EVA, COV, FGV - Università degli Studi di Parma
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EVA, COV, FGV - Università degli Studi di Parma
IL RUOLO DELLE ASPETTATIVE NELLA DETERMINAZIONE DEL PREZZO DI BORSA. MODELLO TEORICO ED EVIDENZE EMPIRICHE di M. Visani e M. Tinessa1 Premessa Il tema della corretta valutazione dei titoli azionari è oggi molto discusso e sentito, sia dagli investitori istituzionali che dai singoli risparmiatori. Molto spesso, infatti, ci si chiede se le quotazioni di borsa riflettano l’effettivo valore di un’impresa e ancor più di frequente si sente parlare di società sopra o sottovalutate dal mercato. Difficilmente però si riesce a trovare un termine di paragone comunemente riconosciuto come razionale e condivisibile in tema di valutazione di aziende; né tantomeno si ha convergenza riguardo il metro di giudizio con cui effettuare paragoni. Il proliferare di multipli borsistici non agevola il dibattito, oggi reso ancor più acceso dalle valutazioni non sempre comprensibili delle cosiddette “imprese Internet”. Il presente articolo si propone di spiegare quali siano gli elementi che il mercato incorpora nella valutazione di un azienda e, di conseguenza, esplicitare le componenti che incidono sulla determinazione dei corsi azionari, senza peraltro cercare di formulare dei criteri per assegnare un valore “congruo” alle diverse società, ricerca che difficilmente potrebbe trovare una conclusione ottimale e unanimemente condivisibile. La prima parte dell’articolo porrà l’accento sull’Economic Value Added (EVA), una misura di profitto economico che può essere utilizzata come fulcro di un sistema di gestione ed incentivazione del management indirizzato alla creazione di valore. Oltre ad essere un valido strumento gestionale, l’EVA, riuscendo a catturare tutti gli aspetti economici e patrimoniali della vita d’impresa, risulta la base della nostra indagine valutativa. Successivamente, nella seconda parte dell’articolo, verrà svolta un’analisi empirica su un campione di aziende quotate sul mercato italiano, cercando di tracciare, laddove possibile, una relazione tra l’andamento borsistico delle società e le aspettative del mercato dei capitali e di fornire un valido supporto per giudicare la sostenibilità delle quotazioni dei titoli. PARTE I: LA METODOLOGIA ECONOMIC VALUE ADDED L’EVA è definito come la differenza tra il reddito operativo al netto delle imposte (NOPAT) ed il costo del capitale impiegato nel business, a sua volta dato dal prodotto tra lo stock di capitale presente in azienda ed il suo costo espresso in termini percentuali (C*): EVA = NOPAT - Costo del Capitale x Capitale % Investito Capital Charge La definizione di Capitale Investito comprende sia l’equity che il debito, entrambi a valori di libro, sebbene sottoposti ad alcuni aggiustamenti. Al capitale così determinato viene applicato un tasso 1 M. Visani e M. Tinessa sono Financial Analysts di ASSI-Ambrosetti Stern Stewart Italia M. Tinessa, M. Visani Il Ruolo delle aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Modello teorico ed evidenze empiriche pari al costo medio ponderato del capitale (C*), costruito secondo la metodologia classica del CAPM2, al fine di calcolare il Capital Charge. L’idea di base della misura elaborata dalla Stern Stewart è che, al fine di creare valore per l’azionista, il reddito generato deve coprire non soltanto i costi operativi, ma anche il costo dell’intero capitale investito in azienda, ivi compreso il capitale proprio, il cui onere non trova rappresentazione nel bilancio d’esercizio3. Come già anticipato, oltre ad essere una valida misura operativa a supporto della gestione, l’EVA è anche un utile strumento di valutazione. Secondo il modello EVA, il valore dell’impresa è pari al valore del capitale presente in azienda al momento della valutazione più il valore presente degli EVA che la gestione saprà generare in futuro. Valore di mercato = Capitale Investito + n EVAt ∑ (1 + C*) t =1 t Dove: EVAt è il flusso di EVA generato al tempo t C* è il Costo medio ponderato del capitale