Encefalopatie mitocondriali infantili
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Encefalopatie mitocondriali infantili
Ottobre-Dicembre 2012 • Vol. 42 • N. 168 • pp. 202-208 malattie metaboliche ereditarie Encefalopatie mitocondriali infantili Daria Diodatoa, Anna Ardissoneb, Graziella Uzielb, Daniele Ghezzia, Massimo Zeviania a Unità di Neurogenetica Molecolare, Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta (IRCCS), Milano Unità di Neurologia Pediatrica, Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta (IRCCS), Milano b Sommario I mitocondri sono organuli, presenti in tutte le cellule eucarioti, deputati alla produzione di energia sotto forma di adenosina trifosfato (ATP), prodotto a livello della membrana mitocondriale interna attraverso il processo della fosforilazione ossidativa, effettuato da cinque complessi multieteromerici (I-V) che costituiscono la catena respiratoria mitocondriale. Il deficit energetico, conseguente alla disfunzione mitocondriale, esita spesso in gravi encefalopatie ad esordio nell’infanzia o nell’adolescenza. Le malattie mitocondriali sono caratterizzate da un’estrema eterogeneità sia clinica che genetico-molecolare. La lista dei geni malattia responsabili di queste patologie è in costante crescita, grazie anche alle tecniche di sequenziamento di nuova generazione. Ciò rende il percorso diagnostico particolarmente difficile, nonostante sia di grande importanza arrivare ad una diagnosi genetica definita per poter fornire un opportuno consiglio genetico familiare ed, eventualmente, una diagnosi prenatale. Questo articolo intende presentare al pediatra una classificazione clinica delle principali encefalopatie mitocondriali ad esordio precoce, riunite in gruppi distinti, sulla base delle caratteristiche clinico-radiologiche più salienti, e al profilo biochimico e genetico. I gruppi nosologici principali comprendono (i) sindromi da deplezione del DNA mitocondriale, (ii) malattia di Leigh, (iii) leucoencefalopatie, (iv) encefalo-cardiomiopatie, e (v) un quinto gruppo che raccoglie “disordini miscellanei”, caratterizzati da ampia variabilità fenotipica. Commenteremo inoltre l’importanza della gestione dei piccoli pazienti con patologie mitocondriali, basata sull’approccio multidisciplinare, ed infine delle strategie terapeutiche attuali, la cui base razionale si fonda sulla crescente conoscenza dei meccanismi patogenetici del danno cellulare conseguenti alla disfunzione mitocondriale. Summary Mitochondria are organelles responsible for energy supply to eukaryotic cells, based on the production of adenosine triphosphate (ATP), through the process of oxidative phosphorylation, which is carried out by the mitochondrial respiratory chain (MRC), composed by five multi-heteromeric complexes embedded in the inner mitochondrial membrane. The energy loss due to mitochondrial dysfunction often leads to severe encephalopathy with onset in infancy or early childhood. Both clinical features and genetic causes of mitochondrial disease are extremely heterogeneous. The list of known genes associated to these conditions is steadily increasing, and has recently further boosted by the systematic use of next generation sequencing technology. Hence, the diagnostic work-up can be very difficult; however, the achievement of a molecular definition for a given disease entity is the ultimate goal for the diagnostic investigation, since this information allows the physician to offer reliable family counselling, including prenatal diagnosis. This review, intended for the paediatric practitioner, has been organized according to clinical classification of early onset mitochondrial encephalopathies, based on the clinical-radiological hallmarks of the diseases, and on the corresponding biochemical and genetic profiles. The main nosological groups include: i) mtDNA depletion syndromes; ii) Leigh disease; iii) leukoencephalopathies; iv) encephalocardiomyopathies; and (v) miscellaneous disorders, encompassing a large group of phenotypically heterogeneous syndromes. We will also comment the importance of clinical management of children with mitochondrial disorders, based on a multidisciplinary approach, and will discuss the currently vailable treatments, the rational basis of which is linked to increasing knowledge of the pathogenetic mechanisms underlying mitochondrial dysfunction. Introduzione I mitocondri, organuli presenti in tutte le cellule eucariotiche, sono la maggior fonte di adenosina trifosfato (ATP), il “carburante” delle cellule, sintetizzato attraverso il processo della fosforilazione ossidativa (OXPHOS). L’OXPHOS è svolta dalla catena respiratoria mitocondriale (MRC) composta di complessi multi-eteromerici localizzati nella membrana mitocondriale interna (MIM). I mitocondri contengono un proprio DNA (mtDNA), che, nelle specie sessuate, è trasmesso esclusivamente attraverso la linea materna. Il DNA mitocondriale umano, codifica 13 proteine e 24 RNA (22 tRNA e 2 rRNA), essenziali per la sintesi proteica