sullostrettodiMagellano
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weekend VENERDÌ 26 GENNAIO 2007 21 PUNTA ARENAS MARCO PESCHIERA PUNTA ARENAS (Terra del Fuoco cilena). Al ristorante “La Luna” di Punta Arenas, la città più a sud del Cile, la musica di sottofondo è molto familiare: un disco degli Inti Illimani, il complesso sorpreso dal golpe di Pi nochet mentre si trovava in Italia, era il1973,evidovetterestareinesilioper quasi vent’anni. Ai loro colleghi in trappolati nel lager cileno andò molto peggio: Victor Jara, cantautore e chi tarrista, ebbe tutte le dita tagliate a colpi di machete prima di essere uc ciso nello stadio di Santiago. I ragazzi e le ragazze che servono ai tavoli non erano ancora nati all’epoca del golpe e per loro fortuna hanno vissuto solo pochi anni sotto la dittatura. Forse non conoscono la storia degli Inti Illi mani ma apprezzano la loro musica anche se è un po’ datata. Alle nostre orecchie ormai risuona perfino no iosa, però fa piacere pensare che pro prio questa musica che suona nei lo cali del Cile abbia accompagnato all’inferno quel vile assassino. Il primo esemplare umano che ab biamo trovato in territorio cileno ap partiene a una specie molto diffusa in tutta l’America latina. Probabilmente la sua presenza risale a svariate mi gliaia di anni fa ma né Sir Charles Darwin né il nostro Giacomo Bove la segnalarono nei loro diari: si tratta del popolo dei Poncheros. Il Ponchero, che per noi si traduce Gommista, vive solitario nei luoghi più sperduti in attesa di qualcuno che necessiti delle sue prestazioni. E’ alto circa un metro e 50 centimetri, largo altrettanto alle spalle, molto di più alla cintura. Indossa perennemente una specie di tuta che in origine do veva essere blu ma ora è decorata in stile casual: macchie di olio e grasso, striature di polvere della pampa. Le sue mani, cosparse di nerofumo, sono enormi e le braccia sono capaci di sol levare anche le ruote del più pesante dei camion. Il Ponchero Esteban vive in una ba racca sulla Ruta 357 che collega la frontiera ArgentinaCile di San Seba stian al traghetto sullo Stretto di Ma gellano. Arriviamo alla sua Estacion de Servicio dopo oltre 100 chilometri di sterrata nella più assoluta desola zione: polvere e sterpaglie, qualche sullo stretto di Magellano Uno dei relitti sullo stretto di Magellano. Il governo cileno ha fatto posare una targa davanti alle navi affondate facendone un monumento nazionale Polveri e sterpaglie, qualche guanaco e greggi di pecore all’infinito. Solo dove ci sono i pozzi d’acqua dolce sorgono belle fattorie Guanachi nella pampa Punta Ruta nei fiordi dove il mare e la neve si incontrano raro e sospettoso guanaco, greggi di pecore all’infinito. Solo ogni venti o trenta chilometri compare una fatto ria con pecore, mucche e cavalli, e con la casa padronale circondata da prato verdissimo e recintata da lussureg gianti siepi, alberi da frutta e conifere: ritagli di Svizzera nei soli punti dove è stato possibile scavare dei pozzi d’acqua dolce. Perfortunanonabbiamotroppobi sogno di Esteban: le nostre gomme hanno resistito alla tortura, però le scorte di bevande sono agli sgoccioli e un’insegna della Coca Cola ci attira fino alla sua baracca. Da una vetri netta refrigerata fanno capolino al cune focaccette farcite con qualcosa che somiglia al prosciutto: «Sono fre sche di stamattina», dice Esteban mentre con un colpo di berretto bi sunto schiaccia una mosca sul vetro. Grazie, ma abbiamo solo sete. Però ci incuriosiscono alcuni involucri scuri esposti sullo scaffale: «Alghe. Sono alghe di mare. Si fanno cuocere per il brodo». Non abbiamo pentole, e poi ci dis suade la somiglianza con certe ca mere d’aria usate. Con un po’ di imba razzo confessiamo a Esteban che non abbiamodenarocilenointasca:«Nes sun problema – fa lui imperturbabile mentre estrae dalla tasca una mini calcolatrice giapponese – vanno bene dollari, euro, pesos argentini». E per cinque dollari ci riempie due sac chetti di bottiglie, lattine e pacchi di gallette,tuttorigorosamentesigillato. Altri cinquanta chilometri e final mente vediamo il mitico Stretto di Magellano. All’imbarco di Punta Azul i cileni ci danno una dimostrazione di efficienza