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Convegno nazionale
Per un curriculum interculturale. Se non ora, quando?
Bologna, 26 e 27 novembre 2009
Sala “G. Di Vittorio”
Camera del Lavoro, Via G. Marconi, 67
Il laboratorio sulle Crociate.
Un banco di prova per l’insegnamento interculturale
di Antonio Brusa, docente Università di Bari
1.
Il problema storico/didattico delle Crociate
Le crociate appartengono in modo esemplare a quella classe di avvenimenti, che a
partire dalla ormai storica lezione di Eric Hobsbawm, siamo autorizzati a definire
“inventati” [1]. Al tempo stesso, le Crociate sono un topos dell’insegnamento, non
soltanto in Europa, e, negli ultimi decenni, sono diventati un tema rovente di uso
pubblico della storia, di dimensioni internazionali.Nella tradizione insegnata, italiana
ma in molti casi anche europea, le crociate costituiscono un passaggio obbligato, non
appena ci si addentra nel racconto del primo decollo dell’Occidente europeo, dopo aver
varcato la soglia dell’Anno Mille (altra studiatissima e topica “invenzione”, passata
dalla ricerca ai manuali di mezzo mondo, ma definitivamente smontata dalla
storiografia recente) .Nei manuali italiani le Crociate si presentano con un costrutto
didattico, ben definito da oltre due secoli di vita scolastica. Ecco i fatti che non
mancano quasi mai (e che vengono solitamente spiegati in classe): Urbano II e
l’appello di Clermont Ferrand, la Crociata dei Pezzenti con Pietro l’Eremita, Goffredo
di Buglione e gli altri feudatari, che assediano e conquistano Gerusalemme. Dopo la
prima Crociata, le altre seguono a scelta del docente: la seconda – poco frequentata la terza, un po’ più fortunata, perché resa illustre dai tre sovrani più importanti
dell’Europa del tempo (Riccardo Cuor di Leone, Filippo Augusto e Federico I
Barbarossa), e, nell’ultimo decennio, carica dell’appeal delle vicende di Guido di
Lusingano, il “cattivo” del film di Ridley Scott, The Kingdom of Heaven [2],al quale si
contrappone il“buono” Salah ed Din (inevitabile atout per le aperture interculturali). La
quarta è soggetta da tempo ad un particolare trattamento: è la “falsa” Crociata,
deviata dall’avidità dei veneziani, e terminata, per una strana serendipity, con la
conquista di Costantinopoli e la fondazione dell’Impero Latino d’Oriente. Le Crociate
successive hanno un successo trascurabile, al punto che anche un rapido giro su
internet genera qualche sconcerto, a cominciare dal loro numero, sorprendentemente
variabile a testimonianza di un’incertezza diffusa, nonostante i nomi regali che le
illustrarono: Federico II, Carlo I d’Angiò e Luigi il Santo [3].
La tradizione didattica affronta anche problemi e discussioni importanti e degnissimi.
Si ragiona dei motivi e soprattutto della natura del fenomeno. Furono un fatto
economico, religioso, politico, culturale, demografico o commerciale? Si analizzano
spesso le cause del “fallimento crociato”; e, a partire dall’insegnamento di
Francesco Gabrieli, che ne fu l’inventore ante litteram, si è diffusa anche una
storiografia spontanea di “sguardi incrociati”: non mancano quasi mai, nella
manualistica italiana delle medie e delle superiori, le fonti musulmane, e la possibilità
di confrontare, in classe, la brutalità cristiana con la raffinata civiltà musulmana [4].
In conclusione, le Crociate sono un fenomeno complesso, ricco di storiografia e di
didattica, che si è caricato, negli ultimi quindici anni, di una forte valenza
interculturale, sia per la presenza di allievi musulmani, sia perché il rapporto con
l’Islam è ormai percepito come un tema dominante della nostra vita [5]. Per tutti questi
motivi, le crociate costituiscono un caso esemplare di “didattica difficile” [6].Esse ci
propongono uno spinoso problema di revisione storiografica.
A partire, infatti, dalle ricerche ormai canoniche di Alphandéry eDupront sull’idea di
Crociata, gli studi dell’ultimo ventennio hanno mostrato il carattere di “ricostruzione
storiografica”, operata nello stesso medioevo, spesso a ridosso di quegli eventi che,
come abbiamo visto sopra, costituiscono il quadro storico/didattico delle crociate[7]. E’
un processo noto agli storici come “invenzione della tradizione”, e il fatto che sia
iniziato ab antiquo non toglie nulla al problema storico (che cosa allora è veramente
avvenuto fra XI e XIII secolo?) e aggiunge una incombenza in più al lavoro didattico:
il dilemma se insegnare “la ricostruzione tradizionale” oppure “la versione
storiograficamente accreditata”.
