IL RUOLO DELLA DONNA COPPEM NEWS 32
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IL RUOLO DELLA DONNA COPPEM NEWS 32
I E REGIONALI TE EN AN OT ER IL OC AL C COMITATO PERM M P OP E P AR TE NA RIA TO E UROMEDITERR AN E O IP DE COPPEM NEWS 32 PERIODICO EDITO DAL COPPEM IL RUOLO DELLA DONNA nella salvaguardia delle tradizioni culturali e nella conservazione delle differenze culturali (IL CAIRO 13.10.2008) COPPEMNEWS PERIODICO EDITO DAL COPPEM REGISTRAZIONE TRIB. DI PALERMO N.22 DEL 23.12.1986 IL RUOLO DELLA DONNA NELLA SALVAGUARDIA DELLE TRADIZIONI CULTURALI E NELLA CONSERVAZIONE DELLE DIFFERENZE CULTURALI direttore FABIO PELLEGRINI vice direttore LINO MOTTA direttore responsabile PIERO FAGONE redazione ROBERTA PUGLISI GIOVANNA CIRINO NINO RANDISI [email protected] traduzioni PAOLO CARRARA, GIULIA GIORDANO, ALESSANDRA PRUDENTE (INGLESE) FLAVIA MARZIALETTI, ALESSANDRA PRUDENTE (FRANCESE) grafica LUIGI MENNELLA stampa ARTI GRAFICHE RIUNITE - PALERMO stampato a Palermo nel dicembre 2008 seconda ristampa febbraio 2009 IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008 L’APICE DELLA PIRAMIDE Determinate e preparate. Viaggiano, si confrontano, parlano diverse lingue, curano la famiglia e l'aspetto. Sono le donne del nuovo millennio. Madri, figlie sorelle, compagne, lavoratrici. Nella recente clasGiovanna Cirino, giornalista, museologa, referente V commissione Coppem Pari Opportunità sifica stilata dalla rivista americana Vanity Fair sui “grandi del mondo”, solo quattro donne sono presenti, e di queste una è la regina Elisabetta che vanta sì autorità e poteri, ma di natura dinastica. Anche se sui media si impone il modello contemporaneo di donna impegnata nella professione, in politica, e sempre più vicina a raggiungere posizioni di prestigio sociale, il cosiddetto “tetto di cristallo” non si rompe. Arrivare al vertice è ancora un sogno, se si eccettuano pochissimi fortunati casi, e nei 27 Paesi dell'Unione europea resta sempre l'inammissibile pay-gap , pari circa al 15%, che distingue lo stipendio tra uomini e donne. “Mal comune mezzo gaudio” si dice, ma in questo caso c'è poco da rallegrarsi: anche se il fenomeno non è solo europeo ma di portata mondiale, resta comunque irrisolto il problema della rappresentanza, dei diritti, della democrazia. Le decisioni sono concentrate in mano a pochi e quei pochi non sono donne. Senza parlare poi dei dati sconcertanti resi dall'Onu, secondo cui ogni ora, una donna su quattro subisce violenza, e del complesso e sempre più incontrollato fenomeno internazionale della tratta di esseri umani, che riguarda soprattutto donne e bambini. Uno degli obiettivi primari del partenariato euromediterraneo è la lotta ad ogni forma di discriminazione sociale e di genere. La problematica femminile occupa quindi una posizione centrale e si è sempre più consapevoli che i percorsi di modernizzazione - pur nel mantenimento delle specificità storico-culturali non possono prescindere dal riconoscimento delle “pari opportunità” in tutti i settori della vita sociale. La V commissione del Coppem si è riunita nel mese di Ottobre al Cairo, nella raffinata terra di Cleopatra regina d'Egitto, paese in cui le donne potevano anche governare e impugnare lo scettro reale come gli uomini. In questo contesto di grande auspicio abbiamo discusso su un tema che lega passato, presente e futuro: <Il ruolo della donna nella salvaguardia delle tradizioni culturali e nella conservazione delle differenze culturali>. Nel primo numero del Coppenews dedicato alla V Commissione “Pari Opportunità”, pubblichiamo alcuni degli interventi dei lavori del Cairo insieme ad altri contributi interessanti. Nel 2009 intendiamo dedicarci con particolare attenzione alla redazione di una Carta sul “Ruolo delle donne del Mediterraneo nella vita locale”, un progetto triennale, e cercheremo di rispondere alle richieste che ci sono giunte numerose, di attivare negli uffici del Coppem all'estero (Rabat, Cairo, Istanbul, Ramallah, Eilat, Poznan) seminari di formazione politica femminile, per favorire la partecipazione “dell'altra metà del cielo” nella vita politico-istituzionale. In tempi brevi è prevista la firma di un protocollo d'intesa con la Fondazione Marisa Bellisario per creare a Palermo un Osservatorio delle donne del Mediterraneo. A queste attività si aggiunge un workshop sulla partecipazione delle donne provenienti dalle aree rurali allo sviluppo locale e un progetto di imprenditoria femminile e micro finanza. Sentiamo inoltre molto forte la necessità di coinvolgere con maggiore assiduità ed impegno i nostri delegati e di arricchire le rappresentanze all'interno del Comitato permanente. Per questa ragione organizzeremo presto un incontro in uno dei Paesi dell'Europa orientale. Altre proposte potranno essere inoltrate al Segretariato e saremo lieti di attivarci per realizzarle. COPPEM NEWS 32 - 1 IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008 Janine HADDAD PRESIDENTE V COMMISSIONE COPPEM Il patrimonio immateriale è innanzitutto un patrimonio orale: un insieme di modi di dire che privilegia la memoria, i «savoirfaire» ancestrali: luoghi, mercati, riti quotidiani all'interno del contesto familiare, le feste religiose, i festival. Il patrimonio intangibile, trasmesso da una lingua particolare, è l’espressione di un contesto culturale che traduce una visione del mondo. Fiabe, poesie, leggende utilizzano la lingua popolare: punti di riferimento, usi, tradizioni e credenze che forgiano la personalità. I proverbi, «parole vere» e alla portata di tutti, sono usati continuamente nella conversazione, e rivelano una visione del mondo. In una società prettamente maschile, le donne hanno usato e usano varie strategie per ristabilire nella quotidianità un equilibrio tra i due sessi, necessario al funzio- 2 - COPPEM NEWS 32 namento di ogni società. È nelle mura domestiche che si è prevalentemente attuata questa influenza: con tutti gli annessi e connessi della perinatalità, delle cure materne, dei riti sociali e culturali ma anche della tradizione orale oggetto in questione. «Tempi felici quelli dell'infanzia in cui le nonne perpetravano gli usi e le tradizioni orali, in cui diverse generazioni convivevano sotto lo stesso tetto, in cui i più giovani venivano istruiti dai loro avi». Potente beneficio simbolico per le donne ma di fatto relegato alla sfera privata e che l'incursione nella modernità rimette in questione, a causa della destrutturazione delle famiglie allargate che raggruppano più generazioni, e della propensione della televisione a sostituire i nonni quali vettori del sapere. Cosa diventa la tradizione orale oggi, quali sono le prospettive e cosa si sta facendo in relazione al ruolo determinante che ricoprono le donne? Tanto più che i momenti di svago dedicati alle tradizioni, ai proverbi e ai « modi di dire » sono sempre più costituiti da altri mezzi e prodotti mediatici, e che lo spazio temporale che rimane a disposizione della comunicazione orale diminuisce. Bisogna avere un doppio approccio: preservare le varie forme di oralità per la loro ricchezza culturale e valorizzare il ruolo delle donne quali artefici di questo patrimonio. Come fare affinché le donne detentrici di saperi tradizionali e le ricercatrici siano incoraggiate ad identificare e ad alimentare con dei documenti il patrimonio culturale immateriale e a proporre politiche di salvaguardia per lo stesso? Come materializzare il patrimonio intangibile? La questione dei metodi di raccolta, che rimangono quelli delle scienze umane e sociali (soggetto, ambiente, contesto, prodotto) deve essere trattata rispetto a questioni quali: • chi possiede la legittimità per giudicare un patrimonio culturale? • cosa può essere reclamato come un'autentica rivendicazione culturale? • che ne è della validità e dell’autenticità del «tramandatore»? a cui vanno aggiunte le questioni di etica, distinguendo i diritti a livello pubblico da quelli privati e le tensioni esistenti tra uguaglianza di genere e diritti culturali. Questo lavoro di raccolta e di memoria si scontrerà con le numerose sfide, a cominciare da quelle attinenti alla proprietà intellettuale: le fiabe e i racconti della tradizione orale, continuamente reinterpretati, hanno quella caratteristica un pò «magica» di una proprietà che non può essere rivendicata da nessuno. Ci si può inoltre chiedere se è per questo motivo che racconti e fiabe vengono considerati un'attività femminile e di conseguenza emarginati. Un riconoscimento internazionale, corredato da strumenti a sostegno, in particolare finanziari, rafforzerebbe la responsabilità delle donne che praticano quest'arte. Al contrario, esiste un rischio reale che i racconti perdano del loro mistero, e siano copiati o plagiati. Parallelamente, il progresso dell’alfabetizzazione delle donne e lo spazio sempre più ampio riservato alla scrittura creano un nuovo contesto: mentre rimettono in discussione il dinamismo della riproduzione della tradizione orale, provocando delle rotture critiche in relazione alla sua genesi, la sua gestione e trasmissione di generazione in generazione, generano nuovi modi di appropriazione e di riconoscimento, molto più visibili. Le donne migranti, numerose in Francia, sono al centro di questa problematica, perché rappresentano una sorta di «cerniera» delle diverse pratiche culturali e giuridiche: quelle del loro paese di origine, nella loro famiglia, e quelle in uso in Francia, stato laico, pratiche che possono spesso diventare fonti di conflitti familiari o sociali. Ed è spesso in nome della cultura (e della religione) che le discriminazioni di cui alcune donne soffrono continuano ad essere rivendicate. Eppure la «cultura» non può essere un alibi dell’ineguaglianza di genere e la stesura di convenzioni e dichiarazioni internazionali deve tener conto sistematicamente di questo elemento e non accontentarsi di sottoporsi ai soli strumenti dei diritti dell'uomo. In questo contesto, mentre la premessa della dichiarazione sulla diversità culturale non menziona affatto i diritti delle donne, la loro partecipazione o l’uguaglianza uomo/donna, occorre che le politiche rimangano vicinissime agli strumenti internazionali dedicati esplicitamente ai diritti della donna, cominciando dalla «Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne» di cui l’articolo 16 viene qui menzionato: gli Stati contraenti prendano tutte le misure necessarie per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne in tutte le questioni inerenti il matrimonio e nei rapporti familiari e sulla base dell’uguaglianza uomo-donna. Il dialogo delle culture non è solo un pio desiderio poiché nei fatti significa in primo luogo la ricerca della conoscenza. È il caso dell'Europa e la sua politica di prossimità con i paesi che costeggiano il Mediterraneo (Cf la nascita il 13 luglio 2008 dell’UPM). L’idea di «ibridazione» ha come fondamento la convinzione che le interconnessioni sempre più complesse esisteranno tra modernità e tradizione, tra culture delle élites e cultura popolare. La salvaguardia delle culture è «una conchiglia in cui sentiamo i rumori di ciò che siamo, di ciò che siamo stati, di ciò che abbiamo dimenticato e di ciò che possiamo diventare». (Carlos Fuentes). COPPEM NEWS 32 - 3 IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008 Francesco Scoma ASSESSORE AL LAVORO, REGIONE SICILIANA Buon giorno gentili signore, gentili signori. Grazie per l’invito a partecipare a queste giornate di lavoro che approfondiscono