apparati radicali e stabilità delle piante - Riviste

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apparati radicali e stabilità delle piante - Riviste
RICERCA/VERDE URBANO
Le prove di campo confermano una stretta correlazione
APPARATI RADICALI
E STABILITÀ DELLE PIANTE
Se l’apparato radicale
è integro e non è mai
stato sottoposto
a tagli eseguiti
con le più diverse
motivazioni
o non risulta
deteriorato da agenti
parassitari
(marciumi, carie),
l’albero oppone
una buona resistenza
alle raffiche di vento
* Unità Operativa Foreste, DRNA, Centro
sperimentale dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige
** collaboratrice a progetto presso l’Unità
Operativa Foreste
Figura 1: schema adottato nell’esecuzione dei lavori
Fin troppo di frequente si assiste in città alla caduta apparentemente immotivata di piante
d’alto fusto, con possibili danni a persone o cose per i quali
privati cittadini e pubblici amministratori sono chiamati a rispondere. In parchi, viali e giardini la crescita delle piante è
sempre più condizionata dalle
difficili situazioni ambientali:
inquinamento dell’aria, povertà dei suoli, danni provocati
dall’uomo creano una serie di
stress in grado di limitare l’efficienza degli alberi, minacciandone la salute con conseguenze negative anche sul piano
della stabilità.
Tra le numerose iniziative volte a migliorare la gestione del
verde urbano provinciale trovano riscontro le indicazioni
emerse da alcune prove sperimentali effettuate per indagare sulle importanti relazioni
esistenti tra integrità degli apparati radicali e stabilità delle
piante. Le stesse, previste nell’ambito del progetto SILE2PROVASTA (“Protocolli innovativi per la valutazione della
stabilità delle piante”) finanziato da una convenzione tra
la Provincia Autonoma di
Trento ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche - IVALSA,
hanno fatto seguito a diverse
altre attività in grado di meglio
inventariare il patrimonio
arboreo, testare l’efficacia di
strumentazioni che consentono un’adeguata valutazione
dei difetti delle piante e confrontare le diverse tecniche di
controllo della stabilità delle
piante.
Come mai piante che in apparenza sono in buone condizioni di salute improvvisamente cadono? L’obiettivo
delle prove è stato quello di
verificare le cause della caduta, tenuto conto delle condizioni di integrità o meno dell’apparato radicale e di conseguenza degli eventuali sin-
TERRA TRENTINA
Ambrosi Paolo*
Cont Cristina **
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Tabella 1
Specie botanica
Circonferenza ad 1 m (cm)
Diametro ad 1 m (cm)
Altezza (m)
Superficie della chioma esposta al
vento (m≤)
Tipo di terreno
Età
Stato fitosanitario
Pianta n° 2
Cedrus
atlantica
136
43.3
17.5
Pianta n° 3
Cedrus
deodara
85
27.1
18.0
Pianta n° 4
Picea abies
Pianta n° 5
Picea abies
187
61.5
28.5
228
72.5
30.0
35
59
25
89
144
riporto
29 anni
buono
riporto
27 anni
buono
riporto
27 anni
buono
naturale
60 anni
buono
naturale
61 anni
buono
mano che ci si allontana da
esso, è importante considerare tutti i fattori esterni (condizioni meteorologiche difficili, ecc.) ed interni (caratteristiche fisiche - espansione
laterale, profondità e lunghezza, presenza di marciumi
o altro) che ne possono pregiudicare l’integrità. Per questo motivo il complesso delle
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tomi premonitori manifestatisi. Il ruolo delle radici è fondamentale per diversi aspetti
e tra questi la sicurezza statica
e quindi la stabilità della pianta sono senza dubbio funzioni primarie. Tenendo presente che la “forza” con cui le radici rimangono aggrappate al
terreno è massima vicino al
tronco e diminuisce man
Pianta n° 1
Cedrus
deodara
121
38.5
17.5
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Foto 1: cedro utilizzato per la prova (verde urbano Trento)
informazioni relative agli alberi da valutare dev’essere
integrato dal maggior numero possibile di notizie inerenti la “storia” urbanistica dell’area in cui si trovano, in particolare per quanto riguarda
gli scavi eventualmente effettuati nelle loro vicinanze. In
tal modo diventa più completo il quadro della situazione
statica di una pianta e più
prevedibili il rischio di caduta e la pericolosità se la stessa è sottoposta a condizioni
atmosferiche estreme. Tra
queste, quella più facilmente
riproducibile nella pratica è
rappresentata dalle raffiche di
vento. Si è pertanto simulata
la caduta di 5 piante in buone condizioni fitosanitarie,
situate in diversi contesti di
verde urbano e sottoposte a
folate di vento di diversa intensità. Le prove, effettuate
con la collaborazione dell’Ufficio Giardini e Parchi del Comune di Trento e del Servizio
Ripristino della Provincia Autonoma di Trento, sono risultate di non semplice attuazione, dal momento che hanno
richiesto l’impiego di personale adeguatamente preparato e strumentazioni sofisticate. Le principali caratteristiche
delle piante e dei relativi terreni sono riportate nella tabella sottostante.
