Coordinatrice delle Business Unit Climate Policy del

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Coordinatrice delle Business Unit Climate Policy del
PIANETA
TERRA
il
Mensile di informazione e cultura
dell’ambiente, dell’energia e delle
fonti rinnovabili
Direttore responsabile
Simone Togni*
sommario
marzo 2015
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7
INTERVISTA A VICHI DUSCHA
Coordinatrice delle Business Unit Climate Policy del Fraunhofer ISI
Contatti
via Tagliamento 24, 00198 Roma
Antonella Cocca
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Comitato di Redazione
Simone Togni, Stefania Abbondandolo,
Davide Astiaso Garcia, Silvia Martone
RINNOVABILI
E NUOVO MERCATO ELETTRICO:
INTEGRAZIONE O RISERVA INDIANA ?
Simone Togni
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IL COSTO DEL CLIMA
Sergio Ferraris
NEWSLETTER ANEV
20 ANEV: parola agli associati
www.ilpianetaterra.it
Intervista a MARCO PERUZZI
Direttore Business Unit Fonti Rinnovabili Edison SpA
e Presidente E2i Energie Speciali
Registrazione n. 66 del 5 giugno 2003
presso il Tribunale di Napoli
Silvia Martone
23
Proprietario del Periodico
gps srl Gruppo Problem Solving
Editore
Sinderesi srl
ROC 25332
Progetto grafico
L’asterisco di Barbara Elmi, Roma
Stampa
GPT - Gruppo Poligrafico Tiberino
Via Ponchielli, 30 - 06073
Loc Ellera, Corciano (PG)
Redazione • Pubblicità
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COORDINAMENTO FREE
LE FONTI RINNOVABILI
E IL MERCATO ELETTRICO.
I BENEFICI SUL PREZZO DELL’ENERGIA
Agostino ReRebaudengo
IL GREEN ACT SECONDO
IL COORDINAMENTO FREE
Francesco Pardi
TEST DI MERCATO PER L’ECLISSI
Cosimo d’Ayala Valva
GREAT MED PROJECT
Davide Astiaso Garcia
A RISCHIO LA RISERVA NATURALE
DI TORRE GUACETO
Daria Palminteri
Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sono
responsabili i singoli Autori dei quali il Comitato di
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citando ovviamente la fonte.
1
* Registrazione in corso presso il Tribunale di Napoli
PIANETA
TERRA
il
Simone Togni
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RINNOVABILI E NUOVO
MERCATO ELETTRICO:
integrazione o
riserva indiana?
Quando si pensa al futuro, all’innovazione,
al modo di vivere dei prossimi decenni
spesso si immaginano cose fantascientifiche e le più incredibili che la nostra mente
possa immaginare. Questo sforzo non è
mai fine a se stesso ma è parte di quella
spinta innovatrice innata nell’uomo e che è
alla base qualsiasi processo di innovazione
presente nella società. L’uomo infatti dalla
notte dei tempi immagina come applicare
alla vita quotidiana le invenzioni esistenti e
come affrontare e risolvere le criticità della
vita quotidiana. Il tutto sempre con il fine
connaturato nell’uomo di evolversi, usando
gli ultimi ritrovati della tecnica e della
sono più facilmente essere di beneficio nell’immediato. Questo dipende dal fatto che
frequentemente si tende a preferire un approccio più ambizioso, stimolante e suggestivo, come può essere la ricerca pura,
rispetto ad uno più faticoso di una applicazione costante e quotidiana che necessita
di attenzione e applicazione e che non stimola l’immaginario collettivo o i grandi
sogni emotivi di cambiamenti epocali. Questo atteggiamento lo vediamo purtroppo e
spesso anche nei settori di nostro interesse. Basti pensare alla crisi che da anni
attanaglia il settore elettrico che ha visto in
sette anni verificarsi quella che molti, correttamente, hanno definito la tempesta perfetta. In questi anni
infatti abbiamo vissuto il calo dei
consumi più forte di sempre dovuto da un lato alla crisi economica e dall’altro all’efficienza
energetica legata all’evoluzione
tecnologica e alle politiche di sostegno. A fronte di questo, dal lato
dell’offerta, si è vista un’esplosione dovuta alle molte centrali a ciclo
combinato entrate in esercizio dopo gli intereventi straordinari assunti a valle degli
anni del black-out (il cosiddetto sblocca
centrali) e dall’altro la crescita significativa
delle nuove fonti rinnovabili (fotovoltaico ed
eolico) che hanno aumentato significativamente l’offerta incidendo sui fondamentali
del mercato elettrico. In questo percorso si
è di fatto trasformato il mercato elettrico
che ha visto per i primi anni mantenere il
prezzo a fronte di un calo dei consumi (!!),
poi invece finalmente i picchi di prezzo
delle ore di punta sono stati smussati dalle
rinnovabili con gravi perdite economiche
per i produttori tradizionali che tuttavia
hanno potuto ripiegare contribuendo all’aumento dei prezzi nelle ore con meno
Invece di rivoluzionare il sistema
si dovrebbe cercare di seguire
l’evoluzione dei mercati
scienza, al fine di facilitarsi la vita. Molto
spesso si fa ricerca e sviluppo su problematiche specifiche con l’obiettivo di arrivare a soluzioni innovative che consentano
la loro soluzione, altre volte la ricerca pura
ci consente di arrivare a scoperte, talvolta
in modo casuale, non preventivate. Questo
si chiama progresso ed è alla base dello
sviluppo di ogni civiltà. Viceversa quasi mai,
o comunque troppo poco, si prova a adattare strumenti, innovazioni ed evoluzioni
tecnologiche già esistenti al fine di velocizzare, semplificare o solo rendere più efficienti i processi complessi o le normali
attività umane. Infatti spesso si preferisce
un approccio finalizzato alle grandi rivoluzioni piuttosto che alla politica dei piccoli
passi, dei correttivi mirati che, invece, pos-
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di costo complessivo per il sistema, di difficile gestione dei carichi in tempo reale,
della necessità di modificare, potenziandole, le reti di trasmissione e di distribuzione ecc. ma tutti sappiamo che dietro
queste considerazioni, in parte anche vere,
si nasconde il tentativo di mantenere uno
status quo che è miope. Infatti ognuno dei
problemi indicati ha soluzioni ragionevolmente facili da applicare per risolverli e
solo la volontà di bloccare la naturale evoluzione delle cose giustifica la resistenza
passiva che stiamo vivendo. Una battaglia
di retroguardia, sicuramente perdente alla
lunga e che oggi si concentra sull’ultimo,
forse più importante, banco di prova: la riforma del mercato elettrico. Proprio la riforma del mercato elettrico è infatti la
cartina al tornasole che ci dirà dove andremo a parare, se difenderemo gli interessi dei grandi operatori fossili relegando
le Fonti Rinnovabili in una riserva, ovvero
se apriremo finalmente i mercati senza
ostracismi per tali fonti. L’auspicio è che si
arrivi ad un equilibrio sano e soprattutto
capace di continuare a far crescere tali fonti
pulite, integrandole con le altre fino ad
avere, speriamo entro breve, un sistema di
mercato funzionante ed efficiente a beneficio di nessuno ma a vantaggio di tutti. n
5
domanda. Così si è venuto a modificare il
profilo della curva dei prezzi in borsa che
ha quasi azzerato le differenze tra ore di
carico e ore vuote, alimentando il sospetto
che i prezzi siano ancora molto guidati da
pochi operatori dominanti in alcune zone.
L’esito di questa trasformazione del mercato, che in qualche modo ha dato segnali
di vitalità nell’adeguarsi ai nuovi fondamentali, ha tuttavia generato un allarme
indiscriminato che, assumendo la modifica
dei prezzi come presupposto necessario,
sta con forza portando a chiedere una rivoluzione del mercato, dei sistemi di sostegno e delle politiche energetiche future.
Invece di rivoluzionare il sistema si dovrebbe cercare di seguire l’evoluzione dei
mercati, definire regole e meccanismi e
adeguare alle nuove condizioni i meccanismi esistenti con interventi mirati. Il percorso infatti è tracciato, l’evoluzione verso
un sistema sempre meno dipendente dalle
fonti fossili è inevitabile, e ciò avverrà indipendentemente dal livello di resistenza dei
settori perdenti, si tratta solo di far sì che
ciò accada in modo graduale e non traumatico. Più nello specifico è normale attendersi dai produttori fossili una resistenza
all’ulteriore crescita delle rinnovabili, addurranno problemi di sicurezza della rete,
PIANETA
TERRA
il
Antonella Cocca
Green Jobs e FER
la leaderhip UE da mantenere
Intervista a
Vichi Duscha
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Coordinatrice delle Business Unit
Climate Policy del Fraunhofer ISI
“Gli effetti sull’occupazione e la crescita
delle energie sostenibili nell’Unione Europea”, è il titolo del report finale finanziato
dalla Commissione europea che presenta
i risultati del progetto “Support activities
for RES modelling post 2020”.
Lo studio, disponibile sul sito della Commissione europea - Direzione Energia - è
stato condotto da un consorzio di partner
tra l’Istituto tedesco Fraunhofer ISI, Ecofys
(Paesi Bassi), Energy Economics Group EEG (Austria), Rütter Soceco Socioeconomic Research + Consulting (Svizzera) e la
Société Européenne d’Économie - SEURECO (Francia).
Approfondiamo i risultati con il projet manager Vicki Duscha, Coordinatrice della
Business Unit Climate Policy del Fraunhofer ISI, che spiega: “collaboriamo molto di
frequente con le Istituzioni dell’Unione e
realizziamo spesso per conto della Commissione studi conoscitivi e report sulle
energie rinnovabili, il clima e in generale
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sui temi energetici e ambientali. Un elenco
completo degli studi realizzati può essere
visualizzato nella sezione Studi/Energia
del sito della Commissione europea oppure nell’area Progetti del sito del nostro
Istituto (www.isi.fraunhofer.de)”.
Possiamo definire “sostenibile” la crescita
delle fonti di energia rinnovabili (FER) fino
ad oggi? C’è equilibrio tra i benefici economici e quelli ambientali?
Possiamo sicuramente considerare la crescita delle FER in Europa come “economicamente sostenibile” in termini generali,
nel senso che l’Europa ha raggiunto benefici economici netti considerando tutti i
possibili effetti. Ciò detto, la risposta è sicuramente complessa e dipende dagli effetti diretti e indiretti così come dalla
dinamica delle innovazioni delle diverse
tecnologie. Inoltre, gli effetti della crescita
delle FER dipendono ovviamente anche dal
settore considerato. In termini di impatti
complessivi sull’occupazione dell’Unione
europea il settore eolico mostra benefici di
gran lunga maggiori rispetto, per esempio,
al campo del biogas agricolo.
