Un sabato di ottobre Franco Tiratore era stato invitato da alcuni
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Un sabato di ottobre Franco Tiratore era stato invitato da alcuni
Un sabato di ottobre Franco Tiratore era stato invitato da alcuni amici a pescare nel fiume Reno. Lui non era minimamente attrezzato, ma gli amici gli avevano prestato tutto l’occorrente. Appena giunti a destinazione, si erano sistemati in un punto che, a detta dei più esperti del gruppo, era particolarmente pescoso. A Franco avevano assegnato due canne un po’ malandate perché gli amici erano sicuri che non avrebbe preso un pesce neppure con la migliore attrezzatura del mondo. Conoscendo l’abilità di Franco nel combinare guai, lo avevano sistemato in una posizione piuttosto distante dal gruppo facendogli credere che quello era il punto dove i pesci amavano raggrupparsi e che anche un principiante, come era lui, avrebbe sicuramente portato a casa una bella cenetta. Naturalmente non aveva pescato nulla, mentre gli amici erano tornati a casa a mani piene. Franco era comunque rimasto affascinato dall’esperienza e si era convinto di essere un validissimo pescatore. Era sicuro di non aver pescato neppure un pesce unicamente per non aver potuto disporre di canne di buona qualità e aveva preso la decisione di acquistare al più presto un’attrezzatura completa, scegliendo tra i migliori articoli in commercio. “Lunedì vado in banca a chiedere un prestito per acquistare un’ottima attrezzatura da pescatore. Ho deciso di andare spesso a pescare, così potremo mangiare pesce molto spesso” aveva detto, appena rincasato, alla moglie Milena, la quale aveva frenato il suo entusiasmo dicendo: “Di prestiti non se ne parla proprio. Con le entrate che abbiamo facciamo una enorme fatica ad arrivare a fine mese e dubito che riusciremmo a far fronte alle rate, anche se di importo modesto. Se proprio ci tieni tanto alla pesca trovati un secondo lavoro, accantona quello che riesci a guadagnare e solamente quando arrivi alla somma necessaria acquisti quello che ti serve.” “Il tuo mi sembra un valido suggerimento, ma dove posso andare a cercare un lavoro? Non ho la minima idea” aveva detto Franco, sperando che Milena gli fornisse una soluzione. Dopo una breve riflessione, la moglie aveva suggerito: “Potresti andare a Ravenna e sentire se in ospedale oppure nelle cliniche private hanno bisogno di badanti che assistano i pazienti durante la notte. Ho sentito dire che si guadagna bene e normalmente si fa ben poco.” Franco aveva seguito il consiglio della moglie e l’indomani, terminato il turno di lavoro (operatore ecologico addetto alla pulizia delle strade), si era recato a Ravenna, scegliendo come prima tappa l’ospedale civile. Nel reparto di Ortopedia gli era stato proposto di assistere due pazienti appena operati. “Questo signore, che si chiama Bruno, è stato operato al braccio per ridurre una frattura all'omero. Qui invece abbiamo Fabio. A causa di una caduta da un tetto, mentre era al lavoro, ha riportato fratture multiple alle braccia e al femore della gamba sinistra. Non potendo muoversi è quello che ha maggiore necessità di assistenza. Lei farà servizio da mezzanotte alle sei. Il suo compito consiste nel soddisfare le eventuali richieste dei due pazienti, quando possibile, oltre a controllare le flebo. Quando non si sente in grado di provvedere personalmente, può richiedere l'intervento di un'infermiera. Per il compenso deve accordarsi direttamente con i due pazienti perché sono loro che la devono pagare. Se ha capito tutto la lascio e ci vediamo questa notte.” Con queste parole Silvia, una infermiera del reparto, aveva congedato Franco. Alle undici e trenta l'uomo era già in reparto, pronto a prendere servizio. Mentre stava per entrare nella stanza aveva udito Bruno, un toscano da poco residente a Ravenna, dire: “......e ho anche tre hani. Con loro ho fatto tante belle horse.” Fabio aveva risposto: “Beato te che ti puoi permettere tutto questo.” Era rimasto allibito. 