IL RUOLO DELLA DONNA COPPEM NEWS 32

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IL RUOLO DELLA DONNA COPPEM NEWS 32
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COPPEM NEWS 32
PERIODICO EDITO DAL COPPEM
IL RUOLO DELLA DONNA
nella salvaguardia delle tradizioni culturali e nella
conservazione delle differenze culturali
(IL CAIRO 13.10.2008)
COPPEMNEWS
PERIODICO EDITO DAL COPPEM
REGISTRAZIONE TRIB. DI PALERMO
N.22 DEL 23.12.1986
IL RUOLO DELLA DONNA
NELLA SALVAGUARDIA
DELLE TRADIZIONI CULTURALI
E NELLA CONSERVAZIONE
DELLE DIFFERENZE CULTURALI
direttore
FABIO PELLEGRINI
vice direttore
LINO MOTTA
direttore responsabile
PIERO FAGONE
redazione
ROBERTA PUGLISI
GIOVANNA CIRINO
NINO RANDISI
[email protected]
traduzioni
PAOLO CARRARA, GIULIA GIORDANO,
ALESSANDRA PRUDENTE (INGLESE)
FLAVIA MARZIALETTI,
ALESSANDRA PRUDENTE (FRANCESE)
grafica
LUIGI MENNELLA
stampa
ARTI GRAFICHE RIUNITE - PALERMO
stampato a Palermo nel dicembre 2008
seconda ristampa febbraio 2009
IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008
L’APICE DELLA PIRAMIDE
Determinate e
preparate.
Viaggiano, si
confrontano,
parlano diverse
lingue, curano
la famiglia e
l'aspetto. Sono
le donne del
nuovo millennio. Madri,
figlie sorelle,
compagne,
lavoratrici. Nella recente clasGiovanna Cirino, giornalista, museologa, referente
V commissione Coppem Pari Opportunità
sifica stilata
dalla rivista
americana
Vanity Fair sui “grandi del mondo”, solo quattro donne sono
presenti, e di queste una è la regina Elisabetta che vanta sì
autorità e poteri, ma di natura dinastica.
Anche se sui media si impone il modello contemporaneo di
donna impegnata nella professione, in politica, e sempre più
vicina a raggiungere posizioni di prestigio sociale, il cosiddetto “tetto di cristallo” non si rompe. Arrivare al vertice è
ancora un sogno, se si eccettuano pochissimi fortunati casi, e
nei 27 Paesi dell'Unione europea resta sempre l'inammissibile
pay-gap , pari circa al 15%, che distingue lo stipendio tra
uomini e donne. “Mal comune mezzo gaudio” si dice, ma in
questo caso c'è poco da rallegrarsi: anche se il fenomeno non
è solo europeo ma di portata mondiale, resta comunque irrisolto il problema della rappresentanza, dei diritti, della
democrazia. Le decisioni sono concentrate in mano a pochi e quei
pochi non sono donne. Senza parlare
poi dei dati sconcertanti resi dall'Onu, secondo cui ogni ora, una
donna su quattro subisce violenza, e
del complesso e sempre più incontrollato fenomeno internazionale
della tratta di esseri umani, che
riguarda soprattutto donne e bambini. Uno degli obiettivi primari del
partenariato euromediterraneo è la
lotta ad ogni forma di discriminazione sociale e di genere. La problematica femminile occupa quindi una
posizione centrale e si è sempre più
consapevoli che i percorsi di modernizzazione - pur nel mantenimento
delle specificità storico-culturali non possono prescindere dal riconoscimento delle “pari opportunità” in
tutti i settori della vita sociale.
La V commissione del Coppem si è riunita nel mese di Ottobre
al Cairo, nella raffinata terra di Cleopatra regina d'Egitto,
paese in cui le donne potevano anche governare e impugnare
lo scettro reale come gli uomini. In questo contesto di grande
auspicio abbiamo discusso su un tema che lega passato, presente e futuro: <Il ruolo della donna nella salvaguardia delle
tradizioni culturali e nella conservazione delle differenze culturali>. Nel primo numero del Coppenews dedicato alla V
Commissione “Pari Opportunità”, pubblichiamo alcuni degli
interventi dei lavori del Cairo insieme ad altri contributi interessanti.
Nel 2009 intendiamo dedicarci con particolare attenzione alla
redazione di una Carta sul “Ruolo delle donne del Mediterraneo nella vita locale”, un progetto triennale, e cercheremo di
rispondere alle richieste che ci sono giunte numerose, di attivare negli uffici del Coppem all'estero (Rabat, Cairo, Istanbul,
Ramallah, Eilat, Poznan) seminari di formazione politica femminile, per favorire la partecipazione “dell'altra metà del cielo” nella vita politico-istituzionale.
In tempi brevi è prevista la firma di un protocollo d'intesa con
la Fondazione Marisa Bellisario per creare a Palermo un Osservatorio delle donne del Mediterraneo. A queste attività si
aggiunge un workshop sulla partecipazione delle donne provenienti dalle aree rurali allo sviluppo locale e un progetto di
imprenditoria femminile e micro finanza. Sentiamo inoltre
molto forte la necessità di coinvolgere con maggiore assiduità
ed impegno i nostri delegati e di arricchire le rappresentanze
all'interno del Comitato permanente. Per questa ragione
organizzeremo presto un incontro in uno dei Paesi dell'Europa orientale.
Altre proposte potranno essere inoltrate al Segretariato e
saremo lieti di attivarci per realizzarle.
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IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008
Janine HADDAD
PRESIDENTE V COMMISSIONE COPPEM
Il patrimonio immateriale è innanzitutto un patrimonio orale:
un insieme di modi di dire che privilegia la memoria, i «savoirfaire» ancestrali: luoghi, mercati, riti quotidiani all'interno
del contesto familiare, le feste religiose, i festival. Il patrimonio intangibile, trasmesso da una lingua particolare, è l’espressione di un contesto culturale che traduce una visione del
mondo. Fiabe, poesie, leggende utilizzano la lingua popolare:
punti di riferimento, usi, tradizioni e credenze che forgiano la
personalità. I proverbi, «parole vere» e alla portata di tutti,
sono usati continuamente nella conversazione, e rivelano una
visione del mondo. In una società prettamente maschile, le
donne hanno usato e usano varie strategie per ristabilire nella
quotidianità un equilibrio tra i due sessi, necessario al funzio-
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namento di ogni società. È nelle mura domestiche che si è prevalentemente attuata questa influenza: con tutti gli annessi e
connessi della perinatalità, delle cure materne, dei riti sociali e
culturali ma anche della tradizione orale oggetto in questione.
«Tempi felici quelli dell'infanzia in cui le nonne perpetravano
gli usi e le tradizioni orali, in cui diverse generazioni convivevano sotto lo stesso tetto, in cui i più giovani venivano istruiti
dai loro avi». Potente beneficio simbolico per le donne ma di
fatto relegato alla sfera privata e che l'incursione nella modernità rimette in questione, a causa della destrutturazione delle
famiglie allargate che raggruppano più generazioni, e della
propensione della televisione a sostituire i nonni quali vettori
del sapere.
Cosa diventa la tradizione orale oggi, quali sono le prospettive e cosa si sta facendo in relazione al ruolo determinante
che ricoprono le donne? Tanto più che i momenti di svago
dedicati alle tradizioni, ai proverbi e ai « modi di dire »
sono sempre più costituiti da altri mezzi e prodotti mediatici, e che lo spazio temporale che rimane a disposizione della comunicazione orale diminuisce. Bisogna avere un doppio approccio: preservare le varie forme di oralità per la
loro ricchezza culturale e valorizzare il ruolo delle donne
quali artefici di questo patrimonio. Come fare affinché le
donne detentrici di saperi tradizionali e le ricercatrici siano
incoraggiate ad identificare e ad alimentare con dei documenti il patrimonio culturale immateriale e a proporre politiche di salvaguardia per lo stesso? Come materializzare il
patrimonio intangibile?
La questione dei metodi di raccolta, che rimangono quelli
delle scienze umane e sociali (soggetto, ambiente, contesto,
prodotto) deve essere trattata rispetto a questioni quali:
• chi possiede la legittimità per giudicare un patrimonio
culturale?
• cosa può essere reclamato come un'autentica rivendicazione culturale?
• che ne è della validità e dell’autenticità del «tramandatore»?
a cui vanno aggiunte le questioni di etica, distinguendo i
diritti a livello pubblico da quelli privati e le tensioni esistenti tra uguaglianza di genere e diritti culturali. Questo
lavoro di raccolta e di memoria si scontrerà con le numerose sfide, a cominciare da quelle attinenti alla proprietà
intellettuale: le fiabe e i racconti della tradizione orale,
continuamente reinterpretati, hanno quella caratteristica
un pò «magica» di una proprietà che non può essere rivendicata da nessuno.
Ci si può inoltre chiedere se è per questo motivo che racconti e fiabe vengono considerati un'attività femminile e
di conseguenza emarginati. Un riconoscimento internazionale, corredato da strumenti a sostegno, in particolare
finanziari, rafforzerebbe la responsabilità delle donne che
praticano quest'arte. Al contrario, esiste un rischio reale
che i racconti perdano del loro mistero, e siano copiati o
plagiati. Parallelamente, il progresso dell’alfabetizzazione
delle donne e lo spazio sempre più ampio riservato alla
scrittura creano un nuovo contesto: mentre rimettono in
discussione il dinamismo della riproduzione della tradizione orale, provocando delle rotture critiche in relazione alla
sua genesi, la sua gestione e trasmissione di generazione in
generazione, generano nuovi modi di appropriazione e di
riconoscimento, molto più visibili. Le donne migranti,
numerose in Francia, sono al centro di questa problematica, perché rappresentano una sorta di «cerniera» delle
diverse pratiche culturali e giuridiche: quelle del loro paese
di origine, nella loro famiglia, e quelle in uso in Francia,
stato laico, pratiche che possono spesso diventare fonti di
conflitti familiari o sociali. Ed è spesso in nome della cultura (e della religione) che le discriminazioni di cui alcune
donne soffrono continuano ad essere rivendicate. Eppure
la «cultura» non può essere un alibi dell’ineguaglianza di
genere e la stesura di convenzioni e dichiarazioni internazionali deve tener conto sistematicamente di questo elemento e non accontentarsi di sottoporsi ai soli strumenti
dei diritti dell'uomo. In questo contesto, mentre la premessa della dichiarazione sulla diversità culturale non menziona affatto i diritti delle donne, la loro partecipazione o
l’uguaglianza uomo/donna, occorre che le politiche rimangano vicinissime agli strumenti internazionali dedicati
esplicitamente ai diritti della donna, cominciando dalla
«Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne» di cui l’articolo 16 viene qui menzionato: gli Stati contraenti prendano tutte le
misure necessarie per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne in tutte le questioni inerenti il matrimonio e nei rapporti familiari e sulla base dell’uguaglianza
uomo-donna. Il dialogo delle culture non è solo un pio
desiderio poiché nei fatti significa in primo luogo la ricerca
della conoscenza.
È il caso dell'Europa e la sua politica di prossimità con i paesi che costeggiano il Mediterraneo (Cf la nascita il 13 luglio
2008 dell’UPM). L’idea di «ibridazione» ha come fondamento la convinzione che le interconnessioni sempre più complesse esisteranno tra modernità e tradizione, tra culture
delle élites e cultura popolare. La salvaguardia delle culture
è «una conchiglia in cui sentiamo i rumori di ciò che siamo,
di ciò che siamo stati, di ciò che abbiamo dimenticato e di
ciò che possiamo diventare». (Carlos Fuentes).
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IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008
Francesco Scoma
ASSESSORE AL LAVORO, REGIONE SICILIANA
Buon giorno gentili
signore, gentili signori.
