Risonanza Magnetica aperta ad alto campo, la prima a Milano

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Risonanza Magnetica aperta ad alto campo, la prima a Milano
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i a g n o s t i c o
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ta l i a n o
S
e tt e m b r e
2 0 1 0
Arriva al CDI la prima RM
completamente aperta
L
a continua innovazione
delle tecnologie medicali e
delle apparecchiature di Imaging che il
Centro Diagnostico Italiano mette in atto, insieme alla alta competenza professionale degli Specialisti Radiologi, rappresenta forse il principale carattere distintivo della struttura al fine di garantire ai
Pazienti la più elevata qualità della diagnosi, al pari del comfort e dell’attenzione
ai bisogni individuali. In questa prospettiva si inserisce a pieno titolo la installazione della terza apparecchiatura di Risonanza Magnetica al Centro Diagnostico
Italiano: si tratta di un magnete aperto
superconduttivo di ultima generazione,
ad elevato campo, pari ad 1 Tesla, con
bobine dedicate ai vari distretti corporei,
in grado di effettuare tutte le indagini
diagnostiche di RM, comprese quelle riservate fino ad ora alle macchine più performanti, ma necessariamente chiuse, cioè
caratterizzate dal classico “tubo” all’interno del quale si posiziona il Paziente. È
il primo apparecchio di questo tipo installato a Milano e provincia. In questo nuovo
modo di operare, vengono superati tutti
i disagi connessi al trovarsi in uno spazio
angusto, delimitato su tutti i lati, seppure
aperto verso la testa e i piedi, con sensibili
benefici per quelle categorie di persone che
a vario titolo sono oggi nella impossibilità di essere sottoposte ad indagini di RM,
o che presentano gravi difficoltà nel sopportare esami RM nella modalità convenzionale. Si tratta innanzitutto di persone
giovani o anziane che, pur non mostrando
vera claustrofobia, semplicemente soffrono il fastidio dello spazio ristretto, e che
sovente non consentono acquisizioni perfette, a causa di movimenti involontari
causati da ansia e stanchezza. Si tratta
inoltre di Pazienti obesi, attualmente
circa il 5% delle persone che richiedono
una RM, e che quasi mai riescono a trovare una risposta adeguata alle loro necessità, a causa della impossibilità di entrare
all’interno del magnete cilindrico, e di
mantenere per il tempo necessario la posizione richiesta; si tratta naturalmente
anche dei Pazienti “veri” claustrofobici,
molto più numerosi di quanto si possa
immaginare, che avranno a disposizione
un apparecchio completamente aperto sui
lati, con totale visione sia dell’ambiente in
cui si trovano, sia su quanto avviene loro
intorno, e con la possibilità di farsi accompagnare da una persona all’interno della
sala, con cui dialogare ed essere rassicurati. Un’ulteriore possibilità offerta dalla
nuova RM è quella di eseguire indagini su
bambini anche molto piccoli: in questi
frangenti, ed in assenza di controindicazioni, la mamma potrà entrare all’interno
del magnete insieme al bambino, grazie
anche ad un lettino estremamente ampio
e mobile, e restare accanto al piccolo per
tutta la durata dell’esame. La Risonanza
Magnetica Aperta ad alto campo presenta
anche alcuni vantaggi di tipo più tecnico,
e dovuti alla configurazione fisica del magnete stesso. Infatti l’ampio spazio disponibile, compreso fra il lettino dove si trova
il Paziente e la piastra sovrastante, unitamente al campo magnetico di 1 Tesla
(10.000 gauss) a “vettore verticale”, consente alla persona di assumere posizioni e
posture particolari, impossibili nelle apparecchiature chiuse, per poter effettuare
indagini “speciali”. Fra queste, esami dinamici delle articolazioni durante il movimento, o esami in decubiti laterali. Di
particolare interesse è l’uso della RMN
aperta negli studi dinamici del pavimento
pelvico, utili in tutti quei disordini di tipo
funzionale della muscolatura pelvi-perineale, associati a sintomatologie non specifiche, quali stitichezza, incontinenza,
dolori generici. La defeco-RM (studio
delle strutture pelviche in apposito decubito durante i momenti della evacuazione), attraverso l’acquisizione di immagini
con sequenze veloci sul piano sagittale, in
una fase di riposo, una fase di ponzamento
Dott. Sergio Papa
Direttore Diagnostica per Immagini CDI
Dott.ssa Deborah Fazzini
Medico, specialista radiodiagnostica CDI
Poliambulatorio
Fisioterapia
Day Surgery
Cardiologia
Risonanza
Magnetica aperta
ad alto campo,
la prima a Milano
e Provincia
ed una fase di contrazione, permette di
costruire una sequenza cine-dinamica del
processo evacuativo, estremamente utile
nella diagnosi delle patologie funzionali
pelviche. Tale studio non richiede preliminare opacizzazione di organi con mezzo di
contrasto, come negli studi radiologici
convenzionali della pelvi, ed è di grandissimo ausilio nella diagnosi di prolasso
vescicale o uterino e dell’enterocele, con o
senza anomalie della motilità ano-rettale.
In una parola, la defeco-RM con apparecchiatura aperta ad alto campo, ci permette di eseguire una indagine statica e dinamica della pelvi, studiando così la fisiologia o le anomalie morfo-funzionali degli
organi principali in essa contenuti: rettosigma, utero, vescica, pavimento muscolare.
ESAMI EFFETTUABILI
articolazioni e tessuti molli
neurologici (encefalo-colonna)
body (addome, pelvi, mediastino, collo)
vascolari body, neurologici
e periferici
RIDUZIONE DEL DISAGIO
IN PERSONE
ansiose
claustrofobiche
pazienti obesi
pazienti in età pediatrica
PRINCIPALI VANTAGGI
TECNICO-PROFESSIONALI
studio dinamico delle articolazioni
posizionamento speciale del
paziente per sequenze particolari
studio dinamico della pelvi
e defeco-RM
Odontoiatria
low cost?
No grazie
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o
Periodico quadrimestrale - Pubblicazione registrata c/o Tribunale di Milano n. 41 del 25.01.1992
P
18
Quando il minor costo va
a discapito della qualità
CDI
ambiente
sicurezza e salute
3
Fitness & Prevention Chirurgia
Videolaparoscopica
Tonometria Arteriosa Per le Aziende
Radiale
Nuove prestazioni
Un nuovo mezzo di
rieducative
4
Una metodica
ampiamente validata
5
screening per la prevenzione
del rischio cardiovascolare
6
La promozione della salute
nei luoghi di lavoro
7
2
Laboratorio
Al CDI un nuovo test
diagnostico che potrebbe
rivoluzionare l’approccio
clinico all’esofago di
Barrett, una delle patologie
più difficili da interpretare in
ambito gastroenterologico
I
l test utilizza una FISH
“computazionale” basata
su un pannello di biomarkers Abbott interpretati dal microscopio automatizzato/
robotizzato Ikoniscope che, grazie ad un
potente software basato su algoritmi che
sfruttano i frattali, può analizzare fino a
175 vetrini alla volta e fino a 40000 cellule per paziente con una sensibilità mai raggiunta prima d’ora. Cerchiamo ora di
inquadrare questo nuovo test nello scenario attuale della malattia di Barrett.
L’adenocarcinoma esofageo è il tumore
solido in più rapida crescita nei paesi occidentali. Le ragioni di questo aumento non
sono facilmente interpretabili, ma la consapevolezza che l’Esofago di Barrett sia
comunque una condizione pre-cancerosa
fondamentale nella patogenesi della neoplasia ha attratto sempre più l’attenzione
di clinici, patologi e patologi molecolari.