mitocondriale. Le subunità codificate dal DNA mitocondriale interagiscono con più di 70 subunità codificate dal DNA nucleare per formare quattro dei cinque complessi della MRC. Mutazioni nei geni mitocondriali, o in geni nucleari correlati alla OXPHOS, possono portare ad una insufficienza energetica causata dal deficit di ATP, e all’insorgenza di una malattia mitocondriale. Il buon funzionamento dei diversi tessuti ed organi del corpo umano dipende dall’adeguata produzione di ATP, specialmente quando la richiesta energetica è cospicua, come nei neuroni e nelle cel- 202 lule muscolari scheletriche. Ciò spiega perchè disfunzioni primitive dei mitocondri causino solitamente neuro-degenerazione o miopatia in bambini ed adulti. Tuttavia, le malattie mitocondriali possono coinvolgere ogni altro organo, sia singolarmente sia in associazione con muscolo e cervello. Individualmente rare, prese nel complesso le malattie mitocondriali risultano tra le più frequenti malattie genetiche neurologiche, con una prevalenza minima superiore a 1 su 5000 individui nella popolazione europea (Schaefer et al., 2004). In più del 50% dei pazienti adulti e in una percentuale ancora maggiore di pazienti pediatrici non si è ancora in grado di giungere alla definizione genetica, e la diagnosi si basa esclusivamente sui risultati biochimici e/o morfologici nei campioni di muscolo scheletrico e, più raramente, di fibroblasti cutanei in coltura. La mancanza di una diagnosi genetica impedisce ai genitori di ottenere un’affidabile diagnosi prenatale. L’analisi del DNA mitocondriale è una procedura relativamente ben standardizzata offerta da diversi centri specialistici; tuttavia, la lista dei geni malattia di origine nucleare, associati a patologie mitocondriali, è costantemente in crescita, tanto da rendere le procedure diagnostiche e i percorsi diagnostico-terapeutici Encefalopatie mitocondriali infantili Tabella I. Classificazione delle encefalopatie mitocondriali secondo criteri clinici. Malattia Caratteristiche cliniche Deficit CR Genotipo Sindrome Di Alpers-Huttenlocher e Epatoencefalopatie Encefalopatia precoce e progressiva con atrofia corticale e sottocorticale. Epilessia ad esordio precoce. Segni di epatopatia Complesso I, III, IV Complesso IV Deficit multiplo POLG1, DGOUK, MPV17 SCO1 EFG1 Complesso I TWINKLE Esordio nella prima infanzia con lesioni simmetriche della sostanza grigia profonda. Ipotonia, difficoltà di accrescimento, vomito ricorrente, alterazione dei movimenti oculari, atassia, distonia, neuropatia periferica, disfagia, difficoltà respiratorie Complesso I MTND2, MTND3, MTND5, MTND6 NDUFS1, NDUFS3, NDUFS4 NDUFS7, NDUFS8, NDUFA2, NDUFV1, NDUFAF2, C8ORF38, C20ORF7, FOXRED1 SHDA UQCRQ SURF1, COX10, COX15, TACO1 MTATP6 EFG1, C12ORF65 LRPPRC Esordio neonatale o nella prima infanzia con anomalie della sostanza bianca +/- alterazioni corticali. Ritardo psicomotorio, tetraparesi spastica, atassia, ritardo mentale, sordità, cecità Complesso I Complesso II Complesso IV Complesso I, III NUBPL, NDUFV1 SDHAF1 COX6B1, SURF1 TUFM Nessuno DARS2 Atassia spino cerebellare ad esordio precoce (IOSCA) Malattia di Leigh Variante franco-canadese Leucoencefalopatie LBSL* Encefalocardiomiopatie Complesso II Complesso III Complesso IV Complesso V Deficit multiplo Complesso IV Esordio neonatale. Complesso I Cardiomiopatia ipertrofica, miopatia grave e/o ipotonia centrale, Complesso II difficoltà di crescita e precoce Complesso IV distress respiratorio. Esito fatale nel 1 mese, o ritardo psicomotorio + vari segni neurologici. RM aspecifica. Cardiomiopatia Complesso V Non riportati NDUFS2, NDUFV2,NDUFA11, NDUFAF4, ACAD9 SDHA SCO2, COX15 TMEM70, SLC25A3 DNAJC19, TAZ * LBSL: leucoencefalopatia con coinvolgimento del tronco-encefalo e del midollo spinale con aumento del lattato. molto difficili. Inoltre, l’identificazione di nuovi geni malattia è resa difficoltosa dalla limitata disponibilità di famiglie informative. Nuove tecnologie di sequenziamento nucleotidico ad alta efficienza, come il sequenziamento esomico, offrono ora l’opportunità di ridurre il divario tra diagnosi biochimica e genetica. Questa review è focalizzata sulle patologie mitocondriali che si presentano nei primi anni di vita con un coinvolgimento prevalente del sistema nervoso centrale. Per la presentazione delle diverse categorie e sindromi nosologiche seguiremo la classificazione riportata nella tabella I, che è organizzata secondo criteri prevalentemente clinici. La ricerca degli articoli è stata condotta utilizzando PubMed come motore di ricerca con parola chiave “Early onset mitochondrial encephalopathies”, in un intervallo di tempo compreso tra il 1990 ed il 2011. Gli articoli sono stati scelti sulla base della pertinenza e della rilevanza rispetto al tema della review. Sono stati inclusi, inoltre, articoli pertinenti pubblicati dal nostro gruppo negli ultimi anni. La descrizione degli approcci terapeutici è basata su articoli che descrivono trials clinici controllati o strategie terapeutiche