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In abbinata obbligatoria con Italia Oggi.
Piena fiducia
a Monti
dalla Merkel
e da Sarkozy
Reggio, Arena
«Una manovra
contro
la mia città»
I Cirò Doc
bianchi e rosati
dal gusto secco
all’abboccato
Freddi i mercati
Misure allo studio
su Ici e rendite catastali
Il Pd ribadisce
la richiesta dell’accesso
antimafia
Apportata
modifica lampo
al disciplinare
alle pagine 4 e 5
Sarkozy e Monti
a pagina 14
P. SICILIANI a pagina 11
Demetrio Arena
Venerdì 25 novembre 2011
www.ilquotidianodellacalabria.it
da pagina 47 a 57
Oltre al primo cittadino nei guai il fratello. La Dda: si risparmiava a danno del territorio
Discarica gestita allegramente
Il percolato finiva nel fiume: agli arresti il sindaco di Casignana e altri tre
IL sindaco di Casignana,
Pietro Armando Crinò, e altre tre persone, tra le quali
un fratello, sono finiti agli
arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della
Dda per traffico illecito di rifiuti. Dieci gli indagati. La
discarica di Casignana – posta sotto sequestro – sarebbe
stata gestita in spregio alle
regole pur di risparmiare.
Secondo l’accusa, il percolato veniva sversato direttamente in un fiume, e da qui
naturalmente finiva in mare. Tra i sottoposti a indagini
anche il sindaco di Gioiosa
Jonica, Mario Mazza.
Catanzaro. Sito dei rifiuti allagato
Alli, disastro
scongiurato
Nel capoluogo
si spala fango
Disagi a Sala
ALOI, FEROLETO e MOLLO
alle pagine 8 e 9
F. PAPALIA e G. VERDUCI
alle pagine 6 e 7
Vibo Valentia
Una giovane
anestesista
si getta
sotto il treno
Si spala fango a Catanzaro Sala
Uno studio di Legautonomie
Debito, Comuni
Eurocommissari all’ambiente vicini al baratro
Gli europarlamentari nell’aerea del torrente Oliva
Amantea. Tappa nell’area del torrente Oliva
Motivi sentimentali
alla base del gesto
nel Basso Tirreno cosentino
Gli enti locali sempre più esposti
Si aspetta l’Ici per un po’ di ossigeno
F. RIDOLFI a pagina 16
RINO MUOIO a pagina 13
CLAUDIO CAVALIERE a pagina 11
Reggio. Né ritardi né omissioni nell’indagine sul caso del consigliere regionale indagato per corruzione elettorale
Sombrero
Promesse
È SURREALE la promessa solenne che il Pdl ha
chiesto a Monti di non
candidarsi alle prossime
elezioni. Rivela scarsa
autostima: pensano di
aver governato così male, che a un novellino basta un anno per stracciarli. Ma rischiano di azzeccarci, perché Monti
candidato premier risolverebbe i problemi delle
ex opposizioni. Nel terzo
polo supererebbe l'imbarazzo fra Fini e Casini;
poi fra entrambi e il Pd. E
questo eviterebbe di fare
le primarie, con D'Alema
che teme Vendola, e Bersani che vinca Renzi. Se
Monti rifiuta, a tutti loro
non rimane che far vincere di nuovo Berlusconi.
Rappoccio, rigettata la richiesta di avocazione
LA Procura di Reggio ha rigettato la richiesta di avocazione sul caso del consigliere Rappoccio, indagato per
corruzione elettorale.
CLAUDIO CORDOVA
a pagina 21
Processo All Inside
La Ferraro
conferma
le accuse
al fratello
GALATÀ alle pag. 12 e 37
11125
9
771128
022007
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
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ANNO 17 - N. 325 - € 1,20
6 Primo piano
Venerdì 25 novembre 2011
Primo piano 7
Venerdì 25 novembre 2011
Bomba ecologica
Pietro
Armando
Crinò, il
fratello
Antonio
Giovanni
Crinò,
Massimo
Lafronte e
Giuseppe
Zoccoli e
sotto la
discarica di
Casignana
Operazione “Black garden”, dieci
indagati per la discarica di Casignana
Il percolato
arrivava a mare
|
di FABIO PAPALIA
SIDERNO - Ilario Ammendolia conosce bene Pietro Crinò, è un sindaco
come lui e ne condivide l'attività amministrativa all'interno del Comitato
dei sindaci della Locride. Il primo cittadino di Caulonia, quindi, ha commentato a caldo le notizie dell'operazione “Black garden”. «Ho appena
appreso dell'arresto del sindaco di
Casignana Pietro Crinò. Esprimo - ha
detto il sindaco di Caulonia - la mia
amarezza e l'assoluta convinzione
che Pietro Crinò riuscirà a dimostrare
la sua completa estraneità ad ogni
fatto criminoso. Nelle prossime ore
capiremo meglio le accuse contestate». Gli amministratori della Locride si
ritroveranno questa mattina a Siderno, presso la sala consiliare della casa municipale sidernese. «Una cosa
ci sentiamo di dirla - ha concluso - con
assoluta consapevolezza: è sempre
più difficile l'impegno politico ed amministrativo nella Locride. Il rischio
che vi sarà nel prossimo futuro un disimpegno di massa è molto alto».
|
di GIOVANNI VERDUCI
di GIOVANNI VERDUCI
rie per una corretta manutenzione
della discarica.
L’esecuzione delle misure cautelari reali ha riguardato il sequestro
della discarica a servizio dei comuni
della bassa locride, il cui valore è valutato 10 milioni di euro, e il sequestro della Zetaemme, valore stimato
3 milioni di euro, che con i suoi 46
mezzi, oltre a gestire la predetta discarica, si occupa del servizio di raccolta degli Rsu per i comuni della costa ionica reggina di Africo, Ardore,
Brancaleone, Gioiosa Jonica e
Sant’Ilario dello Jonio.
Tra i quattro destinatari dell’avviso di garanzia, invece, figura un altro sindaco, quello di Gioiosa Jonica
Mario Mazza, e Giorgio Stiriti, il responsabile tecnico della Leonia, la società che si occupa della raccolta di rifiuti a Reggio Calabria. Nei confronti di Mazza e Stiriti, però, vengono
contestate singole fattispecie, completamente avulse dal contesto organizzativo di cui sono accusati i cinque destinatari delle misure cautelari. In particolare la Leonia, grazie a
un “accordo”, avrebbe conferito per
una settimana nella discarica di Casignana i rifiuti trasportati da otto
camion al giorno, quando invece era
autorizzata solo per quattro di essi.
La discarica sequestrata, ha sottolineato il comandante provinciale
dell’Arma, colonnello Pasquale Angelosanto, non chiude, è stata affidata in custodiaall’Ufficio del Commissario, mentre la Zetaemme, è stata affidata ad un curatore nominato
dall’Ufficio del gip. Soddisfazione e
plauso per il lavoro investigativo della Benemerita è stato espresso dal
procuratore Pignatone, il quale ha
ricordato come le nuove norme in
materia di tutela ambientale hanno
affidato la competenza alla Procura
distrettuale, sia per rimarcare la pericolosità dei reati commessi contro
l’ambiente, sia perché, non di rado, il
giro d’affaridei rifiutiattiral’appetito delle cosche.
REGGIO CALABRIA - La discarica
di Casignana è un “colabrodo”, da cui
il percolato fuoriesce pericolosamente o viene brucato da mucche che
non incontrano ostacoli pascolando
all’interno delle aree contaminate. E
così per risparmiare 100 euro a tonnellata sulle spese di gestione
dell’impianto il percolato veniva
sversato nel torrente Rambotta, e da
qui raggiungeva il mare. Ieri mattina, dopo indagini avviate nel 2006, è
giunta a conclusione l’operazione
“Black Garden”, condotta dai Carabinieri del Comando provinciale di
Reggio, dai militari del Gruppo di
Locri diretti dal tenente colonnello
Giuseppe De Liso e del Noe guidato
dal capitano Paolo Minutoli: cinque
le misure cautelari, quattro delle
quali consistenti in arresti domiciliari e una nell’obbligo di dimora.
Quattro avvisi di garanzia e il sequestro della discarica e dell’azienda di
gestione, per un valore totale stimato di 13 milioni di euro, completano i
numeri dell’operazione a tutela
dell’ambiente. In manette sono finiti:
il sindaco di Casignana, Pietro Armando Crinò di 62 anni; suo fratello
Antonio Giovanni, di 52 anni, responsabile tecnico della ditta che gestiva la discarica, la Zetaemme Sas di
Bianco; Massimo Lafronte, archittetto di 41 anni; Giuseppe Saverio
Zoccoli, di 55 anni, socio della Zetaemme. Obbligo di dimora, invece,
per Stefano Tallariti, di 40 anni.
A coordinare l’indagine è stata la
Procura distrettuale antimafia diretta dal procuratore Giuseppe Pignatone. Il reato contestato agli arrestati è traffico illecito di rifiuti, in
quanto mediante diverse operazioni
strumentali avrebbero tratto ingiusto profitto risparmiando il denaro
occorrente per il corretto smaltimento del percolato, per la ricopertura e la compattazione giornaliera dei
rifiuti, nonché per le opere necessa-
LE VIDEORIPRESE
Pietro Crinò guida dei sindaci locridei
I cittadini in protesta. Il comune di Bianco si affidò a un professionista
Un imprenditore
col vizio della politica
La relazione: «Grave danno di tutto l’ecosistema della zona»
SIDERNO - Pietro Crinò è il sindaco di Casignana dal 2001, al terzo
mandato dopo la tornata elettorale della scorsa primavera. Ma il
dottore Crinò è anche il primo dei
non eletti alla Regione Calabria in
una delle liste del Pdl che in provincia di Reggio Calabria ha appoggiato e sostenuto l'elezione a
Governatore della Calabria di
Giuseppe Scopelliti. Medico e imprenditore in campo sanitario è
uno dei soci principali dello “Studio Radiologico” di Siderno,
gioiello della sanità privata calabrese.
Tra gli impegni del primo cittadino di Casignana negli ultimi
anni c'è stata la valorizzazione e il
rilancio del sito archeologico della “Villa Romana”, patrimonio
storico della regione. Per Crinò
dunque una vita a metà tra gli interessi privati e quelli pubblici.
Pietro Crinò è anche il presidente
del comitato dei sindaci della Locride, carica che divide con il primo cittadino di Caulonia Ilario
Ammendolia che rappresenta
l'assemblea dei sindaci. Dunque
un impegno politico attivo, specie
negli ultimi anni che lo hanno visto riproporsi alla candidatura di
sindaco di Casignana e tentare il
salto al Consiglio regionale della
Calabria.
Nel dicembre scorso si era visto
recapitare un avviso di garanzia
da parte della Dda reggina che
stava indagando sulla vicinanza
degli ambienti politici alle consorterie mafiose della Locride. La sua
posizione nell'ambito di quell'inchiesta venne stralciata in fase di
archiviazione delle indagini. Oggi un'altra tegola sulla vita dell'imprenditore con la passione
della politica.
|
Totò è «l’autentica mente ideologica»
SIDERNO - Totò era
“l'autentica mente ideologica” mentre Massimo era il suo “braccio destro operativo”. I carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Reggio, diretti dal
capitano Paolo Minutoli, nell’inchiesta “Black garden” hanno tratteggiato le figure di Antonio Giovanni Crinò, l'ingegnere responsabiletecnicodella “Zetaemme”, e dell'architetto Massimo Lafronte, professionista che aveva collaborato
esternamente all'attività della discarica e, nell'ultimo periodo, aveva assolto il compito di direttore dei
lavori di ampliamento della discarica. L'attenzione dei carabinieri, durante l'attività di indagine seguita
passo dopo passo dai magistrati
della Dda di Reggio, si è concentrata su Antonio Giovanni Crinò: il fratello di Pietro tuttora sindaco di Ca-
zata e, successivamente, trattato per la sua definitiva neutralizzazione. «E ogni volta - questa
una delle intercettazioni registrate a carico di
Antonio Giovani Crinò devo pagare per il percolato». Ma i carabinieri del Noe hanno segnalato anche un'altra particolarità del “caso Casignana”: il
conflitto d'interessi fra i fratelli Pietro e Antonio Crinò, l'uno sindaco di
Casignana e controllore della discarica e l'altro responsabile tecnico della ditta controllata e operante
sul sito di stoccaggio dei rifiuti. «Ne
deriva - si legge nell’ordinanza - che
l'insieme delle omissioni ascritte alla Zetaemme non solo sono del tutto
conosciute da Pietro Crinò, ma addirittura da lui dolosamente coperte e oscurate stante anche l'evidente
rapporto interpersonale intercorrente tra la mente del gruppo e il
sindaco di Casignana».
Il braccio destro del responsabile della “Zetaemme” era l’architetto Lafronte
signana. Per i militari proprio l'ingegnere Totò avrebbe ricoperto il
ruolo di «autentica mente ideologica e fattuale dell'intera vicenda»,
sempre lui, poi, «sarebbe stato del
tutto consapevole dello sfacelo gestionale della discarica di Casignana». Per i carabinieri, poi, sarebbe
stato sempre lui ad occuparsi, direttamente o per interposta persona, dello sversamento del percolato
direttamente sul vallone Rambotta, consentendo di fatto che il pericoloso liquido di risulta della macerazione dei rifiuti finisse per sversare nella fiumara sottostante e,
quindi, a mare. Ad inchiodare l'ingegnere Crinò ci sarebbero le regi-
strazioni effettuate dalle due telecamere piazzate dai carabinieri di
fronte alla discarica di Casignana;
ore ed ore di filmati raccolte in sette
Dvd e passati al vaglio dagli inquirenti della Procura antimafia reggina. Nei video si vede un uomo, che
per gli investigatori sarebbe proprio l'ingegnere Antonio Crinò,
aprire una valvola di sfogo e scaricare il liquido nero al di fuori delle
vasche di contenimento. Nel vallone ci sarebbero finiti circa 250 mila
litri al giorno di percolato, circa tre
litri ogni secondo.
Un lavoro sporco che l'ingegnere, in base alla ricostruzione effettuata dagli investigatori, avrebbe
|
IL CASO
|
Le riprese inchiodano Antonio Crinò
eseguito per risparmiare sui costi
del corretto smaltimento del percolato che, se non fosse stato scaricato
abusivamente, sarebbe dovuto essere raccolto da una ditta specializ-
L’input dal perito Raso
SIDERNO - Quella di Casignana
è stata da sempre una discarica
contestata. Il sindaco del piccolo
comune della Locride ed i vari responsabili della ditta che si sono
ritrovati a gestirla erano già stati
denunciati delle forze dell'ordine. Il sito di stoccaggio dei rifiuti,
spiegano gli investigatori del
Noe, per lunghi anni ha assunto
un notevole carico di rifiuti. Una
mole imponente, superiore alle
reali capacità della discarica che,
alla fine, è scoppiata nelle mani di
chi la stava gestendo.
La cittadinanza del luogo ha alzato le barricate contro i rifiuti e
la vallata scelta per il loro deposito tombale. Proprio da queste
proteste, sostenute da un comitato cittadino, sono partite le prime
indagini dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico. Nelle
carte dell'inchiesta vengono ricostruite nei minimi particolari
le vicissitudini legate alla discarica di Casignana. «Il 30 ottobre
2008 - scrivono i carabinieri - cominciava un'azione di protesta
da parte di un neo costituito comitato cittadino. La protesta era
incentrata su sospette irregolarità gestionali e costruttive della
discarica per la raccolta di rifiuti
solidi urbani sita in Casignana
che, a detta degli stessi cittadini,
stavano causando un grave inquinamento di tutta la vallata. A
seguito delle notizie acquisite
durante la suddetta protesta, veniva avviata, di concerto con la
Stazione dell'Arma di Caraffa del
Bianco, un'articolata indagine
mirata ad approfondire la struttura della discarica e la morfologia del territorio circostante,
nonché ad acquisire le ordinanze
che regolamentavano l'utilizzo
della discarica fin dalla sua apertura».
Una mano di aiuto ai carabinieri, poi, giunse dal perito nominato dal comune di Bianco e dai tecnici dell'Arpacal. «I risultati dello studio del dottor Francesco Raso - si legge nelle carte dell'inchie-
sta - tecnico specializzato in
scienze ambientali, incaricato
dal Comune di Bianco di stabilire
lo stato dei luoghi interessati dal
possibile inquinamento, davano
atto dell'esistenza di un grave
danno di tutto l'ecosistema della
zona». I costanti controlli dell'Arpacal, poi, sembravano non essere graditi al responsabile tecnico
della “Zetaemme” che, in qualche
occasione, avrebbe apostrofato i
dirigenti dell'agenzia regionale
con termini non proprio lusinghieri.
Autorizzata all'esercizio nel
lontano 1998, la discarica di Casignana ha subito diversi stop
durante l'arco temporale della
sua utilizzazione, come quello
del 2009. I lavori di adeguamento
ne consentirono la riapertura e la
discarica di Casignana fu chiamata ad ospitare, in pieno caos ri-
fiuti, anche la spazzatura proveniente da Reggio Calabria e dal
suo hinterland. In questi anni,
poi, sono stati numerosi i controlli effettuati dalle forze dell'ordine all'interno
del sito e altrettante le violazioni
registrate: «inadempimenti
scrivono gli investigatori - protratti sino al settembre 2011e oltre». Per i magistrati,
infine,
nemmeno la “Zetaemme” avrebbe
più titolo a gestire l'impianto di
Casignana, in quanto l'Albo nazionale dei gestori ambientali
non aveva provveduto al rinnovo
della stessa».
gio.ve.
La ditta
non avrebbe
più titoli
a gestire il sito
PER SINGOLI CASI
Avviso di garanzia anche per Mario Mazza
e al direttore generale della Leonia Giorgio Stiriti
«NON SONO stato informato di nulla, non so
niente di questa storia». Sono le parole del sindaco di Gioiosa Ionica, Mario Mazza ed esponente dell'Udc, che risulterebbe tra le persone
indagate nell'ambito dell'operazione dei Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e del Noe che ieri ha portato al fermo del
primo cittadino di Casignana Pietro Crinò, ed
al sequestro della discarica. Fra gli indagati figura anche Giorgio Stiriti, 42 anni, direttore generale della Leonia, la società incaricata della
raccolta dei rifiuti nel comprensorio, e Stefano
Tallarita (nella foto) operaio della Zetaemme .