Nel caso particolare delle crociate, poi, si deve osservare che la filologia interferisce in
profondità con la stessa questione interculturale. Un conto, infatti, è insegnare che le
crociate furono una serie di spedizioni progettate e dirette alla liberazione del Santo
Sepolcro (nozione tradizionale), un conto è raccontare che, nella sequenza infinita e
spesso informe dei pellegrinaggi armati medievali, vennero selezionati e
trasformati alcuni episodi, che col tempo portarono alla costituzione dell’idea stessa di
crociata (nata, come è ormai assodato, a metà del XIII secolo, paradossalmente
proprio al tempo delle ultime e fallimentari spedizioni).Fu un processo di continua
rielaborazione, fatto di “aiuta memoria”, prodotti nel corso del tempo [8], che terminò
nel XIX secolo, quando venne consegnata, alle scuole e al mondo, un immagine
ignota al secolo XI, quella del cavaliere bianco, con lo scudo attraversato dalla croce
rossa, che combatte contro il musulmano armato di scimitarra (altra invenzione
posteriore). Questa immagine era in sintonia perfetta con l’ideologia della
civilizzazione coloniale, diffusa peraltro dalle stesse scuole, edificate dai francesi nei
loro possedimenti nordafricani. In quelle scuole maghrebini, egiziani, siriani e arabi
appresero che nel Medioevo erano esistite le Crociate, e, per reazione, elaborarono la
risposta “anticrociata”, rovesciando il mito occidentale.
Ed ecco dove la difficoltà didattica diventa problema irto di ostacoli di varia natura:
insegnare il mito e poi decostruirlo? O insegnare come, secondo la storia - scienza
sempre perfettibile – sono avvenuti i fatti, e spiegare, magari come si è costruito nel
2
tempo il mito? La didattica ci obbliga a scontrarci, con questa domanda, non soltanto
con strutture mentali e difficoltà cognitive, ma soprattutto con le fermissime
convinzioni dei docenti, per ragioni diverse, condivise sia dal mondo
cristiano/occidentale sia da quello musulmano/sudorientale. Se ce ne fosse bisogno, è
un’ulteriore dimostrazione che l’intercultura apre conflitti aspri, sociali e storiografici,
molto lontani dall’immagine di irenismo e di buoni sentimenti, con la quale si è diffusa
nelle scuole italiane.
Non ultimi, vengono gli ostacoli di “tecnica didattica”. Come presentare agli allievi un
evento che al tempo stesso è un “non evento”, senza soffocarli dentro una discussione
storiografica, che con ogni probabilità non riuscirebbero a valutare? Come far capire
loro l’importanza di studiare “una cosa che non è esistita”, quando manca il tempo per
studiare “le cose importanti e vere”? e come, al tempo stesso, distinguersi dalla
disgustosa moda negazionista, falsamente decostruttrice di qualsiasi convinzione o
immagine o personaggio che abbia goduto di una qualche notorietà (da Garibaldi fino
alla Shoàh)?
Come si vede, i problemi sono tanti e di così vasta portata, che è difficile pensare che
la proposta didattica che segue li possa risolvere tutti. Sicuramente è una risposta
parziale, ma vorrebbe invitare il lettore/docente ad avere il coraggio di affrontare, in
classe, i problemi di questa complessità, che mescolano storia e storiografia, fatti e
interpretazioni, l’uso dei documenti e la conoscenza obiettiva di fatti del passato e
che, infine, legano, in un abbraccio violento, il passato e il presente [9].
2.
Il Laboratorio
I Fase. L’idea di Crociata, oggi.
Si propone una ricerca in Internet sulle immagini delle Crociate (google images). Le
parole chiave saranno
Crociata, Kreuzzuge, Cruzada, Crusade, Crusader, Croisade
ecc.
(occorre escludere dalla ricerca, tutte le immagini storiche, quelle che fanno
riferimento alle “crociate che si studiano”).
