il granellino 923_new_12 ottobre
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26 OTTOBRE 2014 ANNO XXXI - N. 923 G R AT I S Parrocchia Corpus Christi e Regina del Rosario - PP. Vocazionisti - Via Manzoni, 225 - 80123 Napoli Tel. 081.5756742 - 081.7690623 - 340.2449501 - www.ilgranellino.it - E-mail: [email protected] LA RICERCA DELL’AMORE di P. LORENZO MONTECALVO SDV “Maestro, nella Legge qual è il più grande comandamento?” (Mt 22, 34-40) S i parla e si scrive molto, anzi, moltissimo, sull’amore, ma se ci guardiamo attorno, nello stesso ambito familiare, quanto pochi sono quelli che praticano l’amore! L’amore genera fiducia, pace, gioia, condivisione, fratellanza, prosperità e unità. Invece, cosa vediamo attorno a noi? Aggressività, individualismo, litigi, discordie, rancori, odi, classismo, razzismo… Ognuno di noi cerca e vuole l’amore. Sempre, o quasi, rimaniamo delusi, perché la stragrande maggioranza degli uomini non ha amore da offrirci. Perciò ci facciamo male a vicenda. Perché avviene questo? Perché pretendiamo di succhiare il latte dell’amore da un seno flaccido. Da chi si riceve, invece, l’amore vero? O, meglio, chi è capace di dare dell’amore vero? Ho 69 anni, sono un ministro di Dio da 44 anni. Per esperienza posso dire che cercare l’amore da chi non ama Dio è come voler attingere acqua da un pozzo secco. Sa dare amore (quello vero) solo chi è una sola cosa con Dio, che è amore infinito. La persona che non è intimamente unita a Dio è come un ruscello disseccato dalla fonte, che non porta acqua nei campi da coltivare. * * * L’ uomo è capace di amare veramente solo se ama Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze. “Dio è amore”, leg- giamo in ogni pagina della Bibbia. Perciò chi vive senza Dio ama solo se stesso, facendo soffrire quelli che gli stanno attorno. La causa primaria di ogni aggressività, litigio, discordia, violenza è l’individualismo. Cos’è l’individualismo? È la ricerca del proprio benessere in ogni evento, circo- stanza e incontro con l’altro. È una ricerca che si vuole realizzare a tutti i costi, anche se procura sofferenza agli altri. Si può amare l’altro senza amare Dio? La risposta non è facile. Io direi che è possibile, ma non è un amore perfetto. Certo, si può dare da mangiare all’affamato perché si è mossi da un profondo senso di compassione, ma nello stesso tempo ci si riAmare è portare la croce fiuta di perdonare le offese ricevute… Oppure si smette di dare il pane all’affacon pazienza, mitezza e mato se questi non si ricorda di dire in silenzio “grazie”. Chi ama Dio impara ad amare come Dio ama. E Dio ama sempre, ovunque e chiunque. Dio non è amore condizionato, intermittente e temporaneo. Egli è amore eterno, immenso e immutabile. Cosa bisogna fare per amare Dio? Bisogna ascoltare e seguire Gesù di Nazareth, l’Uomo-Dio. Egli è il Maestro (e non il professore), che è venuto a insegnarci come si ama Dio e il prossimo. Gesù di Nazareth è la via dell’amore, la verità dell’amore, la vita dell’amore. Chi vuole essere perfetto nell’amore dev’essere un perfetto cristiano. Ma è possibile diventarlo? Sì, senz’altro. Basta mettere in pratica il Vangelo sine glossa. Infatti Gesù l’ha detto: “Chi crede in me e a me farà opere più grandi di quello che ho fatto io”. Un’opera è grande solo se viene compiuta con lo stesso amore di Gesù. Le opere di amore che si compiono in obbedienza a Gesù glorificano Dio e beneficano il prossimo. Solo glorificando Dio e beneficando il prossimo l’uomo si realizza e alla fine della sua vita può gridare, come Gesù n sulla croce. “Tutto è compiuto”. 