Tra le persone a vario titolo coinvolte nell'inchiesta ci sarebbero anche altri dipendenti di
vari comuni che avrebbero “spinto” per scaricare anche in divieto delle normative vigenti
nel sito di raccolta dei rifiuti di Casignana. In
tutto sono quattro le altre persone destinatarie
di avviso di garanzia da parte della Distrettuale
antimafia di Reggio Calabria che ha in carico
le indagini in materia di reati ambientali.
SIDERNO - Non se l’aspettava
Pietro Crinò. Il sindaco di Casignana è rimasto sorpreso quando i carabinieri hanno bussato alla porta di casa per notificargli
l’ordinanza per gli arresti domiciliari spiccata dal gip reggino Antonino Laganà.
Eppure per gli investigatori
del Noe Crinò il primo cittadino
del piccolo centro della Locride
era cosciente di quanto accadeva
all’interno della discarica. Anzi
pergli uominidel colonnelloPaolo Minutoli la stessa, «ampliata
abusivamente e illecitamente per
aumentare i margini di profitto»,
era considerata uno strumento di
“prestigio e pressione politica”.
Nelle intercettazioni per i magistrati ci sarebbe la riprova di
questa strategia. Il sindaco Crinò
viene ascoltato mentre discute
con un soggetto del reggino, in
ballo c’è lo spostamento di rifiuti
dalla città dello Stretto verso al discarica di Casignana: «C: Eh, fatemi chiamare da Scopelliti, oppure
da, da, da coso, oppure dall'assessore, altrimenti a Casignana non
viene nessuno, no. S.: L'assessore
chi, Caridi? C: No, no l'assessore
Caridi non centra, o Pugliano o
Scopelliti direttamente, se vogliono qualcosa dalla, per la discarica
diCasignana,mi devechiamareo
Scopelliti o l'assessore Pugliano,
glielo dite ufficialmente. C: Il Sindaco di Casignana ha detto che se
volete qualcosa per lo discarica, lo
deve chiamare o Scopelliti o l'assessore Pugliano . S: L'assessore
Pugliano? C: Sono finiti i tempI:
sono dieci anni io che servo tuffa
loprovinciae nonsolo,sonofiniti
i tempi, questi due signori uno dei
due che mi chiami».
Il sindaco Crinò, quindi voleva
essere contattato direttamente
dal presidente della Regione.
«Siccome a me - spiega ancora la
telefono il primo cittadino - non
mi rispondono dopo le eIezioni:
dopo le elezioni non mi rispondono più».
Per gli investigatori: «il sindaco, lungi dal motivare il proprio
rifiuto per ragioni di legittimità,
lo motiva "rinfacciando" una
mancata attenzione "politica" dei
vertici politici regionali nei suoi
confronti. Qui perlomeno si profila (anche) qual è l'interesse strumentale del Sindaco a mantenere
in vita gestione desuete e inefficienti come quelle in esame rispetto tuttavia a una discarica
che -per la sua funzione nevralgica - rappresenta un forte strumento di pressione politica in mano allo stesso primo cittadino».
La discarica preoccupava il sindaco Crinò, che in piena campagna elettorale era “tormentato”
dalle polemiche e dagli attacchi
sugli organi di stampa e su facebook: «Perché mi stanno, mi stanno, mi stanno assalendo da tutte
le parti Peppe. Vaa finire davvero
che ho pure problemi con queste
elezioni. Avevo il 90% avevo. Il
90% di, di, di tutti... che mi votavano eh!».
SIDERNO - L’ingegnere Antonio Giovanni Crinò era convinto di aver prodotto un “falso”, di
aver lavorato oltre il rispetto
delle regole e, in diverse occasioni, avrebbe provato a tirarsi
fuori d’impaccio o denunciando
dei sabotaggi mai subiti dalla
discarica di Casignana o cercando conforto nell’aiuto di un
addetto dell’ufficio del Commissario per l’emergenza rifiuti in
Calabria.
«Stupisce - scrivono i magistrati della Dda nella richiesta
di arresto - che è proprio un addetto del predetto Ufficio a fornire ad Antonio Crinò la soluzione tecnica formale (e falsa come visto) in ordine all'assenza
di necessità di specifica autorizzazione rispetto all'ampliamento del sito abusivamente compiuto per bocca dello stesso direttore tecnico della Zetaemme».
Poche righe più avanti, poi,
gli inquirenti ritornano sulla
vicenda: «Ancora, desta ulteriore perplessità - si legge nell’ordinanza di applicazione delle
misure cautelari - sempre l'atteggiamento assunto dall'ingegnere facente parte del predetto
Ufficio Regionale afferma che"
Ti ho detto di mandarla pure all'Arpacal sono quelli che stanno
creando problemi laddove il
suddetto Ufficio dovrebbe (solo)
interessarsi della corretta gestione delle discarica tutelandone in via primaria il relativo
funzionamento e non invece
preoccuparsi di individuare "i
soggetti pubblici" che creano
difficoltà ostative a gestioni come quella qui in esame».
Controllore e controllato,
quindi, finivano per sentirsi
spesso e “studiare” il sistema
più rapido e indolore per superare le verifiche dell’Arpacal:
un’altra agenzia regionale che
ha funzioni di controllo sulle tematiche ambientali. Per gli investigatori questa sarebbe diventata una prassi: «gli odierni
indagati, nel loro tentativo sistematico di ampliare anche per
il futuro la discarica in esame, si
rifaranno (anche) al predetto
interlocutore per ottenere - ove
possibile - celeri via libera amministrativi».
La discarica di Casignana, infatti, per i carabinieri del Noe
aveva bisogno di molte cure.
«Crinò e La Fronte - si legge nelle carte dell’inchiesta - erano
consapevoli Antonio
dell'assenza di un adeguato
sistema di drenaggio, del continuo sversamento di percolato,
della mancanza di un corretto
smaltimento dello stesso in
quanto troppo costoso, dell'ampliamento abusivo -e non autorizzato - del sito, del ricorso a
mezzi e strumenti vetusti e privi
di adeguata manutenzione, della falsità della relazione redatta
il 14 settembre del 2010 in atti
in risposta ai rilievi dell'Arpacal».
gio.ve.
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Ammendolia: «Sempre
difficile amministrare»
|
Il sito
Dall'Ufficio
veniva usato del Commissario
per prestigio
dritte
politico
all’ingegnere
Agli arresti il sindaco Crinò , il fratello e altre due persone
Sequestrato l’impianto di trattamento dei rifiuti
IL COMMENTO
DAL SINDACO
Venerdì 25 novembre 2011
24 ore
in Calabria
Ingresso distrutto, vetri in frantumi. Solo per caso evitati guai peggiori Operazione della polizia
Rapine e droga
15 arresti
Torre di Ruggiero, divelto il portone del centro immigrati a Crotone
Ordigno alla “Chirone”
di GIANNI ROMANO
TORRE DI RUGGIERO – Ore
23 e 40, il silenzio del borgo del
centro storico di Torre di Ruggiero, un paese delle preserre
catanzaresi, viene improvvisamente rotto dallo scoppio di
una bomba con effetto devastante, il rumore della deflagrazione è stato udito a chilometri di distanza. L’ordigno è
stato piazzato davanti al portone di ingresso del centro di
emergenza Africa “Madonna
delle Grazie” gestito dalla cooperativa sociale “Chirone” del
responsabile Giuseppe Apostoliti. Il centro è stato realizzato grazie ad un meritorio progetto voluto dall’amministrazione comunale guidata dal
sindaco avvocato Giuseppe Pitaro, ed è rivolto a decine di giovani profughi nord africani
lontani da tutte le guerre. Sono
tutti minori i presenti nella
struttura e solo il caso ha voluto che nessuno sia rimasto ferito, visto che la bomba ad alto
potenziale è esplosa distruggendo il portone di ingresso e i
vetri,
diventati
micidiali
proiettili, si sono conficcati
dappertutto nel grande corridoio. I vetri delle finestre sono
stati anche loro distrutti dalla
violenza dell’esplosione, con i
minori seduti davanti al televisore.
Subito informato, arrivava
sul posto il sindaco Giuseppe
Pitaro con alcuni esponenti
L’ingresso
della
cooperativa
sociale
“Chirone”
e il portone
divelto
dell’amministrazione comunale. «Un gesto gravissimo e
ingiustificabile - queste le parole di Pitaro - siamo davvero
amareggiati come amministratori comunali, un gesto
che colpisce le coscienze di chi,
come il Comune di Torre di
Ruggiero, ha fatto della solidarietà il suo cavallo di battaglia.
«Giovani profughi - continua Pitaro - che sono perfettamente integrati nel nostro borgo ed è facile incontrarli per il
paese o a pranzo presso qualche famiglia ospitale. Un gesto
estremo, che non ferma certo
la macchina amministrativa.
Non sappiamo cosa possa significare una simile azione,
ma siamo coscienti che gli inquirenti faranno il loro corso
investigativo».
Sul posto per i rilievi di rito,
sono arrivati i carabinieri della
stazione di Cardinale competente per territorio, quelli della
compagnia di Soverato agli ordini del comandante capitano
Emanuele Leuzzi, gli uomini
della Digos della Questura di
Catanzaro, la scientifica, alla
ricerca di eventuali tracce per
dare un nome e un volto agli
autori di un gesto inqualificabile. Venivano poi informati il
tribunale dei minori di Catanzaro e la prefettura, mentre
erano tanti gli attestati di solidarietà e vicinanza che arrivavano da più parti all’amministrazione comunale di Torre di
Ruggiero.
CROTONE – Investivano i proventi della
rapine per acquistare droga da rivendere
nelle discoteche e nei quartieri di Crotone, ma anche nelle frazioni limitrofe. Soprattutto cocaina, ma anche marijuana
ed hascish. È quanto emerge dall’indagine della Squadra Mobile di Crotone che ieri mattina è sfociata nell’operazione
“Gold and White”, conriferimentoall’oro
rapinato nelle gioiellerie oltre che in sale
giochi ed altri esercizi commerciali ed al
biancodella cocainaspacciata. Quindicii
destinatari del provvedimento (dieci in carcere, ma uno è irreperibile, cinque ai domiciliari). L’indagine ha rivelato l’esistenza di un
gruppo criminale autonomo, ma che agiva con
il beneplacito di elementi delle cosche locali. A spiegarlo, nel corso
di una conferenza
stampa, sono stati il
procuratore della repubblica di Crotone
Raffaele Mazzotta, il questore Giuseppe
Gammino, il capo della squadra Mobile
Vincenzo Coccoli e il suo vice Cataldo Pignataro.
È stata la serie di rapine e tentate rapine
compiute a ripetizione in città tra il gennaioe ilmarzo scorsiamettere inallarme
gli inquirentiche sono partiti dal filmato
di una telecamera di sorveglianza piazzata all’interno di una delle gioiellerie per
risalire alla banda. In quelle riprese è stato immortalato l’uomo che si fingeva un
normale cliente facendosi mostrare dal
proprietario alcuni oggetti da acquistare, ma una volta aperta la cassaforte entrava in scena il complice armato.
Gang
filmata
durante
i colpi
in gioielleria
La Dda chiede un calendario fitto di udienze per scongiurare le scarcerazioni
Salvo il processo per Lea
AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI CATANZARO
Già nominato il nuovo presidente della Corte d’assise di Milano
PIAZZA ROSSI – TEL. 0961/8411 – FAX 0961/84650
di ANTONIO ANASTASI
ESTRATTO AVVISO ESITO GARA
Ai sensi del D.Lgs. 163/2006, si rende noto che in
data 13.09.2011 è stata esperita la procedura aperta
(29/2011) per l’affidamento dei lavori di interventi
integrati di ripristino dell’officiosità idraulica della
Fiumarella
di
Guardavalle
–
CUP.
C86E10000950002 – CIG.3031892C6A. La gara è
stata aggiudicata con il criterio del prezzo più basso,
inferiore a quello posto a base di gara, determinato
mediante offerta prezzi unitari (art. 81 comma 1 e 82
comma 3 del D.Lgs. 163/2006 e ss.mm.ii) con esclusione dalla gara delle offerte che presentino una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia individuata, ai sensi dell’art. 86, comma 1, del
D.Lgs. 163/2006 (art. 122 comma 9, del citato decreto legislativo). Determina di aggiudicazione 6235 del
22.09.2011.Offerte ricevute n. 41 ditte escluse n. 5 –
Impresa aggiudicataria Buzzi Primo srl Unipersonale
– ribasso del 33,114% - Importo netto di aggiudicazione Euro 409.315,15, compresi oneri di sicurezza
– tempo di esecuzione lavori 180 – R.U.P. Ing.
Antonio Leone – Direttore dei lavori Ing. Vincenzo
Pirrò. L’ elenco completo delle ditte partecipanti alla
gara è stato inserito nell’avviso integrale dell’avvenuto esperimento pubblicato all’albo pretorio dell’Ente
e sul sito Internet: www.provincia.catanzaro.it.
Il predetto avviso è stato pubblicato sulla G.U.R.I. in
data 21.11.2011 (n. 137 V^ serie speciale).
Il Dirigente
Dott. Antonio Russo
PETILIA POLICASTRO - Il
processo per l'omicidio di Lea
Garofalo si salverà. Il presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, ha già
nominato un altro magistrato che prenderà il posto di Filippo Grisolia, il giudice che
lasciato la Corte d'assise del
capoluogo lombardo per andareaRoma alministerodella Giustizia, dove sarà capo di
gabinetto. Sarà Anna Introini, già presidente della Nona
sezione del Tribunale milanese, a presiedere il collegio
penale davanti al quale si sta
svolgendo il processo, che riprenderà il prossimo primo
dicembre. «Spetterà al nuovo
presidente e al suo collegio ha detto il presidente Pomodoro - ogni decisione in ordine all'andamento del processo, tenuto conto della gravità
dei reati contestati e anche al
fine di evitare eventuali scarcerazioni. La presidenza - ha
aggiunto - si dichiara certa
che si farà di tutto per evitare
ulteriori sofferenze e disagi
alle persone offese».
La Procura, poi, intende
sollecitare un calendario fitto di udienze per portare a
termine il dibattimento il prima possibile per evitare il rischio di scarcerazioni di imputati di reati efferati.
Sulla vicenda ieri è intervenuto il presidente dell'Anm,
Luca Palamara, che, a mar-
gine della cerimonia di insediamento del Comitato direttivo della Scuola di formazione della magistratura al
Csm, ha detto che «I giudici
della Corte d'Assise di Milano
hanno a disposizione le norme che gli consentiranno di
non vanificare il processo
per l'uccisione di Lea Garofalo, in seguito alla nomina del
presidente Filippo Grisolia a
capo di Gabinetto del Guardasigilli».
Il riferimento è al temuto
azzeramento del processo
per l'omicidio della testimone di giustizia di Petilia Policastro scomparsa nel nulla
due anni fa e forse sciolta nell'acido, nel quale sono imputati in sei, tra i quali il suo ex
convivente Carlo Cosco. Il
presidente della Corte d'Assise di Milano, Filippo Grisolia, è stato, infatti, nominato
capo di gabinetto del neo ministro della Giustizia Paola
Severino e i difensori non
hanno prestato il consenso
per mantenere valide le prove finora raccolte in dibattimento, trale qualila testimonianza di Denise, la figlia che
la testimone di giustizia uccisa ha avuto con Cosco, e il
pentito di Cutro Salvatore
Cortese.
Lea Garofalo
«Doveva uccidermi mio fratello, non ho paura di farmi vedere»
All Inside, la Ferraro conferma
PALMI –Un’ora e mezza.Tanto èdurata, all’incirca, la deposizione di Rosa Ferraro, la testimone di giustizia sentita dai giudici del Tribunale di Palmi nell’ambito del processo All Inside contro la cosca Pesce di Rosarno. La deposizione della donna è avvenuta nell’aula bunker
del Tribunale di Milano, dove i giudici palmesi,
il Pmdella Dda di ReggioCalabria, Alessandra
Cerreti, e alcuni avvocati, si sono spostati per
proteggere la testimone, minacciata di morte.
La Ferraro, cugina della collaboratrice di
giustizia Giuseppina Pesce,tornata a Rosarno
da Genova circa 8-9 anni fa, (inizialmente protetta da un paravento poi tolto su richiesta della
stessa che ha detto : «Non ho paura di farmi vedere») ha raccontato del suo rapporto con Sal-
vatore Pesce, marito della cugina Angela Ferraro, e di come questi l’abbia raggirata intestandole un supermercato che invece era nella
piena disponibilità del boss. Accortasi dell’inganno per via di una perquisizione della Guardia di Finanza, la donna ha dichiarato di essere
entrata in conflitto con Pesce, che avrebbe minacciato di seppellirla viva, data la sua intenzione di parlare degli affari della famiglia. Cosa che la donna ha poi realmente fatto e per cui è
divenuta oggetto di minacce e di piani per la
sua eliminazione. Suo padre avrebbe addirittura acconsentito che venisse uccisa per mano
delfratello,rifiutatosiperò dicompiereildelitto. La testimonianza riprenderà domattina.
d. g.
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BREVI
REGGIO CALABRIA
VIBO VALENTIA
NEL VIBONESE
Cade dal traghetto, trovato il corpo
Protesta dei testimoni di giustizia
Sequestrati 900 chili di salumi e formaggi
E' stato trovato vicino all’imboccatura del porto di Reggio
Calabria il cadavere dell’uomo di 76 anni caduto la notte
scorsa dal traghetto Enotria, sulla rotta Messina-Villa
San Giovanni. Il corpo è stato individuato da una motovedetta della capitaneria di porto reggina.
I testimoni di giustizia Francesca Franzè e Pino Grasso, marito e moglie, hanno protestato ieri davanti la
prefettura di Vibo Valentia dopo «l'ennesimo rigetto
delle legittime istanze di risarcimento operato dalla
competente commissione prefettizia».
