Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine
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Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 1 Nel corso del XVIII secolo, tramontato l’illusionismo barocco, l’arte ricerca un nuovo rigore; questo atteggiamento porta l’artista a guardare con rinnovato interesse alla Natura, non più con l’intento di cogliere in essa i riflessi della divinità, ma col proposito di esaltarne gli aspetti più diversi. Prende così avvio un processo di revisione del rapporto tra arte e natura. Dalla seconda metà del ‘700 fino alle soglie del secondo conflitto mondiale, l’evoluzione delle arti figurative può sintetizzarsi nella ricerca dei mezzi espressivi necessari per liberare l’arte dall’incombente confronto con la natura. Questa metamorfosi, accompagnata da una straordinaria evoluzione tecnica e da un mutevole contesto sociale, porterà l’arte a ricercare al di fuori della realtà, nuove motivazioni ed ispirazioni. Il passo forse più decisivo in tale direzione viene mosso proprio dagli impressionisti che per la prima volta guardano alla riproduzione della realtà non più con l’intento di imitarla, ma col desiderio di cogliere e rappresentare soltanto gli effetti sensibili. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 2 Arte e natura NEOCLASSICISMO Con la rivoluzionaria stagione artistica guidata dalla cultura Illuminista la religiosità ed il misticismo cedono il passo alla Ragione. L’arte Neoclassica, interprete di tale concezione, mette da parte la morale e individua quale fine dell’arte il Bello Ideale. La Natura dunque viene rappresentata non per come appare realmente. Boullée, Etienne Louis, Cenotafio di Newton, 1783 Il realismo barocco viene bandito: l’arte è atto creativo che rende l’uomo simile a Dio. L’artista guarda alla Natura, ma il suo intento non è di imitarla, ma di immaginarla priva di imperfezioni. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 3 Arte e natura La rappresentazione della perfezione già ricercata nell’antichità classica, diviene il piano su cui l’arte intende confrontarsi con la realtà. Canova Antonio (1757-1822), Le tre Grazie, 181316, Marmo, 183 cm San Pietroburgo, Museo dell’Emitage David Jacques-Louis (1748-1825), Il Primo Console supera le Alpi al San Bernardo, 1801, olio su tela, 260 x 221, Museo Nazionale del Castello di Malmaison Tale condizione si traduce in uno stile algido e severo che dapprima si fa interprete di una cultura progressista e rivoluzionaria per poi trasformarsi in simbolo dell’autoritarismo più reazionario. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 4 Arte e natura David Jacques-Louis (1748-1825), Il Giuramento degli Orazi, 1784, olio su tela, 330 x 425, Museo del Louvre Antonio Canova, Amore e Psiche, 1888, marmo di Carrara, Parigi Museo del Louvre Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine David Jacques-Louis (1748-1825), le Sabine, 1795-98, olio su tela, 330 x 425, Museo del Louvre Ingres Auguste Dominique (1780-1867), La bagnante di Valpincon 1808, olio su tela, 146 x 97 Parigi Museo del Louvre Prof. BRUNO FRALLEONI 5 Arte e natura ROMANTICISMO Se per l’artista neoclassico la Natura deve essere liberata dalle imperfezioni e resa immutabile ed universale, per il romantico l’immagine di immobilità e perfezione limita la creatività dell’individuo: l’arte non può essere soggetta a regole e imposizioni. L’opera d’arte non è frutto della razionalità, ma dell’intuito o, meglio, del «genio». L’impegno artistico è anche impegno politico e sociale, è ribellione ad un ordine costituito e a regole imposte. La Natura non è un modello, ma è la fonte a cui l’uomo si ispira per raccontare il proprio stato d’animo. Le paura, le gioie, le angosce e tutti i sentimenti che popolano la coscienza dell’uomo tornano protagonisti dell’arte e la Natura è il tramite della loro rappresentazione e del loro manifestarsi. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Friedrich Caspar David (1774-1840), Viandante sul mare di nebbia, 1818, olio su tela, 95 x 75, Hamburger Kunsthalle Prof. BRUNO FRALLEONI 6 Arte e natura Dalla rappresentazione di un paesaggio popolato e animato da scene storiche o mitologiche, si passa all’assenza della figura umana e alla raffigurazione di atmosfere che rispecchiano gli stati dell’animo. Gericault Theodore (1791-1824), La zattera della Medusa, 1819, olio su tela, 491 x 716, Parigi Musée du Louvre Delacroix Eugène (1798-1863), La Libertà che guida il Popolo, 1830, olio su tela, 260 x 325, Parigi Musée du Louvre Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Il razionalismo illuminista privo di spiritualità cede il passo ad una rinnovata sensibilità religiosa che si identifica con una profonda intesa tra l’uomo e la Natura. Le vibrazioni del sentimento umano sono valori imprescindibili per l’artista romantico che guarda alla storia (presente e passata) come al luogo in cui ricercare le radici eroiche della propria identità. Prof. BRUNO FRALLEONI 7 Arte e natura REALISMO Lo stupore, l’angoscia, la fascinazione per le atmosfere rasserenanti o per i più violenti ed inquietanti effetti della violenta manifestazione della Natura, restano, in continuità con il Romanticismo, caratteri tipici della cultura realista. Ciò che differenzia sostanzialmente le due correnti artistiche è il rapporto con il soggetto da rappresentare. Il realismo bandisce i contenuti moralistici e i sentimentalismi: ciò che vale è la rappresentazione della realtà per come appare ai nostri occhi. Non ci sono aggiunte da parte del pittore, non sono permesse le interpretazioni. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Millet Jean Francois (1814-1875), Le spigolatrici, 1857, olio su tela, 83 x111 , Parigi, Musée d’Orsay Prof. BRUNO FRALLEONI 8 Arte e natura Il soggetto eroico preferito non è più il protagonista di imprese epiche o di eventi trascorsi, il vero eroe quello che riesce a sostenere le miserie e le difficoltà che il quotidiano gli riserva, i veri eroi sono contadini ed operai. Courbet Goustave (314 x 663), Gli spaccapietre, 1849, olio su tela Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Daumier Honoré (1808 - 1879), Vagone di terza classe 1862, olio su tela, 65 x 90, National Gallery of Canada Il rapporto tra uomo e natura è mediato dalla conoscenza scientifica della realtà. La realtà che interessa l’artista è quella sociale. La sintesi di questa corrente artistica è nelle parole del pittore Courbet che nel 1855 afferma: «Ho voluto essere capace di rappresentare i costumi, le idee, l'aspetto della mia epoca secondo il mio modo di vedere, fare dell'arte viva, questo è il mio scopo». Prof. BRUNO FRALLEONI 9 Arte e natura IMPRESSIONISMO I movimenti artistici ricordati fin qui mostrano, pur in un’apparente contrasto, un’evidente continuità, una sorta di evoluzione dello stile e dei contenuti. Inevitabilmente siamo portati a pensare che l’uno stile non avrebbe potuto nascere se non in ragione della sua opposizione allo stile che lo aveva preceduto. Allo stesso modo però è evidente come la Natura resta per tutti un elemento imprescindibile, ciò che varia, come abbiamo visto è la maniera di evocarla, di usarla come strumento di comunicazione. Con l’Impressionismo assistiamo ad una vera e propria rivoluzione che, pur non negando continuità col passato rigenera totalmente il modo di rapportare l’arte Monet, Il Parlamento di Londra, 1903, olio su tela, Parigi, Musée d’Orsay alla Natura. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 10 L’impressionismo è un movimento pittorico che nasce a Parigi intorno al 1870. Come il Realismo, da cui deriva, pone la rappresentazione della realtà quotidiana al centro dei propri interessi trascurando però qualunque coinvolgimento o interesse di tipo sociale o politico. La modernità degli Impressionisti è nel modo diverso di affrontare il problema del rapporto con la Natura e della sua rappresentazione. La percezione dello spazio e della realtà sensibile, dipendono e sono condizionate da fenomeni fisici e da leggi matematiche, ma la loro raffigurazione non può ridursi alla sola individuazione di una Claude Monet, Il ponte di Argenteuil, «scatola» che ne stabilisca i limiti geometrici. 