La presenza di metaplasia intestinale “endoscopicamente visibile” nell’esofago nota con l’eponimo di “Esofago di Barrett”,
dal nome del chirurgo inglese che descrisse questa condizione negli anni 50 dello
scorso secolo, è divenuta da semplice cu-
Immagine endoscopica dell’esofago di
Barrett, la zona rossa che si estende
a partire dal cardias. La biopsia ha
mostrato una metaplasia intestinale
Nuove applicazioni
L’utilizzo della FISH associata a Ikoniscope
nello studio dell’esofago di Barrett
riosità anatomo-patologica, una condizione patologica di estremo interesse,
proprio per il maggior rischio di degenerazione neoplastica ad essa associato. A
tutt’oggi però, malgrado i numerosi studi
e le ingenti risorse investite, ci sono più
domande che risposte: il rischio di degenerazione neoplastica è stimato con una varianza molto elevata tra 30 e 150 volte la
popolazione normale e non siamo ancora
in grado di definire i co-fattori che contribuiscono all’attivazione del processo neoplastico, né sono stati individuati sicuri
markers biomolecolari di neoplasia. Quello che è certo è che l’esofago di Barrett è
caratterizzato da una fortissima instabilità genomica che ne condiziona la possibile
evoluzione maligna. Come gran parte dei
tumori la curabilità dell’adenocarcinoma
dell’esofago è legata alla sua diagnosi precoce: quando il tumore è confinato all’esofago e prima che sia diventato una malattia sistemica, l’intervento chirurgico porta a guarigione quasi la totalità dei pazienti, se invece il tumore ha dato metastasi
linfonodali, la sopravvivenza a 5 anni è
intorno al 25-30%. Una rivoluzione concettuale alla diagnosi precoce dell’evolutività di una lesione precancerosa come
l’esofago di Barrett è venuta da studi condotti negli ultimi dieci anni che hanno
messo in evidenza come l’aneuploidia delle cellule dell’epitelio metaplastico e displasico sia da interpretarsi come la causa
e non come l’effetto del processo carcinogenetico. Questo “caos” cromosomiale,
innescato da fenomeni lesivi a carico del
fuso mitotico che tendono ad amplificarsi
nel tempo, è caratterizzato da una serie di
anomalie che vanno dalla perdita di interi
cromosomi, alla delezione di parti di cromosomi o dalla presenza di copie multiple
di cromosomi. Questo tipo di manifestazioni trova nella FISH la metodologia
elettiva per poter essere messe in evidenza.
L’impiego della Fluorescence In Situ Hy-
L a b o r at o r i o I N u o v i
bridization (FISH) per la marcatura dei
geni e quindi mappatura dei cromosomi
risale agli anni ’90 e ha avuto un notevole
impulso negli ultimi anni. La metodica è
basata sull’ibridizzazione di sequenze target del DNA a filamento singolo con modelli complementari marcati (sonde) e
consente la localizzazione di specifiche sequenze di DNA su uno specifico cromosoma, o regione di cromosoma, o “tipo”
cellulare. La FISH riveste da anni un ruolo decisivo nell’individuare alterazioni
genetiche nelle cellule epiteliali in degenerazione maligna di vari organi prima ancora dell’espressione fenotipica della loro
malignità: l’aneuploidia infatti, in alcuni
tumori epiteliali allo stadio iniziale, è sovente l’unica alterazione rilevabile. Ad
esempio per ciò che riguarda l’epitelio vescicale, il 27% dei pazienti in monitoraggio per rischio di recidiva riceve un risultato positivo per FISH, senza alcuna altra
evidenza laboratoristica o strumentale
della presenza della patologia, ossia quando uroTAC, cistoscopia e citologia risultano ancora negative; nel 65% di questi
casi, il carcinoma giunge alla diagnosi
nell’arco di 29 mesi. Ciò dimostra chiaramente un notevole significato “anticipatorio” dell’indagine genetica. Finora, i
fattori limitanti la diffusione su larga scala del test FISH sono stati diversi: in primo
luogo la necessità di una lettura microscopica manuale costretta a basarsi su un numero limitato di osservazioni (solitamente 20-40 cellule scelte per la loro atipicità),
l’impiego di personale esperto, la soggettività, i tempi di risposta più lunghi rispetto alla citologia tradizionale e l’aumento
dei costi a causa della laboriosa analisi manuale. Recentemente, alla luce di nuove
ricerche, è emersa l’importanza di estendere l’analisi genetica ad un considerevole
numero di cellule non solo per aumentare
la sensibilità del test, ma soprattutto per
importanti valutazioni aggiuntive sull’in-
chip, è possibile valutare non solo
l’intolleranza alimentare verso 221
diversi alimenti, ma anche eseguire
lo screening della celiachia mediante
la ricerca degli anticorpi IgG antigliadina ed anti-transglutaminasi.
Nonostante la miniaturizzazione
del sistema, tutti i test sono
analizzati in “doppio”,
ovvero eseguiti due volte. Sono anche previsti
controlli interni positivi
Dott. Enzo Grossi
Direttore Ricerca e Sviluppo CDI
A
B
C
Esempi di immagini digitali alla
microscopia automatizzata di cellule
epiteliali ottenute da brushing
endoscopico esofageo e marcate con
probes FISH. Cellula A: normale;
Cellula B: delezione omozigote del
cromosoma 9; cellula C: polisomia grave
Bibliografia:
· Brankley, et al. The Development of a
FISH Assay for the Detection of Dysplasia and Adeno- carcinoma in Barrett´s
Esophagus Journal of Molecular Diagnostics, Vol 8, No2, May 2006
· Fritcher EG, Brankley SM, Kipp BR,
Voss JS, Campion MB, Morrison LE,
Legator MS, Lutzke LS, Wang KK,
Sebo TJ, Halling KC. A comparison
of conventional cytology, DNA ploidy
analysis, and fluorescence in situ hybridization for the detection of dysplasia
and adenocarcinoma in patients with
Barrett’s esophagus. Hum Pathol. 2008
Aug;39(8):1128-35.
Aperture
test
Un test per le intolleranze
alimentari e la celiachia
Un nuovo test su microchip per le intolleranze alimentari e la celiachia. Il
test è particolarmente innovativo in
quanto, partendo da pochi microlitri di sangue, su un unico micro-
vasività e l’aggressività del tumore. Per ciò
che riguarda l’epitelio esofageo, grazie a
studi condotti negli ultimi anni da gruppi
internazionali, sono stati identificati quattro probes specifici per l’evoluzione maligna dell’epitelio metaplastico e displasico
esofageo a carico del cromosoma 8, 9, 17,
20 (figura 1). Uno studio rigoroso pubblicato nel 2009 su Human Pathology da
un gruppo guidato da Fritcher, ha permesso di validare l’uso di questi biomarkers nella identificazione della displasia
grave e della degenerazione maligna associate all’esofago di Barrett. In questo studio la FISH ha dimostrato una sensibilità
di gran lunga superiore alla citologia tradizionale nella diagnosi di displasia grave
e di cancro esofageo (82% vs 45% e 100%
vs 45% rispettivamente) avendo la istologia esofagea su biopsia come gold standard. I criteri per stabilire la positività
alla FISH in un campione di brushing esofageo sono basati su concetti statistici precisi: una percentuale critica di cellule campionate (almeno 100) deve mostrare tetrasomia o polisomia ad uno o più dei biomarkers FISH. La polisomia è risultata
predittiva di evoluzione a cancro esofageo
nell’arco di 6 mesi. Ciò implica necessariamente l’utilizzo di sistemi di microscopia
automatizzata in grado di scansionare sul
vetrino un numero sufficientemente alto
di cellule con conservazione dell’immagine
digitale dei targets evidenziati per una
eventuale revisione da parte dell’operatore. Questo nuovo approccio metodologico
e tecnologico potrebbe permettere nel
prossimo futuro una applicazione della
metodica su larga scala per programmi di
monitoraggio più efficaci della malattia di
Barrett e per una vera e propria rinascita
del brushing esofageo.
