L`Italia sprofondata nel cemento

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L`Italia sprofondata nel cemento
1,7
www.terranews.it
Anno V - n. 83 - mercoledì 15 aprile 2009 - E 1,00
miliardi di persone
ogni giorno
nel mondo leggono
un giornale
Illegalità Corruzione, clientelismo, camorra. Le ecomafie dietro a scempi ambientali e abusivismo edilizio
L’Italia sprofondata nel cemento
Nell’Italia del Piano casa e della
deregulation, nel Paese dove i
delitti ambientali non sono ancora stati introdotti nel Codice
penale, il cemento illegale è un
fenomeno all’ordine del giorno
e che non conosce tregua. Camorristi ed ecocriminali agiscono indisturbati talvolta con la
complicità degli amministratori
nalità organizzata. Quasi metà
dei reati si registra nelle quattro
regioni a presenza mafiosa.
Servizi alle pagine 8 e 9
Macerie
insabbiate
Idee
la scienza al
vostro servizio
Massimo Serafini*
Perché un comitato scientifico
per questo quotidiano dal cuore verde, Terra? La risposta è abbastanza semplice. Perché vogliamo che la nostra lettura ambientalista e di sinistra dei fatti
di ogni giorno sia rigorosa e venga effettuata con gli strumenti e con l’occhio dell’ambientalismo scientifico. Non sappiamo
se ce la faremo a garantire questa ispirazione ma le numerose e
assai qualificate competenze che
vi hanno aderito sono già una garanzia che l’obiettivo può essere
centrato. D’altronde se non fosse stata questa la scelta e il metodo prescelto, Terra non potrebbe né conquistare lettrici e lettori e neppure aspirare a essere uno
strumento quotidiano d’informazione e d’inchiesta a loro utile a non subire scelte inquinanti e di degrado ambientale, a cominciare da quella nucleare che
sta per abbattersi sul Paese. Non
ci si può infatti limitare a gridare i necessari no e a dare voce alle proteste di questa o quella popolazione, perché per essere utili
alla loro lotta dovremo informare e svelare le motivazioni tecnico scientifiche che sono alla base di quei no, proporremo il negativo bilancio costi/benefici che
non giustifica l’opera, grande o
piccola che sia. Soprattutto, il comitato scientifico dovrà aiutare il
giornale a indicare le alternative
possibili e di interesse generale
che permettono a chi protesta di
rendere vincente i suoi rifiuti. Lavoreremo, quindi, assiduamente a fianco di chi ha il compito di
costruire ogni giorno il giornale, costruiremo approfondimenti delle notizie che esso quotidianamente fornisce, animeremo
dibattiti e confronti con chi non
ha il nostro punto di vista.
Ci attendono scadenze assai importanti, dalla lotta per impedire che questo Paese venga nuovamente trascinato nel nucleare
a quella per imporre che non si
defili dalla comunità internazionale che a Copenaghen nel prossimo dicembre guiderà la lotta ai
cambiamenti climatici. Terra e il
suo comitato scientifico su queste scadenze verranno quotidianamente messi alla prova. Il primo banco di prova sarà tenere gli
occhi puntati sulla ricostruzione
dei territori abruzzesi colpiti dal
terremoto. Vigileremo che non
succeda, come purtroppo quasi
sempre è avvenuto, che a prendere il sopravvento siano speculatori e affaristi e una cattiva ricostruzione. C’è dunque molto da fare e
abbiamo bisogno di ulteriori contributi. Ci auguriamo, quindi, che
in molti veniate a darci una mano mettendo al servizio di questa
impresa collettiva le vostre competenze e i vostri saperi.
*
Coordinatore del Comitato
Scientifico di Terra
locali e delle forze dell’ordine. E
nel quindicesimo “compleanno”
del neologismo ecomafia, Legambiente ribadisce l’allarme: il
cemento è il petrolio della crimi-
Economia
5
L’assicurazione obbligatoria
contro le calamità naturali
è una fregatura, per motivi
etici e finanziari. Il ministro
vuole esternalizzare il
rischio, spostando i rimborsi
dalle casse dello Stato alle
tasche dei cittadini. Con il
Corsera che gli va dietro
Esteri
3
Domani in India iniziano le
consultazioni per eleggere il
nuovo Parlamento. Cinque
tornate che interesseranno
via via, fino a metà maggio,
tutti i 24 Stati. Favorito
nei sondaggi il Partito
del Congresso legato alla
dinastia Gandhi-Nehru
Eventi
© LAPORTA/ap/LaPresse
Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L.
27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma
Fonte: World Press Trends
Assieme alla ricostruzione, arriva il business. A L’Aquila detriti e prove
finiscono sotto la futura new town. Intanto, sulla città si affacciano le
mafie, già da tempo insediate nel territorio
Servizi alle pagine 2 e 3
Al via il 17 a Milano la
XIV edizione di MiArt,
mostra di arte moderna
e contemporanea. Nomi
affermati e giovani talenti
con cui il nuovo direttore
Di Pietrantonio lancia la
sfida ad Artissima di Torino
e ArteFiera di Bologna
Informazione
Testimoni di giustizia
La conquista del tempo
Piera Aiello a rischio
I
nformare in tempo reale e
pervadere il sistema dei media perché faccia da cassa di
risonanza o da fonte della notizia stessa, così che quanto accade possa essere sottratto all’usura del tempo e reso contemporaneo e globalmente evidente
ovunque. Il termine psicotecnologie, che ho introdotto per rappresentare il rapporto tra il nostro modo di “vedere il mondo” e
l’uso delle tecnologie, porta con
sé la consapevolezza di cambiamenti, non sempre così consapevoli, che toccano le coscienze, ma anche le culture e il mo-
do di vivere il presente. Parlo di
un cambiamento psicologico irreversibile che coinvolge tutti
gli abitanti del pianeta e che riguarda in particolare l’interpretazione dello spazio e del tempo. La prima volta che ho sentito parlare della tecnologia delle
cellule staminali, la tecnica che
può estendere l’aspettativa di vita, è stato durante una conversazione con Angelo Vescovi, biologo tra i più noti per la sua ricerca
sul deterioramento delle cellule
cerebrali e famoso per il progetto Neurothon.
de Kerckhove a pagina 12
S
arebbe stata una “leggerezza” di due carabinieri a cancellare 18 anni di sacrifici. Una nuova disattenzione nella già tribolata vicenda che vede
coinvolti i testimoni di giustizia,
persone che per senso dello Stato hanno denunciato episodi criminali – ai quali loro erano estranei – subendo sulla loro pelle le
conseguenze del gesto. Cambiare identità, abbandonare la propria casa, il proprio lavoro, la
propria vita. All’improvviso. Persone che lo Stato dovrebbe trattare con grande attenzione, ma
che spesso sono state costrette
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a gesti clamorosi per ottenerla. A
rischio della propria incolumità.
Solo il terremoto in Abruzzo ha
fermato lo sciopero della fame di
Pino Masciari, forse il testimone
di giustizia più famoso in Italia.
Da una settimana Piera Aiello è
di nuovo in pericolo. La donna –
che grazie alla sua testimonianza ha permesso tra gli altri al giudice Borsellino di avviare una serie di inchieste su alcune famiglie mafiose della zona del Belice
– dopo anni di estrema difficoltà
era tornata ad assaporare sprazzi di normalità.
Vincenzo Mulè a pagina 12
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mercoledì 15 aprile 2009
Ricostruzione Dalla domenica di Pasqua a L’Aquila si registra un’anomala frenesia. È
quella dei camion che dovrebbero ripulire la città dai detriti. E forse da prove di malaffari
Sotto la new town
le macerie tritate
Pietro Orsatti e Angelo Venti
da L’Aquila
U
na città militarizzata, dove già si muovono gli speculatori che con il terremoto hanno già fatto e faranno
la loro fortuna. Il primo business
è quello delle macerie, da togliere
di mezzo, da far sparire in qualche caso. E cosa c’è di meglio che
le fondamenta della new town
berlusconiana per mettere le macerie tritate in tutta fretta? Centinaia di camion dalla domenica di pasqua stanno scaricando
detriti in una specie di tritacarne che li riduce in ghiaia a poche
centinaia di metri da Piazza d’armi. Qui, in questo inferno di polvere e mezzi meccanici, spariscono ricordi e tragedie, pezzi di storia e forse anche prove. Prove di
malaffari, di cemento fatto con
sabbia di mare, ferri da 10 invece che da 15, lisci dove non dovevano esserlo. Tutto è triturato e
spalmato sul territorio. Amianto
compreso, che molti hanno visto.
Qui si costruirà il centro amministrativo della new Aquila voluta da Berlusconi. E qui forse si occulterà la vergogna di palazzi costruiti senza seguire le norme antisismiche, dei condoni e ri condoni tanto cari alla politica italiana. Poi arriverà il business dei
campi provvisori. Terreni che saranno da preparare per l’arrivo
dei container e delle casette di legno. L’Abruzzo è diventato da almeno dieci anni una delle cassaforte per il riciclaggio del denaro delle varie mafie. Lo racconta
la Direzione nazionale antimafia
da tempo, lo confermano le ultime inchieste giudiziarie sul riciclaggio del denaro di Ciancimino
e poco prima quelle sul “tesoretto” di Binnu Provenzano. Non solo. I clan, di Cosa nostra, della camorra e della ‘ndrangheta, hanno
investito, come da tradizione, in
società che si occupano di inerti,
movimento di terra e cemento.
E nel mattone, casomai subentrando nella parte finale di palazzi in costruzione come ci segnala l’Autorità giudiziaria, soprattutto nell’area della Marsica. Con
le procedure di emergenza sono
già saltati molti dei controlli su
appalti e sub appalti. E il denaro,
tanto, sta già iniziando a circolare. «Sulla ricostruzione bisogna
fare grande attenzione, che ci sia o
che non ci sia una diretta infiltrazione di società controllate dalle
mafie – ci spiega Massimo Scalia,
per tre legislature presidente della Commissione parlamentare di
inchiesta sulle Ecomafie -. Inutili poi, proprio anche in relazione
ai controlli, l’istituzione di super
comissari iper centralizzati a livello nazionale e che l’esperienza
insegna si muovono spesso in deroga alle norme vigenti». Più efficace, afferma Scalia e con lui anche molti amministratori locali,
la creazione di un’authority civile con il coinvolgimento della popolazione con ampie consulenze
(gratuite) del mondo dell’università. In pratica il modello Friuli,
in cui la società locale si fece carico in prima persona della ricostruzione. Si è ormai al limite anche sul piano dei soccorsi diretti. Anche se ogni tanto, discretamente, viene estratto dalle macerie qualche corpo, nelle prossime
ore si spargerà solo la calce viva
sulle macerie e poi dei corpi e degli scomparsi (censiti e no) si interromperà ogni ricerca. Assistiamo per caso all’arrivo di alcuni vi-
Macerie
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gili, chiamati da un sopravvissuto, in un piccolo casale distrutto
e isolato. Già due corpi sono stati estratti nei giorni scorsi. Mentre ritornano sulle macerie, improvvisamente, scostata una rete
del letto, ci allontanano. Capiamo dall’odore che hanno trovato
qualcosa o qualcuno. Decidiamo
dopo un po’ di allontanarci. «Non
ci sono solo gli sciacalli che frugano nelle macerie, sono arrivati anche gli sciacalli istituzionali». Questa frase ci viene ripetuta
più e più volte. Da amministratori locali, da gente dei soccorsi, da
operatori delle varie polizie. E si
fa il nome, con un po’ di apprensione, di chi avrà in dono la grande torta della new town, delle
Impregilo, Autostrade
e Caltagirone:
saranno loro, secondo
indiscrezioni, a gestire
il post
terremoto
grandi opere, della ricostruzione
con erre maiuscola. Tre società:
Autostrade, Caltagirone, Impregilo. Questa la probabile squadra
che opererà. E il capofila? Si parla con insistenza di Caltagirone.
Anche per ragioni politiche evidenti, ovvero quietare l’Udc e isolare da qualsiasi possibile opposizione credibile Pd e Idv. Capofila o prestanome? Per ora, ma non
per molto, si fanno solo ipotesi.
Ma nelle prossime settimane, visto il decisionismo di Bertolaso
e del governo, si deciderà tutto.
«La questione centrale rimane
il meccanismo degli appalti al ribasso – dichiara l’ex pm Luigi De
Magistris -. Quando ero a Catanzaro incrociai Impregilo su alcune inchieste sui rifiuti e anche in
quel caso le risposte non furono
esaltanti. È un problema di classe dirigente, anche sul piano locale». Come del resto in Campania dove ricorda Massimo Scalia,
«la risposta è stata l’inceneritore di Acerra». Un impianto pagato con soldi pubblici e di deroga
in deroga mai entrato a dovere in
funzione.
©Tachus
Intervista
«Il tribunale riaprirà presto»
Un territorio diventato la cassaforte delle mafie. Questo l’Abruzzo
precipitato prima nel dramma del sisma e che oggi si trova a vedersi passare sulla testa il business della ricostruzione «Non esiste
più l’isola felice. Le parlo da procuratore di “campagna”, ma profondamente legato al territorio in cui lavoro dagli anni ’70 e quindi consapevole di quello che sta succedendo da anni». A parlare è
l’avvocato generale della Corte d’Appello dell’Aquila Brizio Montinaro. «Prima gli inerti, poi il cemento, poi le costruzioni. È evidente la penetrazione, e non è una scoperta solo di oggi. Un rischio
enorme, che si sta trasformando in un profondo sistema di inquinamento anche dell’imprenditoria locale, che cambia comportamenti in alcuni casi, altre volte partecipa oppure si trova esclusa
da certi affari».
Lei oggi è senza sede. Il Tribunale de l’Aquila è fortemente lesionato, la giustizia è di fatto bloccata, come le inchieste sulle
infiltrazioni mafiose. Qual è la situazione oggi, a poco più di
una settimana da sisma?
La prima buona notizia è che il server è intatto. I locali sono distrutti, come le scale, ma i crolli hanno salvato almeno il supporto
informatico del tribunale.
E l’ipotesi di un trasferimento del tribunale?
Anche qui forse c’è una buona notizia. La vecchia caserma della
Guardia di finanza sembrerebbe essere agibile. La sede è più piccola, bisognerà organizzare molto bene il lavoro ma nel giro di poche settimane sarà possibile riaprire il Tribunale a l’Aquila.
Un segnale importante. Anche per valutare le responsabilità
del passato.
Esatto. Ma anche per dare un segno sulla ricostruzione del futuro. E’ un momento difficile. Vigilate anche voi della stampa sul nostro operato.
p.o.
Amianto
La minaccia
della fibra killer
Per giorni i soccorritori hanno lamentato di avere le vie respiratorie piene della polvere proveniente dalle macerie delle case crollate. Ora in Abruzzo l’allarme è il
rischio di esposizione all’amianto. A denunciarlo è l’Associazione italiana esposti amianto, l’Aiea,
nella speranza che «ai morti del
terremoto, non se ne aggiungano
ad anni di distanza ulteriori assolutamente evitabili». L’associazione dice di essere «certa» della
presenza nella zona di manufatti contenenti il micidiale minerale insieme ad altre sostanze tossiche e cancerogene, chiedendo alla Regione una mappa per permettere ai soccorritori di operare con «le stesse misure adottate dalle ditte specializzate nei casi di messa in sicurezza, bonifica
e smaltimento dell’amianto». Secondo un’indagine approssimativa fatta dalla Regione nel 2006 solo nell’edilizia pubblica e privata
ci sarebbero 46.524 metri quadrati di amianto in matrice friabile,
il più pericoloso perché facilmente inalabile. Quello in matrice
compatta potrebbe essere addirittura maggiore: 95.413 metri cubi. Per l’associazione
serve innanzitutto
una corretta informazione.
insabbiate
mercoledì 15 aprile 2009
www.terranews.it
Satelliti
La faglia
vista dallo spazio
Dossier Sotto accusa tre provvedimenti del governo. Tagliati 510 milioni alla difesa
del suolo, al monitoraggio sismico e alla messa in sicurezza dell’edilizia scolastica
Così la politica ha
abbandonato il territorio
Vincenzo Mulè
I
n un anno di governo sono
stati realizzati tagli alla difesa del suolo, alla prevenzione sismica, alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio scolastico e al risanamento del patrimonio monumentale. La denuncia è dell’esponente dei Verdi Angelo Bonelli che in un dettagliato dossier ha messo in fila
dodici mesi di attività governativa. Sotto la lente d’ingrandimento sono così finiti tre provvedimenti, il decreto 112/2008, il decreto Gelmini e la legge finanziaria. «Il governo reintegri 510 milioni tagliati in un anno alla difesa del suolo, al monitoraggio si-
smico, alla messa in sicurezza
delle scuole – ha dichiarato Bonelli - Emblematica la soppressione del fondo per il monitoraggio del rischio sismico. Le politiche di difesa del territorio e della popolazione devono cambiare radicalmente nel nostro paese. Questi fondi – ha aggiunto
l’esponente Verde - sono la vera priorità con cui costruire anche quella ripresa economica di
cui tanto si parla». Più nel dettaglio il decreto 112/2008 è responsabile della soppressione di 4,5
milioni di euro dal fondo per il
monitoraggio dei terremoti previsto dalla legge 244/2007 art. 2
comma 329. La norma prevedeva
«la prosecuzione delle attività di
Coinvolto dalle riduzioni
anche il patrimonio
culturale. Bonelli:
«Occorre ripartire da
questi fondi. Sono la
vera priorità del Paese e
possono contribuire
alla ripresa economica»
monitoraggio del rischio sismico
attraverso l’utilizzo di tecnologie
scientifiche innovative integrate
dai fattori di rischio delle diverse
aree del paese». Lo stesso provvedimento riduceva da 510 a 270
i milioni di euro destinati alla difesa del territorio. Non solo: il decreto sopprimeva i finanziamenti di 151 milioni di euro destinati
alla prevenzione e difesa del suolo della Sicilia e della Calabria, i
45 milioni di euro per il ripristino
del paesaggio e i 15 milioni di euro per la difesa del suolo dei piccoli comuni. L’ultima legge finanziaria, inoltre, ha soppresso un
fondo da un milione di euro per
l’attuazione dei piani di difesa del
suolo. Tagliati di 22,8 milioni di
euro anche i fondi per la messa
in sicurezza degli edifici scolastici rispetto ad uno stanziamento
generale di 100 milioni. L’articolo
7-bis, aggiunto al decreto legge
137/2008 (decreto Gelmini), ha
aperto una nuova partita. Voluto
dal ministro dell’istruzione, esso
rifinanzia il piano antisismico,
individuando uno stanziamento pari al 5 per cento - e non più
10 – del piano per le grandi infrastrutture, come previsto nei precedenti piani. Si deve, infine, alla legge finanziaria la soppressione di 30 milioni di euro per
il risanamento e la conservazione del patrimonio monumentale e dei siti Unesco.
