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22 aprile 2013
Numero 15/Anno II
Ristrutturazione aziendali responsabili: storica decisione del Parlamento europeo
On 15th January 2013 the European Parliament in Strasbourg voted a resolution in favor of a legislative initiative on the reg ulation of
company restructuring. It is certainly the most important legislative initiative for works councils on the European level since 2008 when
the EWC Directive was revised
Il 15 gennaio il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza un
rapporto contenente misure per regolare i processi di ristrutturazione
aziendale nelle imprese europee. Si tratta del primo provvedimento
approvato dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Quest’ultimo,
infatti, offre al Parlamento europeo la possibilità di promuovere in
maniera diretta l’intervento legislativo della Commissione. Attualmente il
rapporto è in mano alla Commissione che dovrà decidere se adottarlo
attraverso il ricorso ad una direttiva.
Quella presentata è una vera e propria proposta di riforma organica, che
punta a regolare e introdurre procedure di partecipazione dei lavoratori
durante le fasi di ristrutturazione d’impresa. “In un contesto in cui si
assiste alla costante distruzione del lavoro in Europa, in cui per ogni
nuovo posto di lavoro aperto se ne perdono 4”, ha affermato Alejandro Cercas, eurodeputato del PSOE, tra i principali promotori
del rapporto, “è fondamentale sviluppare delle normative prescrittive che consentano di pervenire ad una gestione
partecipata delle fasi di ristrutturazione aziendale, che offrano la possibilità di salvare l’occupazione e la prof essionalità dei
lavoratori”.
Quella presentata è una proposta basata sullo studio di 40 casi di procedure di ristrutturazioni efficaci, che punta a porre rimedio ad
un quadro normativo frammentato (esistono ben 10 direttive che trattano il tema) e caratterizzato da un orientamento di tipo
reattivo, in quanto privo di una reale capacità di prevenzione e anticipazione. L’obbiettivo finale è, perciò, quello di mett ere in
campo delle procedure vincolanti che siano in grado di anticipare i processi di ristrutturazione attraverso una responsabilizzazion e
dell’impresa e una maggiore trasparenza sulle motivazioni che determinano tali scelte aziendali.
Al fine di ridurre gli effetti negativi di un’eventuale perdita del posto di lavoro, la proposta normativa riserva un ampio spazio al
concetto di formazione permanete e all’obbligo in capo all’azienda di determinare i bisogni formativi futuri e provvedere all a
riqualificazione dei lavoratori licenziati.
Una proposta senza dubbio ambiziosa, che punta a migliorare le condizioni di vita di migliaia di lavoratori cercando di minimizzare i
costi economici e sociali delle ristrutturazioni aziendali. Una proposta che, però, rischia di diventare lettera morta. Da un a parte,
infatti, non è detto che la Commissione approvi il testo, anche per la forte opposizione della controparte datoriale. Dall’altra, anche
qualora venisse approvata senza particolari stravolgimenti, l’assenza di sanzioni in caso di inadempimento aziendale rischia di
rendere poco esigibile la normativa. Infine, in un contesto economico di recessione e distruzione costante dei posti di lavoro, le sole
procedure di formazione e riqualificazione, senza una reale politica industriale europea che rilanci l’occupazione, possono r isultare
del tutto inefficaci.
Indipendentemente da ciò, il rapporto sulle ristrutturazione votato dal Parlamento europeo è da considerarsi come un passo avanti
estremamente positivo per una sempre maggiore partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali. Tale iniziative, infatt i, apre
un dibattito importante per una gestione d’impresa responsabile e attenta alle conseguenze sociali delle proprie scelte,
considerando i lavoratori non più come una semplice variabile dipendente, ma come soggetti da tutelare, garantendone la propr ia
valorizzazione formativa e professionale.
Selezione dei testi a cura di Fabio Ghelfi, Umberto Bettarini, Angelo Motola e
Laura Zunica
Pubblicazione del Dipartimento Internazionale CGIL Lombardia
[email protected]
viale Marelli 497, Sesto San Giovanni – Milano
Il progetto I.C.A.R.U.S. ha ricev uto il sostegno
della Comunità Europea – la responsabilità dei
contenuti è esclusiv amente dei realizzatori e la
Comunità
Europea
non
ha
alcuna
responsabilità sulle inf ormazioni riportate.
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Eurostat: analisi della spesa pubblica in Europa nel 2011
In 2011, EU-27 general government expenditure amounted to 49.1 % of GDP. Based on the latest available expenditure data by economic
function for 2011, more than half was devoted to the functions ‘social protection’ and ‘health’.
