Clero guerra e resistenza

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Clero guerra e resistenza
Pierantonio Gios
CLERO GUERRA
E RESISTENZA
LE RELAZIONI DEI PARROCI
DELLE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI PADOVA
IN PROVINCIA DI VICENZA
tipOg(ClfiCl
nOcJe(nCl
SOMMARIO
Presentazione
Introduzione
Fig. l - Marostica (Vallonara), guerra 1915-1918: via di accesso delle truppe per salire
sull 'Altopiano.
-II-
Asiago
Barbano
Caltrano
Calvene
Campese
Campolongo sul Brenta
Camporovere
Canove
Carre'
Cassola
Centrale
Cesuna
Chiuppano
Cismon del Grappa
Cogollo del Cengio
Conco
Costa di Valstagna
Covalo di Lusiana
Crosara San Bortolo
Crosara San Luca
Enego
Fara Vicentino
Fellette
Fontanelle
Foza
Gallio
Ghizzole
Grisignano di Zocco
Grumolo Pedemonte
Lastebasse
Laverda
Lugo Vicentino
Lusiana
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Mezzaselva
Montegalda
Montegaldella
Mortisa di Lugo
Mosson
Mure
Oliero
Pedescala
Perlena
Piovene
Pove del Grappa
Pradipaldo
Primolano
Roana
Romano d'Ezzelino
Rossano Veneto
Rotzo
Rozzampia
Rubbio
Salcedo
San Giacomo di Romano
San Marino
San Nazario
San Pietro Valdastico
Santa Caterina di Lusiana
Santo di Thiene
Sasso di Asiago
Solagna
Stoner di Enego
Thiene
Tresché Conca
Valle San Floriano
Valstagna
Zanè
Zugliano
Indice dei nomi di persona
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PRESENTAZIONE
l
Le ricerche storiche di don. Pierantonio Gios sulle vicende della
seconda guerra mondiale, così come furono vissute nelle nostre terre,
hanno sempre suscitato l'attenzione della gente che non le ha mai accolte con sentimenti superficiali.
Nell'affrontare temi certamente non facili, egli ha sempre posto a
fondamento delle tesi che ha prospettato, elementi documentali e fonti
storiche di varia provenienza.
E da attento ricercatore qual è, dopo aver presentato scenari e fatti,
anche controversi, su quel difficile periodo storico, propone ora ai lettori la stampa di una fra le sue fonti documentarie preferite: le relazioni
dei parroci che il vescovo di Padova, mons. Agostini, chiese venissero
redatte proprio ali 'indomani della Liberazione.
Pur con i limiti dovuti al diverso impegno profuso dai parroci nella
stesura delle relazioni, ne esce una mappa della guerra che percorre la
diocesi nelle sue diverse fasi e con diversi effetti legati alla strategicità
dei luoghi interessati ed alle differenti sensibilità politiche di ogni singola comunità.
Ne esce altresì una mappa della solidarietà verso gli sfollati provenienti dalle regioni d'Italia e d'Europa, ma pure verso rifugiati di religione ebraica che trovarono ospitalità presso le nostre comunità anche
durante il triste periodo delle leggi razziali.
Vi si scoprono elementi inquietanti come l'attività di bambini-soldato, impegnati sui fronti contrapposti a rendere ancor più crudele il panorama di quegli anni.
Emerge una società differenziata, spesso attraversata da violenze e
da vendette, nella quale gli ideali talvolta furono sopraffatti da questioni personali.
Vi si coglie uno sforzo di equidistanza dalle parti in lotta e l'intento
di chiamare violenza ogni violenza e vendetta ogni vendetta, fuori da
ogni tentazione di copertura ideologica. Vi si coglie il bisogno dei parroci di esprimere con sincerità la vocazione propria del buon pastore
che cerca tutte le pecore del suo gregge, nessuna esclusa, per condurle
alla fonte della vita.
Vi si coglie l'impegno con il quale questi uomini seppero vivere "dentro" la realtà delle contrapposizioni civili, rischiando in prima persona
-v-
a difesa della vita di tutti indistintamente, e ciò senza toni celebrativi ma
con umanità consapevole.
Sono, certo, documenti sintetici che espongono con semplicità ma
con efficacia, episodi minori ed eventi centrali del panorama storico
nazionale, in un insieme unico e senza distinzioni. Ma proprio questa
estemporaneitàfa di queste relazioni, singolarmente e nel loro comples··
so, uno strumento interessante e utile per approfondire la conoscenza
della nostra storia.
Toni Lobbia (P une in)
Fig. 3 - Asiago, 20 febbraio 1937. La sfilata degli avanguardisti concorrenti al nono campionato nazionale di sci.
Fig. 2 - Asiago, febbraio 1936. Ottavo campionato nazionale avanguardisti: l'onorevole
Ricci si intrattiene con un balilla.
Fig. 4 - Asiago, 20 febbraio 1937. Rivista degli avanguardisti partecipanti alla gara di sci
di fronte al Sacrario militare: 1200 concorrenti.
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INTRODUZIONE
PIERANTONIO GIOS
~I MU~
Nl
1. Il questionario di mons. Agostini
ERO
Nel maggio 1945 i parroci della diocesi di Padova furono invitati
a rispondere a un questionario che il vescovo mons. Carlo Agostini
aveva pubblicato su "Il Bollettino diocesano".
Il periodo della guerra - scrisse allora il vescovo - ha recato anche
alla nostra diocesi tanta mole di avvenimenti che sarebbe disavventura il
non tenerne diligente memoria che tramandi ai posteri, come le magnifiche
opere compiute dal clero e dalle organizzazioni cattoliche, così anche le
tristi vicende e i pericoli corsi dalle nostre buone popolazioni. Riteniamo
che ogni parroco e curato avrà annotato con cura e nei debiti modi, sempre corretti ed imparziali, gli avvenimenti nei quali sia stata coinvolta la
propria parrocchia e curazia; ma è opportuno che anche l'ordinariato sia in
possesso di una accurata relazione di ciò che, in dipendenza della guerra,
ogni parrocchia e curazia, ogni istituto ecclesiastico e religioso, ha potuto
compiere nel campo della carità cristiana, dell'assistenza agli sfollati, ai
prigionieri, e delle svariate attività che i molteplici bisogni richiedevano,
come pure dei pericoli corsi, dei danni subiti, delle vittime, che hanno
funestato la vita parrocchiale e civile dei luoghi. [... ] È superfluo avvertire
- continuava il vescovo - che la relazione, redatta secondo lo schema qui
pubblicato, dovrà essere del tutto esatta e precisa, con la indicazione dei
nomi di persone e di luoghi, di date, così da costituire un documento di
assoluta verità, tenuto presente che la relazione è riservata esclusivamente
all'ordinario diocesano.
Fig. 5 - Asiago, 20 febbraio 1937. Nono campionato nazionale per avanguardisti: i concorrenti sfilano lungo il Corso 4 novembre davanti all'onorevole Ricci.
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La relazione doveva essere redatta su carta di formato protocollo,
scritta con calligrafia chiara o meglio dattiloscritta e in duplice copia: una sarebbe stata trasmessa alla curia; l'altra, conservata nell'archivio parrocchiale. Doveva anche servire a fornire alla Santa Sede
le informazioni che tramite la Sacra Congregazione Concistoriale aveva
già richiesto ai singoli vescovi con la circolare del IO agosto 1944
circa i danni materiali e morali del conflitto, a mano a mano che
con l'avanzata delle truppe angloamericane procedeva la liberazione
del paese. Mons. Agostini invitava quindi parroci e curati a mettersi
subito al lavoro, sapendo che esso sarebbe stato tanto più facile quanto
più prossimo agli avvenimenti conclusivi del turbinoso periodo della
guerra.
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Fissata la scadenza del 31 luglio 1945 per la trasmissione alla
curia della relazione, mons. Agostini allegò sul "Bollettino diocesano"
anche un questionario, preparato sulla falsariga di quello della
Concistoriale e suddiviso in tre sezioni: la parte morale con cinque
domande; la parte materiale con sei; la parte personale con due. Le
risposte dovevano seguire esattamente lo schema proposto a livello
esemplificativo e nel modo seguente dal vescovo:
PARROCCHIA DI ......... .
Relazione degli avvenimenti verificatisi nella parrocchia durante il periodo della guerra 1940-1945
Parte morale
C. Se la casa canonica od altri edifici parrocchiali hanno subito danni
per bombardamenti, eccetera. Indicare la data del sinistro sofferto, la entità
dello stesso, eccetera.
D. Se e quali edifici ecclesiastici sono stati occupati da chi, per quali
usi, a quali condizioni, per quanto tempo e in quali condizioni furono
rilasciati.
E. Se dei danni sofferti dalle chiese, dagli oratori, dalle case parrocchiali, dai fondi beneficiari, per bombardamenti, per occupazione od altro,
fu fatta regolare denuncia alle competenti autorità, per quale somma; se
furono ottenuti risarcimenti di danni e in quale proporzione.
F. Se furono eseguite riparazioni, quali, a spese di chi, agli edifici
sacri e alle case canoniche e altri edifici ecclesiastici: quale somma fu
erogata per tali lavori e da chi essa fu sostenuta. Somma ancora occorrente per rimettere in pristino gli edifici o altri beni ecclesiastici.
Parte personale
A. Numero degli sfollati, dei prigionieri, degli internati, dei poveri,
eccetera (indicare quali iniziative ed opere a sollievo di essi e in quale
misura e con quali risultati) e le somme raccolte ed erogate per questi
scopi.
B. Assistenza religiosa particolare prestata alle suindicate categorie di
persone e alla parrocchia stessa (indicare se furono tenute missioni, istruzioni, conferenze, eccetera).
C. Danni morali lamentati, provocati da scandali pubblici, da odi,
vendette, uccisioni, rapine, furti, eccetera.
D. Pericoli ai quali la parrocchia è stata esposta nella fede, con la
propaganda di errori, di superstizioni, eccetera e a quali può essere esposta
al presente. Indicare i rimedi usati e da usare.
E. Bombardamenti, mitragliamenti, eccetera; indicare le date dei singoli bombardamenti eccetera e il numero delle vittime, segnalando il nome
delle persone degne di essere particolarmente ricordate.
Parte materiale
A. Opere eseguite nella parrocchia, in chiesa o fuori, a scopo di culto, di religione e di carità, a cura del parroco o di istituzioni ecclesiastiche. Indicare l'ammontare delle somme raccolte in parrocchia per gli scopi
di cui sopra e delle somme spese nei lavori stessi.
B. Se la chiesa parrocchiale od altri edifici sacri della parrocchia hanno
subito dei danni per bombardamenti, mitragliamenti, eccetera. Indicare la
data del sinistro sofferto, la entità dello stesso e quanto può essere utile
segnalare per una esatta cognizione del danno subito.
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A. Se e quali sacerdoti, chierici, religiosi, suore ebbero a soffrire danni
gravi per ferite, allontanamento, vessazioni o altro.
B.
Segnalare il contegno del clero nelle difficili contingenze passate. l
2. L'elaborazione delle risposte
L'invito del vescovo non cadde nel vuoto. Abituati a obbedire, i
parroci si impegnarono subito nella raccolta dei dati e delle informazioni che mons. Agostini desiderava. La ricerca non era impossibile.
Per i più impegnati bastava rileggere le pagine della Cronistoria parrocchiale dal lO giugno 1940, data dell'entrata in guerra dell'Italia,
risalire nel tempo fino al 2 maggio 1945, data conclusiva del secondo conflitto mondiale con l'arrivo delle truppe angloamericane e con
la liberazione del paese, estrapolando le annotazioni, le iniziative e
gli avvenimenti oggetto dell'iniziativa vescovile.
Il Liber chronicus infatti durante il sinodo diocesano del 1927
era stato inserito nell' elenco dei libri che ogni parroco doveva curare, aggiornare e gelosamente custodire ed era penetrato anche nei
settori del ceto sacerdotale più restii all'idea di offrire al vescovo in
visita pastorale, o ai vicari foranei durante le annuali ispezioni, un
ulteriore strumento di rilevazione e di controllo della loro attività di
l
"Bollettino diocesano di Padova", 30 (1945), p. 75-77.
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cura d'anime. Da allora i parroci furono tenuti a scrivere "subito",
"con semplicità, senza personalismi, oggettivamente", giorno dopo
giorno, quanto di importante capitava in parrocchia. Senza fame un
diario personale, trasformarono la Cronistoria in una specie di memoria collettiva, dove anche la' comunità cristiana aveva voce ed era
rappresentata.
Era il suo libro. In tempo di pace ne testimoniava la fede vissuta
ed esercitata attraverso le feste, le sagre, le rogazioni, le missioni al
popolo, i corsi ordinari e straordinari di predicazione; costituiva la
storia minuta e spicciola della pratica fedele, del riposo festivo, della
frequenza ai sacramenti, dell'impegno profuso per la chiesa, intesa
come luogo di culto e come assemblea. Con l'inizio della guerra
prima e dell' occupazione nazifascista poi, quando tutta la comunità
cristiana fu dolorosamente coinvolta nel flagello, la Cronistoria divenne non solo una eco dell'apostolato orante e dell'azione religiosa
e assistenziale dei parroci, ma anche una registrazione interminabile
di esodi forzati, di bombardamenti, di rappresaglie, di orrori, di atrocità, di assassini e di stragi assurde e fratricide. Attingere da essa i
dati, sistemarli per argomento in ordine logico e in successione
cronologica, tentare anche una sintesi dei problemi e dei fenomeni
che agitavano la società, pur comportando una fatica e un impegno,
era un lavoro che rientrava nelle loro possibilità2 •
Per i parroci, però, che compilavano la Cronistoria alla fine di
ogni anno o nell'imminenza della visita pastorale o del vicario foraneo,
il discorso si faceva più difficile. Era necessario appellarsi alla memoria, non sempre fedele, ricorrere a testimonianze esterne, confrontarsi
con i colleghi, consultare testi oculari, scartabellare i registri parrocchiali, prendere in mano i libri contabili per raccogliere i dati e su di
essi tentare una sintesi. Il primo a rendersene conto fu il cancelliere di
curia don Mario Zanchin, incaricato a sua volta dal vescovo Agostini
a preparare una sintetica relazione dattiloscritta per l'intera diocesP da
inviare a Roma, quando a giugno cominciarono ad arrivare in curia
le relazioni inviate dai parroci in risposta al questionario. Era evidente la differenza tra quelle che avevano a monte una Cronistoria attenta ed elaborata e le altre invece che ne erano prive4 •
La prima Relazione dei preti della diocesi di Padova operanti in
provincia di Vicenza a giungere alla curia fu quella di Fara: port~ la
data del 22 giugno ed è l'unica pervenuta in quel mese. Altre segUITOno nel mese successivo con un ritmo intenso e accelerato. Il lO luglio
fu la volta di quella di Calvene, il 14 di Laverda, il 17 di Piovene
Rocchette, il 20 di Lastebasse e di Costa di Valstagna. Nei giorni
successivi si mosse la gran parte dei parroci che risposero entro la
scadenza prefissata del 31 luglio. Non mancarono i ritardatari che,
usufruendo di una proroga, si fecero presenti nei mesi successivi.
Alcuni di essi avevano dei motivi reali per giustificare il loro
ritardo: come poteva il nuovo parroco di Pedescala don Bruno Bareato
rispondere alle domande del questionario a qualche mese dall'eccidio
dove aveva trovato la morte anche il suo predecessore? Nelle stesse
difficoltà si trovava anche l'arciprete di Rotzo don Bellino Zotti.
Succeduto nell'estate al vicario economo Luigi Cipelli, riteneva che
spettasse a questo stilare la Relazione, in quanto allora responsabile
della parrocchia, informato sui fatti e testimone oculare degli avvenimenti dell'ultimo periodo di guerra. Invece no: secondo la curia, competeva al parroco pro tempore. Soltanto la pazienza e la costanza del
cancelliere, ebbero ragione degli argomenti in contrario dei due, convincendo entrambi a stendere la relazione: il primo la spedì ilIO
dicembre 1945; il secondo, il 19 giugno 1946. Fu l'ultimo dei parroci padovani operanti in provincia di Vicenza a inviarla a Padova: il
sessantottesimo - per l'esattezza - rispetto ai settantaquattro che ne
avevano l'obbligo.
Sulla natura della Cronistoria si veda P. GIOS, Resistenza, parrocchia e società nella
diocesi di Padova 1943-1945, Venezia 1981, p. 7-12; IDEM, Il clero padovano durante la
guerra e la lotta di liberazione, in 1 cattolici e la Resistenza nelle Venezie, a cura di G. DE
ROSA, Bologna 1997, p. 17-20.
3 La relazione di don Zanchin (conosciuta e riportata per alcuni passi da G. E. FANTELLI,
La resistenza dei cattolici nel padovano, Padova 1965, p. 225-232) non è stata ancora
integralmente pubblicata; consta di oltre un centinaio di cartelle dattiloscritte; si trova nell'archivio della curia vescovi le di Padova, Fondo Agostini, 7, assieme alla relazione autografa di mons. Agostini, editata in appendice a P. GIOS, Un vescovo tra nazifascisti e
partigiani. Mons. Carlo Agostini vescovo di Padova (25 luglio 1943-2 maggio 1945), Padova 1986, p. 167-188 e a quella inviata alla direzione generale dell'Azione cattolica, apparsa
in appendice a P. GIOS, La chiesa padovana durante i primi tre anni di guerra (giugno
1940-maggio 943, Conselve (PD), 1989, p. 103-115.
4 Sulla natura e l'uso delle Cronistorie e delle Relazioni si veda per l'area veneta
S. TRAMONTIN, Contadini e movimento partigiano nelle relazioni dei parroci bellunesi,
G. MICCOLl, Problemi sull 'atteggiamento della chiesa durante la resistenza con particolare
riferimento alla situazione del confine orientale, entrambi i saggi in Società rurale e resistenza nelle Venezie. Atti del convegno di Belluno 24-26 settembre 1975, Milano 1978, p.
241-262, 277-318; GIOS, Resistenza, parrocchia e società nella diocesi di Padova (26 luglio
1943 - maggio 1945), Venezia 1981, p. 7-12. Quest'anno (2000) si è proceduto a una
ristampa anastatica del volume, ormai introvabile, presso la Tipografia Modema di Asiago.
Le Relazioni dei parroci padovani si possono trovare sia presso gli archivi parrocchiali
delle singole comunità, sia presso l'archivio della curia vescovile di Padova, Fondo Agostini.
Per l'area piemontese, R. MARCIIIS, Le relazioni dei parroci su guerra e resistenza nella
diocesi di Torino, in Cattolici, guerra e resistenza in Piemonte. Le fonti e gli archivi,
Torino 1987; e da ultimo Cattolici, ebrei ed evangelici nella guerra. Vita religiosa e società, a cura di B. GARIGLIO e R. MARCHIS, Milano 1999.
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2
soffrire danni gravi per ferite, allontanamento, vessazioni o altro. Segnalare il contegno del clero nelle difficili contingenze passate" suonano
quasi identiche a quelle presenti alle domande 9 e Il della circolare.
Sotto questo aspetto una dipendenza da Roma dell'iniziativa di
mons. Agostini mi sembra non si possa negare. È stata, per così dire,
quella della Concistoriale, un'imbeccata. Chiamato direttamente in causa dalla Congregazione che chiedeva una relazione personale, il vescovo si rivolse a sua volta ai parroci chiedendo lo stesso impegno e la
stessa fatica. Pur facendo proprio il questionario, lo rielaborò accorpando
alcune domande, omettendone altre concernenti l'attività episcopale. Estese l'indagine all'assistenza religiosa dei prigionieri e degli sfollati, all'azione caritativ'J- verso i poveri e i bisognosi. Pretese la registrazione
dei bombardamenti e dei mitragliamenti con l'elenco puntuale dei danni materiali arrecati agli edifici sacri in vista di una richiesta di indennizzo agli organi amministrativi dello stato.
Un certo ruolo fu pure giocato dalla esperienza fatta dalla diocesi
durante il primo conflitto mondiale, quando una vasta fetta di territorio si era trasformato in un fronte aperto e conteso dagli eserciti in
lotta. Allora il vescovo Luigi Pellizzo si rivolse al clero esortandolo
ad annotare fatti ed episodi che smascherassero la campagna
denigratoria e settaria orchestrata dai vertici militari italiani, da una
stampa anticlericale e massonica ai danni del clero e delle popolazioni di confine accusate di neutralismo e di austriacantismo. La documentazione così raccolta sarebbe servita, nelle intenzioni del presule,
sia a rispondere alle accuse cui il clero e i fedeli sarebbero stati fatti
segno nelle aule dei tribunali del Regno, sia per offrire a lui informazioni di prima mano da comunicare quasi settimanalmente a papa
Benedetto XVII.
Ora l'iniziativa del vescovo Agostini non aveva altro o diverso
scopo: lo affermò a chiare lettere nel proporre ai parroci il questionario. Lo scopo era di tramandare "ai posteri, come le magnifiche
opere compiute dal clero e dalle organizzazioni cattoliche, così anche
le tristi vicende e i pericoli corsi dalle nostre buone popolazioni"12.
Il P. GIOS, Il clero padovano durante la guerra e la lotta di liberazione, in I cattolici
e la resistenza nelle Venezie, a cura di G. DE ROSA, Bologna 1997, p. 17-19; sulla personalità e sull'azione del Pellizzo a Padova, P. GIOS, Parroci e popolazioni nella prima guerra
mondiale. Un difficile fronte interno, in Storia dell'altipiano dei Sette Comuni, Vicenza
1994, p. 525-551; G. ROMANATO, La chiesa padovana durante la prima guerra mondiale: il
messaggio, l'assistenza, la presenza, in Padova capitale al fronte. Da Caporetto a Villa
Giusti, Padova 1990.
12 "Bollettino diocesano di Padova", 30(1945), p. 75.
-XVIIl-
Che l'iniziativa diocesana dipenda dalla lettera e dal questionario
proposto il 6 agosto 1945 dal ca~d~n~l~ La;it!ano, ~ invece da esc.ludere. Ciò che accomuna le due lll1Z1atlve e Il duplIce scopo, stonco
e apologetico. Solo che nel Lavitrano esso è espresso con una finezza di espressione e con una profondità di analisi che mancano invece nell' Agostini.
Nella catastrofe immane che ha sconvolto l'Italia - cosÌ si rivolge il
cardinale ai vescovi - il nostro popolo ha trovato nella sua fede cattolica
la più ricca sorgente di conforto per resistere, e da essa trae ora l'ispirazione verso un suo ordinato rinnovamento e la sua operosa restaurazione.
La chiesa, pur sempre estranea e superiore alle competizioni politiche, s'è
mantenuta come sempre stretta al suo popolo, specialmente a chi era più
esposto al pericolo, alle sofferenze, alle persecuzioni e ai danni della duplice guerra esterna ed interna. Il sommo pontefice, l'episcopato, il clero,
gli ordini religiosi, le congregazioni maschili e femminili, l'Azione cattolica, tutti gli istituti e le organizzazioni dipendenti o ispirate dall'autorità
ecclesiastica hanno coraggiosamente difeso e assistito le popolazioni fino
all'eroismo, affrontando le più tremende responsabilità, imponendosi alla
considerazione dei belligeranti e raccogliendo la riconoscenza e il rispetto
di quanti nella chiesa hanno trovato il loro unico rifugio spirituale e materiale, la più salda trincea di difesa della persona umana e il più valido
propugnacolo della libertà. Questo è ormai incontestabilmente penetrato nella
coscienza nazionale ed è riconosciuto da chiunque fa onore alla verità;
tuttavia non manca chi, dimentico di questa meravigliosa opera di carità,
contro ogni senso di veracità e di onestà, si sforza di far apparire la chiesa corresponsabile della rovina in cui si è precipitati. Perciò è urgente
raccoglierne la documentazione per la storia, onde dissipare le calunnie di
certa propaganda e far conoscere subito e valutare appieno queste energie
spirituali, inesauribilmente feconde e indispensabili al risorgimento civile e
sociale della patria. Per questo la direzione generale dell' Azione cattolica
italiana, interprete di un sentimento da ogni parte espressole, intende raccogliere, illustrare e divulgare i dati relativi a questa operosità di azione
della chiesa durante questo eccezionale periodo storico, riservandosi di fissarli e coordinarli con metodo ed efficacia. Per l'esattezza storica e per
ovviare deprecabili lacune e squilibri, è necessario però che dalle singole
diocesi affluiscano al centro i dati e i documenti indispensabili. Perciò si
rivolge con fiducia agli eccellentissimi ordinari affinché si compiacciano,
direttamente o attraverso gli uffici diocesani di Azione cattolica, oppure
avvalendosi di istituzioni o persone adatte a quest' opera storica e insieme
apologetica, di raccoglierli e inviarli.
La documentazione raccolta doveva servire alla pubblicazione di
uno o più volumi per un'esposizione complessiva, di quaderni, quasi
monografie per argomenti di speciale rilievo, o di fogli popolari per
ribattere certe accuse contro il papa, il clero e i cattolici. Poiché,
-XIX-
alla falcidia dei loro componenti rastrellati, incarcerati o uccisi dalle
diverse parti in conflitto. La popolazione, abbandonata a se stessa e
taglieggiata dai padroni del momento, va alla ricerca di un'autorità
che la difenda e la rappresenti.
In questa drammatica situazione i parroci non rinunciano al loro
ruolo di pastori d'anime; prendono posizione; ispirano e al tempo
stesso esprimono la genuina volontà e resistenza popolare: ne sono
per così dire la coscienza e la voce. Come precisa linea di azione
scelgono l'autentica carità pastorale: rimanere anzitutto in parrocchia,
nonostante i pericoli, per garantire un minimo di convivenza; proteggere ogni perseguitato politico indipendentemente dalla razza, dal "colore" e dalla provenienza; lenire nei limiti del possibile i dolori delle
famiglie, già tanto provate dal conflitto, allacciando i rapporti con i
parenti prigionieri, internati, profughi e sfollati; esercitare un'opera di
mediazione tra blocchi e tendenze contrapposte per la salvezza di
persone sequestrate, arrestate o già condannate, per la liberazione di
ostaggi, per conciliare la resa ed evitare la battaglia nei paesi, salvandoli dalla distruzione. E, a guerra terminata, risvegliare nei cuori
la sensibilità sopita da anni di lotta, facendo appello alla superiorità
dell'amore sull'odio; del perdono, sulla vendetta!6.
Le Relazioni, lo abbiamo già accennato, sono molte varie non
solo in rapporto alle Cronistorie, ma anche perché riflettono situazioni diverse; rispecchiano personalità umane e sacerdotali differenti per
età, grado di intelligenza, formazione intellettuale e politica. C'è il
parroco di Rubbio che scrive volentieri di quanto ha fatto, fiero di
essere comunemente chiamato "il parroco dei partigiani"; ma c'è anche chi usa la penna a malincuore, con pudore, ritenendo di aver
compiuto semplicemente il proprio dovere di sacerdote.
Alcune relazioni sono più estese delle altre, con qualche breve
introduzione di carattere storico, non prevista dal questionario. Emergono tra le più complete quelle di Canove, di Conco, di Enego, di
Fara, di Fontanelle, di Grumolo, di Laverda, di Mortisa, di Mosson,
di Pedescala, di Romano d'Ezzelino, di Salcedo particolarmente, di
San Pietro Valdastico, di Santa Caterina di Lusiana, del Santo di
Thiene, di Solagna e di Zané. Altre sono state compilate in forma
schematica e stringata, anche troppo concisa rispetto agli obiettivi e
alle fmalità che si intendevano raggiungere. Sono molto riduttive quelle
di Campolongo sul Brenta, di Carré, di Gallio, di Mezzaselva, di
16 GIOS, Il clero padovano durante la guerra, p. 20-22: a queste analoghe conclusioni
giungono per l'area piemontese M. GUASCO e M. FINCARDI rispettivamente nei saggi Studi
sulla parrocchia in Italia: annuncio religioso e scelte politiche e Pastori di profilghi. La
dispersione bellica e la ricomposizione delle comunità locali nella memorialistica dei parroci, in Cattolici, ebrei ed evangelici nella guerra, p. 42-43; 245-264.
-XXII-
Mure, di Oliero, di Perlena, di San Giacomo di Romano e di Tre. .
. .
.
sche' Conca.
La maggior parte tuttaVIa è stata scntta con cura e pre~IsIOne, m
forma organica, conservando una loro freschezza e un prezIOSO valore testimoniale. Come si vede, non è l'importanza ecclesias~ica della
sede che pone e situa la Relazione al grado più alto; sono mvece le
vicende spesso drammatiche delle piccole comunità, abbarbicate sui
monti o confinate nelle valli, a occupare e a esigere più spazio rispetto ai grandi centri.
.
A differenza delle Cronistorie, le Relazioni sono state scntte dopo
la liberazione e inevitabilmente tendono a ricomporre la dinamica
storica degli ultimi anni secondo scale di valori ridefinite dall'attualità politica e sociale del dopoguerra. Usano un linguaggio pi~ enfatico e meno dubbioso nel riferire le azioni delle diverse forze m campo. S~lo in ques~o moment~,. a guerra concl';lsa; azzarda~o qualche
giudizIO sul mOVImento partI~Iano. L~ eS~CUZI?m son:mane, le. ven~
dette crudeli, gli episodi VIOlenza, Il dIleggIO deglI avversan, glI
atteggiamenti anticonformistici e libertari dei patrioti, la cui componente comunista diventa sempre più aggressiva e pericolosa sul piano politico, allarmano i parroci che solo adesso cominciano a togliere al movimento partigiano parte di quella simp~tia. ~~trita fin
dall'inizio. C'è chi rilegge gli eventi bellici secondo CIrCUItI mformativi validi e documentati; altri li rivivono secondo una trama provvidenzialistica, in cui la salvezza della comunità è attribuita a una
serie di interventi miracolosi. I più numerosi si considerano usciti da
vicende e da situazioni che li hanno profondamente segnati, che aprono nuovi spazi all'azione pastorale e alla presenza della chiesa!?
Se si può esprimere un rammarico, va detto che le Relazioni non
illustrano sufficientemente l'opera dei laici cattolici, non soltanto nell'ambito della parrocchia, ma anche in quello più vasto della società
civile, politico e militare. Ci informano soprattutto, anche se non
esclusivamente, sull'attività del clero, che vi compare da protagonista. L'opera del laicato non è assente, ma vi appare marginale e
sullo sfondo. Per metterla a fuoco è necessario ricorrere ad altre
fonti documentarie.
17
Cfr.
FINCARDI,
Pastori di profughi, p. 240-268.
-XXIII-
ASIAGO
Parte morale
A. Gli sfollati furono 1094, in maggior parte di Padova, Vicenza,
Treviso e di altre città del Veneto, ma anche di Pola, Zara, Trieste.
I prigionieri ed internati furono complessivamente 256. I poveri della
parrocchia assistiti durante il periodo della guerra, furono 83 famiglie e 20
famiglie di sfollati: in tutto 103 famiglie, comprendenti oltre 500 persone.
Per queste categorie di persone si organizzarono ogni anno giornate
della carità per la raccolta di offerte in denaro, capi di vestiario, generi
alimentari. Vecchi, ammalati e bambini abbandonati o bisognosi di particolari cure, furono mandati all'ospedale, alla casa di ricovero, in qualche
orfanotrofio, e accolti e nutriti presso il locale asilo di infanzia. Per i
prigionieri poi si spedirono alcune centinaia di pacchi.
Non è facile dire quali somme siano state raccolte ed erogate per questi scopi in così lungo tempo, anche perché esse non passarono tutte e
sempre per le mani dell'arciprete. Ma si può calcolare che non siano state
impiegate meno di 300.000 lire.
Fig. 6 - Asiago, gennaio 1940: al Bellocchio. Da sinistra a destra: Antonio Paganin, Albino
Carli, Gigi Benetti, Angelo Pesavento, Titta Tessari, Rino Rigoni, Renzo Lorenzi,
Guido Carli. La guerra incombe; il richiamo alle armi, pure.
B. Per i soldati, prima che partissero per la guerra si teneva un breve
ritiro adatto per loro con predica, santa messa e comunione, consegna di
libretti di devozione. Anche dopo la loro partenza si teneva relazione con
loro con lettere, col bollettino parrocchiale.
Gli sfollati erano equiparati per le cure di ministero ai parrocchiani. Si
andò alla ricerca dei fanciulli già avanti nell' età e non ancora ammessi
alla santa comunione e se ne trovarono parecchi anche di 14, 15, 16 anni
di ambo i sessi.
Ogni anno, nell' epoca più opportuna, si teneva un corso di conferenze
morali-religiose agli stati particolari e dal 21 ottobre allo novembre 1942
si tenne una grande missione, che diede buoni frutti.
Si fecero anche tre pellegrinaggi al santuario della Madonna del Buso
in Gallio, giornate di adorazione e di preghiera, giornate di penitenza, comunioni generali e altri pubblici atti di religione per implorare la misericordia divina sull'Italia e sul mondo e affrettare l'ora della pace.
Tutte le iniziative comandate o suggerite a questo scopo dal Papa e
dal vescovo furono fedelmente eseguite.
Fig. 7 - Asiago, primavera del 1940: festa del narciso alle Mazze. Da sinistra a destra:
Enrico Forte, Nico Rodeghiero, Luigi Zanardini, Guido Carli: tutti del 1921 in
attesa d'essere chiamati alle armi.
C. La permanenza di soldati in parrocchia, Brigate nere e tedeschi,
l'allontanamento dalla famiglia per causa di guerra di molti mariti ha portato un rilassamento di costumi. Il maggior danno morale riscontrato fu
che parecchie giovani e spose per illecite relazioni concepirono, procurandosi poi l'aborto.
Il comando russo volle aprire per i propri soldati una casa di tolleranza;
ciò che non si poté impedire, nonostante tutti gli sforzi fatti. Ma tale casa si
chiuse dopo poco tempo. La popolazione di Asiago quasi non se ne accorse.
Finita la guerra si scatenarono odi e vendette, ma senza conseguenze
gravi. Non vi furono uccisioni a scopo di vendetta. Le fucilazioni ebbero
-XXIV -
-1-
BARBANO
Parte morale
Nell'ultimo anno di guerra, causa i continui bombardamenti, hanno sfollato le famiglie in contrada Fornaci e quelle lungo la linea ferroviaria
"Ostiglia". Però di giorno tornavano a casa ad attendere ai lavori dei campi.
Abbiamo avuti in paese settanta sfollati venuti da più parti: Padova,
Vicenza, Milano, Napoli, Roma e Pesaro: sfollati che materialmente non
avevano gravi bisogni e furono ospitati con grande carità.
Il numero dei prigionieri fu di quarantotto; non vi furono internati, né
grandi poveri. Vi furono tre prigionieri sudafricani amorevolmente e gelosamente custoditi dalla famiglia Girardello Luigi e mantenuti e vestiti da
diverse famiglie.
Vi fu un numero rilevante di sbandati che venivano uniti spesso in
luoghi diversi per istruzioni e per ricevere i santi sacramenti.
Non si possono lamentare danni morali né scandali pubblici od altri
mali; il popolo si mantiene buono.
I prigionieri sono i più abili e persuasivi propagandisti contro i moderni errori comunisti e socialisti.
Vi furono molti mitragliamenti specie lungo la strada Mestrina e alla
stazione ferroviaria. I più gravi si notano in queste epoche: 27 agosto, IO
settembre, IO novembre 1944. IO e 2 gennaio, il più grave al 9 gennaio,
nel qual giorno furono rovinate più famiglie in contrada Riva: non vi
furono morti né feriti. Il 16 pure gennaio fu mitragliata la stazione, dove
restò vittima un giovane di Barbano: Fincato Albano di anni 30. Il 17
notte, altro bombardamento. Il 21 marzo bombardamento, dove furono rase
al suolo due case: Busetto e Zotto; e 21 case rovinate più o meno leggermente. Il 22 marzo bombardamento in contrada Riva con bombe a farfalla. 26 marzo, mitragliamento. 24/26 aprile, grandi mitragliamenti e bombardamenti in più parti, senza danni. In tutte le notti e in tutte le ore
girava il famoso "Pippo" gettando continuo bombe.
Parte materiale
Fu sistemata una casa per le suore sfollate da Padova e ordinato l'asilo: in
tutto con la spesa di 10.000 lire. Fu rinnovato l'altare maggiore della chiesa
parrocchiale e messo nuovo il tabernacolo, spendendo in tutto 70.000 lire.
Chiesa e casa canonica non hanno sofferto danni per bombardamenti o
mitragliamenti.
I barbari tedeschi prima di partire, proprio l'ultimo giorno (27 aprile),
hanno assassinati tre uomini capifamiglia: Dal Pozzo Matteo, Reschiglian
Antonio, Maccà Mario.
Parte personale
CALTRANO
Parte morale
A. Si ebbero 150 sfollati, la maggioranza dei quali provenienti ~a
Napoli, Frosinone e Cassino. D~e famiglie erano da Padova (Sa~ra FamIlia e San Giuseppe), due da VIcenza (San Marco) e ~ma d~ MIlano: .
g I prigionieri furono una ottantina in .tutti e gli internati, quasI un centmalO.
I poveri non sorpassarono la trentma.
. ..
.
Gli indigenti del paese e gli sfollati poveri venne~o ~SSIStItI c0!1. bU~:mI
ettimanali di pane (l leg. a testa) e con altre penodiche elarglZl0111 ~
:econda dei casi di bisogno. Pmticolari attenzioni furono usate verso dI
loro nelle ricorrenze natalizie e pasquali. Nel Natale 1~43 f~ ?evolu~a ~
tale scopo la somma di lire 15.000 per interessamento dI famighe abbIentI
del paese.
B. Fino a che fu possibile la corrispondenza epistolare con i lontan~
(soldati, emigrati, prigionieri), si mise particolare .attenzione p~r s.pronarh
alla Pasqua. In chiesa ogni lunedì si tenne al mattmo una funzlOncll~a con
preghiere per i soldati, prigionieri, internati ec~etera. ,Al m~rtedì .mvece
perdura anche attualmente la messa all'a~tare dI Sant ~tOlllO, cUI so~o
invitati specialmente i poveri allo scopo dI pregare per I loro benefatton.
C. Aliprandini Angelo, di anni 28, già soldato ~ella SS tedesca ed
infine facente da interprete presso il comando germalllco a Lugo, la s~r~
del 21 febbraio 1945, mentre rincasava, fu arrestato da due sconoscmtI
presso la Val Gavaldin (tra Calvene e Caltran?) ~ il 25 d~l m~rzo successivo fu trovato cadavere presso la Val Vaccana 111 quel ~I Chmppano.
Altra vittima: Mancini Romolo, di anni 54, provelllente da Pescara,
commissario prefettizio del comune e segretario del fasci? rel?ub?licano, la
notte del 25 aprile 1945 fu raggiunto nella sua casa dI .abItaz~one (c~s~
Attocchi fu Luciano in contrada Villa) e di là fu trasc111ato 111 locahta
Zoion dove finì la vita sotto i colpi di mitraglia per opera di parecchi
eleme~ti calati dalla montagna. Tanto l'uno che l'altro furono vittime delle
loro opinioni politiche4 •
D. Nulla da dire e da osservare in proposito.
.
In tutto il periodo della guerra si ebbero due bombardamentI, che non
lasciarono tuttavia alcuna conseguenza: il primo la sera del 18 marzo 1945
in cui furono seminate una grande quantità di bombe a farfalla dalla località Ponte alla riva del Costo di Chiuppano e il secondo nella notte del
giorno 11 aprile 1945 pure, in cui lo stesso famoso Pippo (a~reo isol~to
notturno) sganciò una decina e più di bombe sopra la locahtà Magho,
fortunatamente anche queste cadute in sito non abitato.
Il clero, cioè il sottoscritto, nelle difficili contingenze passate ha cercato di fare quello che poteva e doveva fare ogni sacerdote.
[senza luogo e data]
Il parroco don Luigi Corradin
-4-
4 Sulla fine del Mancini si parla anche in Gros, Resistenza, parrocchia e società,
p. 267, 330.
5-
F. Unica vittima civile: Berhlzzo Raimondo, il quale la mattina del
22 dicembre 1944, mentre si recava al lavoro a Treschè Conca presso un
reparto della Todt, in treno, venne colpito da una raffica di mitraglia e vi
perdette istantaneamente la vita.
Con la ritirata nemica, 28 aprile 1945, la parrocchia ebbe tre caduti:
Rossi Teresiano, Dal Prà Bruno e Zennari Giovanni fu Pietro F orcins .
Parte materiale
A. Furono fatti lavori di adattamento nel fabbricato dell'asilo infantile
nella primavera del 1944. A tale scopo furono spese 25.000 lire.
B. Nessun edificio parrocchiale riportò danni dai sopra descritti bombardamenti.
C.
La casa canonica pure fu rispanniata dalle conseguenze della guerra.
D. L'asilo infantile fu l'unico edificio occupato dalla flottiglia Decima
Mas dal 18 marzo al 23 aprile, 35 giorni in tutto, e fu rilasciato in ottime
condizioni.
E. Non fu necessario avanzare alcuna denuncia per le ragioni sopra
esposte.
F. Nessuna riparazione fu eseguita agli edifici sacri della parrocchia
all'infuori di quelli che riguardano la ordinaria manutenzione.
Parte personale
Nessuno dei sacerdoti, chierici e suore di questa parrocchia ebbero a
soffrire danni o vessazioni durante il periodo della cessata guerra. Ognuno
tenne quel contegno che i tempi richiedevano; ma soprattutto è dovuto al
fatto che la parrocchia fu tra le più calme e tranquille.
[senza luogo e data]
L'arciprete don Giuseppe Chinell06
5 Per quei giorni si veda la testimonianza di don Frigo in Mosson e oltre, a cura di
G. BORGO e M. SERRA dalle Memorie di don Carlo Frigo missionario salesiano, Seghe di
Velo 1983, p. 188-200.
6 Don Chine Ilo era stato trasferito a Caltrano nell'estate del 1943.
-6-
CALVENE
A. Nonostante i pericoli, nessuna famiglia della parrocchia fu costretta ad esulare. Le famiglie sfollate, provenienti da Padova, Milano, da
Catanzaro e da Vicenza furono 9 con 34 componenti.
I prigionieri di guerra furono 78, dei quali 8 in mano degli angloamericani e 70 in mano ai tedeschi, dopo 1'8 settembre 1943. Degli 8 prigionieri
in mano degli angloamericani, 3 sono ritornati e gli altri 5 pare siano ancora
vivi. Dei 70 prigionieri in Germania, 8 sono ritornati e degli altri non si sa
nulla. Dei 50 lavoratori ne sono ritornati 9 e dei restanti nulla si sa.
Delle famiglie meno abbienti e di quelle realmente povere (che si contano su una mano) nell'autunno del 1944 per iniziativa puramente dei sacerdoti locali di provvide di circa 30 quintali di frumento che fu dispensato alle famiglie bisognose al prezzo dell'ammasso e di oltre 150.000 lire
di tessuti di prima qualità presso le fabbriche tessili di Schio, dove il
reverendo cappellano don Tarcisio Costa ha potuto entrare nelle simpatie e
nell'amicizia del direttore di quello stabilimento ed ottenere quanto desiderava a favore della povera gente, mentre ad altri richiedenti non fu concesso. Ed il tutto fu ceduto a prezzi di fabbrica. A ciò si aggiunga l'acquisto
di sale e di alcuni quintali di zucchero acquistato in paesi alquanto lontani
dalla provincia di Vicenza e distribuito gratuitamente alle famiglie povere
per merito degli aggregati alla pia unione della conferenza di san Vincenzo
de Paoli, che raccolsero l'obolo della carità presso famiglie della parrocchia. Per l'importo di 4.000 lire di vestiario fu spedito a favore dei prigionieri ed internati di Germania. Per i prigionieri in mano agli angloamericani
non fu possibile interessamento. Per l'acquisto di quanto è detto di sopra,
fu opera assai difficile perché necessitava eludere l'oculata vigilanza dei
tedeschi, che non permettevano acquisto di sorta e che scoperto sarebbe
stato confiscato.
Durante il periodo bellico nessun parrocchiano fu internato; ma dopo
l'armistizio dell'aprile 1945 quelli che militavano nel partito fascista furono imprigionati nelle carceri di Thiene e di Vicenza, dei quali alcuni dopo
breve tempo furono rilasciati, ma 5 sono detenuti ancora. È ben vero che
fra questi detenuti alcuni avevano abusato del potere e che l'autorità
angloamericana avrebbe concesso il nulla osta al loro rilascio. Ma i partigiani non vollero permettere il ritorno di essi in famiglia. Si arguisce
quindi che vi regna l'odio.
B. Agli sfollati fu prestata l'assistenza religiosa nella stessa misura
dei parrocchiani e furono tenute diverse istruzioni e conferenze riguardanti
il tempo attuale e per alimentare la vita cristiana, raccomandando l'intervento alla santa messa anche nei giorni feriali, ai santi sacramenti, tenendo
ogni giorno una breve meditazione durante la santa messa e nelle ore
vespertine la recita pubblica del santo rosario colla benedizione in fine del
santissimo sacramento, raccomandando alle famiglie alquanto lontane dalla
chiesa la recita del rosario in famiglia.
-7 --
CAMPESE
Parte morale
A. Data la tranquillità goduta in parrocchia dall'inizio della guerra fmo
al 4 gennaio 1945, non vi furono sfollati. Dopo il 4 gennaio 1945 per causa
di un violento bombardamento 3 famiglie con 12 persone si trasferirono a
Mason di Marostica dove si fermarono fmo al termine del conflitto.
Dopo la metà di aprile dello stesso anno prevedendo una certa qual
resistenza dei tedeschi per le fortificazioni eseguite dall'organizzazione Todt
sulle montagne circostanti, altre 6 famiglie con 29 persone si portarono
fuori dell'imbocco della valle nelle vicinanze di Bassano dove rimasero
fmo al 2 maggio 1945.
I prigionieri di guerra di Campese furono 40; gli internati in Germania
furono 7, più 3 operai; i poveri 95. Per aiutare i prigionieri e gli internati
in Germania la domenica 26 novembre 1944 vennero raccolte in parrocchia e spedite alla reverenda curia vescovile lire 1017. Per i rimpatriati
dalla Germania in una domenica di maggio 1945 furono raccolte e mandate al centro di ristoro di Bassano del Grappa lire 5.500.
A favore dei poveri la conferenza di San Vincenzo elargì lire 23.345.
A favore dei profughi della provincia la domenica 6 novembre 1944 la
locale filodrammatica diede una recita che fruttò lire 1.000 spedite a Vicenza.
A favore dei sinistrati della parrocchia (12 famiglie con 48 persone) furono raccolte lire 22.217, più kg. 50 di cuoio, offerto dal signor Finco dottor
Antonio e vari indumenti.
I beneficiati furono oltremodo contenti per la dimostrazione fattiva di
carità dei compaesani.
B. L'assistenza religiosa particolare prestata alle su indicate categorie
di persone fu la seguente: preghiere speciali nelle domeniche e feste dell'anno, nei primi venerdì del mese, nel mese mariano e nei 5 sabati in
onore della Madonna; raccomandazioni del parroco per mezzo della corrispondenza. L'assistenza religiosa alla parrocchia continuò regolarmente durante il periodo bellico con i soliti tridui, istruzioni e conferenze.
C. Si lamenta in parrocchia uno scandalo provocato da due ragazze
rimpatriate dalla Francia all'inizio della guerra e oriunde dalla vicina parrocchia di Sant'Eusebio e da due giovani spose di Campese aventi i mariti
prima soldati e poi prigionieri in Germania. Dette infelici condussero vita
scandalosa con giovinastri di paesi limitrofi, con qualcheduno del luogo e,
dopo 1'8 settembre 1943, con tedeschi e soldati repubblicani.
D. Grazie a Dio la parrocchia non fu esposta a pericoli per la fede.
Ora, a guerra finita vi potrà essere (spero) una sparuta minoranza di
sedicenti comunisti che potranno fare qualche alto proselite e promuovere disordini come il ballo. Il parroco usa tutta la sua energia per impedire lo scandalo del ballo e per limitare più che è possibile la propaganda
comunista.
-10-
urante il periodo della guerra la parrocchia subì il prim~ bomE. ~o il 4 gennaio 1945 verso le ore 12, 20. Furono sgancIate .22
bardamel. q 2 50 l'una che distrussero 6 case e causarono la morte di 4
bombe dl l · 'do bom' bardamento venne effettuato il 17 gennaio alle ore
ne I secon
.
d"
Il ..
perso . l'.
nero sganciate 7 bombe da 8 cacciabombar Ien ne e Vl~I14,3~ l~~r 1.0~;:cana1e e per fortuna non vi furono. vittime. Il 4 febbraIO
nanz alle ~re 10,30 bombardamento nel quale fu dI~tru~a una parte d~ll~
194? ne ferroviaria di Pove-Campese ed in parrocchIa s~ ebbero, dannI a~
staz~o
vetn ed ai serramenti e leggermente ferito un uomo dI Campese che SI
"
fì
trovava a Pove.
Il 20 febbraio 1945 alle ore :,30. mitragl!amento d~ un autocarro ermo
davanti alla fornace di calce che da fente graVI ad una gIOvane sposa. ~a ~era
. d l 19 marzo 1945 un apparecchio notturno verso le ore .21 sg~ncIO crrca
~~~ ;ombe farfalla a cavallo de~ Brenta, c?~~iando, dall'a?Itato dI Campese
fmo alla conceria Finco. Non VI furono ne VIttIme ne .darmI... .
La sera del mercoledì 25 aprile verso le ~ 8 1 partigiam de~ lu?g~
l'elevarono il presidio repubblicano posto a guardIa del P?nte-ca?ale, qumdI
p.
o COlpI' di parabellum e fucile contro una macchma-cucma tedesca,
spalaron
. . d Il'
t'
che veniva da Bassano. Questa si fermò al croC!CChIO e ~ntra a m p~ese
ed i tre tedeschi viaggiatori con l'aiuto. dell~ ~r~gata ner~ dI P.o:,e ~eaglro:
no con nutrite sparatorie di fucili e mitraghatnci ~ontr~ 1 lartIgI~m. ~n~?,
i in azione il cannone che dalle vicinanze dell ostena Sguano Gmha
;;arò contro le case site in località "Bettina", causando la morte ad una
donna e ad un bambino. Il carmone era semovente. ed appa~eneva ad una
colonna di macchine tedesche in ritirata. La battagha duro ~Irca 3 ore. Fu
la sera più tragica e paurosa per gli abitanti della parrocchIa.
Parte materiale
A. Durante la guerra furono eseguite in p~rrocchia le sedgullentih?pere:
costruzione della bussola a difesa della porta dI. tramontana , e. a c lesa e
Battistero, con una spesa di lire 110.000; amph~m~nto dell asIlo con costruzione di una stanza e scale con una spesa dI hre 13.000 . ~urono costruite 120 sedie in castagno offerto dai fedeli con una sp.esa dI l!r~ 33.235.
Vennero ordinate lO vetrate per le finest~e. d~lla . chIesa artI.stIcamente
istoriate con una spesa di lire 85.000. Venne IstItuIta Il ~4 maggIO 1940 la
conferenza di san Vincenzo, che erogò in beneficenza hre 27.363.
B.
La chiesa non ha subito danni di rilievo, salvo la rottura di vetri.
C. La casa canonica e gli altri edifici parrocchiali nd~n halnnho subiio
danni rilevanti, ma solo la rottura di vetri e spostamento 1 qua c e tego a
sul tetto.
D. Le aule della Dottrina cristiana e due stanze della can.onica furono
abitate da 9 famiglie di sinistrati con 50 persone .che dopo Il bombardamento del 4 gennaio 1945 rimasero senza tetto e SI fermaro?o fino a ~tto
il maggio del 1945. Le aule durante detto periodo non subrrono dannI.
-11-
E. Dato che ~li edifici sacri e beneficiari non subirono danni non
venne fatta denuncla alle competenti autorità.
'
. F. ~onsid~rato. che .non vi furono danni di qualche rilievo né della
chlesa ne ~egl! ~ltn ~acn edifici non vennero eseguite riparazioni ma soltanto acqUIstatl l vetn.
'
Parte personale
Il sacerdote ~ le revere~de suore durante la guerra non subirono danni.
Il sacerdote cerco se!llpr~ dl esercitare la sua opera sia in chiesa che fuori
secondo le sagge dlrettlve emanate di tanto in tanto da sua eccellenza
mons. Vescovo., Dopo il 15 luglio 1944, data del primo rastrellamento, il
sacerdot~ pr~sto. la . s~a .or:era per ottenere dalle autorità della RSI la
scarCeraZl?ne del pnglOlllen, per scongiurare la minaccia di incendio di
case che mc?mb~v~ sulla I?arrocc~ia, per difendere i deboli, gli inermi, per
c[ ons]ola~e gh. ~ffilttl, per mutare l poveri e per dare asilo perfino in casa
sua al colpltI dalla guerra barbara, [... ] ed inumana.
Campese, 13 agosto 1945
L'arciprete don Luigi Crivellaro.
CAMPOLONGO SUL BRENTA
Parte morale
La parrocchia di Campolongo sul Brenta può dirsi fortunata e privilegiata perché non ebbe a provare tutte le conseguenze della guerra, come le
parrocchie circonvicine.
A. Gli sfollati in questa parrocchia furono saltuariamente 37, componenti 9 famiglie, 3 dalla città di Padova, 2 di Vicenza, 2 di Torino, l da
Milano ed l da Bassano del Grappa. Nessuna ebbe bisogno di aiuti speciali sia materiali che spirituali.
I prigionieri furono solo 25: 20 in Germania, 2 in Russia, 3 in Inghilterra. Uno solo internato civile. Ad eccezione dei due in Russia, tutti sono
ritornati ed in condizioni morali e fisiche abbastanza confortanti.
B. Non:fu necessaria particolare assistenza religiosa essendo tutti di
buona condotta ed assidui alle pratiche religiose della parrocchia. Non furono tenute missioni propriamente dette, ma ogni anno un ottavario di
predicazioni in precedenza alla Pasqua e diverse conferenze ed istruzioni,
tenute queste dai padri passionisti di San Zenone.
C. Non si ebbero a lamentare danni morali; non vi furono scandali
pubblici; piuttosto qualche sentimento di odio e di vendetta, ma più per
questioni personali che politiche, senza però gravi conseguenze. Quindi
non vi furono uccisioni, rapine, né furti di qualche entità.
D. Per questo la parrocchia non è stata esposta a pericoli nella fede
né vi fu propaganda di errori o superstizioni, dato anche che non vi :fu
permanenza di soldati o forestieri, come non è esposta anche al momento,
essendo i ritornati dalla prigionia in condizioni morali e religiose abbastanza buone.
E.
Non vi furono bombardamenti né mitragliamenti.
Parte materiale
A. Allo scopo di ottenere sulla parrocchia la protezione del Signore,
della Vergine fu fatto voto di innalzare in località Capitello di Gualive un
tempietto in onore della sacra famiglia ed in località a valle di Gualive
una grotta per riporvi l'immagine dell'Immacolata di Lourdes. Il voto fu
accolto con entusiasmo da tutta la popolazione che si mise concordemente
all'opera. Tanto l'uno quanto l'altro furono completati in breve tempo, rimandando l'inaugurazione alla cessazione della guerra. Le spese furono
superate tutte con spontanee e generose offerte e con prestazione gratuita di
mano d'opera. Per questi lavori furono raccolte e spese circa 50.000 lire.
Fig. 8 - Asiago, l° marzo 1942. Campionato nazionale di marcia e tiro del D l
oPo
Controllo dei bersagli al poligono di Bertigo. Al centro: Edoardo Carli.
avoro.
-12-
B. La chiesa parrocchiale non subì danni per bombardamenti, fatta
eccezione di alcuni vetri della sacrestia in seguito al bombardamento avvenuto il 27 febbraio 1945 lungo la ferrovia San Nazario - Solagna.
-13-
C.
Nessun danno alla casa canonica.
CAMPOROVERE
Parte personale
Il parroco non ebbe a subire alcuna molestia o danno.
Campolongo sul Brenta, [senza data]
Il parroco don Francesco Rossi
Il
Parte morale
A. Quattro sono state le famiglie sfollate da Zara; tre da altre città. Altre
famiglie emigrate sono tornate dalla Francia, dal Belgio e dalla Venezia Giulia.
I prigionieri di guerra sono stati 21; internati civili dieci, esclusi coloro
che si trovavano all'estero.
B. Durante il periodo bellico non sono state tenute missioni o conferenze nel vero senso della parola alle varie categorie di persone. Si sono
però invita~i tutti i presenti in parrocchia a piccole corsi di predicazione o
ritiri che SI tenevano.
C. Alcune famiglie emigrate sono tornate con minor fede e conseguentemente con maggior immoralità e sono state occasione di scandalo,
aggiungendosi a qualche altro già esistente.
D. Dopo la liberazione si sono lamentati casi di denuncie, che però non
ebbero gravi conseguenze. Parole, inimicizie, odi familiari sussistono tuttora e
forse continueranno. Si è insistito privatamente e pubblicamente, adoperandosi
anche privatamente in qualche caso particolare. La pmTOcchia ha avuto una
forte scossa nella fede: soldati che sono tornati con poca fede e superbi. Una
trentina di partigiani, che hanno passato quasi un anno nel bosco, sono tornati
più superbi e ribelli ad ogni autorità. Si è tanto parlato in pubblico ed in
privato anche fortemente. Se le teste sono fme, sono però molto dure s.
Fig. 9 - Merano, 26 aprile 1942: Caserma militare. Guido Cadi:
morirà a Cefalonia nel settembre 1943.
-14 -
8 La fi:izione nasceva dal fatto che, a guerra conclusa, i partigiani di Camporovere durante
il mese di maggio andavano a mangiare all'albergo, giravano in automobile e si divertivano.
Nell'assegnazione del bottino di guerra, sottratto a lilla COIOillla di tedeschi in fì.Jga, non avrebbero largheggiato con le famiglie sinistrate dall'incendio di metà paese dell'8-9 agosto 1944.
Nell'azione del 28 aplile fì.rrono arrestati 47 tedeschi, tra cui tredici donne. "Vengono privati di
tutto - scrive il parroco don Candeo - e passano per il paese in fila indiana, fiancheggiati da
alcuni partigiani. Vengono condotti all'osteria del Minsele e alla sera partono per il Bosco di
Asiago, dove si forma lill campo di concentramento. Con i partigiani di Camporovere vi sono
sei inglesi paracadutisti. Le corriere erano piene di quanto occorre per un battaglione. Tutto
viene portato in lill'aula delle scuole. E una vera fortuna: più di 500 coperte, sei radio, alcune
biciclette, una dozzina di gomme e copertoni per automezzi, biancheria per donne e uomini, due
sacchi di scarponi, un sacco di stivaloni, lillO di cuoio e tomaie, circa 5 quintali di burro, 6/7 di
salami, molti medicinali, mezzo quintale di zucchero, diverse cassette di scatole di carne e
verdura eccetera. Era materiale di un magazzino di Verona. Nei portafogli si trovarono lilla
settantina di mille lire. Vi erano inoltre due macchine da scrivere e da fotografie, nonché molti
binocoli e una sessantina di orologi, dei quali diventano subito padroni i partigiani, le loro
fidanzate e sorelle. I partigiani cominciano a mangiare. Istituiscono la mensa alla trattoria Toi".
Ora, a favore dei senza tetto si schierò il parroco, parlando il lO giugno in chiesa. Questi i
risultati: "I partigiani e le loro famiglie, toccate nel vivo sia pure paternamente, si arrabbiano e
minacciano il parroco che aveva parlato per il bene di tutti. Con tutto il bottino che avevano i
partigiani, è stato dato ai sinistrati poveri un po' di burro e un po' di salame, lilla coperta ogni
due persone sinistrate e basta. In questa questione tutto il paese, a eccezione dei partigiani e
famiglie loro, è stato con il parroco, approvando pienamente quanto ha detto, ma purtroppo
senza risultato. E poi i partigiani si dicevano soldati dell'ordine e della giustizia. L'idea loro è
stata giusta, ma ora cadono negli stessi difetti dei precedenti fascisti. Molti del resto sono gli stessi
che harmo cambiato colore": cf GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 362-363; 422; 435.
-15 -
E. La parrocchia non ha avuto mitragliamenti o bombardamenti, ma
ha sofferto molto materialmente perché nella metà dalla chiesa a tutta la
parte verso il bosco, sono state bruciate per rappresaglia tutte le case.
Nella strada del Ghertele ad 8 km. dalla parrocchia erano stati uccisi quattro tedeschi e bruciati otto autocarri ivi recatisi per prelevare legname. n
parroco si è adoperato perché non venisse bruciato l'asilo, la canonica e le
scuole elementari: luoghi posti nella zona destinata ad essere bruciata9 • Fu
assecondato il suo desiderio. Altro non poté fare, nonostante il suo interessamento per scongiurare l'incendio. Si è però molto adoperato mettendosi
in r.elazione con i partigiani, con il comando tedesco e repubblicano per
toglIere la causa che poteva condurre all'incendio dell'altra metà del paese.
Per aiutare le famiglie sinistrate il parroco ha ricevuto circa 50.000 lire
dalla popolazione di Asiago con una discreta quantità di indumenti. 5.000
lire sono stàte offerte da sua eccellenza mons. vescovo.
Parte materiale
Durante il periodo bellico non sono state eseguite opere materiali. Si
sono .raccolte offerte per la installazione dell'organo che verrà eseguita nel
prossImo anno 1946.
L'asilo parrocchiale è stato per circa due mesi occupato dalle truppe
russo-tedesche: hanno fatto qualche danno, ma non di grave entità. Non si
sono ricevuti compensi, nonostante l'istanza fatta alla competente autorità.
Parte personale
n. parroco ebbe a soffrire qualche minaccia da parte delle truppe repubblIcane, ma null'altro, ad eccezione delle perquisizioni che tratto tratto
venivano fatte a tutta la parrocchia. n suo contegno si ispirò alle norme di
prudenza suggerite dalle circostanze e dagli indirizzi delle autorità ecclesiastiche. Te,nninata la guerra, poté dire di non essersi schierato per nessuna
parte e dI aver cercato di far del bene ad ogni categoria di persone.
n parroco
Camporovere, 31 luglio 1945
don Antonio Candeo lO
9 Sull'azione partigiana al Ghertele e sul conseguente incendio della metà del paese di
C:amporovere le ~es,timonianz~ an.cora divergo~o: .c'è la relazione di fonte partigiana (Fedenco Covolo e GIUlio VescovI), dI fonte eccleSIastIca (don Candeo), di fonte fascista (Bnmo
e Adelmo Caneva). Ora però nel dibattito si dimentica che lo scopo dell'azione di forza
affennato esplicitamente dagli stessi partigiani nelle loro prime relazioni, era quello di sot~
trarre gli scarponi ai soldati tedeschi di guardia alla Todt; per i riferimenti bibliografici, si
veda GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 149-150, 160; IDEM, Un vescovo tra nazifascisti
e pqrtigiani, p. 91-92, 199-201; IDEM, Controversie sulla resistenza, p. 98-105. Da febbraio
a gIUngo 2000 le polemiche sono continuate sul periodico "Altopiano".
lO, Nessun a~cenno del parr?co circa la scomparsa di Paolo Frezzati, un giovane venditore dI gavette dI filo che, vestIto elegantemente con gli stivali di cuoio, nella primavera e
nell'estate del 1944 girava per i paesi dell'Altipiano. In seguito a una perlustrazione del
buso del Tanzerloch nell'immediato dopoguerra, il suo cadavere venne identificato dai familiari sulla b~se di brandelli di stoffa della camicia: ad Asiago si dice che sia stato sequestrato e UCCISO da un gmppo partigiano che lo considerava una spia.
-16 -
CANOVE
Parte morale
A. Da questa parrocchia, data la sua posizione, non sfollò alcuna persona. Invece qui si ricoverarono sette persone di Padova, quindici di
Vicenza. Dato poi che come commissario prefettizio vi era un zaratino,
furono ospitati n° [... ] di zaratini.
Il comune di Roana, essendo molto ricco, attraverso l'Ente comunale di
assistenza aiutò quasi in tutto questi rifugiati. Da parte nostra però si venne
incontro a quelle necessità cui non provvedeva il comune. CosÌ si accettarono quasi gratuitamente una ventina di bambini all'asilo, dando loro la refezione
calda ogni giorno (l'Opera maternità infanzia faceva quello che poteva: dava
infatti 0,75 per pasto e solo negli ultimi dieci mesi portò a una lira). In più
si raccolsero specialmente nelle due grandi giornate della carità volute da
sua eccellenza lire 3.655, che si distribuirono ai più poveri.
B. In quanto ad assistenza religiosa si cercò di avvicinare gli sfollati
in tutti i modi, specialmente i bambini. Risposero bene quelli di Padova e
di Vicenza; ma per i zaratini si poté fare piuttosto poco, perché su tutti
quelli che erano qui soltanto tre venivano alla messa: gli altri erano o
indifferenti o del tutto contrari: si potrebbe dire quasi senza fede.
La parrocchia ebbe qualche breve predicazione per i Natali 1943-1944;
molto spesso, assistenza di confessori straordinari. Da segnalare specialmente i tridui per soli uomini e giovani in preparazione della festa di don
Bosco santo.
Nella Pasqua del 1945 si poté anche organizzare la Pasqua dei soldati
tedeschi che vennero tra di noi il 23 dicembre 1944. Per mezzo di un
chierico che era tra di loro furono preparati e al momento opportuno col
permesso del comandante (un apostata) si fece venire un sacerdote tedesco
da Thiene e tutti (250) fecero la Santa Pasqua.
C. Danni morali ne subimmo purtroppo, specie per i balli organizzati
dai soldati tedeschi, assecondati dalle ragazze più stolte. Non poco danno
avemmo poi dal fatto che quasi ogni comandante sia dei soldati, come
della organizzazione O.T. aveva la propria .... amante. Non si devono lamentare illegittimi lasciati tra le nostre ragazze da loro.
Dobbiamo ancora lamentare una acutizzazione della passione predominante del paese, cioè dell' odio, con conseguenti atti di vendetta, che per
fortuna non arrivò a tragiche conclusioni, almeno fino ad ora. Questo fu
cagionato dalla morte di tre giovani di Canove, uccisi dai tedeschi come
partigiani il 18 ottobre 1944 in quel di Foza!!; dalla morte di un uomo
Il I nomi dei tre giovani parrocchiani: Renato Ambrosini, Cirillo Tumolero e Gino
Bemar: sul contesto dell'episodio, GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 249-250, 264.
-17 -
ucciso dai repubblicani il 7 luglio a causa di denuncie (a quanto sembra)
fatte da qualche fascista del paese 12 ; e finalmente da una quantità straordinaria di lettere anonime che andavano continuamente al comando tedesco
e che non facevano altro che aumentare la tensione del popolo ed esporlo
a terribili rappresaglie continuamente minacciate e per fortuna mai mandate
ad effetto. Ora ringraziando il Signore, lentamente sì, ma si va ritornando
alla normalità.
D. Riguardo alla fede la parrocchia non fu esposta a pericoli, dato
che i soldati tedeschi erano tutti o quasi cattolici; e i comandanti, pur
essendo degli apostati, non avevano alcun contatto col popolo. Ora invece
essa è esposta al pericolo del comunismo che poté essere abbastanza largamente diffuso tra una compagnia di partigiani da uno che passò tutto il
tempo del fàscismo da una prigione all'altra appunto per le sue idee comuniste 13 • A questo si cerca di far fronte in tutti i modi, specialmente con
la diffusione della nostra stampa e con opuscoletti della collana "Lux",
diffusi in ogni famiglia gratuitamente con le offerte di alcuni buoni.
E. Non avemmo bombardamenti: solo in marzo un apparecchio per
prendere quota si scaricò di cinque grosse bombe in vicinanza del paese,
producendo rotture di vetri e molta paura, ma nulla più. Ebbimo invece tre
mitragliamenti, ma nessuna vittima né danno.
Parte materiale
A. Durante il periodo bellico non fu eseguita nessuna opera di culto.
Si sta ora invece preparando il necessario per la costmzione di una cappella votiva in onore della beata Giovanna Maria Bonomo in vicinanza
della sua casa: furono già raccolte 15 mila lire e preparato del materiale.
Ancora è stato raccolto nel maggio di quest'anno 1.350 grammi di argento
e 80 grammi dio oro per un calice votivo in ringraziamento al Signore
perché nulla è accaduto al paese di quello che poteva accadere.