e abilità marinara: dieci mi nuti per imbarcare più di cinquanta auto, camion e pullmann, non più di mezz’ora per scaricare tutti sul conti nente. «Oggi va bene – ci spiega un passeggerolocale–maieriperilvento siamo stati fermi a terra tre ore». Calma piatta sullo Stretto di Magel lano, ma lungo la strada per Punta Arenas due enormi scheletri stanno lì a raccontarci quanto il mare può es sere cattivo da queste parti. Sono navi sbattute lì da quasi un secolo. Davanti ai relitti il governo ha fatto posare una targacheraccontalalorostoria,elidi chiara monumento nazionale. Faro di sant’Isidro, il più meridionale del continente DIARIO DELLA SPEDIZIONE Il punto più a Sud in cui arrivare in auto, a 3.065 km da Buenos Aires Passato San Sebastian, unico punto legale di transito dall’Argentina, arriviamo in Cile, al porto di Punta Arenas Sabato 20 gennaio Riesplode all’improvviso l’estate e tutti la festeggiano buttando via piu mini e berretti. Sole smagliante e om belichi in mostra per le vie di Ushuaia. Oggi punteremo verso l’ultimo metro della Ruta 3, che a 3.065 chilometri da Buenos Aires segna il punto più a sud del mondo dove possa arrivare un’au tomobile. Possono arrivarci anche i pullman, infatti davanti al cartello che segna le distanze infinite c’è la fila per scattare le fotografie. Lo scenario della natura è comunque straordinario, nel pieno di un parco nazionale che contiene anche l’ultimo treno del mondo (at trazione turistica, gestione Visa) e l’ultimo campo di golf del mondo. Nel pomeriggio cerchiamo il fresco: l’edificio a cinque raggi della colonia penale di Ushuaia, che fu in funzione dal 1902 al 1947, oggi è diventato un museo.Alcunideidetenutipiùfamosi – dall’anarchico russo Radowitzky al primoserialkillerd’Argentina,Mateo Banks sono raffigurati in sagome di gessoall’internodellecellecheliospi tavano: non più di due metri per due, anni e anni di agonia nel buio. Quelli cheriuscivanoascappareeranodesti nati alla morte per gelo, se non veni vano uccisi prima dalle guardie. Ra dowitzky ci riuscì e non morì di gelo, ma fu preso un mese dopo dai cileni a PuntaArenas:eratroppofamoso,ilri cercato numero 1 del Sudamerica, per aver assassinato un capo della polizia responsabile dell’eccidio di centinaia di peones in sciopero. La sera, a casa, qualcuno di noi na viga tra i canali televisivi e pesca la re « DAL SENTIERO LUNGO LO STRETTO PROFUMO DI MARE E GRUPPI DI DELFINI» gistrazione di JuventusBari giocata nel pomeriggio. Vediamo un bel gol di Del Piero (che diventa “gooooooool” nell’enfatico commento del cronista argentino) mentre in sovrimpres sione ci fanno sapere che il Genoa ha vinto 21 con il Mantova. Da un’altra parte c’è anche, in diretta, niente meno che il superderby di Baires, River contro Boca, ma nessuno ha vo glia di vederlo e non sapremo mai come è andato a finire. Domenica 21 gennaio Partiamo per il Cile, destinazione Punta Arenas, 67 ore di viaggio se condo le indicazioni, molte di più nellarealtà.Passatalaregionedellago Fagnanolavegetazionecominciaadi radarsifinoascompariredeltutto:co mincia la pampa, in mezzo alla quale si trova solo una città, Rio Grande, poi più nulla. San Sebastian, unico punto di transito legale tra Argentina e Cile, ci infligge due ore di assurdi riti della burocrazia di frontiera: code per il timbro sul passaporto, code per il do cumento dell’automobile, code per dichiarare che non porti armi o cibo e denaro sporco. Raccolte infine le scartoffie, alla sbarra del confine vero e proprio scopriamo che l’unica guar dia presente è uno splendido e man sueto cane Labrador: chiunque po trebbe passare con qualsiasi cosa al solo prezzo di una carezza. Finalmente entriamo in Cile, dove La seconda tappa AMERICA DEL SUD PUNTA ARENAS CILE STRETTO DI MAGELLANO TERRA DEL FUOCO ARGENTINA USHUAIA CAPO HORN il deserto della pampa è reso ancora più selvaggio dal fatto che la strada non è asfaltata e qualsiasi automezzo solleva nuvole di polvere come una mandria di bufali. Punta Arenas, bella e linda città portuale e commerciale, la raggiungeremo solo a sera, dopo aver passato lo Stretto di Magellano. L’ultimo tratto è più agevole, si copre comodamente in un’ora e mezza. La nostra guida