Che cosa potrebbero fare i Paesi europei
per mantenere questo equilibrio, considerando gli obiettivi climatici ed energetici
per il 2030 e il 2050?
Dati gli ambiziosi obiettivi dell’UE su clima
ed energie che puntano a raggiungere una
riduzione dell’80-95% dei gas serra entro
il 2050, a differenza di altri settori, nel
campo energetico abbiamo già una com-
Quale sarà il ruolo delle tecnologie innovative fino al 2050?
Secondo la maggior parte degli studi europei le tecnologie FER domineranno il sistema energetico europeo entro il 2050. Il
mix energetico nel settore elettrico consisterà principalmente di tecnologie innovative come l’eolico (soprattutto off-shore) e
il fotovoltaico. Nel comparto dei trasporti,
la seconda generazione dei biocarburanti,
fatti di residui, rifiuti e colture legnose,
giocheranno un importante ruolo, fornendo un mezzo per ridurre le emissioni
dei gas serra senza minacciare l’approvvigionamento alimentare e la biodiversità.
L’Europa è stata la prima
promotrice delle tecnologie
FER e ancora oggi detiene una
posizione molto forte
Quale sarà la crescita dei green jobs in Europa considerato l’attuale quadro politico?
Secondo i risultati dei nostri studi il numero dei posti di lavoro “verdi” vedrà una
leggera diminuzione entro il 2030 a causa
dell’aumento della produttività delle FER,
nonché per il fatto che gli obiettivi energetici concordati dall’UE per il 2030 sono
piuttosto modesti. n
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prensione piuttosto buona su come potrebbe svilupparsi la decarbonizzazione.
Molto più difficile fare ipotesi su altri
campi, come l’industria e i trasporti.
Nel lungo periodo ci si potrebbe aspettare
che le FER diventino più competitive rispetto alle tecnologie energetiche convenzionali. Una significativa politica dei prezzi
della CO2 sull’EU ETS (Emission trading
system) potrebbe aiutare a raggiungere
presto questo target. Fino ad allora, comunque, avremo bisogno di supportare la
ricerca e lo sviluppo nelle tecnologie energetiche rinnovabili, concentrandosi, nel
breve periodo, su una strategia che valorizzi in particolar modo quelle tecnologie
in grado di creare i più forti impatti innovativi e mostrare la più alta compatibilità
con i settori economici europei complementari.
Parlando di “green jobs” e crescita sostenibile, l’Europa può
considerarsi in una posizione migliore rispetto ad altre aree del
mondo?
Certamente sì. L’Europa è stata la
prima promotrice delle tecnologie FER e
ancora oggi detiene una posizione molto
forte. Tuttavia, attualmente più dell’80%
del mercato globale delle nuove tecnologie FER del settore elettrico è fuori dall’UE, principalmente in Asia e Nord
America. Pertanto, l’Europa deve compiere uno sforzo in termini di investimenti
sul clima per mantenere la sua attuale posizione di supremazia.
PIANETA
TERRA
il
Sergio Ferraris
Il costo del clima
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Se l’interesse per il clima potrebbe per
molti non essere ecologico, un campanello
d’allarme potrebbe arrivare dall’economia.
Infatti, se da un lato c’è chi addirittura sta
già assaporando la possibilità dei nuovi
business legati al cambiamento climatico
(coltivazione di specie mediterranee in
nord Europa, apertura di nuove rotte a ridosso della calotta polare artica, mentre
sembra essersi fermato il fenomeno delle
trivellazioni in regioni estreme a causa del
calo del prezzo del petrolio che alcuni
analisti danno sotto i 100 dollari al barile
In questo quadro è assolutamente chiaro
che se già la stima, fatta dal Governo statunitense, dei costi di ogni tonnellata di
CO2 aggiunta nell’atmosfera è di 37 dollari
(nei quali ci sono, per esempio, la minore
produzione agricola e gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute) figuriamoci cosa dovrebbe accadere con il nuovo
studio, pubblicato su Nature, fatto dalle ricercatrici dell’Università di Stanford,
Frances Moore e Delavane
Diaz, che hanno fissato questi costi in 220 dollari alla
tonnellata di CO2: sei volte di
più rispetto alla stima del
Governo a stelle e strisce.
La stima fatta dal Governo
statunitense dei costi di ogni
tonnellata di CO2 aggiunta
nell'atmosfera è di 37 dollari
fino al 2020), da un altro lato l’aumento
delle capacità scientifiche legate allo studio dei cambiamenti climatici (legate all’osservazione satellitare, alla maggiore
rete di rilevamento a terra e all’aumento
della capacità di calcolo, fondamentale in
meteorologia), consente di fare rilievi fino
a poco tempo fa sconosciuti e di incrociare
con profitto discipline complesse, quali
climatologia ed economia.
E non è un approccio nuovo questo, visto
che è quello che sta alla base del rapporto
Stern del 2006, il primo studio che pose
l’accento sulla valutazione economica dei
cambiamenti climatici, specialmente sul
fronte dei costi e degli effetti, questione
che tiene ancora e non poco banco quando
si discute delle cosiddette esternalità ambientali.
Quindi, il fatto che le emissioni climalteranti hanno un costo ben definito, presso
la comunità scientifica è chiaro. La cosa,
però, non pare assolutamente nota nei
fatti ai decisori energetici e politici, né tantomeno viene trasmessa agli utenti finali.
12
Costi in crescita. La ragione
di una tale differenza è chiara. Le ricercatrici hanno utilizzato un sistema generale
di calcolo molto utilizzato in questo
campo, “Integrated assessment model”
(IAM), che è uno strumento molto utilizzato come tool per il calcolo da parte dei
decision maker in fatto di clima, perchè
possiede al suo interno un’analisi dei costi
e dei benefici legati alla riduzione delle
emissioni climalteranti.
«Se i costi sociali della CO2 sono più alti,
molte più misure di mitigazione passeranno all’analisi costi-benefici - afferma
Delavane Diaz - e questo perchè le emissioni d’anidride carbonica sono così dannose per la società che renderanno
appetibili anche le operazioni di riduzione
molto costose». In questa maniera si
smetterebbe una volta per tutte di considerare gli extra costi delle tecnologie legate alla mitigazione, come le rinnovabili,
non competitive con lo scenario Business
as usual, ossia quello legato alle fonti fossili. Ma come sono arrivate le due ricercatrici di Stanford a un dato di costi così
elevati? É semplice: hanno levato dal sistema IAM una serie di assunzioni semplificate, prima tra tutte il fatto che il
modello non prendeva in considerazione
gli effetti sulla crescita dell’economia.
«Per venti anni i modelli hanno dato per
scontato che i cambiamenti climatici non
avessero effetti sul trend di crescita - afferma Frances Moore - ma un buon numero di nuovi studi suggerisce che ciò può
zione, potenzialmente più costose, non
trovano una giustificazione nei costi dei
danni».
Crisi climatica ed economica
A una lettura più attenta anche del contesto si può dire che con questi studi si è
messa una buona volta da parte la corrente che vede i cambiamenti climatici, e i
loro effetti episodici - come gli eventi
estremi che sono i primi a
causare danni - solo ed
esclusivamente come dei deterioramenti marginali di un
processo i crescita economica. Insomma, i pregi di
questa revisione delle metodologie sul calcolo dei danni
provocati dai cambiamenti
climatici sono quelli di averli inseriti all’interno di fenomeni strutturali che hanno riflessi sull’economia, al pari delle politiche
industriali o monetarie, per esempio.
La cattiva notizia, però, è che quest’approccio “salda” la crisi economica con
quella climatica in questo periodo. E intanto il clima non concede sconti e non c’è
nulla che funzioni alla stregua del “Quantitative easing” della BCE sui cambiamenti
climatici. Il 2014, infatti, è stato dichiarato
dalla National Oceanic and Atmospheric
Administration (NOAA), l’Agenzia statunitense per l’Atmosfera e gli Oceani, l’anno
più caldo da quando esistono le misurazioni, ossia dal 1880. n
non essere vero. E se i cambiamenti climatici affliggono anche la crescita e non
solo l’output economico immediato, si ha
un effetto permanente sull’economia che
si accumula nel tempo, rendendo molto
più alti i costi sociali della CO2».
É questo l’assunto che sta alla base della
nuova valutazione, la quale sarà di grande
importanza specialmente per le nazioni
più povere le quali sono notevolmente più
sensibili rispetto a fenomeni come le
piogge e l’innalzamento del livello dei
mari. «L’effetto della nuova valutazione
che non era prevista nei precedenti modelli IAM e ora è veramente difficile dire
che le misure più aggressive di mitiga-
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Il 2014 è stato dichiarato dalla
National Oceanic and Atmospheric
Administration l'anno più caldo da
quando esistono le misurazioni,
ossia dal 1880
energia pulita
newsletter
Come già evidenziato da ANEV e dallo studio eLeMeNS sui ”Costi e Benefici
dell’eolico”, il GSE conferma che il peso degli incentivi dovuti all’eolico diminuirà
significativamente nei prossimi anni, anche a fronte della realizzazione dei nuovi
impianti con le aste 2015/2020.
Lo sviluppo dell’eolico incentivato in esercizio ha subito un brusco rallentamento con
l’introduzione del DM 6 luglio 2012. Nella presentazione del GSE “Lo sviluppo
dell’eolico in Italia: incentivi e risultati”, risulta che a partire dal maggio 2013 fino
alla fine del 2014, la potenza incentivata è stata di soli circa 300 MW.
Tale rallentamento è ben evidenziato anche dal contatore FER del GSE, che aggiorna
mensilmente il costo indicativo cumulato annuo degli incentivi, come previsto dal
DM 6 luglio 2012 (art.2).