il ruolo della donna nel contesto del villaggio globale e della società multietnica, in uno dei luoghi più suggestivi e più antichi del mondo, culla di tante civiltà. Grazie agli organizzatori tutti, al Coppem e all’infaticabile on.le Lino Motta, per il suo prezioso contributo ed agli altri relatori che mi hanno preceduto per gli interessanti interventi offerti. Oltre al mio personale saluto Vi porgo quello del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, il più antico Parlamento d’Europa, del quale mi onoro di far parte da diverse legislature e del Presidente della Giunta, essendo io componente del governo siciliano con delega alla famiglia e alle autonomie locali. “A casa, senza a fimmina, ‘mpuvirisci” (The house is poor without a woman). L’anima siciliana si esprime al meglio attraverso i proverbi. Mi piace iniziare così questa carrellata sulla donna siciliana che è stata sin dal XVIII secolo modello per tutta l’Europa. Invero la condizione femminile nel corso della storia ha sempre avuto un percorso singolare se è vero 4 - COPPEM NEWS 32 che non si trova, partiamo da duemila anni fa, donna greca, romana e poi medioevale e rinascimentale che abbia avuto riconosciuti gli stessi diritti e le stesse libertà concesse all’uomo. La donna era situata in una posizione secondaria. La sua figura in Sicilia era relegata esclusivamente al ruolo di moglie e di madre. L’uomo è il capo famiglia, ma alla donna spetta il compito di allevare i figli. Bisogna giungere al 1735 per verificare che la Sicilia anticipa, con la pubblicazione di un libro che rivendica l’uguaglianza delle donne, la Francia, che affronterà il problema subito dopo la Rivoluzione. Inoltre nel periodo del barocco le donne siciliane iniziano a godere di libertà e perfino di privilegi molto più che in altri Paesi d’Europa. Ai primi del ‘Novecento’, ai tempi della “belle époque”, la sicilianissima donna Franca Florio, fece di Palermo il salotto, oggi si direbbe più “cool” d’Europa, ed era punto di riferimento per la cultura, l’eleganza e l’emancipazione. Ma giungendo velocemente ai nostri giorni una recente indagine sulla condizione femminile nella società siciliana segnala che la maggior parte delle donne non è soddisfatta della propria posizione e del ruolo che ricopre, probabilmente perché, a parità di responsabilità e di attività lavorative, sulle donne continua a pesare, quasi completamente, anche il carico degli impegni familiari. Mentre assicurano la tenuta del sistema per il ruolo strategico che svolgono all’interno della famiglia le donne vengono colpite da una “disparità supplementare” provocata paradossalmente proprio dal cammino in avanti percorso negli ultimi anni. C’è una minoranza di donne siciliane dirigenti nelle aree centrali dell’economia dell’Italia, dalle banche, alle grandi aziende, ai sindacati, alle associazioni di categoria. Per quanto riguarda la politica la presenza delle siciliane negli organismi dirigenti dei partiti non supera in media il 14%; la situazione si riflette sulla composizione della Giunta e dell’Assemblea dove le donne o non sono completamente presenti, come nel governo, o raggiungono una bassa percentuale. Per la mia personale esperienza devo testimoniare che la scarsa presenza delle donne in politica non deriva dal fatto che sono meno interessate degli uomini alla “res publica”. In realtà va sottolineato che esistono difficoltà di inserimento, malgrado le diffuse politiche di pari opportunità e le “quote rosa”, perché le donne spesso non intendono delegare alla conduzione della casa, all’educazione dei figli, ai loro impegni al femminile. Ciononostante, al di là degli stereotipi, le donne siciliane sono presenti, a vario titolo, nel Parlamento e nel Governo italiano con lusinghieri risultati. Invero l’organizzazione della società siciliana, tipicamente rurale sino al “boom” degli anni sessanta, più conservatrice rispetto ad altre realtà italiane, pone generalmente le donne in posizione svantaggiata. La politica siciliana ha fatto molto negli ultimi anni per far recuperare alle donne questo leggero “gap”. Si pensi alla diffusione presso tutti gli uffici pubblici e le aziende delle “best practices” sulle “pari opportunità” con referenti regionali donne a tutti i livelli istituzionali e gerarchici e, per quanto possibile, in ogni competizione elettorale a una riserva di posti in lista. Che dire poi di ingenti finanziamenti europei destinati alle donne, canalizzati con leggi che favoriscono l’imprenditoria femminile, perché anche se il governo del quale faccio parte è composto casualmente solo da uomini, la nostra sensibilità per le politiche di genere è notevole e profonda. Noi eletti dal popolo a suffragio universale, rappresentiamo tutti, uomini e donne, ed anzi mi risulta, da una recente analisi del voto condotta con applicazioni sociologiche e segmentazioni dei vari strati della popolazione, che dei quarantamila elettori che mi hanno votato nelle due ultime consultazioni, la percentuale delle donne supera di gran lunga quella degli uomini. Mi piace ricordare il Progetto “Alfa”, come, e non a caso, la prima lettera dell’alfabeto greco, il cui acronimo sta per “armonizzare lavoro e famiglia”, simile, ancora una volta, ad analoga esperienza elaborata in Francia. Con questo progetto ancora “in itinere”, cofinanziato appunto dall’Unione Europea per svariati milioni di euro, si offrono alle donne dei “voucher” con i quali poter pagare per esempio la baby sitter o l’asilo nido purchè il tempo “ritrovato” e “liberato” venga impiegato partecipando a corsi di formazione e orientamento al lavoro, investendo dunque su se stesse. Questo ed altri i sostegni della politica alle Siciliane la cui presenza e determinazione le ha rese note in Italia e nel mondo. Una volta forse si apprezzava la donna silenziosa e discreta “E’ bona donna, donna chi nun parra”, i.e.”It’s a good woman the one that doesn’t speak too much”, ma oggi questi proverbi ci fanno solo sorridere e il percorso verso l’uguaglianza, seppur tra obiettive difficoltà, ci appare concluso. Le donne parlano a gran voce per fortuna e tanto hanno da dire, e spesso, perché negarlo, con un briciolo di saggezza in più degli uomini. Grazie e buon lavoro a tutti. COPPEM NEWS 32 - 5 IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008 Mme Najoua Mahjoub DIRETTRICE PRESSO LA BANQUE DE L’HABITAT (TUNISIE) La donna tunisina attraverso la storia: La donna tunisina si è imposta quale autorevole attore nella propria realtà sociale, culturale, economica e politica. Ha dimostrato la propria capacità ad agire, creare e cambiare e lo ha fatto sin dai tempi immemorabili e attraverso le civiltà susseguitesi in Tunisia. Nonostante prevalesse il modello patriarcale, la donna tunisina è riuscita ad affermarsi nella società quale attore attivo ed efficiente. La sua volontà a partecipare nella vita pubblica e ad agire per promuovere i propri cari emerge in ogni periodo della storia antica e contemporanea sia nell'ambito familiare che nel corso degli eventi più salienti di questo paese. La storia della Tunisia è stata strettamente legata al personaggio di Elissa (Didone) fondatrice di Cartagine (fine IX secolo a.C.). Questa donna dalla forte personalità ha saputo, grazie alla sua lungimiranza e al suo «savoir-faire», trasformare la città di Cartagine in un potente impero che ha dominato le sponde del Mediterraneo. Oltre le sue qualità di capo e di avventuriera, è stata il simbolo della figlia, della sorella e della moglie. La storia la considerò anche quale simbolo della madre, della fertilità e dell’abbondanza. E' d'altronde in quel periodo che la donna ha goduto di un ampio margine di libertà e di indipendenza come lo testimoniano gli scavi archeologici. Il personaggio della Kahena berbera (morta nel 702) ha segnato il periodo medievale in Tunisia; questa donna si è contraddistinta per la sua ferma resistenza contro i conquistatori musulmani. Ha saputo dominare le tribù berberi grazie alla sua saggezza e, quale capo militare, è stata un sottile stratega. Alla fine del regno degli 6 - COPPEM NEWS 32 Omayyadi (661-750) emersero le premesse per l’emancipazione della donna con la promulgazione del «contratto di Kairouan» nato nella omonima città istituendo il diritto della donna a vietare al futuro sposo la poligamia. Si contraddistinse con questo contratto, Arwa la Kairouanese che impose al suo sposo, il futuro Emiro dei Credenti, Abou Jaafar al Mansour della dinastia degli Abbasidi (750-1258), questo tipo di contratto. L’era Hafside (1229-1574) vide delle donne quale Essayda Al Mannoubia che, grazie al suo ingegno e alla sua perspicacia, riuscì a raggiungere il sapere e soprattutto a metterlo a portata dei bisognosi. La storia contemporanea vide la donna tunisina eccellere nei settori della beneficenza e della solidarietà quale la principessa Aziza Othmana (morta nel 1669) che devolve la quasi totalità dei suoi beni a sostegno dei poveri e dei bisognosi. La donna poté partecipare alla lotta contro il colonizzatore a fianco dell'uomo e alla fondazione dello Stato. Pari all'uomo, divenne la sua collaboratrice nel vincere la battaglia dello sviluppo in ogni settore e nell'assicurare prosperità e benessere. La donna si impose altresi quale partner a pieno titolo in ambito culturale, consapevole dell’importanza che esso riveste nell’affermazione dell’identità nazionale e nella difesa della specificità culturale di cui il patrimonio fa parte. Patrimonio e identità L’identità costituisce un intreccio di componenti in cui i valori vengono messi a contatto con il lato materiale e spirituale e dove si mescolano vari elementi della storia dei popoli. Questi elementi interagiscono con il presente, predicono il futuro, accettano la sfida dell'attaccamento ai valori ancestrali in perfetta simbiosi con le esigenze del progresso. Tutto ciò concorre ad adottare un dialogo costruttivo con altre culture. Il patrimonio culturale rappresenta un elemento di quel puzzle che costituisce l’identità che i popoli si sforzano di preservare tramite scrittura o trasmissione orale. Il patrimonio culturale popolare è tanto importante quanto quello ufficiale. Entrambi si completano al fine di evidenziare la profondità, la ricchezza e la diversità delle culture nazionali. Questo patrimonio popolare emerge quale un aspetto della cultura, l’espressione dei prodotti della società, della creatività dell’intelletto e del verbo, dell’arte e della cultura. Questo prodotto ha permesso di creare dei valori che regolano la vita della società e che ne esprimono i sentimenti e i valori, le gioie e la tristezza, le vittorie e le sconfitte, la forza e la debolezza. In sintesi, i popoli si sono avvalsi di questo patrimonio per scrivere la loro storia e segnare i grandi eventi della vita e i dettagli del quotidiano. La tradizione orale La tradizione orale di cui parliamo comprende il canto, i racconti e i miti ma anche i proverbi e i detti. Queste varie componenti costituiscono un tesoro d’insegnamenti, di valori, d’arte e di cultura. Sono l'espressione di un lato importante dell’identità di un popolo o di una civiltà. La donna partecipa accanto all'uomo nel creare questo patrimonio, nel trasmetterlo di generazione in generazione, nel conservarlo e nell'assicurare la sua perennità. Le tradizioni orali raggruppano vari generi, ci riferiremo a quelle oggetto del nostro lavoro ovvero: il canto, il racconto, l’epopea, i proverbi. La donna e il canto Parleremo di canto e non di musica