Tientsin, l`avventura italiana

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Tientsin, l`avventura italiana
GLI ANTEFATTI
A seguito della grande “Spartizione” della Cina da parte delle forze occidentali, con gli strascichi di una
pesante Guerra dell’Oppio ancora fresca nella mente del popolo cinese e una monarchia debole, autocratica,
inetta e uno sviluppo sociale primitivo la popolazione risposte con uno sfogo nazionalistico di grande portata
oggi nominato “Movimento dei Boxers”, per natura tradizionalista, indipendentista e nazionalista, che voleva
riportare la Cina alla sua gloriosa autonomia dalle corrotte forze occidentali. Il loro tradizionalismo tanto
ostentato fu sia la loro arma di propaganda sia la loro condanna, dato che rifiutavano di usare armi da fuoco
moderne preferendo combattere in modo “tradizionale” contro le moderne forze armate occidentali.
La rivolta dei Boxer venne schiacciata nel sangue, e a pagarne le conseguenze fu ovviamente la Cina.
Il governo cinese fu costretto a fare concessioni territoriali ulteriori a vantaggio degli occidentali, per la
politica “Se non ti piacciono i broccoli te ne faccio ancora di più”. Fra i territori stanziati vi fu la Città di
Tientsin, da spartirsi fra le nazioni occidentali che parteciparono alla spedizione in Cina, ossia l’Alleanza
delle Otto Nazioni: Inghilterra, Francia, Russia, Giappone, Stati Uniti, Austria-Ungheria, Italia e Stati Unit.
La Provincia di Tientsin dava sul mare ed era attraversata dal fiume Hai, era inoltre un centro commerciale di
vitale importanza. Gli Stati Uniti non chiesero né ottennero alcunché, non credendo nella politica
colonialista. La città venne quindi spartita fra le forze europee residue a seconda del loro intervento. Come
tale Italia e Austria-Ungheria ricevettero i territori più piccoli fra tutte le altre nazioni. Ne ricevette anche il
Belgio.
LA SPARTIZIIONE
Concessione Russa: L’Impero Russo, come vedremo fra poco, non si curò molto del suo quartiere, né ebbe il
tempo di farlo. Tuttavia aveva il territorio più grande fra tutte (il motivo era che i commerci Russi in Cina
erano, al tempo, in crescita).
Concessione Inglese: Fu una delle più sviluppate dal punto di vista economico, con centri per la finanza e il
commercio che intendevano sfruttare appieno la zona strategica di Tientsin.
Concessione Francese: Anche questa porzione, seppur di medie dimensioni, ricevette molte attenzioni da
parte dei coloni. Numerosi francesi famosi inoltre soggiornarono a Tientsin.
Concessione Giapponese: Fu un centro fondamentale dal punto di vista strategico, perché si configurava
come una delle tante enclavi e porti giapponesi da cui far partire le future espansioni nell’entroterra Cinese.
Concessione Tedesca: Inizialmente i tedeschi non tennero in gran conto il proprio quartiere, che divenne
sottosviluppato e disagiato, con frequenti disordini pubblici causati da tensioni xenofobiche. In seguito
all’acquisto della baia di Kiautschou i Tedeschi iniziarono a fare ampli investimenti e a portare una modesta
flotta navale per aumentare la sicurezza.
Concessione Belga: Di dimensioni intermedie, venne completamente ignorata dall’amministrazione belga se
non per il minimo indispensabile. Unica eccezione lo sviluppo di ferrovie e i sistemi elettrici, forniti da
compagnie del Belgio alla Cina con un contratto di durata 50 anni.
Concessione Austro-Ungarica: L’amministrazione coloniale fece costruire numerosi edifici, fra i quali terme,
teatro e prigione, ed era presente un consolato austriaco. Inoltre tutti i cittadini (eccezionalità) erano
riconosciuti come cittadini dell’Impero.
Concessione Italiana: La più piccola e “graziosa” fra le concessioni, quella in cui inizia la nostra storia
LA PRIMA GUERRA MONDIALE E LA GUERRA CIVILE RUSSA
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale l’Austria-Ungheria si ritrova in Guerra con le varie nazioni
occidentali, e il suo quartiere viene rapidamente annesso dai Cinesi insieme a quello Tedesco. Dopo la Prima
Guerra Mondiale le forze italiane vengono coinvolte nella Guerra Civile Russa, in cui i Bolscevichi (Rossi)
si scontrano con le forze monarchiche e capitaliste (Bianchi), e le seconde sono supportate da tutto
l’occidente, Italia compresa. Gabriele d’Annunzio richiede esplicitamente di venire inviato in Russia, colto
da un furore eroico per la “Battaglia in Asia”. I soldati italiani partirono da Tiensin e marciarono dalla
Manciuria verso la Siberia.