B.
La chiesa non subì alcun danno, eccetto la rottura di tre vetri.
C. La casa canonica di proprietà comunale subì la rottura 32 vetri;
così pure l'asilo parrocchiale subì la rottura di 47 vetri.
D.
Non fu occupato nessun edificio ecclesiastico.
E. Fu danneggiato un prato del beneficio ecclesiastico e se ne fece
regolare denuncia per lire 6.000. Non si ricevette finora alcun risarcimento.
12 Si t~atta dell'uccisione di Francesco Covolo, padre di Federico Covolo, "Broca";
sulla dmmlllca dell'attentato, GIOS. Resistenza parrocchia e società, p. 145, 158.
J3 Dalla descrizione del parroco sembra che il partigiano comunista sia da identificarsi
con Augusto Siaviero, "Blasco"; un suo profilo in E. M. SIMINI, Di fronte e di profilo. Tutti
gli schedati dalla polizia in provincia di Vicenza dal 1893 al 1945, Schio 1995, p. 70-71;
cfr. GIOS, Controversie sulla resistenza, p. 68.
-18 -
parte personale
Fin dal 15 gennaio 1944, perché aveva raccomandato in chiesa (dato il
ripetersi di denuncie tra paesani) .che non fa~e~ser~ denuncie senza m.o~ivi
non si mandassero lettere anomme alla pohzIa, [Il parroco] venne Vlslta~o in canonica da tre della polizia tedesca e minacciato di gravi punizioni
se ancora avesse detto male dei tedeschi.
.
.,
Il mattino del 14 ottobre venne arrestato da quelh della GuardIa nazIOnale repubblicana insieme con trenta membri del paese (tr~ i. qua~i i tre
che vennero poi fucilati il 18 ottobre) e sottoposto a lunghIssImo ll1terrogatorio: fu in arresto tutta la giornata, .venendo ri~asciato alla s~ra ..
Venne un'altra volta sottoposto ad ll1terrogatono nel mese dI dIcembre
(1944) e finalmente nel 18 gennaio sottoposto ad un esten':l~n~e ~nter.r0ga­
torio di circa un'ora. In canonica furono fatte 13 perqUIsizIOm, Cll1que
delle quali minutissime. Fu rovistato ogni angolo; si passò carta per carta,
libro per libro. Fu guardato persino nel vasetto dell'olio santo. Nella penultima perquisizione fu portata via la bicicletta.
Tutto questo perché il parroco appoggiava i partigiani per vedere di
tenere desta in essi la fede. Fu a confessarli e a loro fece fare la Pasqua.
Spesso poi essi venivano in canonica. Ringraziando il Signore, si può. dir~
di aver fatto del bene a quelle anime, eccetto a quella squadra dI cUI
abbiamo parlato prima: in essi non attaccò il comunismo. Di più, appunto
per l'opera svolta prima, nel momento della liberazione si poté impedire
non poche violenze che, senza l'intervento del parroco, sarebbero certamente sfociate in epiloghi sanguinosissimi.
.
Il parroco la sera del 28 aprile con il farmacista e un' altra persona s~
presentò come intermediario mandato dai partigiani per trattare la resa del
tedeschi. Questa non si ottenne: si ottenne però di salvare il paese dall'eccidio perché senza l'intervento del parroco i partigiani sarebbero piombati
sul paese e naturalmente tutto sarebbe stato messo a ferro e fuoco. Si
ottenne una dichiarazione che i tedeschi non avrebbero attaccato, se non
fossero stati attaccati. Quella notte stessa, pressati da altre notizie che giungevano loro da ogni parte, i tedeschi fuggirono: dall'alba del 29 ci trovammo liberi e salvi. La mattina seguente e nei giorni seguenti il parroco
si interessò per la scarcerazione dei detenuti dai partigiani, che erano innocenti e perché fosse evitato il peggio per i colpevo1P 4 • questo per la
verità e perché anche in archivio rimanga un documento d1 quello che
hanno fatto i sacerdoti per il bene dei paesani.
Canove, 25 agosto 1945
Il parroco don Giobatta Dal Santo
14 Nessun accenno del parroco sulla scomparsa di Angelo Magnabosco, nato a Cesuna,
ma allora abitante a Canove in quanto impiegato in comune presso l'ufficio anagrafe. Prelevato verso la fine di giugno del '44 dai partigiani, non fece più ritorno: il cadavere fu
trovato in località Rogabisa.
-19 -
cARRÈ
Parte morale
A.
Sfollati 98; internati 113; prigionieri 30.
. B. Gli sfollati provenienti in maggioranza da Thiene ed alcuni da
VIcenza erano materialmente ben provvisti e moralmente sufficientemente
religios~. .Tutti ~rono vi.sitati ne~le cas~ ove trovarono discreto alloggio.
AglI mternatI dopo Il loro ntorno m parrocchia si fecero speciali funzioni e discorsi, e quindi la funzione di ringraziamento.
C. Non si ebbero a lamentare scandali; furono però perpetrati furti e
rapine in danno di sei famiglie e vennero uccise barbaramente due donne e
gravemente ferito un uomo, sembra però più per scopo di vendetta che di
~? P~r l' as~a~sinio di un sergente della Decima Mas (della quale un centmaIO dI ~ommi ~al 9 marzo 1945. erano accantonati in questa parrocchia)
ayvenuto Il 7 apfo11e 1945 presso Il confme Thiene-Zané, furono uccisi il
gIOrno seguente cmque giovani di Carré, fra i quali il sottotenente Marini
Teodoro sem~re iscritto ~1l' Azione cattolica. Furono uccisi per rappresaglia,
me~tr~ ~on SI potev.ano mcolpare dell'assassinio, essendo imprigionati come
partIgIanI dal 4 apnle 1945 15 • Il IO maggio 1945 il comando della Brigata
1~ Sulla fme dei cinque partigiani l'arciprete don Vidale si dilunga nella Cronistoria:
Il gIOrno 3 marzo 1945 vennero ad accantonarsi a Carrè un centinaio di soldati della
I?ecima ~Iottiglia ~as. Si fermarono a Carrè fino alle 14 del giorno 27 aprile 1945. Per
tImore ~I esser~ C1fcondati. e presi. prigionieri dai partigiani, frettolosamente e vergognosamente SI trasfenrono a ThIene, qumdi a Schio, lasciando però a Carré un triste ricordo e
cm~e1e barbarie. Cinque giov~i. e cioè il. sottotenent~ Marini Teodoro fu Giovanni, Polga
L~clano fu Bortolo, Lazzarom SIIvestro dI Oreste e I due fratelli Saugo Mario e Aldo di
GIacomo, dopo che furono sottoposti a vari generi di tortura furono condannati a morte da
un arbitrario tribunale [... ] e fucilati presso il cimitero all~ ore 6,25 del giorno 8 aprile
1945. Furono amorosa~ente assi~titi fino a!l'ultimo ~omento dal reverendo cappellano
Vezza~o ~on ~tenore, nce~endo I sa.cramentl dell.a pemtenza ed eucarestia e, subito dopo
la fucIlazIOne, I estrema unzIOne. Monrono da fortI senza versare una lacrima' morirono da
cristiani, ~erdonando an~he ai. loro carnefici; morirono innocenti perché di ne~sun delitto si
potevano Incolpare. VittIme dI w:a rappresaglia ingiusta, poiché l'assassinio di un sergente
della D~clma Mas, avve~uto tra l. confini di Thiene-Zané il 7 aprile verso sera da persona
SC?~OSCI~ta, non era motIvo suffiCIente per condannare a morte cinque giovani di Carré impngIO?atl precedentemente dalla Mas perché patrioti (furono imprigionati il 4 aprile) [ ...]. Il 5
maggIO alle ?re 9 fu celebrata la solenne funzione funebre. Spettacolo di pietà non mai
~eduto. ~e. cmque salme. [... ] furono .riesumate e chiu~e i~ doppia cassa, una di legno e
I alt:a dI zmco. A ques~1 furon~ aggIunte le salme dI Clchellero Giuseppe di Giovanni,
patrl~ta cadut.o a Tresch~ Conca I~ uno scontro contro i tedeschi il 27 aprile alle ore 16,30
e del patrIOtI De MarZI Aldo dI Matteo, caduto in combattimento contro i tedeschi in
co~~à ~uso. ~i Zané. all~ ?re. 1~ de~ 27 aprile, Ciscato Giovanni di Valentino ed Apolloni
LUIgI dI LUIgI, cadutI pngIOmen del tedeschi nello stesso combattimento in contrà Cuso e
co~dotti ad Arsiero, dove dop~ d'~ver ricevuto l'assoluzione dell'arciprete di quella parrocchIa, furono barbaramente ~cldatI alle ore 20,25 dello stesso 27 aprile 1945 [...]". L'uccisore del sergente della DeCIma Mas, Carlo Tommasi, fu Silvio Bassano: cfr. GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 263, 270-271.
Mameli condann? alla fucilazione il serge.nte maggiore della Decima Mas,
p drelli Mario dI Genova, arrestato a ThIene ed accusato come c?lpevole
d:lla morte dei cinq~e ~~igiani di Carrè La ~ci~a~i0fo1e fu. es~guIta, nello
tesso giorno presso Il CImItero dove furono fucIlatI 1 gIOvanI dI Carre. .
s Il 6 maggio 1945 da tre individui di Carrè fu fucilato il giovane repubblicano Marchiorello Armando Loris lungo la strada del Costo sopra Cogollo del
Cengio, perché ritenuto complice dell'uccisione dei cinque patrioti suddetti.
D. Finita la guerra qualche persona cercò di far propaganda di comunismo, però con risultati insignificanti. Solo otto operai presero la tessera,
non per convinzione ma per un immaginario ~t~res~e .materi.ale. Contro
l'errore comunista si tennero conferenze popolan, numom con 1 rappresentanti del paese e frequenti istruzioni ai membri dell'associazione cattolica.
E. Il paese non venne mai bombardato né mitragliato. Però quattro
persone della parrocchia perdettero la vita. Un giovane ed una gi?van~ nel
bombardamento di Vicenza il giorno 18 novembre 1944; e due gIOvanI nel
mitragliamento del treno a Campiello il 22 dicembre 1944.
Parte personale
Nessuno dei sacerdoti e delle suore ebbero a soffrire. Il clero mantenne sempre un contegno prudente I6 •
Carrè, 22 novembre 1945
L'arciprete don Giuseppe Vidale
"
-20-
16 Don Vidale non accenna al notevole contributo dato alla resistenza dal cappellano don
Vezzaro: questi aveva ottenuto dal direttore dei lavori sotto la Todt, Schwarz, l'autorizzazione
ad entrare negli accantonamenti dell'organizzazi?ne "a richiesta. de~li operai ~ ~uan~o qu~st!
sono liberi". Doveva dame l'avviso di volta m volta alla dIreZIOne. La VISIta al cantIen
doveva avvenire solamente in caso di infortuni e con l'accompagnamento di un appartenente
alla Todt nel grado minimo di maresciallo. Ottenne pure l'attestato di benemerenza dal comandante della Brigata Mameli della divisione Garemi, Riccardo Vedovello, "per l'opera prestata a favore delle formazioni o dei comandi", grato "per la coscienza patriottica dimostrata
e per spirito di solidarietà avuto per i volontari della libertà". Teneva riunioni nella propria
abitazione e passava informazioni dalla pianura alla montagna.
-21-
CESUNA
Parte morale
A. In parrocchia dal 16 febbraio 1944 ad oggi si contano 125 sfollati
dalla cittadina di Zara: persone pressoché tutte di ottimi sentimenti religiosi. Per gli stessi, in data 25 marzo, fu celebrata una solenne giornata di
ringraziamento al Signore per gli scampati pericoli della guerra con santa
messa, santa comunione e breve trattenimento.
Si contano pure in parrocchia 58 prigionieri; dei quali 3 in Russia, 4
in Francia, 3 in America, gli altri in Germania. Alcuni sono già ritornati.
Per tutti, dopo la loro consacrazione al Cuore immacolato di Maria, viene
celebrata ogni sabato all'altare della Madonna una santa messa, ordinariamente ben frequentata. Man mano ritornano, i singoli vengono fraternamente accolti in parrocchia e già si sono presi precisi accordi per celebrare, non appena si sarà effettuato il ritorno di tutti, una bella e solenne
giornata di ringraziamento.
B. Con brevi ritiri spirituali e con particolari funzioni specie nel mese
di maggio si prodigarono le più amorevoli e premurose cure agli sfollati e
parrocchiani.
C. Non si ebbero a lamentare durante il periodo bellico danni morali,
se si eccettuano periodiche feste danzanti organizzate dalla truppa tedesca
di stanza per parecchi mesi in parrocchia.
D. La parrocchia non fu per lo passato esposta a particolari pericoli
nella fede. Al presente qualche leggera tinta di comunismo (non seguito
però dalla stragrande maggioranza della popolazione), che si cerca di combattere con opportune conferenze e indirettamente dall'altare attraverso la
parola del sacerdote.
E. Nessun bombardamento in parrocchia; un solo mitragliamento senza danni a persone. Lo scorso anno però in seguito ad un rastrellamento
operato da forze tedesche e repubblicane venivano bruciate in paese per
rappresaglia 14 case ed alcuni "barchi", dove stavano di fresco ammonticchiati forti quantitativi di foraggio. Gravissimi i danni e profonda la costernazione dell'intera parrocchia. A confortare gli animi profondamente
accasciati e pur forti nella dura prova giunge una lettera veramente patema
dell'eccellentissimo vescovo alla quale segue tosto un assegno bancario di
lire 5.000 inviato dallo stesso eccellentissimo presule, onde provvedere alle
prime ed impellenti necessità dei senza tetto. La lettera patema e il munifico gesto di sua eccellenza suscitano nella popolazione sì duramente provata le più ampie e commosse risonanze (7 settembre 1944)18.
18 Dalla Cronistoria: "In seguito a degli scontri sanguinosi avvenuti sui vicini monti
fra soldati germanici e repubblicani da una parte e giovani 'partigiani' dall'altra, la rabbia
nemica non trovò migliore sfogo che abbattendosi sulla pacifica popolazione cesunese (da
-26-
Il 27 aprile corrente anno durante. l~ riti~ata delle tru~pe tedesche, p~r
a pmngere anche m
ge sto dei cosiddetti "patrlOtl", SI ebbero
.
deplorevole
3
morti
di
cui
2
sfollati
ed
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parrocchmno,
certo F'
ngo M'
ano
·
hm ,
rocc
ar
b'
19
P, l' 28 che lascia moglie e un tenero bam mo .
,
d ann
Parte materiale
A In parrocchia fu eseguito ed inaugurato 1'8 dicembre 1944 il nu?'lpito pregevole lavoro dei fratelli Dal Santo di Cogollo del CenglO
vo p u ,
."
900
per una spesa complessIva dI hre 16.
.
.
.
B. La chiesa parrocchiale, in seg~it~ allo s.coppio della polven~ra Slt~
. pressi della magnifica Villa Brumaltl, ha nportato la rottura dI q~asl
~:~e le invetriate con un danno complessivo che s'aggira sul~e 10.0~? hre.
Del danno sofferto fu fatta regolare denuncia alle competentl autonta.
Parte personale
Il parroco non ebbe a soffiire per tutto ~l pe~odo bellico gravi danni, se
si eccettuano minacce ed insulti sulla ~ub.bhc~ vm. Il ~uo c?ntegno fu seI?:
re e dovunque correttissimo anch~ ~el dl\,:ersl rapportI. avut~ co~ le autonta
~i occupazione. Si adoperò in .tuttl 1 mod~ per prevenITe dIsagI e sventure
alla popolazione: opera che ~ m una ~a~lera d~vvero. ~omm?~ente apprezzata da tutti indistintamente 1 parrocchmm e dalI autontà mumclpale.
In fede di quanto sopra esposto, frrmato:
'T'
.,
G
20
Cesuna, 27 luglio 1945
Il parroco don ~arClSIO uzzo
tempo a torto tenuta d'occhio) e incendian~ov~ !lo ,12 abit~zioni ed ,al~m:i .'barch~', dov~
stavano di fresco ammonticchiati forti quantitatlvi di foraggiO.... GraVISSimi I danni e pro
fonda la costernazione dell'intera parrocchia". ,
'
. ' ,
19 Il resoconto dell'eccidio è già apparso m GIOS, ReSIstenza, parr?cch/~. e socleta, P:
361: oltre a Frigo Mario, trovarono la, mort~ tre, sfollati da Zara, J?~ reSidenti m parr~cchJa~
ra ioniere Dadich Rocco, Ramiani GIOvanni e Il maestro PellegrInI. ~~po le ,solenni ono
ra~e funebri le salme del Frigo e del Dadich furono tu~ulate nel ~Iml~er? di ~esuna.
20 Don Guzzo era stato nominato vicario economo dI Cesuna nel pnml mesI del 1944,
a seguito del trasferimento del suo predecessore, don O~iviero Licini, a ,valstagna; ebbe
spesso a suo fianco in quei mesi il salesiano don Carlo Fngo che ha pubblicato le memorie di quei mesi in Mosson e oltre, p. 159-187.
-27 -
Il .co~tegno d~l clero nelle difficili contingenze passate fu nobile ed
encomiabile. SpeCialmente nei giorni della liberazione i sacerdoti con tatto
moderarono il perpetrarsi di vendette e di violenze contro i fascisti. Per
merito dei sacerdoti i fucilati a Chiuppano furono soltanto tre mentre i
designati alla fucilazione erano sette.
'
CISMON DEL GRAPPA
Breve cronaca
Fig. lO - Asiago, maggio 1942. Raccolta della lana per i soldati al fronte. Da sinistra a
destra: Benedetto Vescovi, Paola Chiesa, Cesare Slavi ero Dorina Lobbia Marcella
Carli, M.aria Pietrob~ni, Maria Franceschi, Adelmo MigÌioranzi, Lorenz~ Pinaroli,
GlOvanl11 Stella e, dIetro, Cristiano Carli.
Cismon fu una delle panocchie più colpite e provate dagli onori della
guena, specialmente negli ultimi mesi, causa i rastrellamenti e i bombardamenti aerei. Nei primi anni non si sentì la guena, che da lontano. Si
cominciò a provarla solo il 26 ottobre 1943, quando il panoco insieme
con diversi panocchiani venne portato via dai tedeschi ed imprigionato a
Verona; e poi ancor più nel giugno 1944, causa i frequenti atti tenoristici
che turbarono la tranquillità e la pace del paese. I partigiani discendono
sovente dai monti nottetempo, fanno atti di sabotaggio e spaventano gli
abitanti. D'altra parte i repubblicani e i tedeschi rispondono con intimazioni, rastrellamenti, anesti e rappresaglie.
La contrada Corlo il 24 luglio 1944 viene spaventosamente rastrellata:
dodici case vengono incendiate; altrettante sotto la panocchia di Rocca.
Causa infrequenti atti di sabotaggio, uomini e donne devono fare la guardia giorno e notte lungo la linea fenoviaria, telegrafica e telefonica.
In agosto l'abitato di Cismon viene più volte minacciato di essere bruciato, ma la Madonna ha scongiurato visibilmente ogni pericolo. Con l'arrivo in paese della Polizia trentina è subentrata un po' di calma.
Il 20 settembre 1944 il panoco con tutti gli uomini dai 15 ai 65 anni
del paese, viene chiuso per otto giorni nel locale stabilimento Lancia. Ebbe
luogo in quei giorni di tenore e di spavento un generale rastrellamento sui
monti ove furono bruciate ben quaranta case e portato via tutto il bestiame, all'estate alcune persone e fucilato due giovani.
In paese il grande movimento di diverse centinaia di operai che lavoravano alle dipendenze della Todt fa presagire qualche cosa di nuovo, di
insolito e di straordinario. La popolazione di Cismon, sempre fredda ed
indifferente in fatto di religione, lo è ancor più in questo periodo di
maggior bisogno. E il Signore viene a visitarla e a farle sentire i suoi
inviti e richiami. Il 5 novembre 1944 una improvvisa e grossa formazione aerea bombarda per la prima volta i ponti: 65 operai della Todt restano morti e un centinaio di feriti. Da Cismon due sole vittime. Il giorno
dopo altri due bombardamenti. Il 7 altri tre. Tenore, spavento e scompiglio generale. Incomincia l'esodo della popolazione sui monti, nelle valli,
nelle caverne e nei paesi vicini. Allarmi continui ci tengono in movimento.
L'Il novembre due altri bombardamenti: il paese resta vuoto. Altri due
al 16; allO dicembre uno; due il 2 dicembre; il ponte della fenovia viene
colpito. In paese, deserto di giorno; di notte pernottava un terzo della
popolazione. La vita panocchiale viene paralizzata quasi del tutto. Messa
per tempo ed in fretta e poi via nei luoghi di scampo.
Altre incursioni e sganci il 29 ed il 31 dicembre 1944, il 2 gennaio
1945, il 4 con tre bombardamenti, che colpiscono il centro del paese. La
chiesa, la canonica e l'asilo restano lesionati. L' 11, il 15, il 17, il 18, il
-30-
- 31-
Chiuppano, 30 luglio 1945
Il panoco don Francesco Roncaglia
lar~ che in appendice al volume è stata pubblicata la Cronistoria della parrocchia di
ChIUppano (p. 151-233), permettendo così un conlionto diretto con la Relazione.
villa Dal Collo con l'uccisione di due partigiani che vi si erano introdotti
non si sa a quale scopo. Gli uccisi, dopo la messa e le esequie, vennero
sepolti in questo cimitero. Erano di altri paesi26 •
Il 18 marzo, domenica di passione, alle ore 16,40 alcuni aeroplani
caccia mitragliarono autocarri che discendevano la strada del Costo ed alcune vetture ferroviarie ferme e mascherate presso questa stazione ferroviaria. Auto e vetture furono colpite senza danni di persone.
Sabato notte 28 aprile 1945 venne a riparare a Cogollo un nucleo di
tedeschi SS (dei più feroci) con cannoni e autoblinde: circa 300. Il generale e il suo stato maggiore si accasò in canonica. Il parroco, non potendo
far altro, fece buon viso agli intrusi, per cui tutto andò bene ed alla sera
della domenica seguente partirono, cercando di tornare in Germania, giacché l'esercito tedesco era in rotta. Grande paura nella popolazione. Molti
scapparono su pei monti, ma il parroco ed il cappellano stettero al loro
posto. Sembra che questi SS abbiano provocato il disastro di Pedescala27 •
Parte personale
.
.
ffrire danno alcuno o vessazlOne di sorta. Il
Nessun sacerdote ~sto~ ~l so arroco neutrale; il cappellano segret~men~e
clero. ~tett~, a(IInsdul.oca~oni 'più ~stese si trovano nel Libro cronico dell archi"partigiano .
vio parrocchiale)28.
Il parroco don Luigi Agostini
Cogollo del Cengio, luglio 1945
-
bb
.
28
fi
I
d
motivi' primo è sottolineato il diverso
Important~ quest.a annotazJOn~ ma e'll~~~ ~~ora don' Bellin~ Artuso, un ruolo che si
ruolo in parrocchia tra il parroco e II cappe h"
condo e' sottolineata la dipendenza delhe in altre parrocc le' se
,
. '
ripete consapevoImente ~nc .
. h' I .
't' Itima è molto estesa e particolareggiata.
I Relazione dalla Cromstorza panocc la e. ques li
~eriterebbe di essere pubblicata.
Parte materiale
A. In chiesa e fuori non si sono eseguiti lavori particolari. Soltanto si
è cercato di pagare i debiti incontrati per la fabbrica della chiesa nuova,
debiti che alla fine del 1940 erano di lire 132 mila. Si sono pagati completamente e si è messo da parte anche un buon gruzzolo per i lavori
interni della chiesa.
B. Nessuna delle chiese di Cogollo ha subito danni di guerra. Si temeva che portassero via le campane della chiesa di Sant' Agata perché
recenti, ma siamo riusciti a trattenerle. La campana dei caduti era esentata
per opera del parroco presso un pezzo grosso di Roma e le tre vecchie
pure erano esenti dalla requisizione perché di fattura antecedente al 1800.
C. La casa canonica nuova e la vecchia all'Olmo non hanno subito
alcun danno per causa dei bombardamenti.
D. Nessun edificio ecclesiastico venne occupato fa truppe, italiane ed
estere, se si eccettui la cappella attigua alla sacrestia, in cui vennero deposti due soldati tedeschi in barella, feriti, per tutta la domenica 29 aprile
1945 e la casa parrocchiale invasa dai tedeschi SS lo stesso giorno. Nessun danno.
E. Dal presidio russo e dalla Todt (istituzione operaia al soldo dei
fascisti e dei tedeschi) venne recato grave danno al lotto di bosco della
prebenda situato a Campiello. Vennero tagliati e portati via più di 200
alberi di pino e diversi quintali di legna. Venne fatta regolare denuncia.
Si veda GIOS, Resistenza. parrocchia e società, p. 117-119; 137-138.
27 Da sottolineare questa affennazione di don Agostini, mai presa in considerazione
nelle polemiche degli ultimi anni sull'eccidio.
26
-36-
.
.
o di alpini di Asiago e del!' Altopiano. Da
Fig. 12 - Fronte Balcamco, 1?4.2-1943. ~ gruEP .. St fani Gino Dall'Oglio, Angelo Carli,
~~~~~i~od~~:~;,gl~~~ ~~~~o~~~f: M~~~ L~bbi~, Antonio Pini
-37 -
(seduto).
CONCO
. 29 L'i~ter~ vi~en~a legata al gruppo partigiano di Fontanelle di Conco, il primo operante In provIncia di Vicenza dopo 1'8 settembre, in GIOS, Controversie sulla resistenza ad
Asiago e in Altipiano, Asiago 1999, p. 27-3l.
libero il tran~ito. Al 1?iù presto. avvici~ai i capi scongiur~nd?li. a guardarsi
dall'apparire m pubbhco armatI e des1stere dalle aggressI0111 d1 qualunque
specie. Per pochi giorni vi fu calma; ma il 30 agosto avvenne uno scontro
all'imbocco della piazza fra due partigiani armati e due tedeschi di scorta
a un convoglio di legna. Dopo breve sparatoria fu colpito al piede un
partigiano, il quale riuscì così destramente e rapidamente a dileguarsi, che
i tedeschi lo credettero ricoverato in qualche casa vicina, dove invano lo
ricercarono.
Il 5 settembre le truppe tedesche assieme alla 22 Brigata nera di Vicenza
operarono una seve~a b~ttuta. in. t~tta la plaga circo.stant~ .. Furono due .giorni di terrore: mortai, m1traghatncl leggere e pesantI, fuc1h batterono gIOrno
e notte i boschi e le valli dove si erano nascosti i giovani, gli uomini e
perfino i vecchi. Molti furono arrestati; parecchi rilasciati; solo alcuni inviati
al lavoro in Germania. Però nessuna vittima fra i parrocchiani. Alle ore lO
del giorno seguente l'interprete si presentò in canonica per comunicarmi l'ordine di bruciare le case prospicienti la facciata della chiesa. Tutte le mie
preghiere, ragioni e proteste non valsero che a prolungare il tempo, in maniera che si procedette al completo sgombero delle masserizie. In breve ora
undici famiglie rimasero senza tetto e non si può descrivere la desolazione
di quella povera gente. Provvidi per il cibo e l'alloggio di tutti accogliendo
nella Casa della Dottrina cristiana la mobilia. Aprii tosto una sottoscrizione
fra i parrocchiani che fruttò in generi e denaro oltre 30.000, comprese 2.000
lire di sua eccellenza mons. vescovo. Prima dell'inverno fu così possibile
provvedere ai maggiori bisogni, mitigando assai il disagio di tutti.
Nei primi mesi del 1945 giunse un gruppo di tedeschi a dirigere i
lavori di fortificazione e crebbero quindi i pericoli di complicazioni. Avvicinando spesso le famiglie e tenendomi in relazione con i partigiani, consigliando, ammonendo e minacciando dove lo richiedeva il bene comune,
riuscii a scongiurare nuove sventure e superare alla meno peggio l'inverno.
Il 25 aprile di ritirarono improvvisamente i tedeschi dalla parrocchia; e
nei giorni seguenti i presìdi dei paesi vicini deposero le armi, consegnandole ai partigiani. Sembrava che almeno localmente tutto fosse fmito, quando
una situazione veramente tragica si determinò il sabato 28 aprile. Un reparto tedesco di circa 150 uomini, dotato di ogni genere di armi con
camion, scese dall'altipiano di Asiago, giungendo improvvisamente verso
le Il sulla piazza del paese. In quel momento, terminata la santa messa di
uno sposalizio, stavo raccolto per il ringraziamento, quando mi vedo entrare in sacristia una moltitudine terrorizzata. Raccomandai calma e silenzio,
facendo chiudere le porte della chiesa. Il reparto si rimise subito in moto
con circa una trentina di parrocchiani in ostaggio e, giunto in località Canotto, fu assalito da gran numero di partigiani. Il momento era gravido di
pericoli. E appena uscito di chiesa, presi gli oli santi; mi portai in vicinanza del combattimento per assistere, consigliare e tenere a posto quei giovani inferociti dalla lotta. Per grazia singolare di Dio, dopo due ore di intensa sparatoria, la maggioranza si arrese deponendo le armi e rimasero pochi
ostinati, che al mattino seguente si diedero nelle mani dei patrioti. Provvi-
-38-
-39-
. Nel periodo bellico 1940-1943 la parrocchia non ebbe a soffrire disagIO o danni; ~i verificò solo il ritorno di alcune famiglie dalla Francia che
trovarono facIle. alloggio presso i parenti e nelle proprie case, assistite
amorevolmente m quelle poche cose che abbisognavano. Minaccioso invece e pieno di t~isti vicende fu tutto il 1944 e la prima metà del 1945.
La parrocch1a accolse due famiglie di sfollati una da Zara l'altra da
Pa~ova: Al mio primo ~ncon~~ con questi diseredati sollecitai l~ loro parte~1I?az1One ~ tutta la v1ta spmtuale della parrocchia e ne fui corrisposto.
M1 mt~ressaI :press~ le fa~i!?lie e l'autorità comunale perché fosse provveduto ~1 lo~o b1sogm matenah. Pagai il fitto di casa in momento di particolare d1sa~1O, :d~nand~ legna e altre cose di cui bisognavano.
Ne!?h ultIm1 m~s1. ~el 1943 parec~~i giovani della Regione Veneta per
S?ttrars1 al~a le~a SI ntIrarono nelle V1cme montagne, assistiti dalla popolaz1One .. Fec1 sub1to conoscere quale contegno dovevano tenere: non apparire
a~atI. e non c~mmettere grassazioni e delitti; mantenersi quindi nella pura
d1f~ns1va, prontI a scattare, .quan~o fosse richie~to per la difesa della popolaz10ne e per accelerare la hberaz1O~e della patna. In generale si diportarono
ben~ ..S~lo ~a loro ~bbero contrastI con la morte di quattro elementi sov,:erslVl, .1 ~U1 cadaven furono scoperti più tardi e sepolti nel reparto infedeII del C1m1tero comunale. Il giorno Il gennaio 1944 le truppe germaniche
e~ettua~ono un rastrellamento, arrestando e fucilando alcuni e disperdendo
~h altn. -;\lla ~er~ poi e per tutta la notte il centro della parrocchia fu
mva~o dai fasc1stI repubblicani venuti da Vicenza, Marostica e Bassano i
quah, p.enetr~ndo a forza in alcune case, le perquisirono, sequestrando apparecch1 radIO e percuotendo le persone. Anche la canonica fu invasa con
la r~ttura della porta d'ingresso e perquisita, ma senza oltraggi ed altri
dannI. Ma ques.tI non erano che sintomi di più gravi avvenimenti29.
Verso la pnmavera numerosi partigiani si raccolsero nei monti vicini
scendendo spesso in paese armati, percuotendo persone sospette di fasci~
sm~, estorcendo denaro e tagliando i capelli a donne e ragazze. Il lO
lugho prelevarono dal suo ambulatorio il medico condotto fervente fascista, rilasciandolo però la notte seguente con l'intimazione' di abbandonare
immediatamente il paese. Nelle parrocchie confinanti si verificarono alcuni
delitt.i ,e verso la metà di agosto fu ferito gravemente dai partigiani, in
locahta P~sso Stretto,. un l1:fficiale tedesco. Il 19 dello stesso mese per
raI?pr~s~gha veD?ero mc~ndlate. le case vicine .e condotti via tre parrocch1~?1 m ostagg~o .. Le m~e fort1 proteste per tah metodi a nulla giovarono
e lmterprete .m~ m~or~o a. nom~ .de~ comando tedesco che gli ostaggi
sarebbero statI nlasc1atI, se 1 part1g1am non scendevano armati, lasciando
di alle prime cure e al trasporto di una ventina di feriti nemici e per la
sepoltura di nove cadaveri, fra i quali un partigiano di Lusiana ed uno di
28 amli, mio parrocchian0 30 •
Con questo episodio si chiusero per la parrocchia le vicende della guerra
e cominciarono gli arresti di parecchie persone implicate più o meno nelle
vicende del fascismo. Chiamato il capo dei partigiani, in un lungo colloquio procurai di far comprendere la giustizia e la carità con cui dovevano
essere trattati i colpevoli, guardandosi dalla precipitosità negli arresti e nelle denunzie, evitando trattamenti indegni per non cadere negli stessi errori
che abbiamo tanto deplorato negli altri. Purtroppo l'esaltazione del momento fece commettere insulti riprovevoli verso i rei. I deferiti al tribunale
furono tre: gli altri, dopo alcuni giorni di arresto, vem1ero rilasciati.
Nel periodo bellico la parrocchia non subì alcun danno nei locali rimasti sempre a disposizione del parroco. Ed anche la vita religios~ si
svolse normale, salvo quella debilitazione di spirito che accompagna sempre avvenimenti di così vasta portata.
Conco, 27 luglio 1945
Il parroco don Luigi Cappellari
30 L'insurrezione a Conco in GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 339-341: il
ventottemle dI Conco si chiamava Antonio Tommasi.
COSTA DI VALSTAGNA
Parte morale
A. Il numero degli sfollati, quasi tutti da Cismon del Grappa venuti in
questa cUl:azi~ ?alla metà del l ~4~ fmo ~ guerra fmita, fu di 65 persone.
I priglOmen furono 14 e gh mternatl 26.
B. Essendo gli sfollati confinanti col loro paese, godettero di continuo visite da parte del loro arciprete.
C. Quanto a danni morali si segnala il fatto di una ragazza trentenne
che, stringendo relazione con un tedesco, peperit filium. Inoltre la presenza
di alcuni partigiani stanziati per più di un mese in un'aula scolastica fin
dal primo giorno dopo la liberazione, ha portato una nota stonante sia per
la fede, sia per la morale. I partigiani erano quasi tutti da Valstagna; e
proprio questi, salvo la lodevole condotta di qualcuno, hanno lasciato in
paese una cattiva impressione.
D. La propaganda comunista, alimentata dalla ignoranza religiosa, e
di più calunnie contro i sacerdoti in generale sono stati e sono tuttora i
maggiori pericoli cui è esposta la fede. I rimedi però non si lasciano mancare: per esempio, opportune istruzioni sull'importanza della religione, insistenti inviti al catechismo per gli adulti, richiami ad una vita più intensamente e seriamente cristiana, ritiri spirituali mensili ad ogni categoria di
persone.
Parte materiale
A. Verso la fine del 1944 fu acquistato per la chiesa: un harmonium
del valore di 6.000 lire ed un orologio del valore di lire 1.000. Verso la
metà del '45 si poterono eseguire altri lavori in chiesa già iniziati nel
principio di detto anno: lavori di riparazione nei gradini degli altari con
nuovo pavimento di marmo attorno all'altare del sacro Cuore e della Madonna; ampliamento del tabernacolo del Santissimo sacramento, troppo angusto; due nicchie in presbiterio per le sante reliquie e gli oli santi. Fu
raccolta per tali scopi la somma di lire 30.000 raggiunta con spontanee
straordinarie offerte dei curaziani. Tale somma bastò per coprire le spese
dei suddetti lavori.
B. La chiesa ha subito lievi danni nella frattura di alcuni vetri per un
bombardamento compiuto sul territorio di San Marino avvenuto il giorno
25 febbraio 1945. La misura di vetri rotti è di circa 2 metri quadrati.
D. Da novembre del '44 a tutto maggio del '45 la casa canonica fu
per metà occupata dagli sfollati, che ne ebbero rispettosa cura.
Fig. 13 - Fronte Balcanico, 1942-1943: un gruppo di alpini di Asiago e dell'Altopiano. Da
s1l1istr~ a ~estra: Giuseppe Stefani, Albino Pertile, Gino Dall'Oglio, Luigi Stefani,
Ant0l110 Puu, Aldo Ambrosini, Angelo Cadi, Attilio Costa.
E. Fu fatta denuncia al comando interalleato di Vicenza per la espor- .
tazione della campana maggiore (quintali 6) e si attende prossimo risarcimento secondo promessa avuta.
-40-
-41-
F. ~uron? eseguite riparazioni nella casa canonica cui fu aggiunta una
neces~an~ adIacenza. La spesa di circa 15.000 lire fu sostenuta dalI
Fabbncena.
a
Parte personale
In un ra~trellamen~o del 15 gennaio 1945, l'ultimo fatto in paese, fu
preso anche Il sottoscr~tt? .cura~o, che però con quasi tutti gli altri catturati
condotto ~mo .al mumcIplO dI Valstagna, fu rilasciato libero in giornat~
senza subIre ment'altro che un brevissimo interrogatorio.
Costa, 20 luglio 1945
Il curato don Guido Pescarolo
COVALO DI LUSIANA
Parte morale
A. Sfollati: numero O.
prigionieri: numero 27
Internati: numero O.
poveri: (particolarmente aggravata la condizione per causa della guerra)
numero O.
Nessuna iniziativa materiale a carattere parrocchiale fu fatta a favore
delle soprascritte categorie.
Nota bene:
1.
Dato il carattere eminentemente emigratorio della zona, si ebbero
142 persone emigrate all'interno della nazione che durante il periodo della guerra rientrarono in parrocchia e 38 rientrarono dall'estero.
2.
Si lamentarono 4 morti in guerra (militari).
3.
Si lamentarono 2 dispersi (in Russia).
B. Durante il periodo 1940-1945 fu tenuto un triduo di predicazione
per uomini nel gennaio 1941, frequentato. Per la prima festa di ringraziamento (21 novembre 1945) fu tenuta una santa missione per tutta la parrocchia ed erano presenti in parrocchia tutte le persone suindicate, eccetto
due prigionieri.
Fig.
14 -
y's.seh~lio, ~~o), 11 agosto 1940: alpini di Marostica, Battaglione Val Brenta
nc lamatJ :
'
1: fila:. (2? Agnolil!, (5°) ~ertacco Lino, W) Berton Walter, (70) Bao Antonio.
2 fila. (2). ~ert~lm Flormdo, W) Galvan Nei, W) Nicolli Francesco (50)
S~ntml GIUseppe, (6°) Mattesco Antonio, (70) Nichele Giuseppe' (80)
Nlchele Marco, (11 0) Dal Prà Benvenuto
'
a
3a fila: (2°) Tasinazzo Emilio, (3°) Ranzi Enore .
4 fila: (2°) Pianezzola.
.
Sdraiati: (2°) Basso.
-42-
C. Funestissimo, moralmente parlando, fu il periodo del partigianato.
Durante il periodo 1940-1945 nulla di bellico si notò entro i confmi della
parrocchia: non un passaggio di truppe; non un lavoro della Todt (per la
verità soltanto un rifugio in roccia di poca entità), ma soltanto una
sanguinaria organizzazione terroristica partigiana. In conseguenza di essa si
ebbero quattro rastrellamenti: 8 settembre 1944; lO marzo 1945; lO aprile
1945; 3 aprile 1945. Durante questi rastrellamenti: panico enorme, ma nulla di grave, se non alcuni prelevamenti (sette persone); all'ultimo: nessuna
deportata; tutte evase.
L'organizzazione partigiana autonoma era capeggiata da un certo
Covolo Federico di Francesco, nato nel 1919 a Covalo, ma domiciliato
fin dall'infanzia a Canove (paese d'origine materna), soprannominato
Broca, coadiuvato da alcuni compaesani di Canove (Mosele Gino,
soprannominato Ivan; Rodeghiero Alfredo, soprannominato Giulio) e da
tutti (eccetto sei) i giovani della parrocchia sopra la leva del 1925, alcuni anche di minore età, dalla maggior parte delle donne adulte (sposate)
della parrocchia, e con lo speciale servizio "staffetta-ausiliaria" di solo
cinque ragazze nubili e da alcuni uomini sposati (numero 5) e con la
unita inerte meraviglia degli uomini.
Dalle pubbliche notizie risultano fatte azioni autonome nei boschi
soprastanti la parrocchia (oltre la cima dell'orizzonte a nord) e in tutte le
-43-
direzioni (paesi) circostanti, fino a Schio, Vicenza, Padova, Costo, Marostica,
Breganze, eccetera. Gli organizzati e armati partigiani della parrocchia aumentarono a numero 30. Lungo tutta la vallata erano stati costruiti numero
86 buchi-rifugio.
Dall'ottobre 1944 alla fine della guerra risultano uccisi in vallata
(la maggior parte entro i confini della parrocchia) da parte partigiana
in danno delle truppe germaniche e delle formazioni repubblichine numero 53 persone e forse anche di più (5 repubblichini). La fonte di
informazione è ineccepibile. Di questi morti 16 furono esumati e identificati. Degli altri (una decina) si conosce con approssimazione il luogo di inumazione. Degli altri è imprecisato il posto esatto. Alcuni nominativi delle vittime che si potevano avere e il totale approssimativo
fu già passato all'Ufficio Vaticano.
Durante il periodo clandestino queste uccisioni furono fatte saltuariamente, ad unità o coppia al massimo per ogni volta, nella maggioranza dei
casi con inenarrabili sevizie; e quasi sempre (in tutti intanto i casi esumati)
con disprezzo del cadavere fu fatta la sepoltura qua e là.
Durante il periodo clandestino furono compiute orge dei compari e
tenuto sempre in pratica il divertimento del ballo, anche nei casi più terribili della guerra (per esempio: appena prima e appena dopo passato il
rastrellamento e anche come regolare passatempo).
Uno dei partigiani della parrocchia rimase ucciso in combattimento nella
ritirata della truppa tedesca.
't per:~onale
par e
.
.
.' d 1940-1945 sostenne la devozIOne e
Il prete-parro~o duranltle l~ peli~e oe mantenne contegno politicamente
fiducia m DiO e ne a erg
la l
'b'le verso le parti in lotta. In fede.
'O l'
. prens 1 l
lrre
Il parroco don Antonio DalI .g lO
[senza luogo e data]
in piccozza e scarponi da un ndotto di montagna31
.'
11'0 r . ià apparsa in
La relazione, seguita dalle memone dI don Da
g IO, e g
traversie sulla resistenza, p. 167-191.
--
O[OS,
JI
D. La parrocchia fu esposta al pericolo della propaganda comunista
e, come si può dedurre da quanto detto sopra, fu risvegliato in essa il
sentimento dell'odio, della vendetta, della belluinità, specialmente nella parte
femminile, nella quale rimane più radicato che non nei ragazzi stessi. Si
predicò e si minacciò in pieno periodo clandestino e si ragionò contro
simili sentimenti di vendetta e di atrocità. Fu fatta la giornata del perdono
con risultato consolantissimo da parte dei giovani.
E.
Nulla.
Parte materiale
A. Nella parrocchia fu continuata, messa a coperto e quasi ultimata
la costruzione di una cripta e canonica per il volume di mq. 850 di muratura
e mq. 160 di copertura armata e per il valore complessivo di lire 500.000
al valore rispettivo delle annate in cui furono eseguite le tornate di lavoro:
1940-1941-1943-1944-1945.
Nulla di eccezionale fu ricevuto da chicchessia durante detto periodo,
ma solo costanza e concordia ed eseguite offerte da parte dei più poveri
ed umili fedeli.
B.
Nulla.
-44-
· 15 _ Asiago 29 aprile 1945: il comandante partigiano PedeP 19.
,
"
rico Covalo, "Braca .
-45-
Can-
CROSARA SAN BORTOLO
Parte morale
A. In questa parrocchia non vi furono sfollati, né pngIOmen, ne illternati: quindi a tale scopo nessuna iniziativa ed opera di sollievo è stata
compiuta. Per due volte, a richiesta di sua eccellenza mons. vescovo, sono
state raccolte delle offerte di oltre un migliaio di lire per volta ed erogate
a favore dei prigionieri in Germania.
B. Di conseguenza nessuna assistenza religiosa particolare è stata tenuta durante questo periodo di guerra per le categorie suddette. Per la
parrocchia sono state tenute delle predicazioni settimanali quasi ogni anno.
C. In questa parrocchia sono stati compiuti per tre volte dei rastrellamenti, bruciando in data 19 agosto 1944 le 6 case, con relative adiacenze,
della contrada Cassoni ed una in centro del paese; verso la fine di settembre dello stesso anno una seconda casa fu incendiata pure nel centro del
paese. Nel primo rastrellamento sono stati portati nelle carceri di Thiene 4
uomini come ostaggi, che sono stati lasciati in libertà dopo 50 giorni.
D. Dal 24 settembre 1944 al 24 aprile 1945 vi fu in parrocchia il comando della OT con circa 2.000 operai provenienti anche dai paesi circonvicini:
certamente che i giovani dai 15 ai 20 anni ne risentirono gravi conseguenze,
specie per la bestemmia e per il parlare immorale. Il parroco si interessò per i
rimedi specialmente nella predicazione e nell'avvicinare nelle occasioni più
propizie questi giovani, uno per uno. I rimedi attuali sono le conferenze.
E. Come veri e propri bombardamenti e mitragliamenti, nulla da segnalare: solo nella notte dal 24 al 25 aprile per tre ore consecutive i
partigiani, circondati il municipio, la chiesa e la casa parrocchiale, mitragliarono il comando della OT perché cedesse le armi. In seguito a ciò, si
ritirò a Fontanelle. La domenica 29 aprile 1945 dalle 6 alle 6,30 un
mitragliamento di aerei alleati, in località Morto, mise fuori servizio una
macchina requisita ai tedeschi in ritirata: nessuna vittima tra la popolazione. La sera dello stesso giorno rimasero morti due tedeschi in combattimento. Il 30 invece rimasero uccisi in combattimento (contrada Erta, località Valletta) due partigiani della parrocchia: Passarin Beniamino di Bernardo,
di anni 22, sposato, senza prole e Toniazzo Bortolo di Giovanni, di anni
23, celibe. Lo stesso giorno sono fatti fucilare dal capo dei partigiani tre
tedeschi che si dimostrarono ribelli nel cedere le armi. Tutti cinque i tedeschi sono stati sepolti nel cimitero locale32 •
state acquistate due case dal comune di. :rvi.arostica per l'importo ~i lire
7 000 per la costruzione del nuovo presbIteno e coro della parrocchIale e
p~r avere le stanze per la Dottrina cristiana. La chiesa è stata fornita di 18
banchi in puro faggio offerti dal parroco per l'importo di lire 26.000. Rifatto il banco della sacrestia per gli arredi sacri: spesa di lire 3.000 sostenuta assieme a quella delle due case dalla popolazione.
B. Né la chiesa parrocchiale né altri edifici sacri hanno subito danni
per bombardamenti e mitragliamenti.
C.
Neppure la casa canonica ed altri edifici parrocchiali hanno subito
danni.
D. Nessun edificio ecclesiastico è stato occupato durante il periodo
bellico da nessun ente.
E. Solamente il fondo beneficiario è stato danneggiato per l'abbattimento di piante da frutto e ad opera degli operai della OT. Ne fu fatta
regolare denuncia alle autorità competenti per la somma di lire 59.950.
Nessun risarcimento è stato ottenuto al momento in cui è stata estesa la
presente relazione.
F. Piccole riparazioni sono state eseguite ogni anno nella chiesa, la
cui spesa fu sostenuta dall' amministrazione della chiesa stessa, e quelle
della casa canonica, dal parroco beneficiato. Per la costruzione del nuovo
coro, tre quarti dell'importo.
Parte personale
Il parroco è solo in parrocchia ed è stato denunciato falsamente al tribunale supremo di guerra della SS di Verona, dove dall'interrogatorio sostenuto il 21 febbraio 1944 uscì irmocente sotto ogni aspetto. Era presente all'interrogatorio un delegato, mandato da mons. vescovo di Padova33 •
Il 28 gennaio 1945 dalla SS tedesca lo scrivente è stato fatto uscire di
chiesa, mentre predicava alla seconda messa parrocchiale delle IO per
farlo impiccare dirimpetto alla canonica. Il perché? Nella notte antecedente
i partigiani involontariamente avevano ucciso il maresciallo dei lavori. Non
si sa per quale grazia, fu sospesa l'impiccagione ed anche il trasporto alle
carceri di quasi 60 ostaggi già prelevati in diverse famiglie del centr034 •
Il parroco assicura di non aver avuto durante il periodo bellico nessun
contegno provocatorio né di aver agito mai contro le disposizioni di qualsiasi autorità.
Crosara San Bortolo, 31 luglio 1945
Il parroco don Ettore Castellotto
Parte materiale
A. Nel periodo della guerra 1940-1945 nella parrocchia non sono state eseguite opere speciali a scopo di culto né in chiesa né fuori. Sono
32
Sull'episodio, Gros, Resistenza, parrocchia e società, p. 394, 404.
-46-
33 Si tratta del cancelliere don Mario Zanchin. Il vescovo difese don Castellotto anche
nel maggio successivo dall'accusa del prefetto di Vicenza, che si doleva della "condotta
politica e morale del parroco di Crosara San Bortolo": Gros, Un vescovo tra nazifascisti e
partigiani, p. 63, llO-lll.
34 Il fatto in Gros, Resistenza, parrocchia e società, p. 260.
-47 -
CROSARA SAN LUCA
Parte morale
A. La parrocchia non è numerosa. Si aggira sulle 900 anime, adagiata tutt'intorno al cono del monte, sulla cui cima sta la chiesa (m. 495
sopra il livello del mare). Non offre comodità alcuna ed, essendo scarsissima
di alloggi, non ebbe sfollati, se non in piccolissimo numero: due famiglie
intere e qualche altra persona che rientrava presso la famiglia o presso i
parenti. In tutto 25 persone, che vennero qui nel 1943. Nulla di notevole
fu fatto per questi sfollati, perché non c'era affatto bisogno. I prigionieri,
in maggioranza internati in Germania dopo 1'8 settembre 1943, furono 37.
B. Durat;lte la guerra, nel venerdì di ogni settimana, fu celebrata la
santa messa Pro soldati e prigionieri. La popolazione concorse generosamente a sostenere tale iniziativa. La vita parrocchiale è continuata per tutta
la guerra senza sbalzi o rilassamenti. Nel novembre 1940 fu tenuta la
periodica missione, con un buon risultato. Il parroco si tenne sempre in
continua relazione epistolare con i soldati e, per quanto fu possibile, anche
con i prigionieri. E la sua azione giovò ai soldati ed alle loro famiglie.
Dall'ottobre 1944 alla fine delle ostilità vi furono in paese i lavori di
guerra condotti dalla Todt, a cui tutti furono obbligati, dai 14 ai 60 anni.
Grande afflusso di operai anche da altri paesi. Nelle domeniche (ogni altra
domenica) e feste di lavoro si è provveduto perché l'orario della messa
prima fosse a comodità degli operai. Per questi operai, per ottenere loro
l'aiuto dal Signore e impedire il loro internamento in Germania od altre
calamità, fu dedicata la seconda messa di ogni domenica, e la spesa per
l'elemosina di detta messa fu sostenuta dagli operai stessi.
C. Dal settembre 1944 la popolazione cominciò a soffrire per i rastrellamenti, che naturalmente lasciarono la loro parte di odio. Altra calamità, l'azione notturna - sporadica però - di sedicenti partigiani, a scopo
di furto. Nel primo rastrellamento del 5-6 settembre 1944 un giovane parrocchiano, Costenaro Valentino di Giovanni (Valeri), fu preso e ucciso a
Campo Rossignolo di Lusiana. Lo stesso giorno, in contrada Casoni, fu
bruciata la casa di Morello Giovanni fu Antonio, e dei due figli portati
via, uno - Domenico - fu ucciso a Val Grande, tra San Luca e Marostica.
Detta casa e famiglia appartengono alla parrocchia di Molvena, ma ne
faccio menzione qui, perché la famiglia infortunata fì'equenta sempre San
Luca, ed il giovane faceva parte dell'associazione cattolica di San Luca35 •
Nel febbraio 1945 un giovane operaio, Campagnolo Battista fu Giuseppe,
perché sospetto partigiano, fu prima incarcerato a Bassano e poi deportato
nel campo di concentramento di Bolzano. Ebbe maltrattamenti; fu libero
alla fine delle ostilità36 •
L'altro figlio di Nani Morello, Antonio, riuscì a salvarsi: si veda GIOS, Resistenza,
parrocchia e società, p. 207-208, 223.
36 Vi si accenna anche in GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 261, 270.
35
-48-
D. La parrocchia non è stata esposta a particolari pericoli. nella fede,
, vi fu propaganda di errori. Ma si nota la rilassatezza caglOna~a dalla
r:nga guerra: rilassatezza che si rr;tanifesta. specialme~te nel v~stIre no~
troppo castigato, anche fra i masclu; altra nla~satezza .I~ fatto dI. contratt~
di mercato nero, purtroppo entrata n~lla pratic.a. q~otldlana deglI scamb~
nostra zona, SI
(a·ff:ari). Ora, ad iniziativa dei comandI del partigIam della
.
lf:'
Fu
ota la propaganda per il comunismo, forse come reaZlOne
aaSCIsmo.
navvertito il male pubblicamente e pnvatamente
.
e se ne trtt
a era' con prudenza e chiarezza, ma anche con fortezza, dall'altare e colla stamp~. Il
comunismo qui, dove domina la piccolissima proprietà, non farà adeptI, se
non in qualche sfaccendato di non bella condotta.
E. Nessun bombardamento e mitragliamento e nessuna vittima in. parrocchia. Il giorno di Natale 1943 un aereo cacciabombardiere. amencano
cadde in territorio della parrocchia (Guizze) senza recare dannI ~ cose o
persone. L'unico aviatore si. sal,'lò con il 'parac~d~te. Il 30 apnle 1945,
lottando contro gruppi tedeschI, VI furono qUI tre VIttIme: Campagnolo Bruno
fu Antonio, Guerra Stefano fu Antonio (Guizze) e Corrà Giobatta fu Francesco, sopra Laverda37 •
Parte materiale
A. Lavori materiali eseguiti in chiesa durante la guerra: a) Tinteggiatura
della chiesa tra il 1940 e il 1941 con la spesa di lire 7.000. b) Vetrate a
vetri cattedrali 3 di buone dimensioni e 3 di piccole dimensioni, dal 1941
al 1943, con Ìa spesa totale di lire 8.000. c) Nuove cornici alla ~ia Cruc.is
con la spesa di lire 1.500. In canonica un armadio, un tavolo, ~av~mento m
larice, tutto per la stanza dell'archivio parrocchiale, spen?endOVI 11!e .5,000.
Tutte queste spese furono sostenute con offerte libere del parrocchlam.
B.
Nessun danno alla chiesa e agli edifici parrocchiali.
Parte personale
Il 23 gennaio 1945 mi fu portato via dai tedeschi l'app.arecchio radi?:
lo riebbi a stento dai tedeschi il 24 aprile 1945. La domemca 28 gennalO
1945, per l'uccisione da parte di partigiani di un. soldato tedesco a Crosara
San Bortolo, appena fmita la seconda r.nessa vennI ~~eso e portato ~ Crosara
ed ivi tenuto tre ore come ostagglO. Seppe pm tardI che SI voleva
l'impiccagione o la fucilazione di noi, parroci di San Bo.rtolo e di. San
Luca38 • Quantunque spiato, non ebbi altra noia o vessaZlOne. TennI un
contegno dignitoso e calmo.
Il parroco don Pietro Vezzaro
Crosara San Luca, 31 luglio 1945
La dinamica dei fatti in GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 393-394.
È lo stesso episodio, già citato, in cui venne coinvolto don Castellotto: GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 260.
37
38
-49-
ENEGO
h' Pri~a di dare la relazione .de~aglia~a degli avvenimenti della parrocc. la, nspondo brevemente aI smgolI punti richiesti dal "Bollettino
dIOcesano", 30 (1945), p. 76.
~. Dat.a l~ posizione lontana ed isolata del paese di montagna e gli
sc~r~I J?e~zI dI tr~sporto, gli. s!ollati ~rono poco più di un centinaio. I
Pbnwom~n furon? crrc.a 70; glI InternatI una dozzina. Vi erano inoltre 50
e reI, cInque del quah - adulti - si fecero battezzare.
B. Vi furono cir~a 800 operai della parrocchia nella organizzazione
tedesca Todt e non. VI era possibilità di trovarli riuniti se non in chiesa
alla santa messa nel pomeriggi festivi.
'
C. L'odio. e lo spirito di vendetta, che sono la triste caratteristica di
questa popo.la~IOne, ~rovarono ~a~i1i. p~etes.ti nelle questioni politiche e nelle lotte partIgIane. VI fu~ono tnstIsslmI epIsodi di sangue provocati da odio
e per vendett.e person~lI e. p~r fu~o eccetera: alcuni giorni dopo la fine
della g?~rra, In due epIsodI dIversI, furono massacrati m mezzo ai boschi
nelle VICInanze d~l paese, due uo~ini per derubarli di ingenti somme ch~
portavano c~n s.e. I due cadaven furono scoperti dopo parecchi giorni
D~e repubblIcam furono uccisi a tarda notte nel cimitero. Un altro d'
ylgoda~zere, fu barbaramente massacrato m carcere. Fu uccisa anche u~'ot~
ma gIOvane ventenne, per~hé figlia di un repubblicano. Il suo cadavere
scoperto dopo un anno In una caverna, oltre Marcesina39 • Un giovane
t
. 39 La giovane è la levat,rice di Enego Maria Frison: la vicenda è trattata in un intero
l
. d'
capItolo da GIOS, Controversie sulla resistenza p 151-164 e ha determl'nat
"Alt ' "
.
d'
.
, .
o su peno ICO
e O~[~:n~. un v~vac~ I~attlto.e .una oPP?sta presa di posizione tra Giulio Vescovi (,'Leo")
.
~son, ~te o ella VIttIma. UltImamente sono entrato in possesso della testimo~Iatza~;Jtt~ a( CIsmon. del Gr~ppa da Enrico Todesco il 17 settembre 1945 a difesa del
g lO.
omo n?~e dI battagha "Pardo"), uno degli autori del se uestro d Il
.
Cac~la.to ~er pumzlOne dal com~ndante "Leo", il "Pardo" nel nove~bre 19:4 ari!~~òani~
famlgha. ~sse~do depresso e dI salute precaria, aveva bisogno di un o' di ri oso e di
una cura dIetetIca adatta per nmettersi in salute Perciò penso' d"
I?
. p
im
d Il 1: d
.
.
I ImpIegarsI presso una
fu presa e a ~ t" sperand? dI essere lasciato indisturbato per un po' di tempo. Così non
purtroppo, p~)Jc~e Il lO dIcembre 1944 venne arrestato unitamente a sua madre tr
tato alle carcen dI Bassano alle disposizioni del tenente Peri Ilo e suoi coadiutorI' e[ ]asViPorne messo a confronto con
. .
.... enC l St
'1
l I
~ ~uo l?artlgIan?, un napoletano, che era maestro nella scuola di
o
oner, I. qua e o tradl m pIeno, chIamandolo il suo 'capo Pardo'. Dopo tale fatto
venne mes~o m .un~ profonda buca e ivi lasciato mezzo ignudo senza bere e man iar
"
g .e ~
legato mam e pIedI per obbligarlo a parlare e fare i nomi dei su .
ec~etera. Gli furono .n:and.ati ne.lla p~gion.e i fratelli Giacomo, Gino o~ ~~:~~Tc~ ~~~~~~~
~e~~al~i~o~~g~::oB~~~gl ~nsonfi \.qudahllo .mcolpa~ano di essere il responsabile dell'uccisione
]'
.
zz~ o e. Ig la e Fnson. Gh furono addosso con pugni, calci e morsi'
~ I strapparono I cap~lh e mso.mma infierirono come belve scatenate e arse di vend tt '
~puto questo. fatto, IO - contm~a Enrico Todesco - andai a parlare con la mo li e ~:
~~ac~mf Bertlzzolo, alla q.uale .du;lOstrai l'infondatezza della loro accusa e l'innoce~~ d!
lO g lO, ma nulla ottennI, pOlche seppi che il boia tedesco delle carceri per farlo parlare
-50-
fu trovato ucciso m un bosco con la scritta: così finiscono le spie. Un altro,
partigiano, mseguito da tedeschi armati, precipitò in un burrone e si sfracellò.
Altro partigiano si suicidò con una bomba a mano il lunedì di Pasqua,
come si dirà più avanti. In seguito sarà accennato anche ad altri tre partigiani uccisi a Malga Fiara e di quattro uccisi nell'ultimo combattimento. Altro
giovane fu ammazzato m paese nel rastrellamento del 3 luglio e altri due
nel rastrellamento del 21 novembre 1944 nella Valle del Capitano.
D. Fortunatamente la parrocchia non fu esposta a gravi pericoli morali perché non vi erano operai di altri paesi né tedeschi, eccetto una quarantma di poliziotti trentini. Le pratiche religiose, sempre molto fervorose
in paese, non furono affievolite dalle vicende di guerra; anzi si mtensificarono e la chiesa fu frequentata più che m altri tempi. La gioventù maschile però viveva spesso nei boschi per timore dei rastrellamenti e qumdi
molti non potevano frequentare la chiesa. Nessun edificio ecclesiastico fu
occupato né danneggiato.
E. Ed ecco ora una Cronistoria fedele degli avvenimenti dal IO maggio 1944 al IO maggio 1945.
IO maggio 1944. Fino al IO maggio 1944 la guerra ad Enego non si
era fatta sentire, se non nelle sue ripercussioni economiche che rendevano sempre più difficile la vita e nelle preoccupazioni di moltissime famiglie che avevano i figlioli richiamati e in pericolo. Ma questa notte un
avvenimento inaspettato diede principio ad una serie di dolorose vicende
che tennero il paese sotto un incubo continuo di spavento, giorno e notte: alle 24 arrivarono ad Enego alcune macchine con tedeschi e repubblicani per il primo rastrellamento. Si recarono armati e con la violenza in
diverse famiglie in cerca di giovani che non si erano presentati alle armi.
lo torturò con ferri arroventati alle gambe e alle braccia, producendogli delle orrende piaghe. Mio figlio però fu di una fortezza d'animo eroica e non defletté dalla risoluzione
presa di non fare nomi e di non tradire la causa che aveva abbracciato con entusiasmo e
con spirito eroico. Mi adoperai con tutti i modi per ottenere la liberazione di mia moglie e
più ancora di mio figlio o, per lo meno, per questi la salvezza dalla morte [... ]. Invece il 5
gennaio 1945, senza avvertire nessuno, venne portato unitamente ad altri due prigionieri
con un camion al ponte della frazione di San Michele di Bassano ed ivi assassinato a colpi
di rivoltella sparati gli in faccia a bruciapelo. Fatto questo, il tenente Piras, Lugli ed un'altra
persona di cui non conosco il nome, trascinarono i tre cadaveri e dopo aver messo a loro
un bracciale di appartenenza ai repubblicani, li gettarono dal ponte del sottostante burrone;
sparsero poi la voce che erano stati uccisi dai partigiani. [... ] Il lO gennaio 1945 poi, per
farla compita, inviarono mia moglie al campo di concentramento di Bolzano, ove rimase
fino al termine della guerra". La lettera venne indirizzata al comando Brigata Sette Comuni
per ottenere il brevetto di appartenenza alle forze partigiane del figlio ucciso (gli mancavano soli due anni per avere la laurea in medicina) e tutti i benefici che spettavano loro per
legge. Questa testimonianza tuttavia va confrontata con quella di Luigi Frison, padre della
vittima, il quale, deposto a favore dell'insegnante di Stoner Augella, riconosce in Todesco il
rapitore di sua figlia. Questi, sottoposto a un serrato interrogatorio, ammette le proprie
responsabilità nel sequestro e fa il nome dell'esecutore materiale dell'omicidio. C'è il problema delle battiture e delle torture: Luigi Frison nega di esservi ricorso.
- 51-
Echeggiarono nella notte grida di donne spaventate, raffiche di mitra o
parabello - armi terribili -; e vi fu un ferito, un giovane sfollato. Il comandante della spedizione in alcune famiglie chiese con insistenza e arroganza informazioni sulla condotta politica dell'arciprete (che egli riteneva
avesse q?el~a mattina parl~t? in chiesa in favore dei partigiani), perché
scopo 'p~mcIpale .del.la spedlZlone era quello di "prelevare" l'arciprete stesso. Gh mterrogatI dIedero (e non potevano darle diverse) le migliori informazioni sulla condotta dell'arciprete, don Angelo Marcolin, che non fu
quindi .minimamente disturbato né in quella notte né in seguito, né da
tedeschI né da repubblicani né da partigiani. Gli fu necessaria però una
prudenza estrema sia in pubblico che in privato. Alle 1,30 dopomezzanotte i repubblicani ripartivano per Bassano.
Siccome ,il popolo capì che erano stati invitati ad Enego da alcuni
fascisti locali (tra i quali il medico ed il podestà e il fratello di quest'ultimo e Frison Luigi eccetera), cominciò contI·o di loro una persecuzione
accanita che li costrinse a lasciare definitivamente Enego. Le loro cose e
le loro case e i loro boschi furono devastati, asportate le loro masserizie e
tolto. il. loro denaro. Il movimento partigiano, che ad Enego aveva già
commc.Iat? con la ribellione dei coscritti che invece di presentarsi alla chiam~ta SI dIedero alla montagna, si accentuò sempre più in seguito a questo
pnmo rastrellamento ed il paese di Enego diventò tutto eminentemente
partigiano, cioè contro i tedeschi oppressori e contro i "repubblichini" di
Mussolini, che quindi si accanirono contro Enego con numerosi rastrellamenti, con minacce di bruciare tutto il paese per rappresaglia di qualche
atto di sabotaggio che i partigiani commettevano, di uccidere innocenti
paesani che venivano portati via come ostaggi eccetera. Tutto però si ridusse a paurose minacce, ma non ebbero il coraggio né di uccidere un uomo
né di bruciar~ una casa. Si capisce che in fondo di Enego avevano paura.
17 maggIO. Un apparecchio aereo mitraglia un casone in località Casoni
di Marcesina, ferendo due persone. Nessun alto mitragliamento vi fu nel
territorio di Enego durante la guerra.
2 giugno. Nel pomeriggio viene prelevato il medico di Enego dottor
Nicola Gagliardi mentre si trovava in visita ad infermi alle Fosse. Fu trasportato in una lontanissima malga, oltre Marcesina.
4 giugno. Per liberare il predetto dottore stanotte alle Il si ebbe il
secondo rastI·ellamento.
. 5 gi?~o. St~ser~ alle 20 il dottore, liberato, viene condotto ad Enego
daI faSCIstI, ma Il gIOrno dopo deve abbandonare definitivamente il paese
con la famiglia.
7 giugno. Questa notte alle 2 i partigiani fecero saltare la galleria del
Tombion, interrompendo il traffico ferroviario. Il fracasso dello scoppio
scosse e spaventò tutto il paese.
12 giugno. Terzo rastrellamento ad Enego, fatto da centinaia di
repubblichini.
3 luglio. Quarto rastrellamento ad Enego. Da un capitano repubblicano
venne ucciso il giovane Rosa Emilio.
-52-
24 luglio. A Malga Fiara, di giorno, vennero uccisi tre partigiani di
Enego. Quella mattina si videro vasti incendi nelle malghe sopra Cismon.
Da quella sera, coprifboco alle 9.
2 agosto. L'arciprete sottoscritto si recò a Bassano col commissario
prefetti zio si~nor ~gelo .Rossi ~l comar:do. germanico in Viale. Ver:ezia a
chiedere la hberazIOne dI alcum ostaggI dI Enego, che due gIOrm dopo
furono mandati alle loro case.
