Il generale Gianni Carnevale, una delle

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Il generale Gianni Carnevale, una delle
martedì 17 gennaio 2006
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Il nostro concittadino fa parte del gruppo
che, con i camion Iveco, da mesi è in “tour”
in Italia con le due “mascotte” Neve e Gliz
La netta sensazione è che l’evento sportivo
sia assai poco conosciuto (e atteso) nel resto
della penisola. E per il futuro prossimo...
Il generale Gianni Carnevale, una delle “anime” di “Overland”, partecipa alla promozione dei Giochi invernali
Un braidese alle Olimpiadi 2006
I
l generale Gianni Carnevale,
veterano delle spedizioni di
Overland e braidese Doc, è fantastico perché risponde al telefono di casa dicendo «Gianni»,
invece di «Pronto”, come se fosse in ufficio, come se fosse sempre operativo e preparato per
ogni emergenza.
E invece sono solo io che lo
chiamo per farmi raccontare come prosegue il lavoro di Overland, visto che nell’intervista di
due anni fa mi aveva parlato di
alcuni progetti che si sarebbero
sviluppati nel 2007.
Nel frattempo, senza un vero
perché, siamo passati al tu.
Con l’entusiasmo che ricordavo, accetta volentieri di incontrarmi e, mentre ci mettiamo d’accordo sul posto e sull’ora, mi confida: «Che bello!
Sono anni che una ragazza non
mi dà un appuntamento».
Gianni, raccontami che cosa
fai fa di bello aspettando il
prossimo Overland.
«Per ora i progetti legati alle
nuove spedizioni sono in via di
definizione, ma nel frattempo
non siamo rimasti con le mani in
mano. Stiamo girando l’Italia
con i veicoli Iveco per promuovere i ventesimi Giochi olimpici invernali di Torino 2006. Il
progetto è suddiviso in due carovane. La prima, costituita da
veicoli più piccoli, in grado di
entrare nelle città e di percorrerne le vie, sta seguendo la
fiamma olimpica. La seconda,
con veicoli più imponenti, ha il
compito di promuovere e far conoscere le Olimpiadi».
In che cosa consiste esattamente questa promozione?
«Abbiamo in dotazione un
veicolo che si trasforma in un
palco, dal quale mostriamo i filmati relativi alle diverse gare,
illustriamo come si svolgeranno le manifestazioni legate ai
Giochi olimpici, indiciamo conferenze stampa per giornali locali, distribuiamo gadget. Le
“penne nere” dell’Associazione nazionale alpini si occupano
invece di deliziare i palati degli
intervenuti, facendo gustare loro una bella polenta tipica. Con
noi ci sono le due mascotte dei
Giochi, Neve e Gliz, che rappresentano un fiocco di neve e
un cubetto di ghiaccio».
Quando siete partiti?
«Il 27 ottobre, e ci siamo fermati soltanto alcuni giorni per le
festività natalizie. Siamo ripartiti martedì 10 gennaio per Trento, nostra prima tappa del 2006,
mentre il ritorno è previsto per il
2 febbraio, a Cuneo».
Chi sono le persone che partecipano all’iniziativa? Le stesse che hanno preso parte alle
spedizioni di Overland?
«Non tutte, ma alcuni membri
sono gli stessi. Si tratta di vo-
l’evento e la città di Torino. Forse, a livello locale, le persone si
dimostrano più interessate, ma,
più ci si allontana dal Piemonte,
meno le Olimpiadi sembrano interessare gli italiani. In Sicilia,
mentre stavo parlando dei Giochi, un signore mi si è avvicinato
e mi ha chiesto “Ma che Olimpiadi sono?”. Capito? Questo
vuol dire che non gli era arrivato proprio niente, nemmeno l’eco. Il problema è che la manifestazione rischia di rimanere lontana dal grande pubblico. Anche le mascotte sono poco conosciute...».
In effetti, rispetto al bombardamento mediatico a cui
siamo sottoposti nel caso di
grandi importanti eventi, questi Giochi invernali sono passati davvero in sordina. Anch’io, ammetto, faccio fatica
a distinguere Neve da Gliz...
Non sarà colpa del Toroc?
«Non so di chi sia la colpa,
però è vero che questa promozione forse non è stata gestita
lontari e molti di loro offriranno
la loro opera anche in occasione
dei Giochi olimpici».
Che ruolo ha avuto l’Iveco
all’interno dell’organizzazione
dei Giochi olimpici invernali?
«L’Iveco è uno degli sponsor
delle Olimpiadi e, oltre ad aver
fornito un contributo in denaro, ha fornito diversi autocarri
che sono serviti per l’allestimento delle strutture, lo spostamento di materiali e anche
per l’allestimento delle piste.
Inoltre ha messo a disposizione ben 1.200 pullman che serviranno per il trasferimento degli atleti, degli accompagnatori e dei tecnici. Benché si tratti di veicoli più che affidabili,
è importante fornire un’adeguata assistenza tecnica, per
evitare che qualcosa intoppi il
meccanismo degli spostamenti della massa di persone che
interverranno per partecipare
attivamente o solo assistere alle varie sedi dei Giochi. Sarà il
nostro compito: assicurare
un’adeguata assistenza tecnica ai veicoli Iveco, affinché
tutto vada per il meglio».
Siete tutti volontari, dicevamo: pensionati o studenti immagino.
«No, no, c’è anche gente che
si prende le ferie, pur di esserci».
Un po’ come i 20.000 volontari inseriti in vari modi nei
Giochi olimpici.
«Sì ma quelli sono gestiti direttamente dal Toroc, il Comitato organizzativo. Noi siamo
una cosa a parte».