Sarete sorpresi dalla quantità di oggetti, libri, uomini e fatti del nostro mondo, ai
quali oggi si attribuisce il nome di “crociata”. In diverse prove, effettuate in questi
anni, ho trovato un insetticida indiano, una katama giapponese, un aspirapolvere
inglese. Ci sono un’infinità di giochi e di romanzi fantasy che ritengono di avere
qualcosa a che vedere con le crociate. La politica, com’è ovvio, ne fa un grande uso (il
buon vecchio Bush ne ha fatto le spese), ma non soltanto in senso ironico, basta
guardare le immagini celebri di Franco e di Hitler, addobbati da crociati. Vi sono delle
armi, degli spettacoli, dei libri. Si promuovono crociate per battaglie che tutti
considererebbero importanti (come la vittoria su una malattia o contro
l’analfabetismo); oppure di cui molti farebbero volentieri a meno, come per una dieta
o per legalizzare la cannabis.
Una volta memorizzato un buon numero di immagini, proponete agli studenti di
classificarle. Devono cercare da soli il criterio (o i criteri) per realizzare questa
consegna. Lavoreranno più in fretta, se verranno divisi in gruppi, a ciascuno dei quali
si assegna un gruppo di immagini.
3
Questa attività è solo strumentale per la fase seguente. Perciò, va condotta con mano
leggera e si deve concludere in tempi rapidi. Essa è solo un pretesto per spingere gli
allievi a “concettualizzare” (saranno costretti a farlo, se vogliono trovare dei sistemi
intelligenti per ordinare le immagini). Per rendere il compito più vivace, si potrà
suggerire questa consegna:
“Con le immagini raccolte, progettate una mostra sulle Crociate”
Come si diceva, tutto ciò è propedeutico al momento centrale di questa fase, la
costruzione di un modello: “Che cosa oggi si intende per crociata”. Per favorire questo
lavoro, proporrei di partire da tre immagini a forte carattere evocativo (Hitler, Franco
e l’ex segretario di Stato Americano Condoleeza Rice).Si può lavorare individualmente,
ma ho trovato che, attraverso una discussione collettiva, il modello viene fuori in
modo più convincente (e partecipato). Una griglia di domande/guida, può servire al
docente per condurre la conversazione:
-
Quali sono i caratteri visibili della crociata (vestiti, armi, atteggiamenti ecc)
-
Quali i motivi per i quali una determinata impresa o oggetto viene definito
“crociata”
-
Quali caratteristiche ha il nemico contro il quale si bandisce una crociata
-
Quali le caratteristiche di una certa battaglia, perché venga definita Crociata
-
Come deve finire una certa guerra, perché venga definita Crociata
Solitamente, noi adulti non teniamo nel dovuto conto la prima domanda, così come
tendiamo a promuovere subito discussioni profonde. Invece, il lavoro sulle immagini
richiede (proprio se vogliamo utilizzarle per riflettere in profondità) che si curino i
particolari concreti e visibili. Più si sarà analitici, nel leggere le immagini, più il lavoro
successivo sarà favorito.Al termine di questa prima fase, si stila “il modello delle
crociate” (sono una guerra “totale”, contro un nemico che deve essere sterminato,
fatta sempre per buone ragioni, i cui promotori tendono a vestire abiti bianchi, con
croci rosse, possibilmente con armature medievali, spade a forma di croce e scudi a
goccia).
II Fase: la verifica storica
Si propone agli allievi una riflessione. La forza del termine “crociata” è anche nel fatto
che esso fa riferimento ad un evento realmente accaduto e molto noto. Le crociate,
appunto. Il passo successivo, quindi, è quello di verificare se il modello (e
l’immaginazione contemporanea, dunque) corrisponde alle immagini storiche del
fenomeno.
Per realizzare questo confronto, ho scelto le immagini “ufficiali” delle crociate, quelle
che sono esposte nelle Sale delle Crociate di Versailles [10]. Ho individuato tre
momenti: la prima Crociata, l’episodio di Guido di Lusignano, e quello della crociata di
Luigi il Santo (ovviamente si possono fare altre scelte). Per completare il piccolo
dossier - bastano quattro-cinque immagini - ho aggiunto la riproduzione del dipinto
4
di Saed Tashine (1954), conservato nel Museo Nazionale di Damasco. Sono tutte
immagini di età contemporanea, realizzate dal XIX secolo in poi.L’analisi mostrerà gli
atteggiamenti, la pietà, l’orgoglio, l’eroismo e la cattiveria dei nemici. Ma anche i
vestiti, che sono proprio quelli che ci aspetteremmo dai crociati. Andrà sottolineato il
fatto che anche il quadro di Damasco presenta lo stesso tipo di crociato.Questa fase si
può concludere mettendo in rilievo le concordanze fra il modello diffuso e quello delle
raffigurazioni colte.