sperimentali supportate dalle recenti evidenze in campo genetico-molecolare. Sindrome di Alpers-Huttenlocher e sindromi da deplezione del DNA mitocondriale Quadro clinico Questa patologia è caratterizzata da diffusa degenerazione della sostanza grigia del cervello, associata ad un grado variabile di coinvolgimento del fegato (dal semplice aumento dei livelli plasmatici degli enzimi epatici fino a grave epatopatia a rapida evoluzione cirrogena). L’esordio è generalmente nella prima infanzia o adolescenza, con sintomi, quali ipotonia e crisi epilettiche resistenti alla terapia. La terapia con acido valproico è da evitare, poiché può precipitare il quadro epatopatico. Lo “stato epilettico” è un’evoluzione frequente di questa condizione. Nella maggior parte dei pazienti con esordio precoce il decorso della malattia è rapidamente progressivo con morte generalmente entro i tre anni d’età. La risonanza magnetica cerebrale mostra una grave atrofia subcorticale, ma è frequente il coinvolgimento di strutture nucleari profonde, particolarmente dei talami. Genetica molecolare La malattia è trasmessa con modalità autosomica recessiva; il fe- 203 D. Diodato et al. gato e, più raramente, il muscolo, presentano deplezione del mtDNA che può, nel fegato, raggiungere livelli drammatici, >90%. Mutazioni in POLG1 sono la causa più frequente di questa grave encefalopatia (Naviaux et al., 1999, Naviaux et al., 2004). POLG1 codifica per la subunità A della polimerasi mitocondriale. La sindrome di AlpersHuttenlocher si trova all’estremo di uno spettro clinico riferibile a mutazioni di POLG1, che comprende anche l’epilessia ed atassia spino cerebellare ad esordio giovanile (SCAE) e la sua variante, atassia sensitiva, sordità neurosensoriale, oftalmoplegia (SANDO, OMIM 607459), l’oftalmoplegia esterna progressiva (PEO) cronica ad esordio adulto, che può venire trasmessa sia come tratto autosomico recessivo (ar) che autosomico dominante (ad) (OMIM #258450; OMIM #157640) con o senza segni aggiuntivi come ad esempio la miopatia generalizzata, la neuropatia periferica sensitivo-motoria, il parkinsonismo, o i disordine bipolari, la menopausa precoce, le insufficienze poliendocrine, ecc. Le sindromi PEO associate a mutazioni in POLG1 sono caratterizzate dall’accumulo di delezioni multiple del mtDNA nel muscolo scheletrico (e anche nel cervello). Questa è una caratteristica molecolare comune delle PEO a trasmissione mendeliana, a prescindere dalla causa genetica primaria, che risiede in mutazioni in geni nucleari che controllano l’integrità del DNA mitocondriale (ad es. l’elicasi del mtDNA, detta Twinkle, il traslocatore ATP-ADP muscolare, oltre, naturalmente, a POLG1). La deplezione epato-cerebrale del mtDNA è una sindrome da deplezione mitocondriale, MDS che, oltre a POLG1, può essere causata da mutazioni in almeno altri due geni nucleari, codificanti, rispettivamente, la deossiguanosina chinasi (DUOGK) (Salviati et al., 2002) e MPV17 (Spinazzola et al., 2006). In questi pazienti il coinvolgimento epatico prevale sul coinvolgimento neurologico, determinando un’importante acidosi metabolica connatale, o neonatale, con episodi di grave ipoglicemia, ed epatopatia rapidamente progressiva ad evoluzione cirrotica, ed exitus. DGUOK codifica per dGK, la deossiguanosina chinasi che ricicla i nucleosidi purinici ai rispettivi nucleotidi monofosfato mediante fosforilazione. L’attività deficitaria di dGK e del suo partner enzimatico specifico per i nucleosidi pirimidinici, la timidina chinasi 2, TK2, determina una riduzione e “squilibrio” dei nucleotidi mitocondriali, i “mattoni” per la costruzione di nuovo mtDNA, risultante nella deplezione dello stesso. Per ragion ancora poco chiare, mutazioni in TK2 causano una MDS prevalentemente a carico del muscolo e del cervello a esordio precoce, mentre il fegato risulta indenne (variante 2, OMIM 609560). Encefalopatia di Leigh: malattia di Leigh (LD) Quadro clinico Si tratta della più frequente encefalopatia mitocondriale dell’infanzia e adolescenza. La malattia di Leigh è definita in primis come entità neuropatologica e neuroradiologica, essendo caratterizzata da lesioni focali bilaterali in una o più aree della sostanza grigia profonda, incluso il midollo spinale rostrale, il tronco encefalico, il talamo, il cervelletto e i gangli basali. Le lesioni consistono in aree di demielinizzazione, gliosi, necrosi con vacuolizzazione spongiforme e proliferazione capillare. Nella maggior parte dei casi la malattia di Leigh è la via finale comune di un danno primario nel sistema bioenergetico delle cellule nervose nel cervello in sviluppo. Questo spiega anche perché l’acidosi lattica, dovuta al blocco nella respirazione cellulare, è sempre presente anche se di variabile gravità. I segni neurologici consistono inizialmente in ipotonia e regressione psicomotoria, seguiti da esordio variabile di distonia, movimenti involontari, atassia ed eventualmente tetraparesi spastica. Anche se il sistema nervoso, 204 Figura 1. (A, B): Risonanza