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In abbinata obbligatoria con Italia Oggi. Piena fiducia a Monti dalla Merkel e da Sarkozy Reggio, Arena «Una manovra contro la mia città» I Cirò Doc bianchi e rosati dal gusto secco all’abboccato Freddi i mercati Misure allo studio su Ici e rendite catastali Il Pd ribadisce la richiesta dell’accesso antimafia Apportata modifica lampo al disciplinare alle pagine 4 e 5 Sarkozy e Monti a pagina 14 P. SICILIANI a pagina 11 Demetrio Arena Venerdì 25 novembre 2011 www.ilquotidianodellacalabria.it da pagina 47 a 57 Oltre al primo cittadino nei guai il fratello. La Dda: si risparmiava a danno del territorio Discarica gestita allegramente Il percolato finiva nel fiume: agli arresti il sindaco di Casignana e altri tre IL sindaco di Casignana, Pietro Armando Crinò, e altre tre persone, tra le quali un fratello, sono finiti agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Dda per traffico illecito di rifiuti. Dieci gli indagati. La discarica di Casignana – posta sotto sequestro – sarebbe stata gestita in spregio alle regole pur di risparmiare. Secondo l’accusa, il percolato veniva sversato direttamente in un fiume, e da qui naturalmente finiva in mare. Tra i sottoposti a indagini anche il sindaco di Gioiosa Jonica, Mario Mazza. Catanzaro. Sito dei rifiuti allagato Alli, disastro scongiurato Nel capoluogo si spala fango Disagi a Sala ALOI, FEROLETO e MOLLO alle pagine 8 e 9 F. PAPALIA e G. VERDUCI alle pagine 6 e 7 Vibo Valentia Una giovane anestesista si getta sotto il treno Si spala fango a Catanzaro Sala Uno studio di Legautonomie Debito, Comuni Eurocommissari all’ambiente vicini al baratro Gli europarlamentari nell’aerea del torrente Oliva Amantea. Tappa nell’area del torrente Oliva Motivi sentimentali alla base del gesto nel Basso Tirreno cosentino Gli enti locali sempre più esposti Si aspetta l’Ici per un po’ di ossigeno F. RIDOLFI a pagina 16 RINO MUOIO a pagina 13 CLAUDIO CAVALIERE a pagina 11 Reggio. Né ritardi né omissioni nell’indagine sul caso del consigliere regionale indagato per corruzione elettorale Sombrero Promesse È SURREALE la promessa solenne che il Pdl ha chiesto a Monti di non candidarsi alle prossime elezioni. Rivela scarsa autostima: pensano di aver governato così male, che a un novellino basta un anno per stracciarli. Ma rischiano di azzeccarci, perché Monti candidato premier risolverebbe i problemi delle ex opposizioni. Nel terzo polo supererebbe l'imbarazzo fra Fini e Casini; poi fra entrambi e il Pd. E questo eviterebbe di fare le primarie, con D'Alema che teme Vendola, e Bersani che vinca Renzi. Se Monti rifiuta, a tutti loro non rimane che far vincere di nuovo Berlusconi. Rappoccio, rigettata la richiesta di avocazione LA Procura di Reggio ha rigettato la richiesta di avocazione sul caso del consigliere Rappoccio, indagato per corruzione elettorale. CLAUDIO CORDOVA a pagina 21 Processo All Inside La Ferraro conferma le accuse al fratello GALATÀ alle pag. 12 e 37 11125 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 ANNO 17 - N. 325 - € 1,20 6 Primo piano Venerdì 25 novembre 2011 Primo piano 7 Venerdì 25 novembre 2011 Bomba ecologica Pietro Armando Crinò, il fratello Antonio Giovanni Crinò, Massimo Lafronte e Giuseppe Zoccoli e sotto la discarica di Casignana Operazione “Black garden”, dieci indagati per la discarica di Casignana Il percolato arrivava a mare | di FABIO PAPALIA SIDERNO - Ilario Ammendolia conosce bene Pietro Crinò, è un sindaco come lui e ne condivide l'attività amministrativa all'interno del Comitato dei sindaci della Locride. Il primo cittadino di Caulonia, quindi, ha commentato a caldo le notizie dell'operazione “Black garden”. «Ho appena appreso dell'arresto del sindaco di Casignana Pietro Crinò. Esprimo - ha detto il sindaco di Caulonia - la mia amarezza e l'assoluta convinzione che Pietro Crinò riuscirà a dimostrare la sua completa estraneità ad ogni fatto criminoso. Nelle prossime ore capiremo meglio le accuse contestate». Gli amministratori della Locride si ritroveranno questa mattina a Siderno, presso la sala consiliare della casa municipale sidernese. «Una cosa ci sentiamo di dirla - ha concluso - con assoluta consapevolezza: è sempre più difficile l'impegno politico ed amministrativo nella Locride. Il rischio che vi sarà nel prossimo futuro un disimpegno di massa è molto alto». | di GIOVANNI VERDUCI di GIOVANNI VERDUCI rie per una corretta manutenzione della discarica. L’esecuzione delle misure cautelari reali ha riguardato il sequestro della discarica a servizio dei comuni della bassa locride, il cui valore è valutato 10 milioni di euro, e il sequestro della Zetaemme, valore stimato 3 milioni di euro, che con i suoi 46 mezzi, oltre a gestire la predetta discarica, si occupa del servizio di raccolta degli Rsu per i comuni della costa ionica reggina di Africo, Ardore, Brancaleone, Gioiosa Jonica e Sant’Ilario dello Jonio. Tra i quattro destinatari dell’avviso di garanzia, invece, figura un altro sindaco, quello di Gioiosa Jonica Mario Mazza, e Giorgio Stiriti, il responsabile tecnico della Leonia, la società che si occupa della raccolta di rifiuti a Reggio Calabria. Nei confronti di Mazza e Stiriti, però, vengono contestate singole fattispecie, completamente avulse dal contesto organizzativo di cui sono accusati i cinque destinatari delle misure cautelari. In particolare la Leonia, grazie a un “accordo”, avrebbe conferito per una settimana nella discarica di Casignana i rifiuti trasportati da otto camion al giorno, quando invece era autorizzata solo per quattro di essi. La discarica sequestrata, ha sottolineato il comandante provinciale dell’Arma, colonnello Pasquale Angelosanto, non chiude, è stata affidata in custodiaall’Ufficio del Commissario, mentre la Zetaemme, è stata affidata ad un curatore nominato dall’Ufficio del gip. Soddisfazione e plauso per il lavoro investigativo della Benemerita è stato espresso dal procuratore Pignatone, il quale ha ricordato come le nuove norme in materia di tutela ambientale hanno affidato la competenza alla Procura distrettuale, sia per rimarcare la pericolosità dei reati commessi contro l’ambiente, sia perché, non di rado, il giro d’affaridei rifiutiattiral’appetito delle cosche. REGGIO CALABRIA - La discarica di Casignana è un “colabrodo”, da cui il percolato fuoriesce pericolosamente o viene brucato da mucche che non incontrano ostacoli pascolando all’interno delle aree contaminate. E così per risparmiare 100 euro a tonnellata sulle spese di gestione dell’impianto il percolato veniva sversato nel torrente Rambotta, e da qui raggiungeva il mare. Ieri mattina, dopo indagini avviate nel 2006, è giunta a conclusione l’operazione “Black Garden”, condotta dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio, dai militari del Gruppo di Locri diretti dal tenente colonnello Giuseppe De Liso e del Noe guidato dal capitano Paolo Minutoli: cinque le misure cautelari, quattro delle quali consistenti in arresti domiciliari e una nell’obbligo di dimora. Quattro avvisi di garanzia e il sequestro della discarica e dell’azienda di gestione, per un valore totale stimato di 13 milioni di euro, completano i numeri dell’operazione a tutela dell’ambiente. In manette sono finiti: il sindaco di Casignana, Pietro Armando Crinò di 62 anni; suo fratello Antonio Giovanni, di 52 anni, responsabile tecnico della ditta che gestiva la discarica, la Zetaemme Sas di Bianco; Massimo Lafronte, archittetto di 41 anni; Giuseppe Saverio Zoccoli, di 55 anni, socio della Zetaemme. Obbligo di dimora, invece, per Stefano Tallariti, di 40 anni. A coordinare l’indagine è stata la Procura distrettuale antimafia diretta dal procuratore Giuseppe Pignatone. Il reato contestato agli arrestati è traffico illecito di rifiuti, in quanto mediante diverse operazioni strumentali avrebbero tratto ingiusto profitto risparmiando il denaro occorrente per il corretto smaltimento del percolato, per la ricopertura e la compattazione giornaliera dei rifiuti, nonché per le opere necessa- LE VIDEORIPRESE Pietro Crinò guida dei sindaci locridei I cittadini in protesta. Il comune di Bianco si affidò a un professionista Un imprenditore col vizio della politica La relazione: «Grave danno di tutto l’ecosistema della zona» SIDERNO - Pietro Crinò è il sindaco di Casignana dal 2001, al terzo mandato dopo la tornata elettorale della scorsa primavera. Ma il dottore Crinò è anche il primo dei non eletti alla Regione Calabria in una delle liste del Pdl che in provincia di Reggio Calabria ha appoggiato e sostenuto l'elezione a Governatore della Calabria di Giuseppe Scopelliti. Medico e imprenditore in campo sanitario è uno dei soci principali dello “Studio Radiologico” di Siderno, gioiello della sanità privata calabrese. Tra gli impegni del primo cittadino di Casignana negli ultimi anni c'è stata la valorizzazione e il rilancio del sito archeologico della “Villa Romana”, patrimonio storico della regione. Per Crinò dunque una vita a metà tra gli interessi privati e quelli pubblici. Pietro Crinò è anche il presidente del comitato dei sindaci della Locride, carica che divide con il primo cittadino di Caulonia Ilario Ammendolia che rappresenta l'assemblea dei sindaci. Dunque un impegno politico attivo, specie negli ultimi anni che lo hanno visto riproporsi alla candidatura di sindaco di Casignana e tentare il salto al Consiglio regionale della Calabria. Nel dicembre scorso si era visto recapitare un avviso di garanzia da parte della Dda reggina che stava indagando sulla vicinanza degli ambienti politici alle consorterie mafiose della Locride. La sua posizione nell'ambito di quell'inchiesta venne stralciata in fase di archiviazione delle indagini. Oggi un'altra tegola sulla vita dell'imprenditore con la passione della politica. | Totò è «l’autentica mente ideologica» SIDERNO - Totò era “l'autentica mente ideologica” mentre Massimo era il suo “braccio destro operativo”. I carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Reggio, diretti dal capitano Paolo Minutoli, nell’inchiesta “Black garden” hanno tratteggiato le figure di Antonio Giovanni Crinò, l'ingegnere responsabiletecnicodella “Zetaemme”, e dell'architetto Massimo Lafronte, professionista che aveva collaborato esternamente all'attività della discarica e, nell'ultimo periodo, aveva assolto il compito di direttore dei lavori di ampliamento della discarica. L'attenzione dei carabinieri, durante l'attività di indagine seguita passo dopo passo dai magistrati della Dda di Reggio, si è concentrata su Antonio Giovanni Crinò: il fratello di Pietro tuttora sindaco di Ca- zata e, successivamente, trattato per la sua definitiva neutralizzazione. «E ogni volta - questa una delle intercettazioni registrate a carico di Antonio Giovani Crinò devo pagare per il percolato». Ma i carabinieri del Noe hanno segnalato anche un'altra particolarità del “caso Casignana”: il conflitto d'interessi fra i fratelli Pietro e Antonio Crinò, l'uno sindaco di Casignana e controllore della discarica e l'altro responsabile tecnico della ditta controllata e operante sul sito di stoccaggio dei rifiuti. «Ne deriva - si legge nell’ordinanza - che l'insieme delle omissioni ascritte alla Zetaemme non solo sono del tutto conosciute da Pietro Crinò, ma addirittura da lui dolosamente coperte e oscurate stante anche l'evidente rapporto interpersonale intercorrente tra la mente del gruppo e il sindaco di Casignana». Il braccio destro del responsabile della “Zetaemme” era l’architetto Lafronte signana. Per i militari proprio l'ingegnere Totò avrebbe ricoperto il ruolo di «autentica mente ideologica e fattuale dell'intera vicenda», sempre lui, poi, «sarebbe stato del tutto consapevole dello sfacelo gestionale della discarica di Casignana». Per i carabinieri, poi, sarebbe stato sempre lui ad occuparsi, direttamente o per interposta persona, dello sversamento del percolato direttamente sul vallone Rambotta, consentendo di fatto che il pericoloso liquido di risulta della macerazione dei rifiuti finisse per sversare nella fiumara sottostante e, quindi, a mare. Ad inchiodare l'ingegnere Crinò ci sarebbero le regi- strazioni effettuate dalle due telecamere piazzate dai carabinieri di fronte alla discarica di Casignana; ore ed ore di filmati raccolte in sette Dvd e passati al vaglio dagli inquirenti della Procura antimafia reggina. Nei video si vede un uomo, che per gli investigatori sarebbe proprio l'ingegnere Antonio Crinò, aprire una valvola di sfogo e scaricare il liquido nero al di fuori delle vasche di contenimento. Nel vallone ci sarebbero finiti circa 250 mila litri al giorno di percolato, circa tre litri ogni secondo. Un lavoro sporco che l'ingegnere, in base alla ricostruzione effettuata dagli investigatori, avrebbe | IL CASO | Le riprese inchiodano Antonio Crinò eseguito per risparmiare sui costi del corretto smaltimento del percolato che, se non fosse stato scaricato abusivamente, sarebbe dovuto essere raccolto da una ditta specializ- L’input dal perito Raso SIDERNO - Quella di Casignana è stata da sempre una discarica contestata. Il sindaco del piccolo comune della Locride ed i vari responsabili della ditta che si sono ritrovati a gestirla erano già stati denunciati delle forze dell'ordine. Il sito di stoccaggio dei rifiuti, spiegano gli investigatori del Noe, per lunghi anni ha assunto un notevole carico di rifiuti. Una mole imponente, superiore alle reali capacità della discarica che, alla fine, è scoppiata nelle mani di chi la stava gestendo. La cittadinanza del luogo ha alzato le barricate contro i rifiuti e la vallata scelta per il loro deposito tombale. Proprio da queste proteste, sostenute da un comitato cittadino, sono partite le prime indagini dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico. Nelle carte dell'inchiesta vengono ricostruite nei minimi particolari le vicissitudini legate alla discarica di Casignana. «Il 30 ottobre 2008 - scrivono i carabinieri - cominciava un'azione di protesta da parte di un neo costituito comitato cittadino. La protesta era incentrata su sospette irregolarità gestionali e costruttive della discarica per la raccolta di rifiuti solidi urbani sita in Casignana che, a detta degli stessi cittadini, stavano causando un grave inquinamento di tutta la vallata. A seguito delle notizie acquisite durante la suddetta protesta, veniva avviata, di concerto con la Stazione dell'Arma di Caraffa del Bianco, un'articolata indagine mirata ad approfondire la struttura della discarica e la morfologia del territorio circostante, nonché ad acquisire le ordinanze che regolamentavano l'utilizzo della discarica fin dalla sua apertura». Una mano di aiuto ai carabinieri, poi, giunse dal perito nominato dal comune di Bianco e dai tecnici dell'Arpacal. «I risultati dello studio del dottor Francesco Raso - si legge nelle carte dell'inchie- sta - tecnico specializzato in scienze ambientali, incaricato dal Comune di Bianco di stabilire lo stato dei luoghi interessati dal possibile inquinamento, davano atto dell'esistenza di un grave danno di tutto l'ecosistema della zona». I costanti controlli dell'Arpacal, poi, sembravano non essere graditi al responsabile tecnico della “Zetaemme” che, in qualche occasione, avrebbe apostrofato i dirigenti dell'agenzia regionale con termini non proprio lusinghieri. Autorizzata all'esercizio nel lontano 1998, la discarica di Casignana ha subito diversi stop durante l'arco temporale della sua utilizzazione, come quello del 2009. I lavori di adeguamento ne consentirono la riapertura e la discarica di Casignana fu chiamata ad ospitare, in pieno caos ri- fiuti, anche la spazzatura proveniente da Reggio Calabria e dal suo hinterland. In questi anni, poi, sono stati numerosi i controlli effettuati dalle forze dell'ordine all'interno del sito e altrettante le violazioni registrate: «inadempimenti scrivono gli investigatori - protratti sino al settembre 2011e oltre». Per i magistrati, infine, nemmeno la “Zetaemme” avrebbe più titolo a gestire l'impianto di Casignana, in quanto l'Albo nazionale dei gestori ambientali non aveva provveduto al rinnovo della stessa». gio.ve. La ditta non avrebbe più titoli a gestire il sito PER SINGOLI CASI Avviso di garanzia anche per Mario Mazza e al direttore generale della Leonia Giorgio Stiriti «NON SONO stato informato di nulla, non so niente di questa storia». Sono le parole del sindaco di Gioiosa Ionica, Mario Mazza ed esponente dell'Udc, che risulterebbe tra le persone indagate nell'ambito dell'operazione dei Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e del Noe che ieri ha portato al fermo del primo cittadino di Casignana Pietro Crinò, ed al sequestro della discarica. Fra gli indagati figura anche Giorgio Stiriti, 42 anni, direttore generale della Leonia, la società incaricata della raccolta dei rifiuti nel comprensorio, e Stefano Tallarita (nella foto) operaio della Zetaemme . Tra le persone a vario titolo coinvolte nell'inchiesta ci sarebbero anche altri dipendenti di vari comuni che avrebbero “spinto” per scaricare anche in divieto delle normative vigenti nel sito di raccolta dei rifiuti di Casignana. In tutto sono quattro le altre persone destinatarie di avviso di garanzia da parte della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha in carico le indagini in materia di reati ambientali. SIDERNO - Non se l’aspettava Pietro Crinò. Il sindaco di Casignana è rimasto sorpreso quando i carabinieri hanno bussato alla porta di casa per notificargli l’ordinanza per gli arresti domiciliari spiccata dal gip reggino Antonino Laganà. Eppure per gli investigatori del Noe Crinò il primo cittadino del piccolo centro della Locride era cosciente di quanto accadeva all’interno della discarica. Anzi pergli uominidel colonnelloPaolo Minutoli la stessa, «ampliata abusivamente e illecitamente per aumentare i margini di profitto», era considerata uno strumento di “prestigio e pressione politica”. Nelle intercettazioni per i magistrati ci sarebbe la riprova di questa strategia. Il sindaco Crinò viene ascoltato mentre discute con un soggetto del reggino, in ballo c’è lo spostamento di rifiuti dalla città dello Stretto verso al discarica di Casignana: «C: Eh, fatemi chiamare da Scopelliti, oppure da, da, da coso, oppure dall'assessore, altrimenti a Casignana non viene nessuno, no. S.: L'assessore chi, Caridi? C: No, no l'assessore Caridi non centra, o Pugliano o Scopelliti direttamente, se vogliono qualcosa dalla, per la discarica diCasignana,mi devechiamareo Scopelliti o l'assessore Pugliano, glielo dite ufficialmente. C: Il Sindaco di Casignana ha detto che se volete qualcosa per lo discarica, lo deve chiamare o Scopelliti o l'assessore Pugliano . S: L'assessore Pugliano? C: Sono finiti i tempI: sono dieci anni io che servo tuffa loprovinciae nonsolo,sonofiniti i tempi, questi due signori uno dei due che mi chiami». Il sindaco Crinò, quindi voleva essere contattato direttamente dal presidente della Regione. «Siccome a me - spiega ancora la telefono il primo cittadino - non mi rispondono dopo le eIezioni: dopo le elezioni non mi rispondono più». Per gli investigatori: «il sindaco, lungi dal motivare il proprio rifiuto per ragioni di legittimità, lo motiva "rinfacciando" una mancata attenzione "politica" dei vertici politici regionali nei suoi confronti. Qui perlomeno si profila (anche) qual è l'interesse strumentale del Sindaco a mantenere in vita gestione desuete e inefficienti come quelle in esame rispetto tuttavia a una discarica che -per la sua funzione nevralgica - rappresenta un forte strumento di pressione politica in mano allo stesso primo cittadino». La discarica preoccupava il sindaco Crinò, che in piena campagna elettorale era “tormentato” dalle polemiche e dagli attacchi sugli organi di stampa e su facebook: «Perché mi stanno, mi stanno, mi stanno assalendo da tutte le parti Peppe. Vaa finire davvero che ho pure problemi con queste elezioni. Avevo il 90% avevo. Il 90% di, di, di tutti... che mi votavano eh!». SIDERNO - L’ingegnere Antonio Giovanni Crinò era convinto di aver prodotto un “falso”, di aver lavorato oltre il rispetto delle regole e, in diverse occasioni, avrebbe provato a tirarsi fuori d’impaccio o denunciando dei sabotaggi mai subiti dalla discarica di Casignana o cercando conforto nell’aiuto di un addetto dell’ufficio del Commissario per l’emergenza rifiuti in Calabria. «Stupisce - scrivono i magistrati della Dda nella richiesta di arresto - che è proprio un addetto del predetto Ufficio a fornire ad Antonio Crinò la soluzione tecnica formale (e falsa come visto) in ordine all'assenza di necessità di specifica autorizzazione rispetto all'ampliamento del sito abusivamente compiuto per bocca dello stesso direttore tecnico della Zetaemme». Poche righe più avanti, poi, gli inquirenti ritornano sulla vicenda: «Ancora, desta ulteriore perplessità - si legge nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari - sempre l'atteggiamento assunto dall'ingegnere facente parte del predetto Ufficio Regionale afferma che" Ti ho detto di mandarla pure all'Arpacal sono quelli che stanno creando problemi laddove il suddetto Ufficio dovrebbe (solo) interessarsi della corretta gestione delle discarica tutelandone in via primaria il relativo funzionamento e non invece preoccuparsi di individuare "i soggetti pubblici" che creano difficoltà ostative a gestioni come quella qui in esame». Controllore e controllato, quindi, finivano per sentirsi spesso e “studiare” il sistema più rapido e indolore per superare le verifiche dell’Arpacal: un’altra agenzia regionale che ha funzioni di controllo sulle tematiche ambientali. Per gli investigatori questa sarebbe diventata una prassi: «gli odierni indagati, nel loro tentativo sistematico di ampliare anche per il futuro la discarica in esame, si rifaranno (anche) al predetto interlocutore per ottenere - ove possibile - celeri via libera amministrativi». La discarica di Casignana, infatti, per i carabinieri del Noe aveva bisogno di molte cure. «Crinò e La Fronte - si legge nelle carte dell’inchiesta - erano consapevoli Antonio dell'assenza di un adeguato sistema di drenaggio, del continuo sversamento di percolato, della mancanza di un corretto smaltimento dello stesso in quanto troppo costoso, dell'ampliamento abusivo -e non autorizzato - del sito, del ricorso a mezzi e strumenti vetusti e privi di adeguata manutenzione, della falsità della relazione redatta il 14 settembre del 2010 in atti in risposta ai rilievi dell'Arpacal». gio.ve. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Ammendolia: «Sempre difficile amministrare» | Il sito Dall'Ufficio veniva usato del Commissario per prestigio dritte politico all’ingegnere Agli arresti il sindaco Crinò , il fratello e altre due persone Sequestrato l’impianto di trattamento dei rifiuti IL COMMENTO DAL SINDACO Venerdì 25 novembre 2011 24 ore in Calabria Ingresso distrutto, vetri in frantumi. Solo per caso evitati guai peggiori Operazione della polizia Rapine e droga 15 arresti Torre di Ruggiero, divelto il portone del centro immigrati a Crotone Ordigno alla “Chirone” di GIANNI ROMANO TORRE DI RUGGIERO – Ore 23 e 40, il silenzio del borgo del centro storico di Torre di Ruggiero, un paese delle preserre catanzaresi, viene improvvisamente rotto dallo scoppio di una bomba con effetto devastante, il rumore della deflagrazione è stato udito a chilometri di distanza. L’ordigno è stato piazzato davanti al portone di ingresso del centro di emergenza Africa “Madonna delle Grazie” gestito dalla cooperativa sociale “Chirone” del responsabile Giuseppe Apostoliti. Il centro è stato realizzato grazie ad un meritorio progetto voluto dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco avvocato Giuseppe Pitaro, ed è rivolto a decine di giovani profughi nord africani lontani da tutte le guerre. Sono tutti minori i presenti nella struttura e solo il caso ha voluto che nessuno sia rimasto ferito, visto che la bomba ad alto potenziale è esplosa distruggendo il portone di ingresso e i vetri, diventati micidiali proiettili, si sono conficcati dappertutto nel grande corridoio. I vetri delle finestre sono stati anche loro distrutti dalla violenza dell’esplosione, con i minori seduti davanti al televisore. Subito informato, arrivava sul posto il sindaco Giuseppe Pitaro con alcuni esponenti L’ingresso della cooperativa sociale “Chirone” e il portone divelto dell’amministrazione comunale. «Un gesto gravissimo e ingiustificabile - queste le parole di Pitaro - siamo davvero amareggiati come amministratori comunali, un gesto che colpisce le coscienze di chi, come il Comune di Torre di Ruggiero, ha fatto della solidarietà il suo cavallo di battaglia. «Giovani profughi - continua Pitaro - che sono perfettamente integrati nel nostro borgo ed è facile incontrarli per il paese o a pranzo presso qualche famiglia ospitale. Un gesto estremo, che non ferma certo la macchina amministrativa. Non sappiamo cosa possa significare una simile azione, ma siamo coscienti che gli inquirenti faranno il loro corso investigativo». Sul posto per i rilievi di rito, sono arrivati i carabinieri della stazione di Cardinale competente per territorio, quelli della compagnia di Soverato agli ordini del comandante capitano Emanuele Leuzzi, gli uomini della Digos della Questura di Catanzaro, la scientifica, alla ricerca di eventuali tracce per dare un nome e un volto agli autori di un gesto inqualificabile. Venivano poi informati il tribunale dei minori di Catanzaro e la prefettura, mentre erano tanti gli attestati di solidarietà e vicinanza che arrivavano da più parti all’amministrazione comunale di Torre di Ruggiero. CROTONE – Investivano i proventi della rapine per acquistare droga da rivendere nelle discoteche e nei quartieri di Crotone, ma anche nelle frazioni limitrofe. Soprattutto cocaina, ma anche marijuana ed hascish. È quanto emerge dall’indagine della Squadra Mobile di Crotone che ieri mattina è sfociata nell’operazione “Gold and White”, conriferimentoall’oro rapinato nelle gioiellerie oltre che in sale giochi ed altri esercizi commerciali ed al biancodella cocainaspacciata. Quindicii destinatari del provvedimento (dieci in carcere, ma uno è irreperibile, cinque ai domiciliari). L’indagine ha rivelato l’esistenza di un gruppo criminale autonomo, ma che agiva con il beneplacito di elementi delle cosche locali. A spiegarlo, nel corso di una conferenza stampa, sono stati il procuratore della repubblica di Crotone Raffaele Mazzotta, il questore Giuseppe Gammino, il capo della squadra Mobile Vincenzo Coccoli e il suo vice Cataldo Pignataro. È stata la serie di rapine e tentate rapine compiute a ripetizione in città tra il gennaioe ilmarzo scorsiamettere inallarme gli inquirentiche sono partiti dal filmato di una telecamera di sorveglianza piazzata all’interno di una delle gioiellerie per risalire alla banda. In quelle riprese è stato immortalato l’uomo che si fingeva un normale cliente facendosi mostrare dal proprietario alcuni oggetti da acquistare, ma una volta aperta la cassaforte entrava in scena il complice armato. Gang filmata durante i colpi in gioielleria La Dda chiede un calendario fitto di udienze per scongiurare le scarcerazioni Salvo il processo per Lea AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI CATANZARO Già nominato il nuovo presidente della Corte d’assise di Milano PIAZZA ROSSI – TEL. 0961/8411 – FAX 0961/84650 di ANTONIO ANASTASI ESTRATTO AVVISO ESITO GARA Ai sensi del D.Lgs. 163/2006, si rende noto che in data 13.09.2011 è stata esperita la procedura aperta (29/2011) per l’affidamento dei lavori di interventi integrati di ripristino dell’officiosità idraulica della Fiumarella di Guardavalle – CUP. C86E10000950002 – CIG.3031892C6A. La gara è stata aggiudicata con il criterio del prezzo più basso, inferiore a quello posto a base di gara, determinato mediante offerta prezzi unitari (art. 81 comma 1 e 82 comma 3 del D.Lgs. 163/2006 e ss.mm.ii) con esclusione dalla gara delle offerte che presentino una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia individuata, ai sensi dell’art. 86, comma 1, del D.Lgs. 163/2006 (art. 122 comma 9, del citato decreto legislativo). Determina di aggiudicazione 6235 del 22.09.2011.Offerte ricevute n. 41 ditte escluse n. 5 – Impresa aggiudicataria Buzzi Primo srl Unipersonale – ribasso del 33,114% - Importo netto di aggiudicazione Euro 409.315,15, compresi oneri di sicurezza – tempo di esecuzione lavori 180 – R.U.P. Ing. Antonio Leone – Direttore dei lavori Ing. Vincenzo Pirrò. L’ elenco completo delle ditte partecipanti alla gara è stato inserito nell’avviso integrale dell’avvenuto esperimento pubblicato all’albo pretorio dell’Ente e sul sito Internet: www.provincia.catanzaro.it. Il predetto avviso è stato pubblicato sulla G.U.R.I. in data 21.11.2011 (n. 137 V^ serie speciale). Il Dirigente Dott. Antonio Russo PETILIA POLICASTRO - Il processo per l'omicidio di Lea Garofalo si salverà. Il presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, ha già nominato un altro magistrato che prenderà il posto di Filippo Grisolia, il giudice che lasciato la Corte d'assise del capoluogo lombardo per andareaRoma alministerodella Giustizia, dove sarà capo di gabinetto. Sarà Anna Introini, già presidente della Nona sezione del Tribunale milanese, a presiedere il collegio penale davanti al quale si sta svolgendo il processo, che riprenderà il prossimo primo dicembre. «Spetterà al nuovo presidente e al suo collegio ha detto il presidente Pomodoro - ogni decisione in ordine all'andamento del processo, tenuto conto della gravità dei reati contestati e anche al fine di evitare eventuali scarcerazioni. La presidenza - ha aggiunto - si dichiara certa che si farà di tutto per evitare ulteriori sofferenze e disagi alle persone offese». La Procura, poi, intende sollecitare un calendario fitto di udienze per portare a termine il dibattimento il prima possibile per evitare il rischio di scarcerazioni di imputati di reati efferati. Sulla vicenda ieri è intervenuto il presidente dell'Anm, Luca Palamara, che, a mar- gine della cerimonia di insediamento del Comitato direttivo della Scuola di formazione della magistratura al Csm, ha detto che «I giudici della Corte d'Assise di Milano hanno a disposizione le norme che gli consentiranno di non vanificare il processo per l'uccisione di Lea Garofalo, in seguito alla nomina del presidente Filippo Grisolia a capo di Gabinetto del Guardasigilli». Il riferimento è al temuto azzeramento del processo per l'omicidio della testimone di giustizia di Petilia Policastro scomparsa nel nulla due anni fa e forse sciolta nell'acido, nel quale sono imputati in sei, tra i quali il suo ex convivente Carlo Cosco. Il presidente della Corte d'Assise di Milano, Filippo Grisolia, è stato, infatti, nominato capo di gabinetto del neo ministro della Giustizia Paola Severino e i difensori non hanno prestato il consenso per mantenere valide le prove finora raccolte in dibattimento, trale qualila testimonianza di Denise, la figlia che la testimone di giustizia uccisa ha avuto con Cosco, e il pentito di Cutro Salvatore Cortese. Lea Garofalo «Doveva uccidermi mio fratello, non ho paura di farmi vedere» All Inside, la Ferraro conferma PALMI –Un’ora e mezza.Tanto èdurata, all’incirca, la deposizione di Rosa Ferraro, la testimone di giustizia sentita dai giudici del Tribunale di Palmi nell’ambito del processo All Inside contro la cosca Pesce di Rosarno. La deposizione della donna è avvenuta nell’aula bunker del Tribunale di Milano, dove i giudici palmesi, il Pmdella Dda di ReggioCalabria, Alessandra Cerreti, e alcuni avvocati, si sono spostati per proteggere la testimone, minacciata di morte. La Ferraro, cugina della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce,tornata a Rosarno da Genova circa 8-9 anni fa, (inizialmente protetta da un paravento poi tolto su richiesta della stessa che ha detto : «Non ho paura di farmi vedere») ha raccontato del suo rapporto con Sal- vatore Pesce, marito della cugina Angela Ferraro, e di come questi l’abbia raggirata intestandole un supermercato che invece era nella piena disponibilità del boss. Accortasi dell’inganno per via di una perquisizione della Guardia di Finanza, la donna ha dichiarato di essere entrata in conflitto con Pesce, che avrebbe minacciato di seppellirla viva, data la sua intenzione di parlare degli affari della famiglia. Cosa che la donna ha poi realmente fatto e per cui è divenuta oggetto di minacce e di piani per la sua eliminazione. Suo padre avrebbe addirittura acconsentito che venisse uccisa per mano delfratello,rifiutatosiperò dicompiereildelitto. La testimonianza riprenderà domattina. d. g. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 12 BREVI REGGIO CALABRIA VIBO VALENTIA NEL VIBONESE Cade dal traghetto, trovato il corpo Protesta dei testimoni di giustizia Sequestrati 900 chili di salumi e formaggi E' stato trovato vicino all’imboccatura del porto di Reggio Calabria il cadavere dell’uomo di 76 anni caduto la notte scorsa dal traghetto Enotria, sulla rotta Messina-Villa San Giovanni. Il corpo è stato individuato da una motovedetta della capitaneria di porto reggina. I testimoni di giustizia Francesca Franzè e Pino Grasso, marito e moglie, hanno protestato ieri davanti la prefettura di Vibo Valentia dopo «l'ennesimo rigetto delle legittime istanze di risarcimento operato dalla competente commissione prefettizia». SANZIONI amministrative per 8.666,67 euro e 900 chilogrammi tra salumi e formaggi sequestrati: è il consuntivo di un’operazione del personale del Corpo Forestale dello Stato a Laureana di Borrello e Giffone con la collaborazione di personale dell’Asp di Vibo. Amantea. La delegazione di parlamentari è stata accolta anche dal procuratore di Paola, Giordano Commissari europei in visita Raccolto un vasto dossier sull’area del fiume Oliva nel basso Tirreno cosentino di RINO MUOIO AMANTEA – Molte aspettative intorno alla visita che la delegazione della Commissione europea per l’Ambiente ha avviato mercoledì sera ad Amantea e terminerà oggi nel crotonese. Forse anche troppe, in particolare per quanto attiene ai possibili finanziamenti per le pur necessarie bonifiche dei siti gravemente inquinati da sostanze tossiche per l’ambiente e nocive per la salute dell’uomo. Gli europarlamentari, che sono alloggiati presso un albergo di Amantea, l’hanno già fatto comprendere in alcuni passaggi: l’Italia deve far funzionare meglio i sistemi di controllo e far rispettare il principio secondo cui chi inquina deve provvedere alla bonifica dei territori. Ieri gli stessi membri dell’organo istituzionale della UE hanno voluto compiere un sopralluogo sull’area del fiume Oliva, che corre tra i comu- ni di Aiello Calabro, Serra d’Aiello, San Pietro in Amantea e Amantea, nel basso Tirreno cosentino, da tempo al centro di un’impegnativa indagine da parte della Procura della Repubblica di Paola, guidata dal dottor Bruno Giordano. Una visita dovuta, dopo il rinvenimento di almeno centomila metri cubi di materiali pericolosi, per almeno un ventennio occultati illecitamente in diversi siti individuati dagli esperti dell’Ispra e dell’Arpacal e posti sotto sequestro dalla magistratura. Indagini, quelle portate avanti con efficacia e grande professionalità dalla procura paolana, che hanno portato, nei giorni scorsi, all’emissione di un provvedimento di custodia cautelare ai danni di un imprenditore di Amantea, titolare di una impresa di lavorazione di inerti. Un’inchiesta che va avanti e che mira anche a comprendere per quale ragione, oltre all’accertata presenza di concentrazioni di metallipesanti (tra cui il mercurio,il cromototale, ilcadmio e il cobalto), di sostanze chimiche altamente nocive (quali l’arsenico), di contaminanti cancerogeni quali diossine e furani, di idrocarburi, si rilevano, come denunciano Wwf e Comitato “De Grazia”, in un corposo dossier consegnato ieri mattina alla stessa commissione, di radionuclidi artificiali con elevata radio-tossicità, come antimonio 124, cadmio 109 e, soprattutto, cesio 137. Ed è proprio sulla natura del cesio che la procura paolana nutre ancora perplessità, nonostante alcuni esperti giustifichino la presenza come un residuo consistente riconducibile all’incidente nucleare di Chernobyl. “In riferimento alla natura del sostanze e dei materiali rinvenute nell’area dell’Oliva –ci ha riferito il Procuratore Giordano che ieri mattina ha incontrato la Com- missione - ho avuto modo di spiegare come oltre i rifiuti di varia natura presenti nelle diverse aree poste sotto sequestro, le preoccupazioni maggiori rimangono quelle riferibili alla presenza del Cesio 137, per la quale non siamo ancora riusciti ad ottenere una spiegazione convincente. Le nostre perplessità sono state condivise anche dal giudice nell’ordinanza di custodia cautelare, quando sostiene che si tratta di un elemento radioattivo la cui presenza non appare giustificabile con le tesi finora avanzate (nube radioattivadi Chernobylin primis - n.d.c.) considerando che la quantità media del cesio 137 sul suolo calabrese è molto più bassa di quella accertata nell’area dell’Oliva. In ogni caso è evidente che se la provenienza non fosse legata a disastri nucleari passati, considerato che in Italia non vi sono centrali attive, bisognerebbe ipotizzare altro”. I parlamentari europei sul sito del fiume Oliva E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 13 24 ore Venerdì 25 novembre 2011 24 ore Venerdì 25 novembre 2011 I rapporti tra il Comune e i soci privati delle società miste sono al centro di un’indagine della magistratura Reggio, il Pd vuole chiarezza Interrogazione dei parlamentari per chiedere l’accesso antimafia REGGIO CALABRIA – ll partito democratico vuole vederci chiaro sulla gestione del comune di Reggio Calabria dopo i risvolti delle ultime inchieste giudiziarie e l'accesso antimafia al Ministro dell’Interno in una interrogazione presentata dai deputati del Pd Doris Lo Moro, Rosa Villecco Calipari, Laura Garavini, Franco Laratta e Nicodemo Oliverio. «Secondo notizie di stampa –è scritto nell’interrogazione - il collaboratore di giustizia Roberto Moio affermava che le società partecipate del comune fossero controllate dalla 'ndrangheta, indicando per le singole società la cosca che ne aveva il controllo. Nel processo è coinvolto un ex consigliere comunale, Massimo Labate per il quale il procuratore generale ha chiesto la condanna a dieci anni dopo una requisitoria in cui ha affermato «nessuno pensi che l’idea delle società miste del Comune sia nata nelle stanze di alcuni palazzi della politica, ma è il frutto di riunioni di 'ndrangheta». I deputati sostengono poi che le società partecipate «sono state al centro dell’indagine della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che ha anche cercato di capire perchè il Comune ha aderito a più società con lo stesso oggetto, senza ottenere alcun chiarimento dal presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, che, secondo quanto si legge nella relazione approvata il 19 maggio 2011, ha dichiarato di non ricordare i motivi che lo avevano indotto, pur essendo al tempo sindaco, ad aderire a due distinte società, benchè aventi lo stesso oggetto». I parlamentari ricordano poi l’operazione che ha colpito «esponenti della co- Doris Lo Moro sca Tegano ma anche professionisti che lavoravano al servizio delle cosche. È emerso che la Reciim, in mano ai Tegano e retta da uno degli arrestati controlla il 33% della Gestione servizi territoriali che a sua volta controlla la Multiservizi. Per la Multiservizi - so- stengono i parlamentari sembra trovare conferma l'assunto del pentito. Il Comune è da mesi al centro dell’attenzione anche per altre vicende. Qualche mese fa, tra l'altro, si è suicidata Orsola Fallara che ha retto per anni il settore finanziario. Una verifica dopo tale episodio ha accertato un buco nel bilancio comunale di particolare entità (si dovrebbe trattare di circa 170 milioni di euro)». «Il contesto di confusione amministrativa e di disamministrazione che emerge – è scritto nell’interrogazione - non è in sè indicativo di infiltrazioni mafiose anche se, per comune esperienza, è proprio la cattiva amministrazione a rendere possibili e a favorire le pressioni e le infiltrazioni. Nonostante il Comune abbia una nuova amministrazione, sembra opportuno, ed anzi necessario, verificare se ci sono state pressioni ed infiltrazioni». Caputo (Pdl) contro Laratta dopo le critiche su Reggio REGGIO CALABRIA – «Franco Laratta ignora completamente cosa significhi fare il sindaco di una città. Non risulta, del resto, che nella sua esperienza, egli si sia mai imbattuto in questo ruolo elettivo e di grande responsabilità. Un vuoto di esperienza ma, a questo punto, ancheculturale, cheinduce illoquace deputato delPd a cimentarsi, come al suo solito, in dichiarazioni, commenti e giudizi, infondati, ingiustificabili e ancor di più intollerabili se attribuite ad un rappresentante parlamentare». Èquanto afferma,in una nota, il consigliere regionale Giuseppe Caputo che replica al deputato del Pd che in un’intervista al Quotidiano aveva messo all’indice il “modello Reggio”.«Chi, permandato elettorale, ha avuto l’occasione, come il sottoscritto – sostieneCaputo –di interpretare il difficile e complesso ruolo di sindaco in una media o grande città, sa fin troppo bene dove inizia l’ambito preciso delle competenze e delle responsabilità di natura tecnica, esclusivamente e normativamente riservato ai dirigenti, e dove finisce la discrezionalità e, quindi, la responsabilità di natura strettamente politica, attribuita dalle leggi agli organi elettivi». Il sindaco replica e difende l’operato di Scopelliti Arena: «Una manovra sulla pelle della mia città» REGGIO CALABRIA – Il sindaco di Reg- lizzato come strumento di esposizione di gio Calabria, Demetrio Arena, replica al- desideri personali. Detto modo di interle polemiche di questi giorni relative ad pretare la funzione parlamentare – sotintrecci tra mafia e politica in città. «Non tolinea il sindaco Arena – è, per inciso, il posso più tollerare – afferma il primo cit- frutto di una legge elettorale che ha dato tadino– che un gruppo eterogeneo, che legittimità a personaggi senza consenso vuole costituirsi come potere alternativo popolare, designati dai partiti per alie di volta in volta si manifesta sotto forma mentare un dibattito politico fondato di ex politici o politicanti, parlamentari sullo scontro di potere. In contemporain cerca di riconferma, giornalisti o blog- nea, il virulento attacco è stato sferrato ger, manovrino sulla pelle della mia città anche da alcuni operatori dell’informale loro mene personali con l’evidente sco- zione che, sfruttando la libertà normativa che disciplina i blog, hanpo di abbattere la figura e il no offeso in maniera volgare progetto politico del Presicittà, permettendosi di bacdente della Regione ed ex chettare e dettare la linea Sindaco di Reggio Calabria, perfino alle più alte cariche Giuseppe Scopelliti». dello Stato e alle sue rappre«Ritengo che ognuno sentanze Periferiche. Il tenpossa perseguire i propri fitativo in atto è tanto grave ni . aggiunge Arena - seconquanto evidente: questo do le proprie attitudini mogruppo di potere alternativo rali, mentali e comportaritiene di poter sfruttare il mentali. Quando però tutto cambio di Governo per perciò si manifesta con una seguire il progetto distruttiperversa forma di accanivo nei confronti della città mento contro chiunque cacercando di condizionare piti a tiro, allora è necessal’operato di insigni personario reagire in maniera delità che hanno assunto reterminata. Quanto successponsabilmente il gravoso so nelle ultime ore – aggiun- Il sindaco Arena onere di governare il Paese ge – è estremamente grave: già all’atto dell’insediamento del nuovo in questo difficile momento. Detta maniMinistro degli Interni è stata lanciata la festazione, che in condizioni normali notizia, a tutt'oggi priva di qualunque ri- può essere catalogata come irresponsascontro, secondo cui il Viminale avrebbe bile, assume adesso i contorni di una vechiesto al Prefetto di Reggio Calabria ra e propria azione di sciacallaggio che una relazione sulle ultime inchieste giu- determina una deriva sociale oltremodo diziarie. Procedura che, se anche fosse pericolosa. Ritengo a questo punto che la vera, rientrerebbe nella normale attività misura sia colma. A me spetta difendere ispettiva esperita dal Ministero. Ebbene innanzitutto la dignità della mia comuimmediatamente questa notizia ha tro- nità – conclude il sindaco – che, pur tra vato, con inopinata rapidità, sponda in mille difficoltà, da quindici anni a questa ben due interrogazioni parlamentari parte tiene la schiena dritta, cercando di una delle quali in particolare si concre- rovesciare un clichè che le è stato attritizza in una rabberciata requisitoria ba- buito da chi poco o nulla ha saputo comsata su un mix di fatti di cronaca, pette- prendere della sua realtà; e non consengolezzi e contorte elucubrazioni senza al- tirò che un sacrosanto diritto costituziocun filo conduttore, in spregio alla stes- nale, quale è quello del libero pensiero e sa funzione dell’Istituto dell’interroga- della libera espressione venga miserabilzione Parlamentare che dovrebbe avere mente distorto verso la libertà di insulto un carattere conoscitivo e non essere uti- gratuito e impunito». Vertice a Catanzaro sugli ospedali cosentini Il 28 previsto un incontro alla Regione Forestali, ultimatum dei sindacati dopo i ritardi degli stipendi Sanità, prove d’intesa tra Scopelliti e Mirabelli di ADRIANO MOLLO COSENZA - Vertice a Catanzaro questa mattina per discutere della riconversione degli ospedali i Praia a Mare e Trebisacce. Saranno presenti i sindaci il presidente Scopelliti ha convocato anche il consigliere regionale dell’Api Rosario Mirabelli. Solo pochi giorni fa in un comunicato del Pdl regionale si parlava di un'apertura politica verso «quelle forze moderate che vogliono contribuire a risolvere i problemi della Calabria». Mirabelli, che proviene dal Movimento Sociale, come Scopelliti, mette le mani avanti: «Nessu abbraccio mortale», ironizza. Onorevole come valuta questa apertura? «Scopelliti a parole ha mostrato un'apertura al nostro partito, ma oltre alle parole ci vogliono i fatti». E i fatti ancora non li vede? Eppure sul turismo.... «Sul turismo sono state accolte le nostre richieste migliorative del piano, ma ora c'è un problema molto più serio che è quello della sanità. Qui c’è bisogno di maggiore responsabilità da parte del presidente nelle scelte che si andranno a fare». In che senso? «Abbiamo fatto una proposta di modifica dell'atto aziendale dell'Asp di Cosenza che, come è noto, è alla base del decreto commissariale numero 106. L'ho presentato formalmente al direttore generale Franco Zoccali, perché sulla sanità, essendo commissariata, il consiglio regionale non ha competenze. Io ho chiesto la rimodulazione del decreto 106, ora mi aspetto da Scopelliti una riposta. Domani (oggi per chi legge ndr), capiremo meglio». Cosa non va in quel decreto? «Vorrei capire perché a fronte di un forte taglio di posti letto per acuti, si parla di circa mille, la Regione nel cosentino ne ha programmati lo 0,5 per mille in meno, rispetto al tetto del 3 per mille per abitante. La mia proposta dimostra che è possibile migliorare l'offerta sanitaria nell'area dell'Alto Tirreno e Alto Jonio senza modificare la spesa, ma redistribuendo meglio i posti letto, tenendo presente le professionalità presenti sul territorio ed eliminando le Unità operative con posti letto multidisciplinari previsti nel decreto 106». Cosa dirà a Scopelliti? «Sul Tirreno cosentino e nella zona Jonica, nonostante, la presenza degli ospedali Spoke, mancano le unità operative di Urologia, Oculistica e Gastroenterologia. Tutto questo comporterà un aumento di domanda sull'ospedale di Cosenza che si ritrova con liste di attesa lunghe da gestire. Inoltre la conseguenza sarà l’emigrazione verso gli ospedali di Policoro, Matera, Potenza, Lagonegro e Maratea, con aggravio di spesa considerevole». di GIANLUCA GAMBARDELLA Scopelliti e Mirabelli E cosa non va sul Tirreno? «Prendiamo l'ospedale di Praia a Mare, è stata decisa chiusura senza vedere quali risposte ha dato negli ultimi anni. Anziché valorizzare quel poco di buono, si è deciso di procedere con un taglio che avrà come primo effetto non una riduzione di spesa, come si vuol fare credere. Praia a Mare è un ospedale di frontiera e va potenziato». Come? «Aveva una buona gastroenterologia ed endoscopia, ora bisogna aggiungere 8 posti di cardiologia e 8 di geriatria inseriti nell'area funzionale di medicina generale che deve avere 20 posti letto. Così come anche Trebisacce e Cariati». Sicuro che la spesa non aumenta? «Certo, i dati recenti sull'emigrazione sanitaria confermano la bontà della mia proposta». Ma Scopelliti ha già deciso. «Io mi appello all'intelligenza del presidente e soprattutto dei commissari. Forse non conoscono bene la realtà di questi ospedali. Qui non c’entra la politica, ma c’è in ballo la salute dei cittadini». LAMEZIA TERME - Tre mesi di stipendi arretrati e futuri incerto. Gli operai forestali tornano così a minacciare proteste se dovessero essere disattesi gli impegni della giunta regionale. Ieri nel corso di una conferenza stampa le segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil hanno rilanciato il grido d'allarme sul mancato pagamento dei salari. Il problema, come ha spiegato l’assessore al Bilancio Giacomo Mancini, è nei vincoli dei patto di stabilità che non consente di sborsare un solo euro altrimenti la Regione sarebbe sanzionata in modo pesante. Si attende un decreto del governo nazionale per consentire di stornare la spesa dei fondi comunitari dalle uscite.Intanto isindacatiprotestano. «Amministratori seri devono tenere conto della forza lavoro, si ci sta comportando comedilettanti», sostiene Santino Aiello, segretario della Flai Cgil, «nonostante i soldi ci siano non si pagano i lavoratori, si sta agendo con troppa leggerezza». L'esponente della Cgil ri- corda come la questione non sia emersa solo di recente: «avevamo già annunciato uno sciopero per il 18 novembre per questo argomento, rinviandolo però poi registrando l'apertura al dialogo dell'assessore regionale Michele Trematerra e del presidente della giunta, Scopelliti. Il problema però è rimasto, e da settembre 3.200 lavoratori dei consorzi di bonifica aspettano ancora i propri stipendi, situazione che non è più rinviabile come discussione, né può essere accettata la risposta che esiste la copertura finanziaria ma non vengono pagati per non infrangere il patto di stabilità». Nino Merlino, segretario della Uila, accusa: «il settore forestale è commissariato da tre ani, periodo in cui i sindacati hanno dimostrato apertura verso la giunta regionale, che però ogni volta ha dimostrato di disattendere quanto concordato». Pino Gualtieri, segretario della Flai Cisl, ricorda: «giàdal 7 ottobre il problema era emerso nella sua gravità». Ora Il 28 i sindacati incontreranno Scopellitiei sindacatisipresenteranno con i lavoratori». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 14 Calabria 21 Venerdì 25 novembre 2011 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Rigettata la richiesta sul caso del consigliere regionale indagato per corruzione elettorale Rappoccio, nessuna avocazione La motivazione: «Non sono ravvisabili né ritardi né omissioni nelle indagini» IN CITTÀ di CLAUDIO CORDOVA NON sono ravvisabili né ritardi, né omissioni nella conduzione delle indagini da parte della Procura della Repubblica. Con queste motivazioni l’avvocato generale dello Stato, Franco Scuderi, ha rigettato la richiesta di avocazione presentata dall’avvocato Aurelio Chizzoniti sul caso che ha come protagonista il consigliere regionale Antonio Rappoccio, indagato per corruzione elettorale. Un’indagine, quella sulla scrivania del procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e del pm Stefano Musolino, nata da una denuncia dell’allora Presidente del Consiglio comunale Aurelio Chizzoniti. Rappoccio avrebbe promesso posti di lavoro in cambio del sostegno elettorale. Un caso che era stato chiuso, con l’avviso di conclusione indagini, ma che poi i pm Sferlazza e Musolino hanno deciso di riaprire, contestando una nuova aggravante a Rappoccio da cui, peraltro, si configurerebbe anche la presenza di complici nel presunto disegno criminale messo in atto dal politico nella fase della campagna elettorale per le consultazioni regionali in cui il centrodestra di Giuseppe Scopelliti stravinse sul centrosinistra rappresentato da Agazio Loiero. Un’integrazione, quella decisa dai pm Sferlazza e Musolino, che era stata adeguatamente prorogata dal Giudice per le indagini preliminari. La battaglia personale di Chizzoniti andrebbe a motivarsi anche con il fatto che l’ex presidente del consiglio comunale di Reggio Calabria risulta il primo dei non eletti nel partito in cui, invece, ha avuto la meglio Rappoccio. Qualora il consigliere regionale in carica decadesse, dunque, sarebbe proprio Chizzoniti a subentrargli tra gli scranni di Palazzo Campanella. Da qui, dunque, la lunga serie di esposti presentate da Chizzoniti, che aveva chiesto una verifica al Procuratore Generale Salvatore Di Landro, visto che, a dire dell’avvocato Chizzoniti, oltre alla corruzione elettorale nei confronti di Rappoccio vi sarebbe anche il reato di truffa. Secondo la ricostruzione la Guardia di Finanza, Rappoccio avrebbe dato vita a delle cooperative che, sulla carta, avevano il compito di gestire alcune strutture negli ambiti più disparati, dalla sanità all’energia. Una di queste, però, la Alicante, pochi mesi prima delle elezioni regionali, in cui Rappoccio era candidato in sostegno di Scopelliti, avrebbe bandito una selezione per l’assunzione di personale. Assunzione che doveva essere fatta a termine di un concorso in due fasi: una prova scritta ed una orale. Rappoccio, dunque, avrebbe promesso aiuti nella seconda prova, qualora i candidati lo avessero appoggiato dal punto di vista elettorale nelle consultazioni regionali. Una vicenda torbida, basata sulla disperazione di persone, giovani soprattutto, senza lavoro, e in cui avrebbero potuto avere un ruolo importante anche dei complici. Da qui, dunque, l’indagine dei magistrati reggini, che hanno dato seguito agli esposti di Chizzoniti e alle battaglie politiche dell’ex consigliere provinciale Omar Minniti. Chizzoniti, però, non si è dato pace e ha investito della vicenda la Procura Generale che ha chiesto di visionare il fascicolo in cui Rappoccio è iscritto nel registro degli indagati. Un’attenta analisi, quella dell’avvocato generale Franco Scuderi, che ha portato, dopo alcune settimane, alla decisione: l’indagine resta ai pm Sferlazza e Musolino, della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Avrebbe promesso lavoro in cambio di voti Sos maltempo Università Lavori a Catona E’ calamità Bilancio, dal rettore stop alle polemiche LA provincia chiederà lo stato di calamità dopo i danni causati dal maltempo nel Reggino. DOPO le critiche di sindacati e gran parte di Senato e Cda, Giovannini rasserena tutti. alle pagg. 22-23-24 a pag. 27 IN PROVINCIA Antonio Rappoccio LA REAZIONE Villa San Giovanni Melito Porto Salvo Lungomare, presto gli interventi Inps, cambio alla direzione IN ATTESA delle promesse di Eurolink, il sindaco ripristina la via marina di Pezzo. GIUSEPPE Massara lascia il vertice dell’Istituto. Al suo posto Carmelo Polimeni. a pag. 30 a pag. 31 Chizzoniti: «Valuterò il documento» E’ STRINGATA e laconica la reazione dell’avvocato Aurelio Chizzoniti alla richiesta di avocazione del caso Rappoccio bocciato dalla Procura Generale: «In relazione al provvedimento di rigetto della Procura Generale, anticipando il rispetto della decisione assunta mi riservo di interloquire approfonditamente ed eventualmente anche criticamente dopo averne conosciuto il contenuto». L’Avvocato Aurelio Chizzoniti che chiese l’avocazione Il latitante del clan De Stefano-Tegano arrestato a settembre Non aveva versato i soldi all’Inps reato prescritto per il boss Barbaro NON avrebbe versato qualche migliaio di euro nelle casse dell’Inps, in primo grado era stato condannato a un anno di reclusione e trecento euro di multa, in appello, invece, la Corte non ha potuto che constatare la prescrizione del reato. Nessuna notizia se il protagonista della vicenda non fosse il boss Carmelo Barbaro, ritenuto un elemento di spicco dei clan De Stefano e Tegano e arrestato Carmelo Barbaro dai Carabinieri dopo anni di latitanza. Barbaro venne condannato, in primo grado, dal Giudice Monocratico del Tribunale di Reggio Calabria che, il 18 giugno 2010, gli aveva inflitto un anno di reclusione. Ieri, però, la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha dovuto riformare la sentenza, dichiarando la prescrizione del reato. Carmelo Barbaro, infatti, era TRAGEDIA NELLO STRETTO Ripescato il corpo dell’anziano caduto dal traghetto Il recupero del cadavere E' STATO rinvenuto ieri pomeriggio il cadavere dell'uomo che alcuni passeggeri hanno visto la sera precedente cadere in mare, all'altezza di Punta San Ranieri, dalla nave traghetto Enotria, in servizio sulla rotta Tremestieri-Villa. Il corpo è stato avvistato a poche centinaia di metri fuori dal porto di Reggio dagli occupanti di una barca a vela, che hanno allertato la Capitaneria di Porto. Una motovedetta della Guardia Costiera, col supporto della Squadra Nautica della Polizia di Stato, diretta dall'ispettore capo Giuseppe Scilipoti con il coordinamento del vice questore aggiunto Giuseppe Pizzonia, è uscita in mare ed ha recuperato il corpo dell'uomo. Si tratta di un 75enne di origini catanesi, Salvatore Pepe, residente in Francia, di corporatura robusta, capelli brizzolati, indossava blu jeans, maglione giallo e giubbotto nero. Sul molo anche la Squadra Volante e la Polizia Municipale. f. p. alla sbarra per il mancato versamento di una somma davvero irrisoria nei confronti dell’Istituto di previdenza. Nulla in confronto ai reati di cui è considerato responsabile: dall’associazione mafiosa, alle armi, passando per il reato di omicidio. Nonostante fossero state diramate le ricerche in ambito internazionale, Barbaro venne arrestato nel settembre 2009 a Reggio Calabria, proprio mentre in città si svolgevano i festeggiamenti per le festività mariane. I Carabinieri di Reggio Calabria lo scovarono all’interno di uno studio medico nei pressi del Ponte della Libertà, in cui il boss si era recato per sottoporsi ad alcuni interventi chirurgici, probabilmente per alterare il proprio aspetto fisico e quindi mantenere il proprio status di latitante. Ieri, invece, la dichiarata prescrizione per uno dei reati contestati all’uomo. Ma questa volta la ‘ndrangheta non c’entrava proprio nulla. cla. cor. