Storie di resistenza comasca - IIS Da Vinci – Ripamonti, Como
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Storie di resistenza comasca - IIS Da Vinci – Ripamonti, Como
“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione” Piero Calamandrei C COMO: PARADISO CONTAMINATO omo dal dolce paesaggio che sembra uscire da un quadro d’autore, fu teatro di tragiche vicende, tristi storie… fra le tante che drammaticamente segnarono gli anni della lotta di resistenza al nazifascismo. Accoglienti porticcioli, ameni angoli di costa lambiti da acque trasparenti che diventano di colore blu se si allunga lo sguardo più in là; le acque del lago di Como si insinuano con ampie curve ed insenature attraverso le rigogliose e splendide valli delle Prealpi che fanno da cornice a questo meraviglioso specchio d’acqua e sembra che sorgano, maestose, dai profondi fondali. Pittoreschi paesini, ville dai giardini ombrosi ed esotici si arrampicano lungo i pendii dei monti, lungo la famosa via Regina, inconsapevoli spettatori di avvenimenti tristi e tragicamente famosi. Sull’estremità del ramo ovest i Romani, apprezzando forse la magica e piacevole posizione e la ricchezza di acque, resero fiorente la città di Como, che conobbe il suo massimo splendore nell’XI secolo e dopo esser stata distrutta dai Milanesi, fu ricostruita da Federico Barbarossa. Divenne famosa, dopo il VII secolo, grazie ai maestri cumacini, muratori – architetti - scultori, che diffusero lo stile lombardo non solo in Italia ma in tutta l’Europa. Piazza Cavour Como (foto d’epoca) 1 La sua posizione di confine ha condizionato gli avvenimenti ed ha caratterizzato la sua storia; l’attività politica, nel periodo della Resistenza, ha beneficiato di questa geografia di frontiera e ha favorito azioni altrimenti impossibili: l’espatrio clandestino dei perseguitati politici e degli addetti ai collegamenti, il trasporto della stampa clandestina, il salvataggio con l’espatrio di migliaia di ex prigionieri alleati, di sbandati e di giovani renitenti alla leva fascista; ancora, favorì l’espatrio di migliaia di Ebrei uomini, donne, vecchi e bambini, costretti a sfuggire alla ferocia fascista. Tutto ciò fu reso possibile grazie alla generosità degli antifascisti ma anche, ad alcuni, dette la possibilità di lauti guadagni. 2 Sopra una vista di Lipomo nel 1939, a fianco il tram ad Albate A lbate è frazione di Como dal 27 agosto 1943 e nel primo dopoguerra fu uno dei comuni “rossi” della cintura cittadina. La popolazione era di 3000 abitanti, persone laboriose: contadini, operai, operaie della tessitura e qualche artigiano. Gli Albatesi, di tradizione religiosa cattolica e in maggioranza socialisti, formavano una comunità coesa e solidale: avevano costituito sin dal luglio 1873 la Società di Mutuo Soccorso fra Operai e Agricoltori ed i soci versavano quote contributive da utilizzare a sostegno di chi si trovava in difficoltà. L’avanzata dell’industria italiana entrò in paese nei primi giorni dell’anno 1900 con la tessitura Fabbricazione Meccanica di Stoffe e Seta che dal 2 gennaio occupava 4 uomini, 22 donne e 8 fanciulli di ambo i sessi minori di 15 anni. E il XX secolo vide, ad Albate, il fiorire della solidarietà popolare: fu costituita la Cooperativa Operaia di Albate e Dintorni, con lo scopo di “acquistare all’ingrosso derrate alimentari, vino, combustibili ed altri generi di uso domestico e distribuirlo al pubblico a prezzi minimi”; in seguito fu costituito il Circolo Vinicolo Famigliare, organizzato dai lavoratori albatesi che “vogliono darsi un’autonomia e dei modelli di vita”. Non furono le miserie del primo dopoguerra a fermare gli Albatesi: le donne si organizzarono e costituirono la Cooperativa per la produzione di proiettili presso l’OMITA, gli utili del loro lavoro era ripartito fra gli orfani e le vedove di guerra; nel dicembre del ‘19 sorse anche il Circolo Famigliare di Consumo e nel gennaio del 1921 l’Unione Cooperativa. Fin dalla fondazione dei fasci Albate fu per gli squadristi canturini e della città di Como, la frequente meta delle loro scorribande intimidatorie. Un fatto di sangue accadde domenica 16 gennaio 1921 nei pressi della fermata del tram. Alcuni fascisti, provenienti da un comizio antisocialista tenuto a Cantù e in attesa della vettura per Como, provocarono un tafferuglio con quelli che all’occhiello della giacca portavano un garofano rosso. L’intervento di un ufficiale dei carabinieri sembrava aver riportato la calma, ma non fu così. Mentre la vettura s’allontanava, i fascisti a bordo estrassero le pistole e spararono sulla gente in strada, ferirono alcuni passanti e uccisero il cavallante Giuseppe Lissi. Il giorno di Santo Stefano del 1922, verso le 17, una quarantina di fascisti irruppero violentemente nei locali del Circolo d’Albate, spaventarono i convenuti, menarono botte da orbi su quanti capitavano loro sottomano e devastarono ogni cosa. Sparirono anche i soldi dalla cassa. Mussolini, in un discorso alla Camera del 3 gennaio 1925, annunciò il passaggio al regime fascista. In poco tempo furono soppressi tutti i partiti e con la legge del 6 novembre 1926 fu lasciato sussistere solo il partito fascista,“partito unico”; le Associazioni le Cooperative e i Circoli, che dal 1921 avevano subito gli incendi e le devastazioni squadristiche, furono inglobati nelle organizzazioni fasciste. I direttori dei giornali furono sostituiti da giornalisti di provata fede fascista. 3 4 Nessun’opposizione doveva più esistere e contro chi esprimeva opinioni antifasciste fu istituito il Tribunale Speciale per la Difesa della Stato (fascista) e il confino: “Il fascismo è una democrazia autoritaria”, proclamò il Duce. La dittatura non sradicò le aspirazioni democratiche di tutti gli Italiani e anche ad Albate l’antifascismo non si spense. Il parroco, don Bernardino Re, Operaie tessili in posa per la foto di rito disapprovava la politica del regime e richiamava i parrocchiani ad un’azione cauta ma decisa: “Non iscrivetevi alle organizzazioni fasciste”. I militanti comunisti ricostruirono in paese un’organizzazione clandestina di Partito. Ad Albate esisteva la “Compagnia del Caurin”: questo gruppo di persone si chiamavano così perché ogni settimana tiravano fuori 2 lire per autofinanziarsi. Erano quasi tutti comunisti, senza organizzazione e incarichi particolari, distribuivano la stampa clandestina e raccoglievano questi soldi. La Compagnia iniziò la sua attività nel 1935 e proseguì fin dopo la liberazione. Tra i suoi soci ci furono anche condannati dal Tribunale Speciale. Ecco i loro nomi: Luigi Bianchi, operaio tintore; Enrico Casella, operaio meccanico dell’OMITA condannato per l’orazione funebre ad un compagno di Partito; Miro Bianchi, portinaio della