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La Bohème Giornale Studentesco Leonardiano Anno II N°1 Sommario La Bohème Editoriale................................................................................................................................................. Antieditoriale - Golpe alla Bohème...................................................................................................... No Women No Kraj............................................................................................................................... La Pace Colombiana............................................................................................................................... Il referendum in Ungheria è una minaccia al nostro futuro............................................................. Il referendum costituzionale spiegato e commentato......................................................................... MEETMETONIGHT a tu per tu con la scienza e la ricerca............................................................. Faccia a Faccia con i candidati............................................................................................................... Amanda I(k)nox was an inside job...................................................................................................... Alba.......................................................................................................................................................... Ascesa al Gran Paradiso.......................................................................................................................... Vita 2.0..................................................................................................................................................... Fisica e Pasticceria................................................................................................................................... Orientamento Universitario: Fisica....................................................................................................... Sulla Morte di Dario Fo......................................................................................................................... Animals.................................................................................................................................................... Humans of Milan..................................................................................................................................... RUBRICHE............................................................................................................................................. GIOCHI................................................................................................................................................... Tutti gli studenti sono invitati a partecipare alla redazione. Per rispondere agli articoli del numero precedente, esprimere pareri diversi, aggiungere il proprio personale contributo al giornale, mandate numerosi le vostre produzioni all’indirizzo e-mail: [email protected] Pagina Facebook e Sito Internet: facebook.com/LaBohemeGiornaleStudentescoLeonardiano Direttori: Margherita Mancini, Tommaso Gimelli Vicedirettori: Tommaso Colombo, Andrea Vismara Impaginazione (con delega a tutto ciò che si attacca a una presa di corrente): Elia Praderio, Tommaso Colombo, Benedetta Chrappan, Emanuele Pizzochera Responsabile immagini: Camilla Bruché Responsabile giochi: Sofia Vismara Responsabile artistico: Gaia Di Gregorio (Copertina) e Hiro (Controcopertina) Caporedattori Fabiana Lauro (Scuola) Giulio Rizzuti (Mondo) Federico Fossa (Satira e Colpi di Fallo) Emanuele Pizzochera (Racconti) https://labohemesite.wordpress.com La redazione ringrazia Maria Caliendo, Gaetano Cassarà, il prof. D’Angela e la prof.ssa Frediani per il supporto alla relizzazione del progetto. Ricordiamo a tutti i lettori che coloro che desiderano abbonarsi sono pregati di inviare una mail all’indirizzo di redazione indicando nome, cognome e classe. Inoltre chi lo desidera ha la possibilità di fare una donazione monetaria al Giornale, contattando i direttori. Francesco Bianchi (Scienza) Emma Albertini (Arte e Cultura) Lorenzo Crepaldi (Rubriche) Edoardo Bellincioni (Orientamenti Uni) Martino Zanetti (Ambiente e Natura) Giorgia Ferrari (Humans of Milan) Redazione Emma Albertini Edoardo Bellincioni Elena Bernardeschi Francesco Bianchi Camilla Bitossi Camilla Bruché Agostino Celora Benedetta Chrappan Tommaso Colombo Amina Costanzo Lorenzo Crepaldi Virginia Di Biagio Gaia Di Gregorio 2 3 3 4 6 7 8 10 11 12 13 14 15 17 18 19 21 23 23 26 Giorgia Ferrari Federico Fossa Francesco Gesess Aiki Giaramita Tommaso Gimelli Fabiana Lauro Margherita Mancini Giorgio Pecoraro Emanuele Pizzochera Elia Praderio Niccolò Rapetti Samuele Ravazzani Pietro Rescigno Giulio Rizzuti Elena Selmi Livia Spinelli Matteo Tedesi Davide Valli Luca Virzì Andrea Vismara Sofia Vismara Martino Zanetti L’Editoriale L’Antieditoriale – Golpe alla Bohème Ottobre 2015. Tanto radicate sono le origini del golpe che vedrà la gerarchica e censitaria redazione della Bohème soccombere tra i crepitii dei nostri archibugi e dei nostri antieditoriali. Faccio uso del plurale “noi”, giacché mi piace pensare che il sentimento di rivoluzione si sia ormai espanso tra i Leonardiani, così come tra le primine si è espansa la moda di buttare due euro nelle macchinette per i thè Arizona. Tuttavia suppongo che esso si rivelerà essere un semplice pluralis maiestatis, e che questa lotta avrà come unico baluardo il sottoscritto. Calcherò le orme dell’indimenticata DJ Pelu, o meglio la scia del suo skate, sarò per voi detrattori di questo movimento un tormento costante e puntuale, come Gerry Scotti su Mediaset e il Pagani alle otto di mattina. Gli antieditoriali saranno il verbo, il black humor, il credo, il politically correct, il boss finale di un videogioco impossibile. L’informazione di oggi è matematica, sfrutta teoremi che paiono dogmi sacri e irrevocabili come i metodi delle nostre professoresse. L’inchiesta è morta e la Bohème l’ha uccisa. Per questo nasce dalle Peluzziane ceneri l’AntiBohème, in tutto il suo dadaismo. Perché la Bohème può morire, può essere gettata nei cestini della Recart e recuperata da autorevoli volontari del LeoGreen, ma non l’AntiBohème. Non si può annientare ciò che non è, noi siamo il nulla, alla faccia di Parmenide, riempiremo queste pagine di vuoto e ignorarle non farà altro che sostenere il nostro scopo. L’AntiBohème è ECCTSF, Er Cazzo Che Te Se Frega, ciò che dorme sepolto in un angolo buio della mente e può manifestarsi sotto molteplici forme, l’Ulisse dei giornalini scolastici. “Quando l’ultimo sudoku sarà stato completato male, l’ultimo cruciverba annerito, l’ultimo editoriale bruciato e l’ultimo sondaggione censurato, vi accorgerete che solo l’AntiBohème non si può sconfiggere” L’Aristocrazia del NonSense è tornata in città. Virzilio 3 La Bohème EDITORIALI “In tutta la mia vita non ho mai scritto qualcosa per divertire e basta. Ho sempre cercato di mettere dentro ai miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po’ le teste. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa” Dario Fo Caro lettore, vorremmo aprire questo nuovo anno con una riflessione su quale sia il nostro ruolo all’interno della scuola, e specialmente su quale sia la nostra responsabilità nei tuoi confronti. Cosa può offrirti un giornale studentesco? Possiamo fornirti un resoconto oggettivo e professionale sui fatti che ci circondano, così come farebbe un qualsiasi giornale? Oppure materializzare la risposta a tutte le tue domande? Certamente no, questo non è il nostro ruolo. Quello che possiamo offrirti è qualcosa di più umile e prezioso. Noi possiamo offrirti parole che parlano di sogni, ma anche di delusioni; di successi, ma anche di sbagli ed errori; di questioni vitali, ma anche di colpi di fallo. Noi ti regaleremo le nostre visioni, soggettive e personali, ricche di entusiasmo e di vitalità. Quella vitalità caotica che fa emergere il meglio della nostra creatività, quell’energia giovanile che compone la nostra unicità, della quale acquistiamo consapevolezza. Ogni pagina viene da noi, ogni pagina esprime noi, ogni pagina siamo noi. Noi che siamo come te: studenti, giovani, forse ingenui ed illusi. Noi che ci interroghiamo sul mondo, filtrando la realtà che ci circonda. Un giornale studentesco è tutto questo. È stimolare la nostra fame di sapere di più di ciò che ci aspetta fuori dalle mura della scuola, e perché no, anche avere una via di scampo durante le lezioni più noiose. È il nostro veicolo per raccontarti le nostre idee, i nostri viaggi, le nostre manie e fissazioni, le nostre passioni, le risposte che cerchiamo di darci pensando e confrontandoci. È libera espressione delle nostre personalità e delle nostre opinioni. Ma soprattutto sei tu. Ti sorprenderà, ma cosa sarebbe un giornale studentesco senza dei lettori, se non un mucchio di fogli pinzati insieme? Margherita Mancini e Tommaso Gimelli No Women, No Kraj! A nno 2016. Il mondo è in subbuglio a causa delle manifestazioni che vedono donne di tutti i paesi unirsi e muoversi per proteggere una cosa che le accomuna, per difendere i loro diritti che vengono messi in discussione dallo stato, proteggere la loro libertà di abortire. La Bohème MONDO Le leggi che riguardano l’aborto sono le più varie e disparate come anche le discussioni sostenute dalle associazioni pro-choice e pro-life che, nonostante entrambe abbiano come fine la protezione delle future generazioni, risultano le une contro le altre. Dal momento che le leggi morali si basano su convinzioni che vanno da quelle religiose a quelle culturali, gli stati sostengono diritti e doveri diversi. Adesso però il mondo sembra non riuscire più a sostenere le leggi restrittive che, in un certo senso, limitano il diritto di decidere sulla propria vita. In America latina solo quattro nazioni permettono l’aborto in condizioni diverse da stupro, incesto o malformazione del feto. In Cile, uno dei sei stati al mondo in cui una donna può essere perseguita dalla legge in caso di aborto qualunque siano le circostanze, la nuova presidentessa Michelle Bachelet ha proposto alla Camera di Santiago l’abrogazione della legge in atto dal 1989 e promulgata dal dittatore Pinochet nei confronti dell’interruzione volontaria della gravidanza. Il nuovo testo autorizzerebbe l’aborto in tre casi: nel momento in cui la vita della madre è in pericolo, quando la gravidanza è frutto di uno stupro oppure quando il feto presenta una malformazione. La proposta però ha ancora bisogno dell’approvazione del Senato. Intanto, a causa di queste limitazioni, le persone più ricche e che hanno la possibilità di viaggiare vanno in altre nazioni dove abortire è legale e l’operazione è quindi molto più sicura, ma se si è poveri, invece, le opzioni sono limitate: scegliere di tenere il bambino o recarsi in cliniche private clandestine le cui condizioni non sono delle migliori. “Credo che le donne debbano avere la possibilità di scegliere legalmente. In questo paese se deci- di di abortire vai in galera e credo che questo non sia giusto” afferma la prima presidentessa donna cilena. Tuttavia non tutti condividono questa opinione: venerdì 5 giugno 2016, giorno in cui Papa Francesco ha ricevuto la Bachelet al Vaticano, le “Mujeres de Blanco”, un gruppo di donne appartenenti a ogni classe sociale che per la maggior parte hanno già sperimentato l’aborto, hanno manifestato per mezz’ora vestite di bianco, da qui il nome dello schieramento, con ognuna in mano una piccola bara bianca di cartone con inciso sopra di essa un nome e una croce al fine di esprimere la loro opposizione nei confronti dell’aborto. Diversamente è avvenuto la mattina di lunedì 3 ottobre 2016 in Polonia: migliaia di donne, affiancate da alcuni uomini, hanno protestato per difendere i propri diritti. “Lunedì nero”, così viene definita la giornata che deve il nome alla protesta, la #CzarnyProtest che, a sua volta, nasce dal colore degli indumenti indossati dalle dimostranti: il nero, in onore del lutto e della collera per le donne morte di parto e quelle violentate e impossibilitate ad abortire a causa delle leggi restrittive in vigore dal 1993. Una manifestazione in onore della morte della loro possibilità di scegliere. Varsavia, Cracovia, Danzica e altre cinquanta città polacche hanno accolto una manifestazione, a cui hanno aderito poco meno di centomila persone, contro la proposta di legge promossa dal partito Diritto e giustizia (Pis) che avrebbe reso ancor di più restrittiva la già fortemente limitativa legge per la quale è possibile abortire solo in caso di stupro, incesto, malformazioni del feto o problemi di salute delle donne, tutte condizioni che devono in seguito essere verificate da un procuratore. La nuova proposta di legge, se fosse stata approvata, avrebbe reso l’aborto totalmente illegale e avrebbe punito le donne che interrompevano la gravidanza con pene fino a 5 anni di carcere (contro i 2 anni attuali) e così sarebbe capitato ai medici che lo avessero praticato, la legge avrebbe poi permesso anche indagini nei confronti delle donne che avevano subito un aborto spontaneo. “Un invito all’aborto 4 di Amina Costanzo illegale” sostengono alcune associazioni femministe polacche, in quanto le donne non solo soffrono per motivi naturali, dal momento che la vita che era stata affidata loro non c’è più, ma anche a causa della società che le rinfaccia di non essere state in grado, o quasi, di far nascere la creatura che avrebbero amato con tutte loro stesse. Questa legge avrebbe aumentato il tasso di operazioni clandestine che già si stima arrivare a 100-150mila all’anno in confronto alle 1000 registrate legalmente. Una manifestazione in onore della morte della loro possibilità di scegliere. Il modello di ispirazione è stato quello della manifestazione islandese del 24 ottobre 1975 al quale aderirono il 90% delle islandesi: un’intera giornata senza lavoro per dimostrare a se stesse e al mondo l’importanza delle donne nella società. Il Kvennafrí, il giorno libero delle donne, che, dalla mattina presto, hanno lasciato i propri bambini ai mariti e non sono andate a lavoro in onore dell’anno internazionale della donna nelle Nazioni Unite. Alle due del pomeriggio 30 mila donne sono scese in strada con cartelli che chiedevano uguaglianza di trattamento e di salario paralizzando praticamente l’intero paese. Dopo questo avvenimento, 5 anni dopo, nel 1980 venne eletta Vigdìs Finnbogadòttir, il primo capo di stato donna non solo nella storia islandese, ma anche europea. Insomma, un evento che ha segnato una svolta nella vita delle donne di quasi tutto il mondo. E così per la prima volta nella storia della Polonia si sono unite persone di ogni genere e partito: in