Peluria superflua e follicoliti post depilazione
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Peluria superflua e follicoliti post depilazione
Aprile 2006 MEDICINA 12 IN-FORMAQ5firenze n DERMATOLOGIA Centro d’avanguardia Peluria superflua e follicoliti post depilazione DOVE SI REINVENTANO LE OSSA Consigli per eliminare gli eventuali effetti collaterali Finalmente è arrivata la primavera e le prime giornate di sole caldo invitano a passeggiare nei parchi. Ogni anno si rinnova il miracolo del risveglio della natura e tutto il nostro essere riacquista vitalità. La primavera è anche il momento in cui si torna ad osservare la pelle,finalmente libera dopo il lungo esilio invernale, notandone ogni minimo difetto. Non c’è dubbio che uno degli inestetismi più diffusi e “sentiti” dalle persone, in particolare durante l’estate, sia l’eccessiva presenza di peli in zone più o meno visibili. La peluria superflua viene considerata esteticamente invalidante e ormai fin dalle prime fasi dell’adolescenza, femmine e maschi utilizzano ogni metodica a loro disposizione per rimuoverla. Le depilazioni iniziate precocemente e ripetute con frequenza, favoriscono però la comparsa di numerosi effetti collaterali. Uno dei disturbi più comuni è l’insorgenza d’importati e diffuse follicoliti post depilazione. Per follicolite s’intende la comparsa nelle sedi depilate, a pochi giorni dal trattamento (ceretta,rasoio, crema depilatoria, etc), di pustole, noduli e peli incarniti accompagnati talora da fastidio e dolore. Spesso queste lesioni compaiono dopo ogni trattamento e progressivamente si aggravano, potendo esitare in cicatrici e macchie. Le cause sono da attribuire al ripetuto danneggiamento meccanico e chimico della cute che ne altera l’equilibrio batterico-lipidico; tutto questo favorisce la comparsa d’infezioni e la deformazione del fusto del pelo. Le sedi anatomiche più colpite sono l’inguine, il labbro superiore, le gambe e, nell’uomo, il dorso e la zona della barba. Quando compare la follicolite è importante cessare ogni trattamento depilatorio ed applicare delle creme antibiotiche. Talvolta l’uso costante di prodotti antisettici applicati subito dopo la depilazione e la riduzione del numero dei trattamenti, aiuta a contenere il fenomeno. Ma spesso queste accortezze non sono sufficienti ed il problema continua a manifestarsi puntuale, costituendo un fastidioso inconveniente per chi ne è affetto. Fortunatamente oggi il problema delle follicoliti post depilazione può essere brillantemente risolto grazie all’avvento della laser epilazione. Infatti il trattamento con laser consente di eliminare in modo selettivo i peli superflui, senza danneggiare in alcun modo la superficie cutanea, riuscendo così a risolvere rapidamente il problema della follicolite. La seduta laser inizia con un colloquio fra dermatologo e paziente per evidenziare tutte le variabili che possono influenzare il risultato finale: dalla sede corporea al tipo, colore e concentrazione dei peli, dai precedenti trattamenti eseguiti alle caratteristiche delle pelle, fino alle aspettative del paziente riguardo il trattamento. Quindi si invita la persona a radere la peluria 24/48 ore prima della terapia; tale operazione è molto importante perché consente di individuare i peli in fase Anagen (quella sensibile alla luce laser), che essendo in crescita sporgeranno, dopo 48 ore, di circa 1 millimetro. Questa piccola sporgenza è fondamentale perché, quasi fosse un’antenna di trasmissione, consente alla luce di penetrare nel follicolo pilifero distruggendolo. Durante la seduta il raggio viene passato sulla zona scelta, dove si assiste ad una vera e propria “esplosione” dei peli. Si utilizza l’energia più alta tollerata dal paziente e la durata di impulso ottimale che viene calcolata in base alla sede corporea, alle caratteristiche del pelo e della pelle. Al