelio Brunelli nella
duplice veste di padrone di casa
e di relatore ha inquadrato la dimensione delle energie rinnovabili nel sistema elettrico nazionale e regionale, ricordando tra
l’altro che Bargi, centrale idroelettrica di produzione e pompaggio, rappresenta il 7% del fabbisogno elettrico della provincia di
Bologna.
Una giornata che ha rappresentato un’occasione per coniugare
industria e territorio nel denominatore comune dell’energia ed
anche la possibilità di conoscere
le risorse disponibili dell’idroelettrico e delle fonti rinnovabili
così vicine a noi.
Elena Zaccanti
46 VETRINA ASSOCIAZIONE
Ottobre
l’energia avvolge l’isola di capri
Guidi, Tremonti, Clò, Fumagalli,
Maroni, Vendola, Scajola, Scaroni, Cossiga, D’Alema, Nigel
Lawson, Marcegaglia –solo per
citarne alcuni- questi gli autorevoli esponenti della convention.
Energia, Imprese ed Ambiente i
temi della kermesse.
Lo spettro della paura, l’imprevedibilità, un clima di grande
sconcerto, preoccupazione e diffidenza verso l’ignoto si è riscontrato all’interno della 2 giorni
caprese. è necessario riflettere.
Fermarsi un attimo. I dati esprimono che siamo passati da un
48 VETRINA ASSOCIAZIONE
deficit energetico pari all’82 per
cento nel 2002, a un deficit del
60 per cento all’inizio del 2008.
Per la fine dell’anno dovremmo
passare a meno del 40 per cento. Non solo: c’è un impegno forte e apprezzabile su fronti come
il fotovoltaico e l’eolico.
Ma ancora si può e si deve migliorare, accelerando tempi e
snellendo procedure.
VINCERE INVESTENDO. è questa la formula, la stella polare
di ogni nave, di ogni comandante in questo mare minaccioso.
“Cogliere le opportunità di crescita anche nei momenti di cri-
si” è l’invito che il Ministro per
lo Sviluppo, Claudio Scajola, ha
rivolto ai Giovani Armatori.
L’ Innovazione diventa, quindi,
elemento di forza nei momenti
difficili. Ed è proprio sull’innovazione che i Giovani Industriali
puntano per combattere la terribile congiuntura economica.
In sintesi le ricette di Federica
Guidi, Leader Nazionale dei
Giovani e dei suoi colleghi: Defiscalizzare gli utili, lotta contro
le ecomafie, ritorno al nucleare,
fiducia nella scienza e nell’uomo, innovazione, miglioramento
di un quadro normativo e fisca-
Ottobre
le che consenta alle imprese di
pianificare gli investimenti su un
orizzonte sufficientemente lungo, federalismo fiscale, approcci
non ideologici ma reali e concreti. In ultimo, ma primo per
valori, stretta alleanza tra stato
ed etica. Etica di comportamento, del fare, di trasparenza e soprattutto di coscienza. Coscienza di noi stessi in questo mondo
che cambia.
Numerosi e di assoluta novità i
workshop tematici previsti, nel
corso dei quali si è discusso di
cambiamenti climatici, tecnologia e ricerca, mercato dell’energia, scenari internazionali.
E anche un po’ di gossip. Sit-in
di protesta contro la chiusura
del bar dei vip, lo storico Sciala popolo, al quale si è fermato
anche D’Alema. I corsi professionali per barman acrobatici.
Le domande imbarazzanti sui
propri conti in banca di Enrico
Lucci, incursione delle Iene, ad
Emma Marcegaglia. Il jogging di
Lettieri, Presidente dell’Unione
degli Industriali di Napoli, dal
Quisisana a Punta Tragara e ritorno in orario da brivido, alle 6
del mattino. Immancabile la visita alla Piazzetta, agli artigiani
della calzatura dei sandaletti
fatti a mano, alla ristrutturata
via di Krupp, ai balli sui tavoli
da “Anema e Core”, ai profumi
di Carthusia, al gusto della torta
caprese al cioccolato. Irrinunciabili le piccole aquile elegantemente appoggiate sui revers
delle giacche ed i sobri gemelli
dei giovani e belli capitani d’industria. Irriverenti allo stile e
così in controtendenza i vertiginosi sandali in vernice delle bellissime confindustriali.