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio Venerdì 25 novembre 2011 Per la tentata estorsione ai danni dell’imprenditore Serafino Vadalà nella Piana di Gioia Tauro Otto anni a Girolamo Piromalli La vittima si era ribellata al racket e aveva denunciato i suoi taglieggiatori di CLAUDIO CORDOVA OTTO anni di reclusione per Girolamo Piromalli, condannato per la tentata estorsione in danno dell’imprenditore Serafino Vadalà. Piromalli, ritenuto un elemento di spicco dell’omonimo, storico, casato di ‘ndrangheta di Gioia Tauro, è stato condannato dal Gup di Reggio Calabria Antonino Laganà. Il taglieggiamento dell’imprenditore Vadalà fu portato allo scoperto da un’operazione della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta da Renato Cortese, che il 18 dicembre 2010 arrestò sette persone, presunte affiliate alla ‘ndrangheta della Piana. Un’indagine, quella condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, iniziata nell’aprile 2010, dopo la denuncia fatta dall’imprenditore, che ha riferito alla Polizia di aver subito pressioni da parte di Girolamo Piromalli, classe 1980, dopo aver deciso di acquistare un terreno che si trova nei pressi della concessionaria di proprietà sua e del fratello. Una denuncia “storica” in un territorio, quello della Piana di Gioia Tauro, in cui, da sempre, l’omertà regna sovrana, alimentata dalla paura nei confronti di famiglie che hanno fatto la storia della ‘ndrangheta. Una denuncia che, dunque, ha liberato Vadalà dal giogo delle cosche, permettendo agli investigatori di acciuffare alcuni presunti ‘ndranghetisti. Piromalli, dunque, sarebbe stato l’uomo con cui Vadalà si sarebbe rapportato nei tentativi di estorsione messi, in atto, ovviamente, con il consueto potere di intimidazione proprio della ‘ndrangheta, soprattutto in una zona come quella di Gioia Tauro, da sempre sotto l’egemonia dei Piromalli e dei Molè. Secondo le risultanze investigative, Piromalli avrebbe chiesto a Vadalà una somma sui trentamila euro come “indennizzo”, per i comportamenti dell’imprenditore, da sempre ostile ad accondiscendere ai diktat del presunto boss di ‘ndrangheta. Una condanna, quella rimediata da Girolamo Piromalli al termine del giudizio abbreviato, comunque “tenue” rispetto alla pesante richiesta di diciotto anni di reclusione avanzata dal pubblico ministero Giovanni Musarò. Gli avvocati Domenico Alvaro e Gregorio Cacciola, difensori di fiducia dell’uomo, sono riusciti a mitigare la decisione del Gup Laganà, che ne ha comunque riconosciuto la responsabilità penale. Piromalli è l’unico dei soggetti coinvolti nell’inchiesta della Dda reggina ad aver scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, che prevede la riduzione di un terzo della pena in caso di condanna. Altri sei uomini hanno scelto il rito ordinario: si tratta di Santo La Rosa, Cosimo Romagnosi, Vincenzo Plateroti, Salvatore Plateroti, Domenico Gulluni e Vincenzo Bonasorta. Per loro il processo si celebra al cospetto del Tribunale Collegiale di Palmi. Congresso Siulp Lupia segretario regionale Girolamo Piromalli il giorno dell’arresto Giuseppe Lupia Scarcerata la donna condannata nell’ambito dell’operazione contro la cosca Pelle Processo “Reale”, Aiello in libertà TORNA in libertà Liliana Aiello, una delle persone condannate nell’ambito del procedimento “Reale”, scaturito da un’operazione del Ros dei Carabinieri, che andò a colpire le attività della cosca Pelle “Gambazza”, ma anche del clan Ficara. E’stato il Tribunale della Libertà, su istanza dell’avvocato Domenico Alvaro, a disporre la scarcerazione della donna che, lo scorso 15 giugno, venne condannata, così come tutti gli altri imputati, dal Gup Daniela Oliva, che inLiliana Aiello flisse vent’anni di re- Soddisfazione dei sindacati di polizia clusione al boss Giuseppe Pelle, diciotto ad Antonino Latella, venti a Rocco Morabito, diciotto a Giovanni Ficara, otto a Costantino Carmelo Billari, dodici a Domenico Pelle, dieci a Sebastiano Pelle, otto anni e otto mesi a Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva, dieci anni a otto mesi ad Antonio Pelle, classe 1987, otto anni a Mario Versaci, così come a Pietro Antonio Nucera e Filippo Iaria, quattro anni a Antonio Pelle classe 1986, quattro anni ciascuno a Sebastiano Carbone e GiuseppeFrantone,sei anniaGiorgioMacrì, due anni e otto mesi a Francesco Iaria e quattro anni all’ex sindaco di Bagnara Calabra, Santi Zappalà, pizzicato nella casa di Pelle, a Bovalino, a chiedere appoggio elettorale in vista delle Tempestivo l’intervento della polizia Accordo decentrato Giovane in manette Il giudice invita il questore per tentato furto ad avviare le trattative all’Hospice Nel disporre questi terrà IL giudice del lavoro del Tribunale di Reggio Cala- conto dell’anzianità di serbria, Natalino Sapone, ha vizio, della presentazione accolto il ricorso di alcune della domanda, della persigle dei sindacati di Polizia manenza nello stesso uffi(Sap, Siap, Ugl, Consap e cio, delle attitudini e delle Coisp) ed ha ordinato al situazioni personali e famiQuestore di Reggio Cala- liari. Garantirà bria di avviare, trasparenza, nel più breve nelle aspiratempo possibizioni del persole, specifiche nale impetrattative in orgnandosi a dine alla rinon effettuachiesta di intere, salvo casi grazione particolari dell’accordo adeguatamendecentrato te motivati, presentata dalmovimenti le organizzad’ufficio quazioni sindacali lora vi siano il 12 maggio domande di al2011. La Questura di Reggio tro personale “Un primo traguardo” lo giudicano le agli atti”. Le organizzazioorganizzazioni sindacali ni sindacali, ancora, fanno ricorrenti, tutte assistite notare come lo stesso giudidall’avv. Teresa Giovinaz- ce abbia concluso osservanzo, che in una nota stampa do che: “deve pertanto ravcongiunta plaudono per la visarsi nella fattispecie in decisione del giudice, il esame una condotta oggetquale ha ridato fiato alla tivamente idonea a comproproposta da loro stesse defi- mettere l’attività sindacale, nita “trasparenza dei movi- attesa la violazione dell’art. 6 dell’accordo nazionale menti interni” La richiesta riguardava quadro, non essendo stati in particolare l’aggiunta allegati specifici impedidel seguente comma all’ar- menti o motivi idonei a giuticolo 6: “a tal fine si impe- stificare il ritardato avvio gna a garantire la piena di specifiche trattative in trasparenza nei movimenti ordine alla richiesta di inteinterni del personale intesi grazione dell’accordo dequale trasferimento ad uf- centrato”. fici diversi. f.p. elezioni regionali, a cui Zappalà partecipava e in cui venne eletto con una grandissima quantità di voti. Anche Liliana Aiello, condannata a due anni e due mesi di reclusione, da candidata avrebbe chiesto aiuto alle cosche. La Aiello fu punita nonostante la mancata elezione. Una condanna che le valse la permanenza in carcere, nonostante le richieste di scarcerazione avanzate dall’avvocato Domenico Alvaro, difensore di fiducia della donna. A distanza di oltre cinque mesi dalla sentenza, il Tdl, in sede di appello, ha accolto l’istanza dell’avvocato Alvaro, ordinando la scarcerazione della donna, detenuta, fino a ieri mattina, all’interno del carcere di San Pietro. cla.cor. ANCORA l’“Hospice Via delle Stelle” di Rione Modena, Via delle Camelie, struttura specializzata nel trattamento e cura dei pazienti in fase terminale, è stato teatro di un intervento da parte del personale dell’Upgsp della Questura di Reggio Calabria del Questore Carmelo Casabona. Come si ricorderà, già lo scorso giugno, gli agenti delle “Volanti” dirette dal vice questore aggiunto Dott. Giuseppe Pizzonia collaborato da Giuseppe Giliberti, riuscirono ad impedire che una donna disperata, dipendente della struttura con contratto in scadenza, si lanciasse nel vuoto. Di tutt’altra natura l’intervento della serata di mercoledì 23 novembre: personale della Polizia di Stato procedeva all’arresto di Olindo Biondi, classe 73, già noto per tentato furto aggravato, minacce e possesso ingiustificato di strumenti atti allo scasso. Nel dettaglio: alle ore 15.30 gli operatori venivano allertati dalla Centrale Operativa ed inviati presso l’Hopsice, in quanto alcuni dipendenti segnalavano che un uomo si era introdotto all’interno della struttura. Giunti prontamente sul posto gli agenti trovavano ad attenderli gli stessi dipendenti, che avevano bloccato il soggetto il quale, dopo essersi furtivamente introdotto all’interno degli spogliatoi, aveva forzato alcuni armadietti in metallo, cercando di asportarvi danaro ed effetti personali. Nella circostanza l’uomo veniva trovato in possesso di un grosso paio di forbici da elettricista con lama a punta della lunghezza complessiva di circa venti centimetri, nonché di copia di una chiave che apriva perfettamente e senza difficoltà la porta delle spogliatoio. Estesa la perquisizione a bordo dell’autovettura del Biondi , parcheggiata poco lontano, venivano rinvenuti vari strumenti da scasso, segno tangibile dell’abitualità del fermato nel compiere reati contro il patrimonio. Il tutto veniva sequestrato e il Biondi dichiarato in stato in arresto e trattenuto presso le camere di sicurezza della Questura, per essere giudicato, nella mattinata odierna, con rito direttissimo. BREVI A GALLICO Droga in macchina e a casa, arrestato I MILITARI della Stazione di Reggio Gallico, traevano in arresto per detenzione ai fini spaccio di sostanze stupefacenti Z.G., 33 anni. A seguito di perquisizione personale e veicolare, rinvenivano indosso al l’uomo due involucri in plastica contenenti 3 grammi di marijuana. L’atto di polizia esteso anche al domicilio consentiva di rinvenire un altro involucro con gr. 2,6 di analoga sostanza e un bilancino elettronico . DAI CARABINIERI Beccato con la marijuana al rione Modena I CARABINIERI della Stazione Reggio Rione Modena, traevano arresto in flagranza di reato per detenzione ai fini spaccio di sostanze stupefacenti M.M., 36 anni. A bordo della propria vettura Fiat Duna, aveva occultato un involucro in cellophane marijuana in 10 dosi, e 60 euro , ritenuta provento dello spaccio. ALLEVAMENTO IRREGOLARE Sequestrati dai Nas quindici bovini ICARABINIERI del N.A.S., e i veterinari dell’Azienda Sanitaria Provinciale, da un controllo effettuato presso l’allevamento del quale è titolare V.T., 52 anni, hanno accertato la mancanza del registro di carico/scarico aziendale e la presenza di capi bovini e suini privi di marche auricolari. Sequestrati 15 capi del suddetto bestiame. MARTEDÌ22, presso la sala meeting dell’E’ Hotel, il Siulp Calabria ha celebrato il suo VII congresso regionale. Dinanzi a circa 80 delegati, provenienti da tutte le province calabresi, il maggiore sindacato di Polizia si è riunito per eleggere gli organismi statutari e dare un volto nuovo all’organizzazione regionale. I lavori, svoltisi all’insegna di una benaugurante cordialità e ritrovata compattezza, sono stati presieduti da Angela Corigliano, neo segretario provinciale coordinamento donne Siulp di Reggio Calabria, la quale ha brillantemente moderato il dibattito scaturito dalla relazione del segretario uscente, Luciano Lupo. Al termine dei lavori è stato eletto il direttivo regionale, composto da quaranta componenti, dei quali ben ventidue risultano essere espressione della provincia di Reggio Calabria. Il direttivo, riunitosi immediatamente dopo, sotto la presidenza di Ferdinando Spagnolo, segretario provinciale di Reggio Calabria, ha eletto, con unanime consenso, Giuseppe Lupia nuovo segretario generale regionale. Dopo oltre un ventennio in cui la guida della Calabria era stata affidata, anche per una scelta politica condivisa da parte della struttura reggina, sempre maggioritaria sul territorio calabrese, alle altre province, si è ritenuto di operare allo scopo di rinsaldare la leadership di Reggio Calabria, in un momento particolarmente importante per il nostro paese, anche in relazione alle politiche sulla sicurezza e sulla legalità. Giuseppe Lupia, originario di Catanzaro, ma ormai trapiantato da oltre tre lustri nella città metropolitana, Assistente Capo della Polizia di Stato, in servizio presso l’UPGSP della Questura di Reggio Calabria, ha scalato con grande umiltà ed enorme passione tutti i gradini della gerarchia sindacale, da segretario del posto di lavoro fino a coronare il suo sogno, frutto di un grande impegno edi un’impagabile disponibilità. Il neo segretario sta già lavorando alla formazione della segreteria che lo affiancherà per tutto in questo difficile ma entusiasmante percorso, condividendo con le altre province la scelta qualitativa migliore. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 26 Reggio Saltano le sedute di Cda e Senato. Il bilancio di previsione il 20 e 21 dicembre, ma Giovannini è ottimista Conti, il rettore fa il pompiere «Stiamo meglio: stop a misure di contenimento della spesa e ad aumenti di tasse» di ANDREA IACONO BILANCIO in rosso e gestione fallimentare all’università Mediterranea? Il rettore non ci sta: indossa casco e tuta ignifuga, imbraccia l’estintore e lo riversa sul fuoco delle polemiche aizzate dai sindacati del personale tecnico-amministrativo e da gran parte di Senato accademico e Consiglio di amministrazione. I primi, poco meno di un mese fa, avevano duramente criticato la governance dell’ateneo (tacciandola di «incapacità» e «mala gestio»), i secondi, la scorsa settimana, avevano preso carta e penna e scritto una lettera riservata (che in pochissimi hanno visto, ma in tantissimi conoscono) per contestare la linea del vertice accademico. I sindacati (tutte le organizzazioni sindacali e le rsu), tra segnalazioni di “anomali” rapporti di parentela negli organi di governo e denunce circa l’appropriatezza di certe nomine in ruoli chiave, hanno chiesto apertamente le dimissioni sia del rettore Massimo Giovannini che del direttore amministrativo Antonio Romeo. I firmatari della missiva recapitata al Rettorato hanno, invece, vergato una sorta di mozione di sfiducia, o di fiducia condizionata e a tempo, questo non è dato saperlo dal momento che il contenuto del documento, nel dettaglio, resta ancora top secret. Comunque di impeachment si tratta. Da via Diana nulla è filtrato in merito. In via ufficiale. Ma a distanza di una settimana, stavolta è Giovannini a prendere carta e penna per comunicare alle componenti della Mediterranea una sintesi della situazione economica Il rettore Massimo Giovannini dell’ateneo. In via ufficiale: «Dal Rapporto sullo stato dell'ateneo 2010, redatto dal Nucleo di Valutazione e pubblicato da alcuni giorni sul sito (come, peraltro,ampiamente riportato dal Quotidiano la scorsa settimana, ndr), emerge chiaramente che "la situazione finanziaria della Mediterranea risulta nel 2010 in miglioramento rispetto agli anni precedenti"». Il rettore è nell’occhio del ciclone; ad inizio settimana si sarebbero dovuti riunire Cda e Senato, come calendarizzato a inizio anno, ma le sedute sono saltate per «l’esiguità dei punti all’ordine del giorno». Diplomazia? Fatto sta che il prossimo appuntamento è fissato per il 20 e 21 dicembre, quando i due organi di governo saranno chiamati alla prova del fuoco: l’approvazione del Bilancio previsionale 2012. La bozza, come ri- corda lo stesso rettore, «come al solito, sarà inviata tra pochi giorni ai componenti del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione per la formulazione di eventuali rilievi, modifiche e integrazioni ed essere successivamente discussa e, mi auguro vivamente, responsabilmente approvata nelle sedute degli organi collegiali programmate per i giorni 20 e 21 dicembre». E nell’attesa di capire se lo strappo con i vertici decisionali di tre facoltà su quattro si ricucirà entro quella data, Giovannini intende rassicurare tutti ripetendo il mantra dell’operato del Nucleo di valutazione per dimostrare come le casse non siano al verde. «Il Nucleo attesta inoltre che "l’Amministrazione ha intrapreso una sana politica di rigore finanziario volta a razionalizzare le spese di funzionamento e a favorire un maggior impegno della Regione Calabria nel finanziamento della formazione per la ricerca" - ricorda il rettore, che guarda avanti con ottimismo - Per quanto riguarda il Fondo di Funzionamento ordinario 2011, il taglio ministeriale sarà inferiore di circa un punto percentuale rispetto a quanto era stato indicato nel bilancio previsionale, con un conseguente aumento dei fondi a nostra disposizione. Nel Decreto Sviluppo, varato recentemente dal Governo, sono previsti ulteriori 600 milioni di euro da destinare al sistema universitario nazionale (Legge 12.11.2011 n. 183, art. 33 commi 15, 17 e 27). Fondi che riducono per il 2012 i tagli dal previsto 5,5% all'1,1% rispetto al 2011». Uno scenario talmente favorevoleda faranticipare aGiovannini che, «nonostante la difficile situazione economica nazionale e internazionale, non saranno necessarie, per il prossimo anno, né ulteriorimisure dicontenimento della spesa né aumenti delle tasse». Rettore entusiasta, infine, per la recente approvazione del Miur di tre progetti promossi dalla Mediterranea, per un finanziamento complessivo pari a 38.400.00 euro per il potenziamento delle strutture e delle dotazioni scientifiche e tecnologiche dell'ateneo (leggi articolo accanto, ndr). Un risultato significativo che, come sottolinea Giovannini, «è stato possibile grazie al forte impegno di tutti e in particolare di coloro che hanno redatto le proposte progettuali». Quello che servirebbe per votare il bilancio. Inaugurato l’anno accademico del corso di laurea guidato da Enrico Costa Urbanistica, etica e illegalità Il presidente: «Barcellona piegata da abusivismo e compiacenze» di CLAUDIA TAMIRO IN vista della piena applicazione della Riforma universitaria, e mentre permane l’abbandono del territorio e la carenza di una incisiva politica urbanistica, edilizia e dei trasporti, la Mediterranea prende in carico la formazione dei nuovi urbanisti accollandosi la responsabilità di “formare tecnici consapevoli e preparati per la crescita della nostra società”. Con queste intenzioni si è aperto ieri, presso l’aula magna di Architettura, l’anno accademico 2011/12 del Corso di laurea in Urbanistica. Nervo scoperto e comparto in netto contrasto con l’orgoglio popolare e molto più vicino al sentimento della vergogna, soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti in Calabria e Sicilia a causa di un’urbanistica massificata e contra legem, per niente in grado di resistere alle intemperie, il settore chiede a gran voce più attenzione da parte delle istituzioni. Ambasciatrice di legalità e sostenibilità, l’Università Mediterranea si è spesa ancora una volta a favore della riqualificazione territoriale. A “La forza delle idee” è stata consacrata la giornata di ieri, per arrivare, se non altro, laddove la forza di laterizi e calcestruzzo non ha retto a causa dell’abusivismo e del malcostume dei “civili” e della negligenza delle istituzioni. “Le immagini che vediamo in questi giorni al telegiornale - ha detto Enrico Costa, presidente del Corso di laurea in Urbanistica - sono relative a ciò che è venuto dopo. Di Barcellona Pozzo di Gotto, ad esempio, non abbiamo assistito alla distruzione dell’antico, ma delle costruzioni più recenti, frutto del dissennato sviluppo fatto contro ogni legge della Il presidente del corso di laurea in Urbanistica Enrico Costa natura e contro l’urbanistica, qualche volta anche grazie alla compiacenza di chi ha operato male nel distretto”. La tavola rotonda, che ha fatto seguito al dibattito, si è sviluppata sul tema “Urbanistica e Conservazione a Reggio Calabria: dalla continuità, una rinnovata identità”, alla quale hanno partecipato i docenti Giuseppe Arcidiacono, Enzo Bentivoglio, Alessandro Bianchi, Concetta Fallanca, Paolo Fuschi, Vito Grippaldi, Giuseppe Lonetti, Gianfranco Neri, Domenico Passarelli, Laura Thermes e Simonetta Valtieri, coordinati da Enrico Costa. Sul “Discorso degli urbanisti oggi” ha tenuto una lectio magistralis Cristina Bianchetti, docente presso il politecnico di Torino, auspicando un pensiero di cambiamento che attraverso scelte co- raggiose possa condurre ad un’era più vivibile. Di devastazione urbanistica negli ultimi trent’anni ha parlato Luigi Tuccio, assessore comunale all’urbanistica: “Sosterremo qualsivoglia forma di collaborazione con l’università, in particolare con l’assessorato che rappresento, ed auspico una maggiore crescita di questo mondo strutturale”. Finiti i tempi della campagna elettorale, la città adesso si aspetta una pianificazione legislativa che con sollecitudine reagisca ai problemi cronicizzati dal maltempo istituzionale e non, e sia in grado di rispondere alle nuove quaestiones, mentre si attende proprio oggi, come annunciato da Tuccio, l’approvazione del documento preliminare al Piano strutturale comunale. L’APPROFONDIMENTO Agroalimentare, dal Miur 14 milioni ad Agraria traino dell’economia calabrese TRA i tre progetti finanziati climatico, e con esso l’incomdal ministero dell’Istruzio- bente desertificazione dei ne, dell'Università e della Ri- territori, la connessa problecerca alla Mediterranea, di matica della sicurezza degli grande attualità è quello ap- approvvigionamenti del ciprovato alla facoltà di Agra- bo e della loro salubrità e funria, dal titolo “Research in- zionalità nutritiva». Ed è davanti alle principafrastructure for sustainable agriculture and food in me- li problematiche che affligditerranean area – Sa- gono l’area del Mediterrafe@med”il cui importo supe- neo, quali la desertificazione e la conseguente perdita di ra i 14 milioni di euro. Il progetto Safemed rea- terre coltivabili, pratiche lizzato sotto la responsabili- agricole scorrette, mancata tà scientifica del preside di gestione delle risorse idriSanto Marcello Zimbone, che, cambiamenti climatici, persegue l’obiettivo di con- che interviene il progetto Satribuire allo sviluppo soste- fe@med. «Ogni anno 12 minibile dell’agricoltura e delle lioni di ettari sono soggetti filiere agro-alimentari ad erosione. Tale fenomeno nell’area mediterranea, va- minaccia la sicurezza alilorizzando la posizione bari- mentare ed è causa di carecentrica della Calabria stia soprattutto nelle zone nell’ambito del bacino del del Corno d’Africa. Entro il Mediterraneo che, come ri- 2020, a causa della desertifibadito alla Conferenza di cazione, da queste regioni Barcellona del 1995, rappre- circa 135 milioni di persone senterà una delle principali rischiano di dover emigrare aree internazionali di libero verso l’Africa settentrionale scambio delle produzioni e l’Europa - prosegue il presiagricole ed agroalimentari. de - La promozione di uno sviluppo socioSafe@med si economico sostepone quindi quanibile che miri a le riferimento sia proteggere il per la ricerca in suolo, le risorse campo agricolo e idriche, con i reagroalimentare, lativi ecosistemi, sia come volano ed a garantire la di sviluppo per sicurezza alil’economia regiomentare ed enernale calabrese. getica, così come Il tema della soil miglioramenstenibilità delle to delle condizioproduzioni agrini di vita e delcole equalità esal'ambiente semlubrità dei probrerebbe una dotti ricorre, codelle possibili some è noto, nelle linee guida della Santo Marcello Zimbone luzioni». Ed è qui che entra in gioricerca europea che da qualche anno ha come co l’impegno della facoltà di scenario base di riferimento Agraria. «Un contributo alla parziale soluzione di queste la cosiddetta Bioeconomy. In coerenza con questi problematiche può arrivare principi la facoltà di Agraria dal progetto Safe@med, che ha pertanto messo a sistema prevede, la costruzione di inle diverse competenze che frastrutture, l’acquisto di caratterizzano i settori attrezzature scientifiche di scientifico disciplinari in es- ultima generazione e la creasa attivi progettando i due zione di reti - conclude il regrandi ambiti europei della sponsabile scientifico - L’in“Life Sciences e Biotechnolo- frastruttura Safe@med rapgy” per sviluppare una piat- presenterà un unicum per taforma/modello di cono- l’aggregazione di compescenze, la cosiddetta Kno- tenze complementari su un tema di grandissima attualiwledge-Base BioEconomy. Il preside di Agraria riba- tà e su cui sigioca il futuro di disce come tali ambiti siano intere popolazioni presenti e strategici per affrontare e ri- future. La creazione dell’Insolvere, soprattutto attra- frastruttura, strutturata in verso il coinvolgimento dei 5 piattaforme tematiche, diversi portatori d’interes- che troveranno allocazione se, le problematiche relative fisica nell’ambito delle nuoallo sviluppo sostenibile, al- ve opere previste e di quelle la produzione e all’utilizzo oggetto di ristrutturazione delle risorse naturali, all’ot- e disporranno di personale tenimento di prodotti inno- tecnico-scientifico in grado vativi, convenienti ed eco-ef- di utilizzare le strumentaficienti, in modo da suppor- zioni di nuovo acquisto in setare la competitività e la so- no all’unitarietà della strutstenibilità delle aziende cala- tura laboratoriale, pone, bresi nel più ampio panora- pertanto, tra gli obiettivi qualificanti l’industrializma del Mediterraneo. «Il progetto è ispirato alle zazione dei risultati della ripriorità del 7PQ, in coerenza cerca e la valorizzazione delcon le strategie nazionali e le produzioni/servizi per faregionali, conparticolare ri- vorire al meglio il trasferiferimento alla Regione Cala- mento delle nuove conoscenbria e alle Regioni Conver- ze prodotte e creare valore, genza-spiega Zimbone-efo- non solo a vantaggio di chi calizzerà la strategia nel detiene la conoscenza, ma contesto fenomenologico anche, e soprattutto, a beneche governerà e condizione- ficio del sistema economicorà il futuro dello sviluppo sociale che sarà così arricdell’intero pianeta e in parti- chito da nuova economia incolare del bacino del Medi- novativa, nuova occupazioterraneo: il cambiamento ne e nuovi consumi». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 27 Università Venerdì 25 novembre 2011 32 Redazione: via D. Correale, 13 - 89048 Siderno (Rc) - Tel/Fax 0964.342451 - E-mail: [email protected] Ha vinto la “battaglia” sulla discarica di Casignana ma non si scaglia contro il sindaco Pietro Crinò Il comitato cittadino è garantista Dopo l’inchiesta rimane aperto il problema centrale legato all’inquinamento di LUCA MARINO BOVALINO - Non si sono scagliati verso la preda ferita, come molti si sarebbero attesi, i membri del Comitato “No discarica” di Casignana, ma anzi hanno scelto una linea di condotta rispettosa, e per certi versi, forse un po' inaspettatamente, garantista, almeno per alcuni dei soggetti coinvolti, sui quali c'è da verificare una responsabilità oggettiva. Ma quello che ci tengono a sottolineare è “l'essere rammaricati di aver perso una battaglia, seppur “vincendola”. Per loro infatti l'aver avuto ragione su quanto sostenuto negli ultimi anni è un'amarissima consolazione, perché rimane centrale il problema inquinamento e salute. Sembrano lontani ricordi le minacce del sindaco Crinò pronto a sporgere querela per procurato allarme verso i membri del Comitato che parlavano di pericolo ambientale e tumori a causa delle fuoriuscite e degli sversamenti di percolato nel vallone del Rambotta o per le modalità di stoccaggio dei rifiuti. Adesso le immagini invece danno loro ragione. La loro “guerra” comunque continuerà, e non per la chiusura della discarica, ma per una sua messa in sicurezza secondo le norme vigenti. Visti gli sviluppi di questi giorni inoltre, suonano ancor più assurde agli esponenti “anti-discarica” le parole dall'A.r.p.a.cal., “ente pagato con soldi pubblici dai cittadini”ci tengono a ribadire, dichiarate nei mesi passati; il riferimento è in particolare a quanto avvalorato dalla Dott.ssa Cardile, che come ricordano gli attivisti, sosteneva che “la discarica di Casignana è la più sicura, che il torrente Rambotta non è inquinato e che gli interessati non conoscono il proprio territorio, perché il sito di stoccaggio è geologicamente a posto”. Soprattutto in riferimento a quest'ultima frase il Comitato No Discarica invece sostiene che solo una parte (circa 5.000 metri quadri) del sito di conferimento sia Le telefonate fra i fratelli Crinò sullo stato del sito «Non è che non è in sicurezza! Non ne entra davvero più!» Gli investigatori dell’Arma e il procuratore Pignatone durante la conferenza stampa a norma sui 35.000 mq dichiarati. Ma a fare da eco alle parole dell'esperta dell'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Calabria ci aveva pensato Pietro Crinò, che tempo fa ci tenne a sottolineare come Casignana fosse l'unico comune ad aver stipulato una convenzione con l'A.r.p.a.cal. per far eseguire tutte le analisi necessarie al fine di attestare che la discarica sia sicurissima, fino a sostenere che nessuna di- scarica, in Calabria, è sicura come quella di contrada Petrosì. E nel parlare delle ultime vicende il fervore cresce quando si pensa allo screditamento ricevuto dai dati in mano al Movimento locale (che ha sborsato 3.000 euro di tasca propria per averli) per avvalorare quanto sostenuto; prima ancora, sia delle “discordanti” analisi dell'agenzia regionale, sia degli arresti dell'operazione “Black Garden”, che ha avuto luogo proprio durante la III edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti. D'altronde, sostengono ancora, bastava avere occhi per guardare per notare le anomalie che succedevano all'interno e in prossimità della discarica. Per il resto c'è solo da essere “amareggiati nel vedere un professionista sversare il percolato che poi finisce a mare” e sapere, purtroppo, di avere ragione. SIDERNO - Il problema della discarica di Casignana erano le abbondanti piogge. Questo almeno secondo la ricostruzione fornita dal sindaco Pietro Crinò nelle varie sedi in cui era stato chiamato a spiegare le perdite di percolato. Anche nel 2009, durante una riunione che si tenne presso gli uffici del Commissariato per l’emergenza rifiuti, il primo cittadino di Casignana «riferiva che il suo comune aveva preso in mano il problema legato alla gestione dei rifiuti e che l'eccedenza del percolato era dovuto unicamente alle abbondanti piogge che si stavano verificando dai primi giorni di dicembre». Ma per i carabinieri del Noe di Reggio Calabria quella delle abbondanti precipitazioni rappresenterebbe una scusa. I militari, infatti, ha analizzato i dati atmosferici annuali sul territorio della Locride e della provincia di Reggio Calabria e il dato che venne fuori fu quello di un trend in linea con lo storico e «ordinariamente fronteggiabili». Per ulteriore approfondimento, poi, gli uomini del capitano Paolo Minutoli si sono fatti spedire dall’Areonautica militare il loro data base sulle precipitazioni registrate fra il 2004 e il 2010, senza evidenziare nulla di strano. La discarica era al limite e Antonio Crinò, durante una telefonata con il fratello Pietro, lo spiega: «Non è che non è in sicurezza! Non ne entra più! Non ne entra più! Loro ci hanno autorizzato 60.000 metri: metri cubi! Che non significano 60.000 tonnellate! Te l'ho spiegato dieci volte! è finita lo capacità della discarica!». gio.ve. FRA ROCCELLA E SIDERNO La “Pedullà” contro le stragi degli animali SIDERNO - I ragazzi dell'Istituto secondario di I grado “G. Pedullà” di Siderno si uniscono alle richieste di aiuto già esternate dalla professoressa Borgese Marina, per denunciare l'uccisione di animali domestici, attraverso l'utilizzo di veleni sparsi per le strade di Roccella e anche di Siderno (nella foto alcuni gatti). «La nostra professoressa è rimasta vittima di una inaudita quanto gratuita e crudele violenza morale. Essendo amante degli animali, sosteneva 20 gattini randagi, ma ormai di casa, che le facevano compagnia e le riservavano tanto affetto». Ecco i fatti: la notte tra il 28 e il 29 ottobre, verso le due, la professoressa si sveglia al lamento straziante che proviene dall'esterno e non riesce a chiudere occhio. Quando alle sei di mattina esce per avvedersi dell'accaduto, lo spettacolo che si presenta ai propri occhi appare, a dir poco, raccapricciante. Vede i gattini ansimanti e sofferenti che vomitano le proprie viscere; un odore acre e nauseabondo, misto a sangue e desolazione, si diffonde nell'aria. Riconosce il suo gatto prediletto, Albino, accudito e cresciuto con cura e amore che, con la sua stazza di ben 9 kg. di peso, si trascina a fatica, strisciando come un rettile. La nostra povera professoressa, atterrita e sgomenta, non si perde d'animo. Dopo una serie di telefonate, si reca, grazie al supporto di un amico, presso un veterinario di Siderno. Non è difficile immaginare la scena. Il responso è tra i peggiori: avvelenamento per aver ingerito, appunto, bocconi di cibo avvelenati, probabilmente diserbante. Purtroppo, il fenomeno è molto diffuso e noi , ragazzi di Siderno, riteniamo sia un mezzo molto crudele e “bestiale” perché brucia letteralmente gli organi interni, paralizza la colonna vertebrale e produce dolori lancinanti, emorragia interna, morte per asfissia. Utilizzare bocconi avvelenati è illegale. La legge L.N. 157/92, art. 21 lett. U, vieta espressamente l'uso di questi mezzi e prevede sanzioni penali. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Locride Venerdì 25 novembre 2011 Il consiglio comunale approva all’unanimità la costituzione dell’ente nel processo “Recupero” Siderno “diventa” parte civile Maggioranza e opposizione unite: «Una data storica per la nostra comunità» di EMANUELA ALVARO SIDERNO - Il consiglio comunale all'unanimità approva, con l'immediata esecutività, la deliberazione della Giunta Comunale datata 17 novembre, avente per oggetto “Procedimento penale n. 1988/2008, - Comune Siderno parte offesa: Costituzione di parte civile”. Il procedimento penale a cui si riferisce la deliberazione è meglio conosciuto come inchiesta “Recupero”, la stessa in cui finì in manette l'ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni. «Questo è un giorno molto importante per la comunità sidernese. Ripartire dalla costituzione di parte civile afferma il sindaco Riccardo Ritorto - che non è un atto formale, ma l'epilogo ovvio di decisioni che arrivano da lontano. Un esempio per le giovani generazioni, una naturale decisione per confermare il voler andare oltre qualsiasi gesto che sovverta il nostro modo di vivere. Ripartire per avere giudizi rinnovati lottando contro quella pubblicità negativa che, inevitabilmente, scava un fossato sempre più profondo». Il consigliere di minoranza, Domenico Panetta, ricorda come la decisione che ha sancito il cambiamento è stata quella di modificare lo statuto, messaggio chiaro ed efficace, di alto valore democratico. Un messaggio L’assise cittadina ha approvato gli altri punti all’ordine del giorno Priorità a sanità e sviluppo Il sindaco Ritorto interviene durante il consiglio comunale chiaro che deve essere indirizzato a tutti, partendo dai giovani i quali devono capire che la democrazia è forte. Una decisione che, per il consigliere, si deve accostare ad una spiegazione della sua importanza agli studenti. Sinergia tra scuola e amministrazione, ribadita dal sindaco il quale ha approfittato ringraziando le forze dell'ordine per aver abbattuto la diffidenza nei confronti della divisa e ricordando che si terranno delle manifestazioni con il Silup i primi di dicembre. Nella discussione è emersa l'importanza in questo momento di dare le giuste basi per un futuro diverso del territorio, il quale ha necessità di essere ricordato non solo per i fatti criminosi, non dimenticando che una Indagini in corso sul caso Pelle Prime risposte da videoriprese cittadina evoluta non lo può essere senza questo passo, un modo, insieme ad altri, per garantire ai cittadini per bene di essere quelli che veramente contano nella società sidernese. Ma lottare contro la criminalità organizzata significa anche dare nuove prospettive di crescita a quanti in questo territorio vogliono continuare a vivere. «Ci si dimentica di dire che oltre alla 'ndrangheta abbiamo esportato anche cose positive. L'educazione afferma il consigliere Renato Scopelliti - non può bastare quando le difficoltà del contesto sociale sono tali. Se quanti hanno il potere di votare le leggi non cambiano prospettiva, iniziando ad interessarsi a questo sud, il fenomeno criminoso non sarà cancellato». BREVI SIDERNO Droga: deve scontare un anno, arrestato I carabinieri della Stazione di Siderno, hanno tratto in arresto su ordine di esecuzione per la carcerazione C.S., 62 anni, dovendo espiare una pena residua di un anno di reclusione per il reato inerente la normativa sugli stupefacenti. CAULONIA Furto di armi in abitazione Gli spari sulla fiancata dell’autovettura di GIOVANNI VERDUCI SIDERNO - Proseguono le indagini sull’intimidazione subita dall’architetto Marilena Pelle: dirigente dell’ufficio Urbanistica del comune di Siderno. I carabinieri della compagnia di Locri, diretti dal capitano Nico Blanco, stanno aspettando di poter visionare le immagini registrate dalle telecamere a circuito chiuso dell’istituto di credito ubicato nei pressi di piazza Vittorio Veneto. Le riprese, infatti, dovranno essere estrapolate dal sistema di sicurezza della banca da un operatore specializzato che arriverà a Siderno da fuori provincia. Se chi ha sparato contro l’autovettura dell’architetto Pelle lo ha fatto mentre la sua autovettura era parcheggiata a poche decine di metri dal palazzo municipio le immagini potrebbero offrire una chiave di volta agli investigatori. Da quello che si è potuto apprendere in queste ore, comunque, gli spari contro l’automobile della dirigente dell’ufficio Urbanistica del comune di Siderno non sarebbero stati esplosi nella giornata di mercoledì. Chi ha agito pare l’abbia fatto almeno un paio di giorni prima e per gli investigatori avrebbe agito dopo che la professionista era giunta sul luogo di lavoro. Se così fosse, però, i malviventi potrebbero aver agito spostandosi a bordo di una motocicletta e, con buona probabilità, utilizzando un silenziatore per la pistola calibro 7 e 65 dalla quale sono stati esplosi i quattro colpi all’indirizzo della fiancata destra della Mercedes classe A di Marilena Pelle. Come si ricorderà, infatti, due dei quattro bossoli sparati sono stati rinvenuti dai carabinieri della stazione di Siderno uno accanto all’autovettura e l’altro a pochi metri di distanza. A Caulonia Marina ignoti dopo essersi introdotti all’interno dell’abitazione di proprietà C.G., 58 anni, previa effrazione della porta d’ingresso, asportavano un armadio metallico, contenente una pistola calibro 22 short marca beretta, una rivoltella calibro 38 marca franchi e un fucile calibro 12 marca franchi modello “alcione”. Sul caso indagano i carabinieri della locale stazione. CAULONIA Ditta edile, un incendio danneggia tre veicoli A Caulonia Marina, un incendio danneggiava tre veicoli di proprietà della ditta “Fasmico srl”, specializzata nella produzione di calcestruzzi e costruzioni. Sull’episodio stanno indagando gli uomini dell’Arma. SIDERNO - La seduta del consiglio comunale di Siderno si è aperta con un minuto di silenzio per le vittime delle alluvioni di questi giorni e con la dichiarazione di solidarietà alla responsabile dell'ufficio urbanistico, Marilena Pelle, per l'atto intimidatorio subito. Si è passato subito dopo a discutere ed approvare i punti all'ordine del giorno. Il primo, votato all'unanimità, la comunicazione al consiglio comunale del documento della conferenza dei capigruppo sulla situazione sanitaria della Locride. I contenuti sono stati esposti dal primo cittadino, Riccardo Ritorto e dal presidente del consiglio, Vincenzo Mollica, i quali hanno spiegato che verrà inviato alla dirigente, Rosanna Squillacioti, in modo da essere da stimolo per ciò che deve essere considerato essenziale per il territorio. Nel documento viene espresso apprezzamento all'atto aziendale, passaggio considerato poco veritiero, visto quanto accaduto in questi mesi, da parte del consigliere d'opposizione, Domenico Panetta. Come ricorda Ritorto, apprezzamento subordinato a delle sollecitazioni utili e ad dei punti da rivedere per migliorare la sanità del territorio. Un atto aziendale che andrà a Roma, dove verrà valutato. L'assessore al turismo, Maurizio Baggetta, ha relazionato sui successivi tre punti riguardanti i protocolli d'intesa per la costituzione del partenariato per i progetti Pisl. Verrà presentato un progetto per un poligono di tiro nazionale, con area attrezzata indoor, da realizzarsi nella periferia di Siderno. Una forma di turismo sportivo per appassionati, un modo per avere afflusso nei periodi di bassa stagione. «Stiamo cercando di creare degli attrattori Il Municipio di Siderno che differiscono da comune a comune, ma che facciano rete. Dando delle informazioni precise ai turisti. In progetto anche un bus che sia una via di mezzo tra uno di linea e un taxi, ed anche il car sharing, e una rete museale a Siderno Superiore. A Pallazzo Falletti ci sarà l'esposizione delle opere di Correale, con annesso centro studio». Anche questi tre punti sono stati votati all'unanimità, sui quali nel corso della discussione Ritorto, su sollecitazione di Panetta, il quale ha ricordato l'importanza anche della diga, ha affermato che, quanto si stava andando a votare è uguale per tutti i comuni partecipanti. «I Pisl non hanno una disponibilità infinita di denaro e quindi si è cercato di fare meglio con progetti condivisi». e.a. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 33 Locride Venerdì 25 novembre 2011 37 Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected] Ennesimo atto vandalico nel cimitero del piccolo centro della Piana Ancora danni ai loculi a Maropati Allarmati i cittadini che non si spiegano il perché di tali gesti di SIMONA GERACE MAROPATI – È finito il tempo della pace e del sonno eterno per i morti del cimiero di Maropati. Da qualche anno a questa parte, infatti, si ripetono nel piccolo centro pianigiano una serie di episodi incresciosi che lasciano, giorno dopo giorno, sempre più perplessi e increduli i cittadini. L’ultimo di questi avvenimenti è stato scoperto mercoledì, da una signora che, essendosi recata a fare visita alla tomba del marito, deceduto nel dicembre del 2006, ha trovato solo il loculo in cemento, mentre il mar- mo con la foto del defunto, due portafiori e il lumino, era stato completamente svitato e portato via. A denunciare l’accaduto è stato il figlio, Salvatore Macrì, 35 anni, operaio in cassa integrazione, il quale non riesce ancora a spiegarsi quale sia il motivo di questo vile atto. «Sinceramente le ho pensate tutte. – ha dichiarato – Ho pensato che alcuni squattrinati si siano ridotti, data la crisi economica generale, a rubare gli oggetti funebri per poi rivenderli, dato che ad esempio, quelli presenti sulla tomba di mio padre avevano un valore di circa 400 euro. Ma può anche es- sere possibile che il cimitero di Maropati, come da tempo si vocifera, sia teatro di strani avvenimenti su cui forse si dovrebbe puntare l’attenzione. Non sarebbe male se anche in questo luogo venissero installate le telecamere di videosorveglianza». È cosa saputa e risaputa che a Maropati, nell’ultimo periodo, sono stare danneggiate, più di 20 foto di morti. Altre addirittura, sono state rubate ed è rimasta solo la cornice vuota. Un’altra cosa strana è che questi episodi di danneggiamento delle tombe sembrerebbero avvenire a scadenza fissa, quasi sempre il sesto gior- no dell’inizio di ogni mese (con l’eccezione del caso del signor Macrì) e solo nella parte più antica del cimitero, mentre fino ad oggi, la parte nuova non sembrerebbe essere mai stata oggetto di danneg- Il cimitero di Maropati giamenti. «Questo però non è che l’ultimo di una serie di un sacerdote, don Eugenio Anile, episodi strani verificatisi nel cimi- morto nel 2008. L’immagine , ora tero, che potrebbero far pensare a sostituita, presentava diverse lastrane presenze nelle tarde ore del cerazioni sul viso. Ma la cosa che giorno, quando ormai i cancelli più ha fatto riflettere è stato che sono chiusi. – ha affermato Macrì nei pressi della tomba fu trovato –Qualche tempo fa è stata danneg- appeso un orologio fermo, che segiata perfino la foto sulla tomba di gnava le ore 19». Sentita a Milano dai giudici di Palmi la testimone di giustizia rosarnese Arresto a Taurianova Un calabrese dentro la gang delle rapine «Volevano ammazzarmi al cimitero. Un finanziere mi salvò» con ambulanze Ferraro: rivelazioni shock di DOMENICO GALATÀ PALMI – Un matrimonio travagliato, la separazione dal marito, untentativo disuicidio,la mortedi un figlio e il ritorno a Rosarno, scelta che probabilmente le ha cambiato per sempre la vita. In circa un’ora e mezza di deposizione nell’ambito del processo All Inside, Rosa Ferraro, la 58enne testimone di giustizia sentita ieri dai giudici del Tribunale di Palmi nell’aula bunker del Tribunale di Milano (una tresferta effettuata a tutela dell’incolumità della donna, in passato oggetto di minacce di morte) ha raccontato molte delle cose che le sono accadute prima e dopo il suo stretto contatto con Salvatore Pesce, marito della cugina Angela Ferraro e padre della collaboratrice di giustizia, Giuseppina, considerato uno degli esponenti di spicco dell’omonima ‘ndrina di Rosarno. Dopo 35 anni passati a Genova, la Ferraro ha raccontato di aver deciso di tornare in Calabria per gettarsialle spalleun matrimoniodifficile ma soprattuto per stare vicino ad una sorella malata. «All’inizio non lavoravo - ha raccontato la donna rispondendo alle domande del Pm Alessandra Cerreti – poi mia cugina mi ha proposto di stare da lei per badare una zia. Mi avrebbero dato vitto, alloggio e 300 euro al mese». Una situazione andata avanti per circa due anni, prima che i rapporti cambiassero totalmente: «Salvatore mi ha chiesto di aprire un conto in banca a mio nome perché voleva aprire un supermercato. Sono andata in banca in compagnia di sua figlia Marina, ho aperto il conto con i 500 euro che mi aveva dato e ho firmato degli assegni in bianco da alcuni blocchetti». Poi, una mattina del maggio 2006, la donna riceve una visita della Guardia di Finanza: «mi hanno detto che ero proprietaria di un supermercato e che erano venuti a cercare armi, droga e soldi. Ma io non ne sapevo assolutamente nulla». «Sono andato a dirlo a Salvatore - ha proseguito la Ferraro – e lui mi ha detto di tornarmene a Genova sennò avrebbe scavato una fossa e mi avrebbe seppellita viva. Io gli ho risposto che se avessi fatto in tempo l’avrei rovinato raccontado tutto quello che sapevo allq Polizia o la Guardia di Finanza». Ed in effetti, il 2 giugno dello stesso anno, la donna decide di parlare con le Fiamme Gialle. Dopo di allora, ha raccontato di essere divenuta oggetto di pesanti minacce e di propositi di morte: «un giorno mio fratello (affetto da una forma di handicap) mi ha racconato che avevano fatto una riunione ha casa di uno zio e gli avevano detto di ammazzarmi, ma lui ha rifiutato. C’era anche mio padre, e quando gli ho chiesto se anche lui era d’accordo mi ha detto che dovevano fare ciò che ritenevano giusto». «Poi, una domenica - ha proseguito la Ferraro - mentre ero al cimitero mi telefona uno della Guardia di Finanza e mi dice di tornare a casa perché c’era qualcuno che si era nascosto per uccidermi ed era scappato quando siera accorto che mi sorvegliavano». La deposizione della testimone di giustizia, trasmessa in video conferenza anche nell’aula bunker del Tribunale di Palmi, si è quindi interrotta peeché la donna doveva prendere dell’insulina e si sentiva stanca. La sua escussione proseguirà oggi e terminerà sabato prossimo. Il Tribunale di Palmi BREVI ROSARNO RIZZICONI Ennesima rapina mordi e fuggi Arresti per furto aggravato ROSARNO- Un autotrasportatore originario di Catanzaro C.A. di 37 anni dipendente della ditta “S. di S. e c.” con sede a Catanzaro, attiva nel settore della vendita di cosmetici e prodotti per parrucchieri, ieri mattina mentre era in sosta a bordo del furgone Ford Transit, veniva affrontato da un ignoto malfattore armato di pistola con il volto scoperto che, sotto la minaccia dell’arma, lo costringeva a consegnare il portafogli contenente la somma euro 200 circa. L’uomo ha denunciato la rapina ai Carabinieri RIZZICONI - I Carabinieri della Stazione di Rizziconi congiuntamente con i loro colleghi della Stazione di Reggio Calabria – Rione Modena, in esecuzione di un ordinanza di applicazione della misura cautelare personale, hanno tratto in arresto ieri mattina due uomini di Rizziconi D.D., 56 anni; B.G., 59 anni, ritenuti responsabili in concorso del reato di furto aggravato.Il furto si è verificato nei giorni scorsi a Reggio Calabria. Le indagini avviate dai Carabinieri hanno portato all’individuazione dei due rizziconesi. TAURIANOVA – C’è anche un calabrese, Domenico Ascone, 31 anni di Taurianova, tra i 22 arrestati, presunti appartenenti ad una banda di rapinatori di banche è stata scoperta dalla Squadra mobile di Enna e da commissariato di Piazza Armerina. La Polizia di Stato, nella notte ha eseguito una ventina di ordinanze di custodia cautelare tra Enna, Catania, Caltagirone, Augusta, Messina, Giarre, e fuori dalla Sicilia a Reggio Calabria, Roma, San Gimignano, Ascoli Piceno, Cremona e Milano. Tra gli arrestati figurano anche tre donne.Una è unaavvocatessa alla quale è stato contestato il concorso esterno in associazione per delinquere, reato del quale devono rispondere gli indagati. Secondo le accuse la banda sarebbe responsabile di almeno una trentina di colpi messi a segno Sicilia, Calabria, Lazio, Marche e Lombardia. Le indagini sono partiteda 5 rapine conil taglierino effettuate a Piazza Armerina ai danni della stessa banca ed hanno portato ad individuare un gruppo organizzato che si spostava nei centri da colpire con un ingegnoso «cavallo di Troia», un’autoambulanza, con la quale chi metteva a segno il colpo fuggiva senza rischiare controlli ai posti di blocco. L’operazione battezzata «Travelling Raiders» è stata avviata due anni fa. Le rapine avrebbero fruttato circa 600 mila euro. Le indagini sono statecoordinatedalla procuradiEnna, che ha chiesto ed ottenuto dal Gip l’emissione delle ordinanze di custodia cautelare, alcune ai domiciliari. fra.pap. Il sindaco Cascarano invoca maggiore attenzione delle forze dell’ordine Allarme criminalità a Cinquefrondi Il sindaco di Cinquefrondi Cascarano di SIMONA GERACE CINQUEFRONDI - «Chiediamo alle istituzioni maggiore attenzione perché le forze messe in campo nella nostra cittadina, fino ad oggi, non sono bastate per garantire la sicu- rezza». Queste le parole del sindaco di Cinquefrondi, Marco Cascarano, il quale all’indomani dell’esplosione di un colpo di pistola contro la macchina della moglie del comandante della Polizia Municipale, Domenico Muzzupapa, ha convocato, insieme alla giunta, una conferenza stampa per dimostrare solidarietà a Muzzupapa e a tutti gli altri cinquefrondesi di recente colpiti da episodi intimidatori. «Quello che si è verificato ai danni della moglie del comandante Muzzupapa è un atto di sicura matrice ’ndranghetista e criminale. – ha affermato l’assessore alla Cultura, An- selmo Scappatura che ha aperto l’iniziativa – È inutile negare che a Cinquefrondi nell’ultimo periodo gli episodi microcriminali sono aumentati, ma noi non possiamo essere ostaggio di un alcuni facinorosi che attentano la nostra comunità». Dello stesso parere si è dimostrato anche il sindaco Cascarano, il quale ha subito chiamato a raccolta i rappresentanti dell’opposizione con i quali è stato stilato un manifesto condiviso di condanna alla microcriminalità. «L’intera classe politica cinquefrondese ha deciso di metterci la faccia, per ribadire contrarietà assoluta alla crimina- lità. – ha affermato il sindaco – Per colpa di qualche vigliacco è stato superato il limite dell’assurdo, ma noi faremo sventolare in alto la bandiera della legalità, elevando un muro tra stato ed antistato». Queste le parole di Cascarano, il quale ha anche detto di aver compiuto tutti i passaggi istituzionali opportuni, affinché Cinquefrondi sia costantemente presidiata dalle forze dell’ordine. «L’epoca triste del terrore che ha visto il verificarsi a Cinquefrondi di episodi di inaudita ferocia non appartiene alla nostra storia. – hanno concluso – Riprendiamoci la nostra serenità». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Piana Venerdì 25 novembre 2011 Venerdì 25 novembre 2011 Diffusi i dati Istat. Oggi si celebra la giornata Onu contro la violenza Un abuso di troppo In Italia una donna su tre vittima dell’aggressività maschile IN Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni è stata vittima nella sua vita dell’aggressività di un uomo. Sei milioni 743 mila quelle che hanno subito violenza fisica e sessuale, secondo gli ultimi dati Istat. E ogni anno vengono uccise in media 100 donne dal marito, dal fidanzato o da un ex. Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata contro la violenza sulle donne, ma c'è ben poco da festeggiare viste le cifre che riguardano gli abusi e i maltrattamenti che subiscono. Quasi 700 mila donne, sempre dati Istat, hanno subito violenze ripetute dal partner e avevano figli al momento della violenza, e nel 62,4% dei casi i figli hanno assistito. Secondo l’Osservatorio nazionale sullo stalking, il 10% circa degli omicidi avvenuti in Italia dal 2002 al 2008 ha avuto come prologo atti di stalking, l’80% delle vittime è di sesso femminile e la durata media delle molestie insistenti è di circa un anno e mezzo. PIU' LE GIOVANI –Gli ultimi dati Istat sono relativi al 2006 e alla fascia di età 16-70 anni. Raccontano che nei 12 mesiprecedenti allarilevazione il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione e 150 mila (5,4%), e che sono le giovani dai 16 ai 24 anni (16,3%) e dai 25 ai 24 anni (7,9%) a presentare i tassi più alti. Il 3,5% delle donne ha subito violenza sessuale (stupro, tentato stupro, molestia fisica sessuale, rapporti sessuali con terzi, rapporti sessuali non desiderati, attività sessuali degradanti e umilianti), il 2,7% fisica. Lo 0,3%, pari a 74 mila donne, ha subito stupri o tentati stupri. La violenza domestica ha colpito il 2,4% delle donne, quella al di fuori delle mura domestiche il 3,4%. NON SI DENUNCIA –Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate: il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96% delle violenzeda unnonpartner eil 93% di quelle da partner. Lo stesso nel caso degli stupri (91,6%). È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite. PIU'TIPI DIVIOLENZA –Un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica che sessuale e la maggioranza delle vittime ha subito più episodi di violenza. Tra le violenze fisiche è più frequente l’essere Non accennano a diminuire gli episodi di violenze contro le donne spinta, strattonata, afferrata, l'avere avuto storto un braccio o i capelli tirati (56,7%), l'essere minacciatadi esserecolpita (52,0%), schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi (36,1%). Segue l’uso o la minaccia di usare pistola o coltelli (8,1%) o il tentativo di stran- golamento o soffocamento e ustione (5,3%). Tra tutte le forme di violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche, ovvero l’essere stata toccata sessualmente contro la propria volontà (79,5%), l’aver avuto rapporti sessuali non desiderati (19,0%), il ten- tato stupro (14,0%), lo stupro (9,6%) e i rapporti sessuali degradanti e umilianti (6,1%). PARTNER RESPONSABILI – Il 21% delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6% solo dal partner, il 56,4% solo da altri uomini. I partner sono re- sponsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate, e sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonch‚ i rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. Il 69,7% degli stupri, infatti, è opera di partner, il 17,4% di un conoscente e solo il 6,2% è stato opera di estranei. Il rischio di subire uno stupro o un tentativo di stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima. Gli sconosciuti commettono soprattutto molestie fisiche sessuali, stupri solo nello 0,9% dei casi e tentati stupri nel 3,6% contro, rispettivamente, l’11,4% e il 9,1% dei partner. VIOLENZA PSICOLOGICA – La subiscono 7 milioni 134 mila donne: le forme più diffuse sono l’isolamento o il tentativo di isolamento (46,7%), il controllo (40,7%), la violenza economica (30,7%) e la svalorizzazione (23,8%), seguono le intimidazioni (7,8%). Il 43,2% delle donne ha subito violenza psicologica dal partner attuale; 1 milione 42 mila donne hanno subito oltre alla violenza psicologica, anche violenza fisica o sessuale. Una ricerca sul danno ai bambini che hanno assistito alla violenza contro le loro madri Per i figli, meno successi a scuola I BAMBINI che in casa assistono a episodi di violenza sulla loro madre rischiano di avere meno successo a scuola rispetto ai loro compagni. Pur sentendosi ugualmente intelligenti, pensano di avere abilità più basse e competenzeinferiori. Nonliconforta neppure il giudizio degli insegnanti, che assegnano loro un punteggio inferiore, rispetto a quello dato agli altri alunni, su competenza scolastica, accettazione sociale, abilità sportiva e condotta. A rilevarlo è la ricerca europea Daphne III sul «Danno indiretto provocato sui bambini che hanno assistito alla violenza contro le loro madri», che studia «i processi di vittimizzazione del bambino e di ri-vittimizzazione della madre a causa dell’esposizione del figlio alla violenza contro di lei». «Gli ambienti familiari dissestati assorbono la mente del bambino –spiega la psicologa e psicoterapeuta, Anna Olive- rio Ferraris, commentando i dati dello studio presentato oggi all’Università Roma Tre – e può capitare che a scuola, troppo presi a pensare a quello che sta succedendo a casa e a temere che qualcuno si faccia male, non riescano a concentrarsi e a prestare la giusta attenzione». Ma i casi sono tanti e diversi, aggiunge l’esperta, «non si possono generalizzare. Può capitare al contrario che questi bambini trovinonella scuolail loro luogo di protezione, a scapito della famiglia». Con più probabilità di successo sui banchi. La ricerca ha messo a confronto 40 bambini esposti a violenza con altrettanti minori scelti a caso, tutti tra i 9 e gli 11 anni e prevalentemente iscritti in istituti di Roma. Solo il 30% delle «piccole vittime», contro il 55% degli altri alunni, ammette, in modo indiretto, di avere successo in classe. Inoltre, più degli altri, questi bambini odiano la scuola (10% contro 5%) per senso di fallimento, fanno capire di non avere abbastanza amici (il 32,5% contro il 30%) e sono più propensi a reagire con aggressività in caso di ingiustizia. Manifestano anche difficoltà nelle competenze: secondo gli insegnanti, a ricordare le cose con più facilità sono soprattutto i bambini che vivono una situazione familiare più serena, ugualmente per la facilità a trovare le risposte. EDITORIA Studenti di Gioia nel libro dei sogni TRE alunni della scuola primaria Paolo VI di Gioia Tauro sono stati selezionati per essere inseriti nel «Libro dei Sogni 2012», edito dalla Casa Editrice Coccole e Caccole. «I sogni, – è scritto in una nota del comune – scelti nell’ambito di un laboratorio creativo inserito nel progetto «Lo scaffale nella culla», realizzato con il concorso di risorse della Regione Calabria dalla Biblioteca Comunale di Gioia Tauro, sono i seguenti: «Il sacerdote», di Francesco Costantino, «Il re spaziale «, di Eddy Minniti, «Il paese all’incontrario», di Michela Mercuri. Selezionati per l’originalità e la spontaneità, i sogni diventeranno tavole realizzate da famosi illustratori per l’infanzia. Il libro dei Sogni 2012 sarà presentato al prossimo Salone Internazionale del Libro di Bologna ed i sogni selezionati entreranno a far parte della prossima mostra «Disognamo 2012». L’avventura «DiSognamo» ebbe inizio nel 2009, a Bologna, in occasione della Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi. Qualche mese prima, precisamente il 20 novembre 2008 (Giornata Internazionale dei diritti dell’infanzia)la Casa Editrice Coccole e Caccole lanciò un concorso ad invito per illustratori noti e meno noti, affinchè illustrassero i sogni di 20 bambini. L'iniziativa, – continua il comunicato – realizzata in collaborazione con la Fondazione Rubbettino e con il sostegno tecnico di Cactus Studio, suscitò immediatamente interesse ed apprezzamenti tra gli esperti di letteratura dell’infanzia, premiandone soprattutto l’originalità. Dal progetto nacque Il Libro dei Sogni 2009, e poi anche l’idea di una Mostra itinerante, contenente le tavole dei 20 illustratori. La Mostra ha percorso più di 5.000 Km, ospitata da Enti, Biblioteche e Librerie che ne hanno fatto richiesta. Parte del ricavato dalla venditaè stato utilizzato per il Fondo del Libro. LETTURE Come le mafie hanno invaso il Nord “Benvenuti a Gotica” è un libro-inchiesta del giornalista calabrese Tizian VOTO di scambio, corruzione elettorale, acquisizione societarie tramite usura, pizzo camuffato da servizi alle imprese, droga, incendi e minacce: c'è questo in «Benvenuti a Gotica ('ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea)», un’inchiesta giornalistica firmata da Giovanni Tizian e pubblicata da Round Robin editrice, nella collana fuori rotta. Un viaggio che attraversa il nord, dall’Emilia Romagna alla Liguria, passando da Lombardia e Piemonte, fino ad entrare nel suo midollo più oscuro e controverso, quello dominato da 'ndrangheta, mafia e camorra. Modena, Bologna, Torino, Genova, Bordighera, Ventimiglia, Castelfranco Emilia, terre di resistenza trasformate in luoghi dove i boss riciclano e offrono servizi alle imprese locali. Il pizzo che da tassa parassitaria si fa servizio e trova cittadinanza nel tessuto economico emiliano, piemontese, ligure e lombardo. Sulla locomotiva economica del Paese anche i clan hanno trovato spazi di trattativa. E al di là degli appennini tosco-emiliani, politici e imprenditori corrotti che si nutrono del potere dei clan restandone poi fagocitati. Una testimonianza portata in prima persona da un cronista di origi- ne calabrese che vive a Modena ormai da anni: da quando nell’estate del 1989 a Bovalino, nel cuore della Locride sovrastata da San Luca e Platì , un giovane bancario integerrimo e onesto veniva ammazzato a colpi di lupara mentre tornava a casa. Un omicidio come tanti, in Calabria, che resterà sostanzialmente irrisolto. Quell'uomo era suo padre. Questa storia parte da lì. Giovanni Tizian è un giornalista calabrese di 29 anni, emigrato a 12 anni con tutta la famiglia verso nord, direzione Emilia Romagna. Laureato in criminologia presso l’Università di Bologna, ha iniziato a scrivere con la Gaz- zetta di Modena nel 2006 (con cui collabora tutt'ora) per la quale si è occupato di infiltrazioni mafiose, conducendo numerose inchieste giornalistiche sul clan dei casalesi. Ha scritto per il portale d’inchiesta rivistaonline.com e Liberainformazione. Oggi scrive per il mensile Narcomafie, e per i quotidiani online Lettera43.it e Linkiesta.it. Al giornalismo ha affiancato l'impegno civile e sociale, fa parte dell’associazione daSud, l'associazione antimafia con sede a Roma costituita nel 2005 da giovani emigranti meridionali che non hanno intenzione di lasciare le loro terre in mano alle cosche. Viaggio nelle mafie E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 58 Idee e società 35 Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected] Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected] San Lucido Email [email protected] Scalea Email [email protected] Belvedere Email [email protected] Acquappesa E-mail [email protected] Amantea. Gli ambientalisti hanno consegnato una cospicua documentazione. Dialogo anche in Procura Commissari sul greto dell’Oliva Sopralluogo della delegazione europea alla presenza delle forze dell’ordine di RINO MUOIO AMANTEA – E' iniziata presto, ieri mattina, la giornata di lavoro per i sei membri della Commissione ambiente dell'Unione europea. I deputati Merkies, Mikolasik, Mikuleniene, Rosbach e Wils, guidati dall’europarlamentare amanteano, Mario Pirillo, erano già pronti intorno alle 8 per salire sul pullman che li avrebbe portati da li a poco sul greto del fiume Oliva, nell’area in cui sono stati rinvenuti qualcosa come centomila metri cubi di materiali inquinanti. Sulla tossicità degli stessi,in verità,ancora laconfusione sembra regnare sovrana. Nonostante le relazioni dei tecnici dell’Ispra e dell’Arpacal, che hanno voluto in più passaggi descrivere il loro lavoro, per la Commissione, come vedremo più avanti, il quadro, almeno fino al colloquio con il Procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, che sta conducendo le indagini sulla vicenda con grande perizia ed efficacia, è apparso troppo nebuloso. L’inizio giornata della Commissione, per tornare alla cronaca di ieri, ha registrato da subito un fuori programma. Ad attenderli nella hall del Grand Hotel La Tonnara c’erano gli attivisti del Wwf e del Comitato “De Grazia”, protagonisti della battaglia ambientalista degli ultimi anni sul Tirreno cosentino e nell’intera regione. Il breve incontro realizzatosi con alcuni La commissione al lavoro, attorno al tavolo e nel sito del fiume Oliva membri e il capo delegazione Pirillo è servito agli ambientalisti per consegnare loro una ricca documentazione sullo stato dell’arte. Dossier preoccupanti di cui riportiamo i contenuti a parte. Accompagnata dalla Capita- neria di Porto, dai Carabinieri, dalla Polizia municipale e dalla stampa, la Commissione ha raggiunto, subito dopo, le aree poste sotto sequestro in cuisono statirinvenuti irifiuti. Ad accoglierli, anche, qui un gruppo di attivisti della Re- te difesa del territorio “F. Nisticò”, che ha esposto significativamente alcuni striscioni di protesta. «Noi crediamo –ha spiegato uno di loro –chequi si stia cercando di far stare tutti tranquilli