© ANGELO VENTI
© SERGIO NAZZARO (2)
I danni del terremoto sono visibili anche dal satellite. La scossa dello scorso 6 aprile ha provocato nell’aquilano una deformazione del terreno su un’area di 650
chilometri quadrati, con punte
massime di 25 centimetri rilevata
tra le frazioni di Bazzano e Monticchio, nei pressi del capoluogo
abruzzese. Il dato è stato elaborato dall’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (Irea-Cnr) sulla base dei
dati raccolti dal satellite europeo
Envisat. Il satellite, tra i più grandi che ruotano attorno alla terra,
è stato messo a disposizione quasi in tempo reale dall’Esa, l’Agenzia
spaziale europea, e ha permesso ai
tecnici di effettuare l’elaborazione
del danno. Dall’immagine si può
vedere anche la linea di frattura, la
famosa faglia, che corre per 15 chilometri lungo la linea degli appennini. Il dato è stato ottenuto sovrapponendo varie immagini scattate prima e dopo la forte scossa delle 3.32. Il nuovo rilevamento differisce di molto rispetto ai 15
millimetri di deformazione calcolato subito dopo la scossa dai satelliti Cosmo SkyMed. Le differenti elaborazioni sono dovute alla diversa inclinazione dei satelliti.
3
Il racconto
di Sergio Nazzaro
La casa delle parole
Ci guardano con sospetto. A volte con odio. Paura. Ci stanno giudicando come se fossimo degli assassini, come se non ce ne importasse nulla. Non si avvicinano però. Non ci vengono a domandare nulla. Ci sfiorano.
Ma non sempre. A qualcuna hanno
scavato nella pancia. E non ci siamo
mosse. Abbiamo lasciato che rovistassero. Non una parola, un lamento. Non siamo spettrali, anche se oggi fa freddo e soffia un vento gelido.
E’ la primavera dell’Abruzzo. La primavera delle montagne che sono e
rimangono dure. Tutti hanno parlato con tutti. Nessuno ci ha rivolto
una parola, un saluto. Soltanto i nostri proprietari. Loro si ci guardano
con la malinconia negli occhi. Quella maledetta notte abbiamo provato a resistere. Cosa credete mai, che
non avevamo voglia di proteggervi? Che potevamo lasciarsi andare
come se nulla fosse? No, vi sbagliate. Il tremore lo abbiamo sentito prima di voi, qualche attimo prima di voi, nelle nostre
fondamenta. Cattivo, diretto, bruciante. Un tremore sconosciuto anche a noi. Credeteci, ci abbiamo
provato. Abbiamo cercato con tutte le nostre forze di non lasciarci andare, anche se cominciavamo
a sentire lo spezzarsi delle ossa, che a noi sono fatte di ferro e cemento. Volevamo gridare: scappate,
svegliatevi, non ce la facciamo a reggere per molto.
Non siamo riusciti a pronunciare una parola. Che
strano. Ti frequenti ogni giorno, si appoggiano a
noi. Ci ornano, ci accarezzano. Eppure non siamo
riusciti a svegliarli in tempo. E’ stato così dovunque. Hai visto Fossa? Non ti deve spaventare. Stanno tutte insieme sulla montagna. Cupe, severe, abbandonate. Non deve guardarli con gli occhi di chi
viene da fuori. Osservaci con gli occhi degli anziani. I nostri proprietari. Loro ci consolano da lontano con lo sguardo. Loro sono soli. Noi siamo soli. E finché saremo separati, non ci sarà consolazione. Non possono avvicinarsi. Hanno detto che non
devono più fidarsi di noi. Come si fa a dire una cosa così? Cosa ne potete sapere del dolore, della gioia, delle preoccupazioni che abbiamo condiviso per
anni e anni, dalla mattina alla sera, e tutte le notti
di tutte le stagioni? Hai visto ad Onna? Quelle poche di noi che sono rimaste in piedi? Quelle case
sembrano avere lo sguardo basso, dispiaciuto di essere ancora in vita. Non devono fare così. Le più deboli di noi siamo venute giù, e abbiamo ucciso chi
dovevamo proteggere. I tetti battevano come martelli impazziti. Tremavamo dal profondo, e i tetti a
battere su di noi. Non ce l’abbiamo fatta. Abbiamo
fallito. Voi a giudicare, a dividerci tra buoni e cattivi. Siamo solo case, il nostro dovere è difendervi.
Lo senti questo freddo primaverile? Non è nulla in
confronto all’inverno. La nostra è una disperazione silenziosa. Muta. Abbiamo visto i piccoli, i giovani, le belle speranze di famiglia partire, andare lontano a cercare fortuna. La fortuna l’hanno trovata.
Ed oggi, anche le nostre macerie. Lo sguardo pieno di lacrime con cui ci fissano ci congela. Anche se
siamo solo macerie. Ormai fredde. Loro erano lontani. Toccava a noi prenderci cura di chi rimaneva.
E rimangono sempre gli anziani. A Villa Sant’Angelo abbiamo sentito i vigili del fuoco dire che eravamo quelle che dovevano cadere. Che non c’era nulla da fare. Lo senti questo odore di vecchio, di tufo, di carta da parati? Qualcuno lo chiama l’odore
della nonna. Quell’odore di oggetti antichi mischiati ai ricordi, ai vestiti che si cambiano poche volte,
perché bisogna risparmiare, ma sono sempre puliti. Vecchi fornelli, bambole di pezza, tegami di rame. Siamo confusi noi, gli oggetti e voi in una sola
massa di detriti. Alcune di noi sono completamente sbattute con la faccia a terra, altre sono piegate
in modo innaturale. Ci tengono a distanza con i nastri rossi e bianchi, gialli, qualcuno di voi è a guardia, per impedire che vi avviciniate troppo. Tra non
molto arriveranno le ruspe. Salveranno solo i feriti
lievi. Per la maggior parte di noi ci saranno i mezzi
meccanici a triturarci definitivamente. Che lo facciano con pietà, non con odio. Non possono vendicare la propria rabbia su di noi. Non è colpa nostra. Chissà, se ci sarà un poco di pietà, il camion
che è venuto a prenderci ci poterà su dell’altra terra. E diventeremo fondamenta per nuove case. Forse qualcuno ci prenderà tutta e ci mischierà al cemento e diventeremo di nuovo fondamenta. Quelli mani che ci mischieranno, sanno che noi faremo
il possibile per non venire giù di nuovo. Ci abbiamo
sempre provato e lo faremo ancora.
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Politica
mercoledì 15 aprile 2009
www.terranews.it
Terra
Valerio Ceva Grimaldi
tativa, una situazione anomala
in Europa e in tutto l’Occidente. Terra, quindi, ha anche questa funzione: decifrare e colmare le crepe che si stanno aprendo nella democrazia nostrana.
G
razia Francescato è la
portavoce dei Verdi dal
luglio 2008. Giornalista,
scrittrice, ha una lunga storia
da ambientalista in Italia e in
Europa.
Quali gli obiettivi?
Fare in modo che la “tribù” degli
ambientalisti contamini le altre, per far sì che tutti possano
dialogare. Liberi dai pesi e dalle
eredità ideologiche del passato.
Il nostro sarà un pubblico consapevole, curioso, capace di
mettersi in discussione. Ci rivolgeremo a chi è amico del pianeta, usa medicine non convenzionali, acquista e mangia biologico, utilizza la mobilità sostenibile. Insomma: a chi teorizza ma mette anche in pratica stili di vita ecologisti. Senza
la necessità di essere “verde”.
L’orizzonte è quindi una sfida
culturale?
Questo giornale si misurerà
con la nuova idea di globalizzazione: quella dei diritti. Fino
ad ora, invece, il pilastro attorno al quale l’Occidente si muoveva era quello della globalizzazione del mercato. Un sistema
che è collassato. Come diceva
Ulrich Beck, non ci si può fidare
dei banchieri, degli economisti:
gli stessi che ci hanno propinato l’idea di mercato ora ci dicono che chi spingeva per un’economia “green” aveva ragione.
Adesso bisogna introdurre regole certe per difendere i diritti e, finalmente, celebrare il matrimonio tra ecologia ed econo-
© Monaldo/LaPresse
Perché Terra?
Si tratta di una novità editoriale importante: un giornale ecologista, che sa di “terra”, di cose
concrete, di futuro. Un giornale
amico del pianeta. È una “Terra”
di frontiera, non un bollettino di
partito.
didascalia didascalia
Berlusconi sta
provocando un
indebolimento culturale
ed etico. è come il re
investito dal popolo, che
ignora le istituzioni
mia. Le profezie degli ambientalisti sui rischi del consumo delle risorse del pianeta e sulle difficoltà sociali, che portano sempre più all’esclusione, infatti,
si sono avverate al millimetro.
L’eresia è, dunque, diventata ortodossia.
L’Italia è pronta a un’inversione di tendenza?
Purtroppo, mentre il resto del
mondo affronta le sfide del terzo
millennio, il nostro paese regredisce. è infatti in atto un impoverimento culturale ed etico. Sette persone su dieci preferiscono
la furbizia all’intelligenza. E tutto ciò crea il caos, perché manca quel denominatore civile che
lega insieme gli interessi particolari. Berlusconi ha spinto affinché si raggiungesse una situazione di questo tipo, perché ne
trae vantaggio. Il presidente del
Consiglio si comporta come il re
investito dal popolo, “saltando”
completamente le istituzioni.
Con quali conseguenze?
Innanzitutto un indebolimento della democrazia rappresen-
L’attualità terribile del terremoto fa pensare a quanto si
sarebbe potuto fare e non si
è fatto. Anche questo è colpa
della diffusa malizia italica?
Il nostro Paese è a rischio sismico, e quindi bisognerebbe prepararsi per tempo come fanno
in Giappone. Ma ciò non accade sempre per colpa della furbizia di fare le case non antisismiche al fine di trarne profitto, invece di puntare sulla messa in
sicurezza del territorio, sulla riqualificazione dei borghi e dei
centri storici, puntando sul recupero dell’estetica e sul potenziamento del ricorso alle energie rinnovabili. è questa la nostra grande opera prioritaria, altro che Ponte sullo stretto!
Una mancanza culturale politicamente trasversale?
La propensione a un saccheggio
privato di un bene comune ha
contagiato anche il centrosinistra, che sovente assomiglia pericolosamente al centrodestra.
Da qui la solitudine dei Verdi al
governo, che sono stati gli unici
a difendere i beni comuni.
Fini, poi Berlusconi e tanti altri, hanno attaccato duramente Santoro e Annozero. Anche l’informazione è un
bene a rischio?
Questo è un altro saccheggio.
Da noi c’è un deserto di informazione pluralista. Fa scandalo
una trasmissione un po’ faziosa
ma assolutamente normale. Ecco quindi l’altra mission di Terra: costruire un forte argine al
dilagare di un’informazione fasulla e lontana dalla realtà. Ma,
soprattutto, insopportabilmente servile.
Radicali
Alle Europee
con Emma Bonino
I radicali presenteranno, sotto il simbolo “Lista Emma
Bonino”, liste elettorali di
azione nonviolenta. «Saranno liste di espressione di iniziativa militante, volte innanzitutto a utilizzare i residui
strumenti di campagna elettorale per informare i cittadini sulla avvenuta cancellazione della democrazia e sulla
necessaria lotta di liberazione. Obiettivo? Realizzare un
documento sulle responsabilià del regime italiano nella
scomparsa della legalità costituzionale dello Stato».
© Montani/ansa
Contro l’Italia delle furbizie,
l’intelligenza ambientalista
© Merlini/LaPresse
L’intervista La leader del Sole che ride: «Il matrimonio tra ecologia ed economia è diventato ovunque ortodossia.
Ma l’Italia è ancora molto retrograda. L’informazione pluralista ha il compito di arginare quella fasulla e servile»
Socialisti
Il Superenalotto
premi l’Abruzzo
«Sarebbe giusto destinare subito il jackpot del Superenalotto, arrivato a circa 45 milioni di euro alla ricostruzione del post terremoto». È
quanto propone il segretario
del Partito socialista, Riccardo Nencini, a nome di ‘Sinistra e Libertà alla vigilia della
prima estrazione della settimana in corso. «Pensare che
una cifra così possa finire sul
conto corrente di un beneficiato unico, a fronte di persone che hanno perso tutto, mi
crea un profondo senso di ribellione».
Editoriale Tempi di ritorno al nucleare, di crisi economica per il Paese e d’identità per la sinistra. Una nuova
voce per i lettori che credono nella rinascita di una democrazia italiana e nel giornalismo come “bene pubblico”
Pino Di Maula
S
iamo folli, non pazzi, a voler ricreare con
la passione di cronisti,
creativi, intellettuali e scienziati una nuova primavera
dell’informazione capace di
riguadagnarsi la fiducia di
quei lettori di sinistra che
aspirano a un’informazione critica. Sono lettori con i
quali, per dirla alla Bertinotti della prima maniera, bisogna connettersi sentimentalmente in quanto preziosi
per la democrazia e la civiltà
del nostro Paese. Sono persone intelligenti perché sanno ancora innamorarsi e fare
rifiuti. È gente che considera
la libertà non quella che porta a spaccare le vetrine bensì
all’identità e alla trasformazione individuale e collettiva. Uomini e donne che non
rinunciano a cercare la violenza invisibile nei rapporti interumani. Non rinun-
ciano al pensiero e per tutelarlo
pretendono un giornalismo che
torni ad essere “bene pubblico”.
Come l’aria per respirare. Certo poi bisogna fare i conti con
la politica. Con i limiti del nostro centro sinistra sempre più
in affanno per mancanza di idee
e con tali deficit culturali e teorici da far apparire un genio Antonio Borghesi, vicepresidente
del gruppo Italia dei valori alla
Camera quando afferma: «I regimi dittatoriali prima mettono a tacere il Parlamento e l’informazione libera». Ma rassicura: «Duci e ducetti non si facciano illusioni. L’Italia dei valori difenderà fino all’ultimo respiro la
libertà di informazione e critica
da qualunque parte provenga».
Lo farà, si suppone, minacciando manette per tutti. Ma proprio tutti se, stando alla magistratura, la corruzione è diventata ormai sistemica. Tanto da
far apparire ridicoli quei fumettoni televisivi che rappresentano ancora la mafia con il volto
di cattivissimi pregiudicati che
vanno in giro a sparare. Lo sa
bene Antonio Bassolino quando sostiene che «per sconfiggere i poteri criminali, è necessario un grande impegno, non solo all’interno delle realtà meridionali, ma a livello nazionale».
Il Governatore campano magnifica le iniziative di Libera ma
poi ammette «Dobbiamo continuare ogni giorno, soprattutto,
come azione del Governo». Ma
il futuro non si contrasta solo
combattendo la camorra? «Certo, c’è un altro futuro che è già
iniziato». Non in Italia. «Basti
pensare a Obama. Siamo in ritardo – ammette - rispetto ad
altri Paesi, ma è questa la strada
da percorrere». Bene, ma parlare di ambiente all’interno del
Pd non è facile. «Quando ci sono crisi di questo genere – chiosa il leader più amato dalla base
degli ex Ds, Pierluigi Bersani - è
sempre molto difficile, io consiglio di parlarne come un grande
volano per la riduzione dei con-
sumi e come crescita più equilibrata. Ambiente – spiega - come chiave di una nuova strategia di innovazione e base per un
rilancio dell’economia». E con il
nucleare come la mettiamo? «È
una fandonia. Usano il nucleare come elemento di distrazione di massa». Distrazione dalle riforme oscurantiste di Berlusconi? «Bisogna reagire. Discutendo dei grandi temi economici e sociali, si tutela la democrazia». Salvaguardare la democrazia chiede Bersani, scardinare la non democrazia obietta Marco Pannella preoccupato
più che mai di dare un impianto teorico al suo lavoro svolto
finora direttamente nel sociale. È un po’ come dare tempo
allo spazio. Tempo che sta per
scadere se grazie all’aiutino del
Pd Berlusconi riesce a ottenere
quel referendum che gli darebbe quel premio di maggioranza
che condurrebbe re Media diritto diritto al Quirinale. E questa
è davvero una pazzia.