Laboratorio a
Cernusco
e negativi, per cui
i campioni vengono analizzati per
ben tre volte. In
tal modo il test
risulta efficiente
ed affidabile riducendo al minimo
la possibilità di
ottenere risultati
falsamente positivi o negativi.
A partire da questo autunno, la sede
di CMC Cernusco Medical Center,
società del gruppo CDI situata a
Cernusco in via Torino 8, si ingrandisce: al poliambulatorio si aggiunge
infatti un Laboratorio Bionics con
annesso Punto Prelievi dove, in regime di solvenza e in convenzione con
Fondi assicurativi, è possibile eseguire
oltre 500 analisi di laboratorio.
3
Odontoiatria
I
l mercato odontoiatrico
italiano è attualmente
oggetto di un attacco da parte di operatori sanitari, italiani e stranieri, che
utilizzano strategie di marketing molto
aggressive, proponendo denti bianchi,
belli, nuovi e “vitali” a basso costo, oltre che ovviamente a tariffe agevolate.
Se da un lato la richiesta e l’esigenza di
salute odontoiatrica da parte dei cittadini sono cresciute negli anni, dall’altro
la crisi economica che colpisce le nostre
famiglie impone attenzione a tutte le
spese, comprese quelle delle cure odontoiatriche che appaiono spesso onerose.
Ma, tralasciando i recenti eventi di cronaca che hanno mostrato come alcune
di queste organizzazioni a finalità odontoiatrica abbiano semplicemente finalità
di truffa (“incasso gli anticipi sulle cure
e fuggo”), è realmente possibile una
“odontoiatria low cost” nella nostra
società?
Ammesso che la risposta sia affermativa, a quale “costo” – per usare un
gioco di parole – è possibile praticare
una odontoiatria “low cost” ? Se vogliamo ridurre le tariffe di un servizio
o di un prodotto, dobbiamo rinunciare
a qualcosa oppure migliorare l’efficienza rendendo i costi più ergonomici (per
esempio realizzare una “economia di
scala” effettuando un alto numero di
prestazioni). Certamente quest’ultima
opzione è possibile, soprattutto per organizzazioni e strutture di maggiori dimensioni che possono ottimizzare alcuni oneri fissi come quelli amministrativi
e gestionali oppure ottenere maggiori
agevolazioni dai propri fornitori, mentre di contro rimangono svantaggiati
gli studi odontoiatrici più piccoli.
Tuttavia, la maggior parte dei costi,
che permettono di fornire una prestazione odontoiatrica di qualità, sono
scarsamente o per nulla comprimibili.
In altri termini, analogamente ad altre
attività sanitarie, alla diminuzione del
prezzo si associa la necessità di ridurre
le valenze positive della prestazione
Odontoiatria
low cost? No grazie
stessa. Tra i driver di costo “vivo” che
qualificano una prestazione odontoiatrica, è possibile identificarne almeno
tre: l’operatore sanitario, i materiali
e la tecnologia, l’organizzazione e il
servizio.
È mia opinione che l’operatore determini il principale “valore” di tutte le
prestazioni sanitarie. Evidentemente,
l’impiego di giovani odontoiatri provvisti di scarsa esperienza professionale
o dalla formazione ancora accademica
permette di ridurre i costi, ma aumenta il rischio legato all’elemento umano.
Oltre ad un servizio probabilmente di
maggior durata nel tempo, un professionista qualificato garantisce anche
una sicurezza circa il controllo di tutto
il cavo orale (compresa la prevenzione e
la diagnosi precoce di tumori tutt’altro
che rari in bocca). A fugare il dubbio
che gli oneri del personale possano essere ridotti senza impattare sulla qualità, si consideri che lo stereotipo del
“dentista ricco” è ormai un ricordo del
passato, essendo il compenso dell’odontoiatra allineato a quello di molte altre
attività medico-sanitarie.
I materiali e le tecnologie incidono
molto sui costi, ma l’uso di materiali
moderni provvisti di caratteristiche di
biocompatibilità, durata, precisione
ed estetica – nonché le idonee apparecchiature biomediche che ne permettono
l’applicazione – ha rappresentato uno
dei maggiori avanzamenti dell’odontoiatria moderna. Si pensi per esempio
agli impianti endo-ossei che oggi sono
largamente utilizzati per la cura delle
edentulie, venendo inseriti nelle ossa
mascellari al fine di sostituire i denti
mancanti. Ma chi di noi vorrebbe che
nel proprio osso fosse inserito un impianto “low cost”, scarsamente testato
dal punto di vista clinico, che potrebbe dare problemi nell’arco di qualche
anno?
Infine esistono i costi dell’organizzazione e del servizio fra i quali alcuni rivestono una valenza non soltanto formale
(tempi di attesa, cortesia, efficienza e
trasparenza nelle informazioni e nella
contabilità, disponibilità a gestire le urgenze, etc), ma anche strettamente igienico-sanitaria. Prendiamo come esempio la gestione dei processi di igiene e
sterilizzazione: l’odontoiatria è una at-
Imaging
Quando il minor costo
va a discapito della
qualità
tività ad alto rischio
infettivo (si pensi
ai virus dell’HIV o
dell’epatite) e il rispetto di protocolli
di igiene e sterilizzazione deve essere
stringente, obbligatorio e monitorato.
La presenza costante
di un assistente alla
poltrona, l’uso di
idonei agenti chimici e apparecchiature
per la decontaminazione, disinfezione e
sterilizzazione degli
strumenti e degli
ambienti, la formazione e l’aggiornamento del personale
preposto, la verifica
costante degli aspetti microbiologici costituiscono soltanto alcuni aspetti del
“costoso” processo.
È concepibile in una società moderna
accettare il rischio di trasmettere una
infezione virale ad un paziente per abbracciare la filosofia del “low cost”?
Noi del CDI riteniamo che si debba
fare il possibile per venire incontro al
paziente – anche sotto il profilo economico – ma mai nel caso che questo
dovesse arrecargli un danno.
Prof. Andrea Casasco
Direttore Sanitario CDI
Professore Ordinario dell’Università
di Pavia
Formazione I ECM
C DI R h o I I m a g i n g
I corsi
di ottobre
Nuove prestazioni a Rho
Il Centro Diagnostico Italiano organizza per il mese di ottobre due corsi
di Educazione Continua in Medicina.
Il primo, riservato a medici e fisioterapisti, in programma per sabato 9 otto-
bre, sarà dedicato all“Ottimizzazione
delle strategie funzionali chirurgiche
e riabilitative nelle patologie del ginocchio”. Responsabile del corso è la
dott.ssa Claudia Brignani, medico fisiatra coordinatore del
Centro di Fisioterapia
e Riabilitazione CDI
di via Saint Bon 36. Il
secondo incontro, per
cui sono stati richiesti i crediti ECM
per la categoria medico, si svolgerà martedì 12 ottobre. Il tema è “Il
forame ovale pervio nella pratica
clinica”. Responsabile del corso, il
dott. Riccardo Bigi, coordinatore
Cardiologia CDI. Entrambi i corsi
avranno luogo a Milano, presso la Sala
Congressi di via Saint Bon 20.
