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La Bohème
Giornale Studentesco Leonardiano
Anno II N°1
Sommario
La Bohème
Editoriale.................................................................................................................................................
Antieditoriale - Golpe alla Bohème......................................................................................................
No Women No Kraj...............................................................................................................................
La Pace Colombiana...............................................................................................................................
Il referendum in Ungheria è una minaccia al nostro futuro.............................................................
Il referendum costituzionale spiegato e commentato.........................................................................
MEETMETONIGHT a tu per tu con la scienza e la ricerca.............................................................
Faccia a Faccia con i candidati...............................................................................................................
Amanda I(k)nox was an inside job......................................................................................................
Alba..........................................................................................................................................................
Ascesa al Gran Paradiso..........................................................................................................................
Vita 2.0.....................................................................................................................................................
Fisica e Pasticceria...................................................................................................................................
Orientamento Universitario: Fisica.......................................................................................................
Sulla Morte di Dario Fo.........................................................................................................................
Animals....................................................................................................................................................
Humans of Milan.....................................................................................................................................
RUBRICHE.............................................................................................................................................
GIOCHI...................................................................................................................................................
Tutti gli studenti sono invitati a partecipare alla redazione.
Per rispondere agli articoli del numero precedente,
esprimere pareri diversi, aggiungere il proprio personale contributo al giornale, mandate numerosi le vostre produzioni all’indirizzo e-mail:
[email protected]
Pagina Facebook e Sito Internet:
facebook.com/LaBohemeGiornaleStudentescoLeonardiano
Direttori: Margherita Mancini, Tommaso Gimelli
Vicedirettori: Tommaso Colombo,
Andrea Vismara
Impaginazione (con delega a tutto ciò
che si attacca a una presa di corrente):
Elia Praderio, Tommaso Colombo,
Benedetta Chrappan, Emanuele
Pizzochera
Responsabile immagini: Camilla
Bruché
Responsabile giochi: Sofia Vismara
Responsabile artistico: Gaia Di Gregorio (Copertina) e Hiro (Controcopertina)
Caporedattori
Fabiana Lauro (Scuola)
Giulio Rizzuti (Mondo)
Federico Fossa (Satira e Colpi di Fallo)
Emanuele Pizzochera (Racconti)
https://labohemesite.wordpress.com
La redazione ringrazia Maria Caliendo, Gaetano Cassarà, il prof. D’Angela e la prof.ssa Frediani per il supporto alla relizzazione del progetto.
Ricordiamo a tutti i lettori che coloro che desiderano
abbonarsi sono pregati di inviare una mail all’indirizzo di redazione indicando nome, cognome e classe.
Inoltre chi lo desidera ha la possibilità di fare una donazione monetaria al Giornale, contattando i direttori.
Francesco Bianchi (Scienza)
Emma Albertini (Arte e Cultura)
Lorenzo Crepaldi (Rubriche)
Edoardo Bellincioni (Orientamenti
Uni)
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Giorgia Ferrari (Humans of Milan)
Redazione
Emma Albertini
Edoardo Bellincioni
Elena Bernardeschi
Francesco Bianchi
Camilla Bitossi
Camilla Bruché
Agostino Celora
Benedetta Chrappan
Tommaso Colombo
Amina Costanzo
Lorenzo Crepaldi
Virginia Di Biagio
Gaia Di Gregorio
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Giorgia Ferrari
Federico Fossa
Francesco Gesess
Aiki Giaramita
Tommaso Gimelli
Fabiana Lauro
Margherita Mancini
Giorgio Pecoraro
Emanuele Pizzochera
Elia Praderio
Niccolò Rapetti
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Giulio Rizzuti
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Matteo Tedesi
Davide Valli
Luca Virzì
Andrea Vismara
Sofia Vismara
Martino Zanetti
L’Editoriale
L’Antieditoriale – Golpe alla Bohème
Ottobre 2015. Tanto radicate sono le origini del golpe che vedrà la gerarchica e censitaria redazione della Bohème soccombere tra i crepitii dei nostri archibugi e dei nostri antieditoriali.
Faccio uso del plurale “noi”, giacché mi piace pensare che il sentimento di rivoluzione si sia ormai espanso tra i Leonardiani, così come tra le primine si è espansa la moda di buttare due euro nelle macchinette per i thè Arizona.
Tuttavia suppongo che esso si rivelerà essere un semplice pluralis maiestatis, e che questa lotta avrà come unico baluardo
il sottoscritto.
Calcherò le orme dell’indimenticata DJ Pelu, o meglio la scia del suo skate, sarò per voi detrattori di questo movimento un
tormento costante e puntuale, come Gerry Scotti su Mediaset e il Pagani alle otto di mattina.
Gli antieditoriali saranno il verbo, il black humor, il credo, il politically correct, il boss finale di un videogioco impossibile. L’informazione di oggi è matematica, sfrutta teoremi che paiono dogmi sacri e irrevocabili come i metodi delle nostre
professoresse. L’inchiesta è morta e la Bohème l’ha uccisa. Per questo nasce dalle Peluzziane ceneri l’AntiBohème, in tutto il
suo dadaismo.
Perché la Bohème può morire, può essere gettata nei cestini della Recart e recuperata da autorevoli volontari del LeoGreen, ma non l’AntiBohème. Non si può annientare ciò che non è, noi siamo il nulla, alla faccia di Parmenide, riempiremo
queste pagine di vuoto e ignorarle non farà altro che sostenere il nostro scopo. L’AntiBohème è ECCTSF, Er Cazzo Che Te Se
Frega, ciò che dorme sepolto in un angolo buio della mente e può manifestarsi sotto molteplici forme, l’Ulisse dei giornalini
scolastici.
“Quando l’ultimo sudoku sarà stato completato male, l’ultimo cruciverba annerito, l’ultimo editoriale bruciato e l’ultimo
sondaggione censurato, vi accorgerete che solo l’AntiBohème non si può sconfiggere”
L’Aristocrazia del NonSense è tornata in città.
Virzilio
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La Bohème EDITORIALI
“In tutta la mia vita non ho mai scritto qualcosa per divertire e basta. Ho sempre cercato di mettere dentro ai miei testi quella
crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po’ le teste.
Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa”
Dario Fo
Caro lettore,
vorremmo aprire questo nuovo anno con una riflessione su quale sia il nostro ruolo all’interno della scuola, e specialmente su quale sia la nostra responsabilità nei tuoi confronti. Cosa può offrirti un giornale studentesco? Possiamo fornirti un
resoconto oggettivo e professionale sui fatti che ci circondano, così come farebbe un qualsiasi giornale? Oppure materializzare la risposta a tutte le tue domande? Certamente no, questo non è il nostro ruolo. Quello che possiamo offrirti è qualcosa
di più umile e prezioso.
Noi possiamo offrirti parole che parlano di sogni, ma anche di delusioni; di successi, ma anche di sbagli ed errori; di
questioni vitali, ma anche di colpi di fallo. Noi ti regaleremo le nostre visioni, soggettive e personali, ricche di entusiasmo
e di vitalità. Quella vitalità caotica che fa emergere il meglio della nostra creatività, quell’energia giovanile che compone la
nostra unicità, della quale acquistiamo consapevolezza. Ogni pagina viene da noi, ogni pagina esprime noi, ogni pagina
siamo noi. Noi che siamo come te: studenti, giovani, forse ingenui ed illusi. Noi che ci interroghiamo sul mondo, filtrando
la realtà che ci circonda.
Un giornale studentesco è tutto questo. È stimolare la nostra fame di sapere di più di ciò che ci aspetta fuori dalle mura
della scuola, e perché no, anche avere una via di scampo durante le lezioni più noiose. È il nostro veicolo per raccontarti
le nostre idee, i nostri viaggi, le nostre manie e fissazioni, le nostre passioni, le risposte che cerchiamo di darci pensando e
confrontandoci. È libera espressione delle nostre personalità e delle nostre opinioni.
Ma soprattutto sei tu. Ti sorprenderà, ma cosa sarebbe un giornale studentesco senza dei lettori, se non un mucchio di
fogli pinzati insieme?
Margherita Mancini e Tommaso Gimelli
No Women, No Kraj!
A
nno 2016. Il mondo è in subbuglio a causa delle manifestazioni che vedono donne
di tutti i paesi unirsi e muoversi per
proteggere una cosa che le accomuna,
per difendere i loro diritti che vengono
messi in discussione dallo stato, proteggere la loro libertà di abortire.
La Bohème MONDO
Le leggi che riguardano l’aborto sono
le più varie e disparate come anche le
discussioni sostenute dalle associazioni pro-choice e pro-life che, nonostante entrambe abbiano come fine la
protezione delle future generazioni,
risultano le une contro le altre.
Dal momento che le leggi morali si
basano su convinzioni che vanno da
quelle religiose a quelle culturali, gli
stati sostengono diritti e doveri diversi. Adesso però il mondo sembra non
riuscire più a sostenere le leggi restrittive che, in un certo senso, limitano il
diritto di decidere sulla propria vita.
In America latina solo quattro nazioni permettono l’aborto in condizioni
diverse da stupro, incesto o malformazione del feto. In Cile, uno dei sei stati
al mondo in cui una donna può essere
perseguita dalla legge in caso di aborto
qualunque siano le circostanze, la nuova presidentessa Michelle Bachelet ha
proposto alla Camera di Santiago l’abrogazione della legge in atto dal 1989
e promulgata dal dittatore Pinochet nei
confronti dell’interruzione volontaria
della gravidanza.
Il nuovo testo autorizzerebbe l’aborto in tre casi: nel momento in cui la
vita della madre è in pericolo, quando
la gravidanza è frutto di uno stupro
oppure quando il feto presenta una
malformazione. La proposta però ha
ancora bisogno dell’approvazione del
Senato. Intanto, a causa di queste limitazioni, le persone più ricche e che
hanno la possibilità di viaggiare vanno
in altre nazioni dove abortire è legale
e l’operazione è quindi molto più sicura, ma se si è poveri, invece, le opzioni sono limitate: scegliere di tenere il
bambino o recarsi in cliniche private
clandestine le cui condizioni non sono
delle migliori. “Credo che le donne
debbano avere la possibilità di scegliere legalmente. In questo paese se deci-
di di abortire vai in galera e credo che
questo non sia giusto” afferma la prima
presidentessa donna cilena. Tuttavia
non tutti condividono questa opinione: venerdì 5 giugno 2016, giorno in
cui Papa Francesco ha ricevuto la Bachelet al Vaticano, le “Mujeres de Blanco”, un gruppo di donne appartenenti a
ogni classe sociale che per la maggior
parte hanno già sperimentato l’aborto,
hanno manifestato per mezz’ora vestite
di bianco, da qui il nome dello schieramento, con ognuna in mano una piccola bara bianca di cartone con inciso
sopra di essa un nome e una croce al
fine di esprimere la loro opposizione
nei confronti dell’aborto.
Diversamente è avvenuto la mattina
di lunedì 3 ottobre 2016 in Polonia:
migliaia di donne, affiancate da alcuni
uomini, hanno protestato per difendere i propri diritti. “Lunedì nero”, così
viene definita la giornata che deve il
nome alla protesta, la #CzarnyProtest
che, a sua volta, nasce dal colore degli
indumenti indossati dalle dimostranti:
il nero, in onore del lutto e della collera per le donne morte di parto e quelle
violentate e impossibilitate ad abortire
a causa delle leggi restrittive in vigore
dal 1993. Una manifestazione in onore della morte della loro possibilità di
scegliere. Varsavia, Cracovia, Danzica
e altre cinquanta città polacche hanno
accolto una manifestazione, a cui hanno aderito poco meno di centomila
persone, contro la proposta di legge
promossa dal partito Diritto e giustizia (Pis) che avrebbe reso ancor di più
restrittiva la già fortemente limitativa
legge per la quale è possibile abortire
solo in caso di stupro, incesto, malformazioni del feto o problemi di salute delle donne, tutte condizioni che
devono in seguito essere verificate da
un procuratore. La nuova proposta di
legge, se fosse stata approvata, avrebbe reso l’aborto totalmente illegale e
avrebbe punito le donne che interrompevano la gravidanza con pene fino a 5
anni di carcere (contro i 2 anni attuali)
e così sarebbe capitato ai medici che lo
avessero praticato, la legge avrebbe poi
permesso anche indagini nei confronti delle donne che avevano subito un
aborto spontaneo. “Un invito all’aborto
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di Amina Costanzo
illegale” sostengono alcune associazioni femministe polacche, in quanto
le donne non solo soffrono per motivi naturali, dal momento che la vita
che era stata affidata loro non c’è più,
ma anche a causa della società che le
rinfaccia di non essere state in grado,
o quasi, di far nascere la creatura che
avrebbero amato con tutte loro stesse.
Questa legge avrebbe aumentato il tasso di operazioni clandestine che già si
stima arrivare a 100-150mila all’anno
in confronto alle 1000 registrate legalmente.
Una manifestazione in onore
della morte della loro possibilità di scegliere.
Il modello di ispirazione è stato quello della manifestazione islandese del 24
ottobre 1975 al quale aderirono il 90%
delle islandesi: un’intera giornata senza
lavoro per dimostrare a se stesse e al
mondo l’importanza delle donne nella
società. Il Kvennafrí, il giorno libero
delle donne, che, dalla mattina presto,
hanno lasciato i propri bambini ai mariti e non sono andate a lavoro in onore
dell’anno internazionale della donna
nelle Nazioni Unite. Alle due del pomeriggio 30 mila donne sono scese
in strada con cartelli che chiedevano
uguaglianza di trattamento e di salario paralizzando praticamente l’intero
paese. Dopo questo avvenimento, 5
anni dopo, nel 1980 venne eletta Vigdìs
Finnbogadòttir, il primo capo di stato
donna non solo nella storia islandese,
ma anche europea. Insomma, un evento che ha segnato una svolta nella vita
delle donne di quasi tutto il mondo.
E così per la prima volta nella storia
della Polonia si sono unite persone di
ogni genere e partito: in piazza hanno
sfilato donne di sinistra, femministe e
attiviste per i diritti umani a fianco di
cattoliche e conservatrici. “No women,
no Kraj”, alcune sostengono cartelli che
citano il titolo della canzone di Bob
Marley che con la sostituzione della
parola “cry” con l’omofona “kraj”, che
in polacco vuol dire “nazione”, cambia
il significato della frase in “no women,
no country”; altre invece impugnano grucce come simbolo dell’aborto
clandestino. Tutto ciò in un luogo in
cui non si fa educazione sessuale bensì
“educazione alla vita Familiare”, l’aborto viene trattato come un tabù e la pillola anticoncezionale del giorno dopo è
proibita. Ma dopo questo avvenimento
che, come in Islanda, ha segnato una
svolta positiva, il Pis tre giorni dopo ha
fatto marcia indietro, in segno di rassegnazione e pace verso le donne che
sono riuscite a farsi sentire una volta
per tutte.
L’Irlanda è inoltre un paese profondamente cattolico e sono poche le
donne che affermano pubblicamente
di aver subito un aborto perché hanno
paura di essere marchiate o giudicate.
Per questo motivo diverse associazioni
hanno creato dei veri e propri gruppi
di ascolto e sostegno per lo shock che
possono aver subito in seguito all’operazione. Tutto ciò potrebbe cambiare
5
a fine ottobre perché è stata indetta
un’assemblea dal Primo Ministro irlandese per decidere se avrà luogo un
referendum per la modifica della legge
sull’aborto.
In Europa, escluse l’Irlanda, la Polonia, Città del Vaticano e Malta, le leggi
sull’aborto legalizzano l’interruzione
entro determinati periodi che variano
a seconda della nazione.