piazza hanno sfilato donne di sinistra, femministe e attiviste per i diritti umani a fianco di cattoliche e conservatrici. “No women, no Kraj”, alcune sostengono cartelli che citano il titolo della canzone di Bob Marley che con la sostituzione della parola “cry” con l’omofona “kraj”, che in polacco vuol dire “nazione”, cambia il significato della frase in “no women, no country”; altre invece impugnano grucce come simbolo dell’aborto clandestino. Tutto ciò in un luogo in cui non si fa educazione sessuale bensì “educazione alla vita Familiare”, l’aborto viene trattato come un tabù e la pillola anticoncezionale del giorno dopo è proibita. Ma dopo questo avvenimento che, come in Islanda, ha segnato una svolta positiva, il Pis tre giorni dopo ha fatto marcia indietro, in segno di rassegnazione e pace verso le donne che sono riuscite a farsi sentire una volta per tutte. L’Irlanda è inoltre un paese profondamente cattolico e sono poche le donne che affermano pubblicamente di aver subito un aborto perché hanno paura di essere marchiate o giudicate. Per questo motivo diverse associazioni hanno creato dei veri e propri gruppi di ascolto e sostegno per lo shock che possono aver subito in seguito all’operazione. Tutto ciò potrebbe cambiare 5 a fine ottobre perché è stata indetta un’assemblea dal Primo Ministro irlandese per decidere se avrà luogo un referendum per la modifica della legge sull’aborto. In Europa, escluse l’Irlanda, la Polonia, Città del Vaticano e Malta, le leggi sull’aborto legalizzano l’interruzione entro determinati periodi che variano a seconda della nazione. “Rise and repeal” In Italia la legge 194 in atto dal 1978 permette alle madri di interrompere la gravidanza entro i primi 3 mesi o, se è un aborto terapeutico, entro i primi 5 o 6 mesi. Tuttavia le donne non solo devono affrontare le proprie difficoltà psicologiche ma anche quelle che alcuni medici pongono. È stato registrato che il 70% dei medici italiani optano per ”l’obiezione di coscienza” davanti all’interruzione di gravidanza, ovvero si esonerano dall’operazione perchè la ritengono moralmente contro i loro principi. Nonostante questo sia un diritto dei medici, se esercitato troppo spesso, rischia di sovrastare altri diritti di pari importanza, come ad esempio la salute psico-fisica della donna. La donna ha il diritto di scegliere, una facoltà che non le può essere portata via da nessuno. [] La Bohème MONDO “Rise and repeal”, “my body, my choice”. Questi sono invece gli slogan degli irlandesi durante la marcia organizzata il 24 settembre 2016 tra Dublino e altre 20 città. I protestanti hanno chiesto l’abrogazione dell’ottavo emendamento della costituzione della nazione che limita la possibilità di abortire a condizioni in cui la vita della madre sia in serio pericolo. La #repeal8th, questo è il nome della campagna che non si è estesa alla semplice manifestazione in piazza ma è stata diffusa in tutto il web dall’attrice comica irlandese Grainne Maguire. Attraverso un post su Twitter la Maguire ha condiviso con il primo ministro irlandese Enda Kenny il giorno del suo ciclo mestruale: “Since we know how much the Irish state cares about our reproductive parts-I call my womb Ireland’s littlest embassy” così scrive la ragazza e invita le altre donne del web a seguire il suo esempio. Tuttavia l’Irlanda rimane una delle nazioni europee con la legge sull’aborto più restrittiva, dopo Malta e città del Vaticano dove è totalmente illegale, e con un numero di aborti praticati in nazioni estere, soprattutto in Inghilterra, pari a 14 al giorno contro i 24 aborti legali in un anno registrati nel 2014. Prima del caso di Savita Halappanavar, una ragazza indiana morta nel 2012 perché i medici si rifiutarono di praticare un aborto terapeutico, l’ottavo emendamento non presentava la possibilità di interrompere la gravidanza qualora la vita della madre fosse a rischio oppure la donna manifestasse tendenze suicide. Queste ultime prerogative stanno a significare che nel momento in cui una donna incinta seriamente malata si presenta da un dottore, il dottore deve aspettare fino a quando la malattia non rappresenti un serio rischio per la vita della madre. La pace colombiana S La Bohème MONDO aranno anche estremamente sopravvalutati e politicizzati, ma i premi Nobel sono comunque belli da ricevere. Chiedetelo a Juan Manuel Santos, presidente della Colombia: la sera del 2 ottobre, dopo che il popolo colombiano aveva rifiutato l’accordo di pace che il suo governo aveva stipulato con i guerriglieri delle Farc, egli stava contemplando non solo il fallimento di sei anni di trattative ma anche della sua presidenza. Cinque giorni dopo la Commissione norvegese ha annunciato che Santos aveva vinto il premio Nobel per la pace. È stata una vittoria corroborante: persino Àlvaro Uribe, il suo principale avversario politico e paladino del No al referendum, ha offerto moderate congratulazioni. Ma molti cittadini colombiani preferirebbero vedere i leader delle Farc in galera, e non in parlamento Per capire le motivazioni dietro il risultato del plebiscito è necessario conoscere le Farc e il loro ruolo nella storia moderna della Colombia. Le Farc, le forze armate rivoluzionarie colombiane, sono un’organizzazione guerrigliera comunista di ispirazione marxista-leninista che nasce nel 1964 come ala militare del partito comunista colombiano, con l’obiettivo di difendersi dagli attacchi dell’esercito colombiano. Tuttavia negli anni le Farc si sono evolute da uno strumento di difesa ad una vera e propria organizzazione guerrigliera, responsabile di di Giulio Rizzuti vari attentati anche contro la popolazione civile. Inoltre le Farc da lungo tempo ormai finanziano le proprie operazioni con il narcotraffico. Il gruppo - ad oggi - tassa i coltivatori locali, compra le loro foglie, le trasforma in pasta e le rivende ad altri gruppi. L’assegnazione del premio è un chiaro esempio del divario di percezione tra molti all’interno della comunità internazionale e tanti cittadini colombiani. I primi trovano che l’accordo, concluso quest’agosto all’Havana, dopo sei lunghi anni di trattative e discussioni, rappresenti un compromesso necessario tra pace e giustizia per garantire la fine di un conflitto che ha già causato troppo dolore e sofferenza. D’altra parte molti cittadini colombiani trovano che l’accordo sia troppo indulgente nei confronti delle Farc. I comandanti di guerriglia che confessano crimini di guerra davanti a speciali tribunali di pace eviteranno tempo in carcere, scontando le loro pene di massimo di otto anni, in uno stato di “effettiva restrizione della libertà” che però non è ancora stata definita, e tutti i militanti di rango inferiore saranno del tutto risparmiati da qualsiasi forma di pena. Ma molti cittadini colombiani preferirebbero vedere i leader delle Farc in galera, e non in parlamento (dove potrebbero finire alcuni), e trovano che Santos non abbia negoziato per condanne più severe in modo da poter terminare il conflitto prima della 6 fine del suo mandato nel 2018. Tuttavia la questione che più delle altre ha causato la sconfitta del Sì nel plebiscito è sicuramente la mentalità con cui le Farc hanno discusso questo accordo. Esse infatti si considerano come un esercito imbattuto motivato dall’ideologia comunista e perciò hanno intrapreso le trattative di pace ponendosi sullo stesso piano del governo colombiano, reclamando anche certe cose che avrebbero potuto definire come vittorie politiche, come una riforma agraria. Ed è stata questa arroganza che ha fatto sembrare l’accordo più generoso nei loro confronti di quanto lo fosse veramente, cosa che ha reso vincere il plebiscito molto più difficile. Salvare la pace in Colombia non sarà cosa facile. Sia le Farc che il fronte del no dovranno accettare dei compromessi per difendere la fragile pace che si è venuta a creare in Colombia. Fortunatamente stanno giungendo segnali positivi da entrambi le parti: l’on Uribe ha incontrato l’on Santos per la prima volta in sei anni e ha nominato tre rappresentanti per parlare al governo, mentre le farc hanno dichiarato che rispetteranno il cessate il fuoco istituito dal governo e di voler pagare retribuzioni a tutte la famiglie delle vittime. Tutto questo, unito alla volontà del presidente Santos di non abbandonare la pace permette di sperare in una Colombia finalmente libera dalla guerra. [] (Le fonti di questo articolo provengono da “The economist” e “The Guardian”) Il referendum in Ungheria è una minaccia al nostro futuro di Tommaso Gimelli I all’incirca un milione e seicentomila migranti. L’Europa ha circa 503 milioni di abitanti. Facendo un rapido calcolo l’incidenza percentuale del fenomeno sulla popolazione europea è dello 0,32%. Più che un’ondata parrebbe una goccia nell’oceano. Tutte parole chiave di un meccanismo che punta ad instaurare un regime di diffidenza e di odio verso degli esseri umani che si spostano sulla terra alla ricerca di un posto migliore Per quanto riguarda il terrorismo, chi formula questa accusa sembra dimenticare che finora gli artefici degli attentati che hanno sconvolto il mondo occidentale negli ultimi vent’anni sono cittadini europei o americani, oppure uomini con un addestramento tale da sfuggire ai controlli sistematici dell’antiterrorismo. È difficile immaginare questi 007 del male viaggiare su barconi affidati alle intemperie e quasi sempre intercettati dalle polizie e dagli eserciti di frontiera. Vi sembrerebbe ragionevole affidare anni di addestramento minuzioso ad una situazione così inaffidabile? Certamente la Storia ci insegna che spesso uomini disperati e socialmente emarginati possono tramutarsi facilmente in agenti destabilizzanti. Ma da ciò dovremmo imparare ad accogliere ed integrare nella nostra società questi individui anziché fomentare un clima avverso ad una pacifica convivenza. Rimane dunque il problema dell’identità. Anche per fornire una evidente confutazione di questa tesi ci 7 viene incontro la Storia dell’uomo. Da sempre le società si sono mischiate fra di loro in maniera dinamica andando a creare nuove e più evolute società. Le teorie che nel passato ed oggi si oppongono a questo evidente processo su una base razzista, ovvero considerando la razza un dato statico, ci hanno sempre condotto ai più grandi orrori che la Storia abbia mai conosciuto. Nonostante tutte le considerazioni sopra citate, il 98% di quel 43% che si è recato alle urne si è espresso a favore della politica di Orbàn: dato che le opposizioni avevano invitato gli elettori a boicottare il referendum al fine di invalidare il voto, questo dato va preso con le pinze. Tuttavia questi numeri ci indicano chiaramente che la maggior parte degli ungheresi si è lasciata persuadere da questa ottusa retorica, costringendo le opposizioni a ricorrere ad un artificio politico per scongiurare un referendum che minacciava di compromettere una quanto mai precaria situazione europea. Ma soprattutto questo mancato referendum è l’ultimo dei segnali che in questo difficile periodo storico ci indicano una strada che conduce ad un’Europa sempre più dilaniata da tensioni interne, profondamente xenofoba e che calpesta senza pietà i diritti ed i sogni degli esseri umani che ha da sempre oppresso. Ad essa dobbiamo opporci con tutta la nostra forza giovanile, rappresentando e costruendo un’Europa dei popoli, solidale ed unita. È un obiettivo che sembra quanto mai ambizioso ma che è nostro dovere perseguire. Nonché la nostra unica possibilità di salvezza.[] La Bohème MONDO l 2 di Ottobre in Ungheria si è tenuto un referendum a proposito delle quote di ripartizione del fenomeno migratorio che l’Unione Europea impone agli stati membri. Il quesito posto era articolato così: “Volete o no che la Ue decida quote di ripartizione di migranti tra i suoi Stati membri, senza prima ascoltare governi e parlamenti a sovranità nazionale?”. Nonostante il referendum non abbia raggiunto il quorum, decretando quindi l’invalidità del responso popolare, esso ci fornisce notevoli spunti di riflessione. Innanzitutto esso non è che una delle mosse della politica del presidente Orbàn riguardo al fenomeno dell’immigrazione clandestina. Essa ha condotto alla costruzione del disastroso (o glorioso, a seconda dei punti di vista) muro di filo spinato e lame di rasoio al confine serbo che ha fatto tanto discutere l’opinione pubblica di tutta Europa negli scorsi mesi. La retorica che regge questa linea politica è quella comune a tutta la destra populista europea, ed è sintetizzata dalla risposta che il premier ha dato alle critiche europeiste: “Difendiamo le frontiere di Schengen e quindi la sicurezza di voi e noi tutti. Se non arrestiamo l’ondata migratoria che ci porta anche terrorismo e crimine, l’Europa in pochi anni perderà la sua identità, ogni sua società di ogni suo paese membro diverrà irriconoscibile”. Sicurezza, Ondata migratoria, Terrorismo, Crimine, Identità. Tutte parole chiave di un meccanismo che punta ad instaurare un regime di diffidenza e di odio verso degli esseri umani che si spostano sulla terra alla ricerca di un posto migliore. Un meccanismo che si basa sull’ignoranza più assoluta, tanto che per smontarlo basta una rapida ricerca su Google. Quando ad esempio parliamo di ondata migratoria usiamo un’immagine che si riferisce ad un fenomeno violento, che stimola in noi paura, che ci dà l’impressione di essere sommersi. Guardando invece le cifre reali ci accorgiamo che dall’inizio della cosiddetta “Emergenza Migranti”, che potremmo posizionare all’incirca nel 2012 (l’emergenza più lunga che si sia mai vista…), sono arrivati in Europa Il referendum costituzionale spiegato e commentato La Bohème MONDO I l 4 dicembre 2016 i cittadini italiani saranno chiamati a votare al referendum riguardante le modifiche costituzionali. Poiché ci rendiamo conto dell’enorme portata di questo avvenimento e perché siamo convinti che ognuno debba esserne partecipe, avente o meno il diritto di voto, vorremmo provare a spiegarvi, da studenti a studenti, in cosa consiste la riforma e quali siano i cambiamenti proposti, oltre a esporre le nostre ragioni per il sì e per il no. Il referendum costituzionale è di tipo propositivo, cioè serve ad approvare una legge, e quindi non richiede un quorum, ovvero una soglia di affluenza minima perché il referendum sia valido. Normalmente, questo quorum è fissato al 50% del totale dei cittadini aventi diritto di voto. Il referendum propositivo è consentito dalla vigente Costituzione, secondo l’articolo 138, solo per modifiche ad essa e si è reso necessario dal momento che la riforma costituzionale è stata approvata dal Parlamento, Camera e Senato insieme, solo da una maggioranza assoluta (50% + 1). Se, invece, fosse stato approvato dai ⅔ dei parlamentari non sarebbe stato necessario passare attraverso il referendum. La riforma in questione è la più complessa e ambiziosa che sia mai stata proposta e prevede modifiche a 47 articoli sui 139 che compongono la Costituzione italiana. SUPERAMENTO DEL BICAMERALISMO PERFETTO E RIFORMA DEL SENATO La riforma si propone di porre fine al bicameralismo perfetto, che prevede un parlamento composto da due camere con eguali poteri, elette direttamente dai cittadini e che devono approvare il medesimo testo al dettaglio perché questo diventi legge: un sistema che non ha nessun altro paese in Europa. E’ previsto un ridimensionamento delle funzioni del Senato, una riduzione del numero e un cambiamento nelle modalità di elezione dei senatori. Il Senato manterrà la possibilità di approvare, abrogare o modificare solo le leggi di riforma costituzionale, le di- sposizioni sulla tutela delle minoranze linguistiche, leggi riguardanti gli enti locali, l’Unione Europea, valutazione delle politiche pubbliche e l’attuazione delle leggi dello Stato sul territorio. Inoltre la riforma sancisce che il Senato avrà diritto ad intervenire per riesaminare il testo degli altri tipi di legge entro dieci giorni dall’approvazione della Camera, proponendo per i successivi trenta giorni modifiche, che la Camera potrebbe non considerare. Insomma, il potere legislativo ordinario verrà spostato completamente nelle mani della Camera dei Deputati. Il nuovo Senato sarà composto da 100 membri, di cui 74 provenienti da consigli regionali, 21 sindaci e 5 nominati dal Presidente della Repubblica, e si riunirà con cadenza molto più sporadica, vista la riduzione del suo ruolo. Viene inoltre introdotta la possibilità da parte del governo di richiedere un “voto a data certa”, cioè un limite fissato entro cui una legge dev’essere discussa e votata in Parlamento. ELEZIONI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Le elezioni del Presidente della Repubblica si svolgeranno ancora in seduta congiunta delle due Camere. Verrà eletto colui che riceverà i 2/3 dei voti sul numero totale di parlamentari fino al terzo scrutinio, poi dal quarto al sesto sarà necessario raggiungere i 3/5 degli aventi diritto, dopodichè la soglia per la vittoria è posta ai 3/5 dei votanti nella sessione specifica. 