Figura 1: Il valore di un’impresa EVA EVA. .. .. . EVA EVA2002 2002 E VA/C* EMVA VA/C* Valore di mercato EVA EVA2001 2001 EVA EVA2000 2000 Capitale Investito Il modello prevede quindi che il valore di un’impresa sia funzione dei risultati gestionali futuri espressi in termini di EVA; maggiori sono tali risultati attesi, maggiore sarà il valore della società. Seguendo questa impostazione il modello perviene allo stesso valore economico aziendale che si otterrebbe applicando la metodologia del Discounted Cash Flow garantendo però, nel contempo, un chiaro collegamento con l’aspetto operativo dell’impresa. È proprio in questo, a livello generale, che si sostanzia la superiorità del metodo ideato da Stern Stewart rispetto al Discounted Cash Flow (DCF), in quanto l’EVA consente di ottenere lo stesso 2 Capital Asset Pricing Model, si veda in proposito W. F. Sharpe, “Capital Asset Prices: a theory of market equilibrium under conditions of risk”, Journal of Finance, vol. 19, n.3, September 1964, pag. 425 e J. Lintner “Security prices, risks and maximal gains from diversification”, Journal of Finance, vol.20, n.12 December 1965. 3 Peter Ducker, Harvard Business Review: “Finché un’azienda non genera un profitto maggiore del costo del capitale investito, opera in perdita”. Articolo pubblicato su: AF – Analisi finanziaria; n. 41/2001. Ifaf Editore. www.ifaf.it 2 M. Tinessa, M. Visani Il Ruolo delle aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Modello teorico ed evidenze empiriche risultato del modello finanziario di valutazione aziendale ma attraverso l’attualizzazione di una misura che ha una forte valenza strategica e operativa in ogni singolo periodo d’analisi. L’EVA può essere usato a livello aziendale come guida per qualsiasi processo decisionale, consentendo di quantificare l’impatto di ogni decisione sia strategica che operativa in termini di contributo al valore d’azienda. Un ulteriore pregio di tale misura risiede nella sua declinabilità all’interno della struttura aziendale; se sono noti il NOPAT, il capitale investito ed il suo costo, di fatto EVA è calcolabile per ogni linea di prodotto, per ogni business unit e così via. Alla luce di quest’ultima affermazione risulta ancor più evidente l’utilità della misura ai fini gestionali: la creazione di valore diviene parte integrante di ogni attività aziendale. Ai fini dell’analisi oggetto del presente lavoro poi, la misura dell’EVA risulta più utile rispetto al DCF in quanto, essendo l’EVA capace di quantificare il contributo alla creazione di valore in ogni singolo periodo d’analisi, essa può essere usata come strumento di “reality check” per testare la plausibilità e la realizzabilità delle performance operative (anno dopo anno) già implicite nella corrente capitalizzazione di borsa. COV e FGV: Risultati e Aspettative Utilizzando il modello di valutazione EVA è possibile capire quanto i corsi azionari di una società siano influenzati dai risultati operativi conseguiti e quanto dalle aspettative di miglioramento attese dal mercato. Il valore di mercato di un’azienda può essere infatti scomposto in valore della performance EVA attuale (Current Operations Value, COV) e valore dei miglioramenti di performance EVA attesi (Future Growth Value, FGV). Quando al capitale investito si somma il valore attuale di un flusso perpetuo di EVA, ipotizzato costante e pari al livello corrente (EVA/C*), si ottiene il Current Operations Value (COV) dell’impresa. Questo è il valore che la società avrebbe se il mercato scontasse l’aspettativa di risultati futuri pari a quello corrente (nessun miglioramento atteso). Il COV rappresenta quindi il valore assegnato alla “gestione attuale” dell’azienda. Ad esempio, al 31 dicembre ‘99, la società SAIPEM aveva un valore di mercato costituito interamente dal capitale investito e dall’EVA corrente attualizzato: il mercato scontava nella valutazione l’assenza di miglioramenti significativi rispetto all’allora corrente livello di creazione di valore. Figura 1: La scomposizione del valore di mercato EVA/C* 538 Il caso SAIPEM (valori in