“Rise and repeal”
In Italia la legge 194 in atto dal 1978
permette alle madri di interrompere la
gravidanza entro i primi 3 mesi o, se è
un aborto terapeutico, entro i primi 5
o 6 mesi. Tuttavia le donne non solo
devono affrontare le proprie difficoltà
psicologiche ma anche quelle che alcuni medici pongono. È stato registrato
che il 70% dei medici italiani optano
per ”l’obiezione di coscienza” davanti
all’interruzione di gravidanza, ovvero
si esonerano dall’operazione perchè la
ritengono moralmente contro i loro
principi. Nonostante questo sia un diritto dei medici, se esercitato troppo
spesso, rischia di sovrastare altri diritti
di pari importanza, come ad esempio
la salute psico-fisica della donna.
La donna ha il diritto di scegliere,
una facoltà che non le può essere portata via da nessuno. []
La Bohème MONDO
“Rise and repeal”, “my body, my
choice”. Questi sono invece gli slogan
degli irlandesi durante la marcia organizzata il 24 settembre 2016 tra Dublino e altre 20 città. I protestanti hanno
chiesto l’abrogazione dell’ottavo emendamento della costituzione della nazione che limita la possibilità di abortire a
condizioni in cui la vita della madre sia
in serio pericolo. La #repeal8th, questo
è il nome della campagna che non si è
estesa alla semplice manifestazione in
piazza ma è stata diffusa in tutto il web
dall’attrice comica irlandese Grainne
Maguire. Attraverso un post su Twitter
la Maguire ha condiviso con il primo
ministro irlandese Enda Kenny il giorno del suo ciclo mestruale: “Since we
know how much the Irish state cares
about our reproductive parts-I call my
womb Ireland’s littlest embassy” così
scrive la ragazza e invita le altre donne
del web a seguire il suo esempio. Tuttavia l’Irlanda rimane una delle nazioni
europee con la legge sull’aborto più restrittiva, dopo Malta e città del Vaticano dove è totalmente illegale, e con un
numero di aborti praticati in nazioni
estere, soprattutto in Inghilterra, pari
a 14 al giorno contro i 24 aborti legali
in un anno registrati nel 2014. Prima
del caso di Savita Halappanavar, una
ragazza indiana morta nel 2012 perché
i medici si rifiutarono di praticare un
aborto terapeutico, l’ottavo emendamento non presentava la possibilità di
interrompere la gravidanza qualora la
vita della madre fosse a rischio oppure
la donna manifestasse tendenze suicide. Queste ultime prerogative stanno a
significare che nel momento in cui una
donna incinta seriamente malata si
presenta da un dottore, il dottore deve
aspettare fino a quando la malattia non
rappresenti un serio rischio per la vita
della madre.
La pace colombiana
S
La Bohème MONDO
aranno anche estremamente sopravvalutati e politicizzati, ma
i premi Nobel sono comunque
belli da ricevere. Chiedetelo a Juan Manuel Santos, presidente della Colombia:
la sera del 2 ottobre, dopo che il popolo
colombiano aveva rifiutato l’accordo di
pace che il suo governo aveva stipulato
con i guerriglieri delle Farc, egli stava
contemplando non solo il fallimento
di sei anni di trattative ma anche della sua presidenza. Cinque giorni dopo
la Commissione norvegese ha annunciato che Santos aveva vinto il premio
Nobel per la pace. È stata una vittoria
corroborante: persino Àlvaro Uribe, il
suo principale avversario politico e paladino del No al referendum, ha offerto
moderate congratulazioni.
Ma molti cittadini colombiani preferirebbero vedere i leader delle Farc in galera, e non
in parlamento
Per capire le motivazioni dietro il
risultato del plebiscito è necessario
conoscere le Farc e il loro ruolo nella storia moderna della Colombia. Le
Farc, le forze armate rivoluzionarie
colombiane, sono un’organizzazione
guerrigliera comunista di ispirazione
marxista-leninista che nasce nel 1964
come ala militare del partito comunista colombiano, con l’obiettivo di
difendersi dagli attacchi dell’esercito
colombiano. Tuttavia negli anni le Farc
si sono evolute da uno strumento di
difesa ad una vera e propria organizzazione guerrigliera, responsabile di
di Giulio Rizzuti
vari attentati anche contro la
popolazione civile. Inoltre le
Farc da lungo tempo ormai finanziano le proprie operazioni
con il narcotraffico. Il gruppo
- ad oggi - tassa i coltivatori
locali, compra le loro foglie, le
trasforma in pasta e le rivende
ad altri gruppi.
L’assegnazione del premio
è un chiaro esempio del divario di percezione tra molti
all’interno della comunità internazionale e tanti cittadini
colombiani. I primi trovano
che l’accordo, concluso quest’agosto all’Havana, dopo sei lunghi anni
di trattative e discussioni, rappresenti
un compromesso necessario tra pace e
giustizia per garantire la fine di un conflitto che ha già causato troppo dolore e
sofferenza. D’altra parte molti cittadini
colombiani trovano che l’accordo sia
troppo indulgente nei confronti delle
Farc. I comandanti di guerriglia che
confessano crimini di guerra davanti
a speciali tribunali di pace eviteranno
tempo in carcere, scontando le loro
pene di massimo di otto anni, in uno
stato di “effettiva restrizione della libertà” che però non è ancora stata definita,
e tutti i militanti di rango inferiore saranno del tutto risparmiati da qualsiasi
forma di pena. Ma molti cittadini colombiani preferirebbero vedere i leader
delle Farc in galera, e non in parlamento (dove potrebbero finire alcuni), e
trovano che Santos non abbia negoziato per condanne più severe in modo da
poter terminare il conflitto prima della
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fine del suo mandato nel 2018. Tuttavia la questione che più delle altre ha
causato la sconfitta del Sì nel plebiscito
è sicuramente la mentalità con cui le
Farc hanno discusso questo accordo.
Esse infatti si considerano come un
esercito imbattuto motivato dall’ideologia comunista e perciò hanno intrapreso le trattative di pace ponendosi
sullo stesso piano del governo colombiano, reclamando anche certe cose
che avrebbero potuto definire come
vittorie politiche, come una riforma
agraria. Ed è stata questa arroganza che
ha fatto sembrare l’accordo più generoso nei loro confronti di quanto lo fosse
veramente, cosa che ha reso vincere il
plebiscito molto più difficile.
Salvare la pace in Colombia non sarà
cosa facile. Sia le Farc che il fronte del
no dovranno accettare dei compromessi per difendere la fragile pace che
si è venuta a creare in Colombia.
Fortunatamente stanno giungendo
segnali positivi da entrambi le parti:
l’on Uribe ha incontrato l’on Santos per
la prima volta in sei anni e ha nominato tre rappresentanti per parlare al governo, mentre le farc hanno dichiarato
che rispetteranno il cessate il fuoco
istituito dal governo e di voler pagare
retribuzioni a tutte la famiglie delle vittime. Tutto questo, unito alla volontà
del presidente Santos di non abbandonare la pace permette di sperare in
una Colombia finalmente libera dalla
guerra. []
(Le fonti di questo articolo provengono da “The economist” e “The Guardian”)
Il referendum in Ungheria è
una minaccia al nostro futuro
di Tommaso Gimelli
I
all’incirca un milione e seicentomila
migranti. L’Europa ha circa 503 milioni
di abitanti. Facendo un rapido calcolo
l’incidenza percentuale del fenomeno sulla popolazione europea è dello
0,32%. Più che un’ondata parrebbe una
goccia nell’oceano.
Tutte parole chiave di un meccanismo che punta ad instaurare un regime di diffidenza e di
odio verso degli esseri umani
che si spostano sulla terra alla
ricerca di un posto migliore
Per quanto riguarda il terrorismo,
chi formula questa accusa sembra dimenticare che finora gli artefici degli
attentati che hanno sconvolto il mondo occidentale negli ultimi vent’anni
sono cittadini europei o americani,
oppure uomini con un addestramento
tale da sfuggire ai controlli sistematici
dell’antiterrorismo. È difficile immaginare questi 007 del male viaggiare su
barconi affidati alle intemperie e quasi
sempre intercettati dalle polizie e dagli
eserciti di frontiera. Vi sembrerebbe
ragionevole affidare anni di addestramento minuzioso ad una situazione
così inaffidabile? Certamente la Storia
ci insegna che spesso uomini disperati
e socialmente emarginati possono tramutarsi facilmente in agenti destabilizzanti. Ma da ciò dovremmo imparare
ad accogliere ed integrare nella nostra
società questi individui anziché fomentare un clima avverso ad una pacifica
convivenza. Rimane dunque il problema dell’identità. Anche per fornire una
evidente confutazione di questa tesi ci
7
viene incontro la Storia dell’uomo. Da
sempre le società si sono mischiate fra
di loro in maniera dinamica andando
a creare nuove e più evolute società.
Le teorie che nel passato ed oggi si oppongono a questo evidente processo su
una base razzista, ovvero considerando
la razza un dato statico, ci hanno sempre condotto ai più grandi orrori che la
Storia abbia mai conosciuto.
Nonostante tutte le considerazioni
sopra citate, il 98% di quel 43% che si
è recato alle urne si è espresso a favore
della politica di Orbàn: dato che le opposizioni avevano invitato gli elettori a
boicottare il referendum al fine di invalidare il voto, questo dato va preso con
le pinze. Tuttavia questi numeri ci indicano chiaramente che la maggior parte
degli ungheresi si è lasciata persuadere
da questa ottusa retorica, costringendo
le opposizioni a ricorrere ad un artificio politico per scongiurare un referendum che minacciava di compromettere una quanto mai precaria situazione
europea. Ma soprattutto questo mancato referendum è l’ultimo dei segnali
che in questo difficile periodo storico
ci indicano una strada che conduce
ad un’Europa sempre più dilaniata da
tensioni interne, profondamente xenofoba e che calpesta senza pietà i diritti
ed i sogni degli esseri umani che ha da
sempre oppresso. Ad essa dobbiamo
opporci con tutta la nostra forza giovanile, rappresentando e costruendo
un’Europa dei popoli, solidale ed unita.
È un obiettivo che sembra quanto mai
ambizioso ma che è nostro dovere perseguire. Nonché la nostra unica possibilità di salvezza.[]
La Bohème MONDO
l 2 di Ottobre in Ungheria si è tenuto un referendum a proposito
delle quote di ripartizione del fenomeno migratorio che l’Unione Europea impone agli stati membri. Il quesito posto era articolato così: “Volete o
no che la Ue decida quote di ripartizione di migranti tra i suoi Stati membri,
senza prima ascoltare governi e parlamenti a sovranità nazionale?”.
Nonostante il referendum non abbia raggiunto il quorum, decretando
quindi l’invalidità del responso popolare, esso ci fornisce notevoli spunti di
riflessione.
Innanzitutto esso non è che una delle mosse della politica del presidente
Orbàn riguardo al fenomeno dell’immigrazione clandestina. Essa ha condotto alla costruzione del disastroso (o
glorioso, a seconda dei punti di vista)
muro di filo spinato e lame di rasoio al
confine serbo che ha fatto tanto discutere l’opinione pubblica di tutta Europa
negli scorsi mesi. La retorica che regge
questa linea politica è quella comune
a tutta la destra populista europea, ed
è sintetizzata dalla risposta che il premier ha dato alle critiche europeiste:
“Difendiamo le frontiere di Schengen e
quindi la sicurezza di voi e noi tutti. Se
non arrestiamo l’ondata migratoria che
ci porta anche terrorismo e crimine,
l’Europa in pochi anni perderà la sua
identità, ogni sua società di ogni suo
paese membro diverrà irriconoscibile”.
Sicurezza, Ondata migratoria, Terrorismo, Crimine, Identità. Tutte parole
chiave di un meccanismo che punta
ad instaurare un regime di diffidenza e
di odio verso degli esseri umani che si
spostano sulla terra alla ricerca di un
posto migliore. Un meccanismo che si
basa sull’ignoranza più assoluta, tanto
che per smontarlo basta una rapida ricerca su Google. Quando ad esempio
parliamo di ondata migratoria usiamo
un’immagine che si riferisce ad un fenomeno violento, che stimola in noi
paura, che ci dà l’impressione di essere
sommersi. Guardando invece le cifre
reali ci accorgiamo che dall’inizio della
cosiddetta “Emergenza Migranti”, che
potremmo posizionare all’incirca nel
2012 (l’emergenza più lunga che si sia
mai vista…), sono arrivati in Europa
Il referendum costituzionale
spiegato e commentato
La Bohème MONDO
I
l 4 dicembre 2016 i cittadini italiani saranno chiamati a votare al
referendum riguardante le modifiche costituzionali. Poiché ci rendiamo
conto dell’enorme portata di questo
avvenimento e perché siamo convinti
che ognuno debba esserne partecipe,
avente o meno il diritto di voto, vorremmo provare a spiegarvi, da studenti
a studenti, in cosa consiste la riforma
e quali siano i cambiamenti proposti,
oltre a esporre le nostre ragioni per il
sì e per il no.
Il referendum costituzionale è di tipo
propositivo, cioè serve ad approvare
una legge, e quindi non richiede un
quorum, ovvero una soglia di affluenza minima perché il referendum sia
valido. Normalmente, questo quorum
è fissato al 50% del totale dei cittadini
aventi diritto di voto. Il referendum
propositivo è consentito dalla vigente
Costituzione, secondo l’articolo 138,
solo per modifiche ad essa e si è reso
necessario dal momento che la riforma costituzionale è stata approvata dal
Parlamento, Camera e Senato insieme, solo da una maggioranza assoluta
(50% + 1). Se, invece, fosse stato approvato dai ⅔ dei parlamentari non sarebbe stato necessario passare attraverso il
referendum.
La riforma in questione è la più complessa e ambiziosa che sia mai stata
proposta e prevede modifiche a 47 articoli sui 139 che compongono la Costituzione italiana.
SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO E RIFORMA
DEL SENATO
La riforma si propone di porre fine
al bicameralismo perfetto, che prevede
un parlamento composto da due camere con eguali poteri, elette direttamente dai cittadini e che devono approvare
il medesimo testo al dettaglio perché
questo diventi legge: un sistema che
non ha nessun altro paese in Europa.
E’ previsto un ridimensionamento delle funzioni del Senato, una riduzione
del numero e un cambiamento nelle
modalità di elezione dei senatori.
Il Senato manterrà la possibilità di
approvare, abrogare o modificare solo
le leggi di riforma costituzionale, le di-
sposizioni sulla tutela delle minoranze
linguistiche, leggi riguardanti gli enti
locali, l’Unione Europea, valutazione
delle politiche pubbliche e l’attuazione delle leggi dello Stato sul territorio.
Inoltre la riforma sancisce che il Senato
avrà diritto ad intervenire per riesaminare il testo degli altri tipi di legge entro dieci giorni dall’approvazione della
Camera, proponendo per i successivi
trenta giorni modifiche, che la Camera
potrebbe non considerare.
Insomma, il potere legislativo ordinario verrà spostato completamente
nelle mani della Camera dei Deputati.
Il nuovo Senato sarà composto da
100 membri, di cui 74 provenienti da
consigli regionali, 21 sindaci e 5 nominati dal Presidente della Repubblica, e
si riunirà con cadenza molto più sporadica, vista la riduzione del suo ruolo.
Viene inoltre introdotta la possibilità
da parte del governo di richiedere un
“voto a data certa”, cioè un limite fissato entro cui una legge dev’essere discussa e votata in Parlamento.
