computer music. dalla nascita alla

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computer music. dalla nascita alla
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BOLOGNA.
FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA.
Corso di laurea in DAMS Musica.
COMPUTER MUSIC. DALLA NASCITA ALLA
“MODERNA” TECNOLOGIA VST.
Tesi di laurea in Informatica musicale.
Relatore:
Prof. Gozza Paolo.
Presentata da:
AvaMarco.
Correlatore:
Prof. Fugazzotto Giuliana.
Sessione Seconda
Anno Accademico 2005/2006
1
“I computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi.
Gli uomini sono incredibilmente lenti, inaccurati e
intelligenti. Insieme sono una potenza che supera
l'immaginazione” (Albert Einstein).
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 (Luigi Russolo. Manifesto futurista
"L'Arte dei Rumori". 1913!)
INDICE:
Introduzione.
1. Nascita dell’informatica musicale e della
Computer Music.
2. Sviluppo tecnologico hardware: breve storia.
3. Sviluppi Computer Music:
a. MIDI (Musical Instrument Digital Interface).
3
b. Sequencer.
c. Campionatore.
4. Il software: “Cubase”.
5. Conclusioni.
Bibliografia.
Webgrafia.
Introduzione:
Durante il secolo scorso, prevalentemente dal secondo dopoguerra in
poi, è cambiato radicalmente il modo di comporre, eseguire,
riprodurre, ascoltare e, soprattutto, il modo di concepire la musica.
Come prima cosa bisogna ricordare l’invenzione dei primi strumenti
elettronici (anni ’20), Theremin (1919), Onde Martenot (1928),
l’organo Hammond (1929), e l’invenzione dell’amplificazione sonora
e della registrazione su nastro magnetico (anni ’30-40).
Successivamente all’invenzione del nastro magnetico, ed in relazione
ad esso, nascono e si diffondono la musica concreta e la musica
elettronica.
Per merito delle ricerche di Pierre Schaeffer e Pierre Henry, nel 1948,
si comincia a parlare di musica concreta, un genere compositivo
basato su materiale sonoro preesistente, di qualsiasi natura,
4
opportunamente registrato su nastro magnetico ed in seguito
manipolato.
Anche se la musica concreta ebbe poco seguito fu grazie ai suoi
inventori che si arrivò all’utilizzo creativo di mezzi tecnologici, nel
caso specifico registratore a nastro magnetico e primi prototipi di
mixer.
Per la prima volta la tecnologia è al servizio del compositore.
Siamo nel secondo dopoguerra, profondo periodo di ricostruzioni ma
anche d’inquietudine dovuta ad una pace edificata all’ombra del
terrore atomico.
La nuova avanguardia, ovvero il rifiuto del convenzionale, non fu più
l’eccezione, come lo era prima della seconda guerra mondiale con
compositori quali Arnold Schoenberg, Anton Webern e Alban Berg,
ma divenne la regola.
Proprio di quella nuova avanguardia facevano parte alcuni dei
compositori che maggiormente influenzarono la musica d’oggi, tra i
quali: Karlheinz Stockhausen, Erbert Eimert, Pierre Boulez, Mauricio
Raul Kagel, Iannis Xenakis, György Ligeti (per quanto riguarda la
così definita scuola di Darmstadt) e Luigi Nono, Luciano Berio e
Bruno Maderna (per quanto concerne la musica italiana).
Altri compositori che sicuramente ebbero un ruolo importante ma più
“isolato” furono Edgar Varèse e John Cage.
La nascita della musica “informatica” è invece legata all’invenzione
del calcolatore elettronico, alla successiva diffusione di computers e
personal computers (cfr. oltre, cap. 2) e all’invenzione di un
linguaggio di comunicazione fra questi e gli strumenti musicali
elettronici, detto MIDI (cfr. oltre cap. 3.a).
E’ di questo che tratteremo nel presente lavoro.
Il primo capitolo affronta, con taglio prettamente storico-tecnico, la
nascita e lo sviluppo della computer music e il modo in cui si è passati
da un uso “passivo” del computer, utilizzato come semplice strumento
d’appoggio (peculiarità dell’informatica musicale), ad un uso “attivo”
5
-computer utilizzato come strumento principale e fondamentale nella
fase creativa della composizione- (peculiarità della Computer Music).
Il secondo capitolo tratta lo sviluppo tecnologico hardware. Si vedrà
come la tecnologia abbia permesso il passaggio da computer di
dimensioni gigantesche (mainframe) utilizzati da gruppi di persone, a
computer di dimensioni molto piccole ed utilizzati da una singola
persona (personal computer, pc).
Si vedrà come si è arrivati all’utilizzo di computer ultra veloci capaci
di trasformare la formalizzazione di un’idea in tempo reale, cosa
prima impensabile. Il trattamento dell’idea in tempo reale, in campo
musicale, si traduce nella possibilità di trattare un segnale (un suono o
una sequenza di suoni) nel momento stesso della sua generazione. Si
riesce quindi a modellare un suono a proprio piacimento e sentirne
così i risultati nello stesso preciso momento in cui il suono è
modellato.
Siamo arrivati alla “musica in tempo reale” in antitesi alla “musica in
tempo differito”.
Il terzo capitolo affronta le “invenzioni” che resero possibile lo
sviluppo della Computer Music, in particolare:
- il MIDI: standard di comunicazione tra due o più strumenti
elettronici (cfr., oltre cap. 3.a.);
- il Sequencer: dispositivo digitale che consente di memorizzare, in
una traccia, una sequenza di note e riprodurla contemporaneamente
alle altre tracce registrate (cfr. oltre, cap. 3 b).
- il Campionatore: “strumento” musicale elettronico che permette di
acquisire campioni di suono per poterli utilizzare a fini musicali (cfr.
oltre, cap. 3 c).
Il quarto capitolo propone la storia della software house Steinberg
Media Technologies AG, che produsse, già dal 1984, uno dei
primissimi software-sequencer in commercio: lo “Steinberg PRO-16”,
sviluppato successivamente nel progetto ”Cubase”. Quest’ultimo fu
anche il primo software che utilizzò, dal 1996, la tecnologia VST
6
(Virtual Studio Technology). Grazie a questa tecnologia, agendo sulle
tracce audio, si riescono ad emulare molti degli effetti che un tempo
erano presenti solamente nei costosissimi studi di registrazione (come
ad esempio un effetto di delay, di riverbero, di chorus, ecc). Inoltre è
possibile, agendo sulle tracce MIDI, emulare strumenti che hanno
fatto storia (un esempio fra tutti è l’emulazione del sintetizzatore
analogico normalizzato Minimoog da parte della software house
Arturia) o emulare strumenti acustici presenti in commercio (come ad
esempio un pianoforte Steinway & Sons o un violino Stradivari).
In più si ha la possibilità di generare nuovi suoni elettronici digitali.
Ciò interessa principalmente la sperimentazione musicale portando la
Computer Music verso nuovi sviluppi…
E questa, forse, è la cosa più interessante!
1. Nascita dell’informatica musicale e della
Computer Music.
Il computer comincia ad essere utilizzato in campo musicale verso la
seconda metà degli anni ’50. Nascono due differenti orientamenti che
spesso si intrecciano e vengono confusi ma che possono essere così
distinti:
a. Il primo orientamento, sviluppato principalmente in Europa, è
definito informatica musicale e propone: codifica numerica dei
7
suoni1; composizione automatica2; composizione assistita3;
esecuzione e riconoscimento di partiture; analisi musicale4.
b. Il secondo orientamento, definito Computer Music e
sviluppato principalmente in America, dedica maggiore
attenzione all’aspetto acustico e percettivo della musica.
Propone, principalmente, le tecniche di sintesi5 ed
elaborazione6 del suono.
1
La codifica del suono, in sequenze discrete di numeri, si realizza convertendo il
segnale analogico in segnale digitale, ovvero campionando la forma d’onda del
suono (per maggiori chiarimenti riguardo il campionamento vedere nota 20).
2
La composizione automatica si avvale del computer per comporre musica, secondo
delle determinate regole iniziali, senza che il musicista intervenga durante il
processo compositivo. In sostanza si utilizza un software che contiene tutte le regole
compositive ed esecutive di un brano e poi si lascia al computer stesso il compito di
creare la musica secondo lo schema introdotto.
I modelli di composizione automatica vengono utilizzati generalmente per creare
delle opere sperimentali o per cercare di simulare modelli compositivi esistenti
(come ad esempio quelli contrappuntistici). Ciò che è importante dire è che la
composizione automatica ha come principale obiettivo quello di comporre musica,
ma non quello di suonare la musica composta automaticamente.
3
La composizione assistita lascia invece al musicista la possibilità di intervenire in
prima persona sul processo compositivo, confermando o modificando le scelte
attuate dal computer. Contrariamente alla precedente la composizione assistita è un
modello interattivo cioè lascia aperto un canale di comunicazione con l’esterno.
Questo modello è generalmente utilizzato per realizzare accompagnamenti musicali
secondo alcuni stili e regole compositive impostate dal programmatore-musicista.
4
L’analisi musicale non è da confondere con l’analisi del suono. Ha come oggetto di
studio una composizione musicale, intesa come successione di note e non come
successione suoni, ed ha come obiettivo controllare se la composizione soddisfa
delle determinate regole compositive precedentemente impostate.
5
La sintesi del suono ha il fine di generare suoni complessi, partendo da delle forme
d’onda, secondo una delle tante tecniche di sintesi esistenti. Esempio: sintesi
additiva, sintesi sottrattiva, sintesi granulare, sintesi FM.
