Dal mercato delle antichità egizie ai Musei Egizi

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Dal mercato delle antichità egizie ai Musei Egizi
Dal mercato delle antichità
egizie ai Musei Egizi
Fino al 1858, portare via dall’Egitto oggetti antichi non
costituiva reato e chiunque trovava reperti nel corso di uno
scavo aveva il permesso di tenerli. Fu così che archeologi,
esploratori ed avventurieri poterono lucrare i loro sforzi di
ricerca di reperti antichi vendendoli ai collezionisti europei
e fu così che nacquero i musei egizi sparsi in tutto il
vecchio continente.
Fu un saccheggio, anche se legale, ma c’è da dire che talvolta
l’uscita di questi monumenti dall’Egitto era preferibile alla
loro permanenza nella valle del Nilo, dove gli egiziani li
utilizzavano come blocchi di pietra per costruire case e
palazzi, o semplicemente per fare la calce.
Tutto ebbe inizio nel 1798 quando Napoleone Bonaparte
intraprese la spedizione in Egitto con centocinquanta
studiosi. La pubblicazione, nel 1809, dei risultati delle
ricerche in Descrizione dell’Egitto, scatenò in Europa un
grande interesse per la cultura egizia. Iniziò così il
collezionismo egittologo e la creazione di intere collezioni.
Le potenze europee più attive nella ricerca di reperti della
cultura dell’Antico Egitto erano la Francia e l’Inghilterra.
Bernardino Drovetti,
esploratore
e
collezionista
antichità egizie
di
Bernardino Drovetti (1776 – 1852), piemontese, console
generale di Francia in Egitto, assemblò numerose collezioni di
antichità egizie, alcune delle quali furono vendute a Carlo
Felice, re di Sardegna e Piemonte; oggi il tesoro di Drovetti,
acquistato da Carlo Felice, si può ammirare al Museo Egizio di
Torino e comprende: la sfinge di Karnak, la statua cultuale,
il portastendardi, il sarcofago antropoide, la stele di Meru,
la statua in diorite di Ramses II.
Museo Egizio Torino,
statua in diorite di
Ramses II
British
Museum
Londra,
busto
gigantesco
di
Ramses II
A quei tempi, c’era una vera e propria lotta tra archeologi ed
esploratori per accaparrarsi le antichità egizie; le squadre
di ricercatori erano principalmente due: quella francese
guidata da Drovetti e quella inglese guidata da Salt. Al
servizio del console Salt c’era un altro italiano, più
precisamente un padovano: Giovanni Battista Belzoni (1778 –
1823); molti dei reperti da lui scoperti sono custoditi al
British Museum di Londra. Con il tempo, Salt e Drovetti si
suddivisero le zone d’influenza, con il Nilo a fare da
spartitraffico, ma non poteva continuare un tale saccheggio.
Giovan
Battista
Belzoni, esploratore e
collezionista
di
antichità egizie
Fu un francese, Auguste Mariette, a suggerire al pascià
egiziano Muhammad Said di creare un museo per raccogliere e
salvaguardare in Egitto l’eredità dei faraoni. Fu così che,
nel 1858, fu creato il Servizio Egiziano delle Antichità e il
Museo di Bulaq, embrione dell’attuale Museo Egizio del Cairo.
La domanda di reperti egizi da parte dei collezionisti
europei, tuttavia, non calò al punto che cominciarono a
comparire sul mercato dei pezzi falsi di ottima qualità; pezzi
falsi che vennero acquistati anche dai grandi musei e che,
forse, ancora oggi … ammiriamo.
A Bologna, fino a luglio 2016, potete ammirare l’interessante
esposizione Egitto. Splendore millenario. Capolavori da Leiden
a Bologna, comprendente opere provenienti dal museo olandese
di Leiden. Da non perdere!
Cinzia Malaguti
Fonti:
Storica NG nr. 83
K.A. Bard, Archeologia dell’antico Egitto, Roma, Carocci, 2013
S. Curto, Storia del Museo Egizio di Torino, Torino, Centro
Studi Piemontesi, 1976
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