ELEZIONI DEL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
Le elezioni del Presidente della Repubblica si svolgeranno ancora in
seduta congiunta delle due Camere.
Verrà eletto colui che riceverà i 2/3 dei
voti sul numero totale di parlamentari
fino al terzo scrutinio, poi dal quarto al
sesto sarà necessario raggiungere i 3/5
degli aventi diritto, dopodichè la soglia
per la vittoria è posta ai 3/5 dei votanti
nella sessione specifica.
8
di Tommaso Colombo
e Andrea Vismara
REFERENDUM E LEGGI D’INIZIATIVA POPOLARE
La soglia di firme necessaria per proporre la discussione parlamentare di
una legge d’iniziativa popolare viene
alzata da 50.000 a 150.000. Tuttavia,
si sancisce il dovere da parte del Parlamento a prendere in considerazione
tutte le proposte che dovessero arrivargli, cosa finora non regolamentata.
Inoltre, vengono introdotti i referendum propositivi d’iniziativa popolare,
anche se non è ancora stabilito come
dovranno funzionare. Per quanto riguarda i referendum abrogativi, in
caso fossero proposti da più di 800.000
cittadini, sarebbe eliminato l’obbligo di
raggiungimento del 50% degli aventi
diritto, sostituito dal 50% dei votanti
alle ultime elezioni politiche.
TITOLO V E CNEL
Viene riformato anche il titolo quinto della costituzione, quello che delinea i rapporti tra Stato ed enti locali.
Le modifiche consistono nell’abolizione definitiva delle province e nel ridimensionamento dei poteri finora
affidati alle Regioni. Vengono infatti
eliminate tutte le materie a legislazione
concorrente tra Regioni e Stato, e affidate esclusivamente a quest’ultimo. Le
principali sono: ordinamento delle comunicazioni e delle professioni, protezione civile, previdenza sociale e tutela,
sicurezza e politica attiva del lavoro.
Rimangono pieni poteri alle Regioni
per quanto riguarda tutela delle minoranze e sanità.
sia muoversi verso un regresso. Io voto
No, perché le cose possano migliorare
davvero, in futuro.
LE RAGIONI PER IL SÌ
La riforma oggetto del referendum è
il frutto di trent’anni di lavoro. In occasione della stesura della costituzione
si decise di affidare la garanzia della
stabilità del sistema politico ai partiti
invece che alla costituzione; negli anni
ottanta poi i partiti smisero di garantire la stabilità politica italiana, infatti a
quegli anni risale la prima riforma costituzionale, la quale fu l’inizio del percorso che ha portato a questa riforma.
La riforma nasce dalla necessità di
stare al passo con i tempi, che si traduce in un bisogno di un sistema politico caratterizzato da capacità e velocità
decisionali, che quello attuale, unico
bicameralismo perfetto in Europa, non
ha.
Ciò che non funziona della politica
in Italia sono sia i politici sia il sistema politico, sia le regole sia i giocatori.
Non ci si può permettere di aspettare
che cambi la classe dirigente per cambiare il sistema politico, tanto più che i
politici sono scelti dai cittadini, ma bisogna cambiare le regole per agire sui
giocatori.
Il sistema politico attuale in Italia
non riesce a decidere, che, oltre a rappresentare. è il dovere della democrazia. Con la riforma verrebbero attuati
dei cambiamenti importanti che garantirebbero maggiori tutele dei diritti dei
cittadini, maggiore stabilità del governo e perciò maggiori capacità e velocità
decisionali.
L’elezione del presidente della Repubblica sarebbe più garantita perché
non prevedrebbe più l’elezione a maggioranza assoluta, che è stata usata
per eleggere i presidenti Napolitano e
9
Mattarella, invece addirittura alla settima elezione la maggioranza dovrebbe
essere dei tre quinti dei votanti, perciò
superiore alla maggioranza assoluta.
La riforma assicurerebbe l’elezione democratica del presidente, che l’attuale
sistema politico ha fallito a garantire,
in occasione della seconda elezione del
presidente Napolitano.
Inoltre in nessun paese europeo il
Senato è totalmente eletto direttamente dai cittadini perché se così fosse, sarebbe investito dell’autorità di dare la
fiducia al governo e questa possibilità
non è compatibile con il superamento
del bicameralismo perfetto.
Pertanto il Senato verrebbe ridimensionato e diventerebbe un organo permanente che si rinnova con le elezioni
comunali e regionali, contrappeso alla
maggioranza perché voterebbe leggi
di materia importante, senza che ci sia
una maggioranza politica determinata
e senza che il governo posso porre la
fiducia.
I tempi della politica verranno però
abbreviati con la riforma, come afferma Luciano Violante ex presidente
della Camera e ex magistrato: ”Tra le
56 leggi ordinarie approvate in questa
legislatura, il Senato ha tenuto in prima
battuta ogni proposta in media per 320
giorni e in seconda battuta più di 200
(si fa riferimento alla navetta nda), con
la riforma non potrà tenerle più di 40
giorni.”
Il fatto che dalla nuova costituzione
non si evinca nel dettaglio come funzionerebbe l’elezione del senato non è
allarmante, poiché la legge elettorale
non c’è mai nella costituzione, ma è
specificato che i cittadini sceglierebbero i candidati al Senato quando votano
per i consigli regionali, che a loro volta
eleggerebbero i senatori all’interno del-
La Bohème MONDO
Viene, inoltre, abolito il CNEL, il
consiglio nazionale dell’economia e del
lavoro, il cui ruolo è quello di affiancare il governo per rendere più efficace il
suo operato nelle materie in cui sono
competenti.
LE RAGIONI PER IL NO
Personalmente, nonostante mi rimanga qualche dubbio, propendo per
il NO. Questo perché sono convinto
che la riforma non vada considerata
come isolata rispetto all’attuale situazione politica italiana e mondiale. Un
elemento che va inevitabilmente preso in considerazione è la vigente legge
elettorale, il cosiddetto Italicum, che
prevede la possibilità per il partito vincitore alle elezioni, tramite eventuale
ballottaggio, di ottenere la maggioranza assoluta alla Camera. Con la riforma
costituzionale, questo gli garantirebbe
una libertà in materia legislativa ordinaria quasi completa. A mio avviso,
un rischio troppo grande, considerata
la rapida ascesa di partiti estremisti e
xenofobi che sta interessando l’Europa
e il mondo, oltre che una scelta non
pienamente democratica. Sono convinto che la necessità di creare una coalizione per poter governare garantisca
in modo molto più efficace la rappresentanza delle diverse realtà che compongono il paese. Non dubito che il
bicameralismo perfetto vada superato,
ma non sono questi il modo e le condizioni per farlo.
Un altro tema che ritengo importante è la modalità con cui è scritta la
riforma. Non è semplice e chiara, come
tutti gli altri articoli della Costituzione, fatti per essere accessibili a tutti,
ma astrusa e piena di rimandi, impossibile da interpretare per un cittadino
qualunque. La tendenza generale della
politica è sempre più quella di allontanarsi dalla gente comune, mentre la
tendenza dovrebbe essere esattamente
quella opposta. Purtroppo, la qualità
nell’attuare le cose viene sempre più
spesso sacrificata in nome dell’efficienza e della rapidità, che certamente portano ad ottenere dei risultati, ma non
garantiscono riguardo alla loro qualità.
A cambiare dovrebbe essere il paradigma della politica, portandola, o riportandola, ad essere fatta dal popolo
e per il popolo. Io voto No, non perché
sia convinto che le cose vadano bene
come sono, ma perché credo che peggio di lasciare la situazione inalterata
La Bohème MONDO - MILANO
le scelte degli elettori. Con la riforma
i cittadini sarebbero più garantiti che
con la situazione attuale perché, pur
non eleggendo direttamente i senatori
per i motivi illustrati in precedenza,
potrebbero esprimere delle preferenze
che sarebbero obbligatoriamente rispettate dai politici.
La riforma inoltre limiterebbe i poteri del governo, dando la facoltà al presidente della Repubblica di controllare
e dunque di rinviare l’approvazione dei
decreti e dei disegni di legge per 90
giorni, invece dei 60 attuali.
In aggiunta il meccanismo del governo decreto legge, maxiemendamento, fiducia, che schiaccia il parlamento
non sarebbe più possibile. Le regioni
italiane non sono economicamente
e politicamente omogenee e ciò non
garantisce i diritti dei cittadini: con la
riforma si centralizzerebbero i poteri
politici regionali, che le regioni potrebbero vedersi riassegnati una volta
raggiunto il pareggio di bilancio, altrimenti rimarrà compito dello stato ga-
rantire i diritti dei cittadini. Le regioni
a statuto speciale che già vengono trattate differentemente in costituzione,
non sarebbero affette dalla riforma.
Lo stato riacquista dei poteri, ma le regioni tramite i senatori controllano le
politiche dello stato e la loro attuazione
sul territorio.
Queste modifiche sono necessarie
perché ad esempio la frantumazione
delle competenze sulle grandi opere è
molto spesso risultata in passato con il
mancato adempimento dei lavori e ciò
è costato ai cittadini diversi miliardi
di euro, e permetterebbero di eliminare il policentrismo anarchico delle
competenze che danneggia i diritti dei
cittadini; avere un solo interlocutore
permetterebbe inoltre di individuare
un determinato responsabile in caso di
disastri.
La centralizzazione delle competenze sarebbe più trasparente perché il
potere politico locale è più permeabile
alle pressioni di interessi privati.
La riforma prevederebbe anche diritti per le minoranze al Senato e per
l’opposizione alla Camera.
Per concludere credo che votare sì
significhi smettere di accettare il sistema attuale, che penalizza i cittadini e
ne massacra i diritti e priva i giovani di
possibilità di futuro, significhi credere nella possibilità di un futuro anche
solo un poco migliore del disastroso
presente. Sono consapevole che questo
voto non risolverà istantaneamente i
problemi dell’Italia, ma sono stufo della visione pessimista e restia al cambiamento di una metà della classe politica
ma anche della popolazione italiana
che mi auguro potrà condividere l’intento di innescare un cambiamento
verso un futuro migliore che comincerà con l’approvazione della riforma
del 4 dicembre, o in caso contrario
temo che possa non avere luogo affatto.
In ogni caso la decisione che prenderanno i cittadini sarà giusta perché
queste sono le regole della democrazia.
[]
MEETmeTONIGHT, a tu per tu
con la scienza e la ricerca
N
essun appuntamento galante,
nessuna uscita con il ragazzo
o la ragazza del cuore: MEETmeTONIGHT rappresenta invece
la Notte Europea dei Ricercatori, nella
sua versione milanese e lombarda.
Venerdì 30 settembre e sabato 1 ottobre 2016 è andata in scena la ricerca: un faccia a faccia con i ricercatori
delle nostre università, disseminati tra
i Giardini “Indro Montanelli” di via Palestro ed il Museo Nazionale di Scienza
e Tecnologia in via San Vittore. L’obiettivo è quello di avvicinare un pubblico
giovane e meno giovane alla cultura
scientifica ed al ruolo svolto dai ricercatori: il programma si compone di
una serie di eventi ed iniziative molto
interessanti. Tra i promotori le principali università milanesi ed il Comune
di Milano, con il contributo della Regione Lombardia.
Laboratori interattivi, workshop di
approfondimento, dibattiti su temi di
attualità scientifica, conferenze su ricerca e innovazione: salute e scienza,
tecnologia e ambiente, sanità e mate-
matica, economia e sport, medicina,
cultura digitale e media, alimentazione,
sicurezza stradale declinati attraverso
simulazioni divertenti e stimolanti. 35
incontri con oltre 100 ricercatori, 11
laboratori interattivi, 3 mostre e numerose visite guidate e performance artistiche: questi i numeri, che hanno visto
oltre 8000 presenze durante la straordinaria apertura serale del Museo Nazionale di Scienza e Tecnologia venerdì
30 settembre.
Io c’ero, esattamente come lo scorso anno: perché conoscere da vicino
alcuni ricercatori è emozionante: il fil
rouge che lega i loro racconti è la passione, molto contagiosa: ascoltare le
testimonianze e le descrizioni dei loro
lavori di ricerca e dei loro progetti futuri, dalle biotecnologie alla ricerca
delle particelle dell’Istituto Nazionale
di Fisica Nucleare ad esempio, è molto
affascinante. Interessante il laboratorio
“Walking on the Moon”, in cui, insieme
ad un ricercatore, abbiamo sperimentato come gli astronauti si spostino in
condizioni di gravità differenti dalla
10
di Virginia Di Biagio
Terra alla Luna e fino a Marte.
Molto stimolante è stato anche capire come si viva e si lavori a 400 chilometri di altezza, a bordo della Stazione Spaziale: Paolo Nespoli, astronauta
dell’Agenzia Spaziale Europea e protagonista della terza missione di lunga
durata dell’Agenzia Spaziale Italiana, ci
ha raccontato come la stazione spaziale internazionale sia casa, laboratorio
e protezione degli astronauti al tempo
stesso, e come si svolga una giornata tipo a bordo. Ho inoltre incontrato
scienziati ambientali, scrittori e blogger nell’ambito di un laboratorio dedicato all’alimentazione, ed in particolare
alla cucina antispreco: scienza e tecnologia hanno cambiato il nostro modo
di mangiare e cucinare, ed oggi i nostri
piatti sono sempre più green.
Impossibile non mettersi ai fornelli
senza interrogarsi sull’impatto ambientale: cuciniamo e mangiamo sulla base
di una gastronomia sostenibile, orientata al gusto, all’alta qualità, alla salute
ed al piacere della convivialità, ma attenta al rispetto del nostro Pianeta ed
alle risorse disponibili. Ed infine un
argomento di grande attualità, “Segnali
della Terra”: due ricercatori ci hanno
raccontato i segnali sismici e geomagnetici, e l’importanza di terremoti e
campo magnetico. Tre mostre molto
interessanti: alcuni scatti realizzati nei
depositi dei principali musei italiani,
immagini satellitari della Terra che
narrano di alcuni luoghi tra i più belli
del nostro Pianeta, un progetto esplorativo sul rapporto uomo-ambiente nel
sistema climatico del bacino del fiume
Po.
Gli eventi sono stati una vera festa,
all’insegna della ricerca e della cultura:
proprio perché festa, non sono mancate esibizioni di danza contemporanea,
melodie jazz e live music. MEETmeTONIGHT: due giornate che rappresentano un appuntamento imperdibile:
il prossimo incontro è per il 2017, non
mancate, vi stupirà. []
Faccia a faccia con i candidati
D
Quest’anno i quattro seggi saranno
combattuti tra otto candidati, appartenenti a due liste:
Lista 2- Playlist composta da Tommaso Gimelli, Margherita Mancini,
Giorgia Ferrari ed Andrea Vismara
NB: A causa di problemi di spazio non è stato possibile trascrivere
la versione integrale delle interviste. Sarà disponibile sul sito della
Bohème.
Perché ti sei candidato?
-R. Del Bo: Ho deciso di candidarmi perché ho pensato che, dopo
aver sempre vissuto la rappresentanza
studentesca come esterno, in quinta
avrei potuto partecipare attivamente
per il cambiamento della scuola forte
dell’esperienza accumulata negli anni,
essendo già stato rappresentante di
classe.
-L. de Oliveira: Io mi candido per
rendere questa scuola un posto dove
venire con gioia e serenità, non un posto in cui si viene solamente giudicati
ma un luogo dove si possano coltivare
le proprie passioni e scoprire nuovi interessi, anche attraverso tutte le attività
proposte dalla scuola.