Per maggiori informazioni riguardo i vari tipi di sintesi consultare: Poli,G. D. e
Drioli, C. e Avanzini, F. “Sintesi dei segnali audio” presente al link:
<http://www.dei.unipd.it/~musica/Dispense/cap5.pdf>.
6
L’elaborazione del suono si avvale degli strumenti offerti dalla sintesi per
modificare l’aspetto di un suono. Dato che il suono digitale è una mera sequenza di
numeri binari può essere manipolato a proprio piacimento. Si possono aggiungere
8
Fino alla fine degli anni ’70 le principali ricerche si svolsero in centri
di ricerca scientifica utilizzando elaboratori collettivi, mainframe7, e
programmi che imponevano lunghi tempi di attesa fra la
formalizzazione dell’idea musicale e il suo ascolto.
L’avvento del personal computer, pc8, l’esponenziale sviluppo
hardware (cfr. oltre, cap. 2) e la definizione del codice di
comunicazione MIDI (cfr. oltre, cap. 3 a), inizi anni ’80, portano al
superamento di questo limite: i tempi di attesa diminuiscono arrivando
al trattamento dei suoni in tempo reale.
La computer music nasce, ufficialmente, intorno al 1963 con la
pubblicazione, sulla famosa rivista americana “Science”, dell’articolo
“The digital computer as a instrument” di Max Mathews9.
La computer music è una branca della musica elettroacustica10 e si
pone a metà tra l’attività artistica (musica) e quella scientifica
(informatica, matematica, acustica).
La musica è così divenuta una delle fonti d’informazione trattate
dall’informatica, al pari dei numeri, dei testi e della grafica.
Ciò ha favorito lo sviluppo di importanti applicazioni in campo
musicale e ha portato il computer a divenire lo “strumento musicale”11
di riferimento, come lo fu il pianoforte nel ventesimo secolo.
per esempio effetti di coro, di riverbero, di compressione, ed è anche possibile
modificare l’inviluppo, la dinamica, lo spettro di un suono.
7
Mainframe: grandi computer, dalle elevate prestazioni, generalmente utilizzati per
memorizzare anche numerosi dati, a cui interi gruppi di persone accedono attraverso
terminali remoti.
8
Personal Computer: computer, dalle dimensioni ridotte, adatto all’utilizzo da parte
di un singolo individuo.
9
Tratto da: <http://www.csounds.com/maldonado/c_music.htm>.
10
L'elettroacustica è la scienza che si occupa dell'analisi e della riproduzione dei
suoni per mezzo di apparecchiature elettriche, elettroniche ed elettromagnetiche.
Tale scienza affonda le sue radici agli inizi degli anni ‘20. Definizione tratta da:
<http://it.wikipedia.org/wiki/Elettroacustica>. Per maggiori informazioni riguardo
l’elettroacustica consultare: Cella, Carmine Emanuele. (2005). “Cos’e la musica
elettroacustica?”
.
<http://www.tevac.com/tutorial/misc/elettroacustica/elettrocosa1.pdf>.
9
Questo ha portato una sostanziale trasformazione dei metodi del far
musica coinvolgendo tutti i settori, dalla creazione alla promozione
musicale, e favorendo la nascita di nuove figure professionali12.
Così un computer, completo di opportuni programmi e periferiche13,
riesce a svolgere molte funzioni musicali:
• è strumento musicale polifonico e politimbrico;
• simula i suoni degli strumenti acustici;
• diventa il mezzo per comporre nuove sonorità elettronichedigitali;
• svolge le funzioni di uno studio di registrazione audio per
quanto riguarda editing14, elaborazione, montaggio di suoni e
di brani musicali;
• viene utilizzato nell’editoria musicale per la stampa di
partiture;
• viene utilizzato per la stampa di CD audio;
• e, oltretutto, viene utilizzato nella ricerca musicologica e
nell’archiviazione di materiale.
11
Il termine strumento non ha qui l’accezione musicale corrente, in quanto il
complesso delle funzioni svolte dai sistemi informatici è molto più ampio di quello
di uno strumento tradizionale.
12
Alcuni esempi di nuove figure professionali sono: esperto di composizione
assistita da computer; esperto di elaborazione audio digitale; compositore di musica
elettroacustica e computer music; interprete di repertori elettroacustici; tecnico di
post-produzione audio; ecc.
13
Una periferica è un dispositivo hardware, collegato al computer, le cui funzioni
sono controllate dal sistema operativo attraverso i relativi drivers. Il driver è un
software il cui compito è quello di tradurre i segnali che provengono da una
periferica in azioni. Ad esempio i driver per la gestione del mouse traducono i
segnali relativi allo spostamento sul piano in spostamenti del puntatore sullo
schermo, consentendo di regolarne velocità, accelerazione e forma
(<http://www.piergiorgio.org/ufficioh/glossario/default.htm#d>).
14
Editing: modifica della forma o del formato dei dati, su un computer, mediante un
apposito programma (<http://www.byteman.it/gloss_e.htm>).
10
2. Sviluppo
storia.
tecnologico
hardware:
breve
Lo sviluppo dell’informatica musicale e della Computer Music è stato
reso possibile dal parallelo sviluppo dei computer, dell’hardware e,
più in generale, dell’elettronica o meglio della microelettronica.
11
Sicuramente l’evento chiave fu la nascita del personal computer (pc),
una macchina adatta all’utilizzo da parte di un singolo individuo,
evoluzione di quello che una volta era chiamato microcomputer15.
In opposizione quindi ai mainframe, dalle dimensione troppo
ingombranti, il termine pc al giorno d’oggi indica una specifica fascia
di mercato dell’informatica, quella cioè del computer a uso privato.
Uno dei primi modelli di computer per cui poi sarebbe stato coniato il
termine "personal" computer, fu il Commodore PET del 1977 (foto 1).
(Foto 1)
Il PET fu il primo computer, a 8-bit, realizzato dalla Commodore.
15
Microcomputer: computer generalmente dotato di un singolo microprocessore
(µP), di costo abbastanza limitato da poter essere acquistato e utilizzato da un
singolo utente. Aveva anche il pregio di occupare poco spazio.
12
Il primo modello fu il PET-2001, risalente al 1977, progettato da
Chuck Peddle.
Si dice che PET sia l'acronimo di "Personal Electronic Transactor"
(tutto-fare elettronico personale).
Fu il primo computer realizzato in un unico blocco. Nel cabinet
(involucro) erano infatti già comprese l'unità centrale (CPU), la
tastiera, il monitor ed anche l'unità a nastro (un registratore a cassette)
come memoria di massa.
Era basato sul processore MOS 6502 a 1 Mhz, aveva 4 Kb (PET 20014), o 8 KB (PET 2001-8) di RAM e 14KB di ROM, con BASIC e
sistema operativo installati su ROM.
Come si può vedere dalla foto, il PET, presentava già la scritta
personal computer anche se attualmente è stato incluso tra gli home
computer16. Pochi anni dopo l'esplosione di questi ultimi, fece la sua
comparsa una nuova generazione di computer più sofisticati (si
segnalano in particolare Amiga, Atari e Apple Macintosh, oltre al già
citato Commodore) basati prevalentemente su CPU a 16 bit, unità a
disco incorporata (floppy disk in genere, ma a volte anche hard disk) e
corredati da sistemi operativi in grado di gestirli in modo completo ed
affidabile.
Ricordiamo il famosissimo Commodore 64 del 1982, il computer più
venduto di tutti i tempi: più di 10 milioni di unità in soli 4 anni, record
tuttora imbattuto. Le sue caratteristiche erano le seguenti:
microprocessore 6510 con 64 Kbyte di RAM e 20 Kbyte di ROM.
16
Home computer: termine usato, soprattutto da parte dei consumatori, per indicare
la seconda generazione di microcomputer che fece il suo ingresso nel mercato nel
1977 e divenne comune nel corso degli anni ‘80, estinguendosi nei primi anni ‘90 a
causa dell’ascesa dei personal computer. L’home computer divenne accessibile al
grande pubblico grazie alla produzione massificata del microprocessore a 8 bit
basato su chip di silicio. Come indicato dal nome fu tendenzialmente impiegato in
ambito domestico piuttosto che in contesti aziendali/industriali.
13
Successivamente, inizi anni 80, vennero costruiti i primi computer
IBM e IBM compatibili17. Questi computer erano, e sono tuttora,
basati su architettura Intel x86 (o compatibile).
Poco dopo, 1984, venne presentato, con uno spettacolare spot
televisivo, il primo Apple Macintosh. Fu il primo home-personal
computer a disporre di interfaccia grafica, ed il primo a 16/32-bit (foto
2).
17
Computer IBM: è il nome con cui è comunemente conosciuto il computer IBM
5150. Il PC IBM è stato il progenitore dei computer oggi comunemente usati e
basati sui processori Intel (famiglia 8088). Fu annunciato dalla IBM il 12 agosto del
1981 e, solo durante il primo anno, ne furono venduti 200.000. La fortuna di tale
architettura è derivata anche dal fatto che il PC IBM era stato realizzato utilizzando
prodotti normalmente reperibili sul mercato. Il successo fu tale che pochi mesi dopo
il lancio ne uscirono dei cloni, i famosi PC IBM compatibili. Con i termini PC IBM
compatibile si identifica una vastissima classe di computer prodotti da una miriade
di produttori per essere compatibili con i computer IBM PC.