Grazie per l’invito a
partecipare a queste
giornate di lavoro che
approfondiscono il ruolo della donna nel contesto del villaggio globale e della società
multietnica, in uno dei
luoghi più suggestivi e
più antichi del mondo,
culla di tante civiltà.
Grazie agli organizzatori tutti, al Coppem e all’infaticabile on.le Lino Motta, per il
suo prezioso contributo ed agli altri relatori che mi hanno
preceduto per gli interessanti interventi offerti. Oltre al mio
personale saluto Vi porgo quello del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, il più antico Parlamento d’Europa,
del quale mi onoro di far parte da diverse legislature e del
Presidente della Giunta, essendo io componente del governo
siciliano con delega alla famiglia e alle autonomie locali.
“A casa, senza a fimmina, ‘mpuvirisci” (The house is poor
without a woman). L’anima siciliana si esprime al meglio
attraverso i proverbi. Mi piace iniziare così questa carrellata
sulla donna siciliana che è stata sin dal XVIII secolo modello
per tutta l’Europa. Invero la condizione femminile nel corso
della storia ha sempre avuto un percorso singolare se è vero
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che non si trova, partiamo da duemila anni fa, donna greca,
romana e poi medioevale e rinascimentale che abbia avuto
riconosciuti gli stessi diritti e le stesse libertà concesse all’uomo. La donna era situata in una posizione secondaria. La sua
figura in Sicilia era relegata esclusivamente al ruolo di moglie
e di madre. L’uomo è il capo famiglia, ma alla donna spetta il
compito di allevare i figli. Bisogna giungere al 1735 per verificare che la Sicilia anticipa, con la pubblicazione di un libro
che rivendica l’uguaglianza delle donne, la Francia, che
affronterà il problema subito dopo la Rivoluzione. Inoltre nel
periodo del barocco le donne siciliane iniziano a godere di
libertà e perfino di privilegi molto più che in altri Paesi d’Europa. Ai primi del ‘Novecento’, ai tempi della “belle époque”,
la sicilianissima donna Franca Florio, fece di Palermo il salotto,
oggi si direbbe più “cool” d’Europa, ed era punto di riferimento per la cultura, l’eleganza e l’emancipazione.
Ma giungendo velocemente ai nostri giorni una recente indagine sulla condizione femminile nella società siciliana segnala
che la maggior parte delle donne non è soddisfatta della propria posizione e del ruolo che ricopre, probabilmente perché,
a parità di responsabilità e di attività lavorative, sulle donne
continua a pesare, quasi completamente, anche il carico degli
impegni familiari. Mentre assicurano la tenuta del sistema per
il ruolo strategico che svolgono all’interno della famiglia le
donne vengono colpite da una “disparità supplementare”
provocata paradossalmente proprio dal cammino in avanti
percorso negli ultimi anni. C’è una minoranza di donne siciliane dirigenti nelle aree centrali dell’economia dell’Italia, dalle
banche, alle grandi aziende, ai sindacati, alle associazioni di
categoria. Per quanto riguarda la politica la presenza delle
siciliane negli organismi dirigenti dei partiti non supera in
media il 14%; la situazione si riflette sulla composizione della
Giunta e dell’Assemblea dove le donne o non sono completamente presenti, come nel governo, o raggiungono una bassa
percentuale.
Per la mia personale esperienza devo testimoniare che la scarsa presenza delle donne in politica non deriva dal fatto che
sono meno interessate degli uomini alla “res publica”. In realtà va sottolineato che esistono difficoltà di inserimento, malgrado le diffuse politiche di pari opportunità e le “quote
rosa”, perché le donne spesso non intendono delegare alla
conduzione della casa, all’educazione dei figli, ai loro impegni
al femminile. Ciononostante, al di là degli stereotipi, le donne
siciliane sono presenti, a vario titolo, nel Parlamento e nel
Governo italiano con lusinghieri risultati. Invero l’organizzazione della società siciliana, tipicamente rurale sino al
“boom” degli anni sessanta, più conservatrice rispetto ad
altre realtà italiane, pone generalmente le donne in posizione
svantaggiata.
La politica siciliana ha fatto molto negli ultimi anni per far
recuperare alle donne questo leggero “gap”. Si pensi alla diffusione presso tutti gli uffici pubblici e le aziende delle “best
practices” sulle “pari opportunità” con referenti regionali
donne a tutti i livelli istituzionali e gerarchici e, per quanto
possibile, in ogni competizione elettorale a una riserva di
posti in lista. Che dire poi di ingenti finanziamenti europei
destinati alle donne, canalizzati con leggi che favoriscono
l’imprenditoria femminile, perché anche se il governo del
quale faccio parte è composto casualmente solo da uomini, la
nostra sensibilità per le politiche di genere è notevole e profonda. Noi eletti dal popolo a suffragio universale, rappresentiamo tutti, uomini e donne, ed anzi mi risulta, da una recente analisi del voto condotta con applicazioni sociologiche e
segmentazioni dei vari strati della popolazione, che dei quarantamila elettori che mi hanno votato nelle due ultime consultazioni, la percentuale delle donne supera di gran lunga
quella degli uomini.
Mi piace ricordare il Progetto “Alfa”, come, e non a caso, la
prima lettera dell’alfabeto greco, il cui acronimo sta per
“armonizzare lavoro e famiglia”, simile, ancora una volta, ad
analoga esperienza elaborata in Francia. Con questo progetto
ancora “in itinere”, cofinanziato appunto dall’Unione Europea per svariati milioni di euro, si offrono alle donne dei
“voucher” con i quali poter pagare per esempio la baby sitter
o l’asilo nido purchè il tempo “ritrovato” e “liberato” venga
impiegato partecipando a corsi di formazione e orientamento
al lavoro, investendo dunque su se stesse. Questo ed altri i
sostegni della politica alle Siciliane la cui presenza e determinazione le ha rese note in Italia e nel mondo.
Una volta forse si apprezzava la donna silenziosa e discreta
“E’ bona donna, donna chi nun parra”, i.e.”It’s a good
woman the one that doesn’t speak too much”, ma oggi questi proverbi ci fanno solo sorridere e il percorso verso l’uguaglianza, seppur tra obiettive difficoltà, ci appare concluso. Le
donne parlano a gran voce per fortuna e tanto hanno da
dire, e spesso, perché negarlo, con un briciolo di saggezza in
più degli uomini. Grazie e buon lavoro a tutti.
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IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008
Mme Najoua Mahjoub
DIRETTRICE PRESSO LA BANQUE DE L’HABITAT (TUNISIE)
La donna tunisina attraverso la storia:
La donna tunisina si è imposta quale autorevole attore nella propria realtà sociale, culturale, economica e politica. Ha
dimostrato la propria capacità ad agire, creare e cambiare
e lo ha fatto sin dai tempi immemorabili e attraverso le
civiltà susseguitesi in Tunisia. Nonostante prevalesse il
modello patriarcale, la donna tunisina è riuscita ad affermarsi nella società quale attore attivo ed efficiente. La sua
volontà a partecipare nella vita pubblica e ad agire per
promuovere i propri cari emerge in ogni periodo della storia antica e contemporanea sia nell'ambito familiare che
nel corso degli eventi più salienti di questo paese. La storia
della Tunisia è stata strettamente legata al personaggio di
Elissa (Didone) fondatrice di Cartagine (fine IX secolo a.C.).
Questa donna dalla forte personalità ha saputo, grazie alla
sua lungimiranza e al suo «savoir-faire», trasformare la città di Cartagine in un potente impero che ha dominato le
sponde del Mediterraneo. Oltre le sue qualità di capo e di
avventuriera, è stata il simbolo della figlia, della sorella e
della moglie. La storia la considerò anche quale simbolo
della madre, della fertilità e dell’abbondanza. E' d'altronde
in quel periodo che la donna ha goduto di un ampio margine di libertà e di indipendenza come lo testimoniano gli
scavi archeologici. Il personaggio della Kahena berbera
(morta nel 702) ha segnato il periodo medievale in Tunisia;
questa donna si è contraddistinta per la sua ferma resistenza contro i conquistatori musulmani. Ha saputo dominare
le tribù berberi grazie alla sua saggezza e, quale capo militare, è stata un sottile stratega. Alla fine del regno degli
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Omayyadi (661-750) emersero le premesse per l’emancipazione della donna con la promulgazione del «contratto di
Kairouan» nato nella omonima città istituendo il diritto
della donna a vietare al futuro sposo la poligamia. Si contraddistinse con questo contratto, Arwa la Kairouanese che
impose al suo sposo, il futuro Emiro dei Credenti, Abou
Jaafar al Mansour della dinastia degli Abbasidi (750-1258),
questo tipo di contratto. L’era Hafside (1229-1574) vide delle donne quale Essayda Al Mannoubia che, grazie al suo
ingegno e alla sua perspicacia, riuscì a raggiungere il sapere e soprattutto a metterlo a portata dei bisognosi. La storia contemporanea vide la donna tunisina eccellere nei settori della beneficenza e della solidarietà quale la principessa Aziza Othmana (morta nel 1669) che devolve la quasi
totalità dei suoi beni a sostegno dei poveri e dei bisognosi.
La donna poté partecipare alla lotta contro il colonizzatore
a fianco dell'uomo e alla fondazione dello Stato. Pari
all'uomo, divenne la sua collaboratrice nel vincere la battaglia dello sviluppo in ogni settore e nell'assicurare prosperità e benessere. La donna si impose altresi quale partner a
pieno titolo in ambito culturale, consapevole dell’importanza che esso riveste nell’affermazione dell’identità nazionale e nella difesa della specificità culturale di cui il patrimonio fa parte.
Patrimonio e identità
L’identità costituisce un intreccio di componenti in cui i
valori vengono messi a contatto con il lato materiale e spirituale e dove si mescolano vari elementi della storia dei
popoli. Questi elementi interagiscono con il presente, predicono il futuro, accettano la sfida dell'attaccamento ai
valori ancestrali in perfetta simbiosi con le esigenze del
progresso. Tutto ciò concorre ad adottare un dialogo
costruttivo con altre culture. Il patrimonio culturale rappresenta un elemento di quel puzzle che costituisce l’identità
che i popoli si sforzano di preservare tramite scrittura o
trasmissione orale. Il patrimonio culturale popolare è tanto
importante quanto quello ufficiale. Entrambi si completano
al fine di evidenziare la profondità, la ricchezza e la diversità delle culture nazionali. Questo patrimonio popolare
emerge quale un aspetto della cultura, l’espressione dei
prodotti della società, della creatività dell’intelletto e del
verbo, dell’arte e della cultura. Questo prodotto ha permesso di creare dei valori che regolano la vita della società
e che ne esprimono i sentimenti e i valori, le gioie e la tristezza, le vittorie e le sconfitte, la forza e la debolezza. In
sintesi, i popoli si sono avvalsi di questo patrimonio per
scrivere la loro storia e segnare i grandi eventi della vita e i
dettagli del quotidiano.
La tradizione orale
La tradizione orale di cui parliamo comprende il canto, i
racconti e i miti ma anche i proverbi e i detti. Queste varie
componenti costituiscono un tesoro d’insegnamenti, di
valori, d’arte e di cultura. Sono l'espressione di un lato
importante dell’identità di un popolo o di una civiltà. La
donna partecipa accanto all'uomo nel creare questo patrimonio, nel trasmetterlo di generazione in generazione, nel
conservarlo e nell'assicurare la sua perennità. Le tradizioni
orali raggruppano vari generi, ci riferiremo a quelle oggetto del nostro lavoro ovvero: il canto, il racconto, l’epopea, i
proverbi.