perché, nella società tunisina tradizionale, è raro che la donna suoni uno strumento musicale ad eccezione della darbuka per ritmare i canti dato che lo strumento è un privilegio dell'uomo. I canti femminili occupano un posto importante nella tradizione orale tunisina. Si ritrovano in ogni momento nella vita della società: accompagnano le feste, i matrimoni, la circoncisione, il successo, l'haj (pellegrinaggio); segnano il lutto e le occasioni difficili, scandiscono le stagioni: la mietitura, la semina, il raccolto… I canti non sono solo occasionali, bensì rivelano lo stato d'animo della persona ma anche della società in un momento ben preciso, traducono i valori che reggono questa società e raccontano in modo semplice la sua storia e i suoi eroi. Concorrono ad ancorare l’individuo alla propria identità e costituiscono un tesoro in cui gli etnologi attingono per datare alcuni eventi storici o sociali. I canti sono onnipresenti all'interno del focolare, dalla ninna nanna, detta con voce dolce e soave come ad esempio: Dors bébé, dors, le sommeil arrive, bébé aux joues couleur coquelicot/ Ta mère est lune, ton père est étoile, dors bébé, dors/ Que ton sommeil soit paisible…(1) e dal canto della circoncisione interrotto dagli yuyu: Toi qui vas pratiquer la circoncision, que Dieu assure tes mains,/ Ne fais pas mal à mon cher enfant, sinon je me fâche,/ Toi qui vas pratiquer la circoncision, opère sous la treille de la vigne,/ Que la blessure guérisse le matin suivant …(1) al canto amorevole, in cui la donna esprime i propri sentimenti e desideri, utilizzando a volte eufemismi velati a malapena: Dis-moi, mon jardin, en mon absence qui prendra soin de toi,/ J’ai peur que mes ennemis te visitent, et brisent de tes branches(1) spesso accade che la donna intoni delle melopee durante le faccende domestiche, melopee che esprimono il suo stato d'animo: Toi, bassine en bois massif sonne, toi bassine enduite de henné,/ et toi larme coule de mes yeux, celui que j’aime m’a quittée…(1) questi canti così espressivi, senza fuoriuscire dai canoni del pudore e del convenevole, dimostrano che le donne godevano di una certa emancipazione e che durante alcune occasioni di festa, potevano trasgredire dai tabù, come per esempio cantare in presenza di uomini, per esempio quando portavano la dote della sposa nella nuova casa. Icanti raccontano a volte in sintesi « toute une geste », delle attività: Le voile de « bent el mahamid » Aicha(1) che rievoca tutte le fasi della tessitura del velo della bella Aicha proveniente dalla tribù dei «mahamid», tribù di origine libica ed insediata nel sud della Tunisia. La tessitura diventa un atto iniziatico pieno di poesia. O quest'altra canzone ispirata alle gesta hilaliane per esaltare il coraggio e la virilità attraverso le cavalcate epiche: «Je te conjure, Ahmed mon frère, sur le dos de ta monture,/ Apporte-nous la bonne nouvelle concernant notre tribu Darid» Da Nord a Sud, le tematiche si somigliano poichè le preoccupazioni degli uni e degli altri sono molto simili. Si avverte qualche differenza tra la cittadina e la contadina. I referenti di quest'ultima sono legati alla natura, alla terra con la quale si relaziona principalmente. Citerò come esempio questa donna che si rivolge al proprio cane: Chien, laissemoi tranquille, n’aboie qu’à l’égard de l’étranger,/ Assez, couché/ Chien de la prairie, je déteste le bavardage,/ On ne peut aimer quelqu’un de force, je ne pourrai aimer un autre,/ Assez , couché….(1) Questo canto in cui abbondano le connotazioni e i simboli, ci svelano l'ambito in cui è nato. Il repertorio dei canti è ricchissimo ed inesauribile e gli esempi citati rappresentano solo una minima parte di queso patrimonio. La donna e il racconto Chi di noi, oggi quarantenne non ricorda le veglie in cui, durante le notti umide estive o quelle fredde invernali, la COPPEM NEWS 32 - 7 IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008 madre o la nonna narrava il racconto di «Ali il figlio del sultano», sfidando i pericoli, sostenendo le prove, risolvendo gli enigmi al fine di ottenere la mano della sua innamorata, o questo giovinotto della plebe che, dopo aver affrontato orchi, stregoni e draghi, viene ricompensato dal re che gli offre «la figlia e la metà del suo regno». Queste storie ci tuffano in un mondo fiabesco, in cui realtà e magia vanno di pari passo senza respingersi, un mondo in cui il bene, codificato, unico, trionfa sul male. Questi racconti di avventura immaginari non sono gratuiti, hanno una vocazione molto didattica. Sono stati tramandati alla donna da una lunga tradizione orale popolare che lei stessa trasmetterà alla generazione avvenire. Questi racconti infantili, ora diremo, contengono una carica morale, pedagogica ed emotiva molto forte. Questi racconti vengono generalmente narrati al calar della notte dato che è il momento propizio al sogno e alla fantasia creatrice, un momento in cui l’ombra di un oggetto assume dimensioni fantastiche e molteplici significati. Questi racconti, frutto della memoria collettiva, veicolano i nostri valori esaltando la saggezza, il coraggio, la solidarietà, la capacità a superare se stessi denunciando la cupidigia, l’avarizia, l’ingiusti8 - COPPEM NEWS 32 zia, il guadagno facile e tanti altri difetti. Forniscono ai bambini dei riferimenti consoni alle esigenze della società cui appartengono. La donna e l’epopea Il racconto epico rievoca in genere le prodezze e le gesta di eroi che sono realmente esistiti e che hanno segnato la storia di un popolo. Avvolti da magia, da poesia e da epiche cavalcate, questi racconti sono serviti per lungo a colmare le veglie familiari. Raccontati dalla mamma o dalla nonna, questo sapiente incrocio di magia e realtà ha concorso nell'educazione dei figli, svelando loro in modo piacevole un lato della loro storia parlando di quegli uomini e donne che hanno fatto questa loro storia. Il tipico esempio di questi racconti è quello di «El Jazia el hilalia». El Jazia che rappresenta l’archetipo della donna che ha sacrificato la sua vita privata per la sua tribù, possedendo le qualità che ogni giovinetta vorrebbe avere: la bellezza, l’intelligenza e la perspicacia, la saggezza e il coraggio, l’eloquenza e il rispetto. Questi racconti fanno parte del nostro patrimonio, tramandati di generazione in generazione da secoli, propongono modelli pieni d'insegnamenti. La donna e i proverbi I proverbi sono delle verità illustrate; sono il frutto del cumulo delle esperienze vissute da un individuo o da un gruppo sociale in un momento ben preciso della storia. Sono in genere legati ad una storia o ad un aneddoto di cui costituiscono la morale. Questi condensati di parole rappresentano un tesoro di saggezza e la quintessenza dell’esperienza vissuta di una data società. Il valore pedagogico dei proverbi è innegabile, è d'altronde per questo motivo che la donna li utilizza per educare i figli o nei rapporti con il suo entourage. La maggior parte dei proverbi e detti riprendono i valori sociali predominanti all'epoca in cui vengono enunciati, molti altri attraversano il tempo conquistando il valore di verità. Fra i proverbi popolari tunisini dalla vocazione didattica, possiamo citarne alcuni: - «Tu te connais mieux que personne; tu ne te donnes que la place que tu mérites», Questo proverbo pieno di saggezza, che specie le madri dicono ai propri figli, è un invito a rispettare se stessi ed aspirare al meglio. - «Un invité reste un invité même s'il s'attarde hiver et été» (2), riprende un tema essenziale della cultura arabo-musulmana, quello dell'ospitalità. - «fais le bien à ceux qui le méritent et à ceux qui le méritent pas» (2), è un appello alla tolleranza e al bene. - «Même un chien ne voudra pas de celui qui n'a pas satisfait ses parents»(2), sottolinea il valore attribuito nella nostra società all'ubbidienza ai propri genitori. - «Une main n'applaudit pas seule» ou bien «aide les gens sur terre, Dieu du ciel», ou bien «Un fardeau supporté par un groupe devient un poids plume»(2), qui reprennent la valeur de la solidarité et de l’entraide. - «Qui veut de belles choses doit veiller toute la nuit» (2), valorise le travail et la persévérance. - «le savoir est une lumière» ou bien «que Dieu récompense de son paradis celui qui t’a appris à lire et montré le savoir»(2), valorise la science et le savoir. La tradizione orale tunisina abbonda di questi proverbi che costituiscono la ricchezza del patrimonio e ribadiscono la specificità della nostra cultura. Che ne è della tradizione orale oggi? Le ondate di fondo globaliste che hanno spazzato il mondo in questi ultimi due decenni e che continuano a spazzarlo ancora hanno mescolato le carte e hanno cambiato le poste in gioco. I modi di vivere delle società sono cambiati, le abitudini sono state messe a soqquadro. In poche parole, le culture nazionali sono state destabilizzate e in alcuni casi abbandonate o addirittura rinnegate. La donna ha visto la famiglia allargata scoppiare e sparire a poco a poco: all'individuo è subentrato il gruppo. Le tradizioni orali, sottoposte alla rigida concorrenza dei nuovi canali dell’informazione, sono vacillate. I racconti fiabeschi ed epici sono stati sostituiti dalle telenovele fiume all'acqua di rosa o dalle serie in cui predominano fuoco ed emoglobina, veicolando nuovi « valori » che non sono mai stati nostri, che danno ragione al più forte e che esaltano il potere del denaro a scapito delle virtù quali l'onestà, il pudore e l'altruismo. Il modo di vivere attuale, i nuovi impegni delle donne hanno fatto sì che i bambini fossero abbandonati a se stessi anzi abbandonati ai nuovi media la maggior parte della giornata. Questi «nuovi orfani» assimileranno una massa di programmi e trasmissioni che influiranno di sicuro sui loro comportamenti. Alcune donne, esposte a certi canali satellitari subiranno i danni delle esegesi conservatrici dell'Islam predicate dai nuovi missionnari. Eppure l’Islam è la religione della tolleranza per eccellenza. Quali soluzioni raccomandare? Il compito è arduo ma non impossibile. La speranza ci viene dalla vita associativa promossa anzi sviluppata dallo Stato. In effetti, la presa di coscienza di una possibile deriva estremista delle due sponde che minaccia il patrimonio e la stessa società nella loro essenza ha fatto sì che siano stati avviati progetti di salvaguardia delle tradizioni, tra l'altro, orali. Queste associazioni sostenute dallo Stato cercano di salvare questo patrimonio immateriale, succube degli odierni attacchi, poiché ogni volta che scompare un detentore o detentrice di queste tradizioni orali, è un pezzo della nostra memoria collettiva che viene a mancare. Le associazioni femminili, consapevoli di questo problema, agiscono per salvaguardare questo patrimonio. Organizzazioni quali l’Unione Nazionale della donna tunisina, l’associazione tunisina delle madri, l’associazione femminile « Tunisie 21 », l’associazione delle donne tunisine per la ricerca e lo sviluppo, l’associazione dell'azione femminile per lo sviluppo sostenibile, inseriscono nelle loro preoccupazioni il problema della salvaguardia del patrimonio materiale o immateriale fra cui il patrimonio orale. A sostegno anche ricercatori ed artisti addetti all’archiviazione e alla registrazione di questi tesori per assicurare la loro perennità. Conclusione: Il patrimonio viene confrontato con sfide maggiori imposte dall'avvento di nuovi canali informativi. Quello più interessato è il patrimonio orale, più fragile poiché