2 il granellino LA COLOMBA Marisa Di Martino M olte volte, nel mio cammino di fede, mi sono chiesta perché la Persona dello Spirito Santo viene simboleggiata quasi sempre da una colomba. Proprio in questi giorni, un’ospite inattesa mi ha dato modo di capire il motivo (a modo mio). Sono due settimane che una colomba grigia e nera ha nidificato sul balcone di casa mia. In un vaso di fiori ha creato un nido, ha deposto due uova e le sta covando. Sta lì tutto il giorno e si allontana solo quando io vado a bagnare le piante: paziente, attenta, tranquilla, amorosa, non si stanca, non trascura. Copre con il suo corpo le due uova e aspetta che il tempo maturi. Così io credo sia anche per lo Spirito Santo. Ci sostiene, ci consola, ci incoraggia, ci protegge e attende con pazienza che per noi venga il tempo della scelta responsabile, della risposta alla chiamata divina. La colomba di casa mia è venuta dal cielo, sta con me in questi giorni e forse mi conosce anche. Lo Spirito consolatore verrà, anzi, sta già venendo, per darmi pace e amore ed n io rendo grazie al Padre e al Figlio. La Congregazione delle Suore delle Divine Vocazioni è lieta di annunciare la professione perpetua della sue care figlie che operano nell’Istituto Sacra Famiglia in via Manzoni, 225 - Napoli. Ci scrivono CHI È DISUMANO? Caro Padre Lorenzo, trovo disumano, da parte della Chiesa, non accogliere i “matrimoni gay”. Gesù infatti ha accolto tutti e con grande misericordia. È un diritto dei gay sposarsi tra di loro. La Chiesa deve adeguarsi ai tempi se vuole sopravvivere. Lettera firmata Caro fratello, è “disumano” tutto ciò che è “contro natura”. Perciò accusare la Chiesa di disumanità è assai grave, oltre che incoerente con il significato delle parole. La Chiesa non fa altro che insegnare ed esortare l’umanità a non vivere contro natura. Ben sapendo che tutto ciò che si fa contro natura si ritorce contro l’uomo. I cosiddetti “matrimoni gay” sono assurdi e disumani, condannati dalla storia multimillenaria, come provano le Sacre Scritture. Ed è anche disumano promuovere e difendere come “diritti” l’aborto e l’eutanasia. Andare contro natura, infatti, è andare contro Dio che “in principio li creò maschio e femmina”. Molti storici dicono che una della cause della rovina dell’impero romano fu proprio l’omosessualità, praticata soprattutto nella cosiddetta “società perbene”… Fratello caro, non è il Vangelo che si deve adeguare al mondo, ma il mondo che deve adeguarsi al Vangelo, che è la Verità dell’uomo. Che Dio ti illumini! P. Lorenzo UN FIDANZATO DELUSO Caro Padre Lorenzo, sono profondamente deluso e addolorato, perché ho scoperto che la mia fidanzata mi ha tradito. Io la amo e anche lei dice di amarmi. Mi ha detto che il tradimento non è stato con il cuore! Cosa devo fare? Aiutami! Sono totalmente confuso. La devo perdonare, dal momento che sono convinto cristiano? Un fidanzato deluso e tradito Caro amico, il buongiorno si vede dal mattino. E il tuo mattino non è pieno di sole. Certo, se tu fossi sposato con lei, ti avrei subito detto di perdonarla, perché il matrimonio, per noi cristiani, è unico e indissolubile. Il fidanzamento, invece, è il tempo della conoscenza, perché si possa fare una scelta del futuro coniuge con la sapienza del cuore. Non sarò io a consigliarti se continuare il tuo fidanzamento con lei o lasciarla. Se fossi in te, sicuramente perdonerei di cuore il suo peccato, ma sarei molto prudente nel continuare questo fidanzamento, soprattutto se lei non è cristiana. Ricordati che “il lupo perde il pelo, ma non il vizio”… P. Lorenzo IL SAZIO E IL DIGIUNO Suor Marie Philippine Suor Marte La Suora Vocazionista è chiamata a lavorare, accogliere, chiamare, formare e promuovere le vocazioni alla vita religiosa e sacerdotale. Don Giustino vuole che la Suora Vocazionista sia madre per le vocazioni e che