La donna e il canto
Parleremo di canto e non di musica perché, nella società
tunisina tradizionale, è raro che la donna suoni uno strumento musicale ad eccezione della darbuka per ritmare i
canti dato che lo strumento è un privilegio dell'uomo. I
canti femminili occupano un posto importante nella tradizione orale tunisina. Si ritrovano in ogni momento nella
vita della società: accompagnano le feste, i matrimoni, la
circoncisione, il successo, l'haj (pellegrinaggio); segnano il
lutto e le occasioni difficili, scandiscono le stagioni: la mietitura, la semina, il raccolto… I canti non sono solo occasionali, bensì rivelano lo stato d'animo della persona ma
anche della società in un momento ben preciso, traducono
i valori che reggono questa società e raccontano in modo
semplice la sua storia e i suoi eroi. Concorrono ad ancorare
l’individuo alla propria identità e costituiscono un tesoro in
cui gli etnologi attingono per datare alcuni eventi storici o
sociali. I canti sono onnipresenti all'interno del focolare,
dalla ninna nanna, detta con voce dolce e soave come ad
esempio: Dors bébé, dors, le sommeil arrive, bébé aux
joues couleur coquelicot/ Ta mère est lune, ton père est
étoile, dors bébé, dors/ Que ton sommeil soit paisible…(1)
e dal canto della circoncisione interrotto dagli yuyu:
Toi qui vas pratiquer la circoncision, que Dieu assure tes
mains,/ Ne fais pas mal à mon cher enfant, sinon je me
fâche,/ Toi qui vas pratiquer la circoncision, opère sous la
treille de la vigne,/ Que la blessure guérisse le matin suivant …(1)
al canto amorevole, in cui la donna esprime i propri sentimenti e desideri, utilizzando a volte eufemismi velati a
malapena:
Dis-moi, mon jardin, en mon absence qui prendra soin de
toi,/ J’ai peur que mes ennemis te visitent, et brisent de tes
branches(1)
spesso accade che la donna intoni delle melopee durante le
faccende domestiche, melopee che esprimono il suo stato
d'animo:
Toi, bassine en bois massif sonne, toi bassine enduite de
henné,/ et toi larme coule de mes yeux, celui que j’aime
m’a quittée…(1)
questi canti così espressivi, senza fuoriuscire dai canoni del
pudore e del convenevole, dimostrano che le donne godevano di una certa emancipazione e che durante alcune
occasioni di festa, potevano trasgredire dai tabù, come per
esempio cantare in presenza di uomini, per esempio quando portavano la dote della sposa nella nuova casa. Icanti
raccontano a volte in sintesi « toute une geste », delle attività: Le voile de « bent el mahamid » Aicha(1)
che rievoca tutte le fasi della tessitura del velo della bella
Aicha proveniente dalla tribù dei «mahamid», tribù di origine libica ed insediata nel sud della Tunisia. La tessitura
diventa un atto iniziatico pieno di poesia. O quest'altra
canzone ispirata alle gesta hilaliane per esaltare il coraggio
e la virilità attraverso le cavalcate epiche: «Je te conjure,
Ahmed mon frère, sur le dos de ta monture,/ Apporte-nous
la bonne nouvelle concernant notre tribu Darid»
Da Nord a Sud, le tematiche si somigliano poichè le preoccupazioni degli uni e degli altri sono molto simili. Si avverte qualche differenza tra la cittadina e la contadina. I referenti di quest'ultima sono legati alla natura, alla terra con
la quale si relaziona principalmente. Citerò come esempio
questa donna che si rivolge al proprio cane: Chien, laissemoi tranquille, n’aboie qu’à l’égard de l’étranger,/ Assez,
couché/ Chien de la prairie, je déteste le bavardage,/ On ne
peut aimer quelqu’un de force, je ne pourrai aimer un
autre,/ Assez , couché….(1)
Questo canto in cui abbondano le connotazioni e i simboli,
ci svelano l'ambito in cui è nato. Il repertorio dei canti è
ricchissimo ed inesauribile e gli esempi citati rappresentano
solo una minima parte di queso patrimonio.
La donna e il racconto
Chi di noi, oggi quarantenne non ricorda le veglie in cui,
durante le notti umide estive o quelle fredde invernali, la
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IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008
madre o la nonna narrava il racconto di «Ali il figlio del
sultano», sfidando i pericoli, sostenendo le prove, risolvendo gli enigmi al fine di ottenere la mano della sua innamorata, o questo giovinotto della plebe che, dopo aver
affrontato orchi, stregoni e draghi, viene ricompensato dal
re che gli offre «la figlia e la metà del suo regno». Queste
storie ci tuffano in un mondo fiabesco, in cui realtà e
magia vanno di pari passo senza respingersi, un mondo in
cui il bene, codificato, unico, trionfa sul male. Questi racconti di avventura immaginari non sono gratuiti, hanno
una vocazione molto didattica. Sono stati tramandati alla
donna da una lunga tradizione orale popolare che lei stessa trasmetterà alla generazione avvenire. Questi racconti
infantili, ora diremo, contengono una carica morale, pedagogica ed emotiva molto forte. Questi racconti vengono
generalmente narrati al calar della notte dato che è il
momento propizio al sogno e alla fantasia creatrice, un
momento in cui l’ombra di un oggetto assume dimensioni
fantastiche e molteplici significati. Questi racconti, frutto
della memoria collettiva, veicolano i nostri valori esaltando
la saggezza, il coraggio, la solidarietà, la capacità a superare se stessi denunciando la cupidigia, l’avarizia, l’ingiusti8 - COPPEM NEWS 32
zia, il guadagno facile e tanti altri difetti. Forniscono ai
bambini dei riferimenti consoni alle esigenze della società
cui appartengono.
La donna e l’epopea
Il racconto epico rievoca in genere le prodezze e le gesta di
eroi che sono realmente esistiti e che hanno segnato la storia di un popolo. Avvolti da magia, da poesia e da epiche
cavalcate, questi racconti sono serviti per lungo a colmare
le veglie familiari. Raccontati dalla mamma o dalla nonna,
questo sapiente incrocio di magia e realtà ha concorso nell'educazione dei figli, svelando loro in modo piacevole un
lato della loro storia parlando di quegli uomini e donne
che hanno fatto questa loro storia. Il tipico esempio di
questi racconti è quello di «El Jazia el hilalia». El Jazia che
rappresenta l’archetipo della donna che ha sacrificato la
sua vita privata per la sua tribù, possedendo le qualità che
ogni giovinetta vorrebbe avere: la bellezza, l’intelligenza e
la perspicacia, la saggezza e il coraggio, l’eloquenza e il
rispetto. Questi racconti fanno parte del nostro patrimonio, tramandati di generazione in generazione da secoli,
propongono modelli pieni d'insegnamenti.
La donna e i proverbi
I proverbi sono delle verità illustrate; sono il frutto del
cumulo delle esperienze vissute da un individuo o da un
gruppo sociale in un momento ben preciso della storia.
Sono in genere legati ad una storia o ad un aneddoto di
cui costituiscono la morale. Questi condensati di parole
rappresentano un tesoro di saggezza e la quintessenza dell’esperienza vissuta di una data società.
Il valore pedagogico dei proverbi è innegabile, è d'altronde per questo motivo che la donna li utilizza per educare i
figli o nei rapporti con il suo entourage. La maggior parte
dei proverbi e detti riprendono i valori sociali predominanti all'epoca in cui vengono enunciati, molti altri attraversano il tempo conquistando il valore di verità.
Fra i proverbi popolari tunisini dalla vocazione didattica,
possiamo citarne alcuni:
- «Tu te connais mieux que personne; tu ne te donnes que
la place que tu mérites», Questo proverbo pieno di saggezza, che specie le madri dicono ai propri figli, è un invito a
rispettare se stessi ed aspirare al meglio.
- «Un invité reste un invité même s'il s'attarde hiver et été»
(2), riprende un tema essenziale della cultura arabo-musulmana, quello dell'ospitalità.
- «fais le bien à ceux qui le méritent et à ceux qui le méritent pas» (2), è un appello alla tolleranza e al bene.
- «Même un chien ne voudra pas de celui qui n'a pas satisfait ses parents»(2), sottolinea il valore attribuito nella
nostra società all'ubbidienza ai propri genitori.
- «Une main n'applaudit pas seule» ou bien «aide les gens
sur terre, Dieu du ciel», ou bien «Un fardeau supporté par
un groupe devient un poids plume»(2), qui reprennent la
valeur de la solidarité et de l’entraide.
- «Qui veut de belles choses doit veiller toute la nuit» (2),
valorise le travail et la persévérance.
- «le savoir est une lumière» ou bien «que Dieu récompense de son paradis celui qui t’a appris à lire et montré le
savoir»(2), valorise la science et le savoir.
La tradizione orale tunisina abbonda di questi proverbi che
costituiscono la ricchezza del patrimonio e ribadiscono la
specificità della nostra cultura.
Che ne è della tradizione orale oggi?
Le ondate di fondo globaliste che hanno spazzato il mondo in questi ultimi due decenni e che continuano a spazzarlo ancora hanno mescolato le carte e hanno cambiato le
poste in gioco. I modi di vivere delle società sono cambiati,
le abitudini sono state messe a soqquadro. In poche parole,
le culture nazionali sono state destabilizzate e in alcuni
casi abbandonate o addirittura rinnegate. La donna ha
visto la famiglia allargata scoppiare e sparire a poco a
poco: all'individuo è subentrato il gruppo. Le tradizioni
orali, sottoposte alla rigida concorrenza dei nuovi canali
dell’informazione, sono vacillate. I racconti fiabeschi ed
epici sono stati sostituiti dalle telenovele fiume all'acqua di
rosa o dalle serie in cui predominano fuoco ed emoglobina, veicolando nuovi « valori » che non sono mai stati
nostri, che danno ragione al più forte e che esaltano il
potere del denaro a scapito delle virtù quali l'onestà, il
pudore e l'altruismo. Il modo di vivere attuale, i nuovi
impegni delle donne hanno fatto sì che i bambini fossero
abbandonati a se stessi anzi abbandonati ai nuovi media la
maggior parte della giornata. Questi «nuovi orfani» assimileranno una massa di programmi e trasmissioni che influiranno di sicuro sui loro comportamenti. Alcune donne,
esposte a certi canali satellitari subiranno i danni delle esegesi conservatrici dell'Islam predicate dai nuovi missionnari.
Eppure l’Islam è la religione della tolleranza per eccellenza.
Quali soluzioni raccomandare?
Il compito è arduo ma non impossibile. La speranza ci viene
dalla vita associativa promossa anzi sviluppata dallo Stato. In
effetti, la presa di coscienza di una possibile deriva estremista delle due sponde che minaccia il patrimonio e la stessa
società nella loro essenza ha fatto sì che siano stati avviati
progetti di salvaguardia delle tradizioni, tra l'altro, orali.
Queste associazioni sostenute dallo Stato cercano di salvare
questo patrimonio immateriale, succube degli odierni attacchi, poiché ogni volta che scompare un detentore o detentrice di queste tradizioni orali, è un pezzo della nostra memoria collettiva che viene a mancare. Le associazioni femminili,
consapevoli di questo problema, agiscono per salvaguardare
questo patrimonio. Organizzazioni quali l’Unione Nazionale
della donna tunisina, l’associazione tunisina delle madri,
l’associazione femminile « Tunisie 21 », l’associazione delle
donne tunisine per la ricerca e lo sviluppo, l’associazione
dell'azione femminile per lo sviluppo sostenibile, inseriscono
nelle loro preoccupazioni il problema della salvaguardia del
patrimonio materiale o immateriale fra cui il patrimonio
orale. A sostegno anche ricercatori ed artisti addetti all’archiviazione e alla registrazione di questi tesori per assicurare
la loro perennità.
Conclusione:
Il patrimonio viene confrontato con sfide maggiori imposte
dall'avvento di nuovi canali informativi. Quello più interessato è il patrimonio orale, più fragile poiché classificato di
rado. E' per questo motivo che la responsabilità della donna viene sdoppiata. Deve assicurare un ruolo decisivo: educare la giovane generazione, mantenere la tradizione orale
con l'uso quotidiano ma anche contribuire alla sua diffusione. E' per questo che ha a disposizione mezzi, programmi
ed attività che le vengono offerti dai componenti della
società civile.