Per maggiori informazioni: www.cdi.it
CDI Rho si allarga: la struttura, situata in via Magenta 41 all’interno
del Centro Commerciale La Stazione,
amplia i propri spazi, inserendo nuove apparecchiature di diagnostica per
immagini.
Dall’autunno, infatti, sarà possibile eseguire, in convenzione con il
Servizio Sanitario Nazionale, anche
radiografie del torace di routine; dei
tessuti molli della faccia, del capo
e del collo; della colonna cervicale;
della colonna toracica (dorsale); della colonna lombosacrale; assiale della
rotula; bilaterale di coste, clavicola;
monolaterale di coste, sterno, clavicola; di spalla, braccio, toraco-brachiale; di gomito, avambraccio; di polso,
mano; di bacino, anca; di femore,
ginocchio, gamba; di caviglia, piede.
4
Fisioterapia
Nuovi servizi
Fitness &
Prevention
A un anno dall’apertura, il Centro di fisioterapia si
è arricchito di prestazioni rieducative e attrezzature
tecnologiche sempre più all’avanguardia, tra cui, unico a
Milano, il Crosystem
I
l Centro di fisioterapia e
riabilitazione del CDI ha
realizzato un nuovo servizio denominato FITNESS & PREVENTION.
La costante presenza del terapista della
riabilitazione che opera in rapporto
“one to one” con il paziente ha lo scopo
di ricercare e risolvere problematiche
che vanno dalla semplice sedentarietà al
riequilibrio posturale, al miglioramento
di sindromi metaboliche (diabete, ipertensione, sovrappeso).
Nascendo in un contesto di prevenzione e salute, il servizio intende fornire
le adeguate strategie per prevenire mal
di schiena e vizi posturali con adeguate
metodiche di lavoro muscolare, esercizi
di allungamento e di Core Stability in un
ambito che possiamo definire allenamento funzionale personalizzato.
Attualmente gli interventi terapeutici
porgono attenzione a disturbi funzionali
e alla sintomatologia dolorosa associata. Obbiettivo di questo programma
rieducativo personalizzato è quello di
concentrarsi sulla prevenzione, interve-
nendo quindi sulla malattia ancora prima che si manifesti, non solo attraverso
il monitoraggio diagnostico, ma anche
agendo sugli stili di vita.
L’attività fisica a qualunque livello deve
essere prima preceduta da preparazione
adeguata per poterla affrontare in condizioni fisiche e mentali ottimali. Ecco
quindi come si struttura il servizio di
Fitness & Prevention:
· la prima seduta (1h con il fisioterapista/
personal trainer) comprende: valutazione con anamnesi (abitudini di vita e alimentari, eventuali patologie pregresse
o in atto), valutazione posturale, test di
allenamento, obbiettivi da raggiungere
e impostazione del programma;
· le sedute successive vengono di volta
in volta adattate e adeguate al paziente:
allenamento (cardiofitness, tonificazione), correzioni posturali, riequilibrio
delle catene muscolari ecc. Il training
viene poi completato da suggerimenti
alimentari.
Il programma prevede 2 sedute settimanali per un periodo variabile a seconda
F i s i o t e r ap i a I N u o v e
La Tecarterapia®
Uno strumento fondamentale nel completamento del trattamento riabilitativo
è la Tecarterapia®, una tecnologia brevettata che sfrutta una radiofrequenza a
bassa intensità (0,485Mhz) per agire, non
in maniera invasiva, stimolando energia
direttamente dall’interno dei tessuti e
incrementando
l’attivazione dei
normali processi
cellulari.
I trattamenti di
Tecarterapia®,
opportunamente modulati
dall’operatore,
delle problematiche fisiche di ciascuno,
al fine di una migliore gestione della
propria salute con miglioramento della
mobilità e resistenza muscolare.
Al termine del programma, che si avvale
della costante supervisione medica fisiatrica, segue una valutazione conclusiva
per verificare il raggiungimento degli
obbiettivi.
Tra le novità a Milano il servizio di
fisioterapia ha da poco acquisito il
CROSYSTEM, un apparecchio che, attraverso l’emissione di una stimolazione
meccanica di tipo vibratorio, aumenta
marcatamente e persistentemente il controllo motorio agendo sulle reti nervose
di controllo articolare.
Il trattamento, sia per gli effetti che per
la sua non invasività, appare potenzialmente indicato non solo per i soggetti
sani in cui aumentare il controllo propiocettivo, o in pazienti da riabilitare
per recuperare il giusto assetto articolare, ma anche nei casi in cui la stiffness
è tipicamente alterata come nelle forme
di spasticità.
stenza, potenza, stabilità senza caricare
le articolazioni. Quindi senza causare
dolore.
Questa preparazione (basata soprattutto sui quadricipiti e glutei) predispone il
soggetto ad affrontare esercizi mirati, a
ridurre significativamente la dolorabilità da artrosi e artriti.
Il Crosystem è quindi particolarmente
indicato per:
· preparazione sportiva: il marcato
aumento di resistenza alla fatica e di
potenza offre al soggetto che desidera
ottenere rapidamente ed efficacemente
risultati nel training la possibilità di
cambiare visibilmente i risultati del lavoro in palestra;
· recupero muscolare dopo interventi
chirurgici (recupero del quadricipite
dopo interventi di meniscectomia, ricostruzione legamenti)
Dott.ssa Claudia Brignani
Medico fisiatra, coordinatore Centro di
Fisioterapia e Riabilitazione CDI
C DI C a i r o l i I N o v i t à
tecnologie
possono produrre all’interno dei tessuti
tre tipologie diverse di reazioni: incremento del microcircolo, vasodilatazione
e incremento della temperatura. Tali
reazioni permettono di ottenere risultati
immediati in individui con problematiche
muscolari, articolari e osteoarticolari,
sia di natura acuta che cronica, ma anche
di ripristinare condizioni psicofisiche
adeguate in organismi sottoposti quotidianamente a stress di natura fisica (es:
pesantezza arti inferiori). Nata e sviluppata nell’ambito dello sport professionistico per soddisfare l’esigenza di risultati
veloci e di tempi di recupero sempre più
rapidi, la Tecarterapia® rappresenta
un valido supporto in altri ambiti della medicina, dalla flebo linfologia alla
In particolare appaiono rilevanti la
rapidità d’azione (gli stessi risultati se
ottenibili, si raggiungono con molte
settimane di training tradizionale) e la
totale assenza di carico sulle strutture
scheletriche.
L’applicazione del protocollo consta di
3 applicazioni di 30 minuti ciascuna al
giorno per 3 giorni consecutivi. Ogni
applicazione è separata da 30-60 secondi
di rilassamento muscolare e sospensione
dello stimolo vibratorio.
Questa vibrazione selettiva va del tutto
distinta dalla whole body vibration delle
pedane vibranti. Queste ultime generano
infatti una vibrazione che invade tutto
il corpo e la polemica sui rischi per le
articolazioni è molto accesa.
Quindi il Crosystem in alcune applicazioni non ha competitors:
-riabilitazione neurologica: aiuta a regolare il tono muscolare
-riabilitazione dell’anziano: gli over 65
sono spesso soggetti che “dovrebbero
muoversi, ma se si muovono è peggio”.