8 di Tommaso Colombo e Andrea Vismara REFERENDUM E LEGGI D’INIZIATIVA POPOLARE La soglia di firme necessaria per proporre la discussione parlamentare di una legge d’iniziativa popolare viene alzata da 50.000 a 150.000. Tuttavia, si sancisce il dovere da parte del Parlamento a prendere in considerazione tutte le proposte che dovessero arrivargli, cosa finora non regolamentata. Inoltre, vengono introdotti i referendum propositivi d’iniziativa popolare, anche se non è ancora stabilito come dovranno funzionare. Per quanto riguarda i referendum abrogativi, in caso fossero proposti da più di 800.000 cittadini, sarebbe eliminato l’obbligo di raggiungimento del 50% degli aventi diritto, sostituito dal 50% dei votanti alle ultime elezioni politiche. TITOLO V E CNEL Viene riformato anche il titolo quinto della costituzione, quello che delinea i rapporti tra Stato ed enti locali. Le modifiche consistono nell’abolizione definitiva delle province e nel ridimensionamento dei poteri finora affidati alle Regioni. Vengono infatti eliminate tutte le materie a legislazione concorrente tra Regioni e Stato, e affidate esclusivamente a quest’ultimo. Le principali sono: ordinamento delle comunicazioni e delle professioni, protezione civile, previdenza sociale e tutela, sicurezza e politica attiva del lavoro. Rimangono pieni poteri alle Regioni per quanto riguarda tutela delle minoranze e sanità. sia muoversi verso un regresso. Io voto No, perché le cose possano migliorare davvero, in futuro. LE RAGIONI PER IL SÌ La riforma oggetto del referendum è il frutto di trent’anni di lavoro. In occasione della stesura della costituzione si decise di affidare la garanzia della stabilità del sistema politico ai partiti invece che alla costituzione; negli anni ottanta poi i partiti smisero di garantire la stabilità politica italiana, infatti a quegli anni risale la prima riforma costituzionale, la quale fu l’inizio del percorso che ha portato a questa riforma. La riforma nasce dalla necessità di stare al passo con i tempi, che si traduce in un bisogno di un sistema politico caratterizzato da capacità e velocità decisionali, che quello attuale, unico bicameralismo perfetto in Europa, non ha. Ciò che non funziona della politica in Italia sono sia i politici sia il sistema politico, sia le regole sia i giocatori. Non ci si può permettere di aspettare che cambi la classe dirigente per cambiare il sistema politico, tanto più che i politici sono scelti dai cittadini, ma bisogna cambiare le regole per agire sui giocatori. Il sistema politico attuale in Italia non riesce a decidere, che, oltre a rappresentare. è il dovere della democrazia. Con la riforma verrebbero attuati dei cambiamenti importanti che garantirebbero maggiori tutele dei diritti dei cittadini, maggiore stabilità del governo e perciò maggiori capacità e velocità decisionali. L’elezione del presidente della Repubblica sarebbe più garantita perché non prevedrebbe più l’elezione a maggioranza assoluta, che è stata usata per eleggere i presidenti Napolitano e 9 Mattarella, invece addirittura alla settima elezione la maggioranza dovrebbe essere dei tre quinti dei votanti, perciò superiore alla maggioranza assoluta. La riforma assicurerebbe l’elezione democratica del presidente, che l’attuale sistema politico ha fallito a garantire, in occasione della seconda elezione del presidente Napolitano. Inoltre in nessun paese europeo il Senato è totalmente eletto direttamente dai cittadini perché se così fosse, sarebbe investito dell’autorità di dare la fiducia al governo e questa possibilità non è compatibile con il superamento del bicameralismo perfetto. Pertanto il Senato verrebbe ridimensionato e diventerebbe un organo permanente che si rinnova con le elezioni comunali e regionali, contrappeso alla maggioranza perché voterebbe leggi di materia importante, senza che ci sia una maggioranza politica determinata e senza che il governo posso porre la fiducia. I tempi della politica verranno però abbreviati con la riforma, come afferma Luciano Violante ex presidente della Camera e ex magistrato: ”Tra le 56 leggi ordinarie approvate in questa legislatura, il Senato ha tenuto in prima battuta ogni proposta in media per 320 giorni e in seconda battuta più di 200 (si fa riferimento alla navetta nda), con la riforma non potrà tenerle più di 40 giorni.” Il fatto che dalla nuova costituzione non si evinca nel dettaglio come funzionerebbe l’elezione del senato non è allarmante, poiché la legge elettorale non c’è mai nella costituzione, ma è specificato che i cittadini sceglierebbero i candidati al Senato quando votano per i consigli regionali, che a loro volta eleggerebbero i senatori all’interno del- La Bohème MONDO Viene, inoltre, abolito il CNEL, il consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, il cui ruolo è quello di affiancare il governo per rendere più efficace il suo operato nelle materie in cui sono competenti. LE RAGIONI PER IL NO Personalmente, nonostante mi rimanga qualche dubbio, propendo per il NO. Questo perché sono convinto che la riforma non vada considerata come isolata rispetto all’attuale situazione politica italiana e mondiale. Un elemento che va inevitabilmente preso in considerazione è la vigente legge elettorale, il cosiddetto Italicum, che prevede la possibilità per il partito vincitore alle elezioni, tramite eventuale ballottaggio, di ottenere la maggioranza assoluta alla Camera. Con la riforma costituzionale, questo gli garantirebbe una libertà in materia legislativa ordinaria quasi completa. A mio avviso, un rischio troppo grande, considerata la rapida ascesa di partiti estremisti e xenofobi che sta interessando l’Europa e il mondo, oltre che una scelta non pienamente democratica. Sono convinto che la necessità di creare una coalizione per poter governare garantisca in modo molto più efficace la rappresentanza delle diverse realtà che compongono il paese. Non dubito che il bicameralismo perfetto vada superato, ma non sono questi il modo e le condizioni per farlo. Un altro tema che ritengo importante è la modalità con cui è scritta la riforma. Non è semplice e chiara, come tutti gli altri articoli della Costituzione, fatti per essere accessibili a tutti, ma astrusa e piena di rimandi, impossibile da interpretare per un cittadino qualunque. La tendenza generale della politica è sempre più quella di allontanarsi dalla gente comune, mentre la tendenza dovrebbe essere esattamente quella opposta. Purtroppo, la qualità nell’attuare le cose viene sempre più spesso sacrificata in nome dell’efficienza e della rapidità, che certamente portano ad ottenere dei risultati, ma non garantiscono riguardo alla loro qualità. A cambiare dovrebbe essere il paradigma della politica, portandola, o riportandola, ad essere fatta dal popolo e per il popolo. Io voto No, non perché sia convinto che le cose vadano bene come sono, ma perché credo che peggio di lasciare la situazione inalterata La Bohème MONDO - MILANO le scelte degli elettori. Con la riforma i cittadini sarebbero più garantiti che con la situazione attuale perché, pur non eleggendo direttamente i senatori per i motivi illustrati in precedenza, potrebbero esprimere delle preferenze che sarebbero obbligatoriamente rispettate dai politici. La riforma inoltre limiterebbe i poteri del governo, dando la facoltà al presidente della Repubblica di controllare e dunque di rinviare l’approvazione dei decreti e dei disegni di legge per 90 giorni, invece dei 60 attuali. In aggiunta il meccanismo del governo decreto legge, maxiemendamento, fiducia, che schiaccia il parlamento non sarebbe più possibile. Le regioni italiane non sono economicamente e politicamente omogenee e ciò non garantisce i diritti dei cittadini: con la riforma si centralizzerebbero i poteri politici regionali, che le regioni potrebbero vedersi riassegnati una volta raggiunto il pareggio di bilancio, altrimenti rimarrà compito dello stato ga- rantire i diritti dei cittadini. Le regioni a statuto speciale che già vengono trattate differentemente in costituzione, non sarebbero affette dalla riforma. Lo stato riacquista dei poteri, ma le regioni tramite i senatori controllano le politiche dello stato e la loro attuazione sul territorio. Queste modifiche sono necessarie perché ad esempio la frantumazione delle competenze sulle grandi opere è molto spesso risultata in passato con il mancato adempimento dei lavori e ciò è costato ai cittadini diversi miliardi di euro, e permetterebbero di eliminare il policentrismo anarchico delle competenze che danneggia i diritti dei cittadini; avere un solo interlocutore permetterebbe inoltre di individuare un determinato responsabile in caso di disastri. La centralizzazione delle competenze sarebbe più trasparente perché il potere politico locale è più permeabile alle pressioni di interessi privati. La riforma prevederebbe anche diritti per le minoranze al Senato e per l’opposizione alla Camera. Per concludere credo che votare sì significhi smettere di accettare il sistema attuale, che penalizza i cittadini e ne massacra i diritti e priva i giovani di possibilità di futuro, significhi credere nella possibilità di un futuro anche solo un poco migliore del disastroso presente. Sono consapevole che questo voto non risolverà istantaneamente i problemi dell’Italia, ma sono stufo della visione pessimista e restia al cambiamento di una metà della classe politica ma anche della popolazione italiana che mi auguro potrà condividere l’intento di innescare un cambiamento verso un futuro migliore che comincerà con l’approvazione della riforma del 4 dicembre, o in caso contrario temo che possa non avere luogo affatto. In ogni caso la decisione che prenderanno i cittadini sarà giusta perché queste sono le regole della democrazia. [] MEETmeTONIGHT, a tu per tu con la scienza e la ricerca N essun appuntamento galante, nessuna uscita con il ragazzo o la ragazza del cuore: MEETmeTONIGHT rappresenta invece la Notte Europea dei Ricercatori, nella sua versione milanese e lombarda. Venerdì 30 settembre e sabato 1 ottobre 2016 è andata in scena la ricerca: un faccia a faccia con i ricercatori delle nostre università, disseminati tra i Giardini “Indro Montanelli” di via Palestro ed il Museo Nazionale di Scienza e Tecnologia in via San Vittore. L’obiettivo è quello di avvicinare un pubblico giovane e meno giovane alla cultura scientifica ed al ruolo svolto dai ricercatori: il programma si compone di una serie di eventi ed iniziative molto interessanti. Tra i promotori le principali università milanesi ed il Comune di Milano, con il contributo della Regione Lombardia. Laboratori interattivi, workshop di approfondimento, dibattiti su temi di attualità scientifica, conferenze su ricerca e innovazione: salute e scienza, tecnologia e ambiente, sanità e mate- matica, economia e sport, medicina, cultura digitale e media, alimentazione, sicurezza stradale declinati attraverso simulazioni divertenti e stimolanti. 