© GIGLIA/ansa
La primavera dell’informazione
Lega
Fascista chi spinge
per il referendum
«Degli oneri si facciano carico chi ha promosso i referendum, i Guzzetta, i Segni e
gli altri... Qui c’è di mezzo la
tenuta democratica del paese: dal referendum verrebbe fuori una legge elettorale mostruosa, una tirannide.
Un attentato alla democrazia
del paese. Oggi c’è Berlusconi, domani c’è un altro premier e non si può permettere a chi ha ottenuto il 25%per
cento dei voti di avere il 55%
dei seggi in Parlamento. Neanche nel periodo fascista è
stata fatta una cosa del genere. Si possono avere quattro,
anche tre partiti, ma non uno
solo». Così Roberto Calderoli che sente puzza di bruciato
in casa Arcore e tuona contro
l’ipotesi di accorpare il referendum all’election day.
Terra
www.terranews.it
Economia
mercoledì 15 aprile 2009
5
Auto
Obama studia
se entrare in Gm
Dopo la pubblicazione da
parte del New York Times dei
dettagli finanziari di General Motors il titolo della casa
automobilistica è andato giù
di oltre il 16 per cento. In più,
sulla casa di Detroit premono
creditori e sindacati. Obama
starebbe valutando la possibilità di far entrare il governo nella società con un’operazione simile a quella fatta
in Italia per salvare Parmalat.
L’amministrazione controllata è dietro l’angolo, entro
maggio bisognerà decidere.
Rinnovabili
La crisi blocca
i progetti inglesi
Il governo di Gordon Brown
ha denunciato ieri il possibile fallimento dei programmi a favore delle energie rinnovabili: mancano gli investimenti e il costo di importazione delle turbine eoliche
è troppo alto. In Gran Bretagna, gli impiegati del settore
sono 700, con una sola azienda che produce turbine. Un
rapporto dell’Institute for public policy research pubblicato sempre ieri chiede all’esecutivo fondi per il comparto
che potrebbe creare 70mila
nuovi posti di lavoro.
Brunetta e Corriere della Sera,
calamità contro cui assicurarsi
Luca Bonaccorsi
P
er fortuna non ha ancora
ricevuto molta attenzione dai media ma, venendo dall’autoproclamatosi ministro più amato dagli italiani,
state sicuri che, prima o poi, ce
la ritroviamo in qualche decreto legge. Anche perché a sposare la causa dell’ammazzafannulloni è stato addirittura il Corsera
con una delle sue firme di punta, Gian Antonio Stella. Parliamo della proposta del ministro
Brunetta di inserire in Italia l’assicurazione obbligatoria contro
le calamità naturali. Forse non
lo sapevate ma, al momento, la
polizza casa che state pagando
non vi restituisce un solo euro
in caso di terremoto ma anche,
per esempio, se il palazzo crolla per un cedimento strutturale. Detta così quindi l’estensione della copertura sembrerebbe
una semplice proposta di buon
senso. Ma così non è, per una
serie di motivi. Il primo è che, di
fatto, l’assicurazione si tradurrebbe in una tassa su chi vive in
zone a rischio sismico o di alluvioni per via di un basilare principio finanziario: più rischiosa
è la zona dove vivete, più pagate. Riuscite a immaginare il premio richiesto a un abitante de
L’Aquila, o a chi vive alle pendici del Vesuvio? Un’assicurazione
sulla casa oggi non costa molto,
tra i 200 e i 300 euro l’anno, ma
questo dipende dal fatto che,
essenzialmente, vi protegge pochissimo. Il secondo motivo per
il quale la proposta Brunetta è
da scartare è di natura macro
economica, ma forse anche etica. Oggi in Italia il costo di un
terremoto, o di un alluvione, ricade interamente sullo Stato. Il
che, se da un lato crea il potenziale rischio di spesa per la collettività, dall’altro offre una certezza: lo Stato non può andare
in bancarotta e quindi in teoria la casa deve, prima o poi, ri-
© scrobogna/LaPresse
© Berg/LaPresse
La denuncia La campagna post sisma del governo non convince. L’assicurazione privata per le catastrofi naturali
servirebbe a ben poco, diventando solamente una nuova tassa per chi vive nelle aree a rischio
Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta
Per il ministro
se i cittadini dovessero
pagare una polizza,
costruirebbero
meglio e avremmo
meno vittime
costruirtela. Nel caso delle assicurazioni non è così. Non sono
affatto rari i casi, specie di questi tempi, di compagnie di assicurazione che vanno a gambe
all’aria in condizioni estreme. Il
calcolo dei rischi infatti è solo
un calcolo: poi arriva un uragano e buonanotte. Ma uragani e
terremoti a parte, l’esempio Usa
parla chiaro: pensate ad Aig, il
Mercati Il sistema finanziario occidentale langue e rantola, mentre il gigante
asiatico inonda il sistema di liquidità. Risultato? La ripresa mondiale verrà da Pechino
La locomotiva cinese va
A
rriverà dalla Cina, e forse prima del previsto, la
ripresa mondiale. O almeno così sembrano suggerire i più recenti dati economici pubblicati dal gigante asiatico. Il segreto è nel sistema bancario statale comunista, naturale corollario del “liberale” regime. Il governo cinese, infatti,
non deve avere a che fare con
manager super pagati, mercati interbancari incontrollabili e indici di bilancio. Il governo ordina alle banche, quasi
tutte statali, di prestare di più
all’economia e... voilà. Il risultato è che mentre l’Europa e gli
Usa lottano per salvare il proprio sistema finanziario e cercano di limitare la drammatica
stretta creditizia, versando fantastiliardi nelle casse delle loro
banche disastrate, ottenendo
scarsissimi risultati, a Marzo i
nuovi prestiti delle banche cinesi erano sestuplicati rispetto
all’anno precedente, raggiungendo il livello record di 277
miliardi di dollari. L’obiettivo
del governo per il 2009, di 5.000
miliardi di yuan di prestiti, è già
stato raggiunto e forse, secondo le stime della banca d’affari
Usa Jp Morgan Chase, verrà superato di oltre 3.000 miliardi. Il
problema però c’è, e si chiama
“rischio sistemico”. A prestare
più soldi sono capaci tutti, soprattutto se non hai azionisti
a cui rispondere per le perdite, ma prestarli bene senza buttarli via è un’altra questione. La
recessione, infatti, porta con sé
fallimenti e il mancato rimborso dei prestiti da parte delle imprese, un problema che le autorità cinesi hanno ben presente.
Ma se alcuni sono preoccupati, come il vicepresidente della
China banking regulatory commission Jian Dingzhi, altri, come la quinta banca del Paese la
China merchants bank, pensano che finanziare le nuove infrastrutture migliorerà la qualità dei portafogli delle banche.
Il problema della stabilità interna del sistema cinese però
resta eccome, al punto che le
autorità stanno già chiedendosi se hanno fatto “troppo” per
rilanciare l’economia. Se da un
lato la crescita degli investimenti, delle vendite di automobili e l’aumento di transazioni
immobiliari sembrano indicare i primi segni di una ripresa
economica, il contesto economico globale resta difficile. Le
esportazioni sono crollate del
25,7 per cento quest’anno e il
surplus commerciale si è quasi
dimezzato nel primo trimestre
del 2009, passando da 114 a 62
miliardi di dollari. Nell’ultimo
trimestre del 2008 la Cina è cresciuta del 6,8 per cento, il tasso più basso degli ultimi 7 anni, e pericolosamente vicino alla soglia che gli economisti stimano come “socialmente pericolosa”, il 6 per cento. Domani
usciranno i dati sul Pil del primo trimestre del 2009, ma tutti
gli economisti, alla luce dei dati più recenti, stanno rivedendo
le loro stime al rialzo dal 7 all’8
per cento. La più efficiente economia capitalista del pianeta,
resta quella comunista? Il paradosso cinese rischia di essere confermato ancora.
l.b.
colosso assicuratore di oltre 80
milioni di famiglie americane,
che per il collasso dei derivati
stava fallendo portando con sé
la pensione e la salute degli assicurati. L’idea di Brunetta, e il
ministro non ne fa mistero, è di
esternalizzare il rischio rimborsi da calamità naturale, che in
pratica vuol dire spostare il rischio dalle casse pubbliche ai
portafogli dei cittadini. E c’è forse un momento migliore di questo, in cui il cittadino medio fa
fatica ad arrivare a fine mese? E
poi c’è il rischio finanziario. Non
è chiaro su quale pianeta vivano Brunetta e Stella, ma nel resto della galassia si dibatte del
problema della eccessiva finanziarizzazione della nostra eco-
nomia. Di cui le assicurazioni
sono un operatore principale,
come le banche. I soldi che noi
versiamo alle assicurazioni vanno investiti, ovvero viaggiano
per il pianeta alla ricerca di rendimenti. Aig infatti aveva investito in ogni sorta di derivati per
garantire dei buoni ritorni agli
azionisti. Poi il mercato è crollato e… addio assicurazione.
Ora il governo Usa sta spendendo centinaia di miliardi di dollari per mantenerla in vita. Difficile fare i conti ma la domanda è
scontata: alla comunità non sarebbe costata di meno un’assicurazione pubblica? Ma la cosa
più tristemente naive della proposta Brunetta è l’argomentazione che, se fossero le assicurazioni private a controllare la
bontà degli edifici, sicuramente
la qualità delle case crescerebbe. Tradotto: siccome lo Stato
non riesce a garantire che le regole costruttive vengano rispettate, deleghiamo questo compito agli “interessi privati”. Che
siano gli stessi “interessi privati” che a oggi hanno risparmiato sui materiali costruttivi, poco importa. E ancora, aggiunge Stella, se il costo dell’assicurazione obbligatoria dipendesse dalla qualità della costruzione sicuramente la qualità media
delle costruzioni salirebbe, per
contenere i costi dell’assicurazione. Un po’ come dire a un napoletano che la sua assicurazione contro il furto dell’auto (tra le
più care d’Italia) dipende da lui
perché si fa fregare la macchina
troppo spesso. O che l’alto costo
di quella assicurazione “responsabilizza” i ladri. Se speravate
che il terremoto avesse avuto
l’unica conseguenza positiva di
seppellire il pericolosissimo Piano casa di Berlusconi ricredetevi: dalle macerie sta spuntando
l’ennesima bestialità economico finanziaria (e morale). Chiamatela tassa sulla sfiga se volete, non sbaglierete di tanto.
Esteri
mercoledì 15 aprile 2009
Somalia
www.terranews.it
Filibustieri
senza tregua
Ancora sequestri al largo delle coste della Somalia. Ieri è
stato bloccato il cargo greco Irene, battente bandiera di Saint-Vincent e Grenadines, con un equipaggio di
22 filippini. Catturato anche
il mercantile Sea Horse: non
è ancora chiaro se togolese
o americano. Fonti della Nato affermano infine che i corsari hanno aperto il fuoco su
una terza nave battente, bandiera liberiana. Due giorni fa
il leader del gruppo dei pirati responsabile del sequestro
della Maersk Alabama, conclusosi con l’uccisione di tre
banditi e la liberazione del
comandante, aveva giurato vendetta. Il capo dell’Ufficio internazionale marittimo,
Noel Choong, si è detto favorevole alla linea dura contro i
filibustieri. A oggi nella zona
sarebbero 20 le imbarcazioni
nelle loro mani.
Medio Oriente
Riprende il dialogo
tra Hamas e Fatah
Abu Zuhuri, portavoce di
Hamas, ha confermato ieri che i colloqui nell’ambito del dialogo inter palestinese riprenderanno al Cairo
il prossimo 26 aprile. Zuhri
ha espresso la speranza che
Fatah, movimento del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen,
«si presenti avendo bloccato
la campagna di arresti contro i sostenitori di Hamas in
Cisgiordania e senza chiedere un adeguamento alle condizioni internazionali come
precondizione per arrivare a un accordo». Nelle precedenti sessioni i due partiti
palestinesi hanno concordato la creazione di un governo
di unità nazionale e la convocazione delle elezioni per il
prossimo anno, non giungendo però a un’intesa sulla legge elettorale e sulla piattaforma del nuovo esecutivo.
Bangkok, si ritirano
le camicie rosse
Quell’intoccabile ago
della bilancia indiana
I manifestanti antigovernativi hanno abbandonato ieri
mattina l’accampamento davanti alla sede del governo,
accerchiato per quasi tre settimane dai sostenitori dell’ex
premier Thaksin Shinawatra.
Sotto minaccia di un blitz dei
militari, i leader della protesta si sono consegnati alla
polizia, mentre i 2.000 manifestanti rimasti sono partiti
a bordo di una sessantina di
pullman forniti dall’esercito.
Dopo le due giornate di
scontri, costate la vita a due
persone e il ferimento di altre 123, centinaia di soldati continuano a pattugliare le
strade della capitale, dove i
negozi e le attività commerciali non hanno ancora riaperto. Escludendo un dialogo
con Shinawatra, il primo ministro Abhisit Vejjajiva ha lodato le forze di sicurezza per
i “metodi soft” utilizzati.
Paolo Tosatti
D
omani l’India va al voto per rinnovare il Lok
sabha, la camera bassa
del suo Parlamento. Cinque le
tornate elettorali che interesseranno progressivamente i 24
Stati dell’unione indiana, la più
grande democrazia del mondo,
con 714 milioni di elettori che
andranno alle urne dal 16 aprile al 13 maggio per decidere a
quale formazione politica affidare le redini del Paese nella
sua quindicesima legislatura. Il
favorito nei sondaggi è il Partito del Congresso, legato alla dinastia Gandhi-Nehru, laico, di
centrosinistra e appoggiato dai
ceti rurali e dalle minoranze religiose. Dato per spacciato dopo gli attentati di Mumbai dello scorso novembre, il partito di
Sonia Gandhi ha ottenuto in realtà la vittoria in molte regioni
chiave durante le ultime elezioni statali. A esso si contrappone
il Bjp (Bhraratya janata party o
Partito popolare indiano), indù
e nazionalista, che ha guidato il
Paese tra il 1998 e il 2004 e può
contare sul supporto della classe medio alta e degli industriali.
Mentre era alla guida del Paese, il Congresso ha concentrato tutte le sue energie su due
questioni: l’accordo nucleare
con gli Stati Uniti e il cosiddetto programma dei cento giorni, volto a garantire un minimo di giornate lavorative nel
corso dell’anno alle famiglie più
povere. Per il resto però, il suo
progetto politico non è andato
molto oltre. Dall’altro lato della barricata, il Bjp e i suoi alleati hanno condotto un’opposizione non molto efficace, finendo per schierarsi contro l’accordo sul nucleare nonostante una
parte consistente dell’elettorato fosse favorevole. E anche
su molte altre questioni la loro azione è stata priva di mordente. La possibilità di uno sce-
Cinque le tornate
che interesseranno
progressivamente i 24
Stati dell’unione.
Seggi aperti dal 16
aprile al 13 maggio
nario in cui né l’Upa, l’alleanza guidata dal Congresso, né
l’Nda, la formazione che ha in
testa il Bjp, riescano a ottenere una maggioranza solida è
tutt’altro che remota. Proiezioni ed esperti concordano nel ritenere che nessuno dei due unici partiti panindiani avrà abbastanza voti per governare da
solo, e che in questa lotta sarà
determinante il peso degli agguerriti partiti regionali, pronti
a salire sugli opposti piatti della
bilancia a seconda della convenienza politica e delle promesse ricevute. In questa situazio-
ne a guadagnarci potrebbe essere soprattutto il Bahujan samaj party (Bsp), il partito dei
dalit, gli intoccabili. Dopo le prime affermazioni a livello regionale, la formazione ha progressivamente guadagnato consenso e ampliato il suo programma
politico, fino a ottenere due anni fa la maggioranza dei seggi
nello Stato dell’Uttar Pradesh,
il più grande dell’unione indiana, che invia il più elevato numero di deputati al Parlamento centrale. Se nelle precedenti
elezioni molti potenziali sostenitori non hanno scelto i suoi
esponenti per paura di sprecare il voto, in un sistema maggioritario puro che vede vincere il
candidato che ottiene più consensi, il Bsp potrebbe fare ora
la differenza, con la sua leader
Kumari Mayawati, soprannominata la “regina degli intoccabili”, chiamata a giocare il ruolo di ago della bilancia.
Terra
Thailandia
Elezioni Domani al via le consultazioni con cui la più grande democrazia del mondo
rinnoverà il proprio Parlamento. Sarà il Bsp, partito dei dalit, a fare la differenza
© Rahi/LaPresse
6
Perù
Una frana e un
crollo, diversi morti
Una doppia tragedia ha colpito ieri il Perù: una frana provocata dall’ondata di
maltempo ha investito alcuni centri della provincia di
Retamas, nel nord del Paese, causando la morte di almeno 20 persone, tra le quali un bambino. Le vittime sono state investite dall’ondata di fango e detriti all’interno delle loro case, mentre
dormivano. Nella stessa giornata, nella cittadina andina
di Coracora, 370 chilometri
a sud-est di Lima, un ponte
sospeso affollato di bambini
è crollato, uccidendo almeno 9 persone, precipitate in
un profondo burrone, e ferendone decine. Il ponte era
lungo 40 metri e si allungava
sopra un canyon alto 98. Almeno 53 persone sono state
portate in ospedale, 14 delle quali in condizioni piuttosto gravi.