Dal contatore di gennaio 2015, si
apprende che l’eolico incide per circa
1,52 miliardi di euro sul totale di 5,77
miliardi di euro. Gran parte del costo
indicativo dell’eolico ricade sui CV,
con un valore di 1,38 miliardi di euro,
Nelle previsioni del Gestore fino al 2018
l’onere dell’eolico in bolletta scenderà di oltre valore quest’ultimo destinato a
decrescere significativamente nei
200 milioni di euro
prossimi anni, e già a partire dal 2015,
per effetto del termine del periodo di
incentivazione (CV in uscita). Si prevede infatti, per il 2015, l’uscita di 7 impianti per
una potenza totale di 87 MW, per il periodo 2016 – 2020 l’uscita di 145 impianti per
un totale di 1.934 MW e per il periodo 2023 – 2028 un totale di 448 impianti pari a
5.975 MW, ovvero la maggior parte degli impianti.
Anche il GSE, così come era stato già rappresentato dall’ANEV, prevede un notevole
impatto sul contatore FER dovuto all’uscita dei CV. Per il periodo 2015 – 2018,
nell’ipotesi in cui il prezzo dell’energia rimarrà costante (uguale al 2014), non si
avranno significative variazioni nella producibilità degli impianti e si avrà la graduale
entrata in esercizio di tutti gli impianti aventi diritto, per effetto dell’uscita dei CV si
prevede una riduzione progressiva dell’onere di incentivazione di circa 15 milioni di
euro nel 2015, 50 milioni di euro sia nel 2016 che nel 2017 e 90 milioni di euro nel
2018, determinando la discesa dell’onere complessivo a circa 1,29 miliardi a dicembre
2018.
I dati resi noti dal GSE mettono inoltre in luce il fatto che per l’eolico la richiesta di
partecipazione alle procedure d’asta è stata di molto più elevata rispetto alla effettiva
GSE: DIMINUISCONO IN A3
GLI INCENTIVI ALL’EOLICO
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EOLICO:
CON LE NUOVE ASTE
NEI PROSSIMI 6 ANNI
RISPARMI PER 2 MILIARDI
Stimati i costi e i benefici
dell’eolico italiano in termini di
gettito fiscale, benefici territoriali e
PUN
disponibilità (eccetto che per il primo bando) e
che una percentuale molto bassa di impianti
sono entrati in esercizio rispetto agli aventi
diritto (meno del 50% nel primo bando) per via
dei termini molto estesi. Emerge un chiaro
squilibrio tra la volontà degli investitori di voler
sviluppare l’eolico in Italia e lo scarso impegno
delle Istituzioni a voler favorire tale crescita
rendendo disponibili adeguati contingenti di
potenza.
La diminuzione del costo dell’incentivo all’eolico
previsto per i prossimi anni offre un ulteriore
stimolo e margine per le aziende che vogliono
investire nel settore, volendo peraltro puntare al
raggiungimento dell’obiettivo che si è posto il
Governo, all’interno del PAN, di realizzare
12.680 MW al 2020. Si auspica quindi che il
Ministero dello Sviluppo Economico, in procinto
di emanare un nuovo decreto per la definizione
dei contingenti di potenza, tenga conto di questi
dati e fornisca la possibilità al settore eolico di
riprendere la sua crescita e portare al Paese
benefici quali crescita economica, occupazione e
tutela dell’ambiente n
16
Con la realizzazione di nuove aste e registri per l’eolico, che consentano di raggiungere gli obiettivi assunti dall’Italia in sede europea al 2020, il sistema
vedrebbe nei prossimi 6 anni ridursi la componente
A3 della bolletta elettrica di 2 miliardi di euro. A
dirlo è lo studio sui “Costi e benefici”, elaborato da
eLeMeNS, che mette in luce gli effetti dell’incentivazione dell’eolico sul sistema italiano.
Si è concluso il primo triennio dei nuovi meccanismi
delle aste e dei registri (disciplinati dal DM 6 luglio
2012 e facente riferimento al periodo 2013-2015) all’interno del quale hanno avuto luogo le prime procedure competitive per l’assegnazione di incentivi.
Tale prima fase ha evidenziato alcune criticità e gli
operatori sono in attesa dell’approvazione del previsto Provvedimento Ministeriale che disciplini
l’adozione dei nuovi meccanismi per il restante periodo 2016-2020, definisca contingenti annuali e le
relative procedure di selezione dei progetti.
L’adozione dei nuovi contingenti per l’eolico risulta
oltremodo opportuna in quanto i benefici connessi
alla realizzazione dei nuovi impianti (riduzione del
prezzo elettrico, gettito fiscale, benefici territoriali)
risultano significativamente superiori rispetto ai costi
di incentivazione previsti.
Le nuove aste, a partire proprio dall’anno 2015, costerebbero al sistema solo una percentuale degli incentivi che vanno a terminare per fine vita
incentivata e pertanto si avrebbe contemporanea-
mente una crescita del settore e una riduzione dei
costi in bolletta. Nello studio si è infatti stimato che
l’effetto sull’andamento dei costi delle 5 nuove aste
per l’incentivazione complessiva di 2.500 MW eolici
nel periodo 2015-2019 (contingenti annuali di 500
MW, aste 2015-2016-2017 con base d’asta pari a
115 €/MWh, aste 2018-2019 con base d’asta pari a
110 €/MWh), vedrebbe comunque una diminuzione del costo degli incentivi.
Ipotizzando uno scenario low, sostanzialmente in
linea con quanto avvenuto nel passato, i maggiori
costi sarebbero assai inferiori rispetto al risparmio
dovuto ai CV uscenti, coprendo una misura compresa tra il 6% e il 21% del risparmio ottenuto con
la fine degli incentivi dei “primi CV” (Grafico1).
Pertanto, nell’anno di maggior costo (il 2022), la
spesa aggiuntiva sarebbe pari a un massimo di 83
milioni di euro contro i 391 milioni di minor costo
liberati dagli impianti in phasing out.
Recentemente l’ANEV ha pubblicato i dati sull’installato eolico del 2014, che hanno mostrato un
crollo drastico del settore, con conseguenze drammatiche sull’occupazione e sullo sviluppo e ha chiesto l’urgente emanazione del provvedimento,
previsto dal DM 6 luglio 2012, per la disciplina dei
nuovi incentivi post 2014. Un tale declino è ingiustificabile se paragonato ai risultati dello studio eLeMeNS, che mostrano chiaramente come con un
impegno minino il settore potrebbe dare al Paese
una spinta significativa per uscire dalla crisi.
È necessario quindi che il Governo tenga conto di
questi risultati se vuole favorire il consolidamento di
un’industria matura come quella eolica, creare
nuovi posti di lavoro e prestare fede agli impegni
presi in sede comunitaria in tema di clima e ambiente.
Lo studio completo eLeMeNS, l’executive summary
e la sintesi sono disponibili sul sito ANEV. n
L’ING. LUCA DI CARLO È
IL NUOVO SEGRETARIO
SCIENTIFICO DELL’ANEV
Il Consiglio Direttivo dell’ANEV ha nominato all’unanimità l’Ing. Luca Di Carlo Segretario Scientifico dell’ANEV, affidandogli il supporto
tecnico-scientifico alle attività dell’Associazione.
Già Dirigente e Consigliere di Amministrazione del
GSE, di cui era fino a dicembre scorso Direttore dell’Ingegneria, l’Ing. Luca Di Carlo è specializzato in
programmazione, pianificazione, ottimizzazione e
controllo gestionale di infrastrutture e servizi nel settore idrico, energia, gas e rifiuti, start up, organizzazione e management di aziende operanti nei
servizi pubblici di rilevanza economica. È stato Amministratore Delegato di una Società mista pubblico/privata operante nel settore della costruzione
e gestione di impianti di produzione di energia da
fonti rinnovabili e della distribuzione e vendita di
gas metano. Responsabile Tecnico di numerosi progetti ad alto contenuto tecnologico finalizzati al controllo gestionale e al miglioramento dell’efficienza
di sistemi idrici di distribuzione e trattamento acque
presso il Water Research Center – WRc, centro di
ricerca inglese di rilevanza internazionale.
La lunga esperienza maturata nel GSE e nelle precedenti attività con ruoli manageriali e tecnici fa dell’Ing. Luca Di Carlo una figura di assoluto rilievo
nel mondo delle energie rinnovabili e il suo supporto
sarà estremamente importante per l’ulteriore crescita dell’ANEV che oggi si pone come l’Associazione di riferimento per il settore eolico.
“Questo nuovo acquisto completa in maniera ottimale la struttura associativa, rendendo l’ANEV l’Associazione di riferimento per competenze, servizi e
attenzione ambientale” ha commentato Simone
Togni, Presidente ANEV. “Il nostro mondo vive un
energia pulita
newsletter
17
momento difficile e io credo fermamente che un rilancio ulteriore della rappresentanza possa ridare
slancio e voce alle rinnovabili che devono ancora vedersi riconoscere il giusto ruolo nelle decisioni. Con
il nuovo ingresso di Luca Di Carlo continueremo
con ancor più forza a combattere le nostre battaglie
per vederci riconoscere il giusto ruolo”.
“Con entusiasmo ed orgoglio accolgo l’incarico conferitomi” ha dichiarato Luca Di Carlo, “ringrazio
pertanto il Presidente Togni, il Consiglio Direttivo
e l’intera Associazione: metterò a disposizione la mia
esperienza professionale nel settore dell’energia e
delle fonti rinnovabili, per dare ulteriore sostegno e
sviluppo alla produzione di energia da fonte eolica
nel nostro paese”. n
18
ROBIN TAX DICHIARATA
INCOSTITUZIONALE DALLA
CONSULTA
Per anni gli operatori eolici hanno
pagato una tassa non dovuta
La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale
la Robin Tax con sentenza del 9 febbraio, eliminando
uno dei tanti oneri ingiusti che gravano da anni sul settore eolico. ANEV accoglie con grande favore l’esito
della sentenza, seppur con qualche perplessità rispetto
al fatto che la pronuncia avrà effetti soltanto sulle entrate erariali future. Nello specifico la Consulta ha stabilito che l’illegittimità costituzionale dell’articolo 81,
commi 16, 17 e 18 del DL 112/2008 convertito con
legge 133/2008, e successive modificazioni, scatterà a
decorrere dal giorno successivo alla pubblicazione della
sentenza in Gazzetta Ufficiale, evitando quindi restituzioni e rimborsi alle imprese del settore dell’eolico che
dal 2008 hanno versato l’addizionale ingiustamente e
che oltre al peso della Robin Tax sono state già penalizzate da ostacoli burocratici e normativi.
L’auspicio espresso dall’ANEV è che errori del genere
non si ripetano più. La semplificazione della normativa
e l’emanazione di regole certe devono essere alla base
del funzionamento di un settore industriale sano e con
grandi potenzialità, come l’eolico, che ad oggi rischia il
collasso. Tale incertezza comporta la fuga degli investimenti all’estero, la perdita di credibilità del Paese e la
perdita di posti di lavoro.