classificato di rado. E' per questo motivo che la responsabilità della donna viene sdoppiata. Deve assicurare un ruolo decisivo: educare la giovane generazione, mantenere la tradizione orale con l'uso quotidiano ma anche contribuire alla sua diffusione. E' per questo che ha a disposizione mezzi, programmi ed attività che le vengono offerti dai componenti della società civile. (1) : Sadok REZGUI, « les chants tunisiens », Maison tunisienne d’édition,1989. (2) : Hédi Balegh, Proverbes tunisiens (tomes I et II), éd. La Presse de Tunisie, Tunis, 1994 COPPEM NEWS 32 - 9 IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008 Gina Fasan Gina Fasan è nata il 20 settembre 1942 a Sacile. Insegnante di educazione fisica. Dal 1990 al 1993 è stata Assessore alla Sanità e ai Servizi sociali del Comune di Sacile. Sindaco dal 1993 al 2003, anno in cui è stata eletta in Consiglio regionale. Componente dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale nella scorsa legislatura. È membro titolare della delegazione italiana al Comitato Direttivo del Ccre, Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa, vicepresidente nazionale dell’Aiccre, l’Associazione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa, e membro effettivo per l’Italia del Coppem. È vicepresidente della V Commissione P. O. del Coppem. Ha una passione per i gioielli antichi e per i mercatini d'antiquariato. Durante la mia esperienza di amministratrice pubblica – sono stata prima assessore e quindi sindaco di Sacile, il secondo Comune per numero di popolazione della Provincia di Pordenone, e consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia – ho sempre guardato con diffidenza ad argomentazioni che assegnano a un genere piuttosto che a un altro una predisposizione, un'attitudine, a seguire le questioni di carattere sociale e politico. Diffido delle cosiddette quote rosa per il riconoscimento della presenza delle donne in politica in quanto ritengo che noi donne abbiamo la determinazione e i numeri per poter competere a parità di condizioni con gli uomini. Non c'è ruolo pubblico nella politica e nella società che sia da considerare terreno preferenziale per gli uomini rispetto alle donne. Lo dimostrano grandi figure della storia contemporanea, da Margaret Thatcher ad Angela Merkel, che con forza e determinazione hanno guidato e guidano Stati complessi. Per questo, di primo acchito, il tema di questa sessione dei nostri lavori – il ruolo delle donne nella salvaguardia delle culture tradizionali e nella conservazione della diversità culturale – mi ha visto perplessa proprio per questa volontà di rimarcare un ruolo del genere femminile rispetto a quello maschile nel raggiungimento di questo obiettivo. In realtà, invece, ci sono ragioni storiche e antropologiche che assegnano proprio alle donne un compito peculiare. Dove si sedimentano le tradizioni e la cultura locale se non in primo luogo all'interno della famiglia e quindi nelle comunità locali? La storia del mondo occidentale dei secoli scorsi ha visto una demarcazione dei ruoli: le donne concentrate sulla maternità, la casa, i figli; gli uomini al lavoro o in guerra, comunque proiettati al di fuori dei luoghi – la casa e la comunità – dove affondano le proprie radici. Ecco, quindi, che la storia ci ha consegnato proprio per queste ragioni un patrimonio quasi genetico nella salvaguardia di quelle stesse radici, all'interno delle quali la linfa è rappresentata proprio 10 - COPPEM NEWS 32 dalle tradizioni e dalle culture dei luoghi che sono sì elementi di diversità, perché marcano un'appartenenza, ma che in realtà sono soprattutto i codici con i quali confrontarsi con gli altri. È chiaro che nel mondo occidentale e progressivamente pure nelle Nazioni in via di sviluppo, le gerarchie e i ruoli sociali stanno cambiando; un processo già avviato dai primi decenni del secolo scorso. Le donne non sono più solo dedicate alla famiglia, ma spesso lavorano, conquistando anche i gradi più alti nella carriera professionale, e sono presenti nella società, inclusa la politica. Donne proiettate molto più all'esterno rispetto a un secolo fa, ma proprio per le considerazioni storiche e antropologiche alle quali avevo fatto riferimento prima mantengono una sensibilità marcata nella tutela della cultura e delle tradizioni. In un mondo globalizzato come quello contemporaneo, sempre più interconnesso e ci auguriamo anche solidale e dominato dalla fratellanza, cosa rappresentano termini quali cultura e tradizioni? Penso che in primo luogo emergano i fattori di sintesi ovvero i valori di fondo che sono quelli della partecipazione, della democrazia, della solidarietà e dell'integrazione. Tutelare la nostra storia e le nostre tradizioni non vuol dire negare l'integrazione in un mondo che è in movimento per effetto delle pressioni demografiche e della drammatica distanza tra Nord e Sud del pianeta. È la difficile sfida del “glocal”, ovvero comunità con la testa proiettata nel mondo e i piedi ben saldi nel proprio territorio. In questo senso l'impegno femminile diventa quindi fondamentale: in famiglia, nella scuola, dove il personale docente svolge un ruolo insostituibile nella formazione delle nuove generazioni, all'interno della società. La salvaguardia delle radici, quindi, come matrice sulla quale marcare l'identità che non va concepita come chiusura verso gli altri, ma elemento di attrazione e di integrazione. Solo in questo modo potremo sperare in un avvenire migliore, un mondo che sia somma di culture e tradizioni, dove la coesistenza rappresenti il rispetto delle diversità. PROVERBI ARABI (tradotti da Don L. Visentini) 1) Bruttezza: malanno che forma l'infelicità di una donna e la felicità di tutte le altre 2) Il tempo ravviva i grandi affetti e spegne i piccoli: come il vento che alimenta il grande incendio e spegne la piccola fiamma 3) La donna accetta di passare per intelligente finché ciò non tolga nulla alla sua bellezza 4) Cerchi una donna che non sia ciarliera? O non si trova o non è una donna intera 5) La vanità degli altri è insopportabile perché offende la nostra 6) Le lodi sono come i profumi: se li bevi ti avvelenano 7) La scimitarra taglia da vicino, la parola a qualunque distanza 8) La donna e l'eco dicono il vero; ma non lo dicono mai intero 9) Come la scure non litiga con il coltello, così l'uomo non litighi con la donna 10) In viaggio cerca la compagnia, a casa buoni amici 11) Il matrimonio è un castello fatato: chi è dentro vuol uscire, chi è fuori vuol entrare 12) Se la donna a volte mente è perché non le conviene 13) La forza della donna è la sua bellezza: la debolezza dell'uomo è la sua forza 14) L'unione fa la forza: il fiume che si divide diventa ruscello 15) Diffida della donna che ride solo con gli occhi 16) Trattate i complimenti che vi vengono fatti come profumi: adorateli, ma non ingoiateli 17) Donna bella ma senza senno è come la collana al collo del cammello rognoso 18) Guardati da donna disperata e e serva rifatta 19) La donna: fino a 25 anni ha il volto che le diede la natura; dopo ha quello che si merita 20) Il fiammifero prima perde la testa e poi s'infiamma. La donna prima s'infiamma e poi perde la testa Tutti i la vol, nessuni i la ciol (Tutti la vogliono, nessuna la prende) Il riferimento è alla donna con molti pretendenti, che alla fine, però, è destinata a restare zitella Grassezza fa bellezza (Grassezza fa bellezza) Riferito alla donna: secondo qualcuno quella “in carne” è più bella Pan e nose, magnar de spose, pan e rosel, magnar de putele (Pane e noci, mangiare da spose; pane e nocciole mangiare da bambine) Un modo per differenziare il giudizio sulla noce da quello sulla nocciola La boca e le man le à sempre vinti ani (La bocca e le mani hanno sempre vent'anni) Beata quela sposa che par prima l'à na tosa (Beata quella sposa, che per prima ha una figlia femmina) I baci e le carezze hanno sempre vent'anni (ma vanno bene a tutte le età) Una figlia femmina potrà essere di aiuto alla mamma per crescere eventuali fratellini Se no l'è bon par el re, no l'è bon gnanca par la regina (Se non va bene per il re, non va bene neanche per la regina) Un tempo, essere riformati alla visita militare era un disonore, tanto che anche le ragazze si guardavano bene dal fidanzarsi con giovanotti “riformati”. Da ciò il detto “Se non va bene per il re (lo Stato), non va bene neanche per la regina (la donna) Panza alta no va in guera (Pancia alta non va in guerra) Un vecchio detto per significare che una donna incinta, col pancione “alto”, partorirà una femmina e non un maschio (un tempo predestinato a far la guerra) COPPEM NEWS 32 - 11 IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008 HALA Mansour PROFESSORE DI SOCIOLOGIA STUDIO ANALITICO DEI PROVERBI POPOLARI SULLE DONNE Le donne nel folklore La comunità internazionale si sta impegnando, con tutte le sue istituzioni e procedure, a compiere rapidi passi in avanti verso l’ottenimento di pari opportunità, perché le donne possano migliorare la propria condizione in tutti i paesi del mondo; tuttavia il mondo non fa quanto potrebbe per trovare unità d’azione verso questo obiettivo, nemmeno a livello di approccio teorico. Vi è un divario marcato tra le elaborazioni teoriche e la pratica, soprattutto al livello di comunità, poiché la situazione femminile varia a seconda del concetto storico, sociale, e culturale di privatezza e del grado di partecipazione delle donne. Di conseguenza, quando si parla dei progressi ottenuti dalle donne in termini di pari opportunità, bisogna tener conto del clima generale (politico, sociale e culturale), a livello internazionale e locale, nel quale le donne si muovono, e che dipende dalla percezione di sé e del proprio ruolo, nonché dai modi e dai meccanismi attraverso i quali trovano una loro posizione. Con riferimento specifico alla situazione mondiale attuale, quella che viene chiamata globalizzazione con tutte le sue sfaccettature e con quel pilastro fondamentale che è la rivoluzione nelle telecomunicazioni, con le sue implicazioni, quale per esempio la trasformazione del mondo in un piccolo paese dove ci si incontra 12 - COPPEM NEWS 32 facilmente, allora molti dei problemi legati alla privatezza nel sistema globale hanno attribuito un nuovo aspetto al ruolo delle donne. E non è da dimenticare la percezione che la società ha di esse, dalla quale possono sorgere conflitti tra le culture locali nelle zone più interne del mondo, oppure, in alcuni casi, quella percezione può creare consenso o sanare contraddizioni. Da quanto detto nasce l’idea di questo studio, che si concentra sulla promozione del ruolo delle donne nella salvaguardia del patrimonio culturale e nella tutela e creazione di un meccanismo di dialogo nell’ambito di uno scambio di saperi, esperienze e idee, in uno sforzo teso ad esplorare i modi più appropriati per conservare il patrimonio culturale materiale e immateriale e massimizzare il ruolo delle donne. Ecco i titoli di una serie di saggi presentati durante un’importante conferenza sulle donne e il folklore, uno studio analitico sull’immagine delle donne proposta dai detti popolari dai quali emergono una serie di spunti molto importanti: Folklore e culture tradizionali I: Le donne come patrimonio Le donne e la narrazione popolare Le donne e le canzoni popolari Le donne e l’artigianato Le donne e la scelta del nome del nascituro Le donne, l’umorismo e lo scherzo II: Le donne e i proverbi L’immagine delle donne nei detti popolari I proverbi, la