Tessitura Marzorati, in seguito divenuta Tessitura Costa; Mario Lietti, operaio meccanico; Libero Fumagalli; Enrico Turconi, infermiere; Sandro Casartelli detto Sandrun, presidente del Circolo e della Cooperativa prima del fascismo; Pepino Casartelli; Firmo Moretti; Antonio Veronelli; Edoardo Marzorati. Durante l’inverno fra il ’42 ed il ’43 le condizioni di vita dei ceti popolari erano pesantemente regredite. La guerra portava morte, afflizione e danni, i generi di prima necessità erano contingentati ed insufficienti, alla borsa nera il loro costo era insostenibile, l’inflazione portava l’aumento eccessivo dei prezzi e la decurtazione dei salari: il malcontento cresceva. Nelle grandi industrie dell’Alta Italia i comunisti, che avevano saputo mantenere in clandestinità la loro organizzazione, preparavano gli operai per un’aperta e diretta manifestazione d’opposizione al fascismo. Il 5 marzo 1943 le maestranze di molte fabbriche di Torino, di Asti e di Milano scendevano in sciopero. Anche all’OMITA (Officine Meccaniche di Tessitura ed Affini), la più importante fabbrica d’Albate, gli operai scesero in lotta. Il fatto scatenante avvenne sabato 27 marzo quando fu imposto il cottimo a tutti i reparti. L’accelerazione dei ritmi produttivi inaspriva le già dure condizioni di lavoro. Questi operai avevano quasi tutti la qualifica di manovale anche se svolgevano mansioni specialistiche e i loro salari rimanevano fermi ai minimi contrattua- li dall’inizio della guerra. Il lavoro era regolato con dura disciplina, imposta a suon di multe dall’ufficiale di sorveglianza dello stabilimento, capitano Cinquini, e dal capo officina Greco che nel Partito fascista ricopriva ad Albate la carica di “Consultore rionale” e controllava gli operai anche fuori la fabbrica, nella vita privata. Erano le ore 10 di lunedì 29 marzo quando al suono della sirena una sessantina d’operai sui 270 presenti “come ad un segnale convenuto hanno volontariamente interrotto il lavoro riversandosi nel cortiletto che unisce i capannoni”. Quali erano le richieste degli operai? Al capotecnico e direttore del personale, signor Greco e all’ingegner Scolari gli operai avanzarono una richiesta d’aumenti salariali del 70% motivata dal fatto che, essendo insufficiente la razione viveri (quella contingentata dalla tessera annonaria), dovevano ricorrere al mercato nero i cui prezzi erano proibitivi. Queste richieste saranno ribadite anche al vice federale Cesare Rodini “subito accorso in Albate onde parlare e persuadere gli operai stessi. L’interruzione del lavoro, durata circa 30 minuti, non ha dato luogo ad incidenti”. 5 La fabbrica Omita vista dall’alto I manifestanti dell’OMITA, richiedevano di conseguire lo stesso aumento che “risultava loro già essere stato concesso nelle province di Torino, Milano ed Asti”, dimostravano di essere ben informati sulle lotte che la classe operaia stava sviluppando. Si saprà in seguito che gli operai dell’OMITA erano organizzati da un gruppo comunista guidato da Mario Ceruti, un ex confinato politico. La repressione non tarderà. Alfredo Degasperi ispettore federale del P.N.F. di zona, convocò il direttore del personale e Consultore rionale, Greco, che fornì i nomi dei responsabili promotori dello sciopero: Dante Albonico, Luigi Brenna e Mario Merio. I carabinieri arrestarono, con l’accusa di aver preso parte alla sospensione del lavoro e non aver 6 fatto presente alle proprie gerarchie il malcontento ed i desiderata, il fiduciario di fabbrica Alfonso Arrighi e Federico Camocini, capo reparto non iscritto al PNF ed ex sovversivo; altri quattro operai furono inviati alle armi. Il federale Erberto Casagrandi uso al metodo di “rompere la testa agli antifascisti” impartì l’ordine di organizzare, per la sera dello sciopero, un’azione punitiva rivolta ai promotori della protesta. Toccò all’ispettore Alfredo Degasperi radunare alcuni fascisti di Albate che indirizzassero l’azione ed altri provenienti da fuori per compiere il pestaggio, questi ultimi dovettero anche procurarsi i mezzi di trasporto: due biciclette e un’auto che compì due viaggi. Fu evitato di convocare nella sede del fascio di Albate il raduno per definire i particolari dell’azione e fu preferita la sala privata di una trattoria. Sembrerebbe che anche i fascisti si vergognassero dell’azione che stavano compiendo, in realtà il regime non godeva più del consenso popolare ottenuto negli scorsi decenni. Al termine della giornata lavorativa, poco distante dal fabbricato dell’OMITA, Dante Albonico, Luigi Brenna e Mario Merio furono ferocemente aggrediti. Il giorno successivo tutto sembrava normale all’interno dello stabilimento, fuori, nei pressi dell’entrata dell’OMITA, campeggiava a grandi caratteri la scritta. MORTE AL DUCE VIVA LO SCIOPERO E CHI LO FANNO Luigi Ballerini Enrico Cantaluppi Luigi Ballerini nacque, crebbe e formò la sua cultura politica in quest’ambiente sociale; non furono solo ardori giovanili ma, soprattutto, furono, gli ideali morali a guidarlo verso la scelta partigiana. FIUMI SOTTERRATI Sono vene le vie della città. Il Cosia, il Valduce, il Fiume Aperto pulsano sotto l’asfalto. Un giorno, mentre corri sulla tangenziale, si apre una ferita e”pluff”… A nulla ti serviranno gli alzacristalli elettrici, l’airbag, la chiusura centralizzata. Ma non avere paura è soltanto la memoria che ritorna la memoria cementificata. COSIA Il torrente vicino a casa cambiava colore secondo la moda nella famosa città della seta. Le rive del fiume Cosia Enrico Cantaluppi nacque il 24 agosto 1923 a Lipomo, un piccolo comune alle porte di Como, che contava 350 abitanti per lo più contadini. Vent’anni dopo si trovava a Milano arruolato nei Carabinieri. nell’ottobre del ‘43, quando i tedeschi imposero la liquidazione dell’Arma fedele alla monarchia, Luigi sfuggì alla deportazione nei lager e rientrò a Lipomo. In paese svolse propaganda antifascista, la famiglia gli fu vicina e ricevette l’aiuto del fratello Giovanni e della sorella Cristina. Le GAP-SAP di pianura sono costituite nel Comasco fra l’11 e il 27 dicembre ‘44, Enrico entrerà a farne parte con il nome di battaglia Fani. Le sue prime azioni furono di propaganda e disarmo delle pattuglie fasciste. La sera del 22 gennaio 1945, Enrico Cantaluppi e Luigi Ballerini tentarono la cattura del maggiore Petrovich, ma i due giovani furono sorpresi Lo stesso luogo in epoca recente: dalla Guardia Nazionale Repubblicana. Rinchiusi nelle quando via Barelli è ormai diventata carceri di Via Lambertenghi, per due giorni subirono atroci viale Innocenzo XI ed il fiume Cosia scorre sotto l’asfalto torture, poi, trascinati in riva al Cosia, furono fucilati. 