magnetica di un paziente con fenotipo Leigh e deficit del complesso I da mutazione del gene ND5 13514 A>G: sezione coronale in FLAIR (A) e assiale in T2 (B) dimostrano un alterazione bilaterale dei caudati e putamina. (C, D): Risonanza magnetica di un paziente con leucoencefalopatia mitocondriale da difetto del complesso II dovuta a mutazione 169C>G del gene SDHAF1: C sezione coronale in FLAIR (C) e assiale in T2 (D) con iperintensità di segnale che coinvolge la sostanza bianca lobare anteriore e posteriore, il corpo calloso e la sostanza bianca cerebellare. incluso il muscolo scheletrico, è la struttura di gran lunga più colpita, in rari casi vi può essere un interessamento extraneurologico, sotto forma, ad esempio, di cardiomiopatia ioertrofica, o di nefropatia, spesso causata da insufficienza del tubulo prossimale renale, nel quadro di una sindrome di De Toni-Debrè-Fanconi. Altri, frequenti, segni extraneurologici sono il ritardo di crescita staturo-ponderale, l’irsutismo, particolarmente nei casi dovuti a mutazioni di SURF1, e il vomito ricorrente, spia di episodici aggravamenti dell’acidosi lattica. Genetica molecolare Un deficit grave d’attività in ciascuno dei complessi della MRC può determinare la LD (OMIM 256000). In particolare, si possono distinguere le seguenti categorie di difetti biochimico/molecolari: 1) difetti isolati di complesso I (Fig. 1A-B); 2) difetti isolati di complesso IV; 3) difetti multipli della MRC; 4) mutazioni nell’ATPasi 6, una subunità del complesso V codificata dal mtDNA. Nella nostra esperienza, il deficit del complesso piruvico deidrogenasi (PDHC) è causa piuttosto frequente di LD, anche se può causare quadri encefalopatici precoci meno specifici, con caratteristiche cliniche e neuroradiologiche che differiscono da, o si sovrappongono solo parzialmente, a quelle tipiche della LD. Difetti del complesso I Il complesso I (NADH deidrogenasi ubichinone-ubichinolo reduttasi) catalizza l’ossidazione del nicotinamide adenin-dinucleotide ridotto (NADH) accoppiata alla riduzione dell’ubichinone (CoQ) a ubichinolo. Encefalopatie mitocondriali infantili Il complesso I consiste di circa 45 subunità (Carroll et al., 2006), delle quali sette codificate dal genoma mitocondriale mentre le altre dai geni nucleari. La LD è stata associata a diverse mutazioni che colpiscono sia le subunità codificate dal mtDNA (ad es. MTND2 o MTND5) sia a quelle codificate dal DNA nucleare (ad es. NDUFS1 e NDUFA1), ed anche a mutazioni in fattori di assemblaggio specifici per il complesso I. di lattato anche nelle regioni cerebrali non ancora anatomicamente alterate e quindi non rilevabili alla RM standard. La leucoencefalopatia, associata a deficit specifico del complesso I è causata da mutazioni nelle subunità strutturali o nei fattori di assemblaggio. Per esempio, mutazioni in NDUFV1 o in NDUFS1, possono causare leucodistrofia ed epilessia mioclonica (Schuelke et al., 1999), oltre alla LD. Difetti del complesso IV Mutazioni nei geni che codificano fattori d’assemblaggio del complesso IV (citocromo c ossidasi, COX) sono la causa principale di difetti del complesso IV. Trattandosi di proteine a cdifica da geni nucleari, sono patologie trasmesse come tratto autosomico recessivo, e si presentano nella prima infanzia con un quadro di LD. Le mutazioni più frequentemente riportate in letteratura sono a carico di SURF1, una proteina coinvolta nella formazione dell’olocomplesso IV (Tiranti et al., 1998). Molto più rare sono le mutazioni in COX10 (Valnot et al., 2000) e COX15 (Antonicka et al., 2003), due enzimi coinvolti nella biosintesi del gruppo eme COX-specifico, e in TACO1 (Weraarpachai et al., 2009), fattore indispensabile per l’efficiente traduzione della subunità 1 della COX, che costituisce la prima tappa nella formazione del complesso IV. Encefalocardiomiopatie mitocondriale Difetti del complesso V L’ATP sintasi (complesso V) comprende una porzione integrale di membrana, la particella F0, ed una porzione periferica, F1. Due piccole ma essenziali proteine della porzione F0, le ATPasi 6 e 8, sono codificate dal mtDNA. La mutazione più frequente del complesso V è la trasversione nucleotidica T8993T>G nel gene codificante ATPasi 6. A seconda della percentuale di mutazione rispetto alla quota selvatica (eteroplasmia) presente nei tessuti critici, particolarmente il sistema nervoso, la mutazione può determinare una grave forma di LD, a trasmissione materna ed esordio infantile (MILS), o una condizione meno grave, detta NARP (astenia neurogena, atassia, retinite pigmentosa; OMIM 551500), ad esordio giovanile o in età adulta. La MILS tipicamente si riscontra quando la mutazione 8993T>G è presente in percentuale >90%, mentre la NARP è comunemente associata a percentuali intorno al 50%-60%. Leucoencefalopatia mitocondriale Le alterazioni di segnale RM prevalenti o esclusive nella sostanza bianca, con minima o assente alterazione di segnale nei gangli della base o nel tronco cerebrale, comprendono circa il 20% dei nostri 320 casi infantili