11
sedere tutti gli elementi necessari per
essere un buon tramite tra di essi.
Quali sono per voi le problematiche
principali della scuola che vanno risolte?
-Lista 1-Monnalista: Premettendo
che molte delle problematiche che permeano la scuola non possono essere discusse, i problemi principali di questa
scuola sono il disinteresse per l’attività
scolastica da parte degli studenti, causato dall’idea che la scuola è governata
in maniera gerarchica dall’alto verso il
basso mentre in realtà non è così, e il
fatto che molti progetti degli studenti
vengono o stroncati sul nascere o fortemente antagonizzati.
-Lista 2-Playlist: Le problematiche
principali della scuola sono innanzitutto la mancanza di coinvolgimento
da parte degli studenti all’interno della vita scolastica, l’estrema difficoltà a
portare avanti qualsiasi iniziativa studentesca causata da un’eccessiva burocrazia, la mancanza quasi assoluta
di un orientamento universitario, e la
mancanza di collaborazione tra studenti e professori per creare un ambiente favorevole alla formazione di
uno studente anche dal punto di vista
della persona.
Hai già avuto esperienze organizzative a questo ordine di grandezza? E se sì,
quali?
-R. del Bo: Sono rappresentante di
classe ormai sin dalla seconda, ho organizzato un’assemblea in cogestione,
ho contribuito a creare ed organizzare
in Leofest e, assieme ai miei compagni
di lista sto portando avanti vari progetti, quali le varie feste e il Torleo
-L. De Oliveria: Assolutamente sì!
Ho numerose esperienze organizzative
sulle spalle: sicuramente la direzione
del Tgleo è un qualcosa che mi ha in-
SCUOLA
Lista 1- Monnalista composta da Roberto del Bo, Lorenzo de Oliveira, Ludovico Compostella e Lorenzo Toniolo
-L. Compostella: Io mi sono candidato perché, come i miei compagni di
lista, ho molto a cuore la scuola, tanta
voglia di fare, e la capacità di portare
avanti i progetti a cui tengo, come già
dimostrato (Torleo, festa del leo ndr)
-L. Toniolo: Io mi sono candidato
perché voglio riuscire a cambiare la
scuola, rendendola un ambiente più
vivibile, più interessante, più piacevole
per uno studente che non deve vederla
solamente come un luogo dove viene
per studiare ma anche come un luogo
dove esprimere la propria individualità
-T. Gimelli: Perché voglio far qualcosa di pratico nell’aiutare la vita scolastica,in particolare per garantire un
clima armonioso a scuola, cosa che è
venuta a mancare negli ultimi anni, e
perchè grazie alle esperienze accumulate negli anni, credo di possedere tutti
gli strumenti necessari ad un rappresentante d’ istituto
-M.Mancini: Mi sono candidata per
mettermi in gioco, perchè vorrei fare in
modo che la creatività e la propositività
degli studenti del Leo venga ascoltata
e assecondata. Perché questa scuola
è davvero viva, davvero vissuta dagli
studenti, ma può esserlo ancora molto,
molto di più.
-G.Ferrari: Io vorrei essere rappresentante d’istituto è perchè sento di
poter portare alla scuola una mentalità
che sia dell’inclusione e della partecipazione, ovvero che la scuola sia per
ogni studente un luogo dove esprimersi, dove stringere nuove amicizie, dove
sentirsi parte di un gruppo.
-A.Vismara: Io ho deciso di candidarmi per lavorare affinché la scuola
diventi più aperta, più condivisa, più
partecipata e perché si possa trovare
una collaborazione tra gli studenti e
l’istituzione. È un cosa che mi ritengo
in grado di fare perché ritengo di pos-
La Bohème
urante una qualsiasi elezione,
il compito di un elettore, nel
momento in cui vota, è quello
di compiere una decisione informata,
ispirata da un’analisi critica di tutte le
scelte messe a sua disposizione. E il
compito di un buon giornale è quello
di fornire a tutti gli elettori le informazioni necessari per compiere tale decisione. Ed è per questo che la redazione
de “La Bohème” ha deciso di condurre
quest’intervista a tutti i candidati per
Rappresentante d’istituto.
di Giulio Rizzuti
La Bohème SCUOLA - SATIRA E COLPI DI FALLO
segnato tanto a livello pratico sull’organizzazione e gestione di alcune particolari dinamiche della scuola. Oltre a
questo, sono anche coinvolto nell’organizzazione delle feste che portiamo
avanti come lista
-L. Compostella: Ho già avuto esperienze organizzative a questo ordine di
grandezza. Sono direttore del Tgleo,
che come ha ricordato il mio compagno di lista è un compito di grande responsabilità e che insegna molto esono
anche stato rappresentante di classe
per un anno.
-L. Toniolo: La mia unica vera
esperienza organizzativa è nata l’anno
scorso con le Leonardiadi invernali.
Esse, anche se hanno incontrato alcuni problemi in consiglio d’istituto sono
comunque avvenute e sono molto fiero
di come siano andate e del successo che
hanno avuto.
-T. Gimelli: Ho sempre seguito in
maniera attiva e partecipativa tutte le
iniziative portate avanti a scuola. Tra
questi in cui sono stato maggiormente
coinvolto sono stati l’organizzazione
della cogestione dell’anno scorso e del
concerto di fine anno. Sono anche direttore della Bohème, e rappresentante
studentesco in giunta comunale.
-M. Mancini: Sono direttrice della
Bohème, e come membro del La.P.S ho
contribuito a portare avanti progetti
quali la cogestione, le varie assemblee
studentesche, il concerto di fine anno
dell’anno scorso.
-G. Ferrari: Sono direttrice del
Tgleo, sono stata rappresentante di
classe, l’anno scorso ho partecipato
all’organizzazione della cogestione,
tenendo anche varie assemblee e sto
attualmente portando avanti vari progetti, tra cui il corso di teatro
-A.Vismara: Io ho sicuramente già
avuto delle esperienze organizzative.
Sono ormai due anni che partecipo
attivamente alla realizzazione della cogestione, tenendo anche assemblee. Oltre a questo ho anche contribuito alla
realizzazione del concerto di fine anno
dell’anno scorso e sono vice-direttore
della Bohème
Spesso gli studenti non sono informati riguardo alle dinamiche che
avvengono all’interno del Consiglio
d’Istituto. Nel caso veniste eletti come
rendereste partecipi tutti gli studenti
delle decisioni prese in esso?
-Lista 1-Monnalista: Gli studenti
devono assolutamente essere a conoscenza di tutte le dinamiche che vengono discusse in consiglio d’istituto, dalle
più dirette a quelle più indirette rispetto la loro partecipazione. Terremo al
corrente gli studenti dopo ogni seduta
del consiglio d’istituto attraverso i canali mediatici a nostra disposizione,
quali il Tgleo e il comitato studentesco.
-Lista 2-Playlist: Consapevoli del
fatto che è essenziale che tutti gli studenti siano a conoscenza delle decisioni prese in Consiglio ci impegniamo
a redarre dei report periodici dei vari
consigli d’istituto, affiggendoli poi su
una bacheca all’entrata, in maniera che
possa essere vista da tutti gli studenti.
Inoltre abbiamo intenzione di usare gli
organi scolastici già esistenti quali il
comitato studentesco. []
Amanda I(k)nox was an inside job
Si ringrazia per l’ispirazione il tizio di
fianco a me sull’InterCity Pescara – Milano e il suo erasmus. In questo antieditoriale gioco a fare Sherlock Holmes,
che sogno spesso e volentieri, sebbene mi
sia sempre sentito più un Watson.
’estate italiana, sole, mare e morte. No, non è la parodia macabra
dell’insopportabile pubblicità
Sammontana, ma il prototipo della filastrocca che da anni si ripalesa, come
da copione, nel Belpaese. Tra un servizio di Studio Aperto dove si consiglia
di bere tanta acqua, uscire nelle ore
meno soleggiate e non abbandonare i
vecchi in autostrada e l’altro, sotto gli
ombrelloni si parla di morte. Allora ho
deciso, in un’afosa notte di agosto, di
concedermi alla nostalgia e ripercorrere con la memoria otto anni di Clemente J. Mimum che ci parla della saga
più intrigante dai tempi del mostro di
Firenze, e di come Mediaset sia la vera
mandante dell’omicidio di Perugia.
L’omicidio di Perugia è il fiore all’occhiello della cronaca nera italiana
dell’ultimo decennio, un meme ante
litteram. Comprende tutto ciò che ci
viene ormai ripetutamente propinato:
L
12
di Adam Kadmon (Virzilio)
stranieri imputati, italiani difesi a spada tratta in un surreale totocolpevole,
processi lunghissimi e tante, troppe,
interviste da Barbara D’Urso. E se il
tutto fosse frutto di un diabolico disegno degli Illuminati di Cologno Monzese, setta capitanata da un uomo noto
al mondo col solo pseudonimo di Gabibbo?
Il progetto “Amanda I(k)nox “viene
finalmente offerto al mondo dal WikiLeaks di via Respighi, l’AntiBohème.
È il primo novembre 2007 quando
Meredith Kercher si sveglia giusto in
tempo per rendersi conto che la sua
gola sia stata usata come tagliere di
prova per le nuove Miracle Blades, in
offerta su MediaShopping.it a 99,99€
anziché 149,99€. Da Perugia la notizia
si diffonde e diventa caso nazionale,
la caccia al colpevole è aperta. Questo
Cluedo mediatico porta a due sospetti
abbastanza banali: il fidanzato, Raffae-
le Sollecito, e l’amante di quest’ultimo,
Amanda Knox.
Agli innumerevoli processi giudiziari si susseguono altrettanti servizi
giornalistici, dove improbabili inviati
si riscoprono giornalisti d’assalto, ripresi in corse degne del miglior Max
Laudadio per strappare qualche parola
agli imputati – cui si è aggiunto Patrick
Lumumba, uomo di colore calunniato
da Amanda Knox, giusto per non farci
mancare nulla –, nonché Poirot mancati, grazie alle loro brillanti osservazioni sulle scene del crimine.
“Un delitto amoroso! Via con lo speciale di Pomeriggio Cinque, che lo share schizza alle stelle! In qualche modo
dovremo pur rimediare alle mancate
vendite delle Miracle Blades.” - sghignazzano Antonio Ricci ed Ezio Greg-
Brindano alla morte, privandola di
ogni dignità rimastale, e all’unico set
di coltelli inox venduto, guarda caso, in
quel di Perugia.
Post Scriptum: dopo anni di processi, Amanda Knox e Raffaele Sollecito
sono stati scagionati, e possiamo finalmente dire, in tutta libertà, che Amanda Knox è un gran pezzo di figa. In alto
i calici alla morte!
Disclaimer: ogni fatto qui riportato è
frutto di fantasia e tanto alcool, si prega
pertanto di accogliere l’antieditoriale
con leggerezza e ironia.
Non denunciateci per diffamazione,
di grazia. []
di Elena Selmi
C
13
E COLPI DI FALLO - RACCONTI
’era un silenzio innaturale. Lo sciabordare dell’acqua e il sibilare del vento erano gli unici rumori che accompagnavano il nostro gommone, strapieno.
Mi bruciava la gola.
Le coste libiche erano scomparse da un po’ ormai: eravamo solo noi e il mare. Il viaggio era quasi finito. La mia vecchia
vita era quasi finita.
Un padre facoltoso, una madre colta. La possibilità di avere un’istruzione, di scoprire che fuori dai confini, in occidente,
la situazione era diversa.
Una bomba. Polvere, voci, morte. E l’istruzione, senza più genitori dalla mente aperta, negata.
Il desiderio di scappare, di avere una vita migliore. Il desiderio di essere libera. Vivere da schiava e passare di mano in
mano, o partire per un viaggio bestiale con la remota possibilità di arrivare alla meta.
Ricordavo il primo camion in maniera confusa: ne avevo presi troppi, per arrivare al confine.
Al deserto. Il sole del Sahara mi bruciava ancora la pelle. Le notti stellate passate sdraiati sulla sabbia, avvolti nel silenzio
di chi non ha più niente da dire, che mi riempiva ancora le orecchie.
Le persone senza nome che venivano lasciate indietro, perché “cadevano”: letteralmente, dai camion che non si fermavano
per nessuno, e in senso figurato, perché non riuscivano a resistere.
E la consapevolezza che sarebbero state soltanto un numero, agli occhi indifferenti di molti. Un viaggio come quello ti
cambia totalmente, per forza. Non sei più la stessa persona che era partita: sei solo speranza, in un corpo spossato.
Il cielo iniziava a schiarirsi. Singulti, urla, singhiozzi. Il profilo di un’isola, fino a qualche minuto prima celato dalla nebbia,
spiccava sull’orizzonte ancora scuro, poco lontano.
Fu come se mi avessero messo un macigno sul petto e al contempo come se il mio cuore fosse diventato un palloncino.
Una nave solcava le acque nella nostra direzione.
Sul fianco bianco, una scritta rossa in una lingua che non conoscevo e non avevo bisogno di conoscere, per sapere che
stavano venendo a salvarci.
Le stelle erano scomparse. Il sole stava sorgendo. Sentii sapore di sale e mi resi conto di stare piangendo. Mi lasciai andare
alle lacrime: dopo così tanto tempo era liberatorio.
Avevo 14 anni e forse avrei vissuto una vita. In quel momento ne divenni consapevole.
Piansi finché potei. Piansi perché ero libera. Piansi perché un viaggio era appena finito. E un altro era appena iniziato. []
La Bohème SATIRA
Alba
gio mentre si spartiscono mazzette da
cinquecento come dei Jesse Pinkman e
Walter White qualunque.
Ascesa al Gran Paradiso
La Bohème AMBIENTE E NATURA
C
amminare, salire, scrutare, capire la morfologia del ghiacciaio. Improvvisamente si apre
una crepaccia profonda dieci metri,
buia, di cui a malapena si vede il fondo.
La aggiriamo intimoriti e rispettosi. Il
ghiacciaio è un enorme dio che bisogna conoscere, che incute paura, placido e implacabile. Nel Buio la torcia ci
permette di vedere a circa trenta metri
da noi, dobbiamo affidare buona parte
della scelta dell’itinerario alle osservazioni fatte da lontano nei giorni passati.
Si alza la brezza, gelata, non possiamo permetterci di interrompere
l’avanzata che per un minuto o poco
più. Due minuscoli esseri, due anime
sfidano il mare di ghiaccio graffiato e
sferzato dalla polvere bianca sulla superficie incrostata. A intervalli i pesanti lastroni di neve trasformata cedono
con un tonfo spaventoso sotto di noi.
Le punte aguzze dei ramponi mandano in frantumi le scaglie taglienti sotto
i piedi congelati, dolenti, protetti dagli
scarponi irrigiditi. Pare di camminare
su una distesa di preziosi cristalli, e
non si sente che il respiro del vento e il
loro tintinnìo.
“Sbrighiamoci, ho paura” ogni tanto.
Il massiccio si avvicina a noi con aria
di sfida e di minaccia. La base della parete è martoriata dai detriti ghiacciati,
come lacrime di montagna. Tonnellate temporanee di solida neve. Sopra di
noi la ripida distesa immacolata, fino
alla vetta; quattrocento metri ancora.
Ci issiamo al di là della terminale,
procediamo nel canale di scolo, una
piccola gola con le pareti verticali. I
primi bagliori annunciano l’arrivo del
giorno, spegniamo le torce e guardia-
mo all’orizzonte. Il blu del cielo tende
al giallo-arancio, la linea spezzata che
lo separa da terra rivela il profilo dei
4000: il Cervino, il Rosa, il Gran Combin sono ora tutti nostri, una massa
nera nitida, oscura e fredda, lontana,
invadente.