'Ho capito che ha tre ani coi quali ha fatto delle orse e già questa è un'anomalia, ma chissà quali altre stranezze ha il suo corpo visto che ha usato il termine anche. Peccato non essere arrivato prima. Avrei sentito la frase completa. Questa notte, quando dorme, provo a scoprire tutte le sue stranezze anatomiche. Sono troppo curioso di sapere di cosa si tratta'. Aveva spento le luci, che erano state dimenticate accese, e si era sistemato sulla poltrona dove avrebbe passato la notte. Alle due, certo che i due stessero dormendo, si era avvicinato al letto di Bruno e scostato il lenzuolo per indagare. Il paziente si era svegliato e gli aveva urlato: “O che tu fai?” Colto di sorpresa aveva deciso di dire la verità. “Quando sono arrivato ho sentito che diceva di avere anche tre ani. Ero curioso di vedere quali altre anomalie ha il suo corpo.” “Maremma maiala. Ho detto hani, non ani. E ho anche due havalli, cinque pecore e quattro hapre. Tu sei proprio un bischero.” Franco si era illuminato. “Ho capito. Ha un difetto di pronuncia e non dice la c, quindi ha tre cani oltre a pecore, cavalli e capre.” L'incidente si era chiuso così e il resto della notte era trascorsa tranquilla. La notte successiva, mentre stava per assopirsi, Bruno gli aveva chiesto di portargli un pappagallo perchè doveva fare pipì. Franco, che non sapeva che i pappagalli usati in ospedale non hanno nulla in comune con gli splendidi uccelli e non aveva idea di dove trovarlo, era uscito per chiedere alle infermiere. Passando di fronte all'ambulatorio del primario del reparto aveva notato all'interno un magnifico pennuto dal piumaggio rosso, giallo e blu che se ne stava tranquillo su un trespolo, probabilmente addormentato. Senza indugi era entrato nella stanza. liberato dalla catenella la zampa dell’animale e, preso il volatile, si era diretto soddisfatto nella stanza dove lo attendeva Bruno ad occhi chiusi. Aveva posizionato il pappagallo sotto le coperte, come gli era stato detto di fare, e si era messo in attesa. Appena il volatile si era sentito bagnare dal liquido caldo aveva afferrato l'erogatore col robusto becco e stretto con forza. Le disperate urla di dolore avevano risvegliato l'intero reparto e fatto accorrere tutto il personale sanitario di servizio in quel momento. Bruno era stato liberato e il pappagallo riportato al suo posto. “Lei deve essere pazzo. Cosa le è saltato in testa di mettere quell'animale sotto le lenzuola del paziente?” aveva chiesto una infermiera. “E' stato lui a chiederlo. Ha detto che voleva un pappagallo per fare la pipì. Non so perchè abbia fatto una simile richiesta che mi ha messo in difficoltà. Stavo per venire da lei a chiedere quando ho visto quello che cercavo in quella stanza.” L’infermiera aveva mostrato a Franco l'oggetto che avrebbe dovuto portare a Bruno. “Per questa volta la perdoniamo, anche se non so dove sia vissuto fino ad oggi per cadere in un simile equivoco. D’ora in poi si accerti di fare in modo corretto quello che le viene chiesto. Buonanotte.” Da quel momento aveva prestato la massima attenzione a quello che faceva e dopo tre mesi era riuscito a racimolare la somma necessaria per acquistare l’attrezzatura da pesca che tanto desiderava. Si era precipitato nel negozio specializzato frequentato anche dai suoi amici e si era lasciato consigliare dal titolare. Aveva speso fino all’ultimo centesimo disponibile, ma era uscito attrezzato di tutto punto pensando: ‘Finalmente farò sfigurare anche gli amici più esperti.’