Unindustria Bologna c’era, e
quasi tutta al completo!
Corinna Egitto
VETRINA ASSOCIAZIONE 49
News dalle territoriali
Reggio emilia
intervista a Giorgia Iasoni
Giorgia Iasoni
Giorgia Iasoni, presidente del
Gruppo Giovani di Industriali
Reggio Emilia e vice presidente
dell’Associazione.
Trentatrè anni, sposata e con
un figlio di venti mesi di nome
Achille.
Giorgia è Vice Presidente di Ecologia Soluzione Ambiente, capofila di un gruppo di imprese
che hanno il settore ambientale
come core business.
L’azienda offre prodotti e servizi
inerenti alla produzione di impianti di depurazione acque reflue e per la raccolta dei rifiuti
con isole ecologiche interrate,
alla gestione del parco cassonetti ed, infine, alla bonifica di
terreni contaminati.
site aziendali rappresentano poi
uno stimolo per la crescita professionale, sono ottime occasioni di confronto.
A breve visiteremo Illycaffè, un
esempio di brand di successo
che si lega alle più moderne
conquiste del lovemark.
Quali sono gli obiettivi del tuo
mandato?
Uno degli obiettivi della mia Presidenza è quello di continuare a
diffondere, all’esterno quanto
all’interno, i caratteri distintivi
dei giovani imprenditori a testimonianza del valore economico
della cultura di impresa ormai
quasi sottovalutato.
Desidero puntare sul consolidamento dell’identità del Gruppo,
sul rafforzamento delle capacità di analisi e di proposta nella
realtà locale e su progetti dedicati all’impronta manageriale e
di competenza personale.
Come ritieni sia percepito il
Gruppo Giovani dalla città e
qual è il contributo più importante che può dare?
I Giovani Imprenditori, per la
freschezza delle idee e la capacità critica, nonché per missione
statutaria, si pongono come interpreti degli scenari con la coscienza di costituire un elemento
essenziale di dibattito positivo e
dialettico all’interno e all’esterno del sistema delle imprese,
nel tentativo di incidere positivamente sulla realtà circostante.
Penso che l’ “Osservatorio sulla
società reggiana”, il nostro progetto annuale, diventato un appuntamento fisso nel calendario
locale, possa essere visto come
un progetto simbolo di questa
attitudine.
Quali sono le attività principali
che svolgete come gruppo giovani e come le comunicate?
La nostra attività spazia dalla
formazione, alle visite aziendali,
ad eventi dal valore puramente
aggregativo, sino a proposte culturali. Tutte le iniziative vengono
comunicate dai canali istituzionali di Confindustria in modo capillare e mirato.
Si è appena concluso il primo
trittico di incontri dedicato al
tema della creatività mentre è in
programma un ciclo sull’analisi
degli attuali megatrends. Le vi-
Cosa consigli a coloro che decidono di entrare nel complesso
mondo imprenditoriale?
Innovare, saper rischiare, aprire
la mente a nuove esperienze e
relazioni, imparare a cogliere le
rapide opportunità del mercato.
I giovani devono essere consapevoli del proprio ruolo e lavorare per contribuire ad una società
più responsabile.
Elena Zaccanti
50 VETRINA ASSOCIAZIONE
News dalle territoriali
Forlì-CESENA
intervista a Giacomo Gollinucci
Giacomo Gollinucci, Presidente dei Giovani di Confindustria
Forlì-Cesena e Vice presidente
del Gruppo Giovani Emilia-Romagna.
Giacomo è Amministratore Delegato di Romagna Plastic, azienda che quest’anno compie 35
anni di attività e leader nel settore degli accessori per cucine.
Romagna Plastic progetta e produce soluzioni che soddisfano le
necessità quotidiane in cucina,
come gestire al meglio gli spazi
e differenziare i rifiuti domestici.
Quali sono gli obiettivi del tuo
mandato?
Il primo obiettivo del mio mandato era prendere consapevolezza dei valori che ci uniscono
e che sono le linee guida sia del
Gruppo, che delle nostre aziende.