16 agosto. Furono ricollocate sul campanile le due campane (erano le
due più piccole), che erano state rimosse il 14 giugno.
8 settembre. Alcuni tedeschi vengono ad Enego per studiare i piani dei
lavori di difesa da fare in paese.
20 settembre. Cominciano i lavori di difesa: trincee, gallerie, postazioni
per mitragliatrici e cannoni eccetera a Val di Fabbro e Coste da parte
dell' organizzazione tedesca Todt, che occupò per diversi mesi circa 800
eneghesi, comprese un centinaio tra donne e ragazze, che furono tutti ben
pagati e provvisti ogni dieci e quindici giorni di abbondanti viveri in natura. Non si può negare che questi lavori furono un grande sollievo per il
paese nel terribile ultimo inverno di guerra.
21 settembre. Lungo e violentissimo combattimento nella zona del Grappa tra tedeschi, repubblicani e partigiani. I morti furono diverse centinaia.
23 settembre. Alla mattina incendi in malghe sul Col Berretta e Asolone.
24 settembre. Domenica: tutta la mattinata numerosissimi (circa 70) e
violenti incendi contemporanei di malghe e casare sul Col dei P[ ... ]i e
dell' Asolone e da Fener al Grappa.
2 ottobre. Da stanotte ora legale.
lO ottobre. Rastrellamento. I repubblicani e tedeschi ripartirono il 13
alle 11.
26 ottobre. I partigiani fanno saltare il compressore elettrico della perforatrice in località Bastia.
29 ottobre. Cristo Re: alle sante funzioni solenne promessa votiva (vedi
in fine della Relazione).
5 novembre. Domenica: da oggi incominciò un nuovo incubo e nuovi
spaventi quasi quotidiani, che termineranno solo col terminare della guerra.
Alle 12 grosse formazioni di bombardieri lanciarono numerose bombe presso
il ponte della ferrovia a Cismon, ponte che sarà l'obiettivo principale di
tutte le incursioni che seguiranno. Un migliaio circa di operai stavano alla
mensa nelle baracche di legno ed il bombardamento inaspettato (perché il
primo) fece un vero massacro: circa 70 morti e 200 feriti. Le vittime
eneghesi furono solamente due, le sorelle Ceccato delle Fosse di Sotto.
Da oggi per comodità dei numerosissimi operai della Todt che erano
costretti a lavorare anche nella mattina dei giorni festivi, si cominciò a
celebrare una santa messa nel pomeriggio in luogo dei santi vesperi. Col
permesso dei reverendissimi superiori questo continuò fino alla domenica
29 aprile 1945, ultimo giorno di guerra. È consolante il notare che ogni
festa alla messa del pomeriggio, che cambiava di orario secondo la stagione ed i pericoli delle incursioni, la chiesa era sempre affollatissima di
53 -
fedeli, specialmente di uomini. Era l'unica occasione in cui si poteva parlare in modo particolare agli operai i quali non avrebbero avuto altra possibilità di essere radunati per istruzioni e conferenze perché lavoravano
giorno e notte dispersi in molte località lontanissime tra di loro.
6 novembre. Secondo bombardamento sul ponte di Cismon.
7 novembre. Terzo bombardamento sul ponte di Cismon.
Il novembre. Quarto bombardamento sul ponte di Cismon.
12 novembre. Quinto bombardamento sul ponte di Cismon.
16 novembre. Sesto bombardamento sul ponte di Cismon.
29 novembre. Alle ore 17,30 arriva ad Enego il nuovo cappellano don
Mario Dal Checco, proveniente da Santa Giustina in Colle, dove fu sostituito dal cappellano di Enego don Giuseppe Giacomelli, che fu massacrato
assieme al suo arciprete il 27 aprile 1945. Inserisco a questo punto, integralmente, una relazione scritta dal medesimo don Mario sulle sue avventure. "Il lO settembre 1944 sfuggii alla Brigata nera di Camposampiero,
venuta per arrestarmi, calandomi da una fmestra della canonica di Santa
Giustina in Colle. Seguirono nuove ricerche in canonica e in casa, mettendo a soqquadro ogni cosa, cosicché fui ritenuto un capo partigiani e quindi ricercato a morte, come mi disse mons. vescovo in una udienza avuta
dopo la guerra, prima dai fascisti e poi dai tedeschi. Rimasi nascosto a
Liedolo presso il parroco don Pietro Peron fino al 29 novembre, quando
fui destinato per forza maggiore a Enego e il cappellano di Enego don
Giuseppe Giacomelli destinato a Santa Giustina in Colle. Nel grande rastrellamento della zona Camposampiero-Santa Giustina in Colle per confessione degli stessi repubblichini si voleva purificare quei paesi dai ribelli
che avevano per capo un prete, il quale sa quale fme gli aspetta. Negli
interrogatori di partigiani e filopartigiani una delle domande era se conoscevano il cappellano e se si era fatto più vedere in quelle zone dopo la
sua fuga. Per non destare sospetti del luogo di rifugio (Liedolo ed Enego)
è stata tolta ogni relazione anche epistolare fmo al termine della guerra.
Grazie a Dio, nessuna noia ho avuto nel periodo in cui fui a Enego, pur
essendo in mezzo a continui rastrellamenti e minacce di rappresaglia. Non
così se mi fossi trovato a Santa Giustina in Colle, dove il 27 aprile 1945
si ebbe un raccapricciante eccidio da parte di elementi di SS tedeschi e
repubblicani, nel quale trovarono la morte anche l'arciprete don Giuseppe
Lago e il cappellano don Giuseppe Giacomelli. Capi di accusa a mio riguardo erano l'aver fatto adunanze coi capi partigiani che poi fecero saltare strade e ponti; l'aver dato alloggio e vitto a un ufficiale paracadutista
inglese; e altre ancora fino a dodici, che neppure io ancora conosco. Ciò
per la benevolenza di elementi fascisti del luogo! Firmato: don Mario Dal
Checco"4o .
40 Le vicende di don Dal Checco e di don Giacomelli sono particolannente seguite e
illustrate da P. GIOS, La cronistoria del parroco di Santa Giustina in Colle don Giuseppe
Lago, Padova 1995, p. 58-78.
-54-
2 dicembre 1944. Bombardamento sul ponte da parte di molte formazioni di bombardieri. Numerose bombe caddero poco lontano dal cimitero,
.
~B~~~
.
29 dicembre. Dalle 9 alle 12 paurose incursioni di caccia (i COSIddettI
Picchiatelli) e primi mitragliam~nti nella Valle del B~enta ~ nella Valsugana.
31 dicembre. Durante l'ultima messa paurosa mcurSIOne e bombardamento sul solito ponte.
Anno 1945
2 gennaio. Alle lO fu bombardato lo stabilimento Lancia a Cismon, fu
mitragliato Primolano e scoppiarono incendi nel bosco della Madonna: .
4 gennaio. Dalle 10,30 alle 12,30 incursion~ .di numerose sq~adnghe
di bombardieri e caccia. Cadde una bomba VIcmo alla casa dI Gu~zo
Virginia. La casa fu danneggiatissima. Nessuna vittima. Alle 14 altra Impressionate incursione.
. .
.
,
Il gennaio Comincia il lavoro del nfugIO dIetro l albergo Tre Pini.
Rifugio che non fu ultimato..
., .
13 gennaio. Cadono durante la gIOrnata 70 centImetn dI neve.
Il 15 17 18 20 gennaio. Bombardamenti sul ponte.
26' ge~nai~. Altra nevicata abbondantissima: più di un metro.
27 gennaio. Alle 8,45 durante un'incursione cadono due grosse bombe
.,
nella contrada Grottolea, poco lontano dal preventorio C.R.~.
30 gennaio. Cadono due bombe sul Tombal. Siccome l~ mCU;SI?m sono
quasi quotidiane e qua.si sempre ~eguite da, bombardame~tI,. CO~I SI omette
di registrarle di volta m volta. SI acc~nner~ s?lo alle p~mcIp~h ..
4 marzo. La note tra il 4 e il 5 mcommCIarono le mcursiom del caccia notturno (il cosiddetto Pippo) che sgancia nelle ten.ebre ~en~a .essere
veduto e senza obiettivi e quindi fa più spavento delle mcurSIOm d.mrne.
Il marzo. Durante una lunga e violenta incursione un apparecchIO precipitò incendiato a Cismon presso la Lancia. Alle 14 due ?o,mbe cado~?
in contrada Mugnai, danneggiando gravemente le case Gabneh. Due fentI.
12 marzo. Alle lO due bombardamenti.
15 marzo. Stasera alle 7,45 Pippo sgancia numerose bombe alle Coste
di Là.
19 marzo. Il cinquantesimo bombardamento su Cismon e incendi di
boschi sopra Cismon.
. .
25 marzo. Le Palme: mancando i rami di ulivo, si benedirono ramI dI
pino. Durante le quarantore la chiesa fu molto frequentata perché il tempo
piovoso ostacolò le incursioni.
..,
. .
.
lO aprile. Pasqua: numero straordmano di uomml alla santa comumone. Funzioni affollatissime.
2 aprile. Lunedì di Pasqua: giornata tragica. Da oggi orario leg~le fin~
al 16 settembre. Stamane all'alba la contrada Coldarco fu accerchiata d~1
repubblicani. Avvenne una violenta sparatoria ~ ilyartigiano C?appello ~Ul­
gi con una bomba a mano si suicidò. La su~ abitaZione fu .q~~Sl ~coperchlat.a
dalla violenza dello scoppio. I repubblicam fecero perqUlslZlom alle faml-
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glie, devastarono, rubarono, bruciarono, spaventarono". Alla prima messa
pochissimo concorso di fedeli; poi chiesa deserta. Rastrellamento in paese.
Furono portate via come ostaggi diverse persone. Alle 9 e alle 14 due
violenti bombardamenti sul ponte di Cismon. Alle 8,45 quattro repubblicani perquisirono la canonica, credendo vi fossero nascosti partigiani.
Il aprile. Alle 8 incursione sul ponte di Cismon, che fu completamente demolito e perciò da oggi le incursioni furono più rare e meno paurose.
Durante tutto l'inverno mancò spesso la luce elettrica anche per diversi
giorni di seguito, perché gli impianti venivano fracassati dalle bombe ed
occorreva del tempo per ripararli un po' alla buona.
16 aprile. Oggi comincia l'avanzata su tutto il fronte lungo il Po.
19 aprile. Una cinquantina di repubblicani, tra i quali l'eneghese
Bertizzolo Domenico, vengono stasera ad Enego a minacciare le più terribili rappresaglie, se fosse avvenuto qualche atto di sabotaggio. Conferirono
anche con l'arciprete. Ripartirono il giorno dopo alle 13.
24 aprile. Alle 13,15 la polizia trentina di servizio a Enego parte improvvisamente. Gli avvenimenti precipitano. Da stasera il coprifuoco non
viene più osservato e incomincia nella piazza e nelle contrade un movimento che prelude ai grandi avvenimenti dei prossimi giorni.
25 aprile. Alle 17,30 una colonna di sei autocorriere cariche di tedeschi attraversa Enego, ma quando arriva verso Cornetta una bomba magnetica deposta sulla strada dai partigiani scoppia sotto la prima corriera
che brucia completamente e si dice che vi siano stati bruciati circa 40
tedeschi.
26 aprile. La radio delle 13 diventa da oggi la "radio Milano liberata"
e annuncia l'insurrezione dei patrioti e la fine della effimera repubblica di
Mussolini, chiedendo ai repubblichini la resa incondizionata. Nell'aria malinconica della giornata nuvolosa e quasi fredda vi è un sentore di pace
non lontana, ma invece alle 15 incomincia in paese un movimento improvviso che fa temere un combattimento proprio nel centro. Molti partigiani di Enego sbucano armati ed inquadrati dai loro lontani o vicini nascondigli, accolti con entusiasmo dal paese che è tutto in fermento. Intanto
discendono corriere cariche di tedeschi e repubblicani. I partigiani, vedendosi in numero sproporzionato, non li attaccano e li lasciano passare.
Arrivate alla contrada Mugnai le corriere si fermano. I soldati scendono e
dopo qualche tempo molti ritornano in su e, attraversato il paese, si fermano lungo la salita. Si disperdono nel bosco e i partigiani li sorvegliano. Si
attende di momento in momento che scoppi la battaglia. Viene fatta saltare
con mine la strada verso il Giardinetto e alle 9 di questa sera viene distrutto anche il ponte sulla Valgadena dopo i Frisoni, vicino alle gallerie e
insieme saltò anche la conduttura dell'acqua sicché il paese, che era già
senza luce, rimase anche senza acqua fino alle 15 del 4 maggio.
28 aprile. Sabato: nel pomeriggio il paese tutto in movimento aveva
già l'illusione che la guerra fosse finita, ma invece si dovevano passare
ancora le ore più paurose. Alle 19 si videro scendere dalla parte di Cornetta sei o sette macchine cariche di tedeschi equipaggiati ed armatissimi.
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tto Cornetta si fermano e i partigia~i, chiamati ad adu~ata da~ suono
~oll tromba si preparano ad affrontarh, temendo che brucIassero 11 paese
ef:a ssero ~n massacro, come ultima vendetta per la guerra perduta. Alle
e ace
.,
. l' . t
h'
20 30 il paese è spopolato. Alcune c~ntma1~, ~ra cm arClpre e nonc e un
ca' ellano, si rifugiano ?el. preventoflo. Altn SI allontana?o ,:erso le. Coste.
r?Ppartigiani e tedeschI VI fu tutta la notte uno scambIO dI tra~atIve pe~
o:nerne la resa, ma inutilmente, sicché il pericolo di un combattImento SI
avverava sempre più..
..,
. .
29 aprile. Domemca: la chIesa nmase chl~sa fino al po~enggIO. Alle
8 i tedeschi (circa 160) con i loro automeZZI ~tt,ravers~no .11 paese le?tamente a piedi, in paura. Quando la colonna amvo al Glardmetto, trovo l~
strada interrotta ed allora i partigiani (si~ché int~nto si e.rano appostatI
sulle posizioni più favorevoli) ~ttaccarono 1 tedeschI, ~e uccIsero, una trentina ed essi ebbero un solo fento leggero. Il combattImento duro dalle Il
alle 12,30.
30 aprile. Lunedì: giornata fredda e piovigginosa, ma .è la giornata
della liberazione. Alle Il,30 viene issata sulla cupola della chIesa una enorme bandiera tricolore e le case del paese in pochi minuti si coprono di
lenzuola per indicare agli aviatori che il paese è. liberato. Purtroppo la
gioia della liberazione è stata. fu~~stata da. un avve~lmento ~he fu un lutto
per il paese: sul Lambara qumdlcl o vent.l tedes?hl (o. ~S~I) erano a~cora
in un bosco ai Campetti. Furono mandatI alcum partlgIam a cercarh e a
combatterli. Lassù nevicava e c'era nebbia. Ne seguì un combattimento
verso mezzogiorno. Quattro partigiani, tra cui uno di Stoner, rimasero uccisi. Il loro funerale, che fu imponentissimo, ebbe luogo il 3 maggio; e solo
dopo quel funerale, verso le Il, le campane, tutte le campane di En~go
suonarono a festa per salutare la fine di tanti dolori ~ di t~nti ~p~ventl .e
per ringraziare il Signore che il paese per una graZIa eVIdentIssIma SIa
rimasto salvo tra tanti pericoli. Tutte le contrade fecero celebrare sante
messe di ringraziamento. Era terminato lo stato di guerra, ma la situazione
in paese fu addirittura caotica per molto tempo. Posta, ~elefono,. telegrafo;
corriera, treno, banca non funzionarono. TuttI erano dIsoccupatI. Non SI
trovava nulla da mangiare, se non a prezzi favolosi (il cosiddetto mercato
nero, la grande piaga economica di questa guerra,. che c?~ti?uerà ancora
per molto tempo). L'ordine pubblico e il comando 1~ n:umclpIO fu assunt~
intanto dai partigiani. Per alcuni giorni fu reggente 11 SIgnor De Santa, pOl
sindaco Gabrieli Antonio, quindi Cerato Giacomo, poi Caregnato Antonio.
Questa fme della guerra non portò negli animi quel senso di gi~ia. e di
entusiasmo che da tutti si attendeva. Si ebbe l'impressione di esserSI nsvegliati da un sogno lungo e spaventoso.
Il 29 ottobre 1944 festa di Cristo Re, per iniziativa del reverendissimo
arciprete, seguito imm'ediatamente con entusiasmo da tutta la popolazione,
durante le sante funzioni irmanzi al Santissimo sacramento solennemente
esposto nella vasta chiesa stipata di pop.olo co~osso, fu letta. dal pulpito
dallo stesso arciprete una promessa votIva: se 11 paese. fosse nmasto. preservato dalle devastazioni della guerra (bombardamentI, profugato, dlStru-57 -
zione . del p.aese per rappresaglia, incendi, uccisioni eccetera), si sarebbe
cost~Ita fmlt~ la guerra un campanile che fosse degna corona della nostra
magmfica chIesa e che restasse come perenne monumento di riconoscenza
al Signore. Tutti si impegnarono a contribuire all'opera grandiosa con offerte e con la mano d'opera gratuita.
. La. guerra terminò. Il paese fu prodigiosamente salvo e bisognava adempIere Il voto. Passarono alcuni giorni ed il lavoro fu incominciato. La
fossa per le fondazioni misurava metri llxll e la profondità di metri 5.
Questo .lavoro, che poteva essere eseguito con maggiore sollecitudine se la
popol.azlOne avesse corrisposto con più entusiasmo, durò parecchi mesi e
solo Il ~ ~ttobre 1.945, fe~ta ?i santa Giustina, titolare della parrocchia, il
reVere?dIS~l1~O arcIprete Vlcano foraneo don Angelo Marcolin, che già da
ott~ gI?rni SI eta trasferito parroco a Montegaldella, tornato ad Enego per
desldeno del paese che voleva dargli l'ultima dimostrazione di affetto e
l'ultimo salut~, alle 11,30 benedì solennemente la prima pietra di quest'opera grandIOsa che resterà a ricordare nei secoli la storia di tante lacrime fatte spargere dalla cattiveria degli uomini e la storia di tante grazie
concesse alla parrocchia dalla misericordia del Signore.
[Enego], ottobre 1945
L'arciprete don Angelo Marcolin
Fig. 16 - Marcesina di Enego, autunno 1944: i partigiani sostano nel bosco.
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FARA VICENTINO
Breve celliO cronistorico 1943-1945.
Aprile 1944. In uno scontro avve~uto nel. t~rrit?rio della n?~tra parrocchia tra partigiani di Schio e tedeschI e faSCIstI, nmasero ~C~lS1: u.n tedesco e un carabiniere italiano; un capitano tedesco e u.n pa~hgIan? nmasero
feriti. In seguito a questo scontro il paese venne mmacclato dI rappresaglia. Tutto il paes~, a ~etta del capitano tedesco, do~eva ~ssere raso al
suolo; invece, graZIe all'mtervento dI buone p~rsone e m pnmo luogo del
prof. don Luca Candiott041 , tutto venne sconglUrat~..
. .
Maggio 1944. Primo rastrellamento, operato dal ruSSI e faSCIstI camu.ffati da russi. Non ci furono vittime: solo 6 persone furono deportate m
Germania.
42
Ottobre 1944. Secondo rastrellamento operato dal capitano Polga
della Brigata nera di Vicenza: non vittime. Otto persone ~ro~o ~ep.or­
tate in Germania; altre furono imprigionate e dopo POChI glOrm nlasciate in libertà.
Novembre 1944. Nella parte bassa del paese nuovo feroce e macabr~
rastrellamento. Camuffatisi da partigiani, i brigatisti di Vicenza comandatl
dal capitano Longoni infieriror:o nella z~na Costa, .lasciando quattro morti (due giovani e due vecchI) e un gIOvan~ fe~lto grave, che portat?
all' ospedale di Thiene decedette dopo otto gIOrm .. Acc~rs? sul luo~o l~
cooperatore di Fara non venne l~sciato passar~ dal fa~clst1. Sopra~g~untI
i tedeschi da Breganze, otteneva Il permesso dI portarSI p~esso le vlttlm~,
ma erano da poco spirate. Tentò poi di raggiungere il fento g~ave, ma Il
capitano Longoni lo mise agli arresti, minaccian~olo. di deportazIone .. Dopo
un'ora venne liberat043 • Il fatto avvenne nel terrltono del comune dI Fara,
ma in parrocchia di Breganze. I morti erano della parrocchia di Breganze,
meno uno di Fara.
Ottobre 1944. In seguito a questi fatti il locale segretario del fascio
repubblicano chiama in Fara un distaccament.o di ted~schi, ~a rimangono
per pochi giorni e poi se ne vanno. Allora 11. me?eSlmO chiama un contingente di fascisti. Venne la quinta compagma dI .Cesena, f~ce~t~ parte
della Brigata nera Capanni di Forlì, stanziata in ThIene. In pnnclp~o erano 200 uomini; poi restarono un centinaio. Con la permanenza dI detta
41 Don Candiotto, insegnante di francese nel seminario minore di Thiene e, alla morte
di mons. Marco Fabris, nominato rettore e prefetto degh studi, svolse un ruolo lmportant~
nel Thienese. Più volte interrogato su fatti e avvenimenti relativi alla guerra e alla lott~ di
liberazione, non ha mai voluto fare dichiarazioni né rilasciare interviste. Non ha laSCiato
memorie.
Il
.
42 Fu ucciso in un successivo agguato dai partigiani: GIOS, Controversie su a resIstenza, p. 116; cfr. E. D'ORIGANO, Diari della Resistenza. Da Sa.ntacaterina spa~~ando per
la Val Leogra e dintorni, IV, Schio 1994, p. 360-364: dove ,S1 . affe~a che I Imboscata
avvenne alle ore Il di lunedì 26 novembre 1944: ora, II lunedl ncorre II 27 novembre.
43 Si tratta di don Attilio Barausse, nominato cappellano di Fara nell'estate del 1944.
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compagnia furono distribuiti schiaffi, minacciati i sacerdoti, fatte reqUlsIzioni di animali e di piante, operati danni ad abitazioni, specialmente
dopo che i brigatisti chiamarono sul luogo anche le loro scostumate famiglie. Un danno incalcolabile fu portato nella moralità specialmente femminile.
Novembre 1944. I paI1igiani fanno saltare il ponte sull' Astico sulla
provinciale Thiene-Bassano. Nuovo rastrellamento. Un centinaio di uomini
furono mobilitati per i lavori di sgombero. Fu questa la prima volta che
militi armati entrarono a perquisire la chiesa.
L'opera dei sacerdoti in tutto questo periodo fu protesa nel proteggere,
nascondere ed assistere i giovani, specialmente partigiani.
20 maggio 1945. Per opera dei locali sacerdoti, istituzione del C.L.N.
locale.
25 aprile 1945. Presa della caserma della Brigata nera da parte dei
partigiani. Dopo una breve sparatoria tutti i fascisti cedettero le armi e si
diedero in mano ai partigiani. Nessuna vittima né spargimento di sangue.
Per interessamento dei locali sacerdoti si istituisce nella sala dell' Asilo la
mensa per i partigiani, per le famiglie dei fascisti della Brigata nera e per
tutti i prigionieri fascisti e tedeschi che (ultimi) raggiunsero il numero di
500. Si pensò e si provvide anche all'approvvigionamento viveri per il
paese. L'amministrazione restò in mano del cooperatore per due mesi. Tale
opera compiuta con tanto disinteresse e amore fu dai partigiani
misconosciuta.
29 aprile 1945. Dal territorio di Breganze ci vengono trasportati due
cadaveri: Fierro Pasquale, sergente, via Cesare Battisti 112, Napoli e Borghesi Giovanni, Cesena (Forlì). Tutti e due della Decima Mas, uccisi dai
partigiani nella parrocchia di Breganze. Avvisati, i sacerdoti di Breganze
non si mossero. Allora dopo due giorni in un carro li trasportarono a Fara.
Alla porta della chiesa vennero fatte le esequie, provveduto alla cassa e
furono sepolti nel cimitero locale.
In seguito nessun fatto di sangue; solo il lancio di qualche bomba.
L'opera dei partigiani di Fara, resisi così benemeriti per la liberazione
del paese dal tedesco e dal fascista senza fatti di sangue, si macchiò in
seguito con fatti disonesti, con prepotenze, con vendette. Tanto che si dovette concludere: i tedeschi e i fascisti nel nostro paese ne hanno fatto; ma
i partigiani locali li hanno emulati. Spogliarono di tutta la roba anche
personale tutte le famiglie dei fascisti di Cesena, provocando una reazione
che ancora non è cessata. Si diedero alla calunnia più spietata contro chiunque osava alzare la voce contro il loro disonesto operato. Furono fatti
segno speciale delle loro calunnie, in particolare i sacerdoti. Per odio ai
preti e alla religione, mentre ancora i nostri giovani soffrivano in lontani
campi di concentramento, fondarono il ballo pubblico nei locali delle scuole comunali.
Dei reduci nessuno si interessò, se non i sacerdoti. Furono raccolti
viveri e per ben quattro volte il cooperatore salì a Bolzano come rappre-60
te anche dei paesi di Salcedo-Calvene-Perlena. Opera che i reduci
sent an
..'
.
ti
ben hanno riconoscIUto e dI C~ll ancor~ OggI sono g r a . . .
. .
Questi in breve sono i fattI avv~n~tI durante l~ repubblIca dI Mus~olm~
e nel periodo della liberaz~one .partigiana nel temtono della parrocchIa dI
San Bartolomeo di Fara Vicentma.
Fara, 22 giugno 1946
Il parroco don Basilio Gregori
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'/
.
~A FUORI D'ITALIA!
VA FUORI O STRANIER /
Serie G - Emissione
Il Commissario
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Il
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.
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Fig. 17 _ 1944-1945: Buono di lire 100 emesso dal comando della Brigata "Caremi".
-61-
FELLETTE
Parte morale
A. Gli sfollati dalla vicina Bassano, rifugiatisi in parrocchia negli ultimi auni 1943 e 1944, erano circa una cinquantina; nel 1945 atTivarono al
numero di 300. Non fu possibile ricoverarne in numero maggiore per la
mancanza di ambienti sufficienti ed anche perché in generale le famiglie del
paese sono numerose. Trattandosi di impiegati e operai che attendevano alle
loro occupazioni in città, essi non presentavano particolari necessità.
I prigionieri furono 31; gli internati in Germania 40; i dispersi 3.
B .. L'assistenza religiosa prestata agli sfollati era la stessa che si prestava ai pall'occhiani. In pall'occhia, anche nel periodo più pericoloso, tutto
procedette regolarmente come negli anni di pace. Non fu spostato alcun
orario; non fu trascurata alcuna iniziativa e alcun dovere sia riguardo alle
funzioni religiose sia riguardo alla Dottrina cristiana, sia ancora nell'attività
delle organizzazioni di Azione cattolica e delle confraternite. Abbandonati
completamente in Dio, tutto procedette con calma e senza disgrazie. Gli
sfollati però, eccettuate alcune buone famiglie, in via generale per le pratiche religiose si portavano a Bassano o rimanevano assenti. Con i prigionieri e gli internati, a titolo di assistenza religiosa, si tenne frequente ed
assidua coll'ispondenza epistolare.
C. Non si ebbero a lamentare gravi danni morali, oltre a quelli che
provenivano dallo scorretto vestire e dalla poco lodevole vita cristiana. In
generale tra pall'occhiani e sfollati, pur conservando la carità, non coll'evano strette relazioni.
D. La pall'occhia in fatto di fede non fu esposta ad alcun pericolo
diretto. I contatti e le comunicazioni esterne, dovute tante volte dalle necessità dei tempi e anche dalla mania di girare da parte della gioventù,
hanno portato ad un affievolimento interno.
E. Durante il famoso rastrellamento del Grappa (20-28 settembre 1944)
la pall'occhia rimase illesa da ogni vessazione. Vigeva però l'ordine del coprifuoco dalle ore Il della domenica 24 settembre alle ore 6 del giovedì 28
settembre 1944. In quella domenica per precauzione furono sospese la Dottrina cristiana del pomeriggio e le sacre funzioni. Rimase vittima al monte
Grappa tra i patrioti il giovane Alessio Valentino di Angelo di auni 18.
lo scultore Rebesc~ da San Zen0l!~ degli Ezzelini .. La somm~ fu di lire
21 000. L'inaugurazIOne e la benedIZIone avvennero tI 1.6 maggIo 1~43 n~l­
l'o'ccasione della consacrazione della panocchia al Cuore Immacolato dI Mana.
D. Essendo state occupate dagli sfollati le aule delle scuole elem~nta­
: '1 16 febbraio 1945 fu ceduta gratuitamente ad uso scuola la sala SIta a
11, I d '
.
d a. pari ~
piantell'eno della casa del capp.ellano, on e eVItare l'. oc.cupazlone.
di estranei, con la clausola dI uS3!I~ quando, lo nchledessero 1 bISognI
della chiesa e dell'insegnamento rehgIOso. COSI pure fu ceduta U?a stanza
delle adiacenze della canonica alla Banca cattolIca del Veneto dI Bassano
er il canone di lire 200 mensili.
.
.
p Dal 26 al 29 aprile 1945 la sopraddetta sala, Il salotto e le adIacenze
della canonica furono occupati dai tedeschi.
.'
Il 30 aprile, durante la ritirata delle truppe tedesche, nel campI della
contrà Cimitero, dagli americani fu ucciso un soldat? .tedesco. GlI furono
amministrati i sacramenti sotto condizione e dat~ relIgIOsa sepol~ra.
Il 4 maggio 1945 presero stanza in pall'occhm le truppe amencane. Da
queste ultime, oltre la sala della casa del cappellano, fu o~cupata la sal~
grande, attigua alla chiesa. Si fermarono fino al 12 maggIO 1945. DettI
edifici non subirono alcun danno.
B. C. E. F. Nulla da segnalare.
Parte personale
Nelle difficili contingenze passate il sottoscritto continuò regolarmente
l'opera sua, animando tutti alla pazienza e alla cri~tiana rassegnazion,e. Inculcò sopra~tt~ .la .vita di fede, di. gr~nde fed~, ?Imos;rando ~ome ~ proprio nelle drfficIII CIrcostanze che Il SI!Sn?re nC~ICda l esalt~zIOne dI que:
sta virtù. Si fecero periodicamente speclah preg.hlere. N?n VI ~rono screZI
di sorta né con autorità né con partiti né con 1 goverm che SI succed~va­
no. Abbandonati completamente in Dio, si è potuto toccare con mano l'alUt~
e l'assistenza particolare della Divina Provvidenza, cui solo è dovuta ogm
riconoscenza.
Il pall'oco don Celso Benacchio
Fellette, 31 luglio 1945
Il lO gennaio 1945 alle ore 8,30 durante un bombardamento scatenatosi sopra San Vito di Bassano un aeroplano alleato si spostò improvvisamente e lanciandosi vertiginosamente verso di noi, scaricò una raffica di
mitragliamento colpendo chiesa, campanile e canonica. Eccettuata qualche
lieve lesione, non si ebbe alcuna vittima ed alcun danno.
Parte materiale
A. Furono eseguite due statue con marmo di Canara rappresentanti
l'Immacolata e sant'Antonio, e collocate sui rispettivi altari. Esecutore fu
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FONTANELLE
Parte morale
A. Sfollati dalla parrocchia, nessuno. Sfollati in parrocchia, 3 o 4
famiglie e sono famiglie che sono passate per lavoro per esempio a Milano, Biella e possiedono in parrocchia ancora la loro casa. In tutto 20
persone.
I prigionieri sono 50. Messi in prigione per qualche mese o meno, 5.
Sequestrati per alcuni giorni, due maestri (marito e moglie), che poi andarono a far scuola altrove (1944-1945).
I poveri sono i soliti che vanno questuando: 5 o 6 e alcune famiglie che
non hanno uomini. validi al lavoro. Non si sono raccolte offerte speciali.
B. Riguardo all'assistenza religiosa si è cercato di lavorare con assiduità nelle famiglie, tra gli individui e specialmente nell' Azione cattolica.
Il reverendo cappellano don Gino Farronato fu nominato da sua eccellenza
mons. vescovo cappellano del lavoro e ha compiuta la sua mansione visitando gli operai sul lavoro in parrocchia a anche fuori e celebrando la
messa festiva nelle feste che si lavorava anche in una contrada dove alloggiavano tanti operai che non potevano venire in chiesa. Si è procurato poi
di attuare le iniziative che venivano suggerite dal "Bollettino diocesano" e
da circolari44 .
C. Danni morali purtroppo si lamentano: specialmente il lavoro festivo obbligatorio che abitua a trasgredire i comandamenti di Dio e della
Chiesa; quindi scarsa frequenza degli adulti e dei fanciulli al catechismo. I
tedeschi poi e i forestieri, specialmente capi, uniti a persone di altro sesso
senza matrimonio e palesemente; truffe e ingiustizie di ogni sorta e chi
più ne faceva era più bravo. Quindi per molti non si sapeva cosa volesse
dire onestà, galantomismo eccetera. Qualche farfalletta si è abbruciata le
ali e il senso dell'onestà ne ha sofferto non poco. Gli odi si sono acuiti;
le vendette, più frequenti. Questo specialmente dal 6 settembre 1944 al
30 aprile 1945.
Il 5 e 6 settembre 1944 ebbe luogo un rastrellamento spietato. Tutti gli
uomini validi erano fuggiti nei boschi; le case perquisite tutte; ucciso con
una rivoltella alle tempia un certo Albeiti Marco da Rubbio sulla via che va
dal centro alla contrada Tortima e lasciato a terra, mandando uno del paese
ad avvertire i sacerdoti che se lo portassero dove volevano; e il cappellano
44 La Cronistoria è più esplicita: "6 settembre - 9 ottobre 1944. Si forma un cantiere
di lavori diretto dai tedeschi con diverse ditte e circa 1000 operai che occupano le scuole
qui e alla Tortima. Sono requisite la latteria, la villa del Brunello, casa Girardi, la casa del
Sese, l'albergo Poli e dopolavoro, nonché stanze per le famiglie. Ovunque ferve il lavoro:
gallerie, trincee eccetera. Tutti sono occupati alla Todt. 9 ottobre 1944. Don Gino viene
nominato da sua eccellenza il vescovo cappellano del lavoro e incomincia il suo ministero
tra gli operai. Si combina per una messa agli operai alle ore 5,45".
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in mezzo a una sparatoria pericolosissima accorse sul posto e poté ammmIstrare all'infelice l'estrema unzione. Era un giovane della curazia di Rubbio
contrada Berti, arrestato e condotto così alla morte, reputato partigiano ~
fautore dei partigiani. Non si è potuto portare in chiesa la salma, ma il
sacerdote ha benedetto la fossa e furono celebrati i funerali in chiesa45 •
Quel giorno stesso 6 settembre 1944 fu ferito gravemente in contrada
Tortima un parrocchiano Crestani Marco, detto Pretore, e fu portato d'urgenza all'ospedale di Marostica, dove fu ricoverato per circa due mesi e
poté guarire.
Quello poi che fu più doloroso ancora fu l'eccidio barbaro di nove
tedeschi fatti prigionieri il 2 maggio 1945 e massacrati con la mitraglia
sulla porta dell'asilo di Fontanelle, senza chiamare il sacerdote, dalla vendetta e il. furore di un energumeno intervenuto con una squadra di compagm m aiuto a Fontanelle da San Giacomo di Lusiana e si dice che si
chiama Broca. Fatto dolorosissimo che ha lasciato una costernazione immensa nella p~rrocchia46. Nello stesso giorno poi rimase ucciso ai margini
della parro.cchia verso Rubbio un parrocchiano Giacomazzo Giuseppe, ex
caporale dI finanza con moglie e due figli, accorso a difendere il paese
dall'invasione di bande tedesche. A Conco fu ucciso un parrocchiano di
Fontanelle, certo Crestani Antonio, che morì due giorni dopo all'ospitale di
Marostica.
E nell'ultima metà del 1944 venne ucciso un parrocchiano di Fontanelle
~rsatto Severino. Come pure nel febbraio 1945 fu ucciso un altro giovan~
dI Fontanelle, Guido Feriti d'ignoti e di Brunello Antonia: questi due nel
Biellese, dove erano a lavorare.
Rapine. Dall'ottobre 1943 all'aprile 1945 qua e là, ma specialmente in
montagna individui a mano armata tante volte mascherati, di giorno e di
notte, si presentavano a chiedere a volte burro, formaggio ed anche animali sempre più nelle casare di monticazione. Purtroppo il senso del mio e
del tuo pareva scomparso specialmente alla legna dei boschi comunali e
privati; quando poi i tedeschi apprestavano i lavori di difesa ed anche
oggi si stenta ad abituarsi a rispettare la roba degli altri.
Se ne parla in Gros, Resistenza, parrocchia e società, p. 207, 223.
"30 aprile 1945. Si parla che i tedeschi dalla Valletta erano giunti in contrada Brombe
e che si sentiva gridare auto. Accorrono armati e verso le 9 antimeridiane tutti sono fatti
prigionieri. In questa scaramuccia restò morto uno da Fontanelle, certo Giacomazzo Giuseppe, ex guardia di finanza, e uno della contrada Spelonchette, uno da Brombe e uno da
Pradipaldo. Verso mezzodì, mentre il cadavere del Giacomazzo era stato portato nella sala
dell'asilo di Fontanelle, il comandante del reparto di partigiani che hanno combattuto in
contrada Brombe fece condurre nove prigionieri tedeschi davanti al cadavere del Giacomazzo
e, poi fattili uscire, con decisione barbara ed improvvisa, fuori della porta dell'asilo fece
fulmin~r~ con la. m.itragliatrice qu~i nove infelici, facendo raccogliere le spoglie e trasportarle vrcmo al cImItero e seppelhrle alla rinfusa. Il sacerdote lo viene a sapere quando,
sentendo gli spari, chiede che si facesse alla porta della chiesa. Atto barbaro e inumano,
che ha lasciato un'impressione enorme in paese e fa inorridire solo pensando a questa
strage": Cronistoria di Fontanelle. Cfr. Gros, Resistenza, parrocchia e società, p. 416, 433.
45
46
-65-
D. L'accozzaglia di lavoratori forestieri durante gli allestimenti di difesa (circa un migliaio di operai), non escluse donne con i tedeschi e con
altri, i tedeschi la massima parte protestanti, il lavoro quasi tutte le feste,
donne che vivevano come in matrimonio, alloggiate con i loro drudi nelle
case, nelle famiglie, crapule, divertimenti eccetera furono cose certo poco
edificanti per la popolazione che non era abituata a sì fatti tenori di vita.
Non mi sono accorto di propaganda di errori, almeno che prendessero
piede, ma questi mali esempi furono certo un corrosivo per la moralità e
religiosità della popolazione. Qualche superstizione, per esempio, vi era: la
persuasione che con il pendolo si potesse sapere dove fossero i prigionieri,
come si trovassero, se fossero vivi e ingenuamente so che qualche
donnicciola è andata a consultare qualche ariolo famoso (dicevano loro) a
Breganze. Ne ho parlato in chiesa e sembra che sia stata una ventata
passeggera, perché non se ne parla più: anzi si riconosce che fu veramente
una dabbenaggine stolta.
E. Bombardamenti in parrocchia nessuno; nella periferia e non su
abitati; qualche mitragliamento. Il giorno di Natale 1943 furono lasciati
cadere qua e là sette grandi bidoni da benzina vuoti, proprio quando il
popolo usciva dalla seconda messa solenne delle lO. Uno è caduto a circa
200 metri dalla chiesa. Molto panico, ma nessun danno.
Parte materiale
A. Durante la guerra non furono eseguite opere di rilievo in parrocchia né in chiesa né in altri edifici parrocchiali. L'incubo di dover abbandonare tutto non ha permesso di far lavori e quindi ci si è accontentati
dell'indispensabile ed eseguito quanto è stato ordinato dai superiori in preghiere, collette eccetera. Urgeva ed urge la riparazione del coperto della
chiesa e si è rimandato, tanto più che era impossibile avere materiali. Si è
cercato di accumulare dei fondi all'uopo ed oggi si è acquistato calce e
legname, ma occorrono tegole ed altro che non è facile avere. Ma si spera, prima dell'inverno, di far qualche cosa. Siccome durante il pericolo la
popolazione ha promesso di compiere le riparazioni più urgenti, è stato
raccolto offerte private per circa 25.000 lire.
Parte personale
Nessun sacerdote, chierico, religioso, suora ebbe a soffrire danni gravi
per ferite, allontanamento, vessazioni eccetera. Il contegno del clero fu dignitoso. Obbedì quando non si esigeva cose contrarie alla fede, alla morale.
agli ordini dei superiori, né fu servile né ribelle e si sforzò di fare del bene.
Fontanelle, 30 luglio 1945
Il parroco don Antonio Favero
-66-
FOZA
Parte morale
In parrocchia durante il periodo bellico 1940-1945 si ebbero sì degli
sfollati da varie parti d'Italia, della Francia, della Libia e Cirenaica, ma
trattasi di famiglie di Foza che si sono sistemate o nelle case di loro
proprietà o in case di parenti, ricevuti e trattati con ogni cura tanto dal
comune come dal parroco, per rendere meno pesante la loro situazione e
perché niente mancasse loro quanto alla parte religiosa.
Non si ebbero a lamentare veri disordini morali, quantunque ciò si
temesse.
Avemmo parecchi rastrellamenti da parte di tedeschi, repubblicani, russi che procurarono noie, paure, spaventi; la fucilazione nella zona di San
Francesco di sette giovani: cinque partigiani o stimati tali; e questi, due di
Foza, tre di Canove e due russi47 • Vennero bruciate due case, dopo avere
sequestrati gli abitatori e asportato il bestiame.
In un rastrellamento furono arrestati parecchi giovani perché iscritti per
qualche tempo ai partigiani, bastonati e malmenati con modi più che brutali. Ed uno, perché vicino a casa sua furono trovati sepolti (dietro indicazione di un compagno fedifrago) tre parabelli, il suo e quello di altri due
compagni, fu barbaramente fucilato e finito a colpi di rivoltella al capo,
47 L'uccisione dei sette a San Francesco di Foza era stata preceduta dal rastrellamento del 12 ottobre: "Nel pomeriggio del giorno 12 ottobre 1944 una squadra di Brigate nere e di russi, fatto il giro di Costalta per contrada Ekar - Val piana e su per il bosco
fino a San Francesco e poi al centro di Foza, sono chiamato - scrive il parroco - dal
capitano Casadei e costretto sotto minaccia di fucilazione di fare una gita di poco piacere
per Costalta - Ekar - Croz - Valpiana - Totari insieme con il commissario prefettizio
signor Cappellari Luigi ed il cursore comunale signor Omizzolo Mario per invitare genitori
e figli partigiani per un inten'ogatorio (diceva il capitano), dandoci una lista di nomi, non si
sa da chi fatta. Il tutto doveva compiersi in un'ora, ma al massimo, cosa che richiedeva
almeno due ore. In paese regnava il terrore, perché si doveva incendiare le case, cominciando dalla chiesa e via via tutto. Siamo ritornati mezzi morti. Si interrogarono quei genitori che vennero; si piazzarono le mitragliatrici in piazza e, quando Dio volle, tornarono in
Asiago, conducendosi via i genitori interrogati. A Costalta si fermarono davanti l'osteria; la
incendiarono davanti gli occhi della padrona che poi con il figliastro fu pure condotta via,
perché non sapeva rendere ragione dove fosse il figlio, autore di furto di una moto nascosta in casa e partigiano ricercato. Con la medesima spedizione fu pure condotta in Asiago
l'intera famiglia di Alberti Giovanni Carot, del quale precedentemente un figlio fu mandato
in Germania, il 18 ottobre 1944. Questa mattina vennero fucilati in località San Francesco
due giovani di Foza: Contri Amedeo e Alberti Cirillo, due russi, tre di Canove, partigiani,
in una valletta verso Stoccareddo e cacciati a forza entro una galleria dell'altra guerra.
Nessuno in paese seppe niente della cosa e neppure fu chiamato il sacerdote: morirono cosÌ
senza il conforto della religione. I loro cadaveri, dapprima estratti dalla galleria e composti
in casse fornite dai familiari e dal comune (per i russi, quest'ultimo), furono trasportati nel
cimitero comunale di Foza il giorno [22] ottobre; quelli di Canove la sera stessa furono
trasportati a Canove dai loro parenti; gli altri vennero sepolti qui il giorno [... ]": Cronistoria
di Foza, 18 ottobre 1944. Cfr. GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 250, 264.
-67
GALLIO
pr~prio davanti ~asa, S?tto gli oc.chi dell~ marr.ma vedova, ed egli figlio
~lllCO. Venne pOI trascmato su di una shtta con canti, in modo più che
Illumano, c~me b~ttino pre~ioso, per le vie di Foza, Gallio, Asiag048 • E
non contenti questi della Bngata nera, dopo bevuto in abbondanza durante
la notte della 'pre~etta operazione bottiglie di grappa, costrinsero il parroco
a consegnare Il VIllO da messa che aveva ancora in casa.
D.ue p~rtigiani, arrestati e bastonati per parecchi giorni, in seguito al
tentativo di far saltare il ponte vecchio di Bassano furono tradotti con un
terzo compagno, non di Foza, a Bassano e fucilati sul ponte suddett049 •
Questi ultimi ebbero l'assistenza religiosa; i sette fucilati a San Francesco
no, uccisi all'insaputa di tutti in una valletta oscura, in mezzo al bosco. '
Parte materiale
Non furono eseguite opere di certa entità. Si acquistò il terreno per la
Casa della Dottrina cristiana, 600 metri quadrati per il valore di lire 2.500
dalla chiesa. Non si lamentarono bombardamenti o mitragliamenti; e nes~
sun danno fu recato alla chiesa né alla canonica né agli oratorii. Non
furono occupati locali. Unico danno subito fu la spesa del ricollocamento
delle campane in lire 4.500, spesa fatta dal comune, il quale ha già fatto
regolare denuncia.
Parte morale
A. Il numero degli sfollati nel paese fu 80.
Il numero dei prigionieri, 50.
Il numero degli internati, 120.
Durante il periodo della guerra a tutti i soldati residenti in Italia e nei
limiti delle possibilità anche ai prigionieri, fu spedito mensilmente il bollettino parrocchiale La voce del pastore.
Gli sfollati poveri furono aiutati con offerte raccolte in parrocchia, specie per opera della San Vincenzo.
B. Nessuna missione fu tenuta nel periodo bellico. Furono fatti però
ogni anno corsi speciali di predicazione e conferenze, a cui parteciparono
anche gli sfollati.
C. Non si lamentarono scandali pubblici, odi, uccisioni, rapine e furti
di sorta.
D. A nessun pericolo nella fede con la propaganda di errori eccetera
fu esposta la parrocchia.
Parte personale
Il parroco, unico sacerdote in parrocchia, ha passato questo tempo burrascoso astenendosi da ogni politica, attenendosi fedelmente al suo dovere
di .s.acerdote e di parroco, curando nel modo migliore i suoi fedeli, tenerli
Ulllti nella fede, nella pietà, incoraggiando a conservarsi buoni calmi in
ogni evenienza. Non fu maltrattato, ma gli fu imposto di fare ~na marcia
for~ata. so.tto ~i~ac~ia di fucilazione e di incendiare il paese, per invitare
gelllton di partlglalll o supposti tali ad un interrogatorio presso il comando
di una Brigata nera in rastrellamento.
Grazie a Dio tutto è finito; e speriamo non corrispondenti alla guerra
passata le conseguenze.
Parte materiale
Foza, [senza data]
B. La chiesa parrocchiale e gli altri edifici sacri non hanno subito
alcun danno per bombardamenti, mitragliamenti eccetera.
Il parroco don Angelo Zovi
E.
A. Nella chiesa parrocchiale fu sostituito l'altare maggiore con uno
nuovo in marmo rosso di Sant'Ambrogio di Verona, artistico e più adatto
alla chiesa. Furono spese circa 80.000 lire, già pagate.
C.
Si tratta di Natale Gheller: l'episodio è già stato descritto da GIOS Resistenza parrocchia e società, p. 255, 267.
'
•
49 Dalla Cronistoria di Foza: "22 febbraio 1945. Questa mattina sul Ponte Vecchio di
Bassano furono fucilati due giovani di Foza, Alberti Federico Faio e Lunardi Cesare di
~omenic~, partigiani e sotto custodia delle Brigate nere a Roana, e fucilati perché qualche
glO~~ prIma con una bomba fu fatto saltare il predetto ponte da mano ignota, ma sospetta
partlgJan~:'; cfr. <?I~S, Resistenz~. parrocchi,a e società, p. 262-263. L'azione partigiana, guidata da MasacclO, In La resistenza nell agro bassanese. Nel cinquantesimo della liberazione (945-1995), Cassola 1995, p. 63-68.
48
-68-
Nessun bombardamento.
Neppure la canonica e gli altri edifici adiacenti.
D. Fu occupata la sala teatrale e adibita a magazzino dal 24 dicembre 1944 al maggio 1945 dalla Todt a lire 800 mensili. La sala fu rilasciata in buone condizioni.
E.
Nessun edificio ha subito danni per bombardamenti, eccetera.
F.
Niente.
-69
Parte personale
GHIZZOLE
Ne~sun? ebbe .a soffrire danni per ferite eccetera. Il contegno del clero
nelle difficIh contmgenze passate è stato lodevole.
L'arciprete don Marco Zen50
[Gallio, senza data]
50 .La parrocchia di Gallio fu davvero fortunata. Lo scrive l'arciprete don Zen nell'unica. pagm~ m~er~ssante della Cronistoria parrocchiale: "Fuga dei germanici e liberazione. Sin
daI 'prI~~l1l ?I dlce?1bre de!l~ scorso anno 194~ avevano preso stanza in paese circa un
centmalO di soldati gen?amcI occupati nel laVOrI della Todt e nei servizi di polizia. Durante
la l,Oro pennanenza essI. non ~ann? re~~to alla popolazione danni notevoli: la loro presenza
per? ~ra ben poco gradita agiI abl!antl m generale. Perciò fu salutata con gioia da parte di
tutti l alba del 30 apnle 1945, gIOrno della loro frettolosa partenza o meglio della loro
fuga .. La I?aggior parte s'avviò celennente alla volta di Foza per raggiungere la Valsugana.
quasI tU.~1 partlron~ senza molesta!e ~lcu~o e senza essere molestati da alcuno. La popolaz~o~e, CIO che ~OStIt~lsce un pnvlleglO smgolare concesso a ben pochi, non ebbe alcuna
Vittima, non subl rapme o maltrattamenti o devastazioni. Della grazia singolare dovrà serbare perenne riconoscenza al Signore, specialmente se si tiene conto della sorte toccata ad
altre ~~calità f:!nestate ?a. lutti ~enza numero e dalla più orrende. devas~azioni. In seguito
alla r~tIrata del ge~a~lcl e all .annunclO della fine della guerra m Italia, la popolazIOne
tutta m preda al plU VIVO entuSiasmo e animata da sentimenti di viva riconoscenza verso
Dio,. convenne nel tempio per il canto di lm solenne 'Te Deum' di ringraziamento. La
funzIOne ebbe luogo la sera del 2 maggio, dopo la pia pratica del mese mariano".
Parte morale
A. Gli sfollati, quasi tutti della città di Vicenza, furono in numero
variabile, in media furono un centinaio. I prigionieri di guerra furono 20,
di cui due morirono in prigionia. Nel settembre 1943 15 poterono ritornare
in famiglia. Gli sfollati, collocati in famiglie di buona condizione, vissero
discretamente bene. All'appello di mons. vescovo furono raccolte offerte in
denaro e generi per il valore di circa 2.000 lire.
B. La quasi totalità visse la vita parrocchiale frequentando la chiesa,
inviando i piccoli alla dottrina. Fu tenuto un triduo di predicazione nei
primi mesi di questo anno.
C. Non vi furono gravi disordini morali anche durante la presenza di
truppe germaniche, il cui contegno fu abbastanza serio. La presenza degli
sfollati di costume cittadino non si può dire che abbia concorso al miglioramento dello spirito cristiano. Grazie a Dio non vi furono vendette private, uccisioni provocate da odio di parte. Lo spirito politico in questo periodo fu sempre moderato, per cui non si ebbero poi a lamentare rappresaglie o epurazioni. Si devono lamentare due rapine a mano armata: l'una,
nell'agosto 1944 in casa Cecchetto Aurora con danni nei preziosi e denaro
della famiglia e di alcuni sfollati per un valore di circa 800.000 lire; l'altra nella primavera di quest' anno, in casa di De Zotti Michele che spogliarono del danaro e generi alimentari per un danno complessivo di circa
100.000 lire.
D. Non vi fu propaganda di errori, tuttavia si deve notare un certo
affievolimento della fede. Subito terminata la guerra, pochi elementi cominciarono una propaganda comunista, ingannando colla solita mala fede
la credulità specialmente di alcuni elementi giovanili, cui si vuoI nascondere il vero volto del partito e promettere ciò che non potranno dare.
E. Il territorio di questa parrocchia fu oggetto di cinque bombardamenti da aerei in picchiata che miravano al ponte ferroviario del
Bacchiglione (nei giorni 24 ottobre 1944; 3 gennaio 1945; 8, 29 marzo
1944; 24 aprile 1945). Grazie a Dio, nessuna vittima né danni alle persone; pochi danni nei campi. Il ponte fu fatto saltare poi dai tedeschi in
ritirata la notte 27-28 aprile 1945.
Parte materiale
Fig. 18 - Monte Verena, marzo 1945: la neve si scioglie ...
-70-
A. Nel 1943 fu fatta eseguire dal pittore Radaelli la palla di san
Tarcisio per l'altare maggiore: costò lire 3.000. Fu eseguito l'impianto della luce elettrica che comportò la spesa di lire 10.000, spese coperte con
una pubblica sottoscrizione tra i fedeli. Nel 1944 fu costruita la mura di
cinta al confme dal lato ovest della chiesa, la cappella, la porta laterale, la
controporta e la nicchia o cappellina per il confessionale delle donne dal
-71-
medesimo lato. Dal lato opposto, la controporta e la cappellina per il fonte
battesimale. La spesa complessiva fu di 80.000 lire. Furono inoltre raccolte
lire 75.000 per la dotazione del beneficio parrocchiale. Complessivamente
durante gli anni 1940 fino al giugno 1945 furono raccolte in parrocchia
lire 256.000.
B. I danni subiti dalla chiesa e canonica in causa dei bombardamenti
si riducono ad alcuni vetri infranti.
C. La canonica fu occupata in parte da un comando tedesco: cioè,
tutte le stanze del piano superiore; per un ufficio e per alloggio del capitano comandante e dei sottufficiali addetti all'ufficio stesso. Tale occupazione durò dal settembre 1944 all'aprile 1945 fino il giorno precedente la
liberazione.
D. I danni furono limitati a quelli provenienti dall'uso delle stanze.
Fu fatta denuncia dei danni subiti, senza specificarne il valore.
Parte personale
Il sottoscritto non ebbe a subire vessazioni personali.
Ghizzole, 31 luglio 1945
Il parroco don Francesco Frello
GRISIGNANO DI ZOCCO
Parte morale
A. Gli sfollati che hanno trovato alloggio nella nostra parrocchia furono pochi: 18 famiglie in tutto; famiglie che o per i loro parenti o per le
loro sostanze conducevano una vita abbastanza agiata.
I prigionieri ed internati erano un numero abbastanza rilevante: 44 in
tutti. O per mezzo del pane dei poveri e delle buone usanze si è cercato
di aiutare le loro famiglie ed aiutare i poveri.
B. Il parroco si portò nelle case degli sfollati per dare il suo saluto
ed invitarli a sopportare i disagi e mostrare la loro fede venendo spesso
alla chiesa.
Per i prigionieri ed internati tutto ilo popolo si raccoglieva ogni sabato
ai piedi della Madonna per innalzare preghiere, ascoltare la santa messa e
fare la santa comunione. In preparazione della festa dell' Annunciazione di
Maria santissima del 1944 fu tenuto un ottavario per tutti i ceti.
C. Ringraziando Iddio, nessun danno morale grave abbiamo dovuto
lamentare anche perché la popolazione si mostrò sempre molto calma e
nessun rastrellamento si è verificato.
D. La fede del nostro popolo aumentò nel principio della guerra, ma
poi andò diminuendo col perdurare della medesima e un po' col propagarsi dei soliti errori sul papa e sulla chiesa. Ma le anime furono messe
subito in guardia dai sacerdoti con opportune conferenze in chiesa e con
opportuni opuscoli.
Adesso la fede sente il cambiamento delle cose. Ma continuamente noi
sacerdoti insistiamo e col popolo innalziamo preghiere al martedì a sant'Antonio ed al sabato alla Madonna perché ci conservino anzi aumentino
la fede.
In preparazione della messa novella abbiamo fatto un triduo di
predicazione sul sacerdozio, tenuto dal padre spirituale del seminario di
Thiene 51 • Ad ogni primo venerdì del mese teniamo ritiri per le diverse
categorie. Il popolo risponde.
E. Terribili e numerosi furono i bombardamenti in numero di circa
180. I mitragliamenti non hanno numero: anche tre o quattro volte al giorno. I bombardamenti erano sempre alla stazione; ma lo stesso fecero delle vittime. Il 23 febbraio 1945 alcuni apparecchi lasciarono cadere delle
bombe ad una quota altissima. Una bomba è caduta a ottocento metri
dalla stazione, scoppiando vicino a quattro persone. Tutte quattro sono state barbaramente straziate. I sacerdoti si portarono subito sul luogo con i
conforti religiosi, ma due erano morti: Cappello Teresa di anni 40 e Cappello
Fig. 19 - Altipiano di Asiago, primavera 1945: gruppo di partigiani in sosta e al sole.
-72-
51 Si tratta di don Luigi Panozzo, nominato padre spirituale del Seminario di Thiene
nel 1939.
-73 -
Bruno. di ~i 1.1. Gli. altri due, Cappello Antonio di
Agostmo dI anllI 32 dIedero pochi segni di vita.
anni 30 e Cappello
binaIlc~~ ~~~fl~.1945
mitragliando un carro, un apparecchio feri una bam-
., Il 31 marzo 1945 un'~ltra bomba lasciata cadere da un areo lano sco _
pIO poco lo~tano alla chIesa davanti una casa e strazI'o' terrI'b!?1
t p
uomo Magrm A t . d' 54
.
Imene un
asportò la mano ~~:~ d~l fig~:IM~hgrei:eFl tragittdo per l'ospitale mori; ed
Il 28
'1"
ernan o.
~ed~le di :~~i e7~, t~~~~~~~e~~l~~~~ %g:n!f~~neo S~~;~m~~~ :astia~~~o
utti e tre mOrITono all'ospitale qualche giorno dopo.
I annI
.
Parte materiale
A. Nessuna opera fu eseguita in parrocchia.
costruire l'asilo e la Casa della Dottrina cristiana. Fu raccolto denaro per
B.
C.
Nessun danno ha subito la nostra chiesa.
Neppure la casa canonica.
aspo~to~na
stanza
in canonica era riservata ai tedeschi, ma niente fu
Parte personale
f,~~~Fiod!g?\;~i:~; ~~::'!:~:E;o~~~r~~gg~::~:
mpIO
I nostro SIgnore Gesù Cristo.
[Grisignano di Zocco, senza data]
'
Il parroco don Angelo Centin
GRUMOLO PEDEMONTE
Parte morale
A. Il numero degli sfollati, sempre oscillante, raggiunse un massimo
di circa 300. In generale si trattò di sfollati dalla vicina Thiene, molti dei
quali passavano qui solo la notte. Sei sfollati di Cassino, bisognosi di
tutto, furono provvisti di vesti e cibo. Di prigionieri se ne ebbero 14 (5
di questi in Russia non hanno ancora dato alcuna notizia). Gli internati
furono 22 (parecchi già tornati). Nel rastrellamento del 26 agosto 1944
furono deportati in Germania 7 parrocchiani (quasi tutti ora rientrati) e fu
bmciata una stalla con fienile per avervi trovato armi nascoste. Si fecero
delle collette che permisero di distribuire 2 quintali di frumento, 1 di fagioli e patate e 1.000 lire.
B. Alle suindicate categorie di persone e alla parrocchia stessa non fu
prestata alcuna particolare assistenza religiosa, avendo partecipato gli estranei alla vita parrocchiale ed essendosi dati normalmente corsi di
predicazione, istruzioni eccetera in abbondanza.
C. Non si hanno a lamentare danni morali provocati da scandali pubblici, da odi, vendette, uccisioni. Due famiglie furono rapinate a mano
arma da sedicenti partigiani e una di queste subì un danno di parecchie
decine di migliaia di lire.
D. Durante la guerra la parrocchia non fu esposta a rilevanti pericoli nella fede con la propaganda di errori, superstizioni eccetera. Le
comuni maldicenze contro la chiesa, il papa, i sacerdoti (la chiesa non
ha saputo impedire la guerra, il papa finanzia la guerra, i sacerdoti
tengono per i fascisti o per i partigiani eccetera) trovavano poco credito e bastavano ordinarie smentite nel corso della predicazione. Più grave si fa ora il pericolo con la propaganda comunista (giovani in maggioranza), quasi tutti irritati per la mancanza di provvedimenti in loro
favore da parte del governo o degli alleati e per la insensibilità dei
ricchi che, essendo spesso cattolici, facilitano la calunnia che il clero
tiene per i ricchi.
Per limitare gli effetti di tale propaganda il parroco avvicina quelli che
sono disposti a ricevere e ascoltare un richiamo, o i loro genitori; e mette
in guardia nella predicazione dalle dottrine contrarie agli insegnamenti della chiesa. Il popolo è poi chiaramente avvertito che il comunismo ateo è
condannato dalla chiesa e che le dottrine sociali della chiesa sono obbligatorie per i cristiani. I buoni vengono largamente istruiti in materia.
E. In parrocchia non si ebbero bombardamenti; solo un mitragliamento
il 3 aprile corrente anno, senza vittime umane (fu incendiata una corriera e
ucciso un cavallo). Invece in un mitragliamento avvenuto nel tratto di ferrovia Campiello-Barricata rimase ucciso un ottimo giovane della parrocchia
(Ita10 Dalle Carbonare), mentre si recava al lavoro (22 dicembre 1944). Di
morti in guerra finora si ha notizia di sette.
-74-
-75 -
Parte materiale
A.
LASTEBASSE
~a chie~a venne arricchita di un nuovo altare maggiore su disegno
dell'archItetto Vmcenzo Bonato ed esecutrice la ditta Gresele di Schio.
Somma spesa nel lavoro, lire 70.000, tutte offerte dai parrocchiani.
B.
Né la chiesa parrocchiale né altri edifici sacri ebbero a subire danni.
C.
Nemmeno la casa canonica subì danni.
D. Nella parrocchia si diede alloggio a tre familiari si sfollati. Ora
sono tornati alle loro abitazioni e la canonica non subì alcun danno.
E.
Nulla da dire, non essendovi stati danni.
Parte personale
Di pers~ne rel~giose in parro~chia vi è solo il parroco, il quale non
ebbe a soffÌ'Ire mm alcuna vessaZlOne o altro e si sforzò di mostrarsi alieno da competizioni di politica e di guerra, sempre pronto ad aiutare e
difendere qualunque perseguitato.
Grumolo Pedemonte, 27 settembre 1945
Il parroco don Gasparo Zonta
Parte morale
A. Nessuno ha dovuto sfollare per cause di guerra. Prigionieri nei
vari fronti, 48; internati politici, 9. In parrocchia dimorarono per quasi due
anni una ventina di ebrei internati politici. A questi si è venuto incontro
con aiuti materiali, richieste di notizie eccetera. Pure la parrocchia ha dato
vita per 8 giorni a un posto di ristoro a favore dei rientranti dalla Germania che scendevano la valle a piedi.
B. In parrocchia furono tenuti corsi di predicazione straordinaria:
1940, un triduo; 1943, settimana di predicazione alle diverse categorie; 1944, triduo per i giovani; 1944, corso di predicazione per gli
operai; 1944, esercizi chiusi per adolescenti e per gioventù femminile
(due corsi). Nella curazia: 1942, una santa missione; 1944, corso di
predicazione.
C. Ne risentì molto nella vita religiosa la curazia di Posta per la
presenza di bande partigiane immorali e comuniste. Non ci sono però gravi casi da segnalare, se non il ballo pubblico dopo cessata la guerra.
D. Non si lamentarono né si lamentano pericoli gravi nei riguardi
della fede e della morale privata. In ogni modo si vigila per impedire ogni
infiltrazione pericolosa.
E. Non si ebbe da lamentare nessun bombardamento né vittime. Si
ebbero alcune noie, ma di lieve entità per il passaggio di truppe tedesche.
Parte materiale
A. Nella chiesa parrocchiale: tinteggiatura generale e decorazione; costruzione di due altari laterali; acquisto di arredi sacri e di paramenti. Dossali
al presbiterio in legno di castagno; sistemazione dell'oratorio Fiorentini;
requisizione delle campane, poi recuperate e poste in opera. Furono raccolte e spese per tali opere circa 60.000 lire.
B. Non si ebbero danni di grave entità. L'oratorio di San Fermo
perdette tutti gli arredi sacri a causa di un incendio provocato dai tedeschi.
La chiesa di Posta ebbe una campana rotta nella requisizione.
C.
Nessun danno alle canoniche ed edifici parrocchiali.
D.
Nessuno.
E. È stata fatta regolare denuncia in ragione di lire 5.000 per la campana rotta di Posta e lire 6.000 per gli arredi dell'oratorio di San Fermo.
Fig. 20 - Altipiano di Asiago, estate 1944: partigiani in addestramento.
-76-
F.
Non c'è bisogno di nessuna riparazione agli edifici.
-77-
LAVERDA
Parte personale
Il curato di Posta di Lastebasse venne prelevato dai tedeschi il gennaio 1945 e deportato in Germania. È ancora ignota la sua sorte52 •
Il clero ha partecipato in pieno alle condizioni precarie della popolazione. Lavorò specialmente tra gli operai, seminando buone dottrine che
ora danno tangibili frutti. Sostenne i bisogni del popolo con opere assistenziali di carità. Molte famiglie ebbero aiuti in generi, legna, vestiti e
denaro (si calcola un ammontare di circa lire 10.000).
Lastebasse, 20 luglio 1945
Il parroco don Simeone Zordan
52 Si tratta di don Antonio Rigoni (Snaco) di Asiago. Dal giorno del suo arresto (7
gennaio 1945), detenninato dal ritrovamento nel campanile di alcune anni nascoste a sua
insaputa dai partigiani della vallata, non se ne seppe più nulla: né da quale comando fosse
stato arrestato, né dove fosse stato tradotto. Attesa l'età avanzata - aveva già 62 anni mons. Agostini sollecitò invano la sua liberazione. Purtroppo, trasferito prima a Roncegno,
quindi a Strigno e infine a Bolzano, don Rigoni il IO febbraio partiva per il campo di
stenninio di Mauthausen. Assegnato per l'età a un blocco di invalidi al lavoro, resistette
fino ai primi di aprile, quando anche la sua fibra resistente di montanaro si spezzò tra il IO
e il 15 dello stesso mese. Le infonnazioni sulle ultime circostanze di vita di don Rigoni
furono fomite dal compagno di prigionia Aldo Pantozzi. Questi, rientrato a Cavalese, scrisse il 12 agosto 1945 a mons. Agostini: "Eminenza reverendissima, sono un superstite del
campo di concentramento di Mauthausen e, appena ristabilito, ritengo mio dovere scriverle
per darle notizie di un parroco della sua diocesi, don Antonio Rigoni, che ebbe con me a
condividere gli orrori di quel campo terribile. Partimmo dal campo di Bolzano il IO febbraio e giunti a Mauthausen don Antonio fu destinato per l'età in un blocco (baracca) di
invalidi al lavoro, ove anch'io fui destinato per invalidità: ma nulla di umano vi era nella
destinazione, perché proprio quelle baracche di invalidi e malati erano la fonte della più
sistematica eliminazione, specialmente per fame. Don Antonio Rigoni, in tali condizioni,
resistette fino ai primi di aprile; poi crollò rapidamente la sua resistenza e fra il 10-15
aprile si spense col pensiero misticamente rivolto a Dio. Nella baracca, dicevo, era la fame;
eppure don Antonio spesso si privava del modesto pezzo di pane per darlo ai vicini: e tale
opera di carità forse lo portò nel regno dei buoni. Era parroco, credo, di Arsiero o altra
parrocchia della Valdastico e venne a Bolzano con gruppo di patrioti suoi parrocchiani, dei
quali a Mauthausen perdemmo le trac~e. So però che di loro morì in un campo vicino un
certo Elio Bona, maestro elementare. E con profonda condoglianza che invio devoti omaggi". A sua volta mons. Agostini comunicò la morte del confratello al parroco di San Pietro
Valdastico: "Edificò per la sua carità. Nella scarsità assoluta di nutrimento egli si privava
della sua porzione per darla agli altri. Sono addoloratissimo della sua scomparsa e della
inutilità dei nostri interventi per poterlo liberare e confortare, ma sono commosso nell'apprendere che forse la sua morte fu affrettata dalla sua grande carità": GIOS, Un vescovo tra
nazifascisti e partigiani, p. 122; sul Pantozzi, che di quella drammatica esperienza ci ha
lasciato le memorie, si veda A. PANTOZZI, Sotto gli occhi della morte. Da Bolzano a
Mauthausen, Bolzano 1946; si veda pure A. VADAGNINI, Gli anni della lotta: guerra, resistenza, autonomia (1940-1948), Trento 1978, p. 174, 236-237.