Centroamerica Obama ha mantenuto le promesse, rafforzando il dialogo tra i due
Paesi. E Fidel avverte: «Non bastano le elemosine, occorre farla finita con l’embargo»
Cuba gioca di sponda
Aldo Garzia
Studio 60 on the sunset strip
da martedì 28 aprile alle 21.00
su REDTV canale 890 di SKY.
open mind, open channel.
I
rapporti tra Washington e
L’Avana potrebbero cambiare molto più velocemente di quanto si potesse immaginare fino a qualche tempo fa.
I segnali che è iniziato il dialogo tra le due sponde del Golfo
della Florida si susseguono con
inusuale frequenza. Obama ha
mantenuto le sue promesse. Se
per smantellare l’embargo contro l’isola ci vorrà del tempo, intanto si può iniziare cancellando alcune misure adottate da
Bush. Non ci saranno più restrizioni nei viaggi dei cittadini
cubano-americani verso l’isola
di origine e scompare da subito anche la clausola che limitava ad appena 100 dollari al mese
le rimesse degli immigrati verso
i parenti residenti a Cuba. Queste due decisioni, che seguono
quella di chiudere entro tempi ragionevoli Guantanamo,
avranno l’effetto immediato di
allentare la tensione tra Miami
e L’Avana oltre a far aumentare in modo consistente il gettito
delle rimesse degli immigrati,
già ora la seconda voce nelle entrate dell’economia cubana dopo il turismo. Un’altra decisione presa da Obama è quella di
autorizzare le compagnie statunitensi a partecipare a eventuali gare per le licenze a Cuba
nel settore dei servizi televisivi e di telefonia mobile. L’inquilino della Casa Bianca ha pure
ventilato l’ipotesi di ripristinate
i collegamenti aerei diretti tra i
due Paesi. È stato dunque Obama a fare la prima mossa, come gli avevano chiesto i fratelli
Castro. Ora tocca a L’Avana fare
una contromossa, mentre Fidel
avverte che «non bastano le elemosine ma occorre farla finita
con l’embargo». Recentemente
una delegazione di parlamentari statunitensi ha visitato Cuba:
il bilancio è stato ritenuto dalla
Casa Bianca «molto positivo».
Lo stesso Fidel Castro ha incoraggiato il negoziato con un articolo sul Granma, dando un
giudizio lusinghiero di Obama e
scrivendo che «Cuba non ha bisogno dell’embargo per autole-
gittimarsi». Quest’ultima frase
è molto importante. Da quando sono in vigore le misure economiche che penalizzano Cuba,
il governo ha addossato la responsabilità di quello che non
va al potente “nemico del nord”.
Con la caduta dell’embargo, che
sarebbe una straordinaria vittoria politica per Cuba e perdipiù
con Fidel ancora in vita, non ci
sarebbero più scuse per iniziare
il rinnovamento politico ed economico dell’isola. Quali le prossime mosse tra le due sponde
del Golfo della Florida? Si parla
della liberalizzazione dei viaggi dei cittadini statunitensi verso l’isola, oggi vietati dal Ministero del tesoro Usa. Si sa che
questa prospettiva non piace a
L’Avana, dove non si guarda con
simpatia all’ipotesi che l’isola si
trasformi in un gigantesco “bed
and breakfast” con milioni di turisti yankee alloggiati nelle case dei cubani. Cuba preferirebbe procedere a piccoli passi, ma
Obama è un ciclone politico di
cui è difficile intuire la traiettoria e la velocità.
esercito di liberazione
delle Tigri tamil, è pronto a un «incondizionato e permanente cessate il fuoco». Nel comunicato emanato ieri l’Ltte, il Liberation tigers
of tamil ealam, da anni in lotta contro le autorità di Colombo, denuncia che, nonostante
la tregua di due giorni imposta
dal presidente Mahinda Rajapakse, l’esercito ha continuato a
bombardare postazioni tamil e
a colpire civili e villaggi. Le Tigri
chiedono dunque un cessate il
fuoco effettivo, che possa portare a reali negoziati di pace e che
consenta agli aiuti umanitari di
raggiungere le zone di guerra.
I due giorni di tregua, imposti
in coincidenza delle celebrazioni del nuovo anno singalese, avrebbero dovuto permettere la fuga alle decine di migliaia di civili intrappolati in un
fazzoletto di foresta sulla costa
nord del Paese con quel che resta dell’Ltte. Purtroppo solo in
pochi sono riusciti a lasciare la
zona di pericolo, trovando finalmente acqua, cibo e medicine presso le strutture umanitarie. Sembra confermato che i
combattenti tamil stiano bloccando l’esodo dei civili e arruolando a forza i bambini, voci ripetutamente smentite dall’Ltte,
che accusa invece l’esercito di
sparare sui villaggi bersagliando i civili. In realtà la sensazione è che, nonostante le smentite reciproche, le due fazioni
si stiano affrontando in scontri
senza riguardo per nessuno. Già
nel 2005, durante la campagna
elettorale, Rajapakse aveva promesso la fine delle Tigri tamil,
e negli ultimi due anni le truppe governative hanno effettivamente riconquistato gran parte dei territori controllati dalla
loro organizzazione. Da novembre scorso, con una rapida avanzata costata migliaia di morti,
l’esercito ha circondato i ribelli e tagliato loro i rifornimenti
via terra e via mare. I separatisti
adesso sono decisamente messi all’angolo, caduti a centinaia
nelle ultime settimane. Il presidente ha ordinato la resa incondizionata ai gruppi superstiti
per evitare l’attacco finale. Ma
negli anni le Tigri hanno dato
prova di inaspettata vitalità, essendo una forza disciplinata, organizzata e bene armata, grazie
mercoledì 15 aprile 2009
7
Sri Lanka Dopo ventisei anni di guerra, 70mila morti e oltre un milione di sfollati,
i ribelli sono disposti a un cessate il fuoco che possa portare a dei negoziati di pace
Tigri tamil pronte alla
tregua con il governo
© ANSA
Bruno Picozzi
L’
Esteri
www.terranews.it
© HOSLET/ANSA
Terra
ai cospicui finanziamenti che
arrivano dall’enorme comunità
tamil sparsa nel mondo. Risale
all’ottobre scorso l’ultimo attacco aereo sulla capitale Colombo. E pur essendo rimasti in poche migliaia, i combattenti potrebbero spargersi nelle foreste
o fuggire in India e ricompattarsi col tempo. Alcuni analisti
li considerano persino in grado
di aprire un secondo fronte nel
sud del Paese, anche se l’obiettivo unico della lotta rimane la
creazione di uno Stato indipendente nelle zone a maggioranza tamil nel nordest dell’isola. Dopo ventisei anni di guerra, 70mila morti e un milione di
sfollati, non è ancora detta l’ultima parola. Lo Sri Lanka è un
paese multietnico grande quanto Sicilia, Sardegna e Corsica
messe insieme, con una popolazione di 18 milioni di persone.
Singalesi e tamil parlano lingue
diverse e hanno culture diver-
LIVE REM_255x140terradef:230x102,4
9-04-2009
15:09
Pur essendo rimasti
in poche migliaia, i
combattenti potrebbero
spargersi nelle foreste
o fuggire in India e
ricompattarsi
se; differenti sono abitudini, stili di vita e attività economiche. I
primi sono in prevalenza buddisti mentre i secondi sono per la
maggior parte indù o cattolici. I
colonizzatori inglesi privilegiarono i tamil per i quadri amministrativi, ragione per la quale
al momento dell’indipendenza,
nel 1948, scoppiò il risentimento dei singalesi che occuparono
tutta l’organizzazione dello Stato, emarginando e discriminando l’etnia avversaria. In teoria le
due comunità hanno oggi uguali diritti e doveri, fino al punto
che la lingua tamil è lingua uffi-
Pagina 1
(
ciale del Paese, sebbene parlata
solo da un quarto della popolazione: viene usata per l’insegnamento, per l’amministrazione
della giustizia e per tutti i documenti ufficiali. Eppure vi è per i
tamil un grave problema di accesso al lavoro e all’istruzione,
una mancanza di partecipazione politica e di presenza a livello decisionale. Che sia il risultato di un progetto politico o meno, in Sri Lanka tutti sono uguali ma i tamil arrivano sempre secondi. Da questa esclusione nasce la guerra che da decenni insanguina l’isola. Il clero cattolico locale di recente ha inviato una lettera al Segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon,
chiedendo di fermare «gli indiscriminati bombardamenti su
insediamenti civili» che «non
risparmiano nemmeno scuole, ospedali, luoghi di culto e altri obiettivi civili». Nella lettera
viene espressa la seguente mo-
tivazione: «Alla radice di questa
guerra vi è la strutturale ingiustizia e la veemente negazione
dell’uguaglianza e della dignità della popolazione tamil dello Sri Lanka, perpetrate per decenni dai governi che si sono
succeduti in Sri Lanka guidati
dalla maggioranza singalese».
Nei giorni scorsi un sostegno alla causa tamil è venuto da manifestazioni in tutto il mondo.
Oltre 100mila dimostranti hanno protestato a Londra davanti
a Westminster, causando scontri con la polizia e arresti. Manifestanti hanno anche fatto irruzione nell’ambasciata dello
Sri Lanka a Oslo, causando seri danni. Ora tutti guardano con
preoccupazione alla fine della
tregua, quando migliaia di civili si troveranno tra due fuochi.
L’unica cosa certa al momento
è che le Tigri non hanno nessuna intenzione di deporre le loro
armi.
15 APRILE ORE 23.00
REM, LIVE IN WIESWABEN.
E’ arrivato Live!, il primo canale interamente dedicato
alla musica dal vivo. Un palinsesto di esibizioni live a 360°:
Rem, Red Hot Chili Peppers, Oasis, Rihanna,
Avril Lavigne, Ligabue, Amy Winehouse, Mika, Maroon 5,
Enrique Iglesias, Backstreet Boys e tanti altri.
Solo su Live! gli show che hanno segnato la storia della musica.
)
w w w. s o l o l i v e . i t
8
Rapporto ecomafia 2009
mercoledì 15 aprile 2009
Primo piano
Rapporto ecomafia 2009
mercoledì 15 aprile 2009
9
Arrogante e illegale,
l’Italia dei Laqualunque
Caccia all’ecocriminale,
missione impossibile
Il termine “ecomafia” compie 15 anni, ma in troppi sembrano averlo dimenticato.
Se ci sono spazi liberi sono terra di nessuno da conquistare, non beni da difendere
Luca Ramacci, sostituto procuratore a Tivoli: «Ci sono leggi che non funzionano, mentre
per altre la sanzione è sproporzionata». E la nuova normativa è bloccata in Parlamento
Sebastiano Venneri
U
no dei personaggi più riusciti di Antonio Albanese
è quel Cetto Laqualunque,
amministratore di un anonimo
comune calabrese (sindaco? assessore?), che arringa i suoi compaesani da un podio dietro il quale campeggia la foto di un ecomostro. Arrogante, ignorante, illegale, propugnatore della filosofia del “cazzu iu” e “cchiù pilu pe’
tutti”, Cetto Laqualunque indugia nei suoi comizi in una sorta
di lirica della cementificazione,
un’esaltazione dell’abusivismo
come atteggiamento libero e creativo da contrapporre all’approccio cauto e pesante di un’opposizione politica sempre pensierosa, attenta alle regole, frenante e
noiosa. Si dice che la satira, a volte, sia in grado, meglio di discipline più dotte, di cogliere lo spirito
di un tempo, di analizzare la realtà con maggiore lucidità del più
fine sociologo. E mai, come nel
caso del personaggio in questione, questa circostanza è evidente. Il termine “ecomafia” compie
quest’anno 15 anni, da quando
Legambiente lo ha coniato evidenziando in questo modo l’intimo nesso che lega la criminalità organizzata con l’aggressione
al territorio, con il ciclo dell’edilizia abusiva, fatto non solo di violazione di regole urbanistiche,
di paesaggi più brutti e territori
più fragili, ma anche di imprese
in nero, di riciclaggio di denaro
sporco, di assenza di norme di sicurezza, di scarsa qualità dei manufatti. In questi anni anche noi
abbiamo cercato di raccontare
un fenomeno, quello dell’abusivismo edilizio, con i numeri e con
gli episodi, nella convinzione che
anche solo raccontare di un fenomeno possa servire a combatterlo. E sicuramente è servito, sebbene l’abusivismo edilizio continui a marciare stabilmente attorno alle 30mila unità abitative fuorilegge all’anno, un dato che non
ha pari negli altri Paesi industrializzati e che non conosce flessioni, semmai puntate verso l’alto in prossimità dei vari condoni che si sono succeduti nel corso
di questi anni. Raccontare di mafia e cemento è servito a stroncare sul nascere tante speculazioni,
come quella di Europaradiso che
ha rischiato di costruire una new
town, come si usa dire oggi, ben
più grande della old town (Crotone… troppo old) alla foce del Neto. Raccontare è servito a tirare
giù qualche orribile manufatto,
dal grande ecomostro di Punta
Perotti ai piccoli abusi che martoriano la costa calabrese. È servito a creare un vocabolario, un
lessico comune che abbiamo ritrovato sulla bocca e nella penna di tanti di quelli che hanno
contribuito a rispedire al mittente e poi a riscrivere il cosiddetto “Piano casa” del governo. Ma
tutto questo ancora non è sufficiente. C’è un dato antropologico che la satira di Cetto Laqualunque riesce a cogliere meglio di
qualsiasi analisi, c’è un elemento tutto interno alla testa di buona parte degli abitanti del Belpaese per cui ciascuno è padrone a
casa sua e sul suo terreno. E se ci
sono spazi liberi quelli sono terra
di nessuno da conquistare, non
bene comune da difendere. Ed è
proprio su questo che ha fatto leva la proposta di Berlusconi che,
per analogia con il personaggio
di Albanese, potremmo definire “Più metri quadri per tutti”. A
quella proposta le Regioni prima
e il terremoto poi hanno sbarrato la strada. Ma c’è da scommettere che appena la terra smetterà di tremare si ricomincerà a discutere, perché non sappiamo fare tesoro delle esperienze. Quelle cattive, poi, tendiamo a rimuoverle ancor prima. La sfida contro il cemento abusivo non si gioca quindi a colpi di numeri, di regole e di denunce, ma anche con
un paziente lavoro capace di dare voce a un’Italia silente e schiva stanca di furbi e prepotenti, in
grado di rendere la prospettiva libera dal cemento bella, desiderabile e concreta almeno quanto
quella del signor Laqualunque.
Alberto Fiorillo
N
L’inferno
del cemento abusivo
A Giugliano, terza città
della Campania, bastava
pagare un manipolo di
vigili urbani per poter
costruire senza regole. E in
campo edilizio ora
incombe l’ombra dei clan
Peppe Ruggiero
G
iugliano, Melito, Sant’Antimo, Casalnuovo, Marano. Appartamenti, strade, ristoranti, quartieri, negozi sorti dal nulla. Qui vige la legge della deregulation in campo
edilizio, e anche il Piano casa
di Berlusconi è qualcosa di superato, vecchio. L’inferno sceso
sulla terra. Inferno di cemento.
Tra corruzione, clientelismo, camorra. Una città per tutti. Giugliano, terza città della Campania, circa 110mila abitanti. La
città del cemento illegale. Dove
bastava pagare per costruire. Lo
scorso maggio, dopo due anni di
indagine, intercettazioni telefoniche, appostamenti, la Procura
di Napoli arresta 23 vigili urbani del comando di Giugliano, tre
funzionari dell’ufficio tecnico
comunale, undici imprenditori e
due tecnici. Lo sfregio del territorio era pianificato proprio nel
comando dei vigili urbani. Proprio coloro che dovevano scoprire e combattere gli abusi. La
Procura parla di «un sistema endemico e generalizzato tra i settori dell’imprenditoria edilizia e
numerosi pubblici ufficiali». Un
fatto che ha fatto notizia solo a
livello locale. Esisteva un vero e
proprio tariffario che andava da
uno a cinque, diecimila euro da
pagare a secondo se si trattava
di chiudere un occhio su un ampliamento di finestra, di una terrazza o se l’oggetto era la realiz-
Le amministrazioni
locali troppo spesso
chiudono gli occhi
davanti agli scempi.
Con conseguenze
disastrose
“Chi inquina deve
pagare” è il miglior
deterrente. Quando
iniziano le demolizioni
il numero di abusi
registra un calo
zazione di una villetta completamente abusiva. E se a chiedere
il favore era una donna, scattava vicino alla tariffa pecuniaria
anche la richiesta di favori sessuali. Un’inchiesta che parte nel
2005 dopo la denuncia di una
donna, proprietaria di una palazzina abusiva. La donna racconta che l’assistente capo della polizia municipale per chiudere un occhio sugli abusi, non
solo chiedeva che i lavori li facesse il figlio e il genero ma pretendeva anche prestazioni sessuali. Il vigile ha provato addirittura a violentarla davanti alle
sue figlie piccole. Al rifiuto della donna, il militare ha provato
anche ad aggredirla. Il 22 dicembre viene pronunciata la sentenza di primo grado con condanne che vanno dai 4 ai 12 anni per gli imputati finiti in carcere. A rileggere, alla luce delle condanne, l’ordinanza di cu-
stodia cautelare del gip Giuseppe Ciampa del maggio scorso lo
scenario diventa infernale. «Un
sistema di corruttela sbalorditivo per la sua estensione, fondato sul principio basilare secondo
il quale a ogni nuova costruzione deve corrispondere una tangente, piccola o grande che sia».