e invece i fatti inducono a essere molto preoccupati. Perché le cose alla fine vengono fuori, anche dopo 15 anni. La gente calabra sa dove finiscono i rifiuti tossici e vogliamo lo sappiano anche i membri della Commisione ambiente dell’Europa, perché pur- L'INTERVENTO DEL PROCURATORE GIORDANO Sospetta la presenza di radionuclidi sul suolo del fiume PAOLA - «E’ stato un incontro importante e utile a partecipare alla delegazione europea il contesto in cui abbiamo lavorato in questi mesi e i risultati ottenuti –ha riferito BRuno Giordano . In riferimento alla natura delle sostanze e dei materiali rinvenuti ho avuto modo di spiegare come oltre a rifiuti di varia natura presenti nelle diverse aree poste sotto sequestro, le preoccu- pazioni maggiori rimangono quelle riferibili alla presenza del Cesio 137, per la quale non siamo ancora riusciti ad ottenere una spiegazione convincente. Le nostre perplessità sono state condivise anche dal giudice nell’ordinanza di custodia cautelare, quando sostiene chesitratta diunelementoradioattivo la cui presenza non appare giustificabile con le tesi finora avanzate (alcuni esperti fanno riferimento alla stagnazione della nube radioattiva di Chernobyl n.d.c.) considerando che la quantità media del cesio 137 sul suolo calabrese è molto più bassa di quella accertata nell’area dell’Oliva. In ogni caso è evidente che se la provenienza non fosse legata a disastri nucleari passati, bisognerebbe ipotizzare altro». ri. mu. troppo e evidentemente le nostre istituzioni, all’interno dell’Unione, ci rappresentano poco». I parlamentari hanno poi avuto modo di effettuare un sopralluogo assieme ai tecnici dell’Ispra e dell’Arpacal sul territorio e subitodopo hanno raggiunto il palazzo di giustizia di Paola, dove ad attenderli c’era il procuratore capo Giordano. E’ stato il momento di maggiore approfondimento, in cui la Commissione ha potuto avere coscienza di quanto venuto fuori dall’azione investigativa della procura paolana. Il dottor Giordano ha descritto con dovizia di particolari la situazione fino ai provvedimenti di custodia cautelare, disposti negli ultimi giorni. E poi ha fornito ai deputati una cospicua documentazione, utilissima per consentire alla delegazione europea sull’ambientedi trarrelesomme su una vicenda che continua a meritare grande attenzione. Dei riscontri e delle impressioni della stessa Commissione sarà data, probabilmente, contezza alla stampa in una conferenza stampa che potrebbe esserci anche oggi, a fine visitadella cittàdi Crotone. Sempre per la cronaca gli europarlamentari hanno poi fatto visita al Santuario di San Francesco di Paola e partecipato al pranzo organizzato dal sindaco di Paola, Roberto Perrotta. In serata, la Commissione ha fatto visita alla cooperativa “Fattoria della Piana”e alla Centrale Agroenergetica” Amantea. Il corposo dossier contiene una serie di considerazioni Le ragioni degli ambientalisti Wwf e Comitato De Grazia temono per la vasta area fluviale AMANTEA - Wwf e Comitato De Grazia, le due associazioni protagoniste della battaglia per far luce sull'inquinamento ambientale in Calabria e sul territorio del Tirreno cosentino in particolare, non si sono certo fatte scappare l'occasione di partecipare la loro posizione critica ai membri della commissione ambiente europea. Ieri mattina li hanno incontrati intorno alle 8, quando si accingevano a raggiungere il fiume Oliva per un sopralluogo, facendo forse loro una non graditissima “sorpresa”. Hanno discusso con l'onorevole Mario Pirillo e consegnato un ricco dossier in cui vengono confermati i dati preoccupanti su malattie e tumori. Nei comuni della cosiddetta “Valle dei veleni”, sono seppellite illegalmente sostanze nocive e radioattive per una quantità, secondo gli atti della Procura, di non meno di centomila metri cubi. LA DENUNCIA - Un sorta di promemoria con denunce e proposte per la messa in sicurezza e la bonifica dell'area, nel quale, tra l'altro, si rileva: “Che le indagini com- piute da organi ufficiali (Arpacal, Cnr, Università di Cosenza, Regione Calabria, Arpa Emilia Romagna, Vigili del Fuoco, ecc.), ultima la “caratterizzazione”, degli inquinanti presenti nella valle del fiume Oliva nel 2010 da Ispra (l'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale che fa capo al ministero dell'Ambiente) nella sostanza gli elevati rischi per la salute umana e l'ambiente nella Valle dell'Oliva dovuti, tra l'altro, alle concentrazioni di metalli pesanti (tra cui il mercurio, il cromo totale, il cadmio e il cobalto), di sostanze chimiche altamente nocive (quali arsenico), di contaminanti cancerogeni quali diossine e furani, di idrocarburi, di radionuclidi artificiali con elevata radio-tossicità (antimonio 124, cadmio 109 e cesio 137), provocati dallo sversamento e dal seppellimento illegali di rifiuti e sostanze pericolose”. I PARTICOLARI DEL DOSSIER -Nello stesso dossier si ricorda anche che le sostanze indicate hanno effetti biologici importanti tra i quali spicca, per la maggior parte di esse, la capacità di indurre patologie tu- Necessaria la bonifica di tutta la zona morali, come sarebbe confermato, si sostiene, dalla classificazione sviluppata dalla International Agency for Reasearch on Cancer (IARC) dell'Organizzazione Mondiale di Sanità. Proseguendo nella lettura si richiamano ancora le valutazioni del Consulente Tecnico d'ufficio della Procura della Repubblica di Paola, “nelle quali tra l'altro si rileva - scrivono gli ambientalisti: - l'esistenza di un eccesso statisticamente significativo di mortalità nell'area nel distretto sanitario di Amantea rispetto al restante territorio regionale, dal 1992 al 2001 e di ricoveri ospedalieri rispetto al rimanente territorio regionale, dal 1996 ad oggi, nel distretto sanitario di Amantea ed in particolare nel comune di Serra d'Aiello; - l'esistenza di un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello, circostante al letto del fiume Oliva a sud della località Foresta (centri di Campora San Giovanni, Coreca e Case sparse comprese tra il mare e la località Foresta) dovuto alla presenza di contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non (metalli pesanti, radionuclidi artificia- li). - l'entità del consistente danno ambientale sia in ragione della tipologia delle sostanze presenti che in rapporto al luogo in cui sono dismesse (con un rapporto stretto con il letto del fiume Oliva). IL CESIO 137 - Menzione specifica e particolare merita il rilievo di radionuclidi artificiali ed in particolare dell'isotopo del Cesio 137 (137Cs), la cui presenza e diffusione impone azioni tese ad una caratterizzazione ulteriore e rende la fattispecie del danno ambientale assai più grave dato anche l' eccesso di tumori maligni della tiroide nei territori più prossimi ai siti di contaminazione”. Per questi motivi il Wwf e il Comitato Natale De Grazia hanno chiesto alla Commissione ambiente del Parlamento europeo di portare a conoscenza dell'europarlamento la vicenda della valle del fiume Oliva affinché si intervenga sul Governo italiano su tre direttrici. GLI INTERVENTI NECESSARI - “Le autorità ambientali italiane (Ministero dell'ambiente e Ispra) e quelle sanitarie (Ministro della Sanità e Istituto Superiore di Sanità) procedano alla messa in sicurezza dal punto di vista igienico-sanitario e ambientale e alla bonifica Gli ambientalisti nell'area fluviale della Valle dell'Oliva, nel rispetto del principio di precauzione, di cui all'articolo 191 del Trattato dell'Unione europea; le autorità ambientali e sanitarie italiane rispettino appieno gli obblighi stabiliti dalla Convezione UN/ECE sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale ("Convenzione di Arhus"); le autorità ambientali e sanitarie italiane collaborino attivamente con la Magistratura penale (come già fatto da Ispra), contribuendo ad accertare il danno agli habitat naturali e alle risorse idriche e le relative responsabilità, in coerenza con quanto stabilito dalla Direttiva 2004/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale”. IL COMITATO -«E' una situazione di emergenza che va affrontata con senso di responsabilità - dichiara Gianfranco Posa, portavoce del Comitato Civico Natale De Grazia. Ci aspettiamo efficacia ed efficienza dalle autorità italiane a cui ci rivolgiamo perché sia data continuità e sviluppo all'impegno delle istituzioni». IL WWF Non meno pressante la richiesta di Raniero Maggini, vice presidente del Wwf Italia. “Rivolgiamo un appello alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo - dichiara affinché solleciti un intervento della Commissione Europea sul Governo italiano per la messa in sicurezza e la bonifica della Valle dei Veleni, nel rispetto dei principi comunitari 'chi inquina paga', di prevenzione e precauzione”. ri. mu. «Situazione da affrontare con responsabilità» E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Tirreno Venerdì 25 novembre 2011 Venerdì 25 novembre 2011 32 Ufficio di corrispondenza: via Virgillo, 3 - 88046 Lamezia Terme - Tel. e Fax 0968/201015 E-mail: [email protected] Nuova denuncia per il dirigente del Comune Iovene e per D’Ambrosio della Multiservizi Acque non depurate in mare Uno scarico della rete fognaria dal torrente Cantagalli sfociava nel golfo LA REPLICA Spesa pubblica Il sindaco Speranza a Roma «Carlo Aiello non ha letto la norma» «COME mai Biagio D'Ambrosio non è stato ancora revocato dalla Multiservizi?». Il quesito lo aveva posto il consigliere comunale Carlo Aielllo con una interrogazione al sindaco Gianni Speranza. Ma prima ancora che la questione sollevata da Aiello arrivi in aula, con una nota è l’amministrazione comunale che replica ad Aiello sulla presunta incompatibilità di Biagio D'Ambrosio, quale dirigente dell'Area organizzazione, Sviluppo delle Risorse Umane e Rapporti con i cittadini del Comune di Lamezia Terme e amministratore delegato della Lamezia Multiservizi. L'Amministrazione comunale sottolinea che al comma 27 dell'articolo 4 del decreto legge 138 del 2011, convertito in legge il 14/09/ 2011 n.148 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 16/09/2011 n.216), si legge testualmente che “le incompatibilità e i divieti di cui ai commi dal 19 al 26 si applicano alle nomine e agli incarichi da conferire successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto”. «Quindi - ritiene l’Amministrazione comunale - se il consigliere Aiello avesse continuato a leggere dal comma 19 fino al 27, avrebbe scoperto che le incompatibilità di cui si parla partono dalle nuove nomine e non si applicano per quelle già avvenute». La Guardia costiera al sequestro del pozzetto rinvenuto; a lato: lo scarico abusivo non depurato di PASQUALINO RETTURA LA guardia costiera della delegazione di spiaggia di Gizzeria lido ha scoperto, a Sant'Eufemia Lamezia, uno scarico attivo di acque reflue non depurate provenienti da un pozzetto d'ispezione della rete fognaria comunale. Le predette acque reflue si immettevano dapprima in un canale di scolo di acque bianche e successivamente confluivano nel torrente Cantagalli che sfocia nel Golfo di Sant'Eufemia. Da quì scattava una denuncia per il dirigente dell’area tecnica del Comune di Lamezia, Andrea Iovene e per l’amministratore delegato della Lamezia Multiservizi, la società che gestisce il sistema fognario di Lamezia, Biagio D’Ambrosio. E’ la seconda denuncia in pochi giorni per i due visto che questa operazione è la prosecuzione di un’attività che nei giorni scorsi ha accertato un altro scarico abusivo in località Cutura, sempre da parte della Guardia costiera. In quel caso erano stati scoperti due scarichi a ridosso del fosso “Fella”(in quel momento inattivi) che erano collegati ad un pozzetto della con- dotta fognaria comunale e altri due scarichi contigui ad una vasca di accumulo della medesima condotta, anche questi sfocianti nel predetto fosso. E anche in questo secondo caso, dopo la scoperta dello scarico abusivo di Sant’Eufemia Lamezia, veniva redatta un'informativa di reato depositata alla Procura della Repubblica di Lamezia Terme giunta sul tavolo del sostituto procuratore, Luigi Maffia, che ha emesso un decreto di sequestro preventivo di urgenza, come mezzo per porre freno alla situazione di inquinamento ed al fine di evitare la prosecuzione dell'attività abusiva, con l'indicazione di un termine di 30 giorni per l'esecuzione delle opere urgenti e necessarie. Anche in questo caso a Iovene e D’Ambrosio vengono contestate le ipotesi di reato, in concorso, di danneggiamento, getto pericoloso di cose e deturpamento delle bellezze naturali. E’ stato anche elevato un verbale amministrativo per avere effettuato uno scarico di acque reflue in assenza della prevista autorizzazione ai sensi dell'art. 124 del decreto Legislativo 152 del 2006 “Codice dell'ambiente”. Seconda operazione dunque a distanza di qualche settimana dal sequestro degli scarichi abusivi accertati in località Cutura del Comune di Lamezia Terme che rientra nell’attività continua della Guardia costiera di Gizzeria Lido, con il coordinamento del servizio operativo della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina, che ha appunto consentito di accertare la presenza di un ulteriore scarico abusivo di acque reflue non depurate in torrenti o corsi d'acqua sfocianti in mare. E le attività investigative proseguiranno sul territorio, così come annuncia il comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina, Paolo Marzio, sempre sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Lamezia Terme, tese ad accertare tutte le possibili fonti di inquinamento delle acque marine del Golfo di Sant'Eufemia. Entro 30 giorni le opere urgenti e necessarie IL SINDACO di Lamezia, Gianni Speranza, è intervenuto ieri a Roma alla presentazione del “Rapporto Sbilanciamoci 2012. Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace, l'ambiente: 100 proposte concrete per politiche economiche e finanziarie nel segno dell'equità sociale, della sostenibilità ambientale di un'economia diversa fondata su un nuovo modello di sviluppo”. Il sindaco Speranza ha parlato degli effetti delle manovre economiche sul Mezzogiorno e sugli Enti Locali, della drammatica situazione provocata dall'alluvione di questi giorni al sud e della necessità di mettere al centro dell'azione di governo la difesa del suolo e l'assetto idrogeologico. Una “contromanovra” quella di Sbilanciamoci! di oltre 40 miliardi di euro, di cui 2/3 dedicata a difendere i redditi, il lavoro, le fasce più esposte alla crisi e a sostenere un modello di sviluppo sostenibile ed 1/3 destinate alla riduzione del debito. Il Rapporto presentato dal portavoce della campagna, Giulio Marcon e dai rappresentanti delle organizzazioni aderenti, oltre a contenere le proposte per un uso diverso della spesa pubblica per orientare le politiche necessarie per uscire dalla crisi, come tutti gli anni propone la lettura critica della Legge di Stabilità e del Bilancio dello Stato, secondo il punto di vista delle organizzazioni società civile. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Lamezia 36 Venerdì 25 novembre 2011 REDAZIONE: via Vittorio Emanuele, 32 - 88900 Crotone - Tel. 0962/901334 - Fax 0962/905185 - e-mail: [email protected] Gold and White. Il modus operandi della gang: uno finge l’acquisto, poi irrompe il complice Rapine e droga, 15 arresti Filmati i colpi nelle gioiellerie. Con il bottino finanziati traffici di stupefacenti di ANTONIO ANASTASI IL MODUSoperandi di una rete di rapinatori, sgominando la quale gli investigatori della Squadra Mobile sono venuti a capo anche di traffici di stupefacenti, era collaudatissimo, a giudicare dai filmati. Gold and White è il nome dell'operazione nell'ambito della quale è scattata un'ordinanza di custodia cautelare per 15 persone (dieci in carcere, ma uno ieri era ancora irreperibile, e cinque ai domiciliari). Gold sta per oro e rimanda alle gioiellerie “visitate” dalla gang, il White è riconducibile al bianco della cocaina. La tecnica, dunque, era rodata. Un uomo entrava in gioielleria a viso scoperto, fingeva di voler acquistare preziosi, e quando il commerciante esibiva la merce scattava un messagio col cellulare al complice che interveniva con una pistola in pugno, a viso coperto, e arraffava i gioielli. Tutto filmato. Ma gli uomini del vicequestore Enzo Coccoli notano subito qualcosa che non va. Quando il rapinatore fa irruzione il presunto acquirente neanche si gira, come se sapesse già come sarebbe andata a finire. Le modalità di azione, la scelta degli esercizi commerciali, individuati sempre in zone centrali della città, la fascia oraria prescelta, la costante presenza di armi di grosso calibro, denotavano «un'evidente indifferenza per l'incolumità pubblica, messa in serio pericolo dalla disinvoltura con cui venivano consumate le rapine, non disgiunta dalla pericolosità criminale dei rapinatori i quali, presentandosi a mano armata, esponevano l'incolumità dell'esercente commerciale nonché quella di eventuali avventori a serio pericolo di nocumento», è detto nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Paolo De Luca su richiesta del pm Ivan Barlafante. L'escalation di rapine, cinque soltanto nel marzo scorso ai danni di tre gioiellerie ma anche di un Internet point e di una prostituta, aveva creato «un particolare allarme sociale» tra la popolazione e soprattutto tra i commercianti. La visione dei filmati delle telecamere di video sorveglianza installate negli esercizi commerciali rapinati ha permesso agli inquirenti di individuare subito in Marco Taverna uno degli autori dei colpi. Taverna, infatti, è stato visto in azione, per la prima volta, in occasione della tentata rapina del 10 marzo ai danni di Giuseppe Gerace, titolare dell'omonima gioielleria in via Reggio. In quell'occasione, Taverna, dopo essere entrato nella gioielleria ed aver indotto il commerciante ad esporre i preziosi, avrebbe finto di fare una telefonata. Dopo pochi istanti, fece ingresso nell'esercizio commerciale un uomo col passamontagna calato sulla faccia che con una pistola intimava al negoziante di non opporre resistenza e prese i preziosi. Tuttavia, l'inaspettata reazione del gioielliere che tirò fuori un martello mise in fuga il rapinatore. Taverna, però, «assumeva un atteggiamento - rilevano gli inquirenti - tutt'altro che intimorito dall'improvvisa irruzione del malvivente armato e, piuttostoche fuggire o cercare di chiamare aiuto, rimaneva all'interno dell'esercizio commerciale voltando le spalle al criminale e guadagnando la fuga solo in un secondo momento prima che intervenissero le forze dell'ordine». Marco Taverna Luigi Scerra Daniele Pugliese Giovanni Romano Gaetano Mungari Salvatore Nicoletta Emiddio Leto Ermenegildo Misticoni Giuseppe Maiorano Francesco Gallo Giovanni Corigliano Mario Citati Insomma, un comportamento «per nulla istintivo» che tradiva la correità, sempre secondo l’accusa. Taverna, infatti, anche dopo l'irruzione del rapinatore avrebbe continuato a «mantenere impassibile la sua posizione rivolta verso il negoziante senza nemmeno voltarsi dalla parte dell'ingresso». Una reazione « illogica ed innaturale». Seguendo questa pista, certi che Taverna potesse essere uno Donato Bevilacqua dei responsabili delle rapine nonostante fosse incensurato, gli uomini del vicequestore Coccoli hanno ottenuto l'ok dell'autorità giudiziaria a mettere sotto intercetazione telefonica le tre utenze in uso all'indagato. Taverna, fortunatamente per gli inquirenti, è uno che «parla molto», come ha ammesso il procuratore in conferenza stampa. Le sue esternazioni il gip le ha definite «vanterie». Uno dei cellulari risultava in Pantaleone Laratta uso a Luigi Scerra. Il 6 aprile, grazie a quelle intercettazioni, gli agenti della Squadra Volante erano già nei pressi di un ristorante a notare Luigi Scerra che spacciava droga. In cinque vengono portati in Questura poiché addosso ad uno di loro era stata rinvenuta dell’“erba”. Scattava una telefonata a un altro utilizzatore delle utenze intercettate e iniziavano I pedinamenti. Molte delle conversazioni cap- L’ELENCO Dieci misure in carcere e cinque ai domiciliari un indagato irreperibile, un altro beccato mentre rubava DEI 15 provvedimenti restrittivi emessi nell'ambito dell'operazione Gold and White, la polizia ne ha eseguiti 14, poiché uno degli indagati si è reso irreperibile anche se gli agenti della Squadra Mobile sono convinti di poterlo rintracciare molto presto. Le ordinanze di custodia in carcere riguardano: Mario Citati, 34 anni; Giovanni Corigliano, 39 anni; Francesco Gallo, 22 anni; Pantaleone Laratta, 23 anni; Emiddio Leto, 23 anni; Giuseppe Maiorano, 20 anni; Ermenegildo Misticoni, 30 anni; Daniele Pugliese, 36 anni; Luigi Scerra, 22 anni; Marco Taverna, 20 anni. Ai domiciliari Donato Bevilacqua, 19 anni; Salvatore Martino, 26 anni; Gaetano Mungari, 18 anni; Salvatore Nicoletta, 28 anni; Giovanni Romano, 22 anni. Una delle rapine filmate Nel corso dell'operazione di ieri mattina gli agenti della Mobile in un primo momento non avevano trovato nella sua abitazione Luigi Scerra, ma conoscendo bene le abitudini del gio- vane, i poliziotti sono riusciti a rintracciarlo nei pressi dello stabilimento dell'ex Pertusola, nell'area industriale, dove pare si fosse recato per compiere un furto di rame. Salvatore Martino tate si svolgevano nell'auto Alfa Romeo “Mito”. Da questo contesto emergerebbe la «palese responsabilità» di Taverna e Scerra nella rapina tentata alla gioielleria Gerace e in quella consumata ai danni della gioielleria di Rosina Greco. Nel prosieguo delle indagini si è risaliti ai presunti autori degli altri colpi. Il denaro ricavato dalle rapine sarebbe stato “reinvestito” da alcuni degli indagati, in particolare da Scerra, Taverna e Francesco Gallo, nell'acquisto di ingenti quantità di sostanze stupefacenti - cocaina, marijuana ed hascisc che poi veniva spacciata in città, anche nelle discoteche. In particolare, i fornitori di marijuana ed hascisc sarebbero stati Daniele Pugliese e Francesco Corrado, detti rispettivamente “butirro” e “mozzarella”, mentre quelli della cocaina sarebbero stati Pantaleone Laratta (ieri irreperibile), e Mario Citati (già noto alle cronache in quanto è imputato di favoreggiamento per il duplice omicidio al Maciscooter del gennaio scorso) e Pietro Ranieri. La Procura contestava l'associazione a delinquere, non riconosciuta dal gip, a nove persone. Dalle indagini è emerso anche che gli indagati predisponessero le rapine per fare fronte all'attività di traffico di stupefacenti sia al fine di acquistare la droga che per sanare i debiti contratti per forniture “a credito”. Sotto quest'ultimo profilo, nella conversazione tra Scerra e Taverna si parla dei debiti pregressi, “2200 euro fuori Marco!”, che sarebbero stati estinti grazie alle rapine, “Quella rapina là!...tu lo sai!...”, “Meno male!...”. che apparirebbe «l'unica soluzione» per risanare le casse della gang. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Crotone Gold and White. Ritorsione per una rapina. Lo sfogo di un membro della gang: «Dobbiamo chiedere il permesso?» «Sono malandrini di cartone» Uno degli indagati fu picchiato dai membri di una cosca di Isola Capo Rizzuto «MALANDRINI di cartone». E' lo sfogo di uno degli indagati a proposito della ritorsione nei confronti di un membro della gang che se la dovette vedere con gli “isolitani” per una rapina. Segno evidente che Mario Citati e Pasquale Laforgia, ritenuti i promotori della banda sgominata ieri e considerati i membri di maggiore spessore criminale del gruppo, non erano in grado di garantire l'incolumità della manovalanza dedita alla commissione dei “colpi”, della quale pure si facevano garanti. Era questo il legame con la criminalità organizzata su cui gli investigatori della Squadra Mobile, diretta dal vicequestore Enzo Coccoli, ancora lavorano. Ma è anche un passaggio dell'inchiesta da cui emerge una «sudditanza», come l'ha definita il procuratore Raffaele Mazzotta, della criminalità crotonese rispetto a quella del circondario. Gli scenari, peraltro, sono in via di ridefinizione. Gli isolitani hanno messo le mani sulla città? Una volta il pentito Salvatore Cortese dichiarò che metà dei proventi delle attività delittuose commesse dalla cosca Vrenna di Crotone andavano ai Grande Aracri di Cutro, che aveva la supremazia. E’ cambiato qualcosa da allora? Ma ecco l'intercettazione chiave. «Che adesso per fare un pirito a Crotone dobbiamo chiedere il permesso a voi?... a voi vi dobbiamo chiedere il permesso?... c'era Mariuzzo con noi. Mariuzzo Citati, che si è messo a ridere... Gianluca ... La Forgia... Gli ho detto: ohi Gianlù... com'è questo fatto... davvero che non valete niente allora... Malandrini di cartone.... quanto truscia (crisi) che c'è in giro». Citati e Laforgia avrebbero assunto un ruolo di mediazione di eventuali attriti con la criminalità orgtanizzata che però non saprebbero svolgere fino in fondo, ad avviso di Marco Taverna che, a colloquio con Antonio Murgeri, i cui commenti sono relativi alla rapina ai danni di Gustavo Circosta in seguito alla quale Luigi Scerra sarebbe stato picchiato da malavitosi di Isola, fa riferimento a una suddivisione nel controllo del territorio. Era il 24 aprile scorso. Marco: «Che bastardi Piducchia... che cazzo si è fatto alla gamba... si è sfreggiato? Antonio:L'hanno picchiato…l'hanno preso a bastona- Nelle immagini alcune fasi dell’operazione della Squadra Mobile diretta dal vicequestore Coccoli te nelle gambe… Marco: No, che cazzo hanno picchiato... che perchè lo dovevano picchiare? Antonio: Per due persone... Marco: A chi cazzo gli doveva dare soldi ... glieli ha dati a coso… Antonio: Con gli isolitani… Marco: Gli isolatani... quali isolitani... Antonio: La rapina che ha fatto a coso… tu lo sai pure c'è bisogno che te lo dico? Marco: Ah,... Antonio: Da Circosta. Marco: Ah, ah, ah.... Antonio: Eravate in quattro... quanti eravate? Marco: Cinque... Antonio: Novecento... quanto gli avete preso? E loro ne vogliono diecimila adesso? Marco: Sì, diecimila cazzi nel culo... che si è presentato Pasquale "Nasca" pure... Antonio: E il figlio... Sembra, insomma, un riferimento all'intervento della cosca Arena. Taverna ri- vendica, invece, una piena autonomia, ed è stato necessario un incontro chiarificatore con mafiosi di Isola alla presenza di Citati e Laforgia. I crotonesi devono “dare conto ad altri”. Ma per gli inquirenti Citati e La Forgia, «già inseriti in un contesto associativo consolidato, non si sarebbero mai esposti al ri- schio di contrasti con le cosche criminali limitrofe se non in ragione di forti interessi economici chiaramente derivantigli dalle rapine consumate». Emiddio Leto e Marco Taverna sono, invece, indicati come partecipi ed esecutori materiali delle rapine a mano armata. Gli inquirenti: «Assetti criminali in via di ridefinizione» «Sudditanza rispetto alla malavita del circondario» «SUDDITANZA della criminalità crotonese nei confronti di quella del circondario». E' lo scenario che emerge dall'operazione Gold and White, che ha portato a 15 arresti per traffici di stupefacenti e rapine. L'analisi è del procuratore Raffaele Mazzotta, che, dopo aver elogiato l'«elevatissima professionalità» della Squadra Mobile diretta dal vicequestore Enzo Coccoli, si è soffermato sullo spessore criminale degli indagati, uno dei quali fu «redarguito pesantemente (ma è un eufemismo in vece di “picchiato”, ndr)» dagli «isolitani», come emerge dalle conversazioni intercettate, per la rapina a una gioielleria evidentemente “protetta”da una 'ndrina di Isola Capo Rizzuto. Sugli equilibri criminali «che stanno cambiando» e sui collegamenti del gruppo finito ieri in carcere con la criminalità organizzata gli inquirenti non dicono molto ma assicurano che stanno lavorando. Il legame c'è poiché, come ha svelato il vicequestore Coccoli, i presunti promotori della gang, indicati in Pasquale La Forgia e Mario Citati, si erano fatti «garanti dell'incolumità» della manovalanza dedita alla commissione dei “colpi”. Gli investigatori sin da subito si sono posti, infatti, il problema di come un gruppo di giovani, alcuni dei quali incensurati, potessero compiere rapine e traffici di droga senza subire ritorsioni da parte della 'ndrangheta, che in un territorio come quello crotonese ha il predominio su tutte le attività illecite. I dettagli dell'operazione, scaturita da un'indagine protrattasi dal dicembre 2010 al giugno scorso, sono stati illustrati dal vicequestore Coccoli, che ha anche rivelato che uno degli indagati (si tratta di Luigi Scerra, ndr), non trovato a casa, è stato rintracciato sul “luogo di lavo- Da sinistra: Pignataro, Gammino, Mazzotta a Coccoli ro”: gli esperti agenti della Mobile l'hanno pizzica- gini al fine di «raccogliere elementi to mentre tentava di rubare rame al- probatori». In buona sostanza, gli l'ex Pertusola. Sull'«allarme socia- agenti individuavano gli acquirenti le» che avevano suscitato le rapine si di cocaina (a anche hashish e maè soffermato anche il procuratore, rijuana), sequestravano la droga, mentre il questore, Giuseppe Gam- risalivano ai pusher in base alle temino, dopo aver sottolineato che stimonianze dei consumatori. E' intervenuto anche il vicequenell’ultimo mese Squadra Volante e Squadsra Mobile hanno messo a se- store Cataldo Pignataro, numero gno ben 20 arresti per droga, ha due della Mobile e capo della Volanspiegato la tecnica dei ritardati arre- te. sti adottatata nell’ambito delle indaa. a. Due componenti della banda accusati di aver acquistato 2500 pasticche allucinogene per smerciarle Non solo cocaina, in discoteca si spaccia l’ecstasy Le pasticche di ecstasy, sostanza spacciata in discoteca NON solo cocaina, non solo hashish, non solo marijuana: nelle “storie” di droga che si raccontano a Crotone fa prepotentemente irruzione anche l'ecstasy. Le coloratissime palline allucinogene si spacciano in discoteca, e la conferma viene da una delle conversazioni intercettate nell'ambito dell'operazione Gold and White. Nella sua auto, un'Alfa Romeo “Mito”, Marco Taverna racconta a Francesco Gallo di alcune esperienze psichedeliche. Lui l'ecstasy l'avrebbe assunta in discoteca «al fine di essere più euforico durante la serata danzante», scrivono gli inquirenti. Ecco la conversazione intercettata il 10 maggio scorso. Francesco: Ti devi combinare per andare a ballare... marco? Marco: Ahia alla madonna... mi devo combinare una porcheria io... Francesco: Tu non balli ? Marco: Non ce la faccio a ballare ... poi una volta che bevi e io impasticcato come un porco... non si capisce niente più... proprio non mi frenano più... e poi ci vogliono tre, quattro grammi di bianca per ritirarmi... Francesco: Ehh.. Marco: Per forza... Francesco: trenta, quaranta pasticche... Marco: E ci vogliono quattro grammi potenti..... Francesco: Io le prendo sempre 25 pasticche a ballare... volo... Marco: Che stai dicendo 25 pasticche... ma sei pazzo... non è che devo morire io... Francesco: Io ho preso cinquanta pasticche in due... Marco: Ma pasticche di che? Dove l'avete prese queste pasticche... chi è che ve l'ha date... Francesco: Ne abbiamo prese duemila e cinquecento... le abbiamo comprate.... Marco: Tu e chi? Francesco: con Gianluca La Forgia... le abbiamo pagate ad un euro e cinquanta a pasticca.. Marco: E come ti combinava .. Francesco: Mamma mia... Il capo d'accusa è presto contestato. Indagati sono Gianluca Laforgia e Marco Taverna. L'ipotesi avanzata dagli inquirenti è che I due avrebbero agisto in concorso tra loro acquistando 2500 pasticche di ecstasy al prezzo di 1,5 euro «al fine di spacciare lo stupefacente in discoteca». Il fatto sarebbe avvenuto a Crotone «in data imprecisata». La Forgia, in particolare, è considerato uno dei promotori della presunta organizzazione criminale insieme a Mario Citati, anche se il gip Paolo De Luca non ha riconosciuto l’associazione a delinqere ipotizzata dal pm Ivan Barlafante. I due indagati principali, per la Procura, sono comunque indiziati «per aver promosso ed organizzato l'associazione per delinquere finalizzata alla perpetrazione di rapine ad esercizi commerciali di preziosi - è detto, tra l’altro, nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Crotone - si occupavano dell'inserimento degli altri membri dell'associazione nel tessuto criminale locale, risolvendo gli eventuali attriti con la gente malavitosa del posto». a. a. «Le ho prese e non riuscivo a ballare» E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Crotone 37 Venerdì 25 novembre 2011 Venerdì 25 novembre 2011 Gold and White. Tutti i ruoli giocati dagli indagati. Nessuna misura restrittiva per il presunto cassiere Ecco l’organigramma della gang Citati considerato il «riferimento» del gruppo criminale per la sua «autorevolezza» ECCO l'organigramma della gang, i ruoli giocati da ciascuno dei membri e le accuse contestate, posizione per posizione. MARIO CITATI Ritenuto uno dei promotori del gruppo, «i suoi atteggiamenti in genere denotano assoluta padronanza della situazione, correlativo spessore criminale». Nelle conversazioni viene menzionato il suo nome accostato a «grosse partite di stupefacenti o a mitici viaggi in terra reggina ad incontrare personaggi di spessore del luogo». Insomma, un «riferimento» che si comporta «autorevolmente nel risolvere problemi tra spacciatori relativi al pagamento delle diverse partite evidenzia». GIOVANNI CORIGLIANO Ritenuto autore di un acquisto di ben 50 gammi di cocaina in un'unica soluzione, che avrebbe ricevuto a casa dove si trovava agli arresti domiciliari. FRANCESCO GALLO In un'intercettazione racconta di un acquisto di droga fatto mentre era ai domiciliari. A suo carico sono emersi «innumerevoli ed inconfutabili indizi relativi a copiosa attività di smercio di stupefacente ad opera dell'indagato, in una posizione di stretto collaboratore di Taverna». GIANLUCA LA FORGIA Indagato per un episodio di “sballo” in discoteca con extasy. Si parla di 25 pasticche e del fatto che ne avrebbe acquistate ingenti quantitativi.. PANTALEONE LARATTA In materia di stupefacenti, si troverebbe «in una posizione di relativa supremazia rispetto a Taverna e Gallo, che lo temono e che egli tratta da superiore, redarguendoli continuamente ed appellandoli come gli aggrada, anche “Cip e Ciop”». In un caso Laratta «risulta cedere un grosso quantitativo di cocaina, attorno ai 50 grammi». EMIDDIO LETO Risulta indagato per una rapina. A questo proposito, appare «in atteggiamento assolutamente innaturale al momento dell'irruzione del rapinatore, atteggiamento confermato dall'esame del video di sorveglianza che evidenzia come il soggetto in esame abbia assunto un ruolo di complice, lasciando la porta aperta al momento del Ingenti quantitativi di droga acquistati ai domiciliari Viaggi nel Reggino per incontrare malavitosi di spicco L’irruzione del rapinatore e, sotto, il gioielliere mentre espone la merce suo arrivo e dileguandosi subito dopo questi». E' accusato anche di droga. In un brano intercettato, oltre a mostrare la detenzione di una “stecca” di “fumo” dichiara di averne altre dieci a casa e, dato che Taverna è suo creditore, gli dice che se non gli porterà subito i soldi in contanti, egli riscuoterà il suo credito in natura, ossia “di fumo”. GIUSEPPE MAIORANO Accusato di tentata rapina in concorso. Taverna fa, infatti, «un racconto dettagliatissimo del suo essersi appartato con una prostituta in attesa che Misticoni e Maiorano sopraggiungessero per rapinarla; a causa dell'imprevisto arresto dei due, in quanto trovati armati e muniti di passamontagna, prima che potessero intervenire al convenuto segnale telefonico, Taverna si era visto addirittura a “costretto” a pagare la prostituta per la prestazione ricevuta, per non destare sospetti. Nel contesto riferito, appare chiaro come, se il Maiorano ed il Misticoni non risultano a suo tempo essere stati sottoposti a misura cautelare in relazione alla sola loro spontanea dichiarazione agli agenti dello scopo avuto di mira (presumibilmente la spiegazione venne data per giustificarsi ed escludere di essere in agguato per un LE RAPINE Nel mirino gioiellerie e Internet point Due furono arrestati per armi dopo il colpo fallito ai danni di una prostituta ECCO tutte le posizioni degli indagati per le rapine. Marco Taverna e Luigi Scerra sono accusati anche di rapina in concorso con un terzo non identificato in quanto, muniti di passamontagna, si sarebbero impossessati di 800 euro sottratti, sotto la minaccia di una pistola, a Gustavo Circosta, gestore della sala giochi ed Internet point di Antonella Emmola. Fatto commesso a Crotone il 22 marzo scorso. Taverna e Emiddio Leto sono accusati di rapina poiché con il volto travisato da passamontagna ed uno dei due armato di pistola si sarebbero impossessati di svariati monili in metallo prezioso per un valore complessivo di 15.000 euro sottraendoli sotto la minaccia dell'arma a Rosina Greco, titolare di una gioielleria. Crotone, 12 marzo 2011. Taverna è accusato di tentata rapina per aver concorso con complici allo stato ignoti, travisati da passamontagna ed armati di pistola, all'impossessamento da parte di questi ultimi di svariati monili in me- tallo prezioso sottratti a Giuseppe Gerace, titolare di una gioielleria. Fatto non riuscito per l'inaspettata reazione del gioielliere. Crotone, 10 marzo 2011. Taverna è accusato di rapina, in concorso con altri ignoti, poiché si sarebbe impossessato di svariati monili in metallo prezioso del valore complessivo di 5.000 euro, sottratti al gioielliere Giuseppe Gerace. In particolare, entrato nell'esercizio commerciale, con l'ausilio di un complice allo stato rimasto ignoto, fingendosi cliente avrebbe invitato Gerace con una scusa ad aprire la porta per poi sottrarre i preziosi e guadagnare la fuga. Crotone, 17 dicembre 2010. Taverna, Misticoni e Maiorano sono accusati di tentata rapina a una prostituta. In particolare, Taverna, dopo aver accompagnato una prostituta in un luogo appartato, avrebbe agevolato i complici che, «con predisposizione di armi e passamontagna, intervenivano per sottrarre alla vittima il denaro provento dell'attività di meretricio per impossessarsene ai danni di quest'ultima che li deteneva». Misticoni e Maiorano furono tratti in arresto dalla polizia che li trovò in possesso di due passamontagana e di una pistola con matricola abrasa. Crotone, 29 marzo 2011. Leto è accusato di tentata rapina ai danni del “Banco Metalli Italiano - compro oro” di Giuseppe Gabriale: armato di pistola, avrebbe minacciato una dipendente affinché consegnasse il denaro pr nel registratore di cassa. L'inaspettata reazione della cassiera avrebbe messo in fuga l'indagato e un complice. Crotone, 25 gennaio 2011. a. a. La gioielleria rapinata La Cassazione rigetta i ricorsi difensivi nell’ambito di un vecchio processo per narcotraffico Dust, condanne confermate per i cirotani LA CORTE di Cassazione rigetta i ricorsi della difesa. Ergo: condanne confermate anche per i cirotani accusati di narcotraffico. Resta sostanzialmente immutato il quadro tracciato, poco più di un anno fa, dalla Corte d'appello di Catanzaro, che a sua volta confermava la sentenza di primo grado a carico dei quindici imputati condannati nell'ambito dell'operazione antidroga "Dust", con cui gli investigatori ritennero di aver messo alla sbarra presunti esponenti di spicco delle famiglie criminali di rilievo della Piana di Sibari e del Basso Jonio cosentino, riunite sotto la guida del locale di 'ndrangheta Cirò. Rispetto alla decisione emessa il 30 novembre del 2006 dal Tribunale penale di Rossano, chiamato a giudicare 22 persone per associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (sette furono assolte), in Appello i giudici disposero un non luogo a procedere nei confronti di Antonio Bruno, per morte del reo; un non luogo a procedere per Mario Covello rispetto a un capo d'accusa per intervenuta prescrizione; un'assoluzione per non aver commesso il fatto nei confronti di Cataldo Crescente e Damiano Mezzorotolo (scomparso da tempo e ritenuto vittima di "lupara bianca") rispetto un'altra imputazione. Pena ridotta, infine, per Luigi Pasquale Zampino, per il quale cadde una delle aggravanti contestate, con condanna rideterminata in 5 anni e mezzo di reclusione e 16.000 euro di multa. Per il resto i giudici accolsero le richieste del sostituto procurato re generale Giovanni Grisolia e confermarono la sentenza di primo grado, con cui furono condannati a 10 anni e 6 mesi Giuseppe Caruso; a 21 anni Domenico Critelli; a 7 anni Domenico Greco; a 12 anni e 4 mesi Giorgio Greco; a 10 anni e 6 mesi Giuseppe Marino; a 9 anni Francesco Greco; a 5 anni e sei mesi Silvio Romano; a 20 anni e 8 mesi Giuseppe Farao; a 20 anni e 6 mesi Cataldo Marincola; a 5 anni e 6 mesi Luigi Vasamì tutti di Cirò. a. a. Giuseppe Farao eventuale atto omicidiario), in previsione dell'inutilizzabilità dibattimentale di una tale spontanea dichiarazione, è da dirsi che gli elementi, non conoscibili allora e sopravvenuti nell'ambito di queste indagini sono tali da integrare più che adeguatamente il materiale indiziario preesistente, ed armonizzarvisi in maniera tale da non ritenere possibile altro se non che, effettivamente, la presenza dei due armati e pronti a mascherarsi quella sera in prossimità della zona dello stadio (zona di prostituzione da strada) fosse effettivamente una presenza idonea e finalizzata univocamente a commettere un delitto di rapina in concorso con il Taverna». Il provvedimento è stato notificato in carcere a lui e Misticoni, che erano detenuti per le armi utilizzate nella rapina del marzo scorso». ERMENEGILDO MISTICONI Risulta indagato per la tentata rapina in concorso ai danni della prostituta. DANIELE PUGLIESE E' considerato abituale fornitore di stupefacenti di Taverna. LUIGI SCERRA E' lui che subirebbe da parte degli “Isolitani” un'aggressione per una rapina compiuta ai danni di un esercizio commerciale. A suo carico «sono emersi innumerevoli indizi relativi a copiosa attività di smercio di stupefacente». MARCO TAVERNA Risulta «ripetutamente indagato per il delitto di rapina». In concorso con con Scerra, Misticoni e Maiorano. A suo carico «conversazioni ambientali assai esplicite, in cui Taverna si accusa chiaramente dei menzionati delitti». I CINQUE AI DOMICILIARI E IL CASSIERE Un ruolo marginale rivestirebbero i cinque ai domiciliari: Donato Bevilacqua, 19 anni; Salvatore Martino, 26 anni; Gaetano Mungari, 18 anni; Salvatore Nicoletta, 28 anni; Giovanni Romano, 22 anni. Maurizio Marullo, pur non essendo stato attinto da misure, per gli inquirenti era il cassiere della gang. O, meglio, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, il «gestore degli illeciti ricavi che il resto del gruppo incassava». Fittissima la serie dei capi d’accusa contestati (arrivano fino alla lettera “T”). Trafficante campano collegato con i Masellis AVREBBE avuto collegamenti con i Masellis di Crotone Vincenzo Franco, 54 anni di Pannarano (Benevento), al quale a Rimini è stato sequestrato un milione di euro in applicazione della normativa introdotta dal nuovo codice antimafia in vigore dal 28 ottobre scorso, che permette di procedere con i sequestri e le successive confische dei beni appartenenti a soggetti che accumulano beni con la loro attività criminale e non riescono a giustificarne la provenienza. E questo parallelamente e aldilà dell'indagine penale in corso. L'operazione denominata 'Dominus II' è figlia di un'analoga operazione 'Dominus' condotta tra il 2007 e il 2008 che già portò al sequestro dei beni di Franco e che poi sarebbe sfociata anche nellasua condannain primogrado per il reato di trasferimento fraudolento di valori. Il campano aveva infatti intestato alla moglie Giuseppina Di Somma e alla figlia, alcuni appartamenti acquistati a Rimini con i proventi del traffico di droga. , Franco avrebbe contatti con la cosca Ursini di Gioiosa Jonica ma anche con i Masellis. Tra i reati per i quali era finito sotto inchiesta, il traffico di droga e anche un tentato omicidio. Ieri è stata emessa una misuradi prevenzione che lo obbliga al soggiorno a Rimini per tre anni sotto sorveglianza speciale ed è scattato il sequestro di tre appartamenti, tre garage, due moto e un'auto che aveva intestato ai familiari. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 38 Crotone 21 Venerdì 25 novembre 2011 REDAZIONE: corso V. Emanuele III, 58 - Vibo Valentia - Tel. 0963/471595- Fax 472059 -E-mail: [email protected] Squadra Mobile Porto di Tropea Traffico di droga Il dirigente Maurizio Lento Il Tar annulla la delibera “Due torri trasferito a Messina del consiglio comunale connection” S’impicca a pagina 23 a pagina 27 un detenuto Prescritti i reati di usura per Razionale e i fratelli Fiarè. Assolto Gregorio Giofrè “Rima”, quattro condanne Per associazione mafiosa a Rosario Fiarè, Razionale e Grande di GIANLUCA PRESTIA QUATTRO condanne per associazione mafiosa, due prescrizioni per ii reati di truffa e usura, una trasmissione degliattialla procuradeiminori e un’assoluzione. Si chiude così il secondo grado di giudizio del processo con rito abbreviato denominato “Rima” contro i sette imputati ritenuti componenti o affiliati alla cosca Fiaré di San Gregorio. Regge il reato di associazione mafiosa, cadono quelli fine, come detto, per sopraggiunta prescrizione. A leggere la sentenza ieri pomeriggio i giudici della corte d’Appello di Catanzaro (presidente da Francesca Marrazzo, giudici consiglieri Isabella Russi e Gianfranco Grillone). Le condanne. Condannati per associazione mafiosa il 63enne Rosario Fiarè, considerato il vertice della presunta consorteria,acui èstatainflittala pena di 6 anni e 6 mesi (10 in primo grado); 5 anni per il 54enne Filippo Fiarè (6 anni al termine del primo grado), 4 anni e sei mesi per il 50enne Saverio Razionale, (7 in primo grado), e, infine, 3 anni al 48enne Domenico Grande (4 in primo grado). L’assoluzione. Assolto dall'accusa di associazione mafiosa per non aver commesso il fatto, il 48enne Gregorio Giofrè, genero di Rosario Fiarè, condannato in primo grado alla pena di 4 anni. Le prescrizioni. Per il 40enne Francesco Fiarè, fi- glio diRosario, il reatodi truffa è stato invece dichiarato estinto per prescrizione (2 anni in primo grado, 1 anno e 6 mesi nella sentenza d'Appello poi annullata dalla Cassazione con rinvio). Nella sentenza i giudici del secondo grado hanno dichiarato analogamente estinti per sopraggiunta prescrizione pure i reati di truffa ed usura di cui erano chiamati a rispondere i fratelli Rosario e Filippo Fiarè unitamente a Saverio Razionale. Trasmissione atti. Per Gregorio Coscarella, ritenuto in primo grado responsabile del reato di estorsione e che era stato condannato a due anni e 8 mesi, i giudici d'Appello hanno invece annullato la sentenza, ordinando la trasmissione degli atti alla Procura per i minorenni. Ciò in considerazione delfatto chela presunta condotta estorsiva contestata a Coscarella sarebbe stata commessa quando l’imputato non aveva ancora raggiunto la maggiore età. I giudici d'Appello hanno infine ieri revocato il provvedimento la confisca dei beni riconducibili, direttamente o indirettamente, a Francesco Fiarè e Gregorio Giofrè (quelli di quest’ultimo ammontantia 5 milioni di euro) ed hanno, invece, confermato la confisca disposta a suo tempo nei confrontidei beninelladisponibilità di Rosario Fiarè. La vicenda processuale trae origine dall'operazione “Rima” che nel luglio del 2005 portò ad una raffica di misure Rosario Fiarè Saverio Razionale Filippo Fiarè Francesco Fiarè Gregorio Coscarella Gregorio Giofrè(assolto) cautelari a carico di boss ed accoliti del presunto clan FiarèRazionale. L'inchiesta, avviata dalla Dda di Catanzaro era stata portata a termine dall'allora pm (oggi alla Procura generale) Marisa Manzini, ieri in aula a rappresentare l'accusa quale sostituto procuratore generale. Le indagini erano state invece condotte sul cam- po dagli uomini della Squadra Mobile di Catanzaro. Dopo l'annullamento con rinvio da parte della Cassazione (18 maggio 2010) della sentenza di secondo grado, la Corte d'Appello ha emesso ieri la propria sentenza nei confronti dei 7 imputati giudicati in primo grado col rito abbreviato il 20 dicembre 2006. Il collegio difensivo: Giuseppe Di Renzo e Sergio Rotundo per Giofrè; Gianfranco Pittelli e Tony Crudo per Rosario Fiarè; Rotundo e Pittelli per Francesco Fiarè; Antonio Galati e Pittelli per Filippo Fiarè; Alessandro Diddi ed Anselmo Torchia per Razionale; Francesco Lojacono per Grande. Coscarella: atti alla Procura dei minori DECOLLO Il pm chiede 24 anni di reclusione Per Guillermo Gonzales Correa accusato di narcotraffico internazionale LA richiesta è pesante: 24 anni di reclusione più tre di libertà vigilata. A formularla al Tribunale collegiale di Vibo Valentia il pubblico ministero Salvatore Curcio al termine della sua requisitoria nel processo stralcio di “Decollo”, che prende il nome dalla maxioperazione che portò a scoprire tonnellate di cocaina nascoste in imponenti blocchi di marmo giunti dal Sudamerica su una nave container attraccata al porto di Gioia Tauro. Per il magistrato, quindi, ci sono tutti i presupposti per condannare Guillermo Leon Gonzales Correa alla pena di quasi mezzo secolo per l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. In sostanza l’accusa contesta all’imputato di aver fatto parte di quella organizzazione che si riforniva dai cartelli colombiani per trasportare, dal paese dell’America Latina, prima via Venezuale e poi, attraverso una nace cargo, in Spagna, con destinazione finale l’Italia, ingenti quantitativi di cocaina. E Correa era, unitamente ad altre persone, riconosciuto quale promotore, direttore, organizzatore e finanziatore dell’associazione. In più, secondo quanto riportato nel capo di imputazione, l’uomo, in concorso morale con atre 24 persone, avrebbe venduto, acquistato, e importato sul territorio italiano la droga con l’aggravante dell’ingente quantitativo per un peso di 45 chili occultata all’interno di un container. A Correa viene, quindi, contestata la commercializzazione, l’offerta, il trasporto e, comunque, la detenzione della sostanza stupefacente. Mercoledì scorso, come detto, la requisitoria del pubblico ministero Salvatore Curcio, mentre le arringhe della difesa si svolgeranno nel mese di dicembre. Ad esporre le ragioni dell’imputato, che nel corso dell’ultima udienza, celebratasi presso l’aula bunker del nuovo palazzo di giustizia di Via Lacquari, ha rilasciato dichiarazioni spontanee tramite il suo interprete, sarà l’avvocato Giacinto Inzillo. gl. p. Il nuovo palazzo di giustizia di Vibo Valentia ERA stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Due Torri connection” su un presunto narcotraffico tra il Sud America e Bologna. Attività illecita gestita dai esponenti delle ‘ndrine vibonesi. Lui, Antonio PAsto Chavarro, 48 anni, però non ha retto al peso del regime carcerario e nei giorni scorsi si è tolto la vita, impiccandosi nella sua cella al secondo reparto giudiziario del carcere di Dozza, nel Bolognese e nell’inchiesta veniva individuato qualemediatore tra colombiani e boss della 'ndrangheta in un traffico di cocaina finito male Durante l'intera giornata l'uomo, di nazionalità colombiana, non ha mai voluto uscire, nemmeno per l'ora d'aria, quando è rimasto da solo in cella. Lì si è legato le mani dietro la schiena con dei calzini (probabilmente per evitare ripensamenti) e si è messo il cappio intorno al collo. Inutile l'intervento degli agenti di polizia penitenziaria, che l'hanno trovato già morto. La pm Alessandra Serra ha aperto un fascicolo per fare pienamente luce sulla vicenda ma per ora sull'ipotesi suicidio ci sono pochi dubbi: prima di togliersi la vita Antonio Chavarro ha scritto delle lettere destinate ai suoi famigliari in cui spiega i motivi del suo gesto. La notizia è stata diffusa dal Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, ricordando che si tratta del secondo suicidio dietro le sbarre in Emilia Romagna nell'arco di una settimana, e il cinquantanovesimo in tutta l'Italia dall'inizio dell'anno. gl. p. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo Numerose le operazioni condotte contro i clan. Al suo posto Antonio Turi, da Reggio Emilia Il commiato di Maurizio Lento Dopo quattro anni il dirigente della Mobile lascia Vibo per Messina DI Maurizio Lento parlano i fatti. Le operazioni antimafia, l’impegno costante nella lotta all’illegalità. Numeri importanti che hanno fatto del capodella SquadraMobile un punto di riferimento per tutti i ragazzi del suo Ufficio. Ma più che del poliziotto, l’uomo Maurizio Lento è colui il quale si è fatto apprezzare e benvolere anche dagli organi di stampa locali che hanno sempre fatto affidamento sulla sua persona. Dopo quattro anni lascia la guida della Mobile vibonese per trasferirsi, lunedì, a Messina: «È il normale avvicendamento», riferisce con un timido sorriso dietro il quale si cela, ma non troppo, la sua soddisfazione per questo trasferimento: «Mia moglie è messinese equindi miricongiungo con la mia famiglia». L’incarico preciso che andrà a ricoprire ancora non lo conosce, ma una cosa è certa: si scontrerà con una realtà criminale, quella della città peloritana, che ha ricominciato ad alzare la testa. Il lavoro, quindi, non gli mancherà di sicuro, ma alle spalle ha un bagaglio di esperienza importante maturato, appunto, nei quattro anni in cui ha prestato servizio nel territorio vibonese. Dove è giunto il 2 luglio 2007 direttamente da Reggio Calabria. Era il vice di Rodolfo Ruperti, colui il quale aveva messo in ginocchio la potente cosca Mancuso e che, di lì a poco, gli avrebbe lasciato la conduzione dell’Ufficio. Un compito, il suo, non certamente semplice poiché si trattava di dare continuità all’opera del suo predecessore sia sotto il profilo investigativo che della fiducia della cittadinanza verso la Polizia di Stato. Compito affrontato con certosina pazienza, con passione, abnegazione e soprattutto con l’apporto del suo braccio destro Emanuele Rodonò (anche lui a breve lascerà Vibo Valentia) e con i suoi ragazzi, come ama definirli. «Persone splendide con le L’ex dirigente della Mobile di Vibo, Maurizio Lento quali abbiamo condiviso risultati importanti e ottenuto grandi soddisfazioni. Persone sulle quali si può fare ciecamente affidamento». Sì, perché per Maurizio Lento prima di tutto veniva la squadra, il gruppo. E lo ribadiva sempre in conferenza stampa affer- mando: «Mettete in risalto diceva rivolgendosi ai giornalisti - tutti i ragazzi del mio Ufficio, perché i dirigenti passano, ma chi sta al di sotto resta». E così, dopo una prima presa di contatto con il territorio e la sua gente, sono arrivati i primi importanti risul- tati. La punta di diamante è, indubbiamente, l’operazione “The Goodfellas” che ha consentito di portare a giudizio 13 persone ritenute appartenenti al clan Lo Bianco. Un’inchiesta che aveva avuto il suo prologo con gli arresti di due persone poi coinvolte nell’operazione del 2009 ma che ha avuto diverse costole tanto era corposo il materiale investigativo. E ancora l’indagine “Cash”,“Fox”,“Remake”, “Impeto” e infine l’operazione “Ghost”,forse lapiùdifficile a livello logistico ma che ha consentito di incastrare 40 persone accusate di traffico di droga. Inchieste, il più delle volte, condotte a stretto contatto con la Dda di Catanzaro, ma anche con la procura ordinaria i risultati sono stati eccellenti: su tutti la risoluzione degli omicidi di Michele Brogna e di Roberto Lo Piccolo. Due casi spinosi che avevano suscitato impressione nell’opinione pubblica. Uno score di tutto rispetto, dunque, che sarà certamente incrementato nel corso della sua nuova avventura in terra sicula. Al dirigente Maurizio Lento “l’in bocca al lupo” da parte della redazione vibonese de “il Quotidiano della Calabria”. Consumatori. Convegno in programma domattina al 501 Hotel Evento su previdenza e consulenza “LE nuove sfide della previdenza e la necessità di consulenza ai consumatori”: questo il tema, quanto mai attuale del convegno promosso per domani mattina, a partire dalle ore 9, presso il 501 Hotel dal gruppo Axa Assicurazioni, il cui agente generale per Vibo è Domenico Cugliari. L'iniziativa, organizzata in collaborazione con l'Ordine provinciale medici e odontoiatri, alcuni sodalizi dell'area medica e la società Progetica, ha lo scopo di sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica sull'argomento previdenziale. «Il riferimento spiega Cugliari - è all'intero ciclo di vita del cittadino, con particolare riguardo alla protezione dai rischi immediati e alla previdenza pensionistica. In particolare, ci si interroga sulle nuove responsabilità individuali derivanti dall'arretramento dei sistemi di welfare pubblici e sulle necessità di educazione previdenziale e consulenza connesse alla pianificazione della stabilità economica». Nel corso dei lavori verranno proposte altresì riflessioni di contenuto ed esemplificazioni sulla previdenza pubblica, con particolare riguardo alla Cassa nazionale di previdenza medici ed odontoiatri. f. p. Rigettata la domanda di risarcimento dei due testimoni di giustizia Continua la protesta dei coniugi Grasso-Franzè davanti alla prefettura CONTINUA la protesta davanti alla prefettura dei testimoni di giustizia Francesca Franzè e Pino Grasso,dopo “l'ennesimo rigetto delle legittime istanze di risarcimento operato dalla competente commissione prefettizia». I coniugi, hanno riferito i loro legali, gli avvocati Ennio Curcio e Claudia Conidi, «chiedono l'intervento dei ministri dell'Interno e della Giustizia per porre fine alla situazione di isolamento e di abbandono a cui vengono sottoposti delle istituzioni periferiche dello Stato. Nonostante le loro dichiarazioni abbiano portato alla condanna definitiva esponenti di spicco della 'ndrangheta, ancora la Prefettura di Vibo continua a disconoscere questo prezioso e solitario, per la Calabria, contributo negando l'attribuzione di quelle somme di denaro da assegnare a coloro i quali vengono stritolati dallo strapotere mafioso». Secondo i due testimoni di giustizia «le organizzazioni criminali si sono appropriate, tra l'altro, di un appartamento e di alcuni terreni dei coniugi oltre ad alcuni beni mobili. Circostanze dimostrate dai provvedimenti della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dell'Ufficio del Gip. Ma neanche questo è bastato, poichè la domanda di risarcimento è stata nuovamente e inspiegabil- I due coniugi Grasso davanti alla prefettura mente rigettata dalla commissione di valutazione prefettizia di Vibo Valentia che, dopo avere fatto attendere due mesi prima di riunirsi, ha comunicato di avere rigettato la richiesta. Una condotta ostruzionistica e anche strumentale all'isolamento di chi ogni giorno - concludono i legali dei coniugi Grasso - rischia la vita per testimoniare contro la 'ndrangheta». I coniugi Grasso e Franzè hanno rivolto «un accorato appello all'intera deputazione calabrese perchè promuova ogni iniziativa parlamentare per la salvaguardia della libertà eco- nomica e della legalità in Calabria». «Noi - hanno sostenuto - siamo stati spogliati di ogni bene dalla 'ndrangheta. Non abbiamo più di che vivere perchè nessuno ci fa lavorare in Calabria con le nostre aziende in quanto intimorite dal crimine organizzato. Siamo contro la 'ndrangheta, l'abbiamo combattuta senza esitazione, ma non pensavamo di arrivare a tanto sentendoci abbandonati dallo Stato e per questo rivolgiamo un appello alla più alta carica dello Stato, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè faccia sentire la sua autorevolissima voce in rappresentanze di tutto il popolo italiano, per restituire alla nostra famiglia ciò che è stato tolto dalla barbarie e dallo strapotere mafioso». «Abbiamo combattuto contro la 'ndrangheta per la tutela dei nostri diritti - hanno concluso annunciando che continueranno la protesta ad oltranza - lo faremo anche contro quella parte dello Stato che ci sta abbandonando al nostro destino facendo morire di fame i nostri figli». d. m. Da sinistra Francesco e Giuseppe Frachea Resistenza e violenza a pubblico ufficiale Sfuggirono alla Polstrada arrestati padre e figlio su ordinanza del gip di GIANLUCA PRESTIA SE erano resi responsabili dei reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale nonché violazione degli obblighi sulla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza nel territorio vibonese. Adesso sono stati arrestati dal personale della Polizia stradale di Vibo Valentia e del Commissariato di Ps di Gioia Tauro, diretti rispettivamente dai vice questori aggiunti Pasquale Ciocca e Francesco Rattà, che ha dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip presso il Tribunale di Palmi, su richiesta del sostituto procuratore dott. Salvatore Dolce. Destinatari dei provvedimenti Giuseppe Frachea, di 61 anni, con precedenti, e il figlio Francesco di 29, sorvegliato spe- ciale. All’incirca un mese addietro la Polstrada di Vibo, impegnata in attività di vigilanza sull'autostrada A3, aveva intercettato un’auto con due persone a bordo il cui conducente alla vista degli agenti si è dato alla fuga. Approfittando dei cantieri autostradali che riducono la carreggiata, i due sono riusciti a raggiungere una piazzola di sosta da dove si sono poi allontanati nelle campagne circostanti abbandonando l’auto. Scappando, i due hanno perso alcuni documenti che assieme agli accertamenti sulla vettura hanno condotto di risalire a Giuseppe e Francesco Frachea che dovranno chiarire il motivo della loro fuga. Il genitore, inoltre, dovrà rispondere di simulazione di reato per avere denunciato il furto dell’autovettura. u TANTI AUGURI ⊳ Alle sorelle ETTA e GIUSY PISANO, e a FATIMA MALERBA nel giorno del loro compleanno «vanno i nostri più cari ed affettuosi auguri, con l'auspicio che possa essere una giornata ricca di gioie, serenità e splendidi doni! Vi vogliamo bene». Con tanto affetto gli amici dell'associazione Murat, i familiari e gli amici tutti. Se avete da segnalare un lieto evento (ricorrenze, lauree, nozze, nascite) da pubblicare in questa rubrica, inviate un fax al numero 0963/472059 oppure una mail all’indirizzo [email protected] u PRONTO SOCCORSO ⊳ OSPEDALE JAZZOLINO Pronto soccorso 962235 Centralino 962111 Portineria 962337 Suem 118 - 962518 Rianimazione 962230 962229 Posto di polizia 962238 GUARDIE MEDICHE Vibo Valentia 118 