1874, oio su tela, Parigi, Musée D’Orsay Claude Monet, Regata ad Argenteuil, 1871, oio su tela, Parigi, Musée D’Orsay Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Il nostro occhio vede ogni dettaglio sul quale si sofferma, ma il nostro cervello opera una sintesi da cui scaturisce una «impressione». Tale risultato non potrà mai essere oggettivo e soprattutto non sarà mai lo stesso in momenti diversi. Dopo aver letto un libro, ad esempio, ci ricorderemo il contenuto, il significato, forse qualche frase, ma non terremo mai a mente tutte le parole; nella stessa maniera ci comportiamo con la realtà percepita. Prof. BRUNO FRALLEONI 11 Nonostante la sua comparsa costituisca una vera e propria rivoluzione nella storia dell’arte, la sua durata come movimento unitario fu straordinariamente breve. Dalla prima mostra realizzata collettivamente nel 1874 presso lo studio del fotografo Nadar trascorsero soltanto dodici anni perché si consumasse l’ottava ed ultima esposizione impressionista. L’impressionismo non fu un fenomeno isolato e privo di rapporti con il passato; fondamenta li furono le esperienze pittoriche della prima metà del secolo (Delacroix, Turner, Constable). Antesignano degli Impressionisti fu il pittore francese Edouard Manet che col suo stile moderno e fuori dal comune rivisitò tutta la pittura dei secoli precedenti: da Raffaello a Tiziano, dai fiamminghi a Velazquez e a Goya. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 12 Il talento di Edouard MANET (Parigi 1832-1883) Tra tutti i pittori dell’800 francese, Manet è quello che più ha creato una cesura con l’arte che lo ha preceduto. Dopo di lui la pittura non è stata più la stessa. Non bisogna però pensare a lui come un rivoluzionario. Una estrazione altoborghese e una formazione maturata in ambiente accademico (1850-56), lo renderanno incline ad operare un rinnovamento dell’arte dall’interno degli ambiti istituzionali. Rifiutando posizioni oltranziste, alla Courbet, si guarderà dal partecipare alle mostre degli Impressionisti. Il suo stile risente anche della passione coltivata per le stampe giapponesi a cui è ispirata la marcata linea disegnativa a scapito di una tridimensionalità spesso volutamente ignorata. La sua arte è il riflesso di una ricerca di modernità e di rinnovamento non apprezzata dal mondo accademico. A comprenderne l’importanza saranno i giovani impressionisti dai quali continuerà a distinguersi per l’attenzione alla figura e per una ammirazione per la pittura classica che lo porterà ad imitare, in maniera considerata dissacratoria artisti come Velazquez, Goya, Tiziano. Si pensi alla ad esempio all’evidente analogia tra La colazione sull’erba e il Giudizio di Paride di Raffaello Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 13 Déjeuner sur l’herbe (1862-1863) - Olio su tela, 130x190 - Parigi, Musée d’Orsay La sua cultura cosmopolita (viaggerà moltissimo) lo porterà a conoscere il Rinascimento italiano e a coltivare una particolare ammirazione per il tonalismo di Giorgione e Tiziano. Proprio dal Concerto campestre trae ispirazione per la sua Colazione sull’erba, un’opera considerata scandalosa dalla critica del tempo non soltanto per il soggetto rappresentato ma anche per le libertà stilistiche che l’artista si concede. Affascinato dai contrasti cromatici della pittura Veneta del ‘500, Manet li ripropone come macchie di colore puro stese uniformemente. Il corpo nudo della ragazza, definito volgare ed indecente, riflette di un chiarore reso ancor più intenso dal fondo scuro su cui si staglia. Tale studiato risalto esprime il senso stesso dell’opera che non emoziona per il racconto, o per lo stile senza ricorrere al chiaroscuro ricercato intenso, ma per la capacità di evocare la luce ed il volume. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 14 Olympia (1863) - Olio su tela, 208x264,5 - Parigi, Musée d’Orsay Con quest’opera la reazione scandalizzata della critica raggiunge l’apice. In realtà il soggetto era con tutta evidenza quello già proposto da Tiziano nella sua Venere di Urbino e da Goya nella Maja, ma Manet ritrae una nota prostituta parigina e non ha alcuna intento di farle assumere il ruolo di divinità. Mentre nel dipinto di Tiziano ogni elemento è un richiamo alla vita coniugale (era un dono di nozze), alla fedelta (cagnolino), alla bellezza che sfiorisce (la rosa), in Manet non v’è traccia di un messaggio allegorico, tutto è esplicitamente evidente e rappresenta realisticamente ciò che appare. Sul piano stilistico ritroviamo la stessa tecnica del contrasto cromatico qui reso con maggiore forza rispetto al Déjeuner sur l’herbe. La piatta stesura del colore chiaro del corpo di Olympia è compensata dalla posizione delle membra e da particolari mai insignificanti per lo studiato e preciso valore cromatico. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 15 Un bar aux Folies Bergère (1881) - Olio su tela, 90x136 cm - Londra, Courtauld Institute Gallerie Pochi anni prima della sua scomparsa Manet realizza quella che può essere definita la sua ultima opera importante: il bar delle Folies Bergère. Qui l’artista mostra il suo modo di interpretare i princìpi dell’Impressionismo accogliendone però soltanto una parte e non contraddicendo la propria ispirazione realista. In ottica impressionista disgrega lo spazio e le forme sottoponendoli ad un gioco sapiente di luci e colori pur non rinunciando ai forti contrasti in cui non rifugge l‘uso del nero. Contrasti, non soltanto cromatici, legano gli elementi del dipinto: al ritratto composto e dettagliato della ragazza dall’espressione triste, fa eco il tratto rapido ed essenziale che raffigura la moltitudine vociante, pazza e spensierata degli avventori; allo spazio angusto del bancone si contrappone, riflesso nello specchio, il salone del bar che sembra estendersi a perdita d’occhio. Un’ultima osservazione: la ragazza in primo piano così dettagliatamente descritta, non è protagonista del dipinto, il vero protagonista è di fronte al suo sguardo melanconico e triste. Noi possiamo soltanto vederne un riflesso, sfuocato come i pensieri della giovane. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 16 PLEIN AIR La pittura impressionista predilige la rappresentazione di paesaggi, scene di vita quotidiana e luoghi della vita sociale e cittadina (teatri, caffè, boulevards, ecc…); è una pittura eseguita di getto, senza disegni preparatori che abbandona i grandi formati. In sostanza è una pittura che può e deve essere eseguita in qualunque luogo, in totale libertà, rapidamente e senza condizionamenti Monet – La Grenouillère 1869 olio su tela, ambientali. Per tale ragione si preferisce 75 x 100 New York, Metropolitan Museum dipingere en plein air cioè all’aria aperta. Questa pratica era già in uso prima degli Impressionisti, ma veniva utilizzata per stendere un primo abbozzo da completare comunque in studio. Gli impressionisti, su tutti Monet, spingono al limite estremo il plein air portando a termine l’opera direttamente sul posto. Questa possibilità viene offerta da una invenzione che oggi considereremmo quasi banale: il tubetto di colore Renoir – La Grenouillère 1869 olio su tela, 66 x 81 - Stoccarda,, Museo Nazionale industriale. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 17 LUCE e COLORE E’ l’elemento indispensabile per la visione. Quando colpisce un oggetto viene in parte assorbita ed in parte respinta scomponendosi nei vari colori che a loro volta si mescolano formando le atmosfere cangianti del nostro universo quotidiano. Per questa ragione gli Impressionisti dedicano grande importanza allo studio delle scoperte scientifiche relative ai fenomeni percettivi, alla luce ed al colore. Le riflessioni del chimico francese Chevreul sul colore diventano un vero e proprio Vangelo del pittore d’impressione. Ne discende una pittura in cui: 1. l’uso dei colori puri si sostituisce alle mescolanze o alle sovrapposizioni e alle velature (più i colori si mischiano minore sarà la loro brillantezza) 2. vengono eliminati i chiaro-scuri 3. si utilizza l’accostamento dei complementari