Bastava pagare i vigili, per evitarne i controlli, ritardarne i sigilli, pilotare le pratiche di condono, falsificare le foto. E il cemento abusivo cresceva: case
intere, mansardine. Un piano tira l’altro. Un costruttore, Franco Fontana, in un’intercettazione risulta aver pagato un totale di ben 80mila euro di tangenti. E lamenta di aver comunque
subito tre sequestri. Il coinvolgimento della quasi totalità degli uomini del comando dei vigili, faceva sì che era prevista anche una cassa comune, da dividere ogni sei mesi. Una tredicesima fuori busta. Nei soli mesi di
luglio e agosto del 2008 sono stati sequestrati qualcosa come 300
immobili abusivi. Si stima che
in totale possano essere più di
1.800. E inevitabile l’ombra della
camorra. Qui si chiamano Mallardo, legati ai Casalesi, ramo
Francesco Bidognetti. Tra gli indagati Aldo Nobis, appartenente a una famiglia di imprenditori legati alla camorra casertana.
I rapporti e i legami della famiglia Nobis con il clan dei casalesi emergono, tra l’altro, dalle dichiarazioni del collaboratore di
giustizia Luigi Diana, il quale afferma che i predetti imprenditori erano veri e propri affiliati al
gruppo facente capo a Michele
Zagaria. La nuova amministrazione di centrodestra ha approvato un piano di abbattimenti di
immobili abusivi: più di 900 edifici non condonabili da buttare giù. La “Giugliano fantasma”.
Quella della mafia del cemento. Cemento armato. Disarmato
davanti alle legge. E alle tragedie. Immobili. Abusivi. Ma pilastri per i clan. Storie del Malpaese. È l’ecomafia, bellezza.
ell’Italia che sembra ansiosamente cercare maggior sicurezza, le porte
per le ecomafi restano spalancate. Quella in corso è la terza legislatura che lascia ammuffire il
disegno di legge che introduce i
delitti ambientali nel Codice penale, regalando di fatto alle organizzazioni criminali una sorta di salvacondotto: alcuni business particolarmente remunerativi (le cave abusive o la distruzione di patrimoni naturali) non
sono perseguibili penalmente e
nella maggior parte dei casi vengono puniti solo con una modesta ammenda. In sostanza, oggi, a esclusione del delitto di “organizzazione di traffico illecito di rifiuti”, introdotto da Edo
Ronchi e confermato dal nuovo Codice ambientale, le possibilità di perseguire gli ecocriminali sono blande. Anzi, negli ultimi anni sono stati fatti addirittura alcuni passi indietro: le
nuove norme sulle intercettazioni, infatti, escludono che si possa usare questo strumento di indagine nel caso di traffico illecito di rifiuti o di incendio boschivo doloso. «In tema di ambiente
- sottolinea Luca Ramacci, sostituto procuratore al Tribunale di
Tivoli e presidente dei centri di
azione giuridica di Legambien-
te - esistono leggi che non funzionano e che sarebbe stato meglio non fare, come il cosiddetto
Testo unico ambientale. Un codice che dal 2006 a oggi ha subito una trentina di modifiche
che non hanno portato miglioramenti e che si ha intenzione di
modificare ancora. Ci sono poi
leggi che funzionano troppo, nel
senso che prevedono sanzioni
sproporzionate e territorialmente circoscritte, come la legge per
l’emergenza rifiuti in Campania,
che consente di arrestare chi abbandona un rifiuto ingombrante ma lascia inalterate le sanzioni irrisorie previste per altre condotte più dannose per l’ambiente come avviene, ad esempio, per
i depuratori comunali fuori legge che continuano a essere puniti anche con irrisorie sanzioni amministrative». E ci sono anche leggi fatte bene ma inapplicate, come quella urbanistica: in
teoria gli enti locali hanno già in
mano strumenti efficaci per reprimere l’abusivismo edilizio, ma
spesso gli amministratori, specie
quelli comunali, chiudono tutti e due gli occhi di fronte al cemento illegale con conseguenze
disastrose per il territorio. Il disegno di legge bloccato in Parlamento classifica i reati in tre livelli sanzionati da pene crescenti (pericolo concreto, danno, disastro ambientale) e introduce
nuove fattispecie criminose: inquinamento ambientale, danno
ambientale, disastro, alterazione del patrimonio naturale, della flora e della fauna, traffico illecito di rifiuti, traffico o occultamento di materiale radioattivo o nucleare, delitti ambientali in forma organizzata (ecomafie), frode ambientale, delitti colposi contro l’ambiente, impedimento al controllo. «Le forze dell’ordine - commenta Vittorio Cogliati Dezza, presidente di
Legambiente - fanno la loro parte con le operazioni di controllo
e repressione, i magistrati con le
inchieste, gli ambientalisti e i cittadini con la denuncia. Occorrono comunque regole e pene certe per non vanificare questi sforzi. Chi inquina deve pagare. È
questo il miglior deterrente per
ridurre il fatturato delle ecomafie. La dimostrazione arriva dal
fenomeno dell’abusivismo edilizio: quando sono cominciate le
demolizioni il numero delle costruzioni illegali è calato». L’introduzione dei delitti ambientali nel Codice penale sarebbe sicuramente un’arma in più nelle
mani delle forze dell’ordine, che
potrebbero così avvalersi di strumenti d’indagine fondamentali,
come le intercettazioni, che invece non possono essere utilizzati per i semplici reati amministrativi.
L’anticipazione
Attacco al territorio: il triste primato campano
Il cemento continua ad essere il petrolio dei clan,
soprattutto di quelli campani. Secondo le prime
anticipazioni del nuovo rapporto Ecomafie di Legambiente, in Italia si viaggia alla media di 21 reati al giorno contro il territorio. Il 46 per cento
del totale nazionale dell’infrazioni nel ciclo del
cemento si realizzano nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. La capitale della cemento connection rimane la Campania con oltre
1.200 infrazioni e ben 1.645 persone denunciate e 625 sequestri. Segue la Calabria, mentre sale il Lazio che guadagna il terzo posto nella classifica dell’illegalità del ciclo del cemento. Una risalita che non meraviglia vista la continuità territoriali del basso Lazio e della zona pontina con
il territorio casertano in mano all’impero del cemento armato targato casalesi. I nuovi dati mostrano che la situazione non è cambiata più di
tanto, segnalando dei piccolissimi cambiamen-
ti almeno nelle prime due posizioni. Diminuisco di poco, i numeri della cemento connection
in Campania. Lo scorso anno, infatti, nella regione si contavano 1.346 infrazioni accertate e 1.745
persone denunciate. Aumentano però i sequestri
effettuati dalle forze dell’ordine che passano dai
602 del rapporto dello scorso anno ai 625 conteggiati nel nuovo rapporto sulle Ecomafie. In base al rapporto di Legambiente dello scorso anno
la regione raccoglieva il 16,9 per cento del totale dell’illegalità legata al cemento nel nostro Paese. In seconda posizione resta invariata la Calabria che nel 2008 presentava 972 infrazioni accertate, 976 persone denunciate e 277 sequestri
effettuati. Scende la Puglia, scalzata al terzo posto dalla scalata della regione Lazio che lo scorso anno stazionava in quarta posizione con 661
infrazioni, 875 persone denunciate e 286 sequestri effettuati.
Storia
Reati ambientali tra coraggiose ricerche e letteratura
Il termine “ecomafia” è stato coniato da Legambiente agli inizi degli anni 90 ed è diventato un
neologismo del dizionario della lingua italiana
Zingarelli. Secondo la definizione indica quei settori della criminalità organizzata che hanno scelto il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti,
l’abusivismo edilizio e le attività di escavazione
come nuovo grande business. Il fenomeno viene
affrontato dal 1997 in modo sistematico nell’annuale “Rapporto Ecomafia” un’opera collettiva,
coordinata dall’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente e realizzata in collaborazione con tutte le forze dell’ordine, l’istituto di ricerche Cresme (per quanto riguarda il capitolo relativo all’abusivismo edilizio), magistrati impegnati
nella lotta alla criminalità ambientale e avvocati dei Centri di azione giuridica di Legambiente. I
Rapporti si occupano dei traffici illegali di rifiuti
e di abusivismo edilizio, di combattimenti clandestini tra cani e di saccheggio dei beni archeologici, di commercio illegale di specie protette e di
legname pregiato, delle aggressioni al territorio.
E poi elencano i nomi dei clan mafiosi coinvolti. I
numeri delle attività di repressione svolte da parte delle forze dell’ordine. Quelli di Legambiente
sono dei lavori di ricerca e di analisi che descrivono la realtà, fotografata fino nei dettagli, anche quelli meno conosciuti, e rappresentano degli strumenti indispensabili per chi vuole conoscere i fenomeni d’illegalità ambientale in Italia e
i mercati globali dell’ecocriminalità. Per raccontare i crimini ambientali, attraverso la narrativa, è nata anche la collana di romanzi di ecomafia noir VerdeNero, curata dalla casa editrice Edizioni Ambiente, che ha messo al lavoro alcuni tra
i migliori scrittori italiani sulle storie di ordinarie aggressioni e saccheggi ambientali. Nel 2008
Legambiente ha dato vita alla prima edizione del
NoEcomafia tour, un viaggio itinerante lungo lo
Stivale per portare il Rapporto Ecomafia nei luoghi dove avvengono realmente i fatti di criminalità ambientale. Ecomafia è descritta anche con le
immagini potenti del plurivincitore documentario Biutiful Cauntri.
10
Scienza
mercoledì 15 aprile 2009
Ambiente Nella fauna ittica del Mare Nostrum concentrazioni di metallo superiori a quelle dell’Atlantico. Che pure
è più inquinato. Pirrone (Iia-Cnr): «Colpa dell’uomo e delle sue discariche, ma anche del cinabro presente nei fondali»
Pesce al mercurio,
l’anomalia del Mediterraneo
Federico Tulli
P
ur vivendo in un ambiente marino tra i meno inquinati dal mercurio i pesci del Mediterraneo presentano preoccupanti livelli di accumulo di questo metallo. L’anomalia, che emerge in particolare nella comparazione con
la fauna ittica atlantica, è stata oggetto di uno studio di Nicola Pirrone, direttore dell’istituto sull’Inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Iia-Cnr), i cui
risultati saranno pubblicati a
maggio sulla rivista scientifica
Limnology and Oceanography.
«L’intento della ricerca - spiega Pirrone - è stato quello di
capire in che modo il mercurio
si accumula nei pesci e in che
misura, riducendo le emissioni, viene intaccato questo meccanismo». Dalle analisi è emerso che gran parte del mercurio che si trova nel Mare Nostrum proviene dall’atmosfera,
più che dalle precipitazioni, ed
è ovviamente prodotto dall’uomo. Le principali fonti sarebbero le discariche, tramite le quali si inquinano le falde acquifere, e le emissioni delle centrali
termoelettriche a carbone, degli inceneritori, nonché delle
acciaierie e delle industrie produttrici di vari metalli. In sostanza, quando il mercurio arriva nel mare, una parte si sedimenta, una seconda quota resta disciolta, una terza si accumula nei pesci e una quarta
porzione torna nell’aria. Ad aggravare la situazione per la fauna ittica del Mediterraneo sono i cambiamenti climatici che
influenzano in modo determinante i tempi di residenza in
atmosfera del mercurio. La forte irradiazione solare, le elevate concentrazioni di ozono e di
particolato atmosferico creano una “miscela” che provoca
la formazione di mercurio reRIF-ADV-BOTTEGHE-255X140
Oltre 4.500 le tonnellate
rilasciate in atmosfera
ogni anno nel mondo,
di cui 2.250 da attività
industriali. Da Cina e
Vietnam il 40 per cento
delle emissioni globali
attivo, ossia più facilmente trasferibile dall’atmosfera alle acque marine superficiali. Una
tesi, questa, che Pirrone aveva
illustrato già nel 2005 in occasione della presentazione del
volume di cui è stato curatore Dynamics of mercury pollution on regional and global scales - Atmospheric processes and
human exposures around the
world (Springer Verlag). Ma un
ruolo in questa storia è da assegnare anche al mercurio presente in natura. Lungo i fondali di tutto il Mediterraneo cor-
9-04-2009
15:59
Pagina 1
re infatti un giacimento di cinabro, minerale ricco del metallo incriminato. Non a caso
un altro obiettivo delle analisi
effettuate dalla nave laboratorio Urania del Cnr è stato quello di verificare quanto mercurio deriva da questi giacimenti
e quanto è quello di origine antropica. Già, l’uomo.
Principale artefice della dispersione di questo veleno, è
anche vittima della conseguenze al pari dei pesci. Problemi al
sistema nervoso centrale, con
alterazioni motorie e neuronali, problemi renali, cardiovascolari, insorgenza di forme
cancerose, soprattutto al sistema immunitario: sono questi i
principali rischi che corre chi è
esposto ad alte concentrazioni
di mercurio. E quali sono a livello mondiale le zone più pericolose? «I dati sull’inquinamento atmosferico in Europa
non preoccupano quanto quel-
li di alcune regioni della Cina o
del Vietnam», osserva Pirrone.
È qui che il mercurio si trova in
miniere a cielo aperto ed è qui
che viene usato come amalgama per l’estrazione dell’oro.Secondo studi del 2005, riportati
nel libro curato dal ricercatore dell’Iia Cnr, su scala globale ogni anno vengono rilasciate in atmosfera circa 4.500 tonnellate di mercurio, di cui 2.250
derivanti da attività industriali e il resto da sorgenti naturali.
In definitiva sono i Paesi asiatici, che contribuiscono per il 40
per cento delle emissioni mondiali, a determinare l’impatto
più evidente sulla catena alimentare. Ciò non toglie che anche dalle nostre parti per evitare rischi alla salute è preferibile
consumare pesci di piccola taglia. Nella fauna ittica di grandi
dimensioni, infatti, l’accumulo
di mercurio può risultare pericolosamente tossico.
cambia indirizzo
Si sposta nella nuova sede di via delle Botteghe Oscure.
Un indirizzo prestigioso.
Scoprite che cosa ha significato per gli italiani!
Fino al 22 aprile sul Riformista foto e racconti inediti
di un indirizzo simbolo della nostra storia.
Il Riformista
cambia indirizzo
non idea
Terra
www.terranews.it
come sempre in edicola e sul web www.ilriformista.it
Bioetica
Medicina
e diritti
Simona Maggiorelli
Mentre si attendono le motivazioni con cui la Consulta ha
giudicato parzialmente incostituzionale la legge 40/2004,
e in questo clima caldo di discussioni sul testamento biologico, un’attenta studiosa di
diritto come Patrizia Borsellino mette in guardia sui rischi che il diritto alla salute
corre in Italia. Un diritto sancito dalla Costituzione con
l’articolo 32, ma oggi minacciato da una maggioranza
politica di centrodestra che
ha fatto del Vaticano la propria bussola.
Una legge come quella sulla fecondazione assistita che,
nonostante questo primo
stop della Consulta, permette solo una indagine osservazionale sugli embrioni mettendo a dura prova la salute
psico-fisca di donne portatrici di gravi malattie genetiche,
le quali solo grazie a tecniche
di selezione degli embrioni,
possono sperare di avere figli
sani. Ma anche il ddl sul testamento biologico (che sarà presto al vaglio della Camera) impone al medico una
cattiva pratica, dal momento
che lo obbliga a non sospendere mai idratazione e alimentazione artificiale, qualsiasi siano le condizioni del
paziente. Nel suo nuovo libro
Bioetica tra morali e diritto
(Raffaello Cortina) Borsellino
esamina le implicazione giuridiche, oltreché morali, delle nuove tecniche biomediche, analizzando i doveri del
medico rispetto al paziente,
l’importanza del consenso
informato e le questioni più
delicate che riguardano l’accanimento terapeutico e il
diritto all’autodeterminazione. «La sfida per uno Stato
laico e democratico - chiosa Borsellino - è individuare linee d’azione condivisibili e soluzioni normative applicabili, nella deontologia e
nel diritto, in una prospettiva orientata al rispetto delle
differenze e alla valorizzazione dell’autonomia».
©Tachus
Terra
Creatività
www.terranews.it
mercoledì 15 aprile 2009
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Teatro
La mafia
silenziosa
Un mondo dove la mafia
controlla, governa, decide. Un mondo fatto di collusione, dove è difficile capire la differenza tra il bene
e il male. Due visioni contrapposte che, nel chiuso di
una stanza, si fondono e si
scontrano incessantemente. Tutto nel silenzio, tutti muti per anni. Due fratelli, Rosario e Salvuccio, si
rincontrano dopo vent’an-
MiArt: la nuova
mappa dell’arte
ni. La vita li ha portati su
sponde opposte, uno è un
prete, l’altro un mafioso,
in dialetto “u parrinu” e “u
mafiusu”. Tutti e due credono in qualcosa, uno al
Dio cristiano, l’altro al boss
devoto, il tutto in uno scenario incomprensibile di
tradizioni centenarie che
tornano vive nel chiuso
della stanza. Sullo sfondo
la Sicilia, una Sicilia arcaica col suo mondo di violenze e soprusi, di connivenze,
di “Chiesa devota” baciata
dalla mafia e dai suoi boss.