(1) : Sadok REZGUI, « les chants tunisiens », Maison tunisienne d’édition,1989.
(2) : Hédi Balegh, Proverbes tunisiens (tomes I et II), éd. La
Presse de Tunisie, Tunis, 1994
COPPEM NEWS 32 - 9
IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008
Gina Fasan
Gina Fasan è nata il 20 settembre 1942 a Sacile. Insegnante di educazione fisica. Dal 1990 al 1993 è stata Assessore
alla Sanità e ai Servizi sociali del Comune di Sacile. Sindaco dal 1993 al 2003, anno in cui è stata eletta in Consiglio
regionale. Componente dell’Ufficio di Presidenza del
Consiglio regionale nella scorsa legislatura. È membro
titolare della delegazione italiana al Comitato Direttivo
del Ccre, Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa,
vicepresidente nazionale dell’Aiccre, l’Associazione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa, e
membro effettivo per l’Italia del Coppem. È vicepresidente della V Commissione P. O. del Coppem. Ha una passione per i gioielli antichi e per i mercatini d'antiquariato.
Durante la mia esperienza di amministratrice pubblica –
sono stata prima assessore e quindi sindaco di Sacile, il
secondo Comune per numero di popolazione della Provincia
di Pordenone, e consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia – ho sempre guardato con diffidenza ad argomentazioni
che assegnano a un genere piuttosto che a un altro una
predisposizione, un'attitudine, a seguire le questioni di
carattere sociale e politico. Diffido delle cosiddette quote
rosa per il riconoscimento della presenza delle donne in
politica in quanto ritengo che noi donne abbiamo la determinazione e i numeri per poter competere a parità di condizioni con gli uomini.
Non c'è ruolo pubblico nella politica e nella società che sia
da considerare terreno preferenziale per gli uomini rispetto
alle donne. Lo dimostrano grandi figure della storia contemporanea, da Margaret Thatcher ad Angela Merkel, che con
forza e determinazione hanno guidato e guidano Stati complessi. Per questo, di primo acchito, il tema di questa sessione
dei nostri lavori – il ruolo delle donne nella salvaguardia delle culture tradizionali e nella conservazione della diversità
culturale – mi ha visto perplessa proprio per questa volontà
di rimarcare un ruolo del genere femminile rispetto a quello
maschile nel raggiungimento di questo obiettivo.
In realtà, invece, ci sono ragioni storiche e antropologiche
che assegnano proprio alle donne un compito peculiare.
Dove si sedimentano le tradizioni e la cultura locale se non in
primo luogo all'interno della famiglia e quindi nelle comunità locali? La storia del mondo occidentale dei secoli scorsi ha
visto una demarcazione dei ruoli: le donne concentrate sulla
maternità, la casa, i figli; gli uomini al lavoro o in guerra,
comunque proiettati al di fuori dei luoghi – la casa e la
comunità – dove affondano le proprie radici. Ecco, quindi,
che la storia ci ha consegnato proprio per queste ragioni un
patrimonio quasi genetico nella salvaguardia di quelle stesse
radici, all'interno delle quali la linfa è rappresentata proprio
10 - COPPEM NEWS 32
dalle tradizioni e dalle culture dei luoghi che sono sì elementi di diversità, perché marcano un'appartenenza, ma che in
realtà sono soprattutto i codici con i quali confrontarsi con
gli altri. È chiaro che nel mondo occidentale e progressivamente pure nelle Nazioni in via di sviluppo, le gerarchie e i
ruoli sociali stanno cambiando; un processo già avviato dai
primi decenni del secolo scorso. Le donne non sono più solo
dedicate alla famiglia, ma spesso lavorano, conquistando
anche i gradi più alti nella carriera professionale, e sono presenti nella società, inclusa la politica. Donne proiettate molto
più all'esterno rispetto a un secolo fa, ma proprio per le considerazioni storiche e antropologiche alle quali avevo fatto
riferimento prima mantengono una sensibilità marcata nella
tutela della cultura e delle tradizioni. In un mondo globalizzato come quello contemporaneo, sempre più interconnesso
e ci auguriamo anche solidale e dominato dalla fratellanza,
cosa rappresentano termini quali cultura e tradizioni?
Penso che in primo luogo emergano i fattori di sintesi ovvero
i valori di fondo che sono quelli della partecipazione, della
democrazia, della solidarietà e dell'integrazione. Tutelare la
nostra storia e le nostre tradizioni non vuol dire negare l'integrazione in un mondo che è in movimento per effetto delle pressioni demografiche e della drammatica distanza tra
Nord e Sud del pianeta. È la difficile sfida del “glocal”, ovvero comunità con la testa proiettata nel mondo e i piedi ben
saldi nel proprio territorio. In questo senso l'impegno femminile diventa quindi fondamentale: in famiglia, nella scuola,
dove il personale docente svolge un ruolo insostituibile nella
formazione delle nuove generazioni, all'interno della società.
La salvaguardia delle radici, quindi, come matrice sulla quale
marcare l'identità che non va concepita come chiusura verso
gli altri, ma elemento di attrazione e di integrazione. Solo in
questo modo potremo sperare in un avvenire migliore, un
mondo che sia somma di culture e tradizioni, dove la coesistenza rappresenti il rispetto delle diversità.
PROVERBI ARABI
(tradotti da Don L. Visentini)
1) Bruttezza: malanno che forma l'infelicità di una donna e la
felicità di tutte le altre
2) Il tempo ravviva i grandi affetti e spegne i piccoli: come il vento che alimenta il grande incendio e spegne la piccola fiamma
3) La donna accetta di passare per intelligente finché ciò non
tolga nulla alla sua bellezza
4) Cerchi una donna che non sia ciarliera? O non si trova o non
è una donna intera
5) La vanità degli altri è insopportabile perché offende la nostra
6) Le lodi sono come i profumi: se li
bevi ti avvelenano
7) La scimitarra taglia da vicino, la
parola a qualunque distanza
8) La donna e l'eco dicono il vero; ma
non lo dicono mai intero
9) Come la scure non litiga con il coltello, così l'uomo non litighi con la donna
10) In viaggio cerca la compagnia, a
casa buoni amici
11) Il matrimonio è un castello fatato:
chi è dentro vuol uscire, chi è fuori
vuol entrare
12) Se la donna a volte mente è perché non le conviene
13) La forza della donna è la sua bellezza: la debolezza dell'uomo è la sua forza
14) L'unione fa la forza: il fiume che si divide diventa ruscello
15) Diffida della donna che ride solo con gli occhi
16) Trattate i complimenti che vi vengono fatti come profumi:
adorateli, ma non ingoiateli
17) Donna bella ma senza senno è come la collana al collo del
cammello rognoso
18) Guardati da donna disperata e e serva rifatta
19) La donna: fino a 25 anni ha il volto che le diede la natura;
dopo ha quello che si merita
20) Il fiammifero prima perde la testa e poi s'infiamma. La
donna prima s'infiamma e poi perde la testa
Tutti i la vol, nessuni i la ciol
(Tutti la vogliono, nessuna la prende)
Il riferimento è alla donna con molti pretendenti, che alla fine, però, è destinata a
restare zitella
Grassezza fa bellezza
(Grassezza fa bellezza)
Riferito alla donna: secondo qualcuno
quella “in carne” è più bella
Pan e nose, magnar de spose, pan e
rosel, magnar de putele
(Pane e noci, mangiare da spose; pane
e nocciole mangiare da bambine)
Un modo per differenziare il giudizio sulla
noce da quello sulla nocciola
La boca e le man le à sempre vinti ani
(La bocca e le mani hanno sempre vent'anni)
Beata quela sposa che par prima l'à na tosa
(Beata quella sposa, che per prima ha una figlia femmina)
I baci e le carezze hanno sempre vent'anni (ma vanno bene a tutte le età)
Una figlia femmina potrà essere di aiuto alla mamma per crescere
eventuali fratellini
Se no l'è bon par el re, no l'è bon gnanca par la regina
(Se non va bene per il re, non va bene neanche per la regina)
Un tempo, essere riformati alla visita militare era un disonore, tanto
che anche le ragazze si guardavano bene dal fidanzarsi con giovanotti “riformati”. Da ciò il detto “Se non va bene per il re (lo Stato), non
va bene neanche per la regina (la donna)
Panza alta no va in guera
(Pancia alta non va in guerra)
Un vecchio detto per significare che una donna incinta, col pancione
“alto”, partorirà una femmina e non un maschio (un tempo predestinato a far la guerra)
COPPEM NEWS 32 - 11
IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008
HALA Mansour
PROFESSORE DI SOCIOLOGIA
STUDIO ANALITICO DEI PROVERBI POPOLARI SULLE DONNE
Le donne nel folklore
La comunità internazionale si sta impegnando, con tutte le
sue istituzioni e procedure, a compiere rapidi passi in avanti
verso l’ottenimento di pari opportunità, perché le donne
possano migliorare la propria condizione in tutti i paesi del
mondo; tuttavia il mondo non fa quanto potrebbe per trovare unità d’azione verso questo obiettivo, nemmeno a livello
di approccio teorico. Vi è un divario marcato tra le elaborazioni teoriche e la pratica, soprattutto al livello di comunità,
poiché la situazione femminile varia a seconda del concetto
storico, sociale, e culturale di privatezza e del grado di partecipazione delle donne. Di conseguenza, quando si parla dei
progressi ottenuti dalle donne in termini di pari opportunità,
bisogna tener conto del clima generale (politico, sociale e
culturale), a livello internazionale e locale, nel quale le donne si muovono, e che dipende dalla percezione di sé e del
proprio ruolo, nonché dai modi e dai meccanismi attraverso i
quali trovano una loro posizione. Con riferimento specifico
alla situazione mondiale attuale, quella che viene chiamata
globalizzazione con tutte le sue sfaccettature e con quel pilastro fondamentale che è la rivoluzione nelle telecomunicazioni, con le sue implicazioni, quale per esempio la trasformazione del mondo in un piccolo paese dove ci si incontra
12 - COPPEM NEWS 32
facilmente, allora molti dei problemi legati alla privatezza
nel sistema globale hanno attribuito un nuovo aspetto al
ruolo delle donne. E non è da dimenticare la percezione che
la società ha di esse, dalla quale possono sorgere conflitti tra
le culture locali nelle zone più interne del mondo, oppure, in
alcuni casi, quella percezione può creare consenso o sanare
contraddizioni.
Da quanto detto nasce l’idea di questo studio, che si concentra sulla promozione del ruolo delle donne nella salvaguardia del patrimonio culturale e nella tutela e creazione di un
meccanismo di dialogo nell’ambito di uno scambio di saperi,
esperienze e idee, in uno sforzo teso ad esplorare i modi più
appropriati per conservare il patrimonio culturale materiale e
immateriale e massimizzare il ruolo delle donne. Ecco i titoli
di una serie di saggi presentati durante un’importante conferenza sulle donne e il folklore, uno studio analitico sull’immagine delle donne proposta dai detti popolari dai quali
emergono una serie di spunti molto importanti:
Folklore e culture tradizionali
I: Le donne come patrimonio
Le donne e la narrazione popolare
Le donne e le canzoni popolari
Le donne e l’artigianato
Le donne e la scelta del nome del nascituro
Le donne, l’umorismo e lo scherzo
II: Le donne e i proverbi
L’immagine delle donne nei detti popolari
I proverbi, la consapevolezza che le donne hanno di sé
stesse e quella che la loro comunità ha di esse
Proverbi popolari e percezione dei ruoli diversi della donna
Proverbi popolari e percezione delle donne nell’ambito dei
rapporti umani
L’immagine della donna dal punto di vista maschile riflessa
nei proverbi
Il patrimonio culturale costituisce un elemento fondamentale
dell’identità di qualsiasi società umana, il crogiolo nel quale
si mescola tale patrimonio con le esperienze accumulate nel
passato, con le speranze e le aspirazioni future, come una
bussola che guidi nel portare avanti i processi fondamentali
di sviluppo e modernizzazione e del progresso in generale. A
proposito di patrimonio culturale popolare, si può procedere
seguendo due filoni: il primo è la produzione e la creatività
di pensatori e scrittori; il secondo è la cultura popolare in
tutte le classi sociali.