14
(Foto 2)
Il prezzo di vendita ammontava a 2.495 dollari e, nonostante questo,
ottenne un successo di mercato senza precedenti grazie alla facilità
d’uso del suo sistema operativo MacOS e all’interfaccia grafica (GUI)
la quale usava per la prima volta metafore facili da comprendere quali
il cestino, la scrivania, le finestre e gli appunti aprendo finalmente le
porte dell’informatica anche a persone con limitate conoscenze
specifiche.
I modelli di computer sopra citati erano già utilizzati in campo
musicale ma la svolta vera e propria si ebbe con la comparsa sul
mercato dell’Atari ST (foto 3), il primo home-personal computer
dotato di porte MIDI (cfr. oltre, cap 3 a) integrate.
(Foto 3).
15
Uscì nel 1985. Si presume che le iniziali "ST" stessero per
"Sixteen/Thirty-two" (Sedici/Trentadue) che si riferivano alle capacità
miste del processore Motorola 68000. Infatti aveva un bus esterno a
16-bit e, in anticipo con i tempi, era già dotato di registri a 32-bit (e
quindi anche di capacita d'indirizzamento memoria a 32-bit).
Era così equipaggiato: 512 Kbyte di RAM (o più, a seconda dei
modelli) e di un floppy disk da 3,5 pollici.
L’interfaccia grafica a finestre, il mouse ed il già citato processore
Motorola 68000, parificavano l’Atari ST ai più costosi Apple
Macintosh e, in aggiunta, questo modello di Atari era dotato di porte
MIDI integrate.
Tutto questo lo rese, al suo tempo, il computer più utilizzato
nell’ambito musicale sia professionale che amatoriale.
L’intento di questo capitolo è quello di confrontare o, meglio,
riportare le caratteristiche dei primi computer utilizzati in campo
musicale (fine anni 70) con quelle degli odierni, per far capire che fu
proprio il continuo ed esponenziale sviluppo tecnologico a rendere
possibile quello che si riesce a fare oggi in campo musicale grazie ad
un computer (non solo da parte di tecnici specializzati).
Nel fare un’equazione a grandi linee si nota che le caratteristiche dei
computer, in meno di venticinque anni, sono più che centuplicate.
Secondo la legge di Moore18 le prestazioni dei processori, ed il
numero di transistor ad esso relativo, raddoppiano ogni diciotto mesi.
Detto questo passiamo ad una rapida descrizione dei computer venduti
ai giorni nostri.
Un esempio, tra i più commerciali, può essere questo:
18
Legge di Moore: Gordon Moore, cofondatore di Intel con Robert Noyce, è stato
lo studioso che ha dato il via alla corsa all’evoluzione dei processori, grazie alle sue
supposizioni, poi diventate leggi, conosciute proprio come prima e seconda legge di
Moore. Per maggiori informazioni consultare:
<http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Moore>.
16
pc pentium 4 da 3 Ghz con 512 Mb di RAM (espandibile fino a 2 Gb)
e Hard Disk da 80 Gb (o superiore) (foto 4).
(Foto 4)
Ma i computer che vennero, e vengono, usati maggiormente nel
campo musicale, dalla fine degli anni ‘80 ai giorni nostri, sono gli
Apple Macintosh.
Questo perché sono sempre stati ritenuti più affidabili in quanto più
stabili, più specifici e, soprattutto, più potenti e dunque utilizzabili
maggiormente in campo musicale professionale (editing, produzione,
post produzione).
La punta di diamante degli Apple Macintosh è rappresentata dalla
linea power mac G5 (foto 5).
17
(Foto 5)
Queste sono le caratteristiche che vanta:
due processori PowerPC G5 dual-core a 2,5Ghz (per un totale di ben
10 Ghz!), 512Mb di memoria SDRAM DDR2 a 533Mhz (espandibile
fino a ben 16 Gb!) e disco rigido serial ATA da 250 Gb (o superiore).
Proprio quest’anno (2006) Apple, casa produttrice del Macintosh, ha
stupito tutti con nuove linee di computer che montano processori Intel,
cessando definitivamente la produzione di computer basati su
processore Motorola come il G5 e precedenti.
Un bell’esempio, anche esteticamente, è rappresentato dall’iMac (foto
6).
18
(Foto 6)
Le caratteristiche che vanta sono queste:
processore Intel Core 2 Duo a 2,16 Ghz, 1 Gb di memoria SDRAM
DDR2 a 667Mhz (espandibile fino a 2 Gb), disco rigido Serial ATA
da 250Gb.
Per quanto riguarda i computer portatili di ultima generazione19 un
esempio, sempre di casa Apple, è rappresentato dal MacBook Pro che
vanta queste caratteristiche:
processore Intel Core 2 Duo a 2,33 Ghz, memoria da 2 Gb SDRAM
DDR2 a 667MHz (espandibile fino a 3 Gb!), disco rigido serial ATA
da 160 Gb (o superiore) (foto 7).
19
Con i termini “ultima generazione” si intendono computer portatili costruiti
all’incirca dopo l’anno 2000, i quali sono divenuti abbastanza potenti da essere usati
in campo musicale anche professionale.
19
(Foto 7).
20
3. Sviluppi Computer Music:
a. MIDI:
(Musical
20
Interface)
Instrument
Digital
Con il termine MIDI (acronimo di Musical Instrument Digital
Interface) si indica il protocollo standard per l'interazione degli
strumenti musicali elettronici tra loro, anche mediante computer.
Il prototipo per il MIDI fu presentato in un documento pubblicato
sotto il nome di "The complete SCI MIDI” nel 1981 da due progettisti
della Sequential Circuit (SCI), Dave Smith e Chet Wood.
Il MIDI nasce come risposta all'esigenza di far comunicare diversi
strumenti musicali elettronici tra loro, tenendo conto delle diverse
caratteristiche di ognuno di essi. Rendere i nuovi strumenti digitali in
grado di comunicare e di sincronizzarsi tra loro era diventata una
necessità sia per i musicisti che per i produttori stessi. Diversi
costruttori, ad esempio Oberheim e Roland, prima dello standard
MIDI, offrivano già alcuni sistemi d’interfacciamento. Queste
interfacce, basate però su algoritmi proprietari, garantivano il
funzionamento solo su strumenti dello stesso costruttore. Il protocollo
di Smith e Wood si presentava invece come un sistema in grado di
superare questo limite. Allo standard
MIDI 1.0, presentato
ufficialmente nel 1982, parteciparono tutti i grandi produttori di
dispositivi musicali di allora. Il progetto iniziale era talmente ben
definito da necessitare di pochissimi aggiornamenti nel corso degli
anni. I costruttori che supportano il protocollo MIDI sono riuniti in
due associazioni: MMA (costruttori Americani ed Europei) e JMSC
(costruttori Giapponesi). Le modifiche da apportare allo standard
MIDI vengono discusse ed approvate da queste due associazioni.
20
Questo capitolo vuole essere solamente un incipit in quanto l’argomento MIDI è
assai vasto.
Per maggiori informazioni riguardo al MIDI consultare la bibliografia finale.
21
Il primo sintetizzatore elettronico ad avere delle porte MIDI
incorporate fu, nel 1983, il Prophet 600 della Sequential Circuit
(foto 8).
(Foto 8)
Oggi, grazie a delle applicazioni software chiamate sequencer che
possono essere installate sia in unità hardware specifiche sia in
normali personal computer, si possono registrare performance
musicali sotto forma di messaggi MIDI per poterle successivamente
modificare e (ri)ascoltare. Il compito di sincronizzare le varie
sequenze MIDI è delegato al codice temporale MIDI ormai divenuto
uno standard mondiale per la sincronizzazione della musica digitale, il
quale non è altro che un'implementazione del codice temporale
SMPTE21 . Lo standard MIDI, come già accennato, è un protocollo per
lo scambio di messaggi progettato per l’integrazione degli strumenti
musicali elettronici. Un collegamento MIDI consiste in una
connessione seriale unidirezionale (simplex) a loop di corrente, che
funziona a una velocità di trasmissione di 31,250 bps (bit al secondo)
con una risoluzione di 8 bit.
21
SMPTE: Acronimo di Society of Motion Picture and Television Engineers.
Codice standard professionale di sincronizzazione per il trasporto audio, video e
film. Consente l'identificazione esatta di un punto sul nastro magnetico e/o sul
dispositivo digitale, assegnando un indirizzo ad ogni evento, nella forma
00:00:00:00, ossia ore:minuti:secondi:frame.
(<http://www.audiomaster.it/glossario/smpte.htm>).
22
Lo standard MIDI prevede l'uso di connettori circolari DIN a 5 pin,
fino a qualche anno fa molto diffusi in Europa per ogni genere di
connessione audio e, successivamente, sostituiti dai più pratici phono
jack RCA.
I cavi MIDI sono dunque rimasti tra le poche applicazioni per questo
genere di connettori.
Esistono anche versioni dello standard che sfruttano il collegamento
USB, il collegamento wireless (senza fili), ed è inoltre in corso di
sviluppo, da parte della IETF22, una versione per il trasporto di segnali
MIDI su Ethernet e Internet.
Il MIDI è sia un linguaggio informatico, ossia una serie di specifiche
che danno vita allo standard MIDI, sia un’interfaccia hardware che
consente il collegamento fisico tra vari strumenti.
Allo stato attuale delle cose, nel contesto tecnologico in cui viviamo,
questi aspetti sarebbero ampiamente migliorabili o sostituibili da altri
più performanti ma, nonostante questo, il MIDI, nato più di
venticinque anni fa, e' rimasto pressoché inalterato e, ancora oggi,
risulta essere intensamente utilizzato nella produzione e nella
distribuzione di musica digitale.