Nel 2011, i l valore complessivo della spesa pubblica i n Europa (EU27) è stato pa ri
a 6,2 mi l i a rdi di euro, ovvero i l 49,1% del PIL. È qua nto emerge da l l ’ul ti mo
ra pporto Eurostat, i ntitolato General government expenditure in 2011 – Focus on
the functions ‘social protection’ and ‘health’, un’a nalis i compa ra ta del l a s pes a
pubblica europea che pone particolare attenzi one a l l e funzi oni di protezi one
s oci a l e e s a ni tà , gi udi ca te tra l e pi ù i mporta nti .
Sul la base degli ultimi dati di spesa disponibili, riferiti a l l a funzi one economi ca
2011, emerge che più della metà degli inves ti menti s ono s ta ti i ndi ri zza ti a l l e
funzi oni di “protezione sociale” e “s anità”, ri spettivamente con una percentua l e
pa ri al 19,6% e 7,3% del PIL (in lieve calo ri spetto a l 19,9% e 7,5% del 2010). Tra le
a l tre funzioni, in ordine decrescente, troviamo: “s ervizi pubblici general i ” (6,6%),
“i s truzione” (5,3%), “affari economici” (4,0%), “ordine p ubbl i co e s i curezza ” (1,8%), “di fes a ” (1,3%), “cul tura ” (1,1%), “protezi one
a mbi enta l e” (0,9%) e “s ervi zi a l l a comuni tà ” (0,9%).
In ra pporto a l PIL, i livelli più alti di spesa pubblica s ono stati rilevati in Danimarca, Francia, Finlandia e Bel gi o, tutti per un tota l e a l di
s opra del 53% del prodotto interno l ordo. Il dato più basso di investimenti nella spesa pubblica in rapporto al PIL è quello della Svi zzera ,
con una percentuale pari al 33,8%. Dal 2010 a l 2011, l a spesa totale dei governi europei è diminuita per tutte l e funzioni sopra elenca te,
a d eccezione dei “servi zi pubblici generali” che s ono aumentati in gran parte a caus a degli a umenti dei ta ssi d’interesse. Il maggiore calo
regi strato è quello che ri guarda l e “attività economiche”, generalmente s piegato dalla sempre maggiore diminuzione degli inve stimenti .
La “s a nità” e le funzioni di “protezione s ociale” costituiscono insieme quasi il 55% del totale della s pesa delle amministrazioni pubbliche
europee. Sommando i dati di queste due funzioni risulta che in Germania (58,8%), Danimarca (58,3%), Francia e Fi nl a ndi a (entr a mbe
57,3%), i l dato di spesa supera la media europea. Allo stesso modo, l e percentuali più bass e s ono s ta te i ndi vi dua te a Ci pro (33,5%),
Lettonia (42,2%), Romania (44,5%) e Ungheria (44,8%). Da un’analisi più approfondita ri sulta che il peso degli investimenti d estinati al l a
funzi oni di “sanità” e “protezione s ociale”, combinati sul totale della s pesa pubblica, è più basso nei dodici Stati membri che per ul ti mi
ha nno a deri to a l l ’Uni one europea .
Ri s petto al 2002, l a s pesa dei governi europei i n ma teri a di “protezi one s oci a l e” e “s a ni tà ” è a umenta ta . Dopo es s ere ri ma s ta
rel a tiva mente s tabile fi no al 2008, con una percentuale che s i aggirava i ntorno al 25%, l a quota di ques te due funzi oni combi na te ha
ra ggi unto il 27,6% nel 2009, per poi attestarsi a l 26,9% nel 2011. Tutta via, l’incremento tra il 2008 e i l 2009, s empre ri ferito al PIL, non è
dovuto a una crescita in termini assoluti, bensì a un calo del PIL i n prezzi correnti. Complessivamente, rispetto al 2002, l a spesa destinata
a l la “sanità” e alla “protezione s ociale” è aumentata di 4 punti percentuali o poco più i n Estoni a , Greci a , Spa gna , Ita l i a , Pa es i Ba s s i ,
Portoga llo, Finlandia e Regno Unito, e di quasi 9 punti i n Irlanda, così come è diminuita i n termini di PIL i n Bulgaria, Germani a , Pol oni a ,
Sl ova cchi a , Svezi a , Norvegi a e Svi zzera .
La “protezione s ociale” è s enza dubbio l a più importante funzione della s pes a pubbl i ca . Comprende l e s pes e per l a ma l a tti a e l a
di s abilità, la vecchiaia, la famiglia e i bambini, la disoccupazione, l’abitazione e l ’esclusione sociale. Nonostante ci ò ha rappresentato nel
2011 s ol o il 39,9% del totale della spesa, ovvero il 19,6% del PIL dei Pa esi europei (EU27). La s pesa più a lta per l a “protez i one s oci a l e”
compa rata in base alla media EU27, in quanto percentuale del PIL, è s tata ri levata in Dani ma rca (25,2%), Fra nci a (23,9%) e Fi nl a ndi a
(23,7%). Al l ’opposto, è s tata minore i n Islanda (11,7%), Slova cchia (11,9%), Ci pro (12,0%), e Lettonia (12,1%). Ad eccezione dell’Isl a nda ,
per i pa es i nordi ci è s ta to ri l eva to un da to rel a ti va mente el eva to.