“Come da tempo segnalato questo provvedimento era
palesemente illegittimo e l’augurio è che si prenda atto
della sentenza e che per il futuro non si ripetano tentativi di penalizzare ad ogni costo le rinnovabili tanto
meno con provvedimenti incostituzionali” ha commentato Simone Togni Presidente dell’ANEV “Speriamo
che questa lezione serva anche a risolvere, prima che
intervenga la giustizia, l’annosa questione degli oneri di
sbilanciamento” n
eventi
18 – 21 maggio 2015
AWEA’s WINDPOWER 2015
Orlando, USA
“Eolico italiano: costi e benefici” ANEV
Roma, Auditorium GSE
19 – 22 maggio 2015
Corso di formazione ANEV
“Come diventare imprenditore
e manager specializzato del settore eolico”
Dalle autorizzazioni alla connessione
alla rete, dalla progettazione alla gestione
Roma, Sede ANEV
11 giugno 2015
Concerto dedicato al Vento
Danilo Rea
Roma, Auditorium MAXXI
ANEV – E.on
11 giugno 2015
Convegno Giornata Mondiale
del Vento
16 ottobre 2015
China Wind Power 2015
Beijing, China
4 – 7 ottobre 2015
WINDaba 2015
Cape Town, South Africa
3 – 4 novembre 2015
Corso di formazione ANEV
Il Minieolico
Ecomondo Key Wind –
Fiera di Rimini
5 - 6 novembre 2015
Corso di formazione ANEV
Operation& Maintenance
Ecomondo Key Wind –
Fiera di Rimini
17 – 20 novembre 2015
EWEA 2015 Annual Event
Paris, France
ATTIVITÀ DEI GRUPPI DI LAVORO ANEV
I Gruppi di Lavoro ANEV,
aperti a tutti i soci, si riuniscono
periodicamente presso la sede
dell’ANEV per occuparsi di
questioni d’interesse per l’Associazione e per il settore eolico. Si
riassumono di seguito le principali attività e obiettivi delle ultime sedute dei GDL ANEV.
Gruppo di Lavoro Mercato
Durante la prima riunione del
GdL Mercato è stato deciso di
elaborare un documento sull’integrazione delle rinnovabili nel
mercato, con particolare riferimento all’eolico, in modo da evidenziare, a fronte dei dati
numerici dell’eolico (costi, incentivi, esternalità, risvolti occupazionali e ambientali) le
strategie che ottimizzano i benefici dell’integrazione dell’eolico
nel sistema. Il documento, che
dovrebbe essere pronto nella sua
versione definitiva per maggio
2015, dovrebbe contenere una
prima parte sullo stato dell’arte
che riassuma gli studi pregressi
di terzi sul tema, analizzi il contesto internazionale ed evidenzi
le criticità che hanno danneggiato il mercato delle rinnovabili
in Italia, con particolare riferimento all’eolico. In secondo
luogo, la seconda parte del documento dovrebbe essere propositiva, con l’analisi degli
strumenti concreti che nel futuro
consentirebbero agli impianti
FER, che oggi hanno bisogno di
incentivazione, di entrare nel
mercato (ad esempio: spostare
l’incentivo dalla produzione alla
realizzazione degli impianti –
semplificazione amministrativa,
sgravi fiscali).
Gruppo di Lavoro
Comunicazione
Nell’ultimo GDL Comunicazione sono stati definiti i contenuti dei convegni di Roma, in
occasione della Giornata Mondiale del Vento e di Rimini in
occasione di Key Wind 2105. La
base di partenza per la definizione dei programmi sono i risultati dello studio sui “Costi e
benefici - Effetti dell’incentivazione della generazione eolica
sul sistema italiano” elaborato
quest’anno da eLeMeNS. Si è
discusso inoltre degli eventi di
comunicazione legati alla Giornata Mondiale del Vento, in par-
ticolare di dare continuità all’evento musicale serale presso il
MAXXI.
Gruppo di Lavoro
Normativa
Durante l’ultimo Gdl Normativa è stata presentata la bozza
di proposta da presentare al
MiSE per il mini e il medio eolico. È stato inoltre convenuto riguardo al “DM Tariffe” (DM
24.12.2014 del MSE, pubblicato
nella GU n.302 del 31.12.2014)
che risulta opportuno chiarire
con GSE e MiSE l’ambito di applicazione del paragrafo n.13
dell’Allegato 1 di tale decreto.
Tale paragrafo prevede il riconoscimento di un contributo a
favore del GSE nel caso di istruttorie per istanze di parte relative
a modifiche impiantistiche, incluse fra quest’ultime le sostituzioni di componenti quali
motori/alternatori/gruppi.
ATTIVITÀ DEGLI ORGANI
ASSOCIATIVI ANEV
Il 29 aprile 2015 si terrà alle ore
11 il Consiglio Direttivo dell’ANEV presso la sede dell’ANEV
energia pulita
newsletter
19
ANEV parola agli associati
Marco Peruzzi
Direttore Business Unit Fonti Rinnovabili Edison
SpA e Presidente E2i Energie Speciali
Silvia Martone
20
È stato recentemente stipulato un accordo tra F2i, Edison
ed EDF Energies Nouvelles per la nascita del terzo operatore nel settore delle energie rinnovabili in Italia. Può
illustrarci le caratteristiche di questo nuovo polo delle rinnovabili?
Nei mesi scorsi è stato concluso l’Accordo che
ha portato alla nascita del terzo operatore nel
settore delle energie rinnovabili in Italia: il nuovo
operatore - oggi E2I Energie Speciali- dispone di
600 MW di capacità installata, prevalentemente
eolica a seguito dell’accorpamento degli impianti di Edison Energie Speciali - storica società
del gruppo Edison attiva nella produzione di
energia elettrica da fonte rinnovabile - e di alcuni
impianti di EdF EN Italia.
Gli azionisti della nuova società sono il fondo italiano per le infrastrutture F2i, con una quota del
70% tramite F2i ER 2, e una holding partecipata da Edison e dal Gruppo EDF Energies
Nouvelles Italia, per il rimanente 30%. Contestualmente è stata costituita una nuova società
del gruppo EDF, EDF EN Services Italia (parte
del gruppo mondiale di O&M delle rinnovabili
del Gruppo EDF), che fornirà i servizi di Operation & Maintenance agli impianti di E2I Energie Speciali
Il nuovo polo delle rinnovabili contribuirà alla
crescita del settore facendo leva sulle competenze di Edison nella gestione e ottimizzazione
dell’energia elettrica e di EDF Energies Nouvelles nelle attività di Operation & Maintenance
(O&M). Solidità e competenze finanziarie saranno rafforzate dalla presenza del partner strategico F2i, investitore istituzionale di lungo
periodo, con una consolidata esperienza nel settore delle energie rinnovabili.
Grazie a un business model innovativo, Edison
ritirerà l’energia prodotta dal nuovo polo delle
rinnovabili ottimizzandola poi con il proprio
portafoglio produttivo, mentre Edf EN Services
garantirà le performance e la disponibilità tecniche. Questo approccio permetterà di beneficiare delle migliori competenze industriali e
operative esistenti e ridurrà i rischi di mercato e
operativi della nuova società.
Il settore eolico sta attraversano un momento di crisi in
Italia, dovuto principalmente a provvedimenti penalizzanti per il comparto, come quello delle aste e dei registri.
Secondo alcuni, ciò renderebbe l’Italia un paese poco appetibile per gli investitori. A fronte delle ultime operazioni
che hanno riguardato il vostro Gruppo, qual è il suo parere
in merito?
Il mercato elettrico italiano, pur in un momento
difficile, resta uno dei maggiori mercati europei
e conferma la propria attrattività per operatori
in grado di ottimizzare la complementarietà tra
impianti di generazione termoelettrica, idroelettrica e da altre fonti rinnovabili. Grazie alla valorizzazione di queste competenze, Edison potrà
operare in modo più competitivo sui mercati dell’energia e dei servizi associati ed E2i Energie
Speciali, schermata dai rischi dei mercati energetici, potrà anche proporsi come polo di consolidamento degli operatori di medie e piccole
dimensioni del settore delle energie rinnovabili
italiano. Questa operazione è il segnale che occorre mantenere vivo l’interesse per un settore
bientali positive indotte dalla produzione
“green” che sono parte nella natura stessa delle
rinnovabili. La differente natura delle risorse che
abbiamo a disposizione dovrebbe essere vista
come fonte di “ricchezza” piuttosto che “limite”,
imparando a innovare: innovazione tecnologica,
innovazione nei modelli di business, innovazione
nella strutturazione delle regole e dei mercati ci
possono aiutare a crescere senza sacrificare
nulla, ma anzi, ottimizzando al meglio le risorse
di cui disponiamo.
che l’Europa indica come centrale nell’evoluzione del mix di generazione europeo verso
scelte di minore impatto ambientale e verso una
maggiore sicurezza degli approvvigionamenti a
prezzi competitivi.
Per questo motivo in Italia è importante continuare a lavorare, come operatori e nell’ambito
delle associazioni di categoria, per traguardare
verso un sistema che strutturi regole chiare e trasparenti e soprattutto certe, che diano la possibilità di partecipare al mercato a tutti gli
operatori industriali e finanziari seriamente interessati ad investire nello sviluppo integrato del
settore energetico italiano.
E’ d’altro canto inoltre importante che la sostenibilità ambientale si sposi con la sostenibilità
economica delle rinnovabili stesse e del sistema
nel suo complesso. Il mondo delle rinnovabili è
stato spesso guardato con sospetto sia per la generosità del sistema incentivante in particolare
verso alcune fonti, sia per la “peculiarità” insita
nelle modalità di produzione e di fornitura di
energia al sistema ad esempio nel caso di fonti
non programmabili. Le rinnovabili d’altro canto
portano anche benefici al sistema, come il contributo al contenimento dei costi energetici per
il consumatore finale e i benefici portati al sistema e al territorio, oltre alle esternalità am-
La vostra filosofia imprenditoriale si fonda sui valori del
massimo rispetto dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori, in linea con i principi posti dai protocolli ANEV. Quali sono le attenzioni adottate per
conseguire tale filosofia?
L’impegno per la tutela dell’ambiente mira a rafforzare il connubio tra competitività e sostenibilità ambientale e si concretizza combinando le
risorse finanziarie e tecnologiche messe in
campo con la sensibilizzazione e la formazione
di tutti coloro che operano per conto dell’azienda. L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale delle attività contenendo le emissioni,
salvaguardando il suolo, proteggendo la biodiversità, riducendo la quantità di rifiuti e smaltendo quelli prodotti nel modo migliore
possibile.