096341774 Ambulanze Croce Rossa Italiana 43843 Soccorso Vibonese Baldo 472079 FARMACIE ARIGANELLO via Mesima, 21 596494 CENTRALE c.so Vittorio Emanuele 42042 DAVID via Scannapieco (Vena Superiore) 263124 DEPINO piazza San Leoluca 42183 BUCCARELLI via Popilia 592402 IORFIDA via V. Industria 572581 MARCELLINI via Toscana, 6 572034 MONTORO Via Luigi Razza, 66 41551 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo 23 Venerdì 25 novembre 2011 dal POLLINO alloSTRETTO calabria ora VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 6 un mare di... rifiuti Veleni nel mar Jonio Sindaco arrestato Sequestrata la discarica di Casignana. In tutto 9 indagati REGGIO CALABRIA Il percolato camminava senza ostacoli fino al mare; invadeva terreni, strade e spiagge. Lì vi pascolavano animali e si bruciavano rifiuti con gravi rischi per la salute. Quella di Casignana è una discarica dove l’illegalità era diffusa; talmente tanto da portare i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e del Nucleo operativo ecologico all’esecuzione di cinque misure cautelari nei confronti dei soggetti responsabili della gestione e dello smaltimento dei rifiuti, nell’ambito dell’operazione denominata “Black garden”. Agli arresti domiciliari sono finiti il sindaco di Casignana, Pietro Armando Crinò, 62 anni, suo fratello Antonio Giovanni Crinò, 51 anni, responsabile tecnico della ditta “Zetaemme s.a.s.” di Bianco (che gestisce la discarica), Massimo Lafronte, 41 anni, architetto del comune jonico, Giuseppe Saverio Zoccoli, 55 anni, socio dell’impresa “Zetaemme”. È stato disposto l’obbligo di dimora, invece, per Stefano Tallariti, 40 anni. I militari hanno poi proceduto alla notifica di quattro avvisi di garanzia nei confronti, tra gli altri, del sindaco di Gioiosa Jonica, Mario Mazza, 55 anni, e del direttore tecnico della “Leonia Spa”, società che gestisce la raccolta degli R.s.u. a Reggio Calabria, Giorgio Stiriti, 42 anni. Sempre nella giornata di ieri, i carabinieri hanno anche provveduto al sequestro della discarica consortile di Casignana (per un valore di circa 10 milioni di euro) che “serve” i comuni della bassa Locride; sigilli anche alla società “Zetaemme” (per un valore di 3 milioni di euro) che, con i suoi 46 mezzi, oltre a gestire la discarica, si occupa del servizio di raccolta dei rifiuti per i comuni della costa ionica reggina di Africo, Ardore, Brancaleone, Gioiosa Ionica e Sant’Ilario dello Ionio, nonché titolare di altri appalti pubblici e privati, nel campo della raccolta dei rifiuti ingombranti. Sono stati gli uomini del Noe dei carabinieri, guidati dal capitano Paolo Minutoli, ad effettuare le investigazioni che hanno permesso di accertare responsabilità a carico degli indagati in ordine al reato di aree della discarica consortile, traffico illecito di rifiuti. Seconnon autorizzate e senza previo do l’accusa, sostenuta dal soisolamento dal terreno con apposita geomembrana; sversastituto procuratore della Dda, vano il percolato prodotto daSara Ombra, e sposata dal gip gli Rsu, nel vallone Rambotta; Antonino Laganà che ha abbancavano rifiuti in quantiemesso l’ordinanza, i soggetti tà eccedenti coinvolti avrebbero riNei guai anche ai limiti autorizzati; ometsparmiato il fratello del tevano di una somma consistente di primo cittadino provvedere denaro non alla copertura responsabile effettuando e compattadella Zetaemme zione giornaun corretto liera dei rifiusmaltimento ti; consentivano il conferimendel percolato, la ricopertura e to di rifiuti anche pericolosi, la compattazione giornaliera non ammissibili in discarica; dei rifiuti, e non avrebbero poconsentivano il conferimento sto in essere le opere necessadi rifiuti a soggetti non autorie per una corretta manutenrizzati, il tutto, allestendo mezzione della discarica. Sono dizi e attività continuative ed orverse le operazioni illecite che ganizzate, per la gestione abusarebbero state commesse. siva di ingenti quantitativi di Per la Dda, gli indagati: abbanrifiuti, potuti quantificare solo cavano i rifiuti solidi urbani in in parte. Ma, questa volta, non vi sono soltanto degli accertamenti di laboratorio a testimoniare l’attività illecita svolta a Casignana. I carabinieri, infatti, hanno filmato tutto, hanno intercettato telefoni e luoghi, accertando così l’illecito smaltimento, incendi dolosi di rifiuti all’interno delle aree di abbanco, posti in atto dagli stessi operai ed a causa dell’assenza di idonea recinzione, il pascolo di bovini ed ovini all’interno della stessa discarica ed in aree contaminate da percolato. E con la compiacenza del sindaco Crinò e di suo fratello, nella discarica sono entranti anche rifiuti solidi urbani non autorizzati e scaricati dai veicoli della Leonia. La discarica è stata ora affidata ad un custode che ne dovrà curare la gestione e la bonifica. Consolato Minniti UN TERRITORIO INQUINATO Nel grafico in alto i carabinieri hanno tracciato il percorso del percolato sversato illegalmente dalla discarica di Casignana fino al mar Jonio. Il liquame attraversa tutta la vallata e a un certo punto confluisce nel torrente Rambotta (di cui anche la foce è risultata inquinata) e da qui arriva fino al mare nostrum. Nel suo percorso inquinava pascoli, terreni e infine la spiaggia di Casignana la conferenza stampa «Inquinavano per risparmiare denaro» REGGIO CALABRIA «Il dato più grave è il mancato accorgimento per il trattamento del percolato, che finiva in un vallone e da lì a mare. Naturalmente lo scopo era economico, cioè risparmiare i costi non insignificanti per il corretto trattamento del percolato». Così il procuratore Giuseppe Pignatone ha commentato le indagini che hanno portato all’operazione “Black Garden”. Il magistrato ha ricordato che nelle immagini si vedono alcune indagati aprire le pompe per sversare lungo il vallone il materiale inquinante. «Tengo a sottolineare – ha proseguito - da un lato l’attenzione dei carabinieri che in pochi mesi hanno verificato un fatto lesivo dell tutela dell’ambiente, dall’altro lato la legge ha affidato alle procure distrettuali le indagini su questo tipo di reati perché ritenuti particolarmente gravi per le collettività e spesso nascondono interessi mafiosi che in questo caso non sono emersi». Sulla posizione del direttore tecnico della Leonia, che ha ricevuto un avviso di garanzia, Pignatone ha precisato che la sua posizione «è molto meno grave ri- spetto a quello di Crinò e ai soggetti nei confronti dei quali il gip ha disposto la misura dell’arresto ai domiciliari. Nelle intercettazioni emerge più la necessità di liberare le strade dai rifiuti piuttosto che un calcolo economico». Il comandante provinciale dei Carabinieri Pasquale Angelosanto ha sottolineato l’importanza dell’accordo raggiunto con l’autorità giudiziaria di far proseguire la raccolta dei rifiuti nella locride, nominando un funzionario dell’ufficio del commissario per il superamento dell’emergenza ambientale. Il comandante del Gruppo di Napoli del Noe, Giovanni Caturano, ha rilevato gli accertamenti fatti su Casignana sia da parte dei carabinieri del nucleo operativo ecologico sia dell’Arpacal. «La discarica è sicura sotto certi aspetti –ha spiegato- ma c’era una gestione non corretta negli abbancamenti, conferimenti e smaltimento». Il comandante del Noe di Reggio Calabria, Paolo Minutoli, ha sottolineato che «l’indagine è nata anche dal forte allarme sociale rilevato dalla popolazione a Casignana». (Annalia Incoronato) gli arrestati Antonio Giovanni Crinò Pietro Armando Crinò Massimo Lafronte Stefano Tallariti Giuseppe Saverio Zoccoli 7 VENERDÌ 25 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora un mare di... rifiuti il fiume nero «Se non mi chiama non farò più favori a Scopelliti» Rsu». Il 4 settembre 2010 a Reggio vi erano seri problemi per il conferimento dei rifiuti. Per questo Zoccoli fu contattato dall’ingegnere Stiriti che gli chiese un aiuto, anzi, un “miracolo”. Dalla conversazione si capisce che il sindaco di Casignana, Pietro Crinò, si era opposto ad un’apertura verso Reggio Calabria, per problemi con Scopelliti. La riprova di ciò sta in un’intercettazione telefonica tra il primo cittadino ed un altro soggetto che spiega a Crinò come vi sia una situazione di emergenza «per uno, due giorni». Crinò risponde: «Eh, fatemi chiamare da Scopelliti, oppure dall’assessore, altrimenti ché ci sono uno due viaggi qua sotto che non… a Casignana non viene nessuno». L’interlocuche cazzo sono ste cose qua?... Alberi?». E Taltore pensa si tratti di Caridi, ma Crinò specifilariti risponde: «E questi la Leonia li porta». ca: «No, no, l’assessore Caridi non c’entra, o Dopo un po’ Crinò fa capire di cosa si parli: «AlPugliano o Scopelliti direttamente, se vogliono lora, siccome sembrano inqualcosa per la discarica di Cagombranti e sono ingombransignana, mi deve chiamare o ti vengo la sopra come l’altra o l’assessore Pugliafrigoriferi al posto Scopelliti volta, facciamo la cosa che se li no, glielo dite ufficialmente». portano a casa e viene… e porPoi Crinò riprende: «Sono finidei rifuti urbani tano un camion vuoto per ti i tempi, sono dieci anni, io Nell’impianto prendersi quello che c’è qua che servo tutta la provincia e non solo, sono finiti i tempi, sotto! Che gli ho fatto le fotoentrava davvero questi due signori uno dei due grafie e tutto!». Ed a conferma di tutto che mi chiami. […] Io non facche lo smaltimento illecito di e abbancavano cio più nulla per questi signori ingombranti avveniva con rese prima non parlano con me, golarità all’interno del sito di anche monnezza è da dieci anni che provvedo e Casignana, vi è una registrazio“sottobanco” faccio tutta la provincia, quanne video, posta nelle aree di abdo nessuno si voleva fare caribanco, e successiva alla telefoco, ora basta». Poi sbotta: «Sonata precedente, che mostra no andato incontro all’ex sindaco di Reggio Caun mezzo della Leonia mentre scarica un groslabria, vi ricordate quando ci stavano le elezioso oggetto «verosimilmente un frigorifero – ni, quindici giorni prima, che tutta Reggio Caspiega il gip – o una lavatrice, ma che comunlabria. […] Siccome non mi rispondono più doque non potrebbe mai essere compatibile con po le elezioni, allora che mi chiamino». la tipologia del rifiuto catalogato nel formulario, cons. minn. né tanto meno smaltibile in una discarica per Lo sfogo del primo cittadino intercettato: «Sono 10 anni che servo tutta la provincia» REGGIO CALABRIA cos’è il percolato? Quel liquido prodotto dai rifiuti COSENZA Percolato è un termine che nell’ultimo periodo ricorre spesso (purtroppo anche troppo spesso) nelle carte delle inchieste portate a termine dalla magistratura contro i gestori delle discariche calabresi. Dall’impianto di Alli a quello di Casignana, infatti, il liquido inquinante sversato illegamente nell’ambiente dai “prenditori” della monnezza finiti in manette non cambia. Così come non cambia la destinazione finale del percolato: il mar Jonio (ma anche la terra, l’aria e le falde acquifere) e il conseguente rischio per la salute dei cittadini. Ma, in pratica, cos’è il percolato? Scientificamente è il complesso di prodotti della decomposizione della sostanza organica presente nelle buche delle discariche ad opera dei batteri e dell’estrazione, per azione solvente dell’acqua (piovana o già contenuta nei rifiuti), dei contaminanti organici e inorganici. È un liquido che solitamente si presenta di colore scuro, dall’odore nauseabondo e con indice di inquinamento centinaia di volte superiore a quello degli scarichi urbani. Il maggior rischio per la salute pubblica e per la qualità dell’ambiente deriva proprio dall’eventuale contaminazione dei terreni, delle acque e dell’aria da parte di elementi tossici provocata dalla dispersione di fluidi (percolati e biogas) provenienti da impianti privi di presidi o a difettoso funzionamento. Anche se - nel caso calabrese - il cattivo funzionamento degli impianti di solito è funzionale all’aumento dei volumi d’affari delle società che gestiscono le discariche. DOMENICO MICELI [email protected] A Reggio Calabria c’erano problemi per il conferimento dei rifiuti solidi urbani nella discarica di Sambatello e così la “Leonia”, società che si occupa della raccolta degli Rsu, chiese ai responsabili di Casignana di poter portarli nella cittadina jonica. Il sindaco Crinò era contrario per problemi politici con il governatore Scopelliti, ma il “favore” si fece ugualmente per circa una settimana. In realtà i mezzi della società reggina erano autorizzati ma solo in parte. Dalle indagini, infatti, è emerso che erano 4 i camion che ufficialmente conferivano i rifiuti. Nella realtà i mezzi erano otto (per una quantità di 80 quintali ciascuno) e quelli in più depositavano i rifiuti “sottobanco”. Si faceva leva sulla differenza di orario, per giustificare l’ingresso dei mezzi. Insomma, nella discarica di Casignana gli Rsu arrivavano anche in violazione delle norme di legge e talvolta si trattava anche di ingombranti. Sull’argomento gli investigatori hanno avuto una formidabile conferma da un’intercettazione telefonica tra Antonio Giovanni Crinò e Stefano Tallariti, risalente al 18 novembre 2010. Crinò afferma: «Per- il direttore tecnico della zetaemme Gli sversamenti li provocava Crinò REGGIO CALABRIA I cittadini se n’erano accorti. La schiuma sulla spiaggia e in mare aveva allarmato la popolazione di Casignana, che aveva segnalato alle autorità competenti quella presenza così sospetta. Quella materia schiumosa era il percolato che scendeva dalla discarica e attraversava tutta la vallata del Rambotta fino alla pianura. C’era una mano che guidava lo sversamento della sostanza classificata come rifiuto speciale: quella del direttore tecnico della Zetaemme, la società di gestione della discarica di Casignana. Antonio Crinò è il fratello del sindaco Pietro Armando Crinò, e già qui la familiarità tra controllato e controllore sarebbe sufficiente a instillare qualche dubbio. Il comportamento del direttore tecnico dell’azienda è senza decenza. Le immagini registrate dalle telecamere posizionate del Noe lo ritraggono mentre sposta i tubi attraverso cui circola il percolato e riversa il liquame nella vallata. Per inteso: il percolato va trattato opportunamente nel sito stesso oppure trasportato in impianti ad hoc, che sono pochi nel Mezzogiorno. Basti pensare che in Campania non ce n’è nemmeno uno. A Casignana c’è, ma il trattamento evidentemente ha dei costi che Antonio Crinò non voleva sostenere. Così ad esempio il 31 gennaio alle 11 di mattina viene ripreso mentre sposta i tubi e attiva le pompe di sollevamento sversando il liquido. Per tutto il tempo dell’operazione, un’ora circa, ha controllato personalmente che tutto andasse bene. Lui stesso è poi tornato nella cabina per chiudere il flusso. Alle 15 del medesimo giorno, nuovo sversamento nel canalone. Anche il giorno successivo, il primo febbraio alle 11, Crinò ha effettuato la stessa operazione. Per un periodo di tempo sembrava che l’azione si fosse fermata, invece ad aprile succede di nuovo. Ancora una volta Antonio Crinò si è avvicinato ai tubi, questa volta però il riversamento del materiale inquinante è stato effettuato tramite una centralina esterna appena istallata nell’impianto. Crinò ha addirittura preso un rincalzo conficcandolo in un buco per impedire al liquido che fuoriusciva dal muro di confluire nel pozzetto di raccolta del percolato. «È evidente – scrive il gip - che era stato escogitato dal Crinò un nuovo sistema attraverso il quale l’acqua, per pendenza, si riversava nel solito canalone di scolo, anziché essere convogliata nel pozzetto di raccolta del percolato». Quando il direttore non poteva eseguire l’operazione in prima persona, si è pure preoccupato di chiamare un operaio (straniero) raccomandandosi caldamente di ricordarsi di farlo. Anche sotto la pioggia, che poi ha provocato l’accelerazione della discesa del percolato a mare. Ma tanto questo non importava a nessuno. a. i. 8 VENERDÌ 25 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O un mare di... rifiuti «A rischio la salute pubblica» Il gip ha pochi dubbi: Crinò era a capo di un «disegno criminoso» LOCRI (RC) L’ultima indagine della Procura distrettuale antimafia infila il portone del Comune di Casignana e incrocia il primo cittadino Pietro Crinò, il politico inquisito per voto di scambio nel blitz “Circolo formato”. Perché, a stare a quel che documentano le carte dell’inchiesta “Black garden”, l’impiccio scoperto dai carabinieri del Noe è un affare di famiglia divenuto “Sistema” consolidato. In cui «controllore e controllato» erano una cosa sola. In cui il conflitto di interessi era diventato un abuso fisso. In cui tutti sapevano di tutti, ma a ognuno faceva comodo tacere. Chi è il sindaco di Casignana? Pietro Crinò, lo sceicco gentleman dello studio radiologico “Fiscer”, il privato che muove nel campo della sanità. E chi ha voluto a capo dell’area “Tecnico-manutentiva”, il primo cittadino? Un suo fedelissimo, il cugino Salvatore. Chi, invece, gestisce la discarica? La Zetaemme, la società in cui è manager Antonio Giovanni Crinò. «L’uomo - scrivono gli inquirenti - è il fratello del sindaco e, dunque, il cugino del tecnico comunale, suoi controllori». I tre, oggi, sono persone nei cui confronti la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria muove l’accusa di disastro ambientale. Hanno avvelenato «il vallone Rambotta» e, per dirla con gli investigatori, messo a rischio «la salute pubblica». Il disegno «criminoso» di cui racconta il giudice per le indagini preliminari, Antonino Laganà, dunque. Tra la notte di merco- NEI GUAI Il sindaco Pietro Crinò e, a lato, la foce del torrente Rambotta risultata inquinata ledì e la mattina di ieri, nel territorio dell’emergenza nell’emergenza, la Locride scopre che alla discarica di Casignana nulla è stato fatto a dovere. Il primo a darne conto, nel 2008, è il dottor Raso, tecnico specializzato in Scienze ambientali. «L’esperto - annota il gip - aveva evidenziato che nel torrente Rambotta erano presenti chiazze di colore aranciorossastro, dovute, a suo dire, al percolato fuoriuscito dalla discarica. Dallo studio era inoltre emerso un grave danno ambientale, che minacciava la salute dei cittadini e la qualità del terreno». Dice l’inchiesta che in inverno, quando imperversavano i temporali, quelle tonnellate di rifiuti nelle vasche diventavano la coperta di percolato che avvelenava acque e raccolto. Dice che la cricca Crinò, nonostante si fosse impegnata a portare a termine i lavori, non c’ha mai messo una toppa. E che il ciclo di smaltimento, negli anni, ha conosciuto due salvagenti: ovini e bovini, che si cibavano azzannando monnezza. «L’area non era recintata», è il mantra degli inquirenti. E’ storia d’inganno, questa che si allunga mancina su Pietro e Antonio Crinò, i fratelli ammanettati dai carabinieri del Noe e assegnati agli arresti domiciliari. Una storia iniziata nel 2008, ora raccontata dai filmati in mano agli investigatori, ora cadenzata da conversazioni telefoniche intercettate dai militari dell’Arma. In una parla il responsabile della Zetaemme. E’ il 14 settembre 2010. L’Arpacal ha appena agganciato il responsabile della società che gestisce la discarica di Casignana. Per dire cosa? Che la discarica è monca, perché la vasca «non è impermeabilizzata». L’ingegnere Antonio Crinò si attacca al telefono. «Nella relazio- ne inviata all’Arpacal ho scritto il falso, ho scritto che l’impermeabilizzazione è completa», dice al suo interlocutore, l’architetto Massimo La Fronte. Il sindaco di Casignana lo sa: il fiume di percolato inquina acque e terreni. Il 5 dicembre 2010, quando chiama il cugino, il primo cittadino prende di petto il problema. «Si butta sopra i rifiuti, da qualche parte. Si mette un motore e si butta sopra i rifiuti», ordina al manager della Zetaemme. «Dalla conversazione - documenta il gip - emerge chiara la volontà del primo cittadino di compiere un illecito. Per far fronte all’eccessiva quantità di percolato, che i due non riuscivano a smaltire, il sindaco ha consigliato di riversare il rifiuto liquido nelle aree di abbanco, con l’ausilio di una pompa». Di più: «Notevole - annota ancora il giudice per le indagini preliminari - il contenuto probatorio della captazione, soprattutto nella parte in cui emerge l’assoluta consapevolezza dell’amministratore, che, conscio della situazione di degrado, favorisce l’illecito sversamento del percolato». Un «disegno criminoso», ripetono gli inquirenti, che «ha messo a rischio la salute dei cittadini». E di cui le carte, oggi, ne danno conto: «L’impianto ha causato, e tutt’oggi causa, concreti e comprovati pericoli alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica», racconta il magistrato Laganà. ILARIO FILIPPONE [email protected] dall’ordinanza L’autorizzazione? È verbale Così il sindaco Mazza ottenne il placet a conferire nella discarica “AUTORIZZATO” Il sindaco Mario Mazza LOCRI (RC) Non c’era alcuna ufficialità ma solo un’autorizzazione da parte del sindaco Pietro Crinò a consentire a Mario Mazza, sindaco di Gioiosa Ionica, di scaricare i propri rifiuti nel sito di Casignana. Un’accordo verbale, che scavalcava l’esigenza di far riferimento all’allora commissario straordinario per l’emergenza ambientale Graziano Melandri, l’unico col potere di stabilire i con- ferimenti. L’accordo emerge dalla conversazione tra Mazza e Giuseppe Zoccali, socio dell’impresa e procuratore speciale della ZetaEmme, che di fronte alle insistenze del sindaco di Gioiosa, ribatteva la necessità di emettere “la bolla”, ovvero la bindella di pesata del mezzo del conferitore. Un problema che al sindaco, però, non interessava, visti i precedenti accordi presi con Pietro Crinò, che gli as- sicuravano la possibilità di portare lì i propri rifiuti, nonostante di questi, nei registri della discarica, non risultasse traccia. I rifiuti del Comune di Gioiosa, dunque, ufficialmente non sono mai entrati nel sito di Casignana, come emerge anche dagli atti dell’ufficio tecnico del Comune, che non avrebbero registrato lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nei giorni in cui hanno avuto luogo queste conversazioni, dal 15 al 17 marzo del 2011. «Ha detto che lui è d’accordo, senza ufficialità, l’ufficialità, insomma, no...», dice Mazza al telefono con Zoccali, aggiungendo di aver parlato con il sindaco Crinò, il quale gli avrebbe detto «che va bene in quei termini per cercare di superare questa fase emergenziale e poi si vede». Ma i timori di Zoccali oltre che far riferimento alla bolla fantasma dipendevano anche dal fatto di essere lui il trasportatore dei rifiuti del Comune di Gioiosa, rischiando dunque in prima persona controlli e sanzioni. Un mese dopo questa conversazione Zoccali contatta il sindaco di Gioiosa per convincerlo, riuscendoci, a mettersi in contatto con Crinò per riuscire a farsi fare «due righe» di autorizzazione per il conferimento in discarica, confermando, dunque, la validità dell’accordo tra i due sindaci per il trasporto dei rifiuti a Casignana. SIMONA MUSCO [email protected] INQUINANTE La discarica di Casignana e, in basso, un particolare della foce del torrente Rambotta 9 VENERDÌ 25 novembre 2011 D A L REGGIO CALABRIA Sette anni di reclusione. Non concede sconti la Corte d’appello di Reggio Calabria nel processo a carico del maggiore della Guardia di finanza, A. M., 41 anni, accusato di violenza sessuale. I giudici di piazza Castello, infatti, hanno confermato in pieno la decisione assunta in primo grado nei confronti dell’ufficiale delle Fiamme gialle che si rese protagonista di un fatto che destò particolarmente scalpore. L’uomo, che all’epoca dei fatti (dicembre 2006) era comandante del nucleo tributario della Guardia di finanza di Reggio Calabria, venne arrestato dalla Squadra mobile, con la collaborazione degli stessi colleghi finanzieri, al termine di una serie di controlli e pedinamenti scattati a seguito della denuncia di una giovane che aveva raccontato ai poliziotti di aver subito violenza sessuale da un uomo che si qualificò come finanziere e che venne poi riconosciuto come il maggiore. I fatti furono narrati con dovizia di particolari da parte della ragazza, che ai poliziotti riferì di essersi recata in compagnia del proprio fidanzato nella zona della collina di Pentimele, periferia nord di Reggio. Si tratta di un luogo spesso scelto dalle cop- P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O Violentò una ragazza Sette anni al finanziere Reggio, pena confermata per l’ufficiale delle Fiamme gialle FINTO CONTROLLO L’aggressione a dicembre 2006 sulla collina di Pentimele (foto), periferia nord di Reggio Calabria Il 41enne si avvicinò a una coppietta in auto, fece scendere i ragazzi dicendo di doverli perquisire, poi si allontanò con la ragazza e abusò di lei. Il maggiore fu denunciato e arrestato denunciato e arrestato A.M., 41 anni aveva avvicinato una coppietta in auto e aveva poi costretto la ragazza a seguirlo piette per trovare un po’ d’intimità. I due stavano parlando, quando all’improvviso sbucò un uomo che chiese ai ragazzi di aprire lo sportello. Comprensibile fu la paura che prese i giovani, ma l’uomo si qualificò subito come appartenente al corpo della Guardia di finanza e spiegò che era lì per un controllo di polizia. Fece scendere i ra- gazzi dall’auto e iniziò a perquisire il giovane. Dal suo racconto emergono dei particolari abbastanza strani sulle modalità di perquisizione. Sta di fatto che il finanziere, Le Ferrovie aprono un’inchiesta Deragliamento a Catanzaro, nominata una commissione d’indagine CATANZARO Ieri solo qualche timida goccia di pioggia nel Catanzarese, il cielo è stato clemente, e il terreno ha iniziato a disperdere l’acqua e ad asciugarsi. Certamente bisognerà chiarire alcuni perché riguardo ai danni che il territorio e le strutture hanno subito. Ferrovie dello Stato ha diffuso una nota in merito al ponte crollato martedì scorso sulla linea Catanzaro-Lamezia Terme, subito dopo il passaggio di un convoglio che è poi deragliato, senza comunque provocare conseguenze ai 21 passeggeri a bordo. «Già da febbraio 2011 Rete ferroviaria italiana – si legge nella nota – si è attivata, dopo la segnalazione della Provincia di Catanzaro del 20 gennaio 2011 sulla rottura del ponte della strada provinciale 167, con primi interventi di urgenza al ponte di Marcellinara con un investimento di 140mila euro». Mercoledì la Provincia di Catanzaro ha reso noto di avere segnalato già nel marzo 2010 la pericolosità della struttura. Interventi, prosegue la nota, «per il ripristino dell’alveo del torrente sotto le tre arcate, la ricopertura delle fondazioni mediante semplice impiego di materiale inerte presente nell’alveo del torrente e la sistemazione delle opere idrauliche a valle del ponte ferroviario». Ferrovie dello Stato tiene a precisare che «l’esecuzione di questi interventi è stata concertata, valutata e autorizzata dalla Provincia di Catanzaro che è sempre stata messa a conoscenza delle iniziative intraprese. Rfi aveva in programma il completamento dei lavori entro il 2013 con la ricostruzione di tutte le opere idrauliche, ormai superato dagli eventi di martedì. L’eccezionale piena del torrente Cancello, sia per quantità (ha ad- Il treno deragliato martedì scorso sulla linea Catanzaro-Lamezia Terme dirittura tracciato un nuovo alveo nell’area circostante) sia per rapidità di formazione, ha eroso tanto in profondità il letto naturale che ad una delle pile è mancato improvvisamente l’appoggio con il conseguente crollo del ponte». Ferrovie dello Stato conclude sottolineando che «il crollo è avvenuto dopo il passaggio del treno per l’erosione della massicciata ferroviaria che il torrente Cancello stava procurando. Rete ferroviaria italiana ha comunque istituito una commissione di indagine per appurare le cause dell’incidente del treno regionale 3793 Lamezia Terme-Catanzaro Lido». I danni sul territorio sono diversi, un tratto del nuovo tracciato della statale 106, inaugurato il 7 novembre scorso dall’allora ministro Altero Matteoli, e che conduce a Borgia, è chiuso a causa del fango presente sul piano viabile. Resta ancora bloccata la linea ferroviaria tra Crotone e Soverato, chiusa mercoledì in seguito all’allagamento della stazione di Botricello e al crollo di un muro nei pressi della stazione di Soverato. Il sindaco di Squillace Guido Rhodio, ha scritto all’Anas, alla Prefettura, alla Provincia di Catanzaro per chiedere interventi mirati a realizzare il deflusso delle acque in corrispondenza del quadrivio della statale 106 nella frazione marina. Nel Catanzarese, intanto, si lavora per poter tornare alla normalità. MAURIZIO CACIA [email protected] intimò al giovane di stare lontano da lui e dalla ragazza e portò questa dietro delle erbe molto alte. Qui avvenne la violenza. Il militare costrinse la giovane a denudarsi di- ora cendo che in caso contrario li avrebbe denunciati per atti osceni in luogo pubblico. La donna dapprima si rifiutò dicendo che quella perquisizione non si poteva fare, ma all’insistenza del militare e presa dalla paura, cedette e si spogliò. Il maggiore, allora, abusò di lei. Fu la stessa ragazza a narrare tutti i particolari delle molestie subite. La giovane raccontò tutto al fidanzato quando ormai stavano andando via. Così i due decisero di andare subito in questura a denunciare quanto era accaduto. Da qui partirono degli accertamenti e i poliziotti iniziarono a sorvegliare tutta l’area utilizzata dalle coppie in cerca di intimità. Durante uno di questi controlli, notarono un uomo che si aggirava tra le auto in sosta e la figura corrispondeva a quanto era stato dichiarato dalla vittima della violenza. Ma questa volta la coppia scappò e i poliziotti seguirono quell’uomo che li portò dritti alla verità: era proprio il finanziere. Da qui il processo, la certificata credibilità delle accuse e la pesante condanna in primo grado a 7 anni di prigione per violenza sessuale. Una pena confermata ieri dai giudici di piazza Castello, con contestuale interdizione perpetua dai pubblici uffici. CONSOLATO MINNITI [email protected] La società fa sapere di aver avviato già da febbraio interventi sul ponte crollato al passaggio del treno regionale 3793 10 VENERDÌ 25 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O «I Pesce ordinarono a mio fratello di uccidermi» La testimone di giustizia Rosa Ferraro: così fui condannata a morte PALMI (RC) C’era un’aria strana ieri mattina nell’aula bunker del tribunale di Palmi; nello stanzone sotterraneo solo parte degli imputati nei gabbioni e un gruppo di avvocati difensori, ma niente collegio né pm: solo il cancelliere del tribunale a fare da “testa di ponte” con il presidente Concettina Epifania, volata nell’aula bunker di San Donato milanese – assieme ai sostituti Alessandra Cerreti e Giulia Pantano e assieme ad un manipolo ristretto di difensori – per la prima delle tre udienze previste in “trasferta” per il procedimento “All Inside”, che vede alla sbarra 63 imputati accusati, a vario titolo, di far parte della potente cosca Pesce di Rosarno. Una trasferta decisamente insolita che si è resa necessaria per rendere possibile l’audizione della testimone di giustizia Rosa Ferraro, da anni ormai lontana dalla sua abitazione rosarnese a causa delle rivelazioni che la stessa Ferraro aveva reso agli inquirenti nei giorni concitati delle perquisizioni nel market, e che le sono costate l’ostracismo violento della sua stessa famiglia. Un’udienza strana, iniziata con numerose eccezioni sollevate dai difensori – tutte rigettate dalla Corte dopo una camera di consiglio durata oltre 4 ore – e terminata prima del tempo a causa di un piccolo malore accusato dalla teste, che si è detta molto provata da questo tuffo nel suo passato. Ed il passato raccontato dalla Ferraro, dietro input del sostituto procuratore della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ha condotto questa prima parte d’esame, è un passato fatto di dolori e di mestizie legate in parte all’ombra dettata dalla cosca, e in parte ad una realtà da sottoproletaria- L’udienza si è tenuta a San Donato Milanese Una prima volta mi hanno fermato due ragazzi che non conoscevo, poi sono venuti un’altra volta, in tre, per dirmi di tornarmene a Genova, e infine la riunione di famiglia in cui hanno deciso della mia morte. Mio fratello mi confidò che a premere il grilletto avrebbe dovuto essere proprio lui ma si rifiutò di farlo to urbano che Pasolini ci avrebbe girato su un paio di pellicole. Rosa Ferraro in aula è protetta da un paravento, rimosso solo in un secondo momento «tanto se mi devono guardare, che mi guardino pure» dice laconica la teste pressata dagli avvocati. Poi l’interrogatorio vero e proprio, con i suoi stessi parenti che dalle gabbie dell’aula bunker ascoltano in videoconferenza le dichiarazioni della Ferraro. Prima il rapporto tormentato con il marito da cui si è separata di fatto «da ormai quindici anni perché continuava a farmi le corna», poi il tentativo di suicidio cercato attraverso una bottiglia di acido muriatico e infine i cinque lunghissimi mesi di riabi- litazione «perché ero tutta bruciata, dentro e fuori»: nelle prime dichiarazioni di Rosa Ferraro ci sono i segni di una vita segnata dalle difficoltà sociali e comunicative che hanno portato la donna diverse volte in tribunale, sia per aggressione a pubblico ufficiale, sia per una rissa finita a coltellate nel giardino di casa per difendere l’allora consorte. Poi il racconto del figlio morto a soli 21 anni «per avere ingerito una bustina di cocaina, almeno così mi hanno detto i suoi amici» e il racconto del ritorno a casa, nella casa dei genitori, in quella stessa Rosarno da cui era partita, sposa novella, nel ’76 alla volta di Genova. «Sono tornata a vivere con i miei genitori, poi mia cugina Angela Fer- ora raro e suo marito Salvatore Pesce mi hanno offerto di accudire una parente anziana per 300 euro al mese più il vitto e l’alloggio. Mi sono trasferita da loro e le cose all’inizio filavano – dice in un italiano stentatissimo la teste – poi Salvatore mi chiese di dargli una mano aprendo per lui un conto corrente in banca a nome mio. Allo sportello ci andai con Marina Pesce – la sorella della collaboratrice di giustizia Giusy Pesce, ndr – e depositai 500 euro che lei mi aveva fornito. Firmai qualche assegno in bianco per Salvatore, poi gli consegnai i due libretti d’assegni che mi avevano dato in banca. Salvatore Pesce mi aveva chiesto questo favore perché loro erano tutti “rovinati”». Un rapporto buono quello della Ferraro con i suoi parenti, che si incrina però quando i finanzieri del Gico bussano alla sua porta per chiederle del market che «a mia insaputa Salvatore aveva intestato a me» e che precipita quando la Ferraro si reca dal cugino per chiedere spiegazioni. «Era molto arrabbiato e quando gli chiesi delle perquisizioni mi scacciò dicendo che mi avrebbe portata in una campagna e che mi avrebbe sotterrato lì. Io gli risposi che avrei parlato con gli sbirri, che lo avrei rovinato. Da quel momento le cose sono precipitate: mi hanno cacciato da casa e sono tornata dai miei. E quando ho cercato un altro lavoro i miei parenti hanno fatto di tutto per impedirlo. Una prima volta mi hanno fermato due ragazzi che non conoscevo, poi sono venuti un’altra volta, in tre, per dirmi di tornarmene a Genova, e infine la riunione di “famiglia” in cui hanno deciso della mia morte. Della riunione seppi grazie a mio fratello: era teso dopo la riunione e dopo tante insistenze mi confidò che nella riunione avevano deciso di togliermi di mezzo e che a premere il grilletto sarebbe dovuto essere proprio mio fratello, che si rifiutò di farlo, a differenza di mio padre che si limitò a prendere atto della decisione». Poi la provvidenziale chiamata di un finanziere la “toglie” dalle mani di un sicario che la aspettava davanti al cimitero, e infine la fuga. Poi solo lacrime. E solitudine. Stamattina si replica. VINCENZO IMPERITURA [email protected] Bomba sulla casa dell’accoglienza Torre Ruggiero, danneggiato il centro che ospita 18 minori africani TORRE RUGGIERO (CZ) La telefonata rompe il silenzio della notte e apre una giornata di grande fatica. «Corri, Peppe, qui è scoppiata una bomba». E Peppe Apostoliti, responsabile della cooperativa “Chirone”, esce da casa a Catanzaro e si fionda a Torre Ruggiero, nel cuore delle Serre, dove ignoti poco prima della mezzanotte di ieri hanno fatto esplodere un ordigno rudimentale davanti all’ingresso nel centro di accoglienza per minori extracomunitari gestito dalla stessa “Chirone”. La deflagrazione ha devastato il portone e le vetrate del locale ma non ha provocato conseguenze per i 18 ragazzi che dal 18 agosto scorso sono ospitati nella struttura. Sono giovani provenienti dall’Africa. Provenienti da posti terribili e che all’improvviso ora ripiombano nel terrore. I ragazzi – secondo il racconto dello stesso Apostoliti, contattato da “Calabria Ora” – da poco si erano addormentati dopo aver assistito in televisione alla partita di Champions League tra Milan e Barcellona. Il boato dell’esplosione li ha svegliati così come ha svegliato l’operatore della “Chirone” di turno nel centro di accoglienza, che ha I danni alla struttura dopo l’esplosione dell’ordigno: devastati il portone e le vetrate immediatamente allertato Apostoliti e gli altri vertici della cooperativa e anche le forze dell’ordine. Sul posto si sono recati i carabinieri di Cardinale e Soverato e anche una squadra della polizia, che hanno proceduto agli accertamenti, durati per tutta la notte. Le indagini sono condotte dall’Arma, che non esclude alcuna pista. Danni ingenti alla struttura, completamente distrutto il cancello d’ingresso che entro oggi sarà riparato. All’arrivo a Torre Ruggiero, Apostoliti si è subito sincerato sulle condizioni dei minori extracomunitari, che da ormai tre mesi sono diventati parte integrante della comunità di Torre Ruggiero, uno dei centri più poveri d’Italia e tuttavia protagonista di una bellissima pagina di accoglienza da quando sono arrivati i nuovi ospiti. Secondo Apostoliti i ragazzi «stanno bene, addirittura hanno anche scherzato sull’esplosione dicendo di aver pensato che si trattava di un cecchino riparandosi sotto i letti. La loro reazione – riferisce ancora il responsabile della “Chirone” – è davvero straordinaria, e infatti hanno passato la mattinata a scuola in tutta tranquillità». Resta tuttavia un senso di grande amarezza: «Indubbiamente – confida Apostoliti – è un colpo al cuore, stiamo fa- cendo sforzi incredibili per portare avanti una meravigliosa esperienza di integrazione. Comunque andiamo avanti, grazie anche alla solidarietà che subito i cittadini torresi e il Comune ci hanno espresso, così come molti amministratori di Comuni vicini». Amarezza esprime anche il sindaco di Torre Ruggiero Pino Pitaro «perché è stato colpito il simbolo della mia amministrazione che è fondata sull’acco- glienza, la solidarietà e l'integrazione dei ragazzi, ultimi del mondo. Siamo vicini a quanti lavorano con impegno e dedizione per gestire questo centro e però chiediamo più attenzione da parte della Regione Calabria e delle forze dell’ordine nei confronti delle aree interne della regione che sono, anche in queste circostanze, sempre al secondo posto». ant. cant. 11 VENERDÌ 25 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O lupara bianca a reggio REGGIO CALABRIA I suoi familiari hanno sperato fino all’ultimo di poterlo riabbracciare ma qualcuno aveva già deciso il suo destino. Marco Puntorieri è morto. Lo confermano le indagini scientifiche effettuate dai Ris di Messina sui resti dell’uomo, scomparso il 19 settembre scorso e per il quale si era da subito ipotizzato un caso di lupara bianca. Adesso quei dubbi diventano certezza. I fatti risalgono al 16 settembre, quando una pattuglia della polizia provinciale trova una Renault Kangoo nei pressi del tor- Trovati i resti di Marco Puntorieri Il Ris conferma: sangue e ossa sono dell’uomo scomparso il 16 settembre rente Armo, zona a sud di Reggio Calabria. L’auto, di proprietà di Puntorieri, ha le chiavi inserite nel cruscotto. Anche il suo cellulare non dà più segnali di funzionamento e del 41enne si perdono completamente le tracce. Tre giorni dopo la moglie denuncia la sua scomparsa ai carabinieri. Iniziano gli accertamenti ed i sopralluoghi ed è proprio durante questa attività che i militari notano qualcosa di strano a qualche centinaio di metri di distanza dal luogo in cui è stata rinvenuta l’auto. Ci sono delle tracce ematiche e i carabinieri intuiscono subito che possa essere sangue riconducibile alla vittima. Rinvengono anche dei piccoli frammenti ossei e, a quanto pare, anche dei bossoli, forse dei pallettoni. Tutto viene repertato e le tracce trovate sono subito inviate ai Ris di Messina per gli accertamenti del caso. C’è da comparare il Dna. Sarà quello a stabilire se i resti sono riconducibili a Puntorieri. Dopo qualche settimana l’amaro responso: il sangue ed i frammenti ossei corrispondono al dna dell’uomo. Per i militari non ci Rapine in gioiellerie per comprare la droga, 15 arresti CROTONE Delinquere a Crotone doveva essere un diritto per loro. Non bisognava chiedere il permesso agli Isolitani. Questo e tanto altro emerge dalle intercettazioni dell’inchiesta portata avanti dalla squadra mobile di Crotone denominata “Gold e White”. Gli arrestati investivano i proventi della rapine per acquistare stupefacente da rivendere nelle discoteche e nei quartieri di Crotone, ma anche nelle frazioni limitrofe. Soprattutto cocaina, ma anche marijuana ed hascish. E’ quanto emerge dall’indagine della squadra Mobile di Crotone che ieri è sfociata nell’operazione “Gold and white”, in riferimento all’oro rapinato nelle gioiellerie oltre che in sale giochi ed altri esercizi commerciali ed al bianco della cocaina spacciata. L’indagine ha rivelato l’esistenza di un gruppo criminale autonomo, ma che agiva con il beneplacito di elementi delle cosche locali anche se è emerso che ci fu bisogno di un incontro chiarificatore. In una delle intercettazioni infatti si legge «Che adesso per fare un pirito a Crotone dobbiamo chiedere il permesso a voi?....a voi vi dobbiamo chiedere il permesso?» A spiegare il meccanismo criminale, sono stati il procuratore della repubblica di Crotone Raffaele Mazzotta, il questore Giuseppe Gammino, il capo della squadra Mobile Vincenzo Coccoli e il suo vice Cataldo Pignataro. È stata la serie di rapine e tentate rapine compiute a ripetizione in città tra il gennaio e il marzo di quest’anno a mettere in allarme gli inquirenti che sono partiti dal filmato di una telecamera di sorveglianza piazzata all’interno di una delle gioiellerie rapi- nate per risalire alla banda. In quelle riprese è stato immortalato l’uomo che si fingeva un normale cliente facendosi mostrare dal proprietario alcuni oggetti da acquistare, ma una volta aperta la cassaforte entrava in scena il complice armato di pistola che compiva la rapina, mentre fuori c’era una terza persona a fare da palo. Una volta identificato il finto cliente in Marco Taverna, ventenne di Crotone, gli investigatori della Mobile hanno piazzato microspie sulla sua Alfa Mito e ne hanno intercettato le conversazioni. Le indagini hanno quindi portato agli altri complici ed a scoprire che il gruppo di rapinatori insieme ad un’altra serie di persone era dedito a spacciare sostanze stupefacenti. Per le sue attività ciminali, tuttavia, la banda doveva avere il necessario beneplacito da elementi delle cosche locali che avrebbe ottenuto grazie alla mediazione di due soggetti: Mario Citati, 34enne di Crotone, attualmente sotto processo con l’accusa di favoreggiamento nei confronti di altri due uomini accusati di duplice omicidio, e Gianluca La Forgia, crotonese di 27 anni. La copertura delle cosche locali, però, non sempre avrebbe funzionato a dovere, tanto è delinquere, anche se l’ipotesi vero che nel corso delle indagi- è stata esclusa dal giudice delni gli investigatori della Mobi- le indagini preliminari Paolo le hanno scoperto che l’autore De Luca che ha emesso i provdi una rapina, Luigi Scerra, vedimenti. Il procuratore ca22enne di Crotone, venne pic- po ha dato atto agli investigatori della Pochiato da lizia di Stato esponenti dei Non sempre della grande clan di Isola funzionava la professionaliCapo Rizzuto che evidentecopertura: uno tà con la quale hanno dato mente si eradi loro venne risposta ad no fatti gapicchiato dal clan un fenomeno ranti della “siche aveva curezza” del molto allarmato gli operatori commerciante crotonese. In proposito il procuratore commerciali della città. Il questore Giuseppe Gamdella repubblica Raffaele Mazzotta ha rivelato che la circo- mino ha ricordato che «l’indastanza ha destato molta atten- gine è nata nel 2010 e si è prozione da parte del suo ufficio e tratta fino all’estate scorsa» e della Direzione distrettuale che durante questo periodo «è antimafia di Catanzaro. stato necessario ricorrere al«Emerge una sudditanza del- l’istituto del ritardato arresto la criminalità crotonese verso con l’autorizzazione della Proaltre forze esterne» ha spiega- cura nei confronti di molti sogto Mazzotta, aggiungendo che getti scoperti nella loro attivi«gli equilibri si sono modifica- tà di spaccio per raccogliere ti rispetto a qualche anno ad- maggiori elementi e rafforzare dietro, i vuoti lasciati dalle co- l'indagine». Il capo della squadra Mobische crotonesi hanno innescato un fenomeno di espansione le ha rivelato che nel corso delda altri centri con il rischio di le indagini è emerso che due uno scontro tra clan malavito- delle persone colpite dal provsi per la conquista del territo- vedimento erano già detenute rio». Mazzotta ha spiegato che per la detenzione di un’arma a nove delle 15 persone arre- con la quale si apprestavano a state la Procura della Repub- rapinare una prostituta. Giulia Zampina blica contesta l’associazione a Salvatore Martino Salvatore Nicoletta Daniele Pugliese sono più dubbi: la vittima è stata uccisa nel punto in cui sono stati rinvenuti i resti. Poi il corpo è stato fatto sparire, con la speranza di cancellare ogni traccia. Ma così non è stato. Ora le indagini sono serrate per cercare di capire chi abbia potuto volere la morte del 41enne. Puntorieri, dopo il coinvolgimento nell’operazione “Casco”, era uscito di prigione ed aveva ripreso una vita normale. Per questo la sua morte è ancora più difficile da decifrare. Consolato Minniti Mario Citati Giovanni Corigliano Francesco Gallo Donato Bevilacqua Emiddio Leto Giuseppe Maiorano Andrea Misticoni Gaetano Mungari Luigi Scerra Marco Taverna La “roba” con il placet dei clan venduta nelle discoteche e nei quartieri di Crotone Giovanni Romano 12 VENERDÌ 25 novembre 2011 D A L COSENZA Il processo per la morte di Lea Garofalo - l’ex collaboratrice di giustizia uccisa dalla ’ndrangheta e sciolta nell’acido - andrà avanti, innanzi alla Corte di Assise di Milano, e si terrà regolarmente la prossima udienza fissata per il primo dicembre. Il presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro ha infatti nominato il sostituto del presidente del collegio Filippo Grisolia, chiamato a Roma dal neoministro della giustizia Paola Severino a capo dello staff di Via Arenula. Sarà Anna Introini, presidente della Nona sezione del tribunale milanese, a presiedere il processo al clan “Cosco” accusato del delitto. Verrà comunque bandito un concorso formale - annuncia il presidente ai giudici del Tribunale - per ricoprire il posto di presidente della Corte d’Assise lasciato da Grisolia. «I giudici della Corte d’Assise di Milano hanno a disposizione - ha detto il presidente dell’Anm Luca Palamara - le norme che gli consentiranno di non vanificare il processo per l’uccisione di Lea Garofalo». Si dovrà svolgere una riapertura del dibattimento, anche se in modo rapido e formale con la sola convalida delle dichiarazioni già rese dai testi, tra i quali quelle di Denise, la figlia diciannovenne della vittima che accusa il pa- P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O «Il processo Garofalo non sarà vanificato» del dibattimento. Entro questa settimana, invece, è previsto il verdetto per un processo di terrorismo internazionale che Grisolia porterà a termine. Per quanto riguarda il processo “Cosco”, infine, le stesse fonti del ministero sottolineano che il procedimento non subirà alcun «azzeramento» nè alcun «ritardo significativo», pur «nel rispetto dei diritti della difesa e del principio del giudice naturavissuta tra il 2002 e il 2008 assieme le». C’è infatti una “giurisprudenza” alla madre. Raccontò di quando an- della Cassazione che consentirà la dò a vivere dal padre e per un anno rinnovazione rapida del dibattimenfece finta di nulla pur sapendo che lui to che in un paio di udienze farà sì e i suoi compagni erano stati gli auto- che «siano recuperate tutte le testiri del delitto di Lea. Aveva paura di fa- monianze e gli atti già acquisiti, evenre la stessa fine di sua madre, per tualmente integrati da nuove domanquesto non disse nulla a suo padre. de degli avvocati». Ma Filippo Grisolia - spiegano fonLa Procura ha intenzione di chieti del ministero di Via Arenula - ha in dere un calendario fitto di udienze carico anche altri due per portare a termiprocessi delicati: il ne il dibattimento il Pomodoro: si primo è per un omiciprima possibile. Infarà di tutto per dio di lupara bianca e somma si dovrebbe il secondo è un proarrivare ad emetteevitare ulteriori cedimento contro re la sentenza prima sofferenze alle una banda specializdell’inizio dell’estapersone offese zata nell’assalto ai te evitando la decorfurgoni valori. In enrenza dei termini di trambe i casi, però, contrariamente a carcerazione dei sei imputati, ora in quanto avvenuto per il processo “Co- carcere, tra i quali l’ex convivente di sco”, gli avvocati degli imputati han- Lea Garofalo Carlo Cosco, anche se a no dato il consenso all’acquisizione Denise non sarà evitato un nuovo degli atti senza bisogno, quindi, di momento drammatico. procedere alla rinnovazione formale r.r. Nominato Introini, il giudice che sostituirà Grisolia Le ultime immagini di Lea Garofalo scomparsa a Milano nell’autunno del 2009 dre e gli zii e vive sotto protezione. «La presidenza - afferma in una nota Livia Pomodoro - si dichiara certa che si farà di tutto per evitare ulteriori sofferenze e disagi alle persone of- fese». Il presidente in particolare si riferisce a Denise: lo scorso mese di settembre, in due lunghe udienze, aveva reso in aula una coraggiosa testimonianza ripercorrendo l’odissea la visita in calabria Sopralluogo dei delegati dell’Ue nella vallata del fiume Oliva COSENZA Sono arrivati in Calabria per ma risale a qualche giorno fa e ha portato all’ar«tranquillizzare» la popolazione locale sulle resto di un imprenditore, Cesare Coccimiglio, di tante emergenze ambientali presenti da una 75 anni, titolare di un’impresa di produzione di sponda all’altra della regione. Ma molto proba- materiali per l’edilizia che per il procuratore di bilmente torneranno a Bruxelles allarmati per Paola, Bruno Giordano, sarebbe responsabile la salute dei cittadini europei che vivono in que- dello smaltimento di una parte dei rifiuti tossisto lembo inquinato di terra comunitaria. Gui- ci rinvenuti nel greto fiume Oliva. Ad accogliere la delegazione Envi c’era il sindata dall’europarlamentare Mario Pirillo, la dedaco di Amantea, Francesco legazione della Commissione Tonnara oltre che il vicepresiambiente, salute pubblica e siConsegnato agli dente del Wwf Calabria, Raniecurezza alimentare (Envi) del europarlamentari ro Maggini, e il presidente del Parlamento europeo è approun lungo dossier Comitato Civico Natale De data ieri in Calabria e ha effetGianfranco Posa. Quetuato la prima tappa nella val«Bonificare l’area Grazia, sti ultimi hanno consegnato lata del fiume Oliva nell’Amanal più presto» nelle mani degli europarlateano - già ribattezzata la valle mentari un articolato dossier dei veleni. In questo luogo, dagli anni ’80 in poi, sono state sversate ed inter- sulla storia, le denunce e le zone d’ombra che rate tonnellate di rifiuti tossici, speciali e nu- ancora insistono su questa brutta pagina d’illecleari che hanno provocato l’inquinamento del- galità ambietale calabrese, chiedendo, nel conla terra, dell’acqua e dell’aria scatenando una tempo, rassicurazioni circa la messa in sicurezvera e propria emergenza tumori nella zona che za e la bonifica dell’intera area della vallata del interessa i Comuni di Amantea, Serra d’Aiello fiume Oliva. Gli ambientalisti e i cittadini hane Aiello Calabro. Questa vicenda è stata ogget- no quindi chiesto alla Commissione Ambiente to anche di varie inchieste della magistratura - del Parlamento europeo di portare a conoscenle prime partirono negli anni ’90 dopo il miste- za dell’europarlamento e della Commissione rioso spiaggimento della Jolly Rosso (il proces- Europea la vicenda della valle del fiume Oliva so è stato archiviato due anni fa) mentre l’ulti- affinché si intervenga sul governo italiano che La visita della delegazione della Commissione ambiente del Parlamento europeo dovrà dare seguito alle azioni di prevenzione, bonifica e riparazione del danno ambientale. Dopo il sopralluogo i commissari hanno incontrato i tecnici dell’Ispra e dell’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente (Arpacal) dai quali hanno ottenuto ulteriori riscontri sulla pericolosità delle condizioni di contaminazione dei siti. Successivamente la delegazione ambiente dell’Ue ha fatto tappa a Paola, negli uffici della Procura, dove ha incontrato il procuratore Giordano. «Abbiamo raccolto un enorme faldone di documenti - ha riferito in merito Mario Pirillo - attraverso l’esame del quale ci faremo sicu- rischio emergenza rifiuti in calabria Chiuse le discariche per il maltempo CATANZARO Le discariche di Catanzaro e di Pianopoli sono state chiuse a causa dei danni provocati dal maltempo dei giorni scorsi. In particolare, la chiusura di Pianopoli comporta il rischio concreto di uno stop nella raccolta in decine di Comuni delle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia che trasportava in quell’impianto i loro rifiuti. Oltre a questo è a rischio di blocco l’intero ciclo dei rifiuti della Calabria, dal momento che a Pianopoli arrivano gli scarti da tutti gli altri impianti della Regione. A provocare la chiusura delle discariche, sulla cui riapertura non ci sono tempi certi, sono stati una serie di smottamenti e l’allagamento di alcune cabine elettriche. A Catanzaro, la Aimeri Ambiente, società che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nel capoluogo di regione, da mercoledì non ha potuto conferire il materiale raccolto e di conseguenza anche la raccolta per le strade dei prossimi giorni potrebbe subire uno stop. Stessa situazione anche a Vibo Valentia, dove l’assessore all’ambiente, Pietro Comito, ha invitato i cittadini, «nel limite del possibile, a ridurre il conferimento dei rifiuti solidi urbani». La discarica di Catanzaro è sotto sequestro da tempo nell’ambito di un’inchiesta della Procura. ramente un’idea. Da quello che abbiamo potuto capire grazie anche alla presenza dei colleghi commissari europei molto preparati ed esperti in materia, è che siamo davanti ad una situazione molto complessa e difficile. Riteniamo che una bonifica dell’intera zona vada fatta al più presto. Bisognerà vedere quanto il fenomeno sia esteso». Oggi gli europarlamentari faranno un sopralluogo a Crotone e in particolare nelle aree inquinate dalla Pertusola Sud. Incotreranno il procuratore di Crotone e il sindaco Peppino Vallone. DOMENICO MICELI [email protected] MILANO Infinito, si indaga sugli appalti all’ospedale San Paolo La Dda di Milano sta indagando su una serie di appalti relativi principalmente all’ospedale San Paolo di Milano ed anche ad altre strutture sanitarie del Pavese, in un’inchiesta “stralcio” che nasce dalle indagini “Infinito” che sabato scorso hanno portato alla condanna di 110 presunti affiliati alle cosche della mafia calabrese in Lombardia. Ieri gli uomini della Dia, su ordine del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del pm Claudio Gittardi, hanno presentato un ordine di esibizione di documenti al San Paolo e, da quanto si é saputo, il reato al centro dell’indagine, che vede già alcune persone iscritte nel registro degli indagati, è concorso esterno in associazione mafiosa. Questo procedimento nasce dal “capitolo” che rigurada l’ex direttore della Asl di Pavia, Chiriaco. 