Una vicenda peculiare della "Legione Redenta" fu quella della cosiddetta Brigata Savoia di Andrea
Compatangelo. Costui era un commerciante italiano radicato nella Russia zarista, che decise di organizzare motu proprio- una brigata di ex-prigionieri austriaci di etnia italiana dichiaratisi irredenti e di raggiungere
con loro la Concessione italiana di Tientsin, attraversando la Siberia in treno e combattendo assieme alla
Legione Ceca. Questa Brigata si contrassegnava nel corpo di spedizione Italiano per l'uso di mostrine rosse
da arditi.
Circa 25.000 soldati di etnia italiana dell'esercito dell'Impero austro-ungarico furono fatti prigionieri sul
fronte russo nei primi anni della "Grande guerra".
« In Russia nel Settembre 1918, nella città di Samara, per iniziativa del Rag. Andrea Compatangelo viene
costituito un piccolo contingente italiano, composto di circa 300 uomini, i quali operarono in cooperazione
delle truppe ceche, in appoggio ai russi bianchi. Questi uomini erano ex prigionieri austriaci provenienti dal
Trentino e Venezia Giulia, i quali dettero vita a quel reparto irregolare italiano che assunse la denominazione
di "Battaglione Savoia". Questo reparto seguì le vicende delle truppe ceche e in ultimo pose la sua sede a
Krasnojarsk ove rimase fino a quando, in seguito all'arrivo del corpo di spedizione italiano, fu avviato a
Vladivostok fondendosi colla "Legione Redenta".»
Il contingente italiano destinato in Manciuria, comandato dal Colonnello Fossini Camossi, era costituito da
un battaglione di fanteria, da una sezione di Carabinieri reali, e da una sezione di artiglieria da montagna;
giunse a Vladivostok il 17 ottobre 1918, inquadrato in una Divisione cecoslovacca.
Nel corpo di spedizione italiano vi era anche D’Annunzio, che poi si incontrò nel “Fatale incontro” con
questi Irredenti che, da prigionieri e “austriaci”, si erano liberati e avevano dato filo da torcere ai russi di loro
sponte. Vide in loro insomma i Legionari perfetti, gli Irredenti più italiani che mai, i suoi compagni d’arme
ideali, e loro videro in lui oltre che una salvezza.
Infatti molti di loro furono aiutati dalle autorità italiane a uscire dai campi di concentramento della Russia,
una volta qualificatisi come "Italiani" e non più "Austroungarici".
Loro vedevano in d’Annunzio un eroe di guerra e poeta dei valori italiani di militarismo e gloria, e lui
vedeva in loro i legionari perfetti. Questa “amicizia d’armi” tornerà utile in futuro.
Questi Dalmati italiani di Zara nel giugno 1918, provenienti dalla Siberia russa, arrivarono a Tientsin, furono
inquadrati nel battaglione degli "Irredenti" (detto "battaglione nero", dal colore delle mostrine) e vennero
aggregati al Corpo. Nell'agosto successivo prestarono giuramento di fedeltà al Regno d'Italia e sino al giugno
1919 combatterono sul fronte siberiano contro i bolscevichi in località Irkutsk, Harbin e Vladivostok.
Infatti nei primi mesi dell'estate del 1918 arrivarono a Tientsin inizialmente oltre 900 militari "irredenti"
(principalmente dal Trentino e dalla Venezia Giulia-Dalmazia), provenienti dalla Russia europea usando la
ferrovia transiberiana.
Alcuni di questi "ex-prigionieri irredenti" decisero di combattere sotto la bandiera dell'Italia e furono
arruolati nella Legione Redenta, guidata dal maggiore dei Carabinieri Reali Cosma Manera.
Questi soldati, che raggiunsero poi il numero di circa 2.500, furono inquadrati nella Legione Redenta di
Siberia e furono uniti ad alcuni battaglioni di Alpini, venuti dall'Italia via mare, per costituire il corpo di
spedizione italiano in Estremo Oriente, basato a Tientsin.