-78-
Parte morale
A. Il numero permanente degli sfollati qui rifugiatisi è di 12, quasi
tutte donne: 3 provenienti da Padova (Eremitani); 9 provenienti da Vicenza.
Tutti si rifugiarono presso parenti e conoscenti.
Il numero dei prigionieri di guerra di questa parrocchia confinati nei
campi di concentramento in Germania, Russia, Inghilterra e America è di
64 soldati.
Il numero degli internati politici rastrellati dalla polizia tedesco-russa e
fascista in due retate (11 febbraio 1945 e 2 marzo 1945) è di 20 giovani,
sotto l'accusa di essere partigiani. Questi giovani passarono la loro prigionia a Marano di Schio, poi a Bassano, ove arrischiarono la morte per
rappresaglia della distruzione del vecchio ponte artistico sul Brenta, dalla
quale morte furono preservati per l'intervento tempestivo del benemerito,
coraggioso e zelante padre Oddone dei Camilliani di Mottinello (Rossano
Veneto )53. Da Bassano altri passarono a Longa e poi a Vicenza; altri, i
più, furono tradotti nel concentramento di Bolzano, ove rimasero fmo al
crollo tedesco e fascista (3 maggio 1945). Furono maltrattati, fustigati,
soffersero la fame: ma nessuna vittima; tutti tornarono alle loro case.
Il numero delle famiglie veramente povere è di 12 con un totale di 45
anime che di quando in quando vengono sovvenzionate anche dalla pubblica carità, specialmente in occasione di feste solenni. Gli sfollati, pur
non avendone vera necessità, furono sovvenzionati una volta tanto pubblicamente con colletta che fruttò oltre 1.000 lire.
B. L'assistenza religiosa prestata alle suindicate categorie di persone
e alla parrocchia nel periodo della guerra fu premurosa specialmente per
mezzo di brevi corsi di predicazione ed istruzioni che non mancarono mai
ogni anno e anche più volte all'anno.
C. Durante il periodo tormentoso della guerra non si dovettero lamentare in parrocchia danni morali, eccetto qualche furto notturno durante
l'estate 1944 perpetrato a mano armata e con maschere al viso.
D. Pure nessun pericolo corse la parrocchia nella fede con la propaganda di errori e superstizioni. Infatti mai nessuna propaganda di questo
genere fu fatta.
E. La parrocchia, all'infuori della morte di un giovane partigiano avvenuta in uno scontro con i tedeschi in ritirata, non sofferse nessun altro
danno. Però si verificarono i seguenti fatti che potevano causare gravi danni e anche vittime:
1. Il lO luglio per esigenze di guerra venne rimossa dalla torre la
campana maggiore. La popolazione era in orgasmo; ma nulla di male è
53
Il camilli ano è padre Oddone Nicolini.
-79-
avvenuto alle persone che protestavano. Questa campana fu portata a
Bassano nella fonderia Colbacchini il 30 agosto 1943 in attesa di essere
fusa per usi di guerra. Ma Dio disponeva altrimenti. L' 8 settembre si
ebbe la notizia dell'armistizio fra l'Italia e le nazioni alleate (Inghilterra, America, Russia). Subito, dietro avviso dell'autorità ecclesiastica
diocesana, provvedemmo al ricupero della campana, che fu portata a
Laverda sul camion Pivotto Giovanni, nostro parrocchiano, 1'11 settembre fra il giubilo della popolazione. Per salvarla da nuovi eventuali
pericoli tedesco-fascisti l'abbiamo sepolta profondamente nel terreno della
baracca vicina alla torre il 13 settembre. Fu dissotterrata e collocata
nella torre il 16 agosto 1944. Tutto questo lavoro circa la campana
costò alla fabbriceria lire 1.050, e tutto in grazia del governo che ne
aveva ordinato la rimozione.
2. Il 25 dicembre 1943, festa di Natale, verso le ore 11, nel momento in cui la popolazione era appena uscita dalla chiesa dopo aver assistito
alla messa solenne, passava proprio sopra la chiesa a bassissima quota un
apparecchio da bombardamento americano, colpito da caccia tedesco. Proveniva dal Nord in direzione Sud. L'aereo perdeva quota sempre più; lasciava cadere qua e là latte di benzina, pezzi di ala, oggetti di vario genere. Il pilota che era rimasto solo mentre forse l'equipaggio si era messo in
salvo col paracadute prima di arrivare a Laverda, alleggerì l'aereo sganciando le bombe che caddero nei campi presso le contrade Coghi di Sotto
e Marchi. Ben 12-14 bombe furono sganciate con detonazione impressionante, facendo buche enonni nei campi, slanciando terra e pietre a grande
distanza e sollevando densa polvere e terriccio. Pareva il finimondo. Alcune bombe caddero a pochi metri dalle case, ma tolto qualche rottura di
vetri e qualche porta sconquassata, non fecero nessun alto danno. Tanto
panico, tanta paura, ma nessuna vittima, nessun ferito. Tutti vedemmo in
ciò la protezione di Maria Ausiliatrice, a cui ci eravamo votati. Il pilota,
un giovane ufficiale americano, dopo aver sganciato tutte le bombe, volse
l'aero in direzione Est e si slanciò col paracadute nei confmi tra Laverda
e Crosara San Luca, ove atterrò in via Guizze su quel di San Luca, mentre l'aereo cadeva spezzandosi. Il pilota, ferito nella caduta, fu preso dai
fascisti e portato all' ospitale civile di Bassano.
3. Il 17 agosto arrivarono a Laverda alcuni militi fascisti per una
perquisizione nelle case in seguito all'uccisione del capo-fascista di Lusiana
avvenuta nella strada Crosara-Santa Caterina, sopra la valle Rameston ad
opera, si diceva, dei partigiani. Uno venne anche in canonica e rovistò da
per tutto. Ma sia in canonica che nelle altre case nulla fu trovato di compromettente54 •
4. Il 5 settembre 1944 arrivarono improvvisamente a Laverda due
camions di soldati tedeschi armati per rastrellare partigiani di cui, si diceva, la vallata di Laverda era piena e luogo di reclutamento. Gli operai,
che lavoravano per la posa del nuovo pavimento di manno in chiesa, si
diedero alla fuga atten·iti. I tedeschi entrarono a gruppetti nelle case, dopo
d'aver messo guardie annate all'esterno per perquisire. Entrarono anche in
canonica con grande prepotenza. Rovistarono casse, letti, armadi, cassetti e
perfino i muri. Nulla hanno trovato di compromettente. Quando arrivarono
i tedeschi erano le 10.30 legali; si fermarono a Laverda fino al mattino
del giorno 8 settembre. Dopo la perquisizione ordinarono che entro le ore
20 dello stesso giorno 5 settembre tutti gli uomini dai 18 ai 55 anni si
presentassero al comando installato si nella trattoria Baggio Luigia vedova
Marchi con la carta di lavoro. L'incarico di avvisare i parrocchiani fu dato
al parroco il quale mandò biglietti alle diverse contrade per mezzo di fanciulli. Fu ordinato il coprifuoco dalle 8 di sera alle 6 di mattina, in maniera che dalle 8 di sera alle 6 di mattina tutti dovevano rimanere chiusi in
casa sotto minaccia e pericolo di morte ai trasgressori.
Gli altri giorni seguenti passarono tranquilli. I tedeschi avevano fonnato tre corpi di guardia: nella piazzetta della chiesa, alle scuole e nella
valletta dei Matti. Nessun incidente disgustoso ne nacque fino alla mattina
dell'8 settembre. Ma in quella mattina verso le 4 fummo svegliati da raffiche di mitraglia e di fucili. Che era nato? Alcuni partigiani che discendevano dai boschi di Lusiana alta e nulla sapevano che a Laverda c'erano i
tedeschi, si imbattevano presso la sentinella delle scuole, la quale ha dato
il 'Chi va là' in tedesco; e allora un partigiano (un tedesco, da Berlino,
disertore che si era messo coi partigiani) rispose in tedesco. La sentinella
restò perplessa. Intanto il partigiano tedesco con altri nostri partigiani, sempre
parlando con la sentinella, si avvicinò ad essa e con rapida manovra la
rese nell'impotenza di agire, mentre due partigiani la pugnalarono mortalmente e poi tutti si diedero a precipitosa fuga, mentre da tutti i corpi di
guardia tedeschi alle grida della sentinella ferita si cominciò una intensa
sparatoria contro i partigiani in fuga. La sentinella dopo sommaria medicazione, fu portata con l'ambulanza all'ospitale di Breganze, ove morì. In
seguito a questo fatto sanguinoso e da tutti deprecato il terrore di rappresaglia invase tutta Laverda e specialmente gli abitanti del centro. Ma anche qui venne in nostro aiuto la Madonna. I tedeschi avevano l'ordine di
partire la mattina dell'8 settembre. Partirono e tutto passò liscio.
54 Sull'episodio dove trovarono la morte Cesare Pozza e Albino Ronzani, GIOS, Resistenza, parrocchia società, p. 153, 162. Sulla personalità del Pozza, GIOS, Controversie
sulla resistenza, p. 200.
5. La domenica 29 aprile 1945, mentre i tedeschi sconfitti ma non
ancora domi erano in ritirata, verso sera si ebbe sentore che un carro
armato tedesco aveva preso la strada che da Mason conduce a Laverda.
Grande panico in tutti. Gli abitanti del centro chiusero le case e fuggirono
parte su per i monti e parte si rifugiarono nei sotterranei della canonica,
ove passarono tutta la notte pregando. Il carro armato passò senza fermarsi
e senza sparare un colpo. Ma, arrivato ai confini di Laverda e Santa
Caterina, trovò la strada fatta saltare dai partigiani. E allora si arrese ai
partigiani senza sparare.
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- 81-
6. La mattina del 30 aprile 1945 nei pressi della valle della contrada
Coghi di Sotto i nostri partigiani attaccarono un gruppo di circa 30 tedeschi in ritirata che non volevano arrendersi. Sulla altura Sud della valle
c'erano i tedeschi e sulla altura Nord i nostri partigiani. Cominciò la battaglia e rimase mortalmente ferito in fronte il nostro parrocchiano Rizzolo
Giovanni di Giobatta, valoroso sottufficiale di artiglieria che aveva combattuto con onore nei Balcani e in Francia e che dopo l'annistizio era
ritornato in famiglia. Chiamatomi, corsi e gli amministrai gli estremi conforti sub conditione, essendo privo di sensi. I tedeschi dopo breve combattimento in cui ne restarono feriti due, si arresero dopo d'aver essi stessi
uccisi i loro due comandanti (un ufficiale e un sottufficiale) che non volevano arrendersi. I due tedeschi morti furono tumulati in questo cimitero
senza cerimoni~\ nel reparto dei non battezzati, non conoscendo se fossero
cattolici o protestanti. Il funerale invece del nostro partigiano caduto fu
fatto solennemente coll'intervento di tutta la parrocchia.
Altro fatto doloroso successo nel territorio della parrocchia il 30 aprile
fu la morte istantanea del partigiano Corrà Giobatta di San Luca che cadde colpito da una pallottola al cuore nei pressi della contrada Stabile, ove
resisteva un gruppetto di tedeschi nascosti in casa Cogo Giovanni, che
presto si arrendevano. Il Corrà venne portato a San Luca, sua parrocchia,
ove dopo le esequie fu sepolto in quel cimitero.
Parte personale
Nessun danno personale ebbe a soffrire il parroco, l'~mico in parrocchia. Nessun danno parimenti soffrì il chierico Maroso Igmo.
. .
Religiosi e suore in parrocchia ?o? ce, ne sono.
La condotta del parroco e del chienco e stata sempre, anche cIVdmente, irreprensibile. In fede.
Laverda, 14 luglio 1945
Il parroco don Antonio Lessio
Parte materiale
A. Durante la guerra e precisamente dal 1943 al 1945 furono fatti
grandi lavori in questa chiesa parrocchiale per metterla in condizioni di
essere consacrata. Fu fatto tutto l'intonaco nuovo all'esterno e parte all'interno; rifatta la facciata con i suoi fregi in cemento; collocato il nuovo
pavimento in manno, sistemato e in parte rinnovato il tabernacolo, e munito di porticine a sistema cassaforte, dorate con oro offerto dalle donne;
rinnovato il battistero e le pile dell'acqua santa; compiuta la tinteggiatura
esterna della chiesa e la tinteggiatura e decorazione interna; rinnovata la
doratura e brunitura dei vasi sacri; sistemata la piazza della chiesa. In tutti
questi lavori furono spese oltre 200.000 lire, tutte pagate e offerte dalla
popolazione.
B. Né la chiesa parrocchiale né altri edifici sacri hanno subito danni
per bombardamenti, mitragliamenti, eccetera.
C. La casa canonica abitata dal parroco e quella vecchia non hanno
subito alcun danno di guerra.
D. Nessun edificio ecclesiastico è stato occupato da sfollati o da truppe.
Fig. 21 _ Stennitza (Bosnia-Erzegovina), 18 marzo 1942: alpini del 19° Battaglione. Complementi del Battaglione Trento:
10
2°
3°
4°
5°
6°
7°
_
-
Cherotti ................ (Val di Cembra) senza cappello.
............... .
Mangarda Settimo (Tezze Vals.) (TN).
Longo Giovanni (prov. Treviso).
................ (Abetone).
............... .
Andriollo Camillo (Olle) (TN) (caporale).
E. Nessuna denuncia per conseguenza venne presentata per danni di
guerra.
Prima fila in ginocchio:
F. Nessuna riparazione pertanto si rese necessaria ad edifici ecclesiastici per danni di guerra che non si verificarono.
11° - Santuari Alfonso (Val di Cembra).
mo _ Serg. Busatta Domenico (Tino Piccin) Marostica (VI) - 19-1-1943. Novo
Lostojalowka Med. Arg. Russia 8° Rgt./Btg. Gemona.
-82-
]O -
••....••....••..
-83-
LUGO VICENTINO
Parte morale
I?ur~nte il pe:i?do be~lico 1940-1945 questa parrocchia non ha subito
dannI dI grande nhevo. SI trovò purtroppo in parecchie difficili circostanze
da comp~o?1e~ere la salvezza della stessa popolazione. Ma piacque a Dio
che le tnstI vI~ende e ~ molti pericoli passassero senza portare quelle conseguenze ~he ~l sono nscontrate altrove. I fedeli hanno compreso l'immenso beneficI? ~lce~to, che ha del prodigioso, quando, passata la bufera, si
son~ portati .m. chIesa a rendere grazie al Signore. Fu talmente grande il
sentimento d.l nc?noscenza, da renderne perenne il ricordo coll'erigere una
cappella ,:otiya m onore della Madonna del santo rosario nella località
Gallaro, ,?l pIanta ottagonale, su progetto di alcuni parrocchiani e su disegno dell mgegnere Canale di Thiene.
. A. Data la posiz.io~e del paese e la discreta distanza dal centro, tutti
ntennero oPP?rtuno dI :ll1?-anere n~lle proprie abitazioni. Perciò non si notaron~ sfollatI. ParecchI mvece dI altre località ripararono qui e furono
trattatI alla stregua dei paesani.
Il numer? dei prigionieri e inten:ati fu di circa 350. Ci si adoperò in
tutt~ l~ malllere. pe! quan~o consentiva la possibilità di inviare pacchi di
vestI~no e ?enen ahmentan. Anche l'Opera. san yincenzo locale fece quanto
megh? pote ~u qu~sto ~ampo a. favore del figh lontani e a vantaggio dei
p~ven. Qua.sl .Oglll settImana SI raccoglievano collette per svolgere quest opera cantatIva.
Da lodare le ini.zia~ive prese. delle diverse contrade di far celebrare messe, pron:uovere S~lll dlv~rtlment.l, I;Jesche .l?rivate a sollievo dei poveri della
parrocchIa e. d~gh asser:tL. Funz.lOn! proplZlatorie, messa settimanale del soldato, ~0lJ?-UlllOlll ~enerah dI fanclUl~I, ,fanciulle e altre categorie, mortificazioni,
fiorettI .dl ~tto. SI. fece. quanto. la pIetà e lo zelo suggerirono. Non mancaròno
processlOlll. nel ,dlve~sl oraton. Tutto questo servì a mantenere VIva la fede
m momenti COSI pencolosi per le anime e per i corpi.
B. A sostene~e gli. an~mi si pr0lJ?-0ssero particolari corsi di predicazione,
ritiri, conferenze, IStruZlOlll per le dIverse categorie di persone.
C. In. m~zzo a tante occasioni cattive in cui vennero a trovarsi i fedeli (oc~aslOlll ~ggravate dalla fabbrica che continuò il suo lavoro nonostante gh allanm) non mancarono fatti disgustosi, come provocazioni, odi,
vend.ette c~e portav~no com~ c~ns~gu~n~~ alle ~aI;J~e, ai furti perpetrantisi
quas! .O~lll notte pl e.sso abltazlolll CIVIh, mUlllciplO, osterie eccetera. Il
~U~lClplO,. ad eSempI?, ve~e du~ volte incendiato, subendo danni non
I~dlfferentI e ve~endosi spoghato dI macchine dattilografiche, libretti postah, carte annonane eccetera.
. D. ~a fede .nel turbino so periodo non ha subito scosse rilevanti: tuttaVIa ora SI nota m. g~?erale un. affievolimento tanto nella massa, come in
coloro che erano 1 plU attaccati alla chiesa. Per ovviare questo pericolo e
-84-
er rinfi'ancare la fede si parla spesso di argomenti validi. Questo si fa
~ella predicazione solita e poi avvicinando famiglie, individui che si conoscono tentelmanti.
E. Durante il periodo bellico la parrocchia non ha patito bombardamenti o mitragliamenti veri e propri. Solo la notte del 17 marzo 1945
scoppiava una bomba nei pressi del cimitero, provocando un danno di
circa 5.000 lire per la rottura di alcuni vetri e di parte del soffitto della
chiesa (la chiesa è attigua al cimitero). Nel contempo un'altra bomba scoppiava nei pressi dell'ufficio postale, facendo saltare la cabina elettrica e
scalfendo il muro del palazzo. FOltuna volle che non accadessero delle
disgrazie, come tutto avrebbe portato a temere, essendo il palazzo abitato
da quattro famiglie.
Alcune notti dopo, un fatto truce si svolgeva nei pressi della cooperativa, vicino ad una cascina isolata. Sei tedeschi venivano trucidati da parecchi partigiani, scesi dalle vicine colline al fine di rivendicare l'uccisione
di un loro comandante e di altri: uccisione avvenuta nella località Lore,
appartenente alla curazia di Mortisa55 •
Altro fatto sanguinario il 27 marzo. In una contrada soprannominata
Vezzene quattro giovani condotti di buon mattino da un camion proveniente, come si diceva, da Padova, venivano legati e fucilati alla svolta
di una stradicciola che dalla contrada Vezzene mena a Mortisa. Chi furono gli uccisori? Alcuni dicono che fossero appartenenti alla Decima
Flottiglia Mas. Altri dicono che appartenessero alla Brigata Nera. C'è chi
sostiene che fossero tedeschi. E i poveri infelici? Quattro giovani, incolpati di essere partigiani: in tasca loro si trovarono oggetti sacri 56 • Il fatto
però che recò impressione fu l'incendio di tre case per opera dei tedeschi che avevano un presidio in cartiera: si accampò come pretesto il
55 Si tratta di Francesco Zaltron, "Silva": arrestato il 28 marzo 1945 di buon mattino
assieme ad Alfredo Fabris nell'abitazione della Marcellina in quel di Mortisa, fu ricondotto
nel pomeriggio dai nazifascisti nello stesso luogo dell'arresto allo scopo di ritrovare le armi
nascoste dai partigiani e promesse dallo stesso "Silva". All'imbocco della valle delle Lore
fu fatto scendere dal camion. Approfittando di un attimo di disattenzione dei suoi carcerieri,
si gettò nella valle cercando una via di fuga o la morte. Ma fu ripreso. Lungo la via del
ritomo il camion dei nazifascisti fu attaccato dai partigiani nel tentativo di liberare il prigioniero. Si presume che i nazifascisti lo abbiano immediatamente ucciso con un colpo alla
testa e poi lo abbiano impiccato a un noce non lontano dal luogo della sparatoria. Solo il
30 marzo alcuni abitanti staccarono il corpo dall'albero sotterrandolo provvisoriamente; la
notte seguente i suoi compagni ne trasportarono la salma a Zugliano: A. GrovANARDI, Contributo per una storia della Mazzini, in Per capire la resistenza nell'Alto Vicentino, Thiene
1985; citato da Le donne e la Resistenza. Interviste a staffette e a partigiane vicentine, a
cura di B. Gramola, Vicenza 1994, p. 75-76. Cfr. Gros, Resistenza, parrocchia e società, p.
257, 268.
56 I nomi dei caduti: Gildo Guerra, Vittorio Cuccolo, Primo Lazzarin di Lozzo Atestino.
Erano stati arrestati il 25 febbraio 1945 durante i preparativi di un lancio alleato per la
brigata "Pierobon". Dal carcere di Noventa, dove erano stati rinchiusi, furono prelevati
nella notte dalle brigate nere: Gros, Resistenza, parrocchia e società, p. 256-257, 267-268.
-85-
taglio dei capelli di alcune ragazze che SI trovavano a lavorare con
tedeschi stessi.
Parte materiale
A. In unione alle autorità locali si provvide alla confezione di pacchi
da spedire ai soldati e ai prigionieri.
B. Per lo scoppio di due bombe avvenuto nel centro da persone ignote
nella notte del 17 marzo si provocò qualche danno alla grotta e alla chiesa
per la rottura di alcuni vetri. Somma complessiva di lire 5.000.
C.
Nulla.
D. Le èontinua insistenze e raccomandazioni da parte dell'arciprete
presso gli incaricati al fine che non venisse occupato l'asilo ottennero esito
felice. Soltanto dopo la liberazione fu accolto a titolo di carità il capitano
medico della Decima Mas con la famiglia: furono cedute due stanze indipendenti dagli altri locali dell'asilo. Non si ebbe a deplorare nessun danno
materiale e il minimo inconveniente grazie alla condotta sotto ogni aspetto
irreprensibile dell'inquilino.
E. Dei danni sofferti per lo scoppio delle bombe fu fatta regolare
denuncia alla competente autorità. Non si ebbe finora alcun risarcimento.
Parte personale
Nessun sacerdote, nessuna suora ebbe a soffrire danno né per ferite né
per allontanamento, vessazione od altro. Il contegno del clero fu quanto
mai riservato, escludendo affatto ogni forma che potesse compromettere il
buon nome o recare oltraggio. Ci si trovò in particolari difficili circostanze
dove una parola o un gesto sarebbe bastato per provocare noie gravissime.
Ma grazie a Dio con quella tattica suggerita dalla prudenza si poté allontanare ogni pericolo. In fede.
Lugo Vicentino, 30 settembre 1945
L'arciprete don Eugenio Dal Santo
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LUSIANA
Parte morale
A. Questa parrocchia è stata tra le più fortunate della zona perch~
durante tutta la guerra, nonostante i più che 300 chiamati alle armI,
relativamente pochi sono i caduti e limitate le sofferenze della popolazione. Nei movimenti umani od inumani di questo periodo merita segnalare che:
l. Nel novembre 1941 vennero qui internati una trentina di ebrei di
varia nazionalità, provenienti dalla Iugoslavia, ma oriundi da Varsavia, da
posen da Berlino, Vienna, Belgrado, Sarayevo, Graz. Le relazioni con costoro furono buone. Si cercò di aiutare qualche bisognoso e si dimostrarono riconoscenti. Una giovane di famiglia civile di Belgrado si preparava
alla conversione. Dovettero fuggire improvvisamente dopo l' 8 settembre
1943. Alcuni avevano cambiato domicilio in antecedenza.
2. Nel 1943-1944 si rifugiarono quassù degli sfollati in discreto numero. Nel momento di maggior aftlusso toccarono i 180; ma, salvo alcune
famiglie, gli altri rimasero qui per un breve periodo di tempo.
3. In luglio-agosto 1944 ebbero quassù inizio lavori di fortificazione
intrapresi dalla O.T. tedesca, lavori ch~ assunsero proporz~oni gr~n?ios.e
verso la fine del settembre e in tale CIrcostanza vennero mgagglatl mIgliaia e migliaia di operai della zona e dintorni fino oltre Brer:ta. Per
soprintendere ai lavori e per presidio collocarono le tende qm anche
numerosi soldati tedeschi e prigionieri di altre nazioni, specie olandesi
e polacchi. Si poté costituire una regolare assistenz~ religios.a in un
primo tempo con l'aiuto del molto reverendo don Ollndo Maslero, cooperatore di Lugo, e poi in forma migliore e stabile con il molto reverendo don Lorenzo Ronzani, che dal Patronato di Asiago venne mandato dai reverendissimi superiori a Lusiana a questo scopo. Si visitavano
gli operai sul lavoro; si celebrava messa per loro alla Colonia, al
Lazzaretto e in occasione della Pasqua anche a Granezza. E quando
verso la fine il lavoro era per i tedeschi militarmente più urgente e non
era più possibile ottenere riposo festivo nemmeno a turno p~rché si
voleva lavorare febbrilmente anche di notte, si celebrò parecchIe volte
anche di sera per soli uomini e con esito buono sia per la frequenza
che per devozione.
4. Nei giorni della liberazione si accumularono qui un 500 prigionieri
di guerra, che vennero confortati e nut~iti per interessam~nto del ~lero con
l'aiuto di buone persone. Molti per mteressamento del sacerdotI ebbero
salva la vita. Per rappresaglia ne sarebbero stati uccisi certamente un
centoventi.
5. Circa i soldati di Lusiana dobbiamo notare che dopo 1'8 settembre
1943 la maggior parte rientrò in famiglia. Oltre un centinaio però rimasero
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prigionieri o in mano alleata o internati in Germania. Durante tutto il periodo della guerra i nostri giovani sotto le armi vennero assistiti con la
corrispondenza diretta e con organizzare preghiere per loro in parrocchia e
in generale essi dimostrarono per i sacerdoti viva riconoscenza.
6. Durante la guerra i poveri a Lusiana diminuirono di numero e in
genere la popolazione migliorò le sue condizioni economiche sia per la
migliore valorizzazione del commercio della treccia sia perché il bosco per
molti è stata una fonte di grande guadagno sia per il miglioramento del
mercato zootecnico sia anche infIDe per i molti milioni portati quassù dalla
O.T., dove lavoravano e guadagnavano (facendo magari nulla) un po' tutti.
Nel 1942 venne istituita una conferenza di san Vincenzo femminile che,
nonostante gravi difficoltà locali, sembra mettere buon piede tanto che nel
1944 poté raccogliere per i poveri lire 19.080, 95.
Durante la guerra celebrarono la prima messa solenne a Lusiana:
nel 1940 il molto reverendo don Lorenzo Ronzani, da Cobbaro;
nel 1941 il molto reverendo padre Pietro Dalle Nogare della società di
GesÙ dal Ponte;
n~l 1942 il molto reverendo don Giovanni Boscardin, dai Miotti;
nel 1945, appena terminata la guerra, il molto reverendo don Francesco Xausa, dalla Xausa.
Lusiana, 30 luglio 1945
L'arciprete don Angelo Zanella
B. Circa l'assistenza religiosa alle varie categorie si è già detto sopra. La vita parrocchiale procedette regolarmente quasi sempre e si tennero giornate, settimane di istruzioni, tridui, esercizi semi chiusi senza incontrare per questo difficoltà eccessive dallo stato di guerra. Solo verso
la fine, durante gli ultimi mesi, si notò una diminuita frequenza alla
chiesa specie nei giorni di lavoro, diminuita attività delle associazioni
che in parte sospesero le adunanze e specialmente una diminuita partecipazione dei fanciulli alla Dottrina. Si pensi però che le scuole erano
quasi completamente disertate.
C. La parrocchia non è immune dall'influenza deleteria di scandali
pubblici che hanno influito nello stato d'animo delle nostre popolazioni e
anche qui si nota poco rispetto della roba altrui e un desiderio di arricchire con ogni mezzo.
Parte personale
In occasione del famoso rastrellamento di Granezza del settembre
1944 era progetto della Brigata nera di Marostica di prendere diversi
ostaggi a Lusiana e in lista ai nominativi figurava l'arciprete con nome
e cognome. Avvertito a tempo, per fuggire il pericolo mi assentai dalla
parrocchia dal 3 al 13 settembre, rientrando per alcune ore il giorno 8
per la giornata eucaristica. La fuga dell'8 non fu senza trepidazione
perché si stava già delineando un nuovo rastrellamento 57 • Dopo potei
sempre rimanere sul posto con relativa tranquillità. Il contegno del clero in parrocchia e nelle parrocchie vicine è degno di lode. Anche dopo
1'8 settembre al tempo della cosiddetta Repubblica seppe tenersi in prudente riserbo e, nonostante certi pericolosi stati d'animo, nessuno si è
mal compromesso.
57 Don Zanella si dilunga nella descrizione della sua fuga da Lusiana in
versie sulla resistenza ad Asiago e in Altipiano, p. 202-205.
-88-
GIOS,
Contro-
Fig. 22 - Inverno 1944-1945: una baita nel bosco.
-89-
MEZZASELVA
A. Gli sfollati furono al massimo 85; i prigionieri, 12; gli operai in
Germania internati, 9; uccisi in guerra, 5 e 6 non danno ancora notizia. In
paese i poveri veramente bisognosi sono circa una ventina; gli altri sono
quasi tutti bra~cianti, costretti ad emigrare per vivere. La popolazione è
attualmente dI 448. Con altri estranei e provvisori, in partenza da
Mezzaselva giorno per giorno, conta 478.
Ai prigionieri si cercò di far pervenire pacchi di viveri e di vestiario
e la corrispondenza costante. Agli sfollati non mancarono i soccorsi in
legna, patate, in denaro e per quanto fu possibile anche in indumenti. Il
30 aprile verso le 3 pomeridiane, circa 200 sfuggiti all'eccidio di Pedescala
furono ricoverati per due giorni a Mezzaselva ed ebbero soccorsi in cibo
vestiario e 7.000 lire.
'
Il lO maggio 1945, dopo mezzogiorno, verso le 2,30, Mezzaselva era
~tta spaventata e parte scappata per il bosco, parte verso Roana poiché
gmngeva voce che da Pedescala i tedeschi stavano per salire a distruggere
anche i nostri paesi. E già da Pedescala il cannone aveva cominciato a
sbarrare verso ad Asiago. Per due giorni si è rimasti sotto questo incubo58 •
B. In ogni anno si è tenuto per tutta la popolazione un corso di
pred.iche ~a .un. predi~ato:e missionario della durata di 8-10 giorni; di più
corSI specIah dI predIcazlOne per uomini e giovani e per donne e ragazze.
C.
Il 16 agosto 1944 verso le 4 pomeridiane una quarantina della
Briga~ ~era circondò l'Istituto elioterapico ed arrestò il primario, professor
CampIg.ho, ~o~o l'accusa di aver curato i patrioti feriti. Fu portato via,
messo m pnglOne a Padova, bastonato, con pericolo grave di essere condannato alla morte. Dopo una sessantina di giorni fu lasciato libero. In
quel giorno ed ora stessa ad Asiago si cercava il reverendo don Angelo
Dal Zotto per arrestarlo dalla stessa Brigata nera59 •
58 L'incubo di quei giorni emerge ancor di più dalla Cronistoria parrocchiale: "Il 30
aprile-2 maggio tutto l'Altipiano era in pericolo di venire maltrattato bestialmente dai tedeschi cOJ?e il piccolo e disgraziato paese di Pedescala. Sul pomeriggio del 30 aprile si
andava H~contro a .sollev~e i superstiti dell'eccidio di Pedescala. Verso le 15 arrivarono più
spaventati che maI a decme quelh di Pedescala. I più si sono presi alloggio a Mezzaselva
n~lle scuole e case private. Da Mezzaselva fmono soccorsi di cibo, di qualche indumento e
di un po' di denaro. In canonica furono ricoverate, quasi impazzite, la mamma e la sorella
del buon parroco don Carlassare che fu così barbaramente ucciso dalla cattiveria tedesca.
Verso le l del primo maggio pareva che i tedeschi, che conunisero la strage di Pededscala
non fossero più ributtati dagli uomini dell'Altipiano e quindi sia da Rotzo che da Mezzaselv~
si era incominciata la fuga verso Asiago. Era una giornata fredda con pioggia e neve
fredda. La costernazione fu grande in tutti anche perché pareva di essere circondati contemporaneamente da Castelletto, Monterovere e dalla parte di Lavarone. Il pericolo e la pama
continuarono anche nel due di maggio".
59 Se il professor Campiglio è stato preso nello stesso giorno in cui don Dal Zotto
riuscì a sottrarsi all'arresto, non fu il 16 ma il 17 agosto 1944: si veda la Relazione di
Asiago.
-90-
Il lOdi aprile 1945 verso le 9 sera, giorno di Pasqua, fu portata via una
donna, madre di tre bambini, il marito prigioniero in Africa; e non tornò
più. Era una di mala vita. Ora ospitava patrioti; ora quelli della Brigata nera.
Aveva sposato uno da Rotzo. Aveva abitato diversi anni a Trieste con suo
marito, colà impiegato e da alcuni anni era sfollata a Mezzaselva. Più volte
si era provato indùizzarla al bene, specie dal parroco60 •
D. Bombardamenti, mitragliamenti, ringraziando il Signore, non VI
furono.
Il 6 aprile alle 23 circa in un incontro tra nazisti e patrioti, uno di
questi è rimasto ucciso, studente universitario di terzo anno, da Venezia61 •
Parte materiale
A. Durante questi anni fu estinto il debito del campanile (17 .000 lire);
fu riparato il tetto della chiesa; saldata la campana, già rotta; acquistato un
armonio, quattro drappi di seta, una pianeta e tovaglie.
B. Né la canonica né la sala parrocchiale né la chiesa hanno subito
danni da bombardamenti.
C.
Nessun edificio ecclesiastico fu occupato da soldati o da altri 62 •
Parte personale
Ringraziando Iddio, nessun sacerdote né il parroco né il cappellano
dell'ospitale ebbero a soffrire danni gravi per ferite, allontanamento,
vessazioni od altro. In questi difficili tempi il parroco si è cercato di adempiere strettamente la sua missione pastorale, stando in tutto obbediente agli
insegnamenti e direttive dei superiori ecclesiastici.
Mezzaselva, 17 agosto 1945
Il parroco don Luigi Trevisan
60 Si tratta di Maria De Guio da Mezzaselva, sposata in Pellizzari. In quel tempo il
marito era prigioniero in Africa. I nomi dei tre figli: Marisa, Gianni e Bianca. Sarebbe stata
sequestrata e uccisa perché considerata spia dai partigiani operanti a nord di Asiago, nei
boschi tra i monti Interrotto e Zebio. Il cadavere non venne mai identificato. Il marito, per
risposarsi, ottenne una dichiarazione di morte presunta: Cronistoria.
61 Il suo nome è Stringari Marco. In quell'occasione rimase ferito anche il partigiano
Giuseppe Rigoni Zai. Ne seguì la morte. La salma fu tumulata il 26 maggio ad Asiago.
62 Fu perquisita invece la canonica: "La Brigata nera che si trovava ferma per quasi
due mesi a Roana, una notte verso le 24 30 sei soldati armati sono venuti alla porta della
canonica per avere spiegazioni della meridia~a e la fecero sospendere come sospetto richiamo dei patrioti. Quasi nessuno dei nostri giovani voleva presentarsi a prestare servizio
militare. Qualcheduno si presentò solamente sotto minacce di essere privato con la famiglia
della tessera. [... ] A Mezzaselva non vi furono che alcuni patrioti negli ultimi due mesi
prima della liberazione".
- 91-
MONTEGALDA
~', 1.1 n~mero degli sfollati venuti ad abitare in questa parrocchia dalle CItta dI VIcenza e Padova fu di 398 persone (dal gennaio 1944 al termine della guerra).
Il numero dei prigionieri parrocchiani all'estero fu 14 persone.
Il numero degli internati fu di 56 persone.
Il numero dei poveri, eccettuati quelli della Casa di ricovero fu di 18
famiglie, comprese 3 di sfollati.
'
Per gli internati in villa Roi sotto la presidenza della signora marchesa legalmente autorizzata funzionò nel 1944 l'ufficio per la confezione e
spedizione. dei pacchi agli internati. Per i poveri, tanto della parrocchia
che sfollatI, la, conferenza locale di san Vincenzo si interessò dell'assistenza erogando somme di denaro e generi in tali quantità: denaro lire
29.78?,50; generi frumento, quintali 10,20; granoturco, quintali 9,8; patate qumtah 3.
B.
Nel periodo bellico per la parrocchia furono tenuti ogni anno i
in occasione del perdon d'Assisi, il quaresimale, l'ottavario dei
tre v~lte gli esercizi spirituali per tutte le giovani della parrocchIa, le settImane della giovane, sacerdotale, missionaria, la settimana
spirituale per la benedizione della nuova chiesa (18 marzo 1944). Ogni
martedì della settimana si celebrò la santa messa per il soldato all'alta~e di sant'Antonio con la benedizione della santa reliquia. Al 2 febbraIO 1941 fu fatta la solenne consacrazione dei soldati al sacro Cuore.
Ogni mese ai soldati venne spedito il Bollettino parrocchiale fino all'agosto 1944.
tridu~
m~rtI,
C.
T~anne
qualche scandalo morale causato dalla leggerezza di alcune
dIvenute. m.adri di figli illegittimi (cinque o sei casi in tutto) e dei
bagn.I nel BacchIghone durante la stagione estiva, non vi furono danni
graVI da segnalare.
~er azione arbitraria e vendicativa della milizia repubblicana fascista fu
COlpIto da pallottole di mitraglia il giovane di Azione cattolica Zuecco
Alfonso di anni 19, mentre cercava di nascondersi fra i campi di Via
Montelun&o e. dopo ~ giorni ~essava. di vivere. Altre vittime si ebbero per
rappresagha dI soldatI tedeschI nel gIOrno 27 aprile 1945 nelle case lungo
la ferr?via: gli u~~isi furono i fratelli Giovanni e Giuseppe Fracca, e Mosele
Antomo. Nella ntIrata tedesca del giorno 28 aprile furono uccisi innocentemente e ~d arbitrio dei s~ldati. tedeschi in Via Montelungo, Benvegnù Angelo e NIzzetto Ernesto; m VIa Zocco, Crivellaro Amedeo e Tiso Arturo
sfollato da Chiesanuova.
'
raga~ze,
E. I bombardamenti più segnalati furono: il 4 gennaio 1945 nei dintorni
di villa Roi con sganciamento di 9 bombe, senza vittime; 18 marzo 1945 nel
caseggiato della Piazza presso il ponte, con sgancio di 600 bombe farfalla
senza causare vittime o feriti. Un altro sganciamento di medio calibro si ebbe
nella mattina del 15 aprile alle primo ore vicino al rifugio di persone del
monte di Miotto, senza vittime. Durante i mesi del 1945 vi furono circa 15
mitragliamenti, dei quali solo uno ilIO febbraio ha colpito una stalla del
borgo causando incendio senza danni alle persone ed agli animali.
Parte materiale
A. L'opera che testimonierà nei secoli il ricordo della fede, della concOl'dia e della generosità del popolo di Montegalda è la nuova chiesa parrocchiale, che era iniziata con le fondamenta nell'anno 1939, fu portata al
coperto nell'autunno del 1942. Il 19 marzo 1944 fu solennemente benedetta ed aperta al culto da sua eccellenza reverendissima mons. Carlo Agostini
vescovo di Padova. L'ammontare delle somme raccolte per la erezione della
nuova chiesa fino al dicembre 1944 fu di lire 1.179.043,05. L'ammontare
delle spese sostenute per la suddetta costruzione dall'inizio fino al dicembre 1944 fu di lire 2.293.911,25.
B. Il solo campanile della chiesa parrocchiale ebbe un danneggiamento
all'ultimo cornicione per scoppio di una granata nella notte della ritirata
tedesca il 29 aprile 1945 alle ore 1 antimeridiane. Il danno si aggirerà sulle
2.000 lire. Altre 3.000 sono da riferirsi alla chiesa per la rottura di vetri.
C. La casa canonica non ha subito danni per la guerra e così neppure gli altri edifici del beneficio.
D. La sola casa canonica fu occupata in parte da una famiglia di
sfollati (3 stanzette a tramontana e palcoscenico della sala) per lire 100
mensili a cominciare dall'ultima settimana di marzo 1944. Ai primi del
mese di luglio 1945 fu lasciata sgombera in buone condizioni. Dall'ultima settimana di settembre 1944 furono pure occupate tre stanze a pianterreno per uffici ed una stanza da letto per ufficiali e graduati tedeschi fino
al mese di marzo, pagando come fitto lire 25 al giorno ed il consumo
della luce. Anche questi locali furono lasciati in buono stato.
E. Non vi furono danni degni di rilievo da denunciare all'infuori di
23 sedie della chiesa prelevate dal comune per ordine del comando
germanico e che poi non furono più ritornate.
F. Non vi furono riparazioni per danni di guerra e per la rottura di
vetri non vi sono risarcimenti di danni.
D.. La pa~T?cchia, nonostante la permanenza in paese di comandi e
soldatI germamcI per gli ultimi sei mesi, si è mantenuta fedele nei suoi
principi religiosi e lontana da errori e superstizioni. Ciò si deve alla frequenza dei fedeli alla chiesa, ai santi sacramenti ed alla parola di Dio. Gli
sfollati però in maggior parte dimostrarono assenteismo e disinteresse.
Parte personale
Né sacerdoti né suore ebbero a soffrire in questa parrocchia danni per
ferite, vessazioni, allontanamenti eccetera. Il clero si è tenuto alieno da
-92-
-93 -
ogni ingerenza politica o di partito sia col rispettare la opmlOne altrui sia
con non esp~rsi a questioni .~i rartito nelle conversazioni e nelle prediche. I sacerdotI godettero perclO nspetto da parte delle autorità comunali e
militari, anche gennaniche.
Montegalda, 12 settembre 1945
L'arciprete don Igino Strazzacappa
MONTEGALDELLA
A. Numero degli sfollati, 118; dei prigionieri, 40; degli internati, 60.
Gli sfollati bisognosi furono soccorsi con offerte in denaro e in generi.
B. Agli sfollati fu prestata una particolare assistenza religiosa; con i
prigionieri e con gli internati fu tenuta corrispondenza epistolare.
C. La parrocchia non ebbe a lamentare danni morali né fu esposta a
pericoli nella fede.
D. Il paese subì quattro mitragliamenti e uno sganciamento di bombe
a farfalla. Il primo mitragliamento, provocato da passaggio di una macchina tedesca, avvenne il 19 novembre 1944, di domenica, in prossimità della
chiesa. Fu terribile. Durò circa 15 minuti. Furono feriti gravemente due
soldati tedeschi; leggennente una giovane e mortalmente una donna: la
signora Matteazzi Martello Ester di anni 40, ottima maestra comunale, appassionata direttrice della scuola di canto femminile, zelante delegata dei
fanciulli cattolici, premurosa assistente alla messa del fanciullo. Il secondo
mitragliamento, avvenuto il 30 gennaio 1945 davanti alla chiesa durante la
messa di un funerale: grande lo spavento dei fedeli in chiesa, ma nessuna
vittima; solo l'incendio della macchina tedesca che l'aveva provocato. Il
terzo avvenne nel pomeriggio dello stesso giorno 30 gennaio 1945 in via
Campanella e fu anch'esso provocato dal passaggio di una macchina, ma
fu senza conseguenze. Il quarto, provocato dal passaggio di un carro agricolo, avvenne il 7 aprile 1945 in via Stradone e causò solo l'uccisione
dell'animale. La sera del 19 marzo 1945 furono sganciate in gran numero
quasi al centro del paese delle bombe a fatfalla che danneggiarono alcune
abitazioni.
Indimenticabile rimarrà anche per Montegaldella la vigilia della liberazione il 8 aprile. Dalle prime ore del mattino fino a mezzogiorno, continuo passaggio di truppa. Durante la giornata un forte nucleo di soldati
tedeschi fennatisi in paese piazzò su tutte le strade cannoni e mitragliatrici. Dai preparativi era facile capire che i tedeschi volevano opporre anche
sulle rive del Bacchiglione un po' di resistenza agli alleati che li inseguivano. E la resistenza fu fatta e fu, così dissero gli inglesi) la più forte
dopo quella del Po. Il fuoco cominciò alle ore 19 e durò ininterrottamente
fino alle 23. Partito il grosso dell' esercito e fatto saltare il ponte sul
Bacchiglione, diminuì, ma continuò fino alle 6 del desiderato 29 aprile,
quando arrivarono i primi carri annati alleati. La resistenza costò ai tedeschi 8 morti. Alcuni feriti e parecchi prigionieri. Al paese neanche un
ferito: solo due case incendiate e diverse più o meno sinistrate.
Parte materiale
Fig. 23 - Inverno 1944-1945: bivacco sul monte Verena.
-94-
A. Il giorno 21 novembre 1944, sacro alla Madonna della Salute, il
defunto parroco don Lorenzo Nani all'altare di Maria fece solennemente a
nome di tutta la parrocchia voto di erigere a guerra finita un asilo infanti-
-95-
le, se il paese fosse stato preservato dalle rovine della guerra. L'ammontare delle somme raccolte in parrocchia per la suddetta opera votiva supera
le 300.000 lire. Altre 100.000 furono offerte dal conte Marzotto di Valdagno.
B. Per causa di mitragliamenti, di bombardamenti la chiesa ebbe a
soffrire la rottura di alcuni vetri.
C.
Così pure la canonica, la casa del cappellano e la sala parrocchiale.
D. I tedeschi la vigilia della liberazione volevano occupare la sala
parrocchiale e parte della canonica, mà non ne ebbero il tempo.
[Montegaldella, senza data]
Il cappellano don Antonio Gianesini 63
63 È una delle poche Relazioni firmata dal cappellano e non dal parroco. Morto don
Lorenzo Nani nel 1944, gli successe il nuovo (l'arciprete di Enego don Angelo Marcolin)
solo nell'ottobre 1945: dal 1944 in poi la responsabilità della cura d'anime era quindi nelle
mani del cappellano.
Fig. 24 - Il durissimo inverno 1944-1945: un gruppo di partigiani in montagna.
96-
MORTISA DI LUGO
A. Totale dei soldati prima dell'8 settembre, compreso il Monte, 138;
prigionieri dopo 1'8 settembre, 50; repubblicani, 5; partigiani, 35 circa.
Per i bisogni particolari della popolazione fu provveduta della tela e
della stoffa in grande quantità e a prezzo molto discreto; la refezione ed
assistenza per i bambini per 4 mesi; fu provveduto il latte durante particolari difficoltà eccetera.
Fu tenuta la sacra missione nel 1944.
Gli operai della Todt, che erano molto numerosi e di diversi paesi,
ebbero per qualche tempo la messa nei luoghi di lavoro.
Danni morali. Essendo questa frazione la sede del comando dei partigiani del mandamento di Thiene (Brigata Mazzini), pur non essendo di tendenze comuniste ma piuttosto democristiane, si dovettero lamentare balli in case
di trista fama, amorazzi e ritrovi di dubbia lega. Mortisa per circa tre mesi
attirò l'attenzione sia prima che dopo la liberazione di tutta la zona e fu
centro di operazioni partigiane subito dopo 1'8 settembre. Alcune date:
10-30 settembre 1943: si organizza la trafuga di armi del disciolto
esercito, armi che vengono nascoste nel bosco in territorio di Calvene.
Luglio-agosto 1944: molti giovani si organizzano in formazioni partigiane nel bosco, in località dei pressi di Cima Fonte e di Granezza. Mortisa è
luogo di passaggio, ma non presenta eccessivi pericoli da parte dei tedeschi.
6-7 settembre 1944: grande rastrellamento nel piano di Granezza. Cadono circa 34 partigiani: nessuno di Mortisa e del Monte, mentre furono
colpiti tutti i paesi vicini.
Inverno 1944-1945: si riorganizza la Brigata Mazzini, a cui fanno parte
dirigente coloro che avrebbero poi preso il comando di presidio di Thiene.
Avvengono dei fatti disgustosi, come rapine, rappresaglie contro ragazze
amoreggianti con i tedeschi eccetera. Nei giorni 16 e 17 ottobre Mortisa è
in gravissimo pericolo di essere tutta bruciata.
Fine di febbraio-Io marzo 1945: verso la fine di febbraio un giovane
di Mortisa uccide un elemento della Decima Mas nella contrada Oltrastico
e vengono scoperte delle munizioni in contrada Tena. Il 10 marzo in un
rastrellamento, le cui conseguenze si potevano evitare perché previsto, vengono uccisi sei giovani di cui solo alcuni partigiani. Per caso il curato
passa vicino al posto dove erano stati portati i cadaveri e viene domandato
se li riconosce. La stessa domanda gli venne fatta dopo qualche tempo dal
maresciallo della Guardia nazionale repubblicana di Thiene, dove viene
chiamato a riferire in merito. I cadaveri vengono sepolti sul luogo né viene creduto opportuno domandare il trasferimento in cimitero poiché al curato, che ne fece richiesta prima ancora che venissero sepolti sotto poca
terra dagli abitanti delle Lore (fra cui i parenti ed il nonno di tre di essi),
fu risposto che non meritavano perché traditori della Germania64 •
64 È un'altra testimonianza che si aggiunge sui fatti delle Lore e sulla morte dei fratelli e cugini Carollo. La vicenda, rimasta finora oscura, viene ora chiarita dalla relazione
-97 -
Il curato venne segnalato in questa occasione presso i tedeschi e le
autorità repubblicane fasciste come connivente con i partigiani, come era
tato segnalato altre due volte in novembre e in febbraio presso i comandi
~i Vicenza. Fortunatamente non ebbe alcuna noia, come nessuna noia ebbe
da parte dei partigiani.
29 marzo, giovedì santo. Azione dei partigiani che assaltano una macchina tedesca, facendo due morti e alcuni feriti, poco distante dalla chiesa.
Grave terrore di tutti; fuga di tutti gli uomini e rastrellamento nelle contrade
dei Cavrari e Malleo.
30 marzo, venerdì santo. Impiccagione poco lontano dalla chiesa in
una pianta di noce sulla strada presso la contrada Dardini del capobanda
dei partigiani Silva (nome di battaglia), che il giorno prima era stato scopetto e preso al Monte nella casa di Brazzale Marcellina, partigiana, che
pagò con l'incendio della casa, compresa la mobi~ia. Alla sera del venerdì
santo l'impiccato viene sepolto sul luogo per ordme del comando tedesco
di Zugliano. Viene benedetto il cadavere e la fossa. Al mattino di Pasqua,
molto per tempo, il cadavere viene asportato nel cimitero di Zugliano da
alcuni partigiani65 •
lO aprile, Pasqua. Grande rastrellamento. Tutti gli uomini e i giovani,
fatta qualche eccezione di coloro che riuscirono a nascondersi, sono condotti per un controllo a Lusiana. Uno viene rastrellato anche in chiesa,
Carollo Rino di Nicola. Un altro viene inseguito, fatto segno di sparatorie.
Non fu colpito, ma portato nelle carceri di Bassano. Verso mezzogiorno
tutti tornano.
dattiloscritta di Antonio Simeoni, figlio di Carollo Giovanna, sorella dei tre fratelli Carollo
di Antonio detto "Saio", consegnatami il 23 marzo 2000 a Zané: "Mortisa è stato certamente uno dei punti più importanti di resistenza partigiana nel Veneto e in Italia durante la
guerra di liberazione 1943-1945. Si può infatti dire che la totalità dei residenti era a fianco
della resistenza. Moltio giovani entrarono da subito dopo 1'8 settembre 1943 nelle Brigate
Sette Comuni e Mazzini, e ben 20 giovani della frazione parteciparono al combattimento di
Granezza del 6-7 settembre 1944. Dopo tale combattimento la Brigata Mazzini (Martiri di
Granezza) scelse e mantenne il suo comando assieme ai suoi uomini nella Valle delle Lore
e precisamente ai 'Bastianelli' per circa sei mesi. Tale quantità di uomini non poteva passare inosservata e Mortisa era sulla bocca di tutti. Molti bunker furono scavati e mimetizzati;
inoltre molti casoÌari isolati (adoperati per la maggior parte per il ricovero del bestiame)
occupati per passare l'inverno 1944-1945. In uno di questi casolari ai confini tra Lugo e
Lusiana, in località Livelli, di proprietà di Antonio Carollo, detto 'Saio' dalle Lore, la
Brigata Martiri di Granezza aveva il suo centro di propaganda, diretto da 'Giove', prof.
Giovanardi Arnaldo: lì si trovava il ciclostile per la stampa dei volantini. Da questo casolare verso il 20 febbraio 1945 partirono alcuni colpi di fucile verso i tedeschi che si stavano
avvicinando al casolare. In quello scontro non ci fu alcun caduto, ma certamente da quel
fatto scaturirono le vicende che seguirono. Verso il 25 febbraio infatti i tedeschi ritornarono
sul luogo, incendiarono quel casolare (che nel frattempo era stato abbandonato) e scesero
più a valle in un altro casolare, adibito anch'esso alla custodia delle mucche, prelevando
Antonio Carollo, detto 'Saio', mentre la moglie, Carollo Giovanna, minacciata e messasi a
gridare, fu scaraventata a terra, dopo che le era stato puntato un fucile alla gola. Il marito
fu portato con la sua mucca alla prigione di Lusiana. Nella vallata delle Lore c'era allarme
al comando della Mazzini: il consiglio era di spostarsi verso il Monte di Calvene e ai
Piani. Si videro aggirarsi alcune persone sospette tra le località Lore e Mare; e quello che
si temeva accadde. Il IO marzo la guarnigione di Lusiana accerchiò tutta la vallata, dalle
Lore a Monte Tena, alle Coste. Tutta la popolazione delle Lore fu messa al muro, in
posizione per essere fucilata: dieci abitanti del luogo per ogni tedesco ucciso. Iniziò il
rastrellamento: i partigiani rimasti nella vallata, dopo l'allarme lanciato dal comando, non
erano molti; alcuni ebbero la fortuna di farcela a passare in mezzo all'accerchiamento,
dirigendosi verso la località Coste, perché i militari del posto li lasciarono passare e spararono in aria. Solo dopo il loro passaggio, sette partigiani delle Lore e fra questi i tre figli
di Antonio Carollo e altri quattro fratelli e cugini, svegliatisi di soprassalto, cercarono di
raccogliere in fretta le loro cose e di fuggire anch'essi, e in particolare verso le località Val
Fagaro e Mandrelle. Ma purtroppo invece finirono 'in braccio' al capitano <Sanden>, comandante la guarnigione di Lusiana che, senza nessuna pietà, li fece falciare dalle mitragliatrici e dal lancio di bombe a mano. Il più giovane dei tre fratelli, Carollo Silvano, fu
colpito dall'alto da una bomba a mano e, ferito, fu preso prigioniero e il capitano senza
pietà ne ordinò la soppressione. Di questi sette partigiani, figli di quella terra, uno solo si
salvò perché nella concitazione, avendo lasciato delle giacche nel casolare dove dormivano,
temendo che questo potesse essere bruciato, tornò indietro per prenderle, ma perse il contatto con gli altri e cadde in un roveto, e fu così che si salvò e poté raccontare quanto
successe quel giorno. Il suo nome era Carollo Battista, detto 'Titon'. I corpi degli altri
Carollo furono trascinati come quelli di bestie attraverso il sentiero irto di sassi. Furono
poi fatte portare sul posto alcune persone di quelle che si trovavano al muro, pronte per
la fucilazione in caso di morte di qualche soldato tedesco o della polizia bolzanina. Ad essi
fu fatta scavare una fossa comune in cui furono gettati senza pietà i corpi dei Caro Ilo. Il
nonno dei tre fratelli Caro Ilo, che si trovava tra la gente condotta a scavare la fossa, si
levò la giacca e la pose sulla fronte dei tre nipoti. Un poliziotto bolzanino lo minacciò di
morte, ma il suo gesto servì per lo meno a salvare altre persone, perché in quel momento
arrivò sul posto la sorella minore di Il anni che per fortuna non poté vedere in faccia i tre
fratelli ammazzati e così non compromise nessuno. Soddisfatti del loro risultato, i tedeschi
e la polizia bolzanina ritornarono in caserma a Lusiana, dove si trovava ancora in prigione
Antonio Carollo. Il capitano lo fece condurre dinanzi a sé e gli disse: 'La rimetto in
libertà; ma per riavere la mucca, deve portarmi 60 uova'. Il Carollo non sapeva quanto era
accaduto la notte precedente e si presentò a suo fratello, che abitava a Lusiana, a chiedergli
il prestito di 60 uova necessarie a riscattare la mucca. E fu allora che seppe la tragica
verità sulla morte dei figli. Egli tornò in caserma e il capitano, dopo aver ritirato le uova,
cominciò a passeggiare avanti e indietro per la stanza, continuando a guardare fuori dalla
finestra, verso il cortile. Ad un certo punto fece portare Carollo in cortile dove, sopra una
tavola, erano state disposte sei paia di scarpe, prelevate il giorno prima ai partigiani uccisi:
Lo fece girare attorno a quei 'trofei', chiedendogli se conoscesse quelle scarpe e ad Ogni
risposta negativa del Carollo, il capitano infieriva su di lui con una randellata. Il Carollo
Antonio non parlò e nulla rivelò, e fu rimesso in libertà. Al termine della guerra, alla resa
della guarnigione di Lusiana, il capitano comandante della guarnigione, colui. che ordin~
l'assassinio dei sei Carollo della Valle delle Lore, fu consegnato al padre del tre fratelh
Carollo il quale assieme ad alcuni altri partigiani lo portarono vicino al luogo dove egli
aveva ordinato la morte di quei ragazzi e lo giustiziarono alla stessa maniera. Mortisa vide
morire un altro figlio della sua terra, Carollo Antonio Stefanello, ucciso per errore da un
suo compagno, mentre di guardia a un prigioniero nelle scuole elementari di Mortisa, egli
non rispondeva all'altolà del compagno che, non riconoscendolo, gli sparò. I fatti fin qui
raccontati sono stati a me riferiti, oltre che da mio nonno Carollo Antonio e da Carollo
Battista detto 'Titon', anche da molti partigiani del luogo, alcuni ancora viventi. Riporto qu!
i nomi dei caduti della Valle delle Lore e di Mortisa: Carollo Antonio di anni 22, di
Antonio: Carollo Giuseppe di anni 20, di Antonio; Carollo Silvano di anni 18, di Antonio;
Carollo Domenico di ani 20, di Giovarmi; Carollo Giuseppe di anni 17, di Giuseppe; Carollo
Giovanni di anni 22, di Giuseppe".
65 Cfr. GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 257, 268.
-98-
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3 aprile. Al mattino per tempo vengono trovati tre cadaveri sconosciuti
sulla strada che va alla contrada Mare presso il capitello. Alla sera vengo_
no asportati dai partigiani e sepolti a Covalo (finora IO uccisi a Mortisa).
7 aprile. Il curato viene chiamato da un capitano tedesco comandante
due compagnie di ex prigionieri russi per sapere quali sono le case dei
partigiani, con intenzione di farle bruciare. Alla risposta molto evasiva vengono destinate due case ad essere bruciate, perché si asserisce che nei loro
pressi erano state scoperte delle munizioni. L'intervento del curato riesce a
far sì che venga asportata tutta la mobilia e a rendere i danni del fuoco di
poco rilievo.
25 aprile. Prime azioni partigiane di tutta la zona, che partono da
Mortisa: azioni abbastanza disciplinate; nessun incidente. L'incidente avviene il IO maggio a liberazione avvenuta, quando viene ucciso un uomo,
che custodiva con altri un prigioniero, da un ragazzo inesperto, di notte,
per puro errore.
4 maggio. Il capitano della polizia trentina di stanza a San Giacomo
viene portato per rappresaglia vicino al luogo del rastrellamento del IO
marzo ed ivi massacrato, dopo essere stato percoss066 •
15 (o 17?) maggio. Vengono uccisi nei confini fra Covalo e Mortisa
14 appartenenti alla Brigata nera di stanza a Fara, già processati sommariamente a Thiene, e sepolti sul luog067 •
26 maggio. Sepoltura dei caduti del lO marzo.
Riguardo alla parte morale si deve lamentare che la maggior parte dei
partigiani divennero sanguinari e vendicativi e con tendenza al comunismo: ne perdettero molto anche per la frequenza ai sacramenti e alla chiesa. Fortunatamente molti sono operai nella cartiera di Lugo e si spera che
non siano gravi danni da lamentare né la formazione di nuove bande.
Della parte materiale e personale non vi è stato niente da rilevare.
Mortisa, 28 luglio 1945
Il curato don Gaetano Simonetto
66 Si tratta dell'ufficiale tedesco Sanden: testimonianza di don Lorenzo Ronzani. A
ucciderlo è il papa dei tre fratelli Carollo.
67 Se ne parla in GIOS, Controversie sulla resistenza, p. 183.
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MOSSON
Parte morale
Gli sfollati che durante il periodo bellico furono ospiti di Mosson furono 21. E precisamente la famiglia di. un maggiore dei. ber~ag.lieri ~i :JVI.ila. una famiglia di Venezia; una dI Genova; e negh ultImI meSI pnma
~~Ùa fine, due, di T.hiene. Deì!i sfollati n?n ha~o avu.to bisogno di. aiuti
materiali perche tuttI benestantI. Fra questI fa d uopo n~ordare u~a SIgnorina istitutrice di nazione ungherese, protestante, che. nm~s.e qm .rmo al
maggio scorso. Niente da dir~ sulla sua condotta sena~ .ntIrata, nservata
con la gente, sicché nessuna mfluenza dannosa sullo spmto della popolazione ha potuto recare la sua presenza tra noi. Quasi la totalità della popolazione la guardava con una certa diffidenza perché, sapendo parlare tedesco e facendo talora da interprete con i tedeschi di passaggio .e con gli
addetti alla organizzazione Todt, aveva timore che facesse la Spia.
Il capo della famiglia di Venezia era un ebreo convertito, discriminato.
Aveva la moglie e tre bambini. Si era rifugiato qui presso conoscenti per
sfuggire ai campi di concentramento. Tenne ?u?na rela~ione ~on tu~i, .anche con il sacerdote. Frequentava con la famIgha la chIesa, nspettosissimo
verso la religione. Siccome era direttore di un merlettificio d Venezia
(Burano), volle regalare per l'altaI:e maggi?re un prezioso m~rletto. Verso
il 20 gennaio del 1944, sentendOSI poco SICUro e pensando dI essere sco:
perto, si rivolse piangente al curato per trovare un altro luog~ ove .metters~
in salvo. Il curato si interessò presso buone persone che SI offnrono dI
aiutarlo. Prima di partire da Mosson il signore lasciò al curato una fotografia con questa dedica: Al carissimo don Geremia, mio benefattore, a
perenne riconoscenza. 24 gennaio 1944.
I militari furono 97; i prigionieri sono 15, dei quali 7 alpini in Russia.
Dopo 1'8 settembre gli internati in Germania (fra i ~iovani. presi per~~é
obbligati al servizio militare o al lavoro coatto), 16;gh operai lavoraton m
Germania, 34; dei quali 7 donne.
Le famiglie povere alle quali si sono usate le maggiori attenzioni, sono
lO. Nei limiti del possibile si è loro procurato farina di granoturco e
granoturco, pasta, e nelle feste di Natale e Pasqua il tradizionale cestino.
La somma erogata a questo scopo fu di lire 2.120.
Assistenza religiosa.
Della categoria degli sfollati quasi tutti frequentavano la chiesa; i bamb~,
la Dottrina cristiana· uno studente di Milano fu indirizzato al Collegio vescovIle
di Thiene per cont~uare gli studi. I soldati, prima di partire, si accostarono ai
santi sacramenti e ricevettero con la benedizione del sacerdote foglietti religiosi, libretti e medaglie. Per i bisogni spirituali della parrocchia furono tenuti dei
tridui predicati: anno 1941, dal 29 gennaio al2 febbraio; anno 1943, dal lO al
14 marzo; anno 1944, dal 27 gennaio al 30 gennaio.
Danni morali.
DallO novembre 1944 al 25 aprile 1945 fu alloggiato in paese un
reparto di soldati russi ucraini, comandati da un maresciallo tedesco. Il
-101-
com~ndo, .tenut~ da ~n ?apita?~ fI:1sso; era a Cogollo. I nostri paesi erano
conSIderati. quah pa~sI dI. partIglalll. BIsognava filare dritti. Erano piuttosto
mal fident!. ~oca dImestichezza con gli uomini; piuttosto cercavano stringere. re~azlolll con le r~gazze. Tornavano dai rastrellamenti compiuti nei
paesI dI montagna e dI campagna ricchi di bottino e di denaro rubato
mercantegg.iavano . qui e ~ori e poi si ubriacavano di vino e grappa, de~
stando la nprovazIOne del paesalll. Per buona sorte tutti gli abitanti si sono
co~d0ì1:i con prudenza, evitando contrasti e baruffe e concedendo quanto
eSSI c~I~devano. n. c~rato, senza troppo esporsi (che sarebbe stato pericoloso)'. vIgIlava, conslghava, ammoniva, perché fosse evitato qualsiasi inconvelllente c~e avesse potuto dare occasione di rappresaglia. Al sacerdote
stava sl?ecIal~~nte a cuore la condo.tta. delle ragazze, alcune delle quali
~och~ III venta) avevano strette relazlolll con qualche russo. Ha ammonito
m chIesa, ha. parlato privatamente, si è giovato di qualche buona persona
per mettere III guardia queste povere illuse. Una è caduta miseramente
l~singata di potersi sposare con un russo. Fra non molto diventerà madre:
SI è accettato il mio consiglio e, mentre scrivo, so che è stata condotta
fuori pa~se per non averla qui tra i piedi, oggetto di scandalo e di
deprecaZIOne unanime di tutto il paese. E, giacché sto parlando di scandali, un: altra ragazz~ ch~ t;lel marzo 1944 per debolezza e troppa
accondlsce.ndenza del gelllton ha voluto andare in Germania, è tornata lo
s~ors~ ~pnle del corrente anno conducendo con sé il fidanzato, un rumeno
dI. rehglOn~ ortodossa, col quale ha avuto proprio in questi giorni un figho. Per Il fatto nel paese c'è tutto un mormorio di condanna per la
sventatezza .della rag.azza e per il tradimento dei genitori, tanto ingenui e
tanto. deboh. Non Cl sono altri scandali da notare; ma mi pare bastano
q~esti du~ per amareggiare 1'anima di un povero sacerdote che ha la coSCIenza dI avere sempre vigilato il suo gregge.
Pericoli per la fede.
n popolo conserva la sua fede che non è stata corrotta da errori da
superstizioni .eccetera. Piuttosto si lamenta una certa apatia, indiffer;nza.