per esaltare la brillantezza dei colori 4. non si usa mai il nero 5. le ombre sono colorate Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 18 FOTOGRAFIA Nasce nel 1837 ed il nome significa “scrittura con la luce” . Molti artisti, anche prima degli impressionisti, fecero ricorso alla fotografia come modello di riferimento. Gli artisti impressionisti si sentirono liberi di avviare la loro “rivoluzione” perché non più vincolati alla rappresentazione della realtà, nella quale erano stati “sostituiti” dalla macchina fotografica, molto più oggettiva ed economica per chi voleva un ritratto. STAMPE GIAPPONESI A metà Ottocento il Giappone fu costretto ad avviare scambi commerciali con altri paesi ed in particolare con quelli europei. In Francia giungeva prevalentemente il tè, imballato con la carta su cui comparivano ideogrammi e stampe. Manet fu il primo artista a cogliere la particolarità di queste opere, che ben presto divennero oggetti da collezione. L’elemento che maggiormente influenzò gli impressionisti e i post-impressionisti è il forte gusto decorativo e la cura del particolare Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 19 I PROTAGONISTI dell’Impressionismo furono soprattutto pittori francesi: Claude Monet, Auguste Renoir, Camille Pissarro, Edouard Degas, Alfred Sisley e Paul Cezanne. Per molti di loro l’adesione al gruppo degli Impressionisti sarà un’esperienza limitata al momento che li condurrà poi in altri ambiti artistici; forse soltanto Monet non tradirà mai i principi che lo avevano reso celebre e resterà impressionista per tutta la sua carriera. La luce è per tutti un elemento essenziale, ma per ciascuno la percezione della luce si traduce in un differente modo di rappresentarne gli effetti. Le differenze tra i vari artisti saranno vieppiù sostanziali col passare del tempo, ma fin dall’inizio si possono distinguere due tendenze nel modo di rapportarsi alla realtà e alla sua rappresentazione: da un lato ci sono pittori come Monet, che ricercano Rue St Denis, Festa del 30 giugno 1878, esclusivamente sensazioni olio su tela, Rouen, Musée des Beaux Arts visive disgregando le masse in puri riflessi; dall’altro pittori come Degas e soprattutto Cezanne che concentreranno le loro ricerche su una realtà concepita come somma di superfici, forme e volumi. Rue St Denis, Festa del 30 giugno 1878, olio su tela, Rouen, Musée des Beaux Arts Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 20 Claude MONET (1840-1926) È il principale esponente del movimento impressionista e il più assiduo studioso della luce e dei suoi effetti sulla natura e la rappresentazione immediata della realtà. Dipinse sempre all’aria aperta fino ad età avanzata quando la malattia lo rese quasi cieco, costringendolo in studio. La sua pittura non si allontanerà mai dallo stile impressionista. L’interesse per la luce e il colore lo portò a realizzare serie di dipinti con lo stesso soggetto in differenti ore del giorno. Uno dei suoi soggetti preferiti fu il giardino della sua casa di Giverny, ritratto in moltissimi quadri. Nel tempo la sua pittura mutò radicalmente fino alle ultime opere nelle quali le forme vengono dissolte in pennellate materiche e vibranti. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Ponte giapponese 1918-1924, olio su tela, cm.89x116, Minneapolis Institute of Arts Prof. BRUNO FRALLEONI 21 Impression. Soleil levant (1873) - Olio su tela, 48x63 - Parigi, Musée Marmottan Monet È il dipinto che più di ogni altro sintetizza la poetica impressionista. A renderlo così inequivocabilmente evocativo di quella stagione artistica è una curiosa vicenda legata al nome Leroy che, dopo aver visitato la mostra impressionista del 1874, scrive: “Che cosa rappresenta questa tela? Impression, soleil levant. Impression, ne ero sicuro. Ci deve essere dell’impressione là dentro. E che libertà, che disinvoltura nell’esecuzione! La carta da parati allo stato embrionale è ancor più curata di questo dipinto!” Un giudizio tutt’altro che lusinghiero, ma che ai giovani artisti, vuoi per autoironia, vuoi per disprezzo