7 L’ESERCITO ITALIANO DOPO L’8 SETTEMBRE Gli Internati Militari Italiani L’annuncio dell’armistizio trovò impreparato l’esercito italiano. La sera stessa e nei giorni successivi le truppe tedesche catturarono e disarmarono 600.000 nostri soldati per deportarli in Geramania. Nei lager furono oggetto di pressioni per indurli ad accettare l’inquadramento con le truppe nazifasciste. Ben due volte fu richiesto loro di giurare in favore di Mussolini e di Hitler, ma preferirono la prigionia anzicché combattere contro gli Alleati e i popoli insorti. I nazisti, di fronte al rifiuto di collaborazione dei prigionieri italiani, sottoposero i nostri connazionali a gravi vessazioni e al lavoro coatto: li costrinsero a lavorare gratuitamente nelle fabbriche tedesche. Furono, in seguito, chiamati gli Schiavi di Hitler. 8 Un’azione resistenziale disprezzata e occultata 29.189 soldati cercarono rifugio in Svizzera per sfuggire alla deportazione in Germania in seguito all’armistizio dell’8 settembre e per sottrarsi all’ordine del giorno n°4 di Mussolini (Monaco, 15 settembre 1943) che imponeva ai militari italiani di “presentarsi in uniforme subito presso il più vicino Comando Militare Germanico”. Erano quasi tutti della provincia di Como e Varese, oppure soldati di stanza nelle zone di confine con la vicina Confederazione. I passaggi in Svizzera avvennero attraverso i valichi che, per favorire l’espatrio, le Guardie di Finanza lasciarono aperti sulla linea confinaria del Gaggiolo (Varese), della Val Mulini di Uggiate Trevano e Camnago Faloppio, di Drezzo-Pedrinate, di Chiasso e di Maslianico. Altri passarono seguendo i sentieri dei contrabbandieri sui monti della Valle d’Intelvi e qualcuno attraverso il passo alpino dello Spluga o avventurandosi sui monti della Valtellina, in particolare nella zona di Tirano. La scelta di questi soldati, mai in seguito considerata come azione resistenziale, anche disprezzata e occultata, produsse nella popolazione civile, in particolare fra i familiari dei soldati, una presa di coscienza sulla necessità di una salda opposizione al nazifascismo. L LA RICOSTRUZIONE DELL’ ESERCITO FASCISTA a chiamata alle armi fu annunciata da Graziani, ministro della Difesa nazionale, mercoledì 10 novembre 1943 con un bando di chiamata per i giovani delle classi ‘23 e ‘24 in congedo provvisorio e tutti quelli del 1925 della leva di terra (esercito). Il Duce ordina ai Prefetti: “Vi prego personalmente per quanto riguarda l’imminente chiamata alle armi, di intervenire, con opera di propaganda intensa e di vigilanza, chiamando alla collaborazione tutte le forze sociali, di raggiungere l’obiettivo che è quello di avere il maggiore numero possibile di soldati nel nuovo esercito. Il successo della presentazione sarà il segno sicuro della ripresa nazionale”. I giornali scrivono che le attese sono un gettito di almeno 300.000 reclute. E’ mobilitata anche la scuola e il ministro Carlo Alberto Biggini ordina ai presidi: “Dovranno essere denunciati senza indugio ai distretti militari competenti e allontanati dalla scuola coloro che non si presentano; gli universitari delle classi richiamate potranno presentarsi agli esami solo con un certificato della competente autorità militare”. Sono spedite 180.000 cartoline precetto, ma l’esito sarà deludente. Il maresciallo Graziani sosterrà che l’esito del richiamo fu di 100.000, ma il suo capo di stato maggiore, in un appunto del 12 dicembre, lo informa che le reclute sono 44.000, i volontari 6.000. Si presume che si possa giungere a 75.000 reclute poiché in alcune regioni non è ancora avvenuta la chiamata. Alcuni distretti, fra i quali Como, devono ancora completare la distribuzione delle cartoline. Il 13 dicembre Graziani ha un quadro, regione per regione, dei giovani presentatisi fino alle ore 19: si tratta di 45.153 reclute e 6.009 volontari. In totale sono 51.162 ma Graziani insiste per una cifra arrotondata: 80.000. A Como su 1582 giovani chiamati alle armi i renitenti saranno 1272. Dal “Diario storico” del 14° Comando Provinciale di Como possiamo rilevare i motivi delle diserzioni, renitenze o mancate presentazioni che sono causate dall’intensa e capillare propaganda avversa, dai consigli dei sacerdoti contrari alle presentazioni, dall’incredulità nella vittoria del nazifascismo, dalla non collaborazione della maggioranza della popolazione civile. Tra il 20 e il 23 aprile 1944, a Cadorago e a Guanzate, incursioni dei G.A.P. “Nanetti” nei locali del Municipio, portano alla distruzione delle liste di leva. 9 I Tedeschi ordinano lo scioglimento dell’Arma dei Carabinieri All’inizio d’ottobre 1943, i Tedeschi imposero la liquidazione dl’Arma dei Carabinieri, fedele alla monarchia. Graziani, obbediente, ordinò al comandante dell’Arma, colonnello Casimiro Delfini, di portare i 9000 carabinieri di cui disponeva a Zara per difenderla dagli Slavi. All’opposizione del colonnello, il maresciallo Graziani ordinò il disarmo di tutti i carabinieri sostenendo che ordivano un complotto contro la sua persona. I tedeschi nel pomeriggio circondarono le più importanti caserme, catturarono parte dei carabinieri e li deportarono nei lager tedeschi. Subito dopo Graziani tentò di fondere i carabinieri delle stazioni minori con la Milizia, ma l’esperimento fallì. Gran parte dei carabinieri fuggirono schierandosi con le forze della Resistenza. DALLA PROPAGANDA PARTIGIANA Bisogna salvare i giovani dalle retate! 10 Chi vede una pattuglia che chiede i documenti, avvisi tutti i giovani che incontra della sua posizione. Chi viene a conoscenza della partenza o del passaggio in stazione di un treno di deportati, faccia circolare con ogni mezzo la notizia per far raggruppare una folla di dimostranti che cerchino d’impedire che il treno prosegua o che almeno riescano a far entrare nei vagoni piombati acqua viveri e …lime! Se vi trovate bloccati in una retata manifestate resistete coi giovani: li salverete. Se la resistenza sarà sempre decisa le retate diminuiranno. Dai documenti fascisti: I DUE MARTIRI PARTIGIANI Guardia Nazionale Repubblicana di Como Notiziario 1 febbraio 1945 Il 22 gennaio u.s., alle 21, in Como, sconosciuti armati effettuavano il tentativo di prelevare dalla propria abitazione il comandante del battaglione territoriale locale, maggiore Petrovich . La pronta reazione dell’ufficiale aveva ragione su due aggressori che, disarmati e immobilizzati, venivano consegnati ad agenti dell’U.P.I. della G.N.R. accorsi. Da “La Provincia” di Como CRONACA CITTADINA 25 GENNAIO 1945 Mancato attentato ad un maggiore della G.N.R. Mentre cercano di fuggire due banditi sono uccisi Lunedì sera, verso le ore 21, nella abitazione del maggiore della Guardia nazionale Repubblicana Mario Petrovich in via Milano 40, si presentavano due individui i quali spacciandosi per militi