S~mbra quasI che le coscienze siano intontite per quanto riguarda la reliW0t;le e l~ le~ge ~or~l~. La J?oda, ~l go~imento, il guadagno illecito: questl l puntI SUl quah SI Impernia la VIta dI oggi. Si è fedeli alla messa della
d0!llenica; ~lle fun.zioni del pomeriggio, poco. Le messe feriali vedono in
chIesa poch~ devoti; poco. frequ~ntati i santi sacramenti dagli adulti. Invece
consolante Il numero del fanCIUlli che si accostano settimanalmente alla
confessione e comunione. Al presente non ci fu propaganda di partiti ostili
e, .quantun51ue Mo~son noti un buon numero di operai e operaie del LanifiCIO. ROSSI, tuttavia non credo che la maggioranza si lasci adescare. La
COSCIenza cristiana c'è in questo popolo, e a suo tempo credo farà il suo
dovere, appoggiando quel partito che assicura la tutela della fede e della
morale cristiana.. C'è bisogn.o di una buona scossa, e per questo mi propongo nel prOSSImo anno dI organizzare le sante missioni che porteranno
certo un buon frutto.
Atti di minaccia e pericoli incorsi dalla popolazione.
-102 -
n 27 febbraio 1945, essendo mancato all'appello un soldato russo alloggiato a Mosson, vengono fatte perquisizioni in tutte le case, anche in
canonica. Durante la notte sono prelevati 25 uomini e portati via quali
ostaggi. E il giorno dopo il curato a mezzo un maresciallo tedesco viene
avvertito dal comando russo che, se entro la mezzanotte del 4 marzo non
sarà rintracciato il soldato assente, il paese verrà bruciato per metà. Mentre
il paese era sotto l'impressione di una grave imminente sciagura, il curato
si è messo in moto per la liberazione degli ostaggi e per scongiurare la
minaccia dell'incendio del paese. n capitano russo del comando non ha
voluto ascoltarlo; si è fatto intendere presso alcuni marescialli tedeschi addetti alla truppa; ha interessato il prefetto e il questore a mezzo le autorità
comunali, e il comando di polizia gennanica, per mezzo di un conoscente.
n comandante della polizia gennanica, conosciute le buone ragioni che si
adducevano a mettere in evidenza l'innocenza della popolazione, da Canove
(dove risiedeva) scese a Mosson la sera del 2 marzo e dopo di essere
passato al comando russo di Cogollo venne ad annunciare che gli ostaggi
sarebbero stati rilasciati tutti il giorno 3 marzo e che le case del paese
sarebbero state rispanniate. n 4 marzo, che doveva essere giorno di lutto,
fu giorno di festa in onore di san Gaetano nostro patrono, al quale ci
eravamo rivolti con un triduo, per la sua visibile protezione.
Altro episodio. n 28 aprile 1945 dalle ore 12 alle 3 pomeridiane si
svolse in paese a Mosson un attacco di 7 partigiani contro 100 soldati
tedeschi in ritirata. Mentre si combatteva, la popolazione spaventata era rinchiusa nelle case: le strade deserte; non si sentiva altro che il crepitio delle
mitraglie e gli scoppi delle bombe a mano. Durante il combattimento due
partigiani morirono; uno fu ferito gravemente; due fatti prigionieri e poi
liberati e un gruppo di persone (uomini, vecchi, donne, bambini) presi come
ostaggi con il proposito di ammazzarli qualora nel èombattimento fosse caduto qualche soldato tedesco. Ogni pericolo fu scongiurato. Ma prima di
partire i tedeschi incendiarono una casa di abitazione per sospetto che in
essa si fossero nascosti i partigiani o le famiglie che le abitavano fossero
d'accordo quando li attaccarono mentre erano in marcia. Intanto le due famiglie che abitavano detta casa rimasero sul lastrico. Ad uno dei partigiani
caduti, nonostante il pericolo, fu possibile provvedere l'assistenza religiosa.
Ebbe l'assoluzione e l'estrema unzione e fu ricoverato qualche ora dopo in
un ospedaletto partigiano. I partigiani attaccanti erano tutti di Caltran068 •
Le vittime della lotta di liberazione furono: due partigiani di Mosson caduti a Treschè Conca il 27 aprile 1945 e il padre del parroco di Pedescala,
Carlassare Margherino, membro del consiglio di amministrazione della chiesa
di Mosson e membro dell'Azione cattolica, che portatosi pochi giorni prima in
casa del figlio a Pedescala dove credeva di essere più sicuro, ivi trovò la
morte il 30 aprile 1945 ucciso da colpi di mitra e bruciato dai tedeschi.
68 Per completezza vedere sull'episodio anche la Relazione di Caltrano; tra i protagonisti di quella giornata ci fu il salesiano don Carlo Frigo che ne parla diffusamente in
Mosson e oltre, p. 188-200.
-103 -
MURE
Parte materiale
~er s.occorrere. le due fa~iglie sinistrate di Mosson che ebbero la casa
brucI~ta 11 28 apnle d~ante ~l passaggio delle truppe tedesche in ritirata e
per aIU~re la .pop~lazlOne dI Pedescala duramente colpita, fu organizzato
u~ coml~ato .dl assIstenza da parte del curato per la raccolta di corredo e
d~ genen va:l da. far perv~t.Iire al comitato di assistenza di Pedescala. Dopo
dI aver fornIto dI cose utlh le due famiglie di Mosson a Pedescala furono
? coperte,.? ~amicie,. 6 calzoni uomo, 3 giac~he uomo, 5 calzoni
per .~lmbl, 13 vestlt1m per bImbe, 13 camicie per ragazze, 4 sottane, 2
vest1t~ da donna ecce~era. ~asta d~ brodo, kg.10; granoturco, kg. 155; farina gIall.a, .kg .. 12?; .In mIsura mInore frumento, fagioli, patate"; letti in
ferro, pIattI, blcchlen, cucchiai.
La .c~iesa e la casa canonica non hanno sofferto a causa della guerra
alcun SInIStro. Nel marzo 1944 per soddisfare il desiderio della popolazione fu provveduto a coll?c.are sul c~mpanile un orologio pubblico. La somma raccol~a per ~ottoscnzlOne fu dI hre 6.195, sufficiente a pagare l'intera
spesa dell OrolOglO che fu trovato di seconda mano.
mand~te:
Parte personale
. Il ~urato non è stato m~i, moles.tato. Il SU? contegno è stato sempre
seno, nspettoso c?n le autonta locah e con glI occupanti russi. Ha atteso
alla ~u~ cura d'amme senza immischiarsi in faccende non sue. All'occasione SI e. prestato per tenersi in cor:isp?ndenza c~n i. lontani, per spedire
mes~a~gI, per sollevare .qualche l!lIsena: per lemre 11 dolore di qualche
famlgha, per confortare 11 cuore dI quellI che hanno perduto i loro cari.
Mosson, 21 luglio 1945
Parte morale
Il numero dei profughi si aggirava sulla cinquantina. I p~igionieri ~ra~
no 40. L'assistenza religiosa il parroco la curò sempre. Tra l profughI VI
furono due ebrei. Essi provenivano da Tamopol (Galizia). La fuga dal~a
loro patria è dovuta alla persecuzione nazista. Finanziariamente erano ~I­
dotti alla miseria. Il parroco li avvicinò, li istruì e li battezzò. Per pIÙ
mesi li sostenne finanziariamente. I pochi profughi furono moralmente assistiti in forma privata.
Non ci sono gravi scandali e neppure peri~oli str~ordinari per ~a fed~
cattolica. Nella ritirata della truppa tedesca carn armatI attaccatI dal nostn
insorti (chiamati partigiani) fecero due vittima e una casa danneggiata gravemente.
Parte materiale
Nel' 1942 fu eseguito il pavimento in marmo della chiesa. dalla ditta
Cavallini da Pove. Per tale lavoro furono raccolte e spese hre 34.100.
Quanto ai danni di guerra non si hanno a lamentare che i sopra detti .
Mure, 18 novembre 1945
Il parroco don Giuseppe Carraro
Il curato don Geremia Corà
Fig. 25 - Val di Nos, primavera 1945: partigiani in sosta
nel bosco.
-104-
Fig. 26 - Valle del Portule, gelmaio 1945: il "commando" inglese paracadutato.
-105 -
PEDESCALA
OLIERO
Parte morale
1. Gli sfollati furono 61; i prigionieri 30; famiglie povere 6. Gli sfollati prima di tutto furono visitati dal parroco, il quale non mancò di interessarsi affmché le autorità andassero incontro ai più urgenti bisogni ed
anche ai più poveri fu consegnato qualche suppellettile erogando qualche
elemosina. I poveri furono assistiti con la cassa dei poveri del pane di
sant' Antonio e della commissaria legati Sasso.
2. Ci si è molto interessati perché i figlioli non mancassero alla Dottrina cristiana.
3. Purtroppo gli sfollati hanno portato la zizzania in parrocchia sia
con il modo di vestire procace, col nuoto promiscuo ed il ballo.
4. La parrocchia quindi fu esposta a gravi pericoli. L'unico rimedio è
quello che ritornino ai loro paesi. Anche il sottoscritto è stato profugo con
i suoi parrocchiani nella passata guerra, ma può andar orgoglioso, perché i
suoi parrocchiani hanno edificato e non danneggiato le anime. Questo fu
predicato anche in chiesa.
5. I bombardamenti furono due, ma quello che produsse i danni maggiori fu quello del lO gennaio 1945 alle ore 13. Il mitragliamento fu unico
e precisamente il 29 aprile 1945. Ringraziando il Signore, nessuna vittima
e nessun ferito.
Parte materiale
1. Si sta erigendo un nuovo altare in onore di sant'Antonio. Si raccolsero a tale scopo 10.000 lire.
2: La chiesa per il bombardamento del lO gennaio ebbe i seguenti
dannI: la rottura di alcune tegole, la distruzione di tutte le vetrate, la caduta di una parte di soffitto del retro sacrestia, la distruzione di due coltri
del coro e la rottura di tre finestroni.
3. La casa canonica per suddetto bombardamento ebbe la rottura di
alcune tegole e quella di circa 5 metri quadri di vetri.
4.
Niente.
5.
Fu presentata regolare denuncia al genio civile di Vicenza.
6. Furono riparate alla meno peggio le vetrate. Venne pure ripassato il
coperto della chiesa. La spesa fu sostenuta dalla chiesa. Per il ripristino occorrono circa 60 metri quadri di vetri ed altre lire 50.000 per gli altri lavori.
Parte personale
Niente di nuovo.
[Oliero, senza data]
Il parroco don Sante Franceschin
-106-
Parte morale
A. In parrocchia sfollarono circa quindici fa~g!ie. Quasi. tutti i loro
aveva. .bISOgnO. della
componenti vivevano lavorando , sicché nessuna fmmgha
. ..
tuttO
carità del paese. J\:1~ral~tà ~ssoluta. Trenta furono l pnglOmen; qU~SI
l
ritornarono in co~dlZlom fislc~e abbas~a buone. D~~ sono ~cora m Russia; uno in Ingh~lterr~; uno m .Germama, mentre g~1 mternatI furono. tre. I
poveri sono quaSI tuttI sovvenutI dal comune. Non SI nota alcun mendIcante.
B. In preparazione alla festa di san Giuseppe del 1941 fu t~nuto da
adre Aurelio da Fellette un triduo di predicazione; un second? tnduo dal
al 15 febbraio 1942, tenuto dal molto .reveren~o don Eugemo Dal Santo; un terzo in preparazione alla festa dI san GIUseppe ?~! 1944, tenuto
dal molto reverendo don Carlo Frigo per tutta la parrocchIa . ~el 19~1 fu
iniziata la campagna per la crociata della purezza per tutte le glOvam .. Per
esse fu pure tenuta una settimana sul tema Amore c~e. salva. La pnma,
tenuta dal parroco don Fortunato Carlassare e da u~a ~hngeJ?te~ la seconda,
dal molto reverendo don Simeone Zordan. I fruttI dI ogm smgolo corso
furono quanto mai consolanti.
.
C. Niente da segnalare sul conto di scandali pubblici pr.ovocati d~
odi, vendette, uccisioni o rapine .. Vi. fu qualch~ bal~o privato nel carne~al~,
per i quali i giovani erano entuSIastI, ma le glOvam, fatte poche ecceZ1Ol1l,
seppero astenersi.
D. La fede della parrocchia fu esposta ai pericoli di carattere generale. Un pericolo del tutto particolare è l' emigrazione c~stretta dallo scarso
rendimento delle sue terre. Gli uomini ritornano quaSI sempre nel tard~
autunno e sempre risentono spiritualme~te le ca11:ive abitudini contr~tte. MOltI
bestemmiano e parlano male senza nguardo, m qual~nque ~mblente. Pochissimi frequentano le sante funzioni. A porre rimedIO ogl1l anno venne
celebrata la giornata antiblasfema proposta dal vescovo.
l2
E. Nessuno in parrocchia è stato ferito o fu vittima ~i bombardamento. Qualche momento di terrore sopravvenne il 24 J?a&gIO 1944, quando
furono sganciate due bombe a Barcarola (2 km. ~I dIstanza) ~ qualc~~
giorno dopo cinque bom~e ,alle To~ ed una ?ttant~a a San PI~trO. CIO
che per questo paese costItui un c?nt~uo ~ seno p~ncolo, ~ono 1 rastrel~
lamenti. Gli uomini, specialmente 1 gIOVal1l costrettI per l età a presentar~I
alle armi, non trovarono mi pace, dormivano all'aperto e ~che durante. Il
giorno stavano nei boschi circostanti. Il ~9 maggIO .1944 Il paese fu. ~Ir­
condato dalla Brigata nera di Asiago. OgnI casa, 0~l1l angolo fu 'perqUlsI~o,
ciò per sospetto che vi fossero complici o trac~e dI un loro c~mlOn sparI~o
lungo la camionabile di Tonezza. Il 21 maggIO la stessa Bngata nera lf69
Ne accenna lo stesso don Frigo nelle sue memorie: Mosson e oltre, p. 161.
-107 -
ruppe nella chiesa. Il parroco, vestito dei sacri paramenti, nel momento di
spiegare il catechismo festivo, dovette sostare e gli uomini che assistevano
alle sante funzioni, minacciati con le armi, furono portati quali ostaggi ad
Asiago. Il giorno dopo però furono lasciati liberi. Il 25 maggio la stessa
Brigata mise in arresto il giovane Pretto Francesco fu Battista, che venne
fucilato il 31 maggio assistito dal reverendissimo mons. arciprete di Asiag070 •
Un altro terrorizzante rastrellamento avvenne 1'8 agosto 1944. Dieci uomini furono portati nelle carceri di Arsiero. Il parroco e gli altri sacerdoti dei
paesi limitrofi si prestarono in varie forme, così da ottenere la loro liberazione tre giorni dopo. La domenica seguente fecero celebrare la santa messa e in ringraziamento si accostarono alla santa comunione. Nello stesso
periodo altri cinque uomini del paese furono trasportati nelle carceri di
Trento e vi rimasero quaranta giorni. Un sesto uomo fu trasportato a Schio.
Nel gennaiò 1945 un celio Dal Pozzo Secondo assieme al molto reverendo don Antonio Rigoni, cappellano di San Pietro Valdastico, fu deportato
in Germania. Don Antonio Rigoni dopo inauditi stenti e ammirabili esempi
morì, ma del giovane Dal Pozzo non si ebbero mai notizie. Un'altra volta
dalla Valdassa irruppero nel paese una quarantina di repubblicani trascinando
seco un paesano, certo Gerosa Augusto fu Giuseppe. Minacciato di carcere,
bastonato e vilipeso perché creduto partigiano, fu ridotto in condizioni pietose. Gli stessi chiamarono il parroco a rapporto, ricolmandolo di calunnie,
minacciandolo bestialmente di portarlo via in ostaggio assieme al farmacista,
al ricevitore postale e al signor Marangoni Antonio Nicolina, se non avessero rintracciato un loro camerata fuggiasco. Abbandonarono l'impresa, quando
comparvero alcuni tedeschi che erano alla direzione della Todt.
Il giorno 27 aprile il paese fu invaso da circa 400 russi. Vi rimasero
tre giorni installandosi a viva forza in ogni famiglia e passavano le giornate gozzovigliando, cercando anche soddisfazione nei loro bassi istinti. Il
giorno 30 aprile all'alba partirono, lasciando in abbandono una grande quantità di munizioni ed armi di ogni calibro, perfino un 305 prolungato. Alle
sette della stessa mattina i tedeschi in ritirata dal ponte dell' Astico spararono sul paese colpendo alla spina dorsale un certo Pretto Sisto: fu il primo
panico che terrorizzò la popolazione. Alle otto il parroco, nonostante i
primi sintomi di scompiglio, senza suono di campane celebrò la santa messa,
alla quale assistettero diverse persone. Vi fu qualche momento di calma.
Alle nove e mezzo circa ripetuti colpi di cannone costrinsero gli abitanti
parte a fuggire nel monte, parte a rinchiudersi nelle cantine. Pochi istanti
dopo, mentre il paese era gremito di tedeschi e di repubblicani, un carro
armato pesante passava per le vie del paese incendiando case e fienili con
lanciafiamme e gettando a destra e a sinistra bombe a mano. Contemporaneamente i nazifascisti penetravano nelle case, rincorrevano i fuggiaschi
uccidendo quanti avevano sottomano con i mezzi più crudeli. Non contenti
di questo, si servivano .dei paesani per get,tare i cadaveri nel fuoco. E
quelli che erano forzatI a far qu~sto, subIvano l~ .stessa s?rt~. In. u~
sottoportico a pochi passi della chIesa vennero UCCISI e bruCIatI ventlsel
uomini. Tra le vittime vi fu il parroco don Fortunato Carlassare a~canto al
padre suo Margarino, un bambino di cinque anni col. padr~ s~o; Il nonno
e l'ava, una madre di trentasei anni con i due S~01 fi!?h, dICIaS~ettenne
l'uno, tredicenne l'altro; una vecchia di novantasel annI c?l figho e .la
nuora; un padre di ottantasei anni, paralitico, con d,:e figh. ~a maggIOr
parte delle donne, fatte uscire a viva forza dalle cantme, dappnma furono
concentrate nel cimitero e poi costrette a rifugiarsi nella Valdassa, urlan~o
disperatamente per il massacro dei loro cari. Alc~e di es~e ~ella fuga ~
un carretto trascinarono una povera donna, certa Glacomelh Lma Tornaghl,
gravemente ferita assie~e a due sue figliolette. pur esse ferite. La poveretta
ad un km. dai confim del paese esangue spIrava, pregando e raccoman:
dando le sue creature alle superstiti. La strage durò circa un' ora. ~ te~es~hI
però vi rimasero fino all'alba di mercoledì, sacc~eggi~ndo le a~It~zIom e
la chiesa uccidendo quante persone fossero USCIte dal nascondIglI o comunque fossero capitate tra le. mani o sotto i~ ~oro tiro. Le :rittime fur~~o
65 (56 uomini e 9 donne). VI furono altre vIttIme, non pero del paese .
Parte materiale
A. Durante il periodo bellico in chiesa furono eseguiti diversi lavori.
. .
Si segnalano i principali.
Nel 1940 fu riparato tutto il tetto della chiesa; fu. nfatto pare~chIO
intonaco; fu sostituito il basamento con marmo e la dItta Pretto NIcola
offrì il pavimento in ~emento dell'atri~ alla P?rta latera~e. Nel, 1?41 .fu
ultimato e inaugurato Il nuovo altare dI san GIUseppe. L altare e m ~tIle
moderno con marmo bianco di Carrara. Per la circostanza la popolaZIOne
ha regalato ricchi candelieri, tovaglie, carte g~oria e vasi. d~ cristallo.
Nell'agosto del 1941 fu riparato l'oratono del SantIssImo Redentore,
che si trova lungo la camionabile Pedescala-Rotzo. Le. somme spese p~r
queste opere straordinarie furono di lire 58.331,60. Tah somme ~ron? m
parte raccolte in chiesa, in parte mediante questue ed offerte ~aliIColan ..In
questo periodo fu anche terminato di pagare l'organo ed ogm altro debIto
esistente per un complessivo di ventimila lire.
B. Il 30 aprile 1945, quando la parrocchia su?ì quel. tre~end~ ~cci­
dio e la maggioranza delle abitazioni furono incendIate dal nazI~asclstI, fu
danneggiata la chiesa parrocchiale. Si sfondarono le porte co.n VIOlenza. a
colpi di scure. Il tabernacolo dell'altal'e maggiore ebbe scassmata la pnma
70 Su questi episodi,
per ampi riferimenti bibliografici si veda Gros, Resistenza, parrocchia e società, p. 115-117, 1356; IDEM, Controversie sulla resistenza, p. 80-8l.
71 È la prima relazione scritta da don Bareato; la seconda è apparsa in appendice al
volume di L. Ci\RLI Giovanni CarZi e l'Altipiano di Asiago, Padova 1946, p. 261-269.
Non è una relazion~ di un testimone oculare, non essendo presente all'~ccidio, m,a ?i un
teste di seconda mano che ha raccolto testimonianze dirette dagli stessI parrocchlalll che
hanno vissuto sulla loro pelle quella drammatica vicenda.
-108 -
-109 -
porticina, sforzata e contorta la seconda e spostate le lastre di marmo della
parte anteriore. Furono scassinate con asportazione del denaro tutte le ca~­
sette delle elemosine. Fu asportata tutta la cera delle candele, compreso Il
cereo pasquale, per circa quaranta chilogrammi. Con un~ bomba ad ?rolo:
gio si sfondò la porta in ferro della cassaforte e l'esplos~one frantu!ll0 tuttI
i vetri delle finestre e dei quadri murali, tempestando dI schegge 11 soffitto il muro e gli armadi. Tutta la moneta spicciola di nicheHo per un
v~lore di 500 lire fu asportata. Il campanile all'altezza dell'orologio nella
facciata Ovest fu colpito da due cannonate rovinando l'orologi<? Una terza
cannonata colpì la facciata est producendo lo smussamento dI un angolo
.
.
per la profondità di 40 centimetri.
Anche l'oratorio del Santissimo Redentore fu COlPItO. Un colpo dI
mortaio sfondò la parte anteriore del tetto, producendo varie fendi~re nel
muro e nel pavimento. Il 30 aprile fu pure inc~ndiata la ca~a can~lllca ~ol
suo completo arredamento: aveva sei vani al pIanterreno, seI al pnmo PIano con quattro ampi granai, comodi sotterranei e ricche ad~ac.enze. L:a~c?i­
vio parrocchiale fu completamente ~is~tt~ da~ fuoco. I h?r~ canOlllCl ilivece furono previdentemente alculll gIOrnI pnma nascostI ili un ang<?lo
della cantina; così pure l'argenteria della chiesa e il dena.:o. La .casa canOlllca
era di proprietà del comune di Valdastico. Nel medesImo gIOrn? fu p~re
incendiato al completo l'asilo infantile con tutto l'arredamento e 11 matenale didattico. Lo stabile e la mobilia di arredamento era di proprietà del
comune di Valdastico.
D. Negli ultimi giorni di aprile fu occupata dai russi la casa canonica,
lasciando al parroco solo alcune stanze. Non recarono però alcun danno.
E. Dei danni sofferti dalla chiesa parrocchiale fu fatta regolare denuncia all'intendenza di finanza di Vicenza per la somma complessiva di lire
130.000. Tale denuncia fu spedita all'intendenza di finanza tramite il municipio di Valdastico con tutti i documenti richie~ti. Dei danni sofferti da.ll'archivio parrocchiale esistente nella casa canOlllca fu fatta .pure ~enuncl~
alla intendenza di finanza per la somma di lire 100.000. Del dannI soffertI
dall'arredamento della canonica fu fatta regolare denuncia da Carlassare
Maria, sorella del defunto parroco. Dei danni sofferti dallo stabile della
canonica dell'asilo e dell'oratorio del Santissimo Redentore fu fatta denuncia dal comune di Valdastico il 30 Ottobre 1945. Finora non si ebbe
nessun risarcimento dei danni quantunque siano state fatte molto pratiche.
F. Le riparazioni della chiesa furono eseguite tutte a spe~e del~a. cass~
culto. Fu riparato al completo il tabernacolo, la cassaforte, nmeSSl 1 telaI
ed i vetri della sacristia. Furono riparati gli armadi, le cassette delle elemosine e messi a nuovo i serramenti di tutte le porte. In parte fu pure
riparato l'orologio della torre campanaria. Per ~imettere a nuovo l'~rch~vio
parrocchiale nei suoi mobili, quadri e cancellena sarebbero necessane crrca
100.000. La casa canonica sta per essere riedificata. Le travature sono al
completo ed è, quasi al completo anche il tetto. Al momento però. i lay~ri
sono sospesi per la cattiva stagione e si prevede che saranno npreSl ili
-110-
primavera. I lavori di riparazione furono eseguiti dal locale "comitato ricostruzione" a spese del comune di Valdastico. Fu riparato un po' alla meglio l'oratorio, mentre i lavori nell'asilo infantile non sono ancora iniziati.
Così, mentre più di una casa è già terminata nei suoi lavori, la casa
canonica è rimasta sospesa e l'asilo non ancora incominciato. Il sacerdote
è alloggiato alla meglio nelle scuole comunali. I bambini dell'asilo sono a
casa, privi di una educazione estremamente necessaria.
Parte personale
Come già si disse, nell'eccidio di Pedescala del 30 aprile 1945 yenne
ucciso e bruciatone il cadavere il parroco don Fortunato Carlassare. E doveroso segnalare il suo contegno durante il periodo bellico. Venne qui a
Pedescala nell'agosto del 1940. Si trovò subito di fronte a grandi difficoltà circa le opposte idee politiche dei suoi parrocchiani. Le difficoltà crebbero a dismisura dopo 1'8 settembre 1943. L'odio, che già si covava negli
animi, crebbe spaventosamente quando una parte dei parrocchiani aderirono (qualcuno fanaticamente) alla repubblica fascista, ed una parte alle brigate partigiane72 • Naturalmente il parroco, spinto dalla sua grande missione
e imparzialità, dovette esplicare tutta la sua prudenza e pazienza di apostolo per tenere in freno le loro idee, spesso generate da sentimenti di vendetta. Più e più volte dovette trattare con gli opposti comandi e seppe
ottenere sempre ottimi risultati. Spesso in chiesa ora aveva i repubblicani
armati e altra volta i partigiani, pure armati. Vista la gravità della situazione, fu spesso esortato da intimi sacerdoti di abbandonare il paese, chiedendo un trasferimento. Ma egli, pensando al bene delle anime a lui affidate,
decisamente si oppose. Anzi alla madre, che poche ore prima della catastrofe gli suggeriva di scappare nel monte, rispondeva: "Mamma, io sarò
l'ultimo ad abbandonare la parrocchia ed il primo a ritornare". Mentre si
avviava incalzato dai barbari tedeschi al luogo del supplizio, con la corona
del santo rosario tra le mani, benediceva il suo popolo impartendo l'assoluzione. Il suo cadavere assieme a quello del padre fu bruciato accanto ad
altri 24 parrocchiani e fu riconosciuto dalle chiavi degli armadi della
sacrestia trovati accanto. La popolazione superstite ne piange la morte e
ricorda con profonda ammirazione le virtù del suo animo semplice, paziente, profondamente sacerdotale.
Post scriptum. Vendette dopo l'eccidio di Pedescala.
Diversi uomini e diverse donne, più queste che quelli, sfogarono la
loro vendetta provocata dalla disperazione per la perdita dei congiunti. Il
12 maggio i partigiani di Arsiero condussero a Pedescala 5 repubblicani.
72 L'affennazione di don Bareato mi sembra vada presa in considerazione nell'attuale
dibattito sulle cause (remote o prossime) e sui responsabili dell'eccidio: Pedescala, ancor
prima dell'8 settembre 1943, era particolannente divisa per le opposte idee politiche dei
suoi parrocchiani. Questa affermazione ha ancora più valore perché, venendo dall'esterno,
don Bareato non può non averla raccolta dagli stessi fedeli.
-111-
Questi furono bastonati a sangue, insultati, fatti passare l?er le vie del paese affinché ciascun pedescalese potesse sfogare la propna ve~detta .. Q~at­
tro furono nello stesso giorno uccisi a furor di pop?lo. Il qum~o r~usc~ ~
sfuggire. La stessa sorte toccò ad altri 5 o 6 tede.sch1. I cadaven del pnml
furono da prima sepolti lungo la Valdassa alla. nnfil~a e s~nz.a ~assa. Ma
poi furono esumati e sepolti con cassa a POChI p~SSl dal. clmlteI?.' men~e
gli altri sono sepolti assieme al carname delle bestIe brncIate nell mcendlO.
I congiunti dei repubblicani vennero due volte per trasportare le salme nel
loro cimitero; però furono dalle donne, ancora esaspe~ate .dal dolore, respinti con minacce e con offese. Solo alla terza volta nusclrono nella .lor~
impresa per l'intervento del comando. alleato di Arsiero. ~ parr,occ~l~ s~
cova un fortissimo odio perché alcum reputano responsablh del~ ~c.CldlO .1
repubblicani che abitavano a Pedescala;. altri. rep~tan? res~30nsablh l partIgiani, poiché spararono sulle trnppe nazlfasclste m ntlrata .
Pedescala, 10 dicembre 1945
Il vicario economo don Bruno Bareato
73 L'ultima affennazione di don Bareato mi porta a rivolgere un invito ~l presidente
del comitato vittime civili, Camillo Pretto, di percorrere, tra le tante strade Imboccate m
questi ultimi anni per alTivare alla verità, anche questa.
PERLENA
Parte morale
A. Sfollati. Due famiglie provenienti dal Piemonte furono ricoverate
presso parenti. Inoltre 7 bambini sfollati di Milano furono accolti in altrettanto famiglie, nutriti e vestiti fino a guerra finita. Prigionieri, 63.
B.
I bambini furono istruiti e ammessi alla prima comunione.
C.
Nessun danno morale.
D.
A nessun pericolo fu esposta la parrocchia e riguardo alla fede.
E. Nessun bombardamento o mitragliamento. Solo il 29 aprile nelle
ore pomeridiane un gruppo di circa 600 tedeschi volevano salire verso
Asiago passando per San Giorgio. Furono affrontati da una ventina di patrioti e costretti a cambiare strada. Rimase ucciso un giovane, Galvan Giuseppe, colpito alla testa da una scarica di mitraglia. Rimase ferito un altro.
La resistenza dei pochi giovani fu la salvezza della parrocchia.
Parte materiale
A. Fu stabilita la costruzione di una seconda sacrestia a fonna di
oratorio, consacrato a Maria Bambina. Oratorio che servirà per le adunanze delle associazioni religiose e per ritiri. Fu pure stabilito di costruire un
nuovo altare in onore del sacro Cuore di Gesù. La somma finora raccolta
è di lire 21.554.
B.
Nessun danno né alla chiesa né agli edifici sacri.
C.
Nessun danno alla canonica o agli edifici parrocchiali.
D. Nessun edificio ecclesiastico occupato, eccetto due stanze della
canonica per otto giorni da ufficiali della Decima Mas.
Lire
Parte personale
H'
HJ
di ricompensa.
Ij
Wo i51 der obon gezeigte
Dov'è il suillustrato
,
Nessun danno a chierici, sacerdoti o suore.
Perlena, 29 luglio 1945
Il parroco don Antonio Donazzan
Alberto Sartori? \1
Tutte le denuncie che ;)ossono
essere utili per il suo arresto as~
Sicurano l'indicata f'icofr:pensa.
, Indicazioni a propOSl1o a lut1! I
Comandi tedeschi della Polizia,
Alle f.\ngçlben, wclr:ho lU seiner 1\
Festn< l,le fC;'!ff.;( kònnen, $1!chern .CJIC 311;;ef;l:fJG: ,r. 3clohnung :
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Ji..ngòDcn
Slfid Il;
al, alk O,)u!schen Poliwl-
I:
i
Il
Fig. 27 - 1944-1945: bando tedesco contro il partigiano Alberto Sartori.
-112-
-113 -
Fig. 28 - Cima Portule, primavera 1945.
Sandro Brazzale
al roccolo Benetti.
PIOVENE
Parte morale
A. I profughi qui accompagnati dalle autorità civili furono complessivamente 59, di cui 16 provenivano da Formia, 18 da Cassino, 12 da Cervaro, 7 da
Castelforte, 6 da Villa Latina. Vi furono inoltre 431 sfollati, in gran parte dalla
città di Vicenza, altri da Padova e da Verona, 62 da Milano, altri da altre città.
I profughi furono tutti ricoverati nella villa Benetti, di proprietà della chiesa
arcipretale, dietro la corresponsione del tenue canone di affitto di lire 320
(trecentoventi) mensili, pagati dal comune. La filodrammatica dell'associazione
maschile S. Antonio, a vantaggio dei profughi, ha dato qualche rappresentazione
teatrale. Le suore dell' asilo infantile, con i mezzi fomiti dal municipio, che per la
circostanza aveva fatto appello alla carità cittadina, offrirono ai medesimi profughi, per il periodo di due mesi, 60 razioni di minestra, giornalmente.
B. Si curò con diligenza dai sacerdoti del luogo l'istruzione religiosa ai
fanciulli dei profughi e degli sfollati.
C. Gli scandali da lamentarsi furono provocati dalla leggerezza di
parecchie donne del paese e dalla presenza nel luogo delle truppe, che vi si
avvicendarono ininterrottamente dal principio alla fine della guerra. Tali
truppe furono, nei diversi periodi, distaccamenti del 57 e 58 fanteria e un
reparto della scuola della milizia repubblicana stradale. Una volta o due
dalla milizia della strada si organizzò il ballo; il disordine maggiore però
fu quello degli amoreggiamenti fra soldati e donne e il costume procace
degli uni e delle altre. Le nascite illeggittime durante i 5 anni di guerra
furono 17 (diciassette).
Il 23 novembre 1944, verso le ore 8 pomeridiane, furono uccisi
proditoriamente in via Bernardi (al lato ovest del paese) i due sottotenenti
della milizia stradale, signori Balzi Gianfranco e Paciotti Ivo, ambedue di Forlì.
Fu assodato che gli assassini non erano di Piovene-Rocchette e perciò non vi
furono rappresaglie in paese.
La sera del 9 settembre 1944 furono rinvenuti a circa 100 metri dalla provinciale Rocchette-Arsiero, nei pressi della birreria Zanella, le salme di 5 giovani operai. Si sa che furono uccisi dai tedeschi o dai russi per ordine dei
tedeschi, dopo un rastrellamento sulle colline che sovrastano Valdagno 74 • Gli
odi furono vivi contro i tedeschi e poi contro i fascisti repubblicani, ma non si
manifestarono all'esterno con azioni violente. Le detestazioni del regime furono soltanto verbali. Rapine ne furono commesse dai tedeschi nei giorni 28 e 29
Fig. 29 - Valle del Portule, marzo 1945: il gruppo partigiano di Camporovere.
-114-
74 "I cinque uccisi presso la Birreria Zanella - scrive don Pegoraro nella Cronistoria furono vittime della barbarie tedesca. Spogliati di quanto avevano addosso, non fu possibile
riconoscerli. Il riconoscimento di quattro di essi avviene un mese dopo, quando i parenti angosciati
in cerca dei loro cari possono vedeme la fotografia, eseguita prima della inumazione. Tre erano
di Piana di Valdagno".
-115 -
aprile 1945, cioè durante la loro ritirata75 • Due famiglie furono gravemente
danneggiate; le altre, in gran numero, ebbero danni, ma di leggera entità.
D. Pericoli speciali per la vita religiosa della parrocchia non ve ne furono, se si eccettua quello morale costituito dalla presenza delle truppe.
E. I mitragliamenti furono minacciati più volte, ciò che indusse molti
delle vie Alessandro Rossi, Lanifici, monte Cengio, eccetera, a portarsi con le
loro masserizie lontani dalla linea ferroviaria e dagli stabilimenti "Rossi" e a
collocarsi alla meglio in casa di parenti ed amici verso il lato ovest del paese.
Una volta è stato effettuato il mitragliamento nei pressi della stazione ferroviaria della società veneta e vi fu una vittima nella persona del signor Romanelli
Antonio di Acquaviva delle Fonti, sfollato a Thiene.
Parte personale
A. I sacerdoti non ebbero nulla a soffrire durante questi anni di guerra,
oltre le privazioni e i disagi comuni. Dovettero però usare molta prudenza col
partito fascista e milizia repubblicana della strada. L'ambiente fu estremamente difficile e le passioni politiche vive assai. Tutti in parrocchia ci sentiamo
debitori al patrocinio della Madonna dell' Angelo se sciagure gravi ci furono
risparmiate.
piovene, 17 luglio 1945
L'arciprete don Domenico Pegoraro
Parte materiale
A. Durante la guerra furono compiute parecchie opere di carattere edilizio. Precisamente:
nel 1941. Restauro e tinteggiatura della chiesa arcipretale. Spesa: lire 17.500
(diciassettemilacinquecento).
nel 1942. Costruzione della Casa della dottrina cristiana "Maria Immacolata". Spesa: lire 85.000 (ottantacinquemila).
Nel 1944. Restauro della chiesa della Madonna dell'Angelo. Spesa: lire
17 .000 (diciassettemila).
Nel 1944-45. Restauro della sala cattolica ad uso cinema-teatro. Spesa:
300.000 (trecentomila) circa.
Nel 1945 (mesi di maggio, giugno, luglio). Restauro di villa Benetti ad
uso patronato. Spesa: lire 35.000 (trentacinquemila).
N.B. Le cifre riferentisi agli ultimi due lavori sono quelle che risultano
dai registri di amministrazione al 17 luglio 1945; in seguito sono di molto
aumentate.
Tante spese, che complessivamente importano lire 454.500 (quattrocentocinquantaquattromilacinquecento), furono pagate con le offerte ordinarie e straordinarie della popolazione.
B. Né la chiesa parrocchiale, né i cinque oratori della parrocchia o altri
edifici costituenti il patrimonio ecclesiastico parrocchiale hanno subito danni
a causa della guerra.
C. Furono occupati prima dalle truppe poi dai profughi i locali di villa
Benetti, che è di proprietà della chiesa. Gli inquilini versarono un canone mensile di affitto ma resero l'edificio inabitabile e lo si dovrà restaurare con grande spesa. (Vedi anche Parte materiale, capitolo E di questo promemoria).
75 Il lO maggio 1945 don Pegoraro annota nella Cronistoria: "Festa dell'Ascensione. La
messa cantata viene celebrata in ringraziamento della liberazione di un gruppo di parrocchiani
(sembra 18) che il29 aprile scorso erano stati trasportati quali ostaggi, dalle truppe tedesche di
passaggio, alla vicina frazione di Meda. La liberazione avvenne nella notte dal 29 al30 aprile".
-116-
Fig. 30 - Il comandante partigiano Mario Rossi (Folco).
-117 -
POVE
Parte morale
A. Durante il periodo della guerra sono stati ospitati in Pove n° 200
sfollati, la maggior parte provenienti da Zara.
Appartenevano quasi tutti a famiglie di agiata condizione. Per le famiglie
povere il comune ha provvisto con sussidi e mezzi di sussistenza; le opere
parrocchiali andarono incontro con buoni di prelevamento generi a mezzo delle offerte del "Pane di S. Antonio" e San Vincenzo de Paoli e con l'ammissione
dei bambini all'asilo e alla refezione giornaliera gratuitamente.
Il parroco, in seguito ad autorizzazione di sua eccellenza mons. vescovo,
ha messo a disposizione di una famiglia numerosa di sfollati la Casa della
Dottrina cristiana.
B. Religiosamente gli sfollati hanno seguito l'opera del ministero sacerdotale svolta nella parrocchia per quanto riguarda assistenza alla santa messa,
funzioni, predicazioni, istruzione religiosa ai bambini, frequenza ai santi sacramenti.
C. Durante il periodo di guerra il paese ha vissuto sotto l'incubo di paura
e si è suscitato un fermento di sconcerto e di odiosità causato dalla spavalderia
e tirannide da parte degli appartenenti al fascismo, brigate nere, prima con la
caccia ai giovani, poi con le azioni terrificanti di rastrellamento al paese e ai
monti (20-28 settembre 1944), che hanno avuto come tragico epilogo l'eccidio di quindici giovani di Pove, fra impiccati a Bassano e trucidati sul monte
Asolone 76 •
D. Durante il periodo bellico non si è avuto nessun pericolo per la fede e
principi cristiani; al presente ci sono alcuni elementi che cercano di propagare
idee comuniste e socialiste. Rimedi preservativi contro questo pericolo sono la
predicazione e il lavoro diretto e indiretto da parte dei sacerdoti e dei soci di
Azione cattolica.
76 I nomi delle vittime sono: Andolfatto Mario, colpito dalla fucileria alle spalle, in combattimento alle Salvette, mulattiera nel tratto Pove del Grappa - Campo Solagna; Scarello Giacinto, caduto in combattimento durante il rastrellamento; Caron Attilio, crivellato dalla mitragliatrice nei pressi della sua abitazione sul monte Asolone; Romeo Giuseppe, fucilato presso la
caserma Monte Grappa di Bassano. Impiccati a Bassano e in altre località: Romeo Giobatta di
Idreno; Benacchio Armando di Giovanni; Caron Francesco fu Giovanni; Brian Ferdinando di
Innocente; Donazzan Gaspare Attilio di Sebastiano; Bosa Pietro fu Giovanni; Ferraro Angelo di
Antonio; Martinello Silvio di Domenico; Longo Cesare di Giovanni; Puglierin Fiorenzo di Pietro; Zen Ferruccio di Sebastiano. Si aggiunga Bertapelle Giovanna di Giacomo, uccisa a San
Giovanni Colli Alti da reparti irregolari; Bertoncello Tranquillo di Giovanni e Bertapelle Biagio,
deceduti a seguito di un bombardamento aereo a Cismon del Grappa. Infine va ricordato Alberton
Girolamo fu Gaspare, deportato politico in Germania, morto a seguito di un bombardamento
aereo: l'elenco è stato tratto da un ciclostilato dell'associazione nazionale combattenti e reduci,
sezione di Pove del Grappa. Personali considerazioni di don Spada sul rastrellamento del Grappa in GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 220.
-118-
E. Bombardieri alleati hanno sganciato una cinquantina di bombe fra
Campese e Pove il4 gennaio 1945. Nessun danno e nessuna vittima in Po~e. Il
lO e il 17 gennaio cacciabombardieri colpivano due lo.calità ai confi,m del
paese. Il 20 gennaio due bombe cadevano sulle Cav~ dI Pove .dov:e c erano
lavori di fortificazione in corso, causando la morte dI un operaIO dI Romano
d'Ezzelino e ferendone gravemente un altro, ch~ d~ce~ette la notte s~guen.te.
114 febbraio venne bombardata la stazione ferroviana di Pove con la distruziOne quasi totale della cantoniera. Rimasero feriti il capo stazione ed alt~e sette
persone, che guarirono.in.breve tempo. Nello stesso .gIOr~o una bomba e caduta in contrada Albertom dI Pove, senza causare danm; un altra dopo uno strano
percorso di trecento metri a fior-terra andò a sbattere nel I?uro d.el~' Asilo infantile praticando un grosso foro e andando a fermarSi prodigIOsamente
inesplosa a pochi metri dall'Asilo. Il 1~ marzo, a ser~, un .velivolo "Pippo"
sorvolava il paese e, dopo d'averlo illummato con raZZI, laSCiava cadere molte
bombe "farfalla" in contrada Rea.
Parte materiale
A. Opere di culto: nei mesi di gennaio, febbraio .1945 si è es~guito il
lavoro di rivestimento in marmo del basamento della chiesa parrocchiale.
Opere di religione: venne eseguito l'ampliamento dell' ~silo infantile, con
lavori dello stesso ancora in corso. Si è sopperito e si soppensce alle spese per
suddetti lavori con "cassa culto ed erogazioni benefiche da parte della popolazione". Totale delle spese nei lavori finora eseguiti: lire 350.000.
Opere di carità: sovvenzioni a famiglie bisognose con offerte "pane di S.
Antonio e conferenze di S. Vincenzo de Paoli"; rilascio buoni per pane, latte e
generi alimentari.
B. La chiesa parrocchiale e gli edifici sacri non hanno subito danni di sorta.
C. La casa canonica non ha subito danni; negli altri edifici parrocchiali si è
avuto soltanto il foro praticato dalla bomba, di poca entità e riparato subito.
D. Venne occupata la Casa della Dottrina cristiana, data in fitto a sfolla~i
di Zara a lire. 500 mensili, perché benestanti, per il periodo di nove meSI,
quindi alla famiglia sinistrata del capostazione di Pove, che ne occupava solo
. . .
.
una parte, per altri cinque mesi a lire 150 mensili.
L'edificio venne lasciato in condizioni buone, anZI mighorate per il lavoro
di tinta e impianto di luce elettrica eseguito e lasciato dalla famiglia degli
inquilini di Zara.
E.
-------------
F.
-------------
Parte personale
La domenica 22 ottobre 1944 a Pove venne fatto un secondo rastrellamento. In esso la caccia più ambita da parte delle Brigate nere di Bassano,
-119-
invitate allo scopo da quelle di Pove, fu il parroco don Vittore Spada, che
arrestato alle ore 5 del mattino, dopo minuta perquisizione della casa canonica,
senza che gli avessero permesso di celebrare, fu condotto a piedi a Bassano, al
tribunale del Fascio e poi a quello tedesco per rispondere a molte accuse sul
suo conto. Alle ore 13, in seguito a sua autodifesa, veniva lasciato in libertà, ed
egli dopo aver celebrata la santa messa in Bassano, ritornava alla sua Pove che
era nella desolazione e nel lutto, e vi arrivò al momento delle sante funzioni
che egli celebrò portando consolazione al suo popolo desolato.
Fra le altre persone arrestate con lui, quattro furono internate in Germania,
ed una di esse, Alberton Girolamo, padre del coadiutore don Gaspare, in Pasqua del 1945, rimaneva vittima di un bombardamento, a Berlino77 •
Il clero, nelle difficili passate contingenze, si sostenne, con l'aiuto del Signore, con forza; agì con prudenza e si prodigò nelle opere di zelo, carità
cristiana e sacerdotale.
La ritirata ed il passaggio delle truppe tedesche si effettuò fra la notte del
28 al 29 aprile 1945. Le truppe tedesche presero alloggio in tutte le case. La
popolazione si dimostrò rispettosa ed educata e non si ebbero da lamentare né
danni né vittime.
Alla domenica sera del 29 il paese era completamente sgombero. I cacciabombardieri alleati inseguivano i tedeschi in ritirata precipitosa.
Al lunedì mattina 30 aprile gli alleati con i loro automezzi giravano per
Bassano e per Pove fra l'entusiasmo e gli evviva delle nostre popolazioni.
Quello stesso giorno il parroco, incaricato dal Comitato di Liberazione,
insediava nel palazzo municipale il nuovo sindaco e la nuova giunta.
A sera si sono svolte nella chiesa parrocchiale solenni funzioni di ringraziamento per la cessazione della guerra e per la prodigiosa incolumità del paese e dei suoi abitanti.
Il parroco don Vittore Spada
Pove, 15 novembre 1945
PRADIPALDO
A. Dalla parrocchia non ci fu nessun sfollato. In parrocchia ci furono
una quindicina di sfollati. Una famiglia da San Vittore del Lazio; altre due da
Cervaro (Cassino) e un giovane e un fanciullo rimasti quassù soli. Furono
aiutati il più possibile, specialmente questi ultimi, che furono presi in casa da
due buone famiglie della parrocchia.
I prigionieri furono una ventina. I povel'Ì, veramente tali, 3-4. Anche gli uni
e gli altri furono aiutati nella maniera consentita dalle circostanze e possibilità
locali. Degli sfollati inoltre si diede notizia, quando fu possibile, a sua eccellenza
l'abate ordinario di Montecassino, da cui dipendevano religiosamente.
B. I poveri, come tutti gli altri parrocchiani, ebbero la necessaria assistenza religiosa. Particolarmente assistiti furono anche gli sfollati, affinché
avessero a frequentare la chiesa, l'istruzione religiosa e i sacramenti. Quattro
di essi furono ammessi alla prima comunione. Di questi, due avevano 16 anni
e, finché furono a Pradipaldo, si confessarono e comunicarono spesso.
C. Si ebbero anche a lamentare dei danni morali, prodotti dal parlare
disonesto, aumentato nel periodo ottobre 1944-aprile 1945 a causa degli operai occupati nel paese in opere di fortificazioni belliche, da cattivi insegnamenti, da cattivi esempi specialmente da parte tedesca e specialmente riguardo
il buon costume, da odi. Si lavorava con i tedeschi e li si odiava di tutto cuore
e si attendeva il momento di poter vendicarsi. Anche la giustizia ne ebbe a
soffrire. C'era unfl continua gara a chi lavorava meno e, se si poteva arrangiarsi, portar via qualche cosa, lo si faceva senza scrupoli. Ciò si fece specialmente appena cessato il lavoro della O.T.
Pradipaldo ebbe a soffrire nei giorni 5 e 6 settembre 1944 un rastrellamento
in grande stile: fortunatamente però senza vittime. Furono bruciate due case.
Nei primi due giorni di maggio 1945 tedeschi in ritirata combatterono con
i partigiani di Pradipaldo, Valle San Floriano, Fontanelle, Rubbio eccetera nella valletta sotto stante Pradipaldo e fin sotto la contrada Brombe. Si ebbero così
due parrocchiani morti. Essi sono: Crestani Francesco Antonio di fu Giuseppe
e Crestani Lino di Pietro.
D. Non consta che la parrocchia sia stata esposta a pericoli nella fede e
che lo sia adesso.
E. La parrocchia non ebbe a subire nessun bombardamento; ebbe invece
un mitragliamento nella seconda domenica di marzo (1Imarzo). Fu colpito un
autocarro, soltanto con lievi danni; e ucciso un cavallo di un carrettiere che
avrebbe avuto, anche materialmente parlando, più interesse di osservare il terzo comandamento, da cui non era per nulla dispensato.
Parte materiale
A. Nella parrocchia non furono eseguite opere in chiesa e fuori.
77
Lo stesso testo si ritrova a pié pari nella Cronistoria parrocchiale.
-120-
B.
Né la chiesa né gli edifici sacri della parrocchia hanno subito danni.
- 121
C.
PRIMOLANO
Né danni ebbero la casa canonica e gli edifici parrocchiali.
D. Dall'ottobre 1944 all'aprile 1945 furono occupati tre locali della
canonica per uffici della O.T. , e la ex cooperativa di proprietà della chiesa
nella quasi totalità, come magazzino, cucina, servizi, pure della O.T. Fu promesso di pagare l'affitto, ma poi in realtà non fu pagato nulla. Il parroco però
poté compensarsi con attrezzi rimasti alla cessazione del lavoro. Gli edifici
furono lasciati come erano prima.
E.
Non riguarda Pradipaldo.
F.
Non riguarda Pradipaldo.
Parte personale
Il parroco tenne contegno prudente e dignitoso e nulla ebbe a soffrire; anzi
fu sempre trattato con rispetto.
Pradipaldo, 14 ottobre 1945
Il parroco don Pietro F ollador
Parte morale
A. Gli sfollati, che fissarono la loro dimora per qualche tempo a
Primolano, furono un centinaio: provenivano da Milano, Trento, Venezia,
Vicenza, Bolzano. Durante i bombardamenti eseguiti in questa zona, furono i
primolanesi che in parte sfollarono nei paesi limitrofi: una quarantina a Fastro;
una ventina a Tezze di Grigno e una decina ad Enego.
I prigionieri: 13 furono in Germania; 2 in Russia; Il sotto gli alleati. Attraverso la Croce Rossa e specialmente l'ufficio informazioni pontificio si cercò,
per quanto fu possibile, di avere da loro notizie, di tenersi in relazione epistolare.
Per i sinistrati di Cismon del Grappa vennero raccolte più di 2.000 lire.
B. Qualche famiglia sfollata qui venne aiutata per interessamento del
parroco in più modi. Per i prigionieri si celebrò la santa messa ogni martedì e
sabato, e con qualcuno il parroco si tenne in relazione diretta.
Fig. 31 - Primavera 1945: in montagna. Al centro Sandro Brazzale con due altri partigiani.
C. Nella notte tra il 2 e 3 luglio 1944 al ristorante della stazione per
opera di partigiani vennero uccisi un capo ferroviere tedesco, un capotreno di
Bassano e un giovane macchinista. Questi ultimi furono colpiti a morte per
isbaglio. L'ultimo decedette all' ospitale di Bassano. Per buona sorte a Primolano
non venne fatta alcuna rappresaglia.
Nel territorio di Fastro nella notte tra il 17 e il 18 marzo 1945 fu ucciso dai
partigiani il giovane primolanese Gorza Leone.
Il 17 aprile nelle acque del Brenta presso il ponte di Enego fu ritrovato il
cadavere di un giovane di Fastro, trucidato dai partigiani perché sospetto di
tramare contro di loro.
Nella notte tra l'Il e 12 maggio sul ponte di Enego venne fucilato dai
partigiani un fascista repubblicano di Padova.
Nella ritirata i tedeschi usarono talvolta della prepotenza; però non recarono alcun danno alle vite, ma solo alle abitazioni che scassinarono e alla roba
che in parte derubarono.
D. Pericoli per la fede, grazie a Dio, non se ne ebbero a lamentare poiché
fissi qui di stanza per otto mesi non furono che i soldati della polizia trentina e
quelli della bolzanina i quali, a onor del vero, per la moralità e la fede nulla
lasciarono a ridire; anzi si mostrarono molto religiosi.
E. Si ebbero due bombardamenti: uno il 18 gennaio 1945; l'altro il 15
febbraio 1945. Nel primo le bombe furono lanciate nei pressi del Quattro Cantoni e del ponte di Enego; nel secondo venne distrutto in parte il fabbricato
della stazione.
I mitragliamenti furono 6: il primo i12 gennaio 1945; l'ultimo verso la fine
di marzo. Deo adiuvante, né per i bombardamenti né per i mitragliamenti si
ebbero a lamentare vittime o feriti.
Due morti invece vi furono la sera del 6 marzo 1945 in seguito allo scoppio di una polveriera situata nei pressi del ponte di Enego. Tale atto di sabotaggio fu compiuto dai partigiani. Le vittime furono due giovani sposi: Ceccon
Fioravante e Dalla Palma Luigia, sepolti sotto le rovine della loro casa. Anche
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ROANA
altre abitazioni furono alquanto danneggiate specialmente per la rottura dei
vetri e di tegole.
Parte morale
Parte materiale
A. Fu fatta il 15 agosto 1944 una solenne promessa che, se la parrocchia
per grazia divina venisse risparmiata dagli orrori e dalle distruzioni della guerra, ciascuna famiglia, terminate le ostilità, in proporzione alle proprie disponibilità, si sarebbe impegnata a concorrere alla costruzione di nuove opere per la
chiesa parrocchiale o di un nuovo asilo infantile.
B. Per lo scoppio della polveriera la chiesa ebbe sette vetri rotti e
scardinata la porta del pulpito: danni quindi relativi.
C. La casa canonica per i bombardamenti e specialmente per lo scoppio
della polveriera ebbe rovinati due soffitti, una parete e una trentina di vetri
rotti.
D. Una stanza del pianterreno della canonica fu adibita per alcuni mesi a
scuola elementare: non subì alcun grave deterioramento.
E. Dato illimitato valore dei danni della chiesa, non venne fatta alcuna
denuncia. Per quelli della canonica, fu presentata in quanto ai vetri. Non è
stato pagato ancora alcun risarcimento.
F. I vetri della chiesa furono rimessi a spese della cassa culto: si pagarono lire 850. Per i vetri e la riparazione dei soffitti e della parete della casa
canonica si attende l'interessamento del municipio di Cismon del Grappa, giacché la canonica è di sua proprietà e a lui spetta la manutenzione.
Parte personale
Grazie a Dio il parroco non ebbe a subire alcuna violenza. Cercò sempre
per il bene della popolazione di conservare buoni rapporti con le autorità che
dominavano. Non appoggiò però mai il reclutamento forzato alle armi, che si
voleva dopo 1'8 settembre. Era in relazione con i partigiani e li teneva al corrente di ciò che veniva a conoscenza e che poteva loro interessare.
[Primolano, senza data]
[Il parroco don Antonio Tomiello]
A. In questa parrocchia non si verificò il bisogno dello sfollamento; furono invece ospitate una quindicina di famiglie profughe da Zara e alcune
poche (4 o 5) famiglie sfollate da centri vicini della pianura. Materialmente i
più bisognosi vennero soccorsi in generi e danaro, prestazioni varie (alloggi,
eccetera) per una somma complessiva calcolata a quei tempi (1943-44) per 6 o
7 mila lire.
Religiosamente furono assistiti i piccoli per la dottrina cristiana o frequenza ai santi sacramenti; gli adulti con qualche particolare funzione in occasione
di date o ricorrenze care ai loro paesi di origine (Madonna; S. Antonio; S.
Simeone).
Negli ultimi giorni fu data larga e generosa ospitalità a circa 200 profughi
di Pedescala con aiuti calcolati materialmente fra le 80-90 mila lire; e moralmente con quei conforti immediati che la cristiana carità e l'umana solidarietà
sanno suggerire in simili contingenze.
Furono soccorsi i sinistrati di Camporovere con offerte o merci per circa 7
mila lire (1944).
Aiutate famiglie di richiamati in molteplici maniere; curati e sovvenuti
nascostamente e per sentimento cristiano, alcuni feriti; data onorevole sepoltura, nonostante la difficoltà dell'ora, a due vittime politiche non della nostra
parrocchia.
I prigionieri di guerra sotto gli alleati o sotto i germanici assommarono ad
una trentina; ad essi aggiungiamo 2 morti in servizio di lavoro e 3 morti in
servizio di addestramento militare: l caduto sul fronte; due deceduti per bombardamento in Germania; due uccisi in rastrellamento; due dispersi. Salvo ulteriori casi che ancora non si conoscono.
B. Per l'assistenza religiosa fu fatto cenno nel numero precedente. Qui
rileviamo il fervore religioso di pellegrinaggi, di suppliche, di sante messe nei
momenti della trepida ansia, cui aggiungiamo opere penitenziali raccomandate e fatte nelle ore più terrificanti.
C. Come scandali, denunciamo il tristo comportamento con militari o
giovanotti da parte di due o tre donne di facili costumi. Nulla da segnalare di
grave come conseguenza di odio di parte. Qualche rappresaglia, ma di proporzioni leggere, e qualche furto sporadico.
D.
Ringraziando Iddio nulla da lamentare come propaganda antireligiosa.
E. In parrocchia nessun bombardamento o mitragliamento. Qualche rastrellamento fu eseguito, ma senza risultati gravi, tranne quello operato il 5
giugno 1944 eseguito in alta montagna (oltre l'Ortigara) dove rimasero uccisi
due giovani roanesi: Piccioni Ferruccio e Loser Siro78 •
78 Qualche elemento in più si trova nella Cronistoria: "4 marzo 1944. Celebro la santa
messa all'altare della Madonna per tutti i giovani della parrocchia 'disorientati' perché la Ma-
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Per la parte materiale nulla da dire in relazione alla guerra che qui non ha
arrecato alcun danno, se si eccettua la calata dalla torre delle campane (la maggiore e la piccola ), che però non furono portate via.
Per la parte personale: il parroco ha sempre cercato di soprastare alle pure
e semplici idee politiche di natura contingente, attendendo ai compiti della
carità morale e materiale verso tutti nelle forme della più opportuna e necessaria provvidenza. Ciò ha servito per mantenere l'equilibrio spirituale ed anche,
in un certo senso, civile tra la popolazione, che non ha dovuto lamentare fatti
di sangue tra fratelli.
Il parroco poi non subì alcuna vessazione da nessuno.
Roana, [senza data]
Il parroco don Marcello Lobbia
donna li aiuti a prendere quella decisione che sarà migliore per loro. [... ] 21 maggio 1944.
Primo rastrellamento in paese alle ore 4 pomeridiane: sono stati presi e portati ad Asiago circa
venti uomini. Grande impressione in parrocchia. Domani mi recherò ... a visitarli e a trattare,
se potrò. 22 maggio. Ho visto i miei uomini nella caserma: buone speranze. 5 giugno. Si parla
di rastrellamento in montagna nella zona dell'Ortigara. Due giovani sono rimasti lassù:
Castelloni di San Marco; Piccioni Ferruccio, Loser Siro. 16 luglio. Nuovo rastrellamento: è
stata battuta specialmente la zona dei Toccoli. Alcuni uomini sono stati portati a Mezzaselva ....
Però si spera. 8 agosto. Camporovere arde: ieri c'è stato un attacco alla Scaletta: qualche
partigiano ferito .... 7-8 settembre. Attacco a Granezza: confusione, ansietà. Cesuna arde (alcune case). 16 dicembre. Rastrellamento notturno: il parroco deve scendere ad accompagnare le
Brigate nere a visitare la sacrestia. Si fanno aprire qualche cassetto. 18 dicembre. Le Brigate
nere con capitano Casadei presidia Roana, prendendo stanza nelle scuole elementari. 25 aprile
1945. Liberazione? La gente sembra pazza ... ; ma conviene aspettare. IO maggio. Si parla di una
strage a Pedscala. Il tempo è pessimo: è difficile controllare. 2 maggio. Agitazione, spavento: gli
uomini impugnano le armi. Falso allarme dell'arrivo dei russi e tedeschi .... I partigiani e tutti gli
uomini capaci vegliano; si difende a Castelli etto di Rotzo la posizione". L'intervento di don
Lobbia a favore degli uomini presi in ostaggio durate il primo rastrellamento in GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 135-136.
-126-
ROMANO D'EZZELINO
Parte morale
A. Numero degli sfollati: nessuno sfollò dalla parrocchia. Prigionieri: 9.
Internati: 96. Poveri: 126. Somme raccolte per i poveri: anno 1941, lire 7.000;
anno 1942, lire 15.900; anno 1943, lire 17.200; anno 1944, lire 31.300; anno
1945, lire 42.700.
B. Assistenza religiosa.
a. Agli sfollati (58) con istruzione ai bambini per la prima comunione. Per i fanciulli sfollati curata l'istruzione religiosa. Per la gioventù
maschile e femminile, assistenza tramite le associazioni di Azione cattolica. A tutti, assistenza con la stampa, le visite a domicilio, la carità con la
san Vincenzo. Gli inviti alle varie funzioni del culto e sopratutto contatto
continuo del sacerdote.
b. Alla parrocchia. Oltre l'assistenza ordinaria in tutti i tempi, con l'istruzione religiosa ai piccoli, istruzione per gli adulti, primi venerdì, primi sabati
eccetera. Ogni anno la settimana della madre e della giovane. Corsi di esercizi
chiusi nel 1941, 1942, 1943 per uomini, giovani, donne, ragazze. Esercizi nelle varie case religiose, cui partecipava un numero discreto di persone. Nel
febbraio del 1940, missione a tutto il popolo. Nel 1941-1942, corsi di predicazione per uomlm e per giovani.
Una particolare attività è stata svolta in mezzo agli operai dell'organizzazione Todt a Romano e nei vari cantieri dove i sacerdoti passavano ore e ore
parlando, dispensando stampa, avvicinando e prodigandosi per tutti non solo
spiritualmente, ma anche materialmente in mezzo a quell'infinita miseria.
Quanto freddo, quanta fame, quanta ingiustizia, quanti dolori, quanti bisogni,
quante prepotenze, quanto terrore in quei giorni, dal novembre 1944 all'aprile
1945! Il sacerdote non solo entrava fra gli operai che conduceva alla santa
messa nei giorni festivi, ma anche fra i soldati tedeschi e gli ufficiali e nei vari
comandi. In questo modo quanti soprusi, quante angherie, quante difficoltà
appianate a vantaggio della parrocchia, degli abitanti, degli operai. In modo
particolare l'arciprete si è tenuto in continua relazione con il comando di presidio tedesco di stanza a villa Cornaro in Romano. Il capitano Tabisch, viennese,
cattolico, mi usò tutti i riguardi; tramite l'arciprete accoglieva ogni ricorso e
non è a dirsi il bene che ha fatto qui a Romano.
C. Danni morali. Durante i lavori di fortificazione in montagna, eseguiti
dall'organizzazione Todt, persone di facili costumi seguivano i capi dell' organizzazione e la gente di Romano restò scandalizzata. Però queste persone erano molto disprezzate. Dopo la liberazioone scoppiarono odi, rancori, minacce;
ma sempre a parole. Avevano troppo sofferto: morti, deportati, impiccati, fucilati, profittatori provocanti eccetera. Era naturale. In quelle giornate il parroco
era dappertutto, sulla piazza, nelle carceri, al comitato di liberazione per dire
la sua parola di conciliazione, di indirizzo, per sedare gli animi, spessissimo
anche per imporsi con energia. Insomma continue battaglie sempre per il trionfo
-127 -
della giustizia e della carità. Così si è potuto ovviare a tanti disordini e dare un
indirizzo moderatore al nuovo movimento civile che incominciava.
D. Pericoli riguardo alla fede. Qualche piccola infiltrazione comunista
subito soffocata.
E. Bombardamenti, mitragliamenti: nessuno. Uno spaventoso cannoneggiamento sul paese si ebbe nella notte sul 29 aprile 1945. Gli alleati inseguivano
le truppe tedesche in ritirata. Durò dalle 7 pomeridiane del 29 alle 3 del 30
aprile 1945. Due vittime: una morta e una giovane mutilata a un braccio.
Parte materiale
1.
a.
b.
motore
Opere eseguite in chiesa.
Rimesso in ordine il coperto della chiesa.
Riparazione dell'organo e acquistate le canne rubate. Installato un
per l'organo.
~c.
Installato l'altoparlante.
. d. Nuovo altare maggiore: opera veramente riuscita dell'architetto dottor
Vettorazzo.
e. Decorazione della chiesa e lavori vari: finestroni, soffitto eccetera.
f. Nuova statua in marmo di Carrara della Madonna Immacolata: opera
d'arte dello scultore dottor Rebesco da San Zenone degli Ezzelini.
g. Apparamenti sacri: alcuni preziosi; altri ordinari di tutti i colori.
h. Suppellettili varie.
i. Acquisto della Casa della Dottrina cristiana e messa a nuovo dello
stabile.
2. Opere di carità.
a. Raccolto in luglio 1944 in una giornata della carità lire 7.500, più 3
quintali di frumento, più indumenti vari per un ammontare di lire 20.000 circa.
b. Raccolto nell'ottobre 1944 tre quintali di cereali per i detenuti politici
della caserma E. Reatto di Bassano.
c. Grande giornata della carità, Pasqua 1945. Raccolte lire 11.000, cereali, indumenti per i poveri sfollati sinistrati.
d. Funzionamento delle cucine economiche; gratuitamente refezione per
3 mesi a 50 poveri, anno 1945.
E. Dei danni subiti dalla Casa della Dottrina cristiana e dall'asilo per
l'occupazione dei tedeschi abbiamo fatto regolare denuncia per la somma di
lire 25.000. Non ottenuto ancora alcun risarcimento.
F. Furono eseguite riparazioni in Casa della Dottrina cristiana con denaro offerto dall'ufficio ricuperi dei patrioti.
Al suesposto bisogna aggiungere, come degno di particolare menzione,
quanto segue:
I.
Battaglia del 28 giugno e rastrellamento dell'8 agosto 1944.
In località Valle Santa Felicita di questa parrocchia vi era una impOliante
polveriera, dove erano depositate migliaia di quintali di polvere e un forte
deposito di munizioni. Un eventuale scoppio avrebbe fatto saltare tutta Romano, Semonzo, e la vicina Bassano. La polveriera era custodita dai soldati della
Repubblica con un distaccamento di alpini da Bassano.
Il 28 giugno 1944 i partigiani, che occupavano tutto il masiccio del Grappa e quindi anche le montagne adiacenti alla Valle Santa Felicita, tentarono un
assalto alla polveriera. Alle 10,45 della sera una staffetta dei partigiani avvisa
l'arciprete che è imminente l'intimazione di resa ai soldati della polveriera e,
fallendo il colpo, sarà fatta scoppiare. Tutto era preparato. Non si poteva far
niente. In un batter d'occhio tutta la popolazione di Romano Alto esce dalle
case portando con sé i bambini dormienti; si riversa sulle strade; fugge lontano, pronta a esulare dal paese per timore della rappresaglia nazifascista. Alla
mezzanotte si sentono le prime raffiche, poi un fuoco indiavolato da ambo le
parti. Rinforzi da Bassano costringono i partigiani a risalire le montagne accompagnati dai colpi di cannone e dalle raffiche di mitraglie pesanti. Il colpo
era fallito. Notte di terrore quella notte. Verso mattina la gente tornò alle case,
ma tutto non era finito.