consapevolezza che le donne hanno di sé stesse e quella che la loro comunità ha di esse Proverbi popolari e percezione dei ruoli diversi della donna Proverbi popolari e percezione delle donne nell’ambito dei rapporti umani L’immagine della donna dal punto di vista maschile riflessa nei proverbi Il patrimonio culturale costituisce un elemento fondamentale dell’identità di qualsiasi società umana, il crogiolo nel quale si mescola tale patrimonio con le esperienze accumulate nel passato, con le speranze e le aspirazioni future, come una bussola che guidi nel portare avanti i processi fondamentali di sviluppo e modernizzazione e del progresso in generale. A proposito di patrimonio culturale popolare, si può procedere seguendo due filoni: il primo è la produzione e la creatività di pensatori e scrittori; il secondo è la cultura popolare in tutte le classi sociali. Se consideriamo il patrimonio culturale in generale scopriamo che il folklore è il protagonista, e che il patrimonio di cultura popolare ne è una componente essenziale, cioè quel corpus di conoscenze, saperi e pratiche, parole e arte, grazie alle quali i sentimenti umani, i desideri e le esperienze si organizzano in un sistema sociale che li guiderà nell’organizzazione degli affari e della vita in comune. E che diventano appunto le abitudini e le tradizioni della comunità, che vanno conservate e tramandate di generazione in generazione. In questo senso possiamo affermare che esiste un folklore orale inteso come patrimonio popolare che comprende canzoni, racconti, proverbi e scherzi, aneddoti e storie, abitudini alimentari, cerimonie ed eventi vari legati alla gioia o al dolore; ed anche il patrimonio materiale come l’architettura, Hala Mansour Abdel Rhman, nata il 25 dicembre 1961. Sociologa, professoressa di sociologia, consulente del Governatore per lo sviluppo umano e la formazione, professoressa in scuole di eccellenza per i servizi sociali, esperta nella formazione sia a livello locale che internazionale, membro del Consiglio Nazionale per le donne, Presidente delle donne antesignane per lo sviluppo e la modernizzazione a Qalyubiya, esperta in studi sulle donne. la tessitura, il ricamo, le industri per la costruzione di attrezzi, le arti sceniche, le danze popolari, la musica dell’oboe e la danza del ventre, il teatro popolare. Vi è inoltre il patrimonio di conoscenze quali abitudini e tradizioni, le scienze quali la medicina tradizionale, le unità di misura del tempo e della storia, i nomi, ma anche la religione, l’etica, i valori e la giustizia tradizionale, e così via. Dunque il folklore in ogni società è la manifestazione della cultura, della comprensione del linguaggio, è tutto quanto ha conseguenze sulle persone e svolge un ruolo centrale nella costruzione della civiltà delle comunità umane attraverso l’artigianato. E i consigli popolari espressi sotto forma di parole, storie, poesie, canzoni e musica, credenze e tradizioni, costituiscono di fatto il tessuto di una comunità. L’obiettivo dell’approccio sistematico usato in questo studio è quello di monitorare il ritratto che i detti popolari offrono delle donne, in tutti i loro ruoli, di madre, moglie, sorella ecc., e dell’apprezzamento che ricevono nella società. Inoltre si è voluta anche studiare la visione che i proverbi danno del rapporto uomo-donna. Alla base vi è sempre l’analisi dell’angolo di oscillazione tra immagine positiva e negativa che si riflette nei detti popolari nel contesto delle visioni e prospettive che le donne riconoscono e con le quali si confrontano nella comunità e nella vita sociale, che sono elementi fondamentali del folklore femminile. COPPEM NEWS 32 - 13 IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008 Gehad Amer Il ruolo delle donne nella trasmissione del patrimonio culturale intangibile Il ruolo delle donne nella trasmissione del patrimonio culturale intangibile é di estrema importanza nel mondo contemporaneo. Il patrimonio immateriale concerne quegli aspetti della nostra esistenza che sono essenziali per la continuità e l'espressione dell'indentità culturale. Le donne shanno sempre svolto un ruolo principale nel processo di crescita dei bambini e nella trasmissione dei valori, codici di condotta e modelli comportamentali. Le donne offrono dunque un colllegamento fondamentale tra passato, presente e le giovani generazioni protagoniste del futuro. Custodi di questo immenso patrimonio culturale che, tra le altre forme, annovera la rappresentazione delle arti quali la musica, l'arte culinaria, la conoscenza medica ed il know-how per la creazione della cultura materiale: artigianato, tessitura e creazione di prodotti di attività di sussistenza di vasta portata in aree quali l'orticultura, l'agricoltura e la pesca. In molte società, la spiritualità delle donne, la conoscenza rituale e le specifiche pratiche sono aspetti essenziali della vita religiosa. Le donne mantengono le loro pratiche religiose tradizionali, spesso all'interno della sfera esclusiva. Queste pratiche sono spesso strettamente integrate con la conoscenza e gli insegnamenti dell'etica, dei codici comportamentali, il simbolismo ed i cicli della vita importanti per le donne e per la loro interazione e relazione con altre donne, uomini e giovani. In questi campi, le donne condividono e trasmettono la cultura intangibile che è sempre stata oggetto di attenzione da parte del mondo accademico e tutelata e protetta attraverso gli sforzi di singoli individui e di organizzazioni in tutto il mondo. Comprendere che si tratta di un patrimonio dell'umanità significa capire va preservato dai pericoli e dal rischio “scomparsa” che corre. La cultura materiale è legata da un filo spesso alle donne che in un mondo globalizzato come quello attuale giocano un ruolo importante nella conservazione delle testimonianze di civiltà passate. Le donne non hanno avuto successo soltanto nel conservare e trasmettere metodi e pratiche tradizionali ma si sono anche adattate a pratiche innovative con elementi moderni e di alto livello tecnico di competenza. Il patrimonio culturale intangibile è più vulnerabile e fragile degli altri proprio per il suo aspetto intangibile e deve potersi difendere dalle dinamiche e dalla forza della modernità che minacciano la sua conservazione, integrità e sopravvivenza. Gli impatti ed il ritmo della attuale globalizzazione economica e tecnologica, come si è già detto, possono avere un'avversa influenza sul suo mantenimento perché é sempre più facile la diffusione di modelli culturali omogenei che rappresentano una seria minaccia alle distinte forme ed identità culturali. Il patrimonio culturale intangibile trasmesso grazie alle donne, abili a reinventare e adattare tale cultura ai cambiamenti del territorio, offre un profondo contributo d'interazione nelle nostre società. Le donne sanno opporsi alle influenze omologanti e sono capaci, per istinto di sopravvivenza, ad assicurare una maggiore continuità e diversità delle espressioni culturali locali. IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008 Annamaria Roncoroni Investire nel Capitale Umano: il ruolo della donna come risorsa strategica per lo sviluppo sociale ed economico Il Capitale Umano è un costrutto multidimensionale non osservabile generato dall’investimento in istruzione, formazione, salute, contesto famigliare e socio economico, tale da comportare un effetto sulla produttività, osservabile dal reddito da lavoro nel ciclo vitale. La risoluzione del Consiglio dell’Unione Europea del 25 novembre 2003 su “Lo sviluppo del capitale umano per la coesione sociale e la competitività nella società dei saperi” sostiene che “[…] Il progetto sul Capitale Umano si inserisce nel contesto degli orientamenti dell'Unione Europea finalizzati alla promozione della società della conoscenza e che si basa sulla stretta interazione tra le politiche sociali, lavorative e della ricerca e le politiche educative e formative, considerate nella duplice valenza strategica di valorizzazione delle potenzialità di ogni singola persona e insieme della partecipazione complessiva dei cittadini ai processi di progresso e di crescita della società.” Inoltre, sottolinea che “[…] Risorsa strategica per il progresso e lo sviluppo sociale ed economico, il Capitale Umano viene generalmente considerato l’insieme delle conoscenze, capaci16 - COPPEM NEWS 32 Anna Maria Roncoroni è Dottore di ricerca in Psicologia, cultore della materia presso la cattedra di Psicologia Generale dell’Università degli Studi di Pavia, con cui collabora attivamente sui temi dello sviluppo del talento e del potenziale. Nel 2001 è cofondatrice dell’Italian Gifted Children Program, programma del Mensa Italia dedicato ai bambini di talento ed alle loro famiglie. Nel 2008 è nominata corrispondente per l’Italia dell’European Council for High Ability (ECHA). Ha due figli, Alessio di 13 e Gianluigi di 11 anni. È appassionata di giochi logici, cinema e teatro. tà, competenze, prerogative dei singoli individui componenti la società, che agevola la coesione sociale, la crescita economica, l’innovazione e l’occupazione, sviluppando così le potenzialità dell'attività transnazionale. In tale ambito la valorizza- zione del Capitale Umano è un elemento in grado di determinare benefici anche sotto il profilo della qualità della vita e della competitività.” Sviluppare il potenziale umano è quindi non solo un’opportunità da offrire alle giovani generazioni ma un’esigenza imprescindibile per una società come la nostra, basata sulla competitività e sullo sviluppo di soluzioni tecnologiche sempre più innovative, che richiedono una formazione di sempre più alto livello. E' in quest'ottica che diventa di cruciale importanza promuovere attività e progetti che aiutino le nuove generazioni a sviluppare appieno le loro potenzialità ed i loro talenti. Il Council of Europe, con la raccomandazione n. 1248/1994 riafferma che l’educazione è un diritto umano fondamentale e che deve essere adeguata, per quanto possibile, alle singole esigenze. L’articolo 2 afferma che “mentre per ragioni pratiche il sistema educativo deve essere strutturato per fornire un’educazione adeguata alla maggior parte degli studenti, ci saranno sempre dei bambini con particolari necessità per i quali sarà indispensabile predisporre dei piani di intervento appositamente dedicati. Una di queste categorie è costituita dai bambini plusdotati o di talento.” Nel 2001, grazie al supporto del Mensa Italia, nasce un programma di ricerca ed intervento interamente dedicato ai bambini plusdotati e di talento, con lo scopo di offrire supporto non solo ai bambini ma anche alle loro famiglie ed alle scuole, ponendo all’attenzione generale questa tematica, molto poco considerata nel nostro paese ma che ha già otte- nuto un suo spazio definito in molti altri paesi europei ed extra europei. Alcune settimane fa, all’interno del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia, con mia grande soddisfazione personale, è nato il Laboratorio di ricerca-intervento sul talento e la plusdotazione, sotto la supervisone scientifica della Prof.ssa Zanetti e del Prof. Pessa, da me coordinato e a cui collabora la dott.ssa Peruselli. Gli obiettivi della nostra attività sono molteplici: - sensibilizzare: sostenere ed aiutare le famiglie nel percorso di crescita dei/lle bambini/e gifted; consentire la diffusione di conoscenze specifiche sul talento e la plusdotazione, offrendo alle scuole supporto ed aiuto nella gestione delle dinamiche