Procediamo carponi, l’aria si rarefà,
respiriamo a fatica, ci riempie gli animi
di pura gioia. Sempre più frequentemente ci fermiamo a riprendere fiato,
a carpire con gli occhi quella bellezza
unica, fugace e immensa per noi, eterna e minuscola di fronte a Dio, di cui
per mesi e anni non potremo conservarne che il ricordo.
Impiantiamo la piccozza a ogni passo, i denti di acciaio ai piedi mordono
due dita di ghiaccio, sudiamo e abbiamo le estremità congelate. Il leggero
delirio della fatica di salire per ore, del
14
di Martino Zanetti
sonno e del freddo continuo intensificano l’esaltazione dell’ascetica ascesa.
Ogni pausa, ogni nuovo sguardo è
una sorpresa, ogni volta la luce è diversa, uguale agli infiniti giorni precedenti, ogni volta l’orizzonte si allontana, si
avvicina l’orizzonte della nostra cresta,
da cui giungeremo in cima.
Gli ultimi metri sono una sinfonia di
piacere, un finale assordante di emozioni; l’attesa di questi istanti è durata
mille passi, anni di passione e fatiche, e
ora li stiamo quasi sfiorando.
La vetta è quell’orizzonte che fino
all’ultimo istante si offre ad essere toccato, per poi aprirsi come un sipario e
mostrare la sua sconfinata scena, questa solenne armonia.
Il massiccio del Monte Bianco; due
minuti dopo l’alba sublime. []
Vita 2.0
Attenzione: ho scritto il seguente articolo in modo che possa essere compreso
anche da chi non ha ancora studiato
genetica. Siate clementi con le mie metafore e spiegazioni azzardate. Se volete
approfondire l’argomento, vi consiglio
un articolo (in inglese) su Wired a riguardo che troverete dopo una breve
ricerca online. Buona lettura!
L
ganismo viene creato e funziona, producendo proteine diverse. Per approfondire l’argomento, aspettate la terza.
E preferirete non averlo approfondito.
Ma andiamo avanti.
Il CRISPR-cas9 è un metodo per
modificare proprio questo codice interno, sviluppato negli ultimi 5 anni.
È la prima volta che modifichiamo il
DNA di un organismo? Non proprio.
Lo abbiamo cambiato già nel grano,
selezionando quale tipologia di grano
coltivare, in modo da ottenere più farina. Abbiamo coltivato la banana in
modo che passasse da essere un grande
frutto verde contente un po’ di polpa
all’interno a un frutto giallo facilmente sbucciabile e ricco di polpa. Queste
nostre azioni hanno provocato una variazione nel “pool genetico” di questi
organismi, ovvero l’insieme dei geni
caratteristici di quella specie, selezionando le variazioni a noi più comode.
Questa è stata una tecnica fondamentale per lo sviluppo della specie umana.
Siamo anche riusciti a incrociare cani
in modo da ottenere una razza che fosse un topo sottopeso senza pelo. Forse
un po’ meno fondamentale.
Le prime modifiche dirette di DNA
furono compiute negli ‘60, applicando
radiazioni a piante e osservandone le
15
mutazioni. Erano mutazioni completamente casuali, ma in alcuni casi ebbero
successo, creando mutazioni utili. Fu
negli anni ‘80 che si cominciò a inserire DNA nelle cellule. Ma erano modifiche imprecise, che richiedevano molto
tempo e molto costose.
CRISPR potrebbe anche essere
usato per guarire il cancro
Tra le applicazioni di modifiche
dell’uomo al DNA di organismi c’è
il cibo OGM: nel 1994 il primo cibo
OGM arrivò negli scaffali dei supermercati americani: era il Flvr Svr, un
pomodoro modificato per poter durare
più a lungo fuori dal frigorifero.
Da allora abbiamo modificato animali per renderli più ricchi di grassi,
più resistenti alle malattie, o per far
diventare pesci fluorescenti, che, tra
l’altro, sono una figata clamorosa. Comunque, le tecniche utilizzate in questi
casi erano costose, se pensate applicate
a singoli individui.
CRISPR ridurrebbe estremamente i
costi, diminuirebbe i tempi e potrebbe
essere applicato in un laboratorio di
biologia qualsiasi. Sarebbe una rivoluzione.
La Bohème SCIENZA
a vita di un organismo vivente,
come quella di una pianta, può
essere fortemente influenzata
dall’uomo. Possiamo dare poca acqua a
un bonsai e farlo crescere molto lentamente o, utilizzando tecnologie più recenti, usare un pesticida per difenderla da afidi e aumentarne la resistenza.
Con queste azioni stiamo influenzando
la vita della pianta, in modo che essa
sia più bella esteticamente, o che resista
di più a degli insetti. Ma per poter modificare direttamente la vita, andando a
cambiare i meccanismi più interni, bisogna confrontarsi con il codice da cui
parte tutto: l’acido desossiribonucleico,
noto anche come DNA. Il DNA può essere definito come un enorme database
organico. È formato da una lunga serie
di coppie formate da quattro diversi
nucleotidi, ovvero gruppi di molecole. Cambiando queste combinazioni,
cambiano le “istruzioni” con cui un or-
di Francesco Bianchi
La Bohème SCIENZA
Ma come funziona il CRISPR? Che
cos’è?
CRISPR sta per “clustered regularly
interspaced short palindromic repeats” che significa corte sezioni spaziate
regolarmente ripetenti palindromiche. Questa è proprio la traccia che ha
portato i ricercatori a questa scoperta:
delle cortissime sequenze nel DNA in
dei batteri che si ripetevano in modo
palindromo (che sono uguali se ribaltate, come il nome Anna). Interessati
da questo fenomeno, hanno studiato
le sequenze e hanno scoperto una cosa
molto interessante: queste sequenze
non appartenevano al batterio in cui
erano state trovate. Solitamente nel
DNA troviamo istruzioni per formare
proteine, molecole che svolgono diversi “compiti” nell’organismo. Questi
tratti di DNA non davano istruzioni
per proteine del batterio in questione.
Da dove venivano allora? Provenivano
da un virus. I virus attaccano I batteri,
inserendo DNA al loro interno, rendendoli fabbriche di virus, prima che
vengano distrutti. La maggior parte
delle volte, il sistema di difese dei batteri non è sufficiente per difenderli.
Ma quando riescono a sopravvivere,
ecco allora che entra in campo la loro
difesa maggiore: prendono il DNA inserito dal virus, e lo inseriscono in un
archivio, appunto, CRISPR. A questo
punto, quando il batterio sarà attaccato
ancora, farà subito una copia del DNA
nel CRISPR (sotto forma di RNA, per i
più curiosi), e “consegna” questo segmento a una molecola chiamata Cas-9
(è un po’ più complesso, ma non sto
ad approfondire troppo). Questa molecola è quello che in inglese verrebbe
definito un “game-changer”, ovvero
ciò che rende questo procedimento
così interessante: la molecola Cas-9
cerca in ogni pezzo di DNA che trova
un segmento combaciante con quello prelevato dall’archivio, il CRISPR.
Quando lo trova, lo taglia, rendendolo
inutilizzabile e soprattutto inoffensivo. E lo taglia con estrema precisione,
molto più precisamente di quanto noi
siamo stati (fino ad ora) in grado di
fare. In più, si è scoperto che possiamo
dare indicazioni a cas-9: possiamo dire
alla proteina quale segmento cercare
e tagliare, rendendola effettivamente
programmabile. Questa possibilità è
rivoluzionaria nel campo dello studio
del DNA. CRISPR è preciso, può at-
tivare o disattivare geni particolari, e
funziona con ogni organismo vivente, microorganismi, piante e animali.
Quindi può funzionare anche con esseri umani. E qui diventa ancora più
interessante. Questa tecnica è ancora
primitiva e verrà resa più precisa e affidabile in futuro, ma è già stata applicata per guarire malattie e verrà utilizzata
su esseri umani. Già nell’estate del 2016
sia Stati Uniti che Cina hanno avviato
progetti di sperimentazione di CRISPR
su umani per lavorare sulle delle malattie. In un esperimento dei topi che
avevano il 99% delle cellule infette di
HIV, attraverso l’utilizzo di proteine
cas-9 istruite correttamente e inserite
nella coda di questi topi, la percentuale
di cellule infette scese al 51%. Piuttosto
impressionante. CRISPR potrebbe anche essere usato per guarire il cancro
modificando le cellule del nostro sistema immunitario in modo da renderlo
più efficace contro le cellule cancerogene. Le malattie genetiche, che per
la maggior parte dei casi sono dovute
a errori nel DNA del calibro di un nucleotide (ovvero una sola “lettera” del
codice), potrebbero essere guarite da
una molecola di Cas-9 creata per poter
modificare una sola coppia di nucleotidi. Questo tipo di Cas-9 è già in via di
CRISPR è preciso, può attivare
o disattivare geni particolari, e
funziona con ogni organismo
vivente
sviluppo.
Tutte queste modifiche scomparirebbero con la morte dell’individuo,
a meno che non venga modificato il
DNA di una cellula riproduttive (spermatozoo maschile o ovulo femminile),
o modificando un embrione appena
fecondato. Ed è proprio in questa direzione che andremo in futuro: pianificheremo i bambini. Potremo modificarne il DNA quando sono solo ancora
degli embrioni, e a lungo andare diffondere geni modificati nella specie
umana. Quanto nel futuro? La modifica del DNA di un embrione è stata
provata due volte, da scienziati cinesi,
e al secondo tentativo ha ottenuto un
parziale successo.
A questo punto è ovvio che questo
procedimento ponga molte domande
etiche. Non rischiamo di vivere in un
mondo in cui non si possa nascere sba-
16
gliati, dove si neghi la nascita per piccole malformazioni? O in cui nascano
solo bambini alti, biondi, palestrati e
con gli occhi azzurri?
In un certo senso, viviamo già in questo mondo: nel 1999 uno studio dell’Unione Europea diceva che in Europa
oltre il 90% delle coppie che scopre di
avere un figlio soggetto alla sindrome
di Down interrompe la gravidanza.
Certo, la scelta dell’aborto è una scelta personale e complessa, e vi invito a
leggere un articolo a riguardo che troverete proprio in questo numero. Certamente è necessario che si creino dei
regolamenti sull’utilizzo e sullo studio
di CRISPR, ma questi regolamenti non
dovranno d’altra parte essere troppo
stringenti: la scienza avanzerà lo stesso, solo che, rifiutata dallo stato e dalla
legalità, verrà accolta altri interessati,
come privati o stati dittatoriali (I’m looking at you, Nord Korea) che ne farebbero un uso certamente scorretto.
C’è anche chi sostiene che se in futuro
CRISPR diventasse una tecnica sicura
e applicabile in massa, sarebbe scorretto non modificare un bambino che soffre di una malattia che potrebbe essere
eliminata: vorrebbe dire condannarlo a
una sofferenza prevista e evitabile.
Insomma, il futuro potrebbe essere
privo di malattie con dei super bambini e/o pieno di supersoldati nordcoreani che saltano un palazzo di 13 piani
senza problemi. Cerchiamo di evolverci come specie nella direzione giusta: è
infatti palese che saltare palazzi è una
figata pazzesca. []
Fisica e pasticceria
Entrando nel merito del premio di
quest’anno, esiste un video su YouTube
intitolato “Nobel-Prize Winning Physics Explained Through Pastry”1. All’interno, dopo una breve introduzione
che presenta i vincitori, un simpatico
scienziato (Thors Hans Hansson) tira
fuori il suo pranzo. Una pagnotta, un
bagel e un pretzel. E qui comincia la
fisica.
Innanzitutto cos’è la topologia (pur-
troppo non è lo studio dei topi). Dicesi
topologia (per citare Fantozzi) il ramo
della matematica che descrive proprietà che sono stabili e variano solo
per interi. Oppure (ho trovato più di
una definizione), la branca della matematica che studia variabili che non
cambiano quando un oggetto è schiacciato, torto, o in generale deformato.
Topologicamente, una sfera e un cubo
sono uguali, perché, tramite opportune distorsioni, posso far diventare uno
l’altra, e viceversa. Un topologo noterebbe subito che i tre prodotti di panificio che il fisico teneva in mano differivano per numero di buchi: il primo
non ha buchi, il bagel uno solo, il brezel
due. Questa è un’invariante topologica,
una quantità che cambia solo per interi (non si possono avere mezzo buco o
radice di tre mezzi buchi).
Nel 1980 Claus von Klitzing scoprì
l’effetto Hall quantistico, per il quale fu
insignito del premio Nobel nel 1985.
Detto in parole semplici, confinando
elettroni in strati sottilissimi, considerabili come bidimensionali, sottoponendoli a bassissime temperature e
a campi magnetici molto forti, la loro
conduttanza2 variava secondo un intero, misurato sperimentalmente. Ora,
mancava la causa di questo fenomeno.
Thouless ha mostrato che questi step
possono essere spiegati come invarianti topologiche, non proprio come i
bagel e pretzel, ma quasi. Haldane ha
invece dimostrato che gli intensissimi
campi magnetici non sono necessari
all’effetto Hall quantistico.
17
Consideriamo ora un sottilissimo
strato di atomi di elio. I fisici credevano che fosse impossibile che questi
layer potessero attuare passaggi di stato (o transazione di fase), il teorema di
Mermin-Wagner lo impedisce3. Essi,
però, non avevano considerato i vortici che si creano in questa superficie
“bidimensionale” di elio. Tali vortici,
a bassissima temperatura, appaiono
sempre in coppia, uno ruota in senso
orario e l’altro antiorario. Aumentando
la temperatura la “binarietà” dei vortici
scompare e appaiono singolarmente.
Bene, siamo davanti a una transazione
topologica di fase, o transazione di Kosterlitz-Thouless. Attenzione: secondo
la fisica moderna, anche una variazione in un parametro “elettrico” di una
sostanza in funzione della variazione
di un altro, è considerato transazione
di fase. Il fatto che i vortici appaiano in
coppia o no influenza la conducibilità
elettrica.
Tra le righe compare la superconduttività, il fenomeno per cui un metallo,
portato a temperature inferiori ai 10 K
circa (-263 °C), presenta resistenza pari
a zero, e ciò implica che non vi è dissipazione di calore durante il passaggio
di corrente e non c’è bisogno di una differenza di potenziale perché essa fluisca4. Non tutti i metalli presentano la
stessa temperatura critica di passaggio
da conduttore a superconduttore, e le
scoperte dei tre premiati possono aiutare a capire di più di un fenomeno così
curioso, studiato e sfruttabile.
Senza dubbio molto interessante, ma
La Bohème SCIENZA
U
n articolo sul premio Nobel
per la fisica di quest’anno
necessita di una superficiale
e chiara introduzione sugli argomenti
trattati. Innanzitutto i nomi: David J.