ML Euro al 31/12/1999) Valore di mercato 2.319 COV Capitale 1.781 Una situazione del genere (in cui il mercato prezza esattamente solo la performance corrente) è difficilmente riscontrabile sul mercato, anche per le aziende operanti nel più maturo dei settori, e ciò in quanto gli operatori finanziari (quantomeno coloro che guidano il prezzo delle azioni) formulano delle ipotesi circa la prevedibile evoluzione della gestione aziendale. La differenza che quindi solitamente si riscontra tra il valore di mercato dell’impresa ed il COV (calcolato come Articolo pubblicato su: AF – Analisi finanziaria; n. 41/2001. Ifaf Editore. www.ifaf.it 3 M. Tinessa, M. Visani Il Ruolo delle aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Modello teorico ed evidenze empiriche sopra) è ascrivibile proprio a tali ipotesi riguardanti le future performance d’impresa e viene definita appunto come Future Growth Value: il valore attuale dei miglioramenti (peggioramenti) di EVA che il mercato si aspetta verranno realizzati nel futuro. La misura del FGV è quantificabile sottraendo dal valore di mercato dell’azienda il valore della performance attuale (COV). Figura 2: il valore di mercato e il FGV FGV FGV Valore Valore di di mercato mercato Miglioramenti annuali dell’EVA (∆ EVA) ∆ EVA 02 ∆ EVA 01 ∆EVA 00 Valore che il mercato attribuisce alle capacità di crescita futura EVA/c* EVA/c* COV Valore che il mercato attribuisce alla performance corrente Capitale Capitale Grazie all’EVA è possibile quantificare i miglioramenti di performance che devono essere realizzati dal management affinché l’azienda rispecchi, con la propria operatività, il valore attribuitole dal mercato in un determinato momento. Ovviamente, maggiore è la componente FGV sul valore di mercato della società, maggiore sarà il peso delle aspettative di risultato che il mercato incorpora nei corsi azionari. Di conseguenza anche i miglioramenti futuri di performance necessari a mantenere la quotazione di borsa attuale dovranno essere più elevati. Figura 3: L’importanza delle aspettative Capitalizzazione Benetton 5.058 ML Euro FGV 2.140 COV 2.918 FGV 4.464 Capitalizzazione Espresso 5.062 ML Euro COV 598 I miglioramenti incorporati nel FGV sono già stati scontati dal mercato nella corrente quotazione. Quindi affinché il prezzo del titolo salga, è necessario che si verifichi una delle seguenti condizioni • i risultati EVA realizzati dall’impresa superano quelli attesi dal mercato; Articolo pubblicato su: AF – Analisi finanziaria; n. 41/2001. Ifaf Editore. www.ifaf.it 4 M. Tinessa, M. Visani Il Ruolo delle aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Modello teorico ed evidenze empiriche • il FGV aumenta poiché gli investitori hanno rivalutato le potenzialità di creazione di valore dell’impresa. Future Growth Value e nuove logiche di valutazione. Cerchiamo ora di approfondire il tema del Future Growth Value, esaminando i diversi fattori che possono incidere sulla sua entità e rapportando gli stessi alle attività che concretamente l’azienda svolge. È difficile, infatti, immaginare miglioramenti di performance legati al business corrente di un’azienda tali da giustificare livelli di FGV che incidano in misura preponderante sul valore di mercato d’impresa. Ciò nonostante, situazioni del genere, tipiche per imprese della “new economy”, o per aziende che comunque si trovano in una fase iniziale del ciclo di vita del proprio business, sono riscontrabili anche in settori più tradizionali ed evoluti. Volendo indagare la composizione del FGV innanzitutto possiamo facilmente identificare le aspettative riguardanti i business in cui l’azienda è attualmente impegnata e da cui sono scaturiti i risultati sin qui realizzati. Riguardo ai prodotti/servizi attualmente commercializzati, non vi sono particolari difficoltà nel formulare un giudizio circa la plausibile evoluzione del business e nell’associare ai possibili scenari futuri un determinato valore. In un’ottica finanziaria “statica”, ciò si ottiene semplicemente scontando i flussi di cassa associati alle future performance