Il crosystem consente loro di dare resi-
reumatologia, alla terapia del dolore,
alla medicina estetica, senza trascurare il
campo del benessere. Adottata da atleti e
federazioni sportive di primo livello è uno
strumento fondamentale anche in termini di prevenzione, rendendo l’organismo
meno soggetto a patologie e infortuni.
Gli effetti derivanti, validati da numerosi
studi scientifici, sono riscontrabili già a
partire dalla prima seduta e il trattamento completo, accompagnato dall’utilizzo
di prodotti quali la crema dermoattivante
e le quintessenze, risulta estremamente piacevole per il
paziente, contribuendo a generare
uno stato di benessere complessivo.
La nuova
Fisioterapia
Il CDI Cairoli sta cambiando.
Nell’ottica del rinnovamento e soprattutto della modernizzazione delle
possibilità riabilitative, da settembre
si è dotato il reparto di una palestra,
attrezzata con le attrezzature più moderne, in modo tale da consentire al
paziente di effettuare un percorso terapeutico completo. Da luglio è stata anche inserita la Tecarterapia®, una
metodologia scientifica d’avanguardia,
capace di ridurre
velocemente la
sintomatologia
dolorosa, consentendo tempi di recupero ridotti grazie a un’azione profonda e localizzata. L’integrazione
tra le molteplici possibilità riabilitative già presenti (ultrasuonoterapia,
laserterapia, elettroterapia antalgica
e di rinforzo, radarterapia, magnetoterapia e massoterapia) e le innovative
possibilità di riabilitazione date dai
nuovi ambienti e dalla Tecarterapia®
permetterà di ridurre notevolmente i
tempi di recupero, sempre nell’ottica di
garantire al nostro paziente il massimo
risultato nel più breve tempo possibile.
Dott.ssa Roberta Daccò
Responsabile operativo Cdi Cairoli,
Cdi Largo Augusto
5
Chirurgia Laparoscopica
La chirurgia
videolaparoscopica nel
trattamento chirurgico
del cancro del colon-retto
Una metodica ampiamente validata della letteratura internazionale
L
a Chirurgia resettiva colorettale costituisce uno
degli interventi maggiormente eseguiti
nell’ambito della Chirurgia Generale.
L’introduzione e la validazione della
metodica laparoscopica in questo settore chirurgico sono avvenute solo dopo
l’analisi dei dati ottenuti in seguito ad
importanti studi randomizzati multicentrici, pubblicati sulle riviste scientifiche
più prestigiose.
I dati in letteratura
I primi interventi di resezione colica
laparoscopica risalgono ai primi anni
novanta, ma la valutazione formale della procedura è iniziata solo nel decennio
successivo.
Agli inizi dell’esperienza con la chirurgia laparoscopica del colon si è assistito
ad atipiche recidive tumorali nei siti di
introduzione dei trocars, complicanza
peculiare della tecnica laparoscopica
(Berends FJ, Lancet 1994 e Vakusin P,
Dis Colon Rectum 1996).
Pertanto, alla fine degli anni novanta ci
si è trovati di fronte a dati contrastanti
in letteratura, che suggerivano da un
lato dei vantaggi legati all’applicazione della Laparoscopia nella chirurgia
del colon-retto (in termini di minor
trauma chirurgico, diminuzione delle
complicanze peri-operatorie, e più veloci
tempi di convalescenza postoperatori), e
dall’altro ponevano il sospetto sia di una
non completa radicalità oncologica, sia
di una predisposizione all’insorgenza di
metastasi a livello degli accessi dei trocars sulla parete addominale.
Per fare chiarezza su queste dibattute
tesi, sono stati progettati dei trials randomizzati e multicentrici, pubblicati
sulle riviste scientifiche più prestigiose.
Il primo lavoro da segnalare è uno studio
spagnolo, pubblicato da Lacy AM et al,
apparso su Lancet 2002;359:2224-29 e
pianificato in funzione della mancanza
in letteratura di studi comparativi tra
Laparoscopia e tecnica Open, in termini
di analisi dei dati di sopravvivenza e di
recidiva del tumore. Questo studio, monocentrico e randomizzato, presenta come end-point primario la sopravvivenza
correlata al tumore, ed è stato costruito
con un’analisi “Intention-to-treat”. Dei
219 pazienti arruolati, 111 sono stati
sottoposti a resezione laparoscopica,
108 a resezione laparotomia classica. I
dati hanno dimostrato numerosi vantaggi per i pazienti sottoposti a resezione
colica laparoscopica. In particolare, una
più veloce: convalescenza (p=0.001),
ripresa della peristalsi (p=0.001) e
dell’alimentazione per os (p=0.001) e
un minor periodo di degenza ospedaliera (p=0.005). Anche i dati di morbilità hanno registrato un vantaggio per
il gruppo laparoscopico (p=0.001),
mentre non si sono registrate differenze significative per quanto attiene la
mortalità perioperatoria. La sopravvivenza in relazione al tumore è risultata
maggiore per il gruppo laparoscopico
(p=0.02). Le conclusioni dello studio
hanno portato gli autori ad affermare
che la tecnica laparoscopica applicata
al trattamento chirurgico resettivo del
cancro del colon è risultata più efficace
nei confronti della tecnica laparotomica
in termini di morbilità, degenza ospedaliera, recidiva tumorale, e sopravvivenza
correlata al tumore.
Successivamente allo studio di Lacy è
apparso in letteratura un altro importante lavoro, The Clinical Outcomes of
Surgical Therapy Study Group (Nelson
H et al, N Engl J Med 2004;350:20509), costituito da un trial multicentrico
randomizzato e controllato, coinvolgente 48 Istituti Clinici e 872 pazienti, di cui
432 sottoposti a resezione laparotomia e
433 a trattamento laparoscopico.
Il tasso di recidiva tumorale e i dati sopravvivenza, sempre a 3 anni dall’intervento (end-point primario) non hanno
documentato differenze significative nei
2 gruppi. Di contro, si è confermata una
più veloce ripresa post-operatoria
per i pazienti sottoposti a
laparoscopia.
Il terzo autorevole studio è
quello in-
glese definito “MRT CLASICC trial”,
pubblicato su Lancet 2005;365:171826. Questo studio è stato disegnato,
come i due precedenti, con un’analisi
“Intention-to-treat” e si è proposto come end-points primari a breve termine
i margini di resezione circonferenziali e
longitudinali, la proporzione di stadio
Dukes C2 nei 2 gruppi e la mortalità
ospedaliera, mentre gli end-points
secondari sono stati il tasso di complicanze, la qualità della vita e il numero
di trasfusioni di emoderivati.
La caratteristica peculiare di questo studio è stata l’estensione dell’analisi anche
ai pazienti affetti da cancro del retto.
Il gruppo laparotomico era costituito da
253 pazienti, mentre quello laparoscopico da 484. Le conversioni da laparoscopia a laparotomia
sono state 143
(29%).
L’analisi
degli end-points ha
documentato che non sono state riscontrate differenze significative nei 2 gruppi
per quanto attiene la radicalità oncologica sui margini di resezioni, ad eccezione dei pazienti sottoposti a resezione
anteriore del retto per via laparoscopica (che hanno presentato una superiore
percentuale di non completa radicalità
oncologica, sebbene il dato non abbia
raggiunto la significatività statistica).
La proporzione dei pazienti allo stadio
Dukes C2 non è risultata statisticamente
differente nei 2 gruppi. La linfoadenectomia è risultata adeguata in entrambi i
gruppi di pazienti.