« Tutti gli ex prigionieri irredenti, che si trovano ancora in diverse località della Siberia, vengono trasferiti
per ferrovia, attraverso Mudken, a Tientsin in Cina, dove a cura del nostro Consolato sono alloggiati nelle
caserme inglesi dell’Indian Barraks, inquadrati da una ventina di ufficiali italiani in compagnie di circa 200
uomini nei distaccamenti “Irredenti”, riequipaggiati con divise giapponesi (cappello alpino con coccarda
tricolore) e poi distribuiti in tre sedi: 1.750 rimangono a Tiensin, 500 passano a Pechino e 250 a Shan-kaikuan. Il totale si aggira intorno a 2.500 uomini, dei quali 1.600 sono trentini e circa 900 giuliani. Ha inizio
l’addestramento con fucili prestati dagli inglesi. Tra i giuliani si arruolano volontariamente nell’esercito
italiano: 21 di Gorizia, 8 di Aiello, 26 di Aquileia, 7 di Campolongo, 9 di Cervignano, 6 di Cormons, 2 di
Farra, 3 di Gradisca, 8 di Grado, 2 di Mariano, 3 di Monfalcone, 4 di Moraro, 1 di Mossa, 17 di Ronchi, 6 di
Ruda, 1 di S. Lorenzo di Mossa, 2 di S. Pietro d’Isonzo, 2 di S. Vito al Torre, 1 di Scodovacca, 1 di
Strassoldo, 2 di Versa, 5 di Villesse, una folta schiera di triestini e dalmati, diversi istriani e molti trentini.
Questi uomini, inquadrati nei battaglioni rosso e nero dal colore delle mostrine, rappresentano il nucleo del
costituendo Corpo Italiano di spedizione in Estremo Oriente (CSIEO), rinforzato poi con l’arrivo dall’Italia
di un altro contingente di militari.[4] »
Il 17 maggio 1919 si scontrarono con sei reggimenti di fanteria bolscevica, e occuparono Rubenskey; il 1º
giugno parteciparono al combattimento di Alexejevska, e alla difesa della testa di ponte sul Leiba.
Questo corpo di spedizione combatté nell'estate 1919 per mantenere attiva la ferrovia transiberiana in
Manciuria, che serviva agli Alleati per approvvigionare i "Bianchi" russi contro i sovietici.
Nei combattimenti si distinse un gruppo di militari redenti originari di Zara, insigniti successivamente.
Truppe alleate sfilano a Vladivostok nel 1918. Nel settembre di quell'anno in questa città siberiana vi erano
le seguenti truppe: 70.000 Giapponesi, 1.400 Italiani, 5.002 Americani, 829 Inglesi e 107 Francesi[7]
Un notevole contingente di questi militari, calcolato in circa 10.000, evitò la guerra civile russa tra sovietici e
zaristi, scoppiata dopo la Rivoluzione del 1917, andando fino in Cina e raggiungendo la piccola colonia del
Regno d'Italia detta "Concessione italiana di Tientsin".
La vicenda di Compatangelo, che nel suo treno armato sembra essere stato assistito da una crocerossina
nobile della famiglia Romanov, ha ricordato ad alcuni critici e personaggi cinematografici (come Nanni
Moretti) delle scene della celebre pellicola vincitrice di Oscar Il Dottor Zivago.
Questo Corpo di Spedizione, basato nella concessione italiana di Tientsin, insieme agli italiani ex soldati
dell'Imperiale e regio Esercito austro-ungarico inquadrati nella Legione Redenta di Siberia, combatté nella
primavera e nell'estate 1919 per mantenere attiva la ferrovia transiberiana fino in Manciuria; la Transiberiana
serviva agli Alleati per approvvigionare i russi "Bianchi" contro i Sovietici.
Le forze italiane riuscirono a distinguersi, alimentando la resistenza Bianca e fiaccando con una dura
guerriglia quella Rossa. D’Annunzio in particolare fece una notevole carriera nell’esercito e si guadagnò
medaglie su medaglie di azioni eroiche che descriverà minuziosamente in “La Terra del Ghiaccio”.