Thouless, F. Duncan M. Haldane, J. Michael Kosterlitz, l’ammontare: 931 mila
dollari, che è stato diviso tra Thouless
(1/2), Haldane (1/4), Kosterlitz (1/4),
e la motivazione del premio, che cita:
«per le scoperte teoriche delle transizioni topologiche di fase e delle fasi
topologiche della materia». Un appassionato di scienza può essersi chiesto
come mai il premio non sia stato vinto
dalla scoperta delle onde gravitazionali, e il motivo è molto semplice: il
termine massimo per la presentazione
dei candidati al Nobel è il 31 gennaio,
la pubblicazione ufficiale della scoperta è dell’11 febbraio. La “sconfitta” delle onde gravitazionali, quindi, non ha
da imputarsi ai meriti degli scienziati
di LIGO e Virgo, piuttosto al rispetto
delle regole. Chissà, magari questa è
una delle rare occasioni in cui abbiamo
vaghe indicazioni sui possibili vincitori
del Nobel 2017.
di Edoardo Bellincioni
La Bohème ORIENTAMENTO UNIVERSITARIO
volendo fare un discorso utilitaristico,
a cosa ci può servire tutta questa fisica quantistica? Secondo l’ormai noto
Thors Hans Hansson (è sempre il professore con i bagel), la ricerca si indirizzerà verso nuovi materiali, «con interessanti caratteristiche di conduzione
dell’elettricità o dello spin». Lo spin può
trasportare informazioni e, compreso
il fatto che le fasi studiate dai laureates
presentano evidenze di entanglement
quantistico, lo sviluppo di computer
quantistici potrebbe giovarne.
Concluderei con il testo della slide
conclusiva del celeberrimo Thors Hans
Hansson nella sua spiegazione con i bagel. Spero di aver dato sufficienti informazioni per chi già ne sapeva qualcosa
e allo stesso tempo interessanti spunti
di ricerca per chi era solo curioso.
«Questo premio è per le scoperte
teoriche. Essi hanno unito una matematica bellissima e intuizioni profonde nella fisica, raggiungendo risultati
inaspettati che sono stati confermati
sperimentalmente. Ciò ha ispirato una
notevole quantità di ricerca internazionale. Gli scienziati sperano in applicazioni pratiche nella nuova elettronica,
nuovi materiali e persino componenti
OU: Fisica
U
n attento lettore de La Bohème
avrà subito notato che questo
articolo è inserito in una sezione a lui sconosciuta. “Orientamento
Universitario”, cita la pagina. E infatti,
d’ora in poi, in ogni numero ci sarà
un articolo, o più, volto ad aiutare il
leonardiano a scegliere il suo percorso all’università. Tendenzialmente,
cercheremo di proporre interviste a
professori, studenti, assistenti, collaboratori, in modo da fornirvi strumenti
per essere in grado di conoscere meglio, e da più vicino, il mondo in cui
stiamo per lanciarci. Però, per limiti di
tempo e di spazio, non potremo prendere in considerazione tutte le possibili
alternative di studio in ateneo: perciò
abbiamo scelto di concentrarci sui settori che sono di più interesse per noi, in
base alle comuni opinioni.
Il primo percorso trattato è quello
del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Fisiche, o più semplicemente
Fisica. Siamo andati a intervistare il
Professor Francesco Fidecaro, che ci
ha dato ottime indicazioni per studenti
interessati a intraprendere questo cammino.
Non anticipo niente, ma fornisco
alcune informazioni che potrebbero
chiarificare il suo discorso. Pisa è la
sede di due Scuole d’eccellenza italiane, la Scuola Superiore Sant’Anna e la
Scuola Normale Superiore. Quest’ultima offre un corso di fisica (oltre che
ad altre materie, sia scientifiche che
umanistiche) tra i migliori d’Europa, e
per i futuri computer quantistici. »5 []
Note:
1 Il Premio Nobel per la Fisica spiegato con i pasticcini.
2 Ovvero il reciproco della resistenza, la facilità con cui gli elettroni passano in un conduttore.
3 Purtroppo, non sono in grado di
fornire una spiegazione più soddisfacente.
4 Prima legge di Ohm, ΔV=iR
5
Nobel-Prize Winning Physics
Explained Through Pastry, cit.
di Edoardo Bellincioni
i laureati normalisti (così si chiamano
gli studenti della Normale) ci sono invidiati dal mondo. Per poter accedere
è necessario sottoporsi a un test d’ammissione molto selettivo, basti pensare
che i posti disponibili ogni anno sono
circa 60, e i candidati, provenienti da
tutt’Italia e dall’estero, più di 1000.
Intervista a Francesco Fidecaro,
professore Ordinario di Fisica Applicata presso il Dipartimento di Fisica
dell’Università di Pisa, che attualmente
dirige. E’ stato responsabile scientifico
dell’interferometro Virgo e Direttore
scientifico dell’European Gravitational
Observatory.
Da Direttore del Dipartimento di
Fisica dell’Università di Pisa, cosa
consiglierebbe a studenti milanesi
appassionati di fisica?
Sicuramente ci vuole la passione,
perché lo studio stesso è impegnativo,
quello va riconosciuto. Io credo che poi
uno possa studiare anche in Italia, tutte
le università italiane offrono dei corsi
di fisica di buona qualità per quanto riguarda i primi tre anni, poi dopo uno
deve anche capire cosa gli interessa
di più, ci sono dei posti che sono più
specializzati in certe attività o in certe
altre, e dopo tre anni si dispone degli
strumenti per capire meglio il mondo della fisica. Poi si può anche far la
scelta di andare da un’altra parte per la
laurea magistrale. Diciamo che, anche
se i corsi all’università ripartono dall’inizio, è bene avere una certa dimestichezza con la matematica, non essere
18
spaventati. Però le quattro operazioni e
il ragionamento devono essere presenti. (ride)
La Scuola Normale Superiore di
Pisa: lei stesso è stato normalista, a
che studente consiglierebbe di tentare il test d’ammissione?
Di nuovo, a quelli appassionati. Ci
sono dei libri che contengono test degli
anni passati, dove uno capisce lo spirito
dell’ammissione, cioè quello di provare
a vedere se ci sono degli studenti che
hanno iniziativa nel cercare di capire
problemi che non sono dei problemi
standard. Vengono proposti problemi,
situazioni vere, che uno non ha incontrato al liceo e si cerca di valutare se lo
studente sa ragionare, se riesce ad affrontare situazioni nuove. Prendendo
i test degli anni precedenti uno si può
rendere conto già di cosa comporta
l’ammissione. Poi dopo, almeno quando ero studente io, lo studio è parecchio, e parecchio impegnativo, e anche
stressante. Non credo che le condizioni
siano migliorate, ci sono dei requisiti
di media e di esami da dare. Diciamo
che per i primi due anni lo studio è veramente molto intenso, poi si acquisisce il metodo. Però, le vacanze d’estate
sono sempre riuscito a farle lo stesso.
Cosa restituisce in più allo studente una scuola d’eccellenza come la
Scuola Normale o la Scuola Superiore
Sant’Anna, rispetto a un’università generica?
Uno è molto più a contatto con i professori, con altri studenti altrettanto vi-
vaci come lui e si possono avere contatti che quando uno sta immerso in una
moltitudine di studenti non riuscirebbe ad avere. Chiaramente c’è lo stimolo
dello studio, ma quello potrebbe anche
arrivare da un buon professore all’università. In più lo studente conosce
il professore e conosce i compagni, e
scopre negli anni che ciascuno fa strada nei posti più importanti. La Scuola
Normale, con la caratteristica di avere
la Classe di Scienze e la Classe di Lettere e Filosofia, mette in contatto con
il mondo umanistico: questa è un’ opportunità rara, che magari lo studente
che frequenta solo il suo corso di studi
non ha.
Quali sono gli sbocchi lavorativi di
un laureato in fisica?
Sulla morte di Dario Fo
I
n questa pagina vogliamo raccogliere due riflessioni riguardo alla
sparizione di una delle più grandi
figure del 900 italiano. Esse sono diverse per contenuti, registro e linguaggio,
così come sono diverse le età e i punti di vista degli autori, eppure quale
modo migliore potremmo trovare per
salutare una figura così poliedrica?
Elena Selmi - Giullare d’Italia
Oggi, 13 ottobre 2016, è stato annunciato che il Nobel per la Letteratura, la
massima onorificenza cui uno scrittore
possa aspirare, andrà a Bob Dylan, da
molti (mia madre) considerato da sempre un poeta, dai più (me) amatissimo
per la sua musica stupenda, motivo per
cui l’annuncio della sua vittoria è stato
accolto dai boati di esultanza della sala
e del mondo intero.
Ed è morto Dario Fo. Prendete le
cose nell’ordine che volete. Qui sono
poste in questo modo solo perché è la
maniera con cui mi sono state comunicate. Mentre preparavo pasta al ragù
(che, tra l’altro, nello scrivere questa
“cosa” che non saprei definire, ho finito
per scuocere), infatti, ha telefonato la
mia amata genitrice.
Dopo avermi chiesto, con la voce
nasale da raffreddore autunnale, come
fosse andata la verifica di matematica- di cui, siamo onesti, non importa
a nessuno - mi ha reso noto con entusiasmo che il Nobel per la Letteratura è
stato assegnato a Dylan.
Secondo lei (da sempre fautrice
dell’animo poetico del cantante), la
cosa, già di per sé rivoluzionaria, è resa
ancora più speciale dal fatto che sta-
19
duttori, come quelli che hanno portato
alla diffusione delle lampade a LED.
È vero che in Italia non sono richiesti fisici, ma gente brava con i numeri?
Ma magari fosse anche richiesta
gente brava con i numeri! L’industria
italiana fa fatica a capire come usare
gli scienziati. Ci sono delle industrie
molto illuminate, l’ST Microelectronics, che fa i circuiti integrati, vuole dei
fisici. Uno dei nostri laureati di fisica è
stato assunto dall’ST Microelectronics,
e ha passato molti anni a cercare di sviluppare un accelerometro. Tutti lo deridevano, chiedevano “A cosa serve?”.
Fino a quando è arrivato un signore
giapponese, quello della Wii, che ha
voluto quell’oggetto lì, quel chip, per
metterlo nei suoi strumenti. Poi dopo
è arrivato il signor Steve Jobs, che ha
voluto l’accelerometro dentro l’iPhone.
Alla fine sono stati venduti un miliardo
di circuiti di accelerometri.
C’è lo stereotipo, fomentato da siti
stranieri, che il fisico in Italia guadagni molto meno di quello all’estero.
Non è uno stereotipo, è vero. Se uno
confronta gli stipendi dei fisici, ma anche dei professori, sia di liceo che di
università, italiani e stranieri, ci sono
delle differenze notevoli. []
di Elena Selmi e
Tommaso Gimelli
mattina sia spirato Dario Fo, che a suo
tempo era stato anche lui catalogato…
Un attimo.
<< Come, è morto Dario Fo? >> Ci
sono rimasta male. Tanto. E quindi, per
tutti quelli che come me non sono rimasti indifferenti alla notizia, anche se
l’ordine di priorità sarebbe un altro, la
precedenza la darò a lui.
Oggi è morto Dario Fo.
Potrei dire “si è spento”, oppure “ci ha
lasciato”, o ancora “è trapassato serenamente”. Ma dopo 70 anni di opposizione agli autori organici e ai loro paroloni, ora che sta bussando alle porte del
paradiso, anche se si dichiarava ateo,
un abbandono degli eufemismi glielo
dobbiamo.
Dario Fo è stato un drammaturgo,
attore, regista, scrittore, autore, illu-
La Bohème ORIENTAMENTO UNI - ARTE E CULTURA
Non standard. Naturalmente, c’è
la ricerca. Poi c’è una parte di ricerca
industriale, anche se questo dipende
dalle realtà economiche: in certi paesi è
molto marcata. Lo scienziato negli Stati
Uniti gode di un rispetto notevole,perché si sa che è stata una componente
fondamentale dell’economia americana. In California in particolare questo
è riconosciuto e sanno che devono
avere un certo numero di scienziati
nelle loro imprese. Diversi ragazzi che
hanno lavorato, in questo caso, a LIGO
ci hanno raccontato che qualcuno del
loro gruppo è andato a SpaceX, che è
un’industria privata di razzi, e chi più
“banalmente” a Facebook e Google per
fare analisi di grandi volumi di dati,
correlazione, insomma, tutte quelle
cose che servono a queste imprese che
manipolano informazioni. Molti fisici
sono finiti nelle banche a fare analisi statistiche, senza parlare di tutta la
parte di investimento con le varie analisi di rischio. Hanno una esperienza
di laboratorio di misura che li rende
preziosi nello sviluppo di processi industriali. Gli strumenti matematici che
uno ha assieme al fatto di raffrontarsi con il mondo reale, che non è mai
come la matematica lo descrive, permette di mediare tra la teoria e l’applicazione pratica, e questa è una qualità
che tipicamente i fisici sviluppano. In
paesi come l’Italia molto spesso questa
mentalità non è presente se non nelle
zone intorno alle grandi città; Pisa non
ha un territorio intorno a sé che offra
le stesse possibilità di Milano o Roma.
Dimenticavo, poi c’è la parte di fisica
medica, fisica sanitaria, diagnostica
per immagini: ad esempio, la PET, la
risonanza magnetica sono fenomeni
studiati e gestiti da fisici. Oppure lo
studio sperimentale e teorico di nuovi
materiali, superconduttori, semicon-
La Bohème ARTE E CULTURA
stratore, pittore, scenografo, costumista, impresario, saggista, autore di canzoni, politico e attivista italiano.
Ma questo, per quei pochi eroi che
sono arrivati in fondo alla lista, non
è più di quanto una veloce ricerca su
Wikipedia non possa già dirvi.
Dario Fo, poliedrico, incontenibile,
“giullare della cultura italiana”, come
lui stesso amava definirsi, se n’è andato
alla rispettabilissima età di 90 anni.
“Se mi dovesse capitare qualcosa” scherzava - “dite che ho fatto di tutto
per campare”. E nessuno ne dubita.
Ha vissuto, insieme alla moglie, “tre
volte più degli altri”: sempre impaziente di fare, scrivere, parlare e dipingere,
fino all’ultimo (ha presentato il suo ultimo libro, “Darwin”, dedicato al padre
dell’evoluzionismo, nemmeno un mese
fa, a Milano, ndr).
Non è ancora buio, avrebbe potuto
essere il suo motto negli ultimi mesi.
Ha vissuto 90 anni, di cui 70 nel teatro, del quale era il re, reinventando la
satira e la comicità con una leggerezza
e abilità che solo il suo Golia buono e
pacifico, il suo Davide litigioso rompiscatole e i suoi Napoleone e Nelson
bambini dispettosi, sono capaci di raccontare pienamente.
Come studentessa, anche se alle prime armi, mi sento di affermare che Fo
è stato Un Grande. Dall’alto del prodotto di numeri primi che è la mia età l’indirizzo scientifico ha un suo perché
- confesso, e me ne vergogno pure, di
non aver letto nulla uscito dalla penna
di questo autore.
Non sento verso di lui l’intimo affetto di un lettore nei confronti dello
scrittore amato, né la nostalgia di chi
l’ha conosciuto di persona. Eppure,
anche adesso, pensandogli, sento una
stretta al cuore.
Per me Dario Fo è stato il primo
vincitore di un Nobel di cui ho sentito
parlare, la prima volta che ho sentito
nominare quel premio.
Un po’ come Rita Levi Montalcini,
Margherita Hack (anche se lei, il Nobel, non lo ha mai vinto) e tanti altri,
che mi sembra quasi di conoscere, perché italiani come me e voi, e che senza
dubbio ammiro.
E ora, dopo una minima ricerca,
rimpiango ancor di più questo artista,
che purtroppo non avrò mai il privilegio di incontrare.
Ricorderemo Dario Fo come Un
Grande, d’Italia e del Mondo. Lo ricorderemo tramite gli oltre cento libri,
racconti, commedie e romanzi biografici che ci ha lasciato.
E potrei continuare a elogiarlo, ma
sento che il Nobel di oggi a Bob Dylan
- rivoluzionario tanto quanto il suo gli renda omaggio più di qualsiasi mio
articolo per un giornalino studentesco.