della G.N.R. invitavano l’ufficiale a scendere sulla strada dove un altro ufficiale doveva fargli delle comunicazioni. Il maggiore Petrovich, constatando come i due tenessero ostinatamente le mani in tasca, intuendo che si trattasse di un tranello, estraeva rapidamente la rivoltella e, mentre immobilizzava l’individuo a lui più vicino intimava le mani in alto. I due sconosciuti prontamente perquisiti venivano trovati ciascuno in possesso di una rivoltella automatica con la pallottola già nella canna e quindi in posizione di sparo. I due manigoldi poco dopo erano presi in consegna da veri militi della G.N.R. che li traducevano nella caserma di via Lambertenghi. L’interrogatorio dei due sconosciuti, identificati per Enrico Cantaluppi di Pietro, di anni 22, giardiniere , abitante a Lipomo in via Terlizza 16 e Luigi Ballerini di Gerolamo, di anni 20, contadino, abitante ad Albate in via Monticelli 2, rivelava l’esistenza di un complotto al quale hanno partecipato altre persone rimaste sconosciute mirante al prelievo e al sequestro della persona del maggiore Petrovich, il quale, se avesse opposto resistenza, sarebbe stato, come il Cantaluppi e il Ballerini hanno confessato, ucciso in base a precisi ordini ricevuti. I due mancati sicari che grazie alla prontezza e al coraggio del maggiore Petrovich sono stati catturati, nel corso del loro interrogatorio si confessarono rei di reati di aggressione, rapina, minaccia a mano armata e di appartenenza a bande armate di ribelli. Per il proseguimento delle indagini in corso, ieri mattina il Cantaluppi e il Ballerini venivano trasferiti dalla caserma di via Lambertenghi a quella “1° Febbraio” a S. Abbondio, ma, giunti in via Barelli, tentavano di darsi alla fuga. I militi di scorta, dopo aver intimato l’alt, aprivano il fuoco contro i fuggiaschi che raggiunti da una scarica cadevano morti. 11 L IL FATTO uigi Ballerini e l’ex carabiniere Enrico Cantaluppi, su comando della Gap-Sap di Como città, tentarono di catturare il Petrovich per scambiarlo con il segretario del PCI di Como, Dante Gorreri, ma il comandante della G.N.R. s’aspettava l’azione contro di lui, allertò quindi le guardie fasciste attendendo l’arrivo dei giovani. Come racconta l’articolo de La Provincia, i due Partigiani furono facilmente arrestati, e furono condotti nella caserma di Via Lambertenghi. Il Petrovich, durante i due giorni successivi, sottopose Luigi ed Enrico, ad atroci torture poi, al mattino alle 5 del 24 gennaio 1945, li fece condurre lungo il torrente Cosia. Giunti in Via Barelli, nei pressi dell’Officina del Gas, dove altri partigiani erano già stati fucilati, un plotone della G.N.R compì l’esecuzione. 12 Ricostruita soltanto attraverso i documenti di parte fascista, la drammatica vicenda dei due giovani appare come una delle molte azioni partigiane pagate con la vita. La consultazione di ulteriori documenti, di seguito riportati nelle parti essenziali, pur non permettendo di chiarire completamente i fatti, permettono la comprensione della vicenda umana di Luigi Ballerini, di Enrico Cantaluppi e di altri giovani protagonisti della Resistenza comasca. Documento N° 145 – Memorie ICSML Dichiarazione del gappista Enrico Nava “[...] Aderire ai bandi di reclutamento dei fascisti, significava non aver capito la lezione del 25 luglio, dell’8 settembre e soprattutto quello che i nostri vecchi avevano subito durante il ventennio: bastonate, olio di ricino e Tribunali Speciali. Fu in quel frangente per nulla rassicurante, che mi capitò di parlare con un certo Moglia Gianfranco, proprietario di un laboratorio di maglieria il quale mi prospettò un suo piano organizzativo rivolto a creare una formazione di volontari disposta a fronteggiare i soprusi e le violenze Da La Provincia di Como, ottobre 1944 Documento N° 147 – Memorie ICSML Dichiarazione del gappista Bizzozzero “[...] Fra l’altro si avevano contatti con il C.L.N. Di Cantù e con esponenti del P.C.I., specie il sottoscritto che aveva assidui rapporti col responsabile militare comunista, Bottagisi. Tutti gli sforzi compiuti, prima del C.L.N. Di Cantù e poi da quello provinciale di Como per incorporare la nostra formazione nel piano operativo del Comitato Militare e Giunta Militare della provincia di Como in contatto con il C.V.L.A.I. A Milano, risultarono vani per l’opposizione di alcuni componenti la formazione quali: Cavallotti, Retto, Moglia ed altri. Si giunse al punto che io ed altri compagni di sinistra, ricevemmo l’intimazione dal C.L.N. di Cantù di uscire dalla formazione previa diffida. L’ingiunzione poteva considerarsi logica anche perché io partivo dalla convinzione che la nostra formazione ormai collaudata nelle azioni e ben armata, doveva unirsi al resto delle altre formazioni già esistenti nel Canturino per rafforzare maggiormente l’intero dispositivo militare. Per contro, uscire dal gruppo che si considerava ‘autonomo’ e non ancora dichiaratamente anticomunista né attraverso la parola e tanto meno nei fatti, significava lasciare che il gruppo potesse eventualmente assumere quella veste che noi compagni condannavamo. Così decidemmo di restarvi fino al giorno dell’insurrezione anche se alcuni dovettero lasciare il comasco per operare a Milano, altri per passare nel Btg. ‘Nanetti’ della Brigata ‘P.A. Perretta’ ed altri ancora la cui sorte fu tragica perché catturati dai fascisti subirono barbare torture ed infine furono assassinati”. 13 Dai Notiziari della Guardia Nazionale Repubblicana Not. 27-11-1944 “[...] Il ceto operaio è manovrato dai partiti di sinistra e principalmente dal partito comunista che in questo momento si trova in uno stato di disorientamento causato dalle decise opposizioni degli altri partiti; a ciò si aggiunga che in seno allo stesso partito comunista si sta sviluppando una tendenza separatista dovuta al fatto che un gruppo di lavoratori chiede che tale partito si emancipi da Mosca per meglio tutelare gli interessi prettamente nazionali. Tutto ciò ha segnato la scissione che si esprime anche attraverso un foglio clandestino, che sostituisce un’altra pubblicazione del genere già ‘silurata’ dal comitato centrale del partito.” 