13 VENERDÌ 25 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O S T R E T T O ora Reggio, il Pd chiama la Cancellieri Interrogazione parlamentare per chiedere l’accesso antimafia al Comune la replica REGGIO CALABRIA Montecitorio alle prese con il caso Reggio. Dopo le due, distinte, interrogazioni di Partito democratico e Fli, il nuovo ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, sarà chiamata a decidere se inviare a Reggio Calabria una commissione di accesso agli atti propedeutica allo scioglimento del consiglio comunale. A motivare meglio la richiesta, hanno pensato, ieri pomeriggio dalla sala stampa della Camera dei deputati, i parlamentari Doris Lo Moro (che è la prima firmataria), Laura Garavini, Rosa Villecco Calipari, Franco Laratta e Nicodemo Oliverio. La relazione degli ispettori inviati dal ministero dell'Economia, e quella della Procura, oltre all'ingerenza della 'ndrangheta nella gestione delle società partecipate, sono le motivazioni trainanti per richiedere le opportune verifiche su un ente che avrebbe accumulato qualcosa come 170milioni di euro di disavanzo. «Secondo notizie di stampa - è scritto nell'interrogazione - il collaboratore di giustizia Roberto Moio affermava che le società partecipate del comune fossero controllate dalla 'ndrangheta, indicando per le singole società la cosca che ne aveva il controllo». In quel processo, Testamento, è coinvolto un ex consigliere comunale, Massimo Labate (assolto in primo grado) «per il quale il pg - si legge ancora nell'interrogazione - ha chiesto la condan- Arena contrattacca: azioni da sciacalli A sinistra palazzo San Giorgio, sede del Comune di Reggio Calabria da settimane nell’occhio del ciclone. A destra la parlamentare del Partito democratico Laura Garavini na a dieci anni dopo una re- Scopelliti», il quale ha dichiaquisitoria in cui ha affermato rato «di non ricordare i moti“nessuno pensi che l'idea del- vi che lo avevano indotto, pur le società miste del Comune essendo al tempo sindaco, ad aderire a due sia nata nelle distinte sostanze di alNell’atto cietà, benché cuni palazzi ispettivo gli esiti aventi lo stesdella politica, so oggetto». ma è il frutto delle inchieste e L'interrodi riunioni di un passaggio gazione, poi, 'ndranghesulla Fallara passa in rasta'”». Le sosegna l'opecietà partecipate del Comune di Reggio razione Astrea, quella che fa «sono state al centro dell'in- emergere un quadro inquiedagine della Commissione tante rispetto alla gestione e parlamentare di inchiesta sul- al controllo di un'altra partele attività illecite connesse al cipata, la Multiservizi. «E' ciclo dei rifiuti che ha anche emerso che la Reciim, in macercato di capire perché il Co- no ai Tegano e retta da uno mune ha aderito a più società degli arrestati - prosegue l'incon lo stesso oggetto (vedi Fa- terrogazione - controlla il 33% ta Morgana e Leonia), senza della Gestione servizi territoottenere alcun chiarimento riali che a sua volta controlla dal presidente della Regione, la Multiservizi. Per la Multi- la vertenza consorzi di bonifica Forestali, Sos dei sindacati E Giordano critica la Giunta LAMEZIA TERME Ci saranno anche i lavoratori lunedì all'incontro previsto tra i sindacati di categoria Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil e il presidente dellaRegione Giuseppe Scopelliti, con al centro la vertenza che in questi giorni vede i forestali dei consorzi di bonifica sul piede di guerra. Alla base della protesta, il mancato pagamento ai 3200 lavoratori dei mesi di settembre, ottobre e novembre, cui si aggiungerebbero anche dicembre e la tredicesima mensilità, a causa del rispetto del “patto di stabilità” che, invece, per i sindacati «è il risultato degli atti irresponsabili del presidente Scopelliti e degli assessori Mancini e Trematerra». Ieri mattina, giorno in cui doveva avvenire l'incontro con Scopelliti, slittato a lunedì, i segretari regionali di categoria Santino Aiello, Pino Gualtieri e Nino Merlino hanno incontrato la stampa non solo per spiegare le ragioni del malcontento, ma anche per sottolineare che la battaglia prosegue e, «fino a quando non avremo delle risposte certe - avvertono - avvieremo un percorso di proteste contro questo modo di fare e ci sarà anche quello sciopero che noi avevamo sospeso ma non annullato». Una situazione grave, se si considera che per molti di essi si tratta dell'unico reddito per il sostentamento della famiglia. Ecco perché si sollecita «un urgentissimo decreto che consenta il pagamento in tempi brevi, altrimenti - proseguono - dallo stato di agitazione, che proclamiamo, passeremo ad azioni dirompenti delle quali non siamo certi di poter garantire il democratico svolgimento». Tanta delusione e amarezza, quindi, nelle parole dei tre esponenti sindacali che si sono chiesti: «Perché, visto che si doveva rispettare il patto di stabilità, non hanno considerato i salari di questi lavoratori? E' giusto che, in un'azienda, alcuni lavoratori siano pagati ed altri no? Questo è ciò che sta avvenendo nella Regione dove alcuni lavoratori percepiscono gli stipendi ed altri no, nonostante i soldi ci siano. Il fatto è - concludono - che c'è troppo pressappochismo, incapacità, leggerezza nell'affrontare i problemi». Intanto, Giuseppe Giordano, consigliere regionale di Idv, ritiene che «solo un intervento organico sulla forestazione regionale potrà evitare il collasso economico dei consorzi di bonifica con gravi ripercussioni nei confronti degli operai che da mesi non ricevono alcuna retribuzione e non serviranno a nulla - osserva - le iniziative autocelebrative come l’inaugurazione del palazzo della Bonifica a Catanzaro se non si risponde alle questioni centrali sulla riorganizzazione del settore della forestazione». SAVERIA MARIA GIGLIOTTI [email protected] servizi sembra trovare conferma l'assunto del pentito». Infine, citata la morte di Orsola Fallara, l'interrogazione ricorda le relazioni che hanno stabilito il disavanzo reggino. «Il contesto di confusione amministrativa e di disamministrazione che emerge - è scritto nell'interrogazione - non è in sé indicativo di infiltrazioni mafiose anche se, per comune esperienza, è proprio la cattiva amministrazione a rendere possibili e a favorire le pressioni e le infiltrazioni. Nonostante il Comune abbia una nuova amministrazione, sembra opportuno, ed anzi necessario - conclude l'interrogazione - verificare se ci sono state pressioni ed infiltrazioni». NATALE IRACA’ [email protected] REGGIO C. «Non posso più tollerare che un gruppo eterogeneo, che vuole costituirsi come potere alternativo e di volta in volta si manifesta sotto forma di ex politici o politicanti, parlamentari in cerca di riconferma, giornalisti o blogger, manovri sulla pelle della mia città con l'evidente scopo di abbattere la figura e il progetto politico del presidente della Regione ed ex sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti». Lo afferma il sindaco reggino Demetrio Arena, che aggiunge: «Quanto successo nelle ultime ore è estremamente grave: già all'atto dell'insediamento del nuovo ministro degli Interni è stata lanciata la notizia, a tutt'oggi priva di qualunque riscontro, secondo cui il Viminale avrebbe chiesto al Prefetto di Reggio Calabria una relazione sulle ultime inchieste giudiziarie. Procedura che, se anche fosse vera, rientrerebbe nella normale attività ispettiva esperita dal Ministero. Ebbene - afferma ancora Arena - questa notizia ha trovato, con inopinata rapidità, sponda in ben due interrogazioni parlamentari una delle quali in partico- lare si concretizza in una rabberciata requisitoria basata su un mix di fatti di cronaca, pettegolezzi e contorte elucubrazioni senza alcun filo conduttore, in spregio alla funzione dell'istituto dell'interrogazione parlamentare che dovrebbe avere un carattere conoscitivo e non essere utilizzato come strumento di esposizione di desideri personali». Secondo il sindaco di Reggio «questo gruppo di potere alternativo ritiene di poter sfruttare il cambio di governo per perseguire il progetto distruttivo nei confronti della città cercando di condizionare l'operato di insigni personalità che hanno assunto responsabilmente il gravoso onere di governare il Paese in questo difficile momento. Detta manifestazione assume adesso i contorni di una vera e propria azione di sciacallaggio che determina una deriva sociale pericolosa. Ritengo a questo punto che la misura sia colma. Mi riservo perciò conclude Arena - di tutelare la reputazione di Reggio, dei reggini e dell'amministrazione da me guidata da qualsivoglia attacco in ogni sede, anche giudiziaria». tutela del territorio Guccione invoca interventi sulla sorveglianza idraulica COSENZA «È veramente paradossale e logico e alla salvaguardia delle popolazioni assurdo che in Calabria il maltempo abbia calabresi». già causato centinaia di milioni di euro di Guccione aggiunge: «L'8 settembre 2011 danni e la Regione continui ad avere a pro- insieme ai colleghi Censore, Aiello e De pria disposizione circa 300 lavoratori Gaetano abbiamo chiesto al presidente Scoidraulici che, con contratto part-time, pos- pelliti e all'assessore Gentile che i servizi di sano essere utilizzati dall'Afor solo per tre sorveglianza idraulica, così come avviene giorni alla settimana». in tutta Italia, siano allocati nell'Autorità di Lo afferma il consigliere Bacino regionale, l'unico e regionale del Partito demosolo ente preposto a gestire Il consigliere cratico Carlo Guccione: «Lo tale attività nell'arco delle del Pd: davvero scopo del servizio di sorve24 ore dell'emergenza in atglianza idraulica - prosegue assurdo l’utilizzo to. L'articolo 2 della legge Guccione - è garantire un regionale numero 35 recipart time servizio stabile di vigilanza, ta, infatti, così: “l'Autorità di 300 lavoratori di Bacino opera al fine di sorveglianza e polizia idraulica che, nella fase di allerta, perseguire l'unitario goverosservi in maniera diretta e continuata i li- no dei bacini idrografici, indirizza, coordivelli idrici e, nella fase di allarme, assolva na e controlla le attività conoscitive di piaservizi di protezione civile, atti a scongiura- nificazione, di programmazione e di attuare danni a persone e a cose e tutto ciò l'Afor zione inerenti ai bacini idrografici di pronon è in grado di garantirlo. Ma non è in pria competenza”. Perché la Calabria non grado di assicurare nessuna gestione delle venga più additata - conclude il consigliere attività di ispezione effettuate dai sorve- regionale del Partito democratico - come la glianti e dagli ufficiali idraulici perché - ri- “regione-cenerentola” del Paese, è necesleva ancora nel suo intervento il consiglie- sario che, con urgenza, si rimuovano tutti re regionale del Partito democratico - non gli ostacoli che impediscono il pieno svolgiè in grado di collegare i dati raccolti a un si- mento delle attività del servizio di vigilanstema informativo, essenziale per qualsia- za e sorveglianza idraulica». si attività di prevenzione al rischio idrogeor. r. VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Reggio tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34 NIENTE STIPENDI MALTEMPO Multiservizi Ieri la protesta dei dipendenti La Provincia chiede lo stato di calamità > pagina 18 > pagina 21 GIOIA TAURO Taurensi, lunga agonia in attesa della politica > pagina 29 GIOIOSA JONICA Incendiate tre autovetture Torna la paura > pagina 34 Il sindaco rompe il silenzio Caso Reggio, Arena al contrattacco: «Non posso più tollerare certe manovre» procura generale in sintesi CASO RAPPOCCIO NO ALL’AVOCAZIONE INDAGINE AL CEDIR L’affondo contro il “gruppo” Qualcuno vuole costituirsi come potere alternativo e si manifesta sotto forma di ex politici o politicanti giornalisti e blogger Il giallo sulla lettera al prefetto Ad oggi è priva di qualunque fondamento e se anche fosse vera rientrerebbe nella normale attività ispettiva del Ministero La difesa della città Non consentirò che il libero pensiero divenga una forma di insulto gratuito e per questo mi riservo di adire pure le vie giudiziarie Il sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena Come mio costume ho atteso un paio di giorni pri- polare, designati dai partiti per alimentare un dima di prendere una posizione, su quanto accaduto battito politico fondato sullo scontro di potere. In contemporanea, il virulento attacco è stato in questi ultimi giorni. Non posso più tollerare che un gruppo eteroge- sferrato anche da alcuni operatori dell’informazioneo, che vuole costituirsi come potere alternativo e ne che, sfruttando la libertà normativa che disciplidi volta in volta si manifesta sotto forma di ex poli- na i blog, hanno offeso in maniera volgare città, tici o politicanti, parlamentari in cerca di riconfer- permettendosi di bacchettare e dettare la linea perma, giornalisti o blogger, manovri sulla pelle della fino alle più alte cariche dello Stato e alle sue rapmia città con l’evidente scopo di abbattere la figura presentanze Periferiche. Il tentativo in atto è tanto grave quanto evidene il progetto politico del Presidente della Regione ed te: questo gruppo di potere alternaex Sindaco di Reggio Calabria, Giutivo ritiene di poter sfruttare il camseppe Scopelliti. un grave bio di Governo per perseguire il proRitengo che ognuno possa persegetto distruttivo nei confronti della guire i propri fini secondo le proprie tentativo città cercando di condizionare l’opeattitudini morali, mentali e comporCercano di rato di insigni personalità che hantamentali. Quando però tutto ciò si no assunto responsabilmente il gramanifesta con una perversa forma sfruttare il cambio voso onere di governare il Paese in di accanimento contro chiunque ca- di governo per questo difficile momento. piti a tiro, allora è necessario reagiperseguire il Detta manifestazione, che in conre in maniera determinata. dizioni normali può essere catalogaQuanto successo nelle ultime ore è progetto distruttivo ta come irresponsabile, assume estremamente grave: già all’atto nei confronti adesso i contorni di una vera e prodell’insediamento del nuovo Minipria azione di sciacallaggio che destro degli Interni è stata lanciata la della città termina una deriva sociale oltremonotizia, a tutt’oggi priva di qualundo pericolosa. Ritengo a questo punque riscontro, secondo cui il Viminale avrebbe chiesto al Prefetto di Reggio Calabria to che la misura sia colma. A me spetta difendere innanzitutto la dignità deluna relazione sulle ultime inchieste giudiziarie. Procedura che, se anche fosse vera, rientrerebbe nella la mia comunità che, pur tra mille difficoltà, da quindici anni a questa parte tiene la schiena dritta, normale attività ispettiva esperita dal Ministero. Ebbene immediatamente questa notizia ha tro- cercando di rovesciare un cliché che le è stato attrivato, con inopinata rapidità, sponda in ben due in- buito da chi poco o nulla ha saputo comprendere terrogazioni parlamentari una delle quali in parti- della sua realtà; e non consentirò che un sacrosancolare si concretizza in una rabberciata requisitoria to diritto costituzionale, quale è quello del libero basata su un mix di fatti di cronaca, pettegolezzi e pensiero e della libera espressione venga miseracontorte elucubrazioni senza alcun filo conduttore, bilmente distorto verso la libertà di insulto gratuiin spregio alla stessa funzione dell’Istituto dell’in- to e impunito. Mi riservo perciò di tutelare la reputazione di terrogazione Parlamentare che dovrebbe avere un carattere conoscitivo e non essere utilizzato come Reggio, dei reggini e dell’amministrazione da me guidata da qualsivoglia attacco in ogni sede, anche strumento di esposizione di desideri personali. Detto modo di interpretare la funzione Parlamen- quella giudiziaria”. Demetrio Arena tare è, per inciso, il frutto di una legge elettorale che Sindaco di Reggio Calabria ha dato legittimità a personaggi senza consenso po- Sul caso Rappoccio le indagini restano alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Respinta, in buona sostanza la richiesta di avocazione avanzata dall’ex presidente del consiglio comunale di Reggio Aurelio Chizzoniti in merito allo stralcio di in- Aurelio Chizzoniti dagini sul voto di scambio che hanno coinvolto il consigliere regionale del partito repubblicano, Antonio Rappoccio. Alle regionali del 28 e 29 marzo 2010, la lista Insieme per la Calabria, contenitore di centrodestra che raccoglieva esponenti di Pri, Nuovo Psi e Udeur, riuscì ad eleggere due consiglieri a palazzo Campanella. Nella circoscrizione di Reggio Calabria, a spuntarla fu lo stesso esponente dell’edera, seguito a ruota da Chizzoniti. Tuttavia, dopo qualche tempo, una serie di denunce fecero aprire le indagini sul cosiddetto caso Rappoccio, con l’esponente di palazzo Campanella sospettato di aver utilizzato il cosiddetto voto di scambio, promettendo posti di lavoro in cambio di voti (tracciabili), attraverso l’ausilio di cooperative allocate allo stesso indirizzo della segreteria politica del rappresentante dell’edera. Chiuse le indagini nel maggio, a Rappoccio è stato contestato l’articolo 86 del Dpr 570/60 (corruzione elettorale semplice) anziché l’87 (corruzione elettorale aggravata). Motivo, questo, oltre al ritardo nella citazione a giudizio, che aveva spinto Chizzoniti a chiedere, dopo aver contestato l’operato del procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, a chiedere alla Procura generale, guidata da Salvatore Di Ladro, l’avocazione (il trasferimento) delle indagini per il processo stralcio. A decidere in merito alla richiesta dell’ex presidente del consiglio era stato delegato l’avvocato generale Francesco Scuderi che ha stabilito come il processo debba rimanere assegnato ai Reggio Calabria. Cauta la reazione dello stesso Chizzoniti. «In relazione all’adozione del provvedimento di rigetto della richiesta di avocazione delle indagini formalizzata dai vertici della Procura Generale in ordine al “caso Rappoccio” – si affida a una laconica nota stampa l’ex presidente del consiglio - anticipando il rispetto della decisione assunta mi riservo di interloquire approfonditamente ed eventualmente anche criticamente dopo averne conosciuto il contenuto». Natale Iracà 33 VENERDÌ 25 novembre 2011 calabria ora LA GIORNATA P I A N A IN VISITA Da sinistra L’arrivo della Commissione Ue; la presentazione dell’azienda; un momento della mungitura; una delle stalle con il tetto coperto da pannelli fotovoltaici La Commissione Ue alla Fattoria della Piana Candidoni, la cooperativa ecosostenibile esempio virtuoso CANDIDONI Lo sviluppo sostenibile non è un sogno, e nella Piana di Gioia Tauro c’è una realtà imprenditoriale che lo dimostra. Ieri una delegazione della commissione europea per l’Ambiente (Envi) ha visitato la “Fattoria della Piana”, una cooperativa di allevatori, nel territorio del comune di Candidoni, che opera nel settore dei prodotti lattiero-caseari. Un’azienda che rappresenta a pieno la possibilità di realizzare economie virtuose e rispettose dell’ambiente grazie anche all’uso di avanzate tecnologie. La Fattoria è dotata di un modernissimo impianto di pannelli fotovoltaici sui tetti delle grandi stalle, una centrale a biogas che brucia gli scarti di produzione di molte aziende della zone e un impianto di fitodepurazione delle acque reflue. Un’azienda eco-sostenibile che garantisce lavoro ad operai provenienti dai 4 continenti e una centra- le agro-energetica che da sola la Calabria. L’uso degli scarti può sostenere il fabbisogno di di lavorazione agroalimentare elettricità di 2600 famiglie. è una strada che, come comCon la sua produzione di 998 missione europea, intendiamo kW è la più grande centrale seguire e sviluppare nell’ottiagroenergetica del centro-sud ca della sostenibilità ambienItalia. Oltre alla delegazione tale legata all’impreditoria». della commissione, guidata Antonino Gioffrè ha ringraziadai parlamentari europei Ma- to la commissione per la visita rio Pirillo e Anna Rosbach era- in azienda ed ha spiegato che «la nostra no presenti produzione è Giuseppe L’economia legata alla soGioffrè ed il verde non è stenibilità figlio Antoniambientale no titolari delimpossibile ed al rispetto la Fattoria e e la Fattoria per la natura, soci della coolo dimostra questa è l’idea perativa, Carche ci guida. melo Basile amministratore delegato, Tito Il problema maggiore - ha Marrari responsabile com- contiunato - per le aziende che merciale, Nuccio Barilleri del- operano in zone svantaggiate la direzione nazionale di Le- come la nostra è l’accesso al gambiente, Mario Spanò re- credito, spero che l’Europa sponsabile del consorzio d’im- possa aiutarci in questo senpresa regionale della Calabria so». Barillà ha spiegato che “Net” e Piero Mendicino presi- «l’eccellenza della Fattoria è dente di Confcooperative Ca- rappresentata da molti fattolabria. Pirillo ha detto che «la ri: quello dalla sostenibilità Fattoria della Piana rappre- ambientale; quello dell’intesenta un esempio positivo del- grazione fra le culture diverse Ogni venerdì su Calabria Ora della maestranze; quello pedagogico attraverso l’attività ludico formativa dedicata ai bambini delle scuole elementari che visitano l’azienda ogni anno». La commissione europea ha effettuato una visita delle stalle, che contano 900 capi dai quali si ricava il latte vaccino per la produzione di formaggi, agli impianti produttivi, a quelli energetici che sfruttano lo scarto di produzione di molte aziende del territorio della Piana; come locali sono le materie prime non direttamente prodotte dalla Fattoria, come il latte di pecora o bufala che proviene dalla zona crotonese. Un esempio di funzionale rete d’impresa che, oltre a garantire ritorno economico e lavoro, è totalmente votata al rispetto ambientale. L’idea che guida la Fattoria è un antico proverbio Masai: “La terra non ci è data in eredità dai nostri genitori, ma in prestito di nostri figli”. MAURO NASTRI [email protected] TAURIANOVA L’etica e le nuove tecnologie nel convegno del Lions Club Etica ed informatica in un convegno organizzato dal Lions Club di Taurianova “Vallis Salinarum”, tenutosi nell’auditorium dell’Istituto tecnico “Gemelli-Careri” del comune pianigiano, in occasione dell’apertura dell’anno sociale 2011-2012 del Club, presieduto da Giuseppe Meduri. Al convegno “Questioni etico-sociali e nuove tecnologie nell'epoca post-moderna” hanno partecipato gli studenti degli istituti superiori I.t.c.g. di Taurianova e del Liceo classico di Cittanova. Dopo i saluti del dirigente scolastico Giuseppe Loprete, che ha posto in risalto la positività del partenariato esistente tra il Lions Club di Taurianova e l'Istituto "Gemelli Careri", e del presidente di zona Paolo Pensabene, il presidente Meduri ha presentato il service, soffermandosi sull'impegno che da sempre il Club dedica al mondo giovanile, con la convinzione che questa sia la realtà sulla quale bisogna operare per una crescita civile della comunità. Ha relazionato poi la socia Patrizia Morano, esperta in cibernetica e intelligenza artificiale, tracciando una ricostruzione delle invenzioni dell’uomo per il miglioramento della comunicazione, dall’informazione allo studio, alle attività imprenditoriali. La Morano ha mostrato tramite delle slides l’evoluzione del mezzo di comunicazione dalla "Stele di Rosetta" ai documenti elettronici. Lo psicologo dell’Asp 5 di Reggio Calabria ed esperto presso “Exodus” Antonio Guarnaccia ha poi posto l'indice sulle ripercussioni psicologiche dell'uso degli strumenti informatici e sui disturbi comportamentali, argomento che ha interessato particolarmente gli studenti che utilizzano oggi più che mai pc, cellulari e altro, a discapito di relazioni umane fisiche. A seguire il sociologo e presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori Antonio Marziale ha evidenziato l’importanza della famiglia e della società nel corretto utilizzo delle tecnologie da parte dei giovani. Ha concluso il past governatore del Lions Domenico Laruffa, che da editore ha posto l’accento sull’importanza dei tradizionali scambi di informazioni. Raffaella Caruso culinaria: storia e cultura [email protected] Donna Nela che passione Dal 2002 il ristorante wine bar valorizza i prodotti regionali POLISTENA - Per passione. «La professionalità è importante, ma la passione ti rende unico». Giampiero racconta “Donna Nela”, il ristorante-wine bar creato nel 2002 con sua moglie Erika, come fosse prima di tutto un luogo dove si servono e si intrecciano emozioni, dove conta lo star vicini, la parola che dà il filo all’accoglienza. «Qui si sta come a casa, e non è un modo di dire», continua Giampiero. E ad alimentare quest’aria calorosa sarà pure la forma del posto, le tinte ai muri, le lampade che somigliano a quelle delle nostre case contadine degli anni Cinquanta. E sarà che “Donna Nela” è al centro di Polistena, in un palazzotto di inizio Ottocento, con la corte interna e la scala su un lato che ti sembra uno sguardo di Taormina. Così alla fine, «sei a Polistena, ma anche da un’altra parte», una fuga tenera di chi lascia casa per ritrovarla insaporita nei piatti e nei vini. I vini di “Donna Nela” sono cura meticolosa e scelta ACCOGLIENTE Il Donna Nela ricchissima. «Abbiamo l’80 per cento dei vini prodotti nella regione, una cantina in cui esponiamo e vendiamo anche in cassette personalizzate. Pensiamo valga la pena promuovere la cultura del bere calabrese». Da cinque anni “Donna Nela” punta alle tipicità regionali anche nei cibi, la frutta e la verdura, la farina, il pane. «Quanto a olio e acqua usiamo da sempre quelli calabresi – spiega Giampiero – nel corso dell’anno attingiamo alla produzione di ciascuna provincia». Il ristorante ha avuto diverse menzioni nei siti specializzati, nel Touring Club. «Anche una recensione negativa che mi ha ferito – confida l’inventore di “Donna Nela” – perché non attaccavano la qualità dei piatti, ma il modo di servire». Che è quel discorso di passione in cui Giampiero accomuna tutto il personale del ristorante. In diverse occasioni l’anno nel locale si creano eventi a tema oppure il “Donna Nela” (che deve il nome a una donna spagnola del ‘400, amante del conte Milano) si fa tappa e proscenio dei percorsi culturali che viaggiano nei palazzi storici. La corte interna ha ospitato installazioni artistiche, proiezioni video, conversazioni sul cinema. Insomma un buon porto, il “Donna Nela”. Angelo Siciliano LE CORTECCE CON CECI E PANCETTA Il “Donna Nela” suggerisce una ricetta semplice e ricca di sapori. Le cortecce con ceci e pancetta. Si fa rosolare la pancetta con un po’ d’olio, quindi si aggiunge la pasta dopo averla scolata. Mettete un cucchiaino di ceci interi, uno di passato di ceci, e un pizzico di pepe nero. Fate saltare la pasta. Nel piatto un filo d’olio crudo e del pepe nero. VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 34 l’ora della Locride Sede: Via Verdi, 89048 Siderno Tel. e fax 0964 342899 Mail: [email protected] GUARDIE MEDICHE Siderno Locri Marina di Gioiosa J. Gioiosa Jonica Roccella Jonica Bovalino Grotteria Caulonia tel. 0964/399602 tel. 0964/399111 tel. 0964/416314 tel. 0964/51552 tel. 0964/84224 tel. 0964/61071 tel. 0964/53192 tel. 0964/861008 FARMACIE EMERGENZA Bovalino Bovalino tel. 0964/66128 tel. 0964/61028 tel. 0964/356097 Gioiosa Jonica Martora & Crupi tel. 0964/51259 Satriano tel. 0964/51532 Scopacasa tel. 0964/58134 Cristiano De Sandro Longo Carabinieri Polizia Capitaneria tel. 0964/61000 tel. 0964/67200 tel. 0964/787657 Gioiosa Jonica Carabinieri tel. 0964/51616 Marina di Gioiosa Jonica Carabinieri tel. 0964/415106 CINEMA Cinema Vittoria Cinema Nuovo Siderno tel. 0964/342776 “Breaking down” ore 16 - 19- 22 Roccella Jonica Cinema Golden tel. 0964/85409 “Anche se è amore non si vede” ore 16-18 - 20 - 22 IN CITTA’ GIOIOSA JONICA Atti vandalici e gesti criminali sono il segno di una radicata mentalità in cui sono inesistenti i principi e le regole di una corretta e armoniosa convivenza civile. Questa volta ad essere colpito è l'impianto sportivo comunale sito a Gioiosa Ionica in via Limina, gestito dall'associazione sportiva dilettantistica Sensation Profumerie C5, vittima qualche giorno fa, precisamente nella notte tra il 22 e il 23 novembre scorso, di vandalismo e furti. A denunciare l'episodio l'Associazione stessa, nella figura del Presidente Francesco Ierinò, accortosi di quanto avvenuto ieri pomeriggio. “I malviventi racconta il presidente- si sono intrufolati scassinando l'entrata secondaria dell'impianto e il chioschetto-bar causando numerosi danni alla struttura ed alle attrezzature dello stesso. Nello specifico risulta manomessa la porta d'ingresso dal momento che manca il lucchetto di chiusura. Il danno complessivo ammonterebbe a 1.700,00 euro. Risultano rubati attrezzi da giardiniere, attrezzature sportive ed in più sono stati rotti i vetri del frigo congelatore e del frigorifero. L'Impianto Sportivo presente nel nostro territorio da circa 20 anni, abbandonato e in disuso per diverso tempo a causa di problemi di inagibilità è stato rimesso a nuovo ad Agosto 2009 ed affidato all'attuale associazione nell'aprile 2010, ad oggi composta da Francesco Ierinò, nella figura di presidente e Giuseppe Novembre in quella di vice, Vincenzo Macrì Ieraci segretario e da un direttivo di cui fanno parte Rocco Gatto, Christian Ierinò, Alessandro Battaglia, Matteo Angiò e Pasquale Portulesi. La crescita e lo sviluppo di tale impianto sportivo è Locri tel. 3397153696 “Breaking dowm” ore 18 - 20 - 22 Incendiate tre automobili A Gioiosa torna la paura Nel mirino l’associazione sportiva di Francesco Ierinò Espiazione pena Un arresto a Siderno I carabinieri della stazione di Siderno hanno tratto in arresto su ordine di esecuzione per la carcerazione C.S., queste le sue iniziali, di 62 anni, dovendo lo stesso espiare una pena residua di anni 1 di reclusione per il reato inerente la normativa sugli stupefacenti. il caso «Soccorso in ritardo» Denuncia ai carabinieri Le auto incendiate a Gioiosa Jonica frutto dell' impegno dimostrato dagli stessi membri che hanno creato un valido centro di aggregazione aperto all'intera collettività: giovani, adulti e famiglie. Tra le varie attività spiccano il tennis con relativi corsi svolti durante l'anno, il calcio 5 femminile e juniores. Ad intervenire i Carabinieri di Gioiosa Ionica che dopo aver effettuato un sopralluogo hanno aperto le indagini. Si tratta di atti vandalici o di fatti personali? Il punto comunque resta sempre lo stesso il danno maggiore l'ha subito la comunità di Gioiosa Ionica. Ma questo non è l'unico caso malavitoso accaduto a Gioiosa, sempre durante la stessa notte attorno alle 12.30 un incendio ha distrutto tre auto parcheggiate sulla piazzetta antistante il mercato coperto, di cui una, casualità vuole, appartiene a Vincenzo Macrì Ieraci, mentre le altre due sono di proprietà di Roberto Catalano, idraulico impiegato presso il Comune di Gioiosa Ionica. Nonostante l'intervento tempestivo dei vigili del fuoco, nulla da fare per le tre auto, le cui fiamme si sono estese distruggendole completamente. L'intervento dei pompieri ha scongiurato anche che il rogo potesse estendersi ad altre vetture parcheggiate. Sul fronte delle indagini che vengono portate avanti con riserbo, stanno indagando i Carabinieri i quali stanno valutando se causato da un corto circuito e da un atto doloso. CINZIA TOTINO [email protected] E’ pervenuta alla nostra redazione la denuncia ai carabinieri di una signora, che chiameremo con il convezionale nome di Maria. «Verso le 11.40 percorrevo a bordo della mia autovettura una via interna di Marina di Gioiosa. La mia attenzione veniva attratta da un gruppetto di persone che attorniavano un signore steso a terra, immobile, con gli occhi sbarrati e che respirava a fatica. Mi sono fermata chiedendo se fosse stato avvisato il 118 e uno dei presenti mi rispondeva che il 118 era stato chiamato ed era intervenuto sul posto, ma il personale dell’ambulanza, verificato che si trattava di un ubriaco, si è allontanato dal luogo lasciandolo a terra. Su mia sollecitazione ho fatto richiamare il 118, anche perchè dopo aver messo la mano sul collo del malcapitato notavo assenza di battito. Nel frattempo si è fermata una pattuglia della polizia municipale di Mammola e uno degli agenti, constatando appunto la mancanza di polso, ha provveduto ad effettuare il massaggio cardiaco che ha dato buon esito. Infatti il signore ha cominciato a riprendersi. Di lì a poco è giunta un’ambulanza del 118 al quale personale, anche in virtù di quanto precedentemente appreso circa il primo intervento, mi rivolgevo dicento “lasciate morire così le persone per strada?”. Sul malcapitato so solo che si tratta di un cittadino straniero, di carnagione scura, ma non saprei di quale nazionalità». (re. lo.) Caulonia, in fiamme mezzi di cantiere A Caulonia Marina un incendio ha danneggiato tre veicoli di proprietà della ditta “F. s.r.l.”, specializzata nella produzione di calcestruzzi e costruzioni. L’episodio è stato denunciato ai carabinieri della locale stazione, i quali hanno subito avviato le indagini Caulonia, rubate armi in abitazione A Caulonia Marina ignoti dopo essersi introdotti all’interno dell’abitazione di proprietà di C.G., queste le sue iniziali, cinquantottenne e aver forzato ripetutamente il portone d’ingresso, hanno asportato dall’immobile un armadio metallico, contenente una pistola calibro 22 short marca Beretta, una rivoltella calibro 38 marca franchi ed un fucile cal. 12 marca franchi modello alcione. Il furto è stato prontamente denunciato ai carabinieri della locale stagione. Sono in corso indagini per risalire all’identità dei ladri. re. lo. odori nauseabondi “Riviera pulita” chiede lumi L’associazione sidernese aspetta il confronto con i tecnici Non cessa l’allarme cattivi odori in contrada Pellegrina all’uscita sud di Siderno. L’associazione “Riviera pulita” ha chiesto udienza al sindaco della città Riccardo Ritorto che intende impegnarsi per organizzare un incontro con l’ingegnere Giuseppe Esposito della “Veolia”, ditta che gestisce l’impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Ma il primo cittadino non ha ancora confermato quando si terrà il confronto. Pare accreditata l’ipotesi secondo cui le esalazioni nauseabonde siano provocate dal cattivo funzionamento del sistema elettromeccanico di filtraggio e aspirazione. In sostanza, accade che le ventole non catturerebbero la puzza causata dal trattamento dell’immondizia e, dunque, i profumi molesti invaderebbero il centro abitato condizionando in negativo il quieto vivere. I cittadini della zona non smettono di lamentarsi per il procurato danno alle proprie abitudini quotidiane. E’ ormai da questa estate che quasi tutte le sere, a partire dal tardo pomeriggio e fino alle prime ore del mattino seguente, la periferia al confine con Locri è preda di olezzi voltastomaco. Al- l’inizio, i residenti esasperati e i commercianti condizionati nei loro affari, si riuniscono in comitato spontaneo e alzano la voce. Contattano i carabinieri del Noe affinché provvedano a effettuare i rilievi del caso nei pressi della fiumara Novito. Poi, salgono al Comune e discutono della faccenda con gli amministratori. Infine, il comitato si costituisce in associazione. Ritorto si è detto disponibile a mettere in agenda la riunione. Il medico dentista Renato Pancallo, uno dei promotori dell’associazione antipuzza, resta in attesa di una chiamata: «Discutere del problema con l’ingegnere della “Veolia” è un passo importante per capire l’origine di questi fetori che disturbano pure il sonno». Angelo Nizza 36 VENERDÌ 25 novembre 2011 calabria ora L O C R I D E “black garden” La “saga” dei Crinò Consenso e politica formato famiglia Una dinastia politica dalle radici ideologiche socialiste e un vasto consenso elettorale quella dei fratelli Crinò. Pietro (nella foto), il sindaco di Casignana è stato confermato alla carica lo scorso mese di maggio, quando sconfisse con percentuali bulgare il rivale Rocco Mustaca. In precedenza, nell’autunno del 2009 era stato eletto presidente dell’assemblea dell’associazione dei Comuni locridei, pur senza ottenere l’unanimità dei consensi da parte degli altri primi cittadini. Nella primavera del 2010 sfiorò l’elezione al consiglio regionale con la lista “Scopelliti presidente”, risultando primo dei non eletti nel collegio. La sua azione amministrativa, si è sempre concentrata, oltre che sulla gestione della discarica consortile di rifiuti, foriera di numerosi benefit per i cittadini, sulla valorizzazione del sito archeologico della villa romana di contrada Palazzi, nella quale si sono tenute numerose rappresentazioni teatrali e sulla quale ruota anche il redigendo piano integrato di sviluppo locale predisposto proprio dal Comune di Casignana insieme ad altri enti limitrofi che si sono mossi in largo anticipo rispetto al resto degli altri Comuni locridei, i quali invece hanno aderito al sistema turistico locale della Locride. È dell’anno scorso la prima esperienza di valorizzazione del borgo locrideo, nel quale sono state predisposte manifestazioni come “il teatro in piazza”, che hanno visto impegnate compagnie di fama nazionale che hanno fatto le prove per le suggestive vie del borgo cittadino per un mese intero, oltre che manifestazioni enogastronomiche e ludiche tese a valorizzare e riqualificare il borgo antico e le sue aree antiche e lasciate allo stato naturale: l’ultima risale allo scorso mese di agosto, quando si esibì il cantastorie Otello Profazio. Una famiglia numerosa, quella dei Crinò, da sempre con la passione per la politica. Il fratello Franco, già senatore socialista, è nel direttivo regionale del Popolo della Libertà; il nipote Giacomo, invece, è stato eletto consigliere comunale a Bianco. Nell’inchiesta portata a termine ieri dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, in collaborazione con il Noe e denominata “Black Garden”, compaiono anche i nomi di Antonio Giovanni Crinò, direttore tecnico della ZetaEmme, attualmente in regime di arresti domiciliari; e quello del cugino Salvatore Crinò, responsabile dell’Ufficio Tecnico, che però attualmente però non risulta indagato. Gianluca Albanese Quella discarica tra ampliamenti e contestazioni La relazione ottimista del direttore del sito e le proteste dei cittadini riuniti in Comitato L’arresto dei fratelli Crinò, nell’operazione “Black Garden”, smentisce le dichiarazioni fatte fin a oggi dai responsabili della discarica di Casignana. Dalla sua realizzazione a oggi è stata costantemente al centro di accesissime polemiche. A contrastarne la presenza soprattutto il Comitato anti discarica, che in questi anni ne ha sempre sostenuto la pericolosità. Risale al 1998 la realizzazione a Casignana del primo impianto della discarica controllata per rifiuti solidi urbani: il sito di conferimento doveva essere utilizzato dai comuni di Casignana (capo consorzio), Caraffa del Bianco, Sant'Agata del Bianco, Samo e Bianco, ma fin dalla sua apertura è stata utilizzata per il conferimento di quantità di Rsu sempre maggiori, fino a diventare uno dei siti più importanti della provincia di Reggio Calabria. A usufruirne, oltre agli iniziali cinque paesi, anche i Comuni di Africo, Benestare, Bova, Bova Marina, Bovalino, Brancaleone, Bruzzano Zeffirio, Careri, Condofuri, Ferruzzano, Melito P.S. Montebello, Motta San Giovanni, Palizzi, Platì, Roccaforte, Roghudi, San Lorenzo San Luca, e Staiti per un totale di 80710 abitanti. La discarica in questione è localizzata nei pressi del Sentiero di Serapata, nel bacino idrografico del vallone Rambotta, compreso tra la foce della fiumara del Bonamico e il vallone Sant’Antonio, ricadente nei limiti amministrativi del Comune di Casignana. Nel corso degli anni, per sopperire all’elevata quantità di conferimento di rifiuti, sono stati realizzati due ampliamenti, risalenti il primo al 2008 e il secondo al 2009, un terzo, invece, è ancora in atto, cosicché la superficie della discarica ha raggiunto gli attuali 35.000 mq. A creare seri problemi nella gestione della discarica negli anni è sempre stato lo smaltimento delle acque piovane al di fuori dell’area di invaso e il controllo del percolato. A tal proposito è stato sempre garantito nelle molteplici documentazioni ufficiali che attraverso la realizzazione di alcuni fossi di guardia a diversi livelli si è consentito il deflusso in modo sufficientemente adeguato anche in concomitanza di eventi piovosi di una certa intensità. La conformazione del terreno e le metodologie di conferimento in discarica sono tali da dover porre grande attenzione al corretto smaltimento delle acque di ruscellamento superficiale ma è stato sempre dichiarato che attraverso la realizzazione di alcuni fossi di guardia a diversi livelli si è consentito il deflusso in modo suf- ficientemente adeguato anche in concomitanza di eventi piovosi di una certa intensità. Per quanto attiene il percolato, la relazione di Antonio Crinò attesterebbe che il secondo ampliamento consentirebbe di gestire in modo ottimale lo smaltimento del percolato. Sono state, infatti, aggiunte a valle due vasche in argilla compattata, impermeabilizzate con geomembrana, attraverso le quali si garantisce la raccolta di eventuali fuoriuscite del percolato dal corpo della discarica in caso di eventi piovosi eccezionali. A confermare quanto appena citato anche un’ufficiale lettera dell’Arpacal risalente allo scorso 28 ottobre, nella quale si asseriva che «Dopo un’accurata ispezione si è potuto constatare che dal perimetro della discarica all’atto del sopralluogo L’impianto, nato nel 1998, avrebbe dovuto servire solo cinque Comuni ma progressivamente è diventato uno dei siti più importanti della provincia di Reggio Calabria I timori della gente hanno portato alla nascita di un Comitato contro la discarica, che ne chiedeva la chiusura per tutelare la salute dei cittadini del comprensorio non vi è fuoriuscita di percolato, per maggiore sicurezza – si leggeè stato prelevato un campione di acqua». ADELINA B. SCORDA [email protected] la gestione La Fronte e la... “mente” del business Come è emerso dall’ordinanza emessa da Gip di Reggio Calabria, nella gestione della discarica «sono state utilizzate per l’abbancamento dei rifiuti aree non autorizzate e senza previo isolamento con geomenbrana». Le intercettazioni hanno fornito importanti informazioni alle indagini riguardanti la gestione della discarica, sia per quanto riguarda il passato che per il presente. Infatti, dalle conversazioni tra Antonio Crinò e l'architetto Massimo La Fronte emerge un quadro inquietante sulle modalità di abbancamento dei rifiuti fin dalla nascita dell'impianto, nello specifico in una conversazione risa- lente al 14 aprile scorso si evincono le gravi carenze strutturali del sito. «Così certamente per la "mente"del gruppo – si legge nelle pagine dell’inchiesta- Antonio Crinò gestire i rifiuti di tale guisa è funzionale anche alla riduzione dei costi, al consolidamento della propria posizione all'interno dell'azienda -in cui è direttore tecnico- nonché al progressivo illecito abbancamento che comporta nuovo lavoro e nuove entrate (anche) per se stesso». La gestione abusiva degli ingenti quantitativi di rifiuti avrebbe comportato secondo gli inquirenti non solo maggiori entrate con minori spe- se per l'azienda anche in funzione del pagamento degli operai al fine di "mantenere in vita" la società. «Da considerare – sostengono le carte accusatorie - anche gli interessi del sindaco a cooperare per il consolidamento di una tale gestione (nella quale ha diretti interessi personali) e per l'ampliamento di una "discarica gestita in famiglia", non dimenticandosi che l'utilizzo della stessa è un funzionale strumento di prestigio e di pressione politica sulle alte cariche regionali nonché di "concessione" di favori indebiti ad altre sindaci dei Comuni locali». Adelina B. Scorda 37 VENERDÌ 25 novembre 2011 L O C R I D E calabria ora “black garden” «La ditta non è autorizzata» La annotazioni del gip sulla ZetaEmme, coinvolta nella bufera rifiuti L’azienda “Zetaemme sas” di S’Antagata cui tuttavia adempie. Un dato non poco rile- to operai che prima erano in servizio a GioioBianco si occupa di smaltire e trattare i rifiu- vante che porta gli inquirenti ad affermare: sa per conto della “Spa” di Siderno. ti solidi urbani. Da ieri il pa«L’azienda è non è legittimaOmbre, poi, sull’operato della “Zetaemme” trimonio della ditta è sotto seta all’esercizio e alla gestione sul territorio gioiosano vengono gettate a più le finte prove questro perché coinvolta nel della discarica». Non può, ma riprese, ancora oggi, dall’opposizione della business illecito di Casignalo fa lo stesso. giunta Mario Mazza e in particolare dal grupIl direttore na. Nel mercato dei rifiuti del po consiliare “Gioiosa che cambia” guidato dei lavori I carabinieri del comando comprensorio ionico-reggino da Salvatore Fuda (Prc). Si parla di appalto provinciale di Reggio e i mili- tentava di la società, il cui rappresentan- vinto in solitaria perché fin troppo a ribasso tari del Nucleo operativo eco- procurarsi delle te legale è Rosa Maria Strati, e servizi coperti adoperando lavoratori in nelogico hanno posto i sigilli a è concorrente della “Locride ro e male equipaggiati, privi di tute e guanti beni per un valore di tre mi- prove in caso di ambiente”. Tra i comuni in adeguati. La maggioranza risponde alle aclioni di euro. Antonio Giovan- successivi controlli cui opera c’è Gioiosa Jonica. cuse e si dice pronta a controllare l’attività ni Crinò, fratello del sindaco Si ricorderà che la vertenza dell’azienda e a correggere eventuali anomadelle forze ristretto ai domiciliari, è stato Gioiosa è stata d’attualità lie. «Il paese è ordinato e pulito», afferma il anche lui destinatario di un dell’ordine l’anno scorso di questi tempi, sindaco. Ma sulla situazione non si è mai viordine di arresto che lo coperché “Zetaemme” subentrò sto chiaro e continua il braccio di ferro fra i stringe a restare entro le mua “Locride ambiente” ma chi banchi del civico consesso. ra domestiche. di dovere (politici locali e manager) dimentiANGELO NIZZA Stando all’ordinanza vergata dal gip Anto- cò di far transitare da una ditta all’altra gli [email protected] nino Laganà, l’ingegnere e responsabile tecnico della discarica è una delle menti del traffico illegale di immondizia e dello smaltimenil lavoro “fai da te” to del percolato. Le preziosi intercettazioni audiovisive registrano il profilo di un capotec(di cui egli è direttore tecninico che detiene le redini della gestione del sico) non opera la giornaliera to. E’ lui la persona a cui tutti fanno rifericompattazione dei rifiuti». mento quando c’è da conferire “roba”. Ma su Innumerevoli secondo gli sul suo conto c’è dell’altro. investigatori reggini le riAnnota il giudice per le indagini preliminaNella gestione della disca- di percolato nel sottostante prove a riguardo: «Quando ri: «Ciò che importa sottolineare in funzione rica di Casignana nulla era canalone naturale di scolo, gli è stata contestata dalle di richiamo probatorio è l'atteggiamento del lasciato al caso. «Nonostan- ovvero il vallone Rambotta. forze dell'ordine la fuoriupredetto direttore dei lavori che, del tutto te l'apparente volontà di ri- Tuttavia, col fine evidente di scita ingente di percolato consapevole dello sfacelo gestionale della dispetto delle regole- si legge risparmiare sugli ingenti co- subito dopo la "formale" scarica da lui diretta, tenta di precostituirsi dalle carte dell’operazione sti necessari per lo smalti- messa in sicurezza della didelle prove in caso di successiva contestazio“black garden” anche Anto- mento del percolato, Anto- scarica nel febbraio 2009, ne di addebiti dallo stesso del tutto prefiguranio Crinò si rendeva respon- nio Crinò ha continuato a subito Antonio Crinò ha deti». sabile di gravi violazioni pe- versare un'ingente quantità nunciato l'esistenza di un Totò Crinò, così lo chiama chi lo conosce di nali come emerge dall'atti- di percolato nel canalone fantomatico "sabotaggio" di persona, pensa che prevenire sia meglio che vità di ripresa video. Duran- sotto stante integrando, co- cui non si è mai registrata curare e gioca d’anticipo, organizzando finti te un controllo del 28 gen- sì, lo smaltimento regolare. neppure l'apparenza matesabotaggi e aggirando così i dubbi delle forze naio 2011, l'ingegnere veni- Non inganni l'invio di que- riale. Il redattore del fax in dell’ordine sull’operato della ditta. Una “Zeva ripreso più volte sto fax da parte di Antonio esame" è colui che sversa taemme” che, nel corso delle indagini, è staarmeggiare nei pressi delle Crinò con il quale “mette a volontariamente percolato ta individuata come impresa non iscritta alpompe di sollevamento e conoscenza” che alla data nel vallone Rambotta». l’Albo nazionale dei gestori ambientali. Di fatil. ba. sversare ingenti quantitativi del 07.02.11 la Zetaemme to significa che la “Sas” non ha tutte le necessarie autorizzazioni per svolgere il compito a Il falso sabotaggio immortalato dai video le analisi Le analisi rassicuranti dell’Arpacal e del Noe Le indagini sullo stato di salute dell’ecosistema che ruota attorno alla discarica di Casignana iniziano già dal 2008, quando l’Arpacal comincia ad analizzare l’area interessata. Già da allora, nonostante l’area risultasse morfologicamente idonea ad ospitare i rifiuti, erano emerse alcune criticità riguardo allo smaltimento del percolato. Le forti proteste da parte del comitato cittadino anti discarica hanno portato all’avvio di alcune indagini, che hanno fatto riferimento alle diverse analisi portate avanti sia dall’Arpacal che da Francesco Raso, tecnico specializzato in scienze ambientali, incaricato dal Comune di Bianco di stabilire le reali condizioni dell’ambiente circostante. Dalla relazione di Raso, dunque, è emerso «un grave danno all’ecosistema che minacciava la salute dei cittadini, la qualità del terreno, delle acque e dell’aria. Tale danno - si legge nell’ordinanza firmata dal Gip Antonino Laganà - aveva come probabile origine fuoriuscite di perco- lato dalla discarica, causate da carenze progettuali e gestionali». Lo studio di Raso aveva evidenziato un forte inquinamento del Vallone Rambotta, che nei primi tre km presentava «diverse pozze di colore aranciorossastro, dovute, a suo dire, sicuramente al la fuoriuscita di percolato dalla discarica». La presenza di percolato nell'alveo sarebbe stata determinata, dunque, dall’assenza di appositi canali di raccolta. Una relazione che il sindaco Crinò non considerò attendibile e che stride con alcuni dati forniti dai tecnici dell'Arpacal, secondo i quali «la captazione del percolato risultava essere realizzata correttamente». Ma non solo: nel mese di settembre la salubrità del sito è stata sancita ufficialmente da un incontro al quale hanno preso parte, tra gli altri, Crinò, il Commissario Graziano Melandri, il Presidente dell'Arpacal Marisa Fagà, il Commissario dell'Arpacal Sabrina Santagati, i rappresentanti del Noe e i membri del Comi- tato. Sia i controlli dei Noe effettuati ad agosto, sia le analisi realizzate dall'Arpacal sarebbero risultate nella norma e la discarica, secondo la Fagà, era da considerarsi sicura. «Con le verifiche fatte - aveva dichiarato - ne è scaturito che si tratta di una discarica messa in sicurezza, quindi la cittadinanza deve stare tranquilla». Il Comitato anti discarica aveva però opposto a tali evidenze altre analisi, finanziate dallo stesso gruppo e dalle quali emergeva una forte criticità della zona analizzata. L’ultipo capitolo, prima dell’operazione di ieri, è stato scritto dall’Arpacal, che il 27 ottobre scorso aveva effettuato un sopralluogo senza riscontrare uscita di percolato. si. mu. La solidarietà di Ammendolia Il caso Apriche A manifestare subito la propria solidarietà a Pietro Crinò è Ilario Ammendolia, primo cittadino di Caulonia, che ha esternato «l’assoluta convinzione che il dottor Crinò riuscirà a dimostrare la sua completa estraneità ad ogni fatto criminoso – afferma Ammendolia - Ilario Ammendolia Sono sicuro che Pietro Crinò supererà questo difficile momento per lui e la sua famiglia e potrà continuare nella sua opera di amministratore e di stimato professionista». Anche Ammendolia, il primo settembre scorso, fu toccato dallo scandalo rifiuti. Secondo la Dda di Reggio Calabria, infatti, il sindaco di Caulonia e il capo dell’area tecnica Giuseppe Commisso, entrambi denunciati, sarebbero i responsabili della creazione di una discarica abusiva di rifiuti in località Apriche. Il tutto, secondo quanto emerge dall’ordinanza di convalida del sequestro del sito firmata dal giudice Roberto Carrelli Palombi, sarebbe frutto di un «disegno criminoso al fine di conseguire un ingiusto profitto, consistente nel risparmio di denaro dovuto per un corretto smaltimento dei rifiuti solidi urbani», accusa, questa, mossa anche agli indagati dell’operazione “Black Garden”. Secondo gli atti del procedimento a carico dei due indagati, il sindaco e il tecnico comunale hanno utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti aree non autorizzate «senza previo isolamento dal terreno con apposita geomembrana» e senza provvedere allo «smaltimento del percolato prodotto dai rifiuti». Sono ben 5000 i metri quadrati di terreno sul quale sarebbe stata conferita una mole di rifiuti «non quantificabile», sia di tipo ordinario che «pericolosi», in assenza «di un qualsiasi trattamento» e senza che l’area venisse impermeabilizzata. Il che si tradurrebbe nello scorrere del percolato direttamente nella fiumara Precariti, considerando che il vallone Apriche, durante le precipitazioni stagionali, raccoglie le acque meteoriche facendole confluire direttamente nel corso d’acqua. Secondo quanto documentano gli inquirenti i rifiuti, accumulati su diversi strati, «venivano ripetutamente smaltiti da parte di mezzi in uso al comune di Caulonia, che ne disponeva il deposito temporaneo con ordinanza sindacale del marzo 2011, senza l’autorizzazione delle autorità competenti». Un’ordinanza che il giudice Palombi ha però considerato illegittima, in quanto, sulla base del decreto legislativo 152 del 2006, «non ha garantito un elevato livello di tutela della salute pubblica e dell’ambiente». SIMONA MUSCO [email protected] VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Cosenza Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected] COSENZA COSENZA Direzione Asp Scarpelli verso la riconferma Ponte pericolante interdetto anche ai pedoni > pagina 18 Niente usura, droga, o altre attività criminali. La morte di Giuseppe Ruffolo potrebbe non essere collegata a uno sgarro maturato in ambienti delinquenziali. Il suo omicidio, consumato il via degli Stadi lo scorso 22 settembre, potrebbe essere collegato, invece, a un altro fatto di sangue avvenuto cinque anni prima a Rende. Si tratta del ferimento di un buttafuori di un pub di Rende, avvenuto la notte del 26 ottobre 2006. Per il momento si tratta di sospetti e ipotesi tutte da valutare, ma stando a indiscrezioni filtrate dagli ambienti investigativi, si tratta di una pista che i detective della polizia intendono seguire fino in fondo. I fatti. Il 22 settembre scorso Giuseppe Ruffolo, cosentino di 33 anni, titolare di un’agenzia di autotrasporti, viene ucciso a colpi di pistola in via degli Stadi mentre torna a casa dal lavoro a bordo della sua Alfetta nera. Qualcuno gli spara cinque volte con una semiautomatica calibro 7.65 attraverso il finestrino della vettura. Il killer arriva dalla parte opposta e lo affianca in sella a una motocicletta. Porta un giubbotto scuro e un casco integrale che lo rende irriconoscibile. Nonostante le ferite al petto e al braccio Ruffolo ferma la macchina in mezzo alla strada proprio davanti al tabacchino e riesce a scendere dalla parte opposta. Il killer La vittima era in quel locale la sera in cui un buttafuori venne ferito > pagina 21 CORIGLIANO PAOLA Santa Tecla così stipendiavano gli uomini del clan Tutti scarcerati i ragazzi del “branco” > pagina 28 > pagina 34 La sparatoria al pub collegata all’omicidio? Ruffolo, si valutano intrecci con un crimine del 2006 SCENA DEL CRIMINE L’auto sulla quale viaggiava Giuseppe Ruffolo (nel riquadro a destra) non lo insegue per finirlo, ma fugge via diretto verso lo stadio. In quel momento un operaio che ha appena comprato le sigarette sta facendo manovra per uscire dal parcheggio con la sua Opel. Il ferito apre la portiera del lato passeggero e si infila dentro pregandolo di portarlo in ospedale alla svelta. L’operaio riparte a tutta velocità verso l’Annuziata. Giuseppe Ruffolo spira al suo arrivo in pronto soccorso, tra le braccia degli infermieri, implorando aiuto. Lascia una moglie incinta e due bambini.La squadra mobile, diretta dal vicequestore Fabio Ciccimarra, assume la titolarità delle indagini sotto il coordinamento del sostituto procuratore della repubblica Giuseppe Cozzolino. Chi ha ucciso Ruffolo? E perché? La polizia comincia a sentire i testimoni (il delitto avviene intorno alle 19.30 in una strada molto trafficata e davanti ad almeno tre attività commerciali), l’uomo che ha accompagnato Ruffolo in ospedale, i familiari e gli amici della vittima. E scava nel passato di Giuseppe Ruffolo. Il giovane imprenditore è figlio di Francesco. L’anno precedente entrambi erano stati arrestati nell’ambito di una operazione antiusura. Ma la posizione di Giuseppe risulterà marginale e verrà scarcerato quasi subito. Il padre, invece, verrà condannato qualche tempo dopo il delitto di suo figlio. Lo zio della vittima, Giuseppe Ruffolo, invece, è elemento di spicco della criminalità organizzata, attualmente detenuto in regime di 41bis in seguito a una condanna a 29 anni di reclusione per omicidio (processo Missing). Ma poliziotti esperti come Ciccimarra, Gentile, Mirabelli e Miglietta capiscono subito che non si tratta di un delitto di mafia. Scoprono che a sparare è stata una persona sola. Il killer ha usato un’arma insolita: una calibro 7.65 invece della classica 9x21. E non ha finito l’obiettivo dell’agguato con il colpo di grazia alla testa. Non è un caso che a due mesi esatti dal delitto la Procura antimafia di Catanzaro non sia subentrata nelle indagini. Un paio d’ore dopo il delitto, poi, una squadra antincendio della protezione civile viene inviata a Bosco di Rovito – periferia sud est del capoluogo – per spegnere un incendio di sterpaglie. E ritrova la moto usata dall’assassino: uno scooterone Piaggio (Beverly 500) che non risulterà rubato, oggetto di una serie di passaggi di proprietà e riconducibile ad almeno 4 persone. La squadra mobile scopre, inoltre, che qualche giorno prima dell’omicidio Ruffolo è stato coinvolto in una lite. Il sospetto è che in quella lite occorra cercare il movente. Le indagini, a questo punto, prendono una direzione ben precisa: un presunto collegamento tra il delitto di via degli Stadi e un fatto avvenuto cinque anni prima a Rende. Era il 26 ottobre del 2006 quando qualcuno spara con una pistola calibro 7.65 a un buttafuori del locale, andando vicino a ucciderlo. Il processo di primo grado celebrato al tribunale di Cosenza ha stabilito che per quella sparatoria c’è un colpevole: Andrea Molinari, condannato a 13 anni di reclusione per tentato omicidio. Il giovane, però, si è sempre protestato innocente e, per tutta la durata del processo, Ruffolo non aveva mai smesso di sostenerlo. Poco prima della sparatoria nel locale, insieme a Molinari c’era anche la vittima di via degli Stadi. I due erano buoni amici.Qual è allora il collegamento tra la sparatoria del pub e il delitto di via degli Stadi? In questo senso gli inquirenti sono abbottonatissimi. Impossibile penetrare il muro di silenzio alzato sulla vicenda dal pm Cozzolino e dalla squadra mobile di Cosenza. ALESSANDRO BOZZO MARCO CRIBARI Gli inquirenti seguono una pista ben precisa per scovare l’assassino l’aggressione il fatto Giovane bloccato nel traffico In due lo prendono a pugni Fallisce il cavallo di ritorno Bruciata l’automobile rubata E’ stato aggredito in via Trenta mentre si recava al lavoro ricevendo due pugni in testa che lo portano dritto al pronto soccorso. E’ accaduto ieri mattina intorno a mezzogiorno in pieno centro urbano. R.V., 22 anni di nazionalità romena, cameriere presso un ristorante della zona, a bordo della sua polo è stato fermato da una Fiat Brava che gli ha tagliato la strada. Dall’auto condotta da una donna, sono usciti due balordi che si sono diretti verso il ragazzo. Non ha avuto il tempo, il romeno, di barricarsi in macchina e chiudere i finestrini che ha sentito il dolore scaturito da due sonori pugni tiratigli alla testa. Gli aggressori sono andati via indisturbati e al ragazzo non è rimasto che allertare la polizia di stato e il 118. Apparentemente. Dai primi accertamenti effettuati sembrerebbe non ci sia alcun legame fra la vittima e gli aggressori. Al ventiduenne è stata diagnosticata una guarigione in pochi giorni. deb. fur. Porta la firma del cavallo di ritorno fallito la lancia Y bruciata a Casali poco prima della mezzanotte di mercoledì scorso. L’auto è stata segnalata da alcuni automobilisti in transito su borgo di Rovito. Completamente in fiamme, l’utilitaria forse a causa del calore si è messa in movimento finendo contro un albero. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco coordinati da Ferri e i carabinieri della compagnia cittadina diretti dal maggiore Salvatori. Dai primi accertamenti la Lancia Y risulta essere stata rubata a una donna residente a Rende. Nello stesso momento i vigili del fuoco sono stati impegnati in un intervento simile a Vagliolise. Una Matiz è stata data alle fiamme nel rione che confina con i magazzini dell’Aci. Anche in questo caso sembra che la matrice sia dolosa. La proprietaria una ventisettenne insieme ai genitori ha escluso ai poliziotti della squadra volante diretti dal vice questore aggiunto Gerace che possa essersi trattato di una ritorsione. deb. fur. VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 28 l’ora di Corigliano Redazione di Corigliano-Alto Jonio-Tel. 0983 290604-Fax 0983 292220 - Mail: [email protected] SANITÀ&FARMACIE ospedale civile pronto soccorso guardia medica consultorio familiare farmacia de florio farmacia favaro farmacia rizzo tel. 0983/8801 tel. 0983/880236 tel. 0983/880218 tel. 0983/888266 tel. 0983\887837 tel. 0983\87042 tel. 0983\885302 FARMACIE farmacia romanelli tel. 0983\886297 farmacia romano tel. 0983\81023 farmacia russo tel. 0983\81119 farmacia san francesco tel. 0983\82043 farmacia scarcella tel. 0983\80017 farmacia taverna tel. 0983\87513 EMERGENZA carabinieri polizia stradale polizia stradale polizia municipale guardia di finanza corpo forestale vigili del fuoco COMUNE tel. 0983\889703 tel. 0983\511122 tel. 0981\550011 tel. 0983\82879 tel. 0983\851350-60 tel. 0983\886000 tel. 0983\520555 centralino segreteria sindaco polizia municipale ufficio beni culturali servizio taxi tel. 0983/83851 tel. 0983/82145 tel. 0983/81834 tel.0983/82879 tel. 0983/81823 tel. 0983/82260 tel. 334/8926687 tel. 345/5065965 Gli “stipendi” versati dal locale Santa Tecla, Carmine Alfano riferisce al pm dei compensi elargiti agli associati Proseguiamo e concludiamo oggi il racconto del collaboratore di giustizia, Carmine Alfano, al pm Luberto (in foto) sempre nell’ambito dell’inchiesta santa Tecla, a proposito degli “stipendi” che il locale mensilmente versa agli associati che si trovano in carcere. Alfano sa di ciò perché, a suo dire, era Maurizio Barilari incaricato di far pervenire i soldi agli interessati. Nella prima parte abbiamo visto che il “mensile” è proporzionato al grado rivestito all’interno dell’organizzazione. «Lo stesso discorso vale - spiega Alfano - per Vincenzo Guidi, anch’egli titolare della quarta, per Filippo Solimando che è stato di recente attinto da un provvedimento di misura di preven- zione e per questa ragione gli viene attribuito lo stipendio pari sempre a 780 euro mensili. Anche per Solimando non vengono corrisposti soldi per le spese legali. Non conosco il merito criminale di Filippo Solimando così come non conosco il merito criminale di Antonio Leonardo Zangaro, cognato di Solimando e destinatario del solo stipendio mensile e non di quello per le spese legali. U Cardillo ha la terza, prende lo stipendio senza contributo; Giorgio Semeraro aveva la terza, e prendeva lo stipendio senza contributo per le spese legali; Rocco Azzaro ha la terza prende lo stipendio senza contributo per le spese legali; Ciro Nigro ha la seconda pren- de lo stipendio senza contributo per le spese legali; Salvatore Ginese ha la seconda prende lo stipendio senza contributo per le spese legali. Allorché, per ordine di giravite, il fratello Carlo uscito dal carcere, non ha più ricevuto lo stipendio anche Salvatore Ginese ha rifiutato lo stipendio stesso. Giovanni Chiaradia ha la seconda, prende lo stipendio senza contributo per le spese legali; Giovanbattista Vulcano ha la prima, prende lo stipendio senza contributo per le spese legali; Francesco Alessio ha la prima, prende lo stipendio senza contributo per le spese legali; Aldo Abbruzzese prende lo stipendio senza contributo per le spese legali; non conosco il suo merito criminale; Natale Olivieri, prima dell’uscita dal carcere di Antonio Bruno prendeva lo stipendio senza contributo per le spese legali; non conosco il suo grado criminale. Lo stesso discorso vale per Arcangelo Conocchia del quale non conosco il grado criminale. Vengono stipendiate ancora alcune vedove di uomini d’onore, tra le quali ricordo la moglie di Edmondo Le Pera e quella di Serafino Chiaradia. Lo stesso Fabbrica- tore, prima di uscire dal carcere, prendeva lo stipendio e aveva la quarta; anche Santullo Carelli è stipendiato ma non ne conosco l’ammontare. Queste persone, naturalmente quelle che hanno la quarta devono essere interpellate per dare il proprio consenso per i fatti omicidiari». Fin qui il racconto del pentito Alfano su un aspetto dell’inchiesta che, va detto, è stato fortemente criticato dai diretti interessati i quali una volta a conoscenza del racconto, hanno inteso far sapere al Pm Luberto che loro e i familiari non ricevono nulla dall’organizzazione. GIACINTO DE PASQUALE [email protected] agricoltura Questa mattina si riunisce il Comitato di sorveglianza E’ in programma per questa mattina alle 9,30 presso la sala degli specchi del castello ducale la riunione del Comitato di sorveglianza del Programma di Sviluppo rurale Calabria 2007/2013. «Durante la seduta - si legge in una nota stampa della regione - sarà illustrato lo stato di attuazione del Psr Calabria e le relative previsioni finanziarie. Apriranno i lavori il presidente della regione Calabria Giuseppe Scopelliti e l’assessore all’agricoltura Michele Trematerra. Giuseppe Zimbalatti, Direttore generale agricoltura, foreste e forestazione e Maurizio Nicolai, Autorità di gestione del Psr Calabria, illustreranno le attività messe in campo e lo stato di attuazione del programma. Saranno, inol- tre, presenti i rappresentanti della Commissione europea Agata Zdanowicz e Maria Merlo, i rappresentanti del Ministero delle politiche agricole e della Rete rurale nazionale. Saranno discussi i seguenti punti all'ordine del giorno: Approvazione verbale seduta precedente; stato di attuazione del programma e previsioni finanziarie; proposte di adeguamento o modifiche del Programma, finalizzate a meglio realizzarne gli obiettivi e la gestione finanziaria; relazione sulle attività di valutazione in itinere e sul sistema di monitoraggio; organizzazione del sistema dei controlli; stato di attuazione del Piano di Informazione e Comunicazione». La conferenza stampa è prevista per le ore 15. (gdp) censimento Attivi i rilevatori per il ritiro dei questionari La responsabile dell’ufficio comunale del Censimento, Italia Salimbeni, informa i cittadini che «sono in attività su tutto il territorio comunale i rilevatori per il ritiro dei questionari del 15° censimento generale della popolazione e delle abitazioni. La cittadinanza è invitata ad offrire la massima collaborazione e disponibilità. Gli stessi - qualora venisse loro richiesto - provvederanno alla compilazione dei modelli per quanti non siano in grado di farlo autonomamente. La compilazione e la restituzione del questionario sono obbligatorie. Per chi non restituirà il questionario completo sono previste sanzioni pecuniarie (da un minimo di ? 