Tutto, sempre, nel silenzio, tutto Mutu come il titolo dello spettacolo di Aldo Rapè che oggi e domani è in scena al teatro della
Visitazione di Roma. Dopo
Ad un passo dal cielo, W la
mafia, Rapè torna col suo
teatro civile portandoci, insieme all’altro protagonista in scena, Nicola Vero, in
un mondo che “non fa notizia”, sconosciuto ai più, ma
radicato nel tessuto sociale. Uno spettacolo che ha
iniziato ha girare lo scorso anno per tutta la Sicilia
con la regia di Lauro Versari, non pensato per i classici spazi teatrali. Un testo scritto in sei mesi e nato dalle notizie di cronaca,
dall’arresto dei grandi boss
della mafia e dai materiali trovati dalle forze dell’ordine nei loro covi: Bibbie,
santini e rosari. La fede come contatto tra tutti gli affiliati, il libro sacro come
guida per il comando. Tutto con una scenografia
claustrofobica, una stanza
di un appartamento, con
due personaggi imprigionati nel loro mondo, nella loro vita che lentamente prende coscienza e inizia a urlare. «Rosario e Salvuccio, il nero e il bianco,
due “recite” contrapposte
per uno stesso fine, - scrive
Lauro Vasari nelle note di
regia - evadere, strappandosi tutte le maschere, una
a una, per ritrovarsi fratelli
in un unico abbraccio strategico, dove il sangue bussa all’anima in un’esplosione emotiva, entrambi liberi, l’uno grazie all’altro».
Pierpaolo De Lauro
O
pere di Chagall e di Fontana, ma Con l’arrivo del direttore Giacinto Di Pietrantonio la fiera di Milano
anche di Balla (per restare alle
avanguardie storiche) sono state lancia la sua sfida ad Artissima puntando su ricerca e innovazione
vendute alla fiera internazionale dell’ardi Simona Maggiorelli
te moderna e contemporanea di Milano (MiArt) l’anno scorso, insieme a lavori importanti di maestri dell’arte povera e poraneo, l’arte & Co e anteprima) c’è n’è nei luoghi più densi di storia e arricchiconcettuale. Un’edizione da record, quel- per tutti i gusti. Ma la cosa che quest’an- ranno gli scorci più suggestivi di Milano.
la del 2008, non solo per la qualità delle no rende la fiera di Milano meno simile E ancora una gigantesca colonna scolopere, ma anche per il numero di visita- a una mostra mercato e più vicina a una pita di Helidon Xhixhaon ricorda simtori, che in tre giorni toccò quota 38mi- casba delle nuove tendenze dell’arte so- bolicamente i morti dell’11 settembre e
la. Dal 17 al 20 aprile, nonostante la cri- no le tante mostre collaterali e le nume- i massacri di civili iracheni compiuti dasi economica, la XIV edizione della fiera- rose occasioni di incontro con gli artisti. gli americani dopo quel tragico attenconta di fare il bis. E anche di più. For- Il chilometrico programma è consultabi- tato. L’artista albanese Xhixhaon firma
te di uno staff rinnovato, in cui accanto le sul sito (www.miart.it) ma qui voglia- anche un provocatorio progetto esposialla curatrice Donatella Volonté, spicca mo intanto anticipare qualche appunta- tivo dal titolo Una merda nel cuore, preil nome di Giacinto Di Pietrantonio, di- mento collaterale che val la pena di non sentando storiche opere di rottura idearettore della GaMec di Bergamo, fine cri- perdere di vista. A cominciare dalla re- te da Manzoni, Rotella, Spoerri, Monditico d’arte, nonché ideatore della prima trospettiva dedicata alla giovane artista no e Warhol e che hanno scosso il pubblirete dei musei dell’arte contemporanea genovese (ma newyorkese di adozione), co benpensante nel secolo scorso. Infine
in Italia, l’Amaci. Con la nuova direzio- Vanessa Beecroft, che al Pac di Milano spazio alla videoarte con Video-vision afne il MiArt 2009 punta su artisti afferma- presenta una nuova performance dal ti- fidata a Nav Haq, mentre il fotografo Gatolo VB65
ti - che in una congiuntura
briele Basilico regala scatti di una Misui temi del razzismo e lano mai vista al catalogo Skira che acdifficile incontrano di più
dei ghetti visibili e invisi- compagna la kermesse. Dalla pittura alla fiducia dei collezioni- Dal 17 al 20
bili che ingabbiano la vita la fotografia, passando per la digital art,
sti - ma anche, e soprattut- aprile le strade
to, sui giovani e sulla ricer- dell’immaginazione nelle metropoli d’oltreo- al MiArt 2009 nessuna disciplina è escluceano. Con il progetto Mi- sa. «Perché l’arte è a 360°, interdisciplinaca più innovativa. Di fatraggi, invece, sculture e in- re e indisciplinata». Parola di Giacinto Di
to nelle quattro sezioni del si incrociano
stallazioni compariranno Pietrantonio.
MiArt, (moderno, contem- al Fieramilanocity
©Tachus
Tour
S
i doveva chiamare I feel a change comin’ on l’album numero 46 di Bob
Dylan, in uscita il prossimo 28 aprile. Quel titolo si è limitato poi a dare il
nome a una sola traccia e il disco è diventato Together through life. Forse la parola
“change” l’ho usata un po’ troppo spesso,
avrà pensato: da “The times they are achangin’”, inno di un’epoca, a “Times have changed” che gli valse l’Oscar. Oppure si sarà reso conto che il vocabolo ronza nelle orecchie di tutti, ora che la rivoluzione di Obama è compiuta e che colleghi musicisti hanno ben cavalcato il sogno divenuto realtà: vedi Seal con la cover di Sam Cooke “A change is gonna co-
me” o Springsteen con “Workin’ on a dream”. Dylan, però, al sogno ha sempre preferito la realtà, quella cruda che vede intorno a sé, interpreta e sublima attraverso una poetica che è sempre e comunque
personale, mai collettiva. Specie nel lavoro
in arrivo, che è dichiaratamente sul tema
dell’amore. Riguardo al “political world”
(per citare un suo famoso brano), però, il
menestrello è sempre interpellato e la sua
specialità è sbugiardare facili etichette.
Ventenne, finì per tediarsi dell’attribuzione in ogni occasione del ruolo di faro per
le nuove generazioni e dell’accostamento
ai Kennedy e ai Luther King. E a quasi settant’anni? Nel giugno 2008, a proposito di
Bob Dylan, una
vita in retromarcia
Oggi a Milano, venerdì a Roma, sabato a
Firenze. L’Italia abbraccia il monumento
della musica impegnata. O anche il più
abile nello smarcarsi dalla politica. Dalle
canzoni di protesta nei 60 all’era Obama
di Diego Carmignani
Obama disse entusiasta: «Cambierà la
politica partendo dal basso». Dieci mesi dopo invece: «Lascerà la Casa Bianca
da sconfitto, come molti suoi predecessori». Posizione rivista e scaltro smarcamento dalla claque dei musicanti. Oggi è
in Italia e dai nostri palchi non suoneranno i proclami, ma le canzoni. Le nuove e i
classici. Quelli che stravolge e rende irriconoscibili. Per dire sempre qualcosa di
diverso e rimanere fedele a se stesso.
Rassegna
stanca
I terremoti
intelligenti
«Il Ponte sullo Stretto non ha
paura dei terremoti - sentenzia
Tony Zermo su la Sicilia -. Sarà
realizzato con il massimo di tecnologie per resistere due secoli.
Con buona pace di chi non lo
vuole». Fidiamoci: l’Impregilo - la
stessa che a L’Aquila ha messo
mano all’ospedale San Salvatore
- realizzerà un ponte in grado di
resistere non due, ma tre secoli.
Bene! Calabria e Sicilia, però,
hanno case, scuole, ospedali che
in caso di una forte scossa non
resisterebbero tre secondi. Che
senso ha questo ponte imperituro, quando la gente di Reggio
e Messina, rischia di finire sotto
le macerie? Il piccolo orizzonte
di Zermo fa venire in mente le
bombe intelligenti di De Gregori
«che ammazzano le persone, ma
risparmiano gli scoiattoli». Ecco,
il Ponte sarà risparmiato dai terremoti. Per le persone si vedrà.
la Rana
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Commenti
mercoledì 15 aprile 2009
LA CONQUISTA
DEL TEMPO
Piera aiello
a rischio
Derrick de Kerckhove
dalla prima
Vincenzo Mulè
dalla prima
Dopo il sisma l’Italia si
guarda allo specchio
Dalla scoperta che potevamo usare le nostre risorse biologiche per ricostruire i nostri
organi vitali, mi venne l’intuizione che una tecnologia capace di estendere il tempo
della nostra vita sarebbe diventata molto probabilmente
la nuova preoccupazione dominante della scienza, della
tecnologia e dell’economia. È
da allora che nutro il desiderio di riflettere e di scrivere su
questa complessa questione
del tempo, non solo riguardo alla potenziale estensione dell’aspettativa di vita, ma
sul concetto stesso di tempo.
Il tempo che alcuni offrono
come la merce per eccellenza, è anche tempo da abitare, da vivere, il tempo che da
breve e troppo corto può essere dilatato, senza che la velocità schiacci tutti in un unico movimento centripeto ma
faccia della connettività la risposta al bisogno di partecipazione. Essere connessi alla
Rete rende accessibili in tempo reale le informazioni, come accade per la nostra mente e i ricordi. Le connessioni
dirette tra la mente e le macchine offrono grandi possibilità di interazioni fluide tra
l’immaginazione e la realtà e
segnano anche i trend attuali dell’ingegneria hardware e
software. Ma non si tratta di
fantasticheria fantascientifica. È solo una modalità estesa a modalità del fare esperienza che integra il biologico con l’informatico. Da una
parte la deriva commerciale che estende il tempo presente in un costante occultamento della morte. Dall’altra
l’interessante progresso delle
scienze che, nell’estendere il
ciclo vitale delle cellule, interviene e si preoccupa della vita
facendone il prodotto di processi che non temono il tempo futuro ma provano ad assecondarlo. Come molti prima di noi e in tante forme diverse. Poeti e profeti di tutti i
tempi.
Ma da domenica 5 aprile gli incubi del passato sono tornati. A denunciare la
vicenda è l’Associazione antimafie Rita Atria: «La faticosa copertura che ha consentito a Piera di ricostruire in questi anni una sua vita
di relazione in località segreta, è saltata per la sprovvedutezza (e vogliamo sperare non sia per collusione con
gli interessi dei suoi potenziali attentatori, sta allo Stato accertare questa eventualità scellerata) di due uomini dell’Arma dei carabinieri,
che presumibilmente hanno consentito che le famiglie
mafiose denunciate da Piera
Aiello venissero a conoscenza della sua attuale collocazione territoriale». Nel frattempo, secondo l’associazione, dalle istituzioni nulla è
arrivato se non un fragoroso
silenzio. «A oggi, martedì 14
aprile (la relazione dell’accaduto è avvenuta tra domenica 5 e lunedì 6), nessuna
notizia. Piera Aiello, lasciata nel limbo dell’incertezza
senza che nessun esponente dello Stato abbia sentito il
dovere di fare una telefonata
di conforto. Anche se quella telefonata dovesse arrivare un secondo dopo la diramazione del nostro comunicato, ci sembrerebbe tardiva». Lo Stato non è mai stato
molto protettivo nei confronti di una sua esponente così coraggiosa, una donna in grado di caricarsi sulle
spalle un fardello di questo
genere: «Non possiamo nascondere l’ennesima delusione e l’ennesimo senso di
abbandono da parte di quello Stato sempre presente a
onorare i morti e sempre più
assente nello stare accanto
a chi oggi resiste da vivo».
Piera Aiello ha inviato anche una lettera al presidente
della Repubblica nella quale
chiede un intervento esemplare e severo «per difendere la propria dignità istituzionale contro i responsabili
di un simile scempio».
È davvero triste che ci si ricordi dei paesi e di chi ci abita solo
in occasione dei terremoti o di
altre grandi sciagure collettive.
La nostra è una nazione che non
si guarda allo specchio e non sa
riconoscersi. L’Italia che è tra i
grandi della terra e partecipa ai
G8, dimentica di essere un Stato
che ha poche grandi città e nessuna vera metropoli. Più di due
terzi dei 60 milioni di Italiani vivono oggi in luoghi che non sono
città. La nostra geografia diffusa e maggioritaria è proprio questa: 8.101 comuni che formano
un mosaico composto di piccole
città provinciali, di centri minori, paesi e borgate sparpagliate
ovunque tra le 20 regioni italiane. Soprattutto paesi. Il vero paesaggio italiano, una sintesi irripetibile di natura e cultura, a dispetto della boria urbanocentrica, è la provincia con i suoi mille
campanili. Paesi e centri minori
che sono storia e memoria, arte
e patrimonio di saperi, che a dispetto di tutto esistono e resistono ad oltranza da secoli, qualche
volta da millenni.
La realtà di oggi è che nel midollo di questa Italia, la dorsale dell’Appennino che da nord
a sud attraversa tutte le regioni, dalla Liguria sino alla Calabria, dove i paesi sopravvivono
come ossa spolpate e isolate, la
terra trema. Ma è un altro terremoto, che lentamente disgrega
e abbatte la vita. È il terremoto
dell’abbandono, della disdetta e
dell’incuria. Un terremoto silenzioso che porta alla tragedia improvvisa di ritrovarsi sepolti tra
le macerie delle proprie case.
C’è una grande ferita italiana che
attraversa i meridiani dell’Appennino. è l’emorragia mai arrestata
dell’emigrazione, della lenta fuga di abitanti, della trascuratezza e del disagio che tocca in sorte a chi resta. I paesi dell’Abruzzo, quelli irpini, calabresi e lucani, sono molto simili.
“Paese come me”, scriveva cesare
Pavese. Questi paesi-paesi sono
come le persone, hanno ognuno
una faccia, un colore degli occhi,
una postura, un’anima che non si
sdoppia. Anche quando a chia-
*Direttore del Programma
McLuhan in Cultura e Tecnologia
Terremoto
www.terranews.it
marli per nome è la stessa storia e la stessa cultura pastorale,
la stessa civiltà contadina, maldestramente “rottamata” nei decenni a favore di una modernità
incivile, che ha portato ovunque
più guasti che servizi, compreso quello dell’abbandono di magnifici e accoglienti centri storici a beneficio della speculazione,
con le troppe case nuove - nuove e brutte - tirate su alla brava.
Case che crollano troppo facilmente. Le vecchie disabitate e ripudiate e quelle moderne brutte e fatiscenti, si accasciano per
scosse telluriche che in ogni altro paese civile e avveduto non
avrebbero fatto alcuna vittima.
Si paga anche così il saccheggio
del territorio. Con la capitolazione dell’agricoltura, con le campagne rese sterili e improduttive,
con la terra abbandonata al caos
edificatorio, ridotta a superficie
da occupare senza scrupoli con
ogni sorta di abuso e di ingombro edilizio.
Che non si faccia in
Abruzzo ciò che accadde
in Irpinia nel lontano
1980, che si recuperi
quel che può essere
recuperato
Sembrerebbe di cattivo gusto
polemizzare sulle catastrofi, come se il terremoto fosse solo una
buona occasione per nuove speculazioni e truffe. Eppure è accaduto puntualmente nelle nostre
regioni all’indomani di ogni calamità. In Italia esiste un’ “economia delle catastrofi”, così come
esiste un “turismo delle catastrofi”, con la speculazione mediatica che sempre più trasforma gli
eventi naturali in spettacoli del
disastro e mostre del terrore.
Ma ogni sciagura collettiva prima che un’occasione per allestire progetti di ricostruzione è un
evento per interrogarsi sulla fragilità del nostro essere al mondo, sul fatto che l’attimo terribile della resa dei conti con la forze indomabili della creazione è
sempre in agguato.
Che non si faccia in Abruzzo
quello che accadde in Irpinia
dopo il sisma, che si recuperi
quel che può essere recuperato.
VIAGGIO
NEL DRAMMA
Terra
All’indomani delle scosse nei paesi dell’Irpinia le ruspe buttarono giù edifici storici che potevano benissimo essere salvati. Un
errore, perché nel caos del dopoterremoto i paesi quasi facevano a gara a chi era più “distrutto”.
Poi ci sono state le speculazioni
e la corsa all’accaparramento dei
fondi per la ricostruzione. Il sistema politico corrotto investì il
denaro in operazioni faraoniche
per accrescere il suo consenso.
Un pericolo, purtroppo, sempre
in agguato nel nostro Paese. Allora lo scempio dei centri storici
fu possibile in un clima culturale assai diverso da quello attuale.
C’era una voglia di distruggere e
negare che portava troppo facilmente e senza rimpianti alla “rottamazione” del passato, nell’illusione di mettersi alle spalle la vita “povera” dei paesi e i resti di
una storia meridionale che sembrava fatta solo di miserie e disagi. Crediamo che le popolazioni
che vivono oggi nei piccoli centri del Sud siano in grado di comprendere che avere la “casa nuova” e perdere il “paese vecchio”
non sia un buon affare.