14 C he nel PCI di Como ci siano state fazioni avverse, è confermato anche nella relazione del 1° congresso della federazione comasca del PCI, svoltasi subito dopo la Liberazione, e più propriamente nelle righe riferite al movimento giovanile: “[...] diffondevano un loro giornaletto ed alle soglie dell’autunno [‘44] un forte gruppo minacciano di sopraffare il Comitato Direttivo perché non prendeva posizione energica di fronte alla situazione. Interveniamo subito; si riscontra veramente un gruppo di una trentina di giovani sfuggiti al controllo del Partito. Infatti viene formato un nuovo Comitato nella maggior parte costituito da que- sti ultimi”. Quale fu la risposta del PCI per togliere di mezzo la questione? La maggior parte di questi giovani, circa trenta, furono mandati nelle formazioni partigiane di montagna; Enrico Cantaluppi e Luigi Ballerini furono comandati di sequestrare il Petrovich. Per conoscere Dante Gorreri basta leggere un libro di Franco Giannantoni dal titolo: “Gianna” e “Neri” Vita e morte di due partigiani comunisti. Storia di un “tradimento” tra la fucilazione di Mussolini e l’oro di Dongo – Mursia, 1992. Ecco alcuni passaggi: Era un uomo rigido, geloso, sospettoso ed accentratore. Anche un po’ prepotente tanto che ben presto gli avevano appioppato il soprannome di “padrone”. Un tipo che voleva tener tutto sotto il suo controllo e che non ammetteva nessuna interferenza. [pag. 61] La posizione assunta da “Guglielmo” aveva influito negativamente nei confronti degli altri partiti democratici clandestini “troppo apertamente considerati e trattati come nemici ciò che ostacolava gravemente il lavoro”. [pag.114] Era uso a sistemi dittatoriali [pag114] Col risultato che progressivamente a Como ci si abituò ad “obbedire” al federale e questi si abituò a comandare a bacchetta confermando la sua mentalità a tale circostanza. [da una dichiarazione del “Neri”, pag115] Gorreri è catturato dalle Brigate Nere il 12 gennaio 1945; il 30 gennaio è accompagnato sul monte Bisbino dal tenente della Brigata Emilio Poggi, noto quale Tenente Tucci, liberato e lasciato entrare in Svizzera. Secondo una relazione del comando provinciale della formazione partigiana “Giustizia e Libertà”, datata 31 gennaio 1945, la liberazione dell’esponente del PCI è avvolta da pesanti ombre ed è frutto di trattative finanziarie. [ vedere pag.89] “Guglielmo” rifugiato in Svizzera con il nome di Medioli, aveva dato della sua liberazione una versione che non convince i molti compagni esuli oltre il confine. Una Commissione d’inchiesta formata da Gianni Kumli e Mario Ferro per conto del Centro direzionale del PCI di Zurigo diretto da Ernesto Treccani, Cesare Marcucci e Maddalena Rossi aveva concluso i suoi lavori con il “congelamento” dell’esponente politico comasco sino al termine della guerra”. [pag 90] “Se vivrete tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella che ha un sole così caldo le mamme così buone e le ragazze così care” da una lettera di Giordano Cavestro ragazzo di 18 anni fucilato dai nazifascisti vicino Parma. Questo giovane condannato a morte sembra parlare alla coscienza di tutti gli Italiani e queste parole, che suonano come un “inno” al nostro Belpaese, vogliono trasmettere Desiderio di libertà dignità e coraggio tenace amor di patria. Questi stessi sentimenti hanno animato Enrico Cantaluppi e Luigi Ballerini 15 BIBLIOGRAFIA ICSML (a cura) - Un accenno con intelletto d’amore ICSML (a cura) - I notiziari della GUARDIA Nazionale Repubblicana della provincia di Como 1943-1945 Vittorio Roncacci - La calma apparente del lago – Macchione Editore, 2003 Giuseppe Coppeno - Como dalla dittatura alla libertà – ICSML, 1989 16 Gianfranco Bianchi - Antifascismo e Resitenza nel Comasco – Comune di Como - 1975 Franco Giannantoni - “Gianna” e “Neri” Vita e morte di due partigiani comunisti Storia di un “trediemento” tra la fucilazione di Mussolini e l’oro di Dongo – Mursia, 1992 LA PROVINCIA, mese di gennaio 1945 f.d.g. per una vita migliore - giornale del Fronte della Gioventù, sezione milanese, n° 1,12 luglio 1944 – stampa clandestina FRONTE DELLA GIOVENTÚ PER L’INDIPENDENZA NAZIONALE E LA LIBERTÀ, n° 1, gennaio 1945 – stampa clandestina NOTE Caurin era detta la moneta da 2 lire Le aziende che producevano materiale d’uso bellico erano controllate dai militari che imponevano metodi disciplinari da caserma Relazione dell’Ufficio Politico Informativo del Comando della 16^ legione della Milizia al federale di Como – 31 marzo 1943. Relazione dell’U.P.I. del Comando della 16^ legione della Milizia al federale di Como – 31 marzo 1943 Dalla relazione del capogruppo dei metalmeccanici cav. Bassi al segretario dell’Unione Industriali Mario Petrovic o Petrovich, con il grado di maggiore della G.N.R., era comandante della guarnigione fascista con sede in Via Malta (ora Via Fratelli Rosselli) a Como. Il Petrovich, per i suoi atti di feroce crudeltà, fu condannato dalla Corte d’Assise Straordinaria alla pena capitale poi trasformata in 30 anni di reclusione. In realtà il Cantaluppi era un carabiniere che non aveva accettato di essere inquadrato nella G.N.R. Il giornale, secondo le direttive fasciste, evita di indicare l’appartenenza del condannato all’Arma. Oggi Via Barelli è ridotta ad un tratto che da via Tolomeo Gallio termina di fronte all’Hotel Continental. Gli edifici dell’Officina del Gas sono stati trasformati in stabili residenziali e stabili per attività commerciali; il torrente Cosia è stato coperto con il Viale Innocenzo XI. Nel luogo delle fucilazioni ci sono le lapidi dei partigiani uccisi, sono esposte sul muro di recinzione, poco prima dell’angolo con Via Benzi. ICSLM, Fondo PCI, fasc.57, “Relazione Generale del Comitato federale di Como del PCI al congresso provinciale del 7,8,9 ottobre 1945” Dante Gorreri nasce nel 1899 a Parma, militante antifascista, lasciò la sua città natale nel febbraio del 1944. Si trasferì a Como dove fu Federale del Partito Comunista italiano fino al 12 gennaio 1945 e dopo il suo rientro dalla Svizzera, 27 aprile 1945. Il suo nome di battaglia era “Guglielmo”. PARTIGIANI CADUTI NELLA PROVINCIA DI COMO E CITTADINI COMASCHI CADUTI NELLA RESISTENZA ALL’ESTERO O IN ALTRE ZONE PER LA LOTTA DI LIBERAZIONE 8 gennaio 1945 - Bonacina Carlo di Luigi Fucilato a Fiumelatte - 55” Brigata Rosselli. 8 gennaio 1945 - Bonaiti Angelo di Carlo - Caduto in combattimento a Lecco - Formazione SAP Lecco. 8 gennaio 1945 - Inverni Ambrogio di Marco Fucilato a Fiumelatte. 55;’ Brigata Rosselli. 8 gennaio 1945 - Maggi Giuseppe di Antonio Fucilato a Fiumelatte 55;’ Brigata Rosselli. 8 gennaio 1945 - Panzeri Virginio di Edoardo Fucilato a Fiumelatte. 55” Brigata Rosselli. 8 gennaio 1945 - Pasut Domenico di Fioravante Fucilato a Fiumelatte - 55” Brigata Rosselli. 8 gennaio 1945 - Rusconi Carlo di Enrico Caduto in combattimento a Varenna - 55” Brig. Rosselli. 12 gennaio 1945 - Zucchi Antonio di Luigi Fucilato a Bettola il 12 gennaio 1945 - 89ª’ Brigata Poletti. gennaio 1945 - Farina Angelo di Egidio Fucilato a Eupilio - 55” Brigata Rosselli. 13 gennaio 1945 - Ferrario Ermenegildo Mario fu Francesco Fucilato a Eupilio - 55” Brigata Rosselli. 14 gennaio 1945 - Negrini Giovanni di Alfredo Caduto a Pellone 5” Div. Alpi. 21 gennaio 1945 - Bianchi Lidia Bruna Fucilata a Cima di Porlezza. Brigata ´D. Ricci” - Med. d’oro. 21 gennaio 1945 - Ferrari Ennio di Paolo Fucilato a Cima - Brigata ´D. Ricciª. 