abbia un solo tormento: le vocazioni. Ad Oslo un gionalista si veste da mendicante e va a chiedere l’elemosina nella parte residenziale della città. Trascorre tutta la mattinata seduto all’angolo di una strada molto trafficata, ma alla fine se ne torna a casa con poche monetine. Il giorno dopo va a chiedere l’elemosina nella parte povera della città. Alla fine della giornata ritorna a casa con la tasche piene di monete! Chi ha orecchie per intendere, intenda. Il pungiglione il granellino 3 PRIMA GESÙ, POI I SANTI Fare la volontà di Dio è andare dove noi non vogliamo andare e amare chi non vogliamo amare Fabrizio de Falco M olti di voi avranno osservato, in qualche chiesa, questa scena: tanta gente inginocchiata dinanzi alla statua di un santo, ma nessuno inginocchiato dinanzi al tabernacolo o alla statua di Gesù. L’affidamento ai santi è, ovviamente, cosa meritevole. Lo è però molto di meno allorquando, nella prefigurazione mentale del fedele, il santo finisce per diventare il prevalente (se non addirittura unico) riferimento, così “oscurando” Gesù. Chi si comporta così attribuisce al santo poteri soprannaturali suoi propri dimenticando che egli è un “intercessore” e che ogni suo potere gli viene conferito da Gesù Cristo. Peraltro, a differenza del santo, Gesù è “realmente” presente nel tabernacolo. Perciò, se sei in chiesa, rivolgiti dapprima a Gesù e poi potrai, più meritevolmente, parlare anche con il santo affinché egli, con la sua intercessione, “rafforzi” ulteriormente la tua antecedente preghiera. Se tu potessi parlare di questo argomento proprio con il Santo di cui tu sei devoto egli ti direbbe: “Ama innanzitutto Gesù. Rivolgiti innanzitutto a Lui. Se ti rivolgi soltanto a me, dimenticando Gesù, non ne sono affatto felice”. Ricordate Giovanni Paolo II, a Tor Vergata, durante le Giornate della Gioventù del 2000? Allorquando notò l’entusiasmo di milioni di giovani per la sua persona ne fu ovviamente felice. Ma, evidentemente, si preoccupò che quell’eccessivo entusiasmo per la sua persona potesse oscurare Gesù. Perciò disse ai giovani “Per Chi siete venuti qui?”. Un’ultima riflessione. Immaginate di essere disoccupati e di sognare di poter essere assunti in una certa azienda. Vorreste farvi conoscere personalmente, ma sapete che è molto difficile. Siete in treno e cosa scoprite? Che alla vostra sinistra è seduto l’amministratore delegato di quell’azienda ed alla vostra destra un suo funzionario. A chi per primo vi rivolgereste per farvi conoscere sperando nell’assunzione? Ovviamente all’amministratore delegato perché sapete che lui ha molto più potere dell’altro. In chiesa sei nel treno per il Paradiso. Rivolgiti inn nanzitutto a Gesù e poi, eventualmente, anche al santo. PRIMA E DOPO LA FAMIGLIA ALL’INTERNO DI UNA COMUNITÀ A nni fa mi andai a confessare perché mio figlio, il giorno dopo, doveva ricevere la Prima Comunione. Erano anni che non mettevo piede in una chiesa e non mi confessavo. Iniziai la confessione dicendo: “Padre, non ho grandi peccati… Sono una buona madre, una buona moglie e… sono onesta!”. Il sacerdote mi guardò e mi disse: “Sei cieca!”. Ed io: “No, padre, ci vedo bene…” Non capii il senso di quella frase, perché c’era una lunga fila di persone che aspettavano di confessarsi e pensai che non ci fosse il tempo per chiedergli una spiegazione di quel “sei cieca”. Mio figlio fece la Prima Comunione e anch’io ricevetti l’Eucaristia. In che modo solo Dio lo sa. Ebbene, un anno fa iniziai ad ascoltare una serie di catechesi per approfondire la mia fede. Durante l’ascolto della Parola di Dio, settimana dopo settimana, mi scoprii sempre più peccatrice. Vedevo la mia anima sporca. Più ascoltavo più venivano a galla i miei modi di