È proprio tutta colpa della “rasta”

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È proprio tutta colpa della “rasta”
È proprio tutta colpa della “rasta”
23 gennaio 2015
Si dice comunemente che «l’abito non fa il monaco» e in certe situazioni questo
ci può anche stare, è un proverbio che aiuta a interpretare i fatti, ma per quanti
sforzi faccia non riesco a trovarne uno che mi aiuti a interpretare quanto
accaduto all’Istituto Statale Alberghiero «Savioli» di Riccione, un Istituto che suo
malgrado è salito agli onori della cronaca quotidiana per un caso che sta
diventando un «affare di Stato». Sono scesi in «guerra» tra loro la mia collega
Daniela Casadei contro uno studente e la sua famiglia sostenuti nella disputa
non solo dal deputato di SEL (Sinistra Ecologia e Libertà) Giovanni Paglia
autore di un’interrogazione parlamentare presentata al Ministro dell’istruzione
Stefania Giannini, ma anche da Graziano Urbinati segretario della CGIL di
Rimini. E tutto per una capigliatura: la «rasta».
Ma cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta e perché mai si è arrivati a
scomodare Ministro, deputati e sindacalisti fino a invocare addirittura il rispetto
dell’art. 34 della nostra Costituzione. In breve. Al rientro a scuola dalle vacanze
natalizie uno studente del «Savioli» di Riccione si presenta in classe con una
visibile novità: i capelli tagliati a «dreadlocks» ovvero a treccine arruffate sciolte
come Caparezza o raccolte da una fascia o lasciati cadere a coda di cavallo.
Una moda meglio conosciuta in ambito giovanile come taglio a «rasta». E’ la
moda del momento che piace a tanti ragazzi, ma che li fa sembrare un po’ zozzi.
E magari qualcuno lo è pure. In verità è più corretto dire che dietro questa strana
capigliatura ci sono, talvolta, dei bravi ragazzi, studiosi, educati, senza grilli per
la testa, ma con la sola voglia di apparire anticonformisti.
Ne ho anch’io qualcuno nel mio Istituto e devo dire che per fortuna sono puliti,
senza pidocchi, educati e studiosi quel tanto che basta per restare a galla senza
infamia e senza lode. Ma per qualche insegnante la “rasta» non sa da fare. Del
caso se ne occupa la preside che in men che non si dica assume una drastica
decisione: sospensione! Lo studente viene sospeso per qualche giorno dalla
frequenza delle attività di laboratorio di cucina per «questioni igienico sanitarie».
Per lei, infatti, i capelli a «rasta» non garantiscono un’adeguata igiene nei
laboratori di cucina e pertanto invita il ragazzo a provvedere nel più breve tempo
possibile a una capigliatura più consona alle attività didattiche dall’indirizzo di
studi scelto. Inizia così lo scontro. La famiglia non è d’accordo sulla decisione
presa dalla preside, ritenendola una pesante discriminazione in quanto esclude
il ragazzo, peraltro in obbligo scolastico, dalle attività didattiche di laboratorio. Lo
scontro si alza di tono e di livello.
Entra in scena il deputato Giovanni Paglia che sollecita il Ministro Giannini ad
approfondire i fatti. Secondo Paglia non è possibile mettere in discussione «la
libertà personale di ciascuno specie se si tratta di un adolescente che ha diritto
di esprimere la propria personalità attraverso l’abbigliamento e l’acconciatura».
Rincara la dose il segretario della CGIL di Rimini Graziano Urbinati che invoca
l’articolo 34 della Costituzione ove tra l’altro si legge: «La scuola è aperta a
tutti». Per Urbinati la scuola ha prima di tutto il dovere di «educare alla
convivenza e alla determinazione del pensiero critico, senza mettere in atto
azioni repressive e impedire al ragazzo, mortificandolo, di accedere agli
ambienti scolastici» e invita il Ministro a valutare l’operato della preside. Per certi
aspetti siamo proprio un paese strano. Con tutti i problemi che la scuola sta
vivendo, ci perdiamo dietro una capigliatura, elevandola a caso nazionale. Non
so se il Ministro manderà ispettori al «Savioli» o se valuterà l’operato della
preside, sta di fatto che la vicenda, a mio modesto parere, ha preso una piega
esagerata. Ha esagerato la mia collega a sospendere lo studente per qualche
giorno dalle lezioni di laboratorio, che pure sono importanti per il tipo di indirizzo
di studi.
Esagera anche la famiglia ad alzare le barricate fino a gongolarsi per l’inatteso
aiuto ricevuto da deputati e sindacalisti. Ritengo pure esagerato l’interrogazione
parlamentare al Ministro Giannini che sono sicuro ha altre gatte da pelare che
gestire un contenzioso sui capelli a «rasta». Vale la pena sottolineare che in
questo caso siamo di fronte a uno studente modello con un ottimo rendimento
nello studio, ma va altrettanto sottolineato che la preside fa riferimento a un
regolamento d’Istituto che disciplina il rapporto tra scuola e famiglia nonché
l’approccio che uno studente del «Savioli» deve avere con le attività didattiche di
laboratorio. Ma oramai lo scontro ha preso il largo. La famiglia, da parte sua,
forte degli appoggi ricevuti, ha già fatto sapere che al termine della sospensione
il ragazzo tornerà a scuola sempre con la stessa capigliatura. E’ una sfida
all’istituzione. Una prova di forza che non giova a nessuno, men che meno allo
studente. Non so come finirà la storia. Di certo sarebbe sbagliato insistere con le
sospensioni. Non si può andare avanti, per dirla come Manzoni, «l’un contro
l’altro armato». I capelli a «rasta» possono anche starci purché sia garantito il
dovuto giusto livello di igiene e pulizia personale. Non va bene fare la guerra alle
mode del momento.
I ragazzi vanno accettati per quelli che sono e per quello che rappresentano. Ciò
che fa di loro degli uomini non sono i capelli a «rasta», ma il loro essere delle
persone educate, rispettose, responsabili, sensibili e solidali. Perché restare
allibiti davanti a una capigliatura che insegue la moda del momento? Perché
lasciarsi catturare da una testa di «rasta» col rischio di perdere di vista il vero
obiettivo? Un insegnante non può perdersi dietro una testa di «rasta». Ciò che a
me preme è che l’insegnante non trascuri la sua naturale vocazione: affascinare
l’allievo, scolpire il suo animo, farlo innamorare del sapere. Da ragazzo, avevo si
e no 19 anni, un bel giorno mi son fatto fare i capelli alla Rod Stewart. Andavano
di moda. Ho rischiato di perdere la mia ragazza. All’appuntamento ha tirato
dritto. Non mi ha riconosciuto. Sono tornato subito dal barbiere per il mio solito
taglio. Ho perso Rod Stewart, ma ho guadagnato una moglie.
Corrado Sancilio, preside dell’Istituto “Agostino Bassi” di Lodi