Il tutto in un framemnto - Diocesi di Caltanissetta

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Il tutto in un framemnto - Diocesi di Caltanissetta
IL TUTTO IN UN FRAMMENTO
Solennità del Corpus Domini
Cattedrale, 2 giugno 2013
1. Dalla condivisione alla moltiplicazione
Quale lungo e profondo cammino hanno fatto i discepoli di Gesù fra il
momento della moltiplicazione dei pani secondo il racconto dell’evangelista
che abbiamo ascoltato e la conclusione del vangelo!
Qui, dinanzi al bisogno della folla al declinare del giorno, i discepoli dicono a Gesù: «Congeda la folla perché già il giorno tramonta e possano trovare in giro qualcosa da mangiare», alla fine del vangelo diranno a quello straniero che aveva camminato con loro: «Resta con noi perché il giorno ormai
giunge al tramonto». Nel racconto evangelico odierno appaiono chiusi in se
stessi, pensano solo a sé e ai loro bisogni, sono discepoli di Gesù, ma non servitori dell’umanità, non hanno ancora aperto il cuore all’ospitalità, hanno poco – cinque pani e due pesci che, secondo il vangelo di Giovanni, vengono
offerti da un ragazzo – e se lo tengono ben stretto. Alla fine del vangelo, invece, dopo essere stati alla scuola della parola di Dio, alla scuola di quello
Straniero che spiega loro le Scritture, imparano a ospitare anche lo Straniero,
lo accolgono nella locanda e lo fanno sedere alla loro mensa in modo da condividere quello che hanno.
E noi chiediamoci: a che punto siamo nel nostro cammino di fede, siamo
nella situazione di questi discepoli chiusi in se stessi che non sanno ospitare,
o siamo nella condizione finale, quella del cap. 24 di Luca, quella dei discepoli che vivono l’ospitalità nella condivisione della comunione?
Stiamo vivendo un tempo difficilissimo, aumenta sempre più il numero
dei poveri, sono folle ormai nella nostra città. Il rischio che corriamo è quello di chiuderci e tenerci stretto quello che abbiamo, ma attenti, perché più
chiudiamo quello che abbiamo, più questo marcisce e fa marcire la nostra anima; più invece sappiamo condividere, più il poco si moltiplica. Nelle ma-
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ATTI DEL VESCOVO · Omelie
ni di Gesù quei cinque pani e due pesci diventano cibo che sfama le folle, cinquemila uomini, e avanza. Ma noi ci crediamo che, mettendo a disposizione
di Dio e condividendo con gli altri quello che siamo e quello che abbiamo,
tutto viene davvero moltiplicato e noi riceviamo il centuplo quaggiù e la vita eterna?
2. Il dono della speranza e della consolazione
Papa Francesco, nell’omelia del Corpus Domini, ha consegnato alla Chiesa
tre parole: sequela, comunione, condivisione. Sequela perché questa folla ha
fame di Dio e di parole di vita eterna, ha sete di speranza, di una parola di
incoraggiamento, di una carezza che scenda nel cuore e tocchi l’anima, perché senza pane si può anche campare, ma senza amore si è già morti.
Gesù dispensa la sua parola e la folla vive la sua sequela perché Lui, come abbiamo ascoltato, non dà solo la parola per istruire la mente e indicare
le vie, ma guarisce i malati, alla parola fa seguire il gesto, l’azione. E mentre
i discepoli si fanno servitori a tempo della folla, Gesù non manda via nessuno, non misura il tempo del suo essere per gli altri, del suo stare con gli altri,
è tutto per noi fino a darci, non solo il suo tempo, non solo la sua parola e il
suo amore, ma tutto se stesso: “Prendete e mangiate, è il mio corpo dato per
voi”. Nulla più gli rimane, non il tempo, che tutto ha donato, entrando nel
tempo, trasfigurandolo in un oggi eterno di Dio e donandoci il tocco della
sua mano che accarezza i lebbrosi, gli ammalati.
Papa Francesco diceva nell’omelia di Pentecoste: “Quando fate l’elemosina, guardate negli occhi i poveri a cui fate l’elemosina, gli toccate le mani?
Quella è Eucaristia, è la carne di Gesù”. E quando parlo di poveri non mi riferisco solo all’indigente che non ha nulla da mangiare, o non ha come pagare la bolletta della luce o l’affitto della casa, ma mi riferisco a quelle persone,
anche ricche materialmente, che sono povere nel cuore, povere di senso, povere di affetto, mi riferisco ai bambini, ai giovani, alle tante coppie disastrate, alle vedove, ai vedovi, agli ammalati, agli anziani abbandonati a se stessi.
Nella Visita Pastorale avevo lanciato l’iniziativa “il tuo tempo per i poveri”, ebbene, rinnovo questa iniziativa: se ciascuno di noi dedicasse un’ora a
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Il tutto in un frammento
settimana ai poveri, a visitare un ammalato, una persona anziana, il tempo
verrebbe moltiplicato. Noi vogliamo congedare la folla, chiudiamo le chiese, torniamo a casa perché abbiamo finito il lavoro… Gesù non manda via
nessuno.
3. Fare famiglia
E poi la comunione: li fa sedere a gruppi di cinquanta, che è il numero
simbolico per indicare una famiglia, la famiglia ebraica. Bisogna fare famiglia, ecco il senso del Corpus Domini. Gesù entra nella storia, nelle piaghe e
nelle pieghe delle nostre lacerazioni e delle nostre vicende personali, familiari, ecclesiali per fare famiglia e ci mette insieme perché l’Eucaristia ci trasforma in ciò che mangiamo, per cui tutti noi, nutrendoci di Lui, diventiamo altri Gesù, diventiamo “uno” in Lui, così si fa famiglia.
E poi Gesù dice: «Date loro voi stessi da mangiare» e lo dice anche a ciascuno di noi stasera. Che cosa ho io, che cosa hai tu? Non dare qualcosa, dai
te stesso: «Date loro voi stessi…». Io fatto cibo dei miei fratelli e delle mie sorelle, io fatto amore per loro, casa che ospita, cuore che accoglie, abbraccio
che riconcilia e perdona. Questo significa celebrare il Corpus Domini.
Noi andremo per le strade della nostra città tutti insieme a mostrare il Tutto in un frammento, il Dio che ha dato tutto se stesso e si è fatto piccolo, si è
fatto pane perché non fosse privilegio dei ricchi e dei potenti, ma fosse boccone dei poveri, che siamo noi, che, a nostra volta, dobbiamo essere boccone
per gli altri, boccone di affetto, di accoglienza, di tempo donato, segno di un
cuore ospitale. Tutti insieme questa sera facciamo l’Eucaristia in quanto Chiesa, perché l’Eucaristia possa farci Chiesa e insieme, divenuti Lui, camminiamo sulla via della sequela di Gesù, nella comunione di cuori e menti e nella
condivisione di ciò che siamo e di ciò che abbiamo. E così sia!
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