Sotto il profilo più operativo gli aspetti ambientali sono costantemente monitorati e gestiti sia
attraverso la rigorosa applicazione e l’aggiornamento dei sistemi di gestione ambientale certificati secondo gli standard internazionali (UNI
EN ISO 9001 per la qualità, UNI EN ISO
14001 e Regolamento CE 1221/2009 “EMAS”
per l’ambiente e BSI OHSAS 18001 per la salute e la sicurezza), sia spingendo sull’applicazione delle migliori tecnologie disponibili,
puntando all’innovazione continua e soprattutto
alla responsabilizzazione dei dipendenti e delle
imprese terze. n
energia pulita
newsletter
21
I membri
del Coordinamento FREE
raccontano
Le fonti rinnovabili e il
mercato elettrico. I benefici
sul prezzo dell’energia
Agostino ReRebaudengo
Presidente assoRinnovabili
Il mercato elettrico italiano presenta
ormai da due anni prezzi particolarmente
ridotti se paragonati agli andamenti storici
del passato. Se si esamina l’andamento
mensile del PUN (Prezzo Unico Nazionale)
medio, riportato in Figura 1, si osserva che
i valori del 2014 rappresentano il minimo
storico del periodo considerato (2011 –
2014), con una particolare flessione tra
marzo e agosto 2014, in cui il PUN medio
è rimasto stabilmente al di sotto dei 50
€/MWh).
A tale situazione concorrono due elementi:
il persistente calo dei consumi di elettricità dovuto al perdurare della crisi economica (la richiesta elettrica ha perso circa
30 TWh rispetto al picco assoluto di oltre
340 TWh raggiunto nel 2007);
l’incremento della produzione da fonti di
energia rinnovabili, in particolare eolica e
fotovoltaica.
Il secondo punto in particolare merita un
approfondimento che ne definisca meglio
i contorni, al fine di quantificare uno dei tanti benefici forniti dalle fonti
rinnovabili.
Come noto, nelle sessioni
del Mercato del Giorno
Prima (MGP), organizzato
in Italia secondo il criterio dell’ordine di merito
economico, le fonti rinnovabili, caratterizzate da
Figura 1. Andamento del PUN medio mensile per gli anni 2011 – 2014
23
(Fonte: elaborazione assoRinnovabili su dati GME)
costi marginali di produzione pressoché
nulli, contribuiscono a ridurre il prezzo
dell’energia sul mercato, soprattutto nelle
ore centrali della giornata. Questo fenomeno, definito in letteratura come “Merit
Order Effect” (MOE), diventa sempre più
evidente nel caso di maggior presenza di
riportato in Figura 2, le offerte rinnovabili
complessive salgono al 43,5% del totale,
mentre la quota di offerte da fonte eolica e
fotovoltaica è pari al 19,4%. La maggiore
presenza della fonte eolica è naturalmente
concentrata nelle regioni dell’Italia meridionale, laddove gli impianti eolici - per vocazione territoriale - sono
localizzati. La percentuale
più elevata di offerte da eolico e fotovoltaico si registra, infatti, proprio nella
zona Sud (26,9%), seguita
dalla zona Sicilia (26,4%) e
dalla Sardegna (21,5%).
Anche il 2014 si conferma,
pertanto, un anno positivo in termini di aumento di energia prodotta da fonte eolica
e di partecipazione al mercato del giorno
prima.
Se si esamina l’andamento mensile
del PUN medio si osserva che i valori
del 2014 rappresentano il minimo
storico del periodo considerato
(2011 – 2014)
fonti rinnovabili sul mercato elettrico.
L’apporto delle energie rinnovabili alla
produzione elettrica nazionale è aumentato continuamente negli ultimi anni, raggiungendo
livelli
impensabili fino a qualche anno fa. Nel 2014
solo il parco eolico ha
prodotto circa 15 TWh di
elettricità, contribuendo
al 5,6% della produzione
nazionale (5,3% nel 2013)
e soddisfacendo il 4,8%
della richiesta nazionale
(4,7% nel 2013). SomFigura 2. Quote delle offerte di energie rinnovabili totali e per zona sul MGP – Anno 2014
mando all’eolico anche la
(Fonte: elaborazione assoRinnovabili su dati GME)
produzione fotovoltaica si
è arrivati a coprire complessivamente il
A livello nazionale il benefico ruolo della
14,3% della produzione nazionale e il
produzione da fonte eolica e fotovoltaica si
12,4% della richiesta interna di energia
rileva chiaramente esaminando il valore
elettrica.
dei prezzi unici nazionali (PUN) in base
È importante poi non solo considerare la
alla maggiore o minore presenza di tali
produzione eolica e fotovoltaica rispetto
fonti sul mercato. In Figura 3, ad esempio,
alla produzione nazionale, ma anche comè evidente il contributo della fonte eolica
prenderne le dinamiche di partecipazione
e fotovoltaica nell’abbassamento del
sul mercato elettrico ed in particolare sul
prezzo dell’energia. Nelle ore centrali
cd mercato del giorno prima (MGP). Come
della giornata, infatti, quando la produ-
zione di energia da queste fonti raggiunge
livelli più elevati, il prezzo della stessa
energia è di circa 40 €/MWh.
consumi elettrici che ha determinato una
riduzione dei prezzi di riferimento rispetto
ai quali si stima l’effetto del MOE), l’impatto complessivo nel
triennio è stato pari a 7,3
miliardi di euro. In altri
termini, se l’energia prodotta da eolico e fotovoltaico fosse stata prodotta
da fonti tradizionali, il valore complessivo pagato
per l’approvvigionamento
di energia sul MGP saFigura 3. Andamento dei valori medi orari di PUN in funzione del livello di
rebbe stato superiore di
previsione di produzione eolica e fotovoltaica – Anno 2014 (solo giorni feriali)
oltre 7 miliardi di euro.
(Fonte: elaborazione assoRinnovabili su dati GME)
A fronte di tali evidenze è possibile inoltre
stimare economicamente il risparmio indotto dal MOE e quindi dalla fonte eolica e
fotovoltaica sul MGP. Nella tabella seguente sono riportati i dati relativi al risparmio cumulato dal 2012 al 2014
previsti da assoRinnovabili. Sebbene
nell’ultimo anno l’effetto si sia ridotto (a
causa della progressiva diminuzione dei
25
Tabella 1. Andamento cumulato della stima di
risparmio indotto dal MOE per gli anni 2012, 2013 e
2014 (elaborazioni assoRinnovabili su dati
TERNA/GME)
PIANETA
TERRA
il
Francesco Pardi
Il Green Act secondo il
Coordinamento FREE
27
“Le proposte del Coordinamento FREE per il
Green Act su rinnovabili, efficienza e
mobilità sostenibile saranno precise,
puntuali, praticabili e in grado di rimettere
in moto settori significativi che
contribuiranno all’uscita dalla crisi
economica. Ma vogliono anche dare
indicazioni strategiche per caratterizzare in
modo trasversale e fortemente
ambientalista la politica del Governo nel
2015, anno decisivo per il futuro del clima,
con la Conferenza di Parigi”.
È stato annunciato così il documento con cui
FREE ha deciso di lanciare le sue dieci proposte
d’intervento sul Green Act del Governo Renzi,
pensato dal premier a gennaio e focalizzato sui
temi dell’economia ambientale (guardando
anche alla conferenza di Parigi 2015 - COP 21).
L’iniziativa del Coordinamento è stata presentata
il 19 marzo a Roma, in Campidoglio, alla presenza dei principali rappresentanti politici, istituzionali e delle associazioni.
I dieci titoli che compongono il documento sono:
promuovere l’economia circolare; rafforzare l’industria “green” in italia; carbon tax; far decollare la mobilità elettrica; puntare sulla
riqualificazione spinta del parco edilizio; mettere
a valore il patrimonio forestale nazionale; promuovere un nuovo mercato elettrico; semplificare le rinnovabili; semplificare la micro
cogenerazione; valorizzare gli impianti rinnovabili esistenti. Approfondiamoli più nel dettaglio.
dei sottoprodotti, rimuovendo le barriere e destinando risorse all’integrazione tra filiere produttive e impianti di recupero anche energetico
(con particolare riferimento alla microgenerazione distribuita).
Rafforzare l’industria “green” in Italia. Dopo il
programma “industria 2015” del 2006, scrive il
Coordinamento, “peraltro arenatosi per l’insipienza dei governi che si sono succeduti, è mancata un’incisiva politica industriale in Italia
mirata ai comparti, come quelli dell’efficienza,
delle rinnovabili, della mobilità sostenibile, della
biochimica che hanno visto un forte dinamismo
a livello internazionale. Considerata l’ulteriore
accelerazione che subiranno questi comparti
alla luce degli obiettivi climatici al 2030, diventa
strategica per il paese la valorizzazione delle realtà nazionali che operano in questi ambiti. Questo comporta un’attenzione alla ricerca e alle
applicazioni delle tecnologie innovative
in Italia, in modo da favorirne poi
l’esportazione. Va inoltre incoraggiata
la ricerca di alleanze in Europa in modo
da poter meglio affrontare la competizione internazionale. Proponiamo di
lanciare un programma Industria 2030
che coinvolga piccole e grandi imprese,
università, Cnr ed Enea, identificando i
comparti imprenditoriali con maggiori
potenzialità di crescita”.
FREE ha deciso di lanciare le
sue dieci proposte d’intervento
sul Green Act del Governo Renzi
Promuovere l’economia circolare. Secondo FREE
occorre promuovere l’economia circolare a) con
incentivi fiscali ai produttori/gestori di attività
terziarie lungo tutto il ciclo, commisurati alla
percentuale di materiali risparmiati, accompagnati da penalizzazioni per i soggetti che non vi
aderiscono; b) adottando norme contro l’obsolescenza programmata, come ha fatto la Francia.
c) favorendo, per la sostituzione di componenti
degli impianti di produzione di energia a fonti
rinnovabili, l’utilizzo di parti usate e/o rigenerate; d) favorendo in particolar modo il recupero
28
Carbon tax. L’attuale contesto di basso prezzo
del petrolio rappresenta una congiuntura favorevole per l’introduzione di una carbon tax, secondo i proponenti. “Hanno sottolineato
l’opportunità di questa proposta, tra gli altri, la
Iea e la Banca Mondiale”. Per FREE, dunque, si
dovrebbe, “come previsto dalla delega fiscale,
definire una carbon tax. Poiché la delega fiscale
prevede che si approvi la carbon tax, che entrerebbe in vigore solo quando adottata a livello europeo, il governo italiano deve agire con
Per far decollare la mobilità elettrica, invece,
“occorrerebbe aumentare marginalmente la fiscalità sulla grande platea dei veicoli maggiormente inquinanti (ad esempio le auto oltre i 200
gCO2/km) e destinare gli extra introiti al sostegno dei veicoli a minimo impatto. Occorrerebbe
inoltre promuovere la realizzazione di punti di ricarica direttamente presso le abitazioni o le
aziende”.