termine della seduta la cute si presenta arrossata ma integra; l’eritema scompare nel giro di poche ore dopodiché si applica una crema emolliente per alcuni giorni ed una protezione solare per circa 1–2settimane. Nei giorni immediatamente successivi la seduta laser, si assiste ad un’apparente rapida ricrescita della peluria.Si tratta in realtà dei peli colpiti nella fase Anagen che staccandosi dal follicolo (come una nave che va alla deriva dopo che si sono rotti gli ormeggi) cadono spontaneamente nell’arco di 15 giorni. Dopo ogni trattamento si osserva una percentuale variabile di peli (dal 20 al 40 %) che non ricrescono; questa percentuale cambia in base alla zona trattata (che influenza il numero dei peli in fase di crescita, sensibili al raggio),al colore del pelo (rispondono bene i peli neri e castani ma anche quelli biondi e rossi, non rispondono i peli bianchi), all’intensità e dimensione del raggio (usando basse potenze e ridotte dimensioni del raggio sono necessarie più sedute) e alla durata dell’impulso (che deve variare in base allo spessore del pelo). Grazie al trattamento laser le follicoliti si risolvono in breve tempo e i peli che rinascono non sono più in grado, proprio perché modificati nella loro struttura, di causare problemi. Inoltre la cute riacquista il suo normale equilibrio biologico riassorbendo gradualmente gli esiti delle precedenti infiammazioni (macchie, rossore etc).Il numero dei trattamenti necessari a risolvere una follicolite varia in base alla sede anatomica, al tipo di pelo, di pelle e alla gravità del quadro clinico, ma generalmente dopo 4-5 sedute consecutive (distanziate fra loro di circa 1 mese) la situazione è decisamente migliorata. Una volta ottenuta la risoluzione del quadro clinico i trattamenti laser vengono progressivamente diradati nel tempo fino a raggiungere un periodo di completa assenza dei peli. È importante sapere che anche in presenza di follicolite l’intervento laser è indolore o si avverte un fastidio minimo, paragonabile ad un colpo di elastico sulla pelle. Inoltre i nuovi apparecchi ad alta energia utilizzano appositi sistemi di raffreddamento cutaneo (la pelle viene portata a circa0 - 1 Cº), che rendono la terapia estremamente confortevole. Infatti, sono oggi disponibili strumenti molto sofisticati e decisamente superiori ai primi apparecchi entrati in commercio nella seconda metà degli anni 90. Recentemente è stato realizzato un Laser combinato (Apogee Elite - USA) che associa, in un’unica struttura, le due sorgenti più efficaci per il trattamento dei peli superflui: il laser ad Alessandrite (755 nm) ed il laser Nd:YAG (1064 nm), entrambi a pulsazione lunga. Queste due lunghezze d’onda consentono di trattare in modo efficace e sicuro sia i carnati scuri che quelli chiari ed i peli spessi o sottili, di colore compreso fra il nero ed il castano chiaro fino anche al colore rosso e biondo. Inoltre l’utilizzo di un raggio di grandi dimensioni, la possibilità di variare in modo preciso la durata dell’impulso e l’impiego di alte energie, consentono ottimi risultati clinici anche nei casi di peluria più resistente, riuscendo a trattare in modo rapido zone estese come le gambe o il torace ed il dorso negli uomini. La laser depilazione è inoltre una tecnica sicura (se usata con perizia è raro avere effetti collaterali) ed annulla i rischi di trasmissione di infezioni, poiché non c’è contatto diretto fra il raggio e la cute. Allo stesso tempo dobbiamo sottolineare come il laser non sia una “bacchetta magica” ma che necessita di certi tempi tecnici, di una stretta collaborazione fra medico e paziente e soprattutto di esperienza e professionalità da parte dell’operatore alfine di avere, in sicurezza, i migliori risultati clinici. Solo così sarà possibile sfruttare le grandi potenzialità e gli ottimi risultati clinici che i nuovi laser combinati offrono