La speranza è che in Abruzzo la
ricostruzione sia prima di tutto “civile”. Speriamo che i tecnici, i politici, i cittadini, siano più
consapevoli del passato dell’importanza di recuperare alla vita
i centri storici e le memorie degli insediamenti più antichi. In
Irpinia vinse il binomio ricostruzione-sviluppo. Ed è proprio lo
“sviluppo” a non aver funzionato. Dopo il terremoto del 1980
in Campania la ricostruzione,
lenta, costosa e disordinata, ha
“mostrificato” la vita di molti
paesi e contrade trasformandoli in luoghi anomici e spaesati in
cui è morto il senso di comunità. Quella ricostruzione è un modello non più replicabile. L’Italia di oggi è già un grande circo
dell’orrore ambientale e dell’incuria per il patrimonio e la cultura, ma almeno contro gli speculatori nel frattempo sono cresciute le sensibilità di tanti cittadini e associazioni che si stanno
stringendo intorno a quello che
resta dei loro luoghi e della loro
natura, per lottare e salvare quel
che resta della bellezza e del paesaggio, della civiltà vera dell’Italia. Perché nei paesi sia ancora
bello vivere.
Mauro F. Minervino
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L’Abruzzo muore
sotto le sue macerie.
Si dorme nelle macchine,
la terra trema ancora.
Il futuro per ora non c’è
la notizia al centro
il cuore a sinistra.
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Stampato su carta ecologica
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Terra
a cura di Rocco Vazzana
Territorio
mercoledì 15 aprile 2009
13
Messina Il movimento NoPonte si ricompatta e avanza proposte
Destinare le risorse per
l’opera al popolo abruzzese
© ansa
I
Lazio La giunta regionale approva la delibera per la creazione di un
aeroporto nel territorio di Frosinone-Ferentino, una zona già a rischio
L’inquinamento
pronto al decollo
L
a Rete per la tutela della Valle del
Sacco, composta da associazioni,
movimenti e singoli cittadini, ritiene un «gravissimo errore» l’approvazione della delibera regionale che prevede
la localizzazione di un aeroporto nel territorio di Frosinone-Ferentino. La scorsa
settimana, la Regione Lazio ha infatti dato il via libera allo studio di fattibilità per
la costruzione del quarto scalo aeroportuale regionale.
Il nuovo scalo sorgerà tra i comuni di
Frosinone e Ferentino, in un’area ora occupata da un aeroporto militare che sarà riconvertito. Verrà costruito, finanziato da capitali privati, un aeroporto civile capace di ospitare fino a cinque milioni di passeggeri.
La delibera, prima di essere approvata,
ha subito molte modifiche, soprattutto
per volere dell’assessore regionale verde
all’Ambiente e cooperazione tra i popoli,
Filiberto Zaratti. Rispetto alla prima stesura, infatti, la delibera è stata integrata
con nuove garanzie per la tutela ambientale e ribadisce «la necessità della preventiva valutazione ambientale strategica da completarsi entro sei mesi», inse-
rendo l’aeroporto «in un più ampio programma che preveda l’opera di bonifica
e di risanamento ambientale dei territori della Valle del Sacco». Ma nonostante
tutto, la Rete per la tutela della Valle del
Sacco ritiene che la costruzione del nuovo aeroporto andrebbe solo a peggiorare
la situazione ambientale di un territorio
già fortemente compromesso.
«Non abbiamo bisogno delle valutazioni di impatto ambientale previste dalla
delibera regionale per capire che l’aeroporto non è sostenibile», si legge su un
comunicato del movimento ambientalista, «ce lo dicono i fatti: i livelli altissimi di polveri sottili nella Valle del Sacco,
l’aumento esponenziale di patologie legate all’inquinamento, l’emergenza ambientale, situazioni aeroportuali analoghe, come quella pesantissima di Ciampino». Il riferimento è ai dati resi noti da
Legambiente sulla pericolosità delle polveri sottili. Per questo motivo, i cittadini hanno fatto partire una petizione popolare per chiedere la moratoria dei progetti infrastrutturali ad alto impatto ambientale e rilanciare invece lo sviluppo di
un’altra economia ecocompatibile.
L’ecocalendario
Tutta Italia
Giornata delle Oasi del Wwf
19 Aprile. Quest’anno, il mese delle Oasi ha per il Wwf un
significato ancora più profondo: le Oasi sostengono le popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto. Una vera e propria staffetta che si protrarrà fino al 2 maggio, per ribadire la necessità di tutelare e rispettare il territorio italiano.
Una richiesta di aiuto che il Wwf rivolge al maggior numero di persone, raccontando le storie di tutti coloro che,
giorno dopo giorno, mantengono in vita lo straordinario patrimonio italiano. In molte Oasi sono urgenti alcuni interventi di restauro, manutenzione, tutela delle specie animali: ad Alviano per ricostruire i sentieri danneggiati dalla piena del Tevere, a Monte Arcosu in Sardegna
per difendere il cervo sardo dal bracconaggio, e in tutte le
Oasi d’Italia per dimostrare che attraverso il lavoro concreto è possibile tutelare concretamente il territorio naturale italiano. Dal 20 aprile anche Radio Dj sarà partner
dell’iniziativa, grazie al coinvolgimento di tutti gli speaker a sostegno della campagna. Numerose aziende hanno deciso di affiancare il Wwf nel mese delle Oasi: UniCredit, con la nuova carta di credito che sostiene i progetti Wwf, Ikea, Epson e Disney, che in occasione della
Giornata della Terra (il 22 aprile) lancerà insieme al Wwf
il film Earth, la nostra terra, dedicato alle meraviglie del
pianeta a rischio.
Info: www.wwf.it
Lazio
Sc-Art: arte “riciclata”
Roma, fino al 24 maggio, dalle ore 10 alle ore 20, Città
dell’altra economia, largo Frisullo, via di Monte Testaccio.
Mostra sull’arte e il design ecocompatibile, con oggetti d’arte ottenuti da materiali di riciclo.
Sono previsti incontri con gli artisti e laboratori per bambini. In esposizione: giocattoli per adulti (Mookdesign), divinità postmoderne (Patrick Alò), sculture trasparenti (Ilaria Sadun), installazioni totemiche (Catia Briganti), forme
lignee (Franco Paolinelli) e zoomorfe (Alberto Urbani).
Toscana
Terra futura
Firenze, 29-31 maggio, Fortezza da Basso. Responsabilità,
solidarietà ed equità: ecco le tre parole chiave per vincere la crisi e garantire un futuro e uno sviluppo sostenibili per l’uomo, i popoli, il pianeta. Questo l’argomento di discussione di Terra futura, mostra-convegno internazionale
l fronte che si oppone alla costruzione del Ponte sullo Stretto di
Messina, inizia a ricompattarsi. Soprattutto dopo la tragedia che ha colpito le popolazioni d’Abruzzo, diventa
prioritario sottolineare i rischi legati
alla costruzione di un’opera faraonica
di questo tipo. «Un’opera inutile e dannosa», la definisce Giuseppe Scianò
del Frunti nazziunali sicilianu. «I tragici fatti di questi giorni parlano da soli e non è questo il momento di allargare il discorso sulle altre motivazioni che dovrebbero evitare aprioristicamente la iattura del ponte. Ci basta il
quadro del rischio sismico che è stato
recentemente pubblicato dai mass media. E che conferma la fondatezza delle
critiche e dei rilievi di natura scientifi-
ca». Il leader siciliano, inoltre, propone
di spendere i fondi destinati al ponte in
maniera diversa. «A questo punto riteniamo che sia i siciliani che i calabresi, che tutti gli altri cittadini europei di
buon senso, sarebbero molto contenti se i fondi esistenti (e quelli in dirittura l’arrivo) per il ponte venissero utilizzati in modo migliore. Ci permettiamo,
quindi, di proporre che i fondi destinati alla minacciata costruzione del ponte vengano utilizzati e spesi nel modo
seguente: il cinquanta per cento in favore delle popolazioni e delle zone terremotate dell’Abruzzo, l’altra metà dovrebbe essere invece destinata a opere
strutturali e infrastrutturali realmente
necessarie e utili allo sviluppo della Sicilia e della Calabria».
Lombardia I Verdi temono che il presidente utilizzi fondi pubblici
Campagna elettorale
di Formigoni. Ecco i dubbi
«C
hiediamo che la nuova guida regionale sui servizi predisposta dalla Regione Lombardia, che arriverà nelle case di tutti i lombardi con lettera di accompagnamento firmata da Formigoni, venga spedita dopo le prossime elezioni.
Un modo sicuro per sgombrare il campo dal garbato sospetto che il presidente voglia farsi campagna elettorale con
i soldi dei contribuenti lombardi». Così si è espresso Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi, dopo aver
letto la delibera di giunta regionale che
approva la comunicazione del presidente Formigoni sulla predisposizione e l’invio della nuova guida sui servizi di Regione Lombardia. Monguzzi
ha presentato al riguardo un’interroga-
delle buone pratiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale, la cui sesta edizione si svolgerà nel capoluogo toscano. L’evento ha in questi anni segnalato i rischi e
le vulnerabilità del sistema e denunciato le sperequazioni
e le ingiustizie prodotte a più livelli. Tema di fondo attorno al quale ruoterà l’edizione 2009: “Il tempo è opportuno:
equità, solidarietà e responsabilità per uscire dalla crisi”.
Questo evento, oggi più che mai, si pone all’attenzione per la
sua portata innovativa e la forte attualità delle sue proposte.
Info: www.terrafutura.it
3° Tavolo nazionale per la promozione dei Contratti di fiume
Promosso dalla Provincia di Arezzo, si terrà venerdì 17
aprile 2009 alle ore 9:30 presso la sala del Consiglio provinciale di Arezzo, piazza della Libertà 3. Il tavolo, organizzato dal Forum di Agenda 21 dell’Alta Umbria, con il contributo della Regione Umbria e il Coordinamento delle Ag21
Italy, si propone di offrire un’occasione di confronto tra le
diverse esperienze locali già attivate. L’obiettivo è quello di
raccogliere buone pratiche e contributi per definire delle
linee guida che consentano la replicabilità dell’esperienza
su tutti i bacini idrografici del territorio e di diffondere a
livello nazionale i Contratti di fiume, legati anche ai processi di Ag21 locale. Durante l’incontro verranno presentate e discusse con i partecipanti tre specifiche sezioni tematiche:
la tutela e la valorizzazione del territorio nelle aree parco e
nelle zone protette attraverso i Contratti di fiume;
il rapporto con gli strumenti di pianificazione e normazione del territorio;
gli incentivi finanziari e i programmi europei e nazionali di
supporto alla creazione di progetti e partenariati.
Quanti interessati a partecipare sono pregati di segnalarlo
entro il 10 aprile a Ecoazioni - [email protected]
Liguria
Geologia e turismo
Arenzano, Genova, dal 29 al 30 maggio, ore 9, ente Parco
del Beigua - auditorium Muvita, via G. Marconi,165. Convegno nazionale geologia e turismo. “Conoscenza e fruizione del patrimonio geologico in Italia, strumenti ed esperienze”, organizzato dal Parco del Beigua e dall’Associazione italiana geologia e turismo, in cui si discuterà delle politiche di tutela e di valorizzazione delle risorse ambientali
del nostro Paese attraverso i diversi strumenti normativi e
gestionali disponibili a livello internazionale, nazionale e
locale. Saranno presentate le esperienze maturate in Italia
per la fruizione della geodiversità e dello sviluppo del geoturismo. Parteciperanno istituzioni e operatori del turismo per creare una programmazione integrata per la tutela, la valorizzazione e la fruizione sostenibile dell’inestima-
zione al presidente. «Formigoni ha dichiarato di volersi candidare alle europee - ha spiegato il consigliere regionale - e nella comunicazione, guarda caso, c’è scritto che la guida “sarà spedita alle famiglie lombarde entro giugno
2009, in busta chiusa con etichetta nominativa e lettera di accompagnamento del presidente”. A giugno si terranno
le elezioni europee e amministrative,
non vorremmo che la guida, i cui costi
di spedizione e di produzione potrebbero aggirarsi intorno a qualche centinaia di migliaia di euro, forse qualche
milione, fosse un malcelato spot elettorale pagato dai lombardi. La guida è sicuramente utile, chiediamo semplicemente che non venga utilizzata a fini
elettorali».
bile patrimonio geologico italiano.
Info: www.geologiaeturismo.it
Lombardia
Vi.Te. 2009
Milano, dal 30 aprile al 3 maggio, dalle ore 16 alle 23, Polo fieristico sud Malpensa spa, via del Lavoro 5, Castano Primo.
Vi.Te. 2009, il salone nazionale del vino e dei prodotti della Terra. Durante questa edizione, i promotori hanno deciso di dimezzare il biglietto d’ingresso che passa dai 10 ai 5 euro. Ci
sarà, inoltre, la possibilità di assistere a due concerti del Blues
& Wine soul festival sempre a un prezzo ridotto. L’evento rappresenta anche un momento di confronto tra operatori del
settore ed esperti, tra gli stessi produttori e i visitatori, per valutare l’attuale situazione economica ed esaminare le strategie
da seguire. E infine la possibilità di proporre direttamente al
pubblico le proprie produzioni con la vendita diretta.
Sicilia
Città sostenibili
Siracusa, 16 aprile, ore 10, sala Borsellino. Convegno “Da
Agenda 21 al patto dei sindaci. La sfida delle città sostenibili” organizzato dall’Anci Ideali, fondazione europea delle città. L’evento intende rilanciare il dibattito sulla sostenibilità urbana nella città che ospiterà il G8 dei ministri
dell’Ambiente dal 22 al 24 aprile.
Saranno presentate le migliori esperienze di sviluppo sostenibile realizzate dalle città europee, italiane e siciliane e
si cercherà di far aderire tutte le città siciliane al patto dei
sindaci per l’energia lanciato dalla Commissione europea.
Info: [email protected], www.ideali.be www.ideali.be
Piemonte
Messer Tulipano 2009
Pralormo (Torino), dal 28 marzo al 3 maggio, Parco del castello medioevale. Mostra botanica: Messer Tulipano 2009.
L’annuncio della primavera è dato dalla fioritura di migliaia di tulipani e narcisi olandesi.
Quest’anno il tema della mostra è il “gusto”. Il Parco si trasforma in un giardino goloso con esposizioni ed eventi a
tema; un concorso nazionale per i fioristi, degustazione di
tè e tisane, mercato delle spezie, lezioni di giardinaggio e
di cucina sui fiori e le erbe aromatiche. Per i circa 3.000 pasti serviti ai visitatori saranno utilizzate stoviglie monouso completamente biodegradabili in Mater Bi. Anche acqua e vino faranno a meno delle inutili e inquinanti bottigliette monodose.
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Sport
mercoledì 15 aprile 2009
www.terranews.it
Terra
Golf
Into the Woods
© RIEDEL/AP/LAPRESSE
Tiger Woods cerca la pallina
nelle siepi di buca 3 al Masters di Augusta, in Georgia.
Il campione americano è finito dietro al vincitore Antonio Cabrera di quattro colpi.
Il lutto nazionale è riuscito a fermare soltanto la serie B. Il campionato maggiore, come la via
crucis, è passato sopra a
tutto. Sabato prossimo
la Juventus ospiterà l’Inter per una partita che,
prima della retrocessione bianconera, era pomposamente definita il derby d’Italia perché l’unica
a essere sempre giocata.
Quest’anno ha rischiato
di essere un match scudetto, ma gli attuali dieci
punti che sembrano decisamente troppi. Meglio
guardare al Genoa di Gasperini, allenatore di cui
si ricorda sempre e solo il
passato bianconero e mai
a sufficienza quello pescarese agli ordini di Galeone. Meglio invece non
pensare al derby romano,
nervosissimo: la Roma
saluta tutto, calcio spettacolo, serenità e quarto
posto. L’ultimo posto utile per la Champions league, considerata la ripresa del Milan, se lo giocheranno i genoani con la
Fiorentina. Il piazzamento per la Uefa sarà invece
un ballo a due per sette
dame in altrettanti punti e altrettante giornate. Meno affollata ma più
emozionante si profila la
lotta per non retrocedere:
l’andamento lascia intendere una corsa serrata fra
le nobili decadute del calcio italiano, Torino e Bologna: due panchine per
sei allenatori. Si affronteranno alla quart’ultima
giornata. Reggina e Lecce attendono il colpo di
grazia. Quello che è riuscito a evitare il Chievo di
Di Carlo grazie a un filotto virtuoso interrotto sabato pomeriggio da una
pedata di Seedorf. Siena e
Catania, al riparo dei loro 37 punti, hanno un calendario agevole. Lontane
dall’ansia per il risultato,
potranno permettersi lussi di bel gioco e passerelle di fine stagione. Giocare per credere.
La Cina convoca
un atleta nero
L’aretino che salì
sul tetto del mondo
Si chiama Ding Hui, ha solo diciannove anni ma è
già entrato nella storia dello sport. Di padre sudafricano e di madre cinese, sarà infatti il primo atleta di colore a indossare la divisa della Cina in una competizione ufficiale. Cresciuto nella
città di Hangzhou, Ding Hiu
è una promessa della pallavolo mondiale e un pilastro
della squadra della provincia di Zhejiang. E il suo paese conta già sulle sue prestazioni per conquistare l’oro alle Olimpiadi di Londra del
2012: «Lo tenevamo d’occhio
da molto tempo», ha confermato l’allenatore della nazionale, Zhou Jianan, che ne ha
elogiato la grinta e le qualità
nella fase difensiva.