SANZIONI amministrative per 8.666,67 euro e 900
chilogrammi tra salumi e formaggi sequestrati: è il
consuntivo di un’operazione del personale del Corpo
Forestale dello Stato a Laureana di Borrello e Giffone
con la collaborazione di personale dell’Asp di Vibo.
Amantea. La delegazione di parlamentari è stata accolta anche dal procuratore di Paola, Giordano
Commissari europei in visita
Raccolto un vasto dossier sull’area del fiume Oliva nel basso Tirreno cosentino
di RINO MUOIO
AMANTEA – Molte aspettative
intorno alla visita che la delegazione della Commissione europea
per l’Ambiente ha avviato mercoledì sera ad Amantea e terminerà
oggi nel crotonese. Forse anche
troppe, in particolare per quanto
attiene ai possibili finanziamenti
per le pur necessarie bonifiche
dei siti gravemente inquinati da
sostanze tossiche per l’ambiente e
nocive per la salute dell’uomo.
Gli europarlamentari, che sono alloggiati presso un albergo di
Amantea, l’hanno già fatto comprendere in alcuni passaggi:
l’Italia deve far funzionare meglio i sistemi di controllo e far rispettare il principio secondo cui
chi inquina deve provvedere alla
bonifica dei territori. Ieri gli stessi membri dell’organo istituzionale della UE hanno voluto compiere un sopralluogo sull’area del
fiume Oliva, che corre tra i comu-
ni di Aiello Calabro, Serra d’Aiello, San Pietro in Amantea e
Amantea, nel basso Tirreno cosentino, da tempo al centro di
un’impegnativa indagine da parte della Procura della Repubblica
di Paola, guidata dal dottor Bruno Giordano. Una visita dovuta,
dopo il rinvenimento di almeno
centomila metri cubi di materiali
pericolosi, per almeno un ventennio occultati illecitamente in diversi siti individuati dagli esperti
dell’Ispra e dell’Arpacal e posti
sotto sequestro dalla magistratura.
Indagini, quelle portate avanti
con efficacia e grande professionalità dalla procura paolana, che
hanno portato, nei giorni scorsi,
all’emissione di un provvedimento di custodia cautelare ai danni
di un imprenditore di Amantea,
titolare di una impresa di lavorazione di inerti. Un’inchiesta che
va avanti e che mira anche a comprendere per quale ragione, oltre
all’accertata presenza di concentrazioni di metallipesanti (tra cui
il mercurio,il cromototale, ilcadmio e il cobalto), di sostanze chimiche altamente nocive (quali
l’arsenico), di contaminanti cancerogeni quali diossine e furani,
di idrocarburi, si rilevano, come
denunciano Wwf e Comitato “De
Grazia”, in un corposo dossier
consegnato ieri mattina alla stessa commissione, di radionuclidi
artificiali con elevata radio-tossicità, come antimonio 124, cadmio 109 e, soprattutto, cesio 137.
Ed è proprio sulla natura del cesio che la procura paolana nutre
ancora perplessità, nonostante
alcuni esperti giustifichino la
presenza come un residuo consistente riconducibile all’incidente
nucleare di Chernobyl.
“In riferimento alla natura del
sostanze e dei materiali rinvenute nell’area dell’Oliva –ci ha riferito il Procuratore Giordano che ieri mattina ha incontrato la Com-
missione - ho avuto modo di spiegare come oltre i rifiuti di varia
natura presenti nelle diverse aree
poste sotto sequestro, le preoccupazioni maggiori rimangono
quelle riferibili alla presenza del
Cesio 137, per la quale non siamo
ancora riusciti ad ottenere una
spiegazione convincente. Le nostre perplessità sono state condivise anche dal giudice nell’ordinanza di custodia cautelare,
quando sostiene che si tratta di
un elemento radioattivo la cui
presenza non appare giustificabile con le tesi finora avanzate
(nube radioattivadi Chernobylin
primis - n.d.c.) considerando che
la quantità media del cesio 137
sul suolo calabrese è molto più
bassa di quella accertata nell’area
dell’Oliva. In ogni caso è evidente
che se la provenienza non fosse legata a disastri nucleari passati,
considerato che in Italia non vi sono centrali attive, bisognerebbe
ipotizzare altro”.
I parlamentari europei sul sito del fiume Oliva
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Calabria 13
24 ore
Venerdì 25 novembre 2011
24 ore
Venerdì 25 novembre 2011
I rapporti tra il Comune e i soci privati delle società miste sono al centro di un’indagine della magistratura
Reggio, il Pd vuole chiarezza
Interrogazione dei parlamentari per chiedere l’accesso antimafia
REGGIO CALABRIA – ll
partito democratico vuole
vederci chiaro sulla gestione del comune di Reggio
Calabria dopo i risvolti delle ultime inchieste giudiziarie e l'accesso antimafia
al Ministro dell’Interno in
una interrogazione presentata dai deputati del Pd
Doris Lo Moro, Rosa Villecco Calipari, Laura Garavini, Franco Laratta e Nicodemo Oliverio.
«Secondo notizie di stampa –è scritto nell’interrogazione - il collaboratore di
giustizia Roberto Moio affermava che le società partecipate del comune fossero controllate dalla 'ndrangheta, indicando per le singole società la cosca che ne
aveva il controllo. Nel processo è coinvolto un ex consigliere comunale, Massimo Labate per il quale il
procuratore generale ha
chiesto la condanna a dieci
anni dopo una requisitoria
in cui ha affermato «nessuno pensi che l’idea delle società miste del Comune sia
nata nelle stanze di alcuni
palazzi della politica, ma è
il frutto di riunioni di 'ndrangheta».
I deputati sostengono
poi che le società partecipate «sono state al centro
dell’indagine della Commissione parlamentare di
inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che ha anche cercato
di capire perchè il Comune
ha aderito a più società con
lo stesso oggetto, senza ottenere alcun chiarimento
dal presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti,
che, secondo quanto si legge nella relazione approvata il 19 maggio 2011, ha dichiarato di non ricordare i
motivi che lo avevano indotto, pur essendo al tempo
sindaco, ad aderire a due
distinte società, benchè
aventi lo stesso oggetto».
I parlamentari ricordano poi l’operazione che ha
colpito «esponenti della co-
Doris Lo Moro
sca Tegano ma anche professionisti che lavoravano
al servizio delle cosche. È
emerso che la Reciim, in
mano ai Tegano e retta da
uno degli arrestati controlla il 33% della Gestione servizi territoriali che a sua
volta controlla la Multiservizi. Per la Multiservizi - so-
stengono i parlamentari sembra trovare conferma
l'assunto del pentito. Il Comune è da mesi al centro
dell’attenzione anche per
altre vicende. Qualche mese fa, tra l'altro, si è suicidata Orsola Fallara che ha
retto per anni il settore finanziario. Una verifica dopo tale episodio ha accertato un buco nel bilancio comunale di particolare entità (si dovrebbe trattare di
circa 170 milioni di euro)».
«Il contesto di confusione
amministrativa e di disamministrazione che emerge
– è scritto nell’interrogazione - non è in sè indicativo
di infiltrazioni mafiose anche se, per comune esperienza, è proprio la cattiva
amministrazione a rendere possibili e a favorire le
pressioni e le infiltrazioni.
Nonostante il Comune abbia una nuova amministrazione, sembra opportuno,
ed anzi necessario, verificare se ci sono state pressioni ed infiltrazioni».
Caputo (Pdl) contro Laratta
dopo le critiche su Reggio
REGGIO CALABRIA –
«Franco Laratta ignora completamente cosa significhi
fare il sindaco di una città.
Non risulta, del resto, che
nella sua esperienza, egli si
sia mai imbattuto in questo
ruolo elettivo e di grande responsabilità. Un vuoto di
esperienza ma, a questo punto, ancheculturale, cheinduce illoquace deputato delPd a
cimentarsi, come al suo solito, in dichiarazioni, commenti e giudizi, infondati, ingiustificabili e ancor di più intollerabili se attribuite ad un
rappresentante parlamentare». Èquanto afferma,in una
nota, il consigliere regionale
Giuseppe Caputo che replica
al deputato del Pd che in
un’intervista al Quotidiano
aveva messo all’indice il “modello Reggio”.«Chi, permandato elettorale, ha avuto l’occasione, come il sottoscritto –
sostieneCaputo –di interpretare il difficile e complesso
ruolo di sindaco in una media
o grande città, sa fin troppo
bene dove inizia l’ambito preciso delle competenze e delle
responsabilità di natura tecnica, esclusivamente e normativamente riservato ai dirigenti, e dove finisce la discrezionalità e, quindi, la responsabilità di natura strettamente politica, attribuita
dalle leggi agli organi elettivi».
Il sindaco replica e difende l’operato di Scopelliti
Arena: «Una manovra
sulla pelle della mia città»
REGGIO CALABRIA – Il sindaco di Reg- lizzato come strumento di esposizione di
gio Calabria, Demetrio Arena, replica al- desideri personali. Detto modo di interle polemiche di questi giorni relative ad pretare la funzione parlamentare – sotintrecci tra mafia e politica in città. «Non tolinea il sindaco Arena – è, per inciso, il
posso più tollerare – afferma il primo cit- frutto di una legge elettorale che ha dato
tadino– che un gruppo eterogeneo, che legittimità a personaggi senza consenso
vuole costituirsi come potere alternativo popolare, designati dai partiti per alie di volta in volta si manifesta sotto forma mentare un dibattito politico fondato
di ex politici o politicanti, parlamentari sullo scontro di potere. In contemporain cerca di riconferma, giornalisti o blog- nea, il virulento attacco è stato sferrato
ger, manovrino sulla pelle della mia città anche da alcuni operatori dell’informale loro mene personali con l’evidente sco- zione che, sfruttando la libertà normativa che disciplina i blog, hanpo di abbattere la figura e il
no offeso in maniera volgare
progetto politico del Presicittà, permettendosi di bacdente della Regione ed ex
chettare e dettare la linea
Sindaco di Reggio Calabria,
perfino alle più alte cariche
Giuseppe Scopelliti».
dello Stato e alle sue rappre«Ritengo che ognuno
sentanze Periferiche. Il tenpossa perseguire i propri fitativo in atto è tanto grave
ni . aggiunge Arena - seconquanto evidente: questo
do le proprie attitudini mogruppo di potere alternativo
rali, mentali e comportaritiene di poter sfruttare il
mentali. Quando però tutto
cambio di Governo per perciò si manifesta con una
seguire il progetto distruttiperversa forma di accanivo nei confronti della città
mento contro chiunque cacercando di condizionare
piti a tiro, allora è necessal’operato di insigni personario reagire in maniera delità che hanno assunto reterminata. Quanto successponsabilmente il gravoso
so nelle ultime ore – aggiun- Il sindaco Arena
onere di governare il Paese
ge – è estremamente grave:
già all’atto dell’insediamento del nuovo in questo difficile momento. Detta maniMinistro degli Interni è stata lanciata la festazione, che in condizioni normali
notizia, a tutt'oggi priva di qualunque ri- può essere catalogata come irresponsascontro, secondo cui il Viminale avrebbe bile, assume adesso i contorni di una vechiesto al Prefetto di Reggio Calabria ra e propria azione di sciacallaggio che
una relazione sulle ultime inchieste giu- determina una deriva sociale oltremodo
diziarie. Procedura che, se anche fosse pericolosa. Ritengo a questo punto che la
vera, rientrerebbe nella normale attività misura sia colma. A me spetta difendere
ispettiva esperita dal Ministero. Ebbene innanzitutto la dignità della mia comuimmediatamente questa notizia ha tro- nità – conclude il sindaco – che, pur tra
vato, con inopinata rapidità, sponda in mille difficoltà, da quindici anni a questa
ben due interrogazioni parlamentari parte tiene la schiena dritta, cercando di
una delle quali in particolare si concre- rovesciare un clichè che le è stato attritizza in una rabberciata requisitoria ba- buito da chi poco o nulla ha saputo comsata su un mix di fatti di cronaca, pette- prendere della sua realtà; e non consengolezzi e contorte elucubrazioni senza al- tirò che un sacrosanto diritto costituziocun filo conduttore, in spregio alla stes- nale, quale è quello del libero pensiero e
sa funzione dell’Istituto dell’interroga- della libera espressione venga miserabilzione Parlamentare che dovrebbe avere mente distorto verso la libertà di insulto
un carattere conoscitivo e non essere uti- gratuito e impunito».
Vertice a Catanzaro sugli ospedali cosentini
Il 28 previsto un incontro alla Regione
Forestali, ultimatum
dei sindacati dopo
i ritardi degli stipendi
Sanità, prove d’intesa
tra Scopelliti e Mirabelli
di ADRIANO MOLLO
COSENZA - Vertice a Catanzaro questa
mattina per discutere della riconversione degli ospedali i Praia a Mare e
Trebisacce. Saranno presenti i sindaci
il presidente Scopelliti ha convocato
anche il consigliere regionale dell’Api
Rosario Mirabelli. Solo pochi giorni fa
in un comunicato del Pdl regionale si
parlava di un'apertura politica verso
«quelle forze moderate che vogliono
contribuire a risolvere i problemi della
Calabria». Mirabelli, che proviene dal
Movimento Sociale, come Scopelliti,
mette le mani avanti: «Nessu abbraccio
mortale», ironizza.
Onorevole come valuta questa
apertura?
«Scopelliti a parole ha mostrato un'apertura al nostro partito, ma oltre alle
parole ci vogliono i fatti».
E i fatti ancora non li vede? Eppure
sul turismo....
«Sul turismo sono state accolte le nostre richieste migliorative del piano,
ma ora c'è un problema molto più serio
che è quello della sanità. Qui c’è bisogno di maggiore responsabilità da parte del presidente nelle scelte che si andranno a fare».
In che senso?
«Abbiamo fatto una proposta di modifica dell'atto aziendale dell'Asp di Cosenza che, come è noto, è alla base del
decreto commissariale numero 106.
L'ho presentato formalmente al direttore generale Franco Zoccali, perché
sulla sanità, essendo commissariata, il
consiglio regionale non ha competenze. Io ho chiesto la rimodulazione del
decreto 106, ora mi aspetto da Scopelliti una riposta. Domani (oggi per chi
legge ndr), capiremo meglio».
Cosa non va in quel decreto?
«Vorrei capire perché a fronte di un
forte taglio di posti letto per acuti, si
parla di circa mille, la Regione nel cosentino ne ha programmati lo 0,5 per
mille in meno, rispetto al tetto del 3 per
mille per abitante. La mia proposta dimostra che è possibile migliorare l'offerta sanitaria nell'area dell'Alto Tirreno e Alto Jonio senza modificare la spesa, ma redistribuendo meglio i posti letto, tenendo presente le professionalità
presenti sul territorio ed eliminando le
Unità operative con posti letto multidisciplinari previsti nel decreto 106».
Cosa dirà a Scopelliti?
«Sul Tirreno cosentino e nella zona
Jonica, nonostante, la presenza degli
ospedali Spoke, mancano le unità operative di Urologia, Oculistica e Gastroenterologia. Tutto questo comporterà un aumento di domanda sull'ospedale di Cosenza che si ritrova con liste
di attesa lunghe da gestire. Inoltre la
conseguenza sarà l’emigrazione verso
gli ospedali di Policoro, Matera, Potenza, Lagonegro e Maratea, con aggravio
di spesa considerevole».
di GIANLUCA GAMBARDELLA
Scopelliti e Mirabelli
E cosa non va sul Tirreno?
«Prendiamo l'ospedale di Praia a Mare, è stata decisa chiusura senza vedere
quali risposte ha dato negli ultimi anni. Anziché valorizzare quel poco di
buono, si è deciso di procedere con un
taglio che avrà come primo effetto non
una riduzione di spesa, come si vuol fare credere. Praia a Mare è un ospedale
di frontiera e va potenziato».
Come?
«Aveva una buona gastroenterologia ed endoscopia, ora bisogna aggiungere 8 posti di cardiologia e 8 di geriatria inseriti nell'area funzionale di medicina generale che deve avere 20 posti
letto. Così come anche Trebisacce e Cariati».
Sicuro che la spesa non aumenta?
«Certo, i dati recenti sull'emigrazione sanitaria confermano la bontà della
mia proposta».
Ma Scopelliti ha già deciso.
«Io mi appello all'intelligenza del
presidente e soprattutto dei commissari. Forse non conoscono bene la realtà
di questi ospedali. Qui non c’entra la
politica, ma c’è in ballo la salute dei cittadini».
LAMEZIA TERME - Tre mesi
di stipendi arretrati e futuri
incerto. Gli operai forestali
tornano così a minacciare
proteste se dovessero essere
disattesi gli impegni della
giunta regionale. Ieri nel corso di una conferenza stampa
le segreterie confederali di
Cgil, Cisl e Uil hanno rilanciato il grido d'allarme sul mancato pagamento dei salari.
Il problema, come ha spiegato l’assessore al Bilancio
Giacomo Mancini, è nei vincoli dei patto di stabilità che non
consente di sborsare un solo
euro altrimenti la Regione sarebbe sanzionata in modo pesante. Si attende un decreto
del governo nazionale per
consentire di stornare la spesa dei fondi comunitari dalle
uscite.Intanto isindacatiprotestano. «Amministratori seri devono tenere conto della
forza lavoro, si ci sta comportando comedilettanti», sostiene Santino Aiello, segretario
della Flai Cgil, «nonostante i
soldi ci siano non si pagano i
lavoratori, si sta agendo con
troppa leggerezza».
L'esponente della Cgil ri-
corda come la questione non
sia emersa solo di recente:
«avevamo già annunciato uno
sciopero per il 18 novembre
per questo argomento, rinviandolo però poi registrando
l'apertura al dialogo dell'assessore regionale Michele
Trematerra e del presidente
della giunta, Scopelliti. Il problema però è rimasto, e da settembre 3.200 lavoratori dei
consorzi di bonifica aspettano
ancora i propri stipendi, situazione che non è più rinviabile come discussione, né può
essere accettata la risposta
che esiste la copertura finanziaria ma non vengono pagati
per non infrangere il patto di
stabilità». Nino Merlino, segretario della Uila, accusa: «il
settore forestale è commissariato da tre ani, periodo in cui i
sindacati hanno dimostrato
apertura verso la giunta regionale, che però ogni volta ha
dimostrato di disattendere
quanto concordato». Pino
Gualtieri, segretario della
Flai Cisl, ricorda: «giàdal 7 ottobre il problema era emerso
nella sua gravità». Ora Il 28 i
sindacati incontreranno Scopellitiei sindacatisipresenteranno con i lavoratori».