Se consideriamo il patrimonio culturale in generale scopriamo che il folklore è il protagonista, e che il patrimonio di cultura popolare ne è una componente essenziale, cioè quel
corpus di conoscenze, saperi e pratiche, parole e arte, grazie
alle quali i sentimenti umani, i desideri e le esperienze si
organizzano in un sistema sociale che li guiderà nell’organizzazione degli affari e della vita in comune. E che diventano
appunto le abitudini e le tradizioni della comunità, che vanno conservate e tramandate di generazione in generazione.
In questo senso possiamo affermare che esiste un folklore
orale inteso come patrimonio popolare che comprende canzoni, racconti, proverbi e scherzi, aneddoti e storie, abitudini
alimentari, cerimonie ed eventi vari legati alla gioia o al
dolore; ed anche il patrimonio materiale come l’architettura,
Hala Mansour Abdel Rhman, nata il 25 dicembre 1961.
Sociologa, professoressa di sociologia, consulente del
Governatore per lo sviluppo umano e la formazione, professoressa in scuole di eccellenza per i servizi sociali, esperta nella formazione sia a livello locale che internazionale,
membro del Consiglio Nazionale per le donne, Presidente
delle donne antesignane per lo sviluppo e la modernizzazione a Qalyubiya, esperta in studi sulle donne.
la tessitura, il ricamo, le industri per la costruzione di attrezzi, le arti sceniche, le danze popolari, la musica dell’oboe e la
danza del ventre, il teatro popolare. Vi è inoltre il patrimonio di conoscenze quali abitudini e tradizioni, le scienze quali
la medicina tradizionale, le unità di misura del tempo e della
storia, i nomi, ma anche la religione, l’etica, i valori e la giustizia tradizionale, e così via. Dunque il folklore in ogni società è la manifestazione della cultura, della comprensione del
linguaggio, è tutto quanto ha conseguenze sulle persone e
svolge un ruolo centrale nella costruzione della civiltà delle
comunità umane attraverso l’artigianato. E i consigli popolari
espressi sotto forma di parole, storie, poesie, canzoni e musica, credenze e tradizioni, costituiscono di fatto il tessuto di
una comunità.
L’obiettivo dell’approccio sistematico usato in questo studio è
quello di monitorare il ritratto che i detti popolari offrono
delle donne, in tutti i loro ruoli, di madre, moglie, sorella
ecc., e dell’apprezzamento che ricevono nella società. Inoltre
si è voluta anche studiare la visione che i proverbi danno del
rapporto uomo-donna. Alla base vi è sempre l’analisi dell’angolo di oscillazione tra immagine positiva e negativa che si
riflette nei detti popolari nel contesto delle visioni e prospettive che le donne riconoscono e con le quali si confrontano
nella comunità e nella vita sociale, che sono elementi fondamentali del folklore femminile.
COPPEM NEWS 32 - 13
IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008
Gehad Amer
Il ruolo delle donne nella trasmissione del patrimonio
culturale intangibile
Il ruolo delle donne nella trasmissione del patrimonio culturale intangibile é di estrema importanza nel mondo contemporaneo. Il patrimonio immateriale concerne quegli
aspetti della nostra esistenza che sono essenziali per la
continuità e l'espressione dell'indentità culturale.
Le donne shanno sempre svolto un ruolo principale nel
processo di crescita dei bambini e nella trasmissione dei
valori, codici di condotta e modelli comportamentali. Le
donne offrono dunque un colllegamento fondamentale tra
passato, presente e le giovani generazioni protagoniste del
futuro. Custodi di questo immenso patrimonio culturale
che, tra le altre forme, annovera la rappresentazione delle
arti quali la musica, l'arte culinaria, la conoscenza medica
ed il know-how per la creazione della cultura materiale:
artigianato, tessitura e creazione di prodotti di attività di
sussistenza di vasta portata in aree quali l'orticultura,
l'agricoltura e la pesca.
In molte società, la spiritualità delle donne, la conoscenza
rituale e le specifiche pratiche sono aspetti essenziali della
vita religiosa. Le donne mantengono le loro pratiche religiose tradizionali, spesso all'interno della sfera esclusiva.
Queste pratiche sono spesso strettamente integrate con la
conoscenza e gli insegnamenti dell'etica, dei codici comportamentali, il simbolismo ed i cicli della vita importanti
per le donne e per la loro interazione e relazione con altre
donne, uomini e giovani. In questi campi, le donne condividono e trasmettono la cultura intangibile che è sempre stata oggetto di attenzione da parte del mondo accademico e
tutelata e protetta attraverso gli sforzi di singoli individui
e di organizzazioni in tutto il mondo. Comprendere che si
tratta di un patrimonio dell'umanità significa capire va
preservato dai pericoli e dal rischio “scomparsa” che corre.
La cultura materiale è legata da un filo spesso alle donne
che in un mondo globalizzato come quello attuale giocano
un ruolo importante nella conservazione delle testimonianze di civiltà passate. Le donne non hanno avuto successo
soltanto nel conservare e trasmettere metodi e pratiche
tradizionali ma si sono anche adattate a pratiche innovative con elementi moderni e di alto livello tecnico di competenza. Il patrimonio culturale intangibile è più vulnerabile
e fragile degli altri proprio per il suo aspetto intangibile e
deve potersi difendere dalle dinamiche e dalla forza della
modernità che minacciano la sua conservazione, integrità e
sopravvivenza. Gli impatti ed il ritmo della attuale globalizzazione economica e tecnologica, come si è già detto, possono avere un'avversa influenza sul suo mantenimento perché é sempre più facile la diffusione di modelli culturali
omogenei che rappresentano una seria minaccia alle distinte forme ed identità culturali.
Il patrimonio culturale intangibile trasmesso grazie alle
donne, abili a reinventare e adattare tale cultura ai cambiamenti del territorio, offre un profondo contributo d'interazione nelle nostre società. Le donne sanno opporsi alle
influenze omologanti e sono capaci, per istinto di sopravvivenza, ad assicurare una maggiore continuità e diversità
delle espressioni culturali locali.
IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008
Annamaria Roncoroni
Investire nel Capitale Umano:
il ruolo della donna come risorsa strategica per lo sviluppo
sociale ed economico
Il Capitale Umano è un costrutto multidimensionale non
osservabile generato dall’investimento in istruzione, formazione, salute, contesto famigliare e socio economico, tale da
comportare un effetto sulla produttività, osservabile dal reddito da lavoro nel ciclo vitale.
La risoluzione del Consiglio dell’Unione Europea del 25
novembre 2003 su “Lo sviluppo del capitale umano per la
coesione sociale e la competitività nella società dei saperi”
sostiene che “[…] Il progetto sul Capitale Umano si inserisce
nel contesto degli orientamenti dell'Unione Europea finalizzati alla promozione della società della conoscenza e che si
basa sulla stretta interazione tra le politiche sociali, lavorative
e della ricerca e le politiche educative e formative, considerate nella duplice valenza strategica di valorizzazione delle
potenzialità di ogni singola persona e insieme della partecipazione complessiva dei cittadini ai processi di progresso e di
crescita della società.”
Inoltre, sottolinea che “[…] Risorsa strategica per il progresso
e lo sviluppo sociale ed economico, il Capitale Umano viene
generalmente considerato l’insieme delle conoscenze, capaci16 - COPPEM NEWS 32
Anna Maria Roncoroni è
Dottore di ricerca in Psicologia, cultore della materia presso la cattedra di
Psicologia Generale dell’Università degli Studi di
Pavia, con cui collabora
attivamente sui temi dello
sviluppo del talento e del
potenziale. Nel 2001 è cofondatrice dell’Italian Gifted Children Program,
programma del Mensa Italia dedicato ai bambini di talento ed alle loro famiglie. Nel 2008 è nominata corrispondente per l’Italia dell’European Council for High Ability
(ECHA). Ha due figli, Alessio di 13 e Gianluigi di 11 anni. È
appassionata di giochi logici, cinema e teatro.
tà, competenze, prerogative dei singoli individui componenti
la società, che agevola la coesione sociale, la crescita economica, l’innovazione e l’occupazione, sviluppando così le potenzialità dell'attività transnazionale. In tale ambito la valorizza-
zione del Capitale Umano è un elemento in grado di determinare benefici anche sotto il profilo della qualità della vita e
della competitività.”
Sviluppare il potenziale umano è quindi non solo un’opportunità da offrire alle giovani generazioni ma un’esigenza imprescindibile per una società come la nostra, basata sulla competitività e sullo sviluppo di soluzioni tecnologiche sempre più
innovative, che richiedono una formazione di sempre più alto
livello. E' in quest'ottica che diventa di cruciale importanza
promuovere attività e progetti che aiutino le nuove generazioni a sviluppare appieno le loro potenzialità ed i loro talenti. Il Council of Europe, con la raccomandazione n. 1248/1994
riafferma che l’educazione è un diritto umano fondamentale
e che deve essere adeguata, per quanto possibile, alle singole
esigenze. L’articolo 2 afferma che “mentre per ragioni pratiche il sistema educativo deve essere strutturato per fornire
un’educazione adeguata alla maggior parte degli studenti, ci
saranno sempre dei bambini con particolari necessità per i
quali sarà indispensabile predisporre dei piani di intervento
appositamente dedicati. Una di queste categorie è costituita
dai bambini plusdotati o di talento.”
Nel 2001, grazie al supporto del Mensa Italia, nasce un programma di ricerca ed intervento interamente dedicato ai
bambini plusdotati e di talento, con lo scopo di offrire supporto non solo ai bambini ma anche alle loro famiglie ed alle
scuole, ponendo all’attenzione generale questa tematica,
molto poco considerata nel nostro paese ma che ha già otte-
nuto un suo spazio definito in molti altri paesi europei ed
extra europei. Alcune settimane fa, all’interno del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia, con mia grande
soddisfazione personale, è nato il Laboratorio di ricerca-intervento sul talento e la plusdotazione, sotto la supervisone
scientifica della Prof.ssa Zanetti e del Prof. Pessa, da me coordinato e a cui collabora la dott.ssa Peruselli. Gli obiettivi della
nostra attività sono molteplici:
- sensibilizzare: sostenere ed aiutare le famiglie nel percorso
di crescita dei/lle bambini/e gifted; consentire la diffusione di
conoscenze specifiche sul talento e la plusdotazione, offrendo
alle scuole supporto ed aiuto nella gestione delle dinamiche
sociali e relazionali, con particolare attenzione alle implicazioni didattiche; porre l’accento sulle differenze di genere che
molto spesso portano a sottostimare il numero di bambine a
cui dedicare programmi di potenziamento specifici, in particolar modo nell’area scientifico-matematica;
- valutare: offrire un servizio di valutazione per i bambini/e e
ragazzi/e;
- fare ricerca: implementare attività di ricerca finalizzate alla
maggiore comprensione della plusdotazione e degli aspetti
ad essa legati (drop-out, disaffezione scolastica, underachievement, ecc.);
- produrre materiali: attività di ricerca applicativa allo scopo
di offrire strumenti didattici specifici per i gifted e materiale
di aggiornamento sulle tematiche, con particolare attenzione
all'area scientifico-matematica;
COPPEM NEWS 32 - 17
IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008
divulgare: si intende innalzare, attraverso tutti i canali, sia
scientifici che didattici e più divulgativi, il livello di conoscenza della tematica, attivando la creazione di un network tra le
Università e gli Istituti di Ricerca interessati all’argomento.