21 gennaio 1945 - Capra Andrea di Andrea Fucilato a Cima - Brigata ´D. Ricciª. 21 gennaio 1945 - Carminelli Gilberto di Silvio Fucilato a Cima Brigata ´D. Ricciª. 21 gennaio 1945 - Selva Angelo di Ambrogio Fucilato a Cima - Brigata “D. Ricci”. 21 gennaio 1945 - Selva Giuseppe di Giuseppe Fucilato a Cima - Brigata “D. Ricci”. 22 gennaio 1945 - Bonelli Cesarino di Ercole Fucilato a Como - 52” Brigata Garibaldi. 24 gennaio 1945 - Ballerini Luigi di Gerolamo Fucilato a Como - 52’ Brigata Garibaldi. 24 gennaio 1945 - Cantaluppi Enrico di Pietro Fucilato a Como - Bri. gata Perretta. 25 gennaio 1945 - Michelini Vittorio di Ezio Fucilato a Monza - 89” Brigata Poletti. 25 gennaio 1945 - Ratti Alfredo fu Giuseppe Fucilato a Monza - 55” Brigata Rosselli. 26 gennaio 1945 - Danzi Luigi di Aldo Caduto combattendo a Col di Sogno - 104” Brigata Citterio. 26 gennaio 1945 - Nonnanni Marcello di Riccardo Caduto combattendo a Col di Sogno. - 104” Brigata Citterio. 28 gennaio 1945 - Corrias Salvatore fu Paolo Fucilato a Monte Bugone - Brigata ´Artom G. L.ª. 28 gennaio 1945 - Costa Giorgio fu Vincenzo Fucilato a Monte Bugone - 52” Brigata Garibaldi. . 28 gennaio 1945 - Santi Vinicio di Primo Fucilato a Monte Bugone - 52” Brigata Garibaldi. 28 gennaio 1945 - Cunietti Battista di Antonio Deceduto per cause di servizio. 30 gennaio 1945 - Rossini Giovanni di Carlo Deceduto a Milano per malattia contratta in servizio. 2 febbraio 1945 - Bertolina Odilio Fucilato a S. Maurizio - Divisione Lorenzin. 3 febbraio 1945 - Messina Domenico Caduto a Milano - 52” Brigata Garibaldi. 10 febbraio 1945 - Pomi Mario Caduto a Bolzano - 55” Brigata Rosselli. 13 febbraio 1945 - Lauri Luigi Caduto a Lecco - Gruppo Trua. 13 febbraio 1945 - Monari De Nelfed Augusto Deceduto in carcere. 14 febbraio 1945 - Careni Gino Deceduto in seguito a malattia - Divisione Puecher. 17 18 20 febbraio 1945 - Cavestri Eraldo Caduto in combattimento a Bobbio Brigata Fratelli Bandiera. 20 febbraio 1945 - Molteni Eutrasio Caduto in combattimento ai Piani di Bobbio 55” Brig. Rosselli. 20 febbraio 1945 - Valsecchi Cesare Caduto in combattimento ai Piani di Bobbio 55” Brig. Rosselli. 21 febbraio 1945 - Amanti Carlo Caduto in combattimento a Pesciola - 55” Brig. Rosselli. 21 febbraio 1945 - Gargenti Martino Caduto in combattimento a Pesciola - 55” Brig. Rosselli. 25 febbraio 1945 - Villa Luigi Caduto in combattimento a Cesana. 17 marzo 1945 - Silvetti lsidoro Caduto in combattimento a Cino 55” Brig. Rosselli. 21 marzo 1945 - Del Vecchio Santo Caduto in combattimento a Monte Bugohe. 21 marzo 1945 - Sormani Benvenuto Fucilato a Santa Valeria - Brig. Perretta. 23 marzo 1945 - Guattini Egidio Caduto in combattimento a Piantanedo - 55” Brig. Rosselli. 24 marzo 1945 - Gobbi Severino Caduto in combattimento a Solcio Lesa - Brig. Moscatelli. 26 marzo 1945 - Cassera Moretti Savio Deceduto a Como - 52” Brig. L. Clerici. 29 marzo 1945 - Vismara Giovanni Deceduto in seguito a torture. 31 marzo 1945 - Fumagalli Manlio Trucid. in carcere - Brig. Udine. 2 aprile 1945 - Barilani Bruno Caduto a Sorico. 4 aprile 1945 - Frigerio Lino deceduto a Como. 14 aprile 1945 - Guazzoni Giuseppe Caduto ad Arona. 18 aprile 1945 - Redaelli Carlo Caduto in Jugoslavia. 19 aprile 1944 - Beretta Mario Fucilato a Como. 20 aprile 1945 - Ferro Giovanni Fucilato in Jugoslavia. 24 aprile 1945 - Brenna Carlo Caduto a Giovo di Garzeno. 24 aprile 1943 - Cattaneo Angelo Deceduto a Eger (prigionia). 24 aprile 1945 - Conti Enrico Caduto a Dongo. 24 aprile 1945 - Galfetti Luciano Caduto a Isola di Raverio. 24 aprile 1945 - Maflioli Primo Caduto a Giovo di Garzeno. 24 aprile 1945 - Paracchini Giulio Caduto a Giovo di Garzeno. 25 aprile 1945 - Cozza Mario Caduto a Savona. 25 aprile 1945 - Perotta Giuseppe Caduto a Turate. 25 aprile 1945 - Moltrasio Guglielmo Caduto a Gorla Maggiore. 26 aprile 1945 - Alberico Angelo Caduto a Rovello Porro. 26 aprile 1945 - Bellotti Maria Caduta a Mariano Comense. 26 aprile 1945 - Ceppi Eugenio Carlo Caduto a Mariano Comense. 26 aprile 1945 - Crippa Attilio Caduto a Mariano Comense. 26 aprile 1945 - Radaelli Battista Caduto a Giussano. 26 aprile 1945 - Songia Giuseppe Caduto a Mariano Comense. 26 aprile 1945 - Colombo Carlo Caduto a Pavia. 26 aprile 1945 - Coduzzi Giuseppe Caduto a Turate. 26 aprile 1945 - Filippini Piero Caduto a Turate. 26 aprile 1945 - Longoni Angelo Caduto a Cantù. 26 aprile 1945 - Meroni Attilio Caduto ad Alzate Brianza. 26 aprile 1945 - Monti Ambrogio Caduto a Cadorago. 26 aprile 1945 - Ripamonti Pietro Caduto ad Olgiate. 26 aprile 1945 - Riva Silvio Caduto a Laglio Brienno. 26 aprile 1945 - Traldi Alberto Caduto a Fino Mornasco. 26 aprile 1945 - Viganò Adriano Caduto a Canzo. 26 aprile 1945 - Bianchi Rina - Uccisa per rappresaglia a Cantù. 27 aprile 1945 - Alberio Mario Caduto a Rovello Porro. 27 aprile 1945 - Elli Umberto Fucilato a Milano. 27 aprile 1945 - Erba Egidio Caduto a Mariano Comense. 27 aprile 1945 - Fumagalli Alessandro Caduto a Tabiago. 27 aprile 1945 - Magni Aristide Caduto a Tabiago. 27 aprile 1945 - Redaelli Annibale Caduto a Carugo. 28 aprile 1945 - Pusterla Felice Fucilato a Grandate. 28 aprile 1945 - Spazzini Giovanni Caduto a Cantù. 28 aprile 1945 - Rizzi Luciano Ucciso per rappresaglia a Vigonza. 29 aprile 1945 - Besana Mario Caduto a Milano. 29 aprile 1945 - Galli Franco Caduto a Tremezzo. 29 aprile 1945 - Ronzoni Ambrogio Caduto a Cuneo. maggio 1944 - Panzeri Ernesto Brig. Matteotti. maggio 1944 - Pellizzari Giuseppe Ucciso a Tricesimo. 2 maggio 1944 - Brusadelli Marco Caduto - Div. Puecher. 2 maggio 1944 - Feloj Leonardo 52” Brig. L. Clerici. 2 maggio 1944 - Giudici Luigi Deceduto ad Erba in seguito a malattia - Brig. Perretta. 3 maggio 1944 - Duzioni Sandro Fucilato dalla SS. 5 maggio 1944 - Frangi Giuseppe Caduto - 52” Brig. L. Clerici. 5 maggio 1944 - Rugi Luigi Caduto in Jugoslavia - E.P.L.J. 6 maggio 1944 - Bergamelli Antonio Caduto a Piazza Brembana - 96” Brig. Issel. 6 maggio 1944 - Mainetti Editta Deceduta in seguito a ferite - 89” Brig. Poletti. 6 maggio 1944 - Picacci Aurelio Deceduto per causa di servizio. 7 maggio 1944 - Tettamanti Dante Deceduto a Como - S.A.P. Como. 8 maggio 1944 - Mazzagalli Abele Caduto - 89” Brig. Poletti. 8 maggio 1944 - Radice Arturo Caduto in seguito a ferite - Brig.Toppi. 8 maggio 1944 - Rusconi Carlo Caduto in combattimento a Varenna - 55” Brigata Rosselli 9 maggio 1944 - Grandi Giuseppe Caduto. 10 maggio 1944 - Fornari Mario Civile deceduto. 12 maggio 1944 - Mascetti Carlo Caduto - Brigata Perretta. 13 maggio 1944 19 20 - Casartelli Luigi Caduto a Cantù Brigata Perretta. 