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14 Calabria
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Venerdì 25 novembre 2011
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Rigettata la richiesta sul caso del consigliere regionale indagato per corruzione elettorale
Rappoccio, nessuna avocazione
La motivazione: «Non sono ravvisabili né ritardi né omissioni nelle indagini»
IN CITTÀ
di CLAUDIO CORDOVA
NON sono ravvisabili né ritardi, né
omissioni nella conduzione delle indagini da parte della Procura della Repubblica. Con queste motivazioni l’avvocato generale dello Stato, Franco
Scuderi, ha rigettato la richiesta di avocazione presentata dall’avvocato Aurelio Chizzoniti sul caso che ha come protagonista il consigliere regionale Antonio Rappoccio, indagato per corruzione elettorale. Un’indagine, quella
sulla scrivania del procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e del pm Stefano Musolino, nata da una denuncia
dell’allora Presidente del Consiglio comunale Aurelio Chizzoniti. Rappoccio
avrebbe promesso posti di lavoro in
cambio del sostegno elettorale. Un caso
che era stato chiuso, con l’avviso di conclusione indagini, ma che poi i pm Sferlazza e Musolino hanno deciso di riaprire, contestando una nuova aggravante a Rappoccio da cui, peraltro, si
configurerebbe anche la presenza di
complici nel presunto disegno criminale messo in atto dal politico nella fase
della campagna elettorale per le consultazioni regionali in cui il centrodestra di Giuseppe Scopelliti stravinse
sul centrosinistra rappresentato da
Agazio Loiero.
Un’integrazione, quella decisa dai
pm Sferlazza e Musolino, che era stata
adeguatamente prorogata dal Giudice
per le indagini preliminari. La battaglia personale di Chizzoniti andrebbe a
motivarsi anche
con il fatto che l’ex
presidente del consiglio comunale di
Reggio Calabria risulta il primo dei
non eletti nel partito in cui, invece, ha
avuto la meglio
Rappoccio. Qualora il consigliere regionale in carica
decadesse,
dunque, sarebbe proprio Chizzoniti a
subentrargli tra gli scranni di Palazzo
Campanella. Da qui, dunque, la lunga
serie di esposti presentate da Chizzoniti, che aveva chiesto una verifica al Procuratore Generale Salvatore Di Landro, visto che, a dire dell’avvocato Chizzoniti, oltre alla corruzione elettorale
nei confronti di Rappoccio vi sarebbe
anche il reato di truffa. Secondo la ricostruzione la Guardia di Finanza, Rappoccio avrebbe dato vita a delle cooperative che, sulla carta, avevano il compito
di gestire alcune strutture negli ambiti
più disparati, dalla sanità all’energia.
Una di queste, però, la Alicante, pochi
mesi prima delle elezioni regionali, in
cui Rappoccio era candidato in sostegno di Scopelliti, avrebbe bandito una
selezione per l’assunzione di personale. Assunzione che doveva essere fatta a
termine di un concorso in due fasi: una
prova scritta ed una orale. Rappoccio,
dunque, avrebbe promesso aiuti nella
seconda prova, qualora i candidati lo
avessero appoggiato dal punto di vista
elettorale nelle consultazioni regionali. Una vicenda torbida, basata sulla disperazione di persone, giovani soprattutto, senza lavoro, e in cui avrebbero
potuto avere un ruolo importante anche dei complici.
Da qui, dunque, l’indagine dei magistrati reggini, che hanno dato seguito
agli esposti di Chizzoniti e alle battaglie
politiche dell’ex consigliere provinciale Omar Minniti. Chizzoniti, però, non
si è dato pace e ha investito della vicenda la Procura Generale che ha chiesto
di visionare il fascicolo in cui Rappoccio è iscritto nel registro degli indagati. Un’attenta analisi, quella dell’avvocato generale Franco Scuderi, che ha
portato, dopo alcune settimane, alla decisione: l’indagine resta ai pm Sferlazza e Musolino, della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.
Avrebbe
promesso
lavoro
in cambio
di voti
Sos maltempo
Università
Lavori a Catona
E’ calamità
Bilancio, dal rettore
stop alle polemiche
LA provincia chiederà lo stato
di calamità dopo i danni causati dal maltempo nel Reggino.
DOPO le critiche di sindacati e
gran parte di Senato e Cda,
Giovannini rasserena tutti.
alle pagg. 22-23-24
a pag. 27
IN PROVINCIA
Antonio Rappoccio
LA REAZIONE
Villa San Giovanni
Melito Porto Salvo
Lungomare, presto
gli interventi
Inps, cambio
alla direzione
IN ATTESA delle promesse di
Eurolink, il sindaco ripristina la
via marina di Pezzo.
GIUSEPPE Massara lascia il
vertice dell’Istituto. Al suo posto Carmelo Polimeni.
a pag. 30
a pag. 31
Chizzoniti: «Valuterò il documento»
E’ STRINGATA e laconica la reazione dell’avvocato Aurelio Chizzoniti alla richiesta di avocazione
del caso Rappoccio bocciato dalla
Procura Generale: «In relazione
al provvedimento di rigetto della
Procura Generale, anticipando il
rispetto della decisione assunta
mi riservo di interloquire approfonditamente ed eventualmente
anche criticamente dopo averne
conosciuto il contenuto».
L’Avvocato
Aurelio
Chizzoniti
che chiese
l’avocazione
Il latitante del clan De Stefano-Tegano arrestato a settembre
Non aveva versato i soldi all’Inps
reato prescritto per il boss Barbaro
NON avrebbe versato qualche
migliaio di euro nelle casse
dell’Inps, in primo grado era
stato condannato a un anno di
reclusione e trecento euro di
multa, in appello, invece, la Corte non ha potuto che constatare
la prescrizione del reato.
Nessuna notizia se il protagonista della vicenda non fosse il
boss Carmelo Barbaro, ritenuto
un elemento di spicco dei clan
De Stefano e Tegano e arrestato
Carmelo Barbaro
dai Carabinieri dopo anni di latitanza.
Barbaro venne condannato,
in primo grado, dal Giudice Monocratico del Tribunale di Reggio Calabria che, il 18 giugno
2010, gli aveva inflitto un anno
di reclusione.
Ieri, però, la Corte d’Appello
di Reggio Calabria ha dovuto riformare la sentenza, dichiarando la prescrizione del reato.
Carmelo Barbaro, infatti, era
TRAGEDIA NELLO STRETTO
Ripescato il corpo dell’anziano caduto dal traghetto
Il recupero del cadavere
E' STATO rinvenuto ieri pomeriggio il
cadavere dell'uomo che alcuni passeggeri hanno visto la sera precedente cadere in mare, all'altezza di Punta San
Ranieri, dalla nave traghetto Enotria,
in servizio sulla rotta Tremestieri-Villa.
Il corpo è stato avvistato a poche centinaia di metri fuori dal porto di Reggio
dagli occupanti di una barca a vela, che
hanno allertato la Capitaneria di Porto.
Una motovedetta della Guardia Costiera, col supporto della Squadra Nautica
della Polizia di Stato, diretta dall'ispettore capo Giuseppe Scilipoti con il coordinamento del vice questore aggiunto
Giuseppe Pizzonia, è uscita in mare ed
ha recuperato il corpo dell'uomo. Si
tratta di un 75enne di origini catanesi,
Salvatore Pepe, residente in Francia, di
corporatura robusta, capelli brizzolati,
indossava blu jeans, maglione giallo e
giubbotto nero. Sul molo anche la Squadra Volante e la Polizia Municipale.
f. p.
alla sbarra per il mancato versamento di una somma davvero irrisoria nei confronti dell’Istituto di previdenza.
Nulla in confronto ai reati di
cui è considerato responsabile:
dall’associazione mafiosa, alle
armi, passando per il reato di
omicidio.
Nonostante fossero state diramate le ricerche in ambito internazionale, Barbaro venne arrestato nel settembre 2009 a
Reggio Calabria, proprio mentre in città si svolgevano i festeggiamenti per le festività
mariane.
I Carabinieri di Reggio Calabria lo scovarono all’interno di
uno studio medico nei pressi del
Ponte della Libertà, in cui il boss
si era recato per sottoporsi ad alcuni interventi chirurgici, probabilmente per alterare il proprio aspetto fisico e quindi mantenere il proprio status di latitante.
Ieri, invece, la dichiarata prescrizione per uno dei reati contestati all’uomo.
Ma questa volta la ‘ndrangheta non c’entrava proprio nulla.
cla. cor.
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Reggio
Venerdì 25 novembre 2011
Per la tentata estorsione ai danni dell’imprenditore Serafino Vadalà nella Piana di Gioia Tauro
Otto anni a Girolamo Piromalli
La vittima si era ribellata al racket e aveva denunciato i suoi taglieggiatori
di CLAUDIO CORDOVA
OTTO anni di reclusione per
Girolamo Piromalli, condannato per la tentata estorsione in danno dell’imprenditore Serafino Vadalà. Piromalli, ritenuto un elemento di spicco dell’omonimo, storico, casato di
‘ndrangheta di Gioia Tauro,
è stato condannato dal Gup
di Reggio Calabria Antonino Laganà. Il taglieggiamento
dell’imprenditore
Vadalà fu portato allo scoperto da un’operazione della
Squadra Mobile di Reggio
Calabria, diretta da Renato
Cortese, che il 18 dicembre
2010 arrestò sette persone,
presunte
affiliate
alla
‘ndrangheta della Piana.
Un’indagine, quella condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio
Calabria,
iniziata
nell’aprile 2010, dopo la denuncia fatta dall’imprenditore, che ha riferito alla Polizia di aver subito pressioni
da parte di Girolamo Piromalli, classe 1980, dopo
aver deciso di acquistare un
terreno che si trova nei pressi della concessionaria di
proprietà sua e del fratello.
Una denuncia “storica” in
un territorio, quello della
Piana di Gioia Tauro, in cui,
da sempre, l’omertà regna
sovrana, alimentata dalla
paura nei confronti di famiglie che hanno fatto la storia
della ‘ndrangheta. Una denuncia che, dunque, ha liberato Vadalà dal giogo delle
cosche, permettendo agli investigatori di acciuffare alcuni presunti ‘ndranghetisti.
Piromalli, dunque, sarebbe stato l’uomo con cui Vadalà si sarebbe rapportato
nei tentativi di estorsione
messi, in atto, ovviamente,
con il consueto potere di intimidazione proprio della
‘ndrangheta, soprattutto in
una zona come quella di
Gioia Tauro, da sempre sotto l’egemonia dei Piromalli e
dei Molè. Secondo le risultanze investigative, Piromalli avrebbe chiesto a Vadalà una somma sui trentamila euro come “indennizzo”, per i comportamenti
dell’imprenditore, da sempre ostile ad accondiscendere ai diktat del presunto
boss di ‘ndrangheta.
Una condanna, quella rimediata da Girolamo Piromalli al termine del giudizio
abbreviato, comunque “tenue” rispetto alla pesante richiesta di diciotto anni di reclusione avanzata dal pubblico ministero Giovanni
Musarò. Gli avvocati Domenico Alvaro e Gregorio Cacciola, difensori di fiducia
dell’uomo, sono riusciti a
mitigare la decisione del
Gup Laganà, che ne ha comunque riconosciuto la responsabilità penale. Piromalli è l’unico dei soggetti
coinvolti nell’inchiesta della
Dda reggina ad aver scelto
di essere giudicato con il rito
abbreviato, che prevede la
riduzione di un terzo della
pena in caso di condanna.
Altri sei uomini hanno scelto il rito ordinario: si tratta
di Santo La Rosa, Cosimo
Romagnosi, Vincenzo Plateroti, Salvatore Plateroti,
Domenico Gulluni e Vincenzo Bonasorta. Per loro il processo si celebra al cospetto
del Tribunale Collegiale di
Palmi.
Congresso Siulp
Lupia
segretario
regionale
Girolamo Piromalli il giorno dell’arresto
Giuseppe Lupia
Scarcerata la donna condannata nell’ambito dell’operazione contro la cosca Pelle
Processo “Reale”, Aiello in libertà
TORNA in libertà Liliana Aiello, una
delle persone condannate nell’ambito
del procedimento “Reale”, scaturito
da un’operazione del Ros dei Carabinieri, che andò a colpire le attività della cosca Pelle “Gambazza”, ma anche
del clan Ficara. E’stato il Tribunale della
Libertà, su istanza
dell’avvocato Domenico Alvaro, a disporre la scarcerazione
della donna che, lo
scorso 15 giugno,
venne condannata,
così come tutti gli altri imputati, dal Gup
Daniela Oliva, che inLiliana Aiello
flisse vent’anni di re-
Soddisfazione dei sindacati di polizia
clusione al boss Giuseppe Pelle, diciotto ad Antonino Latella, venti a Rocco
Morabito, diciotto a Giovanni Ficara,
otto a Costantino Carmelo Billari, dodici a Domenico Pelle, dieci a Sebastiano Pelle, otto anni e otto mesi a Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva, dieci
anni a otto mesi ad Antonio Pelle, classe 1987, otto anni a Mario Versaci, così come a Pietro Antonio Nucera e Filippo Iaria, quattro anni a Antonio
Pelle classe 1986, quattro anni ciascuno a Sebastiano Carbone e GiuseppeFrantone,sei anniaGiorgioMacrì,
due anni e otto mesi a Francesco Iaria
e quattro anni all’ex sindaco di Bagnara Calabra, Santi Zappalà, pizzicato
nella casa di Pelle, a Bovalino, a chiedere appoggio elettorale in vista delle
Tempestivo l’intervento della polizia
Accordo decentrato
Giovane in manette
Il giudice invita il questore per tentato furto
ad avviare le trattative
all’Hospice
Nel disporre questi terrà
IL giudice del lavoro del
Tribunale di Reggio Cala- conto dell’anzianità di serbria, Natalino Sapone, ha vizio, della presentazione
accolto il ricorso di alcune della domanda, della persigle dei sindacati di Polizia manenza nello stesso uffi(Sap, Siap, Ugl, Consap e cio, delle attitudini e delle
Coisp) ed ha ordinato al situazioni personali e famiQuestore di Reggio Cala- liari.
Garantirà
bria di avviare,
trasparenza,
nel più breve
nelle aspiratempo possibizioni del persole, specifiche
nale
impetrattative in orgnandosi
a
dine alla rinon effettuachiesta di intere, salvo casi
grazione
particolari
dell’accordo
adeguatamendecentrato
te
motivati,
presentata dalmovimenti
le organizzad’ufficio quazioni sindacali
lora vi siano
il 12 maggio
domande di al2011.
La Questura di Reggio
tro personale
“Un primo
traguardo” lo giudicano le agli atti”. Le organizzazioorganizzazioni sindacali ni sindacali, ancora, fanno
ricorrenti, tutte assistite notare come lo stesso giudidall’avv. Teresa Giovinaz- ce abbia concluso osservanzo, che in una nota stampa do che: “deve pertanto ravcongiunta plaudono per la visarsi nella fattispecie in
decisione del giudice, il esame una condotta oggetquale ha ridato fiato alla tivamente idonea a comproproposta da loro stesse defi- mettere l’attività sindacale,
nita “trasparenza dei movi- attesa la violazione dell’art.
6 dell’accordo nazionale
menti interni”
La richiesta riguardava quadro, non essendo stati
in particolare l’aggiunta allegati specifici impedidel seguente comma all’ar- menti o motivi idonei a giuticolo 6: “a tal fine si impe- stificare il ritardato avvio
gna a garantire la piena di specifiche trattative in
trasparenza nei movimenti ordine alla richiesta di inteinterni del personale intesi grazione dell’accordo dequale trasferimento ad uf- centrato”.
fici diversi.
f.p.
elezioni regionali, a cui Zappalà partecipava e in cui venne eletto con una
grandissima quantità di voti.
Anche Liliana Aiello, condannata a
due anni e due mesi di reclusione, da
candidata avrebbe chiesto aiuto alle
cosche. La Aiello fu punita nonostante la mancata elezione. Una condanna
che le valse la permanenza in carcere,
nonostante le richieste di scarcerazione avanzate dall’avvocato Domenico
Alvaro, difensore di fiducia della donna. A distanza di oltre cinque mesi dalla sentenza, il Tdl, in sede di appello,
ha accolto l’istanza dell’avvocato Alvaro, ordinando la scarcerazione della donna, detenuta, fino a ieri mattina,
all’interno del carcere di San Pietro.
cla.cor.
ANCORA l’“Hospice Via delle Stelle” di Rione
Modena, Via delle Camelie, struttura specializzata nel trattamento e cura dei pazienti in fase
terminale, è stato teatro di un intervento da parte
del personale dell’Upgsp della Questura di Reggio Calabria del Questore Carmelo Casabona. Come si ricorderà, già lo scorso giugno, gli agenti
delle “Volanti” dirette dal vice questore aggiunto Dott. Giuseppe Pizzonia collaborato da Giuseppe Giliberti, riuscirono ad impedire che una
donna disperata, dipendente della struttura con
contratto in scadenza, si lanciasse nel vuoto.
Di tutt’altra natura l’intervento della serata di
mercoledì 23 novembre: personale della Polizia
di Stato procedeva all’arresto di Olindo Biondi,
classe 73, già noto per tentato furto aggravato,
minacce e possesso ingiustificato di strumenti
atti allo scasso. Nel dettaglio: alle ore 15.30 gli
operatori venivano allertati dalla Centrale Operativa ed inviati presso l’Hopsice, in quanto alcuni dipendenti segnalavano che un uomo si era introdotto all’interno della struttura.
Giunti prontamente sul posto gli agenti trovavano ad attenderli gli stessi dipendenti, che avevano bloccato il soggetto il quale, dopo essersi
furtivamente introdotto all’interno degli spogliatoi, aveva forzato alcuni armadietti in metallo, cercando di asportarvi danaro ed effetti personali.