Il tasso di mortalità ospedaliera è risul-
Day Surgery
tato non statisticamente significativo nei
2 gruppi (4% nel gruppo laparoscopico,
5% in quello laparotomico).
La lunghezza dell’incisione chirurgica
è risultata inferiore nel gruppo laparoscopico, la durata dell’intervento chirurgico minore in quello laparotomico.
I tempi di ripresa della canalizzazione e
dell’alimentazione per os sono risultati
paragonabili nei pazienti dei tre gruppi.
Il tempo di degenza mediano è risultato
maggiore di 2 giorni nei pazienti sottoposti a laparotomia, mentre nei pazienti
sottoposti a conversione la degenza si è
estesa fino a 2 settimane.
Un dato interessante da sottolineare
è stato il riscontro che il gruppo laparoscopico ha presentato circa il 10% in
più di asportazione totale del mesoretto
(TME).
Le cause di conversione più frequenti sono risultate: fissità del tumore, difficoltà
di asportazione del tumore, non sicurezza nella radicalità chiurgica, obesità.
Il tasso di conversione è diminuito negli
anni, essendo del 38% al primo anno,
con calo al 16% dopo 6 anni. Non sono state osservate differenze in termini
di tasso di complicanze intraoperatorie
tra i 2 gruppi. Le complicanze più comunemente osservate sono state il sanguinamento intraoperatorio, lo scompenso cardiaco e le aritmie. Le infezioni
respiratorie sono risultate più frequenti
nel gruppo laparoscopico. Non si sono
osservate differenze significative nel tasso di trasfusioni di emoderivati tra i 2
gruppi nei primi 7 giorni di degenza.
La conclusione di questa dettagliata
analisi dei dati di letteratura ci porta
ad affermare che allo stato attuale non
sono state osservate differenze nei pazienti sottoposti a resezione colorettale
laparoscopica nei confronti di quelli
sottoposti a resezione laparotomica in
termini di radicalità dell’intervento,
asportazione linfonodale, end-points a
breve termine e fino a 3 anni, e per quanto attiene alla qualità della vita.
Sembra, invece, tecnicamente meglio
eseguibile la TME in Laparoscopia.
Le conversioni da laparoscopia a laparotomia sono più frequenti nei pazienti
affetti da cancro del retto, ed in questo
sottogruppo di pazienti il tasso di complicanze si presenta superiore agli altri
gruppi. In particolare sembrerebbe
evidente la presenza di controindicazioni della tecnica laparoscopica nel
trattamento del cancro del colon-retto
in caso di obesità, invasione degli organi
adiacenti agli esami strumentali preoperatori, occlusione intestinale, metastasi
a distanza, localizzazione a livello del
colon traverso.
Dott. Federico Callioni
Medico chirurgo,
Chirurgia generale CDI
6
Poliambulatorio
Cardiologia
Tonometria
Arteriosa Radiale
Un nuovo mezzo di screening
per la stima del rischio
cardiovascolare
L’EIEZIONE DEL VENTRICOLO SINISTRO GENERA UN’ONDA DI POLSO
CHE VIENE PROPAGATA LUNGO L’ALBERO ARTERIOSO
L
a pulsatilità delle arterie do la funzione della pompa cardiaca
un ulteriore aumento della pressione
L’eiezione del ventricolo sinistro genera un’onda di polso che
risulta influenzata da e permettendo un adeguato flusso di
di picco, chiamato Augmentation inviene
propagata
lungo
l
’
albero
arterioso
numerosi fattori funzionali (funzione sangue agli organi periferici. È questo
dex (Aix). L’effetto dell’onda riflessa
di pompa del cuore, distensibilità delle il meccanismo per cui l’attività pulsatisull’onda incidente a livello dell’aorta
Sangue
=
fluido
incomprimibile
Propagazione
dell’onda
grandi arterie, frequenza cardiaca, at- le di pompa del cuore si traduce in un
ascendente viene espressa quindi come
lungo la parete arteriosa
Arterie = condotto elastico
tività del sistema nervoso autonomo, flusso continuo nell’albero circolatoAix ed è una misura del carico addiziomediatori ormonali) e strutturali della rio. Quando la distensibilità dei vasi di
nale a cui il ventricolo sinistro è sottoparete arteriosa. Relativamente a questi conduttanza viene compromessa, si veposto a causa dell’onda di riflessione.
ultimi, esiste dall’aorta ai vasi periferici rificano due situazioni negative: da un
L’Aix può essere calcolato in valori
una progressiva inversione del rapporto lato, la ridotta capacità dell’arteria di
percentuali come la differenza (DP) fra
tra fibre elastiche e collagene, essendo ammortizzare il flusso di sangue emesso
il picco di pressione tardivo o massima
le prime predominanti a livello dei va- ad ogni sistole dal cuore si traduce in un
pressione sistolica (P2) e quello precoSISTOLE
si centrali di conduttanza e le seconde aumento della velocità di trasmissione
ce (P1) rapportato alla pressione diffea livello dei vasi periferici. Numerosi dell’onda di pressione in periferia, con
renziale (PP) (Figura 3). Nel contempo
studi clinici hanno dimostrato che con conseguente aumento di carico di lal’aumento della rigidità aortica deterLV
l’aumentare dell’età e con l’esposizione voro per il cuore ed incremento della
mina una riduzione dell’onda riflessa
ai fattori di rischio cardiovascolari si pressione arteriosa sistolica; dall’aldurante la diastole, causando una più
Figura 1
verifica una progressiva compromis- tro, lo scarso ritorno elastico dell’aorripida inclinazione del profilo diastolivalidato, la pressione arteriosa centrale co (Figura 4).
sione delle caratteristiche elastiche dei ta e delle grandi arterie riduce i valori sfavorevole prognosi cardiovascolare.
SINISTRO
GENERA UN’ONDA DI POLSO
e la pressione media aortica centrale sia In considerazione della non invasività,
Nella
pratica
clinica,
la
rigidità
aortivasi
arteriosi
e
un
aumento
della
rigididella
pressione
arteriosa
diastolica,
con
O L’ALBERO ARTERIOSO
tà vascolare che può favorire lo sviluppo conseguente riduzione della pressione di ca e la riduzione della sua distensibilità sistolica che diastolica.
della semplicità d’uso e della possibiliLa
morfologia
dell’onda
sfigmica
essere
stimate
non
invasivae l’evoluzione delle malattie cardiova- perfusione delle arterie coronarie che, a possono
tà di monitorare nel
tempo i parametriDELL’ON
IMPATTO DELL’ONDA PRECOCE DI RIFLESSIONE
MORFOLOGIA
L’EIEZIONE DEL VENTRICOLO SINISTRO GENERA UN’ONDA DI POLS
gazione dell’onda
scolari. L’aorta, la più importante ar- causa della compressione subita durante mente, in maniera indiretta, mediante aortica, ottenuta mediante tonome- esaminati, la tonometria si propone
la parete arteriosa
CHE VIENE PROPAGATA LUNGO L’ALBERO ARTERIOSO
(mmHg) dell’onda di polso (Pulse
AORTICAtro (Figura 3), deriva dalla risultante
teria di conduttanza, ha la funzione di la contrazione cardiaca in sistole, trova- la valutazione
non solo come strumento diagnostico
150
accogliere la gittata sistolica del cuore no proprio nella fase diastolica la loro Pressure) e l’Augmentation index (Aix) dell’onda anterograda proveniente dal ma anche come valido ausilio per guiSangue = fluido incomprimibile
Propagazione dell’onda
cuore Arterie
(incident
wave elastico
o P1 height) e lungodare
in maniera diretta, mediante la va- Incremento
e di propagarla come onda sfigmica in unica fase di riempimento (perfusione). ed, 140
mirate
strategie di intervento tela parete
arteriosa
= condotto
della pressione
SP in molteplici
differenziale
centrale
periferia durante la diastole (Figura 1). Un aumento di rigidità della parete lutazione della velocità di propagazione dall’onda retrograda riflessa (reflected rapeutico e di prevenzione
130
P1
Infatti, grazie alle caratteristiche di di- aortica produce un sovraccarico pres- dell’onda di polso (PWV= Pulse Wave wave o DP). Quest’ultima è costituita situazioni cliniche fra cui
l’ipertensione
Aumento del carico sul Vsx
dal sommarsi dell’onda di restituzione arteriosa, il diabete mellito, la sindrostensibilità di tale vaso, solo il 35-40% sorio sul ventricolo sinistro che ne ge- Velocity).