Lo strumento utilizzato per
“tirare” le piante è un tipo di
paranco manuale, mentre
quello che ha permesso di
TERRA TRENTINA
Foto 2: tirfor, strumento specifico per l’effettuazione delle prove
quantificare la riduzione di
stabilità delle stesse fino alla
caduta, è un particolare
inclinometro. Dal momento
che è possibile stabilire a
priori l’intensità della forza da
imprimere, simulando una
raffica di vento, la riproduzione sperimentale di condizioni reali risulta verosimile. Tre
cedri ed due abeti rossi sono
stati sottoposti a simulazioni
di raffiche di vento di intensità da elevata a molto elevata
(100 - 120 Km/h), seguite,
volta a volta, dal taglio delle
radici a partire da 2,0 m di distanza dal tronco fino all’amputazione eseguita a 0,5 m
(Fig. 1).
I risultati ottenuti confermano
una stretta correlazione tra integrità delle radici e stabilità
delle piante. Se l’apparato radicale è integro e non è mai
stato sottoposto a tagli, eseguiti con le più diverse motivazioni, l’albero oppone una resistenza nettamente superiore
alle raffiche di vento che lo
colpiscono. Piante le cui radici sono state interessate da in-
Foto 3: inclinometro, impiegato per la misura dell’inclinazione del tronco
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NOTIZIE
TERRA TRENTINA
Foto 4: misurazione della lunghezza delle radici della pianta dopo il suo
sradicamento
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terventi dovuti alla posa in
opera di conduttore di gas,
luce, telefoni, ecc. (situazioni
che si presentano quotidianamente in ambito cittadino)
mostrano una maggiore facilità di caduta.
In buona sostanza, gli alberi
con apparato radicale “monco”
vengono abbattuti da raffiche
di vento di intensità decisamente inferiore.
Relativamente poi allo porzione di terreno occupato dalle
radici con funzione di sostegno meccanico, dalle prove
eseguite sono emerse importanti indicazioni, soprattutto a
carico delle piante caratterizzate da un apparato radicale
espanso lateralmente piuttosto
che in profondità. Per non intaccare la stabilità degli alberi
è sufficiente mantenere una
distanza da eventuali scavi
pari a 2 volte il diametro del
tronco. Tuttavia la lunghezza
totale delle radici, che garantiscono un valido apporto di
sostanze nutritive e dunque
l’efficienza della pianta, è risultata in alcuni casi superiore al diametro del tronco di
ben 5 volte: da ciò consegue
la raccomandazione prudenziale di rispettare, in caso di
scavi, una distanza pari a 6
volte il diametro della pianta
in questione.
Nel complesso è stato possibile
verificare che il taglio anche parziale delle radici, provocato generalmente da scavi, e la comparsa di spaccature del terreno
a livello della zolla radicale occupato dalle radici deputate al
sostegno meccanico della pianta risultano elementi molto importanti per una valutazione più
corretta e precisa dell’eventuale rischio di caduta.
Bibliografia suggerita per approfondire l’argomento
Lobis V., Brudi E., Maresi G. e
Ambrosi P., 2002: Valutazione della stabilità degli alberi. Il SIA ed il metodo SIM.
Sherwood, Foreste ed alberi oggi, 78: 41-46.
Mattheck C. e Breloer H, 1998:
La stabilità degli alberi. Il
verde editoriale. 281 pp.
Pestalozza A., 2002: Indagini
preliminari. Verifiche di stabilità: il quadro italiano.
Acer 2, 53-56.
Wessolly L. e Erb M., 1998:
Handbuch der Baumstatik
und Baumkontrolle. Patzer
ed., Berlin, 272 pp.
Plauso internazionale
• Quattro ricercatori dell’Istituto Agrario sono intervenuti a
Davies, in California, nell’ambito di uno dei più importanti
convegni internazionali dedicati al tema della fisiologia e
biotecnologia della vite
Grande plauso della comunità scientifica internazionale
per i progressi effettuati dall’Istituto Agrario nella ricostruzione del genoma della vite
Si tratta di uno dei convegni
internazioni più importanti del
settore che riunisce ogni quattro anni studiosi provenienti da
tutto il mondo per fare il punto sui progressi della ricerca
nel campo della fisiologia e
biotecnologia della vite.
Quattro ricercatori dell’Istituto Agrario sono stati chiamati nei giorni scorsi a Davies,
in California, per intervenire
come relatori nell’ambito del
“7° Simposio Internazionale
sulla Fisiologia e Biotecnologie della vite”.
Riccardo Velasco ha parlato dei
progressi effettuati presso l’Istituto nella mappatura fisica del
genoma della vite. “La ricostruzione di 19 cromosomi della
specie in esame, completata a
livello informatico ed a tutt’oggi al 50% della ricostruzione fisica del materiale nucleare
contenente le informazioni genetiche –ha spiegato il ricercatore al suo rientro- ha suscitato la soddisfazione dei maggiori istituti in Europa e nel mondo, ed ha stimolato la comunità internazionale, nel cui
ambito si muove questa iniziativa dell’Istituto Agrario, nella