Constatando la reazione della gente di fronte a questo
Il generale Carnevale con alcuni bambini di Soweto, in Sudafrica e su
uno dei camion di “Overland” in posa di fronte al municipio di Bra.
grande evento sportivo, che
opinione ti sei fatto? Le strategie comunicative sono state
sufficienti o queste Olimpiadi, seppur vicine geograficamente, sono sentite come qualcosa di lontano e, tutto sommato, non così importante?
«Il pubblico in effetti non è
molto caldo. Non si percepisce
un grande entusiasmo, malgrado
i nostri sforzi per promuovere
nel modo corretto, visti i risultati
che stiamo raccogliendo».
E dei nuovi progetti di Overland, invece, che cosa mi racconti?
«Come ti avevo detto tempo
fa, ci sono due diverse ipotesi
di viaggio, anche se per ora si
tratta solo di idee. La prima è
un percorso attraverso le grandi isole della Terra (Australia,
Nuova Zelanda, Filippine, Bor-
Il generale Gianni Carnevale, qui sopra a sinistra e nella fotografia a
destra, con le “mascotte” del Giochi olimpici invernali di Torino 2006.
3
LA CARTA D’IDENTITÀ
■ DATI ANAGRAFICI
Gianni
Carnevale è nato
a Napoli il 24
novembre 1936,
sotto il segno del
sagittario. Da
giovane ha vissuto
a Torino e poi a Macerata, prima di
approdare a Bra. Ha frequentato
l’Accademia militare di Modena e si
è dedicato alla carriera militare
diventando ufficiale del Genio ed
entrando poi nel Corpo degli ingegneri dell’esercito. Bra è
stata la prima sede a cui è stato affidato, nell’inverno 1959.
Qui ha conosciuto la moglie, la signora Angela, da cui ha
avuto il figlio Paolo. Ora ha anche due nipotine Francesca e
Giulia, le cui fotografie sono sparse in tutta la casa.
■ LA VITA PROFESSIONALE
Per la sua professione, legata ai veicoli militare, fuoristrada
e carri armati, ha girato l’Italia, anche se per la maggior parte
dell’esistenza ha vissuto in Piemonte e a Bolzano. Per molti
anni ha lavorato in Iveco, nello stabilimento di Bolzano, come
responsabile della qualità dei veicoli militari. Ha raggiunto la
pensione con il grado di generale.
■ HOBBY
«Per anni ho mangiato “pane e sci”. Per 30 anni ho fatto
parte dello Sci club di Bra, prima come segretario e poi come
presidente. Amo la montagna in generale, la vela e il
●
fuoristrada».
neo, Giava, Islanda), che significherebbe però ingentissimi
costi, vista la difficoltà di trasportare i camion e il materiale via mare. La seconda ipotesi è, invece, un viaggio sulla
costa atlantica dell’Africa. Si
tratterebbe di scendere dal Marocco, per arrivare fino a Città
del Capo, risalire dal Centrafrica, passare per la regione dei
grandi laghi e seguire il corso
del Nilo fino all’Egitto. Questa alternativa, che sarebbe più
facile dal punto di vista della
percorribilità, è però resa estremamente pericolosa dalla grande instabilità politica (gli italiani rapiti nello Yemen insegnano) di queste zone. In ogni
caso, bisognerà attendere la fine delle
Olimpiadi,
poi si deciderà qualcosa».
Ti manca un po’
l’adrenalina
dei
viaggi avventurosi?
«Mah,
guarda: per
tutto c’è un
tempo.
L’ a l t r o
giorno un
amico mi
ha detto:
“Gianni,
hai visto, hanno fatto la ParigiDakar senza di te! Non ti piacerebbe essere là?”. Certo, un
po’ di rimpianto viene, ma c’è
anche la consapevolezza che non
sono più un ragazzino, a 70 anni non si può saltare su un camion e...».
Settant’anni!?!
«Sì, sessantanove. Ma ancora
valido, eh!».
Non lo metto in dubbio,
complimenti!
«Dicevo... per partecipare alla Parigi-Dakar bisogna essere
nelle giuste condizioni mentali e
fisiche; ci vuole gente con esperienza, capace di sopportare condizioni a volte estreme, servono sangue freddo e piedi per terra. Il terreno di gara è quasi tutto fuori strada per cui l’ipotesi di
un incidente non è molto remota. Si deve imparare a prevedere quello che può capitare».
Non ci sono cartine?
«C’è un road book che dà indicazioni di massima sul percorso, ma è sufficiente discostarsi di poco dalla pista principale, perché questo aiuto risulti
del tutto vano».
Anche se non per la ParigiDakar sei comunque pronto
per ripartire...
«Sì. Per ora finirò questa avventura olimpica e poi si vedrà».
E l’ora dei saluti e io, come
la volta scorsa, penso alla signora Angela che spesso e volentieri vede il marito partire
di casa in cerca di nuove mete
e nuovi viaggi. E, come la volta scorsa,
mi viene
voglia di
chiedere a
lei
che
p e n s a
Overland,
dell’avventura e,
ora, della
promozione
dei
Giochi
olimpici.
E anche di
suo marito, già che
ci sono, un
generale
sui generis, che, tra l’altro risponde al
telefono di casa dicendo
«Gianni», invece di «Pronto».
Molte delle risposte, immagino,
mi riporterebbero alla massima:
“Amarti è farti fare quello che tu
desideri” che mi citò Carnevale
l’altra volta, parlando appunto
della pazienza dimostrata della
signora Angela in questi anni.
Per associazione mi torna alla mente anche un’altra frase
affascinante, citata da Gianni
in quell’occasione, che da sola
esprime in modo perfetto un’illuminante filosofia di vita, una
splendente forma mentale, una
squisita espressione di saggezza, che, oggi come ieri, mi sento di condividere in pieno: «Chi
lavora perde tempo prezioso».
Sara Matteodo