sociali e relazionali, con particolare attenzione alle implicazioni didattiche; porre l’accento sulle differenze di genere che molto spesso portano a sottostimare il numero di bambine a cui dedicare programmi di potenziamento specifici, in particolar modo nell’area scientifico-matematica; - valutare: offrire un servizio di valutazione per i bambini/e e ragazzi/e; - fare ricerca: implementare attività di ricerca finalizzate alla maggiore comprensione della plusdotazione e degli aspetti ad essa legati (drop-out, disaffezione scolastica, underachievement, ecc.); - produrre materiali: attività di ricerca applicativa allo scopo di offrire strumenti didattici specifici per i gifted e materiale di aggiornamento sulle tematiche, con particolare attenzione all'area scientifico-matematica; COPPEM NEWS 32 - 17 IL RUOLO DELLA DONNA - IL CAIRO 13.10.2008 divulgare: si intende innalzare, attraverso tutti i canali, sia scientifici che didattici e più divulgativi, il livello di conoscenza della tematica, attivando la creazione di un network tra le Università e gli Istituti di Ricerca interessati all’argomento. Per formazione personale ma anche a causa delle sfide che la società della conoscenza ci pone davanti quotidianamente, la nostra attenzione è focalizzata sulle difficoltà e le implicazioni educative legate allo sviluppo scientifico e tecnologico ed alla crescente necessità di investire sempre più in formazione non solo di base ma anche di più alto livello, sia utilizzando l’esperienza di altri paesi in cui tali modi di agire sono ormai una consuetudine che creando noi stessi esperienze di “buone pratiche” adattabili ai differenti contesti sociali. In molti settori le donne non hanno le stesse opportunità formative o lavorative degli uomini, ma è proprio l’ambito scientifico quello che maggiormente ci vede penalizzate. Secondo gli ultimi dati del World Population Prospects: The 2006 Revision, United Nations, nel mondo vi sono 6.671.226.000 persone di cui il 50.377% sono uomini ed il restante 49.623% sono donne. La popolazione italiana, ad esempio, è composta da 58.877.000 di persone di cui il 48.583% sono uomini mentre il 51.417% sono donne. I dati parlano chiaro: non vi sono ragioni numeriche che giustifichino la disparità esistente. Data la mia provenienza accademica, vi porto qualche dato sulla presenza di uomini e donne nei diversi gradi della carriera universitaria in 25 paesi dell’Unione europea (la Bulgaria e la Romania non facevano ancora parte dell’Europa quando è stata fatta la rilevazione) nel 2003: il 59% dei laureati sono donne, così come il 43% dei Dottori di Ricerca, il 42% dei ricercatori, ma solo il 32% dei professori Associati e il 15% dei Professori Ordinari sono donne. Il rapporto dell’OBSERVA, presentato a Firenze tre mesi fa, dedicato al rapporto tra Donne e scienza, parla chiaro: nel campo della ricerca le donne in Italia, ad esempio, guadagnano il 33,3% in meno degli uomini, nei comitati scientifici solo il 12.8% sono donne, nel settore dell’Information Technology nel periodo 1980-2005, il 5% dei brevetti di origine statunitense ed il 3% di quelle di origine giapponese sono intestati a donne. E l’elenco potrebbe continuare. In occasione della 34esima Conferenza Generale dell’UNESCO (ottobre 2007), dopo aver preso coscienza dello squilibrio esistente nel rapporto numero di donne che costituiscono la popolazione mondiale e donne che raggiungono posizioni di successo in ambito scientifico, i paesi aderenti hanno deciso che “l’Uguaglianza di genere” deve essere una delle priorità delle azioni trasversali del periodo 20082013. La collaborazione diventa quindi di fondamentale importanza, proprio perché ognuno può mettere al servizio degli altri la propria esperienza nonché le proprie competenze specifiche, frutto del lavoro di anni di intensa attività di formazione e di continuo aggiornamento. In questa direzione, la nostra proposta vuole dare un contributo fattivo e concreto all’Osservatorio permanente, di cui si sente di condividere gli obiettivi e lo spirito che lo animano. Innanzi tutto, dal 1 al 4 settembre 2009 Pavia ha avuto l’ono18 - COPPEM NEWS 32 re di essere scelta per ospitare la Summer School dedicata ai dottorandi europei che si occupano nella loro attività di ricerca di plusdotazione e di talento. La Scuola sarà diretta dal Prof. Monks e dal Prof. Heimann, esperti di chiara fama mondiale che metteranno a disposizione dei 20 studenti o studentesse selezionati la loro ormai pluridecennale esperienza. Nell’ottica della creazione di un’area di interscambio di esperienze e di opportunità, la Scuola sarà lieta di ospitare tre dottorande che appartengono ai paesi dell’Area del mediterraneo, convinti che questa possa essere un’occasione reale e concreta di condivisione e di interscambio che possa portare alla formazione di una rete stabile di conoscenza tra coloro che stan- no compiendo un percorso di formazione ai più alti livelli di istruzione. Oltre a questo, proponiamo un’indagine conoscitiva delle diverse realtà e proposte educative dei paesi che fanno parte dell’Osservatorio permanente, con particolare attenzione alle proposte dedicate ai plusdotati nonché alle differenze di genere nei termini di possibilità offerte e di percorsi formativi possibili per le studentesse che, come ben sappiamo, in alcuni paesi non hanno sempre non solo la possibilità di accedere a posti di prestigio e di potere in ambito lavorativo, ma vengono discriminate già a partire dai livelli base dell’istruzione. A questo proposito, il Seminario Donna, Economia e Potere organizzato dalla Fondazione Bellisario proprio qui a Palermo il 17 ed il 18 ottobre 2008 ha offerto più di un’occasione di riflessione proprio su questi temi. Il passo successivo è la creazione di una piattaforma di interscambio, che sfrutterà i canali e la rete utilizzata per la realizzazione dell’indagine che sarà quindi la base da cui partire e su cui lavorare per il miglioramento non solo del livello educativo in generale, ma soprattutto della condizione della Donna che studia, che ha il diritto di diventare protagonista della propria storia e di dare il proprio fattivo contributo allo sviluppo del proprio paese nei termini non solo di progresso sociale ed economico, ma anche di benessere individuale. COPPEM NEWS 32 - 19 IL DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ: INTERVISTA A ISABELLA RAUTI TRATTO DA EUROPAREGIONI NEWLETTER Le attività e le competenze del Dipartimento, la tutela e l'assistenza alle vittime di tratta, i programmi di protezione sociale. Gli obiettivi e le attività future. È intervenuta Isabella Rauti, Capo del Dipartimento per le Pari Opportunità. Il Ministero per le Pari Opportunità è deputato in Italia all'attuazione delle azioni a sostegno delle vittime e di contrasto del fenomeno, di informazione sul tema a livello nazionale. Il Dipartimento che lei dirige ne è il braccio operativo, quali sono gli obiettivi e le modalità di funzionamento? Il Dipartimento per le Pari Opportunità, istituito nel 1997 per affiancare nell'esercizio delle sue funzioni il Ministro per le Pari Opportunità, è la struttura generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri con il compito di promuovere e di coordinare le politiche di pari opportunità e le azioni di Governo volte a prevenire e rimuovere le discriminazioni. In considerazione dell'ampliata delega conferita al Ministro per le pari Opportunità, oltre a promuovere e coordinare le azioni di Governo (volte ad assicurare l'attuazione delle politiche in materia di diritti e pari opportunità di genere con riferimento 20 - COPPEM NEWS 32 ai temi della salute, della ricerca, della scuola e della formazione, dell'ambiente, della famiglia, del lavoro, delle cariche elettive e della rappresentanza di genere), il Dipartimento è stato delegato a promuovere e coordinare le azioni di Governo in tema dei diritti umani delle donne e diritti delle persone, nonché a prevenire e rimuovere le discriminazioni per tutti i fattori previsti dal trattato istitutivo della Comunità europea. Dunque il Dipartimento, che sono stata chiamata a dirigere dal giugno scorso, ha assunto una configurazione diversa, più ampia, che comprende e supera le tradizionali competenze fino ad oggi assunte. In che termini il Dipartimento si occupa anche di tratta di esseri umani? Tra le varie competenze si configurano anche le azioni che il Ministero per le Pari Opportunità deve condurre per la protezione ed il sostegno delle vittime di tratta. Come organo di coordinamento del monitoraggio del fenomeno, si colloca la gestione da parte del Dipartimento per le Pari Opportunità, della "Commissione Interministeriale per il sostegno alle vittime di tratta, violenza e grave sfruttamento" che presiedo in rappresentanza del Ministro per le Pari Opportunità, e che vede al suo interno i rappresentanti dei Ministeri dell'Interno, di Giustizia, del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Anche quest'anno il Rapporto Usa sul traffico delle persone (Trafficking in Persons) ha premiato l'Italia. Gli sforzi in termini normativi sono stati infatti ritenuti all'avanguardia sia nel- la repressione del fenomeno che nell'integrazione delle vittime. Quali sono a suo avviso i punti di forza del modello italiano? Quali i punti di debolezza? Il perimetro legislativo di riferimento e le norme entro cui il Dipartimento per le Pari Opportunità si è mosso in modo tale che l'Italia è considerata il modello più avanzato ed efficace nel contesto europeo ed internazionale per la tutela delle vittima e la parallela repressione della criminalità sono in sintesi:- l'art.18 del Dlgs 286/98, "Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero", che consente, tra l'altro, di accertare le situazioni di violenza e grave sfruttamento nei confronti dello straniero, il rilascio di uno speciale "permesso di soggiorno" per accedere ad un programma di assistenza ed integrazione sociale; la Legge 17 del 2007 ha modificato l'art. 18 del Dlgs 286/98, prevedendo la possibilità anche ai cittadini e cittadine di Stati membri dell'Unione di accedere ai programmi di protezione sociale. La caratteristica più rilevante di questo tipo di permesso è quella di aver affrontato la questione considerando in primo luogo la tutela dei diritti delle vittime, introducendo, per la prima volta, delle disposizioni di carattere umanitario È interessante, quindi, sottolineare la diversità della legge italiana, rispetto ad altre normative europee, le cui finalità sono prevalentemente "sociali": il permesso non viene concesso per rimanere a disposizione dell'autorità giudiziaria, per deporre o collaborare con gli organi di polizia ma essenzialmente per "consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza ed ai condizionamenti dell'organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale" (art. 18 d.lgs 286/98). - La Legge 228/2003 "Misure contro la tratta di persone" che, prevede l'istituzione di un "Fondo speciale" per i programmi di assistenza e la "presa in carico", per un periodo transitorio, delle vittime dei reati di riduzione in schiavitù e di tratta di persone sottoposte a sfruttamento di tipo sessuale ma anche lavorativo. Inoltre, questa legge, in un'ottica di tutela dei diritti delle vittime, introduce disposizioni (come il processo a porte chiuse ed altro) che salvaguardano la sicurezza della vittima di tratta qualora sia chiamata a testimoniare nei processi. Con la Legge n. 228 del 2003 "Misure contro la