35 incontri con oltre 100 ricercatori, 11 laboratori interattivi, 3 mostre e numerose visite guidate e performance artistiche: questi i numeri, che hanno visto oltre 8000 presenze durante la straordinaria apertura serale del Museo Nazionale di Scienza e Tecnologia venerdì 30 settembre. Io c’ero, esattamente come lo scorso anno: perché conoscere da vicino alcuni ricercatori è emozionante: il fil rouge che lega i loro racconti è la passione, molto contagiosa: ascoltare le testimonianze e le descrizioni dei loro lavori di ricerca e dei loro progetti futuri, dalle biotecnologie alla ricerca delle particelle dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ad esempio, è molto affascinante. Interessante il laboratorio “Walking on the Moon”, in cui, insieme ad un ricercatore, abbiamo sperimentato come gli astronauti si spostino in condizioni di gravità differenti dalla 10 di Virginia Di Biagio Terra alla Luna e fino a Marte. Molto stimolante è stato anche capire come si viva e si lavori a 400 chilometri di altezza, a bordo della Stazione Spaziale: Paolo Nespoli, astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea e protagonista della terza missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana, ci ha raccontato come la stazione spaziale internazionale sia casa, laboratorio e protezione degli astronauti al tempo stesso, e come si svolga una giornata tipo a bordo. Ho inoltre incontrato scienziati ambientali, scrittori e blogger nell’ambito di un laboratorio dedicato all’alimentazione, ed in particolare alla cucina antispreco: scienza e tecnologia hanno cambiato il nostro modo di mangiare e cucinare, ed oggi i nostri piatti sono sempre più green. Impossibile non mettersi ai fornelli senza interrogarsi sull’impatto ambientale: cuciniamo e mangiamo sulla base di una gastronomia sostenibile, orientata al gusto, all’alta qualità, alla salute ed al piacere della convivialità, ma attenta al rispetto del nostro Pianeta ed alle risorse disponibili. Ed infine un argomento di grande attualità, “Segnali della Terra”: due ricercatori ci hanno raccontato i segnali sismici e geomagnetici, e l’importanza di terremoti e campo magnetico. Tre mostre molto interessanti: alcuni scatti realizzati nei depositi dei principali musei italiani, immagini satellitari della Terra che narrano di alcuni luoghi tra i più belli del nostro Pianeta, un progetto esplorativo sul rapporto uomo-ambiente nel sistema climatico del bacino del fiume Po. Gli eventi sono stati una vera festa, all’insegna della ricerca e della cultura: proprio perché festa, non sono mancate esibizioni di danza contemporanea, melodie jazz e live music. MEETmeTONIGHT: due giornate che rappresentano un appuntamento imperdibile: il prossimo incontro è per il 2017, non mancate, vi stupirà. [] Faccia a faccia con i candidati D Quest’anno i quattro seggi saranno combattuti tra otto candidati, appartenenti a due liste: Lista 2- Playlist composta da Tommaso Gimelli, Margherita Mancini, Giorgia Ferrari ed Andrea Vismara NB: A causa di problemi di spazio non è stato possibile trascrivere la versione integrale delle interviste. Sarà disponibile sul sito della Bohème. Perché ti sei candidato? -R. Del Bo: Ho deciso di candidarmi perché ho pensato che, dopo aver sempre vissuto la rappresentanza studentesca come esterno, in quinta avrei potuto partecipare attivamente per il cambiamento della scuola forte dell’esperienza accumulata negli anni, essendo già stato rappresentante di classe. -L. de Oliveira: Io mi candido per rendere questa scuola un posto dove venire con gioia e serenità, non un posto in cui si viene solamente giudicati ma un luogo dove si possano coltivare le proprie passioni e scoprire nuovi interessi, anche attraverso tutte le attività proposte dalla scuola. 11 sedere tutti gli elementi necessari per essere un buon tramite tra di essi. Quali sono per voi le problematiche principali della scuola che vanno risolte? -Lista 1-Monnalista: Premettendo che molte delle problematiche che permeano la scuola non possono essere discusse, i problemi principali di questa scuola sono il disinteresse per l’attività scolastica da parte degli studenti, causato dall’idea che la scuola è governata in maniera gerarchica dall’alto verso il basso mentre in realtà non è così, e il fatto che molti progetti degli studenti vengono o stroncati sul nascere o fortemente antagonizzati. -Lista 2-Playlist: Le problematiche principali della scuola sono innanzitutto la mancanza di coinvolgimento da parte degli studenti all’interno della vita scolastica, l’estrema difficoltà a portare avanti qualsiasi iniziativa studentesca causata da un’eccessiva burocrazia, la mancanza quasi assoluta di un orientamento universitario, e la mancanza di collaborazione tra studenti e professori per creare un ambiente favorevole alla formazione di uno studente anche dal punto di vista della persona. Hai già avuto esperienze organizzative a questo ordine di grandezza? E se sì, quali? -R. del Bo: Sono rappresentante di classe ormai sin dalla seconda, ho organizzato un’assemblea in cogestione, ho contribuito a creare ed organizzare in Leofest e, assieme ai miei compagni di lista sto portando avanti vari progetti, quali le varie feste e il Torleo -L. De Oliveria: Assolutamente sì! Ho numerose esperienze organizzative sulle spalle: sicuramente la direzione del Tgleo è un qualcosa che mi ha in- SCUOLA Lista 1- Monnalista composta da Roberto del Bo, Lorenzo de Oliveira, Ludovico Compostella e Lorenzo Toniolo -L. Compostella: Io mi sono candidato perché, come i miei compagni di lista, ho molto a cuore la scuola, tanta voglia di fare, e la capacità di portare avanti i progetti a cui tengo, come già dimostrato (Torleo, festa del leo ndr) -L. Toniolo: Io mi sono candidato perché voglio riuscire a cambiare la scuola, rendendola un ambiente più vivibile, più interessante, più piacevole per uno studente che non deve vederla solamente come un luogo dove viene per studiare ma anche come un luogo dove esprimere la propria individualità -T. Gimelli: Perché voglio far qualcosa di pratico nell’aiutare la vita scolastica,in particolare per garantire un clima armonioso a scuola, cosa che è venuta a mancare negli ultimi anni, e perchè grazie alle esperienze accumulate negli anni, credo di possedere tutti gli strumenti necessari ad un rappresentante d’ istituto -M.Mancini: Mi sono candidata per mettermi in gioco, perchè vorrei fare in modo che la creatività e la propositività degli studenti del Leo venga ascoltata e assecondata. Perché questa scuola è davvero viva, davvero vissuta dagli studenti, ma può esserlo ancora molto, molto di più. -G.Ferrari: Io vorrei essere rappresentante d’istituto è perchè sento di poter portare alla scuola una mentalità che sia dell’inclusione e della partecipazione, ovvero che la scuola sia per ogni studente un luogo dove esprimersi, dove stringere nuove amicizie, dove sentirsi parte di un gruppo. -A.Vismara: Io ho deciso di candidarmi per lavorare affinché la scuola diventi più aperta, più condivisa, più partecipata e perché si possa trovare una collaborazione tra gli studenti e l’istituzione. È un cosa che mi ritengo in grado di fare perché ritengo di pos- La Bohème urante una qualsiasi elezione, il compito di un elettore, nel momento in cui vota, è quello di compiere una decisione informata, ispirata da un’analisi critica di tutte le scelte messe a sua disposizione. E il compito di un buon giornale è quello di fornire a tutti gli elettori le informazioni necessari per compiere tale decisione. Ed è per questo che la redazione de “La Bohème” ha deciso di condurre quest’intervista a tutti i candidati per Rappresentante d’istituto. di Giulio Rizzuti La Bohème SCUOLA - SATIRA E COLPI DI FALLO segnato tanto a livello pratico sull’organizzazione e gestione di alcune particolari dinamiche della scuola. Oltre a questo, sono anche coinvolto nell’organizzazione delle feste che portiamo avanti come lista -L. Compostella: Ho già avuto esperienze organizzative a questo ordine di grandezza. Sono direttore del Tgleo, che come ha ricordato il mio compagno di lista è un compito di grande responsabilità e che insegna molto esono anche stato rappresentante di classe per un anno. -L. Toniolo: La mia unica vera esperienza organizzativa è nata l’anno scorso con le Leonardiadi invernali. Esse, anche se hanno incontrato alcuni problemi in consiglio d’istituto sono comunque avvenute e sono molto fiero di come siano andate e del successo che hanno avuto. -T. Gimelli: Ho sempre seguito in maniera attiva e partecipativa tutte le iniziative portate avanti a scuola. Tra questi in cui sono stato maggiormente coinvolto sono stati l’organizzazione della cogestione dell’anno scorso e del concerto di fine anno. Sono anche direttore della Bohème, e rappresentante studentesco in giunta comunale. -M. Mancini: Sono direttrice della Bohème, e come membro del La.P.S ho contribuito a portare avanti progetti quali la cogestione, le varie assemblee studentesche, il concerto di fine anno dell’anno scorso. -G. Ferrari: Sono direttrice del Tgleo, sono stata rappresentante di classe, l’anno scorso ho partecipato all’organizzazione della cogestione, tenendo anche varie assemblee e sto attualmente portando avanti vari progetti, tra cui il corso di teatro -A.Vismara: Io ho sicuramente già avuto delle esperienze organizzative. Sono ormai due anni che partecipo attivamente alla realizzazione della cogestione, tenendo anche assemblee. Oltre a questo ho anche contribuito alla realizzazione del concerto di fine anno dell’anno scorso e sono vice-direttore della Bohème Spesso gli studenti non sono informati riguardo alle dinamiche che avvengono all’interno del Consiglio d’Istituto. Nel caso veniste eletti come rendereste partecipi tutti gli studenti delle decisioni prese in esso? -Lista 1-Monnalista: Gli studenti devono assolutamente essere a conoscenza di tutte le dinamiche che vengono discusse in consiglio d’istituto, dalle più dirette a quelle più indirette rispetto la loro partecipazione. Terremo al corrente gli studenti dopo ogni seduta del consiglio d’istituto attraverso i canali mediatici a nostra disposizione, quali il Tgleo e il comitato studentesco. -Lista 2-Playlist: Consapevoli del fatto che è essenziale che tutti gli studenti siano a conoscenza delle decisioni prese in Consiglio ci impegniamo a redarre dei report periodici dei vari consigli d’istituto, affiggendoli poi su una bacheca all’entrata, in maniera che possa essere vista da tutti gli studenti. Inoltre abbiamo intenzione di usare gli organi scolastici già esistenti quali il comitato studentesco. [] Amanda I(k)nox was an inside job Si ringrazia per l’ispirazione il tizio di fianco a me sull’InterCity Pescara – Milano e il suo erasmus. In questo antieditoriale gioco a fare Sherlock Holmes, che sogno spesso e volentieri, sebbene mi sia sempre sentito più un Watson. ’estate italiana, sole, mare e morte. No, non è la parodia macabra dell’insopportabile pubblicità Sammontana, ma il prototipo della filastrocca che da anni si ripalesa, come da copione, nel Belpaese. Tra un servizio di Studio Aperto dove si consiglia di bere tanta acqua, uscire nelle ore meno soleggiate e non abbandonare i vecchi in autostrada e l’altro, sotto gli ombrelloni si parla di morte. Allora ho deciso, in un’afosa notte di agosto, di concedermi alla nostalgia e ripercorrere con la memoria otto anni di Clemente J. Mimum che ci parla della saga più intrigante dai tempi del mostro di Firenze, e di come Mediaset sia la vera mandante dell’omicidio di Perugia. L’omicidio di Perugia è il fiore all’occhiello della cronaca nera italiana dell’ultimo decennio, un meme ante litteram. Comprende tutto ciò che ci viene ormai ripetutamente propinato: L 12 di Adam Kadmon (Virzilio) stranieri imputati, italiani difesi a spada tratta in un surreale totocolpevole, processi lunghissimi e tante, troppe, interviste da Barbara D’Urso. E se il tutto fosse frutto di un diabolico disegno degli Illuminati di Cologno Monzese, setta capitanata da un uomo noto al mondo col solo pseudonimo di Gabibbo? Il progetto “Amanda I(k)nox “viene finalmente offerto al mondo dal WikiLeaks di via Respighi, l’AntiBohème. È il primo novembre 2007 quando Meredith Kercher si sveglia giusto in tempo per rendersi conto che la sua gola sia stata usata come tagliere di prova per le nuove Miracle Blades, in offerta su MediaShopping.it a 99,99€ anziché 149,99€. Da Perugia la notizia si diffonde e diventa caso nazionale, la caccia al colpevole è aperta. Questo Cluedo mediatico porta a due sospetti abbastanza banali: il fidanzato, Raffae- le Sollecito, e l’amante di quest’ultimo, Amanda Knox. Agli innumerevoli processi giudiziari si susseguono altrettanti servizi giornalistici, dove improbabili inviati si riscoprono giornalisti d’assalto, ripresi in corse degne del miglior Max Laudadio per strappare qualche parola agli imputati – cui si è aggiunto Patrick Lumumba, uomo di colore calunniato da Amanda Knox, giusto per non farci mancare nulla –, nonché Poirot mancati, grazie alle loro brillanti osservazioni sulle scene del crimine. “Un delitto amoroso! Via con lo speciale di Pomeriggio Cinque, che lo share schizza alle stelle! In qualche modo dovremo pur rimediare alle mancate vendite delle Miracle Blades.” - sghignazzano Antonio Ricci ed Ezio Greg- Brindano alla morte, privandola di ogni dignità rimastale, e all’unico set di coltelli inox venduto, guarda caso, in quel di Perugia. Post Scriptum: dopo anni di processi, Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati scagionati, e possiamo finalmente dire, in tutta libertà, che Amanda Knox è un gran pezzo di figa. In alto i calici alla morte! Disclaimer: ogni fatto qui riportato è frutto di fantasia e tanto alcool, si prega pertanto di accogliere l’antieditoriale con leggerezza e ironia. Non denunciateci per diffamazione, di grazia. [] di Elena Selmi C 13 E COLPI DI FALLO - RACCONTI ’era un silenzio innaturale. Lo sciabordare dell’acqua e il sibilare del vento erano gli unici rumori che accompagnavano il nostro gommone, strapieno. Mi bruciava la gola. Le coste libiche erano scomparse da un po’ ormai: eravamo solo noi e il mare. Il viaggio era quasi finito. La mia vecchia vita era quasi finita. Un padre facoltoso, una madre colta. La possibilità di avere un’istruzione, di scoprire che fuori dai confini, in occidente, la situazione era diversa. Una bomba. Polvere, voci, morte. E l’istruzione, senza più genitori dalla mente aperta, negata. Il desiderio di scappare, di avere una vita migliore. Il desiderio di essere libera. Vivere da schiava e passare di mano in mano, o partire per un viaggio bestiale con la remota possibilità di arrivare alla meta. Ricordavo il primo camion in maniera confusa: ne avevo presi troppi, per arrivare al confine. Al deserto. Il sole del Sahara mi bruciava ancora la pelle. Le notti stellate passate sdraiati sulla sabbia, avvolti nel silenzio di chi non ha più niente da dire, che mi riempiva ancora le orecchie. Le persone senza nome che venivano lasciate indietro, perché “cadevano”: letteralmente, dai camion che non si fermavano per nessuno, e in senso figurato, perché non riuscivano a resistere. E la consapevolezza che sarebbero state soltanto un numero, agli occhi indifferenti di molti. Un viaggio come quello ti cambia totalmente, per forza. Non sei più la stessa persona che era partita: sei solo speranza, in un corpo spossato. Il cielo iniziava a schiarirsi. Singulti, urla, singhiozzi. Il profilo di un’isola, fino a qualche minuto prima celato dalla nebbia, spiccava sull’orizzonte ancora scuro, poco lontano. Fu come se mi avessero messo un macigno sul petto e al contempo come se il mio cuore fosse diventato un palloncino. Una nave solcava le acque nella nostra direzione. Sul fianco bianco, una scritta rossa in una lingua che non conoscevo e non avevo bisogno di conoscere, per sapere che stavano venendo a salvarci. Le stelle erano scomparse. Il sole stava sorgendo. Sentii sapore di sale e mi resi conto di stare piangendo. Mi lasciai andare alle lacrime: dopo così tanto tempo era liberatorio. Avevo 14 anni e forse avrei vissuto una vita. In quel momento ne divenni consapevole. Piansi finché potei. Piansi perché ero libera. Piansi perché un viaggio era appena finito. E un altro era appena iniziato. [] La Bohème SATIRA Alba gio mentre si spartiscono mazzette da cinquecento come dei Jesse Pinkman e Walter White qualunque. Ascesa al Gran Paradiso La Bohème AMBIENTE E NATURA C amminare, salire, scrutare, capire la morfologia del ghiacciaio. Improvvisamente si apre una crepaccia profonda dieci metri, buia, di cui a malapena si vede il fondo. La aggiriamo intimoriti