Puntare sulla riqualificazione spinta del parco
edilizio è un aspetto ulteriore. Secondo il Coordinamento “serve una politica coraggiosa di rilancio delle politiche di efficienza, la
predisposizione di una adeguata strumentazione
finanziaria e la creazione di una filiera industriale in grado di intervenire in maniera integrata e seguendo approcci innovativi. Una
adeguata rimodulazione del Conto termico e dei
TEE, accompagnata da fondi di garanzia potrebbe attivare ingenti risorse private in grado di
rimettere in moto il comparto delle costruzioni
e di sfruttare il nostro ‘shale gas’ rappresentato
dall’inefficienza del nostro parco edilizio”.
Mettere a valore il patrimonio forestale nazionale: “È urgente promuovere e dare continuità
alla gestione attiva del patrimonio forestale
quale strumento indispensabile per lo sviluppo
delle filiere produttive legate ai prodotti legnosi
destinate all’edilizia, all’arredamento e alla produzione di energia rinnovabile, la tutela del territorio e la salvaguardia ambientale e
paesaggistica, la conservazione delle componenti bio-culturali del territorio italiano, la protezione e prevenzione del dissesto idrogeologico
e degli incendi”.
Promuovere un nuovo mercato elettrico. Ai sensi
del D. Lgsl. 102/2014, si spiega nel documento
di FREE, “va promossa l’aggregazione della produzione FER in ambiti territoriali omogenei, affidando all’aggregatore la partecipazione al
mercato elettrico su mandato dei singoli operatori. L’aggiunta di back-up (oggi cicli combinati,
domani accumuli) renderebbe ancora più prevedibile l’offerta e consentirebbe alle FER di partecipare a pieno titolo sia al MGP, che al MI e al
MSD”.
A tal fine, prosegue il testo, “è sufficiente calcolare gli eventuali oneri di sbilanciamento per
l’aggregato e non per il singolo impianto che, se
non si aggregasse, risulterebbe penalizzato e
29
fermezza perché quanto già previsto da una comunicazione della Commissione Europea venga
rapidamente trasformato in Direttiva europea”.
modificare la normativa attuale di Terna, perché
possa dispacciare insieme impianti allacciati in
punti diversi della rete, rendendola analogo a
quella del Regno Unito. La gestione aggregata
di impianti contenenti FER non programmabili
sarà enormemente facilitata dall’utilizzo esteso
di accumuli elettrochimici, accompagnando con
misure ad hoc gli stimoli alla diffusione di queste soluzioni contenuti in recenti delibere dell’AEEGSI. Va altresì consentita la stipula di
contratti a lungo termine, che evitano l’offerta
di energia a costo zero, riducono l’imprevedibilità dei ritorni economici (che scoraggia gli investimenti), orientano meglio investimenti per
loro natura ad alta intensità di capitale e con ritorni molto differiti nel tempo, favoriscono la
bancabilità, proteggono produttori e consumatori dalla volatilità dei mercati a breve”.
In definitiva, “le attuali normative, che non consentono di stipulare contratti bilaterali di qualsiasi durata, in quanto il compratore può
disdirli senza alcuna penalità con preavvisi
molto brevi, vanno abrogate, a favore di forme
contrattuali che prevedano le consuete garanzie per la risoluzione anticipata. Per superare
la comprensibile diffidenza di venditori e compratori verso impegni a prezzi fissi per un periodo prolungato (salvo adeguamenti in itinere),
sempre ai sensi del D. Lgsl. 102/2014 va promossa la costituzione di aggregatori della domanda”.
Semplificare le rinnovabili è un dei passaggi
fondamentali. “Nella condizione in cui è oggi il
paese è necessaria una trasformazione radicale
del sistema energetico per far fronte alle conseguenze relative al cambiamento climatico e
assicurare insieme la competitività e sostenibilità del sistema produttivo, garantendo la sicurezza ed accessibilità energetica a tutti i
cittadini. Con le opportune politiche l’offerta di
generazione elettrica e termica da rinnovabili si
adatterà progressivamente alle reali necessità
30
energetiche del paese. Tramite l’associazione di
produzione e consumo il sistema energetico del
paese passerà infatti da un superato modello
‘produzione<->trasporto<->consumo’, ad
un più adatto allo stato della tecnologia ed efficiente ‘produzione/consumo<->trasporto<>consumo/produzione’. Un sistema nel quale,
grazie a reti intelligenti e capacità di accumulo
ben progettate, il trasporto dell’energia (previa
trasformazione) svolgerà solo una funzione ancillare e residuale. Nel quale saranno necessarie ovviamente capacità di riserva (e dovranno
essere remunerate equamente), ma il baricentro del sistema sarà la generazione diffusa da
fonte rinnovabile immediatamente utilizzata”.
Per sostenere questa trasformazione si propone: “Di emanare un nuovo schema di sostegno che riguardi gli impianti di taglia piccola e
media a servizio di famiglie e PMI, e sia rigorosamente a “incremento di costo zero” (utilizzando esclusivamente i risparmi derivanti da
cali di produzione ed uscita impianti incentivati,
anche per revoca), privilegiando comunque efficienza ed autoconsumo (es. favorendo l’istallazione di batterie e gli interventi FV su edifici
con rimozione di amianto, o l’uso energetico di
sottoprodotti). Di promuovere (oltre alla micro
di cui al punto successivo) in particolar modo la
minicogenerazione da biogas agrozootecnico e
biomasse solide fino a 500 kW integrate nei cicli
produttivi che ha molteplici effetti positivi sia
ambientali come economici. Di incoraggiare
(come da punto successivo) l’efficientamento
del parco di generazione da rinnovabili esistente, consentendo ad esempio spostamenti di
impianti in favore di maggiore possibilità di autoconsumo (a incentivi invariati), e di potenziare
la produzione a parità di impianto (consentendo
l’accesso per tali potenziamenti ai meccanismi
previsti nei nuovi schemi di sostegno). Di rivalutare i meccanismi di autorizzazione e delle
definizioni, avviando semplificazioni: drasticamente (e unificando i diversi adempimenti
Semplificare la micro cogenerazione. “Il potenziale mercato italiano per la micro-cogenerazione è vastissimo - sottolinea il
Coordinamento - ma la complessità degli
adempimenti necessari per l’installazione degli
impianti e soprattutto per l’accesso agli incentivi tuttora ne frena la crescita, nonostante le
disciplina europea (Direttiva 2012/27/EU) ne
raccomandi esplicitamente lo sviluppo attraverso idonee politiche strutturali”.
Al fine di promuoverne lo sviluppo si dovrebbe:
“Prevedere l’installazione necessaria di impianti di cogenerazione ad alto rendimento nei
progetti di edifici di nuova costruzione e di ri-
strutturazioni rilevanti degli edifici esistenti,
come già previsto ad esempio per gli impianti
alimentati da fonti rinnovabili; prevedere un
metodo standardizzato di riconoscimento dei
Titoli di Efficienza Energetica che prescinda
dalla valutazione caso per caso; applicare
anche all‘installazione di micro cogeneratori il
beneficio della detrazione fiscale al 65%; abolire l’officina elettrica (almeno fino a 20 kW), il
contatore fiscale, il registro delle misure di
energia elettrica e l’applicazione dell’accisa
sull’energia elettrica prodotta calcolandola sul
combustibile utilizzato a partire dalla misurazione diretta del combustibile; in merito al tema
della prevenzione incendi innalzare il limite
entro il quale sia sufficiente una semplice dichiarazione dell’installatore”.
Infine, ultimo dei dieci punti la valorizzare gli
impianti rinnovabili esistenti. “Le recenti misure introdotte dal Governo meglio note come
spalma incentivi (sia per gli impianti fotovoltaici
sia per gli impianti ad altre fonti rinnovabili) scrive FREE - anno a nostro parere illegittimamente modificato con efficacia retroattiva i rapporti incentivanti in essere, generando forte
sfiducia negli investitori nazionali ed esteri e
bloccando di fatto il rinnovo del parco impianti
esistente”.
Il Legislatore, quindi, “dovrebbe introdurre un
principio di favore per gli impianti esistenti attraverso misure quali l’eliminazione dei divieti
imposti dallo spalma incentivi volontario, l’introduzione di ulteriori semplificazioni autorizzative, un accesso facilitato agli incentivi con
meccanismi e contingenti dedicati, una maggior
chiarezza su temi come la possibilità di riutilizzo di componenti dell’impianto preesistente,
il diritto di installare in un impianto incentivato
potenza aggiuntiva non incentivata, la possibilità per gli impianti di biogas di sfruttare il gas
proveniente da ampliamenti delle discariche
non previste in progetto, ecc”. n
31
verso amministrazioni locali, rete elettrica, etc.)
per gli impianti integrati ad edifici esistenti ed
a loro servizio sino ad una soglia differenziata
per tecnologia; per gli elettrodotti in MT quando
a servizio di impianti da rinnovabili; per le autorizzazioni paesaggistiche nei casi semplici;
per il caso di impianti su discariche, ex cave e
siti inquinati nelle quali l’uso energetico (anche
per coltivazioni no-food ad utilizzo vincolato)
deve sospendere le procedure di bonifica, previa messa in sicurezza; per le reti private che
collegano utenze industriali e commerciali ed
impianti di produzione da fonte rinnovabile o
con modalità cogenerativa ad alto rendimento
(CAR); per il silenzio-assenso, al netto delle
procedure ambientali, trascorsi inutilmente i
termini previsti per legge per l’emanazione
delle autorizzazioni e/o dei pareri e permessi;
per l’introduzione del diniego costruttivo. Di potenziare il meccanismo dei SEU, consentendo
l’accesso ai benefici per “aggregatori” di domanda ed offerta (centrali di vendita e centrali
di acquisto, o altre forme di aggregazione di
soggetti ed impianti) connessi direttamente,
anche tramite la rete con obbligo di connessione di terzi. Di rivedere la fiscalità stabilizzando i crediti di imposta per gli interventi di
efficientamento energetico”.
Foto dell’Ing. Mirko Oliviero
PIANETA
TERRA
il
Cosimo d’Ayala Valva
Test di mercato
per l’eclissi
33
L’eclissi. Per uno spettatore, diciamo,
“normale” è un fenomeno straordinario, da
ammirare con le dovute cautele. Mentre per
il sistema elettrico italiano è un test per la
rete di distribuzione (media e bassa
tensione soprattutto), dove immettono la
loro energia la stragrande maggioranza
degli impianti fotovoltaici. Ma anche gli
eolici tipicamente fino alla taglia media
(sotto i 6 MW).