tratta di persone", si è provveduto, innanzitutto, a ridisegnare nel nostro ordinamento giuridico talune figure di reato, e precisamente quelle di riduzione in schiavitù, tratta di persone e commercio di schiavi e a introdurne delle nuove. Ciò anche in considerazione del fatto che le figure già previste dalla legislazione precedente non erano risultate idonee a descrivere e contenere tale fenomeno. Per le figure criminose su cui è intervenuta la nuova legge, si è inoltre stabilito un pesante inasprimento della pena prevista, fissata nella reclusione da otto a venti anni, con un aumento da un terzo alla metà della pena da infliggere quando le vittime dei reati siano minori di anni diciotto o per l'ipotesi, attualmente più COPPEM NEWS 32 - 21 ricorrente, in cui la riduzione in schiavitù o in servitù è finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, oppure al prelievo di organi. Il Dipartimento attua azioni a sostegno delle vittime della tratta degli esseri umani nelle varie forme di sfruttamento e di contrasto al fenomeno, quali sono e che risultati sono stati raggiunti? Dalle norme italiane e da quel "modello italiano" di protezione sociale derivano, in termini concreti, le seguenti forme o catena di interventi: • Assistenza alle vittime di grave sfruttamento e di quante si trovano in condizione di pericolosità o che rischiano di essere oggetto di violenza quando decidono di allontanarsi dai meccanismi di assoggettamento. L'assistenza non si limita al primo soccorso, ma la vittima può intraprendere un percorso di protezione sociale individualizzato, della durata di 12 mesi, pattuito con servizi specializzati di sostegno psicologico, sociale e sanitario, nonché di sostegno legale e giuridico. Un progetto di protezione sociale è articolato in varie fasi, legate tra loro, che sinteticamente possiamo così delineare: 1) la prima, soprattutto centrata sul recupero fisico e psicologico della vittima, prevede un percorso di assistenza e protezione sociale, che dal primo contatto (attraverso: l'unità di strada, numero verde, intervento delle forze di polizia, ecc..) porta a forme di accoglienza protetta presso case di fuga, o famiglie o in autonomia abitativa. Durante questo periodo 22 - COPPEM NEWS 32 inizia l'istruttoria necessaria per l'ottenimento del permesso di soggiorno ex art. 18. Viene assicurata un'assistenza legale, un supporto psicologico al fine di ritrovare la propria autonomia e identità socio-culturale; 2) la seconda fase ha come obiettivo principale l'integrazione e l'inclusione sociale che prevede interventi finalizzati all'orientamento e all'inserimento socio-lavorativo, attraverso corsi di formazione, di apprendimento della lingua italiana, borse lavoro, tutorship guidati nelle aziende, ecc..processo di integrazione/inserimento sociale e lavorativo previsto dopo l'assistenza e il percorso di protezione sociale, la vittima - dopo il compimento del programma previsto che dura dodici mesi - può fruire di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro in presenza di una occupazione formale; • creazione e sviluppo di interventi che operano sempre di più in sinergia, dagli enti e servizi locali, alle forze di polizia, al privato sociale: a cominciare dall'identificazione delle persone trafficate per la quale non è stata ancora individuata una procedura espressamente codificata e normata ma che è ugualmente attiva attraverso una modalità consolidata dalla pratica attraverso l'individuazione di procedure di identificazione, assistenza e protezione sociale delle vittime, diffuse su tutto il territorio nazionale e diversificate su base locale che prevedono il coinvolgimento di tutti gli attori (istituzionali e sociali) che agiscono secondo il metodo integrato e multiagenzia. Le persone trafficate possono essere identificate attraverso varie tipologie di attori, quali, le forze dell'ordine, le ONG, i servizi sociali degli enti locali, il numero verde, le unità di contatto, i drop in centre, i sindacati, gli ispettorati del lavoro e le agenzie del lavoro. Ed è quindi attraverso questa sinergia di azioni che si concretizza il metodo multiagenzia che si traduce in procedure che valorizzano i diritti umani e li pongono al centro. Tale metodo rappresenta il percorso da seguire sia in termini di tutela delle vittime, sia in termini di efficacia investigativa, di processi penali e di condanne dei responsabili. Infatti, per intervento integrato o lavoro di rete - si intende una catena organica di azioni strettamente collegate tra loro in maniera che l'una diventi propedeutica all'altra; • realizzazione di un Numero Verde antitratta nazionale (800 290 290) che raccoglie le richieste di aiuto delle vittime del traffico e dello sfruttamento sessuale. La funzione del Numero Verde è quello di soccorrere le vittime di tratta che si sganciano dallo sfruttamento e che possono essere messe in contatto immediatamente con i servizi territoriali; si specifica che il Numero Verde in questione è strutturato in una postazione centrale ed in 14 posizioni locali e che tale linea telefonica è finanziata dal Dipartimento come cosiddetta Azione di sistema, prevista dal citato art. 18 t.u., per il supporto propedeutico ai programmi di assistenza ed integrazione sociale; • promozione della cooperazione allo sviluppo, con la realizzazione di programmi di rientro assistito, di formazione pro- fessionale attivata nelle aree di esodo delle vittime; a questo proposito si vuole fare cenno al Protocollo d'Intesa, sottoscritto nel luglio scorso dal Dipartimento, con il Ministero del lavoro, famiglia e pari opportunità del Governo Romeno, per combattere il fenomeno del traffico, attraverso progetti finanziati dal Fondo Sociale Europeo. Per quanto riguarda i programmi di assistenza alle vittime, quali sono le attività in corso? Il Dipartimento per le Pari Opportunità, in applicazione delle previsioni normative,sovrintende e coordina la realizzazione di programmi di assistenza ed integrazione sociale delle vittime e vorrei porre all'attenzione solo qualche dato, relativo alle attività : in applicazione dell'articolo 18 D.lgs 286/98 (comma 1) il Dipartimento per le pari opportunità, dal 2000 al 2008, ha bandito n. 9 Avvisi, pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, per la presentazione di progetti in questo ambito e ne ha co-finanziati n. 533 che interessano l'intero territorio nazionale.Inoltre, in applicazione dell'art. 13 della legge 228/2003, che prevede l'istituzione di un "Fondo speciale" per la realizzazione programmi di assistenza, il Dipartimento ha emanato tre bandi, pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, per l'attuazione di progetti destinati alle vittime dei reati di riduzione in schiavitù o mantenimento in schiavitù o in servitù e di tratta di persone. Ad oggi il Dipartimento ha cofinanziato n. 72 programmi. COPPEM NEWS 32 - 23 Marie Marzloff e Giovanni Buttigieg CESIE Per diverse ragioni, alcune ovvie altre meno, le donne hanno contribuito in maniera importante nella promozione della cultura tradizionale potenziandone il valore. La sfera femminile è tradizionalmente una sfera privata. La salvaguardia della cultura tradizionale e del folklore appartengono a questa sfera tramandata di generazione in generazione attraverso l'istruzione spesso fornita dalle donne. Per secoli, le donne hanno passato parte del loro tempo nell'occuparsi giorno dopo giorno della vita familiare, cucinando piatti tipici, cantanto ninna-nanne tradizionali, ballando danze popolari. Tutto ciò ha reso la donna indispensabile nel mantenere in vita ed arricchire le identità culturali tradizionali. Questo stato di cose ha inciso con l'avanzare di fenomeni quali i mass-media, gli sviluppi nella tecnologia delle comunicazioni. La globalizzazione, l'urbanizzazione, cambi nei ritmi e nella migrazione. Un nuovo concetto di cosa sia la cultura è emerso, cioé spingere i bambini a crescere distanti dalle loro identità culturali tradizionali. Questo porta ad un calo della identità storica comune che fino ad adesso ha avuto una funzione sociale fondamentale. Come sottolineato dal Prof Serracino Inglott, per capire questo cambiamento dobbiamo tornare alla rivoluzione industriale, quando le famiglie si fermarono essendo “unità di produzione”, per esempio con tutti i membri della famiglia che generano profitto attraverso artigianato tradizionale o affari con fattorie,terreni e cottage. Questo lavoro si separò dalla famiglia portando i membri della famiglia dallo spendere tutti i gironi insieme come se lavorassero in differenti luoghi durante il giorno. Tutto ciò venne esaltato con il fiorire del capitalismo liberista che condusse al consumismo a sua volta tradotto nella vittoria di una immediata gratificazione (Faccio ciò che mi da piacere non quello che è necessario o accettato come universalmente giusto per la comunità). Ciò è accresciuto con lo sviluppo della tecnologia dell'informazione e le possibilità che offre: a) essere così individualisti e sopravvivere finora bene attraverso internet, e b) offrire ad ogni individuo l'opportunità di adottare la tradizione/cultura che vuole, anche completamente differente dal proprio vicino di 24 - COPPEM NEWS 32 casa/sorella/marito. Ironicamente, ciò può essere capovolto attraverso l'attuale emergenza dei sistemi “open-source” ed il “tele-working” riportando indietro certi elementi della società pre-industriale. Inoltre, in molti posti intorno al mondo, la separazione tra sfera privata e pubblica non è più strettamente definita in rapporto con il genere nei genitori delle nuove generazioni Questo risulta in un rinnovamento del ruolo del padre, avendo la donna più opportunità di essere agente del cambiamento. Si mette in questione il precedente ruolo fondamentale delle donne come tutela delle tradizioni. E' arrivato il tempo di decostruire per ricostruire i ruoli e i rapporti uomo-donna, padre madre, attraverso un moderno concetto di trasmissione, collegato a nuovi concetti di famiglia. Gli uomini dovrebbero partecipare in modo più determinante nell'educazione e nella trasmissione del cosiddetto patrimonio intangibile. Accettare l'identità economica e sociale delle donne e il loro importante ruolo nella vita pubblica che significa per forza di cose un minor tempo da investire in quella privata. E' urgente dunque bbandonare i ruoli repressivi tradizionali e trovare delle soluzioni per salvaguardare le tradizioni non più garantite dalla presenza femminile. COPPEM NEWS 32 - 25 V COMMISSIONE - PARI OPPORTUNITÀ «IL RUOLO DELLE DONNE PER LA SALVAGUARDIA DELLE TRADIZIONI E DELLA DIVERSITÀ CULTURALE» PRESIDENTE: JANINE HADDAD (FR) 1° VICE-PRESIDENTE: HALA MANSOR ABDUL RAHMAN (EG) VICE-PRESIDENTE: GINA FASAN (IT) Relatori: Zeynep Karahan Uslu (TR) Nikolas Papamikroulis (GR) Referente per il Segretariato: Giovanna Cirino (IT) Esperte: Maria Teresa Coppo Gavazzi Vice Presidente della Consulta delle elette e delle nominate – AICCRE, Consigliera di parità della Regione Lombardia MEMBRI Janine Haddad Vice-presidente del Consiglio Regionale dell'Ile-de-France, responsabile delle azioni internazionali e degli affari europei (FR) Hala Mansor Abdul Rahman Consulente del Governatorato di Qalyubya per la formazione e lo sviluppo umano (EG) Gina Fasan Vice presidente dell'AICCRE (IT) Betty De Wachter Coordinatrice dell'équipe Internazionale dell'Associazione delle Città e dei Comuni Fiamminghi (BE) Iwona Kowalska Nawrocka Funzionario Dipartimento Sviluppo, Promozione e