Nella circostanza l’uomo veniva trovato in possesso di un grosso paio di forbici da elettricista
con lama a punta della lunghezza complessiva di
circa venti centimetri, nonché di copia di una
chiave che apriva perfettamente e senza difficoltà la porta delle spogliatoio. Estesa la perquisizione a bordo dell’autovettura del Biondi , parcheggiata poco lontano, venivano rinvenuti vari
strumenti da scasso, segno tangibile dell’abitualità del fermato nel compiere reati contro il patrimonio. Il tutto veniva sequestrato e il Biondi dichiarato in stato in arresto e trattenuto presso le
camere di sicurezza della Questura, per essere
giudicato, nella mattinata odierna, con rito direttissimo.
BREVI
A GALLICO
Droga in macchina
e a casa, arrestato
I MILITARI della Stazione di Reggio
Gallico, traevano in arresto per detenzione ai fini spaccio di sostanze
stupefacenti Z.G., 33 anni. A seguito
di perquisizione personale e veicolare, rinvenivano indosso al l’uomo
due involucri in plastica contenenti
3 grammi di marijuana. L’atto di polizia esteso anche al domicilio consentiva di rinvenire un altro involucro con gr. 2,6 di analoga sostanza e
un bilancino elettronico .
DAI CARABINIERI
Beccato con la marijuana
al rione Modena
I CARABINIERI della Stazione Reggio Rione Modena, traevano arresto
in flagranza di reato per detenzione
ai fini spaccio di sostanze stupefacenti M.M., 36 anni. A bordo della
propria vettura Fiat Duna, aveva occultato un involucro in cellophane
marijuana in 10 dosi, e 60 euro , ritenuta provento dello spaccio.
ALLEVAMENTO IRREGOLARE
Sequestrati dai Nas
quindici bovini
ICARABINIERI del N.A.S., e i veterinari dell’Azienda Sanitaria Provinciale, da un controllo effettuato presso l’allevamento del quale è titolare
V.T., 52 anni, hanno accertato la
mancanza del registro di carico/scarico aziendale e la presenza di capi
bovini e suini privi di marche auricolari. Sequestrati 15 capi del suddetto
bestiame.
MARTEDÌ22, presso la sala meeting dell’E’ Hotel, il
Siulp Calabria ha celebrato
il suo VII congresso regionale.
Dinanzi a circa 80 delegati, provenienti da tutte le
province calabresi, il maggiore sindacato di Polizia
si è riunito per eleggere gli
organismi statutari e dare
un volto nuovo all’organizzazione regionale. I lavori,
svoltisi all’insegna di una
benaugurante cordialità e
ritrovata compattezza, sono stati presieduti da Angela Corigliano, neo segretario provinciale coordinamento donne Siulp di Reggio Calabria, la quale ha
brillantemente moderato
il dibattito scaturito dalla
relazione del segretario
uscente, Luciano Lupo.
Al termine dei lavori è
stato eletto il direttivo regionale, composto da quaranta componenti, dei
quali ben ventidue risultano essere espressione della
provincia di Reggio Calabria.
Il direttivo, riunitosi immediatamente dopo, sotto
la presidenza di Ferdinando Spagnolo, segretario
provinciale di Reggio Calabria, ha eletto, con unanime consenso, Giuseppe
Lupia nuovo segretario
generale regionale.
Dopo oltre un ventennio
in cui la guida della Calabria era stata affidata, anche per una scelta politica
condivisa da parte della
struttura reggina, sempre
maggioritaria sul territorio calabrese, alle altre province, si è ritenuto di operare allo scopo di rinsaldare la leadership di Reggio
Calabria, in un momento
particolarmente importante per il nostro paese,
anche in relazione alle politiche sulla sicurezza e sulla
legalità. Giuseppe Lupia,
originario di Catanzaro,
ma ormai trapiantato da
oltre tre lustri nella città
metropolitana, Assistente
Capo della Polizia di Stato,
in servizio presso l’UPGSP
della Questura di Reggio
Calabria, ha scalato con
grande umiltà ed enorme
passione tutti i gradini della gerarchia sindacale, da
segretario del posto di lavoro fino a coronare il suo
sogno, frutto di un grande
impegno edi un’impagabile disponibilità.
Il neo segretario sta già
lavorando alla formazione
della segreteria che lo affiancherà per tutto in questo difficile ma entusiasmante percorso, condividendo con le altre province
la scelta qualitativa migliore.
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26 Reggio
Saltano le sedute di Cda e Senato. Il bilancio di previsione il 20 e 21 dicembre, ma Giovannini è ottimista
Conti, il rettore fa il pompiere
«Stiamo meglio: stop a misure di contenimento della spesa e ad aumenti di tasse»
di ANDREA IACONO
BILANCIO in rosso e gestione fallimentare all’università Mediterranea? Il rettore
non ci sta: indossa casco e tuta ignifuga, imbraccia
l’estintore e lo riversa sul fuoco delle polemiche aizzate dai
sindacati del personale tecnico-amministrativo e da gran
parte di Senato accademico e
Consiglio di amministrazione. I primi, poco meno di un
mese fa, avevano duramente
criticato la governance
dell’ateneo (tacciandola di
«incapacità» e «mala gestio»), i secondi, la scorsa settimana, avevano preso carta
e penna e scritto una lettera
riservata (che in pochissimi
hanno visto, ma in tantissimi
conoscono) per contestare la
linea del vertice accademico.
I sindacati (tutte le organizzazioni sindacali e le rsu), tra
segnalazioni di “anomali”
rapporti di parentela negli
organi di governo e denunce
circa l’appropriatezza di certe nomine in ruoli chiave,
hanno chiesto apertamente
le dimissioni sia del rettore
Massimo Giovannini che del
direttore
amministrativo
Antonio Romeo. I firmatari
della missiva recapitata al
Rettorato hanno, invece, vergato una sorta di mozione di
sfiducia, o di fiducia condizionata e a tempo, questo non
è dato saperlo dal momento
che il contenuto del documento, nel dettaglio, resta
ancora top secret. Comunque
di impeachment si tratta.
Da via Diana nulla è filtrato
in merito. In via ufficiale. Ma
a distanza di una settimana,
stavolta è Giovannini a prendere carta e penna per comunicare alle componenti della
Mediterranea una sintesi
della situazione economica
Il rettore Massimo Giovannini
dell’ateneo. In via ufficiale:
«Dal Rapporto sullo stato dell'ateneo 2010, redatto dal Nucleo di Valutazione e pubblicato da alcuni giorni sul sito
(come, peraltro,ampiamente
riportato dal Quotidiano la
scorsa settimana, ndr),
emerge chiaramente che "la
situazione finanziaria della
Mediterranea risulta nel
2010 in miglioramento rispetto agli anni precedenti"».
Il rettore è nell’occhio del
ciclone; ad inizio settimana si
sarebbero dovuti riunire Cda
e Senato, come calendarizzato a inizio anno, ma le sedute
sono saltate per «l’esiguità
dei punti all’ordine del giorno». Diplomazia? Fatto sta
che il prossimo appuntamento è fissato per il 20 e 21 dicembre, quando i due organi
di governo saranno chiamati
alla prova del fuoco: l’approvazione del Bilancio previsionale 2012. La bozza, come ri-
corda lo stesso rettore, «come
al solito, sarà inviata tra pochi giorni ai componenti del
Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione
per la formulazione di eventuali rilievi, modifiche e integrazioni ed essere successivamente discussa e, mi auguro vivamente, responsabilmente approvata nelle sedute
degli organi collegiali programmate per i giorni 20 e 21
dicembre».
E nell’attesa di capire se lo
strappo con i vertici decisionali di tre facoltà su quattro si
ricucirà entro quella data,
Giovannini intende rassicurare tutti ripetendo il mantra
dell’operato del Nucleo di valutazione per dimostrare come le casse non siano al verde.
«Il Nucleo attesta inoltre
che "l’Amministrazione ha
intrapreso una sana politica
di rigore finanziario volta a
razionalizzare le spese di funzionamento e a favorire un
maggior impegno della Regione Calabria nel finanziamento della formazione per
la ricerca" - ricorda il rettore,
che guarda avanti con ottimismo - Per quanto riguarda il
Fondo di Funzionamento ordinario 2011, il taglio ministeriale sarà inferiore di circa
un punto percentuale rispetto a quanto era stato indicato
nel bilancio previsionale, con
un conseguente aumento dei
fondi a nostra disposizione.
Nel Decreto Sviluppo, varato
recentemente dal Governo,
sono previsti ulteriori 600
milioni di euro da destinare
al sistema universitario nazionale (Legge 12.11.2011 n.
183, art. 33 commi 15, 17 e
27). Fondi che riducono per il
2012 i tagli dal previsto 5,5%
all'1,1% rispetto al 2011».
Uno scenario talmente favorevoleda faranticipare aGiovannini che, «nonostante la
difficile situazione economica nazionale e internazionale, non saranno necessarie,
per il prossimo anno, né ulteriorimisure dicontenimento
della spesa né aumenti delle
tasse».
Rettore entusiasta, infine,
per la recente approvazione
del Miur di tre progetti promossi dalla Mediterranea,
per un finanziamento complessivo pari a 38.400.00 euro per il potenziamento delle
strutture e delle dotazioni
scientifiche e tecnologiche
dell'ateneo (leggi articolo accanto, ndr). Un risultato significativo che, come sottolinea Giovannini, «è stato possibile grazie al forte impegno
di tutti e in particolare di coloro che hanno redatto le proposte progettuali».
Quello che servirebbe per
votare il bilancio.
Inaugurato l’anno accademico del corso di laurea guidato da Enrico Costa
Urbanistica, etica e illegalità
Il presidente: «Barcellona piegata da abusivismo e compiacenze»
di CLAUDIA TAMIRO
IN vista della piena applicazione della
Riforma universitaria, e mentre permane l’abbandono del territorio e la carenza di una incisiva politica urbanistica, edilizia e dei trasporti, la Mediterranea prende in carico la formazione dei nuovi urbanisti accollandosi la
responsabilità di “formare tecnici consapevoli e preparati per la crescita della nostra società”.
Con queste intenzioni si è aperto ieri,
presso l’aula magna di Architettura,
l’anno accademico 2011/12 del Corso
di laurea in Urbanistica. Nervo scoperto e comparto in netto contrasto con
l’orgoglio popolare e molto più vicino
al sentimento della vergogna, soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti
in Calabria e Sicilia a causa di un’urbanistica massificata e contra legem, per
niente in grado di resistere alle intemperie, il settore chiede a gran voce più
attenzione da parte delle istituzioni.
Ambasciatrice di legalità e sostenibilità, l’Università Mediterranea si è spesa
ancora una volta a favore della riqualificazione territoriale. A “La forza delle idee” è stata consacrata la giornata
di ieri, per arrivare, se non altro, laddove la forza di laterizi e calcestruzzo non
ha retto a causa dell’abusivismo e del
malcostume dei “civili” e della negligenza delle istituzioni. “Le immagini
che vediamo in questi giorni al telegiornale - ha detto Enrico Costa, presidente del Corso di laurea in Urbanistica - sono relative a ciò che è venuto dopo. Di Barcellona Pozzo di Gotto, ad
esempio, non abbiamo assistito alla distruzione dell’antico, ma delle costruzioni più recenti, frutto del dissennato
sviluppo fatto contro ogni legge della
Il presidente
del corso di
laurea in
Urbanistica
Enrico Costa
natura e contro l’urbanistica, qualche
volta anche grazie alla compiacenza di
chi ha operato male nel distretto”. La
tavola rotonda, che ha fatto seguito al
dibattito, si è sviluppata sul tema “Urbanistica e Conservazione a Reggio
Calabria: dalla continuità, una rinnovata identità”, alla quale hanno partecipato i docenti Giuseppe Arcidiacono,
Enzo Bentivoglio, Alessandro Bianchi, Concetta Fallanca, Paolo Fuschi,
Vito Grippaldi, Giuseppe Lonetti,
Gianfranco Neri, Domenico Passarelli, Laura Thermes e Simonetta Valtieri, coordinati da Enrico Costa. Sul “Discorso degli urbanisti oggi” ha tenuto
una lectio magistralis Cristina Bianchetti, docente presso il politecnico di
Torino, auspicando un pensiero di
cambiamento che attraverso scelte co-
raggiose possa condurre ad un’era più
vivibile. Di devastazione urbanistica
negli ultimi trent’anni ha parlato Luigi Tuccio, assessore comunale all’urbanistica: “Sosterremo qualsivoglia
forma di collaborazione con l’università, in particolare con l’assessorato che
rappresento, ed auspico una maggiore crescita di questo mondo strutturale”. Finiti i tempi della campagna elettorale, la città adesso si aspetta una
pianificazione legislativa che con sollecitudine reagisca ai problemi cronicizzati dal maltempo istituzionale e
non, e sia in grado di rispondere alle
nuove quaestiones, mentre si attende
proprio oggi, come annunciato da
Tuccio, l’approvazione del documento
preliminare al Piano strutturale comunale.
L’APPROFONDIMENTO
Agroalimentare, dal Miur
14 milioni ad Agraria traino
dell’economia calabrese
TRA i tre progetti finanziati climatico, e con esso l’incomdal ministero dell’Istruzio- bente desertificazione dei
ne, dell'Università e della Ri- territori, la connessa problecerca alla Mediterranea, di matica della sicurezza degli
grande attualità è quello ap- approvvigionamenti del ciprovato alla facoltà di Agra- bo e della loro salubrità e funria, dal titolo “Research in- zionalità nutritiva».
Ed è davanti alle principafrastructure for sustainable
agriculture and food in me- li problematiche che affligditerranean area – Sa- gono l’area del Mediterrafe@med”il cui importo supe- neo, quali la desertificazione
e la conseguente perdita di
ra i 14 milioni di euro.
Il progetto Safemed rea- terre coltivabili, pratiche
lizzato sotto la responsabili- agricole scorrette, mancata
tà scientifica del preside di gestione delle risorse idriSanto Marcello Zimbone, che, cambiamenti climatici,
persegue l’obiettivo di con- che interviene il progetto Satribuire allo sviluppo soste- fe@med. «Ogni anno 12 minibile dell’agricoltura e delle lioni di ettari sono soggetti
filiere
agro-alimentari ad erosione. Tale fenomeno
nell’area mediterranea, va- minaccia la sicurezza alilorizzando la posizione bari- mentare ed è causa di carecentrica della Calabria stia soprattutto nelle zone
nell’ambito del bacino del del Corno d’Africa. Entro il
Mediterraneo che, come ri- 2020, a causa della desertifibadito alla Conferenza di cazione, da queste regioni
Barcellona del 1995, rappre- circa 135 milioni di persone
senterà una delle principali rischiano di dover emigrare
aree internazionali di libero verso l’Africa settentrionale
scambio delle produzioni e l’Europa - prosegue il presiagricole ed agroalimentari. de - La promozione di uno
sviluppo socioSafe@med si
economico sostepone quindi quanibile che miri a
le riferimento sia
proteggere
il
per la ricerca in
suolo, le risorse
campo agricolo e
idriche, con i reagroalimentare,
lativi ecosistemi,
sia come volano
ed a garantire la
di sviluppo per
sicurezza
alil’economia regiomentare ed enernale calabrese.
getica, così come
Il tema della soil miglioramenstenibilità delle
to delle condizioproduzioni agrini di vita e delcole equalità esal'ambiente semlubrità dei probrerebbe
una
dotti ricorre, codelle possibili some è noto, nelle linee guida della Santo Marcello Zimbone luzioni». Ed è qui
che entra in gioricerca europea
che da qualche anno ha come co l’impegno della facoltà di
scenario base di riferimento Agraria. «Un contributo alla
parziale soluzione di queste
la cosiddetta Bioeconomy.
In coerenza con questi problematiche può arrivare
principi la facoltà di Agraria dal progetto Safe@med, che
ha pertanto messo a sistema prevede, la costruzione di inle diverse competenze che frastrutture, l’acquisto di
caratterizzano i settori attrezzature scientifiche di
scientifico disciplinari in es- ultima generazione e la creasa attivi progettando i due zione di reti - conclude il regrandi ambiti europei della sponsabile scientifico - L’in“Life Sciences e Biotechnolo- frastruttura Safe@med rapgy” per sviluppare una piat- presenterà un unicum per
taforma/modello di cono- l’aggregazione di compescenze, la cosiddetta Kno- tenze complementari su un
tema di grandissima attualiwledge-Base BioEconomy.
Il preside di Agraria riba- tà e su cui sigioca il futuro di
disce come tali ambiti siano intere popolazioni presenti e
strategici per affrontare e ri- future. La creazione dell’Insolvere, soprattutto attra- frastruttura, strutturata in
verso il coinvolgimento dei 5 piattaforme tematiche,
diversi portatori d’interes- che troveranno allocazione
se, le problematiche relative fisica nell’ambito delle nuoallo sviluppo sostenibile, al- ve opere previste e di quelle
la produzione e all’utilizzo oggetto di ristrutturazione
delle risorse naturali, all’ot- e disporranno di personale
tenimento di prodotti inno- tecnico-scientifico in grado
vativi, convenienti ed eco-ef- di utilizzare le strumentaficienti, in modo da suppor- zioni di nuovo acquisto in setare la competitività e la so- no all’unitarietà della strutstenibilità delle aziende cala- tura laboratoriale, pone,
bresi nel più ampio panora- pertanto, tra gli obiettivi
qualificanti l’industrializma del Mediterraneo.
«Il progetto è ispirato alle zazione dei risultati della ripriorità del 7PQ, in coerenza cerca e la valorizzazione delcon le strategie nazionali e le produzioni/servizi per faregionali, conparticolare ri- vorire al meglio il trasferiferimento alla Regione Cala- mento delle nuove conoscenbria e alle Regioni Conver- ze prodotte e creare valore,
genza-spiega Zimbone-efo- non solo a vantaggio di chi
calizzerà la strategia nel detiene la conoscenza, ma
contesto fenomenologico anche, e soprattutto, a beneche governerà e condizione- ficio del sistema economicorà il futuro dello sviluppo sociale che sarà così arricdell’intero pianeta e in parti- chito da nuova economia incolare del bacino del Medi- novativa, nuova occupazioterraneo: il cambiamento ne e nuovi consumi».