206 ad un massimo di ? 5.164 a seconda che si tratti di persone fisiche o giuridiche) e l’eventuale cancellazione dai registri della popolazione residente». VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 34 l’ora di Paola Redazione viale Ippocrate (ex Madonna della Grazie) - Telefono e fax 0982583503 - Mail: [email protected] SANITÀ & FARMACIE EMERGENZA tel. 0982/5811 tel. 0982/581224 tel. 0982/581410 tel. 0982/581286 tel. 0982/587316 tel. 0982/612439 tel.0982/582276 ospedale civile pronto soccorso guardia medica centro trasfusionale farmacia Arrigucci farmacia Cilento farmacia Sganga carabinieri commissariato polizia stradale polizia municipale guardia di finanza corpo forestale vigili del fuoco croce rossa italiana tel. 0982/582301 tel. 0982/622311 tel. 0982/622211 tel. 0982/582622 tel. 0982/613477 tel. 0982/582516 tel. 0982/582519 tel. 0982/613553 COMUNE (112) (113) (117) (1515) (115) centralino ufficio tributi bibioteca comunale ufficio relazioni pubblico ufficio presidenza consiglio ufficio affari generali ufficio contenzioso tel. 0982/58001 tel. 0982/5800301 tel.0982/580307 tel. 0982/5800314 tel. 0982/5800212 tel. 0982/5800218 tel. 0982/5800207 “Branco”, tutti scarcerati Il Tribunale della Libertà ha accolto le richieste degli avvocati penalisti PAOLA/2 PAOLA Lasciano il carcere i membri del “branco”. Ieri pomeriggio, infatti, i giudici del Tribunale della Libertà si sono determinati positivamente sulle richieste di scarcerazione a favore di Antonio Imbroinise e Alessio Chianello, entrambi diciannovenni di Paola, e Antonio Chianello, ventiseienne paolano. I tre erano stati arrestati il 9 novembre scorso dagli uomini del commissariato di Paola per l’aggressione aggravata a danno di un esercente commerciale della città, A.S. Gli indagati sono patrocinati dagli avvocati Gino Perrotta (difensore di Imbroinise e Alessio Chianello), Giuseppe Bruno e Armando Sabato (difensori di Antonio Chianello). Gli avvocati sono ricorsi al Tribunale del Riesame in quanto il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola, respingendo le istanze difensive, aveva confermato la misura cautelare della custodia in carcere attesa la pericolosità dei tre giovani, finiti in manette anche perchè recidivi. Gli arrestati, all’esito dell’udienza innanzi al gip paolani, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Da quel giorno, pertanto, erano tutti in carcere. Ma ieri pomeriggio si è registrata la svolta. Gli avvocati difensori hanno inoltrato istanza ai giudici del Riesame facendo leva sulla presunta insussistenza delle cosiddette “circostanze aggravanti”. Ed il giudice ha accolto le istanze. A favore dei tre indagati, pertanto, si sono aper- Droga, 4mila dosi La Greca dal giudice Antonio Imbroinise Alessio Chianello te le porte del carcere. I gravi indizi di colpevolezza a carico dei tre giovani, noti alle forze dell’ordine, erano rappresentanti da una ripresa video delle telecamere comunali che li inchioda mentre si accaniscono con violenza contro l’esercente commerciale, le risultanze degli esami scientifici operati dagli specialisti della polizia sugli indumenti indossati dagli aggressori quella notte (sequestrati e poi restituiti), testimonianze di passanti che hanno assistito a parte della scena (due vigilantes) ed un esercente del luogo. I tre paolani erano stati catturati nelle loro residenze, nel rione “Cancello” di Paola, alle prime luci dell’al- Antonio Chianello ba di giorno 9 novembre. Gli uomini del commissariato di pubblica sicurezza di Paola, comandato dal vice questore aggiunto Raffaella Pugliese, con il supporto del reparto di polizia giudiziaria, coordinato dall’ispettore capo Giuseppe Sciacca, avevano acciuffato gli indagati perchè accusati dalla procura della Repubblica di Paola di lesioni personali aggravate dalla crudeltà e dalla futilità dei motivi. Da ieri, dunque, Antonio Imbroinise, Alessio Chianello e Antonio Chianello sono a piede libero. GUIDO SCARPINO [email protected] Si terrà questa mattina al Tribunale di Paola l’udienza di convalida dell’arresto e il processo per direttissima a carico di Vincenzo La Greca, 26 anni, di Santa Domenica Talao, arrestato martedì scorso in flagranza di reato con l’accusa di spaccio di sostanza stupefacente. Come si ricorderà, gli uomini delle Fiamme Gialle di Cosenza nucleo di polizia tributaria sezione mobile, fingendosi addetti di una ditta di spedizioni, travestiti da corrieri, si sono presentati nell’abitazione del 26enne. Dopo aver avuto la conferma che il Gbl, conosciuto come la droga dello stupro arrivato dall’Olanda era stato proprio ordinato dal 26enne, i militari si sono qualificati e hanno arrestato l’uomo. All’interno dei due pacchetti, due flaconi di 2 litri di Gbl, o “Gamma-Butyrolactone”, chiamato anche “ecstasy liquida”, che ufficialmente è un solvente industriale, uti- Il Tribunale di Paola lizzato per la pulizia dei cerchioni delle macchine. Dai 2 litri sequestrati sarebbero state ricavate circa 4 mila dosi di Gbl, che immesse sul mercato avrebbero fruttato dalle 10 alle 20 euro a dose. Il Gbl, che è legalmente utilizzato nell’industria, si trova in vendita libera su Internet al prezzo di circa 70 euro al litro. Vincenzo La Greca è difeso dall’avvocato Arturo Valente del foro di Paola. Eugenio Orrico PAOLA/3 Villetta distrutta dal fuoco Piromani in azione a Scalea. Danni anche a un’abitazione Distrutta dalle fiamme una villetta estiva in località La Bruca a Scalea. L’incendio sembra essere di matrice dolosa. Erano circa le ore 15,00 di ieri pomeriggio, quando da una villetta del parco Maradona, situata alla periferia di Scalea, alcuni passanti hanno notato un denso fumo nero fuoriuscire dalle finestre. Scattato l’allarme, sul posto sono prontamente giunti i Vigili del Fuoco del distaccamento di Scalea, i quali hanno lavorato per diverso tempo al fine di avere la meglio sulle lingue di fuoco che purtroppo avevano oramai divoranto tutto quanto si trovava all’interno della villetta i cui proprietari di origine napoletana, la occupano soltanto nel periodo estivo. Da una prima e sommaria ricostruzione dei fatti, l’incendio sembra essere di na- I vigili del fuoco di Scalea tura dolosa. All’interno dell’abitazione, pare siano state rinvenute tracce di liquido infiammabile. Ignoti, in pieno giorno, dopo aver guadagnato l’ingresso all’interno dell’appartamento attraverso alcune finestre poste sul retro, indisturbati da occhi indiscreti, sembra abbiano cosparso le stanze dell’abitazione di liquido infiammabile, appiccandovi di conseguenza il fuoco, facendo perdere le proprie tracce. Pochissimi minuti e all’interno della villetta estiva si è scatenato un vero e proprio inferno. Le lingue di fuoco, alimentate a dismisura, hanno provocato anche seri danni al solaio, reso inagibile. Sul posto sono prontamente giunti anche i Carabinieri della Compagnia di Scalea, guidati dal capitano Luca Giandominici. I militari, dopo aver provveduto ad effettuare un sopralluogo accurato, hanno avviato le indagini per scoprire gli esecutori materiali dell’incendio. (e. o.) Bloccata in ascensore Liberata dai pompieri Una donna di Paola è stata tratta in salvo, ieri pomeriggio, intorno alle ore 18, dai vigili del fuoco del distaccamento di Paola, comandati dal caposquadra Sabato La malcapitata è infatti rimasta bloccata nell’ascensore del “palazzo di vetro”, già sede dell’ex Azienda sanitaria paolana, stabile attualmente adibito ad uffici dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. L’ascensore si è improvvisamente bloccato e la signora ha lanciato l’sos attraverso il campanello azionabile dal suo interno. E’ sta- Il palazzo di vetro to quindi chiesto l’ausilio dei vigili del fuoco, intorno alle ore 15,30, ed alle 18 circa la donna è stata tratta in salvo. L’ascensore è stato praticamente smontato dagli specialisti del soccorso. 38 VENERDÌ 25 novembre 2011 calabria ora AMANTEA - CAMPORA SAN GIOVANI “Nepetia”, parola alla difesa L’avvocato Quintieri tenta di scagionare Launi in sede di controesame AMANTEA Nell’ultima udienza del processo “Nepetia-Enigma” si è concluso, con il controesame dei difensori, l’interrogatorio del graduato dell’Arma che ha condotto le indagini a carico di alcuni dei 23 imputati coinvolti nel procedimento penale in questione. Tra questi anche Paolo Launi ed Eugenio Gabriele, entrambi difesi dall’avvocato Antonio Quintieri. E’ stato proprio quest’ultimo a tenere impegnato per un bel pò il militare, soprattutto in relazione alla posizione di Paolo Launi. In primis il legale ha voluto che il graduato riferisse in merito ad una perquisizione domiciliare effettuata al suo assistito il 3 aprile del 2007. In quella occasione - per come specificato dal maresciallo dei carabinieri - a casa del Launi era stato rinvenuto diverso materiale risultato in un secondo momento provento di vari furti compiuti nel comprensorio (computer di una scuola, stereo di un’autovettura, attrezzatura da lavoro ecc ecc). Il difensore ha sottolineato così che non erano state rinvenute armi, né droga. Altro punto su cui si è reso necessario un chiarimento, è stato in merito all’utilizzo di una calibro 9 ad Amantea per compiere 5 atti intimidatori (Eurospar, Socievole, Colavolpe, Rubino e Marchese), arma rinvenuta il 5 gennaio del 2006 a casa del latitante Giovanni Amoroso. L’avvocato Quintieri, infatti, ha chiesto se dalle analisi effettuate dai Ris era emerso qualche collegamento con Paolo Launi. Il marescial- niente telefonate da boss e picciotti Nell’indagine gli unici interlocutori dell’imputato sono risultati Mannarino e Tripicchio Paolo Launi Il palazzo di giustizia di Paola lo ha specificato che erano state prelevate dal medesimo appartamento cinque cicche di sigarette sulle quali era stato effettuato l’esame del Dna. Lo stesso aveva dato esito positivo su Giovanni Amoroso e Pasqualino Besaldo. Ciò, però sempre per come evidenziato dal militare - non escludeva l’assenza di Launi in quell’appartamento, dimostrava semplicemente che, eventualmente, lui non aveva fumato. Un punto a favore di Launi è stato segnato allorquando Quintieri ha chiesto con chi avesse avuto contatti telefonici l’imputato nel corso delle indagini. Dalle stesse è infatti emerso che gli unici interlocutori dell’amanteano (attenzionati dal- le forze dell’ordine) sono stati Pier Mannarino e Salvatore Tripicchio. Dunque, nessun capocosca o fiancheggiatore del clan. Ultimo punto toccato è stato quello dell’attentato a Francesco Socievole che sarebbe stato consumato da Launi, per come indicato da un minorenne che aveva visto l’auto di Paolo Launi fuggire via dopo gli spari. In questo caso il legale aveva tentato di dimostrare che al testimone oculare era stato fatto visionare uno schizzo già “preconfezionato” dalle forze dell’ordine. Il maresciallo, invece, ha sottolineato che il testimone aveva rilasciato dichiarazione prima ancora di vedere il documento. STEFANIA SAPIENZA [email protected] AMANTEA/2 Pari opportunità, la Consulta c’è Nasce il nuovo soggetto. Confronto in Comune con la Fidapa E’ prevista per sabato pomeriggio, parte della sezione locale della Fidapa con inizio alle ore 17.00, l’inaugura- (Federazione donne arti professioni zione dei lavori che daranno il via al- affari), attualmente presieduta da la “Consulta sulle Pari opportunità”, Franca Dora Mannarino e nasce come nata all’interno del incontro-dibattito sul comune amanteano tema “Pari opportuTra i presenti che ha patrocinato la nità…occasione sui Doris Lo Moro, manifestazione insiegeneris?” me con l’amministraAi lavori partecipeparlamentare zione provinciale di ranno, a fianco della alla Camera dei Cosenza. precitata fidapina, deputati L’iniziativa che Franca Dora Mannarino, relatrici d’ecavrà luogo nell’aula consiliare, alla presenza del presiden- cezione che hanno lavorato per prote del consiglio comunale, Monica Sa- fessione e per vocazione politica negli batino, ha ricevuto una forte spinta da ambiti sociali, strettamente dedicati ai diritti e alle problematiche che girano intorno alla figura femminile nei vari settori della vita. In elenco, infatti, troviamo: Giuliana Mocchi, docente Unical e presidente al suo interno del comitato pari opportunità; Rosellina Madeo, avvocato e consigliera di parità effettiva – pari opportunità presso l’amministrazione provinciale di Cosenza; Katia Stancato, presidente Cif (Comitato imprenditoria femminile) e rappresentante regionale Forum-terzo settore; per la conclusione dei lavori, l’onorevole Doris Lo Moro, parlamentare Camera dei deputati. A condurre i lavo- AMANTEA/3 ri della giornata, Lucia Baroni Marino, presidente della commissione consiliare pari opportunità del Comune di Paola. s. s. AMANTEA/4 Memoria e denunce nelle mani della commissione Il documento consegnato agli europarlamentari da Wwf e Comitato civico “De Grazia” In occasione del sopralluogo della commissione ambiente del Parlamento europeo nella valle del Fiume Oliva, il Wwf, nella persona del vice presidente Raniero Maggini, e il Comitato Civico Natale De Grazia, di cui è presidente Gianfranco Posa, hanno consegnato un promemoria agli europarlamentari con denunce e proposte per la messa in sicurezza e la bonifica dell’area. Inoltre è stato lanciato un appello affinché si solleciti un intervento della commissione europea sul Governo italiano «per la messa in sicurezza e la bonifica della Valle dei Veleni». Per quanto riguarda il promemoria, nello stesso, tra l’altro, si fa presente che «tutte le indagini compiute da organi ufficiali (Arpacal, Cnr, Unical, Regione, Arpa Emilia Romagna, Vigili del Fuoco, ecc.), ultima la “caratterizzazione” conclusa nel 2010 da Ispra, confermano gli elevati rischi per la salute e l’ambiente nella Valle dell’Oliva dovuti, tra l’altro, alle alte concentrazioni di metalli pesanti, di sostanze chimiche altamente nocive, di contaminanti cancerogeni quali diossine e furani, di idrocarburi, di radionuclidi artificiali con elevata radio-tossicità (antimonio 124, cadmio 109 e cesio 137), provocati dallo sversamento e seppellimento illegali di rifiuti e Lucia Baroni Marino Il vertice alla procura di Paola sostanze pericolose». E’ stato, altresì, ricordato come «le sostanze indicate hanno la capacità di indurre patologie tumorali, come confermato dalla international agency for reasearch on cancer (Iarc) dell’organizzazione mondiale di sanità». Infine, nel documento, sono state riportate le valutazioni del consulente tecnico della Procura di Paola nelle quali, tra l’altro, si rileva: «L’esistenza di un eccesso di mortalità nell’area nel distretto sanitario di Amantea rispetto al restante territorio regionale, dal 1992 al 2001; un eccesso di ricoveri ospedalieri rispetto al rimanente territorio regionale, dal 1996 ad oggi, nel distretto di Amantea ed in particolare nel comune di Serra Aiello; l’esistenza di un pericolo attuale per la popolazione di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra Aiello, circostante al fiume Oliva a sud della località Foresta dovuto alla presenza di contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali; l’entità del consistente danno ambientale». Per questi motivi Wwf e De Grazia hanno chiesto alla commissione ambiente di portare a conoscenza dell’europarlamento la vicenda dell’Oliva affinché si intervenga sul Governo italiano su tre direttrici: perché le autorità ambientali italiane procedano alla messa in sicurezza dal punto di vista igienico-sanitario e ambientale e alla bonifica; le autorità ambientali e sanitarie italiane rispettino gli obblighi stabiliti dalla Convezione Un/Ece sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale; le autorità ambientali e sanitarie italiane collaborino attivamente con la Magistratura». s. s. Inquinamento Oliva Una relazione per l’Ue Sopralluogo, ieri mattina nella vallata del fiume Oliva, della delegazione della commissione europea per l’ambiente (Envi) guidata dall’europarlamentare Mario Pirillo e della quale fanno parte Gutierez (Spagna), Merckies (Olanda), Mikolasik (Slovacchia), Morkunaite (Lettonia), Rosbach (Danimarca) e Wils (Germania). Dopo il sopralluogo i commissari hanno incontrato i tecnici dell’Ispra e dell’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente (Arpacal) dai quali hanno ottenuto ulteriori riscontri sulla pericolosità delle condizioni di contaminazione dei siti. Il gruppo si è, poi, trasferito a Paola dove hanno incontrato il procuratore capo, Bruno Giordano che ha condotto l’inchiesta sull'inquinamento che ha portato all’arresto di una persona. «Abbiamo raccolto un enorme faldone di documenti - ha riferito in merito l’on. Mario Pirillo - attraverso l’esame del quale ci faremo sicuramente un’idea. Da quello che abbiamo potuto capire grazie, anche alla presenza dei colleghi commissari europei molto preparati ed esperti in materia, è che siamo davanti ad una situazione molto complessa e difficile. Riteniamo che una bonifica dell’intera zona vada fatta al più presto. Bisognerà vedere quanto il fenomeno sia esteso». Di sicuro tutto il materiale racconto dalla commissione, per come evidenziato da Pirillo, «sarà oggetto di relazione in Parlamento europeo. Le cose ad Amantea e in Calabria - ha concluso Pirillo - non possono restare così, e la nostra missione di questi giorni è proprio quella di individuare i problemi, discuterne e cercare di risolverli». s. s. VENERDÌ 25 novembre 2011 30 L A M E Z I A calabria ora il caso «Caro Augias, sono Tano Grasso» In versione integrale la lettera inviata dall’ex assessore al giornalista Gentile dottor Augias, mi scusi se inizio dalla fine del suo articolo del 16 novembre. Lei scrive che sono “in tempo per rimediare a questa vergogna”. La voglio informare che, a proposito di vergogne, è da oltre venti anni (agosto 1991) che vivo con una scorta della Polizia e che vado in giro per l’Italia, soprattutto nelle regioni meridionali, per cercare di rimediare ad una delle più gravi vergogne del nostro Paese: la presenza delle mafie, il loro condizionamento sulle imprese e gli imprenditori, causa non ultima delle attuali condizioni di questa parte d’Italia dove l’assenza della libertà d’impresa ostacola la valorizzazione delle straordinarie risorse di regioni come la Sicilia o la Calabria. Un’altra considerazione personale prima di entrare nel merito della questione. Lei scrive: “non so chi sia l’assessore Grasso”. Per fatale ironia, nella stessa pagina della sua rubrica e lo stesso giorno, appare un affascinante articolo che nel titolo parla di “corsi e ricorsi storici”, una citazione questa che mi ha sollecitato il ricordo di un altro articolo, incredibile ma vero, sempre sulla stessa pagina pubblicato proprio dieci anni fa. Si trattava della rubrica di Michele Serra (“L’amaca”): da pochi giorni il governo Berlusconi mi aveva cacciato dall’incarico di Commissario antiracket e questa decisione aveva sollevato un’ondata di indignazione. Quella mattina di ognissanti del 2001 Michele Serra, ricostruendo la vicenda, confessa di coltivare un’ipotesi “estrema” circa le ragioni della scelta berlusconiana: “Che non sapessero assolutamente chi fosse [Tano Grasso]. Solo un vago ‘è uno dei loro quindi leviamocelo di torno’. E una sostanziale misconoscenza dei fatti, degli umori, delle persone, dei lutti e delle lotte. Con conseguente sorpresa, e magari rincrescimento, quando si sono accorti che Tano Grasso era Tano Grasso”. Veniamo al dunque. Lei insinua che possano esserci ragioni “ignobili” a motivare, come lamenta il responsabile di un’associazione culturale locale, la decisione di “azzerare i concorsi nazionali ed internazionali di musica e la stagione concertistica”. Quando diciotto mesi fa Gianni Speranza mi chiese di fare l’assessore al Comune di Lamezia Terme accettai a condizione di assumere l’incarico di responsabile delle politiche culturali. Per venti anni mi ero trovato a confrontarmi con le organizzazioni mafiose, in Sicilia, in Puglia, in Calabria, in Campania, nell’esclusiva prospettiva del risultato giudiziario (convincere e assistere gli imprenditori a denunciare nei tribunali); di questa impostazione nel tempo ne avvertivo sempre di più i limiti e, soprattutto, avvertivo la necessità di un intervento alla fonte del radicamento mafioso (l’omertà). Dichiarai subito che l’obiettivo del mio impegno amministrativo sarebbe stato quello di provare a togliere l’ossigeno alla ‘ndrangheta: “Se con le sentenze di condanna si arrestano i mafiosi, con la promozione culturale si toglie loro l’ossigeno, si riducono quegli spazi di legittimazione ancora così presenti nella nostra comunità, si offre alle giovani generazioni una possibilità diversa attraverso valori e idee opposte a quelle che costituiscono ragione di forza non secondaria per le organizzazioni mafiose”. Per ottenere questo risultato indicavo la necessità di sollecitare la creatività, di valorizzare i talenti, soprattutto tra i giovani, come un modo di combattere la mafia con strumenti diversi da quelli della repressione. Queste idee le ho rese pubbliche in un documento di diciotto pagine sottoposto al più ampio confronto nella comunità a settembre del 2010 (consultabile sul sito del Comune), pochi mesi dopo il mio insediamento. Tutto questo nella convinzione che fare politica culturale in terra di mafia è cosa assai diversa che farla a Ravenna o a Treviso. Nei mesi successivi si è proceduto, quindi, secondo una consapevole e meditata scelta di campo, certo con tanti limiti, a partire da quel- li miei personali. Porre al centro dell’iniziativa culturale il tema del contrasto alla ‘ndrangheta ha rappresentato una significativa novità, ovviamente contrastata da diversi soggetti. Si è provato a costruire un modello, forse unico nel Mezzogiorno. Puntare sui giovani non solo come fruitori di iniziative culturali ma come protagonisti, artefici di nuovi linguaggi espressivi, soggetti di creatività artistica. E in tal senso il Comune ha utilizzato una parte delle proprie risorse. “Capusutta” è stata sicuramente l’iniziativa più esemplare, il paradigma. Si è realizzato un laboratorio teatrale di nove mesi che ha consentito a ben sessanta ragazzi (di cui ben la metà rom) di essere protagonisti di un processo creativo e di integrazione sotto l’autorevole direzione di Marco Martinelli e con la partecipazione dei ragazzi di Punta Corsara di Emanuele Valenti: il prossimo 16 dicembre venga a vedere lo spettacolo che è stato messo in scena al teatro Valle di Roma. L’utilizzazione del palazzo Panariti, trasformato in casa della creatività e della cultura, rappresenta un altro aspetto del paradigma culturale: una struttura non utilizzata del Comune è stata destinata a laboratori di pittura, di musica, di teatro, di cinema. Non limitarsi a offrire spettacoli, pur dignitosi, ma far diventare i giovani calabresi artefici di creatività. Il cambiamento non si realizza con gli spettatori, ma con giovani che costruiscono. Un’altra esperienza è stata quella di Trame, il primo festival in Italia dei libri sulle mafie. Non solo hanno partecipato 135 ospiti tra magistrati, scrittori, studiosi, giornalisti (tutti gratuitamente), i più rappresentativi a livello nazionale e internazionale per presentare 53 libri; non solo Lamezia ha avuto una visibilità sull’informazione italiana e straniera (per tutti valga l’articolo dell’Economist); ma si è realizzato un evento con una partecipazione mai vista di giovani e di cittadini, con migliaia di persone (12.000 !) a riempire per cinque giorni le piazze della città sino a notte fonda. So bene che si è trattato di poca cosa, ma in un territorio così difficile e complesso come la Calabria ha rappresentato una inversione di tendenza. C’è poi un altro aspetto coerente a questa innovativa impostazione. Riguarda i criteri di selezione della spesa pubblica secondo principi di assoluta trasparenza. Di fronte ad una situazione assolutamente cristallizzata nell’uso delle risorse pubbliche, sino a rasentare una situazione di quasi monopolio, si è deciso di spezzare privilegi e di aprirsi al più ampio confronto di proposte. Il nuovo regolamento approvato prevede che ogni associazione culturale può presentare progetti suscettibili di finanziamento che saranno valutati da una commissione indipendente attraverso un confronto comparativo. Ciò è stato oggetto di un ampio dibattito con tutte le associazioni. Di tutto questo Lei non ha dato alcun conto nel suo articolo del 16 novembre, ha “azzerato” ogni iniziativa. E a proposito dell’AMA Calabria Lei ha avallato una menzogna pacchiana. Il rappresentante dell’associazione scrive che “tutte le procedure consuete in una democrazia, o più semplicemente in una corretta gestione amministrativa, sono state ignorate” e lamenta che nessuna motivazione è stata fornita. Sarebbe bastato poco per cogliere la falsità di simile affermazione. Sarebbe stato sufficiente collegarsi ai siti locali d’informazione e a quello del Comune per prendere atto delle dichiarazioni dell’amministrazione comunale: ad esempio, avrebbe trovato un comunicato di due pagine e mezza dell’11 marzo; mentre nel comunicato del 18 maggio, avrebbe letto una dichiarazione del sindaco che conclude così: “[…] per tempo, abbiamo cercato di concordare con tutti, e quindi anche con l’AMA nel corso di numerosi incontri, i tagli necessari dicendo quanto quest’anno potevamo investire a sostegno dell’as- sociazione e delle sue attività, compatibilmen- di Repubblica, ha il dovere di offrire un’inforte con la nuova situazione finanziaria degli en- mazione completa: Lei ha questo dovere e io ti locali. E’ stata, quindi, l’associazione a sce- ho questo diritto, lo ripeto, soprattutto, in quangliere dove e come destinare l’intero ammonta- to lettore di un quotidiano così sensibile ai prore dei contributi comunali previsti per il 2011. blemi dell’informazione nel nostro Paese. Lei, E’ quindi dell’AMA la scelta di non tenere il con- purtroppo, a questo dovere è venuto meno. Una sola cortesia Le chiedo infine, con rispetcorso”. Queste parole del Sindaco smentiscono l’altra parte della bugia (che “l’assessore ha de- to per la Sua autorevolezza. Per pietà, non usi ciso tutto da solo”): si è sempre trattato di de- più l’espressione Calabria “derelitta”. La Calacisioni collegiali. Probabilmente, questa affer- bria non è terra facile, ha un presente segnato mazione serviva per evocare chissà quale “igno- da una mafia potente e attiva in tante manifebile” motivazione, un accanimento –chissà poi stazioni della vita quotidiana. E’ terra difficile perché- dell’assessore verso l’AMA. Nessun ac- ma possibile: per questo, per tentare di dare un canimento, stia tranquillo su questo dottor Au- contributo per un destino diverso, con umiltà ho deciso di mettermi in gioco in un’esperiengias, semplicemente un dovere istituzionale. A tal proposito mi consenta di rappresentar- za a perdere (nel senso che non avevo nulla da Le due gravi anomalie. Un’associazione cultu- guadagnare). Peccato che una parte dell’intelrale non può far dipendere la propria attività lighenzia nazionale non riesca neanche lontaesclusivamente dai finanziamenti del Comune: namente a capire cosa è questa regione e conaltrimenti sarebbe una partecipata comunale tinui a perdersi in un’ipocrita retorica. Alibi per gestita da privati. L’obiettivo dell’amministra- tutti. Con stima sincera, voglia gradire distinti zione è stato quello di aprire l’accesso ai finan- saluti Tano Grasso ziamenti a tutte le associazioni, il nostro doveLamezia Terme, 24 novembre 2011 re è quello di far emergere nuovi talenti e quello di garantire tutti allo stesso modo, secondo il merito di ognuno, offrendo uguali opportunità (a questo servirà il nuovo regolamento). Ma, soprattutto, l’AMA gode di una assai strana convenzione che impegna il Comune a finanziare con cento mila euro l’anno la scuola di musica e a garantire il costo del fitto dei locali. Non conosco alcuna scuola privata che viene finanziata in una misura così rilevante dal bilancio di un Comune. Mi auguro che presto il consiglio comunale possa porre rimedio a questa grave anomalia, che fa, comunque, dell’AMA Calabria l’associazione che riceve la somma ben più consistente di tutte le altre iniziative presenti sul territorio, e non di poco, anche nell’anno 2011, un anno di grandi tagli al bilancio. In conclusione, mi permetta di esprimerLe la mia amarezza per quanto da Lei scritto. Lei ha tutto il diritto di pensare quello che vuole, è un suo diritto assumere e far proprio un punto di vista parziale e di valutare come meritevole di un “interesse nazionale” la decisione di ridurre il finanziamento ad un’associazione privata da 170.000 a 100.000 euro e, di conseguenza, ritenere che tale Lei scrive che sono decisione renda ancora in tempo per più “derelitta” la rimediare a questa Calabria. E’ un problema che vergogna... Ma io per riguarda solo il rimediare a certe Suo senso delvergogne vivo da la misura e delle proporquasi vent’anni sotto zioni. Per scorta... quanto mi riguarda ho sempre cercato di sottrarmi alla tentazione dei giudizi morali e degli anatemi. E’, invece, un problema anche mio quando Lei scrive su un così autorevole quotidiano che ogni giorno compro dal suo primo numero dai tempi del liceo. Lei, come giornalista 31 VENERDÌ 25 novembre 2011 calabria ora L A M E Z I A In città sembrano essere tornate in voga “le epistole”. Epistole dirompenti che, in uno scambio ritmato di veleni, hanno portato alle dimissioni dell’assessore alla Cultura Tano Grasso e a minacce di querele. Al centro della disputa l’intervento del giornalista Corrado Augias a difesa dell’associazione Ama Calabria sul quotidiano “La Repubblica”. Ma anche la lettera “al vetriolo” del promoter Ruggero Pegna sulle dimissioni di Grasso a cui ha risposto l’Ala. Pochi giorni fa il responsabile dell’associazione “Riforme, democrazia e diritti” Costantino Fittante si è rivolto, infatti, ad Augias accusandolo di avere dato sulla questione sollevata dall’Ama una risposta «fondata su informazioni parzialissime e non veritiere». A difesa dell’assessore, Fittante sostiene nella lettera che questo ha voluto «mettere ordine, fissare delle regole valide per tutti, affermare la trasparenza». «Parli di “vergogna” – continua rivolgendosi al giornalista - e di "atto scriteriato" per i tagli effettuati all'Ama. Ma la più grande vergogna è semmai quella di chi ritiene di essere al di sopra di tutto e di tutti, di avere diritti misconosciuti ad altri, di tentare con ogni mezzo di screditare Quella bagarre epistolare senza una fine Ala, Costantino Fittante e Ruggero Pegna scendono in campo sul “caso Grasso” un assessore emerito e l'amministrazione di una città non “derelitta", piuttosto gravida di problemi, ma non piegata su se stessa». Augias nella sua risposta non ha non riveduto la sua posizione sulla politica culturale di Grasso, ribadendo soltanto di avere invitato l’assessore a riflettere e di non sentire su di sé la responsabilità delle sue dimissioni. Braccio di ferro epistolare anche tra il promoter Ruggero Pegna e l’associazione antiracket Ala. La lettera di commento al- le dimissioni di Grasso scritta da Pegna non è piaciuta ai rappresentati dell’Ala, che in un altro messaggio lo hanno accusato di avere usato insulti ed offese nei confronti del politico siciliano. Ma l’Ala ha soprattutto sintetizzato la questione scrivendo: «da una parte ci sono le corporazioni e i garantiti, i privilegi di chi per anni ha beneficiato di cospicui contributi pubblici. Dall’altra, chi invece non ha garanzie e non ha opportunità». Il tutto infarcito di riferimenti e accuse personali al- la nomina l’operato del promoter che ha già minacciato di procedere alle vie legali. Nell’ultima sua risposta Pegna, affiancandosi a quanto già detto da Corrado Augias, ha affermato: «Una cosa è essere un negoziante messinese che si ribella al pizzo, un'altra è avere le competenze e i requisiti per fare l'assessore alla cultura. Se ne facciano una ragione (riferendosi all’Ala, ndr) senza reagire in modo scomposto e offensivo». TIZIANA BAGNATO [email protected] innovazione L’Asi adopererà tecnologie spaziali Migliorare in modo significativo i processi di sviluppo economico sostenibile, la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini. E’ questo l’obiettivo ultimo del progetto europeo “The Issue” di cui è diventata partner l’Asi ( consorzio per lo sviluppo industriale) di Catanzaro insieme alla Regione Molise. «Abbiamo voluto entrare in questo circuito che si compone dei massimi esperti del mondo accademico, tra cui il professor Alan Wells dell’università di Leicester, in Gran Bretagna, degli enti pubblici e delle aziende per accedere ai finanziamenti europei che riguardano i sistemi intelligenti di trasporto – ha affermato Luigi Muraca, presidente dell’Asicat - e per avere ricadute sia in termini di servizi, che di ambiente e salute». «In questo progetto si adoperano tecnologie spaziali – ha aggiunto – noi pensiamo che il futuro degli enti locali sia in questi strumenti. Oltre tutto, il progetto non richiede esborsi economici, anzi ha una ricaduta media in tre anni del 400 per cento delle risorse investite ed è estremamente importante sia dal punto di vista dei trasporti che dell’ambiente». «“The Issue” si basa su un collegamento tra un ente pubblico, il mondo accademico e le imprese – ha spiegato Nerina Ancora, rappresentante della partnership italiana e della Regione Molise – abbiamo scelto la Calabria perché è una regione con un basso Pil e diverse criticità in termini di sviluppo». Wells ha invece spiegato il suo punto di vista di scienziato spaziale integrandolo ad un fattore economico. Uno studio a cui il professore ha partecipato avrebbe, infatti, evidenziato che l’uso di tecnologie spaziali incrementerebbe la crescita delle imprese del dieci per cento. t. b. l’intervento «D’Ambrosio, nessuna incompatibilità» «Siamo soltanto una carrozzina» Il Comune risponde all’interrogazione presentata da Carlo Aiello Il presidente Asicat replica a margine del progetto “The Issue” Nessuna incompatibilità per il dirigente dell’area organizzazione, sviluppo delle risorse umane e rapporti con i cittadini del Comune di Lamezia Terme con il suo ruolo di amministratore delegato della Lamezia Multiservizi. Lo afferma una nota dell’amministrazione comunale in risposta ad una interrogazione presentata dal consigliere comunale Carlo Aiello che, citando il decreto legge 138 del 2011, chiedeva di «ripristinare la condizione minima di legalità formale e sostanziale nella composizione degli organi «A chi ci ha definito un carrozzone, io rispondo che non siamo nemmeno una carrozzina». Luigi Muraca, presidente dell’Asicat, replica così a margine della conferenza stampa di presentazione del progetto “The Issue” di cui il consorzio è diventato partner, a chi aveva sollevato polemiche parlando di uno sperpero di risorse. Il presidente ha spiegato che proprio nell’ottica di ridurre il più possibile le spese, nelle scorse settimane è stato approvato il Pef, piano economico finanziario, senza della società». Secondo quanto chiarito dall’ente, la norma che renderebbe incompatibili i due incarichi non è retroattiva, ma viene applicata solo alle nomine successive alla data di entrata in vigore del decreto che la contiene. In questo caso il decreto legge 138 del 2011 è stato convertito nella legge numero 148 del 14 settembre 2011. Gli incarichi del dirigente D’Ambrosio sono precedenti e non sono di conseguenza da considerare non compatibili. t. b. chiedere contributi ai soci che, in sostanza, non sono stati tenuti a versare la loro quota al consorzio. Anche sul personale Muraca ha tenuto a fornire alcune precisazioni: «Se prima, al di là di quanto si è vociferato, il personale era costituito da soltanto undici dipendenti negli scorsi mesi sono andate in pensione due unità e non sono state sostituite» proprio per continuare a battere la strada del risparmio. t. b. 34 VENERDÌ 25 novembre 2011 calabria ora V I B O Associazione mafiosa Quattro le condanne “Rima”, la sentenza d’Appello per sette imputati GIUSTIZIA Il palazzo di giustizia di Catanzaro. A destra Rosario Fiarè, presunto capo dell’omonimo clan Quattro condanne e un’assoluzione per associazione mafiosa, reati di truffa e usura per quattro imputati andati in prescrizione, e l’annullamento della condanna per un imputato con rinvio degli atti alla Procura ordinaria. Sono queste le decisioni dei giudici della Corte d’Appello di Catanzaro - presidente Francesca Marrazzo, consiglieri Gianfranco Grillone e Isabella Russo - che nella tarda serata di ieri hanno emesso la sentenza sul processo denominato “Rima” dopo che la Cassazione, il 18 maggio 2010, aveva annullato con rinvio la sentenza di secondo grado. Al processo si è arrivati dopo l’operazione scattata nel 2005 e coordinata dal pm antimafia Marisa Manzini, attuale procuratore generale della Dda e ieri in aula a rappresentare l’accusa. In quell’anno gli agenti della Squadra mobile di Catanzaro eseguirono una serie di ordinanze di custodia cautelare emesse a carico del presunto clan Fiarè, mettendo in ginoc- chio, di fatto, il sodalizio. Ieri, dunque, è stato il giorno della sentenza. Sono stati condannati per associazione mafiosa Rosario Fiarè (difeso dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Tony Crudo), 63 anni, presunto capo dell’omonimo clan di San Gregorio: 6 anni e 6 mesi, tre e mezzo in meno del primo grado; il fratello Filippo (avvocati Pittelli e Antonio Galati), 54 anni: 5 anni; Domenico Grande (Francesco Lojacono), 48 anni, condannato a 3 anni e infine Saverio Razionale (Alessandro Diddi e Anselmo Torchia), 50 anni, a cui è stata inflitta una pena di 4 anni e 6 mesi. L’assoluzione dall’accusa di associazione mafiosa, per non aver commesso il fatto, riguarda Gregorio Giofrè, 48 anni di San Gregorio (avvocati Giuseppe Di Renzo e Sergio Rotundo), condannato in primo grado a 4 anni. Per Francesco Fiarè (Rotundo e Pittelli), 40enne figlio di Rosario, condannato in primo grado a 2 anni, l’accusa di truffa è andata estin- ta per prescrizione. Di truffa, ma anche di usura, dovevano rispondere Rosario e Filippo Fiarè e Saverio Razionale; anche in questo caso il reato è stato estinto per sopraggiunta prescrizione. Mentre per Gregorio Coscarella (Franco Muzzupappa) condannato a 2 anni e 8 mesi in primo grado per estorsione, la Corte d’Appello ha annullato la sentenza disponendo la trasmissione degli atti alla Procura dei minori in quanto, all’epoca dei fatti contestati all’imputato, lo stesso era ancora minorenne. Al vaglio dei giudici vi erano anche i provvedimenti di confisca dei beni nei confronti di tre imputati. Per quanto riguarda quelli riconducibili, direttamente o indirettamente, a Gregorio Giofrè e Francesco Fiarè, il provvedimento è stato revocato, mentre è stato confermato quello col quale venivano confiscati i beni nella disponibilità di Rosario Fiarè. r. v. l’incontro al “filangieri” Stalking, il confronto tra esperti e studenti Chiamate continue, messaggi deliranti, appostamenti e pedinamenti. L’attenzione che sfuma nelle tinte fosche dell’ossessione e, nei casi più estremi, degenera nell’aggressione fisica e nell’omicidio. I comportamenti persecutori, definiti con il termine stalking, sono ormai tristemente entrati a far parte della cronaca ordinaria. Un fenomeno che coinvolge soprattutto le donne, ma non esclude gli uomini. Una ragnatela di paura che può avere conseguenze devastanti, e finisce inevitabilmente per coinvolgere anche le parti sane dell’esistenza della vittima prescelta, intaccando la sfera familiare e l’ambiente lavorativo. Un percorso giudiziario è stato istituito di recente per i potenziali stalker, regolamentato oggi dall’articolo 38. Una sfumatura subdola di violenza psicologica, già da decenni al centro del dibattito internazionale, ma entrata a far parte dell’ordinamento italiano solo nel 2009, con un decreto legge che ha formalmente introdotto il reato di “atti persecutori”, punibile con pene da 4 a 6 anni di reclusione. Una legge definita, però, lacunosa e insufficiente per contrastare un fenomeno in continua espansione e contro il quale la prevenzione rimane l’unica strada percorribile. A questo scopo è nato l’osservatorio nazionale Antistalking, con sede centrale a Roma e riferimenti territoriali in tutta Italia, che da anni svolge una campagna di sensibilizzazione capillare soprattutto nelle scuole. In Calabria, il primo centro di ascolto e consulenza è nato un anno fa a Vibo Valentia e si avvale di psicoterapeuti e avvocati pronti a prestare assistenza non solo alle vittime, ma anche agli autori di atti persecutori, che spesso diventano carnefici di sé stessi. Circostanza che emerge dalle parole della coordinatrice del centro, Margaret Cichello, che traccia i contorni “Gajneja”, nel cuore della genuinità La storica trattoria di via Parisi e le ricette della famiglia Russo Era il 1966 quando Mimma Romano, sposata Russo, si lasciò convincere dal marito Luca e lo aiutò ad aprire il bar Gallinella, lungo la via Parisi, da subito conosciuto e oggi ancora ricordato come “Gajneja”. Avviata l’attività, a piccoli passi, i coniugi Russo hanno iniziato con la vendita di panini davanti al bar e la consegna di bibite presso lo “Jazzolino”, per passare all’acquisto della prima macchina per il caffè, fino a dare il calcio di inizio di una partita importante, nei mitici anni ‘90. L’Italia ospitava i mondiali di calcio e il signor Luca apriva le porte dell’impero della signora Mimma: Gajneja si lanciò come ristorante e Mimma iniziò a cucinare piatti gustosi e ricchi di tradizione non più solo per pochi intimi. Dai professionisti, agli operai, fino ai senatori della Repubblica, molti sono cresciuti con i piatti della signora Mimma, esperta della cosiddetta “cucina povera”, oggi sempre più ricercata e soprat- tutto sana, grazie all’utilizzo di alimenti autoctoni. «Tutti i prodotti - ci racconta timidamente - provengono dalle nostre montagne e dalle zone vicine: la frutta e il formaggio da Monteporo, il vino di nostra produzione viene direttamente da Brattirò, così come il guanciale, i legumi o la trippa». Tutto fatto in casa e direttamente dalla signora che, con pazienza, ogni anno, prepara le conserve, i prodotti sotto sale e sott’olio, oltre ad ogni singola ricetta, prima tra tutte la trippa al sugo. Una trattoria (per prenotazioni 096342778) che al suo interno è rimasta inva- riata, concentrata sulla qualità, dove i clienti sono accolti da amici e i proprietari sono dei veri vulcani. Unica nel genere, grazie al rapporto qualità-prezzo, nonostante la mancanza di insegne luminose, Gajneja si presenta come tradizionale trattoria e, per taluni aspetti, anche superiore a molti ristoranti fusion, che puntano all’apparenza, ma non reggono il confronto nella sostanza. Tante, troppe le curiosità e la storia di una famiglia e la sua trattoria, il cui nome racchiude in sé quello di un’intera generazione. “Gajneja” chiamavano il bisnonno di Luca e tale è rimasto il soprannome della famiglia. Ed ancora più interessanti sono le ricette, prettamente di carne, di Mimma, dai fileja ceci e fagioli alle tagliatelle al ragù di maiale. Gajneia, un gioiello di famiglia, una storia di vita passata da padre in figlio e una sola donna con i suoi segreti, le ricette da tenere gelosamente custodite nello scrigno della memoria... di quelle da non rivelare perché, come dice lo chef Mimma nell’elencarle tutte, «questa è un’altra storia!». Roberta Spinelli di un fenomeno «trasversale», distribuito in maniera quasi uniforme, anche se con una prevalenza di incidenza su soggetti di sesso femminile, sull’intera popolazione, dall’età pre-adolescenziale a quella della maturità. Ma il pubblico più ricettivo è rappresentato dai ragazzi che si trovano ad attraversare «una fase di delirio conoscitivo spesso privo di diffidenza». Per questo motivo le scuole rappresentano dei veicoli di informazione insostituibili, referenti preferenziali anche delle iniziative della seconda settimana di prevenzione della violenza e dello stalking. «Ma sarebbe un errore - spiega Massimo Lattanzi, presidente dell’Osservatorio nazionale, durante l’incontro con gli studenti del “Filangieri” relegare la devianza dei comportamenti ad un ambiente esterno pieno di trappole e insidie, perché il legame patologico parte sempre da una base relazionale. E per ragioni sociali e ambientali è proprio la famiglia a costituire il centro propulsore delle abitudini comportamentali di un individuo, ed è proprio all’interno di questo ambiente chiuso e protetto che le condotte patologiche rischiano di passare inosservate o, addirittura, venire normalizzate. Un argomento difficile da trattare, che porta generalmente al silenzio e quasi mai alla denuncia concreta. Per questo - prosegue Lattanzi - è importante acquisire la consapevolezza necessaria tramite gli strumenti forniti da chi ogni giorno si occupa delle problematiche legate alla violenza psicologica in ogni sua forma». Iniziando con la ricerca delle informazioni e di eventuali consulenze con volontari ed esperti, in forma del tutto anonima e gratuita, collegandosi al sito www.stalking.it, o chiamando il numero dello sportello nazionale 06.44246573. Loredana Colloca Al centro la signora Mimma serve la trippa. A lato alcuni avventori del locale LA TRIPPA AL POMODORO SECONDO LO CHEF MIMMA Ingredienti: 1 kg di trippa, 4 litri di acqua, 2 carote, 1 cipolla, sale, odori, olio e salsa qb. Mettere in acqua fredda e sciacquare i pezzi più grossi di grasso; tagliare la trippa in 5 pezzi grandi; fare riposare in frigo per 24 ore; togliere la trippa dal frigo e metterla in acqua calda (circa 80 gradi) per circa 30 minuti; porre la trippa su una tavola di legno e pulire ancora prima l’esterno poi l’interno con un coltello a lama liscia; fare bollire la trippa per 1 ora e 30 (4 lt d’acqua per 1 kg di trippa) una volta trascorso il tempo scolare la trippa e tagliarla a pezzetti; mettere la trippa in una padella con olio, cipolla, carote e far rosolare tutto per 30 minuti amalgamando e mescolando costantemente; aggiungere la salsa e il sale e fare cuocere tutto a fuoco lento (coperto) per 1 ora e 30; togliere dal fuoco e servire la trippa calda. Venerdì 25 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 10 Calabria . CASIGNANA Con l’inchiesta “Black garden” i carabinieri hanno accertato gravi reati ambientali nella gestione della mega discarica nella vallata del Rambotta Il percolato finiva in mare, quattro arresti Ai domiciliari il sindaco Pietro Crinò e suo fratello. Pignatone: situazione pericolosa per la comunità Paolo Toscano Sotto un treno un medico anestesista REGGIO CALABRIA Una bomba batteriologica. Il percolato della mega discarica consortile di Casignana, piccolo centro della Locride, veniva scaricato nel vallone Rambotta e, quindi, finiva in mare. Un sistema per risparmiare sulle spese di gestione ma anche per devastare l’ambiente e mettere a repentaglio la salute dei cittadini. Una vicenda sconcertante che è andata avanti fino all’alba di ieri quando è scattata l’operazione “Black garden” che ha portato all’arresto di quattro persone, al sequestro di una discarica tra le più grosse della regione (conferiscono i rifiuti decine di comuni) e della società che la gestisce, la “Zetaemme”, per un valore complessivo di 13 milioni di euro. In esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Antonino Laganà, su richiesta del pm Sara Ombra, sono finiti ai domiciliari il sindaco di Casignana, Pietro Crinò, 62 anni, suo fratello Antonio Giovanni, 52 anni, ingegnere e responsabile tecnico della “Zetaemme”, Massimo Lafronte, 42 anni, architetto, di Bovalino, e Giuseppe Saverio Zoccoli, 55 anni, di Sant’Agata del Bianco, socio della “Zetaemme”, gestore di fatto della discarica. Il giudice ha, inoltre, applicato a Stefano Tallarita, 40 anni, architetto, Benestare, la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza. Molteplici le condotte illecite contestate nel provvedimento emesso dal gip su richiesta della Dda di Reggio Calabria: dalla sistemazione dei rifiuti in aree della discarica non autorizzate e senza isolamento del terreno allo sversamento del percolato nel torrente; dall’omessa copertura dei rifiuti al conferimento di rifiuti anche pericolosi, non ammissibili in discarica, e la concessione di scaricare a soggetti non autorizzati. «Sono reati particolarmente gravi che creano una situazione pericolosa per la comunità», è stato il commento del procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, impegnato nella conferenza stampa insieme con il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Paquale Angelosanto, il suo vice, tenente colonnello Carlo Pieroni, il comandante del Noe di Napoli, tenente colonnello Giovanni Caturano, il comandante del groppo di Locri tenente colonnello Giuseppe De liso, il capitano Paolo Minutoli, il capitano Francesco Donvito. L’attenzione sulla discarica di Casignana si era concentrata già nell’autunno del 2008. L’allarme era scattato con la protesta di un comitato di cittadini incentrata su sospette irregolarità Traffico ferroviario bloccato per ore allo scalo Vibo-Pizzo Rosaria Marrella VIBO VALENTIA Paolo Minutoli, Carlo Pieroni, Giovanni Caturano, Giuseppe Pignatone, Pasquale Angelosanto, Giuseppe De Liso e Francesco Donvito LE MISURE ARRESTI DOMICILIARI. La misura ha colpito: Pietro Crinò, 62 anni, sindaco di Casignana; Antonio Giovanni Crinò, 52 anni, 52 anni, responsabile tecnico della “Zetaemme”; Massimo Lafronte, 42 anni, architetto, Bovalino; Giuseppe Saverio Zoccoli, 55 anni, Sant’Agata del Bianco, socio della “Zetaemme”, gestore di fatto della discarica. Il punto dove il torrente Rambotta carico di percolato raggiunge la spiaggia gestionali e costruttive con devastanti conseguenze sul fronte dell’inquinamento ambientale. La stazione dei carabinieri di Caraffa del Bianco aveva avviato le indagini. Emergeva, così, l’esistenza di uno studio sulla situazione ambientale della vallata del Rambotta, avviato parallelamente dall’Arpacal e dal Comune di Bianco, facente parte, insieme con le amministrazioni comunali di Caraffa del Bianco e Sant’Agata del Bianco, del comitato. La discarica è localizzata nei pressi del Sentiero di Serapata, nel bacino idrografico del vallone Rambotta, e presenta un’estensione di poco superiore a 7 ettari, su un’area compresa tra la foce della fiumara del Bonamico e il vallone S. Antonio. Su tutto il bacino idrografico REGGIO In appello per violenza sessuale Ufficiale della Finanza condannato a sette anni REGGIO CALABRIA . La Corte d’appello non ha concesso sconti. Confermata la condanna a 7 anni di reclusione ad A.M., maggiore della Guardia di Finanza, imputato di violenza sessuale. L’ufficiale delle Fiamme Gialle era stato, secondo l’accusa, protagonista di un episodio disgustoso registrato cinque anni fa. Erano stati gli agenti della Squadra mobile della Questura su ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Adriana Costabile ad arrestarlo e a porlo ai domiciliari. Il gip aveva accolto la richiesta formulata dal sostituto procuratore Giovanni Musarò a conclusione delle indagini scattata a seguito di una denuncia. Era stata una ragazza a rivolgersi alla Polizia sostenendo di aver subito atti di violenza sessuale da parte dell’indagato che l’aveva sorpresa in auto in atteggiamento intimo con il proprio fidanzato. L’ufficiale, secondo quanto sostenuto dalla donna, avrebbe allungato le mani in quella circostanza e, insistono attività agricole (vigneti, uliveti, seminativi) e su oltre la metà della sua superficie pascolavano in libertà mandrie di capre e mucche che spesso andavano a finire nelle zona contaminate dal percolato. Nella parte terminale, in prossimità della foce, ci sono diverse abitazioni circondate da colture di frutta e vegetazioni varie. Lo studio aveva evidenziato un danno all’ecosistema con grave minaccia per la salute dei cittadini, la qualità del terreno, delle acque e dell’aria. Il danno aveva, secondo quanto accertato in sede di indagine, come probabile origine, fuoriuscite di percolato dalla discarica, causate da carenze progettuali e gestionali. Dall’inchiesta condotta con successivamente, ottenuto il suo numero di cellulare l’avrebbe contattata fissandole un appuntamento. La denuncia della ragazza, però, aveva fatto scattare la trappola e all’appuntamento si erano presentati i poliziotti. A quel punto, come emerso dalle indagini, l’ufficiale della Fiamme Gialle avrebbe cercato di far passare la sua presenza come un impegno legato all’attività di servizio. Dalle indagini della Squadra mobile, però, erano emersi pesanti indizi che avevano portato prima all’arresto poi alla condanna in Tribunale dell’imputato difeso dall’avvocato Lorenzo Gatto. Condanna a sette anni che ieri è stata confermata in appello.(p.t.) Pietro Crinò sindaco di Casignana l’utilizzo di videoriprese e intercettazioni ambientali e telefoniche, è emerso che anche la società Leonià, che cura lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani a Reggio Calabria, ed i comuni di Gioiosa Ionica e Roccella Ionica, scaricavano, anche se per tempi limitati, senza l’autorizzazione del Commissario per l'emergenza ambientale a Casignana. Per questo, un avviso di garanzia è stato notificato al sindaco di Gioiosa Ionica, Mario Mazza, 55 anni, all’ingegnere Salvatore Antonio Crinò, 61 anni, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Casignana, al direttore tecnico della Leonia, Giorgio Stiriti, 42 anni, ingegnere, e all’autista del Comune di Roccella Jonica, Francesco Placanica, 51 anni. OBBLIGO DI DIMORA. Applicato a Stefano Tallarita, 40 anni, architetto, Benestare, non potrà lasciare il Comune di residenza. Prima di andare incontro alla morte si sarebbe calata il cappuccio della tuta sul capo. Poi avrebbe compiuto il salto verso il treno che in quel momento arrivava sul secondo binario della stazione Vibo-Pizzo. In pochi istanti la tragedia si è consumata sotto gli occhi sbigottiti di quanti, pochi minuti prima, avrebbero visto la donna andare avanti e indietro, in modo agitato, sul marciapiede. Per bruciare in un soffio i suoi 33 anni di vita P. A., originaria della provincia di Reggio Calabria, medico anestesista all’ospedale civile di Vibo Valentia, ha scelto un freddo pomeriggio di novembre, dopo una mattinata trascorsa normalmente in ospedale. Di suicidio si sarebbe trattato – e alcuni testimoni avrebbero detto di averla vista andare incontro all’Eurostar Roma-Reggio Calabria – anche se vi è un’indagine in corso e anche se i colleghi del reparto la descrivono come «una professionista esemplare con un avvenire sicuro, una ragazza serissima e scrupolosa» che mai avrebbe compiuto un simile gesto. La tragedia che ha di nuovo insaguinato i binari dello scalo ferroviario Vibo-Pizzo si è consumata ieri sera intorno alle 20. Nel momento in cui il gesto estremo è stato compiuto il convoglio in arrivo era nella fase di decelerazione. Ciò però non ha impedito che il corpo del medico anestesista venisse risucchiato, dilaniato e disseminato tutto intorno. Nessuno dei passeggeri si sarebbe accorto di nulla. Al contrario di quanti erano in attesa sui binari, alcuni dei quali avrebbero visto la donna abbassarsi sul capo il cappuccio della tuta e poi gettarsi sotto il treno. E P. A. avrebbe portato con sè i motivi del suo malessere, tanto insopportabili da indurla a chiudere così brutalmente i conti con la sua giovane vita, con i suoi interessi, la sua professione e la sua famiglia. Difficile è stato stabilire l’identità del corpo dilaniato. Alla Stazione Vibo-Pizzo oltre al medico legale, Katiuscia Bisogni, ai carabinieri di Vibo Marina, agli uomini della Il sostituto procuratore Santi Cutroneo che coordina le indagini Scientifica della Questura e alla Polfer di Lamezia Terme – sul posto con l’isp. Strano – è arrivato anche il sostituto procuratore di Vibo Valentia Santi Cutroneo. Ad aiutare gli inquirenti nell’identificazione anche il dott. Francesco La Torre. A seguito della tragedia il traffico ferroviario è rimasto bloccato per ore. A disposizione dei viaggiatori, che intorno alle 21 hanno lasciato il convoglio, Trenitalia ha messo un servizio navetta verso i centri del reggino dove l’Eurostar si sarebbe fermato. SEQUESTRO. I sigilli sono stati apposti alla discarica e alla “Zetaemme”, la società che gestisce il sito nella vallata del Rambotta. AVVISO DI GARANZIA. È stato notificato a Mario Marra, 55 anni, sindaco di Gioiosa Ionica; Salvatore Antonio Crinò, 61 anni, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Casignana: Giorgio Stiriti, 42 anni, ingegnere, direttore tecnico della Leonia; Francesco Placanica, 51 anni, autista del Comune di Roccella Jonica. Gli uomini della Scientifica sul luogo della tragedia avvenuta a Vibo-Pizzo REGGIO Cessate le esigenze cautelari REGGIO Tuffo in mare da un traghetto “Reale”, decisione del Tdl Anziano si toglie la vita Scarcerata Liliana Aiello nelle acque dello Stretto REGGIO CALABRIA . Liliana Aiel- REGGIO CALABRIA . L’anziano lo è tornata libera. Il Tdl, accogliendo l’istanza dell’avv. Domenico Alvaro, ha ritenuto ormai cessate le esigenze cautelari e ha restituito la libertà all’imputata del processo “Reale”, intercettata a casa del boss Giuseppe Pelle dove si era recata per chiedere sostegno alle ultime Regionali, condannata a 2 anni e 2 mesi con sentenza del gup Oliva. E lo stesso giudice aveva rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dal difensore che si è poi rivolto al Tdl.