Se dovessi utilizzare solo due parole per descriverci direi Gruppo
e Passione.
Un secondo obiettivo è di essere
ben rappresentati a tutti i livelli
Confindustriali e grazie all’impegno speso dei nostri Consiglieri
ci siamo riusciti.
Quali sono le attività principali
che svolgete come gruppo giovani e come le comunicate?
Una delle prime attività svolte è
stata la realizzazione di supporti cartacei e web che aiutassero
la diffusione del nostro pensiero: una brochure e un sito che
parlano delle nostre attività si
sono dimostrati ottimi strumenti di marketing per aumentare la
partecipazione di giovani al nostro Gruppo.
Altra attività molto interessante
è “l’autoformazione”: il racconto
di nostri ragazzi affermati che
con un decennio di esperienza
possono raccontare la propria
esperienza, aiutando così i più
giovani. Dallo scorso anno, poi,
abbiamo iniziato ad aprire le
porte della nostra Assemblea
Annuale e devo dire che Istituzioni e media sono stati presenti
e hanno manifestato molto interesse.
Come ritieni sia percepito il
Gruppo Giovani dalla città e
qual è il contributo più importante che può dare?
In passato i giovani industriali
erano spesso visti come i “figli di
papà”: oggi invece si presentano
in azienda prima degli altri e ricoprono ruoli di responsabilità.
Il nostro scopo è quello da una
parte di rappresentare davanti
alle Istituzioni il mondo giovanile che “imprende” e dall’altra
essere uno stimolo per i più giovani a spendersi con passione
al raggiungimento dei propri
obiettivi.
Cosa consigli a coloro che vogliono entrare nel complesso
mondo imprenditoriale?
Se dovessi essere estremamente conciso direi che per imprendere è necessario avere un’idea
Giacomo Gollinucci
(prodotto o servizio), progettare
come sviluppare l’idea (processo
di produzione), conoscere bene
il mercato (cosa offre ed a quali
prezzi), trovare le risorse finanziarie e creare un gruppo che
creda nel progetto insieme a te.
Un imprenditore deve saper
prendere decisioni sulla base di
informazioni incomplete, deve
quindi conoscere il rischio e le
proprie responsabilità.
Marcello Rossi
VETRINA ASSOCIAZIONE 51
PROSSIMI EVENTI 2008
Ottobre-Novembre
Ottobre
11
GOLF CUP 2008 CONFINDUSTRIA
EMILIA ROMAGNA - Golf Club Cervia
27
INNOVATION SUMMIT 2008
Relatore Richard Straub
28
START CUP 2008
Premiazione
Novembre
28
Assemblea Generale 2008
summer party 08
Per maggiori informazioni
www.unindustria.bo.it
Vetrina imprese
Media
morphosis
ra di più se si considera il fatto
che oltre alla comunicazione
dell’evento
Mediamorphosis
ha curato anche l’immagine di
alcune aziende che vi hanno
partecipato, leader italiane del
comparto gaming.
di Ri.pneus - ci permetterà
di crescere e raggiungere gli
importanti obiettivi che ci siamo posti”.
STUDIO
RI.PNEUS TORTA
Per il quarto anno consecutivo Mediamorphosis ha curato
l’immagine e la comunicazione di ProGameShow, il Salone
Professionale del Gioco, che
si è svolto alla Fiera dal 18 al
20 settembre.
Sotto il patrocinio dei Monopoli di Stato e del Ministero dello
Sviluppo Economico, a Bologna si sono incontrate le più
importanti imprese del settore
dell’intrattenimento, le maggiori associazioni di categoria
e i rappresentanti politici.
Il ProGameShow è un salone
espositivo orientato alla qualità, che grazie anche all’apporto di Mediamorphosis ha raggiunto negli anni autorevolezza
e notorietà.
La comunicazione dell’evento
2008, incentrata sui concetti
di eleganza e professionalità,
si è articolata nell’ideazione dell’immagine del Salone
e nella realizzazione di una
campagna pubblicitaria rivolta
agli operatori professionali ed
al grande pubblico (sono stati 7.000 i visitatori che hanno
affollato la fiera nei tre giorni
della rassegna).