di patologia mitocondriale. La leucoencefalopatia mitocondriale dell’infanzia è spesso associata a difetti del complesso I o del complesso II, sebbene alcuni rari pazienti con deficit di COX e mutazioni in SURF1 possano presentarsi con lesioni prevalentemente di tipo leucoencefalopatico (Rahman et al., 2001). A prescindere dal difetto biochimico, due sono le principali presentazioni cliniche: 1) deficit psicomotorio precocissimo e ritardo di crescita, seguiti da rapido peggioramento esitante in tetraparesi spastica con grave ritardo mentale; 2) un quadro caratterizzato da un periodo libero da malattia durante i primi anni di vita, seguito dall’esordio acuto di sintomi focali motori e/o crisi epilettiche e decorso lentamente progressivo. La diagnosi differenziale, primariamente basata sulle caratteristiche RM, deve considerare lo spettro delle leucoencefalopatie ad esordio precoce, incluse la malattia di Alexander, la malattia di Canavan, la leucoencefalopatia megaencefalica con cisti sottocorticali, e la vanishing white matter disesase. Un aiuto alla diagnosi differenziale viene dalla spettroscopia protonica cerebrale, che può ben evidenziare l’accumulo L’encefalocardiomiopatia è una grave, sindrome mitocondriale spesso fatale nella prima infanzia. I piccoli sono di solito gravemente ammalati già alla nascita, con deficit della funzione di pompa cardiaca ed acidosi lattica. Le caratteristiche cliniche includono cardiomiopatia ipertrofica, ipotonia, ritardo di crescita, e precoce distress respiratorio. La risonanza magnetica è piuttosto aspecifica, mostrando in genere anomalie non specifiche d’intensità di segnale nella sostanza bianca periventricolare e, talora, dei nuclei grigi profondi. Il decorso clinico può essere fulminante, mentre i pazienti che sopravvivono ai primi mesi di vita possono sviluppare un ritardo psicomotorio, e segni quali nistagmo, deficit cognitivo, atassia e miopatia. Spesso sono presenti alti livelli di lattato nel plasma, nel liquor e nelle urine. Come nella maggior parte delle patologie mitocondriali ad esordio precoce, la biopsia muscolare non è dirimente e soltanto l’analisi biochimica nel muscolo può portare alla diagnosi. Genetica molecolare I difetti biochimici più frequentemente riscontrati colpiscono il complesso I, il complesso IV o il complesso V. ACAD9 codifica per una acil-CoA deidrogenasi mitocondriale che ha verosimilmente un ruolo marginale nella beta ossidazione degli acidi grassi, ma è direttamente coinvolto nell’assemblaggio del complesso I, interagendo con altri fattori come ECSIT e FoxRed (Nouws et al., 2010); mutazioni in ACAD9 sono tipicamente associate a grave acidosi lattica connatale, a volte fatale, seguita da cardiomiopatia ipertrofica. Mutazioni in SCO2 e COX15, due fattori d’assemblaggio della COX, sono state descritte in pazienti con, rispettivamente, cardio-encefalopatia e cardiomiopatia infantile a decorso fatale (Böhm et al., 2006). Mutazioni in TMEM70, che si suppone sia un fattore d’assemblaggio del complesso V, sono state trovate in pazienti, prevalentemente d’origine ROM, con cardiomiopatia e deficit isolato di ATP-sintasi (CÍzkova et al., 2008). La sindrome di Barth, cardiomiopatia dilatativa, neutropenia e aumentata escrezione di 3-metilglutaconico (OMIM 302060) è causata da mutazioni in TAZ, un gene X-linked che codifica per l’acil Co-A sintetasi cardiolipina specifica (tafazzina) cruciale per l’integrità dei complessi della MRC nella membrana interna mitocondriale, MIM (Schlame et al., 2000). Miscellanea Un gran numero di encefalopatie mitocondriali che non rientrano tra le presentazioni cliniche tipiche sono raccolte in un gruppo molto eterogeneo di patologie neurologiche (Tab. II). Alcune sono molto rare, essendo state descritte solo in singole famiglie o in popolazioni isolate. A dispetto della loro rarità, questi disordini ben illustrano la complessa relazione tra disfunzione mitocondriale e patologia umana. I neurologi pediatri e i pediatri clinici devono essere consapevoli della loro esistenza, in modo da poter meglio indirizzare l’indagine molecolare. 205 D. Diodato et al. Tabella II. Caratteristiche di altre encefalopatie mitocondriali. Gene Funzione della proteina Fenotipo clinico Deficit catena respiratoria Altre caratteristiche biochimiche/molecolari BCS1L Fattore di assemblaggio cIII Tubulopatia neonatale, epatopatia ed encefalopatia +/- pili torti, accumulo di ferro, facies grossolana, sindrome GRACILE (ritardo di crescita, aminoaciduria, colestasi, accumulo di ferro, acidosi lattica e morte precoce), sindrome di Bjornstand, (sordità congenita neurosensoriale e pili torti) Complesso III TTC19 Fattore di assemblaggio cIII Encefalopatia progressiva Complesso III UQCRB Subunità strutturale cIII Ipoglicemia e acidosi lattica Complesso III FASTKD2 Dominio FAST kinasi Ritardo sviluppo psicomotorio, emiplegia, epilessia, atrofia cerebrale asimmetrica Complesso IV ETHE1 Zolfo-diossigenasi Encefalopatia progressiva, petecchie, acrocianosi, diarrea cronia