Perché in fondo, di fronte a questa
perdita, della sua famiglia ma anche
un po’ nostra, le parole si perdono nel
vento…
Tommaso Gimelli - Un’arte per tutti
“In tutta la mia vita non ho mai scritto qualcosa per divertire e basta. Ho
sempre cercato di mettere dentro ai
miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in
forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po’ le teste. Tutto il
resto, la bellezza per la bellezza, non mi
interessa”
Dario Fo
Quando Dario Fo è morto sono
comparse innumerevoli citazioni e
spezzoni dei suoi spettacoli sui social e
i media, come del resto avviene, a torto
o a ragione, sempre quando muore una
grande personalità. Fra di queste mi ha
colpito particolarmente quella riportata qui sopra. Credo che essa esprima in
maniera significativa il giudizio estetico di uno dei più grandi artisti poliedrici del Novecento sull’arte. Tutti noi
20
sappiamo che lo stereotipo dell’artista è
quello dell’uomo tormentato, dell’antisociale, alla ricerca di un’ideale di Bellezza assoluta, alla ricerca dell’infinito,
del Sublime. Dario Fo nella sua carriera ci ha invece sempre dimostrato un
modello di arte che non accetta di essere relegata nei teatri, appannaggio degli
intellettuali, un’arte critica, che obbliga
lo spettatore ad essere coinvolto, a lasciarsi interrogare, un’arte che “seguendo la tradizione dei giullari medievali,
dileggia il potere restituendo la dignità
agli oppressi” (motivazione del premio
Nobel a Dario Fo per la letteratura nel
97), un’arte scomoda per il potere, che
ha provato a fermarlo con numerosi
arresti, mettendolo sotto processo decine e decine di volte, per poi passare
ai pestaggi, a piazzare bombe durante i
suoi spettacoli (per fortuna inesplose),
fino ad arrivare al sequestro e allo stupro della moglie Franca Rame nel 73
da parte di una squadra di neofascisti
(un pentito affermerà successivamente
che l’ordine fosse partito dalle sfere alte
dell’Arma dei Carabinieri).
Per me Dario Fo rimarrà sempre
l’emblema di un’arte di piazza, un’arte
per tutti, un’arte comica e satirica, ma
mai ridicola.
Vorremmo quindi dedicare questo
numero al giullare del 900, ad un uomo
che ha continuato a saltare e cantare
sul suo palco fino all’ultimo, perchè
“se uno fa le cose che vuole fare vive di
più”. []
Animals
If you didn't care what happened to
me,
And I didn't care for you,
We would zig zag our way through
the boredom and pain
Occasionally glancing up through the
rain.
Wondering which of the buggars to
blame
And watching for pigs on the wing.
G
anni della sperimentazione e dell’innovazione artistica, anni in cui si cercava
di sfidare i sensi per elevarli a nuove
esperienze sia corporee che spirituali.
In questo scenario, nel 1977 uscì
Animals, il decimo album dei Pink
Floyd.
All’inizio, una chitarra e una voce,
la voce di Waters. In poco più di un
minuto, si materializza come un eco,
la scia della voce di un passante tranquillo eppure fugace. È l’inizio di una
storia. Il prologo di un’ opera che non
è solo una semplice scaletta di testi tra
loro scollegati, bensì di un vero libro
musicale, in cui ogni canzone è come
un capitolo, strettamente connesso agli
altri. La musica, quindi, assume il ruolo di coinvolgere anima e mente di colui che si presta ad ascoltarla. La potenza espressiva dei testi trasporta in una
dimensione più profonda, più intima;
così come i lunghi assoli strumentali
creano un’ atmosfera fatta di suoni e di
emozioni contrastanti, che trovano un
equilibrio sottile, che tiene sempre in
bilico, sul filo di un rasoio con il fiato
sospeso.
Ci viene presentata, in cinque canzoni, una società animale. Fortemente influenzato dal celebre romanzo “La fattoria degli animali” di George Orwell, il
gruppo ci trasporta con quella violenza
espressiva che li caratterizza in un universo parallelo fatto di maiali che volano, di cani con la cravatta, di pecore
al pascolo sull’asfalto. Un universo che
poco ci vuole a comprendere che non è
altro che lo specchio del mondo reale,
fatto di un’ umanità che, nonostante la
grande considerazione che porta per
se stessa, in realtà vive degli istinti più
bassi, più rozzi, sporchi e vili. Vengono una per una abbattute tutte le certezze dell’uomo, che altro non sono se
non fragili cupole di vetro. Viene fuori
la realtà di un uomo-animale, di un
uomo sostanzialmente incapace di esserlo, profondamente distrutto da tutto
ciò che la stessa umanità gli ha eretto
intorno.
L’uomo di giustizia, quindi l’agente di
polizia, è un cane. Un cane vigile, attento, silenzioso. In divisa e pronto per essere sguinzagliato. Un cane da guardia,
aggressivo contro chi è stato addestrato
ad aggredire, who was fitted with collar
La Bohème ARTE
E CULTURA
li anni ‘70 sono gli anni di
una società multiforme, di
un mondo che cambia volto.
Sono gli anni del movimento, gli anni
delle prese di posizione. Anni in cui si
respirava aria di rivoluzione. Anni in
cui la perdita di molte certezze lasciano spazio a una nuova consapevolezza,
della ribellione contro le imposizioni e
contro lo status quo. Sono stati il periodo delle contestazioni, il periodo in
cui si pretendeva di avere una voce. La
società mutava il suo volto in due direzioni contrarie: da un lato, il mondo
delle insegne luminose, degli slogan
e delle pubblicità sgargianti, simbolo
della nuova società dei consumi e del
pericolo di nuove forme di alienazione, dall’altro il mondo che rifiutava
tutto questo. Da entrambe le parti, la
sfrenatezza regnava sovrana. Sfrenata
era la corsa all’acquisto di tutti quegli
oggetti che sembravano preannunciare una nuova, meravigliosa era. Così
come sfrenata era la protesta contro la
perdita di valore del pensiero autonomo, che si riversava tanto nelle strade
quanto nei covi della sperimentazione,
negli anfratti, che si nascondevano alle
fondamenta del nuovo sviluppo urbanistico. Mentre i media non facevano
altro che trasmettere immagini di un
mondo ideale, nuovo e perfetto, le giovani generazioni vedevano la realtà di
un mondo che non era più disposto ad
abbassare lo sguardo e ad ascoltare, la
sostanza di un mondo di apparenze,
in realtà governato talvolta da brutali
istinti. Per questo chi aveva una voce
e qualcosa da dire, nonché la capacità
di smuovere le coscienze della gente,
da uno squallido locale notturno di
periferia erano in grado di arrivare in
vetta alle classifiche. Perché erano gli
di Margherita Mancini
21
La Bohème ARTE E CULTURA
and chain. Sostanzialmente innocuo,
incapace di pensare autonomamente,
che rincorre semplicemente gli ossi che
gli vengono lanciati e li riporta indietro
scodinzolando, al contempo trionfante
e sottomesso, che risponde a dei semplici e precisi comandi. Un uomo che
non è più uomo, perché vive solo di
fedeltà, di fiducia cieca verso lo stato e
la società, lealtà giurata che lo spinge a
difenderla con le zanne e con le unghie
appositamente affilate. Un essere umano usato e sfruttato come un’arma, un
uomo deaf, dumb and blind, del quale è stata uccisa la coscienza in modo
da rendere la sua mano un mezzo, e
nient’altro che un mezzo, per uccidere.
Il migliore amico dell’uomo, che in realtà altro non è se non il suo animale
domestico. Solo una povera anima deprivata di tutto, montata di apparenza,
schierata per le strade degli uomini,
who was found dead on the phone,
who was dragged down by the stone.
Tre diverse tipologie di uomini,
inoltre, altro non sono che grassi, lerci
maiali. La canzone “Pigs, three different ones” è una sincera presa in giro,
una risata sguaiata in faccia alle apparenze costuite. Gli uomini d’affari,
ad esempio: buffoni che si abbuffano
voracemente a spese degli altri, abili
mentitori, convincenti per mestiere,
che operano nella pig mine, nella “miniera del maiale”, che si arricchiscono
per via del consumismo. Gli opportunisti politici, che ingrassano la loro
fama giocando con i problemi delle
persone. Freddi, talvolta spietati, sen-
za alcun riguardo per la vita umana,
che facilmente hanno good fun with
a hand gun, persone che con fior di
discorsi ostentano un elevato senso
morale, degno di rispetto e di fiducia,
che invece si dimostrano essere solo
un rozzo grugnito. In fine, i bigotti e i
moralisti. Persone viscide, all tight lips
and cold feet, che si nutrono di valori
fallaci, si riempiono l’ego con immagini
catastrofiste del degrado altrui, di deboli sovrastrutture per autoconvincersi
di possedere una verità che nel profondo sanno di non poter nemmeno cercare. Individui loschi che costruiscono
un’apparenza di rettitudine, freddezza,
ordine e solidità, nascondendo un mediocre, sudicio maiale.
Le masse, invece, sono greggi di
pecore. Sono fanatismo, sono l’annullamento dell’individuo pensante. Profonda è nel testo di “Sheep” la critica
alla modalità della ribellione di massa,
che non fa altro che lasciar prevalere
gli istinti violenti degli uomini. È uno
schiaffo sia alla rivoluzione inconsapevole sia all’inettitudine e all’immobile
indifferenza, poste sullo stesso piano.
Nel primo caso gli uomini finiscono,
lottando per liberarsi dall’oppressione
e dalla schiavitù, col diventare ulteriormente schiavi, e col legarsi da soli con
le catene degli idoli, della fede cieca e
degli slogan. Così i singoli diventano
pecore in gruppo, e si perdono nella
nebbia dei well trodden corridors into
the valley of steel, seguendo, inconsapevolmente ubbidienti, un nuovo
pastore. Le pecore scappano dai cani,
22
quindi dalla polizia. Sia pecore che cani
ubbidiscono a una gerarchia. Sia pecore che cani pensano di lottare per la
libertà, senza sapere di star combattendo esattamente per la stessa cosa, che
il pastore di uno è il padrone dell’altro,
senza sapere di essere entrambi soltanto bleating and babbling, giocandosi la
vita nella lotta di qualcuno o qualcosa
molto più grande di loro, che talvolta
nemmeno esiste.
La musica rende i contenuti un grido
reale, una protesta vigorosa e sonora,
arte che abbatte gli schemi con la forza della sincerità di cui l’animo umano
è, nonostante tutto, capace. Così, alla
fine di questa narrata, cantata e suonata rappresentazione della fattoria che è
l’umanità, si palesa un respiro di ottimismo. Siamo noi stessi che possiamo
dare ai cani una casa. Siamo noi stessi
che possiamo tenderci una mano di solidarietà. Siamo noi stessi che possiamo trovare a shelter from pigs on the
wing. []
You know that I care what happens
to you,
And I know that you care for me too.
So I don't feel alone,
Or the weight of the stone,
Now that I've found somewhere safe
To bury my bone.
And any fool knows a dog needs a
home,
A shelter from pigs on the wing.
Humans of Milan
di Giorgia Ferrari, Livia Spinelli, Giorgio Pecoraro, Samuele Ravazzani
Camminando per le strade ci capita spesso di incrociare gli
sguardi altrui, e in un momento fugace stiamo aprendo la nostra anima a uno sconosciuto. Poesia, parole, musica, sentimenti, dolore, viaggi, amori… tutto racchiuso in un secondo,
ed è finito. E se potessimo fermare quelle persone, e chiedere
loro di raccontarci la loro storia, quella che intravediamo nel
loro sguardo, sfiorarla e ascoltarla?
Ispirato da Humans of New York, Humans of Milan mostra
quanto, nella normalità di una persona, vi sia sempre dello
straordinario.
“Ho iniziato lavorando nell’associazione italiana per la
sclerosi multipla, e nel frattempo studiavo ingegneria al Politecnico. Ho avuto un figlio, per cui ho rallentato un pochino gli studi. Ho cambiato poi lavoro, entrando nell’ENPA,
per la protezione animali, e così, a poco dalla laurea, non ho
finito ingegneria. Ora sono il coordinatore della sezione di
Milano di questo ente.
Quello che mi ha portato a scegliere il mondo del sociale
rispetto a ingegneria è stato un po’ il caso, un po’ le coincidenze, e credo che avrei dovuto insistere di più su inge-
gneria. Mi sono un lasciato attrarre da questo mondo, poter
lavorare per qualcosa che sarà poi utile per la società, ma mi
ha trasportato troppo, assorbendomi tanto tempo. Mio figlio cresceva, e ho dedicato più tempo a lui. Così ingegneria
è rimasta sospesa, come un sogno che non ero più in tempo
per realizzare. Mi piace molto ancora la matematica, e anche
a mio figlio. Dice sempre che potrebbe fare anche lui ingegneria. Con lui noto ancora che la cosa più difficile, quando
si è alla vostra età, non è solo capire quello che si vuole fare,
ma vedere se quello che scegliete vi può dare un futuro. Bisogna scontrarsi con la vita di tutti giorni. Per me lui può
scegliere quello che vuole, però nel profondo mi farebbe piacere se scegliesse la strada che io volevo per me. Io rimpiango di non averla percorsa fino in fondo. Lui adesso vive con
la mamma, io ho una compagna con altre tre bambine, ma
mi chiama ancora se non gli viene qualche esercizio, la sera.
Potendolo aiutare, direi che comunque sono serviti gli studi,
anche se non li ho finiti. Faccio un po’ fatica a ricordare tutto, ma ogni tanto il riguardare qualcosa mi riporta indietro,
ai tempi del famigerato esame di analisi 3.” []
Q
Volontariato in Sri Lanka
L
di Livia Spinelli - IV H 3469409280
’estate scorsa ho partecipato ad una missione di volontariato in Sri Lanka tramite Projects Abroad, organizzazione internazionale attiva in Africa, America Latina, Asia ed
Est Europa. Prevede un’ampia scelta di ambiti in cui attivarsi,
l’alloggio presso una famiglia locale ed anche giornate libere
dedicate al turismo. Non è necessario essere maggiorenni. Si
può scegliere la durata ed il periodo del progetto, l’iscrizione
deve avvenire almeno un mese prima della partenza. I costi
variano dalla permanenza, il progetto e il paese, il sito è molto dettagliato a riguardo.
Il campo umanitario a cui ho preso parte per quattro settimane si svolgeva in una “Special School” in cui il ruolo
dei volontari era di sostenere le maestre, organizzare attività
con i bambini, insegnare inglese e durante i pomeriggi risistemare le parti dismesse della scuola. Il mio gruppo era formato da venticinque volontari internazionali coetanei divisi
in diverse scuole. Il sostegno dei tutor è stato fondamentale
soprattutto nel primo periodo, un membro dello staff era
sempre presente ad aiutare e supportare i volontari a scuola, o facilmente reperibile a casa. L’impatto dello scambio
culturale è stato notevole, ma l’accoglienza e la disponibilità
delle persone locali e della famiglia sono stati notevolmente
di aiuto.
Consiglio quest’esperienza a chiunque abbia voglia di
mettersi in gioco e guardare il mondo da un’altra prospettiva! []
di Tommaso Gimelli - VF 3420048859
uesta estate ho vissuto una delle esperienze più intense
della mia vita: il volontariato in un asilo nido di Cape
Town. La mia esperienza consisteva in 25 ore a settimana
circa (gli orari sono molto flessibili a seconda delle necessità
giorno per giorno) di assistenza ad una maestra di asilo nido
che si trovava a gestire da sola una trentina di bambini tra i
6 e i 24 mesi. In pratica si trattava di nutrire, intrattenere e
mettere a letto questa moltitudine urlante di bambini. L’associazione a cui facevo riferimento in Sudafrica era la SATS,
tuttavia la procedura di iscrizione è curata dalla WEP che
fa da intermediaria. Lì risiedevo in un ostello nel quartiere
di Observatory con una quindicina di volontari e volontarie
da tutto il mondo di età comprese tra i 18 e i 25 anni circa.