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Reggio 27
Università
Venerdì 25 novembre 2011
32
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Ha vinto la “battaglia” sulla discarica di Casignana ma non si scaglia contro il sindaco Pietro Crinò
Il comitato cittadino è garantista
Dopo l’inchiesta rimane aperto il problema centrale legato all’inquinamento
di LUCA MARINO
BOVALINO - Non si sono
scagliati verso la preda ferita, come molti si sarebbero
attesi, i membri del Comitato “No discarica” di Casignana, ma anzi hanno scelto una linea di condotta rispettosa, e per certi versi,
forse un po' inaspettatamente, garantista, almeno
per alcuni dei soggetti coinvolti, sui quali c'è da verificare una responsabilità oggettiva. Ma quello che ci
tengono a sottolineare è
“l'essere rammaricati di
aver perso una battaglia,
seppur “vincendola”.
Per loro infatti l'aver avuto ragione su quanto sostenuto negli ultimi anni è
un'amarissima consolazione, perché rimane centrale
il problema inquinamento e
salute. Sembrano lontani
ricordi le minacce del sindaco Crinò pronto a sporgere
querela per procurato allarme verso i membri del Comitato che parlavano di pericolo ambientale e tumori a
causa delle fuoriuscite e degli sversamenti di percolato
nel vallone del Rambotta o
per le modalità di stoccaggio dei rifiuti.
Adesso le immagini invece danno loro ragione. La loro “guerra” comunque continuerà, e non per la chiusura della discarica, ma per
una sua messa in sicurezza
secondo le norme vigenti.
Visti gli sviluppi di questi
giorni inoltre, suonano ancor più assurde agli esponenti “anti-discarica” le parole dall'A.r.p.a.cal., “ente
pagato con soldi pubblici
dai cittadini”ci tengono a ribadire, dichiarate nei mesi
passati; il riferimento è in
particolare a quanto avvalorato dalla Dott.ssa Cardile, che come ricordano gli
attivisti, sosteneva che “la
discarica di Casignana è la
più sicura, che il torrente
Rambotta non è inquinato e
che gli interessati non conoscono il proprio territorio, perché il sito di stoccaggio è geologicamente a posto”.
Soprattutto in riferimento a quest'ultima frase il Comitato No Discarica invece
sostiene che solo una parte
(circa 5.000 metri quadri)
del sito di conferimento sia
Le telefonate fra i fratelli Crinò sullo stato del sito
«Non è che non è in sicurezza!
Non ne entra davvero più!»
Gli investigatori dell’Arma e il procuratore Pignatone durante la conferenza stampa
a norma sui 35.000 mq dichiarati. Ma a fare da eco alle parole dell'esperta dell'Agenzia Regionale per la
Protezione dell'Ambiente
della Calabria ci aveva pensato Pietro Crinò, che tempo fa ci tenne a sottolineare
come Casignana fosse l'unico comune ad aver stipulato
una
convenzione
con
l'A.r.p.a.cal. per far eseguire tutte le analisi necessarie
al fine di attestare che la discarica sia sicurissima, fino
a sostenere che nessuna di-
scarica, in Calabria, è sicura come quella di contrada
Petrosì. E nel parlare delle
ultime vicende il fervore
cresce quando si pensa allo
screditamento ricevuto dai
dati in mano al Movimento
locale (che ha sborsato
3.000 euro di tasca propria
per averli) per avvalorare
quanto sostenuto; prima
ancora, sia delle “discordanti” analisi dell'agenzia
regionale, sia degli arresti
dell'operazione “Black Garden”, che ha avuto luogo
proprio durante la III edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti.
D'altronde, sostengono
ancora, bastava avere occhi
per guardare per notare le
anomalie che succedevano
all'interno e in prossimità
della discarica. Per il resto
c'è solo da essere “amareggiati nel vedere un professionista sversare il percolato che poi finisce a mare” e
sapere, purtroppo, di avere
ragione.
SIDERNO - Il problema
della discarica di Casignana erano le abbondanti piogge. Questo almeno
secondo la ricostruzione
fornita dal sindaco Pietro
Crinò nelle varie sedi in
cui era stato chiamato a
spiegare le perdite di percolato.
Anche nel 2009, durante una riunione che si tenne presso gli uffici del
Commissariato
per
l’emergenza rifiuti, il primo cittadino di Casignana «riferiva che il suo comune aveva preso in mano il problema legato alla
gestione dei rifiuti e che
l'eccedenza del percolato
era dovuto unicamente
alle abbondanti piogge
che si stavano verificando
dai primi giorni di dicembre».
Ma per i carabinieri del
Noe di Reggio Calabria
quella delle abbondanti
precipitazioni rappresenterebbe una scusa. I militari, infatti, ha analizzato
i dati atmosferici annuali
sul territorio della Locride e della provincia di
Reggio Calabria e il dato
che venne fuori fu quello
di un trend in linea con lo
storico e «ordinariamente fronteggiabili». Per ulteriore approfondimento, poi, gli uomini del capitano Paolo Minutoli si
sono
fatti
spedire
dall’Areonautica militare
il loro data base sulle precipitazioni registrate fra
il 2004 e il 2010, senza evidenziare nulla di strano.
La discarica era al limite e Antonio Crinò, durante una telefonata con
il fratello Pietro, lo spiega: «Non è che non è in sicurezza! Non ne entra
più! Non ne entra più! Loro ci hanno autorizzato
60.000 metri: metri cubi!
Che non significano
60.000 tonnellate! Te l'ho
spiegato dieci volte! è finita lo capacità della discarica!».
gio.ve.
FRA ROCCELLA E SIDERNO
La “Pedullà” contro le stragi degli animali
SIDERNO - I ragazzi dell'Istituto secondario di
I grado “G. Pedullà” di Siderno si uniscono alle
richieste di aiuto già esternate dalla professoressa Borgese Marina, per denunciare l'uccisione di animali domestici, attraverso l'utilizzo
di veleni sparsi per le strade di Roccella e anche
di Siderno (nella foto alcuni gatti).
«La nostra professoressa è rimasta vittima di
una inaudita quanto gratuita e crudele violenza morale. Essendo amante degli animali, sosteneva 20 gattini randagi, ma ormai di casa,
che le facevano compagnia e le riservavano tanto affetto».
Ecco i fatti: la notte tra il 28 e il 29 ottobre, verso le due, la professoressa si sveglia al lamento
straziante che proviene dall'esterno e non riesce a chiudere occhio. Quando alle sei di mattina esce per avvedersi dell'accaduto, lo spettacolo che si presenta ai propri occhi appare, a dir
poco, raccapricciante.
Vede i gattini ansimanti e sofferenti che vomitano le proprie viscere; un odore acre e nauseabondo, misto a sangue e desolazione, si diffonde nell'aria. Riconosce il suo gatto prediletto, Albino, accudito e cresciuto con cura e amore che, con la sua stazza di ben 9 kg. di peso, si
trascina a fatica, strisciando come un rettile.
La nostra povera professoressa, atterrita e sgomenta, non si perde d'animo. Dopo una serie di
telefonate, si reca, grazie al supporto di un amico, presso un veterinario di Siderno. Non è difficile immaginare la scena. Il responso è tra i
peggiori: avvelenamento per aver ingerito, appunto, bocconi di cibo avvelenati, probabilmente diserbante.
Purtroppo, il fenomeno è molto diffuso e noi ,
ragazzi di Siderno, riteniamo sia un mezzo
molto crudele e “bestiale” perché brucia letteralmente gli organi interni, paralizza la colonna vertebrale e produce dolori lancinanti,
emorragia interna, morte per asfissia.
Utilizzare bocconi avvelenati è illegale. La
legge L.N. 157/92, art. 21 lett. U, vieta espressamente l'uso di questi mezzi e prevede sanzioni penali.
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Locride
Venerdì 25 novembre 2011
Il consiglio comunale approva all’unanimità la costituzione dell’ente nel processo “Recupero”
Siderno “diventa” parte civile
Maggioranza e opposizione unite: «Una data storica per la nostra comunità»
di EMANUELA ALVARO
SIDERNO - Il consiglio comunale all'unanimità approva, con l'immediata esecutività, la deliberazione
della Giunta Comunale datata 17 novembre, avente
per oggetto “Procedimento
penale n. 1988/2008, - Comune Siderno parte offesa:
Costituzione di parte civile”. Il procedimento penale
a cui si riferisce la deliberazione è meglio conosciuto
come inchiesta “Recupero”,
la stessa in cui finì in manette l'ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni.
«Questo è un giorno molto
importante per la comunità
sidernese. Ripartire dalla
costituzione di parte civile afferma il sindaco Riccardo
Ritorto - che non è un atto
formale, ma l'epilogo ovvio
di decisioni che arrivano da
lontano.
Un esempio per le giovani
generazioni, una naturale
decisione per confermare il
voler andare oltre qualsiasi
gesto che sovverta il nostro
modo di vivere. Ripartire
per avere giudizi rinnovati
lottando contro quella pubblicità negativa che, inevitabilmente, scava un fossato sempre più profondo». Il
consigliere di minoranza,
Domenico Panetta, ricorda
come la decisione che ha
sancito il cambiamento è
stata quella di modificare lo
statuto, messaggio chiaro
ed efficace, di alto valore democratico. Un messaggio
L’assise cittadina ha approvato gli altri punti all’ordine del giorno
Priorità a sanità e sviluppo
Il sindaco Ritorto interviene durante il consiglio comunale
chiaro che deve essere indirizzato a tutti, partendo dai
giovani i quali devono capire che la democrazia è forte.
Una decisione che, per il
consigliere, si deve accostare ad una spiegazione della
sua importanza agli studenti. Sinergia tra scuola e
amministrazione, ribadita
dal sindaco il quale ha approfittato ringraziando le
forze dell'ordine per aver
abbattuto la diffidenza nei
confronti della divisa e ricordando che si terranno
delle manifestazioni con il
Silup i primi di dicembre.
Nella discussione è emersa
l'importanza in questo momento di dare le giuste basi
per un futuro diverso del
territorio, il quale ha necessità di essere ricordato non
solo per i fatti criminosi,
non dimenticando che una
Indagini in corso sul caso Pelle
Prime risposte
da videoriprese
cittadina evoluta non lo può
essere senza questo passo,
un modo, insieme ad altri,
per garantire ai cittadini
per bene di essere quelli che
veramente contano nella
società sidernese. Ma lottare contro la criminalità organizzata significa anche
dare nuove prospettive di
crescita a quanti in questo
territorio vogliono continuare a vivere.
«Ci si dimentica di dire
che oltre alla 'ndrangheta
abbiamo esportato anche
cose positive. L'educazione afferma il consigliere Renato Scopelliti - non può bastare quando le difficoltà
del contesto sociale sono tali. Se quanti hanno il potere
di votare le leggi non cambiano prospettiva, iniziando ad interessarsi a questo
sud, il fenomeno criminoso
non sarà cancellato».
BREVI
SIDERNO
Droga: deve scontare
un anno, arrestato
I carabinieri della Stazione di Siderno, hanno tratto in arresto su
ordine di esecuzione
per la carcerazione
C.S., 62 anni, dovendo
espiare una pena residua di un anno di reclusione per il reato
inerente la normativa
sugli stupefacenti.
CAULONIA
Furto di armi
in abitazione
Gli spari sulla fiancata dell’autovettura
di GIOVANNI VERDUCI
SIDERNO - Proseguono le
indagini sull’intimidazione
subita dall’architetto Marilena Pelle: dirigente dell’ufficio Urbanistica del comune di Siderno. I carabinieri
della compagnia di Locri, diretti dal capitano Nico Blanco, stanno aspettando di poter visionare le immagini
registrate dalle telecamere
a circuito chiuso dell’istituto di credito ubicato nei
pressi di piazza Vittorio Veneto.
Le riprese, infatti, dovranno essere estrapolate
dal sistema di sicurezza della banca da un operatore
specializzato che arriverà a
Siderno da fuori provincia.
Se chi ha sparato contro
l’autovettura dell’architetto
Pelle lo ha fatto mentre la
sua autovettura era parcheggiata a poche decine di
metri dal palazzo municipio
le immagini potrebbero offrire una chiave di volta agli
investigatori.
Da quello che si è potuto
apprendere in queste ore,
comunque, gli spari contro
l’automobile della dirigente
dell’ufficio Urbanistica del
comune di Siderno non sarebbero stati esplosi nella
giornata di mercoledì. Chi
ha agito pare l’abbia fatto almeno un paio di giorni prima e per gli investigatori
avrebbe agito dopo che la
professionista era giunta
sul luogo di lavoro. Se così
fosse, però, i malviventi potrebbero aver agito spostandosi a bordo di una motocicletta e, con buona probabilità, utilizzando un silenziatore per la pistola calibro 7 e
65 dalla quale sono stati
esplosi i quattro colpi all’indirizzo della fiancata destra
della Mercedes classe A di
Marilena Pelle. Come si ricorderà, infatti, due dei
quattro bossoli sparati sono
stati rinvenuti dai carabinieri della stazione di Siderno uno accanto all’autovettura e l’altro a pochi metri di
distanza.
A Caulonia Marina
ignoti dopo essersi introdotti
all’interno
dell’abitazione di proprietà C.G., 58 anni,
previa effrazione della
porta
d’ingresso,
asportavano un armadio metallico, contenente una pistola calibro 22 short marca beretta, una rivoltella calibro 38 marca franchi
e un fucile calibro 12
marca franchi modello
“alcione”. Sul caso indagano i carabinieri
della locale stazione.
CAULONIA
Ditta edile, un incendio
danneggia tre veicoli
A Caulonia Marina, un
incendio danneggiava
tre veicoli di proprietà
della ditta “Fasmico
srl”, specializzata nella produzione di calcestruzzi e costruzioni.
Sull’episodio stanno
indagando gli uomini
dell’Arma.
SIDERNO - La seduta del consiglio comunale di Siderno si è aperta con un minuto di
silenzio per le vittime delle alluvioni di questi giorni e con la dichiarazione di solidarietà alla responsabile dell'ufficio urbanistico, Marilena Pelle, per l'atto intimidatorio
subito. Si è passato subito dopo a discutere
ed approvare i punti all'ordine del giorno.
Il primo, votato all'unanimità, la comunicazione al consiglio comunale del documento della conferenza dei capigruppo sulla situazione sanitaria della Locride. I contenuti sono stati esposti dal primo cittadino, Riccardo Ritorto e dal presidente del
consiglio, Vincenzo Mollica, i quali hanno
spiegato che verrà inviato alla dirigente,
Rosanna Squillacioti, in modo da essere da
stimolo per ciò che deve essere considerato
essenziale per il territorio. Nel documento
viene espresso apprezzamento all'atto
aziendale, passaggio considerato poco veritiero, visto quanto accaduto in questi mesi, da parte del consigliere d'opposizione,
Domenico Panetta. Come ricorda Ritorto,
apprezzamento subordinato a delle sollecitazioni utili e ad dei punti da rivedere per
migliorare la sanità del territorio.
Un atto aziendale che andrà a Roma, dove
verrà valutato. L'assessore al turismo,
Maurizio Baggetta, ha relazionato sui successivi tre punti riguardanti i protocolli
d'intesa per la costituzione del partenariato
per i progetti Pisl. Verrà presentato un progetto per un poligono di tiro nazionale, con
area attrezzata indoor, da realizzarsi nella
periferia di Siderno. Una forma di turismo
sportivo per appassionati, un modo per
avere afflusso nei periodi di bassa stagione.
«Stiamo cercando di creare degli attrattori
Il Municipio di Siderno
che differiscono da comune a comune, ma
che facciano rete. Dando delle informazioni
precise ai turisti. In progetto anche un bus
che sia una via di mezzo tra uno di linea e un
taxi, ed anche il car sharing, e una rete museale a Siderno Superiore. A Pallazzo Falletti ci sarà l'esposizione delle opere di Correale, con annesso centro studio». Anche
questi tre punti sono stati votati all'unanimità, sui quali nel corso della discussione
Ritorto, su sollecitazione di Panetta, il quale ha ricordato l'importanza anche della diga, ha affermato che, quanto si stava andando a votare è uguale per tutti i comuni
partecipanti. «I Pisl non hanno una disponibilità infinita di denaro e quindi si è cercato di fare meglio con progetti condivisi».
e.a.
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Reggio 33
Locride
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Ennesimo atto vandalico nel cimitero del piccolo centro della Piana
Ancora danni ai loculi a Maropati
Allarmati i cittadini che non si spiegano il perché di tali gesti
di SIMONA GERACE
MAROPATI – È finito il tempo della pace e del sonno eterno per i
morti del cimiero di Maropati. Da
qualche anno a questa parte, infatti, si ripetono nel piccolo centro
pianigiano una serie di episodi incresciosi che lasciano, giorno dopo giorno, sempre più perplessi e
increduli i cittadini. L’ultimo di
questi avvenimenti è stato scoperto mercoledì, da una signora che,
essendosi recata a fare visita alla
tomba del marito, deceduto nel dicembre del 2006, ha trovato solo il
loculo in cemento, mentre il mar-
mo con la foto del defunto, due portafiori e il lumino, era stato completamente svitato e portato via. A
denunciare l’accaduto è stato il figlio, Salvatore Macrì, 35 anni,
operaio in cassa integrazione, il
quale non riesce ancora a spiegarsi quale sia il motivo di questo vile
atto. «Sinceramente le ho pensate
tutte. – ha dichiarato – Ho pensato
che alcuni squattrinati si siano ridotti, data la crisi economica generale, a rubare gli oggetti funebri
per poi rivenderli, dato che ad
esempio, quelli presenti sulla tomba di mio padre avevano un valore
di circa 400 euro. Ma può anche es-
sere possibile che il cimitero di Maropati, come da tempo si vocifera,
sia teatro di strani avvenimenti su
cui forse si dovrebbe puntare l’attenzione. Non sarebbe male se anche in questo luogo venissero installate le telecamere di videosorveglianza». È cosa saputa e risaputa che a Maropati, nell’ultimo
periodo, sono stare danneggiate,
più di 20 foto di morti. Altre addirittura, sono state rubate ed è rimasta solo la cornice vuota. Un’altra cosa strana è che questi episodi
di danneggiamento delle tombe
sembrerebbero avvenire a scadenza fissa, quasi sempre il sesto gior-
no dell’inizio di ogni mese
(con l’eccezione del caso
del signor Macrì) e solo
nella parte più antica del
cimitero, mentre fino ad
oggi, la parte nuova non
sembrerebbe essere mai
stata oggetto di danneg- Il cimitero di Maropati
giamenti. «Questo però
non è che l’ultimo di una serie di un sacerdote, don Eugenio Anile,
episodi strani verificatisi nel cimi- morto nel 2008. L’immagine , ora
tero, che potrebbero far pensare a sostituita, presentava diverse lastrane presenze nelle tarde ore del cerazioni sul viso. Ma la cosa che
giorno, quando ormai i cancelli più ha fatto riflettere è stato che
sono chiusi. – ha affermato Macrì nei pressi della tomba fu trovato
–Qualche tempo fa è stata danneg- appeso un orologio fermo, che segiata perfino la foto sulla tomba di gnava le ore 19».