Complesso IV Etilmalonico aciduria SUCLA2-SUCLG1 Sub unità della succinilCoA sintetasi Sindrome encefalomiopatica da deplezione del mtDNA con metilmalonico aciduria Difetti multipli Meiltmalonico aciduria – Deplezione mtDNA AIF Fattore che induce apoptosi Encefalomiopatia Difetti multipli Deplezione mtDNA MRPS16 Componente dei ribosomi mitocondriali Agenesia del corpo calloso, caratteristiche dismorfiche, grave acidosi, esito fatale Difetti multipli Difetto di sintesi delle proteine mitocondriali RARS2 Arginil tRNA sintetasi Ipoplasia pontocereballare tipo 6 Difetti multipli Difetto di sintesi delle proteine mitocondriali GFER Componente del sistema di rilascio del disulfide Miopatia progressiva con cataratta congenita Difetti multipli COQ2 Biosintesi coenzima Q10 Encefalo miopatia, nefropatia, epatopatia Complesso I+III Complesso II+III Deficit coenzima Q COQ9 Biosintesi coenzima Q10 Acidosi lattica neonatale, successivo esordio di epilessia farmaco resistente, ritardo di sviluppo, cardiomiopatia ipertrofica, tubulopatia renale ComplessoII+ III Deficit coenzima Q PDSS1 Biosintesi coenzima Q10 Esordio precoce di sordità, encefaloneuropatia, obesità Complesso II+III Deficit coenzima Q PDSS2 Biosintesi coenzima Q10 Sindrome di Leigh con nefropatia Complesso II+III Deficit coenzima Q CABC1 Biosintesi coenzima Q10 Atassia spinocerebellare Complesso I+ III Deficit coenzima Q APTX Biosintesi coenzima Q10 Atassia aprassia oculomotoria Complesso II +III Diagnosi Segni e sintomi clinici come il vomito ricorrente, alterazioni della motilità oculare, ipotonia, crisi epilettiche focali, difficoltà di accrescimento e ritardo o regressione psico-motoria sono segni evocativi, seppur aspecifici, di patologia mitocondriale; l’analisi dei livelli di lattato e la risonanza magnetica sia di imaging che spettroscopica 206 risultano spesso alterati nelle encefalopatie mitocondriali infantili. A differenza dei pazienti adulti, i livelli di lattato sono di solito aumentati nei bambini con malattie mitocondriali, sia nel plasma che nel liquor, con valori che concordano con la gravità clinica. Se la risonanza magnetica cerebrale può essere inizialmente normale, durante il decorso della malattia in genere rivela pattern caratteristi- Encefalopatie mitocondriali infantili ci e utili all’orientamento diagnostico. Un buon esempio è il pattern di risonanza tipo Leigh, che dovrebbe spingere il neurologo infantile o il pediatra ad eseguire indagini della catena respiratoria e/o del complesso della piruvico deidrogenasi; in altri quadri di risonanza magnetica, come per esempio nel caso della leucoencefalopatia, i difetti di OXPHOS devono venire presi in considerazione nella diagnosi differenziale con la malattia di Alexander, la CACH (childhood ataxia with central hypomyelination), la malattia di Canavan e le forme associate a diversi tipi di aciduria organica. A proposito di quest’ultimo gruppo di patologie, la ricerca degli acidi organici urinari è sempre importante; si pensi all’aciduria etilmalonica nei pazienti ETHE1, all’aciduria metilglutaconica nella sindrome di Barth, e all’aciduria metilmalonica nei pazienti con mutazioni in SUCLA1 e SUCLG1. Spesso è uno screening negativo degli acidi organici a suggerire un difetto della catena respiratoria piuttosto che, ad esempio, della beta-ossidazione, caratterizzato invece da alterazioni piuttosto specifiche del profilo degli acidi organici urinari. A differenza delle encefalopatie mitocondriali ad esordio adulto, in quelle ad esordio infantile l’esame istologico della biopsia muscolare è raramente informativo. Le fibre ragged red (rosse stracciate) o un’anomala distribuzione della colorazione per la succinato deidrogenasi si riscontrano raramente nei pazienti pediatrici, mentre sono più frequenti alterazioni relativamente aspecifiche, come la sproporzione dei tipi di fibra o una diffusa riduzione della colorazione per la COX. Gestione del paziente I medici chiamati a gestire le malattie mitocondriali devono affrontare numerosi problemi differenti legati all’età dei pazienti e alle diverse presentazioni cliniche. Non esistono, di regola, terapie efficaci in grado di bloccare la progressione della malattia. La gestione delle principali manifestazioni della malattia è spesso l’unico approccio in grado di offrire beneficio al paziente ed alla sua famiglia e consiste in trattamenti di supporto quali: 1) correzione dell’acidosi lattica con bicarbonato nella fase acuta dello scompenso metabolico; 2) terapia delle infezioni che possono peggiorare le già compromesse funzioni neurologiche, 3) prevenzione della disidratazione in occasione di disfagia o vomito ricorrente, 4) trattamento aggressivo delle crisi epilettiche. L’ipotonia, il ritardo psicomotorio e le complicanze artro-scheletriche dovrebbero essere trattati con la terapia fisica, la correzione posturale o quella chirurgica. Uno dei problemi principali nei disordini mitocondriali infantili è il difetto di crescita. Questi sintomi possono generare ansia nei