Integrazione Europea, Comune di Rybnik (PL) Gehad Galal Amer Responsabile per l'Egitto del programma 26 - COPPEM NEWS 32 euromediterraneo della gioventù (EG) Catalina Schezzini Sindaco del Comune di Rio nell’Elba (IT) Kahina Abderrahmane Assistente – Membro del l’Ufficio nazionale del Forum algerino per la Cittadinanza e la Modernità (DZ) Isabelle Compagnie Consigliere dell'Unione Città e Comuni Valloni (BE) Cveta Zalokar Ora_em Vice Presidente dell'Associazione Città e Comuni sloveni e Sindaco del Comune di Dom_ale (SL) Nadya Kssaibi Sindaco di Homs (SY) Sara Akavia Project Manager - Unione delle Autorità Locali in Israele (IL) Kathleen Maher Consigliere del Comune di Clonmel, Co. Tipperary (IE) Catherine McDermott Consigliere del Comune di Banbridge (Irlanda del Nord UK) Lucile Schmid Consigliere della Regione Ile-de-France (FR) Jasmina Vidmar Segretario Generale dell'Associazione Città e Comuni sloveni e Consigliere del Comune di Maribor (SL) Viera Krakovska Sindaco del Comune di Brusno, Membro del Presidium - Associazione Città e Comunità slovacche (SK) Pirkko Paranko Direttore – Ufficio Protezione Ambientale – Comune di Salo (FI) Ramon Polo Bernardo Consigliere del Comune di Jaén (ES) Philippe Sanmarco Vice presidente della Communauté Urbaine de Marseille Provence Métropole (FR) INVITATE PERMANENTI Nikos Papamikroulis Consigliere comunale di Nea Halkidona (GR) Antonella Cagnolati Direttore esecutivo, Congresso dei Poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa (IT) Marc Thoulen Direttore dell'Associazione della Città e dei Comuni di Bruxelles Regione capitale (BE) Ian Micallef Presidente della Camera dei Poteri Locali del Congresso dei Poteri Locali e Regionali del Consiglio d'Europa (MT) Ali Abu Ghanimeh Consigliere del Ministro degli Affari municipali, rurali e ambientali (JO) Veronika Krausz Segretaria agli Affari Internazionali dell'Associazione nazionale delle autorità locali ungheresi (HU) Zeynep Karahan Uslu Deputato del Parlamento turco e Presidente dell'Assemblea turca dei parlamentari turchi e italiani (TR) Saime Yildiz Membro dell'Associazione KOZA (TR) Samar Bouhairi Consigliere giuridico e membro del Consiglio libanese per resistere alla violenza contro la donna (LB) Latifa Remki Membro del Forum Algerino per la Cittadinanza e la Modernità (DZ) Hiba-Soraya Belarbi Socio Fondatore del Forum Algerino per la Cittadinanza e la Modernità (DZ) Sandra Ceciarin Responsabile Elette Locali del CCRE (FR) Marijke Vanbiervliet Responsabile Settore Relazioni Internazionali, AICCRE (IT) Giovanna Livreri Presidente Consorzio Terre di Sicania (IT) Rosalia Schirò Consigliere della Provincia Regionale di Messina (IT) Stefania Toriello Project Manager dell'Associazione delle Agenzie della Democrazia Locale (IT) Najoua Mahjoub Direttrice alla Direzione Regionale della Banca dell'Habitat di Sousse; Membro dell'ufficio dell'Unione Nazionale della Donna Tunisina (TN) Hayet Mrabet Dottoressa in oftalmologia (TN) Cristina Stimolo Dirigente del Dipartimento per il collegamento con le istituzioni europee – Regione Siciliana (IT) Claudia Serio Consigliere regionale di parità – Assessorato Regionale del Lavoro – Regione Siciliana (IT) Fatiha Bakkali Membro del Parlamento del Regno del Marocco (MA) Maria Luisa Troja Referente per i rapporti internazionali Dirigente dell'Ufficio di Gabinetto Assessorato alla Sanità - Regione Siciliana (IT) Isabella Rauti Capo Dipartimento del Ministero delle Pari Opportunità (IT) Fiorella Friscia Giornalista (IT) Antonella Maiolo Sottosegretario per i diritti del cittadino e le pari opportunità – Regione Lombardia (IT) Maysoon Al-Nahar Direttrice dei Musei - Università della Giordania (JO) Rabab Tall Consigliere giuridico del Ministro dell'Informazione e Comunicazione Tecnologica (JO) Anna Maria Roncoroni Psicologa – Università di Pavia, Corrispondente italiana del ECHA (European Council for High Ability) (IT) Patrizia Livreri Presidente Regionale Fondazione Marisa Bellisario (IT) Ouafae Benfeddoul Presidente della Commissione degli Affari giuridici della Municipalità di Rabat (MA) COPPEM NEWS 32 - 27 PROGETTI DALL’UE Tratta No PROGETTO Europeo EQUAL “Tratta NO! Un altro punto di vista” “Tratta NO! Un altro punto di vista.” è il progetto di informazione sociale che propone un punto di vista diverso sul tema della tratta degli esseri umani. Un fenomeno che secondo stime 2005 dell’ONU coinvolge ogni anno circa 700 mila persone in tutto il mondo - di cui dai 20 ai 25.000 in Italia negli ultimi 4 anni secondo organismi governativi nazionali - e rappresenta uno dei più lucrosi traffici illeciti. Poca però è l’informazione sul tema e molti sono i pregiudizi esistenti e più radicati di quanto si pensa, che pesano sulle vittime – donne, uomini e minori – anche quando riescono ad uscire dalla situazione di sfruttamento ostacolando un loro efficace reinserimento sociale e lavorativo.Tratta NO! vuole agire su questo marchio sociale con un approccio sistemico che sperimenta un modello informativo che integra strategicamente strumenti e strategie informative diversificate e promuove la conoscenza del fenomeno della tratta nella sua complessità. Link al sito www.trattano.it www.ahtnet.org Programma Cultura (2007-2013) Invito a presentare proposte 2008 per progetti di cooperazione pluriennali; misure di cooperazione; azioni speciali (paesi terzi); sostegno agli organismi attivi a livello europeo nel campo della cultura. Il presente invito si concentra su due aree di intervento: 1. Sostegno ai progetti culturali (Progetti di cooperazione pluriennale; Progetti di cooperazione; Progetti di traduzione letteraria; Progetti di cooperazione con paesi terzi) e 2. Sostegno alle organizzazioni attive a livello europeo nel settore della cultura. Ulteriori informazioni e modulistica sono reperibili sui seguenti siti web: Direzione generale dell’Istruzione e della cultura http://ec.europa.eu/culture/index_en.htm e Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura http://eacea.ec.europa.eu/culture/index_en.htm Scadenza: 1° febbraio 2009 (Progetti di traduzione letteraria)/ 1° maggio 2009 (Progetti di cooperazione con paesi terzi) 28 - COPPEM NEWS 32 Palermo, Villa Malfitano 13MA ASSEMBLEA GENERALE DEL COPPEM 20/21 Dicembre 2008 riunione delle commissioni AGENDA 20 DICEMBRE 2008 Ore 8,30: Registrazione dei partecipanti Ore 9,00: Assemblea Generale Apertura dei lavori da parte del Decano Saluti: Salvatore Cuffaro, Presidente del COPPEM Francesco Cascio, Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana Diego Cammarata, Sindaco di Palermo Giovanni Avanti, Presidente della Provincia di Palermo Approvazione rinnovo delegazioni Presa d'atto assestamento del Bilancio 2007 Approvazione Bilancio consuntivo 2007 Elezione del Presidente e dei Vice-presidenti del COPPEM Presa d'atto assestamento del Bilancio preventivo 2008 Approvazione del programma politico-istituzionale per il 2009 Approvazione Bilancio preventivo 2009 Nomina revisore dei conti 2009 Comunicazioni del Segretario Generale, Carmelo Motta Varie ed eventuali Ore 10,30: Dibattito su: “Il ruolo dei poteri locali e regionali nell'Unione per il Mediterraneo” Interventi di: Raffaele Lombardo, Presidente della Regione Siciliana Shehadeh Abu Hdaib, Ministro degli Affari Municipali del Regno Hascemita di Giordania Elisabeth Gateau, Segretaria Generale delle Città e dei Governi Locali Uniti Adly Hussein, Vice presidente del Coppem, Governatore di Qalyibyia Abdelkarim Misbah, Presidente della III Commissione del Coppem, Governatore di Gabès Mohamed Ashraf Gaml Eldin Rashed, Ambasciatore della Repubblica Araba d'Egitto in Italia Firas Khouri, Vice Ambasciatore del Regno Hascemita di Giordania in Italia Laurent Galissot, Primo Segretario dell'Ambasciata di Francia in Italia Obaid Salem Al Shamsi, Assistente del Direttore Generale della Municipalità di Dubai Ian Micallef, Presidente della II Commissione del Coppem, Presidente della Camera delle Autorità locali del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa Ghassan Samman, Vice presidente del Coppem, Capo delle relazioni internazionali dell'Organizzazione delle Città Arabe, Serena Forni, MedCities, Consulente per gli affari mediterranei del Sindaco di Roma Hee-kyung Choi, Segretario Generale di Inter-City Intangible Cultural Cooperation Network – ICCN Nourredine Sbia, Vice presidente del Coppem, Presidente del Forum Algerino per la Cittadinanza e la Modernità Filippo Terruso, Gabinetto del Presidente Luc Van Den Brande – Comitato delle Regioni Francesco Attaguile, Dirigente Generale dell'Ufficio di Bruxelles della Regione Siciliana Salvo Andò, Magnifico Rettore dell'Università Kore di Enna Nikolas Papamikroulis Vice presidente del Coppem, già sindaco di Nea Halkidona, Rappresentante Enti locali Greci Jan Mans, Presidente della I Commissione del Coppem, Presidente della Sezione olandese del CCRE Benedetto Mineo, Consigliere d'Amministrazione dell'Agenzia di Sviluppo Euromediterraneo dei Poteri Locali e Regionali – ASEM Fabio Pellegrini, Presidente Fondatore del Coppem 21 DICEMBRE 2008 ore 9,00: Apertura dei lavori Michele Raimondi, Coordinatore dei programmi del Coppem Alessandra Prudente, Responsabile delle relazioni esterne del Coppem Lavori delle Commissioni V Commissione: "Il ruolo delle donne nella salvaguardia delle culture tradizionali nella conservazione della diversità culturale" Presiede: Hala Mansor Abdul Rahman Presentazione delle attività della Commissione: Giovanna Cirino Interventi esterni: “Investire nel capitale umano: il ruolo della donna come risorsa strategica per lo sviluppo sociale ed economico” Annamaria Roncoroni, Psicologa Dipartimen- to di Psicologia dell'Università di Pavia, Corrispondente italiana dell'European Council for High Ability (ECHA) Patrizia Livreri, Presidente Regionale Fondazione Marisa Bellisario Interventi dei membri della Commissione 0re 10,00: I Commissione: “Esperienze di partecipazione dei poteri locali e regionali Euromediterranei” Presidente: Jan Mans Presentazione delle attività della Commissione: Francesco Sammaritano Interventi esterni: “Il Politecnico del Mediterraneo” Roberto Lagalla, Magnifico Rettore dell'Università di Palermo Interventi dei membri della Commissione ore 11,00: II Commissione: “Immigrazione ed Emigrazione, azioni e strumenti della cooperazione fra città e regioni euromediterranee” Presidente: Ian Micallef Presentazione delle attività della Commissione: Ilia Mazzone Interventi esterni: Anna Lucia Colleo, Nomisma - International Programs Department Interventi dei membri della Commissione ore 12,00: III Commissione: “Lo sviluppo locale: il decentramento dei poteri e gli strumenti operativi”; «Integrazione Euromediterranea delle reti strategiche infrastrutturali: l’esempio dei trasporti» Presidente: Abdelkarim Misbah Presentazione delle attività della Commissione: Paolo Carrara Interventi esterni: “Le rotte dei nuovi fenici” Prof. Giuseppe Frisella, Università di Palermo “Lo sviluppo sostenibile: progetto energia” Vincenzo Ardizzone, Presidente ATQ Interventi dei membri della Commissione ore 13,00: IV Commissione: “Cultura e Turismo: promozione e gestione di aree culturali” Presidente: Falah Al Omoush Presentazione delle attività della Commissione: Natale Giordano Interventi dei membri della Commissione P OT ER IL TE EN AN AR TE NA R IA OC ALI E REGIONALI COMITATO PERM C M P OP E TO E UROMEDITERR AN EO IP DE Palermo, Villa Malfitano 13MA ASSEMBLEA GENERALE DEL COPPEM 20/21 Dicembre 2008