Per formazione personale ma anche a causa delle sfide che la
società della conoscenza ci pone davanti quotidianamente, la
nostra attenzione è focalizzata sulle difficoltà e le implicazioni educative legate allo sviluppo scientifico e tecnologico ed
alla crescente necessità di investire sempre più in formazione
non solo di base ma anche di più alto livello, sia utilizzando
l’esperienza di altri paesi in cui tali modi di agire sono ormai
una consuetudine che creando noi stessi esperienze di “buone
pratiche” adattabili ai differenti contesti sociali. In molti settori le donne non hanno le stesse opportunità formative o
lavorative degli uomini, ma è proprio l’ambito scientifico
quello che maggiormente ci vede penalizzate. Secondo gli
ultimi dati del World Population Prospects: The 2006 Revision,
United Nations, nel mondo vi sono 6.671.226.000 persone di
cui il 50.377% sono uomini ed il restante 49.623% sono donne. La popolazione italiana, ad esempio, è composta da
58.877.000 di persone di cui il 48.583% sono uomini mentre il
51.417% sono donne. I dati parlano chiaro: non vi sono ragioni numeriche che giustifichino la disparità esistente. Data la
mia provenienza accademica, vi porto qualche dato sulla presenza di uomini e donne nei diversi gradi della carriera universitaria in 25 paesi dell’Unione europea (la Bulgaria e la
Romania non facevano ancora parte dell’Europa quando è
stata fatta la rilevazione) nel 2003: il 59% dei laureati sono
donne, così come il 43% dei Dottori di Ricerca, il 42% dei
ricercatori, ma solo il 32% dei professori Associati e il 15% dei
Professori Ordinari sono donne. Il rapporto dell’OBSERVA,
presentato a Firenze tre mesi fa, dedicato al rapporto tra
Donne e scienza, parla chiaro: nel campo della ricerca le donne in Italia, ad esempio, guadagnano il 33,3% in meno degli
uomini, nei comitati scientifici solo il 12.8% sono donne, nel
settore dell’Information Technology nel periodo 1980-2005, il
5% dei brevetti di origine statunitense ed il 3% di quelle di
origine giapponese sono intestati a donne. E l’elenco potrebbe continuare. In occasione della 34esima Conferenza Generale dell’UNESCO (ottobre 2007), dopo aver preso coscienza dello squilibrio esistente nel rapporto numero di donne che
costituiscono la popolazione mondiale e donne che raggiungono posizioni di successo in ambito scientifico, i paesi aderenti hanno deciso che “l’Uguaglianza di genere” deve essere
una delle priorità delle azioni trasversali del periodo 20082013. La collaborazione diventa quindi di fondamentale
importanza, proprio perché ognuno può mettere al servizio
degli altri la propria esperienza nonché le proprie competenze specifiche, frutto del lavoro di anni di intensa attività di
formazione e di continuo aggiornamento. In questa direzione, la nostra proposta vuole dare un contributo fattivo e concreto all’Osservatorio permanente, di cui si sente di condividere gli obiettivi e lo spirito che lo animano.
Innanzi tutto, dal 1 al 4 settembre 2009 Pavia ha avuto l’ono18 - COPPEM NEWS 32
re di essere scelta per ospitare la Summer School dedicata ai
dottorandi europei che si occupano nella loro attività di ricerca di plusdotazione e di talento. La Scuola sarà diretta dal
Prof. Monks e dal Prof. Heimann, esperti di chiara fama mondiale che metteranno a disposizione dei 20 studenti o studentesse selezionati la loro ormai pluridecennale esperienza. Nell’ottica della creazione di un’area di interscambio di esperienze e di opportunità, la Scuola sarà lieta di ospitare tre dottorande che appartengono ai paesi dell’Area del mediterraneo,
convinti che questa possa essere un’occasione reale e concreta
di condivisione e di interscambio che possa portare alla formazione di una rete stabile di conoscenza tra coloro che stan-
no compiendo un percorso di formazione ai più alti livelli di
istruzione.
Oltre a questo, proponiamo un’indagine conoscitiva delle
diverse realtà e proposte educative dei paesi che fanno parte
dell’Osservatorio permanente, con particolare attenzione alle
proposte dedicate ai plusdotati nonché alle differenze di
genere nei termini di possibilità offerte e di percorsi formativi
possibili per le studentesse che, come ben sappiamo, in alcuni
paesi non hanno sempre non solo la possibilità di accedere a
posti di prestigio e di potere in ambito lavorativo, ma vengono discriminate già a partire dai livelli base dell’istruzione. A
questo proposito, il Seminario Donna, Economia e Potere
organizzato dalla Fondazione Bellisario proprio qui a Palermo
il 17 ed il 18 ottobre 2008 ha offerto più di un’occasione di
riflessione proprio su questi temi.
Il passo successivo è la creazione di una piattaforma di interscambio, che sfrutterà i canali e la rete utilizzata per la realizzazione dell’indagine che sarà quindi la base da cui partire e
su cui lavorare per il miglioramento non solo del livello educativo in generale, ma soprattutto della condizione della Donna che studia, che ha il diritto di diventare protagonista della
propria storia e di dare il proprio fattivo contributo allo sviluppo del proprio paese nei termini non solo di progresso
sociale ed economico, ma anche di benessere individuale.
COPPEM NEWS 32 - 19
IL DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ:
INTERVISTA A ISABELLA RAUTI
TRATTO DA EUROPAREGIONI NEWLETTER
Le attività e le competenze del Dipartimento, la tutela e l'assistenza alle vittime di
tratta, i programmi di
protezione sociale. Gli
obiettivi e le attività
future. È intervenuta
Isabella Rauti, Capo
del Dipartimento per
le Pari Opportunità.
Il Ministero per le Pari Opportunità è deputato in Italia all'attuazione delle azioni a sostegno delle vittime e di contrasto
del fenomeno, di informazione sul tema a livello nazionale. Il
Dipartimento che lei dirige ne è il braccio operativo, quali
sono gli obiettivi e le modalità di funzionamento?
Il Dipartimento per le Pari Opportunità, istituito nel 1997 per
affiancare nell'esercizio delle sue funzioni il Ministro per le
Pari Opportunità, è la struttura generale della Presidenza del
Consiglio dei Ministri con il compito di promuovere e di coordinare le politiche di pari opportunità e le azioni di Governo
volte a prevenire e rimuovere le discriminazioni. In considerazione dell'ampliata delega conferita al Ministro per le pari
Opportunità, oltre a promuovere e coordinare le azioni di
Governo (volte ad assicurare l'attuazione delle politiche in
materia di diritti e pari opportunità di genere con riferimento
20 - COPPEM NEWS 32
ai temi della salute, della ricerca, della scuola e della formazione, dell'ambiente, della famiglia, del lavoro, delle cariche
elettive e della rappresentanza di genere), il Dipartimento è
stato delegato a promuovere e coordinare le azioni di Governo in tema dei diritti umani delle donne e diritti delle persone, nonché a prevenire e rimuovere le discriminazioni per tutti i fattori previsti dal trattato istitutivo della Comunità europea. Dunque il Dipartimento, che sono stata chiamata a dirigere dal giugno scorso, ha assunto una configurazione diversa, più ampia, che comprende e supera le tradizionali competenze fino ad oggi assunte.
In che termini il Dipartimento si occupa anche di tratta di
esseri umani?
Tra le varie competenze si configurano anche le azioni che il
Ministero per le Pari Opportunità deve condurre per la protezione ed il sostegno delle vittime di tratta. Come organo di
coordinamento del monitoraggio del fenomeno, si colloca la
gestione da parte del Dipartimento per le Pari Opportunità,
della "Commissione Interministeriale per il sostegno alle vittime di tratta, violenza e grave sfruttamento" che presiedo in
rappresentanza del Ministro per le Pari Opportunità, e che
vede al suo interno i rappresentanti dei Ministeri dell'Interno,
di Giustizia, del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.
Anche quest'anno il Rapporto Usa sul traffico delle persone
(Trafficking in Persons) ha premiato l'Italia. Gli sforzi in termini normativi sono stati infatti ritenuti all'avanguardia sia nel-
la repressione del fenomeno che nell'integrazione delle vittime. Quali sono a suo avviso i punti di forza del modello italiano? Quali i punti di debolezza?
Il perimetro legislativo di riferimento e le norme entro cui il
Dipartimento per le Pari Opportunità si è mosso in modo tale
che l'Italia è considerata il modello più avanzato ed efficace
nel contesto europeo ed internazionale per la tutela delle
vittima e la parallela repressione della criminalità sono in sintesi:- l'art.18 del Dlgs 286/98, "Testo unico delle disposizioni
concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla
condizione dello straniero", che consente, tra l'altro, di
accertare le situazioni di violenza e grave sfruttamento nei
confronti dello straniero, il rilascio di uno speciale "permesso
di soggiorno" per accedere ad un programma di assistenza
ed integrazione sociale; la Legge 17 del 2007 ha modificato
l'art. 18 del Dlgs 286/98, prevedendo la possibilità anche ai
cittadini e cittadine di Stati membri dell'Unione di accedere
ai programmi di protezione sociale. La caratteristica più rilevante di questo tipo di permesso è quella di aver affrontato
la questione considerando in primo luogo la tutela dei diritti
delle vittime, introducendo, per la prima volta, delle disposizioni di carattere umanitario È interessante, quindi, sottolineare la diversità della legge italiana, rispetto ad altre normative europee, le cui finalità sono prevalentemente "sociali": il permesso non viene concesso per rimanere a disposizione dell'autorità giudiziaria, per deporre o collaborare con gli
organi di polizia ma essenzialmente per "consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza ed ai condizionamenti dell'organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di
assistenza ed integrazione sociale" (art. 18 d.lgs 286/98). - La
Legge 228/2003 "Misure contro la tratta di persone" che,
prevede l'istituzione di un "Fondo speciale" per i programmi
di assistenza e la "presa in carico", per un periodo transitorio, delle vittime dei reati di riduzione in schiavitù e di tratta
di persone sottoposte a sfruttamento di tipo sessuale ma
anche lavorativo. Inoltre, questa legge, in un'ottica di tutela
dei diritti delle vittime, introduce disposizioni (come il processo a porte chiuse ed altro) che salvaguardano la sicurezza
della vittima di tratta qualora sia chiamata a testimoniare nei
processi. Con la Legge n. 228 del 2003 "Misure contro la tratta di persone", si è provveduto, innanzitutto, a ridisegnare
nel nostro ordinamento giuridico talune figure di reato, e
precisamente quelle di riduzione in schiavitù, tratta di persone e commercio di schiavi e a introdurne delle nuove. Ciò
anche in considerazione del fatto che le figure già previste
dalla legislazione precedente non erano risultate idonee a
descrivere e contenere tale fenomeno. Per le figure criminose
su cui è intervenuta la nuova legge, si è inoltre stabilito un
pesante inasprimento della pena prevista, fissata nella reclusione da otto a venti anni, con un aumento da un terzo alla
metà della pena da infliggere quando le vittime dei reati siano minori di anni diciotto o per l'ipotesi, attualmente più
COPPEM NEWS 32 - 21
ricorrente, in cui la riduzione in schiavitù o in servitù è finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, oppure al prelievo di organi.
Il Dipartimento attua azioni a sostegno delle vittime della
tratta degli esseri umani nelle varie forme di sfruttamento e
di contrasto al fenomeno, quali sono e che risultati sono stati
raggiunti?
