ildominio della finanza
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ildominio della finanza
L 1 attilto. D opo il j `accuse crescono i dubbi sul rispetto dello spirito umanitario dell'ideatore 1 4, 1 Ma\W11EL%EUURK\ è vero EWINE E1 00 10 , 1\ E 111& sal \1\ \E\EEEE\\ \ \1\ \E\EEEE\\ \ 1, 1ha ffi wì` .on Negli ultimi anni interrotto il dominio della finanza MARCO G IRARDO \\\\E vero, il Nobel (aggiunto nel 1969) perl'EM .0 conomia ha spesso avuto poco a che sparmatire con la pulsione filantropica animata 00 da rimorso dell'Alfred che istituì gli altri premi. Tanto che il pronipote Peter Nobel ebbe persino a contestare: «Qualcosa deve essere sbagliato quando tutti i riconoscimenti tranne due sono stati dati a economisti occidentali, le cui ricerche e conclusioni sono basate sul corso degli eventi in quei Paesi e sotto la loro stessa influenza». Il riferimento era naturalmente all'egemonia statunitense. E ancor più agli approcci teorici e agli ambiti d'indagine dei vincitori: dal monetarismo d'impronta neoliberista dei Chicago Boys allo stradominio della modellizzazione matematica applicata alla finanza. Non sempre il pensiero egemone -in tal senso l'amaro sfogo di Peter Nobel - si è rivelato in grado di assicurare quello sviluppo umano, antropologico e culturale che il lascito svedese intendeva invece finanziare con gli altri premi. Liperfinanziarizzazione della ricerca economica è stata addirittura protagonista di clamorosi inciampi a livello predittivo. Nel settembre 2007, ad esempio, prima che Lehman Brothers crollasse, Robert Lucas -premio Nobel 1995 e noto soprattutto per l'ipotesi delle aspettative razionali - affermò con malcelata sicumera: «Non credo che il problema dei subprime contaminerà tutto il mercato dei mutui oche la costruzione di alloggi avrà una battuta d'arresto e l'economia scivolerà in una recessione». Sappiamo com'è andata a finire, e ci stiamo ancora leccando le ferite. Negli ultimi quindici anni, tuttavia, qualcosa è cambiato. I criteri di assegnazione sembrano cioè aver smorzato l'egemonia del pensiero economico dominante. Se fino al secolo scorso i Nobel assegnati a James Tobin, Gary Becker o ArnartyaSenrappresentavano tutto sommato delle eccezioni, dal 2002 il paradigma neoclassico e Beni c omun i, mercato del lavoro, psicologia e teorie della crescita diverse dal modello neollberlsta: sette fra gli ul',imi dodici premi sono andati a studiosi non allineati con il pensiero dominante la "dea Finanza' non l'hanno più fatta necessariamente da padroni. In quell'anno a vincere fu infatti (conVernon Smith) lo psicologo israeliano Daniel Kahnernan, che ha dimostrato come i processi decisionali umani violino sistematicamente alcuni principi di razionalità. Le teorie rnicroeconomiche neoclassiche assumono al contrario nei loro modelli che i comportamenti degli "agenti decisionali" siano sempre razionali e finalizzati a una massimizzazione dell'utilità. Caustico contro l'esuberanza irrazionale dellafinanza è per certo anche il Nobel Robert Schifier (2013), grande studioso di finanza comportamentale, forse l'unico ad averprevisto sia lo scoppio della bolla internet nel 2000 sia la crisi dei subprime. Schiller ha da poco dato alle stampe negli Usa un testo divulgativo (Finance and the good society) per riabilitare la "buona finanza" contrapposta alla mera speculazione e rimetterla a servizio dei bene comune. 112009 ha visto poi premiata per la prima volta una donna, Elinor Ostrom, economista eterodossa che si batte perla difesa di laghi e pascoli, beni naturali e collettivi, studiando gli aspetti "comunitari" del comportamento umano contrapposti, ancora una volta, ai modelli ortodossi dell'homo oeconomicus. L'anno precedente a guadagnare la laurea era stato Paul Krugman, economis ta neokeynesiano premiato peri suoi lavori sul commercio internazionale, che continua imperterrito a frustare il pensiero dominante dalle colonne del New York Times. Battaglia condivisa- con un approccio leggermente diverso, ma assonante-dal Nobel per l'Economia2001 JosephStiglitz, grande teorico delle simmetrie informative. Un altro neokeynesiano a vincere il Nobel è stato nel 2006 Edmund Phelps, professore della Columbia University che si occupa di crescita. Gli studi sul mercato del lavoro hanno portato infine a Stoccolma Christopher Antoniou Pissarides, economista britannico di origini cipriote, vincitore nel 2010 (insieme a Diamond e Mortensen) per i suoi contributi alla teoria delle frizioni di mercato nella ricerca e offerta di un lavoro. Beni comuni, occupazione e crescita sostenibile: sette degli ultimi dodici riconoscimenti per l'Economia, quindi, oltre a interrompere una monocultura senza contradditorio, avrebbero probabilmente soddisfatto anche i desiderata di Alfred Nobel. 