nel trattamento delle follicoliti e della peluria superflua, evitando allo stesso tempo spiacevoli contrattempi. dott. Maurizio Bellini specialista in dermatologia via Torcicoda, 27 Firenze email: [email protected] http:// www.studioagape.com informazioni presso la redazione tel.055340811 fax 055340814 [email protected] n CONSULTORI Donna, la sua salute anzitutto In un convegno il punto della situazione La tutela della salute della donna è tornata in primo piano, dopo le recenti polemiche sollevate dalla proposta di revisione della legge 194. Il Gruppo Consiliare Ds del Comune di Firenze ha organizzato il mese scorso presso l’Educatorio del Fuligno un convegno dal titolo “Riaffermare i consultori nella tutela della salute della donna”, cui hanno preso parte tra gli altri l’assessore comunale alle Politiche Socio-Sanitarie Graziano Cioni e il Responsabile Regionale Ds delle Politiche per la Salute Filippo Fossati. Tra i numerosi relatori, operatori sanitari di ginecologia da Toscana, Piemonte, Campania, attivi in ospedali e consultori familiari ASL: essi hanno messo a confronto esperienze, dati e cifre sulla salute della donna desunti da vari studi, ricerche e sondaggi quali il “Profilo di salute” prediprecedente11 sposto dall’Unità di Epidemiologia dell’ASL 10 di Firenze e dall’Area Programmazione della Direzione Sicurezza Sociale del Comune di Firenze. L’attività trentennale dei consultori è stata ed è tuttora, senza dubbio, utile e positiva per le moltissime donne che vi si sono rivolte: quello che lamentano gli operatori è, come sempre, la carenza di strumenti e di strutture adeguati alle richieste. La presenza dei consultori è capillare sul territorio toscano: uno ogni 20.000 abitanti, mentre i punti nascita sono 27. Per le immigrate è disponibile un servizio di mediazione linguistico-culturale per consentire la comunicazione. Le donne non si rivolgono al consultorio solo per le interruzioni volontarie di gravidanza, ma anche per problemi post partum, puerperio e allatta- mento al seno. Un progetto dell’Istituto Superiore Sanità Toscano ha promosso l’allattamento al seno con offerta attiva di assistenza alle donne primipare. Nei gruppi di lavoro sono stati approfonditi alcuni temi “caldi”, come la salute in età fertile, soprattutto adolescenziale, il percorso nascita, i bisogni delle immigrate, che sono sempre più numerose nel nostro paese, la menopausa, la prevenzione oncologica. I 5 punti essenziali indicati da ciascun gruppo saranno la base sulla quale il Gruppo Ds del comune di Firenze intende costruire il suo impegno in questo campo. Ossa, articolazioni, denti. In questo delicato settore della medicina Firenze è da vari anni punto di riferimento in Italia e a livello internazionale per la presenza del Centro Traumatologico Ortopedico (CTO) e della Scuola Odontoiatrica. Ora dispone anche di un Centro per lo Studio della Biologia dei Tessuti Calcificati nelle Patologie Osteoarticolari, un’area con 35 unità fra personale clinico e di laboratorio (i ricercatori sono 22), già considerata di eccellenza per i casi più complicati, in particolare per l’indagine genetica. Sede al Dipartimento di Medicina Interna di Careggi lo ha progettato e dirige una studiosa di fama, Maria Luisa Brandi, docente di endocrinologia all’Università di Firenze, esperta di genetica e malattie del metabolismo. “Il Centro, spiega, ci consente di creare un punto di raccolta per tutte le specialità e di garantire sia la ricerca di base, sia quella con applicazioni cliniche, ovvero di sperimentare tecniche diagnostiche e terapeutiche innovative per la cura delle patologie dell’apparato scheletrico e dentario”. Grazie a queste tre strutture (CTO, Scuola, Centro) Firenze è cresciuta ulteriormente in termini di visibilità e di attività di ricerca. Nel campo delle malattie dell’osso sta vivendo una fase assai dinamica e