Dalle norme italiane e da quel "modello italiano" di protezione sociale derivano, in termini concreti, le seguenti forme o
catena di interventi:
• Assistenza alle vittime di grave sfruttamento e di quante si
trovano in condizione di pericolosità o che rischiano di essere
oggetto di violenza quando decidono di allontanarsi dai
meccanismi di assoggettamento. L'assistenza non si limita al
primo soccorso, ma la vittima può intraprendere un percorso
di protezione sociale individualizzato, della durata di 12
mesi, pattuito con servizi specializzati di sostegno psicologico, sociale e sanitario, nonché di sostegno legale e giuridico.
Un progetto di protezione sociale è articolato in varie fasi,
legate tra loro, che sinteticamente possiamo così delineare:
1) la prima, soprattutto centrata sul recupero fisico e psicologico della vittima, prevede un percorso di assistenza e protezione sociale, che dal primo contatto (attraverso: l'unità di
strada, numero verde, intervento delle forze di polizia, ecc..)
porta a forme di accoglienza protetta presso case di fuga, o
famiglie o in autonomia abitativa. Durante questo periodo
22 - COPPEM NEWS 32
inizia l'istruttoria necessaria per l'ottenimento del permesso
di soggiorno ex art. 18. Viene assicurata un'assistenza legale,
un supporto psicologico al fine di ritrovare la propria autonomia e identità socio-culturale; 2) la seconda fase ha come
obiettivo principale l'integrazione e l'inclusione sociale che
prevede interventi finalizzati all'orientamento e all'inserimento socio-lavorativo, attraverso corsi di formazione, di
apprendimento della lingua italiana, borse lavoro, tutorship
guidati nelle aziende, ecc..processo di integrazione/inserimento sociale e lavorativo previsto dopo l'assistenza e il percorso di protezione sociale, la vittima - dopo il compimento
del programma previsto che dura dodici mesi - può fruire di
un permesso di soggiorno per motivi di lavoro in presenza di
una occupazione formale;
• creazione e sviluppo di interventi che operano sempre di
più in sinergia, dagli enti e servizi locali, alle forze di polizia,
al privato sociale: a cominciare dall'identificazione delle persone trafficate per la quale non è stata ancora individuata
una procedura espressamente codificata e normata ma che è
ugualmente attiva attraverso una modalità consolidata dalla
pratica attraverso l'individuazione di procedure di identificazione, assistenza e protezione sociale delle vittime, diffuse su
tutto il territorio nazionale e diversificate su base locale che
prevedono il coinvolgimento di tutti gli attori (istituzionali e
sociali) che agiscono secondo il metodo integrato e multiagenzia. Le persone trafficate possono essere identificate
attraverso varie tipologie di attori, quali, le forze dell'ordine,
le ONG, i servizi sociali degli enti locali, il numero verde, le
unità di contatto, i drop in centre, i sindacati, gli ispettorati
del lavoro e le agenzie del lavoro. Ed è quindi attraverso
questa sinergia di azioni che si concretizza il metodo multiagenzia che si traduce in procedure che valorizzano i diritti
umani e li pongono al centro. Tale metodo rappresenta il
percorso da seguire sia in termini di tutela delle vittime, sia
in termini di efficacia investigativa, di processi penali e di
condanne dei responsabili. Infatti, per intervento integrato o lavoro di rete - si intende una catena organica di azioni
strettamente collegate tra loro in maniera che l'una diventi
propedeutica all'altra;
• realizzazione di un Numero Verde antitratta nazionale (800
290 290) che raccoglie le richieste di aiuto delle vittime del
traffico e dello sfruttamento sessuale. La funzione del Numero Verde è quello di soccorrere le vittime di tratta che si sganciano dallo sfruttamento e che possono essere messe in contatto immediatamente con i servizi territoriali; si specifica che
il Numero Verde in questione è strutturato in una postazione
centrale ed in 14 posizioni locali e che tale linea telefonica è
finanziata dal Dipartimento come cosiddetta Azione di sistema, prevista dal citato art. 18 t.u., per il supporto propedeutico ai programmi di assistenza ed integrazione sociale;
• promozione della cooperazione allo sviluppo, con la realizzazione di programmi di rientro assistito, di formazione pro-
fessionale attivata nelle aree di esodo delle vittime; a questo
proposito si vuole fare cenno al Protocollo d'Intesa, sottoscritto nel luglio scorso dal Dipartimento, con il Ministero del
lavoro, famiglia e pari opportunità del Governo Romeno, per
combattere il fenomeno del traffico, attraverso progetti
finanziati dal Fondo Sociale Europeo.
Per quanto riguarda i programmi di assistenza alle vittime,
quali sono le attività in corso?
Il Dipartimento per le Pari Opportunità, in applicazione delle previsioni normative,sovrintende e coordina la realizzazione di programmi di assistenza ed integrazione sociale delle
vittime e vorrei porre all'attenzione solo qualche dato, relativo alle attività : in applicazione dell'articolo 18 D.lgs
286/98 (comma 1) il Dipartimento per le pari opportunità,
dal 2000 al 2008, ha bandito n. 9 Avvisi, pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, per la presentazione di progetti in questo ambito e ne ha co-finanziati n. 533
che interessano l'intero territorio nazionale.Inoltre, in applicazione dell'art. 13 della legge 228/2003, che prevede l'istituzione di un "Fondo speciale" per la realizzazione programmi di assistenza, il Dipartimento ha emanato tre bandi,
pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana,
per l'attuazione di progetti destinati alle vittime dei reati di
riduzione in schiavitù o mantenimento in schiavitù o in servitù e di tratta di persone. Ad oggi il Dipartimento ha cofinanziato n. 72 programmi.
COPPEM NEWS 32 - 23
Marie Marzloff e Giovanni Buttigieg
CESIE
Per diverse ragioni, alcune ovvie altre meno, le donne hanno
contribuito in maniera importante nella promozione della cultura tradizionale potenziandone il valore. La sfera femminile
è tradizionalmente una sfera privata. La salvaguardia della
cultura tradizionale e del folklore appartengono a questa sfera tramandata di generazione in generazione attraverso
l'istruzione spesso fornita dalle donne. Per secoli, le donne
hanno passato parte del loro tempo nell'occuparsi giorno
dopo giorno della vita familiare, cucinando piatti tipici, cantanto ninna-nanne tradizionali, ballando danze popolari. Tutto ciò ha reso la donna indispensabile nel mantenere in vita
ed arricchire le identità culturali tradizionali. Questo stato di
cose ha inciso con l'avanzare di fenomeni quali i mass-media,
gli sviluppi nella tecnologia delle comunicazioni. La globalizzazione, l'urbanizzazione, cambi nei ritmi e nella migrazione.
Un nuovo concetto di cosa sia la cultura è emerso, cioé spingere i bambini a crescere distanti dalle loro identità culturali
tradizionali. Questo porta ad un calo della identità storica
comune che fino ad adesso ha avuto una funzione sociale
fondamentale.
Come sottolineato dal Prof Serracino Inglott, per capire
questo cambiamento dobbiamo tornare alla rivoluzione
industriale, quando le famiglie si fermarono essendo
“unità di produzione”, per esempio con tutti i membri della famiglia che generano profitto attraverso
artigianato tradizionale o affari con fattorie,terreni
e cottage. Questo lavoro si separò dalla famiglia
portando i membri della famiglia dallo spendere
tutti i gironi insieme come se lavorassero in differenti luoghi durante il giorno. Tutto ciò venne esaltato con il fiorire del capitalismo liberista che condusse al consumismo a sua volta tradotto nella vittoria di una immediata gratificazione (Faccio ciò
che mi da piacere non quello che è necessario o accettato come universalmente giusto per la comunità). Ciò è accresciuto
con lo sviluppo della tecnologia dell'informazione e le possibilità che
offre: a) essere così individualisti
e sopravvivere finora bene
attraverso internet, e b) offrire ad ogni individuo l'opportunità di adottare la
tradizione/cultura che
vuole, anche completamente differente dal proprio
vicino di
24 - COPPEM NEWS 32
casa/sorella/marito. Ironicamente, ciò può essere capovolto
attraverso l'attuale emergenza dei sistemi “open-source” ed il
“tele-working” riportando indietro certi elementi della società pre-industriale. Inoltre, in molti posti intorno al mondo, la
separazione tra sfera privata e pubblica non è più strettamente definita in rapporto con il genere nei genitori delle nuove
generazioni Questo risulta in un rinnovamento del ruolo del
padre, avendo la donna più opportunità di essere agente del
cambiamento. Si mette in questione il precedente ruolo fondamentale delle donne come tutela delle tradizioni.
E' arrivato il tempo di decostruire per
ricostruire i ruoli e i rapporti
uomo-donna, padre madre,
attraverso un moderno
concetto di trasmissione, collegato
a nuovi concetti di
famiglia. Gli uomini dovrebbero partecipare in modo più
determinante nell'educazione e nella trasmissione del cosiddetto patrimonio intangibile. Accettare l'identità economica e
sociale delle donne e il loro importante ruolo nella vita pubblica che significa per forza di cose un minor tempo da investire in quella privata. E' urgente dunque bbandonare i ruoli repressivi tradizionali e trovare
delle soluzioni per salvaguardare le tradizioni non più garantite dalla presenza femminile.
COPPEM NEWS 32 - 25
V COMMISSIONE - PARI OPPORTUNITÀ
«IL RUOLO DELLE DONNE PER LA SALVAGUARDIA DELLE TRADIZIONI E DELLA DIVERSITÀ CULTURALE»
PRESIDENTE:
JANINE HADDAD (FR)
1° VICE-PRESIDENTE:
HALA MANSOR ABDUL RAHMAN (EG)
VICE-PRESIDENTE:
GINA FASAN (IT)
Relatori:
Zeynep Karahan Uslu (TR)
Nikolas Papamikroulis (GR)
Referente per il Segretariato:
Giovanna Cirino (IT)
Esperte:
Maria Teresa Coppo Gavazzi
Vice Presidente della Consulta delle elette e delle nominate – AICCRE, Consigliera di parità della Regione Lombardia
MEMBRI
Janine Haddad
Vice-presidente del Consiglio Regionale
dell'Ile-de-France, responsabile delle
azioni internazionali e degli affari europei (FR)
Hala Mansor Abdul Rahman
Consulente del Governatorato di Qalyubya per la formazione e lo sviluppo
umano (EG)
Gina Fasan
Vice presidente dell'AICCRE (IT)
Betty De Wachter
Coordinatrice dell'équipe Internazionale
dell'Associazione delle Città e dei Comuni Fiamminghi (BE)
Iwona Kowalska Nawrocka
Funzionario Dipartimento Sviluppo, Promozione e Integrazione Europea,
Comune di Rybnik (PL)
Gehad Galal Amer
Responsabile per l'Egitto del programma
26 - COPPEM NEWS 32
euromediterraneo della gioventù (EG)
Catalina Schezzini
Sindaco del Comune di Rio nell’Elba (IT)
Kahina Abderrahmane
Assistente – Membro del l’Ufficio nazionale del Forum algerino per la Cittadinanza e la Modernità (DZ)
Isabelle Compagnie
Consigliere dell'Unione Città e Comuni
Valloni (BE)
Cveta Zalokar Ora_em
Vice Presidente dell'Associazione Città e
Comuni sloveni e Sindaco del Comune di
Dom_ale (SL)
Nadya Kssaibi
Sindaco di Homs (SY)
Sara Akavia
Project Manager - Unione delle Autorità
Locali in Israele (IL)
Kathleen Maher
Consigliere del Comune di Clonmel, Co.