e rispettosi. Il ghiacciaio è un enorme dio che bisogna conoscere, che incute paura, placido e implacabile. Nel Buio la torcia ci permette di vedere a circa trenta metri da noi, dobbiamo affidare buona parte della scelta dell’itinerario alle osservazioni fatte da lontano nei giorni passati. Si alza la brezza, gelata, non possiamo permetterci di interrompere l’avanzata che per un minuto o poco più. Due minuscoli esseri, due anime sfidano il mare di ghiaccio graffiato e sferzato dalla polvere bianca sulla superficie incrostata. A intervalli i pesanti lastroni di neve trasformata cedono con un tonfo spaventoso sotto di noi. Le punte aguzze dei ramponi mandano in frantumi le scaglie taglienti sotto i piedi congelati, dolenti, protetti dagli scarponi irrigiditi. Pare di camminare su una distesa di preziosi cristalli, e non si sente che il respiro del vento e il loro tintinnìo. “Sbrighiamoci, ho paura” ogni tanto. Il massiccio si avvicina a noi con aria di sfida e di minaccia. La base della parete è martoriata dai detriti ghiacciati, come lacrime di montagna. Tonnellate temporanee di solida neve. Sopra di noi la ripida distesa immacolata, fino alla vetta; quattrocento metri ancora. Ci issiamo al di là della terminale, procediamo nel canale di scolo, una piccola gola con le pareti verticali. I primi bagliori annunciano l’arrivo del giorno, spegniamo le torce e guardia- mo all’orizzonte. Il blu del cielo tende al giallo-arancio, la linea spezzata che lo separa da terra rivela il profilo dei 4000: il Cervino, il Rosa, il Gran Combin sono ora tutti nostri, una massa nera nitida, oscura e fredda, lontana, invadente. Procediamo carponi, l’aria si rarefà, respiriamo a fatica, ci riempie gli animi di pura gioia. Sempre più frequentemente ci fermiamo a riprendere fiato, a carpire con gli occhi quella bellezza unica, fugace e immensa per noi, eterna e minuscola di fronte a Dio, di cui per mesi e anni non potremo conservarne che il ricordo. Impiantiamo la piccozza a ogni passo, i denti di acciaio ai piedi mordono due dita di ghiaccio, sudiamo e abbiamo le estremità congelate. Il leggero delirio della fatica di salire per ore, del 14 di Martino Zanetti sonno e del freddo continuo intensificano l’esaltazione dell’ascetica ascesa. Ogni pausa, ogni nuovo sguardo è una sorpresa, ogni volta la luce è diversa, uguale agli infiniti giorni precedenti, ogni volta l’orizzonte si allontana, si avvicina l’orizzonte della nostra cresta, da cui giungeremo in cima. Gli ultimi metri sono una sinfonia di piacere, un finale assordante di emozioni; l’attesa di questi istanti è durata mille passi, anni di passione e fatiche, e ora li stiamo quasi sfiorando. La vetta è quell’orizzonte che fino all’ultimo istante si offre ad essere toccato, per poi aprirsi come un sipario e mostrare la sua sconfinata scena, questa solenne armonia. Il massiccio del Monte Bianco; due minuti dopo l’alba sublime. [] Vita 2.0 Attenzione: ho scritto il seguente articolo in modo che possa essere compreso anche da chi non ha ancora studiato genetica. Siate clementi con le mie metafore e spiegazioni azzardate. Se volete approfondire l’argomento, vi consiglio un articolo (in inglese) su Wired a riguardo che troverete dopo una breve ricerca online. Buona lettura! L ganismo viene creato e funziona, producendo proteine diverse. Per approfondire l’argomento, aspettate la terza. E preferirete non averlo approfondito. Ma andiamo avanti. Il CRISPR-cas9 è un metodo per modificare proprio questo codice interno, sviluppato negli ultimi 5 anni. È la prima volta che modifichiamo il DNA di un organismo? Non proprio. Lo abbiamo cambiato già nel grano, selezionando quale tipologia di grano coltivare, in modo da ottenere più farina. Abbiamo coltivato la banana in modo che passasse da essere un grande frutto verde contente un po’ di polpa all’interno a un frutto giallo facilmente sbucciabile e ricco di polpa. Queste nostre azioni hanno provocato una variazione nel “pool genetico” di questi organismi, ovvero l’insieme dei geni caratteristici di quella specie, selezionando le variazioni a noi più comode. Questa è stata una tecnica fondamentale per lo sviluppo della specie umana. Siamo anche riusciti a incrociare cani in modo da ottenere una razza che fosse un topo sottopeso senza pelo. Forse un po’ meno fondamentale. Le prime modifiche dirette di DNA furono compiute negli ‘60, applicando radiazioni a piante e osservandone le 15 mutazioni. Erano mutazioni completamente casuali, ma in alcuni casi ebbero successo, creando mutazioni utili. Fu negli anni ‘80 che si cominciò a inserire DNA nelle cellule. Ma erano modifiche imprecise, che richiedevano molto tempo e molto costose. CRISPR potrebbe anche essere usato per guarire il cancro Tra le applicazioni di modifiche dell’uomo al DNA di organismi c’è il cibo OGM: nel 1994 il primo cibo OGM arrivò negli scaffali dei supermercati americani: era il Flvr Svr, un pomodoro modificato per poter durare più a lungo fuori dal frigorifero. Da allora abbiamo modificato animali per renderli più ricchi di grassi, più resistenti alle malattie, o per far diventare pesci fluorescenti, che, tra l’altro, sono una figata clamorosa. Comunque, le tecniche utilizzate in questi casi erano costose, se pensate applicate a singoli individui. CRISPR ridurrebbe estremamente i costi, diminuirebbe i tempi e potrebbe essere applicato in un laboratorio di biologia qualsiasi. Sarebbe una rivoluzione. La Bohème SCIENZA a vita di un organismo vivente, come quella di una pianta, può essere fortemente influenzata dall’uomo. Possiamo dare poca acqua a un bonsai e farlo crescere molto lentamente o, utilizzando tecnologie più recenti, usare un pesticida per difenderla da afidi e aumentarne la resistenza. Con queste azioni stiamo influenzando la vita della pianta, in modo che essa sia più bella esteticamente, o che resista di più a degli insetti. Ma per poter modificare direttamente la vita, andando a cambiare i meccanismi più interni, bisogna confrontarsi con il codice da cui parte tutto: l’acido desossiribonucleico, noto anche come DNA. Il DNA può essere definito come un enorme database organico. È formato da una lunga serie di coppie formate da quattro diversi nucleotidi, ovvero gruppi di molecole. Cambiando queste combinazioni, cambiano le “istruzioni” con cui un or- di Francesco Bianchi La Bohème SCIENZA Ma come funziona il CRISPR? Che cos’è? CRISPR sta per “clustered regularly interspaced short palindromic repeats” che significa corte sezioni spaziate regolarmente ripetenti palindromiche. Questa è proprio la traccia che ha portato i ricercatori a questa scoperta: delle cortissime sequenze nel DNA in dei batteri che si ripetevano in modo palindromo (che sono uguali se ribaltate, come il nome Anna). Interessati da questo fenomeno, hanno studiato le sequenze e hanno scoperto una cosa molto interessante: queste sequenze non appartenevano al batterio in cui erano state trovate. Solitamente nel DNA troviamo istruzioni per formare proteine, molecole che svolgono diversi “compiti” nell’organismo. Questi tratti di DNA non davano istruzioni per proteine del batterio in questione. Da dove venivano allora? Provenivano da un virus. I virus attaccano I batteri, inserendo DNA al loro interno, rendendoli fabbriche di virus, prima che vengano distrutti. La maggior parte delle volte, il sistema di difese dei batteri non è sufficiente per difenderli. Ma quando riescono a sopravvivere, ecco allora che entra in campo la loro difesa maggiore: prendono il DNA inserito dal virus, e lo inseriscono in un archivio, appunto, CRISPR. A questo punto, quando il batterio sarà attaccato ancora, farà subito una copia del DNA nel CRISPR (sotto forma di RNA, per i più curiosi), e “consegna” questo segmento a una molecola chiamata Cas-9 (è un po’ più complesso, ma non sto ad approfondire troppo). Questa molecola è quello che in inglese verrebbe definito un “game-changer”, ovvero ciò che rende questo procedimento così interessante: la molecola Cas-9 cerca in ogni pezzo di DNA che trova un segmento combaciante con quello prelevato dall’archivio, il CRISPR. Quando lo trova, lo taglia, rendendolo inutilizzabile e soprattutto inoffensivo. E lo taglia con estrema precisione, molto più precisamente di quanto noi siamo stati (fino ad ora) in grado di fare. In più, si è scoperto che possiamo dare indicazioni a cas-9: possiamo dire alla proteina quale segmento cercare e tagliare, rendendola effettivamente programmabile. Questa possibilità è rivoluzionaria nel campo dello studio del DNA. CRISPR è preciso, può at- tivare o disattivare geni particolari, e funziona con ogni organismo vivente, microorganismi, piante e animali. Quindi può funzionare anche con esseri umani. E qui diventa ancora più interessante. Questa tecnica è ancora primitiva e verrà resa più precisa e affidabile in futuro, ma è già stata applicata per guarire malattie e verrà utilizzata su esseri umani. Già nell’estate del 2016 sia Stati Uniti che Cina hanno avviato progetti di sperimentazione di CRISPR su umani per lavorare sulle delle malattie. In un esperimento dei topi che avevano il 99% delle cellule infette di HIV, attraverso l’utilizzo di proteine cas-9 istruite correttamente e inserite nella coda di questi topi, la percentuale di cellule infette scese al 51%. Piuttosto impressionante. CRISPR potrebbe anche essere usato per guarire il cancro modificando le cellule del nostro sistema immunitario in modo da renderlo più efficace contro le cellule cancerogene. Le malattie genetiche, che per la maggior parte dei casi sono dovute a errori nel DNA del calibro di un nucleotide (ovvero una sola “lettera” del codice), potrebbero essere guarite da una molecola di Cas-9 creata per poter modificare una sola coppia di nucleotidi. Questo tipo di Cas-9 è già in via di CRISPR è preciso, può attivare o disattivare geni particolari, e funziona con ogni organismo vivente sviluppo. Tutte queste modifiche scomparirebbero con la morte dell’individuo, a meno che non venga modificato il DNA di una cellula riproduttive (spermatozoo maschile o ovulo femminile), o modificando un embrione appena fecondato. Ed è proprio in questa direzione che andremo in futuro: pianificheremo i bambini. Potremo modificarne il DNA quando sono solo ancora degli embrioni, e a lungo andare diffondere geni modificati nella specie umana. Quanto nel futuro? La modifica del DNA di un embrione è stata provata due volte, da scienziati cinesi, e al secondo tentativo ha ottenuto un parziale successo. A questo punto è ovvio che questo procedimento ponga molte domande etiche. Non rischiamo di vivere in un mondo in cui non si possa nascere sba- 16 gliati, dove si neghi la nascita per piccole malformazioni? O in cui nascano solo bambini alti, biondi, palestrati e con gli occhi azzurri? In un certo senso, viviamo già in questo mondo: nel 1999 uno studio dell’Unione Europea diceva che in Europa oltre il 90% delle coppie che scopre di avere un figlio soggetto alla sindrome di Down interrompe la gravidanza. Certo, la scelta dell’aborto è una scelta personale e complessa, e vi invito a leggere un articolo a riguardo che troverete proprio in questo numero. Certamente è necessario che si creino dei regolamenti sull’utilizzo e sullo studio di CRISPR, ma questi regolamenti non dovranno d’altra parte essere troppo stringenti: la scienza avanzerà lo stesso, solo che, rifiutata dallo stato e dalla legalità, verrà accolta altri interessati, come privati o stati dittatoriali (I’m looking at you, Nord Korea) che ne farebbero un uso certamente scorretto. C’è anche chi sostiene che se in futuro CRISPR diventasse una tecnica sicura e applicabile in massa, sarebbe scorretto non modificare un bambino che soffre di una malattia che potrebbe essere eliminata: vorrebbe dire condannarlo a una sofferenza prevista e evitabile. Insomma, il futuro potrebbe essere privo di malattie con dei super bambini e/o pieno di supersoldati nordcoreani che saltano un palazzo di 13 piani senza problemi. Cerchiamo di evolverci come specie nella direzione giusta: è infatti palese che saltare palazzi è una figata pazzesca. [] Fisica e pasticceria Entrando nel merito del premio di quest’anno, esiste un video su YouTube intitolato “Nobel-Prize Winning Physics Explained Through Pastry”1. All’interno, dopo una breve introduzione che presenta i vincitori, un simpatico scienziato (Thors Hans Hansson) tira fuori il suo pranzo. Una pagnotta, un bagel e un pretzel. E qui comincia la fisica. Innanzitutto cos’è la topologia (pur- troppo non è lo studio dei topi). Dicesi topologia (per citare Fantozzi) il ramo della matematica che descrive proprietà che sono stabili e variano solo per interi. Oppure (ho trovato più di una definizione), la branca della matematica che studia variabili che non cambiano quando un oggetto è schiacciato, torto, o in generale deformato. Topologicamente, una sfera e un cubo sono uguali, perché, tramite opportune distorsioni, posso far diventare uno l’altra, e viceversa. Un topologo noterebbe subito che i tre prodotti di panificio che il fisico teneva in mano differivano per numero di buchi: il primo non ha buchi, il bagel uno solo, il brezel due. Questa è un’invariante topologica, una quantità che cambia solo per interi (non si possono avere mezzo buco o radice di tre mezzi buchi). Nel 1980 Claus von Klitzing scoprì l’effetto Hall quantistico, per il quale fu insignito del premio Nobel nel 1985. Detto in parole semplici, confinando elettroni in strati sottilissimi, considerabili come bidimensionali, sottoponendoli a bassissime temperature e a campi magnetici molto forti, la loro conduttanza2 variava secondo un intero, misurato sperimentalmente. Ora, mancava la causa di questo fenomeno. Thouless ha mostrato che questi step possono essere spiegati come invarianti topologiche, non proprio come i bagel e pretzel, ma quasi. Haldane ha invece dimostrato che gli intensissimi campi magnetici non sono necessari all’effetto Hall quantistico. 