Questo grazie alla cura riposta dai progettisti nella stesura delle prime
specifiche.
Gli strumenti MIDI, per poter comunicare, devono essere fisicamente
connessi fra loro. A questo scopo lo standard MIDI prevede l'uso di
22
IETF: acronimo di Internet Engineering Task Force è una comunità aperta di
tecnici, specialisti e ricercatori interessati all'evoluzione tecnica e tecnologica di
Internet. Ciò che differenzia IETF dagli Enti di standardizzazione più tradizionali è
la sua struttura aperta: il lavoro viene svolto da gruppi di lavoro (working groups)
che operano soprattutto tramite mailing list, aperte alla partecipazione di chiunque
sia interessato. Questi working groups si riuniscono tre volte l'anno.
I gruppi di lavoro si occupano ciascuno di uno specifico argomento e sono
organizzati in aree (protocolli applicativi, sicurezza, ecc...).
Le proposte di standard non vengono adottate con votazioni formali, ma viene
richiesto un consenso generalizzato all'interno del gruppo di lavoro.
I gruppi di lavoro producono documenti denominati RFC (Request For Comments)
che vengono sottoposti alla IESG (Internet Engineering Steering Group) per il loro
avanzamento a standard ufficiale. (<http://it.wikipedia.org/wiki/IETF>).
23
una triade di connettori DIN a 5 poli (anche se solo i 3 poli centrali
vengono utilizzati) che, tramite un cavo pentapolare, consentono il
collegamento fisico tra gli strumenti.
I tre connettori vengono così distinti:
o IN consente allo strumento di ricevere informazioni;
o OUT consente allo strumento di trasmettere informazioni;
o THRU consente allo strumento di ritrasmettere i dati, ricevuti
dal proprio MIDI IN, ad un altro strumento, mediante il
proprio MIDI OUT.
24
b. Sequencer.
Sequencer Hardware: Il sequencer hardware è un dispositivo digitale
che consente di memorizzare, su una traccia, una sequenza di note e
riprodurla contemporaneamente alle altre tracce registrate. Le note
registrate non sono forme d'onda ma informazioni digitali logiche
contenenti la
posizione delle nota sulla scala musicale.
Sebbene non classificabile come strumento musicale vero e proprio, il
sequencer, è un dispositivo fondamentale per sfruttare la polifonia dei
sintetizzatori.
Quasi tutta la musica elettronica prodotta oggi fa uso di questa
tecnologia. I sequencer hardware basati sulla tecnologia digitale sono
stati molto diffusi fino all'avvento dei più flessibili sequencer
software. Per la programmazione di sequenze complesse, il sequencer
software, ha potuto sfruttare, più del sequencer hardware, le ampie
interfacce grafiche, l'integrazione con i sintetizzatori virtuali,
l'espansibilità e la flessibilità di comunicazione del sistema operativo
dei moderni computer. Malgrado la progressiva migrazione verso i
sequencer software, i sequencer hardware, sono ancora indispensabili
componenti per alcuni strumenti musicali come sintetizzatori e drum
machine. È un dato di fatto che, grazie alla maggiore velocità dei
processori dei moderni computer, all'integrazione audio-MIDI e al
continuo sviluppo di nuovi algoritmi per plug-in23, l'utilizzo di
sequencer software stia soppiantando quello di apparecchiature
hardware, permettendo il massimo controllo di tutte le fasi della
creazione artistica.
23
Dall'inglese To plug, ossia inserire, collegare (plug = spina, spinotto).
Software accessorio al software principale che aggiunge determinate funzioni e
capacità mediante il suo richiamo dal programma. Nei software audio (editor e/o
sequencer) i plugins sono in genere effetti DSP (riverberi, delay, equalizzatori,
distorsioni ecc) e processori di dinamica (compressori, gate, ecc), ma per plugins si
intendono anche i virtual instruments (cfr. oltre, cap. 4).
25
Sequencer software: I sequencer software rappresentano
l’applicazione principale del computer nell’ambito della Computer
Music. Non esiste un termine italiano per tradurre questa parola, un
sequencer, è un registratore di eventi MIDI, ma non solo.
Recentemente i sequencer hanno integrato alla sezione MIDI altre
funzioni, tra le quali la principale è la gestione dell’audio: Hard Disk
Recording.
È chiaramente necessaria un’interfaccia MIDI per poter fare dialogare
il programma musicale con i vari strumenti. Le interfacce più semplici
presentano un solo IN (entrata) e un solo OUT (uscita). È importante a
questo punto distinguere se, per immettere le sequenze musicali, si
utilizza un apparecchio che produce anche suoni (per esempio un
sintetizzatore) oppure un apparecchio che non produce suoni (per
esempio una master keyboard, tastiera muta che serve solo per
mandare messaggi MIDI). Nel caso della master keyboard non c’è
bisogno di alcun accorgimento particolare e, attraverso il sequencer
che "canalizzerà i messaggi in ingresso", si potranno gestire tutte le
periferiche collegate. Ovviamente non è possibile suonare senza che il
software sequencer sia in esecuzione. I sequencer si possono
paragonare ai registratori a nastro multitraccia, tenendo presente che
hanno un funzionamento del tutto diverso. Infatti un registratore a
nastro registra un segnale elettrico su un nastro magnetico, mentre il
sequencer registra byte nella memoria del computer. Detto questo, la
prima evidente somiglianza tra sequencer e registratore a nastro
multitraccia sta nei comandi di trascinamento. Tutti i sequencer
presentano nella schermata principale i tasti PLAY, STOP, REWIND,
FAST FORWARD, RECORD. In questo modo diventa immediato
l’utilizzo dei comandi di (ri)ascolto/registrazione. La seconda
analogia tra sequencer e registratore a nastro è la presenza delle
tracce. Tutti i sequencer hanno la possibilità di registrare gli eventi
MIDI separando le registrazioni su più tracce. Possiamo quindi
registrare uno strumento e, in un secondo momento, registrarne un
altro mentre riascoltiamo il primo, e così via. Le singole tracce sono
costituite da parti, cioè da sessioni di registrazione. Le tracce sono
rappresentate da una lista incolonnata sulla parte destra dello schermo.
26
Oltre al nome della traccia nel sequencer è necessaria la
canalizzazione MIDI, cioè immettere il canale in cui verranno
trasmessi i dati della traccia. Una funzione dei sequencer presa in
prestito dai mixer è quella del solo-mute, la quale permette di ascoltare
una traccia escludendo tutte le altre (solo) o di ammutolire la traccia,
nei mixer il canale, (mute). Sempre dai mixer è stata ripresa l’idea dei
gruppi, si possono cioè raggruppare varie tracce (esempio cassa,
rullante, piatti, tom di una batteria) per poi gestirle insieme.
La differenza fondamentale tra registratore a nastro e sequencer sta
nel fatto che il primo è uno strumento fisico che registra suoni su un
nastro magnetico, il secondo è un programma che registra dati MIDI
(quindi numeri in forma binaria) nell’hard disk del computer.
Le tracce MIDI non contengono suoni, ma codici MIDI in grado di
pilotare strumenti MIDI. Da qui derivano una serie di possibilità e
soluzioni inedite per un comune registratore. I dati MIDI registrati con
un sequencer, in quanto numeri, possono essere virtualmente
trasformati in qualsiasi modo. I limiti sono dovuti solamente al
programma
e
alla
velocità
del
computer
utilizzato.
Oltre a suonare in tempo reale e registrare un’esecuzione dal vivo, è
possibile registrare anche in modalità step by step (passo dopo passo),
inserendo cioè una nota alla volta. Possiamo inoltre immettere, anche
in un secondo momento: CONTROL CHANGE 24, PROGRAM
CHANGE, AFERTOUCH o qualsiasi altro evento MIDI tramite mouse
o tastiera del computer. Una possibilità in più che offre il sequencer,
rispetto ad un registratore comune, è la gestione della traccia del
tempo. E’ possibile infatti modificare il tempo di una song
successivamente alla registrazione senza alterare il pitch
(intonazione), questo perché gli eventi MIDI vengono registrati nel
tempo non con un conteggio del tempo assoluto, ma in relazione della
battuta musicale. In questo modo cambiando la velocità della song
vengono spostati automaticamente gli eventi MIDI. Molti programmi
24
CONTROL CHANGE: messaggio utilizzato per indicare i cambiamenti di un
qualunque controller (pedale, Joystick, rotella, potenziometro, slider ecc.). Per
maggiori informazioni riguardo tutti gli eventi MIDI si rimanda a:
<http://www.artestudio53.it/2/2_midi.htm>
27
permettono un controllo accurato della traccia tempo, permettendo di
realizzare cambi di velocità successivi alle registrazioni delle tracce
con una precisione fino al centesimo di BPM (battute per minuto).
Esistono inoltre delle funzioni che permettono di suonare una parte
musicale liberamente e, in seguito, adattare il tempo del sequencer a
quello che noi abbiamo suonato. Un’altra opzione che il sequencer ci
offre è la possibilità di editing del materiale registrato. Possiamo
infatti modificare qualsiasi cosa vogliamo successivamente alla
registrazione: tonalità, dinamica, nota, ecc. Ciò risulta abbastanza
intuitivo, esempio cambiare un DO3 in un RE3 significa incrementare
il primo DATA BYTE di 2 (semitoni). E’ inoltre possibile copiare,
incollare e tagliare dati in maniera intuitiva come se si trattasse
realmente di un nastro magnetico, ma con una velocità operativa assai
maggiore e, soprattutto, senza alcun deterioramento di risultato.