15 maggio 1944 - Arnaboldi Annibale Caduto in combattimento a Como - Brig. Perretta. 18 maggio 1944 - Villa Angelo Caduto - 55” Brigata Rosselli. 19 maggio 1944 - Rampoldi Ambrogio Deceduto in seguito a sevizie a Bergamo. 20 maggio 1944 - Mauri Erminio Deceduto a Lurago - Brigata Puecher. 21 maggio 1944 - Botta Arturo Caduto per causa servizio a Cantù. 23 maggio 1944 - Gobbo Benvenuta Caduta. 27 maggio 1944 - Montorfano Alfredo Caduto a Como - Formazione Gorizia. 27 maggio 1944 - Vaighi Domenica Caduta a Nesso - Gruppo De Critoforis 27 maggio 1944 - Vaghi Domenico Caduto. 30 maggio 1944 - Sguazza Gaetano Deceduto per cause di servizio. 31 maggio 1944 - Colzani Livio Fucilato a Nigra - Raggr. Puecher. 31 maggio 1944 - Colzani Sante Fucilato nel 1944 a Gualdo Tadino 4ª Brigata Foligno. 8 giugno 1944 - Martinelli Livio Caduto a Milano - Brig. Nannetti. 16 giugno 1944 - Visco Italo Caduto all’Alpe Foma - Brigata Battista. 21 giugno 1944 - De Simone Giulio Caduto a Novara - Brig. Intra. 27 giugno 1944 - Locatelli Guerrino Caduto a Taleggio - 86” Brig. Issel. 27 giugno 1944 - Manzoni Eugenio Caduto a Taleggio - 86” Brig. Issel. 27 giugno 1944 - Papa Riccardo Caduto a Taleggio - 86. Brig. Issel. 1 luglio 1944 - Giuliani Luigi di Carlo - Fucilato ad Inverigo Brig. Puecher. 2 luglio 1944 - Bettiga Dario di Giacomo Caduto in combattimento a Colico - 55” Brig. Rosselli. 3 luglio 1944 - Ardenghi Siro fu Giuseppe Caduto in combattimento a Domaso 52” Brig. Garibaldi 4 luglio 1944 - Balbiani Emilio fu Giacomo - Deceduto per malattia contratta per causa di servizio. 4 luglio 1944 - Fiore Luigi fu Giuseppe Caduto in combattimento a Colico - 55” Brig. Rosselli. 5 luglio 1944 - Borghi Giuseppe di Pietro Fucilato a Como. 5 luglio 1944 - Premoli Martino di Angelo Fucilato a Camerlata. 5 luglio 1944 - Quarti Emilio di Giuseppe Caduto a Como. 9 luglio 1944 - Gandola G. Battista di Domenico Fucilato a S. Giovanni di Bellagio 52” Brig. Garibaldi “L. Clerici”. 12 luglio 1944 - Ciceri Lino di Pietro Fucilato a Fossoli - 3” Brig. SAP Lecco. 12 luglio 1944 Colombo Antonio fu Edoardo Fucilato a Fossoli - 3” Brig. SAP Lecco. 12 luglio 1944 - Cocquio Altonso fu Angelo Fucilato a Fossoli . 3” Brig. SAP Lecco. 12 luglio 1944 - Frigerio Luigi fu Francesco Fuci!ato a Fossoli - 89” Brig. Garibaldi. 12 luglio 1944 - Minondo Francesco fu Angelo Fucilato a Fossoli . 3” Brig. SAP Lecco. 15 luglio 1944 - Cereda Alberto di Giuseppe Fucilato a Ivrea - Reparti Autonomi della Brianza. 18 luglio 1944 - Battocchio Giovanni di Giov. Giacomo Fucilato a Cucciago - 52” Brig. Garibaldi. 18 luglio 1944 - Borghi Maria fu Giuseppe Fucilata a Cucciago - 52” Brig. Garibaldi “L. Clerici”. 18 luglio 1944 - Meroni Giuseppe di Stefano Fucilato a Cucciago 52” Brig. Garibaldi “L. Clerici”. 21 luglio 1944 - Perretti Sergio fu Piero Caduto in combattimento. 52” Brig. Garibaldi “L. Clerici”. 23 luglio 1944 - Rigalli Aleardo fu Egidio - Caduto in combattimento a Ghiffa - Banda Battisti. 28 luglio 1944 - Offredi Vincenzo di Giovanni FuciI. - 86” Brig. IsseI. 28 luglio 1944 - Pesenti Lorenzo fu Lorenzo Caduto in combattimento - 86” Brig. IsseI. 28 luglio 1944 - Vanotti Bortolo di Giacomo FuciI. - 86” Brig. IsseI. 31 luglio 1944 . - Baruffaldi Adamo fu Agostino Caduto a Colico . 55” Brig. Rosselli. 31 luglio 1944 - Gervasoni Francesco fu Francesco Caduto in combattimento - 86” Brig. IsseI. agosto 1944 - Poncia Giuseppe 55” Brig. Rossclli. agosto 1944 - Tarabilli Nilo Caduto in comb. - “55” Brig. Rosselli. 2 agosto 1944 - Assoni Linciallo Caduto in combattimcnto a Premoselle - Valsolda. 7 agosto 1944 - Magni Alessio - Caduto per servizio 55” Brig. Rosselli. 9 agosto 1944 - Benaglio Giovanni Caduto in combattimento a Ramponi - Brig. “U. Ricci”. 9 agosto 1944 - Prinetti Giovanni Brig. “Osella”. 14 agosto 1944 - Marchetto Giuseppe Fucilato a Taggia . 52” Brig.”L. Clerici”. 16 agosto 1944 - Cristei Alcide - 86”Brig. Issel. 18 agosto 1944 - Agliati Renato - FuciI. a Montorfano. Brig. Perretta. 19 agosto 1944 - Arrigoni Amadio Caduto in combatto a Primaluna. 20 agosto 1944 - Clerici Luigi Fucilato - 52” Brig. “L. Clerici”. 20 agosto 1944 - Grosso Paolo Caduto in comb. a Regoledo - 55”Brig. Rosselli. 20 agosto 1944 - Zampiero Elio Fuci!ato - 52” Brig. “L. Clerici”. 22 agosto 1944. - De Paoli Pietro Deceduto in prigionia. 25 agosto 1944 - Paletti Giovanni Fucilato a Mandello del Lario 89” Brig. “Poletti”. 25 agosto 1944 - Paletti Giuseppe Fucilato a Rancio - 89” Brig.“Poletti”. 5 settembre1944 - Jeraci Rocco Fucilato per rappresaglia a Camerlata. 5 settembrc 1944 - Vacelzi Adolfo Fucilato a Como - C. Gen. V. L. 6 settembre 1944 - Lingeri Giuseppe Caduto a Ramponio . Brig.Giusiano. 8 settembre 1944 - Contrario Gionumi Caduto a Mariano Com. 8 settembre 1944 - Petazzi Giacomo Fucilato a Crescentino (Vercelli). 9 settembre 1944 - Cesana Alberto Caduto in combattimento a Rodi (Mar Egeo). 9 settembre 1944 - Marinini Mario Deceduto ad Alt. Trewita. 10 settembre 1944 - Senigalliesi Luciano 86” Brig. IsseI. 12 settembre 1944 - Peverelli Anna Uccisa per rappresaglia. 12 settembre 1944 - Redaelli Pietro Caduto a Lero (Mar Egeo). 14 settembre 1944 - Costantino Mario Ucciso dalle SS tedesche. 15 settembre 1944 - Pirovano Cesare Deceduto in seguito a ferite. 16 settembre 1944 - Marcelli Umberto - Brig. Puecher. 45 17 settembre 1944 - Binda Luigi Fucilato a Curtatone. 19 settembre 1944 - Colombo Bruno - Fucilato. 19 settembre 1944 - Rimoldi Francesco - Caduto a Curtatone. 19 settembre 1944 - Spreafico Augusto Brig. Puecher. 21 22 22 settembre 1944 - Bianchi Giuseppe Caduto in comb. in Grecia. 23 settembre 1944 - Meroni Luciano SAP Lecco. 24 settembre 1944 - Pandiani Giorgio “55” Brig. Rosselli. 2 ottobre 1944 - Mazzoletti Pierluigi di Luigi Caduto - Formazione Gorizia. 3 ottobre 1944 - Bordoli Ugo fu Francesco Fucilato a Lenno 52” Brig. Garibaldina. 3 ottobre 1944 - Cavalieri Claudio di Aldo Caduto in combattim. a Lenno - 52” Brig. Garibaldi. 3 ottobre 1944 - Lissi Alfonso fu Giosué - Caduto in combattim. a Lenno - 52” Brig. Garibaldi. 3 ottobre 1944 - Morganti Guerrino di Giuseppe Caduto in combatt. a Lenno - 52” Brig. Garibaldi. 3 ottobre 1944 - Palumbo Giuseppe di Sebastiano Ucciso per rappresaglia dai tedeschi in Tremezzina. 3 ottobre 1944 - Ricci Ugo di Tito Caduto in combattimento a Lenno - 52” Brigata Garibaldi. 3 ottobre 1944 - Vaccani Alfredo di Battista Caduto in combattimento a Isola Comacina - Brigata Giusiano. 4 ottobre 1944 - Casanova Dario di Vittorio Caduto in combattimento - 55” Brig. Garib. Rosselli. 5 ottobre 1944 - Bazzi Carlo Caduto in combattimento a Colico. 8 ottobre 1944 - Cereda Mario Caduto - 55”’ Brig. Rosselli. 8 ottobre 1944 - Pennati Guglielmo 55” Brig. Rosselli. 10 ottobre 1944 - Sandroin Virginio 105” Brig. Garibaldi. 