L' 8 agosto 1944 si ebbe come rappresaglia il primo rastrellamento in paese. Era verso le 13. D'improvviso capitano parecchi camions di soldati; piazzano mortai nel centro del paese; cominciano a sJ;>arare all'impazzata; si disperdono per tutte le contrade; bloccano le strade. E un fuggi fuggi di uomini,
giovani, ai quali viene sparato dietro. Si passano tutte le case e si concentrano
gli uomini rastrellati in piazza, dai 14 ai 70 anni. Si fanno salire sui camion e si
portano in prigione a Bassano circa 150 persone. Dopo lunghi interrogatori
vengono rilasciati tutti, ad eccezione di un giovane di leva che viene spedito in
Germania.
B. C. Nessun bombardamento o mitragliamento sulla chiesa parrocchiale, edifici sacri, canonica, edifici parrocchiali.
II.
D. Furono occupati: la casa della Dottrina cristiana come infermeria dell'organizzazione Todt, poi come caserma della polizia trentina; la casa del
cappellano, prima come caserma della polizia trentina, poi come infermeria,
da ultimo come comando della Todt; la sala dell'asilo infantile, occupata a
magazzino. Tutti i locali furono requisiti con il solito metodo, cioè con la forza. La Casa della Dottrina cristiana subì qualche danno per un ammontare di
circa lire l 0.000.
Nella notte dal 3 al4 settembre nuovo assalto alla polveriera da parte dei
partigiani. Battaglia durata tutta la notte. Fortissimi rinforzi di repubblicani e
di tedeschi. Tre morti tedeschi. Rappresaglia: bruciate le abitazioni a tre famiglie di Romano nelle vicinanze di Valle Santa Felicita. Verso le 7 del mattino si
vedono altissime colonne di fumo. Bruciava la parrocchia di Borso del Grappa. La furia devastatrice con una colonna imponente di automezzi e lanciafiamme si era riversata in quel paese. Intanto forti contingenti di camicie nere,
-128
-129-
Battaglia e rastrellamento del 3 e 4 settembre 1944.
di SS si riversano su Romano, minacciando di bruciare l'intero paese se non s~
danno nelle loro mani tutti i partigiani. Dalla parte alta di Romano è un esodo dI
persone che caricate le poche masserizie su carri e carretti si ~irigono con il ~estia­
me verso F ellette San Giacomo temendo da un momento all altro venga appIccato
il fuoco alle cas;. Verso mezzogiorno si vede passare l'autocolonna con i lanciafiamme che avevano bruciato Borso, cui si accodano i reparti delle camicie nere
che avevano messo sossopra e minacciato Romano. Tornano alla base a Bassano.
In quella circostanza furono portati via tre giovar:i .da Roman? che dopo tremende
torture nelle prigioni di Bassano furono deportatI m Ge~mama. .
La polveriera di Santa Felicita costituiva un contmuo pen~olo per Ro.mano. Situata in un posto avanzato fra due montagne, era una contmua tentaZIOne
per i partigiani che vi sparavano sopra ogni ora del l:?iorno e della notte. E
naturalmente i repubblichini ~ispondev.ano. Le sp~raton.e .talvo~t~ assumevano
l'intensità di una vera e propna battagha con mortI e fentI. COSI Il 5 agosto del
1944 verso sera nel corso di una di queste piccole battaglie restò gravemente
ferito un tenente degli alpini di guardia a Santa Felicita. L'arciprete viene chiamato per l'assistenza religiosa al moribondo, che. non si)'JUò .tI:as~ortar~; ~
lungo la strada viene preso di mira e fatto bersagho a un mfimta dI COlpI dI
fucile e a raffiche di mitraglia. Per miracolo scampò alla morte. Erano le 8,30
pomeridiane.
III.
Rastrellamento del Grappa: 20-28 settembre 1944.
mi erano aperte tutte le porte. Potevo, sia pure a rischio della pelle, uscire a
qualunque ora del coprifuoco, ottenere agevolazioni, attenuare situazioni pericolose, avvertire persone in pericolo, far aumentare la razione di cibo ai concentrati nelle scuole e sopratutto portare l'assistenza spirituale e gli ultimi sacramenti ai partigiani colpiti a morte e imploranti il sacerdote. La mattina del
giovedì 21 settembre verso le 6 partirono i ragazzi della Tagliamento per incominciare il rastrellamento in montagna salendo la strada Cadorna, mentre le
Brigate nere formavano stretto cordone alle falde del massiccio del Grappa.
Verso mezzogiorno incominciarono i primi scontri in montagna. E il primo a
cadere sotto il fuoco fu un giovanetto da Romano di 15 anni il quale, spaventato da quelle belve in forma umana, cercò di fuggire. Era salito pochi giorni
prima dagli zii per un po' di riposo e per respirare l'aria di montagna, essendo
di complessione debole. Non era iscritto a nessuna formazione partigiana.
Furono presi tutti gli uomini indistintamente, partigiani e non partigiani, bruciate tutte le case, rubato tutto il bestiame. La maggior parte di coloro che non
poterono sfuggire, furono fucilati; il resto, portati nei vari paesi, specialmente
a Bassano, e là impiccati. Otto giorni di terrore e di morte in montagna e giù in
parrocchia. Non ci si poteva salvare in nessun luogo. Tutte le violenze furono
perpetrate. Continui sopraluoghi in casa ad ogni ora; furti di ogni genere, minacce, spaventi. Triste riepilogo di quella giornata di sangue furono per Romano: 3 fucilati in montagna; 7 impiccati; deportati e morti a Dachau, 8. Così si
concluse una delle gesta più spietate della crudeltà nazifascista.
Il 15 agosto 1945 le salme degli impiccati e dei fucilati, sepolti alcuni
senza bara nei cimiteri dei vicini paesi, furono ritornate in parrocchia e dopo i
funerali che riuscirono un trionfo furono portate a dormire nel sacrario dei
caduti per la libertà sulla cima del colle d'Ezzelino.
Fu quella una settimana di passione 'per le'popolazi~r:i ~ella P~demo?tana:
Romano ebbe molto a soffrire e fu tra l paesI pm ColpItI Sia per l mortI assai
numerosi, che per i danni materiali. Il mercoledì 20 settembre verso le ore 3
pomeridiane vi fu un'invasione di soldati tedeschi che c.apit~va~o da ~u~te le
parti. Immediatamente cominciarono il. ras~rellamento ~I tuttI gh yommi ch~
ancora si trovavano a casa e che non nusclrono a fuggIre. VecchI, ammalatI,
disgraziati, tutti concentrati nelle scuole elementar.i, prendendol.i dal.le ~ase,
dalle strade, sul lavoro, come pure venivano fermatI ~ concentratI t~ttI gh u~­
mini che passavano per la strada Romano-Bassano dI qualunque ~ta e condIzione. Fu preso e portato nel locale delle scuole anche un semmansta delluogo. Subito incominciò il coprifuoco ch~ durò. fi!l0 ~l giove.dì 28 setten~bre,
giorno e notte. Verso sera arrivarono gh ufficlah e I.ragazzi. de~ Battaghone
Tagliamento, tutti volontari, infatuati di fas~ism.o, :ren esal~at1. VI erano perfi~
no fanciulli di 12 anni armati come saracem. E mSleme arnvarono anche fortI
reparti di camicie nere, provenienti d~ Valdag.no, Torrebelvicino e altri l?aesi.
Non c'era niente da fare. Si capì subIto che SI preparava la grande ra~zIa de~
Grappa tanto temuta. E tutti cominciaroono a tremare p~r ~a sorte ~eI l?r~p.n
cari che per sfuggi~e alla persecuzione e ~i r~~trella1~~nti SI e~a~o n~~lgiatI m
montagna. Non mI restava che affiatare 11 pm possIbIle quel signoll. E CO?
mille pretesti alla sera stessa avvic~nai tutti gli ,uf"0ciali del.la Ison,zo, delle ~n­
gate nere; familiarizzai con soldatI e sottufficlah tedeschI e. COSI. alla mattI.na
del giovedì potei liberare il seminarista di Romano e molt.I alt~I ammalatI o
malandati in salute, portare un po' di cibo e fame scappare dIverSI, eludendo l~
vigilanza delle sentinelle. Acquistata così la familiarità e la simpatia dei capI,
Intanto dopo la liberazione lentamente cominciarono a tornare i deportati,
i prigionieri. Ad eccezione di quattro, dei quali non si sa niente, arrivarono
tutti. E il 15 agosto del 1945 si volle fare una festa di ringraziamento alla
Madonna per coloro che erano tornati e pregare il Signore per il ritorno dei
mancanti. Ma una giornata indimenticabile riuscì la festa del 9 dicembre nella
quale con solenne rito si ringraziò Dio, la Vergine santa e sant'Antonio per il
ritorno dei figli e per l'incolumità della parrocchia. Nell'occasione ad iniziativa dell'arciprete si dispensò a tutti i reduci un vestito, un paio di scarpe, una
coperta e altri indumenti, nonché un po' di frumento ai più bisognosi. Così
dopo tanti dolori, tanta devastazione, tanto sangue versato si chiude il tremendo periodo della guerra 1940-1945, che ci auguriamo sia una salutare lezione
che insegni all'umanità la strada che conduce a Dio.
-130-
-131-
IV.
Ritorno dei reduci.
Romano d'Ezzelino, agosto 1945
L'arciprete don Gabriele Bernardini
ROSSANO VENETO
Parte morale
A. Gli sfollati ricoverati in parrocchia furono in tutto il tempo circa 150.
Circa 100 vennero da Milano, Padova, Torino, Mestre. Essendo di condizione
buona, alloggiarono presso famiglie private. Quaranta vennero da Montecassino
e Frosinone: essendo poveri, furono dal municipio collocati nelle scuole comunali. Vennero aiutati con letti, masserizie, vesti da persone private, dalla
san Vincenzo e con il pane di sant'Antonio. Per i sinistrati dai bombardamenti
in diocesi si fecero due collette ordinate da sua eccellenza mons. vescovo. La
prima nel luglio del 1944 fruttò lire 35.920, 60; la seconda, nella Pasqua del
1945, lire 33.255, 00. Si raccolse anche del frumento che fu dato ai ricoverati
delle piccole suore di Padova. I prigionieri furono 110; gli internati 140. Alcuni non ebbero a soffrire maltrattamenti gravi, ma molti furono sottoposti a
patimenti incredibili.
B. Gli sfollati tennero una condotta buona. Non ebbero conferenze speciali e perché erano poco numerosi e perché frequentavano la chiesa. Vennero
però spesso visitati dai sacerdoti.
C. Non vi furono danni morali provocati da scandali pubblici. Vi furono
invece odi e vendette. Nel 1944: l. La casa del partigiano Marinello Romeo fu
saccheggiata da soldati fascisti. 2. Il segretario comunale Rodighiero dottor
Rocco dovette fuggire dal paese per minacce dei patiigiani e la sua casa fu
saccheggiata. 3. Il podestà Martini Giovanni fu di notte assediato dai partigiani e, avendo resistito con le armi, fu mitragliato, ferito e condotto in montagna
fra i partigiani: poté fuggire, ma venne poi arrestato e lo è tuttora. 4. Nel settembre del 1944 fu impiccato a Bassano del Grappa il parrocchiano (partigiano) Bizzotto Giuseppe. 5. Pure in quest'anno Scattola Luigi fu derubato di lire
6.000 da soldati fascisti.
camion e rispettate le case, mentre invece nel centro del paese il rispetto alle
case sarebbe stato impossibile. Negli ultimi momenti giunse anche un aeroplano da bombardamento. Purtroppo una bomba colpì sette persone, sei parrocchiani e un soldato tedesco. Sei con il soldato tedesco morirono sull'istante;
una, dopo un mese. Nella notte del giorno successivo arrivarono i soldati americamo
Parte materiale
A.
Durante la guerra non si fece alcuna opera nuova.
B. La chiesa ha solo subito pochi danni per la rottura di alcuni vetri della
sacrestia nel bombardamento del 23 gennaio 1945.
C. Così pure nel suddetto bombardamento furono rotti alcuni vetri della
casa canonica, dell'asilo infantile e della Casa della Dottrina cristiana per fanciulli.
D. Per domanda dell'autorità scolastica e del commissario prefettizio si
concesse la Casa della Dottrina cristiana per fanciulli ad uso scuole elementari
dal settembre 1944 al febbraio 1945. I danni furono riparati dall'autorità municipale.
E. Della rottura dei vetri fu fatta denuncia presso l'autorità municipale,
ma finora per mancanza di materiale non fu fatta alcuna riparazione.
Parte personale
Nessun sacerdote né religioso ebbe a soffrire danni per ferite, allontanamento, vessazioni o altro. Il clero tenne un contegno prudente e compì il suo
dovere.
L'arciprete don Gaspare Marangon
[Rossano Veneto, senza data]
D. La parrocchia non fu esposta a pericoli nella fede e non vi fu propaganda di errori e superstizioni.
E. Il 23 gennaio 1945 fu bombardata e mitragliata la fabbrica di munizioni e vi furono un morto e 5 feriti. Seguirono altri bombardamenti e
mitragliamenti nella detta fabbrica e nelle ferrovie che portano a Padova e a
Venezia. Ma la gente, dopo il bombardamento del 23 gennaio, si fece più prudente col fuggire al primo allarme, sicché non vi furono più né feriti né morti.
Solo si fecero altre rovine nelle baracche della detta fabbrica di munizioni. Le
famiglie vicine alla stazione si portarono in case più lontane. Però il 29 aprile
avvenne un fatto dolorosissimo. Molti camion tedeschi erano in viaggio per
Rossano: cominciavano da villa Martini e arrivavano a villa Cecchele. Quand'ecco areoplani alleati cominciarono a mitragliare i detti camion: il
mitragliamento durò un'ora e mezza. Tutti i camion furono distrutti. Se gli
areoplani arrivavano solo un momento più tardi, i camion sarebbero entrati nel
centro del paese, che certo sarebbe stato distrutto. Invece, essendo stati colpiti
i camion quando erano ancora nella strada di campagna, furono distrutti solo i
-132-
-133 -
ROTZO
Parte morale
Durante il periodo della guerra furono in parrocchia 14 sfollati, alloggiati
in casa di parenti e conoscenti. I prigionieri furono 24; gli internati 15. Nei
giorni della liberazione una particolare opera di assistenza è stata fatta ai profughi di Pedescala, costretti riparare quassù per fuggire alle barbarie delle truppe
tedesche in ritirata. Hanno trovato in paese aiuti ed affettuosa assistenza. Fino
al maggio del 1944 la popolazione fu lasciata indisturbata. Ma col 21 maggio
incominciò la serie spaventosa dei rastrellamenti.
21. 5. 44. Primo rastrellamento da parte della milizia stradale. Furono
condotti in prigione ad Asiago una trentina di uomini. Alcuni vennero subito
rilasciati; altri trattenuti per otto giorni.
16.7.44. ' Secondo rastrellamento da parte dei tedeschi e russi. Vennero
arrestati una ventina di uomini. Alcuni vennero rilasciati liberi dopo 8 giorni;
altri mandati in Germania; altri mandati come ostaggi nelle carceri di Thiene.
Questi ultimi rimasero in prigione due mesi e mezzo.
25.7.44. Nella notte dal 24 al 25 luglio il podestà Spagnolo Matteo e il
vice segretario Pellizzari Giuseppe furono arrestati da un reparto di partigiani.
Solo nell' ottobre del 1945 si seppe che furono uccisi nei pressi di San Pietro
Valdastico. Trovati, furono riportati a Rotzo, ove si fecero solenni funerali e
sepolti in questo cimitero.
31. 12. 44. Terzo rastrellamento effettuato da un reparto di Brigate nere
di stanza a Roana. Furono arrestati due giovani partigiani.
1.1.45. Da una squadra di Brigate nere vennero arrestati altri cinque giovani che assieme agli altri del giorno precedente furono condotti nelle carceri
di Padova. Processati, uno (Pellizzari Bruno) fu condannato alla fucilazione,
effettuata a Chiesanuova il 20 gennaio; gli altri, condannati a trenta anni di
reclusione. Liberati nei giorni dell'insurrezione poterono raggiungere subito
le proprie case79 •
31.3.45. Quarto rastrellamento da parte delle forze repubblicane. Venne
circondato un accampamento di partigiani, vicino a Rotzo. Aperto il fuoco, si
ebbero dei feriti da parte dei patrioti. Alcuni poterono fuggire alla cattura: uno
fu portato dai repubblicani all'ospedale di Thiene; un altro, rimasto gravemente ferito, venne fucilato sul post0 80 •
2.4 .45. Una squadra di partigiani arrestò in paese due individui, vestiti
in borghese, che poi risultarono due elementi della SS italiana. Furono fucilati
in un bosco vicino al paese.
23.4.45. Da un gruppo di partigiani venne arrestato un individuo vestito
in borghese. Ci disse di essere vicentino. Per sospetto venne fucilato sullo
Spitz di Rotzo.
25.4.45. Nei pressi di Castelletto di Rotzo avvenne uno scontro fra un
reparto di partigiani e una compagnia di Russi. Rimasero uccisi nel combattimento due patrioti: Dal Pozzo Matteo e Stefani Alfeo.
1-2-3.5.45. Nei combattimenti avvenuti nelle vicinanze di Castelletto per
la difesa del paese, rimase ucciso un patriota di Mantova.
3.5.45. Un tedesco e un padovano, vestiti in borghese, furono arrestati
da una pattuglia di partigiani. Riconosciuti come spie, vennero fucilati nell~
vicinanze del paese. Furono assistiti dal sacerdote e ricevettero i sacramentI
della confessione e olii santi8I •
Parte materiale
In effetti la parrocchia non ha subito danni materiali; solo è stata fatta
minaccia di bruciare il paese perché, oltre che i partigiani, furono trovate delle
armi. Solo per interessamento del reverendo padre economo don Luigi Cipelli
fu scongiurato tale pericolo.
Parte personale
Di fronte alle empie prodezze del Casadei e della sua degna Brigata nera,
svolse opera profondamente sacerdotale l'economo padre don Luigi Cipelli,
che a tutti si impose con la forza della sua parola e della sua bontà.
L'arciprete don Bellino Zotti82
Rotzo, 19 giugno 1946
79 Di alcuni giovani salvati da padre Cipelli abbiamo i nomi: Spagnolo Matteo, Costa Antonio, Dal Pozzo Onori o, Spagnolo Giacomo, Stefani Giorgio; per l'intervento del Cipelli si
veda GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 253-254, 266.
80 Il partigiano ferito si chiama Giovanni Vescovi; del partigiano ucciso si conosce solo il nome
di battaglia: Morgan: su quel rastrellamento, GIOS, Controversie sulla resistenza, p. 118-119.
81 Si tratta di Silvio Varotto e di Antonio Duethe: GIOS, Controversie sulla resistenza,
p. 119, 134.
.
82 Dopo la morte nel 1944 del vecchio arciprete don Giacomo Bra~~alise, a.vvenuta Il 2
giugno 1944,venne nominato vicario economo di Rotzo il padre oblato LUIgI CIpel~I che resse ~a
parrocchia fino alla fine del conflitto. Gli successe lo Zotti il quale, non essendo .m parr?cch~a
durante la guerra, per redigere la Relazione si è servito della Cronistoria parrocchIale ~ ?I test.Imonianze raccolte nel paese. Si spiega cosÌ perché abbia spedito la Relazione cosÌ tardI m cuna
a Padova: il 19 giugno 1946.
-134-
-135 -
ROZZAMPIA
D. Furono occupati dai tedeschi tre locali della casa canonica dal 31 ottobre 1944 al19 gennaio 1945. Fu corrisposto un esiguo fitto. Nessun danno ai
locali. Il parroco patì furti per circa 2.000 lire. A nulla valsero i ricorsi.
A. Gli sfollati dalla parrocchia furono di due famiglie e solo dal 24 novembre 1944 sino al maggio 1945.
Gli sfollati di Thiene presso famiglie di Rozzampia furono 125 e solo negli
ultimi tre mesi di guerra.
I prigionieri in tutto furono 40, più 5 operai in Germania.
Poveri che soffrissero per la guerra non ve ne furono che negli ultimi
tempi e per questi si provvide con le opere caritative. A questo scopo si
raccolsero in parrocchia circa lire 6.000, delle quali lire 4.000 furono spedite alla venerabile curia vescovile. Il resto fu devoluto alle famiglie più
bisognose.
F. I danni maggiori si ebbero nei campi del beneficio parrocchiale per la
strada o pista del vicino campo d'aviazione per un valore di circa lire 48.000
secondo la perizia dei tecnici. Fu presentata a tempo regolare denuncia alle
competenti autorità. Nessuna risposta si ebbe finora al ricorso fatto.
Parte morale
Parte personale
Nessuna noia si ebbe a lamentare né al parroco né ai parrocchiani.
Rozzampia, 31 luglio 1945
Il parroco don Dionisio Carraretto
B. L'assistenza religiosa fu uguale a quella della parrocchia anche per
gli sfollati, usando tutte le le circostanze perché avessero a sentire una buona
parola. Furono tenuti tridui nelle circostanze speciali e al popolo le sante missioni nel febbraio 1944.
In quanto alle istituzioni si procurò di coltivare le già esistenti ed a guerra
finita rimangono quasi tutte col medesimo spirito, eccezione fatta nei giovani
e nelle giovani.
C. Non si lamentarono scandali pubblici, all'infuori di un figlio illegittimo. Gli odi si sono mitigati, vendette non ve ne furono. Ci furono dei furti, ma
di piccola entità.
D. Pericoli contro la fede, nessuno; solo superstizioni accidentali per sapere qualche notizia dei figli lontani.
E. Bombardamenti e mitragliamenti in parrocchia non ve ne furono, ma
solo alla periferia, come quello del 24 novembre 1944 al campo d'aviazione e
quello dell'Il febbraio 1945 alla polveriera di Ca' Orecchiona in comune di
Sarcedo. I danni in parrocchia si ridussero al minimo, se si eccettua una rimessa incendiata. Nessuna vittima da questi bombardamenti.
Nota bene.
Si ebbero però a lamentare tre vittime della parrocchia: due, mentre lavoravano presso il campo d'aviazione di Vicenza ed una a Thiene, mentre si
portava al lavoro.
Parte materiale
A.In parrocchia furono eseguiti durante questo tempo parecchi lavori, portando al quasi completamento la nuova chiesa. Ecco i principali: altari laterali
in marmo; pavimento in marmo; battistero in marmo; affreschi, confessionali,
bussole, porte, sedie eccetera per una spesa complessiva di circa lire 130.000.
Altri furono sospesi per impossibilità di avere il materiale.
B. e C. La chiesa e la canonica ebbero danni insignificanti.
-136-
Fig. 32
Primavera 1945: in montagna. Da sinistra a destra: Giovanni Vellar (Remo),
Giulio Vescovi (Leo) e Giovanni Mosele (Ivan).
-137 -
RUBBIO
Parte morale
A. Sfollati: nessuno. Prigionieri: un centinaio e più. Internati in Germania: tre. Poveri: una sessantina. Per i prigionieri e gli internati niente si è potuto
fare. Il curato ha procurato di mantenersi a contatto con la corrispondenza
epistolare famigliare e con la preghiera assidua. Qualche sussidio di un migliaio di lire si è potuto erogare, proveniente da carità privata, ad alcune famiglie più bisognose. Sua eccellenza mons. vescovo ha rimesso nelle mani del
curato lire 500 per i poveri.
B.
Nel 1941 fu tenuta un'ottima missione alla curazia tutta.
C. Nel 1942 il curato attuale è preso in odio dalla cricca di fascisti del
Bassanese, coadiuvati da qualche elemento menomato della curazia. La rigidezza del curato nella fede e nei costumi fa ombra: lo si vorrebbe allontanare.
Lo si accusa falsamente; lo si traduce al Tribunale speciale; lo si condanna al
confino più rigoroso. Ne esce vittorioso per opera di sua eccellenza mons.
vescovo. Unica vendetta: si nega la quota di legna annua dovutagli da secoli,
nonostante le sue corrette proteste.
D. Il curato ha vigilato, specie nei venti mesi di oppressione nazifascista,
che la curazia non fosse tocca dalla propaganda di errori contro la fede per
mezzo di giornali e riviste ad usum delphini. Ogni errore, prudentemente e
coraggiosamente, è stato controbattuto nelle varie predicazioni e istruzioni
religiose. Pure qualche caso di superstizione e di spiritismo fu prontamente
tolto. Pare al curato d'essere riuscito nell'intento, non avvertendo al presene
alcuna diminuzione nella viva fede del suo popolo.
E. La curazia nei venti mesi di oppressione fu soggetta a speciale vigilanza dei nazifascisti per le bande di partigiani subito formatesi e annidatesi
nelle casare e boschi circostanti il paesetto di Rubbio. Non passava giorno o
settimana che non vi fosse qualche visita poliziesca lungo le vie maestre con
mitragliamenti o fucileria o bloccamenti di contrade. Temevano i boschi. Gli
uomini, specie la gioventù, era sempre in allarme o in fuga per non essere
presa. Per questo le feste erano celebrate in continuo sussulto. Grande la fede
per compiere il proprio dovere di santificarle, ma grande anche il timore di
cadere nella rete degli oppressori. Feroce e sanguinoso il rastrellamento di
circa ottomila soldati tra tedeschi, russi e fascisti del 5-7 settembre 1944. Incendio di casare sul Monte Cimo, della fattoria Rossi (conte De Michiel), delle
case Cappellari ai Berti, asportazione di generi alimentario, di denaro, di vestiario: razzie di volatili manu armata; tentativi di violenza; perquisizioni personali e famigliari: barbara uccisione sul Monte Baldo di un innocuo forestiere di Marostica, militare in licenza di convalescenza, derubato di tutto e lasciato sul suo sangue quasi ignudo, seppellito dopo quattro giorni a Bassano, impedito al curato di interessarsi e di benedire la salma orrendamente maciullata;
arresto e traduzione in Germania di alcuni familiari di malghesi e di tre rubbiani,
dei quali uno, certo Alberti Marco, della contrada Berti, revolverato da feroci
-138 -
elementi fascisti alla nuca a Fontanelle e abbandonato dietro ad una siepe nel
suo sangue; altri presi e, col favor della notte, fuggiti e messisi in salvo. Morti
e feriti nei boschi, che nessuno osò più battere. Furono viste grosse macchine
dei rastrellatori fare la spola di smistamento. Qualche salma orrendamente
mutilata fu più tardi rinvenuta e coperta di terra da operai della OT. Vero terrore! Lo si notò nella popolazione tutta per più giorni. Sembravano morti, usciti
dal sepolcro. Fu inoltre minacciato l'incendio della chiesa e del paese. Non ne
fu nulla grazie a Dio, vivente nell'eucarestia, e alla Vergine santissima, speciale patrona.
In Val Gallina il12 settembre da pattuglie nazifasciste proditoriamente sono
uccisi tre capi partigiani in avanzata vedetta, abbandonati nel loro sangue e
seppelliti dopo quattro giorni a Valrovina. Il curato, avvertito di notte, non poté
né avvicinarli né ricuperare le salme, essendo spiato, nonostante vari tentativi.
Altro rastrellamento dal 20 al 24 settembre per i dolorosi e vergognosi fatti
del Grappa. Incendio della casara Baloca in val Gallina per opera di nazifascisti
di 14 anni! Arresto di dieci giovani rubbiani destinati all'impiccagione di
Bassano. Furono rilasciati dopo laboriose e pericolose pratiche e immessi nella OT, giunta a Rubbio per i lavori di fortificazione fin dal 20 settembre e che
impiegò per sette mesi ben ottocento e più operai razziati nei vari rastrellamenti feroci e sanguinosi nei vari paesi pedemontani, dal Piave al Brenta, della zona bassanese.
Nei giorni della liberazione i130 aprile in uno scontro con una forte pattuglia di circa novanta famigerati SS tedeschi, che miravano all'occupazione di
Rubbio, rimase ucciso poco lungi dai confini della curazia il figliano Brunello
Cristiano fu Antonio della contrada Spelonchette, padre di due teneri figli,
d'anni 44. Fu l'ultima vittima lacrimata perché fratello di un caduto in Grecia
e di un altro, che non dà più notizie di sé dall'infausto 8 settembre 1943.
Parte materiale
A. In occasione della giornata della carità ilIO aprile 1945, giorno di
Pasqua, la curazia pose nelle mani di sua eccellenza lire 1601; per i cappellani
militari prigionieri in Germania, nel 1944, lire 500.
B.
La chiesa non ha subito alcun danno per cause di guerra.
C.
La canonica non ha subito alcun bombardamento né mitragliamento.
D. Della canonica dallo ottobre 1944 al 24 aprile 1945, dal comando
della organizzazione OT tedesca furono requisite tre stanze del piano medio,
confinando in due misere stanzette il curato e le due sorelle. Non valse la
protesta delle misere condizioni dei locali. O stringersi o sgomberare tutto il
paese. Si preferì fare di necessità virtù. Ben 800 operai razziati nei vari, feroci
e sanguinosi rastrellamenti dell'azione disonorante del Grappa furono concentrati alla meno peggio in Rubbio con una pessima stagione sotto la terroristica impressione della barbara impiccagione di Bassano.
E. L'impresa Aimini-Castiglioni denunciò ai comuni di Conco e di
Bassano l'occupazione da parte di 12 suoi dipendenti delle tre stanze e l'ordi-
-139-
ne del comando tedesco di pagare al curato per i primi tre mesi lire 1.800 di
pigione, pari a lire 600 mensili. Non ebbe, il curato e l'impresa, nemmeno
risposta. Solo il comune di Conco il 24 aprile 1945 restitUÌ al curato l'ordine
del comando tedesco di pagamento con soprascritto in matita: Deve pagare il
comune di Bassano! E cosÌ l'Italia ... fu libera! Al curato rimasero gli ... assati
degli operai e le stanze sgangherate! Non credette opportuno di fare ai comuni
alcun reclamo, essendo essi affaccendati in tutt'altre faccende e avendo ormai
tante prove del loro supino disinteresse per gli enti ecclesiastici.
F. Non fu potuta eseguire alcuna riparazione, mancando ogni mezzo di
trasporto. Nell'occasione della occupazione della canonica fu tentato dal curato di far eseguire qualche lavoro di ripristino di porte, finestre e qualche
impiantito veramente gridanti aiuto. Si ebbe un cortese rifiuto perché ...poveri
milionari! Si preferì vivere da ... cani! Giudicavasi Rubbio futuro campo di
battaglia e quindi inutile ogni lavoro. Invece ....
Parte personale
Il curato, oltre il processo politico del 1942 83 , fu la notte dell'l1 gennaio
1944 prelevato violentemente manu armata dalla sua canonica dalla polizia
nazifascista, minacciato di fucilazione, insultato, diffidato, condotto con altri
giovani e uomini suoi figliani in mezzo a sgherri da un'osteria all'altra, coperto di improperi, schiaffeggiato con pugno di ferro, rilasciato libero dopo due
ore circa. Fu un guadagno morale 84 •
Durante tutti gli avvenimenti dal 1940 al 1945 fino al momento della liberazione il curato tenne sempre in mezzo a lotte e a persecuzioni un fiero contegno sacerdotale, amante soprattutto Dio e il suo onore, il papa, il vescovo,
dei quali seguÌ sempre le sapienti direttive, fiero sempre del suo amore patrio,
ricordante spesso i suoi cinque anni di vita militare nel fiore di sua gioventù,
strappato dalle caste gioie del santuario per rendere grande e bella la sua patria
insidiata allora e rovinata ora dalla tracotante superbia tedesco-1uterana, amante
e vigilante del suo popolo affidato alle sue povere cure, senza tentennamenti e
compromessi, confortando ed assistendo coloro che preferirono la vita della
macchia, anziché cooperare con gli assassini della patria e dei propri fratelli.
Era comunemente chiamato il "parroco dei partigiani". N e è uscito, grazie a
Dio e alla Vergine Maria, gioioso e contento.
Rubbio, 31 luglio 1945
Il curato autonomo don Pietro Sante Miazzi 85
83 Del suo antifascismo e del processo politico del marzo 1942 in cui gli si minacciò il
confino, P. Gros, Cura d'anime, pietà popolare e antifascismo a Rubbio (1930-1951), Padova
1982, p. 37-48.
84 La sua azione durante la resistenza in Gros, Resistenza parrocchia e società, p. 17, 71,
75,83,206-207,210-211,223-225,236,241.
85 Quasi tutti i dati della Relazione sono ricavati dalla Cronistoria parrocchiale, intesa molto spesso come una specie di diario personale.
-140-
SALCEDO
Documentario del periodo bellico 1940-1945
Ecco quanto accadde di sinistro a Salcedo durante ilperio~? bel.lico. ~
quanto si fece di bene per limitare gli orrori della guerra o lem~e glI m~vlt~bIlI
dolori. A dire il vero fino all'otto settembre nulla avvenne dI straordmano a
Salcedo causa la guerra. Solo con dolore dobbiamo segnalare due soldati mo!ti ed uno reso invalido: Mattin Attilio di Alessandro classe 1917, morto m
combattimento in Grecia nel luglio 1941; Cogo Oreste di Pietro classe 1921,
morto in Iugoslavia nel febbraio 1942 anneg~to d~i ribelli; mentre si trovava
in perlustrazione. Il mutilato è Covolo Sevenno dI A~tomo classe 1920: per
congelamento in Grecia ebbe asportata una parte del pIed~ destro. Nel Natale
del 1943 ore Il antimeridiane un aeroplano alleato avanato, volando sopra
Salcedo, lasciò cadere a casaccio, perché non poteva proseguire la. rotta, alcune bombe di grosso calibro nelle vicinanze della contrata COghI, causando
,
lievi danni agli abitanti, molto panico ma ne~suna vittima...
La vita a Salcedo fu abbastanza regolare m questo penodo dI guerra; pero
si era in pena per i nostri quattro soldati rimasti prigionieri in Russia d~i quali,
dopo la ritirata, non si ebbe alcuna notizia, ma si pen~av~ con ottil!l1s~~ da
quanto veniva riferito dai ritornati da quelle lontan~ regI?~1. ~n qu~stI pn~I tre
anni di guerra, cioè fino all'otto settembre, quaSI tuttI 1 glOvam al m~lItare
furono sempre in corrispondenza col parroco, spesso manda,:ano vaglIa per
elemosina di sante messe e tutti si raccomandavano alle preghIere, a S. Anna,
a S. Rita da Cascia: divozioni coltivate in modo speciale in parrocchia. A ciò si
corrispose nel modo possibile, come si vedrà più innanzi. Da tutti si pensav~
che con l'otto settembre 1943 fosse cessata la guerra, ma invece anche per nOI
cominciò il calvario. I nostri 50 soldati circa, fatti prigionieri e portati in Germania in campi di concentramento, erano la nostra. più wande preoccupazione, come pure quelli rimasti in Francia, in IugoslaVia ed m G~ecla. C01'.nspondenze rare e non da tutti e tutte sul medesimo tono: sto bene, ncordatevI dI me,
mandatemi da mangiare. I pacchi di cibo e vestiario non arrivavano ~ destin~­
zione o dopo tanto tempo, ovvero svali~~ati e per burla,. f?rse per eqU1P.a~are I~
peso, trovavano un mattone o cose inutIlI. Da altre fontI SI avevano notIZIe del
prigionieri non tanto rassicuranti della loro sorte. Il tutto gene;'ava un malessere nelle loro famiglie e parrocchia. L'invernata del 1944 passo abbastanza calma. Qualche arresto da parte dei carabinieri, dei quali fin dall'autunno 1943
avevano la stazione; ma poi gli arrestati furono messi in libertà. Qualc.h~ ispezione nelle case per rintracciare armi, indumenti militari, ma con sca~sI nsultati. Bivaccavano quei carabinieri attraverso le nostre contrade ~ laSCiarono a~­
che qualche segno di immoralità. Ai primi di giugno ~ 944 part~va!l0 per de~tI­
nazione ignota. Ora incomincia la piaga delle ba~de dI scon?scmtI e conoscIUti le quali scorazzano pel nostro paese, sempre dI notte . TalI ?ande son? ~om­
poste di giovani oziosi, dediti al vizio, avidi di dive~ImentI: ~ questI SI ag~
giungono altri perché attirati dai primi. Al giorno dI.CO~O dI VIvere nascostI
perché soggetti al militare, timorosi di essere arres~atI. SI p~es~n~avano, se.mpre di notte, ora a questa ora a quella casa, camuffatI e annatI dI pIstola, fucIle,
-141-
stilo, intimidendo, minacciando, pretendendo cibarie, danaro e oggetti famigliari
come orologi, vestiti eccetera. Vi fu un caso anche di attentato all'onestà di
una sposa. Nell'abbandonare la casa imponevano il più rigoroso silenzio, pena
di bruciare la casa e di uccidere. Vi furono attentati ad abitazioni con sparatorie e gettito di bombe, come avvenne nelle seguenti notti: il lO giugno, il 19
detto, il 7 luglio. Il 19 giugno fu svaligiato anche il municipio, il 24 e 26
giugno ed il 28 detto. Due famiglie della parrocchia per questi atti dovettero
sloggiare. Però, mercè la pazienza e prudenza degli assaliti, non si ebbero né
vittime, né ferimenti.
Di tutto questo, qualche cosa, come il saccheggio del municipio fu nota
alle autorità e quindi in esse nacque l'idea che Salcedo fosse un paese infestato
da ribelli e da qui il rastrellamento del 9 luglio, in cui rimase gravemente ferito
il giovane Gasparini Giovanni fu Giovanni: però questi, dopo due mesi di
ospedale, guariva. Furono fermati e poi condotti in Germania i tre giovani: Dal
Ponte Gio. Battista di Andrea, Guerra Giovanni fu Gio. Battista e Balzan Nino
di Giuseppe. Il primo dei quali moriva in un incidente automobilistico il 27
dicembre 1944. Abbiamo avuto l'incendio di una stalla e fienile in contrada
Garibaldi (proprietario Dalla Valle Antonio fu Domenico, poverissimo e carico di figliuoli) da parte dei tedeschi di passaggio. Ciò avvenne il 19 agosto
1944. In detta circostanza gli incendiari si abbandonarono al saccheggio delle
case vicine. Le solite o simili bande continuano nei loro saccheggi e perquisizioni nelle case del paese: ovvero di notte fermare persone per le strade ed
imporre con minacce questo o quell'atto. Quanto sopra avvenne nei giorni 7,
18,23, 30 settembre 1944. Il9 novembre, sempre di notte, fu gettata una bomba contro la porta del municipio, per cui rimase fracassato l'ultimo gradino
d'ingresso. Il rimanente dell'anno 1944 passò abbastanza tranquillo. In paese
intanto circolano voci di malumore circa la gestione municipale e la condotta
equivoca dello scrivano Cantele Giovanni fu Giovanni. La maggior parte degli uomini disponibili di Salcedo si arruolarono nella Todt di Lusiana, dove
speravano di essere sicuri dai rastrellamenti tanto temuti perché inumani e
spietati, in cui i soldati si abbandonavano alle rapine ed ad azioni di ogni genere.
Siamo nel 1945, anno per noi cruciale. Il primo mese passò abbastanza
tranquillo. In paese si nutre fiducia di non venire più molestati. L'arresto di
alcuni che si dicevano partigiani di Laverda, avvenuto 1'11 febbraio, fu la causa prima delle nostre inaudite disgrazie. Tale arresto fu causato dalla rapina
che questi fecero di un mulo alla Todt di Lusiana. Il 16 febbraio ore 9 a sera in
casa di Cantele Antonio fu Giovanni da sconosciuti, e qualcuno conosciuto, fu
portato via in modo inumano Cantele Giovanni fu Giovanni, come raccontarono i presenti, e questi resi impotenti dalle armi dei primi. Il cadavere del Cantele
Giovanni, seviziato in più parti, fu scoperto nella località detta Calcare al di
sopra della Valle del Ponte, la mattina del 18 febbraio. Il fatto fu denunciato
subito alla Guardia repubblicana di Thiene, al comando della Brigata nera di
Fara Vicentina. Il paese fu subito invaso da militi. Mercè l'opera del dott.
Ennio Fabrello medico e di Sperotto Giovanni, commissario di Fara, dopo
interrogatori dei presenti al prelevamento del Cantele, sembrava che il pericolo di rastrellamenti per individuare i colpevoli e di rappresaglie fosse scongiu-
rato; e questo fino a mezzogiorno del 18 febbraio, giorno di domenica. Invece
durante la messa delle ore lO dalla Guardia nazionale furono piantonate le
porte della chiesa, e subito dopo messa furono lasciate libere le donne, gli
uomini invece, con ordine, furono fatti entrare nella trattoria Garzotto per la
verifica dei documenti da parte di un comandante della Guardia Repubblicana. Fu perquisita la chiesa da cima a fondo, come pure la canonica; ma senza
alcun risultato. Il che non fu fatto in nessun'altra casa. Intanto furono fermati il
signor Bisson segretario comunale e il signor Covolo Severino applicato comunale. Furono prelevati da casa dalla stessa Guardia, Marzaro Domenico e
Francesco, fratelli di Alberto, Passarin Francesco di Domenico e i due fratelli
Montemaggiore, Bortolo e Francesco fu Antonio. Dalla stessa Guardia nella
casa Montemaggiore fu rapinata la somma di lire 90.000. Che cosa fosse riservato ai fermati nessuno sapeva né lo si poteva immaginare. Il parroco con
rispetto entrò nella trattoria Garzotto, dove si stava radunando i fermati, con
l'intenzione di avere un colloquio col comandante e spiegare la situazione del
caso, ma fu respinto con modo incivile e quindi non fu possibile parlare con
pericolo di peggio. Domandò se poteva fare i funerali del Cantele ed in tono
secco rispose: quando l'autorità lo permetterà.
I fermati alle ore 3,30 pomeridiane, scortati, partirono alla volta di Thiene
a piedi. A Thiene gli infelici furono spogliati di quanto avevano, perfino .delle
scarpe .. Si lasciò solo la somma di lire 20 per fare il viaggio fino al Purgatorio,
come SI espresse il comandante Munari; di questo, testimone il signor Bisson
come ~i riferiva il giorno dopo essendo questi lasciato in libertà. Furono poi
torturatI barbaramente. Alla partenza dei fermati, in paese grande costernazione e trepidazione. In tutti vi era la certezza che erano innocenti e quindi nessuno, compresi i familiari degli infelici, dubitava neppure lontanamente della
catastrofe; al più si ammetteva che sarebbero stati sottoposti ad un interrogatorio e poi messi in libertà. Invece verso le 1,30 del 19 febbraio, quattro di questi
(cioè Montemaggiore Francesco, Marzaro Francesco, Covolo Severino e
Passarin Francesco, giovane non ancora ventenne) su autocarro fuono fatti
partire da Thiene, condotti a Salcedo e sulla strada sotto la contrada Altura
fuono alle ore 2,30 di notte, dopo otto ore di arresto, senza interrogatorio,
innocenti dell'uccisione del Cantele, massacrati orribilmente dalla Brigata di
Asiago mobile alla quale faceva parte il figlio maggiore del Cantele, il quale,
si dice, fu uno degli uccisori dei quattro. Tre rimasero morti sul momento; uno,
Covo lo Severino, ferito gravemente, fu portato all'ospedale di Thiene dove
moriva la sera dello stesso giorno. Questo fatto esecrando gettò le quattro famiglie degli uccisi ed il paese intero nel lutto, nello smarrimento più grande
che si possa immaginare, per cui avvennero scene raccapriccianti. Dai comandi furono severamente proibiti i funerali alle vittime, responsabile il parroco.
Si ordinò che i cadaveri fossero trasportati al cimitero di notte, senza seguito,
accompagnati dal sacerdote. Misure di precauzione, come si espressero i comandi. La rappresaglia doveva continuare; altre cinque vittime erano state
designate: ma per il subito intervento del parroco locale presso la famiglia
Cantele, questo nuovo delitto fu scongiurato. Intanto si passano giorni di dolore e di paura indescrivibili. Nel febbraio e marzo abbiamo avuto razzie da
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parte dei soldati russi, tedeschi e Brigate nere. In certe case furono commesse
cose innominabili; però non fu tolta la vita a nessuno. Il 15 marzo 1945 di
notte gli alleati sganciarono in località Gasparotti e Campazzi materiale bellico
che cadde quasi tutto in mano dei partigiani. La Pasqua, lO aprile, passò senza
la solita allegrezza; però vi fu frequenza ai santi sacramenti. Durante la settimana dell'ottava si fece di tutto perché i giovani che vivevano nascosti avessero l'opportunità di adempiere il dovere pasquale. Quasi tutti si presentarono. Il
3 aprile si ebbe un rastrellamento in grande stile operato dai militi repubblicani
italiani, circa un migliaio, dalle Brigate nere alla Decima Mas. Di buon mattino,
con appostamenti bene organizzati, furono fermati tutti gli operai della Todt provenienti da Salcedo e paesi circumvicini, i contadini anche di 40 anni che pacifici lavoravano nei campi o si trovavano ancora nelle case. Furono impiegati per
scovare i nascosti anche cani speciali. Questa massa di creature, circa mille,
furono raccolti' sulla pubblica piazza, guardati da armati, mitraglie pesanti e leggere piazzate qua e là negli sbocchi delle strade; e, dopo un interrogatorio in
particolare a ciascuno, circa 200 furono portati a Bassano del Grappa dove ebbero un trattamento inumano. Colà subirono tutti altri interrogatori e poi alcuni
rilasciati, pochissimi trattenuti, i più giovani mandati al militare. In questo frangente va notata la sollecitudine e l'interessamento del commissario prefettizio
signor Maroso Primo, del medico locale signor dotto Ennio Fabrello e del parroco, i quali si prodigarono nel possibile per il rilascio dei fermati.
Siamo al 26 aprile, inizio della Liberazione
Il 26 aprile 1945 mattina ai pochi partigiani veri del paese, circa 7 in tutto,
si unirono giovani e uomini del paese (il tempo piovoso lo permetteva) e piombarono con poche armi su Fara e, uniti a quei del luogo, imposero la resa senza
condizioni alla Brigata nera Capanni, la quale, dopo qualche ora, si arrese. Gli
assalitori, chiudendo gli assaliti nei sotterranei delle scuole nuove, s'impadronirono di quanto avevano, lasciando ai militi il puro vestito personale. In quel
giorno medesimo furono arrestati i fascisti locali, i sospetti e qualcuno per
odio personale. Nei primi giorni i prigionieri furono trattati umanamente; ma,
cessati i pericoli di qualche attacco nemico, allora si diede principio ad un
periodo assai vergognoso che degradò i partigiani al pari e, forse al di sotto,
dell'opera repubblicana. I fascisti sono stati sorpassati. Incominciò cioè l'epoca di sevizie condotte sistematicamente contro i fascisti e non fascisti ogni
notte, perché le tenebre dovevano nascondere tante torture. Furono percosse,
uccisioni, ferimenti, violenze, privazioni di cose necessarie, umiliazioni, offese e quanto di brutale si possa immaginare inferte a quegli infelici, colpevoli o
no. Cose fatte senza criterio, senza giustizia, solo per il piacere di agire con la
forza bruta o per odio personale, senza badare alle raccomandazioni anzi alle
suppliche del medico locale dott. Fabrello, del parroco, del sindaco e di altre
persone ben pensanti, che tanto si sono prodigati per calmare gli animi, raccomandando di lasciar fare alla giustizia e di non fomentare ulteriormente gli odi
personali già troppo tesi. Tutto fu inutile. A quanto sopra successero le requisizioni, ladrerie e rapine a mano armata. I prigionieri furono portati e riportati
più volte da Salcedo a Fara e viceversa. Furono fatti gli interrogatori a Salcedo.
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Il più degno di nota è quello fatto la notte del 20 maggio 1945, domenica di
Pentecoste. I prigionieri furono costretti a firmare le deposizioni a suon di pugni,
di pedate, di bastonate e sotto le pressioni delle armi puntate sulla tempia.
Tutte queste deposizioni fuorno date in mano ad una ragazzetta minorenne
dattilografa per venire scritte a macchina. Il 20 maggio a notte era stato deciso
(e di questo non fecero mistero i partigiani) di portare tutti i prigionieri in
numero di 14 nella spelonca di Lusiana, ma a buon tempo intervenne il dotto
Galvan Gio. Battista, farmacista di Lugo, il quale a tutta possa si oppose; ed
invece furono condotti a Fara e poi a Thiene. A titolo di cronaca segno i nomi
dei prigionieri: Salbego Romolo di Antonio, Cantele Antonio, Dalla Valle Giuseppe e Giovanni, fratelli, Garbinato Gio. Battista, Garzotto Girolamo e figli
Matteo e Ugo, tutti da Salcedo. Da Fara: Parise Romano, Galvan Vittorio
(Nichele). Da Thiene: Scalco Carlo, dott. Sartori , Munari Leonida, Domerillo;
e non si sa se vi fossero altri. Uno di questi ultimi fu così gravemente ferito che
fu necessario trasportarlo all'ospedale di Thiene. Poi c'era la famiglia Cantele
Giovanni, composta dalla vedova, due figlie giovani e una di tre anni ed un
ragazzo di nome Arnaldo sui 16 anni. I più scalmanati per odii personali: famiglia Gasparini, Montemaggiore, Passarin, Marzaro Domenico, Covolo Antonio detto Giustarolo, Gasparotto Prof. Giovanni. Fra i partigiani: Gasparotto
Francesco e fratello Domenico di Antonio, Cogo Gio.Battista di Antonio il
quale, bastonando col parabello i prigionieri di Lavarda, si feriva alla mano
per un colpo uscito dalI' arma non in sicurezza, Cogo Gildo fu Giuseppe, Zanin
Antonio di Leone, Galvan Gino di Giovanni ed altri che potranno essere svelati dai prigionieri.
Il IO giugno il corpo di polizia, composto di 5 o 6 partigiani tra i più
scalmanati, si trasferì dalle scuole a casa Garzotto, casa che era stata occupata
dai partigiani fino dal 26 aprile prossimo passato. Da quivi scorazzavano pel
paese e paesi vicini ora in motocicletta, ora con un cavallo requisito chissà
dove, animale mantenuto col fieno dei Garzotto. Le bestemmie più orrende
uscivano da quelle bocche. Alcune ragazze, in numero di 5 o 6, frequentavano
quella casa di giorno ed anche di notte inoltrata, con scandalo di chi le poteva
osservare. Si fece il possibile presso i genitori per togliere o almeno limitare il
disordine. Furono sorprese di notte che ballavano vestite sconciamente. Finalmente il 12 luglio il corpo di polizia fu sciolto ma si continuò, nonostante la
proibizione dei reali carabinieri di Breganze, [di occupare] la casa Garzotto e
di frequentarla. Il 26 luglio, festa di S. Anna, si stava allestendo dai partigiani
il ballo publico; ma [per] l'intervento del parroco e di persone ben pensanti, il
pericolo fu scongiurato. Di quanto sopra ed altro che sarà descritto in questa
memoria, vennero a conoscenza gli alleati di Vicenza, i quali il 3 agosto 1945
alle ore 3,30 pomeridiane fecero irruzione nella casa Garzotto, scovarono armi
e munizioni, ed arrestarono sei partigiani portandoli in carcere a Vicenza.
Requisizioni fatte dai partigiani
Da Pavan Francesco fu Nicola furono requisiti una Radio e poi restituita,
una vacca ed un agnello. Da Cantele Antonio fu Giovanni, un fonografo, poi
restituito, una vacca e una vitella. Da Dalla Valle Giuseppe fu Girolamo una
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vacca, salami e vino. Da Salbego Antonio una vitella, lire 22.000 e 7 ettolitri di
vino. Da Garzotto Girolamo fu Matteo fu requisita la casa, il mobilio, vino,
granoturco, frumento, legna, fieno, patate e la biancheria da camera, tavola e
personale. Dalla famiglia Cantele fu Giovanni, che provvisoriamente si trovava a Thiene dal 25 giugno 1944, costretto a rifugiarsi colà perché di notte
assalito in casa, requisivano la biancheria, indumenti personali, materassi, tre
macchine da maglieria, utensili eccetera, lasciando la famiglia nel lastrico con
la vedova, due figlie, un figlio di 16 anni e una bambina di 3 anni e mezzo. Ad
altri fu requisito il vino, cibarie, orologi e denari. Le requisizioni quanto sopra,
furono fatte senza alcuna autorizzazione, come confessa il sindaco del paese,
signor Maroso Primo, e a mano armata, con imposizioni e minacce.
Uccisioni
l° Il 16 febbraio 1945, notte, rimase ucciso e orribilmente straziato nelle
carni Cantele Giovanni fu Giovanni, marito e padre di 5 figli. Gli uccisori
furono i cosiddetti partigiani.
2° Il 19 febbraio 1945, ore 2,30, notte, furono uccisi per barbara rappresaglia: 1° Montemaggiore Francesco fu Antonio; 2° Marzaro Francesco di Alberto; 3° Covolo Severino di Antonio; 4° Passarin Francesco di Domenico.
Prima di essere uccisi furono martorizzati. Gli uccisori furono i militi della
Brigata nera, distaccamento Asiago - Roana.
3° Il 29 aprile 1945 rimase ucciso dai tedeschi, in una azione per impedire la ritirata, Marchi Guido Pellegrino di Giuseppe. Lasciò moglie e due figliuole. La morte avvenne in quel di Mure, ma il cadavere fu seppellito a
Salcedo.
4° Il 3 maggio 1945, mattina, sotto una pianta, lungo la strada che da
Salcedo conduce a Fara, alla distanza di circa 300 metri dal municipio fu rinvenuto il cadavere di un soldato tedesco di 17 anni, figlio unico di madre
vedova, come ebbe a dire la sera innanzi e conosciuto a mezzo della interprete,
certa Zarli Elena vedova Scanavin. Il tedesco era stato catturato e condotto in
municipio, dove si diede da mangiare, e ricoverato durante la notte nella stanza con i prigionieri politici. La notte dal 2 al 3 maggio da tre partigiani fu
prelevato e condotto in quel luogo, dove fu trovato la mattina con la testa
fracassata da colpi di mitra, disteso per terra con un pezzo di pane fuori dalla
tasca destra dei calzoni. Il piastrino fu raccolto dal parroco. Fu posto in cassa
ed accompagnato dal parroco al cimitero, dove fu sepolto. A confessione fatta, fu ucciso dai partigiani.
5° N ei primi giorni di giugno 1945 dal custode del cimitero e pure addetto alla pulizia delle scuole e luoghi pubblici signor Dalla Valle Antonio fu
Domenico, pulendo la fogna delle scuole, vide una gamba umana. Di questo
fu messo al corrente il signor sindaco, lasciando dichiarazione scritta e sottoscritta. Il fatto si costruisce così. Il 14 maggio 1945 a Conco dai partigiani di
Salcedo fu arrestato Munari Leonida, insegnante ed ex comandante della Guardia repubblicana di Thiene, autore del fermo dei disgraziati del 18 febbraio ed
in conseguenza della morte dei 4 nella rappresaglia del 19 febbraio. Il Munari
a Salcedo fu maltrattato inumanamente in tutti i modi. Il 20 maggio notte tra le
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percosse, minacce e con le pistole alla tempia fu costretto a dichiarare ciò che
i richiedenti esigevano, pena la morte. Il 21 maggio mattina fu trasportato a
Fara e colà subì un altro interrogatorio nel quale, a detta di testi, smentì le
deposizioni fatte a Salcedo, aggiungendo essere stato costretto dalla forza e
dalle minacce. Le ultime deposizioni furono fatte sparire. Ciò non garbò ai
partigiani di Salcedo. Il 28 maggio a mezzogiorno il Munari Leonida su camion in mezzo a Passarin Domenico, padre di uno dei quattro uccisi, e
Montemaggiore Bortolo, fratello di uno dei quattro uccisi, fu trasportato tra i
canti a Salcedo. La sera del 28 il Munari fu percosso orribilmente. Dal 29
maggio in poi non si parlò più: solo subito dopo, il Montemaggiore Bortolo
ebbe a dire sulla pubblica piazza: Munari non mangia più pane. Da qui la vista
della gamba umana rinvenuta nella fogna delle scuole. Di ciò dalla competente autorità furono avvertiti i reali carabinieri di Breganze e le autorità alleate.
Da qui l'arresto dei partigiani. Il 18 agosto 1945 fu dalle autorità estratto il
cadavere, riconosciuto nella persona di Munari Leonida e sepolto nel cimitero
comunale di Salcedo. Fin qui la cronaca vergognosa di Salcedo.
Salcedo, lO settembre 1945.
Relazione degli avvenimenti verificatesi nella parrocchia durante il periodo
della guerra 1940-1945
Parte morale
A) Gli sfollati a Salcedo, venuti massimamente nel 1944, furono in numero di 35, divisi in sette famiglie. Tre famiglie sono venute da Littoria (Roma),
avendo quassù i parenti. Una famiglia da Padova, una da Vicenza e due da
Thiene. Erano famiglie cristiane, praticanti la religione, in parte benestanti. I
prigionieri fatti sui diversi fronti furono in numero di 50; tra questi due sacerdoti cappellani militari: Xilo don Giovanni e Gasparotto don Abramo; il primo
a Tirana, il secondo a Bari. I prigionieri, la maggior parte, furono trasportati in
Germania; altri in Russia (4): altri in Francia, altri in Sardegna e Corsica; poi
questi furono internati dagli alleati in Italia meridionale. Ne abbiamo ancora in
Africa settentrionale ed in Algeria. Dei prigionieri in Germania abbiamo notizie, ma varie; nessuna da quelli in Russia. Dagli altri qualche messaggio da
parte della Santa Sede e dalla Croce Rossa. In parrocchia cioè in canonica fu
allestito un ufficio all'uopo. I veri poveri della parrochia sono circa 20 famiglie. A sollevare gli sfollati bisognosi ed i poveri furono promosse le opere
caritative ed in questi cinque anni di guerra fuono elargite lire 10.000, oltrecchè
generi di prima necessità. Furono aiutate diverse famiglie della parrocchia per
spedire corrispondenze e pacchi ai prigionieri. Ultimamente per venire in aiuto ai prigionieri di ritorno dalla Germania, furono raccolti generi alimentari e
denaro: in tutto lire 20.000.
B) I bambini degli sfollati furono (gli aventi l'età) avviati alle scuole
comunali; i più piccoli, accolti all' 1\.silo dove ebbero ed hanno tuttora la
refezione calda giornaliera. Ai più bisognosi fu procurato anche il vestito. Di
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questo va attribuita lode alle reverende suore dell'Asilo. Tra i fanciulli, i ritenuti idonei, dopo una regolare e paziente istruzione, furono ammessi alla prima comunione. Durante l'anno 1944, il quale fu per noi uno dei più cruciali
della guerra, furono tenute quattro conferenze a tutte le giovani e le donne
della parrocchia in numero di circa 500. Le conferenze furono tenute dal
reverendissimo parroco locale, perché lui solo poteva conoscere perfettamente nei loro particolari le circostanze ed i bisogni del momento della parrocchia.
Le conferenze furono tenute nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre. Le
conferenze, sempre nei debiti modi, come consentivano ossia richiedevano le
circostanze assai delicate del momento, versavano circa il male che ne proviene al paese l'assalire da parte di sconosciuti, case, municipio, persone per istrada,
poiché ciò potrebbe provocare rastrellamenti ed anche uccisioni, ferimenti,
fermi, come avvenne in altre pIaghe. L'oratore consigliò, anzi ingiunse che i
giovani non vadano vagabondando di notte qua e là. Raccomandò alle giovani
la massima ritiratezza. Tenere sempre presenti i documenti di famiglia. Che i
giovani abili al lavoro e liberi si iscrivano alla Todt di Lusiana, a cui era stato
aperto l'accesso anche a quei di Salcedo. L'oratore fece anche raccomandazioni di carattere morale e religioso. I fatti di tali conferenze furono scarsi; anzi vi
furono mormorazioni, rimarchi e qualche disgusto da chi si sentiva toccato sul
vivo e non era deciso di lasciare la via storta.
C) Da qui i rastrellamenti del 9 luglio 1945. Da qui i ferimenti, i deportati in Germania, di cui uno giunse notizia che è morto. Da qui le uccisioni e la
rappresaglia del 16 e 19 febbraio 1945, dove rimasero vittime il 16 febbraio
Cantele Giovanni fu Giovanni ed il 19 febbraio 1945 quattro innocenti giovani. I danni morali riguardo all'onestà furono minimi, ma quelli provocati dagli
odii furono incalcolabili: vendette, uccisioni, rapine, danni profondi e di questo pur tuttora la parrocchia ne risente assai. I rimedii usati furono i medesimi
che adotta i contadino credente, dopo caduta la tempesta: pazienza, rifare, persuadere, eccitare al perdono, lasciare che faccia la giustizia e pregare.
tutto l'anno una schiera di fanciulli a turno, secondo la classe, ascoltava la
santa messa e faceva la santa comunione. Tutti i fanciulli avevano un soldato
per il quale si obbligavano di pregare e fare la santa comunione. Il 13 febbraio
1942 ebbe luogo la settimana della purezza. Il 28 marzo 1943 la settimana
sacerdotale, improntate per pregare per i soldati. Il 16 aprile 1943, grande
pellegrinaggio penitenziale. Il 16 maggio 1943, consacrazione di tutta la parrocchia al Cuore immacolato di Maria, fatto in parrocchia e rinnovato a S.
Anna. Il 23 dicembre, grande giornata missionaria che fruttò 4 vocazioni per
le sante missioni ed un incasso di lire 11.871. Queste opere spirituali straordinarie e quelle ordinarie annuali in questi cinque anni di guerra furono compiute per impegnare il Signore con l'intercessione dei suoi santi perché cessasse
la guerra, fossimo preservati dagli orrori morali e fisici di essa e perché avesse
a sorgere presto il giorno della pace.
E) Bombardamenti, mitragliamenti o altro del genere, nel vero senso della
parola, non ne abbiamo avuto: di questo ringraziamo il Signore. Però credo
giusto notare che la festa del Natale 1943 un aereoplano alleato avariato, volando sopra di noi, lasciò cadere a casaccio, perché non poteva proseguire la
rotta, alcune bombe di grosso calibro nelle vicinanze della contrada Coghi in
quel di Salcedo, causando lievi danni alle abitazioni vicine e nessuna vittima.
Parte materiale
D) Durante i cinque anni di guerra a Salcedo non vi furono truppe accampate, come pure non vi fu alcuna propaganda contro la fede o la morale. Se
fummo visitati dai tedeschi, russi e camicie nere, questi se ne andavano subito
sicchè la fede non fu esposta con la propaganda di errori, di superstizioni eccetera. Anzi durante questo periodo a Salcedo vi fu grande risveglio di fede e
aumento di divozione in modo particolare verso S. Anna e S. Rita da Cascia. I
pellegrinaggi delle singole contrade della parrocchia o di tutta la parrocchia,
ad ogni anno, fu fatto con gran concorso di popolo e con devozione. Di ciò ne
fa fede il registro che si trova a S. Anna. Il 29 maggio 1944 fu fatto un voto di
tutta la parrocchia. Il voto è registrato nella Cronistoria della parrocchia, p. 73.
Nei cinque anni fino a13 maggio 1945 a S. Anna furono cantate solennemente
840 sante messe; celebrate basse, numerollO. Furono dispensate sante comunioni 35.726. Ogni anno un pellegrinaggio penitenziale dei fanciulli della
Dottrina e dei bambini dell' Asilo. Furono regalati a S. Anna diversi oggetti
preziosi del valore di circa 50.000 lire. Anche la devozione verso S. Rita da
Cascia fu grande. La crociata pro soldato iniziata nel 1940 e promossa tra i
fanciulli della Dottrina cristiana diede frutti abbondanti. Ad ogni mercoledì di
A) l ° Nel periodo della guerra furono pagati tutti i debiti, necessariamente fatti per la ricostruzione della Casa della Dottrina cristiana ossia Asilo.
Nel 1940, dopo tre anni dalla ricostruzione, la somma del debito era di lire
30.000. Ad estinguere tale pendenza concorsero le offetie spontanee, le pesche di beneficenza, le lotterie e qualche altra industria.
2° Abbiamo nel 1943 ricuperate tutte le nostre campane, due delle quali
essendo state asportate a Bassano del Grappa. Le spese pel trasporto e
ricollocamento ammontavano a lire 2.500. A questo provvide la Fabbriceria.
3° Migliorie nell'altare maggiore della chiesa parrocchiale: cioè rivestimento in pietra bianca dello schenale; ampliati i gradini al di sopra della mensa; aperto il secondo tabernacolo e ridotto a trono per le sante esposizioni;
alzato ed ingrandito il primo tabernacolo. La spesa fu di lire 15.000, coperta
dalle offerte dei fedeli. Anno 1943.
4 ° Chiusura di sicurezza del tabernacolo, artista Sandini Mario di Vicenza,
anno 1943. La spesa fu di f. 4.500 in danaro; più, per l'indoratura, grammi di
oro puro 17. A tutto supplivano i fedeli con offerte spontanee.
5° La condottura dell'acqua pel fabbisogno della canonica e dell' Asilo.
La spesa complessiva fu di f. 20.000, sostenuta dal parroco e dall' Asilo. L'opera
venne eseguita nell'anno 1944.
6° L'impianto elettrico, secondo le istruzioni avute, nella chiesa parrocchiale e nel santuario di S. Anna. La spesa fu di f. 10.000 e anche a questo in
pochi giorni supplirono le generose offerte dei fedeli. Anno 1944.
7° Gradinata esterna della porta maggiore della chiesa parrocchiale
in pietra viva e forte di S. Giacomo di Lusiana. La spesa complessiva fu di
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f. 9.218,45. Vi furono offerte spontanee e una cerca straordinaria di uova; in
tal modo si coprì il debito. Anno 1944.
8° Balaustra esterna sotto stante alla gradinata della porta maggiore, in
pietre levigate rosse e bianche, collocate con ordine. La spesa, compresa la
mano d'opera, il trasporto ed il materiale necessario per la posa, fu di f. 13.450.
Anche per questo lavoro non fu toccata la cassa della Fabbriceria, bensì ci
furono le offerte dei fedeli. Il lavoro fu ultimato il 6 luglio 1945.
B) La chiesa parrocchiale od altri edifici sacri della parrocchia non han~
no subito alcun danno causato dalla guera.
C) Neppure la casa canonica od altri edifici parrocchiali hanno subito
danni per bombardamenti eccetera. Le spese fatte durante la guerra: f.
104.668,45.
Parte personale
Nessun sacerdote, chierico, religioso, suore ebbero a soffrire per danni di
nessun genere e di nessuna entità. Solo grande spavento per i rastrellamenti. Il
molto reverendo don Giuseppe Lorenzi ebbe uno schiaffo da un soldato russo,
essendosi il detto sacerdote opposto alla perquisizione da parte dei russi di una
povera casa. Il contegno del sacerdote Lorenzi, cappellano, e di don Giacomo
Magagna, aiutante, a mio parere, nelle difficili e quanto mai delicate circostanze del 1943 - 44 - 45 non fu del tutto corretto, poiché troppo apertamente ed
imprudentemente parteggiavano con i cosiddetti partigiani. Da qui in parte i
disgusti che ebbe a soffrire in questo periodo e che soffre il parroc086.
[Salcedo, IO settembre 1945]
Il parroco don Bortolo Vidale
SAN GIACOMO DI ROMANO
Parte morale
A. Dal 1940 al 1944 qui nulla di notevole. Nel 1945 entrarono qui ?irca
60 sfollati. Il curato procurò che da parte di tutti i paesani fossero accol~l con
cortese carità in canonica, in chiesa e nelle famiglie; e procurò anche velllssero
soccorsi nei loro vari bisogni.
B. Il curato si recò a visitare tutti gli sfollati prima di Pasqua per ve.dere,
sentire i loro bisogni fisici e morali, per confortarli e soccorrerli. Fu fatta 1'1.Struzione religiosa ai fanciulli e alcuni furono ammessi alla prima santa comUlllone.
C. Si lamenta sì qua e là qualche danno morale prodotto da alcuni scandali individuali, ma però non tanto notevoli.
D. La parrocchia non fu esposta a gravi errori, m~ b.ensì ai peric<!li del~a
vicina Bassano del Grappa, contro cui sempre ma speCIe m quest? penodo, m
pubblico e in privato, si combatté con la parola e con la stampa e SI fece quanto
richiedevano i casi.