stimate. In secondo luogo, ci sono le aspettative riguardanti i prevedibili sviluppi dei business in cui attualmente l’azienda è coinvolta; basti pensare ai diversi modelli di prodotto che di volta in volta si susseguono nel campo dell’elettronica o della telefonia. Alle società che attualmente prestano servizi nel campo della telefonia mobile, o che realizzano infrastrutture e cellulari di tipo GSM ad esempio, il mercato riconosce un valore anche in relazione ai futuri guadagni che deriveranno dall’entrata nel nuovo business della telefonia di terza generazione (UMTS). Ciò anche se risulta difficile tradurre tali guadagni in termini operativi ed esprimerne una stima quantitativa. Ma vi è di più. C’è infatti una terza componente di FGV, difficilmente identificabile, se non in astratto, e legata a tutte le possibili innovazioni che il mercato si attende l’impresa potrà realizzare in futuro, o ai nuovi business in cui si potrà affacciare in virtù della posizione attualmente raggiunta. Si tratta ovviamente di qualcosa di difficilmente quantificabile e che sostanzialmente è legato più alla capacità di innovazione dimostrata dall’impresa in passato o dalle possibili evoluzioni riguardanti il settore in cui opera. Tipico esempio sono le società del settore farmaceutico, alle quali il mercato è solito riconoscere un premio per i possibili prodotti che realizzeranno in futuro, grazie agli ingenti investimenti realizzati nel campo della ricerca e sviluppo. Società che in passato hanno dimostrato una forte capacità di innovazione ricevono una maggior fiducia dal mercato, che solitamente gli riconosce quotazioni con maggior livelli percentuali di FGV su capitalizzazione o, se vogliamo, multipli borsistici più elevati, anche rispetto a concorrenti operanti nello stesso comparto. Ne è un esempio noto a livello planetario la Nokia. Può anche accadere che il mercato sconti la possibilità che un’azienda compia operazioni di finanza straordinaria, quali fusioni o acquisizioni, arrivando persino a prezzare una società in base all’assetto organizzativo che gli attribuisce nel futuro. È naturale aspettarsi che le nuove ottiche di valutazione, tese ad assegnare un valore a tutte le opportunità future di un’azienda, siano soggette ad una serie di dubbi ed interrogativi, sia da parte del mercato che da parte degli stessi manager; ma gli investitori oggi dimostrano chiaramente di interessarsi sempre più alla strategia aziendale, slegata sia dalla dimensione temporale dei flussi di cassa che dalla presenza di attività materiali ed immateriali che possano generare aspettative di sviluppo. Il comparto dei titoli tecnologici, in particolare, sta definendo nuove regole di operatività sui mercati finanziari che vanno nel senso della valutazione delle opportunità strategiche di sviluppo presenti in azienda. Un esempio potrà evidenziare meglio la necessità di adottare questa nuova ottica. Articolo pubblicato su: AF – Analisi finanziaria; n. 41/2001. Ifaf Editore. www.ifaf.it 5 M. Tinessa, M. Visani Il Ruolo delle aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Modello teorico ed evidenze empiriche Una società telefonica che abbia acquisito la licenza GSM non si è semplicemente affacciata nel business della telefonia mobile di seconda generazione, ma ha comprato anche la possibilità, non l’obbligo, di operare, in un secondo momento, nel nuovo business dell’UMTS, un po' come succede per le opzioni finanziarie. È infatti alla formula ideata da Black e Scholes che si ispirano le moderne tecniche di valutazione basate sulla metodologia delle opzioni reali4, la cui teoria ha di recente posto le basi per l’affermarsi di nuovi standard di pensiero e di valutazione all’interno del mondo aziendale. Ma entrando nel settore delle telecomunicazioni tali società si sono anche aggiudicate la possibilità di beneficiare, partecipandovi, di tutti i possibili sviluppi futuri di questo settore, per il semplice motivo di essere player impegnati attivamente. Un manager che in sede di valutazione non avesse ponderato attentamente tutte queste diverse