Ul ti mo, ma non meno importante, è i l dato che ri guarda l e percentuali di spesa pubblica, ri s petto a l tota l e, des ti na te a l l a c ul tura e
a l l’istruzione. Per quanto ri guarda la cultura l ’Italia si attesta all’ultimo posto della classifica con un dato pa ri a l l ’1,1% a fronte di una
media europea del 2,2% s ul totale. Non va meglio per gli investimenti nell’istruzione, dove s empre l ’Ita l i a s i conferma ma gl i a nera
del l’Unione europea con una percentuale pari a l l ’8,5%, s uperi ore s ol o a l l a Greci a (7,9%), a fronte di una medi a EU27 del 10,9%.
La Francia dice sì alle unioni gay
In April 2013 also France said yes to gay marriage and adoption. France is the 12th country agreeing on the topic, and this i s a big step
forward towards human rights and equality.
E' di Apri le 2013 i l vi a libera della Francia alle nozze e alle adozioni per l e coppie gay. Il s enato fa passare il progetto di legge che vi ene
cons iderato il più i mportante dall'abolizione della pena di morte che avvenne nel 1981. Con questo importante passo la Fra ncia diventa,
i n s eguito a Belgio, Portogallo, Olanda, SPagna, Svezia, Norvegia, Islanda, Argentina, Uruguay e Suda frica, il dodicesimo paese al mondo
a da re il nulla osta alle unioni e a dozioni per l e coppie dello stesso s esso. Anche in nove s tati degli USA e a Washington DC ta li unioni
s ono possibili.
Selezione dei testi a cura di Fabio Ghelfi, Umberto Bettarini, Angelo Motola e
Laura Zunica
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La l egge in questione era già s tata a pprovata dall'Assemblea nazionale il 12
febbraio 2013. E una settimana prima di questo episodio a nche l a Camera Bassa
del parlamento britannico a veva detto si alle nozze omosessuali, ma il
provvedi mento è ancora pendente dava nti alla ca mera dei Lord.
Contes tualmente a questi episodi, il presidente della consulta Franco Gallo ha
chi esto al Pa rlamento di affrontare l 'argomento delle nozze gay.
L'a rgomento delle unioni gay è stato uno dei ca valli di battaglia del presidente
Hol lande, ed essendo un argomento ancora molto delicato ha creato una netta
di vi sione tra la popolazione francese. Sono s tate numerose le manifestazioni di
protes ta contro questo disegno di l egge, che hanno visto in prima linea le
forma zioni politiche della destra e quelle della chiesa ca ttolica, i musulmani e gli
eva ngelici. Ma a poco s ono servi te tali proteste, poiché il testo di legge è s tato
a dottato con esigue modifiche rispetto alle proposte.
Ma non s olo la Francia, bensì anche la Nuova Zelanda recentemente s i è a perta alle unioni per i ndivi dui stesso s tesso.
Di fa tto sono dunque molti i paesi che s tanno s eguendo la stessa corrente l egislativa di apertura alle unioni di i ndividui dello s tesso
s esso. Ol tre ad essere infatti una celebrazione d'amore e i mpegno, il matrimonio è un istituto civile che ga rantisce dei diritti che fino a d
oggi s ono sempre s tati l egati alle unioni di individui di genere diverso, creando una lacuna a livello di tutela di diritti u mani per una
determinata categoria di persone. Se prendiamo ad esempio tutti quei diritti che s ono riservati al coniuge, come a d esempio il ca so d i
gra ve ma lattia i n cui è s olamente il coniuge a potersi a vvicinare o fornire determinate i nformazioni a i medici, con la l egali zzazione a
l i vello civile a nche delle unioni gay, queste tutele di diritti si estendono a un numero nettamente maggiore di persone, face ndo risultare
l 'i stituto non più a nacronistico rispetto alla società moderna.
Mol te s ono le ca mpagne portate avanti dagli a ttivisti dei diritti degli omosessuali, e pare che adesso s tiano iniziando a dare i loro frutti.
Na tura lmente l a strada da fare per ra ggiungere una s ostanziale e reale uguaglianza è a ncora molta, ma i l fatto che un paese come la
Fra ncia, una delle maggiori potenze europee, a bbia sancito questi diritti, e che la Gran Bretagna l i abbia contestualmente posti al va glio
del parlamento, sicuramente ra ppresentano un tra guardo d ecisamente positivo.
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