vivere che non erano secondo i pensieri e le vie di Dio. “Modi di vivere” che ora ho imparato a chiamare con il loro nome: peccati. Questa luce ricevuta sui miei peccati mi ha portato alla fine a fare una confessione generale della mia vita, nella quale mi sono sentita, per la prima volta, purificata dalle acque vive della misericordia di Dio. Una lettrice Antonio De Fenza Q uanta tristezza, oggi, quanta sofferenza nei giovani! Quanta mancanza d’amore! Negli ultimi tempi sempre più spesso ho ascoltato lamentele di ragazzi e ragazze che non hanno mai ricevuto una carezza, mai un bacio, mai un abbraccio, neanche dalla loro mamma. Tutto questo mi fa pensare anche alla mia famiglia. A tutti gli errori commessi, ai litigi, ai disagi vissuti da mia figlia… Tutto, sempre, per mancanza d’amore. Sono ferite che ancora oggi sono dentro di noi. L’inferno era lì, tra quelle mura domestiche, dove Cristo non aveva modo di entrare, perché il nostro cuore era indurito da tanti peccati. Eppure sono cresciuto in una famiglia cristiana, in cui mio padre e mia madre erano l’orgoglio di noi figli. Vivevamo in una piccola casa, quattro fratelli, e ricordo l’amore di mia madre che riempiva di gioia anche il vicinato. La sera il momento più bello. Tutti riuniti attorno alla piccola tavola, condividevamo il poco che avevamo. Dopo… Tutti a letto, insieme, in quell’unica stanza dove veramente regnava l’amore e, cosa che più ricordo con gioia, dove prima di addormentarci, tutti insieme, facevamo il segno della croce e la preghiera. Purtroppo quest’amore non lo sappiamo dare ai nostri figli. Lo cerchiamo nei regali, nelle cose materiali, in una tata che li guardi… ed ecco le conseguenze! Una famiglia non fondata sui veri valori. Oggi, però, ho scoperto che la vera fonte d’amore è Gesù Cristo, e Gesù Cristo entra nelle nostre vite attraverso la Chiesa, una comunità cristiana. Ecco, la mia famiglia, all’interno di una con munità, sta imparando piano piano a vivere l’amore. 4 il granellino GESU’ NON È UN OPINIONISTA Fabio Caputo I l profeta non si adegua alle mode o alla mentalità di questo mondo. Il profeta, quando insegna e predica il Vangelo, non guarda in faccia a nessuno, non si fa intimorire da nessuno. La tentazione di non annunciare la Verità nella sua interezza, per paura di non essere gradito dall’ambiente in cui si vive, è spesso forte. Quando sono nei salotti perbene della città e si parla di religione e di morale, mi rivolgono molte domande: “Padre, qual è la tua opinione sui contraccettivi? Sui rapporti pre-matrimoniali? Sulla comunione ai divorziati risposati? Sull’aborto? Su Gesù Cristo? Sulla Chiesa? Sulla confessione? Sulle tasse da pagare allo Stato?” Solitamente rispondo con: “anzitutto non vi do una mia opinione, ma una verità su questi quesiti che mi avete posto…”. L’evangelizzatore non è un opinionista. Egli non annuncia una sua verità, ma Gesù Cristo che ha detto: “Io sono la Verità”! Certo, non mancano degli opinionisti anche nella Chiesa, i quali manipolano il Vangelo secondo le persone che hanno davanti. Il vero evangelizzatore annuncia, sempre, comunque e a chiunque la Verità. Egli ama la Verità più del padre, della madre e del fratello e non si fa intimorire da nessuno. Non c’è falsità nel vero evangelizzatore. Nel suo cuore c’è l’odio solo per ogni forma di ipocrisia. Perciò, al padre che non paga le tasse, dice che il suo comportamento non è cristiano; alla sorella che usa i contraccettivi per non avere figli, dice che non è cristiana, all’amico avvocato che è disonesto dice che il suo comportamento no è cristiano; alla madre che vuole divorziare dice che va contro la volontà di Dio; al fratello che va a ricevere la comunione da divorziato risposato