11 ottobre 1944 - Acerboni Mario Caduto a Bobbio - 55” Brig. Rosselli. 11 ottobre 1944 - Besana Guerrino Caduto in combattimento a Introbio Div. Puecher. 11 ottobre 1944 - Cameroni Ugo Caduto in combattimento a Bobbio - 55” Brig. Rosselli. 11 ottobre 1944 - Lawric Mikalevic Caduto in combattimento ad Abi. 55” Brig. Rosselli. 12 ottobre 1944 - Lucini Giovanni Caduto a Taleggio - 55” Br. Rosselli. 13 ottobre 1944 - Ghislanzoni Mario Caduto a Domaso 52” Brig. Garibaldi “L. Clerici”. 14 ottobre 1944 - Centi Salvatore Fucil. a Traversella - 76” Br. Issel. 15 ottobre 1944 - Besana Carlo Fucilato a lntrobio - Div. Puecher. 15 ottobre 1944 - Bocchiola Benedetto Fucilato a Introbio - 55” Brig.Rosselli. 15 ottobre 1944 - Cendali Carlo Caduto - 55” Brig. Rosselli. 15 ottobre 1944 - Guarnerio Francesco Caduto - 55” Brig. Rosselli. 15 ottobre 1944 - Pesenti Severino Deceduto a Dolcè. 16 ottobre 1944 - Ronchi Andrea 55” Brig. Rosselli. 16 ottobre 1944 - RulJini Benito 55” Brig. Rosselli. 17 ottobre 1944 - Denti Giuseppe 17 ottobre ]944 - Donati Vittorio Ucciso in rastrellamento a Lecco. 19 ottobre 1943 - Pippato Emilio di Domenico Caduto ai Piani Resinelli. 19 ottobre 1944 - Rinaldi Barnaba di Barnaba Caduto - 86” Brig. Issel. 19 ottobre 1943 - Valsecchi Aristide di Alessandro Caduto. 20 ottobre ]944 - Mellesi Carlo fu Pietro Caduto - 55” Brig. Rosselli. 20 ottobre 1944 - Pelloni Vittorio fu Battista Fucilato a Vestreno. 24 ottobre 1944 - Bonfanti Luigi di Carlo Fucilato ad Acquate 3 set. SAP. 26 ottobre 1944 - Ferrari Gianni Caduto in combattimento. 26 ottobre 1944 - Gaddi Adamo di Giovanni Caduto in combattimento - 89” Brig. Poletti. . 26 ottobre 1944 - Morganti G. Battista di Antonio Caduto a Molino 89” Brig. Poletti. 27 ottobre 1944 - Milesi Domenico di Neschino Deced. - 89” Brig. Issel. 28 ottobre 1944 - Casiraghi Gaetano fu Carlo Caduto . 104” SAP Garibaldi. 29 ottobre 1944 - Colombo Felice di Romeo Partigiano combattente all’Estero - Deceduto. 1 novembre 1944 - Volpini Giovanni Deceduto a Flossemburg 55” Brig. Rosselli. 3 novembre 1944 - Cicolari Giovanni Brig. Giusiano. 3 novembre 1944 - Piazzoli Luigi Brig. Giusiano. 7 novembre 1944 - Rondanini Enrico Caduto in combattimento a Nerviano 106” Brig. Garibaldi. 7 novembre 1944 - Vitali Pietro - Fucilato a Villa Nova - 112” Brig. Garibaldi. 9 novembre 1944 - Tagliaferri Genesio Deceduto a Flossemburg. 13 novembre 1944 - Fibiani Ambrogio Deceduto in seguito a malattia contratta in servizio. 13 novembre 1944 - Gianola Giovanni Caduto a Flossemburg - 52” Brig. Garibaldi. 14 novembre 1944 - Bivana Giuseppe Caduto in combattimento a Ramponio - Brig. Giusiano. 14 novembre 1944 - Robbiani Maurizio Ucciso per rappresaglia a Lecco. 15 novembre 1944 - Perretta PierAmato Fucilato a Milano - 52” Brig. Garibaldi. 15 novembre 1944 - Trezza Giuseppe Caduto in combattimento 52” Brig. Garibaldi. 16 novembre 1944 - Bazzi Basilio Caduto in combattimento a Introbio - 55” Brig. Rosselli. 16 novembre 1944 - Mangiagli Alfio Fucilato a Fossalto. 18 novembre 1944 - Cerutti Paolo Fucilato a Ponte del Passo - Brig.Savona. 22 novembre 1944 - Zambetti Guerrino Fucilato a Piano di Porlezza - Brig. U. Ricci. 24 novembre 1944 - Combi Fortunato 86” Brig. Issel. . 24 novembre 1944 - Ricci Andrea Caduto in combattimento a Vedeseta - 55” Brig. Rosselli. 27 novembre 1944 - Falduti Domenico Caduto in combattimento a Cantù - Brig. Perretta. 28 novembre 1944 - Ghislanzoni Franco Caduto in combattimento a Traona - 55” Brig. Rosselli. 29 novembre 1944 - Gilardoni Giacomo Caduto a Bellagio Brig.U. Ricci. 30 novembre 1944 - Buttera Adriano Deceduto in prigionia. 4 dicembre 1943 - Galizzi Evaristo, Issel Giorgio, Raimond Alberto Caduti in combattimento a Taleggio. 4 dicembre 1944 - Balestrini Stefano Caduto in combattimento a Martora Suna. 5 dicembre 1944 - Toppi Luigi Fucilato a Carimate. 6 dicembre 1943 - Siri Dino Fucilato ad Atene. 8 dicembre 1944 - Quaino Umberto Fucilato a Valsolda. 11 dicembre 1944 - Ballerini Desiderio Fucilato a Santa Valeria. 16 dicembre 1944 - Cerasini Guido di Cesare Fucilato a Binasco 89’ Brig. Poletti. 16 dicembre 1944 - Nasatti Antonio fu Angelo Fucilato a Vertemate - 89” Brigata Poletti. 16 dicembre 1944 - Nessi Giacomo fu Agostino Fucilato a Vertemate - 89” Brig. Poletti. 16 dicembre 1944 - Novara Luigi di Antonio 23 24 Fucilato a Merlate - 89” Brig. Poletti. 16 dicembre 1944 - Pezzati Oreste di Rodolfo Fucilato dalle SS di Cremeno - C.V.L. 16 dicembre 1944 - Fantaguzzi Rolando di Francesco Fucilato - 89” Brig. Poletti. 16 dicembre 1944 - Cedro Antonio fu Ambrogio Deced. in prigionia. 20 dicembre 1944 - Beretta Guglielmo Caduto in combattimento a Col di Bobbio. 21 dicembre 1943 - Puecher Passavalli Giancarlo Fucilato ad Erba. 22 dicembre 1944 - Amelotti Giovanni Caduto in combattimento a Isola Comacina. 22 dicembre 1944 - Tagliabue Sereno Caduto in combattimento a Lenno. 23 dicembre 1944 - Colombo Andrea Caduto in combattimento a Lenno. 23 dicembre 1944 - Caronti Enrico Fucilato a Menaggio. 23 dicembre 1944 - Giussani Oreste Caduto in combattimento a Sala Comacina. 30 dicembre 1944 - Bigliani Mario Fucilato a Como. 30 dicembre 1944 - Busi Giovanni 30 dicembre 1944 - Carrara Franco Caduto in combatto sul Morterone. 30 dicembre 1944 - Sonnani Carlo Fucilato a Como. Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - Galli Renzo Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - Ganzinelli G. Carlo Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - FIocco Licinio Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - Lombardo Rocco Fucilato a Moggio. 31 dicembre 1944 - Milocco Licerio Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - Pallavicini Mario Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - Pennati Giuseppe Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - Perotto Silvio Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - Ronghetti Augusto Fucilato. 31 dicembre 1944 - Scalcini Leopoldo Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - Sordo Remo Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - Esposto Giuseppe Fucilato a Barzio. 30 dicembre 1944 - Villa Luigi Fucilato a Como. 30 dicembre 1944 - Rigoldi Francesco - Fucilato a Como. 31 dicembre 1944 - Battaglia Carlo Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - Beltramelli Felice Fucilato. 31 dicembre 1944 - Figini Costantino Fucilato a Barzio. 31 dicembre 1944 - Galli Costantino La sfilata del 25 aprile 1945 a Lipomo Si ringraziano le classi per l’impegno profuso nel progetto: “Laboratorio Essere Legali” 25 IIS LEONARDO DA VINCI-RIPAMONTI, via Belvedere 18 Como Telefono 031520745 - Fax 031507194 CM COIS009006 - CF 95112460134 www.ripamonticomo.it