17 Consideriamo ora un sottilissimo strato di atomi di elio. I fisici credevano che fosse impossibile che questi layer potessero attuare passaggi di stato (o transazione di fase), il teorema di Mermin-Wagner lo impedisce3. Essi, però, non avevano considerato i vortici che si creano in questa superficie “bidimensionale” di elio. Tali vortici, a bassissima temperatura, appaiono sempre in coppia, uno ruota in senso orario e l’altro antiorario. Aumentando la temperatura la “binarietà” dei vortici scompare e appaiono singolarmente. Bene, siamo davanti a una transazione topologica di fase, o transazione di Kosterlitz-Thouless. Attenzione: secondo la fisica moderna, anche una variazione in un parametro “elettrico” di una sostanza in funzione della variazione di un altro, è considerato transazione di fase. Il fatto che i vortici appaiano in coppia o no influenza la conducibilità elettrica. Tra le righe compare la superconduttività, il fenomeno per cui un metallo, portato a temperature inferiori ai 10 K circa (-263 °C), presenta resistenza pari a zero, e ciò implica che non vi è dissipazione di calore durante il passaggio di corrente e non c’è bisogno di una differenza di potenziale perché essa fluisca4. Non tutti i metalli presentano la stessa temperatura critica di passaggio da conduttore a superconduttore, e le scoperte dei tre premiati possono aiutare a capire di più di un fenomeno così curioso, studiato e sfruttabile. Senza dubbio molto interessante, ma La Bohème SCIENZA U n articolo sul premio Nobel per la fisica di quest’anno necessita di una superficiale e chiara introduzione sugli argomenti trattati. Innanzitutto i nomi: David J. Thouless, F. Duncan M. Haldane, J. Michael Kosterlitz, l’ammontare: 931 mila dollari, che è stato diviso tra Thouless (1/2), Haldane (1/4), Kosterlitz (1/4), e la motivazione del premio, che cita: «per le scoperte teoriche delle transizioni topologiche di fase e delle fasi topologiche della materia». Un appassionato di scienza può essersi chiesto come mai il premio non sia stato vinto dalla scoperta delle onde gravitazionali, e il motivo è molto semplice: il termine massimo per la presentazione dei candidati al Nobel è il 31 gennaio, la pubblicazione ufficiale della scoperta è dell’11 febbraio. La “sconfitta” delle onde gravitazionali, quindi, non ha da imputarsi ai meriti degli scienziati di LIGO e Virgo, piuttosto al rispetto delle regole. Chissà, magari questa è una delle rare occasioni in cui abbiamo vaghe indicazioni sui possibili vincitori del Nobel 2017. di Edoardo Bellincioni La Bohème ORIENTAMENTO UNIVERSITARIO volendo fare un discorso utilitaristico, a cosa ci può servire tutta questa fisica quantistica? Secondo l’ormai noto Thors Hans Hansson (è sempre il professore con i bagel), la ricerca si indirizzerà verso nuovi materiali, «con interessanti caratteristiche di conduzione dell’elettricità o dello spin». Lo spin può trasportare informazioni e, compreso il fatto che le fasi studiate dai laureates presentano evidenze di entanglement quantistico, lo sviluppo di computer quantistici potrebbe giovarne. Concluderei con il testo della slide conclusiva del celeberrimo Thors Hans Hansson nella sua spiegazione con i bagel. Spero di aver dato sufficienti informazioni per chi già ne sapeva qualcosa e allo stesso tempo interessanti spunti di ricerca per chi era solo curioso. «Questo premio è per le scoperte teoriche. Essi hanno unito una matematica bellissima e intuizioni profonde nella fisica, raggiungendo risultati inaspettati che sono stati confermati sperimentalmente. Ciò ha ispirato una notevole quantità di ricerca internazionale. Gli scienziati sperano in applicazioni pratiche nella nuova elettronica, nuovi materiali e persino componenti OU: Fisica U n attento lettore de La Bohème avrà subito notato che questo articolo è inserito in una sezione a lui sconosciuta. “Orientamento Universitario”, cita la pagina. E infatti, d’ora in poi, in ogni numero ci sarà un articolo, o più, volto ad aiutare il leonardiano a scegliere il suo percorso all’università. Tendenzialmente, cercheremo di proporre interviste a professori, studenti, assistenti, collaboratori, in modo da fornirvi strumenti per essere in grado di conoscere meglio, e da più vicino, il mondo in cui stiamo per lanciarci. Però, per limiti di tempo e di spazio, non potremo prendere in considerazione tutte le possibili alternative di studio in ateneo: perciò abbiamo scelto di concentrarci sui settori che sono di più interesse per noi, in base alle comuni opinioni. Il primo percorso trattato è quello del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Fisiche, o più semplicemente Fisica. Siamo andati a intervistare il Professor Francesco Fidecaro, che ci ha dato ottime indicazioni per studenti interessati a intraprendere questo cammino. Non anticipo niente, ma fornisco alcune informazioni che potrebbero chiarificare il suo discorso. Pisa è la sede di due Scuole d’eccellenza italiane, la Scuola Superiore Sant’Anna e la Scuola Normale Superiore. Quest’ultima offre un corso di fisica (oltre che ad altre materie, sia scientifiche che umanistiche) tra i migliori d’Europa, e per i futuri computer quantistici. »5 [] Note: 1 Il Premio Nobel per la Fisica spiegato con i pasticcini. 2 Ovvero il reciproco della resistenza, la facilità con cui gli elettroni passano in un conduttore. 3 Purtroppo, non sono in grado di fornire una spiegazione più soddisfacente. 4 Prima legge di Ohm, ΔV=iR 5 Nobel-Prize Winning Physics Explained Through Pastry, cit. di Edoardo Bellincioni i laureati normalisti (così si chiamano gli studenti della Normale) ci sono invidiati dal mondo. Per poter accedere è necessario sottoporsi a un test d’ammissione molto selettivo, basti pensare che i posti disponibili ogni anno sono circa 60, e i candidati, provenienti da tutt’Italia e dall’estero, più di 1000. Intervista a Francesco Fidecaro, professore Ordinario di Fisica Applicata presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa, che attualmente dirige. E’ stato responsabile scientifico dell’interferometro Virgo e Direttore scientifico dell’European Gravitational Observatory. Da Direttore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa, cosa consiglierebbe a studenti milanesi appassionati di fisica? Sicuramente ci vuole la passione, perché lo studio stesso è impegnativo, quello va riconosciuto. Io credo che poi uno possa studiare anche in Italia, tutte le università italiane offrono dei corsi di fisica di buona qualità per quanto riguarda i primi tre anni, poi dopo uno deve anche capire cosa gli interessa di più, ci sono dei posti che sono più specializzati in certe attività o in certe altre, e dopo tre anni si dispone degli strumenti per capire meglio il mondo della fisica. Poi si può anche far la scelta di andare da un’altra parte per la laurea magistrale. Diciamo che, anche se i corsi all’università ripartono dall’inizio, è bene avere una certa dimestichezza con la matematica, non essere 18 spaventati. Però le quattro operazioni e il ragionamento devono essere presenti. (ride) La Scuola Normale Superiore di Pisa: lei stesso è stato normalista, a che studente consiglierebbe di tentare il test d’ammissione? Di nuovo, a quelli appassionati. Ci sono dei libri che contengono test degli anni passati, dove uno capisce lo spirito dell’ammissione, cioè quello di provare a vedere se ci sono degli studenti che hanno iniziativa nel cercare di capire problemi che non sono dei problemi standard. Vengono proposti problemi, situazioni vere, che uno non ha incontrato al liceo e si cerca di valutare se lo studente sa ragionare, se riesce ad affrontare situazioni nuove. Prendendo i test degli anni precedenti uno si può rendere conto già di cosa comporta l’ammissione. Poi dopo, almeno quando ero studente io, lo studio è parecchio, e parecchio impegnativo, e anche stressante. Non credo che le condizioni siano migliorate, ci sono dei requisiti di media e di esami da dare. Diciamo che per i primi due anni lo studio è veramente molto intenso, poi si acquisisce il metodo. Però, le vacanze d’estate sono sempre riuscito a farle lo stesso. Cosa restituisce in più allo studente una scuola d’eccellenza come la Scuola Normale o la Scuola Superiore Sant’Anna, rispetto a un’università generica? Uno è molto più a contatto con i professori, con altri studenti altrettanto vi- vaci come lui e si possono avere contatti che quando uno sta immerso in una moltitudine di studenti non riuscirebbe ad avere. Chiaramente c’è lo stimolo dello studio, ma quello potrebbe anche arrivare da un buon professore all’università. In più lo studente conosce il professore e conosce i compagni, e scopre negli anni che ciascuno fa strada nei posti più importanti. La Scuola Normale, con la caratteristica di avere la Classe di Scienze e la Classe di Lettere e Filosofia, mette in contatto con il mondo umanistico: questa è un’ opportunità rara, che magari lo studente che frequenta solo il suo corso di studi non ha. Quali sono gli sbocchi lavorativi di un laureato in fisica? Sulla morte di Dario Fo I n questa pagina vogliamo raccogliere due riflessioni riguardo alla sparizione di una delle più grandi figure del 900 italiano. Esse sono diverse per contenuti, registro e linguaggio, così come sono diverse le età e i punti di vista degli autori, eppure quale modo migliore potremmo trovare per salutare una figura così poliedrica? Elena Selmi - Giullare d’Italia Oggi, 13 ottobre 2016, è stato annunciato che il Nobel per la Letteratura, la massima onorificenza cui uno scrittore possa aspirare, andrà a Bob Dylan, da molti (mia madre) considerato da sempre un poeta, dai più (me) amatissimo per la sua musica stupenda, motivo per cui l’annuncio della sua vittoria è stato accolto dai boati di esultanza della sala e del mondo intero. Ed è morto Dario Fo. Prendete le cose nell’ordine che volete. Qui sono poste in questo modo solo perché è la maniera con cui mi sono state comunicate. Mentre preparavo pasta al ragù (che, tra l’altro, nello scrivere questa “cosa” che non saprei definire, ho finito per scuocere), infatti, ha telefonato la mia amata genitrice. Dopo avermi chiesto, con la voce nasale da raffreddore autunnale, come fosse andata la verifica di matematica- di cui, siamo onesti, non importa a nessuno - mi ha reso noto con entusiasmo che il Nobel per la Letteratura è stato assegnato a Dylan. Secondo lei (da sempre fautrice dell’animo poetico del cantante), la cosa, già di per sé rivoluzionaria, è resa ancora più speciale dal fatto che sta- 19 duttori, come quelli che hanno portato alla diffusione delle lampade a LED. È vero che in Italia non sono richiesti fisici, ma gente brava con i numeri? Ma magari fosse anche richiesta gente brava con i numeri! L’industria italiana fa fatica a capire come usare gli scienziati. Ci sono delle industrie molto illuminate, l’ST Microelectronics, che fa i circuiti integrati, vuole dei fisici. Uno dei nostri laureati di fisica è stato assunto dall’ST Microelectronics, e ha passato molti anni a cercare di sviluppare un accelerometro. Tutti lo deridevano, chiedevano “A cosa serve?”. Fino a quando è arrivato un signore giapponese, quello della Wii, che ha voluto quell’oggetto lì, quel chip, per metterlo nei suoi strumenti. Poi dopo è arrivato il signor Steve Jobs, che ha voluto l’accelerometro dentro l’iPhone. Alla fine sono stati venduti un miliardo di circuiti di accelerometri. C’è lo stereotipo, fomentato da siti stranieri, che il fisico in Italia guadagni molto meno di quello all’estero. Non è uno stereotipo, è vero. Se uno confronta gli stipendi dei fisici, ma anche dei professori, sia di liceo che di università, italiani e stranieri, ci sono delle differenze notevoli. [] di Elena Selmi e Tommaso Gimelli mattina sia spirato Dario Fo, che a suo tempo era stato anche lui catalogato… Un attimo. << Come, è morto Dario Fo? >> Ci sono rimasta male. Tanto. E quindi, per tutti quelli che come me non sono rimasti indifferenti alla notizia, anche se l’ordine di priorità sarebbe un altro, la precedenza la darò a lui. Oggi è morto Dario Fo. Potrei dire “si è spento”, oppure “ci ha lasciato”, o ancora “è trapassato serenamente”. Ma dopo 70 anni di opposizione agli autori organici e ai loro paroloni, ora che sta bussando alle porte del paradiso, anche se si dichiarava ateo, un abbandono degli eufemismi glielo dobbiamo. Dario Fo è stato un drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illu- La Bohème ORIENTAMENTO UNI - ARTE E CULTURA Non standard. Naturalmente, c’è la ricerca. Poi c’è una parte di ricerca industriale, anche se questo dipende dalle realtà economiche: in certi paesi è molto marcata. Lo scienziato negli Stati Uniti gode di un rispetto notevole,perché si sa che è stata una componente fondamentale dell’economia americana. In California in particolare questo è riconosciuto e sanno che devono avere un certo numero di scienziati nelle loro imprese. Diversi ragazzi che hanno lavorato, in questo caso, a LIGO ci hanno raccontato che qualcuno del loro gruppo è andato a SpaceX, che è un’industria privata di razzi, e chi più “banalmente” a Facebook e Google per fare analisi di grandi volumi di dati, correlazione, insomma, tutte quelle cose che servono a queste imprese che manipolano informazioni. Molti fisici sono finiti nelle banche a fare analisi statistiche, senza parlare di tutta la parte di investimento con le varie analisi di rischio. Hanno una esperienza di laboratorio di misura che li rende preziosi nello sviluppo di processi industriali. Gli strumenti matematici che uno ha assieme al fatto di raffrontarsi con il mondo reale, che non è mai come la matematica lo descrive, permette di mediare tra la teoria e l’applicazione pratica, e questa è una qualità che tipicamente i fisici sviluppano. In paesi come l’Italia molto spesso questa mentalità non è presente se non nelle zone intorno alle grandi città; Pisa non ha un territorio intorno a sé che offra le stesse possibilità di Milano o Roma. Dimenticavo, poi c’è la parte di fisica medica, fisica sanitaria, diagnostica per immagini: ad esempio, la PET, la risonanza magnetica sono fenomeni studiati e gestiti da fisici. Oppure lo studio sperimentale e teorico di nuovi materiali, superconduttori, semicon- La Bohème ARTE E CULTURA stratore, pittore, scenografo, costumista, impresario, saggista, autore di canzoni, politico e attivista italiano. Ma questo, per quei pochi eroi che sono arrivati in fondo alla lista, non è più di quanto una veloce ricerca su Wikipedia non possa già dirvi. Dario Fo, poliedrico, incontenibile, “giullare della cultura italiana”, come lui stesso amava definirsi, se n’è andato alla rispettabilissima età di 90 anni. “Se mi dovesse capitare qualcosa” scherzava - “dite che ho fatto di tutto per campare”. E nessuno ne dubita. Ha vissuto, insieme alla moglie, “tre volte più degli altri”: sempre impaziente di fare, scrivere, parlare e dipingere, fino all’ultimo (ha presentato il suo ultimo libro, “Darwin”, dedicato al padre dell’evoluzionismo, nemmeno un mese fa, a Milano, ndr). Non è ancora buio, avrebbe potuto essere il suo motto negli ultimi mesi. Ha vissuto 90 anni, di cui 70 nel teatro, del quale era il re, reinventando la satira e la comicità con una leggerezza e abilità che solo il suo Golia buono e pacifico, il suo Davide litigioso rompiscatole e i suoi Napoleone e Nelson bambini dispettosi, sono capaci di raccontare pienamente. Come studentessa, anche se alle prime armi, mi sento di affermare che Fo è stato Un Grande. Dall’alto del prodotto di numeri primi che è la mia età l’indirizzo scientifico ha un suo perché - confesso, e me ne vergogno pure, di non aver letto nulla uscito dalla penna di questo autore. Non sento verso di lui l’intimo affetto di un lettore nei confronti dello scrittore amato, né la nostalgia di chi l’ha conosciuto di persona. Eppure, anche adesso, pensandogli, sento una stretta al cuore. Per me Dario Fo è stato il primo vincitore di un Nobel di cui ho sentito parlare, la prima volta che ho sentito nominare quel premio. Un po’ come Rita Levi Montalcini, Margherita Hack (anche se lei, il Nobel, non lo ha mai vinto) e tanti altri, che mi sembra quasi di conoscere, perché italiani come me e voi, e che senza dubbio ammiro. E ora, dopo una minima ricerca, rimpiango ancor di più questo artista, che purtroppo non avrò mai il privilegio di incontrare. Ricorderemo Dario Fo come Un Grande, d’Italia e del Mondo. Lo ricorderemo tramite gli oltre cento libri, racconti, commedie e romanzi biografici che ci ha lasciato. E potrei continuare a elogiarlo, ma sento che il Nobel di oggi a Bob Dylan - rivoluzionario tanto quanto il suo gli renda omaggio più di qualsiasi mio articolo per un giornalino studentesco. Perché in fondo, di fronte a questa perdita, della sua famiglia ma anche un po’ nostra, le parole si perdono nel vento… Tommaso Gimelli - Un’arte per tutti “In tutta la mia vita non ho mai scritto qualcosa per divertire e basta. Ho sempre cercato di mettere dentro ai miei testi quella crepa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un po’ le teste. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa” Dario Fo Quando Dario Fo è morto sono comparse innumerevoli citazioni e spezzoni dei suoi spettacoli sui social e i media, come del resto avviene, a torto o a ragione, sempre quando muore una grande personalità. Fra di queste mi ha colpito particolarmente quella riportata qui sopra. Credo che essa esprima in maniera significativa il giudizio estetico di uno dei più grandi artisti poliedrici del Novecento sull’arte. Tutti noi 20 sappiamo che lo stereotipo dell’artista è quello dell’uomo tormentato, dell’antisociale, alla ricerca di un’ideale di Bellezza assoluta, alla ricerca dell’infinito, del Sublime. Dario Fo nella sua carriera ci ha invece sempre dimostrato un modello di arte che non accetta di essere relegata nei teatri, appannaggio degli intellettuali, un’arte critica, che obbliga lo spettatore ad essere coinvolto, a lasciarsi interrogare, un’arte che “seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi” (motivazione del premio Nobel a Dario Fo per la letteratura nel 97), un’arte scomoda per il potere, che ha provato a fermarlo con numerosi arresti, mettendolo sotto processo decine e decine di volte, per poi passare ai pestaggi, a piazzare bombe durante i suoi spettacoli (per fortuna inesplose), fino ad arrivare al sequestro e allo stupro della moglie Franca Rame nel 73 da parte di una squadra di neofascisti (un pentito affermerà successivamente che l’ordine fosse partito dalle sfere alte dell’Arma dei Carabinieri). Per me Dario Fo rimarrà sempre l’emblema di un’arte di piazza, un’arte per tutti, un’arte comica e satirica, ma mai ridicola. Vorremmo quindi dedicare questo numero al giullare del 900, ad un uomo che ha continuato a saltare e cantare sul suo palco fino all’ultimo, perchè “se uno fa le cose che vuole fare vive di più”. [] Animals If you didn't care what happened to me, And I didn't care for you, We would zig zag our way through the boredom and pain Occasionally glancing up through the rain. Wondering which of the buggars to blame And watching for pigs on the wing. G anni della sperimentazione e dell’innovazione artistica, anni in cui si cercava di sfidare i sensi per elevarli a nuove esperienze sia corporee che spirituali. In questo scenario, nel 1977 uscì Animals, il decimo album dei Pink Floyd. All’inizio, una chitarra e una voce, la voce di Waters. In poco più di un minuto, si materializza come un eco, la scia della voce di un passante tranquillo eppure fugace. È l’inizio di una storia. Il prologo di un’ opera che non è solo una semplice scaletta di testi tra loro scollegati, bensì di un vero libro musicale, in cui ogni canzone è come un capitolo, strettamente connesso agli altri. La musica, quindi, assume il ruolo di coinvolgere anima e mente di colui che si presta ad ascoltarla. La potenza espressiva dei testi trasporta in una dimensione più profonda, più intima; così come i lunghi assoli strumentali creano un’ atmosfera fatta di suoni e di emozioni contrastanti, che trovano un equilibrio sottile, che tiene sempre in bilico, sul filo di un rasoio con il fiato sospeso. Ci viene presentata, in cinque canzoni, una società animale. Fortemente influenzato dal celebre romanzo “La fattoria degli animali” di George Orwell, il gruppo ci trasporta con quella violenza espressiva che li caratterizza in un universo parallelo fatto di maiali che volano, di cani con la cravatta, di pecore al pascolo sull’asfalto. Un universo che poco ci vuole a comprendere che non è altro che lo specchio del mondo reale, fatto di un’ umanità che, nonostante la grande considerazione che porta per se stessa, in realtà vive degli istinti più bassi, più rozzi, sporchi e vili. Vengono una per una abbattute tutte le certezze dell’uomo, che altro non sono se non fragili cupole di vetro. Viene fuori la realtà di un uomo-animale, di un uomo sostanzialmente incapace di esserlo, profondamente distrutto da tutto ciò che la stessa umanità gli ha eretto intorno. L’uomo di giustizia, quindi l’agente di polizia, è un cane. Un cane vigile, attento, silenzioso. In divisa e pronto per essere sguinzagliato. Un cane da guardia, aggressivo contro chi è stato addestrato ad aggredire, who was fitted with collar La Bohème ARTE E CULTURA li anni ‘70 sono gli anni di una società multiforme, di un mondo che cambia volto. Sono gli anni del movimento, gli anni delle prese di posizione. Anni in cui si respirava aria di rivoluzione. Anni in cui la perdita di molte certezze lasciano spazio a una nuova consapevolezza, della ribellione contro le imposizioni e contro lo status quo. Sono stati il periodo delle contestazioni, il periodo in cui si pretendeva di avere una voce. La società mutava il suo volto in due direzioni contrarie: da un lato, il mondo delle insegne luminose, degli slogan e delle pubblicità sgargianti, simbolo della nuova società dei consumi e del pericolo di nuove forme di alienazione, dall’altro il mondo che rifiutava tutto questo. Da entrambe le parti, la sfrenatezza regnava sovrana. Sfrenata era la corsa all’acquisto di tutti quegli oggetti che sembravano preannunciare una nuova, meravigliosa era. Così come sfrenata era la protesta contro la perdita di valore del pensiero autonomo, che si riversava tanto nelle strade quanto nei covi della sperimentazione, negli anfratti, che si nascondevano alle fondamenta del nuovo sviluppo urbanistico. Mentre i media non facevano altro che trasmettere immagini di un mondo ideale, nuovo e perfetto, le giovani generazioni vedevano la realtà di un mondo che non era più disposto ad abbassare lo sguardo e ad ascoltare, la sostanza di un mondo di apparenze, in realtà governato talvolta da brutali istinti. Per questo chi aveva una voce e qualcosa da dire, nonché la capacità di smuovere le coscienze della gente, da uno squallido locale notturno di periferia erano in grado di arrivare in vetta alle classifiche. Perché erano gli di Margherita Mancini 21 La Bohème ARTE E CULTURA and chain. Sostanzialmente innocuo, incapace di pensare autonomamente, che rincorre semplicemente gli ossi che gli vengono lanciati e li riporta indietro scodinzolando, al contempo trionfante e sottomesso, che risponde a dei semplici e precisi comandi. Un uomo che non è più uomo, perché vive solo di fedeltà, di fiducia cieca verso lo stato e la società, lealtà giurata che lo spinge a difenderla con le zanne e con le unghie appositamente affilate. Un essere umano usato e sfruttato come un’arma, un uomo deaf, dumb and blind, del quale è stata uccisa la coscienza in modo da rendere la sua mano un mezzo, e nient’altro che un mezzo, per uccidere. Il migliore amico dell’uomo, che in realtà altro non è se non il suo animale domestico. Solo una povera anima deprivata di tutto, montata di apparenza, schierata per le strade degli uomini, who was found dead on the phone, who was dragged down by the stone. Tre diverse tipologie di uomini, inoltre, altro non sono che grassi, lerci maiali. La canzone “Pigs, three different ones” è una sincera presa in giro, una risata sguaiata in faccia alle apparenze costuite. Gli uomini d’affari, ad esempio: buffoni che si abbuffano voracemente a spese degli altri, abili mentitori, convincenti per mestiere, che operano nella pig mine, nella “miniera del maiale”, che si arricchiscono per via del consumismo. Gli opportunisti politici, che ingrassano la loro fama giocando con i problemi delle persone. Freddi, talvolta spietati, sen- za alcun riguardo per la vita umana, che facilmente hanno good fun with a hand gun, persone che con fior di discorsi ostentano un elevato senso morale, degno di rispetto e di fiducia, che invece si dimostrano essere solo un rozzo grugnito. In fine, i bigotti e i moralisti. Persone viscide, all tight lips and cold feet, che si nutrono di valori fallaci, si riempiono l’ego con immagini catastrofiste del degrado altrui, di deboli sovrastrutture per autoconvincersi di possedere una verità che nel profondo sanno di non poter nemmeno cercare. Individui loschi che costruiscono un’apparenza di rettitudine, freddezza, ordine e solidità, nascondendo un mediocre, sudicio maiale. Le masse, invece, sono greggi di pecore. Sono fanatismo, sono l’annullamento dell’individuo pensante. Profonda è nel testo di “Sheep” la critica alla modalità della ribellione di massa, che non fa altro che lasciar prevalere gli istinti violenti degli uomini. È uno schiaffo sia alla rivoluzione inconsapevole sia all’inettitudine e all’immobile indifferenza, poste sullo stesso piano. Nel primo caso gli uomini finiscono, lottando per liberarsi dall’oppressione e dalla schiavitù, col diventare ulteriormente schiavi, e col legarsi da soli con le catene degli idoli, della fede cieca e degli slogan. Così i singoli diventano pecore in gruppo, e si perdono nella nebbia dei well trodden corridors into the valley of steel, seguendo, inconsapevolmente ubbidienti, un nuovo pastore. Le pecore scappano dai cani, 22 quindi dalla polizia. Sia pecore che cani ubbidiscono a una gerarchia. Sia pecore che cani pensano di lottare per la libertà, senza sapere di star combattendo esattamente per la stessa cosa, che il pastore di uno è il padrone dell’altro, senza sapere di essere entrambi soltanto bleating and babbling, giocandosi la vita nella lotta di qualcuno o qualcosa molto più grande di loro, che talvolta nemmeno esiste. La musica rende i contenuti un grido reale, una protesta vigorosa e sonora, arte che abbatte gli schemi con la forza della sincerità di cui l’animo umano è, nonostante tutto, capace. Così, alla fine di questa narrata, cantata e suonata rappresentazione della fattoria che è l’umanità, si palesa un respiro di ottimismo. Siamo noi stessi che possiamo dare ai cani una casa. Siamo noi stessi che possiamo tenderci una mano di solidarietà. Siamo noi stessi che possiamo trovare a shelter from pigs on the wing. [] You know that I care what happens to you, And I know that you care for me too. So I don't feel alone, Or the weight of the stone, Now that I've found somewhere safe To bury my bone. And any fool knows a dog needs a home, A shelter from pigs on the wing. Humans of Milan di Giorgia Ferrari, Livia Spinelli, Giorgio Pecoraro, Samuele Ravazzani Camminando per le strade ci capita spesso di incrociare gli sguardi altrui, e in un momento fugace stiamo aprendo la nostra anima a uno sconosciuto. Poesia, parole, musica, sentimenti, dolore, viaggi, amori… tutto racchiuso in un secondo, ed è finito. E se potessimo fermare quelle persone, e chiedere loro di raccontarci la loro storia, quella che intravediamo nel loro sguardo, sfiorarla e ascoltarla? Ispirato da Humans of New York, Humans of Milan mostra quanto, nella normalità di una persona, vi sia sempre dello straordinario. “Ho iniziato lavorando nell’associazione italiana per la sclerosi multipla, e nel frattempo studiavo ingegneria al Politecnico. Ho avuto un figlio, per cui ho rallentato un pochino gli studi. Ho cambiato poi lavoro, entrando nell’ENPA, per la protezione animali, e così, a poco dalla laurea, non ho finito ingegneria. Ora sono il coordinatore della sezione di Milano di questo ente. Quello che mi ha portato a scegliere il mondo del sociale rispetto a ingegneria è stato un po’ il caso, un po’ le coincidenze, e credo che avrei dovuto insistere di più su inge- gneria. Mi sono un lasciato attrarre da questo mondo, poter lavorare per qualcosa che sarà poi utile per la società, ma mi ha trasportato troppo, assorbendomi tanto tempo. Mio figlio cresceva, e ho dedicato più tempo a lui. Così ingegneria è rimasta sospesa, come un sogno che non ero più in tempo per realizzare. Mi piace molto ancora la matematica, e anche a mio figlio. Dice sempre che potrebbe fare anche lui ingegneria. Con lui noto ancora che la cosa più difficile, quando si è alla vostra età, non è solo capire quello che si vuole fare, ma vedere se quello che scegliete vi può dare un futuro. Bisogna scontrarsi con la vita di tutti giorni. Per me lui può scegliere quello che vuole, però nel profondo mi farebbe piacere se scegliesse la strada che io volevo per me. Io rimpiango di non averla percorsa fino in fondo. Lui adesso vive con la mamma, io ho una compagna con altre tre bambine, ma mi chiama ancora se non gli viene qualche esercizio, la sera. Potendolo aiutare, direi che comunque sono serviti gli studi, anche se non li ho finiti. Faccio un po’ fatica a ricordare tutto, ma ogni tanto il riguardare qualcosa mi riporta indietro, ai tempi del famigerato esame di analisi 3.” [] Q Volontariato in Sri Lanka L di Livia Spinelli - IV H 3469409280 ’estate scorsa ho partecipato ad una missione di volontariato in Sri Lanka tramite Projects Abroad, organizzazione internazionale attiva in Africa, America Latina, Asia ed Est Europa. Prevede un’ampia scelta di ambiti in cui attivarsi, l’alloggio presso una famiglia locale ed anche giornate libere dedicate al turismo. Non è necessario essere maggiorenni. Si può scegliere la durata ed il periodo del progetto, l’iscrizione deve avvenire almeno un mese prima della partenza. I costi variano dalla permanenza, il progetto e il paese, il sito è molto dettagliato a riguardo. Il campo umanitario a cui ho preso parte per quattro settimane si svolgeva in una “Special School” in cui il ruolo dei volontari era di sostenere le maestre, organizzare attività con i bambini, insegnare inglese e durante i pomeriggi risistemare le parti dismesse della scuola. Il mio gruppo era formato da venticinque volontari internazionali coetanei divisi in diverse scuole. Il sostegno dei tutor è stato fondamentale soprattutto nel primo periodo, un membro dello staff era sempre