A parte il progetto a cui attendevo io erano presenti molte
altre offerte di collaborazione con bambini di età più avanzata, con ospedali (anche se richiede competenze specifiche)
e altre possibilità ancora.
Per partecipare a tutti questi progetti è necessaria la maggiore età. Pur essendo un’iniziativa di volontariato è richiesto un contributo economico a seconda della lunghezza della permanenza (minimo due settimane, massimo un anno;
nel mio caso 800€ per quattro settimane) che comprende
vitto e alloggio. Le spese di viaggio sono a carico del volontario (circa 600€ a/r). Durante la permanenza le spese sono
molto ridotte a causa del bassissimo costo della vita.
A parte la notevole ed edificante esperienza del volontariato, la realtà e la mentalità Sudafricana, nonchè gli interminabili spazi che circondano la città, mi hanno lasciato un
segno indelebile nel cuore. Un segno fatto di situazioni difficili ma al contempo di tanta allegria e poesia.
Consiglio questa esperienza a chi vorrebbe avere un primo approccio al mondo del volontariato in Africa o in situazioni analoghe. È richiesto comunque un grande spirito di
adattamento ed una completa autosufficienza. []
23
La Bohème HUMANS OF MILAN - RUBRICHE
Cape Town in my heart
VIAGGI
Campo NPH Messico
La Bohème RUBRICHE
A
di Andrea Vismara - VA 329 184 2666
d agosto ho partecipato ad un campo di volontariato in
Messico, organizzato dall’associazione internazionale
NPH. Questa, attiva in 9 paesi tra Sud e Centro America,
si occupa di recuperare e reinserire nella società bambini e
ragazzi con situazioni familiari e personali che non gli permettono di vivere e crescere in modo sano. Tutto ciò avviene
tramite l’accoglienza in grandi comunità e l’offerta di un’educazione sia di base che avanzata. La mia esperienza di volontariato ha consistito nel condividere la quotidianità coi
quasi 600 ragazzi che vivono all’interno della Casa (così è
chiamata la comunità) di Miacatlan, e nel mettermi al servizio per gli eventuali lavori da svolgere, dalla cucina al lavoro
nei campi. Sono partito con un gruppo di 12 volontari, tutti
italiani, di età e sesso diversi, organizzato dalla sezione italiana di NPH, che ha sede in viale Premuda, 38.
Due sono state le cose spettacolari di quel periodo. La prima è stata vedere una scintilla di
felicità negli occhi di miei coetanei che non avrebbero avuto
un futuro, se non fosse esistita una realtà come quella che
stavamo vivendo, e di cui facevo parte anch’io, seppur con
un ruolo infinitesimale. La seconda è stata il confrontarmi
con un modo di guardare alla vita completamente diverso
da quello a cui sono abituato, quello del popolo messicano.
Sono riuscito a sentirli contemporaneamente distanti anni
luce e fratelli, in quanto uomini. È stata un’esperienza che
consiglio a chiunque, nonostante non sia una missione umanitaria, o abbia il potere di capovolgere le sorti del mondo.
Al massimo può spostare qualcosa dentro di noi. E già quello sarebbe una rivoluzione. []
Ricetta per un delizioso
Interrail
di Anita Susani, Fabiana Lauro, Camilla Scarpino VA
L
’interrail è un biglietto ferroviario valido per quasi qualunque treno delle principali linee ferroviarie europee.
Esso dà la possibilità di girare l’europa in mille modi possibili: potete andare dove volete, quando e come volete.
Quest’estate ci siamo imbarcate in questo viaggio, e oggi
abbiamo preparato per voi la ricetta per rendere indimenticabile un Interrail, proprio come lo è stato per noi.
Ingredienti:
Minimo 2 settimane libere
Almeno 2 compagni/e di viaggio (meglio se uno sa cucinare e uno ha un minimo senso dell’orientamento, ma quello
dipende da voi)
Tanti bei posti in Europa che volete visitare (non lasciatevi
fregare dalle tappe convenzionali, fate una ricerca su internet e capite cosa può fare al caso vostro). Pensate a: cibo,
arte, natura, storia, birra, posti dove stare la sera, musica…
Voglia di stare in treno
Un cucchiaino di capacitá organizzative (per dire, se non
avete voglia di dormire sotto i ponti, prenotate prima le
case/gli ostelli dove stare)
Uno zaino da 50 litri
Una borraccia
Tutte le mance della nonna e della zia di cui disponete
Un biglietto Interrail (il costo dipende dal numero di giorni che volete passare viaggiando)
Mappe e cartine
La sacrosanta app Interrail, chiamata RailPlanner
Una polaroid (facoltativa)
Scarpe comode
Procedimento
Mischiate il tutto con una buona dose di curiosità, spirito
di adattamento, voglia di camminare, allegria e voglia di conoscere nuove persone
Andate alla stazione più vicina e salite sul primo treno
Gustatevi ogni minuto
Per qualsiasi domanda o dubbio venite a trovarci in 5A,
ma siate avvisati che quando iniziamo a parlare dell’interrail
non smettiamo più! []
MUSICA: V A P O R W A V E
P
er Vaporwave si intende un genere musicale nato alla
fine del primo decennio del 2000 e diventato parte integrante della sottocultura di Internet. Imprescindibile dalla
musica vaporwave è l’omonima corrente estetica, che accoglie elementi della cultura classica, soprattutto statue greche
o rinascimentali, palme, design virtuali anni ‘90, Cedrata
Tassoni, caratteri giapponesi e sfondi tendenti al rosa. E se
questo vi sembra un accrocchio di cose a caso forse avete
ragione. Per alcuni però la vaporwave è vista come critica e
parodia al consumismo sfrenato e alla cultura anni ‘80 e ‘90.
Musicalmente la vaporwave è un genere di musica elettronica che combina dance, influenze new age e ambient e
elementi smooth jazz, un jazz più semplificato e ripulito da
arzigogoli e improvvisazioni, anche qui sembra un miscuglio di generi che non c’entrano uno con l’altro.
24
di Lorenzo Crepaldi
I primi album vaporwave sono Eccojams Vol.1 di Chuck
Person, che consiste per lo più in pezzi campionati di canzoni anni ‘80 estremamente rallentati e distorti, e Far side
virtual di James Ferraro; quest’ultimo ha dichiarato che fra le
influenze principali dell’album c’è la “musica da ascensore”.
L’album considerato capolavoro del genere è
dei
2 8 1 4.
Il modo migliore per entrare nello spirito vaporwave è comunque procedere in modo assolutamente casuale cercando vaporwave su YouTube.
La vaporwave può essere un genere difficile da apprezzare
se non si è appassionati di musica sperimentale ed elettronica, ma in ogni caso, prima di giudicare, un ascolto non
guasta mai. []
CUCINA: Il Croccante
C
di Sofia Vismara
servito dei matrimonio, ai battesimi e
alle feste paesane. Questo dolce presenta moltissime variazioni, infatti le
mandorle possono essere sostituite
con noccioline, popcorn, semi di sesamo, nocciole, noci o qualsiasi tipo
di frutta secca che vi passi per la testa.
Insomma potrete sbizzarrirvi tentando di realizzare il miglior croccante
possibile. []
Ingredienti:
130 gr di zucchero semolato
150 gr di mandorle o nocciole
15 gr di burro
succo di limone
olio
limone. Mescolate fino a che il composto non diventerà ambrato. A questo punto versatelo caldo su un foglio
di carta forno unto d’olio. Metteteci
sopra un’altro foglio di carta forno
unto e stendete il croccante fino ad
uno spessore di un centimetro, aiutandovi in questo procedimento con
un mattarello. Con un coltello incidete leggermente il croccante a formare dei quadrotti, affinchè quando
freddo, si possa dividere facilmente.
Riponete in frigorifero il croccante e
lasciatelo solidificare.
Preparazione:
Fate sciogliere in un tegamino lo zucchero con mezzo bicchiere di acqua a
fuoco basso. Quando l’acqua comincia a diventare dorata, aggiungete le
nocciole o le mandorle tritate o intere, unite il burro e un po’ di succo di
LIBRI: Amare se stessi o gli altri?
“Il destino dei Malou” di Georges Simenon
U
n padre morto suicida, una madre schizofrenica, una sorella
sconsiderata e un fratello inutile: è
questa la situazione in cui inizia l’adolescenza di Alain. Dopo il suicidio
del padre comprende che la famiglia
di cui credeva di fare parte è totalmente allo sfacelo: ormai senza più
un soldo, disprezza il padre per averli
“abbandonati”.
Il motivo, principale per cui si pensa che Eugène, il padre, abbia compiuto il gesto è la mancanza di coraggio e di determinazione nel pagare i
debiti: secondo i quotidiani, infatti,
questa persona avrebbe umiliato la
di Virginia Di Biagio
propria famiglia, portandola sull’orlo
della catastrofe.
Almeno così sembra. L’unico che
non è pienamente convinto di queste
ipotesi è Alain che inizia così ad indagare sul passato de padre, scoprendo una verità sconvolgente, ricomponendo le tessere di un mosaico.
Alain, dopo aver trovato la forza
d’animo necessaria, riuscirà a risollevarsi dallo stato di degrado in cui
era abituata a vivere la sua “famiglia”
rivalutando la figura del padre e costruendosi un futuro migliore, lontano da persone nocive.[]
25
di Elena Bernardeschi
Abel il figlio del vento (1 h 38 min)
Drammatico, avventura - Gerardo
Olivares, Otmar Penker, 2016
N
el 2005, dopo molti documentari,
Gerardo Olivares debutta nei lungometraggi con “Il grande match”, film
che lo ha fatto diventare estremamente
famoso. Dopo altri due film, Olivares nel
2015 comincia a girare “Abel il figlio del
vento”, aiutato da un secondo regista, Otmar Penker, conosciuto per il suo lavoro
su “Nature” (1982) e “Universum” (1987)
Nel Parco Nazionale Alti Tauri, il più
grande dell’Austria, si ambienta la storia
di Abel, che, unendo un documentario
ad un film, racconta l’amicizia tra Lukas
(Manuel Camacho) ed un aquilotto, soprannominato Abel. La storia, spiegata con la voce di Danzer (Jean Reno), il
guardiacaccia, ci introduce in un’avventura incentrata sull’eterna lotta tra ragione
ed istinto, su un padre (Tobias Moretti)
freddo con il proprio figlio, sulla sopravvivenza e sulla libertà scaturita dall’incontro tra uomo e natura. Abel, aquilotto
cacciato dal fratello dal nido, viene salvato
da Lukas, ragazzo che rifiuta di parlare da
quando sua madre morì in un incendio.
Insieme i due superano le loro difficoltà,
crescendo insieme: Abel diventa un’aquila forte e abile grazie all’amore di Lukas,
il quale ricomincia a parlare, e ad avere
un buon rapporto con suo padre. Lukas,
vedendo l’aquila ormai cresciuta, la lascia
andare, sperando comunque di poterla un
giorno rivedere.
Nel film non mancano scene toccanti.
Una è appunto la partenza dell’aquila.
La composizione musicale del film è
stata realizzata dalla Babelsberg Film Orchestra, che crea un sottofondo perfetto
alle riprese documentaristiche e allo stile
fiabesco del racconto. Nel finale il brano
di Rebecca Ferguson, “Freedom” riassume perfettamente il messaggio del film: è
possibile trovare la propria strada grazie
alla libertà. []
La Bohème RUBRICHE
ome prima ricetta, quest’anno vi
propongo uno dei dolci più conosciuti ed apprezzati: il croccante.
La caratteristica che colpisce maggiormente di questo dolce è la sua
croccantezza. Le origini di questo
dolce sono ignote; anche se possiamo
trovarne tracce risalenti all’impero
romano o alla tradizione iberica. Il
periodo di massimo sviluppo, però, si
ebbe durante il medioevo ove veniva
CINEMA
La Bohème GIOCHI - VIGNETTE
Giochi
Orizzontali:
1)liquore di vinacce;
6)mettersi comodo;
13)nascosta nelle torte per i
carcerati;
14)opposta alla sintesi;
16)sport invernale;
18)il Medio è storico;
20)la capitale greca;
21)scoprì le Hawaii;
22)fine di pensione;
23)dove va a finire… molta
collaborazione;
25)scosse telluriche;
26) la emette la ditta;
27)una danza che fece furore a Parigi;
28)apporre la firma;
29)i nostri successori;
30)più è ricca e più è grossa;
31)ha l’ufficio all’estero;
32)uno è Pacifico;
33) tipo di cartolina;
35)elenchi di nomi;
36) uccello che tuba;
37)la fine di Drake;
38) girano nell’armadio;
39)ci si ricava l’avorio;
40)un liquore che entra in
molti cocktail;
41)un grosso veicolo;
42)fatto inspiegabile;
44)chi li caccia… ha la bocca aperta;
45)dimenticanza;
46)si usa per travasare liquidi.
Verticali:
1)un Ford attore;
2)ai lati del fiume;
3) pende dalla lenza;
4)Palermo;
5)pari in gara;
6)scritti pungenti;
7)la bella di Troia;
8)il nome di Buzzati;
9)Est Sud-Est;
10)Rieti;
11)tipo di triangolo;
12)costume “minimo”;
15)ha tre regni;
17)donna pettegola;
19)con esso si ravvivano i
capelli;
21)stringe alla vita;
23)salti… di fiumi;
24)ha una capitale;
25)provincia sarda;
26)un’apertura nel muro;
27)lo si paga al ristorante;
28)poco distanti;
29)manifesto da parete;
30)conclude la tappa;
31)parte dell’occhio;
33)uniscono rive;
34)testa… speciale;
36)informava da Mosca;
37)il tipico gonnellino degli
scozzesi;
39)donne del parentado;
40)solleva quintali;
42)Mantova;
43)io…capovolto;
44)iniziali di Boccioni
di Camilla Bitossi
26
SUDOKU
La Bohème GIOCHI - RUBRICHE
PROFanazione
di Fabiana Lauro
S
ignore e signori, leonardiane e leonardiani, bentornati
alla rubrica più spumeggiante di tutta la Bohème, bentornati a PROFanazione!
Qui potrete leggere le migliori parole uscite dalla bocca
dei vostri professori, ma ricordatevi che dovete anagrammare i nomi degli autori delle citazioni, se volete scoprire la loro
vera identità. Buon divertimento!
“Quando parlo di Hegel, scusate, dovete farci una tara gigantesca perché lo sfotto e poverino non se lo merita.”
-Aldo Belluciosi
“Scrivi che hai disegnato cipolle arrosto, al gusto di Andrea.”
-Corinna Borigavoci
“Non mi costa niente mettere due a tutti. Potreste fare affidamento sul mio senso di colpa, ma non proverò niente
del genere, forse solo un lungo brivido di piacere lungo la
schiena.”
-Martino Fedes
“Sono stato capito dai più e quindi vedo di non essere un
incompreso”
-Sandrino C. Fentevic
E da oggi, anche voi potete partecipare alla rubrica! Segnatevi le citazioni dei vostri professori, mandatele via email
all’indirizzo [email protected], e noi le pubblicheremo sul prossimo numero.[]
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