opportunità, avrebbe potuto erroneamente sottovalutare l’effettivo valore dell’opzione di entrare in quel business. Le opzioni reali appartengono alle metodologie di valutazione di tipo “dinamico”, nelle quali il processo decisionale si basa su una serie di opzioni che dipendono dall’evoluzione di una o più variabili incerte. Il valore complessivo di un progetto dipende dall’abilità del management di esercitare le opzioni reali a disposizione nel momento e nelle condizioni più opportune. Il recente andamento dei mercati borsistici dimostra come, soprattutto per le società Internet, l’ottica delle opzioni reali costituisca un valido ponte tra le logiche di valutazione degli analisti di mercato e quelli del management aziendale, come dimostra lo studio empirico di seguito riportato. Il prezzo dell’azione Fino ad ora si è cercato di spiegare le componenti che il mercato individua nel valore di un’impresa nella sua interezza. È possibile affinare lo studio estendendolo a ciascun titolo azionario. Un esempio potrà far capire meglio le implicazioni dell’osservazione. Al 31/12/1999, un investitore poteva acquistare un’azione Class al prezzo di circa 17 €. Solo una minima parte del prezzo (circa 2 €5) era associabile al valore della gestione corrente: impianti, immobili, risultato economico conseguito. La parte restante (circa 15 €) veniva corrisposta dall’investitore per “pagare” dei risultati attesi che il mercato già scontava nella quotazione. È evidente come la valutazione del titolo incorporasse delle aspettative molto elevate: Class avrebbe dovuto produrre risultati gestionali eccellenti per sostenere il prezzo di borsa. Come avrebbe reagito infatti il mercato qualora la società non avesse soddisfatto le aspettative? Una svalutazione del titolo sarebbe stata probabile poiché gli investitori avrebbero ridimensionato le loro aspettative circa la profittabilità dell’impresa. Class è una delle società considerate nell’analisi empirica riportata di seguito. PARTE II: L’ANALISI EMPIRICA Premessa metodologica La precedente parte teorica ha posto l’attenzione sul valore di mercato della società e sulla sua scomposizione in Future Growth Value e Current Operations Value. La finalità, infatti, era quella di valutare il peso delle aspettative sulla valorizzazione di una società. L’analisi prosegue cercando di stabilire una correlazione tra il peso dei risultati attesi ed il prezzo di un’azione. Essendo la quotazione di un’azione il valore di mercato di una frazione del patrimonio 4 Si veda ad esempio M. Amram, N. Kulatilaka, “Real Options, strategie d’investimento in un mondo dominato dall’incertezza”, ETAS libri, marzo 2000; e ancora A. Damodaran, “The Dark Side of Valuation”, Prentice Hill, 2000. 5 Dato dal prodotto tra il prezzo ufficiale al 31/12/1999 e il rapporto COV/Capitalizzazione. Articolo pubblicato su: AF – Analisi finanziaria; n. 41/2001. Ifaf Editore. www.ifaf.it 6 M. Tinessa, M. Visani Il Ruolo delle aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Modello teorico ed evidenze empiriche netto, l’indice più appropriato risulta essere il rapporto FGV/capitalizzazione di borsa (d’ora in poi FGV/Cap). La capitalizzazione è infatti il valore di mercato dell’equity. Lo studio ha avuto ad oggetto i titoli del MIB30 e del Midex; per esigenze di sinteticità si riportano i risultati più significativi, relativi a tre settori tra i più importanti del panorama borsistico italiano. Le grandezze considerate sono quelle ormai note del Future Growth Value (FGV) e Current Operations Value (COV), le quali vengono poi confrontate con le variazioni delle quotazioni di borsa registrate tra la fine del 1999 e l’inizio dell’anno 2001, al fine di cercare una possibile relazione tra le diverse variabili. Si analizza innanzitutto il rapporto FGV/Cap al 31 Dicembre 1999 per i tre raggruppamenti settoriali considerati. Tale insieme di dati è il punto di partenza dell’analisi. Il settore editoria Il settore in questione è emblematico del peso della componente aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Al 31 