120 Entrambi questi indici sono
della gittata sistolica (ossia del sangue nera di conseguenza ipertrofia (ossia facilmente rilevabili mediante la tecnica elastica dell’energia assorbita dall’aorta me metabolica, le dislipidemie e tutte le
SISTOLE
110
durante
la sistole
e dall’onda
retrogra- condizioni di aumentato rischio cardioespulso dal cuore durante la sua contra- aumento di spessore parietale) e, nel della Tonometria Arteriosa Radiale. Riduzione
della
pressione
di
in diastole
da riflessa di flusso
proveniente dai vasi vascolare. PRESSIONE
è un apparecchio sem- perfusionecoronarica
zione, la sistole appunto) raggiunge la tempo, ridotta efficienza contrattile ll tonometro
100
(mmHg)
SISTOLE
periferia, mentre la rimanente frazione (insufficienza cardiaca). Dal canto suo, plice, maneggevole e non invasivo, periferici di resistenza. In presenza di
90
viene per così dire “incamerata” dalla la riduzione della pressione diastolica che permette di rilevare la pressione rigidità aortica si assiste da una parte
80 comprimendo un’arteria suad un aumento della velocità con la Dott. Riccardo Bigi
sua capacità elastica. Al richiudersi del- facilita la comparsa di ischemia mio- di polso
la valvola aortica alla fine della sistole, cardica per la ridotta perfusione dei vasi perficiale, quale quella radiale, sulle quale viene raggiunto il picco pressorioLV Dipartimento di Scienze
70
DP
il sangue continua ad essere sospinto coronarici. Risulta chiaro, quindi, co- strutture ossee sottostanti (Figura 2). sistolico, dall’altra, il ritorno anticipa- Cardiovascolari
T0
T1
T2
Insic
DI RIFLESSIONE
MORFOLOGIA
DELL’ONDA
DI viene
POLSO
to
dell’onda
riflessa
verso
il
ventricolo
essa
poi
derivata,
mediante
un
verso la periferia grazie al ritorno ela- me le conseguenze
di un’aumentata
rigi- Da (msec)
Università
di
Milano,
ED
0
100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000
sinistro, ancora
in sistole, determina Coordinatore Cardiologia CDI
stico della parete aortica completan- dità arteriosa possano associarsi ad una algoritmo incorporato
TEMPO (m
SISTOLE in un software
DIASTOLE
IMPATTO
DELL’ONDA PRECOCE DI RIFLESSIONE
Morfologia dell’onda di polso
Impatto dell’onda precoce di riflessione
(mmHg)
150
mento della pressione
enziale centrale
SP
AORTICA
140
P1
Incremento della pressione
differenziale centrale
130
nto del carico sul Vsx
Aumento del carico sul Vsx
120
one della pressione di
sionecoronarica in diastole
110
Riduzione della pressione di
perfusionecoronarica in diastole
Alx=( P/PP)x100
PRESSIONE
(mmHg)
100
90
80
70
DP
T0
T2
Insicura
(msec) 0
ED
0 600 700 800 900 1000
Figura 3
100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000
SISTOLE
TEMPO (msec)
DIASTOLE
Figura 2
T1
Figura 4
DIASTOLE
7
Ambiente Sicurezza e Salute
L
a promozione della salute
nei luoghi di lavoro è una
strategia imprenditoriale
moderna che mira ad evitare le malattie
sul posto di lavoro (compresi gli infortuni e lo stress), nonché a rafforzare la
salute e a migliorare il benessere. Sulla
base della prevenzione sanitaria obbligatoria e della protezione della salute,
la promozione posa le sue fondamenta
su tre direttrici:
Rafforzare le competenze dei lavoratori mediante la formazione continua.
Favorire la partecipazione continua
dei lavoratori in merito alla tematica.
Migliorare costantemente l’organizzazione e le condizioni di lavoro.
Lavoratori sani in
un’impresa sana
Il successo di un’impresa dipende
dalle qualifiche,dalla motivazione e
dalla salute dei suoi collaboratori. La
promozione della salute nei luoghi di
lavoro, ha un ruolo decisivo nel preparare l’impresa a questa sfida: infatti una
società attiva in tale settore consente di
rafforzare la capacità produttiva dei
lavoratori, dimostrando, questi ultimi, anche una maggior lealtà nei confronti dell’azienda stessa. Il Network
Europeo per la promozione della salute nei luoghi di lavoro, si prefigge di
contribuire, grazie agli sforzi congiunti
dei suoi membri e dei suoi partner, al
miglioramento della salute e del benessere, nonché alla riduzione dell’impatto sulla forza lavoro europea delle
malattie lavoro-correlate. Lo sviluppo
e la realizzazione di nuove idee per prodotti, servizi e processi, combinate con
l’adozione di nuove pratiche di lavoro,
sono elementi essenziali di una crescita sostenuta delle aziende e di un loro
maggior vantaggio competitivo.
È necessario, tuttavia, sviluppare un
modello per le imprese che si basi su dati affidabili e validi. L’O.M.S. definisce
La promozione
della salute nei
luoghi di lavoro
Un ambiente di lavoro sano, un valore sia per i dipendenti
che per i datori di lavoro
la salute mentale come “una condizione
di benessere in cui l’individuo realizza il
proprio potenziale, è in grado di gestire
lo stress quotidiano, riesce a condurre
un lavoro produttivo e appagante, e a
fornire un proprio contributo alla comunità di appartenenza”. Un ambiente
di lavoro sano è un valore sia per i lavoratori che per i datori di lavoro. La
salute mentale della persona è infatti un
fattore determinante per la sua salute
fisica e per lo sviluppo delle sue competenze professionali e le sue capacità
personali. I problemi di salute mentale
possono colpire chiunque, di qualunque età ed estrazione sociale ma gran
parte delle persone afflitte da questo
problema possono guarire, se ricevono
il necessario sostegno.
La campagna informativa, peraltro
resa obbligatoria dal D.L. 81/08, che
ha individuato un nuovo rischio cioè lo
stress lavoro correlato, si prefigge di:
Promuovere la salute mentale nei
luoghi di lavoro.
Comprendere e prevenire fattori
che generano stress e problemi di salute
aziendale.
Offrire un supporto ai dipendenti
che hanno problemi legati alla loro
salute mentale.
Sviluppare politiche efficaci volte
al reinserimento e/o all’impiego di chi
è affetto da problemi psichici.