Fase III: La storia à rebour
Il problema che si porrà è il seguente: “vogliamo scoprire se anche nel passato
vedevano le crociate come noi le vediamo oggi”.Le immagini che ho scelto sono tratte
da miniature quattro/cinquecentesche, relative a Guido di Lusignano e Luigi il Santo.
L’evento è immediatamente riconoscibile: ci sono due signori cristiani che vengono
fatti prigionieri dai musulmani. Ma la sua rappresentazione è incredibilmente diversa
da quella Otto-Novecentesca. Mancano le croci, le spade lunghe, le armature, le
mezzelune e i personaggi sembrano dei signori rinascimentali, vicendevolmente molto
cerimoniosi. Noi ne conosciamo il motivo: nel Cinquecento, il passato se lo
immaginavano come contemporaneo. Basti pensare a come rappresentavano gli
episodi del Vangelo o della storia romana. Possiamo avviare la discussione su questa
base e condurre gli allievi a proporre il dilemma:
-
Chi vedeva le crociate come furono effettivamente: i pittori contemporanei, o
quelli del Rinascimento?
Raccogliamo le risposte che verranno azzardate (più o meno motivate) e proseguiamo
il nostro viaggio a ritroso, con le miniature medievali, che ho ricavato dalle opere di
Guillaume de Tyr e di Matthaeus Parisiensis. La battaglia di Ascalona (metà XII secolo)
potrà essere la prima, sulla quale si lancerà la sfida: chi è il guerriero cristiano e chi è
quello musulmano? In effetti, bisogna proprio avere l’occhio fino, ed essere un po’
esperti, per riconoscere il sovrano occidentale, perché non ci sono croci, vestiti
bianchi, mezzelune né scimitarre. E’ una guerra come si deve. Con morti e
ammazzamenti (altre miniature, con le teste che volano dagli spalti, o infilate nelle
picche ci toglieranno qualsiasi dubbio). Ma non sembra affatto quella guerra
ideologica, che avevamo colto nelle immagini dell’Ottocento, e nell’uso pubblico
odierno. E’ una, fra le tante guerre che si combatterono, non solo fra cristiani e
musulmani, ma tra confratelli di religione, non troppo bendisposti alla convivenza
pacifica.
Fase IV: la ricostruzione storica
Una lettura, o lo studio, di una buona pagina (di Christophe Tijerman o di
Gioia Zaganelli) può essere l’avvio di una discussione, il cui scopo sarà quello di capire
come e perché nel Medioevo si inventò “la crociata”. Come si trasformò un evento
continuo e pervasivo (il pellegrinaggio armato) in una spedizione progettata per la
salvezza del Santo Sepolcro. Si noterà, ancora, che, per quanto siano classificabili
come “medievali”, le fonti che abbiamo osservato sono posteriori ai fatti: nel 1096, in
realtà, nessuno pensò che il papa avesse bandito una crociata, e nemmeno il papa,
dal momento che la parola stessa non esisteva ancora. Quindi, nessuno pensò di
5
immortalare quell’evento in una miniatura, o di redigerne il resoconto. Quelli che
possediamo, con il celebre “Dio lo vuole!”, sono posteriori di qualche decennio. E le
immagini che abbiamo analizzato non sono i documenti di un fatto, ma sono proprio
quegli “aiuta memoria”, spiegati da Cardona e da Sergi, che hanno contribuito a
“inventare” quel fatto. Si farà notare, inoltre, che le guerre, tutte le guerre medievali
(come in genere quelle del mondo antico) erano sacre. Prima di andare ad ammazzare
qualcuno, i guerrieri si facevano la comunione, pregavano, cantavano inni sacri, e
marciavano fieramente dietro i loro simboli religiosi. Con qualche ragione, dal
momento che uccidere è un atto talmente grave, che occorrerebbe munirsi di una
buona autorizzazione per farlo (e il paragone con la modernità non sembra giocare a
nostro favore).