È da inizio marzo che degli effetti dell’eclissi se ne parla intensamente in esito
ad una comunicazione di Terna (Gestore
della rete elettrica nazionale) verso i gestori della rete di distribuzione, che ha imposto agli stessi di avvisare i loro clienti
produttori di un ordine di modulazione totale (riduzione a zero della potenza in immissione) per la data dell’eclissi (20
marzo), per tutto il giorno; ordine valido
fino a revoca dello stesso. La polemica
nasce da diverse domande che si sono
posti i vari interlocutori: perché? perché
tutte le 24 ore? perche anche l’eolico?
In effetti, si sostiene, l’eclissi ha un andamento noto, dovrebbe essere quindi prevedibile e il nostro sistema mercato non
dovrebbe avere problemi potendo bilanciare sull’MSD (il mercato in tempo reale
34
accessibile solo a unità abilitate espressamente).
Ovviamente il fenomeno eclisse è un qualcosa che riguarda anche gli altri Paesi ed
è infatti stata affrontata da Entso-e, l’associazione dei gestori delle reti di trasmissione di 34 Paesi. Secondo l’associazione,
l’eclissi potrebbe avere un impatto notevole sulla sicurezza dei sistemi elettrici del
centro Europa, a causa di un deficit di potenza prodotta per un massimo
di 34 GW. L’analisi di Ensto-e
stima che per quanto riguarda
l’Italia la riduzione di potenza
coinvolgerebbe circa 7.000 MW
(sugli oltre 19.000 installati).
Non è tanto la potenza in diminuzione che preoccupa ma
semmai la velocità con cui diminuisce e con cui riprenderebbe
una volta finita l’eclissi.
L’ordine di riduzione degli impianti fotovoltaici è una questione tutta italiana, in quanto,
ad esempio, i quattro gestori
della rete tedesca non hanno
previsto alcuna riduzione di potenza, nonostante un probabile
calo di oltre 17.000 MW fotovoltaico (su 40.000 installati) e una
esposizione all’eclissi maggiore
rispetto all’Italia.
Quindi perché in Italia si impone
la riduzione a zero, nonostante il
minore impatto e in Germania no? A questo
punto la discussione si sposta sulla capacità
di prevedere l’andamento della domanda
elettrica e anche sulla situazione meteo che
ci sarà durante il periodo dell’eclissi.
Infatti quelle potrebbero essere ore in cui
la domanda potrebbe subire variazioni
sulla base della variazione di alcune attività previste normalmente in quelle ore e
forchetta oraria dalle 7.00 alle 14.00 e non
più per le 24 ore.
Chiudendo quindi la cronaca di quanto avvenuto e discusso fino a qualche ora prima
del fenomeno eclissi, e andando a vedere
quanto poi successo sulla rete si nota un
normale andamento della curva del fabbisogno con una domanda leggermente sottostimata (Fig. 1, fabbisogno Terna del
20.3.2015), mentre in tema di prezzi dell’energia elettrica si nota un notevole aumento sul prezzo MGP (il prezzo che si
forma il giorno prima della consegna fisica
dell’energia) di oltre 10 €/MWh rispetto al
giorno prima e al giorno successivo (Fig. 2,
andamento MGP) e stessa cosa sul MI
(Mercato Infragiornaliero che si svolge
poco prima della consegna fisica dell’energia) dove si sono registrati prezzi quasi
doppi rispetto al giorno prima (Fig. 3, Mercato infragiornaliero MI3 del 20 marzo).
Concludendo risulta abbastanza evidente
che la scelta precauzionale adottata da
Terna era assolutamente condivisibile volendo considerare questa casistica
(eclisse) come un test, un’opportunità,
anche a livello europeo per verificare la capacità dei regolatori europei di coordinarsi,
nel gestire insieme quell’equilibrio di bilanciamento della rete che è necessario garantire alla stessa,
onde evitare danni (ad esempio
di black out) in casi potenzialmente critici come questo.
Dall’altro lato, appare ancora
più evidente come le fonti rinnovabili apportino un benefico effetto
calmierante
sulla
dinamica dei prezzi di mercato.
Un effetto che tra l’altro è stato
anche quantificato in un recente
studio eLeMeNS/ANEV dove il
beneficio del solo eolico sul
PUN (Prezzo Unico Nazionale che si forma
a chiusura del MGP e rappresenta il prezzo
d’acquisto dell’energia sul territorio nazionale) si attesta poco sotto il miliardo di
euro per il 2013. n
35
questo potrebbe di per sé disturbare la
rete se correlato alla riduzione di potenza.
Il fattore meteo non è da sottovalutare, infatti, già in presenza di fenomeni di nuvolosità abbastanza estesi, il fenomeno del
calo di potenza potrebbe essere molto attenuato. E proprio su questo punto interviene un aggiornamento di Terna a quasi
48 ore dal fenomeno che riduce i MW coinvolgibili a circa 4.400 MW e riduce anche la
PIANETA
TERRA
il
GREAT Med project
la multidisciplinarietà
per una gestione sostenibile
della fascia costiera
Davide Astiaso Garcia
37
DIAEE – Dipartimento di Ingegneria
Astronautica Elettrica ed Energetica
Sapienza Università di Roma.
Presidente del Comitato di Direzione del
progetto GREAT Med
Il bacino del Mediterraneo è considerato
uno dei 25 “biodiversity hotspots”, cioè
una delle 25 aree al mondo con maggior
tasso di biodiversità. Difatti, nonostante
occupi solo lo 0,8% della superficie marina globale, il mar Mediterraneo ospita
tra il 7 e l’8% delle specie marine conosciute, tra cui molte specie endemiche,
non presenti cioè in altre aree del pianeta.
Anche le zone costiere del Mediterraneo
sono contraddistinte da simili livelli di
biodiversità. Occorre inoltre considerare
che al contempo le coste mediterranee
sono tra le aree marine al mondo con più
alta pressione antropica, principalmente
a causa dell’ingente traffico marittimo,
del livello medio di urbanizzazione della
fascia costiera, e delle attività turistiche
e industriali che impattano sulla fascia
38
costiera. Nel particolare, tra carichi/scarichi nei porti petroliferi interni al bacino
ed i traffici intercontinentali transitanti
da Suez o da Gibilterra, un terzo del traffico mondiale di idrocarburi passa per il
mar Mediterraneo.
Tutte queste attività causano un livello di
inquinamento delle acque e delle aree
costiere che minaccia la conservazione
delle specie mediterranee marine e terrestri, senza considerare i rischi ambientali connessi ai potenziali incidenti
marittimi con conseguente rilascio di
enormi quantità di prodotti petroliferi o
altre tipologie di sostanze tossiche e pericolose.
In tale contesto, il progetto internazionale GREAT Med, “Generating a Risk and
Ecological Analysis Toolkit for the Mediterranean”, capitanato da due Diparti-
menti della Sapienza Università di Roma,
quello di Ingegneria Astronautica Elettrica ed Energetica (DIAEE) e quello di
Biologia Ambientale, contribuisce alla
conservazione della biodiversità, al mo-
piche nelle aree costiere del Mediterraneo.
Le attività del progetto, della durata di
due anni, beneficiano del finanziamento
della Comunità Europea nell’ambito del
Programma di cooperazione
transfrontaliera “ENPI CBC Bacino del Mediterraneo”. L’Unione
Europea, infatti, con più di un milione e settecentomila euro, contribuisce a sostenere il progetto
per il 90% del totale del budget
che raggiunge quasi i due milioni
di euro.
Grazie al lavoro congiunto di un
team multidisciplinare di università e centri di ricerca provenienti da Italia, Francia, Tunisia e
Libano, il progetto si occupa di monitoraggio e nuove strategie per una ge-
nitoraggio ambientale e alla mitigazione
degli impatti connessi alle attività antro-
39
Tra carichi/scarichi nei porti
petroliferi interni al bacino ed i
traffici intercontinentali
transitanti da Suez o da
Gibilterra, un terzo del traffico
mondiale di idrocarburi passa
per il Mediterraneo
rischi antropici, a partire dall’elaborazione di:
• linee guida per il monitoraggio della
biodiversità nelle aree costiere mediterranee;
• Metodologie di classificazione delle
coste mediterranee in base al rischio di
contaminazione da idrocarburi e HNS;
• Procedure per valutare l’impatto dell’urbanizzazione e buone pratiche per la
progettazione di strutture turistiche ecosostenibili e a bassi consumi energetici
• Pianificazione di interventi di gestione
costiera integrata.
Inoltre, si propone di creare una rete di
partner, istituzioni e amministrazioni europei e mediterranei.
41
stione costiera integrata del Mediterraneo, basata sull’integrazione di dati ambientali, provenienti dal monitoraggio
della biodiversità costiera, con analisi di
rischio e valutazioni di impatto ambientale.
Il Progetto mira infatti all’elaborazione di
nuovi strumenti, metodologie, tecniche e
strategie per la conservazione delle aree
marino-costiere, stimando e prevenendo
i rischi connessi alle attività antropiche e
promuovendo nel contempo una fruibilità sostenibile delle stesse aree.
In particolare, il progetto dovrà elaborare un “toolkit” per la gestione integrata delle zone costiere, contenente una
stima delle vulnerabilità ambientali e dei
Al fine di concretizzare sul territorio le
metodologie elaborate, il progetto prevede l’applicazione delle stesse in cinque
aree costiere pilota, in modo da valutare
al contempo la loro realizzabilità e replicabilità in diversi contesti culturali, economici e paesaggistici. Le aree in esame
sono il Golfo di Cagliari, la zona costiera
della Provenza, nel mediterraneo francese, il Golfo di Gabes in Tunisia, la fascia
costiera della città di Beirut in Libano ed
i litorali antistanti l’antica città di Byblos,
anch’essa in Libano.
Tali applicazioni permetteranno di elaborare un database cartografico GIS (Geographic information system) pubblicato
sul sito web del progetto, in modo che
tutti i portatori di interesse ed i decision
makers abbiano la possibilità di consultare mappe tematiche digitali ed interro-
42
gabili relative alle zone costiere di loro
competenza.
Dopo circa un anno di attività, il 19 Marzo
scorso si è tenuta presso l’Aula Magna
della Facoltà di Architettura - Fontanella
Borghese, la Mid Term Conference del
progetto GREAT Med dal titolo: “State of
the art, first results and future activities”
(stato dell’arte primi risultati e prossime
attività).