della critica di ufficiale, piace a tal punto da definirsi appunto Impressionisti. Il dipinto raffigura il Porto di Le Havre e ciò che colpisce è la straordinaria capacità di Monet di rendere viva l’atmosfera ed i soggetti ritratti con semplici tratti, pennellate rapide e soprattutto con un sapiente giogo di contrasti tra i toni freddi dei grigiazzurri e quelli caldi dei rosso-arancio Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 22 Tra il 1892 e il 1894 Monet sia appassiona nella rappresentazione del stesso soggetto, raffigurato nelle diverse ore della giornata. SI tratta della serie di tele dedicate alla Cattedrale di Rouen nelle differenti ore del giorno. L'artista vuole dimostrare che con la luce «ogni cosa muta, anche la pietra». La facciata sembra, infatti assumere forme diverse a causa del variare delle ombre o della luminosità sui risalti architettonici della struttura. Monet dipinge dalla finestra della sua camera. L’inquadratura si mantiene costante e con un taglio tipicamente fotografico. A definire le forme non è il disegno ma le variazioni cromatiche: la materia viene smembrata. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 23 Una passeggiata 1875, olio su tela, cm.100x81, Wshington, National Galery I papaveri 1873, olio su tela, cm.50x65, Parigi, Musée d’Orsay Donna col parasole 1875, olio su tela, cm. 131x88, Parigi, Musée d’Orsay Viale a Giverny 1902, olio su tela, cm.92x89,Vienna, Museo di Storia dell’Arte Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 24 Rue St Denis, Festa del 30 giugno 1878, olio su tela, Rouen, Musée des Beaux Arts Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine In occasione della prima festa nazionale celebrata dopo la guerra francoprussiana, anziché mescolarsi alla folla nella strada Monet preferì mettersi a un balcone e riprodurre l’atmosfera animata da un moto ondeggiante e il contrasto cromatico dei vessilli. L’artista si mostra indifferente all’elemento umano. L’emozione del momento non vene descritta da volti o gesti: sono messi da parte gli elementi celebrativi della contemporaneità e quelli legati alla concretezza, tipici della visione realista. Ciò che prevale in Monet è l’espressione dei valori della percezione, che lasciano solo intuire la rumorosa presenza umana. Un dipinto simile è conservato al Musée de la Gare d’Orsay, ma in questo notiamo una particolarità che lo distingue dall’altro: tra i vessilli è possibile leggere una frase dal sapore patriottico, un modo originale da parte dell’artista di rendere omaggio allo straordinario avvenimento a cui sta assistendo. Riesci a vedere la scritta? Prof. BRUNO FRALLEONI 25 Se non ci sei riuscito ti aiuto io La risposta è: VIVE LA FRANCE Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 26 Quello mostrato in precedenza non è l’unico esempio di messaggio subliminale celato nei dipinti di Monet. Un altro esercizio di questo tipo possiamo individuarlo in questo quadro realizzato lo stesso anno del precedente (1878) un paesaggio conservato nel Musée des Beaux Arts di Rouen. Nascosto tra la miriade di riflessi ritrae se stesso mentre ci osserva con un sorriso di scherno. Riesci a vederlo? Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 27 Se non lo hai trovato ti aiuto io Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 28 I due volti di PIERRE AUGUSTE RENOIR (Limoges 1841 - Cagnes s.m. 1919) Renoir inizia la sua carriera come pittore di porcellane e stoffe mostrando abilità tecnica e rapidità d’esecuzione. Dopo aver frequentato l’Ecole de Beaux Arts si dedica completamente alla sperimentazione, tanto da avere una impostazione pienamente impressionista già dalla metà degli anni ’60. E’ in questo periodo che frequenta, Sisley e Monet e ha modo di ritrarre quest’ultimo in diverse occasioni. Il sodalizio tra questi due artisti darà vita alla stagione impressionista, ma nonostante Renoir fosse un pittore simbolo di quel movimento, al pari di Monet, a partire dal 1878 non parteciperà più alle mostre del gruppo per seguire un percorso artistico più convenzionale. E’ probabilmente a seguito di un viaggio in Italia nel 1881 che matura il definitivo cambiamento; la visione dei classici, da Raffaello ad Ingres lo convincono di aver seguito per anni la strada sbagliata e lo portano a dedicarsi ad uno stile più sobrio e composto in cui protagonista principale è la figura femminile ed il cui fine è il valore decorativo Ritratto di Monet che legge 1869 olio su tela, 61 x 50 cm - Parigi, Museo Marmottan dell’oggetto prodotto. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 29 L’altalena, 1876, olio su tela, 92 x 73 cm Parigi, Musée d’Orsay Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Fanciulle al piano, 1892,olio su tela, 116 x 90 cm Parigi, Musée d’Orsay Prof. BRUNO FRALLEONI 30 Ballo in campagna, 1883, olio su tela, 180 x 90 cm Parigi, Musée d’Orsay Ballo in città, 1883, olio su tela, 180 x 90, Parigi, Musée d’Orsay Ballo al Moulin del la Galette, 1876, olio su tela, 92 x 73 cm Parigi, Musée d’Orsay Ballo a Bougival, 1883, olio su tela, 180 x 90 cm Parigi, Musée d’Orsay Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 31 Il maestro CAMILLE PISSARRO (1830 - 1903) Tra i principali esponenti dell'impressionismo, ebbe un ruolo primario nell'organizzazione della prima mostra del movimento tenutasi nel 1874 a Parigi, partecipando poi, unico del gruppo, a tutte le successive. Poeta della campagna, egli rese con dolcezza i campi a primavera e in inverno, gli orti, la terra lavorata, la neve, la semplicità rustica. I tetti , 1876, olio su tela, 92 x 73 cm Parigi, Musée d’Orsay Per il suo carattere aperto e conciliante, il suo aspetto simile ad un profeta con la lunga barba bianca, e gli incoraggiamenti che sapeva infondere nei giovani artisti (fu lui, infatti, a scoprire il genio di Van Gogh), venne visto da tutti gli impressionisti come l'anima che seppe mantenere unito il gruppo per tanti anni. Morì a Parigi il 13 novembre del 1903. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 32 Contadina che spinge una carriola, 1874 olio su tela, National Museum, Stockholm. Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Rue de l’Epicerie, 1898 olio su tela, Parigi, collezione privata Prof. BRUNO FRALLEONI 33 EDGAR DEGAS (1834-1917) Nato da una ricca famiglia parigina abbandona precocemente studio della giurisprudenza per seguire la sua passione per il disegno e la pittura. Il suo interesse per i classici viene alimentato da quotidiane visite al museo del Louvre, dove copia i capolavori dei pittori olandesi, francesi e italiani. Frequentatore del Café Guerbois, come il suo amico Edouard Manet che lo avvicina al gruppo impressionista. La sua adesione sembrerebbe non troppo convinta, se si considera la sua abitudine a rifiutare il plein air, e l’assoluta incapacità di rinunciare alla linea di contorno. Ciò ce lo rende però impressionista è comunque l’indifferenza per il soggetto e l’assoluta attenzione per la forma o meglio, come scrive egli stesso, per «il modo di vedere la forma». La sua non è una pittura impulsiva, di getto, ma si avvale di studi preparatori e di fotografie. Nonostante ciò il suo obbiettivo è comunque la rappresentazione dell’impressione, del dettaglio o della sfumatura che lo ha colpito, tutto il resto svanisce epurato dalla memoria e dallo studio attento dei propri ricordi. Anche lui rappresenta la vita, quella delle città, quella che conosce meglio, quello della propria quotidianità: corse dei cavalli, teatri, Cavalli da corsa davanti alle tribune caffè. 1866 – 1868, olio su tela, 46 x 81 cm, Parigi, Musée d’Orsay Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine Prof. BRUNO FRALLEONI 34 L’assenzio o In un caffè 1875-1876 olio su tela, 92 x 68 cm Parigi, Musée d’Orsay Le stiratrici 1884, olio su tela, 76 x 81,5 cmParigi, Musée d’Orsay La classe di danza 1873-1874 olio su tela, 85 x 75 cm Parigi, Musée d’Orsay Ic A. Balabanoff, ROMA, Corso di Arte e Immagine L’orchestra dell’Operà 1868 c., olio su tela, 56,5 x 46 cm Parigi, Musée d’Orsay Carrozza alle corse 1872 olio su tela, 36,5 × 55,9 cm Boston, Museum of Fine Arts Prof. BRUNO FRALLEONI 35