Terminata la lettura e la discussione, riavvolgiamo il “film delle immagini”, questa
volta in senso cronologico, commentandole, cercando di raccontare come si è
trasformato il concetto di pellegrinaggio armato nel corso dei secoli, e magari
discutendo dei problemi creati oggi dalla convinzione, che nel Medioevo qualcuno
bandì le Crociate.Seguiranno le valutazioni, come si conviene per ogni lavoro
seriamente condotto.
3.
Dei materiali per discutere
a.
Chronologie des Croisades
La cronologia seguente elenca un buon numero di fatti di guerra, che possono essere
classificati come “crociate”. Ad essi vanno aggiunti i pellegrinaggi (costanti e
pervasivi) per avere l’idea di quanto fosse endemico e sfuggente il fenomeno [11].
Espagne 1085
Espagne 1094
Palestine 1095-6
Allemagne/Ongrie 1096
Palestine 1096/99
Palestine 1100/01
Espagne 1118
Espagne 1147
Baltique 1147
Palestine 1147/1149
Baltique 1171
Palestine 1189/91
Palestine 1197
Baltique 1198
Bisance 1202/4
Languedoc 1209/13
Reconquista de Toledo
Reconquista de Valencia
Croisade des paure
Croisade des Allemands (Volkmar,
Gottschalk, Emich deLeiningen)
Ie Croisade
(Godefroy, Boemond, Baudoin de
Boulogne, Robert d’Hauteville)
Croisade
des
Lombards
(Raymond
de
Toulouse, Gullaume de Nevers, Guillaume de
Poitiers)
Reconquista de Saragoza
Reconquista de Lisboa
Ie Croisade contre les payens
IIe Croisade : Corrade III, Louis VII
IIe Croisade contre les payens
IIIe Croisade : Fredéric Barberousse, Ricard Cœur
de Lèon,Phillipe Auguste
Croisade « interrompue » : Henri VI
IIIe Croisade contre les payens
IV Croisade : Boniface de Monferrat, Baudoin de
Flandre, Philippe de Suèbe
Croisade contre les Albigéois
6
France/Allemagne/Italie 1212
Espagne 1212
Baltique 1217
Egypte 1217/21
Languedoc 1226/9
Palestine 1228/9
Baltique 1230
Espagne 1236
Espagne 1238
Russie 1240
Languedoc 1243/4
Espagne 1248
Baltique 1249
Egypte 1249/54
France 1251
Baltique 1260/83
Tunisie 1270
Baltique 1283
b.
Croisade des enfants
Bataille de las Navas
IV Croisade contre les payens
V Croisade : Andreas d’Ongrie, Leopold d’Autriche
Croisade contre les albigeois
VI Croisade : Frédéric II
V Croisade contre les payens
Reconquista de Cordoba
deuxième reconquista de Valencia
Croisade contre les Rus de Novgorod
Croisade contre les albigeois (Montségur)
Reconquista de Seville
VI Croisade contre les payens
VII Croisade : Louis IX
Croisade des pasteurs
VII Croisade contre les payens
VIII Croisade : Louis IX
VIII Croisade contre les payens
Il commento dello storico
Gioia Zaganelli, Franco Cardini, Giuseppe Sergi, Christophe Tjierman. Confrontare le
proprie opinioni con le ricostruzioni degli storici.
[1]
E. Hobsbawm, L’invenzione della Tradizione, (1979),
[2]
Su questo film, una sorta di trasposizione nel cinema della metodologia dei regards croisés,
vedi la rassegna stampa curata da Vito Attolini,www.cinemedioevo.net.
[3]
Wikipedia riporta 9 crociate; sono otto per cronologia.leonardo.it e per altri: ma si conta fra
le crociate la sesta (?) di Federico II, che essendo scomunicato, a rigor di logica e di storia
dovrebbe essere estromesso dall’elenco. Ma su questo punto conviene fidarsi di Luigi Russo,
che riporta una bibliografia e una discussione complete in “Retimedievali”,
2006: http://www.rm.unina.it/repertorio/rm_russo_le_crociate.html. Per quanto riguarda la
scarsa fama delle Crociate di Luigi il Santo, si fa eccezione ovviamente per l’area
della francofonia.