In questa direzione il CDI con la sua
divisione di Medicina del Lavoro, of-
fre supporti operativi per le Aziende che
vanno dalla produzione del Documento
di valutazione dello stress lavoro correlato, che viene sviluppato dai Medici
Competenti in collaborazione con il
settore Risorse Umane dell’Azienda interessata, e da Professionisti Psicologi
che intervengono quando i risultati del
Documento ne richiedano l’intervento.
Migliorando il benessere e la salute dei
lavoratori, si producono numerose
conseguenze positive, quali un avvicendamento di personale e meno assenteismo, motivazione e produttività
maggiori, miglioramento dell’immagine del Datore di Lavoro riconosciuto
c o m e propositivo al benessere
del personale.
La Promozione
della salute
Aziende
nei luoghi di lavoro in genere interessa
varie tematiche e spesso nella pratica è
strettamente connessa alla valutazione
del rischio. Tra alcuni aspetti della promozione si annoverano i seguenti:
Partecipazione dei lavoratori al
processo di miglioramento dell’organizzazione del lavoro.
Partecipazione attiva e consultazione dei lavoratori dipendenti nel
miglioramento del proprio ambiente
di lavoro.
Adozione di ogni misura volta a
migliorare il benessere dei lavoratori,
consentendo ad esempio orari di lavoro
flessibili o il lavoro a domicilio.
Sollevare il problema di un’alimentazione sana sul lavoro, offrire
informazioni su alimentazione idonea
nelle mense aziendali.
Sensibilizzare il problema del fumo,
proibendolo come prevede la legge nei
luoghi di lavoro e offrendo la possibilità di partecipare gratuitamente ai
programmi di abbandono del fumo.
Promozione della salute mentale
offrendo corsi per dirigenti su come
gestire stress e tensione all’interno
del proprio gruppo, offrendo a tutti
i lavoratori l’opportunità
di usufruire di una consulenza psicologica
anonima.
Esercizi ed attività fisica, favorendo
corsi di sport ed incoraggiando iniziative personali.
Da ultimo, possibilità di sottoporsi gratuitamente a controlli del sistema
cardiocircolatorio che prevedano la misurazione della pressione arteriosa e di
esami ematochimici per la valutazione
del colesterolo e della glicemia. E per le
donne anche prevenzione ginecologica
tramite pap test e visita senologica biennale.
In tal senso da anni il CDI è stato ed
è precursore nell’offrire alle Aziende
le prevenzioni sopracitate, trovando
purtroppo ostacoli a tale attuazione,
in quanto ancora poco diffusa in Italia
la sensibilizzazione alla promozione
della salute, che porterebbe invece come
ripetutamente affermato, ad un minor
numero di giornate lavorative perse per
malattia.
dell’articolazione o a correggere atteggiamenti posturali scorretti; una lesione
tendinea o capsulare potrà richiedere,
invece, un intervento chirurgico riparativo. Proprio in questo ambito, nel corso
degli ultimi anni, le tecniche chirurgiche
artroscopiche hanno avuto ampio sviluppo. La possibilità di raggiungere l’articolazione grazie a piccoli fori percutanei,
non danneggiando i tessuti circostanti,
consente una visione precisa della lesione
e un idoneo trattamento, con un ridotto
impatto traumatico ed estetico. In alcune
patologie, quali l’artrosi gleno-omerale,
le fratture scomposte o il trattamento delle lussazioni più complesse, resta ancora
necessario ricorrere all’approccio cosiddetto “a cielo aperto”. Il buon esito di un
trattamento chirurgico richiede quindi
un’idonea riabilitazione post-operatoria:
il terapista dovrà operare per ripristinare
il corretto movimento dell’arto operato,
conducendo il paziente al ritorno delle
normali attività ed al reinserimento
all’attività lavorativa e/o sportiva. La riabilitazione in acqua è da favorire: l’assenza di gravità, la confortevole temperatura
in cui si è immersi, il massaggio vascolare
ed il movimento assimilabile all’esercizio
isocinetico (resistenza proporzionale alla
forza applicata) consentono un trattamento completo e di successo.
Dott. Gianluca Rossi
Medico del Lavoro, Coordinatore
Medici Competenti CDI Ambiente
Sicurezza e Salute
P o l i a m b u l at o r i o I O r t o p e d i a
L’Ambulatorio
della spalla
L’Unità di Ortopedia del CDI ha istituito
l’ambulatorio superspecialistico delle
patologie della spalla. Utilizzando le più
moderne tecniche diagnostiche e chirurgiche abbinate ai trattamenti fisioterapici
e rieducativi post intervento il CDI assicura il massimo “Functional Outcome”
nel minore tempo. La valutazione del
paziente prevede sempre l’attenta raccolta dell’anamnesi; gli sport praticati,
le attività lavorative, gli atteggiamenti
posturali durante la giornata, i traumi o
microtraumi subiti, le patologie concomitanti, sono le informazioni necessarie
allo specialista ortopedico per ottenere
una corretta diagnosi. La visita prosegue, quindi, con l’esecuzione di test specifici per ottenere ulteriori informazioni
ed esprimere una diagnosi clinica precisa
eliminando per sempre la diagnosi generica, imprecisa e ormai ampiamente superata di “periartrite”. A questo punto
vengono prescritti gli esami strumentali
più opportuni eseguibili al CDI in breve
tempo. Nel caso si sospetti una patologia
tendinea saranno ecografia e risonanza
magnetica a dirimere i dubbi; nel caso
di una patologia degenerativa artrosica,
potrà invece rendersi utile l’esecuzione di
una radiografia o di una TAC. Per le patologie traumatiche, quali una lussazione, la risonanza magnetica con il mezzo di
contrasto offrirà il quadro iconografico
migliore. Concluso uno studio attento,
si passa al trattamento. Una patologia
infiammatoria risponde alla semplice
terapia farmacologica; una patologia
degenerativa trae beneficio, spesso, se
trattata con esercizi fisioterapici, atti
a ripristinare la corretta funzionalità
Intervento chirurgico artroscopico
Dott. Massimo Casati
Coordinatore Servizio di Ortopedia CDI
Dott. Luca Andrini
Responsabile Ambulatorio
della Spalla CDI
18
I
nostri
Servizi
nostre
Sedi
Sede Centrale
Settembre 2010
Direttore responsabile
Elena Gavardi
Comitato di redazione
Andrea Casasco, Giuseppe Fraizzoli,
Elena Gavardi, Vittorio Grazioli, Enzo Grossi,
Sergio Papa, Bruno Restelli
Hanno collaborato inoltre
Luca Andrini, Riccardo Bigi, Claudia Brignani,
Federico Callioni, Andrea Casasco,
Massimo Casati, Roberta Daccò,
Deborah Fazzini, Elena Gavardi,
Enzo Grossi, Sergio Papa, Gianluca Rossi
Redazione
Via Saint Bon, 20 - Milano
Editore
CDI - Centro Diagnostico Italiano,
Via Saint Bon 20, Milano
Progetto grafico
e impaginazione
OLTRE srl - Milano
Stampa
Ciemme S.p.A.
Cinisello Balsamo (MI)
Direttore Sanitario CDI
Prof. Andrea Casasco
Le
Visite ed esami specialistici
Analisi Cliniche di laboratorio
Diagnostica per immagini
(TAC 64 strati Dual Source, MOC, PET,
Ecotomografia, Medicina Nucleare,
Risonanza magnetica)
Medicina preventiva e CDI-Check
(check-up personalizzato)
Chirurgia Ambulatoriale
Diagnostica domiciliare
Ambulatori Multidisciplinari
Odontoiatria
Medicina del lavoro
PET, Medicina Nucleare
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