dice che così mangia la sua condanna… In mezzo a questa generazione che rifiuta ogni verità assoluta, il vero evangelizzatore risplende come un astro, tenendo solo alla Parola della vita. Egli non ha soggezione al potere religioso, politico o economico. È pronto a rimanere un umile prete, senza farsi corrompere da chi ha il potere di farlo diventare Vescovo… È pronto a rimanere un umile medico, ma non si fa corrompere da chi ha il ptere di farlo diventare magari primario di un ospedale. È pronto a rimanere un umile imprenditore, ma non si fa corrompere da chi ha il potere di far ingrandire la sua azienda… Chi dà all’evangelizzatore la forza di annunciare il Vangelo sine glossa? Ce lo dice San Paolo, che non predicava un Vangelo a misura d’uomo, ma un Vangelo rivelato. Così dice San Paolo: “Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra di voi soltanto per mezzo della Parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione” (1Tes 4, 5). Come Gesù, il vero evangelizzatore insegna secondo verità. Dinanzi ai signori di questo mondo, che si sentono minacciati dal Vangelo, ciò che per lui è importante resta solo il Regno di Dio. Questo è l’unico assoluto da ricercarsi. Solo chi è libero da ogni collusione con il potere corrotto ha il potere di dire sempre la Ven rità. Una vita vissuta per Dio e il prossimo genera gioia, pace e armonia UNA LITURGIA SENZA CANTI È COME IL SOLE SENZA RAGGI Vincenzo Topa uando il cantore, in una chiesa, suona e canta bene, in maniera Qispirata, può capitare, purtroppo, che molti membri dell’assemblea vengano in chiesa solo per ascoltare il canto. Il che è veramente triste. Per questo, nel momento in cui si rende conto che sta cantando da solo, il cantore fa bene a fermarsi ad esortare tutta l’assemblea a unirsi a lui nella lode a Dio. Un’altra tentazione in cui cadono molti membri dell’assemblea è quella, trascinati dalla melodia, di cantare senza riflettere sul significato delle parole. Così cantano con la bocca, ma non con il cuore. Chi invece canta con la bocca e con il cuore continuerà a cantare (anche solo il ritornello o il versetto che più lo ha colpito) durante tutto il giorno, che si colma grazie a questo canto della presenza di Dio. I canti sacri sono preghiera. E possono diventare piccoli momenti di preghiera nel corso della giornata. Chi li canta con fede prega come un bambino, la cui preghiera è graditissima a Dio. Diceva il vecchio monaco Silvano del Monte Athos: “Il Signore ci ha dato la liturgia cantata come dono per i bambini meno bravi, che non sanno pregare ancora correttamente”. Il canto e la musica sono allora elementi essenziali della liturgia. Senza il canto e la musica la liturgia diventa quasi come un sole senza raggi, offuscato in una giornata di caligine. Per questo è necessario preparare sempre con cura i canti per la liturgia e, se possibile, anche l’accompagnamento musicale, perché il tutto sia compiuto con sacralità. Il cantore ha un ruolo importantissimo in questo, quello rendere visibile la koinonia, la comunione nell’assemblea, che è un dono dello Spirito Santo. È importante allora, proprio perché svolge un carisma di comunione, che prima di svolgere il suo servizio, faccia un piccolo esame di coscienza e accetti la misericordia di Dio per il perdono dei propri peccati, così da essere in pace con Dio e in comunione con i fratelli. “Cantate al Signore un canto nuovo”, dice il salmista. Questo canto è n il canto dei redenti. Supplemento al n. 10 (ottobre 2014) [anno LXXXVII] della Rivista “Spiritus Domini” - Direttore responsabile: Ciro Sarnataro, Via Manzoni, 225 - 80123 Napoli - Autor. del Trib. di Napoli n. 1445 del 17-2-1961 - Stampa: Graphicus - Napoli - Tel. 334.308.15.15