[4]
A.Brusa, Afrique , Méditerranée et mondearabe dans l’enseignement del’histoire antique et
médiévale italienne : cartes, images et récit, ……
L’analisi al momento più accurata su questo tema è: P. Falteri (a cura di) Interculturalismo e
immagine del mondo occidentale nei libri di testo della scuola dell’obbligo, in “I Quaderni
di Euridice”, 8, 1993. E’ stata rilevato, ancora, uno stereotipo inverso, di esaltazione acritica,
autentica “xenofilia”, della “splendida civiltà araba”: in A. Portera, L’educazione interculturale
nella teoria e nella pratica. Stereotipi, pregiudizi e pedagogia nei libri di testo della scuola
elementare, Cedam, Padova, 2000. E, dal canto suo, Franco Cardini è stato obbligato a
difendersi dall’accusa di “Islamofilia” : “Il Giornale”, 2 nov. 2001, p. 26. Il lavoro consultabile
7
di Francesco Gabrieli, il primo a far leggere in Italia gli storici arabi delle crociate, è: l’Islam
nella storia. Saggi di storio e storiografia musulmana, Dedalo, Bari 1989.
[5]
Per i problemi connessi con l’insegnamento storico interculturale: E. Guerra, E. Rosso (a
cura di), Quale storia per una società multietnica?. Rappresentazioni, timori e aspettative degli
studenti italiani e non italiani: un percorso di ricerca, Regione Emilia-Romagna, Bologna 2005,
soprattutto il capitolo 5, di Aurora Delmonaco, I mondi di Clio, pp. 141-161.
[6]
Ho elaborato questo termine per individuare quei temi di didattica che, oggi, presentano
particolari difficoltà, e che, proprio per questo si configurano come le sfide, alle quali
l’insegnamento storico dovrebbe saper rispondere: A. Brusa, Le didattiche difficili, in A. Brusa,
A. Ferraresi, P. Lombardi (a cura di), Un’officina della storia, Cleub, Pavia 2008.
[7]
P. Alphandéry, A. Dupront, La cristianità e l’idea di crociata, Il Mulino, Bologna
1974 ; Ch. Tyerman, L’Invenzione della crociata, Einaudi, Torino 1998. Le fonti e le discussioni
recenti sull’argomento in G. Zaganelli, Crociate. Testi storici e poetici. Clueb, Bologna 2004:
soprattutto la prefazione, pp. 8-11.
[8]
Questa felice espressione, inventata da Raimondo Cardona, il geniale paleografoantropologo, prematuramente scomparso, è stata applicata al problema del pellegrinaggio
medievale da Giuseppe Sergi, I pellegrinaggi altomedievali e lo spaesamento della
comunicazione, in Comunicare e significare nell’Alto Medioevo, Settimane di Studio della
fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, 52, 2005, pp. 1166-1188, 1187. Gli
“aiuta memoria” sono scritti, leggende, monumenti, immagini che rielaborano il passato, lo
trasformano e lo modificano continuamente. Un passato rielaborato in questo modo, diventa,
paradossalmente sempre più ricco di particolari, man mano che passa il tempo. Il caso più
conosciuto è proprio quello dell’itinerario gerosolimitano. Se, infatti, si confrontano le fonti del
tardo antico (le prime) con quelle successive, del medioevo inoltrato, si ha la perfetta
immagine del paradosso: nell’antichità i segni della vicenda di Cristo erano molto pochi e
generici; man mano che passava il tempo, aumentavano di numero e di definizione di
particolari.
[9]
Questo laboratorio fu presentato per la prima volta nella Summer School, organizzata dal
Comune di Molfetta e dal Dipartimento per la Pace della mia Università (Bari), per insegnanti
israeliani, palestinesi e italiani nel 1998. Devo a Marco Cecalupo, allora mio allievo e oggi
insegnante, l’aiuto fondamentale per averla immaginata e costruita. In seguito è stata
lungamente sperimentata dal gruppo Historia Ludens, in decine di scuole medie e superiori e
pubblicata, in forma diversa da quella attuale, in A. Brusa, Il racconto delle Grandi
Trasformazioni, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, vol. 1.
[10]
www.brown.edu: vi si trovano le gallerie delle Crociate, di Versailles; Nello stupendo
sito: http://www.histoireimage.org/site/zoom/zoom.php?&d=171&i=632&type_analyse=0&oe_zoom=1085 si analizza
l’uso pubblico che al tempo di Pilippo D’Orleans si faceva delle raffigurazioni delle crociate.
[11]
Questa cronologia è una mia rielaborazione di quella redatta da Paolo Concetti, in
S. Guarracino, A. De Bernardi, L’Operazione Storica, vol. I, Edizioni Scolastiche Bruno
Mondadori, Milano 1987.
8