presente ad aiutare e supportare i volontari a scuola, o facilmente reperibile a casa. L’impatto dello scambio culturale è stato notevole, ma l’accoglienza e la disponibilità delle persone locali e della famiglia sono stati notevolmente di aiuto. Consiglio quest’esperienza a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e guardare il mondo da un’altra prospettiva! [] di Tommaso Gimelli - VF 3420048859 uesta estate ho vissuto una delle esperienze più intense della mia vita: il volontariato in un asilo nido di Cape Town. La mia esperienza consisteva in 25 ore a settimana circa (gli orari sono molto flessibili a seconda delle necessità giorno per giorno) di assistenza ad una maestra di asilo nido che si trovava a gestire da sola una trentina di bambini tra i 6 e i 24 mesi. In pratica si trattava di nutrire, intrattenere e mettere a letto questa moltitudine urlante di bambini. L’associazione a cui facevo riferimento in Sudafrica era la SATS, tuttavia la procedura di iscrizione è curata dalla WEP che fa da intermediaria. Lì risiedevo in un ostello nel quartiere di Observatory con una quindicina di volontari e volontarie da tutto il mondo di età comprese tra i 18 e i 25 anni circa. A parte il progetto a cui attendevo io erano presenti molte altre offerte di collaborazione con bambini di età più avanzata, con ospedali (anche se richiede competenze specifiche) e altre possibilità ancora. Per partecipare a tutti questi progetti è necessaria la maggiore età. Pur essendo un’iniziativa di volontariato è richiesto un contributo economico a seconda della lunghezza della permanenza (minimo due settimane, massimo un anno; nel mio caso 800€ per quattro settimane) che comprende vitto e alloggio. Le spese di viaggio sono a carico del volontario (circa 600€ a/r). Durante la permanenza le spese sono molto ridotte a causa del bassissimo costo della vita. A parte la notevole ed edificante esperienza del volontariato, la realtà e la mentalità Sudafricana, nonchè gli interminabili spazi che circondano la città, mi hanno lasciato un segno indelebile nel cuore. Un segno fatto di situazioni difficili ma al contempo di tanta allegria e poesia. Consiglio questa esperienza a chi vorrebbe avere un primo approccio al mondo del volontariato in Africa o in situazioni analoghe. È richiesto comunque un grande spirito di adattamento ed una completa autosufficienza. [] 23 La Bohème HUMANS OF MILAN - RUBRICHE Cape Town in my heart VIAGGI Campo NPH Messico La Bohème RUBRICHE A di Andrea Vismara - VA 329 184 2666 d agosto ho partecipato ad un campo di volontariato in Messico, organizzato dall’associazione internazionale NPH. Questa, attiva in 9 paesi tra Sud e Centro America, si occupa di recuperare e reinserire nella società bambini e ragazzi con situazioni familiari e personali che non gli permettono di vivere e crescere in modo sano. Tutto ciò avviene tramite l’accoglienza in grandi comunità e l’offerta di un’educazione sia di base che avanzata. La mia esperienza di volontariato ha consistito nel condividere la quotidianità coi quasi 600 ragazzi che vivono all’interno della Casa (così è chiamata la comunità) di Miacatlan, e nel mettermi al servizio per gli eventuali lavori da svolgere, dalla cucina al lavoro nei campi. Sono partito con un gruppo di 12 volontari, tutti italiani, di età e sesso diversi, organizzato dalla sezione italiana di NPH, che ha sede in viale Premuda, 38. Due sono state le cose spettacolari di quel periodo. La prima è stata vedere una scintilla di felicità negli occhi di miei coetanei che non avrebbero avuto un futuro, se non fosse esistita una realtà come quella che stavamo vivendo, e di cui facevo parte anch’io, seppur con un ruolo infinitesimale. La seconda è stata il confrontarmi con un modo di guardare alla vita completamente diverso da quello a cui sono abituato, quello del popolo messicano. Sono riuscito a sentirli contemporaneamente distanti anni luce e fratelli, in quanto uomini. È stata un’esperienza che consiglio a chiunque, nonostante non sia una missione umanitaria, o abbia il potere di capovolgere le sorti del mondo. Al massimo può spostare qualcosa dentro di noi. E già quello sarebbe una rivoluzione. [] Ricetta per un delizioso Interrail di Anita Susani, Fabiana Lauro, Camilla Scarpino VA L ’interrail è un biglietto ferroviario valido per quasi qualunque treno delle principali linee ferroviarie europee. Esso dà la possibilità di girare l’europa in mille modi possibili: potete andare dove volete, quando e come volete. Quest’estate ci siamo imbarcate in questo viaggio, e oggi abbiamo preparato per voi la ricetta per rendere indimenticabile un Interrail, proprio come lo è stato per noi. Ingredienti: Minimo 2 settimane libere Almeno 2 compagni/e di viaggio (meglio se uno sa cucinare e uno ha un minimo senso dell’orientamento, ma quello dipende da voi) Tanti bei posti in Europa che volete visitare (non lasciatevi fregare dalle tappe convenzionali, fate una ricerca su internet e capite cosa può fare al caso vostro). Pensate a: cibo, arte, natura, storia, birra, posti dove stare la sera, musica… Voglia di stare in treno Un cucchiaino di capacitá organizzative (per dire, se non avete voglia di dormire sotto i ponti, prenotate prima le case/gli ostelli dove stare) Uno zaino da 50 litri Una borraccia Tutte le mance della nonna e della zia di cui disponete Un biglietto Interrail (il costo dipende dal numero di giorni che volete passare viaggiando) Mappe e cartine La sacrosanta app Interrail, chiamata RailPlanner Una polaroid (facoltativa) Scarpe comode Procedimento Mischiate il tutto con una buona dose di curiosità, spirito di adattamento, voglia di camminare, allegria e voglia di conoscere nuove persone Andate alla stazione più vicina e salite sul primo treno Gustatevi ogni minuto Per qualsiasi domanda o dubbio venite a trovarci in 5A, ma siate avvisati che quando iniziamo a parlare dell’interrail non smettiamo più! [] MUSICA: V A P O R W A V E P er Vaporwave si intende un genere musicale nato alla fine del primo decennio del 2000 e diventato parte integrante della sottocultura di Internet. Imprescindibile dalla musica vaporwave è l’omonima corrente estetica, che accoglie elementi della cultura classica, soprattutto statue greche o rinascimentali, palme, design virtuali anni ‘90, Cedrata Tassoni, caratteri giapponesi e sfondi tendenti al rosa. E se questo vi sembra un accrocchio di cose a caso forse avete ragione. Per alcuni però la vaporwave è vista come critica e parodia al consumismo sfrenato e alla cultura anni ‘80 e ‘90. Musicalmente la vaporwave è un genere di musica elettronica che combina dance, influenze new age e ambient e elementi smooth jazz, un jazz più semplificato e ripulito da arzigogoli e improvvisazioni, anche qui sembra un miscuglio di generi che non c’entrano uno con l’altro. 24 di Lorenzo Crepaldi I primi album vaporwave sono Eccojams Vol.1 di Chuck Person, che consiste per lo più in pezzi campionati di canzoni anni ‘80 estremamente rallentati e distorti, e Far side virtual di James Ferraro; quest’ultimo ha dichiarato che fra le influenze principali dell’album c’è la “musica da ascensore”. L’album considerato capolavoro del genere è dei 2 8 1 4. Il modo migliore per entrare nello spirito vaporwave è comunque procedere in modo assolutamente casuale cercando vaporwave su YouTube. La vaporwave può essere un genere difficile da apprezzare se non si è appassionati di musica sperimentale ed elettronica, ma in ogni caso, prima di giudicare, un ascolto non guasta mai. [] CUCINA: Il Croccante C di Sofia Vismara servito dei matrimonio, ai battesimi e alle feste paesane. Questo dolce presenta moltissime variazioni, infatti le mandorle possono essere sostituite con noccioline, popcorn, semi di sesamo, nocciole, noci o qualsiasi tipo di frutta secca che vi passi per la testa. Insomma potrete sbizzarrirvi tentando di realizzare il miglior croccante possibile. [] Ingredienti: 130 gr di zucchero semolato 150 gr di mandorle o nocciole 15 gr di burro succo di limone olio limone. Mescolate fino a che il composto non diventerà ambrato. A questo punto versatelo caldo su un foglio di carta forno unto d’olio. Metteteci sopra un’altro foglio di carta forno unto e stendete il croccante fino ad uno spessore di un centimetro, aiutandovi in questo procedimento con un mattarello. Con un coltello incidete leggermente il croccante a formare dei quadrotti, affinchè quando freddo, si possa dividere facilmente. Riponete in frigorifero il croccante e lasciatelo solidificare. Preparazione: Fate sciogliere in un tegamino lo zucchero con mezzo bicchiere di acqua a fuoco basso. Quando l’acqua comincia a diventare dorata, aggiungete le nocciole o le mandorle tritate o intere, unite il burro e un po’ di succo di LIBRI: Amare se stessi o gli altri? “Il destino dei Malou” di Georges Simenon U n padre morto suicida, una madre schizofrenica, una sorella sconsiderata e un fratello inutile: è questa la situazione in cui inizia l’adolescenza di Alain. Dopo il suicidio del padre comprende che la famiglia di cui credeva di fare parte è totalmente allo sfacelo: ormai senza più un soldo, disprezza il padre per averli “abbandonati”. Il motivo, principale per cui si pensa che Eugène, il padre, abbia compiuto il gesto è la mancanza di coraggio e di determinazione nel pagare i debiti: secondo i quotidiani, infatti, questa persona avrebbe umiliato la di Virginia Di Biagio propria famiglia, portandola sull’orlo della catastrofe. Almeno così sembra. L’unico che non è pienamente convinto di queste ipotesi è Alain che inizia così ad indagare sul passato de padre, scoprendo una verità sconvolgente, ricomponendo le tessere di un mosaico. Alain, dopo aver trovato la forza d’animo necessaria, riuscirà a risollevarsi dallo stato di degrado in cui era abituata a vivere la sua “famiglia” rivalutando la figura del padre e costruendosi un futuro migliore, lontano da persone nocive.[] 25 di Elena Bernardeschi Abel il figlio del vento (1 h 38 min) Drammatico, avventura - Gerardo Olivares, Otmar Penker, 2016 N el 2005, dopo molti documentari, Gerardo Olivares debutta nei lungometraggi con “Il grande match”, film che lo ha fatto diventare estremamente famoso. Dopo altri due film, Olivares nel 2015 comincia a girare “Abel il figlio del vento”, aiutato da un secondo regista, Otmar Penker, conosciuto per il suo lavoro su “Nature” (1982) e “Universum” (1987) Nel Parco Nazionale Alti Tauri, il più grande dell’Austria, si ambienta la storia di Abel, che, unendo un documentario ad un film, racconta l’amicizia tra Lukas (Manuel Camacho) ed un aquilotto, soprannominato Abel. La storia, spiegata con la voce di Danzer (Jean Reno), il guardiacaccia, ci introduce in un’avventura incentrata sull’eterna lotta tra ragione ed istinto, su un padre (Tobias Moretti) freddo con il proprio figlio, sulla sopravvivenza e sulla libertà scaturita dall’incontro tra uomo e natura. Abel, aquilotto cacciato dal fratello dal nido, viene salvato da Lukas, ragazzo che rifiuta di parlare da quando sua madre morì in un incendio. Insieme i due superano le loro difficoltà, crescendo insieme: Abel diventa un’aquila forte e abile grazie all’amore di Lukas, il quale ricomincia a parlare, e ad avere un buon rapporto con suo padre. Lukas, vedendo l’aquila ormai cresciuta, la lascia andare, sperando comunque di poterla un giorno rivedere. Nel film non mancano scene toccanti. Una è appunto la partenza dell’aquila. La composizione musicale del film è stata realizzata dalla Babelsberg Film Orchestra, che crea un sottofondo perfetto alle riprese documentaristiche e allo stile fiabesco del racconto. Nel finale il brano di Rebecca Ferguson, “Freedom” riassume perfettamente il messaggio del film: è possibile trovare la propria strada grazie alla libertà. [] La Bohème RUBRICHE ome prima ricetta, quest’anno vi propongo uno dei dolci più conosciuti ed apprezzati: il croccante. La caratteristica che colpisce maggiormente di questo dolce è la sua croccantezza. Le origini di questo dolce sono ignote; anche se possiamo trovarne tracce risalenti all’impero romano o alla tradizione iberica. Il periodo di massimo sviluppo, però, si ebbe durante il medioevo ove veniva CINEMA La Bohème GIOCHI - VIGNETTE Giochi Orizzontali: 1)liquore di vinacce; 6)mettersi comodo; 13)nascosta nelle torte per i carcerati; 14)opposta alla sintesi; 16)sport invernale; 18)il Medio è storico; 20)la capitale greca; 21)scoprì le Hawaii; 22)fine di pensione; 23)dove va a finire… molta collaborazione; 25)scosse telluriche; 26) la emette la ditta; 27)una danza che fece furore a Parigi; 28)apporre la firma; 29)i nostri successori; 30)più è ricca e più è grossa; 31)ha l’ufficio all’estero; 32)uno è Pacifico; 33) tipo di cartolina; 35)elenchi di nomi; 36) uccello che tuba; 37)la fine di Drake; 38) girano nell’armadio; 39)ci si ricava l’avorio; 40)un liquore che entra in molti cocktail; 41)un grosso veicolo; 42)fatto inspiegabile; 44)chi li caccia… ha la bocca aperta; 45)dimenticanza; 46)si usa per travasare liquidi. Verticali: 1)un Ford attore; 2)ai lati del fiume; 3) pende dalla lenza; 4)Palermo; 5)pari in gara; 6)scritti pungenti; 7)la bella di Troia; 8)il nome di Buzzati; 9)Est Sud-Est; 10)Rieti; 11)tipo di triangolo; 12)costume “minimo”; 15)ha tre regni; 17)donna pettegola; 19)con esso si ravvivano i capelli; 21)stringe alla vita; 23)salti… di fiumi; 24)ha una capitale; 25)provincia sarda; 26)un’apertura nel muro; 27)lo si paga al ristorante; 28)poco distanti; 29)manifesto da parete; 30)conclude la tappa; 31)parte dell’occhio; 33)uniscono rive; 34)testa… speciale; 36)informava da Mosca; 37)il tipico gonnellino degli scozzesi; 39)donne del parentado; 40)solleva quintali; 42)Mantova; 43)io…capovolto; 44)iniziali di Boccioni di Camilla Bitossi 26 SUDOKU La Bohème GIOCHI - RUBRICHE PROFanazione di Fabiana Lauro S ignore e signori, leonardiane e leonardiani, bentornati alla rubrica più spumeggiante di tutta la Bohème, bentornati a PROFanazione! Qui potrete leggere le migliori parole uscite dalla bocca dei vostri professori, ma ricordatevi che dovete anagrammare i nomi degli autori delle citazioni, se volete scoprire la loro vera identità. Buon divertimento! “Quando parlo di Hegel, scusate, dovete farci una tara gigantesca perché lo sfotto e poverino non se lo merita.” -Aldo Belluciosi “Scrivi che hai disegnato cipolle arrosto, al gusto di Andrea.” -Corinna Borigavoci “Non mi costa niente mettere due a tutti. Potreste fare affidamento sul mio senso di colpa, ma non proverò niente del genere, forse solo un lungo brivido di piacere lungo la schiena.” -Martino Fedes “Sono stato capito dai più e quindi vedo di non essere un incompreso” -Sandrino C. Fentevic E da oggi, anche voi potete partecipare alla rubrica! Segnatevi le citazioni dei vostri professori, mandatele via email all’indirizzo [email protected], e noi le pubblicheremo sul prossimo numero.[] 27