Alcune funzioni comuni ai sequencer:
Quantizzazione: è una tra le funzioni più diffuse e si trova in tutti i
sequencer. Quantizzare significa riallineare gli eventi MIDI ad un
valore temporale precedentemente stabilito. Esempio: supponiamo di
suonare una nota su tastiera MIDI e registrarla su sequencer cercando
di eseguirla precisamente sul secondo quarto della battuta. È
chiaramente impossibile che la nota sia suonata precisamente sul
tempo che noi vogliamo, ci sarà sempre uno scarto di tempo (anche
infinitesimo e quindi impercettibile) tra la nota suonata e il valore
voluto. Quantizzando con valore = ¼ si avrà l’effetto che la nota
suonata venga spostata, e quindi eseguita, in modo da cadere
perfettamente sul quarto. Da ciò si capisce l’importanza di una giusta
impostazione di risoluzione della quantizzazione, se abbiamo un
fraseggio che procede per ottavi non possiamo quantizzare per quarti,
perché in questo modo la funzione raggrupperebbe più note sul valore
dei quarti. La funzione di quantizzazione può risultare fredda e
meccanica, poiché toglie espressività all’esecuzione. Per questo sono
state introdotte alcune variazioni alla quantizzazione. Un metodo per
rendere meno duro l’effetto di quantizzazione è quello di non
riallineare perfettamente le note alla risoluzione voluta, ma solo di
28
avvicinarle così l’esecuzione risulta meno meccanica e quindi più
umana. Un altro metodo, chiamato groove quantize, consiste
nell’utilizzare un modello di quantizzazione diverso rispetto alla
divisione matematica del tempo, in questo modo l'esecuzione risulta
più realistica. Precisazione: il sequencer, come abbiamo visto, non
registra il tempo in maniera continua (come farebbe un registratore a
nastro) ma lo divide sempre in valori discreti. Maggiore è la quantità
della divisione, maggiore sarà la risoluzione del tempo. Quindi il
sequencer registra sempre quantizzando, usando però valori talmente
alti da non farci percepire la differenza con l’esecuzione originale.
Un altra funzione comune a tutti i sequencer è la trasposizione. È
possibile cambiare tonalità di un brano in maniera immediata, così
come fare trasposizioni enarmoniche. La trasposizione di una
sequenza MIDI è semplice da eseguire, basta sommare o sottrarre al
primo DATA BYTE, riferito al comando NOTE ON, il valore voluto.
Nei sequencer si può utilizzare la funzione di trasposizione anche in
tempo reale. Da ricordare che le tracce che contengono mappature di
suoni percussivi, come la batteria o mappature di effetti, vanno escluse
dal processo di trasposizione. Sono poi possibili, come già detto, le
funzioni di copia-incolla-cancella comuni a tutti i programmi; è
possibile così ricopiare una parte e ripeterla più volte durante il brano.
Editors:
Gli editors sono delle schermate, aggiuntive a quella principale, che
permettono la modifica dei dati registrati precedentemente o
l’inserimento di nuovi. Nella schermata principale (foto 9) sono
rappresentate verticalmente le varie tracce incolonnate e
orizzontalmente il tempo che scorre. Gli editors più diffusi sono il
KEY EDITOR, LIST EDITOR, SCORE EDITOR, CONTROL
EDITOR.
29
(Foto 9).
KEY EDITOR: Il KEY EDITOR (foto 10), chiamato anche Piano Roll
o Matrix Edit, permette una visualizzazione immediata e grafica delle
note MIDI suonate. Nella parte sinistra della finestra è disegnata una
tastiera disposta in maniera verticale, nella parte destra sono
rappresentate le note (disegnate come stanghette) eseguite durante la
registrazione. Nella parte inferiore della schermata è invece
rappresentata, tramite stanghette verticali, l’intensità con la quale
viene premuto il tasto. Il KEY EDITOR è quindi un’alternativa al
pentagramma musicale dal quale prende la stessa concezione
melodico armonica: in orizzontale è rappresentato il tempo, in
verticale l' altezza delle note. Supponendo di suonare un accordo di
DO+ (DO MI SOL) per la durata di un quarto otterremo, nella
visualizzazione, tre note allineate verticalmente e distanziate di una
terza (la prima maggiore e la seconda minore) con lunghezza
30
orizzontale (durata) uguale a quella di un quarto. Con gli utensili
(tools) forniti dal programma è possibile modificare le note. Si
possono spostare, allungare, accorciare, inserirne di nuove, oltre alle
classiche opzioni di copia-incolla-cancella.
.
(Foto 10).
LIST EDITOR: Il LIST EDITOR (foto 11) è l’editor MIDI più vicino
alla realtà ma anche quello meno immediato perché non presenta
un’interfaccia grafica. Il LIST EDITOR, come dice la parola, consiste
nella lista completa degli eventi MIDI registrati durante l’esecuzione.
Gli eventi sono rappresentati come un listato di bytes, accanto al quale
viene fornito anche il riferimento dell’evento MIDI. Ogni evento
riporta anche il preciso momento in cui si trova (nel caso di una nota,
la sua durata).
31
Una differenza sostanziale che notiamo tra il KEY e il LIST EDITOR è
che il secondo ha la possibilità di rappresentare non solo i messaggi di
NOTE ON e NOTE OFF ma tutti i comandi MIDI. Se per esempio
premiamo il pedale “sustain” collegato alla tastiera MIDI questo non
verrà rappresentato nella finestra KEY EDITOR, mentre nel LIST
EDITOR apparirà il codice: CC 64 (pedal damp) - 127 chX. In questo
editor risulta veloce la modifica di alcuni parametri degli eventi MIDI
come VELOCITY, DATA BYTE e CONTROL CHANGE, poiché è
possibile inserire direttamente il valore numerico.
(Foto 11)
SCORE EDITOR (foto 12): Con questa visualizzazione le tracce
MIDI vengono rappresentate su pentagramma, cioè la notazione
tradizionale. Possiamo anche qui aggiungere e modificare le note
presenti, ma risulta difficile il controllo di altri eventi MIDI.
È molto utile perché permette la stampa di partiture che possono
essere lette in seguito da altri musicisti. È possibile impostare chiavi
32
musicali, tonalità, e tutta una serie di parametri che permettono una
leggibilità ottimale.
(Foto 12)
CONTROL EDITOR: Il CONTROL EDITOR (foto 13) è, come dice
già il nome, l’editor per eccellenza per quanto riguarda le modifiche
sui
CONTROL
CHANGE
e
altri
eventi
MIDI.
La rappresentazione è simile a quella di un istogramma25 in cui i
25
Istogramma: rappresentazione grafica di un fenomeno per mezzo di segmenti o
rettangoli.
33
singoli valori di controllo sono dei rettangoli la cui altezza è
proporzionale al loro valore. Risulta molto pratico nel caso in cui si
abbia a che fare con molti valori di controllo contemporanei. Con i
tools a disposizione (penna, gomma, compasso, ecc) possiamo
modellare i dati fino a che il risultato non ci soddisfa. Questo tipo di
editor è spesso usato anche per la programmazione della traccia
tempo.
(Foto 13).
Opzioni:
Vi sono poi numerose opzioni che si possono compiere all’interno di
un sequencer, alcune sono specifiche di un determinato programma,
altre comuni a tutti. Tutti i sequencer hanno la possibilità di impostare
un metronomo, il quale serve da riferimento temporale durante le
34
registrazioni. Il suono del metronomo può essere prodotto
direttamente dalla scheda audio del computer oppure è possibile
utilizzare una nota MIDI. Un’opzione molto importante quando si
lavora con macchine esterne (esempio: registratori, batterie
elettroniche) è la sincronizzazione. Il programma può funzionare sia
da master che da slave. Funzionando da master (letteralmente
padrone, e quindi “primario”) piloterà gli strumenti esterni che si
allineeranno al tempo del sequencer, funzionando da slave
(letteralmente schiavo, e quindi “secondario”) il sequencer verrà
pilotato da uno strumento esterno il quale darà il tempo master.
All’interno del protocollo MIDI ci sono due sistemi per sincronizzare
il tempo, il “MIDI Time Code” e il “MIDI Clock” (entrambi messaggi
di sistema). Il “MIDI Time Code” dà indicazione del tempo assoluto
ed è paragonabile all’SMPTE (vedere nota 13). Il “MIDI Clock” serve
invece per rispettare il tempo e viene inviato 24 volte ogni quarto.
Risulta spesso utile anche l’opzione di “filtro MIDI”. Il filtro MIDI
funziona in modo da far passare solo certi messaggi MIDI bloccando
quelli impostati all’interno del filtro. Un’altra opzione, chiamata
“input transform”, permette di trasformare un evento MIDI in ingresso
con un altro in uscita. Possiamo per esempio far in modo che tutte le
volte che suoniamo un DO3 sul canale MIDI 10 questo venga
trasformato in un RE4 sul canale MIDI 1. E’ possibile anche simulare
effetti di delay26, di chorus27 ecc. Tra le applicazioni più affascinanti
dei sequencer una è la possibilità di creare degli “oggetti virtuali”.
Possiamo infatti impostare slider e potenziometri anche in un secondo
momento e i loro movimenti possono essere registrati, e quindi
automatizzati, per essere riproposti in automatico al successivo click
del play. L’esempio più comune è la programmazione di uno slider
26
Il delay è un effetto che viene applicato al suono. Esso sovrappone al segnale
originale una o più copie dello stesso segnale. Queste copie dell’originale sono
identiche all’originale ma in ritardo di tempo (delay significa appunto ritardo) e di
intensità sempre uguale o via via decrescente.