Lo sforzo italiano fu tale che venne notato anche dalle milizie estere. Scrive un Brigandiere Generale a
Vladivostok: <<Gli Italiani combattono come bestie feroci nonostante i loro scarsi numeri, sono gli ultimi a
ritirarsi e i primi ad andare in prima linea, non temono i cannoni e non stentano ad andare in ricognizione.
Tale Annunzio Gabriele si è distinto in diverse azioni eroiche e ha destato la stima e l’ammirazione di
numerosi fra i nostri soldati>>. Il mito degli Italiani in Russia e di d’Annunzio è d’orgoglio italiano all’estero
e in patria. Marinetti scriverà “Così parlò d’Annunzio” come elogio all’eroe italiano.
Infine a novembre 1919 s'imbarcarono per rientrare in Italia, ma solo l'8 febbraio 1920 riapprodavano a Zara,
dopo cinque anni e mezzo di assenza. Il Ministero della Guerra concesse a sette di questi Dalmati italiani un
"Encomio Solenne", ed a tre di loro (Antonio Matessi ed altri due zaratini) anche la croce al merito di guerra.
Inutile dire che d’Annunzio venne ricoperto di onori, doppiamente eroe di guerra, amato all’estero e
rispettato in patria, ove ora aveva anche amicizie influenti alle alte gerarchie dell’esercito.
Inoltre nella sua letteratura si sentirà il forte influsso della cultura cinese (a seguito del soggiorno nel
Quartiere Italiano) e della letteratura orientale, in particolare “l’Aquila e il Dragone”, storia di un militare
italiano che parte alla conquista della Cina per espandere le colonie italiane.
Il Quartiere Russo invece, dato che la Guerra Civile viene persa, passa alla Cina, ma in parte viene spartito
dalle altre nazioni, l’Italia riesce ad ottenere il pezzo con cui confina, come “Premio di Guerra”.
Inoltre il Quartiere Italiano fu meta di una immigrazione mostruosa di ex nobili e commercianti Russi (Le
maggiori destinazioni furono i paesi slavi, i paesi baltici, l’Alaska, Londra, Monaco e Tientsin) che finirono
per formare una “Piccola San Pietroburgo” nell’ex quartiere russo ora in mano agli italiani.
I numerosi nobili investirono grandi capitali nella finanza italiana a Tientsin.
LA CONFERENZA DI PACE
Dopo la Guerra Civile, nel 1919 (in ritardo di qualche settimana), gli Italiani sono in conferenza di Pace.
Richiedono di ottenere il quartiere austriaco di Tiensin, cosa che farebbe raddoppiare il territorio italiano,
come ricompensa. Questa è una delle tante richieste lasciate pendenti (insieme a Fiume e Dalmazia) ed infine
rifiutate dalla conferenza di Parigi. Numerosi furono gli indignati, fra cui l’intellettuale e poeta Gabriele
d’Annunzio. Egli infatti tentò di prendere il potere a Fiume, ed ebbe un supporto molto più grande: la stampa
sin da subito gridò all’eroe (e martire), i soldati dell’esercito italiano andavano a trovarlo di frequente
passandogli in segreti risorse, intelligence, consigli e dandogli caloroso supporto. Mussolini e gli ex
Socialisti, insieme a tutti i Sansepolcristi e i Futuristi (di destra e di sinistra) fa il tifo per lui.
Le stesse nazioni alleate ricordano con stima l’eroe italiano, e alla fine decidono di cedere: il quartiere
Austro-Ungarico e Fiume vanno all’Italia. La Concessione Italiana ora è più del doppio dell’inizio.
L’Italia continua ad investire su Tientsin, che ora è grande abbastanza da rivaleggiare con i quartieri alleati:
vengono costruite banche, mercati, avviate le grandi opere e le infrastrutture. Viene concessa la cittadinanza
italiana a tutti gli ex cittadini austriaci del quartiere omonimo. Ma questi erano la totalità degli abitanti, e
quindi l’amministrazione italiana, onde evitare inutili discriminazioni di quartiere, deve decidere se
concedere la cittadinanza a tutti oppure solo agli “italiani di stirpe e di merito”. Sceglie la seconda, ma come
compromesso forma la “Legione Straniera Italiana”, che il governo Giolitti decide di affidare allo stesso
d’Annunzio, sia come Scuse sia come Premio per accattivarselo (Il Vate in ogni caso aveva perso la
Reggenza del Carnaro, una volta che era stata concessa all’Italia) sia per levarselo dalle scatole, dato che il
Vate era ancora arrabbiato per la Dalmazia e il nascente fascismo lo vedeva come un idolo.