Sentita a Milano dai giudici di Palmi la testimone di giustizia rosarnese Arresto a Taurianova
Un calabrese
dentro la gang
delle rapine
«Volevano ammazzarmi al cimitero. Un finanziere mi salvò» con ambulanze
Ferraro: rivelazioni shock
di DOMENICO GALATÀ
PALMI – Un matrimonio travagliato, la separazione dal marito,
untentativo disuicidio,la mortedi
un figlio e il ritorno a Rosarno,
scelta che probabilmente le ha
cambiato per sempre la vita. In circa un’ora e mezza di deposizione
nell’ambito del processo All Inside,
Rosa Ferraro, la 58enne testimone
di giustizia sentita ieri dai giudici
del Tribunale di Palmi nell’aula
bunker del Tribunale di Milano
(una tresferta effettuata a tutela
dell’incolumità della donna, in
passato oggetto di minacce di morte) ha raccontato molte delle cose
che le sono accadute prima e dopo il
suo stretto contatto con Salvatore
Pesce, marito della cugina Angela
Ferraro e padre della collaboratrice di giustizia, Giuseppina, considerato uno degli esponenti di spicco dell’omonima ‘ndrina di Rosarno.
Dopo 35 anni passati a Genova,
la Ferraro ha raccontato di aver deciso di tornare in Calabria per gettarsialle spalleun matrimoniodifficile ma soprattuto per stare vicino ad una sorella malata. «All’inizio non lavoravo - ha raccontato la
donna rispondendo alle domande
del Pm Alessandra Cerreti – poi
mia cugina mi ha proposto di stare
da lei per badare una zia. Mi avrebbero dato vitto, alloggio e 300 euro
al mese». Una situazione andata
avanti per circa due anni, prima
che i rapporti cambiassero totalmente: «Salvatore mi ha chiesto di
aprire un conto in banca a mio nome perché voleva aprire un supermercato. Sono andata in banca in
compagnia di sua figlia Marina, ho
aperto il conto con i 500 euro che mi
aveva dato e ho firmato degli assegni in bianco da alcuni blocchetti».
Poi, una mattina del maggio
2006, la donna riceve una visita
della Guardia di Finanza: «mi hanno detto che ero proprietaria di un
supermercato e che erano venuti a
cercare armi, droga e soldi. Ma io
non ne sapevo assolutamente nulla». «Sono andato a dirlo a Salvatore - ha proseguito la Ferraro – e lui
mi ha detto di tornarmene a Genova sennò avrebbe scavato una fossa
e mi avrebbe seppellita viva. Io gli
ho risposto che se avessi fatto in
tempo l’avrei rovinato raccontado
tutto quello che sapevo allq Polizia
o la Guardia di Finanza». Ed in effetti, il 2 giugno dello stesso anno,
la donna decide di parlare con le
Fiamme Gialle. Dopo di allora, ha
raccontato di essere divenuta oggetto di pesanti minacce e di propositi di morte: «un giorno mio fratello (affetto da una forma di handicap) mi ha racconato che avevano
fatto una riunione ha casa di uno
zio e gli avevano detto di ammazzarmi, ma lui ha rifiutato. C’era anche mio padre, e quando gli ho
chiesto se anche lui era d’accordo
mi ha detto che dovevano fare ciò
che ritenevano giusto».
«Poi, una domenica - ha proseguito la Ferraro - mentre ero al cimitero mi telefona uno della Guardia di Finanza e mi dice di tornare a
casa perché c’era qualcuno che si
era nascosto per uccidermi ed era
scappato quando siera accorto che
mi sorvegliavano». La deposizione
della testimone di giustizia, trasmessa in video conferenza anche
nell’aula bunker del Tribunale di
Palmi, si è quindi interrotta peeché
la donna doveva prendere dell’insulina e si sentiva stanca. La sua
escussione proseguirà oggi e terminerà sabato prossimo.
Il Tribunale di Palmi
BREVI
ROSARNO
RIZZICONI
Ennesima rapina mordi e fuggi
Arresti per furto aggravato
ROSARNO- Un autotrasportatore originario di
Catanzaro C.A. di 37 anni dipendente della ditta
“S. di S. e c.” con sede a Catanzaro, attiva nel settore della vendita di cosmetici e prodotti per parrucchieri, ieri mattina mentre era in sosta a bordo del furgone Ford Transit, veniva affrontato
da un ignoto malfattore armato di pistola con il
volto scoperto che, sotto la minaccia dell’arma, lo
costringeva a consegnare il portafogli contenente la somma euro 200 circa. L’uomo ha denunciato la rapina ai Carabinieri
RIZZICONI - I Carabinieri della Stazione di Rizziconi congiuntamente con i loro colleghi della
Stazione di Reggio Calabria – Rione Modena, in
esecuzione di un ordinanza di applicazione della
misura cautelare personale, hanno tratto in arresto ieri mattina due uomini di Rizziconi D.D.,
56 anni; B.G., 59 anni, ritenuti responsabili in
concorso del reato di furto aggravato.Il furto si è
verificato nei giorni scorsi a Reggio Calabria. Le
indagini avviate dai Carabinieri hanno portato
all’individuazione dei due rizziconesi.
TAURIANOVA – C’è anche un calabrese, Domenico Ascone, 31 anni di
Taurianova, tra i 22 arrestati, presunti appartenenti ad una banda di
rapinatori di banche è stata scoperta
dalla Squadra mobile di Enna e da
commissariato di Piazza Armerina.
La Polizia di Stato, nella notte ha eseguito una ventina di ordinanze di
custodia cautelare tra Enna, Catania, Caltagirone, Augusta, Messina, Giarre, e fuori dalla Sicilia a Reggio Calabria, Roma, San Gimignano, Ascoli Piceno, Cremona e Milano.
Tra gli arrestati figurano anche
tre donne.Una è unaavvocatessa alla quale è stato contestato il concorso esterno in associazione per delinquere, reato del quale devono rispondere gli indagati. Secondo le accuse la banda sarebbe responsabile
di almeno una trentina di colpi messi a segno Sicilia, Calabria, Lazio,
Marche e Lombardia. Le indagini
sono partiteda 5 rapine conil taglierino effettuate a Piazza Armerina ai
danni della stessa banca ed hanno
portato ad individuare un gruppo
organizzato che si spostava nei centri da colpire con un ingegnoso «cavallo di Troia», un’autoambulanza,
con la quale chi metteva a segno il
colpo fuggiva senza rischiare controlli ai posti di blocco. L’operazione
battezzata «Travelling Raiders» è
stata avviata due anni fa.
Le rapine avrebbero fruttato circa
600 mila euro. Le indagini sono statecoordinatedalla procuradiEnna,
che ha chiesto ed ottenuto dal Gip
l’emissione delle ordinanze di custodia cautelare, alcune ai domiciliari.
fra.pap.
Il sindaco Cascarano invoca maggiore attenzione delle forze dell’ordine
Allarme criminalità a Cinquefrondi
Il sindaco
di
Cinquefrondi
Cascarano
di SIMONA GERACE
CINQUEFRONDI - «Chiediamo alle istituzioni maggiore
attenzione perché le forze messe in campo nella nostra cittadina, fino ad oggi, non sono
bastate per garantire la sicu-
rezza». Queste le parole del
sindaco di Cinquefrondi, Marco Cascarano, il quale all’indomani dell’esplosione di un colpo di pistola contro la macchina della moglie del comandante della Polizia Municipale,
Domenico Muzzupapa, ha
convocato, insieme alla giunta, una conferenza stampa per
dimostrare solidarietà a Muzzupapa e a tutti gli altri cinquefrondesi di recente colpiti
da episodi intimidatori.
«Quello che si è verificato ai
danni della moglie del comandante Muzzupapa è un atto di
sicura matrice ’ndranghetista
e criminale. – ha affermato
l’assessore alla Cultura, An-
selmo Scappatura che ha aperto l’iniziativa – È inutile negare che a Cinquefrondi nell’ultimo periodo gli episodi microcriminali sono aumentati, ma
noi non possiamo essere
ostaggio di un alcuni facinorosi che attentano la nostra comunità». Dello stesso parere si
è dimostrato anche il sindaco
Cascarano, il quale ha subito
chiamato a raccolta i rappresentanti dell’opposizione con i
quali è stato stilato un manifesto condiviso di condanna alla
microcriminalità.
«L’intera classe politica cinquefrondese ha deciso di metterci la faccia, per ribadire contrarietà assoluta alla crimina-
lità. – ha affermato il sindaco –
Per colpa di qualche vigliacco
è stato superato il limite
dell’assurdo, ma noi faremo
sventolare in alto la bandiera
della legalità, elevando un muro tra stato ed antistato».
Queste le parole di Cascarano, il quale ha anche detto di
aver compiuto tutti i passaggi
istituzionali opportuni, affinché Cinquefrondi sia costantemente presidiata dalle forze
dell’ordine. «L’epoca triste del
terrore che ha visto il verificarsi a Cinquefrondi di episodi
di inaudita ferocia non appartiene alla nostra storia. – hanno concluso – Riprendiamoci
la nostra serenità».
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Piana
Venerdì 25 novembre 2011
Venerdì 25 novembre 2011
Diffusi i dati Istat. Oggi si celebra la giornata Onu contro la violenza
Un abuso di troppo
In Italia una donna su tre vittima dell’aggressività maschile
IN Italia una donna su tre tra i
16 e i 70 anni è stata vittima
nella sua vita dell’aggressività di un uomo. Sei milioni 743
mila quelle che hanno subito
violenza fisica e sessuale, secondo gli ultimi dati Istat. E
ogni anno vengono uccise in
media 100 donne dal marito,
dal fidanzato o da un ex. Oggi
si celebra in tutto il mondo la
Giornata contro la violenza
sulle donne, ma c'è ben poco da
festeggiare viste le cifre che riguardano gli abusi e i maltrattamenti che subiscono. Quasi
700 mila donne, sempre dati
Istat, hanno subito violenze
ripetute dal partner e avevano
figli al momento della violenza, e nel 62,4% dei casi i figli
hanno assistito. Secondo l’Osservatorio nazionale sullo
stalking, il 10% circa degli
omicidi avvenuti in Italia dal
2002 al 2008 ha avuto come
prologo atti di stalking, l’80%
delle vittime è di sesso femminile e la durata media delle molestie insistenti è di circa un
anno e mezzo.
PIU' LE GIOVANI –Gli ultimi dati Istat sono relativi al
2006 e alla fascia di età 16-70
anni. Raccontano che nei 12
mesiprecedenti allarilevazione il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1
milione e 150 mila (5,4%), e
che sono le giovani dai 16 ai 24
anni (16,3%) e dai 25 ai 24 anni
(7,9%) a presentare i tassi più
alti. Il 3,5% delle donne ha subito violenza sessuale (stupro,
tentato stupro, molestia fisica
sessuale, rapporti sessuali
con terzi, rapporti sessuali
non desiderati, attività sessuali degradanti e umilianti),
il 2,7% fisica. Lo 0,3%, pari a
74 mila donne, ha subito stupri o tentati stupri. La violenza domestica ha colpito il 2,4%
delle donne, quella al di fuori
delle mura domestiche il
3,4%.
NON SI DENUNCIA –Nella
quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate: il
sommerso è elevatissimo e
raggiunge circa il 96% delle
violenzeda unnonpartner eil
93% di quelle da partner. Lo
stesso nel caso degli stupri
(91,6%). È consistente la quota di donne che non parla con
nessuno delle violenze subite.
PIU'TIPI DIVIOLENZA –Un
terzo delle vittime subisce atti
di violenza sia fisica che sessuale e la maggioranza delle
vittime ha subito più episodi
di violenza. Tra le violenze fisiche è più frequente l’essere
Non accennano a diminuire gli episodi di violenze contro le donne
spinta, strattonata, afferrata,
l'avere avuto storto un braccio
o i capelli tirati (56,7%), l'essere minacciatadi esserecolpita
(52,0%), schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi
(36,1%). Segue l’uso o la minaccia di usare pistola o coltelli (8,1%) o il tentativo di stran-
golamento o soffocamento e
ustione (5,3%). Tra tutte le forme di violenze sessuali, le più
diffuse sono le molestie fisiche, ovvero l’essere stata toccata sessualmente contro la
propria volontà (79,5%),
l’aver avuto rapporti sessuali
non desiderati (19,0%), il ten-
tato stupro (14,0%), lo stupro
(9,6%) e i rapporti sessuali degradanti e umilianti (6,1%).
PARTNER RESPONSABILI – Il 21% delle vittime ha
subito la violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6% solo dal
partner, il 56,4% solo da altri
uomini. I partner sono re-
sponsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate, e sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro
nonch‚ i rapporti sessuali non
desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. Il 69,7%
degli stupri, infatti, è opera di
partner, il 17,4% di un conoscente e solo il 6,2% è stato opera di estranei. Il rischio di subire uno stupro o un tentativo
di stupro è tanto più elevato
quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima. Gli sconosciuti commettono soprattutto molestie fisiche sessuali, stupri solo nello 0,9% dei casi e tentati stupri nel 3,6% contro, rispettivamente, l’11,4% e
il 9,1% dei partner. VIOLENZA PSICOLOGICA – La subiscono 7 milioni 134 mila donne: le forme più diffuse sono
l’isolamento o il tentativo di
isolamento (46,7%), il controllo (40,7%), la violenza economica (30,7%) e la svalorizzazione (23,8%), seguono le intimidazioni (7,8%). Il 43,2% delle donne ha subito violenza
psicologica dal partner attuale; 1 milione 42 mila donne
hanno subito oltre alla violenza psicologica, anche violenza
fisica o sessuale.
Una ricerca sul danno ai bambini che hanno assistito alla violenza contro le loro madri
Per i figli, meno successi a scuola
I BAMBINI che in casa assistono
a episodi di violenza sulla loro
madre rischiano di avere meno
successo a scuola rispetto ai loro
compagni. Pur sentendosi
ugualmente intelligenti, pensano di avere abilità più basse e
competenzeinferiori. Nonliconforta neppure il giudizio degli insegnanti, che assegnano loro un
punteggio inferiore, rispetto a
quello dato agli altri alunni, su
competenza scolastica, accettazione sociale, abilità sportiva e
condotta. A rilevarlo è la ricerca
europea Daphne III sul «Danno
indiretto provocato sui bambini che
hanno assistito alla violenza contro le loro madri», che studia «i processi di vittimizzazione del bambino e di ri-vittimizzazione della madre a causa dell’esposizione del figlio alla violenza contro di
lei».
«Gli ambienti familiari dissestati assorbono la mente del bambino –spiega la
psicologa e psicoterapeuta, Anna Olive-
rio Ferraris, commentando i dati dello
studio presentato oggi all’Università
Roma Tre – e può capitare che a scuola,
troppo presi a pensare a quello che sta
succedendo a casa e a temere che qualcuno si faccia male, non riescano a concentrarsi e a prestare la giusta attenzione».
Ma i casi sono tanti e diversi, aggiunge
l’esperta, «non si possono generalizzare. Può capitare al contrario che questi
bambini trovinonella scuolail loro luogo di protezione, a scapito
della famiglia». Con più probabilità di successo sui banchi. La ricerca ha messo a confronto 40
bambini esposti a violenza con altrettanti minori scelti a caso, tutti
tra i 9 e gli 11 anni e prevalentemente iscritti in istituti di Roma.
Solo il 30% delle «piccole vittime», contro il 55% degli altri
alunni, ammette, in modo indiretto, di avere successo in classe.
Inoltre, più degli altri, questi
bambini odiano la scuola (10%
contro 5%) per senso di fallimento, fanno capire di non avere abbastanza
amici (il 32,5% contro il 30%) e sono più
propensi a reagire con aggressività in
caso di ingiustizia. Manifestano anche
difficoltà nelle competenze: secondo gli
insegnanti, a ricordare le cose con più
facilità sono soprattutto i bambini che
vivono una situazione familiare più serena, ugualmente per la facilità a trovare le risposte.
EDITORIA
Studenti
di Gioia
nel libro
dei sogni
TRE alunni della scuola
primaria Paolo VI di Gioia
Tauro sono stati selezionati per essere inseriti nel
«Libro dei Sogni 2012»,
edito dalla Casa Editrice
Coccole e Caccole. «I sogni,
– è scritto in una nota del
comune – scelti nell’ambito di un laboratorio creativo inserito nel progetto
«Lo scaffale nella culla»,
realizzato con il concorso
di risorse della Regione
Calabria dalla Biblioteca
Comunale di Gioia Tauro,
sono i seguenti: «Il sacerdote», di Francesco Costantino, «Il re spaziale «,
di Eddy Minniti, «Il paese
all’incontrario», di Michela Mercuri. Selezionati per
l’originalità e la spontaneità, i sogni diventeranno tavole realizzate da famosi illustratori per l’infanzia. Il
libro dei Sogni 2012 sarà
presentato al prossimo Salone Internazionale del Libro di Bologna ed i sogni
selezionati entreranno a
far parte della prossima
mostra
«Disognamo
2012».