genitori, che di solito sviluppano un senso di inadeguatezza personale o sensi di colpa che influenzano negativamente la relazione tra i diversi membri della famiglia e con il piccolo paziente. È importante, inoltre, inquadrare ed affrontare razionalmente i problemi nutrizionali del bambino con malattia mitocondriale, distinguendo la vera disfagia dal reflusso gastro-esofageo, la dismotilità intestinale, l’anoressia o la debolezza dell’apparato muscolare di supporto alle funzioni digestive ed escretorie. In conclusione, le malattie mitocondriali, in virtù della loro complessità e del loro interessamento multisistemico richiedono un approccio multidisciplinare (Kisler et al., 2010). Terapia Il danno energetico dovuto alla disfunzione mitocondriale si accompagna di solito a produzione eccessiva di radicali liberi, a fenomeni di apoptosi cellulare, e in alcuni casi, ad accumulo di sostanze tos- siche. Tali fenomeni possono costituire l’oggetto di trattamenti razionali. Le strategie disponibili si sintetizzano come segue: (i) evitare l’effetto tossico di alcuni farmaci (valproato, aspirina, antibiotici aminoglicosidici, medicinali antiretrovirali); (ii) fornire come supplemento dosi farmacologiche di coenzimi o vitamine coinvolti nel processo di fosforilazione ossidativa o sostanze che tamponano metaboliti tossici (CoQ10, riboflavina, carnitina, tiamina); (iii) fornire molecole antiossidanti per combattere la produzione di specie reattive dell’ossigeno (vitamina C, E, acido alfa-lipoico ed N-acetilcisteina). È ben documentato che il dicloroacetato (DCA) abbassa i livelli di lattato in diversi disturbi metabolici. Il DCA mantiene il complesso della piruvico deidrogenasi in forma attiva aumentando così la formazione di acetilCoA dal piruvato e riducendo la formazione di lattato. Questi effetti benefici sembrano limitati alla fase acuta dell’acidosi lattica, mentre l’esposizione cronica al DCA è stata associata all’insorgenza di una neuropatia periferica progressiva (Stacpoole et al., 2006). La L-Arginina, che funge da donatore di ossido nitrico, agisce come un vasodilatatore della microcircolazione cerebrale, ed è stata usata con qualche effetto benefico nella MELAS (miopatia mitocondriale con encefalopatia, acidosi lattica e stroke), potendo limitare le conseguenze di episodi simil-stroke acuti e ridurre la loro frequenza (Koga et al., 2005). Tra i diversi cofattori e vitamine usati nelle malattie mitocondriali, il coenzima Q10 e la riboflavina hanno dimostrato la maggiore efficacia. I disordini dovuti a difetti biosintetici del CoQ10 rispondono parzialmente ad alte dosi di ubichinone esogeno. La riboflavina può migliorare le condizioni neurologiche di alcuni pazienti con leucoencefalopatia dovuti a deficit del complesso I o del complesso II. Il meccanismo d’azione consiste, verosimilmente, nella stabilizzazione di un complesso difettivo, ma parzialmente funzionante, aumentando l’apporto del precursore vitaminico del FMN e del FAD, i due gruppi prostetici rispettivamente dei complessi I e II. Molto recentemente, l’uso combinato di metronidazolo ed N-acetilcisteina si è dimostrato parzialmente efficace nel trattamento dell’encefalopatia etilmalonica, dovuta a mutazioni del gene ETHE1. L’effetto battericida del metronidazolo sugli anaerobi intestinali e l’aumentata disponibilità di glutatione derivato dall’N-acetilcisteina portano alla diminuzione delle concentrazioni plasmatiche di idrogeno solforato (H2S), un composto altamente tossico prodotto prevalentemente dagli anaerobi intestinali, che non viene detossificato se manca l’attività della zolfo-diossigenasi mitocondriale codificata da ETHE1. Il coinvolgimento multisistemico delle patologie mitocondriali rende difficile il trapianto d’organo (Dimmock et al., 2008). L’encefalopatia mio-neuro-gastro-intestinale MNGIE, una malattia che porta all’accumulo di timidina a livelli tossici, ha mostrato un sostanziale miglioramento aumentando la capacità dell’organismo di rimuovere la sostanza tossica attraverso il trapianto di cellule staminali ematopoietiche. In linea di principio, altri disordini caratterizzati dall’accumulo di composti tossici, come la stessa encefalopatia etilmalonica, potrebbero essere trattati efficacemente con lo stessa strategia. In conclusione, con poche eccezioni, il trattamento delle encefalopatie mitocondriali ad esordio precoce è ancora inadeguato e la prevenzione, attraverso il consiglio genetico e la diagnosi prenatale, è di primaria importanza. La diagnosi prenatale è stata applicata con successo in diversi casi di madri portatrici di mutazioni NARP/MILS (Harding et al., 1992) dal momento che l’eteroplasmia della mutazione T8993G è uniformemente distribuita tra i vari tessuti, inclusi i villi coriali, per cui conferisce un alto valore predittivo alla analisi quantitativa in questo tessuto. L’applicazione dello stesso approccio ad altre mutazioni eteroplasmiche che invece variano in percentuale da tessuto a tessuto, come la MELAS, è ancora un punto eticamente controverso. 