dicembre 1999, il FGV/Cap medio6 di settore era pari all’87%: più dei tre quarti della capitalizzazione di una società editoriale era attribuibile alle aspettative circa il progresso della performance gestionale attuale. Il fenomeno Internet aveva contribuito ad alimentare la crescita dei corsi azionari di un settore che il mercato percepiva “ad alto contenuto tecnologico”. Il settore telecomunicazioni Anche nel settore TLC, al 31/12/1999, le aspettative in termini di creazione di valore erano piuttosto ottimistiche. Il valore medio del FGV/Cap era pari all’86%. Il mercato scommetteva molto su un settore che più di altri era stato influenzato dal progresso tecnologico. Il caso di Tiscali appare emblematico: circa la totalità del valore di mercato del suo patrimonio era attribuibile a miglioramenti delle performance future che il mercato scontava già nel prezzo del titolo. Forse si sarebbe potuto dubitare della congruità di una quotazione giustificata in modo esclusivo da risultati ancora da conseguire, ma le potenzialità del settore rimangono tutt’oggi tra le più elevate, basti pensare alla sua rapida evoluzione ed alla sempre più accentuata integrazione tra telefonia e internet. Il settore assicurativo Eccezion fatta per Mediolanum, che presentava un rapporto FGV/Cap molto alto, il resto del settore evidenziava un valore delle aspettative più contenuto. Il FGV/Cap medio si attestava infatti al 55%. La spiegazione del “diverso trattamento” che il mercato aveva riservato agli assicurativi trova giustificazione nel fatto che pur aspettandosi dalle società del settore ottimi risultati operativi, gli investitori non riconoscevano loro la possibilità di sostenere gli stessi tassi di crescita delle performance delle società operanti nei settori dell’editoria o delle telecomunicazioni. Inoltre, poiché tutte le aziende del campione avevano generato un elevato livello di valore economico per i propri azionisti, le buone performance del 1999 avevano inciso sull’entità del COV rispetto al valore di mercato. 6 Media aritmetica. Articolo pubblicato su: AF – Analisi finanziaria; n. 41/2001. Ifaf Editore. www.ifaf.it 7 M. Tinessa, M. Visani Il Ruolo delle aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Modello teorico ed evidenze empiriche Tabella 1: La scomposizione del prezzo azionario ASSICURAZIONI TLC EDITORIA TITOLO CLASS E. L'ESPRESSO SEAT PAGINE GIALLE MEDIASET MONDADORI EDIT TISCALI TIM TELECOM ITA MEDIOLANUM ALLEANZA GENERALI LA FONDIARIA INA RAS SAI Prezzo al Quota FGV FGV/Cap Quota COV COV/Cap 31/12/1999 16,81 11,39 3,21 15,49 14,89 40,00 10,96 13,86 13,63 12,15 33,54 5,22 2,64 8,52 22,33 15,52 10,46 2,90 12,00 12,45 39,85 8,84 10,55 13,11 7,91 22,66 3,15 1,58 1,47 3,80 92% 92% 90% 77% 84% 100% 81% 76% 96% 65% 68% 60% 60% 17% 17% 1,29 0,93 0,31 3,49 2,44 0,15 2,12 3,31 0,51 4,23 10,88 2,08 1,06 7,04 18,53 8% 8% 10% 23% 16% 0% 19% 24% 4% 35% 32% 40% 40% 83% 83% Variaz. Prezzo 31/12/199909/01/2001 -43% -29% -41% -22% -40% -64% -23% -12% -4% 31% 17% 11% 34% 75% -10% I risultati della tabella danno lo spunto per qualche interessante osservazione. Per un titolo come Tiscali, ad esempio, come reagirebbe un investitore sapendo che, al momento dell’acquisto dell’azione, egli compra quasi esclusivamente aspettative, ossia risultati interamente da realizzare nel futuro? Tale considerazione può essere estesa, con le dovute proporzioni, alle società in cui il FGV è preponderante, al fine di giudicare se il livello di aspettative implicite nel prezzo risulta coerente con le potenzialità del settore e dell’azienda, anche in base alla dimostrata capacità del management di rispettare le attese. La risposta del mercato Partendo dall’analisi settoriale del rapporto FGV/Cap, si passa ora ad analizzare come siano state valutate dal mercato nel corso dell’anno 2000 le aziende del campione al fine di individuare, laddove possibile, una correlazione tra la componente aspettative implicita nel valore di mercato al 31/12/1999 e l’andamento del prezzo di borsa durante l’anno 2000. Un rapido sguardo alla tabella rivela subito