Il ProGameShow è stato sicuramente un impegno importante
per l’agenzia di Bologna, anco-
54 VETRINA IMPRESE
Ri.pneus Srl, azienda fondata nel 1980 con la denominazione P.F.S Srl e da aprile
1998, dall’unione di due realtà produttive (P.F.S Srl e SALA
PNEUMATICI Srl) operanti nel
medesimo settore, in grado di
offrire una gamma completa di
prodotti che unisce la tradizione all’innovazione nel settore
dei pneumatici ricostruiti per
veicoli industriali.
Il progetto che la società sta
portando avanti è collegato
alla richiesta di Joop Arts B.V.
che è la principale distributrice europea di pneumatici
ricostruiti per uso agricolo,
(trattasi di una nicchia di mercato dove la concorrenza è
quasi inesistente).
La Joop Arts B.V., si è resa
disponibile a fornire attrezzature, stampi e pneumatici
richiedendo solamente l’utilizzo delle nostre strutture e
del nostro personale qualificato. “La collaborazione con
questo colosso spiega Ilenia
Sala, giovane imprenditrice
Per il secondo anno consecutivo lo Studio Torta si è aggiudicato il premio come primo
studio di consulenti in proprietà industriale secondo le
classifiche stilate dalla prestigiosa rivista internazionale
specializzata Managing Intellectual Property. La classifica
è stata preparata principalmente in base alle segnalazioni internazionali raccolte dalla
redazione della rivista.
Lo Studio Torta è uno dei primi
uffici italiani di consulenti ed
agenti di brevetti e marchi, ed
offre una completa gamma di
servizi per assistere le aziende
nella creazione, nella gestione
e nella difesa del proprio portafoglio marchi e brevetti.
Lo Studio è stato fondato nel
1879, ha la propria sede storica a Torino ed ha un importante ufficio, con soci residenti,
operante da alcuni decenni a
Bologna.
L’ufficio di Bologna ha avuto
la possibilità, in questi anni,
di collaborare con diverse importanti aziende del territorio
aiutandole a crescere e rafforzarsi.
Vetrina imprese
DIETRO LE PORTE C’è:
LEONARDO
Sono sotto gli occhi di tutti coloro che passano, anche solo per
un momento, da Bologna, impacchettate come a nascondere una sorpresa: sono le porte.
Quelle che delimitavano l’antica
cinta muraria della città.
Ma se tutti vedono e sanno che
le porte sono impacchettate
per un intervento di restauro
(finanziato dalla Banca di Bologna, diretto dall’architetto Silvio
Vianelli e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni
Architettonici di Bologna), sono
davvero in pochi a sapere che tra
le aziende che eseguono i lavori
ce n’è una alla cui guida è una
giovane imprenditrice: Rossana
Gabrielli, Vice Presidente del
gruppo giovani di Unindustria
Bologna e socia della Leonardo Srl. “Il lavoro – spiega– è in
realtà stato assegnato a Coarco
e la Leonardo sta operando assieme ad altre due aziende del
territorio”.
Preziose e amate dai bolognesi, le porte sono state edificate
a partire dalla seconda metà
del XIII secolo e hanno subito
numerosi interventi di risistemazione nel corso del tempo.
“Insieme al restauro stiamo
conducendo un’intensa attività
diagnostica – spiega la Vice Presidente - approfittando dell’occasione per conoscere meglio
questi importanti monumenti
che caratterizzano la nostra città e che non sono mai stati ben
studiati. Le analisi, fondamentali per poter avere una guida
nell’intervento di restauro stan-
no rivelando molte sorprese: in
tante porte abbiamo individuato
e potuto studiare ampie porzioni
delle murature medievali originali, con anche le tracce delle
finiture antiche.
Anche le porte di via Santo Stefano, tra le più recenti (1843)
conservano i segni della nostra
storia: oltre alle tracce provocate dalle schegge di granate abbiamo ritrovato, al di sotto delle
scritte vandaliche, indicazioni
stradali in tedesco dipinte sul
muro e ancora ben visibili, databili alla Seconda Guerra Mondiale”.