0 RIPRODUZIONE RISERVATA STOCCOLMA. Fama, Hansen e Shiller, gli ultimi Nobel per l'Economia IL C-0M -0 ECONOMIA RIDOTTA A FINANZA Ieri su queste colonne Fabrizio Pezzani, ordinario di Economia aziendale all'Università Bocconi, ha lanciato il suo j'accuse "Economia, processo al Nobel", nel quale evidenziava come il premio alle discipline economiche contraddica lo spirito dell'ideatore dei riconoscimento, lo svedese Alfred Nobel, teso a far emergere benessere e solidarietà. Pezzanì è docente senior dell'Area public management & policy della Scia Bocconi; ha insegnato presso le Università di Parma e di Trento ed è stato visiting professor alla Harvard Business School e alla Harvard School of Public Health. Ë membro della commissione sul Riordino dei sistemi di controllo presso il dipartimento della Funzione pubblica, dell'Accademia italiana di Economia aziendale, della Società italiana di Storia della ragioneria, fa parte dei comitati scìentifící di Legautonomíe e dell'European Centre for Public Affaírs di Bruxelles, del consiglio generale della Fondazione Carì-Parma, del comitato editoriale delle riviste Azienda pubblica ed Economia & Management e del comitato scientifico della Fondazione Centesímus Anni iq (Augstein/rrnaginechine) Letteratura Spesso l'ideologia conta più del valore artistico il cosmopolita Le Clézio. E ci sono le mosse regressive, come la consacrazione di er quanto riguardala letteratura, nel Pearl S. Buck nel 1938 o di Camilo José Cecaso, il tradimento del Nobel è cola nel 1989. Il che non toglie che, in effetti, minciato molto presto. Fin dalla prichi leggesse la maggioranza dei premi Noma edizione, nel 1901, quando gli bel leggerebbe comunque il meglio della accademici di Svezia preferirono l'esangue letteratura dell'ultimo secolo abbondante, Sully Prudhomme a un gigante come Lev da Pirandello a Mauriac, daYeats a MontaTolstoj. Per non parlare di quello che accale, da Camus a Heinrich Böll, da T. S. Eliot a de nei decenni successivi. Marcel Proust? DerekWalcott, e poi Thomas Mano, Samuel Beckett, Elias Canetti. James Joyce? Non pervenuti. In compenso nel 1953 il premio va a Winston Churchill, E un premio politico, il Nobel per la lettela cui ricostruzione della Seconda guerra ratura? Sì, almeno in parte, e in modo anmondiale sarà sì un'opera imponente, ma che coraggioso, almeno in alcune occasionon tale da fare dell'autore il'l:ucidide del ni. Il dissidente Solzenicyni negli anni SetNovecento. Anche più di recente, nel 1982, tanta, l'egiziano Nagib Mahfuz alla fine del'incoronazione di Gabriel García Márquez gli Ottanta e la sudafricana Nadine Gordifu considerata da molti osmer all'inizio dei Novanta soservatori alla stregua di un eno casi che sarebbe ingenespediente per chiudere defiroso dimenticare, ma nello Negli ultimi decenni nitivamente il discorso su stesso tempo è necessario le fughe in avan'Li Jorge Luis Borges, proprio ammettere che la straordiavanguardistiche come nel 1997 il riconoscinaria fioritura di scrittori ihanno mascherato mento "libertario" al nostro sraeliani degli ultimi decenvalutazioni politiche: Dario Fo ottenne, tra gli altri, ni (Amos Oz, David Grosl'effetto di abbassare il clasman, Abraham Yehoshua) ai margini gli Usa, ngore intorno a Salman Rupuò essere stata finora tradel tutte assente shdie, all'epoca particolarscurata solo per ragioni che la grande fioritura mente bisognoso di tutela da riguardano, con ogni evidennarrativa israeliana parte della comunità intelza, il precario equilibrio del lettuale. Medioriente. Non è un percorso lineare, In tutto questo, il ruolo svolquello dei Nobel per la letteratura. E non è to dagli Stati Uniti rappresenta una variaun percorso esente da contaminazioni ibile niente affatto trascurabile. Dal 1930, deologiche, come ben dimostrano gli stuquando il premio va a Sinclair Lewis, al di di EnricoTiozzo (si veda, da ultimo, il suo 1993, anno in cui si afferma l'afroamericanaToni Morrison, il palmarès di Stoccolma Il Nobel svelato, apparso da Aragno nel accoglie i nonni di Faulkner, Hemingway, 2013). Ci sono, specie negli ultimi decenni, fughe in avan Steinbeck, Bellow e di tanti altri ancora. Ma ti avanguardistiche: il da vent'anni in qua, e cioè dalla fine della francese Claude SiGuerra Fredda, il baricentro sembra esseri-non, l'austriaca si spostato altrove. Più gli Usasi ostinano a Elfriede Jeligiocare da protagonisti sulla scena internek, in parte nazionale, meno l'Accademia di Svezia pare propensa a riconoscere l'imprescindibilità di un narratore come Philip Roth o dì un magnifico irregolare come Bob Dylan. Presa di posizione antimperialista o insofferenza letteraria? Di sicuro lo scorso anno il Nobel ha preferito spostarsi nell'area limitrofa dell'America settentrionale, individuando nella canadese Alice Munro una narratrice dall'afflato universale, le cui storie sono però difficilmente riconducibili ai sommovimenti della geopolitica contemporanea. Non basta per gridare al disimpegno e non è sufficiente per aspettarsi che, d'ora in poi, l'impegno non assuma più curvature sospette. Al prossimo Nobel mancano solo pochi giorni. E non è detto che, anche questa volta, il vento del Nord non sappia coglierci di sorpresa. ALESSANDRO ZACCURI gy qFRO0- n6Eavnra