Dopo un periodo di servizio di 8 anni in Legione i cinesi ottengono cittadinanza piena per loro e i propri
familiari. D’Annunzio si dedica ad “italianizzare” il quartiere di Tiensin e, al tempo stesso, a studiare la
cultura cinese, compie numerosi viaggi prima nel quartiere, dove “rivive” la reggenza del Carnaro, viene
chiamato Duce dai soldati, salutato dalla popolazione per le strade, permette un po’ di quella “Anarchia” che
lo caratterizza e trasforma il Quartiere in una sorta di Vittoriale Allargato. Non contento viaggia anche nei
quartieri Belga, Francese e Inglese, dove incontra intellettuali, nobili (e nobildonne) e militari di ogni
estrazione per le serate mondane. Intrecciando vita letteraria molto intensa, vita “Mondana” e l’instancabile
attività politica il Vate passa i suoi giorni in giro per la Cina.
Notevole fu anche l’influenza che ebbe sull’allora giovanissimo Yukio Mishima, considerato il “d’Annunzio
Giapponese”, con una filosofia molto simile che oscilla fra Estetismo, Decadentismo, Nazionalismo
patriottico e tradizionalista, culturismo, superomismo e cultura giapponese. Mishima infatti ammirava
profondamente d’Annunzio (come lui ammirava Nietzsche) e lo considerava il suo maestro di vita. Da qui
ovviamente nascono le numerose leggende metropolitane sulla presunta (dato che Mishima era notoriamente
omosessuale) coniugata con la mancanza di costole del Vate. In ogni Mishima lo introdurrà nella sua
Tetralogia della Fertilità (E questo rafforzò i pettegolezzi dato che il “Soldato italiano” ha una amicizia
fraterna un po’ ambigua con il soldato giapponese di stanza a Tiensin).
La città diventa un ricco porto commerciale, merci cinesi vengono vendute e merci italiane vengono
importate, è anche una porta aperta agli investimenti italiani in Asia.
Intanto il fascismo in Italia e nel mondo avanza, ma grazie agli influsso del Vate si mantiene più vicino al
Sansepolcrismo delle origini e al Futurismo, la radice “Socialista” si fa sentire più di quella autoritaria.
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Intanto Hitler ha preso il potere in Germania, ed è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale.
Mussolini, sia per pragmaticità politica, sia perché il fascismo che governa non ha le stesse condizioni
autocratiche che gli permettono di fare ciò che vuole, sia per comprensione tattica suggerita da Balbo,
preferisce non intervenire e dichiara la non belligeranza.
Questo rende l’Italia slegata dalla Germania. Il Giappone poi attacca Pearl Harbour e di conseguenza si
ritrova coalizzato con la Germania contro tutte le nazioni occidentali, anche la Cina in piena guerra civile.
Di conseguenza la Cina viene invasa dal Giappone. E il Giappone è autorizzato a prendere tutta Tienstsin, sia
i territori Cinesi (sta invadendo la Cina), sia quelli Belgi, Inglesi e Francesi (che sono nemici comuni con la
Germania). L’unico territorio immune è l’Italia. Qui nasce una delicatissima complicazione diplomatica, dato
che numerosi residenti degli altri distretti, dissidenti politici in Manciuria, intellettuali e ambasciatori in fuga
si rifugiano nel quartiere italiano. Nonostante le minacce delle forze giapponesi d’Annunzio è ferreo:
nessuno dei rifugiati verrà consegnato nelle loro mani. Si sfiora la crisi diplomatica ma Hitler (che vuole
convincere Mussolini ad entrare in Guerra) fa la voce grossa: se il Giappone vuole che gli tengano impegnata
l’URSS per bene farà meglio a lasciare stare l’Italia.
Tientsin italiana diventa un vero e proprio centro di intelligence, complotti, intrighi spionistici e un canale di
fuga per le minoranze perseguitate. Nello stesso periodo in cui Oscar Shindler in Germania salva centinaia di
ebrei con la sua famosa lista l’intero Consolato e tutta l’amministrazione italiana finisce per accogliere e
portare in salvo (sia a Londra sia in Italia) tutti i rifugiati. In particolare gli ebrei e i cinesi (manciù e non) si
rifugiano nella zona italiana, e i primi in particolare portano con sé grandi quantità di capitali, e formano il
Quartiere Ebraico o “Piccola Gerusalemme”. Si diffonde il mito in Cina di “Italiani brava gente”.