Dopo una breve presentazione del progetto, particolare attenzione è stata data
infatti ai primi risultati ottenuti relativamente allo stato della biodiversità e all’uso del suolo ed all’analisi dei rischi
dovuti all’inquinamento ed all’antropizzazione delle aree di studio individuate in
Libano, Tunisia, Francia e Italia, con particolare riferimento al Golfo di Cagliari.
All’evento hanno preso parte i partner
del progetto provenienti da 4 nazioni
(Francia, Tunisia, Libano e Italia) nonché
l’ente di protezione internazionale delle
Nazione Unite UNEP-MAP PAP RAC
(Priority Actions Programme / Regional
Activity Centre of the Mediterranean Action Plan), in qualità di Associate Partner, che ha presentato il Protocollo di
Gestione Costiera Integrata dell’UNEP.
Hanno inoltre preso la parola importanti
istituzioni nazionali e locali interessate al
progetto. La Dott.ssa Anna Maria Cicero,
Capo Dipartimento “Monitoraggio e Valutazione della Qualità dell’Ambiente Marino” dell’ISPRA – Istituto Superiore per
Interessanti anche sia l’expertise di Legambiente sugli interventi di clean up e
pulizia delle coste contaminate da idrocarburi, di cui ha parlato la Dott.ssa
Francesca Ottaviani, che i punti di vista
delle Associazioni Greenpeace Italia e
Marevivo, grazie agli interventi del Dr.
Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne di Greenpeace Italia e del Presidente di Marevivo, Dott.ssa Rosalba
Giugni.
In aggiunta, al fine di integrare i risultati
del progetto GREAT Med con quelli di
altri progetti internazionali sulle stesse
tematiche, il Dr. Daniel Ballesteros Bargues dell’Università di Cagliari ha
presentato le attività del progetto
ECOPLANTMED, anch’esso finanziato dal Programma ENPI CBC
Med.
In ultimo, non per importanza, è
stato possibile ascoltare l’esperienza delle autorità preposte alla
conservazione della natura in aree naturali protette, grazie agli interventi di Angelo De Vita, Direttore del Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diana, e
Aleandro Tinelli, Direttore Tecnico della
Tenuta Presidenziale di Castel Porziano.
In definitiva, la conferenza ha mostrato
tangibilmente l’approccio alla gestione
della fascia costiera del progetto GREAT
Med, cioè il coinvolgimento e la cooperazione di tutte le realtà interessate: i gestori delle aree naturali protette, in veste
di decision makers, le associazioni nazionali di settore, in veste di stakeholders
ed il mondo accademico e di ricerca, che
fornisce il necessario supporto scientifico interdisciplinare per una sfida così
complessa come quella della gestione
sostenibile ed integrata della fascia costiera. n
la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha
presentato l’esperienza dell’istituto in tre
attività di monitoraggio e ricerca a supporto delle decisioni ambientali: un’analisi degli impatti ambientali causati dal
relitto della Costa Concordia; i principali
risultati circa la conservazione di piante
e habitat del terzo report italiano “Direttiva Habitat”; l’utilizzo di un supporto GIS
per le attività di gestione e zonizzazione
di un’Area Marina Protetta.
La Dott.ssa Barbara Negri, dirigente
dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), ha invece presentato l’utilizzo del telerilevamento satellitare nella gestione costiera,
introducendo il progetto di collaborazione tra ASI e il Dipt.to DIAEE della Sapienza Risc Kenya (Remote Informative
System to support integrated Coastal
zone managment action plan in Kenya).
43
All’evento hanno preso parte i
partner del progetto provenienti
da 4 nazioni (Francia, Tunisia,
Libano e Italia)
PIANETA
TERRA
il
Daria Palminteri
45
A rischio la Riserva
naturale
di Torre Guaceto
La Riserva naturale di Torre Guaceto, situata
sulla costa Adriatica in provincia di Brindisi,
in prossimità di San Vito dei Normanni e Carovigno, è una delle aree marine protette più
belle e, fino a ieri, incontaminate del Mare
Adriatico, inserita nella Lista Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea
(ASPIM), è dal 2014 al centro di accese polemiche scaturenti dal mancato tempestivo impedimento del determinarsi di un danno
ambientale all’ecosistema, oltre che di un
serio danno all’immagine del Consorzio di
gestione dell’oasi protetta.
Con Atto Dirigenziale del Servizio Risorse
creto Istitutivo dell’Area Marina Protetta che
vieta “l’alterazione, con qualsiasi mezzo, diretta o indiretta, dell’ambiente geofisico e
delle caratteristiche chimiche e biologiche
delle acque, nonché la discarica di rifiuti solidi o liquidi e in genere l’immissione di qualsiasi sostanza che possa modificare, anche
transitoriamente, le caratteristiche dell’ambiente marino”.
Non a caso, l’Unione Europea ha da ultimo avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto della
direttiva comunitaria sul trattamento delle
acque reflue urbane. Come era prevedibile,
la decisione della Regione è stata
da subito duramente contestata dal
Consorzio di gestione dell’oasi,
oltre che dall’opinione pubblica, ed
ha condotto alla presentazione di
un esposto alla Procura, alla Capitaneria di Porto, al Corpo forestale
dello Stato e al Nucleo Operativo
Ecologico dei Carabinieri. Nonostante questo, l’impianto è entrato in funzione
regolarmente il 22 settembre 2014. Dai risultati delle analisi dei prelievi effettuati il 27
settembre 2014 dall’Arpa di Brindisi, dunque
nei giorni immediatamente successivi all’attivazione dell’impianto, è emersa una grave
alterazione delle caratteristiche chimiche e
biologiche delle acque, ed in particolare si
evidenziava come la presenza di azoto ammoniacale e del batterio “escherichia coli” fosse
decisamente al di sopra dei limiti massimi di
legge. In seguito all’adozione del nuovo provvedimento del Servizio Risorse Idriche della
Regione Puglia, il Consorzio di Gestione, il
9.09.2014, ha presentato ricorso al Tribunale
Amministrativo Regionale avverso l’atto autorizzativo dirigenziale - la cui motivazione
consisterebbe nell’intervenuta impraticabilità
delle soluzioni fino ad allora adottate per lo
scarico delle acque reflue in questione - allo
La Riserva naturale di Torre
Guaceto è una delle aree marine
protette più belle e, fino a ieri,
incontaminate del Mare Adriatico
Idriche della Regione Puglia n. 136, infatti, il
02.09.2014 è stata rilasciata all’Acquedotto
Pugliese SpA l’autorizzazione all’esercizio
dello scarico provvisorio, per il periodo necessario al completamento dei lavori dello
scarico definitivo, nel “Canale Reale” - un
corso d’acqua che sfocia all’interno della
zona maggiormente protetta della riserva naturale - delle acque reflue depurate provenienti dal nuovo impianto di trattamento a
servizio del centro urbano di Carovigno. Da più parti si era sottolineata la palese violazione di leggi nazionali e comunitarie, ovvero la mancanza di autorizzazione alle
emissioni in atmosfera prevista dal Decreto
legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante
“norme in materia ambientale”; la mancanza
di Valutazione di Incidenza Ambientale ai
sensi della Direttiva Habitat recepita con
D.P.R. 357/97 ed il mancato rispetto del De-
46
scopo di chiedere la sospensione della relativa efficacia. Il 17 dicembre 2012 il Presidente del Tar di Lecce ha accolto il ricorso
mediante l’emissione di un decreto urgente
di sospensione dell’autorizzazione rilasciata
dalla Regione Puglia a favore dell’AQP spa. Ad
ottobre 2014 si è poi svolta, al fine di dare una
complessiva definizione alle soluzioni di scarico sostenibili dell’impianto depurativo di
Carovigno, una “inchiesta pubblica”, come
previsto dalle leggi in materia, a cui hanno
partecipato la Regione, i tecnici di AQP e rappresentanti di associazioni ambientaliste, di
Confindustria nonché il Direttore del Consor-
Il “crono programma” stabilito dal tavolo tecnico prevedeva la presentazione del progetto entro il 15 novembre 2014, al quale
dovrà seguire la convocazione, da parte della
Regione, degli Enti competenti per il rilascio
delle autorizzazioni necessarie. Dal momento
in cui l’Acquedotto riceverà l’autorizzazione,
avrà tre mesi per attuare l’intervento con
spese a proprio carico nel rispetto della normativa vigente, e nel frattempo proseguirà i
lavori per il completamento della condotta
sottomarina che, una volta ultimata, disperderà a largo le acque accolte dal depuratore.
Come sottolineato dal Direttore del Consorzio
di Gestione dell’oasi, si è trattato
sicuramente di un passo avanti, in
attesa tuttavia della messa in
opera, nel più breve tempo possibile, della condotta sottomarina,
come unica soluzione finale realmente valida per evitare l’ulteriore
compromissione della qualità
dell’acqua e della sopravvivenza
delle specie marine protette presenti nell’area di Torre Guaceto,
oltre che il danno irreversibile all’immagine
e di conseguenza al turismo, di rilievo certo
non trascurabile per l’economia della Regione Puglia.
Il problema, peraltro, ad oggi, è ben distante
dall’essere risolto, ove si consideri che la Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici, pur sollecitata dall’ufficio VIA, non ha
ancora neanche pronunciato il relativo parere
in ordine alla realizzazione delle trincee drenanti e che, anche con il funzionamento a regime del depuratore, attualmente l’impatto
sulla qualità delle acque è tutt’altro che inesistente, come invece ci si dovrebbe aspettare
in un’area che rientra fra le poche zone marine protette a essere riconosciute al livello
internazionale, quale è ancor oggi la Riserva
di Torre Guaceto. n
Si è trattato sicuramente di un
passo avanti, in attesa tuttavia
della messa in opera, nel più
breve tempo possibile, della
condotta sottomarina
zio di gestione di Torre Guaceto, inchiesta incentrata sul progetto per la realizzazione del
“recapito finale temporaneo dell’impianto depurativo consortile di Carovigno a mezzo di
trincee disperdenti complementari allo scarico nel Canale Reale”.
Ebbene, in esito alla riunione del tavolo tecnico del 27 ottobre 2014, è stato previsto
come la soluzione definitiva al problema
debba essere rappresentata dalla utilizzazione di una condotta sottomarina ed altresì
- individuandosi nel tempo occorrente per la
realizzazione della condotta la necessità di
soluzioni temporanee di scarico controllato è stata concordata intanto la realizzazione di
trincee drenanti e disperdenti sulla terraferma e al di fuori dell’area protetta, sostitutive dell’attuale scarico nel Canale Reale.
48