(<http://www.audiomaster.it/glossario/delay.htm>).
27
Il chorus è un effetto che consiste nell'impiego di una o più linee di ritardo
attraverso le quali viene fatto passare il segnale il quale subisce, appunto, un ritardo
nella propagazione. (<it.wikipedia.org/wiki/Chorus>).
35
che funzioni da volume per un certo canale MIDI. Il principio è il
seguente: si imposta innanzitutto lo status byte (nota, control change,
ecc.), poi si decide come inserire i dati (usando slider, potenziometri,
ecc), ovviamente i cambiamenti di stato degli oggetti corrispondono
ad una variazione del valore del/dei data byte.
36
c. Campionatore.
Per analogia possiamo paragonare il campionatore ad una cinepresa.
La cinepresa cattura le immagini e le fissa su pellicola, fotogramma
dopo fotogramma. Il campionatore fa la stessa cosa con il suono
registrando il suo andamento nel tempo attimo dopo attimo.
Il campionatore è uno strumento per molti aspetti simile al
sintetizzatore28 e, come questo, utilizza forme d’onda (suoni
campionati) permettendone la riproduzione intonata su tastiera.
La differenza sostanziale sta però nel fatto che mentre i sintetizzatori
hanno a disposizione una wavetable29 di suoni utilizzabili,
caratteristica dello strumento e non modificabile, il campionatore non
ha campionamenti preregistrati ma ha la possibilità di registrare i
suoni direttamente, sia che la sorgente sonora sia ripresa
microfonicamente che da ingresso di linea.
Il campionatore ha potenzialità vastissime in quanto, come detto
sopra, non è vincolato da una tavola sonora fissa ed è quindi
aggiornabile nel tempo.
Può essere utilizzato in una infinità di situazioni:
o in studio per riprodurre suoni realistici o per creare sonorità
inedite (esistono in commercio moltissime librerie di
campioni);
o dal vivo per suonare tracce aggiuntive (per esempio cori
registrati in studio);
o in sonorizzazioni per programmi radiofonici o televisivi;
28
Il sintetizzatore è uno strumento musicale facente parte della classe degli
elettrofoni, capace di generare (sintetizzare) ed elaborare il suono mediante dei
dispositivi elettrici ed elettronici (oscillatori, filtri, generatori di inviluppo,
amplificatori, ecc) che possono essere realizzati secondo la tecnica analogica o
digitale. Per maggiori informazioni si rimanda a: Ava, Marco. (2005) “Dai
sintetizzatori analogici a quelli digitali fino ai moderni sintetizzatori virtuali”,
consultabile anche all’indirizzo internet:
http://www.noemalab.org/sections/specials/tetcm/2004-05/sintetizzatori/main.html.
29
Wavetable: letteralmente tavola di onde. Tabella utilizzata nella sintesi sonora
contenente la forma d'onda del suono campionato.
37
o in performance di DJ ecc.
Il significato di campionare30 è quello di catturare suoni esterni e
memorizzarli digitalmente nella memoria interna del campionatore.
Praticamente equivale a registrare un segnale utilizzando un
trasduttore che lo converta dal formato originale (analogico) a quello
adatto alla memorizzazione (digitale) e, attraverso un sistema che
controlla la registrazione e la riproduzione, memorizzarlo su di un
supporto adatto, cioè renderlo utilizzabile ogni volta che lo si desideri.
Il paragone con un registratore a cassette viene da sé!
Il segnale analogico è un segnale continuo nel tempo e, ad ogni istante
che trascorre, può assumere un qualsiasi valore da un minimo ad un
massimo.
Un segnale digitale invece è un segnale sempre discreto, cioè non
continuo, e di conseguenza non può assumere tutta la gamma di
valori, da un minimo ad un massimo, ma solo valori che individuano
sempre due gradini, saltando senza continuità tra due punti dello
spazio che di volta in volta viene considerato (figura 14).
30
Campionare: procedimento mediante il quale frammenti di segnale audio
(campioni) vengono registrati mediante una loro conversione in numeri binari
(operazione effettuata da un dispositivo detto convertitore analogico-digitale ADC),
in modo da poter essere successivamente elaborati, memorizzati e riprodotti
(mediante un dispositivo detto convertitore digitale-analogico DAC).
(<http://www.audiomaster.it/glossario/campionamento.htm>).
Per maggiori informazioni riguardo il campionamento si rimanda a
<http://www.comlab.uniroma3.it/telecinfo/campionamento.pdf#search=%22campio
namento%20TEOREMA%22>.
38
(Figura 14).
Tra i campionatori hardware più famosi possiamo citare l’Akai S 2000
(foto 15).
(Foto 15).
39
Campionatore software: Il campionatore software è un programma
per computer che emula un campionatore hardware sfruttando, più di
quest’ultimo, la velocità dei moderni processori e gli hard disk
sicuramente più capienti dei moderni computer.
All’interno del mercato specifico di software musicali troviamo
innumerevoli campionatori.
Uno dei più famosi ed apprezzati è Kontakt della software house
Native Instruments31 (foto 16).
Kontakt32 è un campionatore software estremamente flessibile, basato
sui più moderni algoritmi di campionamento e trattamento dei suoni.
La lettura dei dati audio avviene direttamente in memoria RAM e non
sullo streaming33 diretto dell’hard disk (come nel caso di altri
campionatori concorrenti). Questo è un grossissimo vantaggio in
termini di qualità anche se, per sfruttare al massimo tale campionatore,
c’è bisogno di molta memoria RAM.
Nessun altro campionatore, hardware o software, offre tutte le sue
caratteristiche, così tanta flessibilità e un così alto grado di
compatibilità.
31
Native Instruments: Software house composta da un gruppo di sviluppatori che ha
contribuito a rivoluzionare il mondo della musica realizzata su computer. Casa
produttrice del software synth B4 (che emula in modo perfetto le sonorità degli
organi Hammond); del synth modulare Reaktor (arrivato alla 5 versione); del Pro 53
(che emula le sonorità del famoso Prophet 5); dell’ FM7 (che emula il synth della
Yamaha DX 7, basato sulla sintesi FM modulazione di frequenza), e di molti altri.
Per maggiori informazioni riguardo la sintesi FM vedere:
<http://www.na.infn.it/mfa/acust/materiale%20sito/Sistemi%20di%20sintesi/fmsint.
htm>.
32
Tratto da: <http://www.xelenio.com/recensioni/kontakt/>; e da
<http://www.midimusic.it/prodotti/ni/kontakt.htm>.
33
Streming: flusso continuo di dati tra due componenti hardware.
Si parla di streaming (audio e video) in Internet, quando suoni e immagini non
vengono trasferite completamente nel sistema dall'utente prima di venire riprodotte,
ma sono eseguiti durante il trasferimento stesso.
<www.moreorless.net/diz/MoL_S.html>.
40
Dalla semplice riproduzione di praticamente qualunque formato34
audio, alla creazione intuitiva di nuovi strumenti, dal sound designing
creativo al mix dinamico in surround, Kontakt apre le porte creatività.
Kontakt incorpora cinque differenti modalità di utilizzo, dalla più
semplice riproduzione di campioni, alle più complesse applicazioni di
pitch shifting35 e time-stretching36 in tempo reale.
Le funzioni dedicate alla mappatura, all'editing ed al looping dei
campioni sono potentissime e particolarmente intuitive.
Sono anche disponibili più di 30 filtri, vari effetti e una vasta sezione
dedicata alla modulazione.
Offre pure diverse funzioni innovative tra le quali le nuove e potenti
caratteristiche per la gestione del surround, l’utilizzazione di script
per creare simulazioni di strumenti (o altre apparecchiature come
generatori di accordi automatici dynamic tuners), oppure offre la
possibilità di creare propri script personali sfruttando al massimo
l’architettura aperta del Kontakt. Infatti, Kontakt, vanta architettura
modulare che gli permette possibilità illimitate e personalizzazioni
uniche, come ad esempio la personalizzazione del percorso del
segnale.
Kontakt può essere implementato con diverse librerie di suoni.
Tra gli sviluppatori di librerie più famosi citiamo almeno questi:
Vienna Symphonic Library; Zero-G; Sonic Reality; Post Musical
Instruments.
34
GigaStudio, Akai S-1000/S-3000, EXS24, HALion, MachFive, AIFF, WAV, SF
2, SDII,ACID, SampleCell, REX I & II, BATTERY 1 & 2, LM4, Reaktor, Unity,
Apple Loops, ESi, Emu EOS, Roland S-5x, S-7-x, Kurzweil, Reason NN-XT, Akai
S-5000/S-6000, Pulsar, Akai MPC, Beat Creator, DR-008, Ensoniq, Akai MESA.
35
Per maggiori informazioni riguardo il pitch shifting si rimanda a:
<http://www.audiomaster.it/tutorial/delay.htm>.
36
Per maggiori informazioni riguardo il Time Stretching si rimanda a:
<http://www.cubase.it/modules.php?name=News&file=article&sid=17>.
41
(Foto 16).
Caratteristiche tecniche:
•
•
•
•
•
Motore audio a 32 bit/192kHz, con 64 parti e un numero di
voci illimitato.
Architettura flessibile modulare personalizzabile.
6 differenti modalità di utilizzo: Classic, DFD, Tone, Time I,
Time II e Beat Machine.
Ampia selezione di effetti, filtri e modulazioni.