Benché non belligerante l’Italia supporta ufficialmente lo stato monarchico del Manchukuo, dove si è
insediato Pu Yi, l’Ultimo Imperatore Cinese (di stirpe manciù, appunto).
Senza l’Italia però il crollo dell’Asse è solo accelerato: nonostante non ci sia una “Volpe nel Deserto” ad
impegnare uomini di fatto la Germania resta comunque impantanata in Russia e gli uomini che gli inglesi
non devono usare in Egitto li usano in altro modo (in primis contro il Giappone), mentre i Francesi hanno
gioco libero. Alla fine inizia la ritirata dell’Asse, e le forze armate giapponesi allo stesso modo iniziano a
ritirarsi. Questo rappresenta la fine della Sfera di Cooprosperità Asiatica, e quindi della Monarchia Manciù.
Pu Yi a questo punto ha tre scelte: tentare una (inutile) fuga in occidente prima che i comunisti o chi per loro
lo acchiappino, andare in Giappone (dal dubbio esito e moralmente discutibile) oppure rifugiarsi a Tientsin,
cosa che fa. Il monarca e tutto il suo entourage si rifugiano nel piccolo pezzo di Regno d’Italia.
L’Italia resta non belligerante per molto tempo, praticamente fino a quando la Germania non è in ritirata da
Stalingrado e il Giappone sta smantellando l’ex stato fantoccio, scacciato a pedate dai cinesi.
A questo punto il Vate si arma autorizzato dal Governo: è guerra, l’Italia salta sul carro dei vincitori per
prendere i resti. Tientsin ovviamente si era militarizzata pesantemente, e nell’ultimo periodo aveva anche
iniziato a coordinare (o meglio: AL SUO INTERNO si era coordinata spontaneamente) una rete
ideologicamente mista di Resistenza: Giapponesi stanziati in loco che non volevano fare la cine del topo,
cinesi Han che non volevano la sottomissione al Giappone ma neanche il comunismo, cinesi Manciù fedeli a
Pu Yi che non volevano il comunismo e che credevano nella nazione Manciuria, oppositori politici di tutti i
tipi. Il governatorato di Tientsin riesce a coordinare una “Resistenza Cinese” tipicamente Anticomunista da
un lato, Indipendentista dall’altro e prettamente Han e fascista nelle ideologie dall’altro lato ancora.
Raccoglie in questo modo il nazionalismo cinese, la fedeltà di Pu Yi e dei suoi seguaci eccetera.
L’unico problema è che i giapponesi rifugiatisi a Tientsin si sentono traditi, ma viene loro promessa la
protezione politica se si arrendono spontaneamente. Anche a Pu Yu viene offerta protezione politica. Quasi
metà dei soldati giapponesi, dovendo scegliere fra Comunismo, Cina o una lotta sanguinaria, preferisce i
Fascisti Italiani. Un’altra metà invece resta fedele al governo e scoppia l’Inferno. La “Resistenza” ha il
favore di tutte le forze Alleate, ma soprattutto di quelle occidentali (perché anticomunista) e riesce a
scacciare eroicamente, sotto la guida di d’Annunzio, gli eserciti italiani contro quelli Giapponesi.
La guerra si comnbatte quartiere per quartiee, ma l’eccellente strategia del Vate, le trappole preparte, le
barricate italiane belle che pronte e la fretta infernale dei giapponesi rendono il tutto una sorta di battibecco
fra compagni di banco più che una vera battaglia. In questa cruenta battaglia denominata “Le Porte Calde”
per via dei rapporti numerici gli Italiani offrono una eroica resistenza, permettendo ai civili di fuggire e
nascondersi e dando il tempo alle forze cinesi e sovietiche di arrivare. Nella battaglia perse la vita Gabriele
d’Annunzio stesso, ormai vecchio ma che mai perse il vigore supero mistico che da sempre lo caratterizzò.
I Giapponesi abbandonano presto Tientsin, non dopo però una vera guerra di trincea durata per parecchio
tempo e conclusasi solo grazie alla guerra di logoramento condotta dalla Resistenza Manciù.