che ai valori di FGV/Cap più alti, sono corrisposte le più significative svalutazioni dei corsi azionari. Nel settore delle telecomunicazioni, in particolare, si può notare come esista una proporzionalità diretta tra le due grandezze. Tiscali, che presentava un valore delle performance future sostanzialmente pari alla capitalizzazione (il capitale investito della società era veramente esiguo), ha subito il ribasso più evidente. È invece interessante constatare come, nonostante il cospicuo livello di FGV, le quotazioni di borsa delle società del settore assicurativo abbiano registrato consistenti aumenti, e ciò grazie all’immagine di solidità trasmessa ai mercati dalle aziende del settore. Articolo pubblicato su: AF – Analisi finanziaria; n. 41/2001. Ifaf Editore. www.ifaf.it 8 M. Tinessa, M. Visani Il Ruolo delle aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Modello teorico ed evidenze empiriche Figura 4: Relazione FGV/Cap e performance borsistica per le società del campione del prezzo di borsa nell’anno 2000 80% 60% 40% 20% 0% 0% -20% 20% 40% 60% 80% 100% 120% FGV/Cap -40% -60% -80% T elecomunicazioni Assicurazioni Editoriali La figura 4 mostra il posizionamento delle società del campione in un grafico a due dimensioni: sull’asse delle ordinate è rappresentato l’andamento borsistico delle società considerate nel periodo di riferimento, sull’asse delle ascisse il loro rapporto FGV/Cap. Il diametro dei cerchi è funzione del capitale investito medio delle aziende. Le diverse aziende si posizionano lungo una linea di tendenza inclinata negativamente. Per valutare la concordanza tra le due variabili si è utilizzato il coefficiente di correlazione lineare, che consente di stabilire il “grado” di dipendenza in modo intuitivo. Esso infatti varia tra –1 ed 1. Un coefficiente di 1 implica che le due variabili si muovono esattamente nello stesso modo e nella stessa misura (perfetta correlazione diretta). Qualora il coefficiente fosse pari a –1, le due grandezze si muoverebbero, in media, nella stessa misura ma in modo esattamente speculare (perfetta correlazione inversa). In particolare, il coefficiente di correlazione lineare tra FGV/Cap e la performance borsistica, per le società del campione si attesta su un valore di –0,72. Le due grandezze sono fortemente correlate, ma in modo inverso. Ossia, all’aumentare di FGV/Cap, in media, la performance di borsa risulta peggiore. I titoli per i quali le aspettative implicite di progresso della performance operativa erano molto elevate hanno visto il loro corso deprimersi: il mercato nel corso dell’anno ha riformulato le proprie stime circa la possibilità da parte di tali società di realizzare i miglioramenti EVA già scontati nelle quotazioni. Il FGV risulta quindi un utile strumento per valutare l’entità delle aspettative incorporate nei corsi azionari e, di riflesso, fornisce utili indicazioni circa la sostenibilità degli stessi. Titoli con un alto FGV hanno aspettative implicite elevate. Di conseguenza, per “battere” le attese del mercato, le società sono costrette a migliorare continuamente i propri risultati gestionali in modo importante. Al contrario, aziende con FGV modesti hanno grossi margini di crescita in termini di prezzo perché i miglioramenti di performance incorporati nelle quotazioni sono bassi e quindi, almeno in teoria, più facilmente raggiungibili. Articolo pubblicato su: AF – Analisi finanziaria; n. 41/2001. Ifaf Editore. www.ifaf.it 9 M. Tinessa, M. Visani Il Ruolo delle aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Modello teorico ed evidenze empiriche Qualora i risultati conseguiti saranno superiori a quelli impliciti nel prezzo (ovvero già scontati dal mercato), gli investitori rileveranno lo “scostamento” positivo e premieranno la società con un apprezzamento della quotazione: le attese del mercato dei capitali sono state battute. Qualora la società invece non riesca a conseguire i risultati incorporati nel prezzo del titolo, gli investitori ridisegneranno negativamente lo scenario delle proprie aspettative, deprimendo la quotazione: le attese del mercato dei capitali sono state deluse. Se esiste un sostanziale allineamento tra risultati attesi e successivamente conseguiti, il mercato ha valutato in maniera corretta la società, riflettendo adeguatamente nel prezzo borsistico il suo potenziale reddituale. In tal caso le attese del mercato dei capitali sono state rispettate: il prezzo non subisce fluttuazioni rilevanti poiché esprime in maniera “congrua” le capacità aziendali. Conclusioni L’impianto dell’Economic Value Added ci dà la possibilità di scomporre il valore di mercato di qualunque azienda in due aggregati: il COV, che sintetizza il valore della “gestione corrente” e il FGV, che esprime invece il valore delle aspettative implicite nelle valutazioni di mercato. Tale spaccatura è importante perché consente di esprimere un giudizio sulla fiducia attribuita dal mercato al management ed alla strategia aziendale. Tanto maggiori sono le aspettative implicite nel valore di mercato, tanto più “sfidanti” sono le performance operative a cui sono chiamati i manager per preservare il “sentiment” del mercato verso la loro società e la quotazione di borsa attuale. Qualora il peso dei risultati futuri sia preponderante, possono nascere leciti dubbi circa l’effettiva capacità di un’impresa di generare gli EVA necessari a sostenere le quotazioni. L’impianto del FGV può essere d’aiuto nel fare considerazioni su società che, ad una prima analisi, potrebbero sembrare sopravvalutate: le performance già scontate nel prezzo dell’azione sono troppo “audaci” rispetto alle potenzialità reddituali. La scomposizione del corso azionario può essere un utile esercizio per rendere più esplicita l’eccessiva fiducia accordata dal mercato: un prezzo completamente riconducibile a risultati ancora da conseguire può essere un campanello d’allarme. L’EVA in questo caso è uno strumento utile per declinare le performance operative implicite nei corsi azionari e, successivamente, confrontarle con i risultati programmati nei piani industriali delle società: un gap evidente tra i due valori può essere tradotto dal mercato come un disallineamento con il fair-value del titolo. Il prezzo del titolo è destinato a subire delle variazioni: qualora i risultati realizzabili siano superiori a quelli scontati nel titolo, la società batterà le aspettative ed il mercato ne premierà il titolo in borsa. Viceversa in caso di delusione delle aspettative, il prezzo subirà delle variazioni negative. Capire quali sono i risultati operativi impliciti nelle quotazioni è fondamentale per un’azienda che voglia non solo preservare l’attuale prezzo del suo titolo, ma anche accrescerne il valore; la metodologia EVA offre un modello applicativo che fornisce un contributo utile a tale fine. Articolo pubblicato su: AF – Analisi finanziaria; n. 41/2001. Ifaf Editore. www.ifaf.it 10 M. Tinessa, M. Visani Il Ruolo delle aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Modello teorico ed evidenze empiriche APPENDICE: l’uguaglianza tra il modello EVA ed il metodo DCF. Modello ModelloEVA EVA Periodo 0 1 4 5 1500 2000 10000 8000 10000 10% 1000 6000 8000 10% 800 2000 1000 500 4000 6000 10% 600 2000 4000 10% 400 2000 10% 200 EVA x Fattore di sconto 500 0,91 1200 0,83 1400 0,75 600 0,68 300 0,62 = PV (EVA) 455 992 1052 410 186 0 1 2 3 4 5 (10.000) 1500 (2.000) 2000 (2.000) 2000 (2.000) 1000 (2.000) 500 (2.000) 1,00 3.500 0,91 4.000 0,83 4.000 0,75 3.000 0,68 2.500 0,62 3.182 3.306 3.005 2.049 1.552 NOPAT CI Finale CI Iniziale x Costo del Capitale = Capital Charge 10% MVA 2 3 3.094 Modello ModelloDCF DCF Periodo NOPAT - Investimenti = FCF x Fattore di sconto = PV (FCF) NPV (10.000) 3.094 Articolo pubblicato su: AF – Analisi finanziaria; n. 41/2001. Ifaf Editore. www.ifaf.it 11 M. Tinessa, M. Visani Il Ruolo delle aspettative nella determinazione del prezzo di borsa. Modello teorico ed evidenze empiriche BIBLIOGRAFIA: Agliati Marco, “Modelli contabili e Modelli del valore, dal Cash Flow all’EVA”, Economia e Management, n.6, novembre 1999, ETAS. 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