Tipperary (IE)
Catherine McDermott
Consigliere del Comune di Banbridge
(Irlanda del Nord UK)
Lucile Schmid
Consigliere della Regione Ile-de-France (FR)
Jasmina Vidmar
Segretario Generale dell'Associazione
Città e Comuni sloveni e Consigliere
del Comune di Maribor (SL)
Viera Krakovska
Sindaco del Comune di Brusno, Membro del Presidium - Associazione Città
e Comunità slovacche (SK)
Pirkko Paranko
Direttore – Ufficio Protezione
Ambientale – Comune di Salo (FI)
Ramon Polo Bernardo
Consigliere del Comune di Jaén (ES)
Philippe Sanmarco
Vice presidente della Communauté
Urbaine de Marseille Provence Métropole (FR)
INVITATE PERMANENTI
Nikos Papamikroulis
Consigliere comunale di Nea Halkidona (GR)
Antonella Cagnolati
Direttore esecutivo, Congresso dei
Poteri locali e regionali del Consiglio
d'Europa (IT)
Marc Thoulen
Direttore dell'Associazione della Città
e dei Comuni di Bruxelles Regione
capitale (BE)
Ian Micallef
Presidente della Camera dei Poteri
Locali del Congresso dei Poteri Locali e
Regionali del Consiglio d'Europa (MT)
Ali Abu Ghanimeh
Consigliere del Ministro degli Affari
municipali, rurali e ambientali (JO)
Veronika Krausz
Segretaria agli Affari Internazionali
dell'Associazione nazionale delle
autorità locali ungheresi (HU)
Zeynep Karahan Uslu
Deputato del Parlamento turco e Presidente dell'Assemblea turca dei parlamentari turchi e italiani (TR)
Saime Yildiz
Membro dell'Associazione KOZA (TR)
Samar Bouhairi
Consigliere giuridico e membro del
Consiglio libanese per resistere alla
violenza contro la donna (LB)
Latifa Remki
Membro del Forum Algerino per la
Cittadinanza e la Modernità (DZ)
Hiba-Soraya Belarbi
Socio Fondatore del Forum Algerino
per la Cittadinanza e la Modernità (DZ)
Sandra Ceciarin
Responsabile Elette Locali del CCRE (FR)
Marijke Vanbiervliet
Responsabile Settore Relazioni Internazionali, AICCRE (IT)
Giovanna Livreri
Presidente Consorzio Terre di Sicania (IT)
Rosalia Schirò
Consigliere della Provincia Regionale
di Messina (IT)
Stefania Toriello
Project Manager dell'Associazione delle Agenzie della Democrazia Locale (IT)
Najoua Mahjoub
Direttrice alla Direzione Regionale
della Banca dell'Habitat di Sousse;
Membro dell'ufficio dell'Unione
Nazionale della Donna Tunisina (TN)
Hayet Mrabet
Dottoressa in oftalmologia (TN)
Cristina Stimolo
Dirigente del Dipartimento per il collegamento con le istituzioni europee
– Regione Siciliana (IT)
Claudia Serio
Consigliere regionale di parità –
Assessorato Regionale del Lavoro –
Regione Siciliana (IT)
Fatiha Bakkali
Membro del Parlamento del Regno
del Marocco (MA)
Maria Luisa Troja
Referente per i rapporti internazionali Dirigente dell'Ufficio di Gabinetto
Assessorato alla Sanità - Regione Siciliana (IT)
Isabella Rauti
Capo Dipartimento del Ministero delle Pari Opportunità (IT)
Fiorella Friscia
Giornalista (IT)
Antonella Maiolo
Sottosegretario per i diritti del cittadino e le pari opportunità – Regione
Lombardia (IT)
Maysoon Al-Nahar
Direttrice dei Musei - Università della
Giordania (JO)
Rabab Tall
Consigliere giuridico del Ministro dell'Informazione e Comunicazione Tecnologica (JO)
Anna Maria Roncoroni
Psicologa – Università di Pavia, Corrispondente italiana del ECHA (European Council for High Ability) (IT)
Patrizia Livreri
Presidente Regionale Fondazione
Marisa Bellisario (IT)
Ouafae Benfeddoul
Presidente della Commissione degli
Affari giuridici della Municipalità di
Rabat (MA)
COPPEM NEWS 32 - 27
PROGETTI DALL’UE
Tratta No
PROGETTO Europeo EQUAL “Tratta NO! Un altro punto di vista”
“Tratta NO! Un altro punto di vista.” è il progetto di informazione sociale che propone un
punto di vista diverso sul tema della tratta degli esseri umani. Un fenomeno che secondo
stime 2005 dell’ONU coinvolge ogni anno circa 700 mila persone in tutto il mondo - di cui
dai 20 ai 25.000 in Italia negli ultimi 4 anni secondo organismi governativi nazionali - e
rappresenta uno dei più lucrosi traffici illeciti. Poca però è l’informazione sul tema e molti sono i pregiudizi esistenti e più radicati di quanto si pensa, che pesano sulle vittime –
donne, uomini e minori – anche quando riescono ad uscire dalla situazione di sfruttamento ostacolando un loro efficace reinserimento sociale e lavorativo.Tratta NO! vuole agire
su questo marchio sociale con un approccio sistemico che sperimenta un modello informativo che integra strategicamente strumenti e strategie informative diversificate e promuove la conoscenza del fenomeno della tratta nella sua complessità.
Link al sito www.trattano.it www.ahtnet.org
Programma Cultura (2007-2013)
Invito a presentare proposte 2008 per progetti di cooperazione pluriennali; misure di cooperazione; azioni speciali (paesi terzi); sostegno agli organismi attivi a livello europeo nel
campo della cultura. Il presente invito si concentra su due aree di intervento:
1. Sostegno ai progetti culturali (Progetti di cooperazione pluriennale; Progetti di cooperazione; Progetti di traduzione letteraria; Progetti di cooperazione con paesi terzi) e
2. Sostegno alle organizzazioni attive a livello europeo nel settore della cultura. Ulteriori
informazioni e modulistica sono reperibili sui seguenti siti web:
Direzione generale dell’Istruzione e della cultura
http://ec.europa.eu/culture/index_en.htm
e Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura
http://eacea.ec.europa.eu/culture/index_en.htm
Scadenza: 1° febbraio 2009 (Progetti di traduzione letteraria)/ 1° maggio 2009 (Progetti di
cooperazione con paesi terzi)
28 - COPPEM NEWS 32
Palermo, Villa Malfitano
13MA ASSEMBLEA GENERALE
DEL COPPEM
20/21 Dicembre 2008
riunione delle commissioni
AGENDA
20 DICEMBRE 2008
Ore 8,30: Registrazione dei partecipanti
Ore 9,00: Assemblea Generale
Apertura dei lavori da parte del Decano
Saluti:
Salvatore Cuffaro, Presidente del COPPEM
Francesco Cascio, Presidente dell'Assemblea
Regionale Siciliana
Diego Cammarata, Sindaco di Palermo
Giovanni Avanti, Presidente della Provincia di
Palermo
Approvazione rinnovo delegazioni
Presa d'atto assestamento del Bilancio 2007
Approvazione Bilancio consuntivo 2007
Elezione del Presidente e dei Vice-presidenti
del COPPEM
Presa d'atto assestamento del Bilancio preventivo 2008
Approvazione del programma politico-istituzionale per il 2009
Approvazione Bilancio preventivo 2009
Nomina revisore dei conti 2009
Comunicazioni del Segretario Generale, Carmelo Motta
Varie ed eventuali
Ore 10,30: Dibattito su:
“Il ruolo dei poteri locali e regionali nell'Unione per il Mediterraneo”
Interventi di:
Raffaele Lombardo, Presidente della Regione
Siciliana
Shehadeh Abu Hdaib, Ministro degli Affari
Municipali del Regno Hascemita di Giordania
Elisabeth Gateau, Segretaria Generale delle
Città e dei Governi Locali Uniti
Adly Hussein, Vice presidente del Coppem,
Governatore di Qalyibyia
Abdelkarim Misbah, Presidente della III Commissione del Coppem, Governatore di Gabès
Mohamed Ashraf Gaml Eldin Rashed, Ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto in
Italia
Firas Khouri, Vice Ambasciatore del Regno
Hascemita di Giordania in Italia
Laurent Galissot, Primo Segretario dell'Ambasciata di Francia in Italia
Obaid Salem Al Shamsi, Assistente del Direttore Generale della Municipalità di Dubai
Ian Micallef, Presidente della II Commissione
del Coppem, Presidente della Camera delle
Autorità locali del Congresso dei poteri locali
e regionali del Consiglio d'Europa
Ghassan Samman, Vice presidente del Coppem, Capo delle relazioni internazionali dell'Organizzazione delle Città Arabe,
Serena Forni, MedCities, Consulente per gli
affari mediterranei del Sindaco di Roma
Hee-kyung Choi, Segretario Generale di
Inter-City Intangible Cultural Cooperation
Network – ICCN
Nourredine Sbia, Vice presidente del Coppem, Presidente del Forum Algerino per la
Cittadinanza e la Modernità
Filippo Terruso, Gabinetto del Presidente Luc
Van Den Brande – Comitato delle Regioni
Francesco Attaguile, Dirigente Generale dell'Ufficio di Bruxelles della Regione Siciliana
Salvo Andò, Magnifico Rettore dell'Università
Kore di Enna
Nikolas Papamikroulis Vice presidente del
Coppem, già sindaco di Nea Halkidona, Rappresentante Enti locali Greci
Jan Mans, Presidente della I Commissione del
Coppem, Presidente della Sezione olandese
del CCRE
Benedetto Mineo, Consigliere d'Amministrazione dell'Agenzia di Sviluppo Euromediterraneo dei Poteri Locali e Regionali – ASEM
Fabio Pellegrini, Presidente Fondatore del
Coppem
21 DICEMBRE 2008
ore 9,00: Apertura dei lavori
Michele Raimondi, Coordinatore dei programmi del Coppem
Alessandra Prudente, Responsabile delle relazioni esterne del Coppem
Lavori delle Commissioni
V Commissione: "Il ruolo delle donne nella
salvaguardia delle culture tradizionali nella
conservazione della diversità culturale" Presiede: Hala Mansor Abdul Rahman
Presentazione delle attività della Commissione: Giovanna Cirino
Interventi esterni:
“Investire nel capitale umano: il ruolo della
donna come risorsa strategica per lo sviluppo
sociale ed economico”
Annamaria Roncoroni, Psicologa Dipartimen-
to di Psicologia dell'Università di Pavia, Corrispondente italiana dell'European Council for
High Ability (ECHA)
Patrizia Livreri, Presidente Regionale Fondazione Marisa Bellisario
Interventi dei membri della Commissione
0re 10,00: I Commissione: “Esperienze di partecipazione dei poteri locali e regionali
Euromediterranei”
Presidente: Jan Mans
Presentazione delle attività della Commissione: Francesco Sammaritano
Interventi esterni:
“Il Politecnico del Mediterraneo”
Roberto Lagalla, Magnifico Rettore dell'Università di Palermo
Interventi dei membri della Commissione
ore 11,00: II Commissione: “Immigrazione ed
Emigrazione, azioni e strumenti della cooperazione fra città e regioni euromediterranee”
Presidente: Ian Micallef
Presentazione delle attività della Commissione: Ilia Mazzone
Interventi esterni:
Anna Lucia Colleo, Nomisma - International
Programs Department
Interventi dei membri della Commissione
ore 12,00: III Commissione: “Lo sviluppo locale: il decentramento dei poteri e gli strumenti operativi”; «Integrazione Euromediterranea delle reti strategiche infrastrutturali:
l’esempio dei trasporti»
Presidente: Abdelkarim Misbah
Presentazione delle attività della Commissione: Paolo Carrara
Interventi esterni:
“Le rotte dei nuovi fenici”
Prof. Giuseppe Frisella, Università di Palermo
“Lo sviluppo sostenibile: progetto energia”
Vincenzo Ardizzone, Presidente ATQ Interventi dei membri della Commissione
ore 13,00: IV Commissione: “Cultura
e Turismo: promozione e gestione di aree
culturali”
Presidente: Falah Al Omoush
Presentazione delle attività della Commissione: Natale Giordano
Interventi dei membri della Commissione
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13MA ASSEMBLEA GENERALE
DEL COPPEM
20/21 Dicembre 2008