(p.t.) è finito nelle acque dello Stretto mercoledì sera, intorno alle 21, mentre si trovava a bordo del traghetto “Enotria” che da poco aveva lasciato Tremestieri diretto a Villa San Giovanni. Alcuni testimoni l’avrebbero visto scavalcare la balaustra e lanciarsi in mare. Pochi secondi e l’anziano è stato inghiottito dalle onde. Il corpo senza vita è stato ripescato nel pomeriggio di ieri. La vittima, S.P., 76 anni, era Liliana Aiello originaria di Militello Val di Catania ma era residente in Francia. È stato l’equipaggio di una motovedetta della locale Capitaneria di Porto a localizzare il corpo dell’anziano in prossimità della darsena del porto cittadino. Da un primo esame esterno eseguito dal medico legale della Polizia, Mario Matarazzo, non sono state riscontrate tracce di traumi. Il magistrato che coordina le indagini, il sostituto Tenaglia, ha disposto l’autopsia. (p.t.) 27 Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011 . Calabria AMANTEA La delegazione proveniente da Bruxelles guidata dall’eurodeputato Mario Pirillo ha compiuto un sopralluogo lungo l’alveo I commissari Ue ispezionano il torrente Oliva Gli ambientalisti chiedono di conoscere gli esiti delle analisi compiute e i tempi previsti per la bonifica Ernesto Pastore AMANTEA In perfetto orario e di buon mattino la Delegazione della Commissione europea Envi ha effettuato l’atteso sopralluogo lungo l’alveo del fiume Oliva. Una perlustrazione seguita non soltanto dagli organi locali, ma anche dalla gente e dalle associazioni ambientaliste che non cercano rassicurazioni, ma certezze. Che tradotto vuol dire fondi. La presenza di elementi inquinanti è un fatto conclamato. Lo hanno accertato i tecnici dell’Arpacal che hanno stimato l’interramento di circa 60 metri cubi di rifiuti tossici, sepolti nella valle dell’inferno in circa venti anni, dalla fine degli anni Ottanta in poi. E nulla centra la nave dei veleni, come affermato dallo stesso procuratore capo di Paola Bruno Giordano. Qui, secondo i giudici, i veleni sono arrivati via terra con un continuo andirivieni di camion e tir che si mimetizzavano con quelli normalmente utilizzati per il trasporto di inerti. La delegazione dei parlamentari europei, guidata da Mario Pirillo e composta da Judith Merkies, Miroslav Mikolasik, Radville Morkunaite, Anna Rosbach, Sabine Wils, dai responsabili degli uffici di rappresentanza e dagli interpreti, è stata condotta sui luoghi dei campionamenti dagli stessi operatori dell’Arpacal, con l’ausilio di due fuoristrada. Una scelta che non ha consentito ai giornalisti ed agli addetti ai lavori di seguire tutte le fasi del monitoraggio. In totale lungo il greto dell’Oliva sono stati campionati otto diversi siti. «Alcuni di questi – hanno spiegato gli esperti dell’Arpacal – sono stati indicati sulla base di risultanze scientifiche, mentre altri sono stati evidenziati direttamente dalla Procura della Repubblica di Paola che ha recepito in merito un’informativa della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. In località Carbonara sono stati rinvenuti rifiuti solidi urbani, industriali e idrocarburi. Si tratta di diverse stratificazioni che impediscono di attestare con esattezza la collocazione temporale del deposito». Discorso simile vale per le altre aree esaminate: Giani, Cava Petrone e Valle del Signore. Senza dimenticare la zona del fiume attraversata dalla briglia che celerebbe un sarcofago con all’interno fusti ripieni di materiale peri- coloso. Durante il sopralluogo non sono mancate le proteste degli ambientalisti. Il comitato civico Natale De Grazia ed il Wwf hanno consegnato un dossier dove si rileva «che tutte le indagini compiute da organi ufficiali (Arpacal, Cnr, Università di Cosenza, Regione Calabria, Arpa Emilia Romagna, Vigili del Fuoco e Ispra) confermano nella sostanza gli elevati rischi per la salute umana e l’ambiente nella valle dell’Oliva, dovuti tra l’altro alle alte concentrazioni di metalli pesanti (tra cui mercurio, cromo totale, cadmio e cobalto), sostanze chimiche altamente nocive (come l’arsenico), contaminanti cancerogeni (diossine e furani), idrocarburi e radionuclidi artificiali con elevata radio tossicità (antimonio 124, cadmio 109 e cesio 137)». Gli stessi ambientalisti hanno avanzato due diverse richieste: conoscere le risultanze delle analisi e stabilire tempi certi per la bonifica. «Guardiamo con ragionevole diffidenza, ma senza ostilità – hanno affermato i referenti della Rete difesa del territorio – verso coloro che fino a ieri hanno osteggiato l’evoluzione delle indagini. Saremo vigili su quanto accadrà in futuro, nella consapevolezza che non esiste soltanto il fiume Oliva, ma c’è anche Crotone e Praia a Mare». «Questa situazione d’emergenza – ha sottolineato il portavoce del comitato De Grazia, Gianfranco Posa – va affrontata con senso di responsabilità. Ci rivolgiamo alle autorità italiane ed europee affinché sia data continuità e sviluppo all’impegno delle istituzioni». La trasferta calabrese dei deputati europei non si è esaurita con il sopralluogo sul fiume Oliva. A metà mattina l’autobus della delegazione è partito per raggiungere la Procura della Repubblica di Paola per un vertice blindato con il procuratore capo Bruno Giordano. Una riunione che si è svolta a porte chiuse, così come richiesto dallo stesso procuratore. Con molta probabilità il magistrato ha mostrato le risultanze complete delle analisi svolte sui campioni di terreno prelevati nel corso della campagna di carotaggio del 2010 che ha rivelato la presenza dei materiali tossici lungo quasi tutto il greto del torrente. Probabilmente i contenuti di questo vertici saranno inseriti nella relazione che i delegati produrranno in sede istituzionale a Bruexelles. Trematerra valuta positivamente l’esperienza regionale in Cina Un mercato in rapida evoluzione e incuriosito dal made in Calabria La delegazione ispeziona l’area del fiume Oliva CATANZARO. «Il mercato Cinese, con la sua rapida evoluzione, rappresenta un’importante frontiera per la qualità delle nostre produzioni». Lo ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra, il quale ha espresso particolare soddisfazione per il successo ottenuto dalla regione nei giorni scorsi alla fiera Food&Hotel di Shanghai. A giudizio di Trematerra «la Regione Calabria può giocare un ruolo determinante, in considerazione della sempre più accentuata attenzione dei consumatori cinesi ai prodotti agroalimentari italiani. La partecipazione del nostro assessorato aveva l'obiettivo di consolidare, espandere e diversificare la presenza di prodotti gourmet e della filiera agricola calabrese in questo mercato ritenuto da tutti gli osservatori uno dei più interessanti del mondo. Con lo spirito di affermare una presenza continuativa delle imprese calabresi che hanno già partecipato lo scorso anno all'evento, si sono avviati contatti con la grande distribuzione commerciale, prevedendo un successivo sviluppo nell’implementazione delle azioni in uno dei più importanti centri commerciali di Shanghai”. Particolare interesse hanno suscitato nei visitatori i prodotti delle aziende coinvolte nell’iniziativa, selezionate sulla base di criteri di territorialità e di rappresentatività dell’intero paniere agroalimentare regionale». Numerosissimi gli operatori economici orientali che hanno visitato lo stand della Calabria, sia per conoscere le nostre spe- cialità e i nostri prodotti, sia per degustare sapori sicuramente diversi dalla tradizione orientale, ma altamente competitivi nel gusto. «I nostri prodotti – ha aggiunto Trematerra – hanno le carte in regola per dare l’avvio ad un percorso di internazionalizzazione anche verso questi paesi, grazie alla spiccata qualità che li rende idonei al confronto a livello mondiale. In tale azione di promozione, è stato possibile constatare direttamente il cambiamento delle abitudini alimentari dei cinesi che dimostrano di apprezzare sempre più vino, olio, paste, conserve, sughi, formaggi, oltre ai dolci. La classe media (circa il 10% della popolazione cinese), in possesso di grandi capacità di consumo, comincia a dare importanza alla qualità dell'alimentazione». LAMEZIA TERME Un progetto europeo presentato all’Asi: chi investe in 3 anni ha un guadagno del 400% Traffico e ambiente sotto controllo dallo spazio Giuseppe Maviglia LAMEZIA TERME La tecnologia spaziale al servizio della vita quotidiana. Questo l’ambizioso scopo del progetto comunitario “The Issue”, in cui l’Asi provinciale, grazie alla partnership con il Molise, è entrato a pieno titolo. Capofila del progetto che coinvolge molte altre realtà europee, è la regione inglese dell’East Midlands. Partner italiano è il Molise, attraverso “Sviluppo Italia”. Dallo spazio si possono controllare i flussi di traffico, decongestionarlo quando ce n’è bisogno con effetti benefici sulla salute di tutti, si possono assistere tutti i mezzi pubblici suggerendo percorsi alternativi, analizzare tutte le tecnologie possibili per favorire i veicoli ad energia alternative, e fissare tutti i dati su un database utile a chi vive su un determinato territorio. Si tratta di informa- zioni utilissime per un’area come quella lametina destinata a diventare un polo logistico, ma anche per l’intero territorio calabrese. L’Unione europeo fa quadruplicare in soli tre anni gli investimenti a chi lo fa in queste tecnologie avanzatissime. Ieri ne hanno parlato autorevoli esponenti del mondo dell’università e della ricerca, come Nelida Ancora, presidente onorario del consorzio molisano Geosat ed esperta di trasporti; Alan Wells, professore emerito di tecnologia spaziale all’Università di Leicester e Demetrio Festa, docente di pianificazione dei trasporti all’Unical. “The Issue” attinge alla tecnologia spaziale per trovare soluzioni intelligenti nel campo dei trasporti, della qualità della vita e dell’ambiente. E promuove un maggiore coordinamento, integrazione e valorizzazione delle esperienze attraverso La riunione di ieri al Consorzio Asi lametino uno scambio di conoscenze tra gli attori, un programma mirato di diffusione dei risultati e un approccio strutturato per il trasferimento di tutoraggio e di conoscenza verso le regioni con strutture di ricerca meno sviluppate. Luigi Muraca, presidente Asi, nota come «la vita di tutti i giorni è condizionata dalla tecnologia spaziale. E, per quanto concerne l’ente, è necessario coniugare il suo rilancio attraverso il risparmio delle risorse e l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche». Il progetto, aggiunge, «crea sinergie tra il mondo imprenditoriale, accademico e quello degli enti pubblici. L’Asi vuole essere una finestra per la Calabria e le amministrazioni sensibili». Nelida Ancora riconosce la validità del progetto «sul quale il Molise ha investito per creare un modello di crescita e sviluppo diverso». L’esperta evidenzia ancora come «gli inglesi oramai l’applichino con successo da diversi anni, confrontandosi continuamente con le altre eccellenze europee». E Wells conferma: «Il modello è vincente e lo condividiamo con le altre regioni europee. Pensate che ha determinato una crescita delle aziende inglesi del 10 per cento, mentre il tasso di crescita del Paese è del 3 per cento». AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI CATANZARO CATANZARO Secondo Puccio e Paraboschi Nei due sensi di circolazione. Oggi e domani problemi a Morano PIAZZA ROSSI – TEL. 0961/8411 – FAX 0961/84650 ESTRATTO AVVISO ESITO GARA Al Pd non servono le prove muscolari La A3 tra Sant’Onofrio e Rosarno domenica mattina chiusa al traffico CATANZARO. Le prove muscola- CATANZARO. L’autostrada A3 Salerno - Reggio Calabria resterà chiusa al traffico, domenica prossima dalle ore 6 alle 12, nel tratto compreso tra gli svincoli di Sant'Onofrio e Rosarno, in entrambe le direzioni. Il provvedimento, concordato con le Prefetture competenti per territorio e la Polizia stradale, si è reso necessario per la prosecuzione dei lavori di realizzazione della nuova autostrada. Per effetto della chiusura rimarranno interdetti al traffico gli svincoli di Serre e Mileto, la rampa di ingresso, in direzione Reggio Calabria, dello svincolo di Vibo Valentia-Sant'Onofrio e la rampa di ingresso in direzione Salerno dello svincolo di Ai sensi del D.Lgs. 163/2006, si rende noto che in data 13.09.2011 è stata esperita la procedura aperta (29/2011) per l’affidamento dei lavori di interventi integrati di ripristino dell’officiosità idraulica della Fiumarella di Guardavalle - CUP. C86E10000950002 CIG.3031892C6A. La gara è stata aggiudicata con il criterio del prezzo più basso, inferiore a quello posto a base di gara, determinato mediante offerta prezzi unitari (art. 81 comma 1 e 82 comma 3 del D.Lgs. 163/2006 e ss.mm.ii) con esclusione dalla gara delle offerte che presentino una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia individuata, ai sensi dell’art. 86, comma 1, del D.Lgs. 163/2006 (art. 122 comma 9, del citato decreto legislativo). Determina di aggiudicazione 6235 del 22.09.2011.Offerte ricevute n. 41 ditte escluse n. 5 - Impresa aggiudicataria Buzzi Primo srl Unipersonale - ribasso del 33,114% - Importo netto di aggiudicazione € 409.315,15, compresi oneri di sicurezza - tempo di esecuzione lavori 180 - R.U.P. Ing. Antonio Leone - Direttore dei lavori Ing. Vincenzo Pirrò. L’ elenco completo delle ditte partecipanti alla gara è stato inserito nell’avviso integrale dell’avvenuto esperimento pubblicato all’albo pretorio dell’Ente e sul sito Internet: www.provincia.catanzaro.it. Il predetto avviso è stato pubblicato sulla G.U.R.I. in data 21.11.2011 (n. 137 V^ serie speciale). ri non servono. Giovanni Puccio e Mario Paraboschi, dirigenti del Partito democratico, in una dichiarazione congiunta invitano il partito a ritrovare le ragioni dell’unità. In Calabria, affermano, lo scarto tra domanda e offerta della politica e delle istituzioni è «stridente». «Il Pd, quel partito che più si è speso in termini di responsabilità – affermano – deve trovare nel progetto riformista le ragioni della sua unità, della sua legittimazione come partito regionale e nazionale insieme. Le dimissioni del commissario Musi, rappresentano una sfida. Noi auspichiamo (ma non è solo auspicio) che i democratici calabresi sappiano produrre quello scatto d’orgoglio di ritro- vare la tempra dei grandi momenti ed essere degni eredi di una grande storia». «La politica – affermano Paraboschi e Puccio – deve tornare ad animare il confronto (le prove muscolari non aiutano), come costruzione di autorità e autorevolezza collettiva in cui la pluralità, la forza di ciascuno, diventa la forza di tutti. Il futuro come ritorno sarebbe la negazione di sé. Fare i conti con la propria esperienza in modo costruttivo significa rifuggire dalla ricerca di capri espiatori e assoluzioni collettive, ma costruire proposte e prospettive che siano espressione di una virtuosa relazione politica, solo così si favorisce l’irruzione generazionale e progettuale». Rosarno Nelle ore di chiusura i veicoli diretti a sud usciranno allo svincolo di Sant'Onofrio, proseguiranno lungo la strada statale 18 con rientro in Autostrada allo svincolo di Rosarno. Percorso inverso per i veicoli diretti a nord. Al termine delle attività lavorative, per consentire le lavorazioni sulle nuove carreggiate sarà chiusa la carreggiata nord tra i km 369,800 e 379,100 e il traffico sarà deviato sulla carreggiata sud predisposta a doppio senso di circolazione. Oggi e domani, intanto, dalle ore 8 alle ore 16, sarà istituito un senso unico alternato tra il km 175,000 e il km 176,500 e tra il km 178,000 e il km 179,100, cioé nei tratti autostradali compresi tra gli svincoli di Campotenese e Morano Calabro, percorso attualmente predisposto a doppio senso di circolazione per i lavori di realizzazione della nuova autostrada. Il provvedimento, secondo quanto reso noto dall’Anas, si rende necessario per consentire i lavori di ripristino del piano viabile e la sostituzione delle barriere di sicurezza. L’Anas ha comunque invitato gli automobilisti alla prudenza nella guida, ricordando che l’informazione sulla viabilità e sul traffico di rilevanza nazionale è assicurata attraverso il sito www.stradeanas.it e il numero telefonico “verde” 800.290.092. IL DIRIGENTE Dott. Antonio Russo REGIONE CALABRIA AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE DI CATANZARO ESTRATTO BANDO DI GARA L’A.S.P. di Catanzaro bandisce PROCEDURA APERTA PER L’AFFIDAMEN TO, per un periodo di 60 mesi, del SERVIZIO DI TESORERIA E DI CASSA DELL’AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE DI CATANZARO. Codice CIG N. 35606938CF. Il capitolato speciale d’appalto e la documentazione comple mentare sono gratuitamente scaricabili dal sito www.asp.cz.it, sez. Gare e Appalti, e dal sito www.fareonline.it, sez. Bandi di gara. Termine per la pre sentazione delle offerte: ore 13.00 del 29.12.2011 presso l’U.O.C. Acquisizione Beni e Servizi – A.S.P. Catanzaro - Via G.Bruno 47 - 88068 Soverato ( CZ ). Le eventuali richieste di chiarimenti dovranno pervenire entro e non ol tre le ore 13,00 del 14.12.2011. Ulteriori informazioni in merito alla gara po tranno essere richieste presso : l’U.O.C. Acquisizione Beni e Servizi - A.S.P. Catanzaro - Via G.Bruno 47 - 88068 Soverato ( CZ ). Tel. 0967 –539416 fax 0967 - 522350. Data spedizione del Bando alla GUUE: 16/11/2011. IL DIRETTORE U.O.C. ACQUISIZIONE BENI E SERVIZI Dir. Francesco Tropea IL DIRETTORE GENERALE ASP DI CATANZARO Dott. Gerardo Mancuso 29 Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011 Calabria . CROTONE Con l’operazione “Gold and white” la Polizia di Stato ha sgominato un gruppo che con i “colpi” nelle gioiellerie finanziava l’acquisto di stupefacenti Rapine e spaccio di droga: 14 arrestati Il questore Giuseppe Gammino: «Una risposta a reati che determinano allarme sociale tra i cittadini» Luigi Abbramo CROTONE Gold come l’oro che avrebbero rapinato e rubato; white come il bianco della polvere di cocaina che avrebbero spacciato a iosa nelle discoteche e nelle strade della città di Crotone. Con i proventi delle rapine avrebbe finanziato l’acquisto della droga, il presunto gruppo criminale sgominato ieri dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato di Crotone con l’operazione “Gold and white”, scattata all’alba con l’esecuzione di quindici ordinanze di custodia cautelare: dieci in carcere e cinque ai domiciliari (altro servizio nella Cronaca di Crotone). Escluso uno dei destinatari del provvedimento (Pantaleone Laratta), che ieri sera era ancora irreperibile, gli altri 14 arrestati sono stati tutti rintracciati dagli agenti della Mobile coadiuvati dai poliziotti delle Volanti e dagli uomini del Reparto prevenzione crimine di Cosenza che hanno eseguito le ordinanze emesse dal gip del Tribunale di Crotone Paolo De Luca su richiesta dell’Ufficio di Procura rappresentato dal procuratore Raffaele Mazzotta e dal suo sostituto Ivan Barlafante che coordina l’inchiesta. «Abbiamo dato risposte su una fenomenologia che incide molto sulla percezione dei cittadini», ha premesso il questore Giuseppe Gammino nell’introdurre la conferenza stampa svoltasi ieri mattina al terzo piano della questura. Accanto a Gammino erano seduti gli investigatori che hanno condotto sul campo l’indagine – il capo della Mobile Enzo Coccoli e il vicequestore aggiunto Aldo Pignataro – ed il procuratore Raffaele Mazzotta che di persona ha coordinato le prime fasi dell’inchiesta sfociata ieri mattina nell’esecuzione di 14 delle 15 ordinanze di custodia cautelare. Un’inchiesta come ha precisato il questore Gammino avviata dagli investigatori della Mobile nel dicembre del 2010 ed andata poi avanti fino al giugno scorso. Un anno e mezzo di appostamenti, di paziente ascolto di centinaia di colloqui tra gli indagati, di improvvisi blitz che molte volte si sono conclusi con piccoli sequestri di droga ma anche senza provvedimenti perchè come hanno spiegato lo stesso questore e il procuratore Mazzotta, si è preferito ricorrere all’escamotage dell’arresto ritardato per evitare di insospettire gli indagati e mandare a monte l’intera indagine illustrata nei dettagli dal vicequestore Enzo Coccoli che dirige la Squadra Mobile della questura pitagorica. Da alcune rapine e tentate rapine commesse in danno di gioiellerie, hanno presto il via le indagini che hanno permesso agli inquirenti di fare luce su tre tentate rapine, due rapine e un furto. Uno degli arrestati – Marco Taverna (20 anni), il più ciarliero del gruppo avrebbe partecipato a quattro dei cinque episodi. Lo avrebbe raccontato egli stesso nelle intercettazioni ambientali, raccolte dagli investigatori che avevano piazzato una cimice nell’Alfa Romeo “Mito” di Taverna. Quest’ultimo – secondo gli inquirenti – fingendosi un cliente entrava nelle gioiellerie prese di mira , chiedeva di comprare dell’oro e una volta che il gioielliere esponeva i gioielli sul banco, chiamava con il cellulare il complice o i complici rimasti fuori che facevano irruzione nell’esercizio commerciale è rapinavano l’oro. Lo stratagemma sarebbe stato utilizzato più volte (il 22 marzo in una sala giochi con 800 euro di bottino, il 23 marzo in una gioielleria con 15.000 euro di bottino), anche se non sempre andava a buon fine. Come quando il 10 marzo 2011, in una gioielleria del centro, l’improvvisa reazione del titolare costrinse i rapinatori a scappare. Proprio dal video, filmato dalla telecamera a circuito chiuso della gioielleria Gerace, gli investigatori sono risaliti a Taverna ed ai suoi presunti complici in questo e negli altri episodi di rapina e tentata rapina. La Procura contesta questi reati oltre che a Taverna anche a Luigi Scerra (22 Le ordinanze Gli arrestati sono tutti giovani di Crotone. Sono finiti in carcere Mario Citati (34 anni), Giovanni Corigliano (39 anni); Francesco Gallo (22 anni); Emiddio Leto (23 anni); Giuseppe Maiorano (20 anni), Andrea Ermenegildo Misticoni (30 anni); Daniele Pugliese (36 anni); Luigi Scerra (22 anni), Marco, Taverna (20 anni. La custodia domiciliare è stata disposta nei confronti di: Donato Bevilacqua (19 anni); Salvatore Martino (26 anni); Gaetano Mungari (19 anni), Salvatore Nicoletta (28 anni), Giovanni Romano (22 anni). Si è reso irreperibile : Pantaleone Laratta (23 anni), anch’egli raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere Il video della tentata rapina in una gioielleria del centro di Crotone: il filmato ha permesso alla Polizia di identificare la banda anni), Emiddio Leto (23 anni); Andrea Ermenegildo Misticoni (30 anni) e Giuseppe Maiorano (20 anni): quest’ultimi due già in carcere per armi. Si tratta di giovani, tutti di Crotone, alcuni dei quali incensurati. «Che con le rapine – ha ribadito il procuratore Mazzotta – volevano finanziare l’attività di spaccio delle droga». L’ufficio di Procura e gli investigatori che hanno ricostruito inoltre ben 63 singoli episodi di spaccio di droga (per lo più cocaina ma anche hascisc, marijuana e ecstasy), hanno ipotizzato la presenza di una vera e propria associazione a delinquere anche se il gip non ha ritenuto che per questo aspetto vi fossero indizi tali da giustificare l’arresto. Certo è, che secondo la Procura che ha indagato 19 persone, a tenere le fila del gruppo sarebbero stati Mario Citati (34 anni, di Crotone), arrestato per un singolo episodio di spaccio di droga e Gianluca La Forgia (27 anni, di Crotone), indagato a piede libero. Sarebbero stati loro due a trattare con le ‘ndrine locali per evitare guai al gruppo. Anche se (ed è sempre un’intercettazione raccolta nell’auto di Taverna che lo rivela), dopo una rapina in una sala giochi uno degli arrestati – Luigi Scerra – sarebbe stato picchiato dagli isoletani («l’hanno picchiato nelle gambe con una bastone»). «Sicuramente – scrive il pm – a causa di una suddivisione del controllo del territorio». E Taverna dopo questo episodio che rivela un crescente peso degli isoletani in città , ha uno sfogo contro Citati e La Forgia: «Davvero non valete niente allora...malandrini di cartone». L’epilogo esilarante d’un tentativo di rapina a una prostituta «Alla fine ho dovuto pagare trenta euro» CROTONE. Non sempre i propositi criminali del presunto gruppo di rapinatori andavano in porto. In occasione di una tentata rapina a una giovane prostituta dell’Est Europa – episodio contestato ad Antonio Taverna, Andrea Ermenegildo Misticoni e Giuseppe Maiorano – il 29 marzo scorso accaddero una serie di coincidenze che trasformarono l’accaduto in un episodio che può essere ben definito esilarante per il suo epilogo. Lo ha rivelato ancora una volta un’intercettazione raccolta sull’auto di Marco Taverna. Quest’ultimo secondo il pm d’accordo con Misticoni decise di organizzare una rapina ai danni di una giovane prostituta che “batteva” nella zona di parco delle Rose. Col solito stratagemma si fece avanti Taverna che adescò la prostituta, la fece salire sull’auto («Con la macchina di papà sono andato»), e raggiunse il rione San Francesco. Qui come d’accordo col Misticoni mentre consumava un rapporto con la prostituta, mandò un messaggino via sms al suo presunto complice. Nelle intenzioni dei tre a quel punto Misticoni e l’altro poi identificato come Maiorano, sarebbero dovuti intervenire e ra- pinare la giovane donna. Ma Misticoni non rispose al messaggino. Non poteva perchè lui e Maiorano erano incappati in un controllo ed erano stati appena arrestati dagli agenti di una Volante che li avevano trovati con una pistola e due passamontagna. Ed a quale punto a Taverna non è rimasto altro che pagare lui la prostituta che avrebbe voluto rapinare. «Trenta euro – si lamentava pur lodando la prestazione della prostituta in un intercettazione – gliel’ho dovuti pagare a forza...le mi ha fatto, io messaggiavo ma Andrea non rispondeva».(l. ab.) 31 Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011 Cronaca di Reggio Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.897161 / Fax 0965.897223 [email protected] Il Dlf presenta la rassegna teatrale Sarà presentata domani alle 21 al cine-teatro del Dopolavoro ferroviario la rassegna teatrale Concessionaria: Publikompass S.p.A. Via Diana, 3 - Cap 89123 Tel. 0965.24478 / Fax 0965.20516 [email protected] . Anche i deputati calabresi del Pd con un’interrogazione al Ministro dell’Interno chiedono l’accesso Antimafia a Palazzo San Giorgio ma il sindaco reagisce Arena spara a zero: la misura è colma «Un gruppo di potere alternativo ritiene di sfruttare il cambio del governo per attivare un progetto distruttivo» Tonio Licordari I deputati del Pd calabrese (Doris Lo Moro, Rosa Villecco Calipari, Laura Garavini, Franco Laratta e Nicodemo Oliverio), chiedono con una interrogazione al Ministro dell’interno l’accesso antimafia a Palazzo San Giorgio. Il clima anziché raffreddarsi diventa rovente anche perché il sindaco Arena non ci sta e passa al contrattacco in difesa della città. Nell’interrogazione, tra l’altro annunciata da qualche giorno, i parlamentari del Pd fanno riferimento alle dichiarazioni del pentito Moio, all’ex consigliere Massimo Labate «per il quale il pg ha chiesto nella requistoria una condanna a dieci anni», alle indagini che riguardano la società Multiservizi, allo stesso “caso Fallara”. Secondo i deputati del Pd «il contesto di confusione amministrativa e di disamministrazione che emerge non è in sé indicativo di infiltrazioni mafiose anche se, per comune esperienza, è proprio la cattiva amministrazione a rendere possibili e a favorire le pressioni e le infiltrazioni». L’interrogazione dei parlamentari del Pd si aggiunge a quella dell’on. Angela Napoli (Fli), agli attacchi degli altri partiti del centrosinistra, a voci diffuse (poi smentite) su richieste del Ministero dell’interno alla Prefettura di Reggio in merito all’inchiesta della Multiservizi. Arena ieri sera ha preso carta e penna per ribattere con veemenza: «Come mio costume – dice – ho atteso un paio di giorni prima di prendere una posizione su quanto accaduto in questi ultimi giorni. Non posso più tollerare che un gruppo eterogeneo, che vuole costituirsi come potere alternativo e di volta in volta si manifesta sotto forma di ex politici o politicanti, parlamentari in cerca di riconferma, giornalisti o blogger, manovri sulla pelle della mia città con l’evidente scopo di abbattere la figura e il progetto po- litico del presidente della Regione ed ex sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti». Per Arena c’è modo e modo di criticare o di contestare: «Quanto successo nelle ultime ore – sottolinea – è estremamente grave: già all’atto dell’insediamento del nuovo Ministro degli interni è stata lanciata la notizia, a tutt’oggi priva di qualunque riscontro, secondo cui il Viminale avrebbe chiesto al Prefetto di Reggio Calabria una relazione sulle ultime inchieste giudiziarie. Procedura che, se anche fosse vera, rientrerebbe nella normale attività ispettiva esperita dal Ministero. Ebbene immediatamente questa notizia ha trovato, con inopinata rapidità, sponda in ben due interrogazioni parlamentari una delle quali in particolare si concretizza in una rabberciata requisitoria basata su un mix di fatti di cronaca, pettegolezzi e contorte elucubrazioni senza alcun filo conduttore, in spregio alla stessa funzione dell’Istituto dell’interrogazione parlamentare che dovrebbe avere un carattere conoscitivo e non essere utilizzato come strumento di esposizione di desideri personali». «Detto modo di interpretare la funzione parlamentare – continua – è, per inciso, il frutto di una legge elettorale che ha dato legittimità a personaggi senza consenso popolare, designati dai partiti per alimentare un dibattito politico fondato sullo scontro di potere». Arena parla anche di «virulenti attacchi da parte di alcuni operatori dell’informazione che, sfruttando la libertà normativa che disciplina i blog, hanno offeso in maniera volgare città». Doris Lo Moro è tra i firmatari dell’interrogazione del Pd che chiede l’accesso della commissione Antimafia Secondo il sindaco «il tentativo in atto è tanto grave quanto evidente: questo gruppo di potere alternativo ritiene di poter sfruttare il cambio di Governo per perseguire il progetto distruttivo nei confronti della città cercando di condizionare l’operato di insigni personalità che hanno assunto responsabilmente il gravoso onere di governare il Paese in questo difficile momento. Detta manifestazione, che in condizioni normali può essere catalogata come irresponsabile, assume adesso i contorni di una vera e propria azione di sciacallaggio che determina una deriva sociale oltremodo pericolosa. Ritengo a questo punto che la misura sia colma». «A me spetta difendere innanzitutto la dignità della mia comunità che, pur tra mille difficoltà, da quindici anni a questa parte tiene la schiena dritta, cercando di rovesciare un cliché che le è stato attribuito da chi poco o nulla ha saputo comprendere della sua realtà; e non consentirò che un sacrosanto diritto costituzionale, qual è quello del libero pensiero e della libera espressione venga miserabilmente distorto verso la libertà di insulto gratuito e impunito». Conclude: «Mi riservo perciò di tutelare la reputazione di Reggio, dei reggini e dell’amministrazione da me guidata da qualsivoglia attacco in ogni sede, anche quella giudiziaria». Questa la reazione di Arena che lunedì scorso aveva lanciato un appello a tutte le forze politiche, anche a quelle di minoranza, di guardare agli interessi della città. La risposta è stata di senso contrario: cioè la richiesta di accesso dell’Antimafia. Intanto oggi, in questo clima così turbolento, è in programma un’importante seduta del Consiglio comunale che dovrà discutere sul Psc (Programma strutturale comunale). Si profila una seduta con le cinture allacciate. Il sindaco Demetrio Arena ha reagito agli attacchi con una forte nota Iniziativa dell’on. Nucara in omaggio al vice sindaco scomparso Un sostegno in favore dell’Hospice nel caro ricordo di Gianni Rizzica A tre anni dalla scomparsa di Gianni Rizzica, vice sindaco di Giuseppe Scopelliti, rappresentante calabrese del Partito repubblicano italiano e uomo di elevata cultura, moralità e rara umanità, il segretario del Pri Francesco Nucara ricorda la passione per l’impegno politico che Rizzica ha sempre messo al centro della propria azione esaltando i valori della solidarietà con una attiva partecipazione alle sofferenze della gente, in particolare quelle dei tanti giovani condannati ad una vita dall’incerto futuro e soprattutto con il pensiero rivolto sempre alle classi meno abbienti che non potevano usufruire nem- Sopralluogo del primo cittadino sui luoghi colpiti dalla mareggiata dei giorni scorsi Maltempo, a Catona riprendono i lavori Proseguono a ritmo serrato gli interventi di ripristino della normale circolazione sul lungomare di Catona. Da ieri, infatti, sono stati tempestivamente avviati i lavori per sgomberare la via Marina del popoloso rione a nord di Reggio dal fango e dai detriti trascinati sulla strada dalla violenta mareggiata che ha colpito la zona. Il sindaco Demetrio Arena, dopo essersi impegnato in sinergia con il dirigente della Protezione civile della Regione, Salvatore Mazzeo, e con Giuliana Carmagnola, responsabile comunale del servizio di Protezione civile, per predisporre tutti i passaggi necessari, ha voluto recarsi personalmente sul posto per verificare l’andamento dell’opera di pulizia e assicurarsi che tutto rientri a regime nel più breve tempo possibile. Accompagnato dai consiglieri comunali Daniele Romeo e Antonio Pizzimenti (delegato dal sindaco al territorio dell’ex VIII circoscrizione) e dal consigliere provinciale Michele Marcianò, il primo cittadino ha svolto un accurato sopralluogo: appena in- formato degli eventi meteorologici, infatti, Arena aveva sollecitato proprio la Protezione civile regionale affinché si intervenisse con una certa urgenza. «La ditta che sta operando sul lungomare di Catona – ha dichiarato il sindaco – sta ultimando i lavori pur a fronte di una situazione in cui abbiamo registrato dei danni evidenti. Purtroppo eventi del genere non sono prevedibili, ma abbiamo fatto tutto il possibile affinché si potessero fornire delle risposte tempestive ai residenti della zona ad appena qualche ora dalla mareggiata. Ringraziamo per la disponibilità immediata la Protezione civile della Regione che ha compreso la necessità di programmare con rapidità il piano d’intervento. Appena la carreggiata sarà libera – ha concluso Demetrio Arena – l’opera finale di pulizia sarà affidata alle società Leonia e Multiservizi così da eliminare definitivamente qualsiasi disagio». A margine del sopralluogo, il sindaco si è poi soffermato con alcuni cittadini recependo le loro istanze su alcune problematiche che insistono sul territorio. Gianni Rizzica, il vice sindaco scomparso qualche anno fa Ruspe in azione ieri mattina sul Lungomare di Catona meno della possibilità di un fine vita sereno. Continuare l’impegno già svolto da Gianni Rizzica verso il mondo della solidarietà è il messaggio che Francesco Nucara donando all’Associazione “La Compagnia delle Stelle” (Hospice) un personale contributo, rivolge agli amici repubblicani e ai cittadini abbienti e alla classe politica per sostenere questo mondo del volontariato che tanto si prodiga a favore dei sofferenti e di coloro che sono chiamati ad interrompere la propria esistenza su questa terra. Francesco Nucara consegnerà il contributo insieme a Saveria Rizzica moglie del mai suffi- cientemente rimpianto Gianni. La Compagnia delle Stelle, la prima struttura realizzata in Calabria per l’assistenza ai malati terminali e alle loro famiglie, ha bisogno del contributo di tutti e per questo Nucara rinnova l’invito a sostenere e contribuire materialmente la Compagnia delle Stelle, che tanto ha amato il nostro amico Gianni Rizzica. La cerimonia del ricordo di Gianni Rizzica si terrà a Reggio Calabria domenica 27 novembre alle ore 11,30 presso i locali della Compagnia delle Stelle in Via delle Camelie. L'iniziativa è sostenuta anche dal presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, insieme ad altri sostenitori istituzionali come il presidente Giuseppe Raffa e il sindaco Demi Arena. Saranno tutti presenti alla cerimonia e prenderanno la parola, se lo desiderano, per per dare anche un giudizio sull'iniziativa. In tempi di crisi è necessario che la solidarietà umana copra gli spazi che il pubblico, preso da problemi più vasti, spesso dimentica. L'occasione del ritiro all'Eremo della Madonna della Consolazione proprio domenica 27 novembre rappresenta un buon viatico per quanti vogliono concretamente contribuire a sostenere un'associazione dedita al sostegno umano degli ammalati terminali e dei bimbi che colpiti da malattie incurabili o quasi necessitano di un'assistenza domiciliare permanente. I reggini dimostrino che anche nel loro vocabolario esiste la parola solidarietà. Venerdì 25 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Reggio Tirrenica . LA VERTENZA Domani dovrebbe scattare la protesta ma l’Asp è pronta a scongiurarla GIOIA TAURO Blocco delle ambulanze nella Piana oggi le associazioni davanti al bivio Processo alle banche, De Masi: «Sentenza storica» L’Azienda sanitaria promette di riconoscere i debiti maturati GIOIA TAURO. «Per la prima Alfonso Naso PIANA Una soluzione e un nulla di fatto o meglio un rinvio. Il servizio delle ambulanze che supportano il servizio di emergenza del 118 nella Piana di Gioia Tauro è in bilico. Nella Locride, invece, la situazione per il momento è stata risolta positivamente. Sono questi i risultati del vertice convocato in via d’urgenza dall’Azienda sanitaria Provinciale reggina, guidata da Rosanna Squillacioti. Martedì le associazioni di volontariato di Piana e Locride congiuntamente si sono sedute al tavolo istituito nei locali di Palazzo Tibi a Reggio Calabria e le soluzioni sono per il momento molto diverse. È arrivata una proroga della convenzione per le associazioni che operano nella fascia ionica della Provincia, mentre per la Piana i risultati non sono del tutto positivi. Non catastrofici, però, come erano le premesse; questo perché l’Asp ha riconosciuto i debiti verso le associazioni che avevano denunciato un credito di oltre 300mila euro per il 2011 con gravi ripercussioni sulle attività messe in atto. A tal proposito è necessario sottolineare che fino a prima del vertice mancava pure la delibera di assunzione dell’impegno contabile, necessaria per il riconoscimento in bilancio e la successiva liquidazione dei compensi; proprio su questo gli uffici dell’azienda sanitaria sono al lavoro per regolarizzare il tutto. Una mediazione comunque difficile per il settore delle ambulanze della Piana: la convenzione prosegue di proroga in proroga, dopo la pubblicazione del bando di gara per la gestione del servizio Oggi le associazioni di volontariato decideranno se mantenere la decisione di bloccare le ambulanze nella Piana alle associazioni di volontariato e la successiva revoca, si attendono le mosse. Le ipotesi sono due: la prima è per un bando di gara unico con procedura aperta per i servizi primari (scadenza dell’appalto è fissata a dicembre 2011) e secondari, a cui però le associazioni di volontariato non possono partecipare così come previsto dalla legge; la seconda uno sdoppiamento delle procedure con possibilità di sottoscrivere convenzioni con le sole associazioni per i servizi di supporto al 118 di emergenza, vale a dire per il servizio di trasporto secondario. Le associazioni aderenti all’Anpas (associazione nazionale delle Pubbliche assistenze) de- cideranno nella giornata di oggi se fermare o meno le ambulanze. Il blocco è previsto per domani, ma ci sono le condizioni per evitarlo. Questo perché se la morosità dell’Asp sarà riconosciuta con atto ufficiale e arriveranno degli impegni sui pagamenti i membri delle organizzazioni di volontariato sono disponibili ad una revoca della serrata. Stesso discorso vale per il bando. Se l’Asp riuscirà a trovare una soluzione di compromesso tra privato e associazioni per i servizi sul territorio, tutta la questione volgerà per il meglio. Il servizio, quindi, resta appeso al filo. E proprio in queste ore dovrebbero arrivare gli ultimi ag- giornamenti. Per la Locride, invece, la situazione è stata più semplice in quanto nella convenzione per il territorio ionico, a differenza di quello della Piana, vi era una clausola che consentiva una proroga del servizio. In caso di bando, quindi, a partecipare saranno solo le Anpas della Piana di Gioia Tauro. Dopo la clamorosa presa di posizione delle associazioni di volontariato con il blocco delle ambulanze, adesso si attende di sapere se questa intenzione si trasformerà in fatti, o se arriveranno in extremis soluzioni alternative in grado di mettere tutti d’accordo e consentire il mantenimento di un servizio essenziale. volta in Italia la Corte accerta la “riferibilità della condotta usuraria in termini oggettivi” come riportato a pagina 107 della sentenza». Lo afferma Antonino De Masi, l’imprenditore che denunciò i vertici di alcuni istituti di credito, innescando un’inchiesta della Procura di Palmi. Due giorni fa l’ultimo capitolo giudiziario, con la sentenza definitiva di assoluzione emessa dalla Suprema Corte nei confronti di Cesare Geronzi, Luigi Abete e Dino Marchiorello, accusati di usura commessa nel 2003. «In relazione a tale formula assolutoria – ha aggiunto ricordando che di fatto riconosce il reato di usura ai suoi danni pur non riconducendolo ai banchieri in questione – ho dato mandato ai miei legali di valutare le azioni risarcitorie conseguenti. Questa sentenza, passata in giudicato, è storica per i contenuti, i fatti parlano da soli aldilàdi ogni commento o interessata interpretazione». Secondo De Masi «siamo in presenza di fatti gravi, e dell’individuazione di comportamenti colposi e negligenti. Questo importante risultato è dovuto sicuramente al mio impegno e sacrifici e principalmente alla elevata professionalità umiltà e pazienza dei miei avvocati, Antonio Mazzone e Giacomo Saccomanno, a cui vanno la mia gratitudine e riconoscenza».(a.n) Giovanni Barone Giuseppe Saletta PALMI Critiche del preside Muzzupappa Rete scolastica, bocciata la proposta di Barone e Saletta PALMI. È di qualche giorno fa la “ricetta” fornita dai consiglieri provinciali di Palmi, Giovanni Barone e Giuseppe Saletta, per far fronte al dimensionamento scolastico dei numerosi Istituti palmesi. Proprio in merito alla delicata questione è intervenuto il dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore “Einaudi-Guerrisi”, Antonino Muzzupappa che in un corposo comunicato stampa si dissocia, unitamente a tutto il personale docente e Ata, dalla proposta dei consiglieri provinciali. Nello specifico il piano proposto prevederebbe un accorpamento a partire dal prossimo anno scolastico dell’Istituto Tecnico “Einaudi” di Palmi con l’Istituto professionale, “Ferraris” e l’Istituto Agrario. Attraverso una missiva indirizzata al presidente della provincia Giuseppe Raffa e all’assessore PI Giovanni Calabrese il dirigente scolastico ha fatto presente che «l’Istituto Tecnico “Einaudi” è già stato ridimensionato e accorpato al Liceo Artistico “Guerrisi” di Palmi. Tale accorpamento è iniziato proprio nell’anno scolastico in corso, coinvolgendo docenti e strutture differenti verso un ”progetto comune” che a fronte di non trascurabili difficoltà organizzative e amministrative sta cominciando a produrre risultati apprezzabili in termine di sinergia tra i due istituti». La richiesta pertanto avanzata da Muzzupappa è quella «di intervenire affinché venga salvaguardato il percorso didattico-formativo già in corso senza modificarlo». Il dirigente definisce la proposta Saletta-Barone «non condivisibile dal punto di vista formativo e gestionale e se venisse accettata sarebbe deleteria, perché in un’ottica di riduzione della spesa pubblica verrebbero sprecate risorse organizzative, economiche e finanziarie già impegnate per l’accorpamento Einaudi-Guerrisi in corso». Da questo ragionamento parte la “controproposta”: «A nostro avviso, se davvero occorre operare nuovi accorpamenti, non sarebbe più logico accorpare l’Istituto o “Severi” di Gioia Tauro con l’Istituto professionale, industriale e artigianato “Ferraris” e l’Istituto Agrario di Palmi, i quali non hanno iniziato l’iter del dimensionamento?». Secondo Muzzupappa «sarebbe un crimine interrompere il lavoro sinergico fra le sue istituzioni Guerrisi e Einaudi. (i.p.) In breve ROSARNO Il confronto polemico dopo le dimissioni di trenta giovani dalla Consulta L’assessore Bonelli smentisce Papaianni Giuseppe Lacquaniti ROSARNO Giunge puntuale la replica dell’assessore Francesco Bonelli, dopo le dimissioni dalla Consulta Giovanile comunale del presidente Pasquale Papaianni e di 30 giovani, rappresentanti di associazioni culturali e agenzie educative cittadine. In una nota stampa, Bonelli, dispiaciuto per le critiche mosse al suo operato, dichiara come la cattiva gestione della Consulta non sia da attribuire all’Assessore alle Politiche giovanili. Anzi «desidero si sappia che il vice presidente e il segretario rassegnarono le dimissioni dalle rispettive cariche, assieme ad altri membri del Consiglio in aperto contrasto con il presidente Papaianni, ancor prima che egli si di- mettesse assieme a 27 ragazzi dell’assemblea». Precisa «che, già dallo scorso anno, andarono via dalla Consulta altri ragazzi che pur contribuirono alla sua stessa costituzione». Tutti giovani – a suo dire – «che avrebbero dato un validissimo contributo in termini di qualità, quantità e pluralità di voce, ma costretti a lasciare il progetto in quanto in netto contrasto e dissenso dal modo di operare del Presidente del Consiglio». L’assessore Bonelli sostiene che «le perplessità palesate durante la riunione del Consiglio della Consulta, circa la partecipazione di Papaianni e quella di altri due membri della Consulta ad un organo di direttivo politico (il Psi,n.d.c.), mi sono state sollevate anche dal vice presidente (motivo per il quale ha rassegnato le sue L’assessore Francesco Bonelli dimissioni) e da altri componenti il Consiglio. Anzi, in quell’occasione ho esordito dicendo: «Premesso che mi fa piacere constatare che alcuni ragazzi abbiano aderito ad un partito politico, questo è segno di maturità e di attenzione alle problematiche di una comunità, a prescindere dal colore o bandiera; però qualcuno mi ha posto il problema di incompatibilità dei ruoli ed è giusto che si affronti questo argomento». Dopo aver replicato alle contestazioni mossegli, l’Assessore Bonelli dichiara di voler lavorare «per ristrutturare la Consulta con chi ha deciso di restare, con le nuove adesioni e con chi ci ripenserà. Rivedremo il regolamento e lo statuto, in quanto quello ereditato dal periodo commissariale è carente sotto molti punti». POLISTENA Il partito dei comunisti ROSARNO Autista rapinato 200 euro il bottino ENNESIMA rapina portata a termine con il più semplice degli stratagemmi. Questa volta la vittima è un autotrasportatore di 37 anni che lavora per conto della ditta “S. di S. e c.” con sede a Catanzaro, attiva nel settore della vendita di cosmetici e prodotti per parrucchieri. Mentre si trovava in sosta a bordo del furgone Ford Transit, è stato affrontato da un ignoto malfattore armato di pistola con il volto scoperto che, sotto la minaccia dell’arma, lo ha costretto a consegnare il portafogli contenente la somma euro 200 circa. (g.s) GIOIA TAURO Domani conferenza del prof. Lucio Villari CONFERENZA La Giunta interviene dopo l’intimidazione al comandante dei vigili urbani Cinquefrondi reagisce alle pressioni criminali CINQUEFRONDI. «Senza paura, dobbiamo essere uniti contro la criminalità». Questo il messaggio che giunge da Cinquefrondi, all’indomani dell’intimidazione al Comandante della polizia municipale dott. Domenico Muzzupapa. Mercoledì mattina, l’auto della moglie, è stata fatta bersaglio di un colpo di pistola. Ieri mattina, l’intera giunta comunale con in testa il sindaco Marco Cascarano, ha incontrato i giornalisti, per esprimere totale vicinanza e solidarietà al dott. Muzzupapa e alla sua famiglia, nonché a tutti i cittadini, vittime, negli ultimi tempi, di rapine, danneggia- menti e di atti di vandalismo. Il primo cittadino, nel sottolineare che l’Amministrazione comunale «non accetta condizionamenti da nessuno», ha annunciato che a breve ci sarà una reazione decisa, sul territorio, da parte dello Stato. Lo stesso sindaco, dopo aver rivolto a tutto il personale del Comune l’invito ad andare avanti senza farsi intimorire, ha aggiunto: «Il comandante Muzzupapa è una bandiera della legalità per caratteristiche umane e professionali, e rappresenta uno dei pilastri su cui si fonda il rinnovamento che noi auspichiamo. Do- po la sequenza di episodi gravi dei giorni scorsi, ora siamo all’assurdo. La politica deve essere unita». L’intero consiglio comunale, maggioranza ed opposizione insieme, hanno sottoscritto un documento congiunto nel quale, tra l’altro, si afferma che «Cinquefrondi non si piegherà mai a coloro che tentano di intimorirla e non sarà ostaggio di nessuno. Non possiamo tacere – si legge ancora nel documento – su quanto purtroppo è accaduto alla moglie del nostro comandante dei vigili urbani, vittima di un danneggiamento di chiara natura 'ndranghetista. Al comandante, alla sua famiglia, ai cittadini onesti assicuriamo tutto il nostro impegno e tutta la nostra determinazione». In conferenza stampa, è stato anche annunciato che l’Amministrazione comunale ha già messo in campo tutte le iniziative volte al ripristino della sicurezza e dell’ordine pubblico. Sulla scia del sindaco gli interventi dell’assessore Anselmo Scappatura, di Rosario Galluccio, presidente della Comunità Montana versante tirrenico settentrionale, il quale ha invocato he «provvedimenti incisivi nel contrastare fenomeni che evocano brutti ricordi per la cittadina».(a.se) SU INIZIATIVA dell’Adic (Associazione donne insegnanti calabresi) domani, sabato 26 novembre, nell’ambito delle manfestazioni promosse per i centocinquanta anni dell’Unità d’Italia, il prof. Lucio Villari, Ordinario di Storia contemporanea all’Università Roma 3, terrà a Gioia Tauro (Palazzo Baldari-ore 16,30) una conferenza sul tema “Riflessione storica sul Risorgimento”. L'illustre relatore - docente di chiara fama - sarà presentato dalla prof. Luigia Morgante Rodinò che guida il direttivo dell’Adic. Si tratta di un importante appuntamento culturale per tutti gli appassionati di storia. (g.s) Giorgia Sorace eletta segretaria del circolo di Rifondazione Attilio Sergio POLISTENA Nel corso del congresso di sezione, Giorgia Sorace è stata eletta nuova segretaria del circolo “Rocco Pizzarelli” di Polistena del partito della Rifondazione Comunista. «Cari compagni – ha affermato Giorgia Sorace al momento della sua elezione – è doveroso da parte mia ringraziare tutti i componenti del circolo “Rocco Pizzarelli” per aver creduto in me e per avermi nominata neo segretaria dello stesso. Da oggi si inizia un percorso serio fatto di sacrificio e lavoro, dove tutti e sottolineo tutti, devono contribuire, nel loro piccolo, a far rinascere un partito come il nostro che ha già dimostrato di avere larghi consensi, non solo a livello locale, ma anche a livello provinciale con l’elezione del nostro consigliere Giuseppe Longo». Dal congresso di Polistena è emerso che la linea politica di Rifondazione è una ed inequivocabile: «Una lotta continua contro le banche e la corrente neo-liberista che arieggia, in maniera asfissiante, negli ultimi mesi nel nostro Paese; contro le precarietà, al fianco dei lavoratori e degli studenti». Secondo Giorgia Sorace, «è proprio adesso che l’Italia ha bisogno di una ventata d’aria fresca, rossa e comunista». Giorgia Sorace L’impegno del Prc a livello comunale, vedrà la stessa Giorgia Sorace, nella veste di consigliere comunale (gruppo misto), presentare una serie di problematiche, da discutere all’interno del civico consesso, tra le quali: la petizione per la riapertura della strada provinciale Sp5 Cinquefrondi-Mammola ed un deciso e forte no al rigassificatore di Gioia Tauro. Ricordiamo che recentemente la Sorace ha ingaggiato un braccio di ferro con l’Amministrazione di Polistena, facendo emergere una evidente divergenza. Inoltre, Giorgia Sorace ha proposto, «una collaborazione a trecentosessanta gradi con il circolo cinquefrondese del Prc, in quanto – suo parere – rappresenta un punto di forza non solo per il circondario ma anche per tutta la provincia». 41 Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011 Reggio Tirrenica . ROSARNO In videoconferenza da Milano la collaboratrice di giustizia, Rosa Ferraro, ha delineato scenari sconvolgenti accusando la cosca Pesce «Avevano chiesto a mio fratello di uccidermi» Secondo la collaboratrice di giustizia era presente anche il padre al vertice in cui fu deciso di eliminarla Ivan Pugliese PALMI Un pericolo incombente per la propria vita e i primi accertamenti della GdF che iniziarono a svelarle il mondo perverso nel quale era caduta. Sono gli elementi chiave che hanno caratterizzato la prima giornata di racconto di Rosa Ferraro, la collaboratrice di giustizia chiamata a deporre nell’ambito del procedimento “All Inside” in corso di svolgimento dinanzi al Tribunale collegiale di Palmi. Era stata programmata già da alcune settimane la deposizione della donna, legata alla famiglia Pesce di Rosarno (al centro del procedimento), suddivisa in tre atti, il primo andato in scena nella giornata di ieri. Dopo oltre 5 ore di attesa tra ritardi e eccezioni sollevate da alcuni collegi difensivi che si sono opposti sull’utilizzabilità di alcune dichiarazioni rese dalla donna alla Procura antimafia di Reggio Calabria ed alla Polizia giudiziaria, il processo è realmente partito soltanto nelle ore pomeridiane. Il Tribunale collegiale (Concettina Epifanio presidente con a latere Maria Laura Ciollaro e Antonella Crea), per l’occasione si è trasferito in blocco presso l’aula bunker del Tribunale di Milano, dove erano presenti anche il sostituto della Dda reggina Alessandra Cerreti e il Pm del Tribunale di Palmi, Giulia Pantano, oltre che alcuni avvocati (gli altri, assieme a buona parte degli imputati, erano in aula bunker a Palmi che assistevano in video conferenza). La Ferraro ha deposto soltanto per un paio d’ore; poi, infatti, ha dovuto sospendere l’escussione perché, a causa delle sue precarie condizioni di salute, non se l’è sentita di andare avanti. La donna ha subito riferito della riunione dagli esiti inquietanti per la sua persona, durante la quale, alla presenza del padre e del fratello, sarebbe stata sancita la decisione di ucciderla. A riferirle tale drammatica circostanza sarebbe stato il fratello, che in una confidenza le avrebbe rivelato anche di essere stato prescelto per farla fuori: compito per il quale l’uomo si sarebbe però rifiutato. Lo stesso sarebbe stato designato perché a causa del suo stato di salute non avrebbe poi pagato dazio alla giustizia. La Ferraro ha riferito anche dello scontro avuto con Salvatore Pesce, presso la casa del quale ha lavorato per un certo periodo come badante. Scontro legato alle prime indagini che avevano interessato alcune attività commerciali che erano state attenzionate nel 2006 dal Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro. In particolare, l’intestazione fittizia di un conto corrente aperto per creare un’attività commerciale che il Pesce avrebbe poi intestato alla donna, situazione questa che lei avrebbe però disconosciuto fino ai controlli della Guardia di Finanza effettuati anche a casa della Ferraro. La donna, allarmata dai controlli della GdF, dopo aver lasciato la sua attività di badante e, dopo lo scontro verbale con il Pesce, avrebbe iniziato a ipotizzare l’opportunità di collaborare con le Forze di Polizia. Situazione intollerabile per gli appartenenti alla cosca che avrebbe poco tempo dopo ipotizzato di eliminarla. La collaboratrice ha riferito anche di una telefonata che avrebbe ricevuto da parte un componente delle forze GIOIA TAURO La sentenza del Gup con il rito abbreviato Verdetto per tentata estorsione Piromalli condannato a otto anni Gioacchino Saccà GIOIA TAURO Rivelazioni scioccanti della collaboratrice Rosa Ferraro al processo All Inside dell’ordine che, mentre si trovava in visita, come soleva fare tutte le domeniche, alla tomba della madre, l’avvertiva di tornare subito a casa senza spiegarle però il motivo. Il sottointeso lascerebbe pensare che la donna, in quel momento, si sarebbe trovata in pericolo di vita. Il racconto era cominciato con un “dipinto” abbastanza triste della realtà familiare della Ferraro caratterizzato da lutti e da difficili situazioni in famiglia che, per un certo periodo, l’avevano tenuta lontana da Rosarno. Momenti della deposizione in cui le è stato difficile trattenere la commozione. Poi la decisione di tornare per stare vicino alla sorella malata. La donna ha anche richiesto di togliere il paravento che celava la sua persona nel corso della testimonianza, richiesta accolta dalla presidenza del Tribunale. Un modo, probabilmente, per affrontare a viso aperto chi le stava di fronte. La prima operazione “All inside” risale al 28 aprile 2010 e ha portato dietro le sbarre una quarantina di affiliati alla cosca Pesce. Dopo quella data sulla stessa famiglia si è abbattuto un autentico ciclone giudiziario che con le operazioni collegate “All inside 2” e, in fine “All clean”, ha portato in carcere decine di persone presunte affiliate o contigue al potente clan e al sequestro di beni per un valore complessivo di quasi duecento milioni di euro. Sono 63 gli imputati, alcuni dei quali latitanti, interessati dal processo. Otto anni di reclusione perchè ritenuto responsabile, in concorso con altre persone, del tentativo di estorsione ai danni degli imprenditori Francesco e Serafino Vadalà, titolari di una azienda ubicata sulla statale 111 di Gioia Tauro. Questa la condanna emessa ieri sera a Reggio Calabria dal Gup della Procura distrettuale antimafia, dott. Laganà, al termine del processo con rito abbreviato nel quale è stato giudicato Girolamo Piromalli, 31 anni, di Gioia Tauro. Il Pubblico ministero, dott. Musarà, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto una condanna pari a sedici. I difensori di Piromalli, avv. Gregorio Cacciola e avv. Domenico Alvaro, hanno sostenuto nel dibattimento che la vicenda non andava assolutamente inquadrata come fatto dalle scontate connotazioni mafiose così come era stata definita dagli investigatori perchè la stessa non aveva, e non erano stati dimostrati, collegamenti di sorta con la "realtà" locale. Ma che si trattava, invece, tanto per il Piromalli che per gli altri, di un puro e semplice, come gli stessi fatti hanno dimostrato, tentativo di truffa ai danni della ditta Vadalà. I due difensori hanno, infatti, Girolamo Piromalli evidenziato che al di là della richiesta, avanzata in tempi diversi ai titolari della azienda operante nel campo della fornitura di arredi ed accessori per bar e supermercati e di una concessionaria di autovetture, quantificata in trentamila euro, al momento conclusivo, ovvero quello della consegna del denaro, che non si è di fatto verificata, non c'erano state "reazioni" di sorta. Insomma la richiesta di denaro non era andata a buon fine, ossia era andata a vuoto, e in buona sostanza, hanno ribadito gli avvocati Cacciola e Alvaro, non si era verificato alcunchè da far pensare ad una azione voluta dalle cosche e concertata con le stesse. La tesi dei due difensori di Girolamo Piromalli, è stata parzialmente accolta per cui lo stesso è stato condannato esattamente alla metà degli anni chiesti dalla pubblica accusa. Piromalli era finito in manette il dieci dicembre dello scorso anno dopo lunghe indagini della Polizia seguite alla denunzia della tentata estorsione e con lui erano stati arrestati altri sei gioiesi: Vincenzo Bonasorta, 41 anni, Domenico Gulluni, 24 anni, Santo Larosa, 44 anni, Salvatore Plateroti, 42 anni, e Cosimo Romagnosi, 28 anni. A tutti era stato contestato, in concorso, il tentativo di estorsione finalizzato con comportamenti e atteggiamenti intimidatori, a spingere i fratelli Vadalà a mettere a loro disposizione una cospicua somma pari a trenta mila euro. Piromalli, giovane emergente della omonima famiglia (era anche cognato di Vincenzo Priolo ucciso a Gioia la scorsa estate), ha scelto il rito abbreviato. Gli altri sei che rispondono della stessa accusa, ovvero tentata estorsione in concorso, saranno giudicati con rito ordinaria il prossimo quindici dicembre presso il Tribunale di Palmi (presidente la dott. Concettina Epifanio). Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011 43 Reggio Ionica . MELITO P. S. Grazie anche alla collaborazione della Provincia, messo a punto un “aggregato culturale” Musei, una biblioteca e l’archivio storico Il Comune ricostruisce le proprie radici In fase di ultimazione il trasferimento delle strutture nelle sedi che si stanno attrezzando Giuseppe Toscano MELITO Due musei, una biblioteca e un archivio storico. La città riscopre la centralità della cultura con il pacchetto di progetti promosso dall’amministrazione comunale di Melito Porto Salvo, prossimo ad arrivare a compimento. L’aggregato culturale sarà costituito dal museo garibaldino, dall’archivio dei documenti storici del Comune, dalla biblioteca e dal museo del bergamotto. Dal punto di vista logistico sono già state individuate le sedi che ospiteranno i nuovi servizi. Le memorie documentali saranno custodite all’interno dell’ex mercato coperto di via Nazionale. Il museo garibaldino avrà la sua sede naturale nel mausoleo realizzato sul Lungomare dei Mille, mentre il museo del bergamotto e la biblioteca saranno sistemati al piano terra dell’ex carcere di via Del Fortino. «L’iter che ci porterà fino all’inaugurazione del programmato aggregato culturale – ha spiegato il sindaco Giuseppe Iaria – può essere considerato in fase di ultimazione. Da qui a breve la nostra cittadina vedrà la nascita di una serie di novità a dir poco interessanti. Con questa operazione ad ampio spettro abbiamo voluto ribadire con assoluta chiarezza quanto importanti siano per noi la memoria storica e la cultura». Un settore su cui l’amministrazione comunale intende puntare non solo per onorare la memoria storica della città, ma anche per “narrarne” il suo divenire. In questo preciso momento, secondo le notizie che arrivano da palazzo municipale, è in corso l’allestimento dei locali per la biblioteca, tanto che si sta procedendo all’acquisto degli arredi necessari e di un impianto di videosorveglianza. A giorni prenderà il via anche la fase di trasferimento dell’archivio storico, che passerà dagli scantinati del Municipio alla nuova “casa”. Il tutto avverrà con il monitoraggio costante della Sovrintendenza archivistica di Reggio Calabria, da cui sono arrivate indicazioni, consigli e inviti a trattare tutto il materiale esistente con le dovute e necessarie attenzioni. La necessità di dare una sistemazione dignitosa ai documenti che arrivano dal passato (alcuni risalgono addirittura al 1800), non poteva in alcun modo essere procrastinata ulteriormente. Stipati in carpette o scatoloni, tutti ammantati da un deprimente strato di polvere, rischiavano di essere danneggiati in maniera irreversibile. Da qui l’impellenza di adottare le contromisure necessarie per favorirne la conservazione e possibilmente per renderli fruibili alla collettività, agli appassionati, agli studenti. «Le operazioni relative all’archivio storico – ha aggiunto il sindaco melitese – saranno seguite passo passo dalla Sovrintendenza, assieme a cui si studierà il modo più idoneo di procedere alla catalogazione di documenti, delibere, lettere e atti storici». Di acquisti in corso si parla anche Carmelo Polimeni, Elisa Spagnolo, Giuseppe Massara MELITO Cerimonia per il nuovo dirigente Inps, il testimone da Giuseppe Massara a Carmelo Polimeni L’ex mercato coperto di via Nazionale ospiterà i documenti storici del comune Il mausoleo sarà la sede naturale del museo garibaldino MONTEBELLO Il Comune non garantisce più l’apposito servizio per il museo garibaldino e per il museo del bergamotto. Si cercano macchinari, indumenti, armi e attrezzi d’epoca per rendere “fruibili” al massimo le due nuove realtà. Il museo tematico sul bergamotto nascerà in forza di un accordo stilato a gennaio di quest’anno, dall’Amministrazione provinciale (ente finanziatore) con il Comune di Melito Porto Salvo. Il progetto – che prevede la realizzazione di uno spazio attrezzato che, racchiudendo la storia del bergamotto, metta in risalto l’importanza che lo stesso, da sempre, ha avuto per l’economia locale – è stato promosso dall’Amministrazione provinciale. MALTEMPO Dopo il crollo del ponte MELITO. La direzione dell’agenzia Inps di Melito è passata da Giuseppe Massara a Carmelo Polimeni. Il passaggio di consegne è avvenuto ieri mattina, alla presenza della dirigente provinciale di area dell’Istituto, Elisa Spagnolo, e dei delegati di zona di sindacati e patronati. Il ricambio si è reso necessario per il collocamento a riposo (la data di fuoruscita dal servizio è l’1 dicembre) di Massara. «D’intesa con il direttore provinciale Umberto Valenti – ha spiegato il direttore di agenzia uscente – abbiamo ritenuto doveroso dare una veste di ufficialità a questo momento, che è stato concepito come una vera e propria cerimonia per lo scambio di consegne. Il passaggio del testimone davanti ai soggetti (sindacalisti e responsabili dei patronati) che con noi si relazionano maggiormente e dei giornalisti, assume pertanto un doppio significato: rendere sempre più aperta questa amministrazione e dare continuità al delicato lavoro che viene svolto sul territorio». Visibilmente emozionato, Massara ha poi indicato alcuni dei risultati ottenuti negli ulti- mi anni dall’agenzia melitese, evidenziando le condizioni difficili in cui si trova il territorio, a causa di ritardi, mancanza di opportunità, spesso di bisogni impellenti. Parole di grande apprezzamento per l’opera svolta dal direttore uscente sono state espresse dai delegati dei patronati e dalla dottoressa Spagnolo: «Massara – ha detto – è stato un autentico pilastro per la nostra amministrazione. Grazie alla sua disponibilità, alle sue capacità e ai suoi modi di relazionarsi con i colleghi e con l’utenza, ha consentito all’agenzia di Melito di divenire un modello di organizzazione ed efficienza». Da parte sua, il neodirettore, ha espresso la volontà di proseguire lungo la strada tracciata da Massara, chiedendo la collaborazione di tutti coloro con cui, dal primo dicembre in poi, avrà quotidianamente da fare. La ciliegina sulla torta è stata posta in chiusura di cerimonia, quando è stato annunciato che a breve aprirà nelle sede dell’Inps uno sportello dell’Inpdap. Una sinergia – è stato auspicato – che non mancherà di produrre risultati lusinghieri.