Potenti funzioni di editor per i Group, Mapping e Loop.
42
Kontakt può essere utilizzato sia solo che all’interno di software
sequencers come Cubase, Nuendo, Logic Audio, e praticamente tutti
quei software che supportano il VST 2.0 (cfr. oltre, cap. 4), e inoltre
Cakewalk Sonar con architettura DX 37 e Pro Tools con architettura
RTAS 38.
37
DX è l'abbreviazione di Direct X. DXi è un DX instrument, cioè un virtual
instrument che si appoggia alla tecnologia DX, la quale consente l'utilizzo di effetti
virtuali, come plugin, sulle tracce audio. La tecnologia Direct X è utilizzata nelle
piattaforme Windows. (<http://www.audiomaster.it/glossario/dxi.htm>).
38
RTAS è la tecnologia specifica del software Pro Tools.
Entrambe, comunque, sono debitrici della tecnologia VST della Steinberg (cfr. oltre,
cap. 4), la quale detiene il primato di invenzione.
43
4. Il software: “Cubase”.
La software house tedesca Steinberg Media Technologies AG, realizza
programmi dedicati alla produzione musicale dal 1984.
Fu fondata da Karl “Charlie” Steinberg (sound engineer) e Manfred
Rürup (programmatore).
L’idea di un software dedicato alla musica cominciò a svilupparsi già
agli inizi del 1983, dopo la stesura del protocollo MIDI (cfr. cap. 3 a)
Il primo risultato interessante fu lo “Steinberg Pro-16” che girava su
Commodore 64 (cfr. cap. 2)
Lo “Steinberg PRO-16” aveva la possibilità di far girare 16 tracce
MIDI e, grazie anche all’aiuto di Werner Kracht (altro
programmatore), si sviluppò nello “Steinberg PRO-24”, il quale
aveva la possibilità di far girare fino a 24 tracce MIDI.
Lo “Steinberg PRO-24” era un programma molto più articolato e
maggiormente simile ad un registratore a nastro multitraccia.
Girava su Atari ST (cfr. cap. 2), il quale fu il primo home-personal
computer dotato di porte MIDI integrate.
Nello “Steinberg PRO-24” compariva già la possibilità di
quantizzazione (cfr. cap. 3 b).
Una delle grandi problematiche del software era che non si riusciva a
vedere la struttura musicale in quanto, i computer del tempo, non
erano ancora dotati di interfaccia grafica. Ma proprio pochissimo
tempo dopo nacquero i primi computer, Apple Macintosh e Atari,
dotati di interfaccia grafica (GUI) la quale permise, appunto, di
rendere gli eventi musicali visibili e suonabili
“Cubase 1.0” fu l’evoluzione dello “Steinberg PRO-24”. Nato da
questa esigenza di rendere visibili gli eventi musicali, risultava
oltretutto molto più sofisticato ed intuitivo dei suoi predecessori.
Il nome scelto deriva, come ammesso dallo stesso Charlie, da
Cubito39.
39
Cubito: Antica unità di misura che indica la distanza dal gomito all’estremità del
dito medio. E’ la misura di lunghezza più comune in antichità. Il cubito ebraico era
di 44,45cm, mentre quello egiziano era un po' più lungo (44,7cm).
44
La prima versione di Cubase, per Atari, uscì nel 1989, stabilendone il
campione assoluto dei software sequencer, sicuramente imitato dalle
future software house.
Dal 1990 Cubase è disponibile per Apple Macintosh, mentre per
Windows lo sarà dal 1992 completando così le tre piattaforme più
importanti del tempo.
Dal 1991 Cubase implementa al MIDI anche l’audio con la versione
di Cubase audio. I dati audio possono essere registrati direttamente
all’interno dei computer i quali, ora, diventano un’alternativa reale al
registratore a nastro multitraccia.
Nel 1995 la Steinberg Media Technologies AG rilascia WaveLab,
software per editing e mastering40 di audio digitale, in grado di
elaborare audio in tempo reale durante il playback dello stesso.
Tecnologia dello standard VST.
L’uscita di Cubase VST per Apple Macintosh, nel 1996, segna l’anno
della svolta vera e propria.
Il mondo della Computer Music è completamente rivoluzionato dalla
tecnologia VST (Virtual Studio Technology) con la quale si è riusciti a
emulare molte delle funzioni prima disponibili solo con le
costosissime attrezzature di uno studio di registrazione.
Quello che prima richiedeva un investimento di centinaia di milioni
ora può essere realizzato con un paio di milioni delle vecchie lire.
Questa tecnologia si appoggia alla CPU e quindi alla sua potenza di
calcolo, la quale ne determina i limiti sulla quantità di plug-in che si
possono utilizzare contemporaneamente e sulla qualità del processo
audio in real-time.
Dunque VST, acronimo di Virtual Studio Technology, rappresenta la
tecnologia con la quale si riescono ad emulare effetti come delay,
riverberi, compressori, phaser.
40 Mastering: elaborazione e trasferimento di una traccia master, nella sua forma
definitiva, su un supporto.
Il mastering digitale si differenzia, ovviamente, da quello analogico per la totale
differenza dei supporti utilizzati e quindi delle procedure necessarie.
45
I VST vengono inseriti in una traccia audio e hanno il compito di
modellarne la forma d’onda.
Mentre VSTi, acronimo di Virtual Studio Technology istruments,
rappresenta la tecnologia con la quale si riescono ad emulare,
mediante strumenti virtuali, veri e propri strumenti tradizionali o
generare nuovi suoni sintetizzati.
I VSTi vengono inseriti in una traccia MIDI e hanno il compito di
generare suoni.
Strumento virtuale significa uno strumento musicale emulato dal
software, mediante degli algoritmi41 studiati in fase di
programmazione dell’applicativo. In commercio sono disponibili
moltissimi Virtual Instruments che possono funzionare sia in modalità
plug-in VST , sia in modalità stand alone ovvero senza l’ausilio del
software a supporto.
I plug-in, come già visto, sono dei programmi aggiuntivi che possono
essere selezionati per potenziare il software principale. Possono essere
sviluppati anche da case produttrici differenti permettendo all’utente
una vasta scelta (tra le case produttrici più famose da citare almeno:
Waves per quanto riguarda VST e Native Instruments per quanto
riguarda VSTi).
Siamo ora in grado di integrare, con il software a nostra disposizione,
tutto il lavoro di uno studio di pre-produzione post-produzione e
mastering in un unico computer desktop e, nei casi più estremi, in
alcuni portatili.
41
Algoritmo: sistema di regole e procedure che conducono alla risoluzione di un
“problema” attraverso un numero finito di operazioni. L'ottimizzazione degli
algoritmi consente di rendere più veloce ed efficiente un programma.
(<www.spysystem.it/glossario/a.htm>).
46
Nel 1997 Cubase VST esce per piattaforma Windows e, nello stesso
anno, vengono rilasciati gli ASIO42 driver.
Nel 1999 esce la nuova versione, 2.0, VST; e la nuova versione, 2.0,
degli ASIO driver.
Nel 2000 viene rilasciato un nuovo software, Nuendo, creato per ogni
tipo di applicazione nell'ambito dell'industria multimediale
(composizione, film, broadcast, musica, post produzione, surround,
sonorizzazione videogame e multimedia).
Nuendo, essendo più “completo” di Cubase, diverrà, nel corso degli
anni, il prodotto di punta della Steinberg.
Nel 2001 esce HALion un potente campionatore software.
Nel 2002 esce un nuovo standard per quanto riguarda la tecnologia
VST, si tratta del System Link che porta una vera connettività e
indipendenza di piattaforma nel mondo dell’audio digitale.
Il VST System Link consente il trasferimento sincronizzato di dati
audio tra due o più workstation equipaggiati con software e hardware
compatibile, attraverso un sistema di cablaggio audio digitale standard
tipo ADAT, TDIF, AES/EBU o S/PDIF.
Dato che usa lo stesso flusso audio, la sincronizzazione, è sempre
accurata al singolo campione, anche lungo configurazioni di
workstation multiple.
42
ASIO: Audio Streaming Input Output. E’ un protocollo di comunicazione, a bassa
latenza, per segnali audio digitali sviluppato dalla Steinberg. Grazie a esso una
scheda audio può essere in grado di registrare e riprodurre su più canali
contemporaneamente. Molti software attualmente in commercio sfruttano questa
tecnologia per creare sofisticati sistemi di registrazione digitale basati su personal
computer. I driver a bassa latenza permettono di avere un delay (ritardo)
praticamente nullo, dalla pressione di un tasto su una tastiera MIDI al suono, per
esempio, di uno strumento VSTi usato in un sequencer, o suonando le corde di una
chitarra collegata al LINE IN di una scheda audio compatibile ASIO.
Di recente sono stati rilasciati i driver ASIO 2.0, che offrono ancora minore latenza
(si arriva ai 2 ms). Per le periferiche audio che non dispongono di supporto nativo e
drivers ASIO, sono stati rilasciati gli ASIO4ALL, ossia driver ASIO universali e
compatibili con tutte le applicazioni ASIO. Ovviamente usando gli ASIO4ALL il
supporto ASIO non e' nativo e ciò si traduce in riduzioni in termini di performance.
47
Il VST System Link consente di portare progetti audio a nuovi livelli di
complessità, ed è integrato in Cubase VST 5.2, Cubase SL e SX,
Nuendo, per Apple Macintosh e Windows.
Nel gennaio 2003 Steinberg Media Technologies AG è acquistata
dall’azienda Pinnacle Systems la quale si occupa di progettazioni
hardware e software per il video editing.