I lavori sono ancora in corso
e termineranno nei prossimi
mesi: ogni intervento si rivela,
infatti, particolarmente impegnativo perché lo stato di conservazione dei paramenti è pessimo.
La Leonardo sta affrontando
anche questo restauro impiegando metodologie e tecniche
specifiche per questi monumenti. La presenza, all’interno della
stessa azienda, di restauratori
ed esperti di analisi dei beni culturali, permette infatti alla Leonardo di ottenere una profonda
conoscenza delle opere su cui
interviene e quindi di eseguire restauri efficaci e duraturi,
come nel caso delle Porte, dove
sta sperimentando sistemi di
consolidamento innovativi per
rendere l’intervento conservativo il più efficace possibile.
Molti esempi, anche nella nostra città, dimostrano l’alto livello qualitativo del lavoro svolto
da questa giovane impresa: la
Sala Anatomica dell’Archiginnasio, la Chiesa di S. Giovanni
in Monte, Palazzo Spada in via
Castiglione, la Certosa, il Palazzo della Mercanzia.
VETRINA IMPRESE 55
consigli di Lettura
The Monk and the Riddle
Spingendo la notte più in là
Nascita di un Guru
di Randy Komisar
Harvard Business School Press
di Mario Calabresi
Mondadori
di Takeshi Kitano
Mondadori
“Immagina un uovo. Fallo cadere
per un metro. Come riesci a non
romperlo?”È l’enigma di un monaco tibetano con il quale inizia questo
“business novel”. Con narrativa fluida
ed efficace è raccontato ciò che, per
il miglior business advisor della West
Coast, da uno stile di lavoro è divenuta una filosofia di vita. Lenny, il giovane protagonista impegnato nella
creazione di una nuova azienda, arriva a scoprire che nessuna attività può
avere realmente successo se fatta
solo per denaro, senza passione. Ma
soprattutto impara a non rimandare
sogni, progetti e aspettative fino al
momento indefinito in cui avrà raggiunto il successo: Lenny comprende infatti che i sogni e i progetti sono
l’essenza della passione, e come sia
fortunato chi riesce a trasformarli nel
proprio lavoro. Con queste riflessioni
Komisar guida il lettore fino alla soluzione dell’enigma, tanto semplice
da poter diventare una regola di vita.
Illuminante.
Illuminante, positivo, equilibrato,
lacerante. Mario Calabresi, figlio
del commissario ucciso dalla
Brigate Rosse in quegli anni ’70,
ripercorre e racconta un pezzo
della nostra storia recente, tanto importante quanto trascurato.
Ho quasi l’età dell’autore, ho vissuto quegli anni da bambina, e
da grande, ho vissuto il silenzio
al riguardo. E queste di Mario Calabresi erano le parole che mancavano alla mia coscienza affinché si risvegliasse. La voce della
ragione, sopraffatta per troppo
tempo da chi avrebbe dovuto parlare soltanto per chiedere scusa.
Ho orrore di chi associa la parola “intellettuale” a chi, in quegli
anni, non è stato che un essere
senza umanità in nome di una
follia che vorrei condannata con
una voce più forte e dura dallo
Stato in cui vivo e lavoro. E invece ho ancora in mente il ricordo di
Marco Biagi, ed era solo il 2002...
Kazuo è messo proprio male: ha
appena perso il lavoro, la sua
ragazza lo ha lasciato per un
altro e, per di più, è tormentato
internamente da grandi interrogativi metafisici. Quando, per
caso, si imbatte in una strana
comunità religiosa che fa riferimento a un guru, si aggrappa
disperatamente ad essa come a
una scialuppa di salvataggio nel
mare in tempesta. Ma le cose
non vanno completamente lisce.
Il capo della setta non è del tutto
a posto e il suo assistente è un
cinico senza scrupoli. I seguaci,
dal canto loro, sembrano cercare l’elevazione spirituale nei
bar e nei bordelli in un percorso di iniziazione che riserverà
a Kazuo e al lettore non poche
sorprese. ll destino ha infatti in
mente grandi cose per lui...
Per… chi sa cogliere il sorriso
dietro uno sguardo impassibile.
Nicola Montanari
Rossana Gabrielli
Corinna Egitto
56 Consigli di lettura