Mishima, informato della guerra a Tientsin in seguito. Il dramma di Mishima venne narrato nel suo romanzo
giovanile “Le due Cine” in cui il poeta e militare giapponese è costretto a tifare per il “Cattivo” che reprime
l’eroica resistenza italiana, quasi desiderando essere fra loro e morire da eroe, invece che rimanere in
Giappone.
La morte di d’Annunzio e il crollo dell’Impero Giapponese sono citate nel testamento di Mishima, rinvenuto
dopo il suo suicidio rituale 25 anni dopo, fra le cose che lo spinsero a quell’estremo gesto.
DOPO LA GUERRA
Tientsin, quando venne ceduta agli europei, venne suddivisa in due: la porzione Nord rimase alla Cina,
quella Sud venne divisa fra le nazioni. Dopo la Guerra si decise che la porzione Nord sarebbe ovviamente
rimasta ai Cinesi (dato che la occuparono militarmente), quella Sud venne divisa in due: una parte agli
italiani (corrispondente all’originale area italiana, quella austriaca, il pezzo russo antistante, la parte
giapponese, la parte francese e la parte inglese) e tutto il resto sempre alla Cina, che ora era in piena guerra
civile. L’Italia viene accolta fra le nazioni dell’ONU e viene elogiata per le numerose vite salvate,
specialmente in Cina. D’Annunzio è pluridecorato postumo come eroe e “Giusto fra le nazioni”.
Tientsin resta italiana, e l’Italia mantiene anche la Libia, l’AOI e alcuni territori di confine in Istria presi
all’occupazione tedesca (cosa che fa infuriare Tito) e Nizza, presa dalla Francia di Vichy (cosa che fa
infuriare De Gaulle, l’Italia salvata dalla Francia).
Intanto la Guerra Civile Cinese prosegue, con Comunisti e Nazionalisti che continuano a scontrarsi.
Tientsin è una base importantissima, più di Taiwan, dato che questo porto aperto è il flusso di intelligence,
risorse militari e finanziarie per aiutare i nazionalisti. Nonostante tutto però questi vengono sconfitti e i
Marxisti salgono al potere. Numerosi nazionalisti si rifugiano qua, altri invece si dirigono a Taiwan.
Tientsin Italiana, un quarto della città totale, si sviluppa velocemente come porta aperta alla Cina concorrente
ad Hong Kong. La parte italiana diventa una vera e propria megalopoli, la differenza fra Tientsin italiana e
Tientsin cinese è mostruosa, fa impallidire quella fra le due Berlino essendoci un secolo di sviluppo
differente. Tuttavia la parte cinese si mantenne molto sviluppata per gli standard nazionali, infatti Tientsin
divenne il centro di prosperità economica cinese dove si tenevano i summit fra gli economisti.
Dopo il Maoismo, con l’ascesa di Deng Xiaoping e l’affermazione del Socialismo a Caratteri Cinesi,
Tientsin diventa una Provincia ad Amministrazione Speciale con diritto a proprietà privata (entro certi
limiti), frammentazione dei monopoli, maggiori libertà e liberalizzazioni, permesso di commercio con
l’estero e di investimenti esteri. Le tue Tientsin si aprono al reciproco scambio di capitale economico ed
umano. Tientsin diventa anche la porta principale del Cattolicesimo alla Cina, da qui infatti il Papa mantiene
i contatti con i cattolici cinesi e i vescovi dell’Associazione Patriottica Cattolica vengono qua a farsi
riconoscere dal Papa e a comunicare liberamente. Sarà anche sede della visita di Giovanni Paolo II prima e di
Francesco I dopo. Il primo farà qui un discorso sulla Pace nel mondo, il secondo sull’apertura alle idee
differenti, e si incontrerà qui con un bonzo Buddhista locale.
TIENTSIN OGGI
Tientsin[1] o Tianjin (天津S, TiānjīnP, letteralmente "guado del fiume del paradiso") è una delle quattro
municipalità della Repubblica Popolare Cinese. L'area metropolitana si estende su una superficie di 11.760
km² e nel 2010 aveva una popolazione di 15.938.224 abitanti - di cui quasi 5 milioni nella parte italiana nella
Parte Italiana – che la rendono la quarta municipalità della Cina per popolazione dopo Shanghai, Pechino e
Chongqing.