E. Nella guerra in Russia la parrocchia ebbe due dispersi. Non vi furono
bombardamenti né mitragliamenti aer~i; qualche bo~ba.qua e là. Nellll: no~~
del 29 aprile 1945 vi fu un cannoneggiamento con leslOlll a case e alculll fentl
leggeri. Tra gli impiccati a Bassano abbia~o avu~o anche. un r:ostro paesan?:
Moretto Giuseppe. Nel luglio 1945 un fancmllo dI 12 anlll UCCISO per SCOpplO
di bombe e due feriti.
Parte materiale
A. Per la creazione della parrocchia, raccolto lire 60.000; e per la nuova
chiesa, lire 200.000
B.
Nessun danno.
C.
Nessun danno.
Parte personale
Nessun danno;
San Giacomo di Romano, 31 agosto 1945
86 Su don Magagna si veda Gros, Resistenza, parrocchia e società, p.131, 305;
vescovo tra nazifascisti e partigiani, p. 120-121, 178.
-150 -
IDEM,
Un
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Il curato don Silvio Costantin
SAN MARINO
Parte morale
A) A San Marino giunsero sfollate da Padova nel marzo 1943 le famiglie del signor Toma Fortunato, con moglie e figlio di quattro anni; e la signora
Frigeri Giovanna vedova del Cavaliere Annibale Frigeri e nipote quindicenne.
La signora Vidmar Clementina con due figlie minorenni, proveniente da Mestre,
giunsero nell'ottobre 1944.
B) L'assistenza religiosa agli sfollati fu prestata con la massima cura,
quali parrocchiani.
C) I danni morali che si lamentarono furono causati dalla facile promisquità dei sessi nelle gallerie dei monti e nei rifugi durante i mesi di dicembre 1944 e dal gennaio al 30 aprile 1945, dove nei momenti del pericolo si
recitava il santo rosario; ma poi, nell'ozio più completo, specialmente la
gioventù giocava, rideva, scherzava e sparlava, incuranti come sempre i deboli genitori.
Il curato fece qualche visita portando i necessari ammonimenti, ma non si
fece tesoro delle paterne cure.
Parte materiale
A) Nel corso della guerra la popolazione chiese al Signore con voto,
l'ultimo fatto solennemente il2luglio 1944, la salvezza dei propri cari e delle
proprie abitazioni, promettendo una offerta per costituire i fondi necessari per
il beneficio del curato. E giacchè la curazia è stata preservata da sventure e da
morti, i fedeli hanno a tutto luglio 1945 versata la somma di lire settantamila.
B) La chiesa curaziale e la canonica non ebbero a soffrire alcun danno,
ad eccezione di qualche vetro.
Parte personale
Il curato, sebbene obbligato nei giorni della ritirata tedesca 27 - 30 aprile a
servire i soldati tedeschi che occuparono in quei giorni la canonica, fatta eccezione di spaventose trepidazioni e la perdita di due biciclette ed alcuni oggetti
di casa asportati dai predoni tedeschi, uscì incolume rimanendo al fianco della
sorella morente, e cantando con tutta la popolazione il "Te Deum" la prima
sera di maggio.
San Marino, 30 luglio 1945
Il curato don Antonio Cavalli
D) La curazia non fu esposta a pericoli nella fede; però diminuì molto
nel fervore per la assenza forzata dalla chiesa (forse anche per un po' troppa
paura della pelle), dalla dottrina. Ed oggi qualche elemento che si dichiara
ateo, fa qualche espressione spavalda, danneggiando i deboli e i poco fervorosi
nell' attaccamento al sacerdote ed alla chiesa. E ciò per il contatto con elementi
di Cismon.
Attualmente furoreggia il ballo pubblico del Dopolavoro, che iniziò dopo
ilIO maggio 1945 la sua opera devastatrice; e purtroppo continua, attirando a
sé quasi la totalità della gioventù che, esortata a più riprese dal curato, non sa
mortificarsi da tal divertimento, che vorrebbesi colle affermazioni delle mamme coonestare come occasione non peccaminosa.
Il rimedio usato e da usare è soltanto la propaganda fatta ai singoli, con
carità ed autorità, non sopportando questa gente i richiami di san Paolo: Increpa,
obsecra, eccetera, data la folle ignoranza e la luciferina superbia.
E) L'unico ed intenzionato bombardamento si ebbe a San Marino il 7
marzo 1945, avente per obiettivo il ponte ad una arcata della ferrovia, sito in
località Val dell' Asta. Furono sganciate 16 bombe da otto picchiatelli inglesi,
di cui due rimasero inesplose.
La popolazione era in parte discesa dai rifugi, ma non si lamentò alcun
danno alle persone; andarono però infranti i vetri e danneggiate alcune case
nelle porte ed imposte.
Il 19 dicembre 1944 furono sganciate anche due bombe alla Grottella danneggiando la casa di Moro Conche; e due all'altezza di Val dell' Asta il 29
dicembre 1944, di cui una rimase inesplosa. Non vi furono però né danni né
vittime.
-152 -
Fig. 33 - Asiago, 29 aprile 1945: i partigiani inneggiano alla liberazione del paese.
-153 -
SANNAZARlO
Parte morale
l) Il numero degli sfollati qui ricoverati si aggira su centocinquanta, nella massima parte che possedeva in precedenza una certa relazione con le famiglie di qui.
In occasione delle feste della carità indette in parrocchia furono particolarmente soccorsi i più poveri e furono erogate in parecchie riprese circa cinquemila lire.
Parte personale
Il parroco durante l'assedio del Grappa (20-28 settembre 1944) fu messo
in prigione assieme a tutti gli uomini della parrocchia dai 16 ai 60 anni. Fu
rinchiuso nelle scuole del capoluogo. Ringraziando il Signore, fu possibile la
celebrazione della santa messa in un'aula scolastica trasformata all'uopo in
devota cappella, dove al mattino tutti gli uomini potevano fare la propria devozione coll'assistenza della santa messa e dove la sera si recitava la corona
del rosario. Fu la preghiera che ci diede in quei giorni un grande conforto 87 •
San Nazario, IO settembre 1945
Il parroco don Narciso Cesaro
2) Fu nostra cura l'avvicinare tutte queste persone sfollate ed alle non
refrattarie fu prestata particolare assistenza spirituale specialmente ai bambini
e fanciulli.
3) Purtroppo il ritorno di elementi dalla Francia e da altri luoghi ha dato
origine a certi disordini morali, specialmente per ciò che riguarda il fine del
matrimonio.
87 La Relazione è molto riduttiva rispetto alla rispettiva Cronistoria parrocchiale, che si
dilunga invece a narrare le traversie del paese e dell'intera vallata, in parte già analizzate da
GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 151-153; 212-220; 389-391.
4) Serpeggiano sparse da questi elementi in parrocchia dottrine contro la
religione, contro i sacerdoti, ultimamente sostenute da una propaganda subdola comunista. Si fa fronte con la preghiera, con l'istruzione, con la lettura ed il
richiamo degli insegnamenti della chiesa, del papa e dei vescovi.
5) I due bombardamenti subiti dalla parrocchia furono il IO gennaio 1944
ed il 26 febbraio 1944. Furono sganciate nel territorio della parrocchia circa
sessanta bombe e, ringraziando il cielo, senza alcuna vittima.
Parte materiale
l) Durante questo periodo di tempo in parrocchia s'è costruito un sacello
in contrada Merlo in onore della Madonnina del Grappa, per ottenere da lei la
sua celeste protezione. Il costo del sacello si aggira sulle centotrentamila lire.
2) Nelle due incursioni dellO gennaio 1944 e del 26 febbraio la chiesa
parrocchiale, l'oratorio del Merlo e dell'Onda, come pure l'Asilo nfantile hanno subito danni particolarmente nelle vetrate.
3)
I danni sono stimati come segue:
danni alla chiesa, 10.000; danni al Merlo, 7.000.
danni all'Onda, 15.000; danni all' Asìl o 14.500.
All' Asilo inoltre in seguito ad invasione tedesca si son dovuti registrare
danni per circa 10.955 lire.
4) L'Asilo fu invaso per due giorni (28 e 29 aprile) e fortunatamente con
danni relativamente lievi.
5) Furono fatte dei danni, regolari denunce e non fu ottenuto nessun risarcimento.
6) Si sono iniziate alla chiesa, agli oratori ed all' Asilo le riparazioni più
urgenti a spese della nostra amministrazione.
-154 -
Fig. 34 - Asiago, 29 aprile 1945. Un gruppo di partigiani posa davanti al Municipio.
-155 -
SAN PIETRO VALDASTICO
Parte morale
A) p.ur~nt~ il p~riodo bel~ico la popolazione rimase sempre in paese,
ec~e.ttu~tl 1 nchlamatl alle anm o i lavoratori. Si verificarono molti casi di
pngIOllla: u~a decina i.n Russia e in Grecia e una ventina di internati (dopo 1'8
settembre) m Germallla. Con tali prigionieri fu tenuta da parte del parroco
costante corrispondenza epistolare.
La P?,"ertà ~on fl~ s~ntita che relativamente dato il fatto che, quando
dove~a plU. acutlzzarsI, SI ebbero nella vallata grandi lavori condotti dalla
or~all1ZZaZIOne Todt. Tutti i paesani furono occupati in detti lavori a commciare dai ragazzi di 12 anni; anche le donne e le ragazze furono' occupate. Il tratta~e?to e la paga, più che sufficienti, dato il tempo di guerra.
Qual~he famI&ha aveva anche 3 o 4 componenti che lavoravano in tali
lavon. Anche 11 danno morale, verificatosi altrove, dove il lavoratore doveva portarsi a lavorare, qui non si verificò. Si lavorava anche alla domen~ca, e ci? fu .causa nella gioventù di un certo rilassamento morale. Si cerco. tuttavIa dI adattare sempre l'orario delle funzioni ecclesiastiche alle
eSIgenze del lavoro.
B) Nel dicembre 1944 si ebbe in parrocchia un triduo per i lavoratori
tenu~o dal padre Luca da Carrè, cappuccino di Thiene, e qualche altra fruttuos~
pre.dlc.a ten~ta da padr~ Giustino da Pedemonte. Anche negli anni precedenti
fu m~Ita~o, l? ~al~n~ clr.costanz~, qualche predicatore straordinario. Per i parrocchlalll ~~IgIOlll~n e mternatl furo~o fatte speciali funzioni in chiesa ogni
saba~o, .e cIO specIalmente dal gennaIO 1943 fino alla fine della guerra. Tali
funzIOlll furono molto frequentate.
<?) N~~ ci fu~ono danni m~rali rilevanti da lamentare, se non quelli comUlll a tuttI 1 paesI: la bestemmIa, quantunque incessantemente e particolarmente combattuta, non è scemata; cosÌ pure la moda femminile fuori di chiesa
~esta qualch~ pr.eoccupazione. Si v~rificò, ~opo molti anni, una nascita illegittlma. Anche Il nspetto umano contmua ad mfestare tante anime. Dall'ottobre
194.4 vi fu u~a rec.r:udescenza di odio fra alcune famiglie, originata da piccoli
tortI personah e pOl.camuffat.i c?n pretesti politici: tre o quattro famiglie furon? f~tte. se.gno a ~apme e furtI dI denaro, da parte dei cosiddetti partigiani. Poi
al pnmI dI maggIO 1945, con l'aperto sopravvento di costoro si ebbero delle
v~n~ett.e l?erson~li e anche gravi ~atti di sangue. Tutti gli insegnanti del paese
a~ pnmI dI maggIO ~rono costr~tti dal Comitato di Liberazione locale a portarSI a .lavorare con pIccone, badIle, eccetera nella contrada Costa bruciata il
lugho del 1944. Il ~iorno 3 maggio 1945, alle ore 8 di sera, fu portato in piazza
e freddamente UCCISO con arma da fuoco, l'esercente Bonifaci Narciso fu Pietro, coniugato con 5 figli. L'uccisore, il compaesano Sartori Alberto (Carlo)
detto Ba~ton, isp~ttore d~ll~ divisione vicentina "Garemi", era venuto per cer~
care t~a 1 pa.esalll altre VIttIme ancora, nell'assenza delle quali si è limitato a
s~ppnme~e I~ suddetto Bonifaci. Altra vittima di odio personale fu l'ex-podesta Stefalll GlUseppe (Merlo), tanto benemerito del paese: era stato accusato e
-156 -
trasportato nelle carceri di Schio, dove la notte del 6 luglio 1945 fu barbaramente ucciso fra le molte altre vittime. Responsabili in solido, i componenti il
locale C.L.N88.
D) Non si lamentano casi di superstizione. Ci fu nel maggio 1945.uno
sfogo di propaganda comunista condotta sempre dal sopraddetto Sarton Alberto (Carlo), qualche conferenza; ma qui tale propaganda fece. fallim~nt~
completo: la parte sana e savia del popolo ne fu stomacata. In VIsta pero ?I
qualche probabile pericolo, si formò subito il movimento della DemocraZIa
Cristiana.
E) Frequentissime e numerosissime nell 'ultimo anno di guerra le squadriglie di aerei alleati che attraversarono la vallata. Fu sganciata qualche rara
bomba fuori dell'abitato, che non provocò né vittime né danni. Un aereo notturno, per tutte le notti del febbraio 1945, sorvolò il paese terrorizzan?o assai .... La notte dal 6 al 7 febbraio sganciò numerosissime bombe di pIccolo
calibro nei prati dell' Astico, specialmente nei pressi del mulino "Micheletti"
fortunatamente senza nuocere né alle abitazioni, né alle persone. Frequentissimi pure i "rastrellamenti", in paese e nei dintorni, da parte delle forze annate
tedesche e da elementi repubblicani. La notte dellO luglio 1944 fu completamente bruciata la casa di certo Serafini Domenico; e gli inquilini presenti,
internati in un campo di concentramento a Trento. Il giorno 16 luglio durante
un rastrellamento fu bruciata completamente la contrada Costa, composta di
13 abitazioni, lO famiglie, 39 abitanti presenti. Nell'azione furono barbaramenti
massacrati 4 partigiani e un giovane parrocchiano (certo Pretto Silvio di Giuseppe) del tutto estraneo all'azione bellica. Non fu assolutamente possibile
amministrare loro alcun sacramento. Un altro barbaro rastrellamento fu compiuto la domenica 7 gennaio 1945, di cui la vittima più distinta fu il reverendo
cappellano don Antonio Rigoni. Insieme a lui furono prelevati altri 2 ostagg~
della parrocchia; e portati dapprima a Strigno, poi a Bolzano, infine non SI
ebbero più tracce. Ogni tentativo per liberarlo fu inutile. In tale occasione furono trucidati 3 partigiani in località Maso (Forni). Altro rastrellamento, ma
senza troppo gravi conseguenze, fu compiuto il giorno 19 aprile 1945: furon~
prelevati due impiegati comunali (in mancanza del podestà), ma dopo alculll
giorni si potè liberarli.
Dal 20 aprile al 3 maggio, giorno e notte, in gruppi o isolati, gran ~umero
di soldati tedeschi batterono in ritirata, risalendo la nostra valle. Il mattmo del
30 aprile l'ultima colonna di tedeschi (forse i guastatori), provocati da elementi partigiani, distruggono con incendio gran parte di Pedescal<l: .(parrocchia
confinante) e uccidono e poi bruciano più di 60 persone, fra cm 11 reverendo
parroco don Fortunato Carlassare, insieme al padre. Si fermano ivi per fare
88 Questi dati, di carattere bellico e resistenziale, sono tratti dalla rispettiva Cronistoria
parrocchiale, di cui mi sono ampiamente servito nel mio lavoro Resistenza, parrocchia e socie~
tà; basta guardare nell'indice la voce: San Pietro Valdastico. ~a Cronistoria merit.erebbe di
essere pubblicata integralmente. Iniziata nel 1935 da don Eugemo Dal Santo, fu contmuata dal
1942 in poi da don Bordin.
-157 -
l'orrenda carneficina fino al mattino del 2 maggio. In questi 2 giorni tutta la
popolazione di San Pietro si rifugiò nei monti circostanti: anche gli ammalati,
i paralitici furono trasportati verso l'alto monte in vera fuga precipitosa. Pioggia e neve e bufera gelata. Tutti eravamo rassegnati a vedere da un momento
all'altro il paese in fiamme. Il Signore ci risparmiò anche questa sciagura ormai ben imminente!
Parte materiale
A) Durante il periodo della guerra 1940-1945 furono eseguite nella chiesa
parrocchiale le seguenti opere più importanti: nel 1940 gli stalli del presbiterio
(f. 13.000); nel 1941 acquistato ostensorio di rame dorato e relativo tronetto
per l'esposizione; pure nel 1941 collocate 2 lapidi in chiesa, 4 grandi panchi
(f. 1.500) e 200 sedie circa; nel 1944 trasformazione dei mobili in sacrestia (f.
2.000).
B)
menti.
Nessun edificio parrocchiale ha subito danni materiali per bombarda-
C) e D) 116 ottobre 1944 fu occupata la casa canonica da parte dell'organizzazione Todt, che vi ha installato il quartiere generale delle imprese lavoranti in questa valle. Al reverendo parroco rimasero appena 4 stanze (compreso l'archivio e la cucina), per nulla indipendenti. L'occupazione della canonica
si protrasse fino al15 marzo 1945; quale compenso furono consegnate al parroco mille lire. I locali occupati furono rilasciati relativamente in buone condizioni.
E) e F) La casa canonica è di proprietà comunale che ha promesso di
eseguire le piccole riparazioni dovute all'occupazione tedesca.
Parte personale
Il 7 gennaio 1945, durante un rastrellamento, fu prelevato ed inviato in
Germania il reverendo cappellano don Antonio Rigoni. All'atto dell'arresto si
trovava a Ponte Posta, dove si era recato per celebrare la santa messa. Fino ad
oggi (29 luglio) non fu possibile di rintracciarlo o avere di lui qualche precisa
notizia. Non si conosce bene il motivo di tale arresto: il cappellano, a quanto
c'è dato di sapere, almeno qui in parrocchia, tenne sempre una condotta ed un
contegno pienamente estraneo alla politica, si direbbe quasi troppo estraneo.
Il reverendo parroco si diportò come i tempi lo richiedevano: esplicò il suo
ministero verso tutti, venne incontro ad ogni bisogno morale e materiale della
popolazione, senza distinzione di colore o di idee. Rimase in paese anche nei
momenti più critici, seguì tutta la popolazione in fuga, rincuorandola ed esortando alla speranza e alla rassegnazione. Diede soccorso materiale e morale ai
molti reduci dalla Germania che transitavano di qui. Sorresse la popolazione
con il suo contegno calmo e disciplinato e con la parola del conforto e della
fiducia in Dio.
San Pietro Valdastico, [29 luglio 1945]
158 -
Il parroco don Aldo Bordin
SANTA CATERINA DI LUSIANA
Parte morale
A) Dalla parrocchia non è sfollato nessuno. Gli sfollati provenienti da altri
luoghi furono in nO 90; ma più che sfollati erano famiglie del paese che avevano
emigrato ed ora, in conseguenza della guerra, erano ritornate alle loro case.
I prigionieri risalgono in nO 45 fra Grecia, Francia, Africa Orientale e
Germania.
Gli internati sono nO 14, dei quali n° 2 in Africa, n° 2 in campo di concentramento a Bolzano e gli altri Il in Germania.
Poveri n° 8, che furono soccorsi dalla conferenza "San Vincenzo".
B) In questo periodo di tempo vi fu una intensificata frequenza alla chiesa
e ai santi sacramenti. Non fu possibile tenere missioni od istruzioni particolari.
C) Col crollo del fascismo dopo il 25 luglio 1943 non vi fu niente di straordinario contro i fascisti. Gli odi cominciarono quando dopo 1'8 settembre 1943
si istituì in paese la prima compagnia delle Brigate nere repubblicane della provincia di Vicenza (per opera di un certo Pozza Cesare, ritornato in paese dopo il
25 luglio, sfuggito da Milano, dove faceva l'autista, coadiuvato da un certo
Crestani Olindo, interprete tedesco da Milano e con Ronzani Girolamo, segretario repubblicano e suo fratello Luigi, ambedue di Santa Caterina di Lusiana),
quando le Brigate nere davano la caccia ai giovani ritornati in famiglia e li costrinsero alla latitanza forzata giorno e notte o alla fuga in montagna per avere
salva la vita. Sorsero allora i partigiani contro i repubblicani.
La casa di Ronzani Luigi (detta "La fortezza" perché costruita in cemento
armato e nella quale vi era osteria, macelleria, generi alimentari, telefono ed
ufficio postale) divenne la sede del fascio repubblicano. La Brigata nera era
sempre armata ed incuteva il terrore in tutti, tanto che la maggior parte non
aveva neppure il coraggio di passare per la piazza ed andava in chiesa altrove.
In seguito ad un rastrellamento (il primo) provocato dalla Brigata nera
locale il14 luglio 1944, nel quale quasi tutti gli uomini del paese, con a capo il
parroco, dovettero nelle prime ore del mattino portarsi in sede del fascio, essere sottoposti ad interrogatorio da soldati ufficiali tedeschi e repubblicani, furono portati in carcere a Bassano e poi a Vicenza nO 14 uomini, cinque dei quali,
perché di classe, furono internati in Germania, dopo un anno non ancora ritornati; e gli altri dopo giorni furono messi in libertà.
Il 16 agosto 1944 dai partigiani fu assalita la macchina di Pozza Cesare, da
lui pilotata, con a bordo Ronzani Girolamo, segretario repubblicano, suo fratello Albino da Lusiana e Segalla Antonio, brigadiere dei reali carabinieri di
Lusiana, sulla strada in località "alla cava dei Cassoni", circa 150 metri dal
confine di Santa Caterina, in quel di Crosara, e con armi da fuoco e bombe
incendiarie l'hanno fatta saltare giù per il ciglio e poi bruciata. Pozza Cesare e
Ronzani Albino morti incendiati dentro la macchina, mentre Ronzani Girolamo
ed il Segalla poterono sfuggire, benchè feriti.
La notte del 25 agosto, primo assalto dei partigiani alla fortezza perché la
brigata si arrendesse (di notte faceva la guardia dai balconi del granaio dove
aveva il deposito di munizioni).
-159 -
La n.0tte del 29. ~gosto, secondo a~salt~ alla fortezza fatto dai partigiani
della .Bngata MazzmI con bombe e mItraghe, per quattro ore. I repubblicani
non SI arresero.
Al mattino seguente nessuno poteva uscire, (morti nessuno). Discese da
Lusiana il medico condotto Rossi Aurelio, mandato da un ingegnere tedesco per
v~der~ se v~ fosse biso~no della sua opera di soccorso, con un certo Maino Eugemo dI LusIana, operaIO della organizzazione Todt, e Pio Ronzani d'anni 20
autista dell 'ingegnere tedesco. Invitarono Ronzani Luigi, commissario prefettizio'
a s~lire in macchina perché l'ingegnere doveva parlargli. Lungo la salita la mac~
chma fu assalita dai partigiani. Luigi Ronzani, visto il tradimento, voleva sparare. ~u pres~ da ~aino per le braccia, ma riuscì lo stesso a sparare un colpo ed
U?CI~e l'autIsta PIO. D~posto d~lla macchina il morto, Luigi fu preso dai partigiam; dIsarmato e posto m macchma, fu condotto in Granezza di Gallio, sul bosco
sede dei partigiani. Verso le ore 9 del mattino stesso, Maino Eugenio discese i~
moto, intimò la resa alla Brigata in nome dell'ingegnere. Tutti deposero le armi
(parte fuggì) e caricati in camion, dopo svaligiata la casa, portarono tutti nel
bosco di Granezza ed il paese fu così liberato dai fascisti.
Di Luigi Ronzani non se ne parlò più: sembra che dopo qualche giorno sia
stato trucidat0 89 • La di lui moglie con sei figli rimase sulla strada. La casa
venne poi incendiata la notte del IO febbraio 1945.
Degno di nota è il rastrellamento del 5 settembre 1944. Già fin dalla sera
prima tutti gli uomini erano fuggiti sui boschi vicini. Al mattino seguente, verso
mezzogiorno, cominciarono ad affluire da ogni parte russi, tedeschi, fascisti travestiti eccetera, con cani. Dovunque si sentivano colpi di mitraglia e fucile; nessuno poteva più muoversi. Chi veniva trovato, era preso e condotto in piazza
Santa Caterina o a Conco dove era il comando per la circostanza. Fu preso e
condotto in prigione a Thiene e poi a Vicenza Rubbo Bruno Marco di Andrea
d'anni 17, della contrada Gonzi. Dopo alcuni giorni fu internato in Germania e
da allora fino ad oggi non si ebbe alcuna notizia se sia vivo o morto.
Il giorno 6, continuando lo stesso rastrellamento per alcuni giorni, dai Russi
fu preso a Granezza di Gallio, dove da mesi lavorava a trasportare legname
sotto l'impresario Frello Attilio, il giovane Bagnara Domenico di Attilio d'anni 17, ~e~la contrada .G~nzi: ~ ucciso ?on una raffica di mitraglia dietro i pini
n.elle VIcmanze del CImItero dI guerra mglese a Granezza di Gallio. La salma,
nmasta per alcuni giorni insepolta, fu poi dai partigiani posta in una cassa e
inumata nel cimitero di Asiago
Il 23 febbraio 1945, nelle prime ore del mattino, fu fatto un ristretto rastrellamento in contrada Pozza e Rovera dalla polizia trentina e, benché fosse
dopo il coprifuoco, sulla strada dietro il forno della cooperativa fu ucciso dalla
stessa polizia trentina con fucile mitragliatore Soster Giuseppe fu Domenico,
d'anni 58, mentre andava per i fatti suoi e non rispose fermandosi all'intimazio?e A~t. Il parroco fu chiamato dalla stessa polizia trentina 4 ore dopo, perche lo nmuovesse dalla strada. E fu portato in casa sua.
89 Il cadavere fu ritrovato alla fine della guerra nel "bus o" delle Lovarezze, al confine tra
il comune di Asiago e di Caltrano, dal figlio Genesio.
-160
Spaventosa oltre ogni dire fu per la popolazione di Santa Caterina la giornata del 28 aprile 1945. Subito dopo mezzogiorno una staffetta partigiana da
Conco viene ad avvertire che circa 180 trentini-tedeschi discendevano da Conco
Alto con tre macchine, tutti armati e domandavano andare a Lusiana, (forse in
aiuto di quel presidio di polizia che la sera prima s'era arreso ai partigiani). Da
tutti si temeva che il paese venisse incendiato. Invece fu chiamato a raccolta il
grosso dei partigiani anche dei paesi vicini. Furono fermati i tedeschi presso la
località "Bortolina" e si iniziò il fuoco da tutte le parti. La località "Canotto"
fu il luogo del combattimento che durò per quattro ore. Poi i tedeschi si sono
arresi. Restarono sul campo un morto da Conco; una da Covolo e sette tedeschi, che poi furono seppelliti a Santa Caterina; diversi feriti gravi e leggeri.
Altri (12 tedeschi nascosti nelle gallerie) furono rastrellati il giorno seguente.
La notte del 29 aprile un carro armato saliva per la strada di Laverda
incuotendo il terrore. Però la sera prima dai nostri patrioti fu fatta saltare la
strada dopo Stabile, all'inizio della strada che sale alla colonia di Lusiana sul
monte Xausa. Tentarono di passare lo stesso; hanno riattivato la strada un po',
ma il carro s'imbattè in un grosso macigno e si spezzò l'albero del motore e
non fu più possibile rimuoverlo. L'equipaggio, abbandonato il carro, salì in
fila indiana il monte e fu dai partigiani fatto prigioniero. Ancora una volta
fummo salvi!
Il 2 maggio sera, quando la radio annunciò cessate le ostilità con la Germania per la resa incondizionata, tutta la popolazione si raccolse in piazza;
le campane suonarono a distesa; i patrioti spararono quasi tutte le loro munizioni .... Chi cantava e chi piangeva dalla gioia e chi dal dolore. Dopo lo
sfogo dell'entusiasmo tutti desiderarono entrare in chiesa per ringraziare il
Signore con un solenne Te Deum.
Una festa solenne di ringraziamento fu fatta il 13 maggio, festa votiva di
Santa Corona. Molte le sante comunioni; imponente la processione con la reliquia della Sacra Spina fino al luogo del combattimento. Intervento delle autorità e di tutti i partigiani, anche dei paesi vicini.
Non si ebbero a deplorare gravi mali morali neppure durante i cinque mesi
(dicembre 1944 - aprile 1945), nei quali circa 700 operai lavorarono sotto
l'organizzazione Todt.
D)
In parrocchia vi è oggi un po' di propaganda per il comunismo.
E)
Non si ebbero bombardamenti né mitragliamenti.
Parte Materiale
A) L'opera di maggiore rilievo e degna di nota, eseguita durante questo
period.o bellico fu l'Asilo - Casa della Dottrina e poi la sistemazione della
canomca.
Il giorno lO ottobre 1941 il parroco don Sebastiano Marconato ha comperato
(senza danari) i beni della signora Ronzani Giustina fu Giovanni, situati in
Santa Caterina di Lusiana, consistenti in campi vicentini n° lO e un quarto
circa ed una casa situata di l'impetto alla chiesa per la somma di lire 42.000.
Trattenne la casa e 17.56 are di terreno per orto e cortile. Fu fatta l'asta del
-161-
Non si lamentano scandali pubblici, vendette, né uccisioni. Vi fu qualche furto.
E) A causa del locale aeroporto italiano-tedesco, dei militi, dei profughi,
delle truppe in riposo, vi fu un po' di rilassamento in quanto riguarda la pietà
ed il modo di pensare. Però l'opera illuminatrice del sacerdote direttamente o
indirettamente fu sempre attiva, tanto verso i parrocchiani, quanto con i militi
e tedeschi. Qualche raro caso di superstizione (gioco delle carte) per avere
informazioni dei prigionieri si verificò.
F) Bombardamento generale e mitragliamento allocale campo d'aviazi?ne con incendio di aeroplani, con distruzione di grandi baracche, mitraghamento al grande hangar, lungo m. 60, largo m. 40, che serviva di officina
costruito al termine della pista verso il Braglio, avvennero il 24 dicembr~
1944 alle ore 8.3'0. Il bombardamento e mitragliamento durarono 42 minuti.
Furono causati danni a fattorie, fienili, pagliai, al coperto e grondaia della
chiesa del Sant091 •
. E~a tempo della santa messa, la chiesa affollata, mentre 36 uomini, parrocchIalll, verso le ore 8 furono costretti dal comando tedesco ad aiutare i piloti
per accelerare il funzionamento degli aeroplani, n° 19, e scappare. Ma inutil~ente, p.erché i caccia e bombardieri americani furono sopra. Per grazia del
SIgnore m mezzo a così grande disastro non si deplorarono morti, né feriti!!!
Il febbraio 1945, ore 14. A causa dello scoppio di bombe sganciate sulla
polveriera in Ca' Orecchiona (Rozzampia) la chiesa del Santo riportò la rottura di 2 vetri nel coro e la casa canonica 1 in cucina.
. 27 ~pr~le 1945. L'ae~oporto locale, già minato con la relativa strada-pista
m maSSIcclata un mese pnma, per comando tedesco fu fatto esplodere con crudeltà indicibile alle ore 16.30. L'esplosione delle mine e di bombe da 5 (cinque)
quintali e di altro calibro con spezzoni durò successivamente fmo alle ore 19.30.
Per un raggio di 300 e 400 metri furono slanciati sassi, pietre, terra, scheggie con
considerevoli danni di coperti delle case, di vetri, di porte, finestre ed inferriate.
Durante tale improvviso terrore, nella chiesa davanti il Santissimo fu acceso e
rimase acceso fmo ad opera compiuta un candelabro a 7 (sette) candele. Così
l'aeroporto che per 22 mesi fu lo spavento della popolazione e dei paesi confinanti, riuscì a gloria del Signore perché non causò né morti, né feriti 92 •
91 La Cronistoria e la Relazione, da cui dipende, sono condizionate dall'esistenza del
campo di aviazione nel territorio parrocchiale. I lavori iniziarono il 5 luglio 1943. "La piccola e
calma zona del Santo diventa cosÌ centro di grande movimento". Un primo bombardamento
avvenn~ il19 novembre 1944: gli aerei angloamericani, "nel ritorno a bassa quota, fatti segno a
fuoco di moschetto dal comandante maresciallo Riste, si vendicarono mitragliando le mucche
d~i fratelli Todeschini. Fu un vero miracolo, se non successe qualche disgrazia, perché vicino
gIOcavano tre bambini al di sotto dei 6 anni". Dopo l'attacco aereo del 24 dicembre, ne seguÌ un
altro il 31 gennaio 1945: "Da queste batterie fu abbattuto un aereoplano americano, il cui pilota
- un maggiore lanciatosi con il paracadute - fu fatto prigioniero dai tedeschi in località di Molina
di Malo, presso il cimitero. I tedeschi si adirarono terribilmente con il popolo perché non aveva
loro indicato il luogo dove si era nascosto il pilota (sotto un mucchio di canne: un cannaro)".
92 Dalla Cronistoria: "25 aprile 1945. Alle ore 16 arriva una colonna di 100 soldati avieri
stanchi, sformati, terribili. Erano tedeschi, provenienti dall'aereoporto di Villafranca ed i~
-164-
Parte materiale
A) 1940 Furono estinti i debiti del nuovo capitello, formato da 2 statue
(sant' Antonio e san Giorgio) e da 2 bassorilevi (deposizione dalla Croce e
beata Vergine di Lourdes), opera del professore scultore Napoleone Guizzon di
Vicenza, con sobria decorazione. Spesa di f. 6.500 sostenuta in gran parte dalla
popolazione.
1941 Nell'edificio della scuola della Dottrina cristiana per concessione di sua eccellenza mons. vescovo Agostini fu aperto l'Asilo infantile
che funzionò regolarmente e fu una vera provvidenza per i bambini degli
operai, dei richiamati alle armi o dei costretti ad un lavoro lontano dalla
famiglia.
1942 Fu condotto materiale per la chiesa. Fu formato il beneficio per la
erigenda parrocchia, consistente in 6 campi regalati dalla nobile donna Federica Benetti in Bertolini di Schio.
1943 Furono pagate L 6.000 (sei mila) all'architetto professore Bonato
Vincenzo per disegni e sopralluoghi.
1944 Furono poste 4 bellissime lampade in ottone e bronzo, dorate con
vera foglia d'oro, ciascuna a 4 fiamme, a fianco l'ornato di S. Antonio. Spesa
L 6.500.
B) Il 5 giugno 1943 dagli incaricati dalla ditta di Bassano di levare le
campane dal campanile fu rotta la campana maggiore del peso di q. 1,64. La
chiesa parrocchiale subì per mitragliamento - 24 dicembre 1944 - ore 8,30,
rotture di grondaia, tegole e scalcinature; per esplosione di bombe Il febbraio 1945 - ore 14, rottura di 2 vetri in coro; per esplosione del minato aeroporto,
il 27 aprile 1945 dalle ore 16,30 alle ore 19,30, a causa di scheggie, sassi,
pietre e spostamento d'aria, fu danneggiato il coperto, il lucernario, sgangherate le porte, infranti quasi tutti i vetri delle finestre laterali della facciata, della
sacristia; fu spostata la cupo letta con relativa palla del campanile. Danni per
circa f. 14.000 e forse di più.
C) La casa canonica nei medesimi giorni di espolsione di bombe - Il
febbraio 1945 ed esplosione del minato aeroporto - 27 aprile 1945 - ebbe
danneggiato il coperto, rottura di moltissimi vetri, sgangheramento di balconi,
delle maestà delle porte, scalcinamenti. Danni superiori a L 4.000. L'edificio
della Dottrina cristiana - 27 aprile 1945 ebbe danneggiato coperto, conversa
di zinco, quasi tutti i vetri, sgangherate porte, finestre, scalcinature. Danno
superiore a f. 5.000.
I campi del beneficio furono danneggiati a causa di grandi escavazioni e
della strada-pista in massicciata. I danni, già rilevati da regolare perizia e presentati alle competenti autorità, sono superiori a f. 60.000 (sessantamila).
fuga. [... ]. 26 aprile 1945. Alle ore lO la feroce colonna di tedeschi scappò. Distrussero auto,
mitraglie, camions; vendetttero radio, cavalli, biciclette. Ciascuno andava e fuggiva per conto
proprio".
-165
D) Il tinello della canonica fu occupato dai militi il giorno 8 novembre
1943 fino al 14 luglio 1944, per cui si percepirono f. 1.355. Poi dai militi e
tedeschi fino al30 dicembre 1944 e dalI gennaio 1945 fino al giorno di sorpresa, 27 aprile 1945. Di queste ultime due permanenze non si percepì alcun compenso, perché un buono andò smarrito negli uffici; l'altro non fu rilasciato.
La sala principale dell' edificio della Dottrina cristiana fu occupata dai militi
ilI giugno 1944 fino al30 giugno 1944. Si ebbe un compenso di f. 93. Poi dal
lO luglio 1944 fino al30 dicembre 1944 fu occupata dai militi una stanza di 25
metri quadri e dallo gennaio 1945 al 27 aprile 1945, la sala principale. Per
queste due permanenze non si ebbe alcun compenso, perché un buono fu smarrito negli uffici, l'altro non fu rilasciato.
L'edificio della Dottrina cristiana durante la notte del 25 aprile 1945 fu danneggiato dalla Gompagnia tedesca d'aviazione in ritirata, proveniente da
Villafranca. Furono rotte panchette, asportata una credenza, aperti armadi, rubate circa f. 600, introito della locale biblioteca; portati via alcuni libri con il registro di catalogo, frantumato il ritratto di papa Pio XII in stucco, asportate lampadine di luce elettrica con relativi piatti di porcellana. Danno superiore a f. 1.500.
E)
Si stanno preparando le diverse perizie.
F) Si sono eseguite in parte le riparazioni più urgenti soltanto, a causa di
mancanza dei relativi materiali. Né si può pronunciarsi sulla somma occorrente per rimettere il tutto a posto, dato l'aumento giornaliero del materiale e suo
trasporto. Quanto fu fatto fino ad ora fu sostenuto con la cassa della Chiesa.
Parte personale
Il sottoscritto ebbe dal giorno 8 novembre 1943 fino al 27 aprile 1945 in
casa canonica il comando della repubblica e dei tedeschi addetti all'aeroporto
locale. Svolse sempre l'opera sua di pastore sia in favorevoli che disastrose
contingenze. La piccola parrocchia del Santo fu una piccola zona di guerra:
continui pericoli in cielo, in terra et in ore; accerchiamento completo di cannoni antiaerei, di mitraglie, di truppa in riposo ed in esercitazioni, di militi, tedeschi e russi.
Più volte consigliato da sacerdoti e dai parrocchiani stessi di ritirarsi in
luogo più sicuro, stette sempre in canonica, abbandonato alla Divina Provvidenza, conscio del suo dovere, come lo fu al medesimo posto, quale curato,
nelle difficili condizioni di bombardamento e dell'aeroporto formato di 7 (sette) hangar, durante il periodo 1915 - 1918.
Santo di Thiene, 22 agosto 1945
Il curato don Angelo Ziliotto
SASSO DI ASIAGO
Parte morale
Il4 ottobre venne a Sasso l'organizzazione Todt per lavori di fortificazione
nel settore di Sasso. La guardia della Todt (una trentina circa di soldati tutti
trentini e buoni, comandati da un maresciallo pure molto buono e deferente
verso il sacerdote del luogo e la chiesa) occupò il locale delle scuole comunali
fino al 24 aprile, adibendolo ad uso caserma e cucina per gli operai dei lavori
di fortificazione, con tutti i servizi inerenti.
A. Il 17 marzo 1945 morì il padre di famiglia Rossi Sante fu Angelo,
lasciando nel dolore la vedova e sette orfanelli, tutti in tenera età e privi di
tutto. Nella curazia furono raccolte 4.000 lire per soccorrere la vedova e gli
orfanelli. Dagli operai del cantiere furono raccolte lire 6.000 e così furono
consegnate alla vedova 10.000 lire.
B. A comodità degli operai fu celebrata la messa alle 5,30 del mattino
dal novembre 1944 a tutto marzo 1945.
C. La novità e il continuo movimento, la curiosità ebbe il cattivo risultato di allontanarmi per la maggior parte i fanciulli dalla scuola della Dottrina
cristiana.
La sera dellO gennaio 1944 arrivarono a Sasso due camions di tedeschi
per compiere un rastrellamento: fu ucciso in casa sua accidentalmente Baù
Domenico fu Antonio di anni 58 e furono portati ad Asiago in prigione per
mancanza di carta d'identità di recente data dieci persone, tra cui il curato don
Valentino Frigo. Queste dieci persone furono poi rilasciate la sera dell' Il gennaio 1944, tranne Rossi Pietro fu Pietro, padre del partigiano Rossi Giovanni
di anni 20, fucilato a Marostica dal comando tedesco il 14 gennaio 1944 insieme ad altri tre 93 •
D. La curazia non fu esposta a pericoli nella fede perché la guardia della
Todt era tutta cattolica e frequentava la chiesa.
E.
Bombardamenti o mitragliamenti: mai nulla qui nel luogo.
Parte materiale
Il 24 aprile 1945 alla partenza dei tedeschi fu fatto scoppiare quintali 1,502 di tritolo: lo scoppio fu formidabile. Per fortuna nessun morto, ma danni
ingentissimi.
A.
Nulla.
B. La chiesa curaziale ha subito gravissimi danni nel coperto: furono
rotte un 300 tegole e rabbuffato e dissestato tutto il coperto in maniera che fu
93 Oltre a Giovanni Rossi furono fucilati a Marostica Luigi Nodari, Bruno Provolo e Decimo
Vaccari: della fucilazione si parla lungamente in Gros, Controversie sulla resistenza, p. 31-35.
-166-
-167 -
necessario ripararlo tutto; e questo fu fatto subito: il lavoro è a carico del comune di Asiago, quale patrono. La stabilità dell' edificio non fu per nulla compromessa. Precipitò anche un 8-10 metri di soffitto. Andarono in frantumi un
200 vetri. Ci potranno essere tra chiesa e sagrestia un 100.000 lire di danni. Il
comune di Asiago si è messo di buona lena al lavoro: mi chiude intanto per
l'inverno tutte le finestre (tranne quattro nella navata della chiesa e due nel
presbiterio) con tavolato bene adattato. Pare faccia tutto il comune.
C. La casa canonica subì pure gravissimi danni: furono rotti un 100 di
coppi e fu necessario riparare tutto il coperto. Furono spezzate, frantumate
quattro porte. Andarono in frantumi quasi tutti i vetri; rotti, spezzati, frantumati balconi, finestre ed altri serramenti: un vero disastro in chiesa; un vero disastro in canonica. La casa canonica è di proprietà del comune e pensa a tutto il
comune.
Sasso di Asiago, 28 luglio 1945
Fig. 35
Il curato don Valentino Frigo
Asiago, 29 aprile 1945: un gruppo di partigiani
in corso 4 novembre.
-168 -
SOLAGNA
Iniziative ed opere di assistenza
Dobbiamo dire anzitutto che ai poveri è stata rivolta la più viva attenzione.
Un sussidio in denaro fu versato mensilmente ai poveri e alle famiglie bisognose. La refezione calda fu curata scmpolosamente, cosicché per tutti il periodo ultimo della guerra, dal settembre 1943 in poi, senza intermzione venne
somministrata la minestra con pane ed altro ogni giorno a 40 fanciulli fra i più
bisognosi. Le somme raccolte e devolute nel 1944 raggiunsero l'importo di
lire 69.000. Nei primi sei mesi del 1945, lire 70.000.
Da notarsi anche il conforto di oggetti di vestiario dati ai bambini poveri
durante l'inverno e in occasione della prima comunione. Come ai solagnesi,
così indistintamente si provvedeva agli estranei, soprattutto alle famiglie sfollate, talvolta prive di tutto. Per qualche tempo, circa due mesi, agli sfollati
venne pure offerta ogni giorno la refezione calda, assistenza per tutti i lontani
figli di questa terra, la preghiera assidua di tutti i giorni, la santa messa del
soldato e dell'emigrante ogni sabato all'altare della tanto venerata Madonna
dell' Aiuto, frequenti sante comunioni di tutto il popolo. La corrispondenza
sempre mantenuta con tutti gli internati, prigionieri, lavoratori, nonché con
soldati residenti in patria.
Assistenza religiosa. A tutti i provenienti nella nostra parrocchia per lo
sfollamento si cercò di prodigare l'aiuto spirituale. L'interessamento della loro
condizione, i frequenti contatti anche per sovvenire i più urgenti bisogni materiali ci consentirono di portare in tutte le famiglie una buona parola, un invito
eccetera. Tutti i fanciulli di tali famiglie frequentarono la scuola di Dottrina
cristiana e quelli che ne furono in grado sono stati preparati e ammessi alla
prima comunione, circa 20.
Assistenza poi premurosa alle povere giovani che provenienti da ambienti
difficili portarono con sé abitudini contrarie all'onestà del costume. Abbiamo
avuto dei casi veramente confortanti di ragazze che si potevano additare come
esempio della nostra gioventù.
Assistenza religiosa ai fanciulli della parrocchia. Fu curata la scuola della Dottrina cristiana con ogni sollecitudine. I nostri fanciulli poterono frequentarla anche nell'ultimo anno di guerra, quando i pericoli aerei erano veramente
gravi. Allora la dottrina fu insegnata in cinque località del paese e i fanciulli
nella totalità poterono seguire e svolgere regolarmente il programma.
La gioventù femminile, la sola che rimanesse a disposizione specialmente
dopo l'aprile 1944, fu assistita con i ritiri mensili distinti per età: fanciulle fino
ai quindici anni, ragazze superiori a questa età. Esse ebbero poi dal 1943 un
corso d'esercizi semi-chusi in gennaio, in preparazione alla festa di sant' Agnese,
così pure nel '44 e nel '45. Pure le donne ebbero ogni mese in preparazione al
primo venerdì del mese il loro ritiro. Ai giovani rimasti in paese, fuggiaschi e
poi ingaggiati nell'organizzazione Todt si cercò di stare più vicini che fosse
possibile. Ai partigiani ci si adoperò di dare, presentandosi l'occasione e la
possibilità, il conforto dei santi sacramenti. La parte più importante fu svolta
nel campo religioso con una crociata di preghiere a carattere mariano, che
-169-
diventò il conforto più vero del nostro ministero pastorale e insieme l'aiuto più
efficace per sostenere le anime nella lunga prova. Un numero considerevole di
fedeli fu impegnato nella recita del Rosario intero, che diviso per ore diventò
continuo. Un gruppo di giovani generose s'impegnarono nell'adorazione continua al Santissimo Sacramento.
Nel corso di questa guerra e precisamente nel settembre scorso, sotto la
minaccia di tragici avvenimenti che poi si avverarono, la popolazione fece
solenne promessa qualora fosse preservata dagli orrori che incombevano:
l° Di celebrare come festa votiva il 2 di febbraio.
IlO Erigere la casa della Dottrina cristiana.
IlIo Celebrare una missione al popolo.
A questa promessa tutti si sentono moralmente impegnati. Si è gia predisposto per la sacra missione tutta la parrocchia.
Complessivamente la vita parrocchiale si svolse regolare anche nelle feste. Le messe furono celebrate con orario anticipato dal gennaio all'aprile del
1945, sempre però nella chiesa arcipretale. L'unica domenica, in cui non si udì
la voce della campana e nella quale si celebrò quasi furtivamente una sola
santa messa, fu la domenica 24 settembre 1944, durante la settimana di passione per questo paese: la settimana, ormai famosa, del rastrellamento del massiccio del Grappa.
Parte morale
l° SFOLLATI
Durante il periodo della guerra Solagna, nonostante le sue ristrettezze, accolse un certo numero di sfollati.
a) Anzitutto ritornarono dalla Francia nel periodo dal 1939 al 1942 circa
una decina di famiglie emigrate da parecchi anni, prevalentemente nell' Alta
Savoia. Tutte più o meno risentirono nella morale e nella pratica religiosa.
b) Più tardi rientrarono altre famiglie che, partite da Solagna alcune decine di anni prima, si erano stabilite nei boschi della Croazia dove vivevano
dei lavori del carbone. In tutto 32 persone.
c) Il vero periodo di sfollamento verso queste pIaghe del Bassanese e di
Solagna si ha nei primi mesi del 1944. Notevole numero di famiglie sinistrate e
talvolta ridotte nella miseria da uno stato di notevole agiatezza venivano a rifugiarsi nel nostro paese soprattutto dalla costa della Dalmazia e particolarmente
da Zara in seguito ai bombardamenti che distruggevano quasi completamente
quella città. Altre famiglie di poveri operai arrivarono da Mestre, Marghera,
Padova, Vicenza. Altre ancora dalla Toscana e fin dalle Puglie. Verso la Pasqua
del '44 il numero degli sfollati toccò il massimo: 300 persone. Prima che la
guerra finisse, non poche di queste famiglie lasciarono Solagna per paura che
anche i nostri paesi dovessero subire le tristi conseguenze del flagello sterminatore
e anche per la continua minaccia di bombardamenti fin dal principio del '45.
-170-
IlO
PRIGIONIERI
La nostra parrocchia durante questa guerra contava ben 245 dei suoi figli
in armi. Alcuni, sette in tutto, rimasero dispersi in Russia tra la fine del 1942 e
l'inizio del 1943. Di essi mai nessuna notizia. Altri, una decina, restarono prigionieri degli inglesi che occupavano una dopo l'altra le nostre colonie d'Africa. In seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943 la massima parte dei nostri
giovani veniva internata in Germania. Circa 50 riuscivano a rientrare nelle
loro famiglie. Alcuni richiamati alle armi con le classi 1925 e 1926 riprendevano la vita militare e per la maggior parte furono mandati in Germania. Complessivamente 180 solagnesi dovettero assaporare il pane dell'esilio: nei campi di concentramento, nei lavori forzati delle miniere, in mezzo a continui
pericoli, non ultimi gli infernali bombardamenti aerei in tutta la Germania.
Finora ne sono tornati circa 50. Di parecchi altri sono giunte notizie dirette
dagli stessi internati. Si ebbe solo di uno l'annunzio di morte. (Costa Giovanni
di Giovanni sarebbe morto, secondo quanto riferisce un compagno, in un ospedale militare della Germania il dicembre scorso). Assieme ai prigionieri, da
ricordarsi i lavoratori andati in Germania da alcuni anni e trattati nell'ultimo
periodo della guerra come prigionieri. Erano 9 ; 5 sono già tornati.
IlIO
INTERNATI
Con questa parola noi vogliamo intendere più patiicolarmente quelli che
per ragioni politiche, vere o presunte, furono mandate dai nostri paesi nei terribili campi di concentramento di Germania. Fra questi, due donne: la signora
Todesco Maria di Ernesto e la figlia Todesco Ester di Giovanni. Le due innocenti non mandarono più notizie dal giorno del loro arresto 21 settembre 1944,
primo giorno del famoso e tremendo rastrellamento del Grappa.
IV
O
POVERI
Senza numero sono andati crescendo nel periodo bellico coloro che la guerra
ha impoverito o che per la guerra hanno tremendamente sofferto. Quanti i
poveri di Solagna? Non lo sappiamo precisamente dire. Quindici, coloro che
vanno a chiedere la carità alle porte delle case. Una decina, le famiglie che per
le disastrose condizioni determinatesi per la guerra ebbero assoluto bisogno di
assistenza.
Danni morali
Nella tristezza dei tempi cha abbiamo vissuto, rammarico profondo per chi
sente la responsabilità delle anime fu soprattutto il venir meno nel popolo cristiano del più genuino spirito del Vangelo. Alla carità e alla concordia tra i
fratelli sono stati inferti colpi fatali. Anche in mezzo a noi si è sofferto e non
poco. Una doppia corrente di pensiero si è venuta determinando specialmente
negli ultimi anni di guerra. Di fronte ai seguaci di quell'idea che in venti ani ha
rovinato la nostra patria, rimasero irremovibili i pochi che per la fedeltà alloro
-171-
pensiero avevano molto sacrificato e sofferto. Questa divisione degli spiriti
portò facilmente un rincrudimento di odi e di rancori tra famiglie, talvolta
dello stesso sangue, con quali conseguenze per la vita religiosa del paese tutti
possono immaginare. Così si praticarono delazioni e lo spionaggio diventò
l'arma vile non solo di uomini nequissimi passati in mezzo a noi, ma anche dei
fratelli di questa terra. Questa la grande piaga che al paese portò dolori e lutti
senza numero. Il contrasto di queste correnti si pronunciò vorrei dire ancora
più crudamente quando all'epilogo della guerra già antichi rancori malamente
repressi ebbero espressioni quasi violente. La gente però, che in fondo ha ancora fede, poté essere dominata dalla voce della verità e della carità evangelica. Così in mezzo a noi, nonostante tutto, non si ebbero fatti di sangue.
PERICOLI IN PARROCCHIA
L'allentamento del senso del dovere per quanto riguarda la necessità del
lavoro. Questo per una duplice ragione. Prima di tutto la separazione forzata di
tanta gente dalle abitudini familiari e dalle proprie fatiche quotidiane, mentre
gran parte era costretta ad ingaggiarsi nella Todt dove non si lavorava, ma si
poteva talvolta guadagnare e vivere a ufo. Inoltre fonte di insperati guadagni si
presentò in questa zona il traffico del tabacco. Non si parla del coltivatore che
talvolta realizza guadagni veramente considerevoli; ma di coloro che portano
il tabacco in altri paesi e fanno guadagni veramente sorprendenti. Questo modo
di vivere si è presentato naturalmente molto più facile, ingenerando ripugnanza per tutto quello che domanda sacrificio e rinuncia. Non parliamo della piaga del mercato nero che anche qui ha avuto la sua parte con danni morali
irreparabili per quelle famiglie dove viene praticato, particolarmente nei figlioli che crescono viziati anche per l'abbondante denaro, fomite delle più
cattive tendenze.
Rimedi usati: la costante deplorazione di tali abusi e di tali ingiustizie. E
soprattutto lo sforzo di formare una vera coscienza, illuminando quelli che
potessero essere esposti a simili tentazioni.
RASTRELLAMENTI, TERRORISMO, RITIRATA
Nessun bombardamento ha mai colpito il territorio di questa parrocchia,
nessuna bomba in tutto il lungo periodo della guerra. Questo fatto ha veramente del prodigio, tanto più evidente quando si considera la posizione assai critica di Solagna, alle soglie della Valsugana, attraversata dalle grandi vie di comunicazione che mettono al Brennero, e per di più zona di fortificazioni belliche,
mentre dall'ottobre del '44 ben 1200 operai vi lavoravano a scavare trincee,
camminamenti, specie lungo la strada eccetera. Nessuna offesa aerea dunque
al nostro paese, neppure nei giorni della ritirata, quando gli avanzi dell'esercito tedesco passavano in precipitosa fuga per questa valle per quattro giorni e
quattro notti ininterrottamente.
Ciò nonostante non mancarono i sacrifici nemmeno per il nostro paese.
Anzitutto la tristissima settimana del rastrellamento del massiccio del Grappa
(21 - 28 settembre 1944). Tutti gli uomini dai 15 ai 65 anni chiusi quali ostag-
-172-
gi nelle sale del Municipio dove accorrevano .le donn~ a portare il necessario
per vivere nella sola ora che era loro ~onsen!Ito. L~ VIta del paese co~pleta­
mente paralizzata per lo stato d'~ssedI~ che ImpedIva ~ualunque movI:nent~
alla popolazione civile, mentre Il copnfuoco era con~m~o. Intant.o. su,~ Colli
Alti e su tutto il massiccio del Grappa si svolgeva "l aZIO~e pumtI:'~ ?ell~
forze nazi-fasciste equipaggiate quasi per una vera ~att~gh~. Per pIU .gIOrnI
vedemmo sollevarsi il fumo denso delle casare e deglI abltun C?~ ~r~cl~vano
sulla montagna. Solagna deve lamentare ci~ca 20 case c?n fi~ml~ n~lem b~­
ciate. Non si tratta di povere malghe, ma dI vere e p~opne ~bI~aZl~~l. Tutto Il
bestiame disperso e circa 200 mucche perdute. Ma Il sacnficiO pIU. grave fu
quello delle vite umane stroncate. Sul Grappa cadeva combattendo Il comandante della Brigata "Libera Italia", capitano "Giorgi", ossi~ il nostro p.a~oc­
chiano dott. Ludovico Todesco di Giovanni, capo del mOVImento partIglan?
della zona94 . Tre mesi prima a Padova era caduto vittima per ~a stessa causa 11
dott. Mario Todesco, professore nel Liceo di Padova, figlio del prof~ssor
Venanzio, libero docente all'Università di Padova, pure di Sol~gna95. !nsleme
con il "Giorgi" un altro giovane di Solagna tro.v~va la ~orte. E mtanto. m paes.e
cinque persone, tra cui il commissario prefettI.ziO, vemva.no portate Via e fUCIlate a Carpanè. Tutte le salme di questi caduti furono pnvata~ente ~o~ate al
cimitero di Solagna senza nessun segno e se~za nessu~a funziOne religiOsa. Il
sacerdote potè solo benedire le loro salme pnma che dIscendessero nella t0!llba. Nel primo giorno del rastrellamento la mamm~ e la sorell~,del dotto LudoVlC~
Todesco erano arrestate e portate via senza che SI potesse ~IU saper nulla. Altn
rastrellamenti, altri giorni tristissimi si succedevano per Il nostro paese, p~­
tremmo dire, ininterrottamente per tutto l'inverno. Soprattutto dove~mo S~bl:
re l'azione malvagia di uomini pessimi che tramavano nell'ombra m ~anm d~
questa gente. Così si giun~e al ~enna~o del' 45 qua~do a c.ol~are la mIsura del
timori e delle sofferenze SI aggIUnse Il terrore d~ll~ m~urs~on.I a~ree: fortunatamente senza conseguenze per noi. E si venn~ m.giOrm ultImI dI apnle, sempr~
più tristi anche per i feroci bombardamenti dI Bassano del Grappa. Ormm
l'epilogo della grande guerra era imminel!te. ~ ce .ne .accorgemm<? quando
sulla strada nazionale le truppe in grande dlsord~ne nsa.hvano le valli verso ~e
proprie terre. Così per quattro giorni ..La domemca 29 Il p~ese fu occ,upato I~
gran parte da reparti di SS tedesche. SI ebbe qualche fatto dI sop!affazIOne e dI
violenza. Caso fra tutti raccapricciante, la morte del ventenne Dmo Todesco fu
94 Su Ludovico Todesco, capitano "Giorgi", GIOS, Resistenza, parrocchia e societ~, p. 61,
196, 215, 217; ulteriori elementi, anche bibliografici, in P. GIOS, U~ pastor~ nel ~ortlce della
guerra' l'arciprete di Crespano don Ferdinando Galzignan, In Il 50 della bberazlOne nel Padovan;, a cura di T. MERLIN, Padova 1995, p. 159-196; IDEM, Il diari? di gu~rra del capp~llano
di Borso don Antonio Corsato (8 settembre 1943-2 maggio 1945), In Studi di storl.a relzglOsa
padovana dal Medioevo ai nostri giorni. Miscellanea in onore di mons. Ireneo Damele, a cura
di F. G. B. TROLESE, Padova 1997, p. 423-429.
.
.
95 Mario Todesco fu ucciso il 29 giugno 1944: il cadavere fu trovato In VIa E~anuele
Filiberto, davanti al Palazzo della Borsa: GIOS, Un vescovo tra nazifascisti e partigiam, p. 50,
56-57,84
-173
Vittorio, torturato e ucciso la domenica stessa dai tedeschi davanti agli occhi
della madre quasi impazzita dal dolore. Fu il primo sangue versato. Verso sera
della stessa giornata un buon vecchio tornava verso casa dalla chiesa e fu
colpito da una raffica di mitraglia. Moriva durante la notte. Mattina di sangue,
quella seguente. Gli ultimi gruppi di guastatori e di gente malintenzionata si
erano rintanati lungo le strade e nelle case. Intanto i partigiani erano usciti
dalle loro tane con l'ordine di agire per stroncare qualsiasi tentativo nemico.
Nella sparatoria che ne seguiva intorno al Cornon cadevano quattro dei coraggiosi e nel tempo stesso un padre di famiglia veniva ferito mortalmente, mentre stava a guardare cosa accadesse. Intanto da Campese giungeva il suono
festoso delle campane che annunciavano la liberazione. Verso le dodici, ecco
il primo automezzo americano. Anche le nostre campane suonano a festa. Ma
la giornata si chiudeva con altre ferite, con altri lutti inconsolabili. Il numero
delle vittime del rastrellamento e della ritirata è di 14 persone; inoltre 3 dispersi del rastrellamento.
Parte materiale
OPERE ESEGUITE IN PARROCCHIA
La gradinata prospiciente la nostra chiesa arcipretale sta per essere completamente rifatta. Essendo i gradini vecchi di pietra bianca che non resiste
troppo a lungo, lo stato generale della stessa gradinata si presentava sempre
più in disordine. Fin dall'anno scorso si otteneva l'autorizzazione della curia
vescovile di Padova che ne permetteva il rifacimento completo. Il lavoro non
potè essere eseguito subito per il succedersi degli eventi e per la mancanza
assoluta di mano d'opera. Ora il materiale è pronto anche per l'offerta gratuita
di cemento che il locale municipio volle dare alla
chiesa. Per la fine di agosto si spera tutto sia terminato. L'ammontare della
somma nel lavoro stesso si aggira sulle 85.000 lire. Altro impegno cui ci si
accinge con entusiasmo è l'erezione dell'Asilo infantile, secondo la promessa
fatta dai fedeli di Solagna. La prima sottoscrizione ha portato alla somma di
lire 250.000.
Danni alla Chiesa
a) La nostra chiesa parrocchiale restò sinistrata nelle sue grandi finestre
per uno scoppio di polvere provocato da alcuni patrioti nella notte del 26 aprile 1945. Complessivamente un centinaio di vetri frantumati e le finestre di
larice gravemente scosse nella parte di mezzodì. Il danno si giudica di lire
70.000.
b) Più grave sfregio fu recato alla chiesetta di San Giovanni ai Colli Alti
durante il rastrellamento del Grappa (21 - 28 settembre 1944). Ebbe la porta a
tramontana sfondata, la biancheria dell' altare e della messa tutta distrutta, i
vasi sacri profanati e il calice spezzato. Gli altri oggetti della chiesa furono
-174
trovati in gran disordine e raccolti pietosamente dai malghesi che visitarono
per primi la loro chiesa violata e deserta. Danno complessivo: lire 18.000.
Danni alla canonica o edifici parrocchiali
a) La canonica di Solagna non subì danni di rilievo. Solo alcuni vetri per
il valore di lire 2.000 (scoppio della polvere del 26 aprile 1945).
b) Più danneggiata la sala parrocchiale delle associazioni, nel suo arredamento e nelle sue finestre, da reparti fascisti partecipanti al rastrellamento del
Grappa. Complessivamente: lire 7.500.
c) Completamente depredata e distrutta la suppellettile della piccola
canonica dei Colli Alti, essa pure durante il rastrellamento del Grappa. I danni
arrecati raggiungono lire 18.000.
EDIFICI ECCLESIASTICI OCCUPATI
La piccola casa davanti la chiesa, appartenente alla chiesa stessa, fu occupata dall'aprile del 1944 in poi da due famiglie di sfollati da Zara. La povera
abitazione fu messa a disposizione dell'autorità comunale a favore di soli bisognosi e fu subito informata la curia vescovile. Come è evidente, non si percepisce nessuna rendita. Le condizioni dello stabile restano come prima assolutamente meschine.
DENUNCIA DEI DANNI
Di tutti i danni sopraddetti fu fatta regolare denuncia alle competenti autorità per la somma di lire 106.290.
RIPARAZIONI ESEGUITE
Provvisoriamente si fecero chiudere le finestre della chiesa in attesa di
mettere le nuove vetrate.
Parte personale
Durante il rastrellamento del Grappa il clero della zona dovette subire profonde umiliazioni. Il cooperatore di Solagna, don Luigi Dall' Armi, fu costretto a seguire la sorte degli uomini rinchiusi quali ostaggi nei locali del municipio, senza potervi uscire se non alla fine del rastrellamento. Con lui c'era pure
il chierico Secco Dino. L'arciprete invece dovette restarsene rinchiuso in
canonica, donde usciva la mattina per celebrare furtivamente. La chiesa rimase chiusa per due giorni e privata del Santissimo Sacramento, che era stato
portato nella cappella delle suore. La condotta dei sacerdoti, per grazia di Dio,
si mantenne sempre quale si conveniva ai ministri di Dio, vindici dei diritti del
Vangelo e pastori delle anime. Nonostante la nostra debolezza, ci sentimmo
tanto forti della fortezza divina; e nelle contingenze più tragiche ci sosteneva
-175
validamente una piena fiducia in Dio, che è Padre, e il pensiero della Madre
dolcissima, alla quale ci eravamo solennemente consacrati con tutta la parrocchia e dalla quale aspettavamo protezione e salvezza. E non fu invano. Il cantico
delle anime fedeli è tuttora: "La Madonna ci ha salvato".
N.B. Queste note riguardano più particolarmente gli ultimi due anni, precisamente dal settembre 1943 in poi, data in cui il relatore si trovò a reggere
questa parrocchia96 •
Solagna, 26 luglio 1945
STONER DI ENEGO
Parte morale
A) Non vi furono sfollati; invece si contarono 26 prigionieri; 2 internati politici; 33 poveri suddivisi in 7 famiglie.
a)
Per sollevare le famiglie povere ed altre indigenti, nel 1944 mese
di luglio, fu istituito l'ufficio caritativo il quale raccolse e distribuì lire 1.520. Si sentì solo nel 1944 il bisogno di tale ufficio,
ma in settembre ne cessò il bisogno essendosi iniziati in curazia
dei grandi e lucrosi lavori di fortificazioni.
b)
Per i prigionieri furono istituiti due giorni (giovedì - sabato) di
speciali preghiere in chiesa con buon risultato; la parte loro materiale veniva curata dai famigliari stessi mediante l'invio di pacchi ove era possibile.
c)
Per gli internati, si fecero ricerche da parte del curato e loro famiglie, con esito negativo.
L'arciprete don Bruno Bello
96 Don Bruno Bello fu nominato arciprete di Solagna nel settembre del 1943 in seguito alla
morte del predecessore' don Dionisio Artuso.
B) Non si sentì il bisogno di tenere speciali corsi di assistenza religiosa,
bastando allo scopo le ordinarie adunanze di chiesa, in cui si dava l'intonazione dell'ambiente: ciò sia alla domenica che al giovedì e sabato.
C) Non vi furono da lamentare danni morali provocati da pubblici
scandali, e neppure vi furon odi (la curazia era unita da un solo intendimento morale), così non vendette. Si deve invece lamentare la fucilazione
di un partigiano avvenuta la sera del 21 novembre 1944 in località Casa
Rona. Detto partigiano si chiamava Dal Molin Angelo Matteo fu Isidoro e
fu Lunardi Maria d'anni 22, abitante in via Lessi. Fu sorpreso in località
Bivio Dori, mentre usciva da Marcesina o dintorni - era accompagnato da
un suo compagno partigiano certo [Barbarossa] - da una compagnia di
rastrellamento russa tedesca. Nello scontro fu ferito al ventre e poi, per
essere interrogato, trasportato da un piccolo distaccamento a Stoner ove
dal tenente della Todt fu chiamato il curato che lo confessò ed assistette.
Verso sera poi improvvisamente dopo un breve interrogatorio fu fucilato
con una rivoltella alla nuca, mentre il sacerdote non poté avvicinarlo; ed al
mattino si sperava non venisse ucciso 97 • Si deve lamentare il furto di tre
capi di bestiame (non si sa chi incolpare; forse gente che aveva fame) e ciò
da maggio a giugno.
D) La curazia non venne esposta a seri pericoli nella fede con la propaganda di errori; solo la ignoranza di qualcheduno lo spingeva a bramare il
comunismo. Dissi per "ignoranza" perché si constatò che si credeva che per
esigere certi diritti bisognasse rivolgersi al comunismo come il solo capace di
Fig. 36 - Asiago, maggio 1945: da sinistra a destra: "Falco", "Giulio", "Ivan" e "Bull".
-176 -
97
L'episodio è narrato in GIOs, Resistenza, parrocchia e società, p. 252.