promettente, con importanti ricadute anche a livello industriale. Finanziare questi progetti diventa dunque strategico per la città e l’intera Toscana. È perciò che l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze ha contribuito con un investimento di 610 mila euro a dotare il Centro delle più moderne attrezzature, necessarie a tenere il passo della competizione scientifica mondiale. Tra gli altri, un microscopio confocale per osservare il comportamento delle cellule, un sistema microarray per analizzare migliaia di geni insieme, un sequenziatore per studiare le sequenze dei geni. “L’apporto delle nuove tecnologie nel campo della ricerca medica, spiega la professoressa Brandi, non è solo la naturale conseguenza di un processo metodologico, quanto soprattutto la condizione necessaria per sviluppare protocolli terapeutici ancora in fase di sperimentazione e per entrare con maggiore definizione nella trattazione di ogni singola patologia”. Il Centro opera su base interdisciplinare (ricercatori di base, metabolisti, endocrinologi, ortopedici, radiologi, odontoiatri, medici nucleari, ecc.) in tre diverse aree di ricerca. 1) La prima riguarda l’ingegneria dei tessuti per la riparazione di cartilagini e ossa. Si progettano cioè nuovi biomateriali per una chirurgia intelligente. Tra i risultati più brillanti, un sistema per ottenere cellule staminali in quantità illimitate (ricavandole non più dall’osso, ma dal grasso) e la stronzioapatite, sostanza capace di stimolare la costruzione di nuovo osso, determinante per curare l’osteoporosi, malattia diffusissima e tremenda. Ora se ne sta sintetizzando una in grado addirittura di impedire la distruzione dell’osso, cioè di sbarrare la strada all’osteoporosi. 2) La seconda area della ricerca è dedicata alla genetica dei disordini delle malattie ossee. E grazie alla strumentazione acquistata con i fonti dell’Ente Cassa di Risparmio è stato messo a punto il primo test capace di valutare il rischio di osteoporosi prima di ammalarsi. 3) Infine la terza area, riservata alla farmacogenetica. In proposito il Centro della professoressa Brandi è il primo al mondo ad aver sperimentato e pubblicato il genotipo di una persona confrontato con la risposta a farmaci particolari (vitamina D, estrogeni, bifosfonati). Una procedura che consente di stabilire anche eventuali effetti collaterali. Meyer CURE DENTALI PER BAMBINI DISABILI In tre mesi già effettuate 600 tra visite e prestazioni per bambini tra 0 e 18 anni, ricoverati ed esterni, con qualsiasi tipo di disabilità: da quelle sindromiche a quelle motorie, intellettive, sensoriali e psicopatologiche, compresi i bambini cui i medici abbiano certificato una odontofobia, che significa non riuscire nemmeno a sedersi sulla sedia del dentista senza andare in crisi. Per questi ultimi viene messo in atto un particolare approccio psicologico con sedute di modificazione del comportamento ed il risultato parla da sé: il 75% riesce ad essere curato in ambulatorio e solo il 25% deve essere trattato in sala operatoria. Il servizio, innovativo rispetto al panorama sanitario sia toscano che nazionale, è destinato ad ampliarsi con la prossima apertura di un servizio di ortodonzia e con il già avviato progetto specifico per bambini con sindrome di Down che utilizza una metodica avanzata per correggere già dal primo anno di vita la postura della lingua e l’ipotonia della muscolatura facciale. Collaborazione tra grandi professionalità, (facoltà di Medicina dell’Università di Firenze, azienda ospedaliero-universitaria di Careggi, il Meyer), spazi opportunamente attrezzati, attrezzature di avanguardia sono ovviamente gli ingredienti dell’iniziativa, ma quello che più ci piace citare è lo schermo sul quale scorrono i cartoni animati con cui i bambini possono distrarsi e rilassarsi. ������� �� ������������ � ��������� � ���� �� � ���� successiva13