Negli ultimi anni Tianjin, grazie alla presenza di un significativo bacino produttivo tecnologico, ha registrato
una tra le maggiori crescite di PIL su base annua tra le città cinesi. Dal 2007 ospita la sessione estiva del
World Economic Forum di Davos.
La municipalità di Tientsin è in gran parte pianeggiante, con l'eccezione della parte settentrionale dove si
trovano i monti Yanshan, la cima più alta è lo Jiushanding che raggiunge i 1078 m.
Il fiume Hai He nasce nella municipalità di Tientsin dalla confluenza di cinque corsi d'acqua: lo Ziya, il
Daqing, lo Yongding, il Grande Canale Nord e il Grande Canale Sud; anche il suo sbocco nell'Oceano
Pacifico si trova sempre nella municipalità, nel distretto di Dagu.
L'area urbana di Tientsin si trova nella parte centro-meridionale della municipalità. Oltre alla conurbazione
di Tianjin nella municipalità si trova anche il distretto di Binhai-Tanggu sul golfo di Bohai, sede dell'area di
sviluppo economico TEDA e del distretto finanziario di Yujiapu. In questo distretto è inoltre in sviluppo la
Sino-Singapore Ecocity, la più estesa area di sviluppo urbanistico basata su principi di sostenibilità e su
infrastrutture urbanistiche votate al risparmio energetico, progettata per ospitare fino a 350.000 residenti.
La contea di Jixian, nella parte settentrionale, ospita un'area di rilievo paesaggistico e ricreativo ed è tagliata
dalla grande muraglia. E’ una ricca meta di Turismo estero ma anche Cinese, infatti sono molti i cinesi che
vengono qui a scopo religioso per i liberi templi Buddhisti e le libere chiese cattoliche.
Sono inoltre da evidenziare i quartieri per popolazione: La maggiore etnia è ovviamente quella Cinese (in
larga parte Manciù). Vi sono poi gli Italiani, etnia maggiore (la cittadinanza italiana è posseduta dall’80%
della popolazione, vale lo ius solis). Vi sono anche i Giapponesi (molti dei quali ex militari e rifugiati
politici, ma ormai in larga parte immigrati ed ex coloni stanziatisi qui) e gli ebrei (salvati dalle numerose
vicissitudini e che fanno da borghesia per la città. Un quarto di loro scelse di andare a Gerusalemme, per
questo motivo oggi Tientsin è gemellata con la città santa e vi è un forte movimento sionista, contrastato dai
partiti politici di sinistra), vi sono poi i russi (ex coloni e nobili russi, hanno un piccolo quartiere tutto loro
riconoscibile per lo sfarzo e il numero abnorme di casinò) ed infine le minoranze etniche.
La religione maggioritaria ovviamente è il Confucianesimo, il Cattolicesimo è stato per decenni la religione
di stato. Vi è poi il Taoismo, il Buddhismo Tibetano (molto diffuso perché qui si rifugiarono molti bonzi
perseguitati dal regime). Il partito di maggioranza è attualmente il Partito Socialista Democratico Italiano di
Tientsin (PSDIT), che si staccò dall’omonimo partito italiano dopo la svolta di D’Alema. E’ in coalizione
con il Fronte Socialista Unito, filo-comunista. All’opposizione abbiamo Grande Tianjin (Centro-Destra con
radici fasciste, ha molta presa presso i quartieri Russo ed Ebraico e molti ex coloni giapponesi l’hanno
sostenuta per un bel periodo, tanto che era soprannominato il Partito Fantoccio dell’Impero Giapponese), la
Centro Democratico Unito (Cristiano democratico), la Grande Via (Di ispirazione tradizionalista e
Confuciana), il Partito Liberaldemocratico di Tientsin, i Verdi e i Radicali.
Politica
Concessione italiana di Tientsin
Forma di Municipalità (territorio
governo
metropolitano)
Organi Podestà, Consulta
(dettagli)
(dettagli)
deliberativi municipale
Nascita 1902 con Vittorio
Emanuele III
Causa Rivolta dei Boxer
Territorio e popolazione
Bacino
Tientsin
geografico
Dati amministrativi
Lingue italiano
parlate
Inno
Marcia Reale d'Ordinanza
concessione)
da
estensione
Popolazione 5.007.954 nel 2015
Capitale Tientsin (zona
Dipendente
Massima 3,458 km² dal 1945
Regno d'Italia
Economia
Valuta Euro stampato in accordo
con la Banca Centrale
Europea