207 D. Diodato et al. Box di orientamento La causa più frequente di encefalopatie metaboliche dell’infanzia è la disfunzione mitocondriale, la cui caratteristica è il deficit energetico dovuto a difetti del processo di fosforilazione ossidativa, effettuato nei mitocondri. Individualmente rari, come gruppo nosologico gli errori congeniti del metabolismo rappresentano una porzione significativa delle encefalopatie ad esordio precoce. A causa della loro rarità ed eterogeneità, le encefalopatie metaboliche sono ancora una difficile sfida per la maggior parte dei medici pediatri. Le nuove tecnologie e la crescente conoscenza delle basi biochimiche e molecolari di queste patologie consentono però già ora, ed ancor più nel prossimo futuro, a neurologi infantili e pediatri di arrivare alla diagnosi molecolare precoce, indispensabile per il consiglio genetico informato, la gestione del paziente secondo la buona pratica medica, basata sull’evidenza, ed infine l’approntamento di terapie razionali, e sperabilmente efficaci. Bibliografia Antonicka H, Mattman A, Carlson CG, et al. Mutations in COX15 produce a defect in the mitochondrial heme biosynthetic pathway, causing early-onset fatal hypertrophic cardiomyopathy. Am J Hum Genet. 2003;72:101-14. Böhm M, Pronicka E, Karczmarewicz E, et al. Retrospective, multicentric study of 180 children with cytochrome C oxidase deficiency. J Pediatr Res. 2006;59:21-6. * Il presente studio descrive le basi genetico-molecolari ed il quadro clinico di un’ampia coorte di bambini con patologia mitocondriale associata a deficit di COX offrendo spunti e suggerimenti diagnostici ai pediatri chiamati ad affrontare questo tipo di patologie. Carroll J, Fearnley IM, Skehel JM, et al. Bovine complex I is a complex of 45 different subunits. J Biol Chem. 2006;281:32724-7. Cízková A, Stránecký V, Mayr JA, et al. TMEM70 mutations cause isolated ATP synthase deficiency and neonatal mitochondrial encephalocardiomyopathy. Nat Genet. 2008;40:1288-90. Dimmock DP, Dunn JK, Feigenbaum A, et al. Abnormal neurological features predict poor survival and should preclude liver transplantation in patients with deoxyguanosine kinase deficiency. Liver Transpl. 2008;14:1480-5. Harding AE, Holt IJ, Sweeney MG, et al. Prenatal diagnosis of mitochondrial DNA8993 T-G disease. Am J Hum Genet. 1992;50:629-33. Kisler JE, Whittaker RG, McFarland R. Mitochondrial diseases in childhood: a clinical approach to investigation and management. Dev Med Child Neurol. 2010;52:422-33. ** Poche reviews si occupano della gestione dei pazienti con malattie mitocondriali ad esordio nell’infanzia ed adolescenza. Quest’ultima offre una visione ampia e strutturata dell’approccio multidisciplinare indispensabile nell’affrontare questo tipo di patologie. Koga Y, Akita Y, Nishioka J, et al. L-Arginine improves the symptoms of strokelike episodes in MELAS. Neurology 2005;64:710-2. Naviaux RK, Nguyen KV. POLG mutations associated with Alpers’ syndrome and mitochondrial DNA depletion. Ann Neurol. 2004;55:706-12. * Questa review descrive in due distinti pedigree il quadro clinico e geneticomolecolare di una delle prime sindromi mitocondriali mai descritte. Naviaux RK, Nyhan WL, Barshop BA, et al. Mitochondrial DNA polymerase gamma deficiency and mtDNA depletion in a child with Alpers’ syndrome. Ann Neurol. 1999;45:54-8. 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Mutant NDUFV1 subunit of mitochondrial complex I causes leukodystrophy and myoclonic epilepsy. Nature Genet. 1999;21:260-1. Spinazzola A, Viscomi C, Fernandez-Vizarra E, et al. MPV17 encodes an inner mitochondrial membrane protein and is mutated in infantile hepatic mitochondrial DNA depletion. Nat Genet. 2006;38:570-5. Stacpoole PW, Kerr DS, Barnes C, et al. Controlled clinical trial of dichloroacetate for treatment of congenital lactic acidosis in children. Pediatrics 2006;117:1519-1. Tiranti V, Hoertnagel K, Carrozzo R, et al. Mutations of SURF-1 in Leigh disease associated with cytochrome c oxidase deficiency. Am J Hum Genet. 1998;63:1609-21. * Mutazioni in SURF-1 sono una causa comune di malattia di Leigh associata a deficit di COX. Attraverso studi di complementazione su linee cellulari di pazienti con malattia di Leigh e successiva analisi di linkage questo articolo descrive la scoperta del gene e della sua associazione con questa patologia mitocondriale. Valnot I, von Kleist-Retzow JC, Barrientos A, et al. A mutation in the human heme A: farnesyltransferase gene (COX10) causes cytochrome c oxidase deficiency. Hum Molec Genet. 2000;9:1245-9. Weraarpachai W, Antonicka H, Sasarman F, et al. Mutation in TACO1, encoding a translational activator of COX I, results in cytochrome c oxidase deficiency and late-onset Leigh syndrome. Nature Genet. 2009;41:833-7. Corrispondenza Daria Diodato, U.O. Neurogenetica Molecolare, Fondazione IRCCS Istituto Neurologico “C. Besta”- sede Bicocca, via Libero Temolo 4, 20126 Milano. Tel. +39 02 2394.2663. Fax +39 02 2394.2619. E-mail: [email protected] 208