Nel dicembre 2004 Steinberg Media Technologies AG viene acquisita
dal gruppo Yamaha rimanendo comunque un’azienda indipendente
che continua a commercializzare i propri prodotti.
Ottobre 2006 esce una nuova versione di Cubase, chiamata
semplicemente Cubase 4, la quale supporta la modalità universal
binary43 caratteristica dei nuovi Apple Macintosh con processore Intel
(cfr. cap. 2).
Tra le principali novità troviamo un Control room per la gestione dei
monitor e delle cuffie (ripresa da Nuendo), e l'upgrade dello standard
VST, alla versione 3.0, e degli ASIO driver, alla versione 2.2.
43
Universal binary: linguaggio universale con il quale i software riescono a
funzionare sia con processori Intel che con i processori Motorola Power Pc.
Per maggiori informazioni si rimanda a: <http://www.apple.com/it/universal/>.
48
5. Conclusioni:
Nel presente trattato si è vista ed analizzata la nascita e lo sviluppo
della Computer Music ed in modo particolare si è visto cos’ha reso
possibile tale sviluppo.
In conclusione si vedranno, brevemente, tre aspetti importanti:
•
•
•
La diffusione della Computer Music (anche da parte di
hobbysti).
I “limiti” della Computer Music, o meglio dei “compositori” di
“software music”.
Sviluppi futuri.
“Oggi, grazie al computer, si riescono ad emulare molte delle funzioni
un tempo possibili solamente nei costosi studi di registrazione”.
Si capisce bene l’importanza di tale affermazione.
Al giorno d’oggi un qualsiasi ragazzo dotato di voglia e di un
“ristretto” budget può, tramite computer oramai presente nella quasi
totalità delle case, costruirsi il proprio studio di registrazione virtuale
(home recording).
È da tener presente anche un’altra caratteristica che allarga ancor più
la diffusione della Computer Music: il fatto che si possa essere anche
privi di abilità esecutiva specifica.
Esempio, con un budget di mille euro, oggigiorno, si ha la possibilità
di acquistare un buon software-sequencer, alcuni VSTi, un pacchetto
di effetti VST e una discreta libreria di campioni, il tutto di livello
professionale.
Negli anni ’80-’90 con due milioni delle vecchie lire (senza tener
conto dell’incremento della lira) si riusciva a malapena a comperare
un campionatore hardware, e neppure di livello professionale.
Addirittura la spesa scende a zero se si utilizzano software freeware
(gratuiti), shareware (software utilizzabile gratuitamente per un
determinato periodo di tempo), demo (versione limitata) o se si
utilizza, come sistema operativo, la piattaforma GNU/Linux.
49
I software freeware specifici per Computer Music attualmente sono
arrivati ad ottimi livelli di perfezionamento coprendo quasi tutte le
funzioni ritrovabili nei più costosi software professionali (un esempio
può essere il software Audacity). Per quanto riguarda, invece, il
sistema operativo GNU/Linux, tale piattaforma mette a disposizione,
già da un paio d’anni, alcune distribuzioni specifiche chiamate “A
GNU/Linux Audio distribution” contenenti tutti i software necessari
per lavorare in campo audio-multimediale (un esempio sono le
distribuzioni Agnula/DeMuDi e Dynebolic).
Tutto questo ha sicuramente favorito la diffusione della “software
music”. Si sono sviluppati così centinaia di generi musicali (esempio:
ambient, drum’n’bass, techno, new age, trance, experimental), che
sfruttano solamente il computer per la generazione di suoni.
Inoltre quasi tutta la musica prodotta oggi passa attraverso il computer
ma, nonostante questo, non c’è ancora stata una rivoluzione
concettuale di linguaggio espressivo. Infatti “compositori”, “autori” e,
soprattutto, produttori (questi ultimi legati alle vendite) di Computer
Music sono ancora rivolti esclusivamente verso l’emulazione
dell’analogico. Ciò risulta interessante ma assolutamente riduttivo in
quanto sottrae alla stessa Computer Music le possibilità inedite che
potrebbe regalare.
La sperimentazione della Computer Music verso nuovi possibili
orizzonti è affidata, prevalentemente, a laboratori, Università e centri
di ricerca specializzati. Tra i più attivi a livello internazionale
troviamo:
Center for Computer Research in Music and Acoustics (CCRMA)
della Stanford University in California,
Institut de Recherche et de Coordination Acoustique Musicale
(IRCAM) di Parigi, fondato da Pierre Boulez nel 1977,
Electronic Music Center della Columbia-Princeton (CPEMC).
Mentre in Italia sono attivi:
Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di
Padova;
Laboratorio di Informatica Musicale (LIM) dell’Università di
Milano;
50
Reparto di Informatica Musicale (CNR) dell’Università di Pisa;
Laboratorio di Informatica Musicale del DIST dell’Università di
Genova;
Studio di Fonologia della RAI di Milano;
Associazione di Informatica Musicale Italiana (AIMI).
Senza dubbio in futuro, grazie a computer e software sempre più
potenti, verrà sempre più sviluppata la multimedialità (l’integrazione
di strumenti comunicativi diversi come testo, grafica, animazione,
video e suono).
Anche se il multimediale esula dalla Computer Music in senso stretto,
la possibilità di poter integrare alla musica strumenti comunicativi
diversi, ne allarga sempre più gli orizzonti portando il computer ad
essere l’unico strumento di lavoro necessario.
Ava Marco.
51
Ringraziamenti vanno a: Lindy; ad Anna, Lorenzo, Alessandra,
nonna Carolina, nonna Erminia; a Tuco Benedicto Pacifico Juan
Maria Ramirèz, Ghibly, The Beast, Astemia, Victor Vallejo
Gòmez, Gaylor Fotter, Steeven&songs; a Ciccio siculo,
Skiaaaac, Samu, Antuà, Ste, Vincenz, Gabry, Cascone, Vigasio,
Andrèas, Ciccio Sbrofen; a Nizolo, Who. Ringraziamenti
particolari vanno a: Air, Albert Pla, Aphex Twin, Andrès Segovia, Animal
Collective, Arab Strap, Archie Shepp, Area, Ash Ra Tempel, Autechre,
Austin Lace, Beatles, Bel Canto, Bela Bartòk, Belle and Sebastian, Benny
Goodman, Beth Gibbons, Bjork, Brian Eno, Boards Of Canada, Calexico,
Can, Carl Orff, Cat Power, CCCP-CSI.PGR, Charlie The Bird Parker, Chet
Baker, Chick Corea, Chopin, Claude Achille Debussy, David Pajo, Dead
Can Dance, Devendra Banhart, Dirty Three, Duke Ellington, Einsturzende
Neubauten, Elio e le storie tese, Eluvium, Emerson Lake & Palmer, Ennio
Morricone, Erik Satie, Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Francesco
Guccini, Franco Battiato, Front 242, Gioachino Rossini, Glenn Branca,
Godspeed You Black Emperor, Goran Bregovic, Hector Zazou, Hugo Largo,
Iggy Pop, Igor Fedorovic Stravinskij, Interpol, Isan , Jaco Pastorius, Jan
Jelinek, Jean Michel Jarre, Jim o' Rourke, John Cale, John Coltrane, John
Zorn, Joy Division, Karate, Kieran Habden, Kraftwerk, Labradford,
Lambchop, Lennie Tristano, Leonard Cohen, Loreena McKennitt, Loscil,
Low, Ludwig Van Beethoven, Maurice Ravel, Mice Parade, Michael
Nyman, Mike Patton, Mogway, Mother Love Bone, Mouse On Mars, Miles
Davis, My Bloody Valentie, Mùm, Neu!, Nick Cave, Nick Drake, Nirvana,
Noir Desir, Notwist, Pan Sonic, Papa Roach, Pearl Jam, Perigeo, Pete
Namlook, Piano Magic, Pink Floyd, Premiata Forneria Marconi, Radiohead,
Rechenzentrum, Richard Wagner, Ryuichi Sakamoto, Robert Wyatt, Rothko,
Sibille Baier, Sigur Ros, Six Organs Of Admittance, Slint, Slowdive, Smog,
Solex, Sonic Youth, Stereolab, Steve Albini, Steve Roach, Sqarepusher,
Takagi Masakatsu, Tangerine Dream, Tarentel, The Afghan Wigs, The
Album Leaf, The Black Dog, The Black Heart Procession, The Books, The
Divine Comedy, The Dresden Dolls, Thelonious Monk, The Velvet
Underground, The Who, This Mortal Coil, Tortoise, Tunng, Uri Caine, Van
Der Graaf Generator, Vangelis, Vincent Gallo, Vinicio Capossela, Yann
Tiersen.
Ed ancora : Bertolt Brecht, Luigi Pirandello, Samuel Beckett, Carmelo Bene, Alessandro
Baricco, Charles Bukowski, Charlie Chaplin, Beppe Grillo, Roberto Benigni, Matt Groening, Paura e
delirio a Las Vegas, Deep Troath,
e molti molti altri..…………….....GRAZIE!
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<http://musimac.it/>: Comunità di chi fa musica col Mac. Offre una vasta
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Grossi”.
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“Pietro
<http://www.terratec.it/supporto/guide49.shtml>: Sito internet, italiano,
riguardante i prodotti del marchio Terratec, contenente inoltre una vasta
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<http://www.windoweb.it/edpstory_new/edp.htm>: Sito internet che tratta,
in modo esaustivo, la storia informatica e dei computer:
<http://www.xelenio.com/>: Portale sulla Computer Music, Software
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