spirituale, l’esploratore Bove, nel 1882 vi impiegò oltre tre giorni. Ma era a cavallo. Lunedi’ 22 gennaio Giornata di pausa. Al mattino visita a una delle ultime riserve di Pinguino Magellanico, al pomeriggio shopping nella zona del porto franco. Sco priamo però che l’unica cosa conve niente da comprare sarebbero le au Rolli tomobili. Ne usciamo a mani vuote. Martedi’ 23 gennaio La giornata si annuncia buona anche se il sole ben presto viene co perto. Meglio così, perché l’impresa che ci proponiamo non sarebbe rea lizzabile nel pieno della grande stella australe: vogliamo raggiungere il faro più meridionale del continente, al capo di Sant’Isidro, di fronte all’isola di Dawson, 70 chilometri a sud di Punta Arenas. Solo che l’auto può ar rivare poco dopo Puerto Hambre, baia tristemente famosa e così chia mata perché nel 1584 un primo inse diamento di coloni spagnoli fu an nientato in pochi mesi dalla fame. Il resto del percorso è a piedi, e sono 21 chilometri. Zaino in spalla e scarpe pesanti, partiamo a passo spedito su unmagnificosentierochecosteggialo Stretto e, a destra, una fittissima mil lenaria foresta. La prima sensazione è il profumo del mare, al quale le nostre narici sono ormai disabituate. Coppie e gruppi di delfini ci accompagnano ognitantoconleloroevoluzionianon più di 50 metri dalla riva. Incon triamo solo uccelli marini e una cop pia di falchetti che si inseguono nel buio della foresta. Dopo 16 chilometri però arriva l’imprevisto non segnato sulle carte: la pista pianeggiante va a morire e prosegue solo sul ghiaione della spiaggia. Un martirio per le cavi glie,maormaiilfaroèavistaeallafine premia la nostra fatica. Da lì, in mezzo a due baie che segnano il punto di svolta dello Stretto di Magellano versoovest,sivedemoltobenelapira mide bianca del monte Sarmiento, 2.235 metri di ghiaccio e di neve a picco dentro il Canale Magdalena. E’ la cima più alta della Terra del Fuoco. La spedizione di Giacomo Bove tentò invano di risalirla, anni dopo ci provò più volte il missionario salesiano Al berto De Agostini, ma solo a metà del secolo scorso una spedizione (finan ziata dallo stesso De Agostini, ormai anziano) riuscì a conquistare il Sar miento. Noi ne vediamo il versante Nord, quello Sud è soltanto aggirabile via mare ma purtroppo le linee di na vigazione, in attesa che argentini e ci leni smettano di guardarsi in cagne sco in questo dedalo di isole e fiordi, sono poco frequenti. Mentre cer chiamo di riposare e di rifocillarci, il Sarmiento sembra volerci mandare il suo saluto e per qualche minuto ci mostraperfinolasuacimaliberadalle nuvole. Stando ai diari dei navigatori, è un evento molto raro. Proprio mentre lasciamo il faro in crociamo l’unica persona vista in tutto il giorno, un operaio che lavora al restauro del faro e dell’edificio an nesso. Ha già fatto molto buon lavoro, tra qualche tempo il faro diventerà un museo,peròivisitatoripotrannoarri varci via mare. Noi intanto ci incam miniamo per la seconda metà della nostra Maratona Magellanica. Per fortuna domani non si cammina: tor niamo a casa, cioè a Ushuaia, e sarà la macchina a faticare per noi. Mercoledì 23 gennaio Ritorno in Argentina sulla stessa via dell’andata. Nulla da segnalare se non che i controlli di frontiera sono molto più veloci e che la pampa, ba gnata dalla pioggia nella notte, è un po’ meno polverosa. In compenso è più fangosa e perdipiù, per un lungo tratto, coperta dalla nebbia. Un tra montorossoallediecidiserasulporto di Ushuaia vale comunque tutti i chi lometrifattifinquipercielo,permare e per terra. >> NON SOLO RADIO SUL SITO DEL “SECOLO” FOTO, CARTINE E VOCI ••• LA MAGIA DELLA RADIO è quella di avvicinare luoghi e per sone grazie una semplice telefo nata. Ed è proprio quello che ac cade con la spedizione genovse in Patagonia, che Radio19 segue sin dalla partenza. I collegamenti tra smessi dall’emittente del Secolo XIX sono anche su www.radio19.it (sezione podcast), come tutti i servizi e i radiogiornali; inoltre, sono pubblicati sul sito del quoti diano genovese (www.ilsecolo xix.it): dall’homepage, cliccando su “Patagonia: genovesi ai confini del mondo”, si raggiungono la cartina, le foto e i racconti dei protagonisti della spedizione.