(g.t.) Ha relazionato all’Università della Calabria Le strade di Saline come discariche Natile e Platì restano Uno studente di Chorio auto e pedoni costretti alle gimkane in stato di “allerta” ha “conquistato” Famiglie ancora divise le autorità europee Federico Strati MONTEBELLO JONICO Scaldabagni arrugginiti, carcasse di lavatrici e di televisori, parabole satellitari, sedie, materassi, divani, stendi panni e perfino due cucine! Non manca proprio nulla. E non stiamo parlando di un’isola ecologica, cioè una di quelle aree destinate alla raccolta differenziata di rifiuti ingombranti esistenti in tutti i paesi limitrofi (Melito Porto Salvo, Motta S. Giovanni, Palizzi, Bagaladi), ma di una delle arterie più trafficate di Saline Joniche, quella che conduce a via Serro ed alle borgate Fucidà, Mantineo e Vena. Per intenderci, pieno centro abitato e non estrema periferia. È da quest’estate che accanto ai cassonetti presenti sulla strada e destinati alla raccolta di rifiuti solidi urbani i cittadini, sprezzanti delle più semplici regole del vivere civile, conferiscono rifiuti in maniera indiscriminata, compromettendo non solo il decoro urbano, ma anche la salute pubblica. Nonostante sulle pagine di questo giornale più volte sia stata evidenziata la problematica, la situazione peggiora di settimana in settimana. Da un lato il Comune si limita a svuotare i cassoni, senza rimuovere gli ingombranti presenti all’esterno; dall’altro i cittadini continuano a gettare di tutto in quell’area. Periodicamente viene anche appiccato il fuoco per Giuseppe Pipicella BOVALINO Rifiuti ingombranti in via Serro, in pieno centro abitato smaltire la quantità di ferraglia presente sulla strada (e che a volte costituisce un vero e proprio pericolo per la circolazione), rendendo l’aria irrespirabile. La mancanza di controlli (per i trasgressori è prevista l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da un minimo di 105 ad un massimo di 620 euro: ma nel territorio comunale una contravvenzione del genere non è mai stata applicata) legittima ancora di più comportamenti irresponsabili che poco hanno a che fare con le regole del vivere civile. A volte gli ingombranti (come si vede anche dalla foto) invadono la carreggiata al punto da costringere gli automobilisti ad autentiche serpentine per non centrare uno scaldabagno o la carcassa di un televisore. Al momento, l’amministrazione comunale non garantisce un servizio gratuito per il ritiro degli ingombranti a domicilio. Tempo fa, invece, il Comune aveva attivato un apposito servizio per il ritiro: i cittadini, infatti, potevano fare richiesta telefonando ad un numero verde e, previi accordi con la ditta incaricata, veniva fissato l’appuntamento e la data del prelievo a domicilio. Il tutto durò solo per un breve periodo, anche perché il contratto con l’Ased (società di smaltimento rifiuti cui il Comune aveva esternalizzato il servizio) è scaduto e non è stato rinnovato. E scene come quelle visibili a Saline, purtroppo, si registrano in tutto il territorio comunale: da Tegani a Masella, da Riace a Sant’Elia, fino ad arrivare a Fossato. Lo stato di emergenza per le comunità di Platì e Natile, i due centri aspromontani maggiormente colpiti dalle piogge dei giorni scorsi, continua e lo stato di allerta è stato prorogato fino alla mezzanotte di oggi. Intanto ieri a Natile è stato aperto un sentiero per l’accesso all’abitato di Natile Vecchio che è rimasto isolato da martedì pomeriggio per il crollo di un tratto del ponte sulla fiumara “Careri” e per due frane cadute all’ingresso del centro abitato. I tecnici del Comune di Careri e della Protezione civile hanno portato a termine un intervento di somma urgenza deviando per un breve tratto il corso delle acque della fiumara in modo da ricavare una via di accesso al ponte e superare, soltanto a piedi, il primo ostacolo verso l’abitato di Natile Vecchio. Con la collaborazione di vigili urbani, carabinieri, polizia e dei giovani della Cri della sezione di Careri è stato possibile prestare i primi interventi di soccorso alle famiglie che hanno subito i maggiori danni e che soltanto ieri hanno potuto ricongiungersi: il crollo del ponte aveva anche diviso tante famiglie con i figli a Natile Nuovo ed i genitori nel vecchio centro. Purtroppo però ha continuato a piovere e tanta gente è rimasta col fiato sospeso. A Platì si lavora per ripristinare la viabilità soprattutto a A Natile si lavora per liberare il ponte valle dell’abitato sulla vecchia statale 112 interessata da movimenti franosi. Per ripristinare interamente la viabilità occorrerà attendere parecchio tempo e tanti soldi. La situazione è costantemente monitorata dall’ufficio tecnico del Comune, diretto dall’ing. Antonio Marvelli e dai tecnici della Provincia. Si passa a senso unico con l’autorizzazione dei tecnici incaricati. A Platì e nelle frazioni Senole e Lauro, inoltre, manca l’acqua potabile in quanto alcune condotte idriche sono state distrutte dalla “piena” del torrente Ciancio, che tanti danni ha provocato penetrando nel centro abitato. Ancora scuole chiuse sia a Natile che a Platì, in attesa che almeno da domani possa cessare lo stato di allerta. Nei due centri aspromontani verrà richiesto lo stato di calamità naturale. MELITO. Ha idee chiare sull’Unione Europea e le sue relazioni suscitano puntualmente commenti positivi. Era successo a maggio al Festival d’Europa, promosso dall’European University institute di Fiesole; è successo anche di recente all’Università della Calabria. In questa seconda circostanza, Alessandro Nato, giovane studente originario di Chorio del corso di laurea magistrale alla facoltà di Scienze politiche dell’Università della Calabria, ha parlato davanti ad alcuni rappresentanti delle istituzioni europee, tra cui il primo vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella, e la vicepresidente del Comitato economico e sociale, Anna Maria Darmanin. Promosso in contemporanea ad altri atenei europei, l’incontro si proponeva di raccogliere nuove idee provenienti dai giovani «per poi portarle all’attenzione delle istituzioni europee, e creare un’Europa più giovane e più efficiente». Vivo interesse ha suscitato il discorso sviluppato da Alessandro Nato, attorno all’idea «basata sulla necessità di ripartire da un efficiente modello sociale europeo per superare la crisi economica attuale e per evitare che le disuguaglianze sociali marcate, le misure di austerity e la disoccupazione producano un’alta tensione sociale che sfoci in manifestazioni violente». Nato ha posto l’accento sull'impegno che l’Ue deve garantire per promuovere un’istruzio- Alessandro Nato ne di qualità all’interno degli Stati membri. «La mia idea – sottolinea lo studente di Chorio – ruota attorno al fatto che solo attraverso un’istruzione di qualità si può eliminare l’ereditarietà sociale dello svantaggio e permettere ai giovani di emanciparsi e muoversi dalla loro posizione sociale di partenza; ad esempio solo attraverso l’istruzione si può dare l’opportunità ad un giovane calabrese figlio di un operaio di lavorare dentro le istituzioni europee». Parole di compiacimento, per gli interventi di Nato e dei suoi colleghi, sono state espresse dalle autorità presenti che, particolarmente e piacevolmente colpite dalle idee dei giovani calabresi, hanno sottolineato il fatto che «solo attraverso queste iniziative si può collegare il centro, la capitale dell’Unione Bruxelles, alle periferie europee».(g.t.) Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011 45 Primo Piano . OPERAZIONE “BLACK GARDEN” L’amarezza profonda del Comitato “No discarica”: «Com’è possibile offendere così gravemente un territorio?» Casignana, tante domande senza risposta Crinò disse: «Obiettivo primario è la tutela della salute». E l’Arpacal: «Impossibile che fuoriesca percolato» Antonio Condò CASIGNANA Gli unici a far sentire la propria voce, a poche ore di distanza dall’operazione “Black Garden” condotta dalla Dda di Reggio Calabria, sono i componenti del comitato “No discarica” che da anni conducono una convinta battaglia, ribadiscono ancora oggi, «solo a tutela della salute pubblica, dell’ambiente e del futuro dei nostri figli». Vano ogni altro tentativo di raccogliere umori e impressioni in una collettività che s’interroga su quanto accaduto, sulla vicenda che ha coinvolto il primo cittadino di Casignana, presidente dell’Assemblea dei sindaci della Locride, politico e professionista molto conosciuto a livello regionale, tra i titolari dell’avviatissimo Studio Radiologico di Siderno. Il Comitato afferma che «la vicenda appare sicuramente grave». E pur lasciando «ovviamente agli organi preposti il compito di fare chiarezza» si chiede «se verranno accertate le responsabilità, a qualsiasi titolo e a chiunque attribuite, come possa essere mai possibile che si arrivi ad offendere così gravemente il territorio». C’è amarezza nelle riflessioni dei rappresentanti del Comitato i quali vogliono ancora una volta sottolineare che «le discariche servono per un bene comune; e anche questa di Casignana deve servire per un bene comune, ma cambiando registro e nel rispetto delle normative vigenti». Nello specifico, tornando all’operazione “Black Garden”, il sodalizio conferma che si tratta di «niente di nuovo per noi del Comitato. I risvolti di oggi – evidenzia – ci ripropongono il problema, increscioso come sempre. Per noi cittadini di questo territorio non rappresentano una battaglia vinta, tutt’altro». Per meglio spiegare il significato di questa riflessione, il Comitato torna a quell’importante “tavolo tecnico” tenutosi il 21 settembre scorso al Municipio di Casignana. «Dopo quelle notizie rassicuranti – dicono – speravamo che le cose si sarebbero mosse nel verso giusto; ecco perché la battaglia oggi è doppiamente persa, perchè si è ancora una volta fatta confusione sullo stato di salute dei nostri luoghi e quindi dei nostri figli. Ecco perché ci interroghiamo, per l’enne- sima volta, sulle notizie che ci venivano propinate, periodicamente, in merito all’intera vicenda e, in particolare, sul torrente “Rambotta” e su tutti i terreni limitrofi”. Il Comitato ora auspica solo «un futuro senza ulteriori problemi, un’urgente bonifica del sito e l’inizio della raccolta differenziata fatta in modo serio e produttivo». Fin qui le impressioni del sodalizio che per bocca del suo presidente Antonio Praticò, per l’ennesima volta intende ribadire di aver «sempre chiesto che fossero eseguite accurate analisi del suolo e delle falde acquifere interessate; che venisse accertata le provenienza e la qualità dei rifiuti e che fossero sospese eventuali iniziative di ampliamento della discarica con definitiva chiusura della stessa». Nessuna strumentalizzazione, nessuna accusa ma soltanto la volontà di «tutelare la salute delle nostre famiglie, dei nostri figli anche alla luce di alcuni danni subiti dalla flora e dalla fauna e dell’aumento di casi di patologie tumorali soprattutto a carico del sangue e dell’intestino». Durante la sua attività, il Comitato ha fatto anche eseguire privatamente specifiche analisi chimiche (prelievo di campioni, sedimenti ed acque) i cui risultati sono stati sempre ritenuti preoccupanti. Durante la riunione di Casignana lo scorso settembre, gli specialisti dell’Arpacal assicurarono di aver accertato che nella zona della discarica «non vi sono falde acquifere e che la coibentazione e i lavori di ampliamento rispondono ai requisiti previsti dalla normativa». Venne altresì testualmente affermato che «è impossibile che si verifichi fuoruscita di percolato, se ciò dovesse avvenire significherebbe che è stato provocato volontariamente». In quell’occasione il sindaco Crinò affermò che «obiettivo primario dell’Amministrazione è la tutela della salute e dell’ambiente» ribadendo che «una volta accertato che la discarica garantisce tutti i requisiti di sicurezza (vi sarà anche un sistema di videosorveglianza), ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità e rispettare le decisioni impartite dagli organi superiori». In quella sede venne anche assicurato che quanto prima alla discarica sarebbero giunti rifiuti provenienti solo da pochi comuni limitrofi. In alto, la cartina della discarica... in mare. Sopra, un laghetto di liquami, e la “foce” nello Jonio Antonio Giovanni Crinò Massimo Lafronte Stefano Tallariti Giuseppe Saverio Zoccoli IL PRIMO CITTADINO DI GIOIOSA JONICA RICOSTRUISCE L’IMPEGNO PER IL SUO COMUNE Sconcertato Mazza: «L’avviso di garanzia? Allucinante» Rocco Muscari LOCRI «È allucinante che a un amministratore che cerca di affrontare e risolvere i problemi di una collettività di ordine igienico-ambientali, venga notificato un avviso di garanzia dove, tra l’altro, non gli viene contestata una condotta specifica». Si dice amareggiato Mario Mazza, avvocato penalista e sindaco di Gioiosa Jonica, nel commentare l’inaspettata informazione di garanzia nell’ambito dell’operazione “Black Garden”, nella quale la Distrettuale Antimafia reggina gli contesta che «in qualità di sindaco effettuava una gestione non autorizzata dei rifiuti». Un gestione che il primo cittadino afferma non essere di propria competenza: «Nel periodo estivo nel pieno dell’emergenza rifiuti – afferma – mi sono attivato, a seguito di quanto mi è stato segnalato dall’impresa preposta alla raccolta e smaltimento della spazzatura del mio Comune, a trovare una soluzione telefonando sia all’allora commissario regionale per l’emergenza generale Graziano Melandri al fine di chiedere un intervento, sia alle imprese che gestivano gli impianti di Siderno e Casignana per domandare se fosse possibile scaricare». Mazza sottolinea di non ricordare una vicenda specifica che possa aver indotto gli inquirenti ad iscriverlo nel registro degli indagati. «In piena emergenza ci sono state diverse riunioni del Comitato e dell’Assemblea dei sindaci e si cercava di allocare i rifiuti solidi nelle discariche autorizzate. Da parte mia ho inteso non emettere ordinanze tese a indicare luoghi diversi da quelli consentiti dalla Regione, insistendo a chiedere la possibilità di scaricare nei siti consortili, qual è Casignana». «Al momento non ricordo – prosegue Mazza – se all’esito dell’eventuale telefonata con il sindaco Pietro Crinò o con i tito- ACCESE PROTESTE POPOLARI, POI L’ORDINANZA DI DIVIETO. MA DURÒ SOLO 15 GIORNI Mario Mazza lari dell’impresa che gestisce la discarica di Casignana, ci sia stata una “autorizzazione” a scaricare i rifiuti prodotti a Gioiosa; comunque escludo di aver siglato atti formali in quel senso, anche perché la materia non è di mia competenza, e non è certo il sindaco a dover smaltire i rifiuti». E conclude: «C’era un forte stato di necessità da affrontare e come spesso capita tocca al sindaco intervenire per cercare una soluzione anche laddove non gli compete. Purtroppo da amministratori paghiamo il nostro doveroso impegno per i cittadini, che ora assume i contorni vergognosi di un avviso di garanzia». OGGI SI RIUNIRÀ IL COMITATO DEI SINDACI Quei camion maleodoranti che “passano” da Bianco Ammendolia incredulo: Antonello Lupis ROCCELLA Risale a marzo scorso una delle numerose e fragorose proteste inscenate negli ultimi tre anni circa da decine e decine di cittadini contro la discarica consortile di Casignana. A metterla in atto, circa otto mesi fa, erano state le circa 40 famiglie residenti nella contrada “Crocefisso” di Bianco che in modo perentorio bloccarono la viabilità lungo l’arteria che attraversa la popolosa contrada bianchese –dove, appunto, vi sono decine di abitazioni nelle quali vivono anche persone anziane e bambini – non consentendo il passaggio dei mezzi pesanti che trasportavano i rifiuti solidi urbani successivamente riversati nell’apposito sito situato nel territorio del comune di Casignana. «Non ne possiamo più – dichiararono ad alta voce gli avviliti abitanti della contrada Crocefisso. A tutte le ore della giornata passano camion carichi di rifiuti che lasciano nell’aria, per via del percolato e dei rifiuti ammassati nei cas- soni, un odore irrespirabile e insopportabile. Quando poi lungo la strada utilizzata per giungere alla discarica si incrociano due mezzi, siamo costretti a chiudere le finestre, altrimenti il rischio è quello di morire asfissiati dal cattivo odore, un vero e proprio veleno per i nostri polmoni. Insomma per noi abitanti della contrada Crocefisso la vita qui è diventata un inferno. Casignana, comunque – aggiunsero i manifestanti – ha il proprio percorso, ci chiediamo perché i camion si debbano continuare a servirsi della strada di un altro comune che si sviluppa nel centro abitato e non già nel centro abitato di Casignana. Sono speciali? Non sono come noi? Non hanno in casa bambini ed anziani come noi? Chiediamo al prefetto di venire qui e rendersi così conto della situazione. Dicono di avere i soldi per fare una strada nuova. La facciano con tutti i criteri. Il Comune di Casignana prende i soldi dai Comuni che depositano la loro spazzatura nel territorio comunale ed è il comune di Casignana che deve farsi carico non solo di mettere belle mattonelle nella piazza centrale del paese, ma di non rovinare le nostre strade e, soprattutto, non imputridire l’aria che respiriamo. Questa è democrazia, questo è rispetto delle persone». Prima del blocco stradale messo in atto a marzo scorso dagli abitanti della contrada Crocefisso, i componenti delle numerose famiglie residenti nella contrada bianchese avevano fatto sentire la loro voce incontrando anche il sindaco di Bianco, Antonio Scordino. La veemente protesta spinse successivamente il primo cittadino bianchese – che nel frattempo si rese conto dei disagi patiti dai suoi compaesani – ad emettere, era l’11 marzo, un’apposita ordinanza con la quale vietò il passaggio il transito dei camion carichi di rifiuti solidi urbani dalla contrada “Crocefisso”. Il divieto però durò solo 15 giorni perché il 26 marzo l’ordinanza fu revocata. Troppe, verosimilmente, le “pressioni istituzionali”. «Serve una riflessione» Aristide Bava SIDERNO Il blocco stradale dei cittadini di contrada Crocefisso di Bianco, lo scorso marzo Stupore ma anche amarezza per la vicenda che ha portato agli arresti domiciliari il sindaco di Casignana, Pietro Crinò, è stata espressa dal presidente del Comitato dei sindaci, Ilario Ammendolia. «Ho appena appreso – si legge in una nota – dell’arresto del sindaco di Casignana Pietro Crinò. Esprimo la mia amarezza e l’assoluta convinzione che il dott. Crinò riuscirà a dimostrare la sua completa estraneità ad ogni fatto criminoso. Nelle prossime ore capiremo meglio le accuse contestate. Intanto, ritengo doveroso convocare il Comitato dei sindaci per una riflessione collettiva sull’accaduto. Una cosa ci sentiamo di dirla con consapevolezza: è sempre più difficile l’impegno politico e amministrativo nella Locride. Il rischio che vi sarà nel prossimo futuro un disimpegno di massa è molto alto. Sono sicuro che Pietro Crinò supererà questo difficile momento per lui e la sua famiglia e potrà continuare nella sua opera di amministratore e di stimato professionista». Sin qui Ammendolia, che ci ha confermato di aver convocato il Comitato dei sindaci per oggi al municipio di Siderno. Ricordiamo che Pietro Crinò ricopriva la carica di presidente dell’Assemblea dei Comuni della Locride e alcuni mesi addietro aveva anche annunciato le sue dimissioni da quell’importante incarico perchè nel momento in cui la Locride era sommersa dai rifiuti, l’utilizzo della discarica di Casignana era nell’occhio del ciclone, presa nella morsa tra le proteste di un comitato civico che riteneva la discarica inquinante e pericolosa, e la controversia con il sindaco di Bianco, Antonio Scordino, che ebbe a “bloccare” con apposita ordinanza una strada di passaggio del suo Comune. La situazione si normalizzò, poi, anche per l’intervento del prefetto. La discarica esaurì la sua capienza e venne chiusa per essere riaperta solo dopo alcuni mesi con l’attuazione di lavori di ampliamento e, soprattutto dopo verifiche che attestarono che non avrebbe comportato alcun rischio sanitario. 33 Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011 Cronaca di Catanzaro . TEST MANOMESSI ALL’UNIVERSITÀ Pronuncia della Cassazione sull'appello della Procura contro il Riesame Confermata la scarcerazione Nessuna custodia cautelare per l’assistente tecnico Antonio Cuteri La Corte di Cassazione ha confermato il provvedimento di scarcerazione di Antonio Cuteri, 42 anni, assistente tecnico dell’università Magna Græcia, addetto alle aule di Medicina, tra i principali imputati nell’inchiesta sulla presunta manomissione dei plichi contenenti i test per l’ammissione alle facoltà a numero chiuso di Medicina e Chirurgia. Il Giudice supremo ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso della Procura della Repubblica di Catanzaro che aveva impugnato la decisione del Tribunale del riesame di revocare l’ordinanza cautelare con cui l’uomo finì in carcere per la seconda volta, nell’ambito dell’ultimo filone dell’inchiesta - che nel suo excursus ha visto coinvolti anche il rettore Francesco Saverio Costanzo, e ad alcuni docenti dell’Ateneo - in cui si ipotizzano le accuse di peculato, falso e ricettazione, secondo una ricostruzione in base alla quale, per l’accusa, sarebbe esistito un sistema illecito stabile per rubare i testi delle prove per l’ammissione ai corsi di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria dell’Ateneo, in modo che i quesiti potessero essere comunicati in anticipo a candidati da agevolare, che li pagavano con soldi o favori. Il riesame ha annullato per due volte la custodia in carcere per Cuteri, e la Cassazione la prima volta aveva dato ragione alla Procura di Catanzaro, sostenendo che a carico dell’uomo sussistevano i gravi indizi di colpevolezza. Cuteri è stato difeso dagli avvocati Wanda Bitonte e Saverio Loiero. L’uomo era stato arrestato L’Opel Tigra nella quale è morto Andrea Critelli Nell’incidente morì Andrea Critelli Scontro mortale a Lido Il giudice scagiona i 2 conducenti accusati Un panorama del Rettorato e della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ateneo “Magna Græcia” una prima volta nel settembre del 2008 (e poi rimesso in libertà) poiché secondo i sostituti procuratori Salvatore Curcio e Paolo Petrolo, titolari delle indagini dei carabinieri, sarebbe stato lui, assieme a Valter Mancuso, addetto alla manutenzione delle aule all’Università, ad introdursi nelle sede della segreteria studenti, in via Smaldone, prelevando i plichi contenenti i test, in modo da conoscere in anticipo le prove per l’anno accademico 2007/08. Per quella prima accusa di furto aggravato il pro- cesso a carico di Cuteri è finito, il 5 novembre 2010, con una condanna a tre anni e nove mesi di reclusione e 40.000 euro di risarcimento all’ateneo “Magna Græcia”, e prima di lui anche il coimputato Mancuso è stato condannato a tre anni di reclusione ed al risarcimento di 25.000 euro all’Università. Nel marzo 2010 Cuteri è finito nuovamente in carcere in esecuzione di un ulteriore provvedimento cautelare (che ha portato in cella anche Mancuso, e poi tre persone ai domi- ciliari e quattordici sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) relativo alla tranche di indagini sulla presunta alterazione dei test di ammissione agli anni accademici dal 2005 al 2008. Circa dieci giorni dopo il tribunale del riesame (presidente Giuseppe Perri, a latere Sergio Natale e Francesco Agnino) lo ha rimesso in libertà ma, dopo l’impugnazione della Procura, la Suprema corte ha annullato quella decisione ravvisando i gravi indizi di colpevolezza a carico di Cuteri, e rinviando gli atti a Catanzaro per una nuova decisione. Qui, il 15 giugno scorso, il tribunale del riesame (presidente Giuseppe Perri, a latere Sergio Natale e Ilaria Tarantino) si è tuttavia discostato dalle valutazioni della Cassazione, ed ha nuovamente annullato, come richiesto dai difensori Wanda Bitonte e Saverio Loiero, il provvedimento di custodia a carico di Cuteri. Proprio su quest’ultima decisione la Procura aveva presentato ricorso in Cassazione, ora giudicato inammissibile.(g.m.) Sono stati entrambi scagionati Alessio Pizzari, 26 anni, di Catanzaro e Alessandro Lupia, 24 anni, di Lamezia Terme, accusati di omicidio colposo (Pizzari anche di guida in stato d'ebbrezza) a seguito del grave incidente stradale in cui perse la vita Andrea Critelli, avvenuto il 22 agosto 2008 nel quartiere marinaro. Il giudice dell'udienza preliminare Maria Rosaria Di Girolamo (cancelliere Mariella Lasalvia), ha infatti assolto Lupia, che aveva chiesto il rito abbreviato, «perchè il fatto non sussiste» e ha prosciolto Pizzari, al termine del procedimento in cui si sono costituiti parte civile i parenti del 19enne assistiti dagli avvocati Armodio Migali, Enzo De Caro, Vittorio Platì e Antonella Germanò. Il caso in un primo tempo sembrava destinato all'archiviazione in quanto non era emersa nessuna documentazione sullo stato ebbrezza di Pizzari. Dopo le insistenze dell'avv. Germanò, i carabinieri della Stazione di Lido effettuarono ulteriori indagini dalle quali venne accertato, secondo l'accusa, lo stato di ebbrezza di Pizzari. L'incidente si verificò introno alle 5 su viale Crotone quando, per cause in corso d'accertamento, si scontrarono il Tir Volvo guidato da Lupia, la Ford Fiesta condotta da Pizzari e l'Opel Tigra, guidata da Critelli. La Ford, a causa dell'impatto, ha toccato il marciapiede destro che ha fatto da trampolino scaraventando l'auto sul marciapiede a ruote per aria. Diverso destino attendeva invece Andrea Critelli: la sua Opel Tigra, probabilmente a causa dell'urto, ha perso aderenza col retrotreno mettendosi di traverso sulla corsia opposta di marcia. Il fato ha voluto che proprio in quell'istante è sopraggiunto il Tir che ha frenato tentando di evitare l'impatto cercando anche di sterzare verso la destra della sua corsia di marcia ma la manovra non ha impedito l'impatto. Che è stato fortissimo e fatale. Anche perchè l'auto sulla quale stava viaggiando Andrea Critelli ha terminato la sua corsa sotto un salice piangente, tra il marciapiede e il Tir.(g.m.) La Giunta ha affidato all’avv. Gualtieri la difesa del Comune in entrambi i contenziosi RINASCITA Lo hanno deciso i giudici del Tar Ztl in via De Riso e locali ex Stac, è battaglia legale Fiorina Passalacqua scarcerata dal Gup Amministrative 2011 «Inammissibile» l’istanza di Nisticò Il giudice Antonio Rizzuti, su richiesta del difensore, l’avvocato Piero Chiodo, ha scarcerato Fiorina Passalacqua, 55 anni, di Crotone, coinvolta nell’operazione “Rinascita” ", coordinata dalla Dda del capoluogo e condotta dalla Squadra Mobile contro un traffico di stupefacenti che avrebbe interessato il capoluogo e la provincia. A carico della donna è in corso un procedimento col rito abbreviato proprio davanti al giudice Rizzuti durante il quale il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia, Vincenzo Capomolla, ha chiesto nei confronti di Fiorina Passalacqua una condanna a 9 anni di reclusione. La decisione del giudice nei confronti di tutti i 62 imputati che dovranno essere giudicati col rito abbreviato è prevista per il 30 novembre. Associazione armata finalizzata al traffico di droga l'accusa principale mossa ai numerosi indagati dell'inchiesta, considerati dagli inquirenti membri di due gruppi criminali nomadi contrapposti. Nel mirino anche una terza presunta associazione per delinquere finalizzata ai furti di automezzi e alle estorsioni nei confronti dei proprietari dei mezzi rubati in cambio della loro restituzione ("cavallo di ritorno"). Alcuni degli indagati, inoltre, sono accusati di tre tentati omicidi e ferimenti gravi.(g.m.) «L’istanza deve essere dichiarata inammissibile». Lo ha stabilito la Seconda sezione del Tar nell’ordinanza emessa sul ricorso proposto da Carlo Nisticò, difeso dagli avv. Maria Cristina Lenoci, Francesco Marascio e Fabio Iiritano, contro il Comune e nei confronti di Rosario Mancuso, difeso dall'avv. Gaetano Mancuso. Sia Nisticò che Mancuso si erano candidati nella lista dell’Udc ma solo Mancuso è risultato eletto. L’arch. Nisticò aveva chiesto l'annullamento delle ope- Carlo Nisticò razioni elettorali relative all’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio comunale tenutasi il 15 e 16 maggio 2011. E in particolare aveva proposto un’istanza «di correzione di errore materiale». Ma i giudici amministrativi all’esito della camera di consiglio celebrata ieri hanno ritenuto che «il procedimento di correzione di errore materiale è esperibile unicamente in relazione ai vizi meramente formali derivanti da una divergenza evidente e facilmente rettificabile tra l'ideazione o l'intendimento del Rosario Mancuso giudice e la sua materiale esteriorizzazione, non inci- minazione del Collegio in ordente sul contenuto sostan- dine all’attività istruttoria da ziale della decisione». Inoltre compiere ai fini della decisio«l’istanza in questione non ne della causa». Da qui la appare diretta ad emendare conclusione che l’istanza di un errore inteso nel senso so- Carlo Nisticò deve essere diinammissibipra delineato, ma piuttosto chiarata ad ottenere una nuova deter- le».(b.c.) Finisce in tribunale la vertenza sulla parziale chiusura al traffico di via De Riso. La Giunta comunale su proposta del dirigente del settore Avvocatura, avv. Saverio Molica, si è costituita nel giudizio proposto dinanzi al Tar da alcuni cittadini che chiedono al Tribunale amministrativo regionale l’annullamento, previa sospensione, della delibera varata dalla passata giunta comunale il 24 febbraio 2010 e della successiva ordinanza numero 170/2011 emessa dal settore Mobilità dell’attuale Amministrazione municipale. Sia la delibera impugnata che l’ordinanza hanno per oggetto l’istituzione della Ztl (zona a traffico limitato) in via De Riso. Sulla Ztl in via De Riso i residenti avevano già sottoscritto una petizione con in testa la prima fir- mataria, l'avv. Maria Concetta Crisafi. Nella petizione, che riassume le motivazioni del malcontento dei residenti, si evidenzia che «via de Riso ha delle caratteristiche morfologiche che la rendono forse unica nel panorama delle strade catanzaresi perché senza via d'uscita». Viene anche sostenuto che «gli utenti non potranno accedere agli uffici e agli esercizi vari» ubicati nella via anche perché «i parcheggi più vicini (ad esempio la zona giardini San Leonardo, area ex Standa, Musofalo) sono posizionati a diversi chilometri di distanza; i pochi posti auto ricavabili nelle vicinanze e cioè quelli di via Pugliese sono sistematicamente occupati dai residenti e, tra l'altro, via de Riso non è servita da alcun mezzo pubblico. Il tutto poi aggravato dal fatto L’area che immette in via De Riso che non è stata riservato alcun privilegio agli "esercenti" (così recita l'ordinanza n. 170 del 15.07.2011) i quali potranno solamente circolare ma non sostare». LOCALI EX STAC. Il Comune ha affidato all’avv. Gualtieri anche la difesa dell’Ente nell’appello da proporre avverso la sentenza del Tribunale civile che, in parziale accoglimento della rivendicazione del Comune, aveva dichiarato quest’ultimo proprietario di alcuni beni ex Stac, dichiarando invece una privata cittadina proprietaria del fabbricato a due piani fuori terra con sottostante scantinato e della corte di pertinenza. Secondo l’avv. Gualtieri esistono margini per appellare tale sentenza, anche tenuto conto della rilevanza del contenzioso.(b.c.) TAR Aveva impugnato l’attribuzione dei seggi. Controparti erano Camerino e Brutto Elezioni comunali, rigettato il ricorso di Tedesco Il Tribunale amministrativo regionale (Sezione Seconda) ha rigettato il ricorso proposto da Gianluca Tedesco, difeso dall'avv. Frank Mario Santacroce, contro il Comune di Catanzaro (Ufficio Centrale Elettorale) e nei confronti di Mario Camerino Mario, difeso dall'avv. Antonio Torchia, e di Tommaso Brutto, difeso dagli avv. Valerio Zimatore e Paola Procopio. Tedesco aveva chiesto l'annullamento del verbale di proclamazione degli eletti relativo all'elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale del 15 e 16 maggio 2011. Nel respingere il ricorso il Tar ha anche condannato il ricor- rente al rimborso delle spese di difesa a favore del consigliere Mario Camerino (500 euro) e del consigliere Tommaso Brutto (1.000 euro). Tedesco, candidato per la lista “Autonomia e diritti”, aveva chiesto in particolare l’annullamento degli atti nella parte in cui è stato proclamato eletto alla carica di consigliere Camerino per la lista “Scopelliti presidente”, e la correzione del risultato elettorale con l’assegnazione di un seggio alla lista “Autonomia e diritti” che non ne ha riportato alcuno, con sottrazione del corrispondente seggio alla lista “Scopelliti presidente” alla quale sono stati assegnati tre seggi. I giudici del Tar hanno stabilito che «nel merito, il ricorso è infondato». Il ricorrente aveva sostenuto che, nella fattispecie di elezione al primo turno con maggioranza superiore al 60 per cento, non si dovrebbe applicare il metodo d’Hondt per l’assegnazione dei seggi, ma un metodo alternativo, proporzionale puro, che consisterebbe nel dividere il totale dei voti validi per la cifra elettorale di ogni lista, per assegnare ad ogni singola lista un numero di seggi corrispondente ai quozienti interi riportati. I seggi residui andrebbero assegnati alle liste che avessero ottenuto i resti più alti. In tal modo alla lista “Autonomia e diritti” sarebbe stato assegnato un seggio in più, mentre la lista controinteressata avrebbe ottenuto un seggio in meno. Ma «la deduzione del ricorrente - secondo i giudici - è priva di fondamento giuridico». Ciò in quanto «la legge prevede esplicitamente un unico metodo di ripartizione dei seggi per l’elezione del consiglio comunale, proporzionale anch’esso, denominato d’Hondt dalla scienza politica e che consiste, appunto, nella procedura seguita dall’ufficio elettorale centrale».(b.c.) 35 Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011 Cronaca di Cosenza . IL FATTO Alla sbarra il trentenne di Falerna, Andrea Nigro, imputato di truffa perchè si fece consegnare il denaro per corsi di formazione “fantasma” Mille euro per un posto, disoccupati raggirati Ai senza lavoro aveva promesso un impiego in call center di futura apertura tra la città e Rende Giovanni Pastore La storia d’un ipotetico raggiro è contenuto nei fascicoli d’un processo che è cominciato davanti al Tribunale cittadino (giudice monocratico: Tucci). Un giudizio nei confronti di Andrea Nigro, 30 anni, di Falerna, che qualche anno fa sarebbe andato in giro a predicare miracoli. Quelli che si sarebbe detto sicuro di poter realizzare. Secondo il pm Antonio Cestone, l’imputato avrebbe convinto disperati in cerca d’un posto di lavoro o di una sistemazione migliore a fidarsi di lui. In che modo? Grazie ai suoi millantati “agganci politici”. Santi in paradiso che sarebbero stati in grado di fornirgli gli strumenti per attivare dei call center tra Cosenza e Rende. Centri che avrebbero impiegato decine di disoccupati della zona. Il viaggio verso la stabilizzazione sarebbe cominciato con un corso di formazione a pagamento. Mille euro, circa, a testa. Denaro versato sull’unghia per poter partecipare al master che si sarebbe dovuto svolgere a Napoli. Un percorso di studi finalizzato all’ottenimento d’un brevetto da operatore telefonico nella struttura commerciale da realizzare. Tutto sarebbe filato liscio, col pagamento della quota per l’iscrizione ai corsi. L’appuntamento venne fissato alla rotonda di contrada Ligiuri (è l’imbocco dello svincolo cittadino dell’autostrada Salerno Reggio Calabria) dove, di primo mattino, si ritrovarono tutti gli aspiranti a quel posto di lavoro, pronti a salpare verso la Campania: «Passerà un autobus che vi porterà direttamente a destinazione, a Napo- li», aveva promesso l’imputato. Ma la gente che s’era affidata a lui (e, soprattutto, a lui aveva già consegnato il denaro contante per i corsi professionali) per risolvere i propri problemi di lavoro rimase lì inutilmente per ore in attesa del bus per il viaggio nella “terra promessa” di cui aveva parlato tanto l’ipotizzato “messia”. L’attesa fu vana. NIgro non si presentò e non avrebbe neppure giustificato quella sua assenza. Un silenzio che da solo bastò a chiarire agli aspiranti lavoratori d’essere stati gabbati. E così qualcuno se la prese e andò a denunciare la storia agl’investigatori della Compagnia cittadina della Guardia di finanza, guidati dal maggiore Bruno Suglia. Nell’esposto c’era il dolore per l’occasione perduta e c’era, soprattutto, la rabbia per aver subito il raggiro. Ma dopo qualche settimana quella querela venne ritirata. Un ripensamento che, tuttavia, non fermò l’inchiesta delle Fiamme gialle che era ormai avviata. Attività investigativa che venne corroborata dalle denunce presentate successivamente da altre presunte vittime dell’inganno (rappresentate in giudizio dall’avvocato Fabio Puja). Uno dopo l’altro, i disoccupati ingannati raccontarono la storia di quell’uomo che s’era fatto consegnare documenti d’identità e quattrini per quei corsi “fantasma”. E le promesse occupazionali sarebbero rimaste un miraggio. I soldi, invece, Nigro li avrebbe regolarmente trattenuti. Solo ad un paio di ipotetiche vittime sarebbe stato restituito l’importo. Andrea Nigro (che è difeso dall’avvocato Giovanni De Rose) è accusato di truffa. IN APPELLO “Missing” Acquisite vecchie sentenze L’imputato aveva garantito un impiego da operatore di call center I finanzieri raccolsero le testimonianze d’una decina di raggirati Due anni fa uno smottamento ingoiò cento metri della strada San Fili-Bucita-Montalto Tre tecnici della Provincia a giudizio per frana Il gup Livio Cristofano, accogliendo la richiesta del pm Giuseppe Visconti ha disposto il processo nei confronti di tre tecnici della Provincia ai quali, a vario titolo, viene attribuita l’ipotetica responsabilità d’uno smottamento che due anni fa cancellò più di cento metri d’asfalto della Provinciale “94” San Fili-Bucita-Montalto. Il rinvio a giudizio è stato disposto nei confronti di: Antonio Rizzuto, responsabile del settore Difesa del suolo e protezione civile; Antonio Rota, re- sponsabile dell’Area idrografica n. 2; e Fausto Eugenio Covello, responsabile del Servizio Geologico e Difesa del Suolo. Nei loro confronti, la Procura aveva formulato l’imputazione di cooperazione in frana colposa. Secondo l’accusa, gl’imputati, nelle rispettive qualità, nonostante le numerose segnalazioni di danni e di richieste d’intervento, inviate tra il 2006 e il 2009 dal proprietario dei terreni circostanti, l’imprenditore Francesco De Caro (che è assistito dall’avvocato Sergio Ca- labrese), e dallo stesso sindaco di San Vincenzo la Costa, non avrebbero intrapreso alcuna iniziativa per frenare quel movimento franoso esploso, poi, nel disastro del febbraio dello scorso anno. Era stato un esposto di De Caro ad innescare l’inchiesta che è stata sviluppata dai detective guardia di finanza della Sezione di pg, guidati dal maresciallo Ortensio Perri. I tre imputati (che sono difesi dagli avvocati Franz Caruso e Massimiliano Cileone) si protestano innocenti. L’imprenditore De Caro è parte offesa “Missing” atto secondo. I giudici della Corte d’assise d’appello di Catanzaro (presidente: Palma Talerico; a latere: Marco Petrini) hanno sciolto la riserva su una montagna di istanze di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. Quasi tutte rigettate. Il collegio, alla fine, ha ammesso solo quelle del pg Eugenio Facciolla per l’acquisizione delle sentenze in materia di libertà degl’imputati e per i verdetti su alcuni maxi-processi di ‘ndrangheta. accolta, pure, la richiesta dell’avvocato Piergiuseppe Cutrì finalizzata all’acquisizione di alcuni verdetti favorevoli al suo assistito, Mario Barata, a cominciare dalla documentazione relativa all’estradizione. E sempre ieri, i patroni di parte civile hanno depositato le conclusioni mentre giovedì prossimo è previsto l’inizio delle arringhe degli avvocati che andranno avanti per mesi. E dopo l’eventuale replica del rappresentante della pubblica accusa, i giudici si ritireranno in camera di consiglio per la decisione. Il pg Facciolla ha chiesto dieci condanne all’eragastolo e quattordici a trenta anni e altre dodici già irrogarte in primo grado. 44 Venerdì 25 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Cronaca di Crotone Piazza Resistenza, 17 - Cap 88900 Tel. 0962.29786 / Fax 0962.29791 [email protected] In Piazza Resistenza le donne del Pd Nella giornata contro la violenza sulle donne le militanti del Pd stasera dalle 17 saranno con un gazebo in piazza Concessionaria: Publikompass S.p.A. Piazza Resistenza, 17 - Cap 88900 Tel./Fax 0962.905002 [email protected] . Eseguite quattordici ordinanze di arresto rispetto ai quindici provvedimenti disposti dal gip nell’ambito dell’operazione della Polizia di Stato “Gold and white” Nove in carcere, cinque ai domiciliari Contestati dagli inquirenti agli indagati 63 episodi di spaccio, due rapine, due tentate rapine e un furto Nove persone in carcere, cinque agli arresti domiciliari, altre quattro indagate a piede libero ed una sfuggita all’arresto. Sono i numeri dell’operazione “Gold and white” (ne riferiamo ampiamente anche a pag. 29), messa a segno ieri in città dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato che ha sgominato una presunta “gang” dedita alle rapine ed allo spaccio di droga. Sessantrè i singoli episodi di detenzione e spaccio di droga ricostruiti dagli investigatori della Mobile al comando del vicequestore aggiunto Enzo Coccoli. Gli arrestati tutti giovani e residenti in città sono tutti accusato del reato previsto dall’rt 73 del Dpr 309/90: detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Per questo reato il gip Paolo del Luca, accogliendo la richiesta del pm Ivan Barlafante che coordina le indagini col procuratore Raffaele Mazzotta, ha disposto la custodia cautelare in carcere per Mario Citati (34 anni), Giovanni Corigliano (39 anni); Francesco Gallo (22 anni); Emiddio Leto (23 anni); Giuseppe Maiorano (20 anni), Andrea Ermenegildo Misticoni (30 anni); Daniele Pugliese (36 anni); Luigi Scerra (22 anni), Marco, Taverna (20 anni. La custodia domiciliare per i reati i droga è stata disposta nei confronti di: Donato Bevilacqua (19 anni); Salvatore Martino (26 anni); Gaetano Mungari (19 anni), Salvatore Nicoletta (28 anni), Giovanni Romano (22 anni). Si è reso irreperibile: Pantaleone Laratta (23 anni), an- ch’egli raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per detenzione e spaccio di droga. Il gip ha inoltre concesso l’arresto anche per i reati di rapina e tentata rapina per Marco Taverna e poi per Emiddio Leto, Andrea Ermenegildo Misticoni e Giuseppe Maiorano per tentata rapina. Sono inoltre indagati a piede libero, Gianluca La Forgia (27 anni) e Maurizio Marullo (26 anni), accusati dalla Procura della Repubblica con altri sette indagati (Gallo, Leto, Maiorano, Misticoni, Scerra, Taverna, Citati e La Forgia), di associazione a delinquere semplice. Per questo capo d’imputazione il gip non ha concesso gli arresti sostenendo che non vi sono gravi indizi. Sono state rigettate dal giudice delle indagini preliminari anche le richieste di arresto per Francesco Corrado (30 anni) e Dario Giuda (22 anni), ambedue indagati per reati di droga.(l. ab.) Giovanni Corigliano Marco Taverna Giovanni Romano Luigi Scerra Daniele Pugliese Gaetano Mungari Salvatore Nicoletta Andrea Ermenegildo Misticoni Giuseppe Maiorano Salvatore Martino Francesco Gallo Emiddio Leto Mario Citati Donato Bevilacqua Pignataro, Gammino, Mazzotta e Coccoli alla conferenza stampa Presentate dalla prefettura simulazioni di intervento antisismico Ha aderito la giunta guidata da Zurlo Oggi e domani in città e provincia L’iniziativa Eternit free esercitazione di protezione civile toglie l’amianto dai tetti Giovanni Guarascio Coordinata dalla Prefettura si terrà tra oggi e domani un’esercitazione di protezione civile, tesa a simulare operazioni d’intervento nel caso di un terremoto. Nell’anteprima in programma oggi è prevista l’evacuazione di due scuole (l’Ipsia di Crotone e l’Ipsct di Cotronei). Domani invece a Sant’Anna nella zona aeroportuale saranno allestiti due campi: uno per simulare un centro di raccolta di feriti da spostare per via aerea in ospedali distanti; il secondo, in collaborazione con le associazioni di volontariato, per simulare l’accoglienza a volontari provenienti da altre regioni per prestare aiuto. Negli uffici della prefettura sarà allestito invece il Centro coordinamento soccorsi (Ccs) provinciale in collegamento con sette Comi (comitati misti) ed i Coc (comitati comunali). L’operazione è stata presentata ieri mattina in prefettura dal prefetto Vincenzo Panico, dal viceprefetto Fabrizio Gallo e da Giovanni Doddi della Protezione civile nazionale. Il prefetto ha ricordato che l’esercitazione avviene in contemporanea in tutte le cinque province calabresi, dato il rischio sismico presente nel territorio regionale e Il viceprefetto Fabrizio galli ed il prefetto Vincenzo Panico che l’esercitazione stessa potrà rappresentare un modello nazionale. «L’esercitazione – ha spiegato il prefetto – servirà alla verifica dei collegamenti tra tutti i soggetti interessati. Si presume che in caso di terremoto salteranno le linee telefoniche e quindi si effettueranno collegamenti radio, utilizzando le strutture dei carabinieri». Panico ha aggiunto che l’esercitazione avviene in contemporanea con un allarme me- teo nel territorio provinciale. Il prefetto ha sottolineato che il nubifragio che ha interessato la città l’altra notte non ha avuto gravi conseguenze grazie anche al lavoro di prevenzione svolto nei mesi scorsi con la messa in sicurezza dell’Esaro, del Passovecchio e dei canali cittadini. Dal canto suo, il rappreserntante della Protezione civile Giovanni Doddi ha ricordato l’importanza di una verifica delle strutture esistenti. La Provincia aderisce alla campagna “Eternit Free”. L’iniziativa, ideata da AzzeroCO2 e Legambiente, ha l’obiettivo di promuovere la sostituzione di tetti in eternit con impianti fotovoltaici presso le aziende del territorio, beneficiando degli incentivi speciali introdotti dallo Stato. Il decreto ministeriale del 19 febbraio 2007 introduce, infatti, un meccanismo di incentivazione che agevola la sostituzione delle coperture in amianto dei capannoni industriali o agricoli con impianti fotovoltaici. Tale incentivazione è stata mantenuta nel quarto Conto energia del 5 Maggio 2011, in vigore dal primo giugno. Per le imprese si tratta di un’occasione unica per realizzare gli obiettivi di risparmio energetico e di tutela del territorio e dei cittadini con i minori costi possibili e con un significativo ritorno di immagine. La presentazione dell’iniziativa si terrà martedì prossimo 29 novembre presso la sala giunta della Provincia alle ore 11,30. Saranno presenti il presidente della Provincia Stanislao Zurlo, il vice presidente Ubaldo Prati, il responsabile della campagna Eternit Free per AzzeroCO2 Sandro Scollato, il presidente di Legambiente Calabria Franco Falcone, il presidente del circolo Legambiente Crotone Francesca Stanislao Zurlo Travierso ed il membro del direttivo di circolo Antonio Tata. Alla campagna hanno già aderito 24 Province (in Calabria, Catanzaro) e 4 Regioni. Con l’adesione alla campagna “Provincia Eternit Free”, inoltre, l’Ente intermedio si attiva operativamente nel perseguimento delle indicazioni europee, che impongono entro il 2020 un abbattimento del 20% delle emissioni di CO2, dei consumi energetici e un pari incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili. La sostituzione delle coperture in amianto dei capannoni ad uso agricolo e industriale con i pannelli fotovoltaici, infatti, oltre ad indubbi benefici all’ambiente e alla salute dei cittadini, porterà un incremento della produzione di energia rinnovabile. Agenda telefonica cittadina FARMACIA DI TURNO CAPUTO - Via Roma FARMACIA NOTTURNA BIANCHI - Via Vittorio Veneto GUARDIE MEDICHE Dalle 14 del sabato alle 8 del giorno successivo al festivo. BELVEDERE S. tel. 0962555805 CACCURI tel. 0984975010 CARFIZZI tel. 0962818805 CASABONA tel. 0962818804 CASTELSILANO tel 0984975012 CERENZIA tel. 0984995325 CIRÒ tel. 0962373005 CIRÒ MARINA tel. 0962372207 CROTONE tel. 096227655 COTRONEI tel. 096244225 CRUCOLI tel. 0962373006 CRUCOLI TORR. tel 0962373008 CUTRO tel. 0962775800-1 ISOLA CAPO RIZZUTO tel. 0962791970 LE CASTELLA tel. 0962795216 LORICA tel. 0984975011 MARCEDUSA tel. 0961932556 MELISSA tel. 0962818806 MELISSA T. tel. 0962865506 MESORACA tel. 0962434801 PAGLIARELLE tel. 0962434804 PALLAGORIO tel. 0962908054 PAPANICE tel. 0962908055-6 PETILIA POL. tel. 0962434800 ROCCA BER.DA tel. 0962555801 ROCCA DI NETO tel. 0962818808 SAN G.NI IN FIORE tel 0984979201 SAN MAURO M. tel. 0962555803 SAN NICOLA ALTO tel. 0962818810 SANTA SEVER. tel. 0962555800 SAVELLI tel. 0984975013 SCANDALE tel. 0962555804 STRONGOLI tel. 0962818802 UMBRIATICO tel. 0962908052 VERZINO tel. 0962908053 PRONTO SOCCORSO Emergenza tel. 118 Ospedale civile tel. 0962924111 CROCE ROSSA CROTONE tel. 096221616 SERVIZIO SOCIO-SANITARIO TOSSICODIPENDENZE Tel. 0962924211 CONSULTORI FAMILIARI CROTONE: Via Cutro, 17 tel. 09629248 CUTRO: Via G.nni XXIII tel. 0962774857 PETILIA POL.: Via Arringa, 0962434800 ROCCABERNARDA: Viale Trieste tel. 0962909063 SAN GIOVANNI IN FIORE: Via Gran Sasso tel. 0984979422 - 0984979419 STRONGOLI: Piazza Duomo tel. 0962818802 COMUNITA RECUPERO TOSSICODIPENDENTI AGORA KROTON - Centro terapeutico residenziale: Soverato di Isola C. Rizzuto tel. 795368. Sede legale e laboratorio via Spiaggia delle Forche, 24 tel. 0962901674 EMERGENZA INFANZIA Tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato. TELEFONO AZZURRO Linea di emergenza tel. 19696 (gratuito) Linea istituzionale tel. 051481048 CARABINIERI Pronto intervento tel. 112 POLIZIA Soccorso pubblico tel. 113 GUARDIA DI FINANZA Pronto intervento tel. 117 VIGILI DEL FUOCO Chiamata soccorso tel. 115 CAPITANERIA DI PORTO Guardia Costiera tel. 1530 “n. blu” CORPO FORESTALE DELLO STATO Pronto intervento tel. 1515 NETTEZZA URBANA Tel. 096229918 STAZIONE FERROVIARIA Tel. 096224458 AEROPORTO «S. ANNA» Tel. 0962794388 AZIENDA TURISTICA Infoturismo numero verde 800431543 BENZINAI DI TURNO Self service: AGIP, via Cutro. ESSO, Strada Statale 106. Notturno: ESSO, Strada Statale 106 TAXI CROTONE piazza Pitagora, 096227934 CINEMA APOLLO: “Anche se è amore non si vede” Spettacoli ore: 16 - 18 - 20 - 22 SALA RAIMONDI: “Breaking dawn” Spettacoli ore: 16 - 18 - 20 - 22 49 Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011 Cronaca di Vibo . CORTE D’APPELLO Il precedente verdetto annullato con rinvio dalla Cassazione. Gli atti di Gregorio Coscarella al Tribunale per i minori ADDESI (MPQ) Condanne rideterminate a esponenti dei Fiarè Se i rifiuti “vanificano” lo sviluppo e il Piano di portualità Regge l’associazione mafiosa. Assolto Gregorio Giofrè a cui sono stati restituiti tutti i beni Giuseppe Baglivo Arriva nel tardo pomeriggio di ieri la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro presieduta da Francesca Marrazzo, giudici consiglieri Isabella Russi e Gianfranco Grillone, relativa al processo scaturito dall’operazione Rima che vede coinvolti esponenti della cosca Fiarè di San Gregorio d’Ippona. Dopo l’annullamento con rinvio da parte della Cassazione il 18 maggio 2010, la Corte d’Appello si è pronunciata sulle posizioni di sette imputati condannati in primo grado, al termine del giudizio con rito abbreviato, il 20 dicembre 2006. Esce assolto « per non aver commesso il fatto» dall’accusa di associazione mafiosa, Gregorio Giofrè, 48 anni, genero di Rosario Fiarè, condannato in primo grado a 4 anni, mentre il reato di truffa all’Aima contestato a Francesco Fiarè, 40 anni, figlio di Rosario, è stato dichiarato estinto per prescrizione. In primo grado Francesco Fiarè era stato condannato a 2 anni, ridotti ad un anno e 6 mesi in Appello l’1 luglio 2008, con sentenza poi annullata con rinvio dalla Cassazione. Estinti per prescrizione anche i reati di usura e truffa contestati, a vario titolo, per Saverio Razionale, Rosario e Filippo Fiarè. Le pene per il reato di associazione mafiosa sono state quindi così rideterminate dalla Corte d’Appello: 6 anni e sei mesi per Rosario Fiarè, 63 anni, indicato quale capo indiscusso del clan (10 anni in primo grado); 5 anni di reclusione per Filippo Fiarè, 54 anni, fratello di Rosario (6 anni in primo grado); 4 anni e sei mesi per Saverio Razionale, 50 anni, ritenuto il numero due del clan (7 anni in primo grado); 3 anni per Domenico Grande, 48 anni ( in primo grado 4 anni). Nei confronti di Gregorio Coscarella, difeso dall’avv. Francesco Muzzo- pappa, ritenuto responsabile in primo grado di estorsione e condannato per questo a due anni e 8 mesi, la Corte d’Appello ha invece annullato la sentenza, disponendo la trasmissione degli atti alla Procura per i minori, ritenuta competente in quanto la contestazione risalirebbe ad epoca in cui l’imputato non era ancora maggiorenne. I giudici d’Appello hanno inoltre revocato il provvedimento di confisca dei beni riconducibili, direttamente o indirettamente, a Francesco Fiarè e Gregorio Giofrè ed hanno invece confermato la confisca nei confronti dei beni nella disponibilità di Rosario Fiarè. Impegnati nel collegio di difesa gli avvocati: Giuseppe Di Renzo e Sergio Rotundo per Gregorio Giofrè; Giancarlo Pittelli e Antonio Crudo per Rosario Fiarè; Rotundo e Pittelli per Francesco Fiarè; Antonio Galati e Pittelli per Filippo Fiarè; Alessandro Diddi ed Anselmo Torchia per Saverio Razionale; Francesco Lojacono per Domenico Grande. L’operazione “Rima” portò nel luglio del 2005 ad una raffica di misure cautelari a carico di boss ed accoliti del presunto clan Fiarè-Razionale. L’inchiesta, avviata dal pm della Dda di Catanzaro, Patrizia Nobile (poi trasferita ad Alessandria) era stata poi portata a termine dall’allora pm antimafia (oggi alla Procura generale) Marisa Manzini, ieri in aula a rappresentare l’accusa quale sostituto procuratore generale. Le indagini erano state invece condotte sul campo dalla Squadra Mobile di Catanzaro. Nonostante la scelta del rito abbreviato da parte degli imputati – che oltre allo sconto di pena dovrebbe anche accelerare l’iter processuale – fra annullamenti e rinvii, a 6 anni dal blitz si è ancora al giudizio di secondo grado. Agenti della Polizia penitenziaria davanti all’ingresso del Tribunale Rosario Fiarè Filippo Fiarè Saverio Razionale Gregorio Coscarella Non si tratta solo di rifiuti, di differenziata. Non solo un obbligo di legge. Perchè differenziata significa meno rifiuti. Meno rifiuti, meno discariche significano sviluppo. Turismo, in particolare, per Vibo Marina. L’amara terra che deve fare i conti con disastri, ritardi, dove di turismo, porto e sviluppo si parla. Parole. Questa la realtà. La stessa a cui da mesi i cittadini danno voce. Così come Pino Addesi del Movimento dei paesi e dei quartieri, che riflette sul «bluff della differenziata che rischia – spiega – di vanificare le prospettive di sviluppo turistico offerte dal nuovo piano della portualità calabrese». Insomma, Addesi riflette sul Piano della portualità presentato dal governatore Scopelliti e si domanda, «con quali prospettive Vibo Marina dovrebbe affrontare il compito di accogliere turisti che dovrebbero arrivare, secondo le previsioni del Piano, da tutto il mondo. Che tipo di realtà si troveranno di fronte?». La realtà, per Addesi, infatti, è quella che vede ingombranti e sporcizia per le strade. Un biglietto da visita sul quale Addesi invita gli Amministratori a soffermarsi, perchè «una mancata soluzione di questo problema potrebbe rischiare di provocare il fallimento delle prospettive offerte dal polo crocieristico». Da qui, il monito a trovare «la volontà di attuare il progetto della differenziata. Vibo Marina non può permettersi altri rinvii». Anche perchè per Addesi l’unico risultato conseguito è stato quello di «di far risvegliare le coscienze». (s.m.) 50 Venerdì 25 Novembre 2011 Gazzetta del Sud Cronaca di Vibo . LOTTA ALLE COSCHE I due testimoni tornano davanti alla Prefettura: di nuovo rigettata l’istanza di risarcimento In breve I coniugi Grasso chiedono l’intervento dei ministri dell’Interno e della Giustizia «Tuteleremo i nostri diritti anche contro quella parte dello Stato che ci sta abbandonando» I testimoni di giustizia Francesca Franzè e Pino Grasso, marito e moglie, sono ritornati davanti alla Prefettura. A distanza di qualche giorno dall’ultima protesta sono ritornati alla carica. A fare scattare la loro reazione «l’ennesimo rigetto delle legittime istanze di risarcimento operato dalla competente commissione prefettizia». I coniugi Grasso, secondo quanto hanno riferito i loro legali, gli avvocati Ennio Curcio e Claudia Conidi, «chiedono l’intervento dei ministri dell’Interno e della Giustizia per porre fine alla situazione di isolamento e di abbandono a cui vengono sottoposti delle istituzioni periferiche dello Stato. Nonostante le loro dichiarazioni abbiano portato alla condanna definitiva esponenti di spicco della ‘ndrangheta – hanno ribadito i due legali – ancora la Prefettura di Vibo continua a disconoscere questo prezioso e solitario, per la Calabria, contributo negando l’attribuzione di quelle somme di denaro da assegnare a coloro i quali vengono stritolati dallo strapotere mafioso. Le organizzazioni criminali si sono appropriate, tra l’altro, di un appartamento e di alcuni terreni dei coniugi oltre ad alcuni beni mobili. Circostanze dimostrate dai provvedimenti della Dda di Catanzaro e dell’Ufficio del Gip. Ma neanche questo è bastato, poichè la domanda di risarcimento – hanno sottolineato gli avvocati Curcio e Conidi – è stata nuovamente ed inspiegabilmente rigettata dalla commissione di valutazione prefettizia di Vibo Valentia che, dopo avere fatto attendere due mesi prima di Francesca Franzè e il marito Pino Grasso davanti alla Prefettura riunirsi, ha comunicato di avere rigettato la richiesta. Una condotta ostruzionistica e anche strumentale all’isolamento di chi ogni giorno rischia la vita per testimoniare contro la ‘ndrangheta». Al tempo stesso Pino Grasso e Francesca Franzè hanno rivolto «un accorato appello all’intera deputazione calabrese» perchè promuova ogni iniziativa parlamentare per la salvaguardia della libertà economica e della legalità in Calabria. «Noi – hanno sostenuto i due testimoni di giustizia – siamo stati spogliati di ogni bene dalla ’ndrangheta. Non abbiamo più di che vivere perchè nessuno ci fa lavorare in Calabria con le nostre aziende perchè intimori- In sintesi Sono ritornati davanti alla Prefettura a distanza di qualche giorno dalla loro ultima protesta. I testimoni di giustizia Francesca Franzè e il marito Pino Grasso ieri sono rimasti davanti alla sede dell’Ufficio territoriale del governo per l’intera giornata. A fare scattare la loro reazione il rigetto dell’istanza di risarcimento (ai sensi della legge antiracket) da parte della commissione di valutazione prefettizia. I coniugi attraverso i loro legali, gli avvocati Ennio Curcio e Maria Claudia Conidi, hanno chiesto l’intervento dei ministri dell’Interno e della Giustizia, nonché l’autorevole interessamento del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Una condotta quella della commissione di valutazione definita dai legali dei due testimoni di giustizia «ostruzionistica e strumentale all’isolamento di chi ogni giorno rischia la vita per testimoniare contro la ‘ndrangheta». ti dal crimine organizzato. Siamo contro la ‘ndrangheta, l’abbiamo combattuta senza esitazione, ma non pensavamo di arrivare a tanto sentendoci abbandonati dallo Stato e per questo rivolgiamo un appello alla più alta carica dello Stato, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè faccia sentire la sua autorevolissima voce in rappresentanza di tutto il popolo italiano, per restituire alla nostra famiglia ciò che è stato tolto dalla barbarie e dallo strapotere mafioso». E nell’annunciare che, questa volta, continueranno la loro protesta a oltranza Francesca Franzè e Pino Grasso hanno evidenziato con determinazione: «Abbiamo combattuto contro la ‘ndrangheta per la tutela dei nostri diritti lo faremo anche contro quella parte dello Stato che ci sta abbandonando al nostro destino facendo morire di fame i nostri figli». Stamattina, pertanto, i due testimoni di giustizia saranno ancora una volta lì, davanti alla Prefettura. Ieri hanno portato con loro la documentazione attestante la veridicità delle loro dichiarazioni; attendibilità peraltro riconosciuta dalla Dda e da altri organi inquirenti. «Non è possibile – hanno aggiunto ieri sera i coniugi – che qualcuno pensi di poter “rimodulare” i reati di cui siamo stati vittima, sostenendo che abbiamo subìto soltanto qualche piccolo episodio di usura quando invece Dda e giudici parlano di estorsione e usura commessi nei nostri confronti. Per questo motivo abbiamo denunciato e abbiamo consegnato copia della denuncia in Prefettura». (m.c.) OGGI LECTIO MAGISTRALIS DI GIUSEPPE SOLURI IN PROVINCIA Incontro su Alcide De Gasperi L’impegno politico e sociale di Alcide De Gasperi è il tema della lectio magistralis che sarà tenuta dal presidente dell’Ordine dei giornalisti Giuseppe Soluri oggi (ore 9,30) in Provincia (nella foto) e promossa dal Liceo scientifico “Berto”. COMUNE CONFINDUSTRIA Sistema bibliotecario Riflettori sull’arte PMI day, le aziende si aprono ai ragazzi “Specchio fra due mondi. Il Mediterraneo tra lotte e passioni” è il tema della mostra degli artisti Azad Heme e Carmela Calmimera che sarà presentata oggi (10,30) al Sistema bibliotecario vibonese, nella sede di via Ruggero il Normanno. Oggi appuntamento con la manifestazione promossa da Confindustria nell’ambito della giornata “PMI day” che aprirà le porte dell’azienda Giacinto Callipo Conserve alimentari spa agli studenti dell’Istituto tecnico “G. Galilei”. COLLETTA ALIMENTARE BIBLIOTECA COMUNALE Domani la solidarietà in fila al “market” Pd, assemblea del gruppo Modem Giornata nazionale della colletta alimentare domani che vedrà la partecipazione di volontari, cittadini e studenti che saranno presenti davanti ai supermercati di tutta la provincia per invitare le persone a dare il proprio contributo. Domani (ore 16) nella sala convegni della biblioteca comunale assemblea del Movimento democratico (Modem). A concludere l’incontro, al quale parteciperanno amministratori locali e regionali del Partito democratico, sarà Marco Minniti.