-177 -
darli, mentre anche il [partito] democratico cristiano è in grado di appagarlo, ed in secondo luogo perché volevano dimostrarsi contrari al fascismo.
Al presente la curazia potrebbe essere esposta al pericolo di un po' di comunismo o socialismo. Il pericolo mi pare lontano; per combattere queste
tendenze ed errori si fece una conferenza sulla Democrazia Cristiana e comunismo tenuta da padre Rocco Manna, passionista. Indi si tenne un po'
dopo un apposito discorso da padre Camillo passioni sta mentre spesso si
insiste nella predicazione e nella propaganda, a voce e per mani festini,
carte di propaganda, [sul] partito della Democrazia Cristiana, in modo da
far vedere ogni errore e tirare il popolo alla vera dottrina se fosse fuori o di
confermarlo in essa.
E)
Non vi furono bombardamenti, mitragliamenti o simili.
Parte materiale
A) Durante questo periodo fu portato a termine il campanile, incominciato nell'autunno 1939. Quando scoppia la guerra il campanile non è ancora
compiuto nello zoccolo. Dallo zoccolo in su si sono spese lire 57.866; 15 mila
in contanti senza contare la mano d'opera gratis dal popolo. Il campanile terminato nelle sue parti fu solennemente benedetto dal vescovo il 26 ottobre
194~ e nel 1944 - 45 furon pagati tutti i debiti della chiesa.
E in voto sottofirmato da n° [... ] famiglie, la costruzione della casa Dottrina-Asilo. In tutte son impengate n° [... ] giornate lavorative.
bosco al fine se vivo di amministrargli i sacramenti 98 , venne fermato dalla
comp~gnia di rastrellamento tedesco. russa ed accusato. d'essere in relazione
coi partigiani. Fu rilasciato libero per li benevolo e forte mtervento del comandante della Todt e della polizia tedesca.
[Stoner, senza data]
Il curato don Angelo Dalla Costa
98 Si tratta del "Barbarossa": suo nome di battesimo, Giuseppe Fontana (Gallo), nat~vo di
San Pietro Valdastico; un suo profilo in L. L. SELLA, Valdastico in quel tempo., Seghe di Velo
d'Astico 1997, p. 78-81. Nella Cronistoria, divers~mente che nella Rela~ione SI nota nel curato
di Stoner un senso di incertezza sulle scelte che, 111 forza del suo ufficIO pastorale, dovre,bbe
compiere. Lo smarrimento, la paura, il dubbi? emergono dalla s~essa narrazIOne che, se non,e u?
capolavoro di bello stile, esprime però le anSie, le procCUpaZI011l ch~ solo un ~r~te 111 cura d a11lme può capire: "Verso le ore 13,30 dello stess~ ~I, dubl~ando che I altro paI~tJgJan~ fosse ancor
vivo, il curato (accompagnato da tre della polIZia tre~t1l1a che. 111 segreto, S.I presto allo scopo)
andò verso i Dori ove allora si diceva essere l'altro fento; ma aI Don trovo II grosso del rastrellamento alla svolta della strada. Fu fermato, domandato dove andava, a cui rispose svelto con
restrizione mentale il sergente della polizia trentina. Quindi il curato ~ circ.o~da~o ed interrogato sui suoi rapporti con i partigiani, giacché (essi dicevano I tedeschl~ I partlgla11l ~ve."ano affermato di venire dal curato di Stoner. L'interrogatorio fu lunghetto, str1l1gente, ma li SI~ore protesse il curato il quale non tradì con le sue risposte né il suo mi?istero né la. patna né altre
persone. Fu quindi rilasciato sotto la prol!lessa ch~ l' av~e?be~? Impiccato e bruCiata la canomca
e la chiesa se fosse risultata alcuna relaZIOne con I partlglam .
B) e C) La chiesa ha subito il danno della rottura di diverse anzi molte
lastre di vetro per il brillamento delle mine dalla polizia tedesca e Todt per
diroccare la casa antistante il campanile. Ciò avvenne negli ultimi giorni d'ottobre 1944.
D) La casa canonica e la chiesa furono lasciati costantemente liberi, quantunque vi fosse bisogno di locali.
E) e F) Fu fatta regolare denuncia della rottura delle lastre di vetro delle
finestre della chiesa. Intanto si è ricorsi al riparo dei danni più necessari.
Parte personale
La sera del 13 ottobre 1944 verso le ore 16 il curato, mentre usciva da una
casa in via Godenella Alta, ove era stato chiamato per assistere ad una moribonda, fu arrestato da una compagnia di fascisti, minacciato di morte e come
un malfattore condotto al comando, ove fu subito rilasciato da quella canea
anticlericale.
Verso le ore 1,30 pomeridiane del 21 novembre 44 il curato, mentre accompagnato segretamente da tre poliziotti trentini aggregati alla Wermacht si
recava in cerca di un partigiano che si diceva morto o scappato ferito per il
-178 -
Fig. 37 - Granezza, maggio 1945: don Angelo Dal Zotto con amici e familiari dei caduti sul luogo dell' eccidio.
-179 -
THIENE
Parte morale
A) Sfollati e profughi a Thiene dagli Abruzzi a da Napoli: nO 400. Profughi romagnoli: n° 96 in 37 famiglie. Tanto gli uni che gli altri furono ricoverati
e assistiti materialmente e anche religiosamente. Gli sfollati di Thiene durante
il periodo delle incursioni furono 800 in 175 famiglie. Trovarono ospitalità e
alloggio nei paesi vicini.
I prigionieri di Thiene in Germania nell'ultimo annno di guerra erano 450;
25 furono gli internati. Altri prigionieri durante la guerra si trovarono in Inghilterra, in America, in Africa, in India e in Russia. Dalla Russia non si potè
mai avere nessupa notizia.
Per i sinistrati di Thiene fu costituito un comitato che raccolse 150 mila
lire, indumenti e oggetti vari e provvide ai loro bisogni. Per i sinistrati di Padova furono raccolte e mandate alla Curia lire 10.010,500.
B) I profughi di altri luoghi residenti a Thiene ebbero l'assistenza religiosa con la messa, la dottrina per i fanciulli, la visita dei sacerdoti, specialmente nei casi di malattia. Gli sfollati di Thiene frequentarono la chiesa di
residenza provvisoria e i fanciulli, la dottrina. Qualche fanciullo che aveva
cominciato l'istruzione a Thiene, fece la prima comunione nella parrocchia di
residenza provvisoria.
Per comodità dei fedeli fu modificato l'orario delle messe festive, e nel
periodo delle incursioni si frazionò la dottrina portando la nei vari oratori e
in qualche casa di campagna. Durante gli anni di guerra si fece qualche
speciale funzione e qualche pellegrinaggio al vicino santuario della Madonna dell'Olmo.
C) Danni morali. Fu aperta dai tedeschi una casa di tolleranza e non
mancarono disordini provocati dalle truppe qui residenti, però non tanto
estesi. L'ambiente cristiano di Thiene era freno agli stessi disordini. Vi fu
l'omicidio del commissario prefettizio, dott. Mario Dal Zotto, a scopo politico da mano ignota99, qualche notevole rapina a scopo partigiano e vari
furti nel periodo della liberazione da individui approfittatori spacciatisi
per partigiani 100.
99 Esecutore dell'attentato fu Silvio Bassano; sulla vicenda GIOS, Resistenza. parrocchia e
società, p. 118, 137,263.
100 Nella Cronistoria si parla di una "audace rapina" compiuta il28 luglio 1944 ai danni
della Cassa di Risparmio di Thiene: "la mattina del 28 luglio il signor De Lorenzi, direttore
della locale Cassa di Risparmio, partiva in bicicletta con una buona scorta di denaro alla volta
di Chiuppano. Lo seguiva inavvertito un giovane sconosciuto, pure in bicicletta. Usciti dall'abitato di Thiene, lo sconosciuto con la rivoltella alla mano, intimò di consegnargli tutto il
denaro sotto pena di morte. Si parla di 70.000 lire. Ah! Thiene! Thiene! Col 28 aprile un
assassinio; oggi, 28 luglio, una rapina! Il tutto per opera di forestieri. Thiene è sempre stata
quieta e religiosa".
-180-
D) Nessuno pericolo riguardo alla fede, nessuna propaganda di errori;
c'è anche qui una corrente comunista e socialista, non però in prevalenza.
Appena sarà possibile, si farà una missione in grande stile.
E)
La parrocchia subì 16 bombardamenti e mitragliamenti.
l° bombardamento: 19 novembre 1944, con una vittima. IlO: 15 gennaio
1945, con un'altra vittima. IlIO: 6 marzo 1945. IVo: 7 marzo 1945, sempre
diretti alla stazione ferroviaria. Il 7 marzo furono gettati in grande quantità
spezzoni incendiari che provocarono grandi incendi ad una filanda, ad una
fàbbrica di duro lite e a varie case, sempre in vicinanza della stazione. 20
marzo 1945: contro l'antiaerea postata in campagna; restarono feriti 3 soldati russi addetti all'antiaerea. 21 marzo 1945: nei pressi della stazione con tre
vittime e demolizioni di varie abitazioni. 23 marzo 1945: contro la corriera
di Thiene - Lugo, senza vittime. 29 marzo 1945: di nuovo contro l'antiaerea, con due vittime e una ventina di feriti tedeschi addetti all'antiaerea. 27
aprile 1945: due giovani partigiani uccisi dai tedeschi e un nostro ottimo
giovane, che si recava nella vicina parrocchia di Sarcedo presso la famiglia
sfollata.
Parte materiale
A) Durante la guerra non fu eseguita alcuna opera. Subito dopo finita la
guerra i padri cappuccini iniziarono i lavori di ampliamento della Cappella
della Madonna a soddisfazione di un voto fatto durante la guerra. In parrocchia si iniziò la raccolta di offerte per la finitura del Duomo, che fruttarono
circa un milione. Si spera di iniziare presto i lavori.
B) La chiesa parrocchiale ebbe danneggiato il coperto da qualche scheggia di bomba (non però gravemente) e rotte le due vetrate a colori (istoriate)
nella cappella del Santissimo e alcuni altri vetri comuni.
C) La casa canonica e gli altri edifici parrocchiali hanno avuto qualche
scheggia sul coperto e rotti parecchi vetri.
D) Furono occupati: la sede delle Opere parrocchiali, che ha avuto gravi
danni dalle truppe occupanti, specialmente nei serramenti, nell'impianto luce
elettrica, nelle pareti e nei mobili; il teatro dell' Asilo infantile, meno danneggiato; il ricreatorio della Conca, con danni non gravi; il Collegio nella maggior
parte e metà del Seminario.
E) Fu presentata denuncia dei danni ai mobili della sede Opere parrocchiali per il valore di 135.000 lire. La denuncia degli immobili verrà fatta tra
breve, essendo il tempo utile fissato per il 31 dicembre, e non essendosi ancora
costituito il comitato locale per l'accettazione delle denuncie.
F) Si fecero intanto le riparazioni più urgenti; certo che occorreranno
centinaia di migliaia di lire.
-181-
TRESCHE' CONCA
Parte personale
Fu arrestato e trattenuto nella Casa di Pena per circa due mesi mons.
Zannoni, rettore del Collegio, per sospetto di favoritismo ai partigiani. Anche
il professor Danese del Collegio vescovile dovette allontanarsi per timore di
arresto lOI •
Nessun altro fu arrestato e molestato. Il clero rimase al suo posto e si prestò sempre con zelo e premura nei pericoli delle incursioni e nei bisogni dei
fedeli. Nel momento del trapasso con la sua opera e col suo intervento scongiurò il pericolo di un grave scontro fra i soldati tedeschi e della Mas e i partigiani, che avrebbe potuto provocare spargimento di sangue. E calmò l'eccitazione del popolo che domandava vendetta contro i fascisti. E così furono evitate ulteriori disgrazie.
Thiene, 31 luglio, 1945
L'arciprete mons. Angelo Faccin
101 Sull'attività resistenziale di mons. Antonio Zannoni e di don Giuseppe Danese, GIOS,
Resistenza, parrocchia e società, ad indicem; IDEM, Un vescovo tra nazifascisti e partigiani,
pure ad indicem.
Fig. 35 - Asiago, 9 maggio 1945: Grande Rogazione. I partigiani precedono la processione:
Pesavento Pasc, Dino Rigoni, Duilio Rigoni, Toni Rigoni Stern, Danilo Micheletto.
-182 -
Parte morale
A)
Il numero degli sfollati fu 25; dei prigionieri n° 40.
B)
Niente.
C) I patrioti hanno prelevato in paese due uomini, ritenuti spie e d'accordo coi nazifascisti 102.
102 "La persona che fu eliminata nel 1944 perché ritenuta responsabile di aver tradito i
prigionieri australiani nel novembre del 1943, si chiamava Panozzo Stanislao di Antonio, detto
Lao, e di Panozzo Costantina, nato a Tresché Conca il 16 dicembre 1909. Era sposato con
Panozzo Caterina di Giovanni, ed era padre di quattro figli. Non si conosce la data precisa del
decesso. Più che per il fatto di essere sospettato di spionaggio, ritengo che la sua sOlie sia stata
segnata da un evento di almeno undici anni prima. Non ritengo opportuno essere più specifico
anche perché ha del fatto pietoso [... l. La seconda persona, che fu eliminata per aver pronunciato
'parole fuori di posto' dopo aver scoperto in fondo alla Valdassa la carcassa del maiale mbato a
un suo parente, si chiamava Panozzo Pietro di Antonio, detto Lughetto, e di Panozzo Oliva, nato
il 7 dicembre 1885 a Tresché Conca. Vedovo ancora dal 1915 di Panozzo Margherita, padre di
un solo figlio (deceduto nel 1980 senza lasciare eredi), era vissuto per tanti anni in Germania ed
era rientrato in paese solo al tempo della seconda guerra mondiale. Assunto come guardiaboschi
dal comune di Roana, ebbe la sfortuna, oltre ad aver pronunciato le parole 'fuori posto', di saper
parlare fluentemente il tedesco. Fu cosÌ classificato, conseguentemente, come spia ed 'eliminato' nel 1944. Anche in questo caso non si conosce la data esatta della morte": lettera del 16
febbraio 2000 giuntami da Adelaide da parte di Virgilio Panozzo il quale in una precedente del
7 gennaio 2000 mi risponde sulla fine toccata allo sfollato da Fiume Giuseppe Gaudenzi (un
caso sollevato da Bruno Caneva e apparso in GlOS, Controversie sulla resistenza, p. 70). "Per
quanto riguarda l'accusa del Caneva circa la fine del 'fiumano Gaudenzio - scrive il Panozzo -, il
Caneva dimostra di conoscere o di voler ricordare assai poco. Il nome della persona arrestata il
pomeriggio del 30 agosto 1944 in Val Canaglia su segnalazione di una staffetta partita con
urgenza da Asiago, era Gaudenzi Giuseppe, nato a Temi e residente a Fiume. Assieme a lui e
mai arrestata, c'era (a quanto mi risulta) una sua 'giovane amica' e non la sua 'signora'. Fu
appunto questa 'signora' che, una volta arrivata a Vicenza, riportò il caso ai fascisti, causando il
rastrellamento e il panico del giorno dopo in contrada Fondi. Le uniche cose di un certo valore
trovate nei suoi bagagli furono un quadro in rame della testa di Musso lini, un pugnale, liste di
nomi di renitenti, un mitra di misura ridotta, quasi nuovo, con grande quantità di munizioni
(quel mitra fu compagno inseparabile di Spiridione fino alla fine del conflitto), una pelliccia e
indumenti personali. I gioielli dei quali parla il Caneva non sono mai esistiti. I resti del Gaudenzi
furono' scoperti' in Val di Barco dal maestro Guido Azzolini in passeggiata con gli alunni della
sua scuola di contrada Dosso. Il posto gli era stato indicato da Spiridione (suo compagno d'armi
in Francia nel 1940) prima della sua partenza per l'Australia il 19 marzo 1950. Una volta che i
suoi resti furono ricomposti nella cella mortuaria del cimitero di Tresché Conca, le autorità
invitarono quanti avessero qualche informazione a comunicarla ai carabinieri di Canove per
aiutarli a identificare la salma e a informarne i parenti. Fui l'unico a presentarmi in caserma.
Dopo pochi giorni arrivarono in paese i familiari che ripartirono in giornata con la salma. Mi è
stato segnalato che, quando fu aperta l'inchiesta presso il tribunale di Bassano del Grappa, gli
unici ad essere citati a comparire furono il parroco del paese, don Ernesto Vialetto, ed il fruttivendolo Scapin Florindo, due persone che del caso avevano conoscenza solo per 'aver sentito
dire'. È innegabile che il periodo del partigianato fu un periodo nel quale ci fu chi approfittò per
farsi 'giustizia', mascherando i fatti per farli apparire come atti guerra".
- 183-
D)
Non ci furono errori o superstizioni.
E)
Niente.
Parte materiale
A) Fu eseguito un altare nell'Asilo infantile dedicato ai caduti di questa
guerra. La spesa si aggira sulle 20 mila lire.
B) No.
C)
No.
D)
No.
E)
No.
F)
No.
Parte personale
Il contegno del clero fu buono.
Nella ritirata tedesca furono uccise il 27 aprile 5 persone del paese e fu
fatta rappresaglia su lO persone, uno dei quali rimase vivo per miracolo 103 •
Tresche' Conca, [senza data]
Il parroco don Ernesto Vialetto 104
VALLE SAN FLORIANO
Parte morale
A. Sfollati nO 50, assistiti con mezzi ordinari.
C. Durante l'autunno 1944 si verificarono alcuni casi di rapina a mano
armata da parte di sconosciuti mascherati.
Il 29 aprile 1945 gruppi isolati di tedeschi in fuga trucidavano due vecchi
coniugi e una loro figlia sposata con una sua bimba. Nella guerriglia ingaggiata tra patrioti e tedeschi trovarono la morte tre padri di famiglia.
E. Nessun bombardamento durante tutto il periodo di guerra; solamente
nell'ultima giornata, cioè il 29 aprile 1945, alle ore 6 circa, otto aerei inglesi
apparsi improvvisamente nel cielo di questo paese si abbassavano a mitragliare, incendiare due macchine che da Marostica trasportavano viveri e munizioni tolte alle truppe fasciste arresesi durante la notte. Nel doloroso incidente
rimaneva gravemente ferito un giovane ventiduenne che, trasportato all'ospedale, vi moriva due giorni dOpO l05.
Parte materiale
D) Due stanze della casa canonica furono occupate per uso alloggio da
quattro sergenti della Decima flottiglia MAS, dallO marzo al 20 aprile 1945.
Nessun danno ai locali, ma nessun compenso fu corrisposto.
F) Dai fondi beneficiari furono asportati per conto della OT 250 quintali
di legname d'opera. Nessun risarcimento. Fu fatta regolare denunzia all'ufficio imposte di Marostica per la somma di lire 50.000.
Parte personale
Nulla degno di menzione. Contegno del clero sempre e in tutto consono
alle difficili circostanze dell'ora 106 •
[Valle San Floriano, senza data]
[Il parroco don Giuseppe Benetti]
103 Il testo della Cronistoria parrocchiale sull'eccidio è già apparso in GIOS, Resistenza,
parrocchia e società, p. 361-362.
104 Don Vialetto era entrato a Tresché Conca 1'8 gennaio 1943 come vicario economo in
sostituzione di don Mario Boaga, trasferito a Veggiano. Prese possesso della parrocchia il 23
maggio 1943, dando - almeno a guardare la Cronistoria - poca importanza ai fatti politici del
momento.
184 -
105 L'episodio con il nome delle vittime è già stato narrato sulla base della Cronistoria
parrocchiale da GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 392-393.
106 Di un certo interesse il giudizio espresso dal Benetti nella Cronistoria alla fine del 1943
sulla situazione in parrocchia: "Il 1943 fu caratterizzato da avvenimenti sensazionali e dolorosi
per la patria nostra: la sfortunata campagna d'Africa; passaggio delle redini del governo da
Mussolini a Badoglio il 25 luglio; armistizio dell'Italia con le nazioni alleate [... ]; 1'8 settembre.
I fatti che seguiranno questa ultima data furono addirittura leggendari e catastrofici e resero
ancora più critica la situazione della nazione e più angosciata e trepida la vita dei cittadini. La
guerra, che dura ormai da più di tre anni con un furore sempre crescente e allargando sempre più
la cerchia delle restrizioni, delle privazioni, delle distruzioni, dei dolori, dei lutti e degli orrori,
non ha valso purtroppo ad aprire gli occhi degli uomini e a indurii a riconoscere nella guerra un
vero flagello di Dio. Anche in mezzo al così detto buon popolo sono pochi quelli che la considerano dal punto di vista cristiano. Di conseguenza, come dappertutto, anche in questa parrocchia
poco o nessun risveglio nella fede, nessun emendamento nei costumi e si è costretti a lamentare
poca serietà e pochissima conversione dell'ora che si vive. Le migliorate condizioni finanziarie,
la grande facilità di guadagnare, la non mai abbastanza deprecata piaga del così detto 'mercato
nero' hanno ingenerato nel cuore di non pochi la smania del denaro. Sicché si potrebbe quasi
dire che oggi la preoccupazione maggiore di molti è l'interesse".
-185 -
VALSTAGNA
Parte morale
A) Circa 250 persone, quasi tutte sfollate da Zara Dalmata, risiedono
nella parrocchia di Valstagna. Vennero nell'aprile - maggio dell'anno 1944.
L'arciprete con le autorità locali si adoperò per trovare alloggi e per ogni
forma di assistenza. Andò loro incontro distribuendo ai più bisognosi lire 10.000,
prelevate in parte dalla cassa del cinematografo e in parte raccolte presso buone e caritatevoli persone del paese. Gli sfollati si trovano ancora a Valstagna,
non essendo loro possibile per ora far ritorno a Zara.
l prigionieri e gli internati sono circa 150. Un buon numero di loro ha già
fatto ritorno in famiglia. Di molti altri non si hanno ancora notizie.
Per poter aiutate i poveri della parrocchia, una trentina, quasi tutti vecchi
ed inabili al lavoro, l'arciprete istituì la San Vincenzo. Gli iscritti si radunano
mensilmente in canonica, s'adoperano per raccogliere denaro ed altri generi,
come vestiario, presso le persone più abbienti del paese. Ai poveri di Valstagna,
nel periodo del luglio 1944- giugno 1945, vennero distribuite dalla San Vincenzo oltre 20.000 (ventimila) lire. I più miserabili ricevettero inoltre, e ricevono tuttora, un piatto di minestra, tre volte alla settimana, dalI'Asilo parrocchiale di Valstagna.
B) Per gli sfollati si tennero due funzioni religiose con prediche, in occasione della festa di San Simone protettore di Zara (7 Ottobre) e di Santa Anastasia.
I;'urtroppo gli zaratini hanno una fede tutta propria che rasenta la superstizione.
E diffIcile poter far loro un po' di bene, essendo di costumi rilassati.
Ai prigionieri rimpatriati l'arciprete tenne un triduo in occasione della festa di san Luigi. Con quelli che man mano rientrano in patria l'arciprete prende contatti personali, interessandosi dei loro bisogni.
C) Fra i danni morali, si deve lamentare la diffusione del nudismo, specialmente nei giovani. Fu importato dagli zaratini e dai tedeschi. Nonostante i più
forti richiami in chiesa e lungo le strade ogni qualvolta si presentava l'occasione, il nudismo è penetrato anche in famiglie che vorrebbero essere cristiane.
Altra importazione degli sfollati zaratini sono i bagni lungo il Brenta, fatti
anche promlscuamente. Contro simili vergognose ostentazioni si ricorse alle
a~torità e non rare volte i bagnanti furono fatti scappare a sassate dalla popolaZIOne.
D) Veri e propri pericoli contro la fede non ve ne furono. Presentemente
alcuni comunisti rimpatriati dalla Francia fanno un po' di propaganda contro
i preti e quelli che vanno in chiesa. Ma dalla popolazione non sono per nulla
ascoltati.
E) Il giorno 7 febbraio 1945 alcuni caccia si buttavano in picchiata come
falchi nella Val Brenta mitragliavano i vagoni e gli operai che lavoravano nei
pressi della stazione Carpanè - Valstagna. Fortunatamente non si ebbero a
lamentare vittime.
-186 -
Il 23 febbraio 1945 altri caccia americani sganciavano 6 bombe sulla vicina
stazione di Carpanè. Molto fu lo spavento, ma a Valstagna non si ebbero vittime.
Da allora la popolazione cominciò a sfollare dal paese e a rifugiarsi nelle
grotte e caverne della montagna.
Parte materiale
A) Nessun lavoro di qualche entità e importanza fu eseguito in chiesa e
neppure negli edifici ecclesiastici durante il periodo della guerra.
B) Il 23 febbraio 1945 la chiesa di Valstagna subì dei danni ai finestroni
per lo spostamento d'aria provocato dallo scoppio delle bombe. Tre finestroni
fuorono sventrati ed i vetri comuni andarono in franttlmi. Gli altri finestroni
furono spostati. L'entità del danno fu denunciata al Genio civile di Vicenza per
l'ammontare di lire 30.000.
C) In detta incursione 27 lastre di vetro della casa canonica di metri 0,42
per 0,90 andarono rotte. E così pure all' Asilo parrocchiale andarono a pezzi 30
lastre di vetro di metri 0,55 per 0,48. Il danno fu denunciato al Genio civile di
Vicenza per una somma di lire 20.000.
D) Due vani della canonica situati a pianterreno sono stati occupati da
una famiglia di zaratini, che vi abita tuttora.
E) Dei danni sofferti dalla chiesa e dagli edifici parrocchiali fu fatta regolare denuncia prima al Genio militare di Vicenza, poi al Genio civile per una
somma di lire 50.000. Ma nessun risarcimento fu finora ottenuto.
F) Due finestroni e mezzo della chiesa furono chiusi completamente con
delle tavole; gli altri, sistemati con dei ritagli di vetro. Così pure le finestre
dell' Asilo. Per tali lavori fu spesa la somma di lire 20.000 prelevate rispettivamente dalla cassa della chiesa e dell'asilo.
Parte personale
Grazie a Dio l'arciprete don Oliviero Licini ed il cappellano di Valstagna
don Ubaldo Zanettin non ebbero a subire vessazioni di sorta, nonostante il
grande contributo portato segretamente alla causa dei partigiani 107. Soltanto un
107 Più esplicite le affermazioni contenute nella Cronistoria parrocchiale: "Vicende partigiane. I primi gruppi partigiani che popolavano le nostre montagne incominciarono a formarsi
nella primavera del 1944. Il cappellano don Ubaldo Zanettin si è portato fra loro per la confessione e comunione pasquale. Tutti con serietà e devozione hanno ricevuto i sacramenti. I sacerdoti con grave pericolo della vita si sono tenuti in continua relazione. Alla notte la canonica era
sempre aperta per ricevere questi giovani ricercati e venivano indirizzati perché niente venisse
commesso che compromettesse essi stessi e la popolazione". Essendo entrato in parrocchia il17
febbraio 1944 al posto di don Vittorio Fabris, trasferito a Fratte, don Licini non accenna alla
uccisione del parrocchiano Antonio Faggion, colonnello repubblicano, avvenuta il 26 dicembre
1943 da parte della formazione partigiana di Fontanelle di Conco. Sulla vicenda, GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 68-69, 82-83, IDEM, Controversie sulla resistenza, p. 23.
-187 -
mese prima della liberazione, avendo i partigiani danneggiato il ponte di
Valstagna, portati via gli ufficiali repubblicani che facevano la guardia, un
soldato della Brigata nera di Bassano avvertiva l'arciprete di fuggire perché
dal comando delle SS di Bassano era stata decisa la fucilazione di dodici persone di Valstagna, compreso l'arciprete, quale rappresaglia per quanto avevano fatto i partigiani. L'arciprete, mentre gli altri undici si eclissavano, rimaneva al suo posto, fidando in Dio e nel precipitare degli avvenimenti. Di fatti la
rapida avanzata degli alleati mise in fuga tedeschi e fascisti e il30 aprile 1945
alle ore 17 Valstagna salutava le prime truppe liberatrici.
Valstagna, 31 luglio 1945
L'arciprete don Oliviero Licini
ZANE:
A. Sfollati. I primi si fecero vedere nell'autunno del 1942; pochi prima,
poi andarono aumentando tanto che Zané, piuttosto scarsa di ambienti, poté
ospitare, specie dopo il bombardamento di Thiene, 79 famiglie con 355 anime
venute da vari luoghi e cioè:
Thiene
làmiglie 54
Schio
"5
Vicenza
"4
Este
"1
Sarcedo
"l
Marano Vicentino
"
2
2
Verona
l
Mondaino (Forlì)
"
1
Bolzano
"
1
lesi (Ancona)
"
l
Napoli
"
Siena
l
"
Veglia, isola
5
"
Zara
5
"
con
con
con
con
con
con
con
con
con
con
con
con
con
con
Prigionieri della parrocchia sono
Gli internati in Germania
I dispersi in Russia
I lavoratori in Germania sono
I caduti in guerra
I poveri del paese sono soltanto
lO.
94.
15.
9.
8.
6.
254
14
15
7
2
8
t1
4
4
4
4
2
28
3
persone
persone
persone
persone
persone
persone
persone
persone
persone
persone
persone
persone
persone
persone
Appositi comitati lavorarono raccogliendo indumenti, generi e denaro, inviando pacchi ai lontani ed aiutando i bisognosi vicini. In particolare i sacerdoti tennero larga corrispondenza con l'ufficio informazioni vaticano; sostennero il comitato della Croce Rossa ed ai poveri e sfollati come anche ai meno
abbienti poterono passare talora gratis o a modici prezzi frumento e granoturco,
pane ed elemosine. Furono inoltre raccolte in due giornate della carità e spedite totalmente in curia lire 11.750.
B. Assistenza religiosa. Furono fatti tridui di predicazione con pellegrinaggi alla Madonna dell'Olmo più volte, conferenze ed istruzioni per categoria e poi tutte le pratiche e funzioni straordinarie raccomandate dal nostro vescovo e si poterono compiere come nei tempi normali il mese di maggio, il
perdon d'Assisi, i Morti, processioni, adunanze e conferenze alle singole associazioni e confraternite, eccetera.
Fig. 36 - Asiago, 9 maggio 1945: Grande Rogazione. Il cappellano
don Angelo Dal Zotto celebra al Lazzaretto.
·188 -
C. Danni morali lamentati. Scandali pubblici, per grazia di Dio, nessuno. Però aumentarono gli amoreggiamenti liberi, la frequenza ai cinematografi di Thiene, peggiorò la moda femminile e purtroppo anche la moda maschile
(calzoncini alla tedesca e magliette indecenti). Parlando e pregando, in pubblico e in privato, si è ottenuto parecchio dai giovani, ma ben poco dalle ragazze.
-189 -
Ci furono in paese due furti piuttosto gravi provocati quasi con certezza da
vendetta personale.
Un rastrellamento partigiano ci portò in Germania due ottimi giovani di
Azione cattolica. Anche Zané poi pagò il suo contributo di sangue: sei nostri
giovani furono uccisi dai tedeschi in ritirata. Di questi, tre ad Arsiero furono
obbligati a scavarsi la fossa e subito dopo fucilati. Morirono serenamente,
cristianamente, perdonando e desiderando il Paradiso 108 •
Lasciarono la vita nelle giornate della cosÌ detta liberazione anche otto
tedeschi-russi ad opera dei partigiani, che certo non si fecero onore anche se
tre di questi li fucilarono per rappresaglia alla strage di Pedescala, ove i tedesco-russi-repubblicani uccisero oltre ottanta persone 109 •
D. Pericoli ai quali la parrocchia fu esposta nella fede non si rilevano. Si
nota però freddezza spirituale in diverse famiglie dedite specialmente ai guadagni del mercato 'nero o rimpatriate dalla Francia. In complesso però bisogna
ringraziare Dio. Restarono in parrocchia i tedesco-russi per oltre cinque mesi
(dicembre 1944-maggio 1945) e la fede e i costumi non ne soffrirono danno. I
soldati anzi, pur diportandosi con prepotenza, in fatto di serietà si mantennero
sempre dignitosi. Propaganda aperta di errori, nessuno; qualche sproposito,
qualche accusa contro il clero e il papa, contro la religione, ma senza settarismo, come di passaggio .... Per questo quindi, come per la propaganda comunista, il pericolo è ben piccolo. Si è sempre messo in rilievo l'opera molteplice,
imparziale, santa del papa e di tutta la chiesa, sia in chiesa, sia spesso nelle
private conversazioni, con l'aiuto anche di buoni elementi dell' Azione cattolica e si sono ottenuti risultati consolantissimi.
E. Bombardamenti veri e propri la parrocchia non ne ha subito. Sono
cadute tre bombe di aeroplano ai confini; e tre spezzoni pure ai confini; due
mitragliamenti su camions e carriaggi, ma senza vittime né ferimenti.
Parte materiale
A. In parrocchia, durante il tempo di guerra e approfittando del momento favorevole, si sono compiute parecchie buone opere che si elencano:
l. Casa della Dottrina cristiana di metri 25 per 8. Manca soltanto della
tinta e di un modesto arredamento. È a due piani. Al primo c'è una spaziosa
sala-teatro; al secondo sei belle aule per l'insegnamento della Dottrina cristiana dei soli fanciulli. Le fanciulle sono ben collocate all' Asilo. La spesa è di
oltre 600.000 lire.
2. L'oratorio di San Rocco messo completamente a nuovo con altare di
marmo, porte, banchi nuovi, pavimento a marmette e sobria decorazione. Spese lire 50.000.
108 I loro nomi: Antonio, Germano e Lelio Toniolo; l'episodio è narrato da GIOS, Resistenza, parrocchia e società, p. 386-387, 401,
109 Il commento dell'arciprete, tratto dalla Cronistoria, in GIOS, Resistenza, parrocchia e
società, p. 401.
-190 -
3. L'oratorio di San Giuseppe, riparato nel tetto e sanato nell~ p.arti
deboli, semplice tinteggiatura, pavimento a marmette con una spesa dI CIrca
20.000 lire.
4. L'oratorio del cimitero fu tutto riparato ed abbastanza bene dal comune con una spesa di circa 5.000 lire.
5. Muretta attorno alla chiesa parrocchiale in continuazione di una piccola parte esistente, a sassi fugati, .con ~u?na ~?pe~tura ?i c~m.ento e
l'innovazione della gradinata con postazIOne dI pIlastn 111 pIetra VIva dI PIOvene.
Circa 15.000 lire.
6. Sopraelevazione o secondo pian~ della vecchi~ sacr.estia ~dyso ripostiglio, mentre il primo restò libero per i confessionah degh uomI111 ed altro.
Spesa di lire 23.000.
7. Nuova sala-aula dell' Asilo infantile con arredamento modesto, ma sufficiente. Spesa totale di 25.000 lire.
8. Riparazione della campana maggiore a saldatura autogena, ben riuscita, con soddisfazione di tutti. Spesa di lire 15.000.
B. Danni per bombardamenti o mitragliamenti, nessuno né alla chiesa né
agli edifici adiacenti.
C.
Neppure la canonica subì danni.
D. Furono occupati durante la guerra il teatrino adiacente l~ canonica e
più tardi la grande sala della Do~r~na cristia~a dai tedesC?-russi per tutta l.a
loro permanenza a Zané, che fu dI c111que meSI; e se ne servirono.pe~ magazzIno di paglia e fieno. Inoltre i tedesco-russi occuparono .tutto Il pIan~erreno
dell' Asilo infantile ad uso dormitorio e magazzino armI. L'occupazIOne fu
senza condizioni e si dovette fare ai tedesco-russi buon viso e così l'Asilo poté
continuare la sua attività abbastanza bene al piano superiore, dove le suore
furono indisturbate. I locali furono lasciati alquanto rovinati: pavimenti bucati' muri scalfiti; vetri rotti eccetera, ma si temeva di peggio.
, Anche la canonica dovette cedere agli sfollati due camere arredate: una
stanza per cucina ed una per collocare l'Archivio di stato di Fiume.' cont~n.uto
in38 casse. Ciò fu affittato agli sfollati ragioniere Giuseppe Zerb0111, arch1Vlsta
di Zara e alle sue due vecchie sorelle a 300 lire mensili. I locali furono occupati per 16 mesi e rilasciati nelle buone condizioni di prima l 10.
E. Fu fatta regolare denunzia dei danni sofferti dall' Asilo e Casa della
Dottrina cristiana per 5.000 lire, ma finora non si vide un soldo.
F. Furono eseguite riparazioni alla chiesa e all'Asilo, specialmente ai tetti, a spesa esclusivamente privata, non essendo danno di guerra.
IlO
Secondo la Cronistoria parrocchiale il ragioniere Zerboni giunse a Zané il 29 marzo
1944.
-191-
Parte personale
ZUGLIANO
Nessun sacerdote o suora ebbe a soffrire il minimo danno per qualsiasi
motivo. Il clero in parrocchia, anche nei momenti più difficili, ha cercato di
fa~e il proprio dovere con prudenza, ma senza paura. Perciò sia sotto la repubbhca SIa durante la permanenza dei tedesco-russi in parrocchia il clero ha esplicato la sua missione, in chiesa e fuori, aiutando anche i giovani a sfuggire la
cattura, avvertendo prima, quando c'era sentore di rastrellamenti, eccetera.
. Non meno si è procurato di fare durante il periodo partigiano, al quale anzi
s~ è dato per qualche tempo consiglio ed aiuto anche per poter a tempo e luogo
dIre una parola, placare e fare insomma un po' di bene.
L'opera moderatrice del clero fu riconosciuta e valse a far evitare disordini, vendette e soppressioni.
Nessuno infatti delgli ascritti alla repubblica sofIerse danno nella persona
o nella roba, ma poterono tutti restare e circolare indisturbati con grande sollievo e soddisfazioine di tutti.
[Zané, senza data]
Parte morale
l) Gli sfollati, nella grande maggioranza da Ausonia (Frosinone), da Milano, da Livorno, e da Vicenza, venuti qui nell'anno 1943 furono un centinaio.
Due famiglie venute da Thiene si fermarono alcuni mesi, dall'autunno 1944
all'aprile 1945. Furono visitati a più riprese, consigliati, assistiti, sia dalla parrocchia che dal comune. Più che da somme raccolte in date circostanze, l'opera di assistenza fu prestata da singole famiglie.
Il numero dei prigiotrieri in Russia, in Germania, in Francia, Algeria, America, nelle Indie arrivò al centinaio; quello dei lavoratori inviati in Germania,
alla ventina.
Il parroco don Francesco Bussolaro
!
,
2) L'assistenza religiosa alla parrocchia e ai profughi, o sfollati, fu continuata con predicazioni particolari, con conferenze ai soli uomini e giovani,
con visite particolari del sacerdote. Dopo la resa tedesca del 26 aprile, furono
concentrati nelle scuole elementari una settantina di soldati tedeschi e una
ventina di ex fascisti del comune e d'altri luoghi. Tutti furono a più riprese
visitati dal sacerdote, e aiutati nei loro bisogni.
3) Si deve lamentare che durante la guerra, e propriamente negli ultimi
mesi, una sposa ed una giovane per relazioni rispettivamente con un tedesco e
un giovane di Thiene furono rese madri. Degne di lode tutte le altre spose e
madri con tutte le giovani che si mantennero nella propria dignità cristiana. I
tedeschi avevano occupato l'edificio delle scuole elementari e lo stabilimento
per la filatura di cascami di seta, che tennero dalla primavera del 1944 all'aprile 1945.
Quando la guerra finì, i partigiani e la popolazione si mantennero abbastanza calmi, sicchè nulla successe e nessun atto criminale successe. I giovani,
avvicinati di continuo dall'arciprete e consigliati dalle proprie famiglie, ne
ascoltarono i suggerimenti di moderazione e di perdono.
Durante l'ultimo anno di guerra sedicenti partigiani entrarono notte tempo
in tre famiglie: da una asportavano quanto trovavano di oggetti di chincaglieria e di profumerie depositati da un commerciante di Thiene; dalle altre due,
oggetti d'oro e di viveri.
4) Grazie a Dio non si verificarono veri pericoli in parrocchia per la fede
con propaganda di errori o superstizioni. Certo la presenza di elementi tedeschi ed estranei costituiva continuo pericolo per la morale e la serietà della
vita.
Fig. 37 - Asiago, 9 maggio 1945: Grande Rogazione. Sandro Brazzale è presente al
Lazzaretto con i genitori.
5) Nel marzo 1945 si ebbero in parrocchia due attacchi di caccia-bombardieri: uno presso il ponte di Fara Vicentina con sganciamento di due bombe esplose fra le due case Ghirardello e Borgo Giovanni; l'altro nei pressi di
Grotto Giovanni in via Cinquevie; senza vittima alcuna.
Il 26 aprile - giornata campale, si direbbe, per Zugliano - i partigiani,
discesi dai monti od usciti dalle case, ebbero uno scontro armato con elementi
-192-
-193 -
tedeschi e della Decima Mas - Brigata Capanni, di residenza a Thiene. Le
quattro vie del centro del paese furono bloccate con mitragliatrici pesanti dai
nazifascisti, con scambio di raffiche da ambo le parti. Particolarmente in
località Monterosso, verso le tredici, una sparatoria effettuata dalla cella
campanaria o dalla torretta delle scuole elementari causò la morte del partigiano parrocchiano Simoni Luigi di Giovanni. Gli stessi elementi nazifascisti,
inferociti, entrarono prima in casa Zavagnin Bernardino e misero al muro
padrone e figli; senza, però, fare vittime. Di là salirono in canonica dove,
minacciando colle armi in pugno l'arciprete, ritenuto capo del movimento
partigiano, e la sorella dell'arciprete stesso, perquisirono minutamente la
casa, dalla cantina alla soffitta.
N.B. A Granezza di Lusiana il 6 settembre 1944 alle ore 15, in lotta, a
fianco dei compagni partigiani contro elementi russi, tedeschi, fascisti saliti al
rastrellamento, colpito da arma da fuoco, moriva ZavagninAntonio fu Virginio
d'anni 24. Veniva in seguito proposto per la medaglia d'argento.
Il giorno 20 febbraio 1945 alle ore 8 sul ponte vecchio di Bassano del
Grappa, detenuto quale ostaggio dai fascisti, veniva fucilato, con altri due compagni, il nostro partigiano Zavagnin Antonio fu Giuseppe, d'anni 25.
Il 27 aprile, nei pressi della chiesa di Sarcedo, in lotta contro soldati tedeschi, cadeva il partigiano parrocchiano Canale Giuseppe d'anni 32.
Pure il giorno 27 alle ore 15 il partigiano Fabris Alfredo di Pietro, mentre
ritornava liberato da Longa dov'era stato detenuto dei fascisti, veniva
proditoriamente colpito a morte dai medesimi in parrocchia di Madonnetta di
Sarcedo. A Granezza il 6 settembre 1944 partecipava animosamente alla battaglia
dov'era ferito gravemente. Per questo fu proposto per la medaglia d'argento ll1 .
Parte materiale
A) Fu acquisata durante il 1944 - 45 tutta la piet:a di Co.stozza, fabbisogno'
per il completo rivestimento della facciata della c~lesa ar~lpretale, con le tre
statue: Cristo Re, altezza m. 3; san Zenone e sant Antomo, altezz~ m: 2.70,
che saranno collocate sopra il frontone della facciata. La ~pesa relatlVa m.c~n­
trata e saldata dalla generosità della popolazione si elevo alla somma dI lIre
140.000 (centoquadhtamila).
B) Nel maggio 1942 la trentanovesima batter~a del.2~o Reg~~m~nto ~­
tiglieria 'Piave' prese stanza nella C~sa dell~ I?ottrm~ crlstI~na, gIa VIlla GIU~
sti, nei pressi della chiesa parrocchIale. I~Tl SI fer.m? p~r clr~a ~n .m~se.
sacerdoti si prestò l'assistenza religiosa m soldatI ~lchl~dentI, ~1 nchIamo al
dovere qualcuno tramite gli ufficiali, ed alla dome~lCa SI .cel~bro l~ ~essa per
loro nella arcipretale. La Direzione corrispose per nparazlOm danm lIre 200; e
.' .
. .
per alloggio lire 609.
Di poi la detta Casa della Dottrma CnstIana fu. occupata com~ abltazlO~e
in parte dal sig. Favretto Attilio, d~lla sig. Zavagm? !eresa, dal SIg. Bettamn
Zenone e dalla sig. Ventura LucrezIa con un fitto dI lIre una per stanza.
pm
C) La sera del 6 gennaio 1945, appena fatte te~ebre, si s~iluppa~a - per
cause ignote - incendio nella. soffitta s~pra la ~acre~tIa della chIesa arclpretale,
che per pronto intervento de: sace~dotI e fe?el,1 ve~lVa do:n.a;o e spent~. l,danni poterono essere così non mgentI. Le socleta asslcu~atncl La Cat~ohca e la
'Reale Mutua', fatta relativa perizia, effettuarono un nmborso con hre 17.492.
Parte personale
111 Le notizie sono tratte tutte dalla Cronistoria parrocchiale: "Ad perpetuam rei memoriam.
Il 6 settembre 1944 in località Bocchetta di Granezza decedeva il giovane partigiano Zavagnin
Antonio fu Virginio, dapprima ferito in combattimento contro i tedeschi invasori e dai medesimi
finito. Si era arruolato con molti parrocchiani nella Brigata Mazzini. La salma, seppellita in quei
pressi, rimase fino al 19 maggio 1945, in cui, terminata la guerra, veniva dissotterrata e, dopo
degno funerale in parrocchia, tumulata nel locale cimitero. Il 20 febbraio 1945 sul Ponte Vecchio di Bassano del Grappa veniva fucilato il giovane partigiano Zavagnin Antonio fu Giuseppe, di anni 25, arrestato dal fascismo repubblicano e condotto in prigione come ostaggio ad
Asiago, da dove [ fu portato] a Bassano del Grappa. La salma veniva seppellita nel cimitero di
Bassano del Grappa, al numero 53 della fossa dei partigiani. Il 19 maggio 1945 veniva estratta e
dopo degno funerale in questa parrocchia insieme col sopra detto, veniva tumulata in questo
cimitero. Il giorno 26 aprile 1945 in colluttazione con fascisti, tedeschi in località [... ], colpito da
arma da fuoco, decedeva subito il giovane partigiano Simoni Luigi di Giovanni. Il giorno seguente nei pressi del centro di Sarcedo fu colpito in combattimento contro i tedeschi, decedeva
dopo forti dolori sulla pubblica strada Canale Giuseppe. Il 29 marzo, dopo un anno e mezzo di
vita di partigiano sui monti di Calvene, ferito il settembre 1944 gravemente, abbastanza bene
rimessosi in salute, il giovedì santo 1945 (29 marzo) veniva arrestato [Alfredo Fabris] insieme
con il comandante nei pressi di San Bellino di Calvene e tradotto prigioniero alla Longa di
Schiavon. Il 27 aprile corrente anno, rilasciato in libertà, stava da solo ritornando a casa sua,
quando - sembra inseguito con premeditazione di ucciderlo dai medesimi tedeschi o fascisti - in
località Magli di Sarcedo, nella parrocchia di Madonnetta, veniva colpito da fucilate. Ferito,
aveva cercato uno scampo, ma sopraffatto dai suddetti rimaneva freddato. Trasportata la salma
in parrocchia, il giorno 4 maggio insieme alle altre due salme dei suddetti, veniva portata in
chiesa e poi veniva tumulata nella tomba di famiglia".
-194-
Nulla da rilevare.
L'arciprete don Giuseppe Peron
Zugliano, 30 agosto 1945
-195 -
INDICE DEI NOMI DI PERSONA
Agostini Carlo, vescovo XI-XXI, 78,93, 163,
165
Agostini Luigi, sacerdote 36
Alberti Cirillo 67
Alberti Federico (Faio) 68
Alberti Giovanni (Carot) 67
Alberti Marco 64, 138
Alberton Girolamo fu Gaspare 118
Alessio Valentino di Angelo 62
Aliprandini Angelo 5
Ambrosini Renato 17
Andolfatto Mario 118
Anselmi Pietro 2
Apolloni Luigi di Luigi 20
Artuso Bellino, sacerdote 37
Artuso Dionisio, sacerdote 176
Augella, maestro 51
Aurelio da Fellette, cappuccino 107
Azzolini Guido 183
Fig. 38 - Asiago, inverno 1945-1946. La guerra è finita: si ritorna a sciare al Bellocchio.
-196
Badoglio Pietro 185
Baggio Luigia 81
Bagnara Domenico di Attilio 160
Balzan Nino di Giuseppe 142
Balzi Gianfranco 115
Barausse Attilio, sacerdote 59
"Barbarossa", 177, 179
Bareato Bruno, sacerdote XV, 109, 111
Bassano Silvio 20, 180
Bastianello Fedele 74
Baston Giovanni 22
Baù Domenico fu Giovanni 167
Bello Bruno, sacerdote 176
Beltramello Rino 22
Benacchio Armando di Giovanni 118
Benacchio Celso, sacerdote 63
Benedetto XV, papa XVIlT
Benetti Federica in Bertolini 165
Benetti Giuseppe, sacerdote 185
Benvegnù Angelo 92
Bernar Gino 17
Bernardini Gabriele, sacerdote 131
Bertapelle Biagio 118
Bertapelle Giovanna di Giacomo 118
Bertizzolo Domenico 50, 56
Bertizzolo Giacomo 50
Bertizzolo Gino 50
Bertoncello Tranquillo di Giovanni 118
Bertuzzo Raimondo 6
Bettanin Zenone 195
Binotto Tarcisio fu Martino 8
Bisson, segretario comunale di Fara 143
Bizzotto Giuseppe 132
Bizzotto Luigi 22
Boaga Mario, sacerdote 184
Bona Elio 78
Bonato Vincenzo 76, 165
Bonifaci Narciso fu Pietro 156
Bordin Aldo, sacerdote 157, 158
Borghesi Giovanni 60
Borgo Giovanni 6, 193
Bosa Pietro fu Giovanni 118
Boscardin Giovanni, sacerdote 898
Bragagnolo Gastone 22
Brandalise Giacomo, sacerdote 135
Brazzale Marcellina 85, 99
Brian Ferdinando di Innocente 118
"Broca" 16, 18,43,65
Brunello Antonia 65
Brunello Cristiano fu Antonio 139
Brunello, villa 64
Busato Luigi di Leonardo 29
Bussolaro Francesco, sacerdote 192
Camillo, padre passioni sta 178
Campagnolo Battista fu Giuseppe 48
Campagnaro Bruno fu Antonio 49
Campiglio, medico 90
Canale Giuseppe 194
Candeo Antonio, sacerdote 15, 16
Candi otto Luca, sacerdote 59
Caneva Adelmo 16
Caneva Bruno 16, 183
CanteleAntonio fu Giovanni 142, 145, 146
197
Cantele Arnaldo 145
Cantele Giovanni fu Giovanni 142, 146, 148
Cappellari Luigi, sacerdote 40, 67
Cappello Agostino 74
Cappello Antonio 74
Cappello Bruno 74
Cappello Luigi 55
Cappello Teresa 73
Caregnato Antonio 57
Carlassare Fortunato, sacerdote 90, 107, 109,
lll, 157
Carlassare Margherino 103, 109
Carlassare Maria 11 O
Carli Giovanni 109
Carli Lia 109
Carollo, di Lugo Vicentino 8
Carollo Antonio (Saio) 98-100
Carollo Antonio di Antonio 99
Carollo Antonio Stefanello 99
Carollo Battista (Titon) 98-99
Carollo Domenico di Giovanni 99
Carollo Giovanna 98
Carollo Giovanni di Giuseppe 99
Carollo Giuseppe di Antonio 99
Carollo Giuseppe di Giuseppe 99
Carollo Rino di Nicola 99
Carollo Silvano di Antonio 98, 99
Caron Attilio 118
Caron Francesco, sacerdote 33, 34
Caron Francesco fu Giovanni
Carradore, missionario comboniano 163
Carraretto Dionisio, sacerdote 137
Carraro Giuseppe, sacerdote 105
Casadei, capitano 67, 126, 135
Castellotto Ettore, sacerdote 47
Cavalli Antonio, sacerdote 153
Ceccato, sorelle di Fosse di Enego 53
Cecchetto Aurora 71
Ceccon Fioravante 123
Centin Angelo, sacerdote 74
Cerato Giacomo 57
Cesaro Narciso, sacerdote 155
Chinello Giuseppe, sacerdote 6
Cichellero Giuseppe di Giovanni 20
Cimenti, cavaliere 163
Cipelli Luigi, sacerdote 134-135
Ciscato Giovanni di Valentino 20
Cocco Giovanni 22
Cogo Gildo fu Giuseppe 145
Cogo Gio. Batta di Antonio 145
Cogo Giovanni
Cogo Oreste di Pietro 141
Colbacchini, fonderia 80
Contri Amedeo 67
Corà Geremia, sacerdote 104
Corrà Gio. Batta fu Francesco 49, 82
Corradin Luigi, sacerdote 4
Costa Antonio 134
Costa Giovanni di Giovanni 171
Costa Tarcisio, sacerdote 7-9
Costantin Silvio, sacerdote 151
Costenaro Valentino di Giovanni
Covolo Antonio (detto "Giustarolo")
Covolo Federico, vedi "Broca"
Covolo Francesco 18
CovoloSeverinodiAntonio 141,143,146
Crestani Antonio 65
Crestani Francesco Antonio fu Giuseppe 121
Crestani Lino di Pietro 121
Crestani Marco (Pretore) 65
Crestani Olindo 159
Crivellaro Amedeo 92
Crivellaro Luigi, sacerdote 12
Cuccolo Vittorio 85
Dadich Rocco 27
Dal Checco Mario, sacerdote 54
Dalla Costa Angelo, sacerdote 179
Dalla Palma Luigia 123
Dall' Anni Luigi, sacerdote 175
DallaValle Antonio fu Domenico 142, 146
Dalla Valle Giovanni 145
Dalla Valle Giuseppe fu Girolamo 145
Dalla Zuanna Giovanni, sacerdote 163
Dalle Carbonare Giulio 28
Dalle Carbonare Italo 75
Dalle Nogare Pietro 89
Dall'Oglio Antonio, sacerdote 45
Dal Molin Angelo Matteo fu Isidoro 177
Dal Ponte Gio. Battista di Andrea 142
Dal Pozzo Matteo 4, 135
Dal Pozzo Onori o 134
Dal Pozzo Secondo 108
Dal Pra Bruno 6
Dal Pra Giovanni (lane) 29
Dal Pra Virginio di Nicola 29
Dal Santo Eugenio, sacerdote 86, 107, 157
Dal Santo Giobatta, sacerdote 19
-198 -
Dal Zotto Angelo, sacerdote 3
Dal Zotto Mario 180
Danese Giuseppe, sacerdote 182
Democrazia Cristiana 21, 157, 178
Decima Mas 20, 25, 29, 60, 97, 144, 182, 185
De Guio Maria 91
De Lorenzi, direttore 180
De Marzi Aldo di Matteo 20
De Rosa Gabriele XIV, XVIII
De Santa, guardia forestale 57
De Zotti Michele 71
Dissegna Giovanni 22
Domerillo, repubblicano 145
Donazzan Antonio, sacerdote 113
Donazzan Gaspare Attilio di Sebastiano 118
D'Origano Enzo 59
Duethe Antonio 135
Ebrei 87, 101, 105
Euginelli Giuseppe, sacerdote 25
Fabrello Ennio 142, 144
Fabris Alfredo di Pietro 85, 194
Fabris Marco, sacerdote 59
Fabris Vittorio, sacerdote 187
Faccin Angelo, sacerdote 182
Faccin Francesco 28
Faggion Antonio 187
Fantelli Giorgio Erminio XIV
Farronato Gino, sacerdote 64
Favero Antonio, sacerdote 66
Favretto Attilio 195
Feriti Guido 65
Ferraro Angelo di Antonio 118
Fierro Pasquale 60
Fincardi Marco XXII, XXIII
Fincato Albano 4
Follador Pietro, sacerdote 122
Fontana Giuseppe (Gallo) vedi "Barbarossa"
Fortunato Bartolomeo, sacerdote 2, 3
Fossati Maurilio, cardinale XVI, XX
Fracca Giovanni 92
Fracca Giuseppe 92
Franceschin Sante, sacerdote 106
Frello Attilio 160
Frello Francesco, sacerdote 72
Frezzati Paolo 16
Frigeri Annibale 152
Frigeri Giovanna 152
Frighetto Vittorio 29
Frigo Carlo, sacerdote 6, 27,103, 107
Frigo Mario
Frigo Valentino, sacerdote 2, 167, 168
Frison Luigi 50-52
Frison Maria 50
Frison Oscar 50
Gabrieli Antonio 57
Gagliardi Nicola 52
Galvan Gino di Giovanni 145
Galvan Gio. Battista 145
Galvan Giuseppe 113
Galvan Vittorio (Nichele) 145
Garbinato Gio. Battista 154
Gariglio Bartolo XV
Garzotto Girolamo fu Matteo 145, 146
Garzotto Matteo di Girolamo 145
Garzotto Ugo di Girolamo 145
Gasparini Giovanni fu Giovanni 142
Gasparotto Abramo, sacerdote 147
Gasparotto Domenico di Antonio 145
Gasparotto Francesco di Antonio 145
Gasparotto Giovanni 145
Gaudenzi Giuseppe 183
Ceriolotti, di Lugo 8
Gerosa Augusto fu Giuseppe 108
Giobatta, cappuccino di Thiene 163
Giorgio, cappuccino di Thiene 163
Gios Pierantonio XIV-XVIII, XXII, 2, 3, 5,
8, 15-18, 20, 25, 27-29, 34, 36, 38, 40,
45-50,54,59,65,67,68, 78, 8°, 85, 99100, 108, 118, 126, 143-135, 140, 150,
155,157-158,167,173, 177, 180, 182185,187,190
Gheno Olga 22
Gheller Natale 68
Ghirardello, casa 193
Giacomelli Giuseppe, sacerdote 54
Giacomelli Lina (Tornaghi) 109
Giacomazzo Giuseppe 65
Gianesini Antonio, sacerdote 96
Giovanardi Arnaldo 85, 98
Girardello Luigi 4
Girardi, casa 64
Giustino da Pedemonte, cappuccino 156
Gnatta Antonio 2
Gorza Leone 123
Gramola Benito 85
-199 -
t
Gregori Basilio, sacerdote 61
Gresele, ditta 76
Grotto Giovanni 193
Guasco Maurilio XXII
Guerra Gildo 85
Guerra Giovanni fu Gio. Battista 142
Guerra Stefano fu Antonio 49
Guizzon Napoleone 165
Guzzo Tarcisio, sacerdote 27
Guzzo Virginia 55
Lago Giuseppe, sacerdote 54
Lavitrano Luigi, cardinale XVI-XVII, XIXXXII
Lazzarin Primo 85
Lazzaroni Silvestro di Oreste 20
Lessio Antonio, sacerdote 83
Licini Oliviero, sacerdote 27,187, 188
Lobbia Marcello, sacerdote 126
Longo Cesare di Giovanni 118
Longoni, capitano 59
Lorenzato Primo 22
Lorenzi Giuseppe, sacerdote 150
Loser Siro 125, 126
Luca da Carrè, cappuccino di Thiene 156
Lugli,51
Lunardi Cesare di Domenica 68
Lunardi Maria 177
Maccà Mario 4
Magagna Giacomo, sacerdote 150
Magnabosco Angelo 19
MagrinAntonio 74
Magrin Fernando 74
Maino Eugenio 160
Mancini Romolo 5
Manna Rocco, sacerdote 178
Marangon Gaspare, sacerdote 133
Marangoni Antonia (Nicolina) 108
Marchi Guido Pellegrino di Giuseppe 146
Marchiorello Armando Loris 21
Marchis Riccardo XV
Marcolin Angelo, sacerdote 52, 58, 96
Marconato Pio, sacerdote 162
Marconato Sebastiano, sacerdote 161, 162
Marinello Romeo 132
Marini Teodoro, fu Giovanni 20
Maroso Primo 144, 146
Martinello Silvio di Domenico 118
Martini Giovanni 132
Marzaro Alberto 143
Marzaro Domenico 143
Marzaro Francesco di Alberto 143, 146
Marzotto, conte 96
"Masaccio" 68
Masiero Olindo, sacerdote 87
Matteazzi Martello Ester 95
Mattin Attilio di Alessandro 141
Meneghini Angelo, sacerdote 33
Merlin Tiziano 173
Messina Domenico 29
Miazzi Pietro Sante, sacerdote XXII, 140
Miccoli Giovanni XV
Missaggia Lino 8
Montemaggiore Bortolo fu Antonio 143, 147
Montemaggiore Francesco fu Antonio 143, 146
Morello Antonio di Giovanni 48
Morello Domenico di Giovanni 48
Morello Giovanni fu Antonio 48
Moretto Giuseppe 151
Moretto Primo 22
"Morgan" 134
Mosele Antonio 92
Mosele Gino, "Ivan" 43
Munari Leonida 145-147
Mussolini Benito 183, 185
Nani Lorenzo, sacerdote 95
Niccolini Oddone, camilliano 79
Nizzetto Ernesto 92
Nodari Luigi 167
Omizzolo Mario 67
Orsatto Severino 65
Paciotti Ivo 115
Panozzo Caterina di Giovanni 183
Panozzo Costantino 183
Panozzo Luigi, sacerdote 73
Panozzo Margherita 183
Panozzo Oliva 183
Panozzo Pietro di Antonio 183
Panozzo Stanislao di Antonio 183
Panozzo Virgilio 183
Pantozzi Aldo 78
Parise Romano 145
P.C.I. 21,28,32,41,44,49,75,77,118,128,
157, 161, 181
200
P.S.I. 181
Passarin Beniamino di Bernardo 46
Passarin Domenico 147
Passarin Francesco di Domenico 143, 146
Patron Italo 162
Pavan Francesco fu Nicola 145
Pedrelli Mario 21
Pegoraro Domenico, sacerdote 115, 117
Pellegrini, maestro 27
Pellizzari Bianca 91
Pellizzari Bruno 134
Pellizzari Gianni 91
Pellizzari Giuseppe 134
Pellizzari Marisa 91
Pellizzo Luigi, vescovo XVIII
Perillo, tenente 50
Peron Giuseppe, sacerdote 195
Peron Pietro, sacerdote 54
Pescarolo Guido, sacerdote 42
Piccioni Ferruccio 125, 126
Pio XII, papa 166
Piras, tenente 51
Pivotto Giovanni 80
Pizzeghello Mario 74
Polga Luciano fu Bortolo 20, 59
Poli, albergo 64
Pozza Cesare 80, 159
Pretto Camillo 112
Pretto Francesco fu Battista 2, 108
Pretto Silvio di Giuseppe 157
Pretto Sisto 108
Provolo Bruno 167
Puglierin Francesco di Pietro 118
Radaelli, pittore 71
Ramiani Giovanni 27
Rebesco, scultore 63, 128
Reschiglian Antonio 4
Rigoni Antonio, sacerdote 78, 108, 157, 158
Rigoni Giovanni, sacerdote 2
Riste, maresciallo tedesco 164
Rizzolo Giovanni di Giobatta 82
Rodeghiero Alfredo, "Giulio" 43
Rodighiero Rocco 132
Romanato Gianpaolo XVIII
Romeo Giobatta 118
Romeo Giuseppe 118
Romanelli Antonio 116
Roncaglia Francesco, sacerdote 29
Ronzani Albino 80,159
Ronzani Girolamo 159
Ronzani Giustina 161
Ronzani Lorenzo, sacerdote 87, 89, 100
Ronzani Luigi 159-160
Ronzani Pio 160
Rosa Emilio 52
Rossetto Cesare di Duilio 8
Rossi Aurelio 160
Rossi Francesco, sacerdote 14
Rossi Giovanni 167
Rossi Pietro fu Pietro 167
Rossi Sante fu Angelo 167
Rossi Teresiano 6
Rubbo Bruno Marco di Andrea 160
Rudella Francesco di Bortolo 29
Saccardo Giuseppe, sacerdote 163
Saggin Elio 74
Salbego Antonio 146
Salbego Romolo di Antonio 145
Sanden, capitano tedesco 99
Sandini Mario 149
Sartori, dottore 145
Sartori Alberto, "Baston" 156, 157
Sartori Antonio 8
Saugo Aldo di Giacomo 20
Saugo Mario di Giacomo 20
Scapin Florindo 183
Scarello Giacinto 118
Scattola Luigi 132
Schwarz, direttore Todt 21
Scaleo Carlo 145
Secco Dino, sacerdote 175
Segalla Antonio 159
Segalla Giovanni 28
Sella Luigi Leonardo 179
Serafini Domenico 157
Serra Michele 6
Sese, casa del 64
"Silva" 99
Simeoni Antonio 98
Simini Ezio Maria 18
Simonetto Angelo 22
Simonetto Gaetano, sacerdote 100
Simoni Luigi di Giovanni 194
Slaviero Augusto, "Blasco" 18
Soster Genesio 160
Soster Giuseppe fu Domenico 160
-201-
Spada Vittore, sacerdote 118
Spagnolo Giacomo 134
Spagnolo Matteo 134
Sperotto Giovanni 142
"Spiridione" 183
Stefani Alfeo 135
Stefani Giorgio 134
Stefani Giuseppe (Merlo) 156
Strazzacappa Igino, sacerdote 94
Tabisch, capitano tedesco 127
Tagliapietra Feliciano 8
Tarquini Nello 25
Terzo Lino di Michele 29
Tiso Arturo 92
Todeschini, fratelli 164
Todesco Antonio, "P ardo" 50
Todesco Dino fu Vittorio 173
Todesco Enrico 50
Todesco Ester di Giovanni 171
Todesco Ludovico di Giovanni 173
Todesco Maria di Ernesto 171
Todesco Mario 173
Todesco Venanzio 173
Todt, organizzazione 21,31,33,36,50,70,
87,88,97, 101, 108, 127, 128, 142, 143,
148,156,160,162,167,169,172,178,
185
Torna Fortunato 152
Tomiello Antonio, sacerdote 124
Tommasi Carlo 20
Toniazzo Bortolo di Giovanni 46
Toniolo Antonio 190
Toniolo Germano 190
Toniolo Lelio 190
Tramontin Silvio XV-XVII
Trevisan Luigi, sacerdote 91-92
Trolese Francesco, sacerdote 173
Tumolero Cirillo 17
Tuninetti Giuseppe XVI, XVII, XX, XXII
Urbani Francesco 25
Vaccari Decimo 167
Vadagnini Armando 78
Varotto Silvio 135
Vedovello Riccardo 21
Ventura Lucrezia 195
Vescovi Giovanni 134
Vescovi Giulio, "Leo" 16,50
Vezzaro Antenore, sacerdote 20,21
Vezzaro Pietro, sacerdote 49
Vialetto Ernesto, sacerdote 183, 184
Vidale Bortolo, sacerdote 150
Vidale Giuseppe, sacerdote 20,21
Vidmar Clementina 152
Vittorio, cappuccino di Thiene 163
Xausa Francesco 89
Xilo Giovanni, sacerdote 147
Zaltron Francesco, "Silva"
Zanchin Mario, sacerdote XIV, 47
Zanella Angelo, sacerdote 88, 89
Zanettin Ubaldo, sacerdote 187
Zanin Antonio di Leone 145
Zannoni Antonio, sacerdote 182
Zaratini, abitanti di Zara 15,17,26,38,118,
119,125,170,183,186,189
Zarli Elena, vedova Scanavin 146
Zavagnin Antonio fu Giuseppe 194
Zavagnin Antonio fu Virginio 194
Zavagnin Bernardino 194
Zavagnin Teresa 195
Zen Ferruccio di Sebastiano 118
Zen Marco, sacerdote 70
Zennari Ermenegildo, sacerdote 23
Zennari Giovanni fu Pietro 6
Zerboni Giuseppe 191
Ziliotto Angelo, sacerdote 166
Zovi Angelo, sacerdote 68
Zonta Gasparo, sacerdote 76
Zordan Simeone, sacerdote 78, 107
Zotti Bellino, sacerdote XV, 135
Zuecco Antonio, 92
I,
La documentazione fotografica riprodotta nel volume proviene dalle collezioni private di:
Giancarlo Bortoli
Sonia Brazzale
Antonio Carli
Augusta Carli
Luigi Menegotto
Maurizio Stella
e, particolarmente, dall'archivio fotografico della cartolibreria A. Muraro.
L'Autore ringrazia
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