Lorenzo Ticcì
P
er togliere il mondiale a
Mario D’Agata gli hanno dovuto spegnere la luce, quando a Parigi nel 1957, in
un black out, saltò l’impianto
elettrico e venne giù un tizzone ardente a bruciargli la spalla destra e l’incontro con Halimi. Dio, o la natura con la sinistra, lo aveva privato di voce e udito sin dalla nascita, ma
questo non era stato sufficiente
per frenarlo: il piccolo Marciano
che non c’è più è stato campione
del mondo. Una settimana fa gli
hanno rispento la luce, stavolta
per sempre, però il titolo rimane ed è quello di una grande storia. Ce ne sono di certe che non
fanno rumore quando invece
dovrebbero rimbombare; questa è una di quelle e non per modo di dire. Mario D’Agata non è
stato Mohammed Alì né Sugar
Ray Robinson, ma la sua vita,
sul ring e fuori, è stata forse più
poetica e più feroce. Nato sordomuto, ha dovuto lottare contro
l’handicap naturale, i pregiudizi culturali e soltanto poi con gli
avversari per diventare uno dei
nostri più grandi campioni; il
secondo mondiale nel pugilato
dopo quello di Primo Carnera.
Peso gallo. Se n’è andato e pochi
lo hanno celebrato con un addio onorato. Eppure raccontano
che a Roma non si parlava d’altro quando il 29 giugno del 1956
Mario D’Agata, detto il “mutino”, l’aretino dalle origini siciliane che leggevi dalle sopracciglia e dai suoi mille fratelli, stava
per salire sul quadrato del quasi
neonato stadio Olimpico contro
Robert Cohen. Potenza dei pugni, lui che non parlava ma sibilava solo qualche fonema, come
muovendo l’aria quando boxava, “Cohen”, quella parola, biascicandola, riuscì a pronunciarla. Chissà cosa si sarà detto o cosa sarà riuscito a sentire quando
l’arbitro, alla settima ripresa, gli
alzò il guantone: knock out tecnico, D’Agata è campione. Era il
’56: era una storia nata trent’an-
© SCHICCHI/LAPRESSE
Le conferme
di Pasqua
Pallavolo
Storie Privo dell’udito e della voce, Mario D’Agata fu campione della categoria gallo
e orgoglio azzurro dopo Primo Carnera. Se n’è andato la settimana scorsa, in silenzio
© ANSA
Serie A
Cominciò a sette anni
schivando i pugni
di chi lo accusava,
a torto, di essere
un delinquente.
A trenta vinse il titolo
mondiale a Roma
ni prima e poi quando lo misero in un istituto per sordomuti
a 7 anni. È lì che imparò a vincere: uscendone, schivando i colpi dei preti e di un sacerdote in
particolare che voleva picchiarlo perché lo aveva trovato con
un coltello e chissà cosa andò a
pensare. Ma il piccolo Marciano faceva l’intagliatore e non sapeva come dirglielo; si limitò a
schivare i pugni fino a che quello non si ruppe una mano contro il muro. Fu quello il suo primo incontro vinto. Poi ci pensò
la gente e la stampa specializzata a fargli ottenere un nulla osta
per combattere. Non volevano
quelli che parlavano, parlavano
e basta, e che sentivano, sentivano niente. Lo fece per 100 incontri, 100 da dilettante, fra il
1945 e il 1950, poi il 14 ottobre
di metà secolo l’esordio, in 6 riprese, contro Giuseppe Salardi.
Vittoria, la prima di 54. Crebbe
così fino a vincere l’Europa nel
’55 (battendo André Noligrat) e
quando era pronto per prendersi il mondo, un altro destino dietro l’angolo da combattente: un
colpo di pistola per una lite in
lavanderia tra un amico di famiglia e sua madre gli perforò un
polmone. La mamma fece scudo. Lui rinacque per questo, si
rimise in sesto fino alla sua estate romana, per poi brillare l’ultima volta al buio in quella notte
di fuoco parigina. Quando eravamo re, Mario D’Agata è stato il
più grande. Non sentiva il gong
che sancisce la fine della ripresa, l’arbitro gli doveva sempre
dare un colpettino sulla spalla.
Dicono che stavolta, prima di
addormentarsi, abbia fatto finta di non sentirlo, soltanto per
suonarle pure alla morte.
Calcio
Bologna saluta
Sinisa Mihajlovic
La società rossoblù cambia di nuovo, e radicalmente.
La dirigenza felsinea ha dato il ben servito all’emergente allenatore serbo, subentrato nel novembre scorso a Daniele Arrigoni, e ha affidato
la panchina a Giuseppe Papadopulo. Il tecnico, non più
giovanissimo ma esperto in
salvezze, ha firmato un contratto fino a giugno e ha annunciato l’immediato ritiro
dei giocatori. Non per motivi punitivi, ma “per conoscere meglio la squadra”. Mihajlovic ha salutato i suoi giocatori attraverso il sito internet del club dicendosi dispiaciuto per gli scarsi risultati
ottenuti nell’ultimo periodo
(quattro sconfitte in altrettante gare e terzultimo posto
in classifica).
Terra
Tv & Radio
www.terranews.it
15
mercoledì 15 aprile 2009
Televisione
rete4
© FARNETI/LAPRESSE
current
national
geographic sky 409
06:00 Vanguard special
Io amo il Global Warming
08:30 Pianeta carnivoro
09.55 Hai mai provato a..
11.15 Stonehenge:
tra la vita e la morte
13.05 Scienziati pazzi
13.35 Sulle tracce di Marco Polo
14.00 Megastrutture:
Petronas Towers
16.00 La tomba di Gesù
18.00 Mafia:
Verso la globalizzazione
21:00 Non lo sapevo!
sky 130
06:23 Current internazionale
After The Wave
07:34 Vanguard special
I Pirati moderni
22:00 Current doc - film
23:00 Inchiesta Lavoro nero
live!
discovery
channel sky 420
06:00 Lavori sporchi
07:00 Brainiac
09:00 Ingegneria estrema
11:30 Come è Fatto
13:00 Top Gear
14:00 Miti da sfatare
16:00 Armi del Futuro
18:00 American Chopper
21:00 Effetto Rallenty
22:00 Armi del Futuro
23:00 Prototipi da strapazzo
00:30 Come è Fatto
06:00
07:58
08:00
08:40
09:57
11:00
13:00
13:39
13:41
14:10
14:45
16:15
18:50
20:00
20:31
21:10
00:00
02:45
05:10 Rassegna stampa
07:10 Quincy
08:10 Hunter
09:00 Nash Bridges
10:10 Febbre d’amore
10:30 Ultime dal cielo
11:40 Detective in corsia
12:25 Renegade
13:30 Tg4
14:05 Il tribunale di Forum
15:10 Wolff
16:00 La finestra sul cortile
19:35 Tempesta d’amore
20:30 Walker Texas Ranger
21:00 Il fuggitivo
23:50 I bellissimi di rete4
23:55 Sexy Beast
01:40 Tg4
Prima pagina
Borse e monete
Tg5
Mattino cinque
Grande fratello
Forum
Tg5
Meteo
Beautiful
Cento vetrine
Uomini e donne
Pomeriggio cinque
Chi vuol essere milionario
Tg5
Striscia la notizia
La fattoria
Matrix
The Guardian
la7
06:00 Tg la7
07:00 Omnibus
10:10 2’ Un libro
10:25 F/x The Illusion
11:30 Matlock
12:30 Tg la7
13:00 L’Ispettore Tibbs
14:00 Il Comandante
16:05 Relic Hunter
17:00 Atlantide
19:00 J.a.g Avvocati In Divisa
20:00 Tg la7
20:30 Otto e mezzo
21:10 Exit
23:35 Victor Victoria
00:50 Tg la7
01:15 Otto e mezzo
01:55 Alla corte di alice
06:35 Cartoni animati
08:30 Film: Bailey
09:27 TgCom
10:20 Il mio amico bionico
12:15 Secondo voi
12:25 Studio aperto
12:58 Meteo
13:02 Studio sport
13:40 Cartoni animati
14:30 I Simpson
16:40 Scooby Doo
18:30 Studio aperto
19:50 Camera cafè
20:30 La ruota della fortuna
21:10 Colorado
23:40 Chiambretti Night
02:10 Studio aperto
02:25 Talent 1
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06:30 Italia, Istruzioni per l’uso
08:00 Il caffè di Corradino Mineo
08:15 La Storia siamo noi
10:00 Cominciamo bene
12:25 Tg3 Agritre
14:50 Tgr Leonardo
15:00 Tgr Neapolis
16:00 Tg3 Gt Ragazzi
16:30 Melevisione
17:50 Geo & Geo
19:00 Tg3
20:00 Blob
20:10 Agrodolce
20:35 Un posto al sole
21:10 Chi l’ha visto?
23:10 Parla con me
00:00 Tg3 Linea Notte
01:10 Un mondo a colori
Cartoon Flakes
Un mondo a colori
Insieme sul Due
Tg2
Tg2 Costume E Società
Medicina 33
Italia allo specchio
Ricomincio da qui
Law & Order
Fiction Piloti
Squadra Speciale Cobra
Tg2
Rai Sport
Champions League
La Storia siamo noi
Magazine sul 2
Almanacco
Rainotte
italiauno
canale5
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07:00
09:45
11:00
13:00
13:30
13:55
15:00
16:15
17:20
19:00
19:30
20:30
20:35
20:45
23:35
00:35
01:35
02:00
raitre
© SCAVOLINI/LAPRESSE
06:45 Unomattina
08:20 Che tempo fa
10:00 Verdetto Finale
12:00 La prova del cuoco
13:30 Tg1
14:00 Tg1 Economia
14:10 Festa Italiana
16:15 La vita in diretta
18:50 L’eredità
20:00 Tg1
20:30 Affari Tuoi
21:10 Fiction “Mal’Aria”
23:05 Tg1
23:10 Porta a Porta
00:45 Tg1 Le Idee
01:25 Sottovoce
01:55 Scrittori per un anno
02:25 Rainotte
raidue
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raiuno
sky 702
09.00 Spice Girls
10.00 Eros Ramazzotti
12.00 John Legend
13.00 Amy Winehouse
14.00 Britney Spears
15.30 Fall Out Boy
16.30 Oasis
18.30 Vasco Rossi
21.00 Laura Pausini
23.00 R.e.M.
00.00 Red Hot Chili Peppers
01.00 Queen
red
music box
sky 702
00.00 Interactive tv
Music Box Tv decidi tu!
11:00 Ycs - Videoclip musicali
e corti divertenti
15:00 Cinebox - Approfondimento sul mondo del cinema
17:00 Close up - Il nuovo
format di Oliviero Toscani
17:30 Xclusive - Le star della
musica si raccontano
18:30 Tg giovani
Notizie, video e interviste
ecotv
sky 890
sky 906
07.35 Stampa e Regime
10.10 Morning Show
10.20 REDazione
11.45 Finimondo
14.05 Telecarta
15.15 Piazza Colonna
15.45 RedWin
16.30 Global Watch
20.00 Liberi Nantes 12
21.00 Tassametro
23.15 Mi gioco la Tv
00.30 Spazi Bianchi
08.30 Il Dottore degli animali
10.30 Consigli - Libri
11.30 MiniMovie
13.00 Genitori in Ostaggio
16.30 Programmi Cinquestelle
17.30 Musika con Frankie H. E.
18.45 Mare Mare
21.30 Focus
21.45 Regionando
22.00 EcoReporter
23.00 Primo Piano
23.15 Testate - Volume
Radio
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07:00
13:00
15:00
19:00
00:00
radio radicale
Gr 3
Il terzo anello
Il dott djembe’
Fahrenheit
Hollywood Party
La fabbrica dei polli
07:00
07:33
09:00
14:50
21:00
23:00
radio popolare network
La rassegna di geopolitica
Stampa e regime
La nota politica
Rassegna stampa estera
Speciale giustizia
Paura genera Censura
La7
08:03 Rassegna Stampa
08:35 Carabanda
10:00 Microfono Aperto
12:45 L’ombelico del mondo
19:15 Popline
21:00 RP Reloaded
Extraterrestre
life gate
07.30
10:00
12:00
14:00
16:00
22:00
GR
LifeGate Profit
LifeGate Planet
LifeGate People
LifeGate Vivibilità
Area Protetta
Professione reporter
Il sisma de L’Aquila fa tremare l’Italia. I costi
che lo Stato dovrà sostenere per l’emergenza, la
messa in sicurezza e la ricostruzione in Abruzzo peseranno su un bilancio già in difficoltà. Ne
parla “Exit” - uscita di sicurezza - oggi alle 21:10
su La7. Ospiti del talk, condotto da Ilaria D’Amico: il leader Udc, Pierferdinando Casini; Andrea
Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie;
Antonio Tajani, commissario europeo alle Infrastrutture e trasporti; Luigi Abete, presidente Bnl-ParisBas; la deputata del Pd, Linda Lanzillotta e Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica. Tra i reportage di “Exit”, ritratto dell’industria abruzzese, dove il terremoto de L’Aquila
è arrivato sul “terremoto” della crisi già dilagante. Inoltre, nel viaggio-inchiesta “La crisi viene
dall’Est” si analizzano i possibili e drammatici
effetti sull’Europa del maxi debito contratto dai
Paesi dell’ex cortina di ferro.
Paolo Sorrentino, Michele Placido, Mimmo Calopresti, Ferzan
Ozpetek, Francesca Comencini e chissà quanti altri cineasti ancora
diventeranno inviati speciali del quotidiano la Repubblica sulle macerie dell’Abruzzo. Iniziativa alquanto discutibile quella di trasformare il
distrutto capoluogo abruzzese nella sede del “Festival del cinema degli orrori”. Ci si chiede cosa i nostri amati cineasti potranno mai raccontare di più o di meno dei tanti colleghi giornalisti, quale tocco creativo potranno mai inserire tra le lacrime e la disperazione dei familiari delle vittime, cosa potranno mai aggiungere alla sofferenza e ai disagi degli sfollati e, ancor più cinicamente, faranno ripetere alcune scene? L’opera omnia di sciacallaggio comunicativo sulla pelle dei poveri terremotati fino a ora ci era arrivata dal Tg1 di Riotta con la lettura
dei successi Auditel del telegiornale di Stato, ma anche l’iniziativa del
quotidiano di Ezio Mauro di affidare i reportage ai nomi più altisonanti del cinema italiano ci sembra di cattivo gusto, e che dire del titolo?
“Registi tra le macerie”… decisamente una rassegna del macabro con
il quotidiano fondato da Scalfari a fare da red carpet.
Inchiesta sul lavoro nero
Gli Ultimi schiavi è il documentario firmato da
Stefano Obino, al centro di “Vanguard” in onda domani alle ore 23 su Current (Sky 130). Lavoro nero e morti bianche al centro della trasmissione condotta da Vito Foderà. Un viaggio
nel lavoro che parte dalle periferie milanesi dove, ogni mattina, vengono reclutati centinaia
di extracomunitari, quasi tutti senza permesso di soggiorno, e che rappresentano le braccia che lavorano nei cantieri di tutta la Lombardia, senza tutele, senza protezioni, per meno di tre euro l’ora. Per indagare il fenomeno e
le sue implicazioni partecipano al dibattito in
studio: Cristina Tajani, economista del lavoro e
Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica, autore
di Morte a 3 euro, un libro che racconta l’esperienza da infiltrato nel sistema del lavoro nero,
delle occupazioni sottopagate e pericolose.
LIBERI
DI CREARE
la musica
indipendente
solo su
07:00
07:20
10.00
11:20
13:00
18:00
Ecoradio Mattino
Riflessioni
La voce del Pianeta
Salute e diritti
Lo stato interessante
L’arca di Ecoradio
di Pino Gagliardi
“Exit”, tra debito e terremoto
Current
ecoradio
EcoTv
Frankie Hi Energy
si racconta a “Musika”
“Musika”, il programma tutto dedicato al panorama musicale italiano ospita il cantante Frankie Hi Energy. Al secolo Francesco Di Gesù, il
rapper italiano torinese, ma di origini siciliane,
si racconta alle telecamere di EcoTv (Sky 906),
ripercorrendo tutta la sua carriera artistica e
poliedrica. Buon fruitore della cultura hip pop
in Italia, dell’espressione grafica del writing,
della break dance, Frankie Hi Energy dimostra
una spiccata inclinazione allo scrivere e al parlare, tanto da avvicinarsi in modo del tutto naturale al genere più genuino del rap made in
Italy. Indimenticabili le sue rime in “Quelli che
ben pensano”. Tutto suo il merito di aver portato alla ribalta un genere poco conosciuto,
aggiudicandosi ( fra l’altro) un premio internazionale della musica e un disco dell’anno. Un
racconto, il suo, che parte dagli albori dell’hip
pop nel nostro Paese, fino a oggi e che attraversa le tematiche a lui più care: quelle legate alla politica, al sociale. E ancora, ai diritti civili, al
nucleare, agli Ogm e all’ambiente. Alle 17:30.
ieri oggi
Beatles Bob dylan Paul simon Frank Zappa muddy Waters Tom Waits Joni mitchell -
radiohead
Jeff Buckley
manu chao
Beck
Jon spencer Blues explosion
vinicio capossela
Tori amos
la musica d’avanguardia di ieri e di oggi
www.lifegateradio.it
Lombardia 105.1 • Pavia 88.7
Lodi, Cremona, Piacenza 105.3
Lecco 105.2 • Bormio 104.9 • Livigno 103.9
Lazio 90.90 • Piemonte 105.1 • Torino 88.75