L’avventura «DiSognamo» ebbe inizio nel 2009, a
Bologna, in occasione della Fiera Internazionale del
Libro per Ragazzi. Qualche mese prima, precisamente il 20 novembre 2008
(Giornata Internazionale
dei diritti dell’infanzia)la
Casa Editrice Coccole e
Caccole lanciò un concorso ad invito per illustratori
noti e meno noti, affinchè
illustrassero i sogni di 20
bambini. L'iniziativa, –
continua il comunicato –
realizzata in collaborazione con la Fondazione Rubbettino e con il sostegno
tecnico di Cactus Studio,
suscitò immediatamente
interesse ed apprezzamenti tra gli esperti di letteratura dell’infanzia, premiandone
soprattutto
l’originalità. Dal progetto
nacque Il Libro dei Sogni
2009, e poi anche l’idea di
una Mostra itinerante,
contenente le tavole dei 20
illustratori. La Mostra ha
percorso più di 5.000 Km,
ospitata da Enti, Biblioteche e Librerie che ne hanno
fatto richiesta. Parte del ricavato dalla venditaè stato
utilizzato per il Fondo del
Libro.
LETTURE
Come le mafie hanno invaso il Nord
“Benvenuti a Gotica” è un libro-inchiesta del giornalista calabrese Tizian
VOTO di scambio, corruzione
elettorale, acquisizione societarie tramite usura, pizzo camuffato da servizi alle imprese, droga, incendi e minacce: c'è questo
in «Benvenuti a Gotica ('ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea)», un’inchiesta
giornalistica firmata da Giovanni Tizian e pubblicata da Round
Robin editrice, nella collana fuori rotta.
Un viaggio che attraversa il
nord, dall’Emilia Romagna alla
Liguria, passando da Lombardia e Piemonte, fino ad entrare
nel suo midollo più oscuro e controverso, quello dominato da 'ndrangheta, mafia e camorra.
Modena, Bologna, Torino, Genova, Bordighera, Ventimiglia, Castelfranco Emilia, terre di resistenza trasformate in luoghi dove i boss riciclano e offrono servizi alle imprese locali. Il pizzo che
da tassa parassitaria si fa servizio e trova cittadinanza nel tessuto economico emiliano, piemontese, ligure e lombardo. Sulla locomotiva economica del Paese anche i clan hanno trovato
spazi di trattativa. E al di là degli
appennini tosco-emiliani, politici e imprenditori corrotti che si
nutrono del potere dei clan restandone poi fagocitati. Una testimonianza portata in prima
persona da un cronista di origi-
ne calabrese che vive a Modena
ormai da anni: da quando
nell’estate del 1989 a Bovalino,
nel cuore della Locride sovrastata da San Luca e Platì , un giovane bancario integerrimo e onesto veniva ammazzato a colpi di
lupara mentre tornava a casa.
Un omicidio come tanti, in Calabria, che resterà sostanzialmente irrisolto. Quell'uomo era suo
padre. Questa storia parte da lì.
Giovanni Tizian è un giornalista
calabrese di 29 anni, emigrato a
12 anni con tutta la famiglia verso nord, direzione Emilia Romagna. Laureato in criminologia
presso l’Università di Bologna,
ha iniziato a scrivere con la Gaz-
zetta di Modena nel 2006 (con cui
collabora tutt'ora) per la quale si
è occupato di infiltrazioni mafiose, conducendo numerose inchieste giornalistiche sul clan
dei casalesi. Ha scritto per il portale d’inchiesta rivistaonline.com e Liberainformazione.
Oggi scrive per il mensile Narcomafie, e per i quotidiani online
Lettera43.it e Linkiesta.it. Al
giornalismo ha affiancato l'impegno civile e sociale, fa parte
dell’associazione daSud, l'associazione antimafia con sede a Roma costituita nel 2005 da giovani emigranti meridionali che
non hanno intenzione di lasciare
le loro terre in mano alle cosche.
Viaggio nelle mafie
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58 Idee e società
35
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Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected]
San Lucido Email [email protected]
Scalea Email [email protected]
Belvedere Email [email protected]
Acquappesa E-mail [email protected]
Amantea. Gli ambientalisti hanno consegnato una cospicua documentazione. Dialogo anche in Procura
Commissari sul greto dell’Oliva
Sopralluogo della delegazione europea alla presenza delle forze dell’ordine
di RINO MUOIO
AMANTEA – E' iniziata presto, ieri mattina, la giornata di
lavoro per i sei membri della
Commissione ambiente dell'Unione europea.
I deputati Merkies, Mikolasik, Mikuleniene, Rosbach e
Wils, guidati dall’europarlamentare amanteano, Mario
Pirillo, erano già pronti intorno alle 8 per salire sul pullman
che li avrebbe portati da li a poco sul greto del fiume Oliva,
nell’area in cui sono stati rinvenuti qualcosa come centomila metri cubi di materiali inquinanti. Sulla tossicità degli
stessi,in verità,ancora laconfusione sembra regnare sovrana. Nonostante le relazioni dei tecnici dell’Ispra e
dell’Arpacal, che hanno voluto in più passaggi descrivere il
loro lavoro, per la Commissione, come vedremo più avanti,
il quadro, almeno fino al colloquio con il Procuratore della
Repubblica di Paola, Bruno
Giordano, che sta conducendo le indagini sulla vicenda
con grande perizia ed efficacia, è apparso troppo nebuloso. L’inizio giornata della
Commissione, per tornare alla cronaca di ieri, ha registrato da subito un fuori programma.
Ad attenderli nella hall del
Grand Hotel La Tonnara
c’erano gli attivisti del Wwf e
del Comitato “De Grazia”, protagonisti della battaglia ambientalista degli ultimi anni
sul Tirreno cosentino e
nell’intera regione. Il breve incontro realizzatosi con alcuni
La commissione al lavoro, attorno al tavolo e nel sito del fiume Oliva
membri e il capo delegazione
Pirillo è servito agli ambientalisti per consegnare loro una
ricca documentazione sullo
stato dell’arte.
Dossier preoccupanti di cui
riportiamo i contenuti a parte.
Accompagnata dalla Capita-
neria di Porto, dai Carabinieri, dalla Polizia municipale e
dalla stampa, la Commissione
ha raggiunto, subito dopo, le
aree poste sotto sequestro in
cuisono statirinvenuti irifiuti. Ad accoglierli, anche, qui
un gruppo di attivisti della Re-
te difesa del territorio “F. Nisticò”, che ha esposto significativamente alcuni striscioni
di protesta.
«Noi crediamo –ha spiegato
uno di loro –chequi si stia cercando di far stare tutti tranquilli e invece i fatti inducono
a essere molto preoccupati.
Perché le cose alla fine vengono fuori, anche dopo 15 anni.
La gente calabra sa dove finiscono i rifiuti tossici e vogliamo lo sappiano anche i membri della Commisione ambiente dell’Europa, perché pur-
L'INTERVENTO DEL PROCURATORE GIORDANO
Sospetta la presenza di radionuclidi sul suolo del fiume
PAOLA - «E’ stato un incontro importante e utile a partecipare alla delegazione europea il contesto in cui abbiamo lavorato in questi mesi e i risultati
ottenuti –ha riferito BRuno Giordano . In riferimento alla natura delle sostanze e dei materiali rinvenuti ho avuto modo di spiegare come oltre a rifiuti
di varia natura presenti nelle diverse
aree poste sotto sequestro, le preoccu-
pazioni maggiori rimangono quelle riferibili alla presenza del Cesio 137, per
la quale non siamo ancora riusciti ad
ottenere una spiegazione convincente.
Le nostre perplessità sono state condivise anche dal giudice nell’ordinanza
di custodia cautelare, quando sostiene
chesitratta diunelementoradioattivo
la cui presenza non appare giustificabile con le tesi finora avanzate (alcuni
esperti fanno riferimento alla stagnazione della nube radioattiva di Chernobyl n.d.c.) considerando che la quantità media del cesio 137 sul suolo calabrese è molto più bassa di quella accertata nell’area dell’Oliva. In ogni caso è
evidente che se la provenienza non fosse legata a disastri nucleari passati, bisognerebbe ipotizzare altro».
ri. mu.
troppo e evidentemente le nostre istituzioni, all’interno
dell’Unione, ci rappresentano
poco».
I parlamentari hanno poi
avuto modo di effettuare un
sopralluogo assieme ai tecnici
dell’Ispra e dell’Arpacal sul
territorio e subitodopo hanno
raggiunto il palazzo di giustizia di Paola, dove ad attenderli
c’era il procuratore capo Giordano. E’ stato il momento di
maggiore approfondimento,
in cui la Commissione ha potuto avere coscienza di quanto
venuto fuori dall’azione investigativa della procura paolana. Il dottor Giordano ha descritto con dovizia di particolari la situazione fino ai provvedimenti di custodia cautelare, disposti negli ultimi giorni. E poi ha fornito ai deputati
una cospicua documentazione, utilissima per consentire
alla delegazione europea
sull’ambientedi trarrelesomme su una vicenda che continua a meritare grande attenzione.
Dei riscontri e delle impressioni della stessa Commissione sarà data, probabilmente,
contezza alla stampa in una
conferenza stampa che potrebbe esserci anche oggi, a fine visitadella cittàdi Crotone.
Sempre per la cronaca gli europarlamentari hanno poi fatto visita al Santuario di San
Francesco di Paola e partecipato al pranzo organizzato dal
sindaco di Paola, Roberto Perrotta. In serata, la Commissione ha fatto visita alla cooperativa “Fattoria della Piana”e alla Centrale Agroenergetica”
Amantea. Il corposo dossier contiene una serie di considerazioni
Le ragioni degli ambientalisti
Wwf e Comitato De Grazia temono per la vasta area fluviale
AMANTEA - Wwf e Comitato De Grazia, le due associazioni protagoniste della battaglia per far luce sull'inquinamento ambientale in
Calabria e sul territorio del
Tirreno cosentino in particolare, non si sono certo fatte scappare l'occasione di
partecipare la loro posizione critica ai membri della
commissione ambiente europea.
Ieri mattina li hanno incontrati intorno alle 8,
quando si accingevano a
raggiungere il fiume Oliva
per un sopralluogo, facendo forse loro una non graditissima “sorpresa”. Hanno
discusso con
l'onorevole Mario Pirillo e
consegnato un
ricco dossier in
cui vengono
confermati i
dati preoccupanti su malattie e tumori.
Nei comuni della cosiddetta
“Valle dei veleni”, sono seppellite illegalmente sostanze nocive e radioattive per
una quantità, secondo gli
atti della Procura, di non
meno di centomila metri cubi.
LA DENUNCIA - Un sorta
di promemoria con denunce
e proposte per la messa in sicurezza e la bonifica dell'area, nel quale, tra l'altro, si
rileva: “Che le indagini com-
piute da organi ufficiali (Arpacal, Cnr, Università di Cosenza, Regione Calabria,
Arpa Emilia Romagna, Vigili del Fuoco, ecc.), ultima
la “caratterizzazione”, degli
inquinanti presenti nella
valle del fiume Oliva nel
2010 da Ispra (l'Istituto per
la protezione e la ricerca ambientale che fa capo al ministero dell'Ambiente) nella
sostanza gli elevati rischi
per la salute umana e l'ambiente nella Valle dell'Oliva
dovuti, tra l'altro, alle concentrazioni di metalli pesanti (tra cui il mercurio, il
cromo totale, il cadmio e il
cobalto), di sostanze chimiche altamente
nocive (quali
arsenico), di
contaminanti
cancerogeni
quali diossine e
furani, di idrocarburi, di radionuclidi artificiali con elevata radio-tossicità (antimonio 124, cadmio 109 e cesio 137), provocati dallo
sversamento e dal seppellimento illegali di rifiuti e sostanze pericolose”.
I PARTICOLARI DEL
DOSSIER -Nello stesso dossier si ricorda anche che le
sostanze indicate hanno effetti biologici importanti tra
i quali spicca, per la maggior parte di esse, la capacità di indurre patologie tu-
Necessaria
la bonifica
di tutta la zona
morali, come sarebbe confermato, si sostiene, dalla
classificazione sviluppata
dalla International Agency
for Reasearch on Cancer
(IARC) dell'Organizzazione
Mondiale di Sanità.
Proseguendo nella lettura si richiamano ancora le
valutazioni del Consulente
Tecnico d'ufficio della Procura della Repubblica di
Paola, “nelle quali tra l'altro
si rileva - scrivono gli ambientalisti:
- l'esistenza di un eccesso
statisticamente significativo di mortalità nell'area nel
distretto sanitario di Amantea rispetto al restante territorio regionale, dal 1992 al
2001 e di ricoveri ospedalieri rispetto al rimanente territorio regionale, dal 1996
ad oggi, nel distretto sanitario di Amantea ed in particolare nel comune di Serra
d'Aiello;
- l'esistenza di un pericolo
attuale per la popolazione
residente nei territori dei
comuni di Amantea, San
Pietro in Amantea e Serra
d'Aiello, circostante al letto
del fiume Oliva a sud della
località Foresta (centri di
Campora San Giovanni, Coreca e Case sparse comprese
tra il mare e la località Foresta) dovuto alla presenza di
contaminanti ambientali
capaci di indurre patologie
tumorali e non (metalli pesanti, radionuclidi artificia-
li).
- l'entità del consistente
danno ambientale sia in ragione della tipologia delle
sostanze presenti che in
rapporto al luogo in cui sono dismesse (con un rapporto stretto con il letto del fiume Oliva).
IL CESIO 137 - Menzione
specifica e particolare merita il rilievo di radionuclidi
artificiali ed in particolare
dell'isotopo del Cesio 137
(137Cs), la cui presenza e
diffusione impone azioni tese ad una caratterizzazione
ulteriore e rende la fattispecie del danno ambientale assai più grave dato anche l'
eccesso di tumori maligni
della tiroide nei territori più
prossimi ai siti di contaminazione”.
Per questi motivi il Wwf e
il Comitato Natale De Grazia
hanno chiesto alla Commissione ambiente del Parlamento europeo di portare a
conoscenza dell'europarlamento la vicenda della valle
del fiume Oliva affinché si
intervenga sul Governo italiano su tre direttrici.
GLI INTERVENTI NECESSARI - “Le autorità ambientali italiane (Ministero
dell'ambiente e Ispra) e quelle sanitarie (Ministro della
Sanità e Istituto Superiore
di Sanità) procedano alla
messa in sicurezza dal punto di vista igienico-sanitario
e ambientale e alla bonifica
Gli ambientalisti nell'area fluviale
della Valle dell'Oliva, nel rispetto del principio di precauzione, di cui all'articolo
191 del Trattato dell'Unione
europea; le autorità ambientali e sanitarie italiane rispettino appieno gli obblighi stabiliti dalla Convezione UN/ECE sull'accesso alle
informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e
l'accesso alla
giustizia
in
materia
ambientale ("Convenzione
di
Arhus"); le autorità ambientali e sanitarie italiane collaborino attivamente con la
Magistratura penale (come
già fatto da Ispra), contribuendo ad accertare il danno agli habitat naturali e alle risorse idriche e le relative
responsabilità, in coerenza
con quanto stabilito dalla
Direttiva 2004/35/CE del
Parlamento europeo e del
Consiglio, del 21 aprile
2004, sulla responsabilità
ambientale in materia di
prevenzione e riparazione
del danno ambientale”.
IL COMITATO -«E' una
situazione di emergenza
che va affrontata con senso
di responsabilità - dichiara
Gianfranco Posa, portavoce
del Comitato Civico Natale
De Grazia. Ci aspettiamo efficacia ed efficienza dalle
autorità italiane a cui ci rivolgiamo perché sia data
continuità
e
sviluppo
all'impegno delle istituzioni».
IL WWF Non
meno
pressante la richiesta di Raniero Maggini, vice presidente del Wwf Italia. “Rivolgiamo un appello alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo - dichiara affinché solleciti un intervento della Commissione
Europea sul Governo italiano per la messa in sicurezza
e la bonifica della Valle dei
Veleni, nel rispetto dei principi comunitari 'chi inquina
paga', di prevenzione e precauzione”.
ri. mu.
«Situazione
da affrontare
con responsabilità»
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
Tirreno
Venerdì 25 novembre 2011
Venerdì 25 novembre 2011
32
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Nuova denuncia per il dirigente del Comune Iovene e per D’Ambrosio della Multiservizi
Acque non depurate in mare
Uno scarico della rete fognaria dal torrente Cantagalli sfociava nel golfo
LA REPLICA
Spesa pubblica
Il sindaco
Speranza
a Roma
«Carlo Aiello
non ha letto
la norma»
«COME
mai
Biagio
D'Ambrosio non è stato
ancora revocato dalla
Multiservizi?».
Il quesito lo aveva posto
il consigliere comunale
Carlo Aielllo con una interrogazione al sindaco
Gianni Speranza. Ma prima ancora che la questione sollevata da Aiello arrivi in aula, con una nota è
l’amministrazione comunale che replica ad Aiello
sulla presunta incompatibilità di Biagio D'Ambrosio, quale dirigente
dell'Area organizzazione, Sviluppo delle Risorse Umane e Rapporti con i
cittadini del Comune di
Lamezia Terme e amministratore delegato della
Lamezia Multiservizi.
L'Amministrazione comunale sottolinea che al
comma 27 dell'articolo 4
del decreto legge 138 del
2011, convertito in legge
il 14/09/ 2011 n.148 (pubblicata in Gazzetta Ufficiale
il
16/09/2011
n.216), si legge testualmente che “le incompatibilità e i divieti di cui ai
commi dal 19 al 26 si applicano alle nomine e agli
incarichi da conferire
successivamente alla data di entrata in vigore del
presente decreto”.
«Quindi - ritiene l’Amministrazione comunale
- se il consigliere Aiello
avesse continuato a leggere dal comma 19 fino al
27, avrebbe scoperto che
le incompatibilità di cui si
parla partono dalle nuove
nomine e non si applicano per quelle già avvenute».
La Guardia costiera al sequestro del pozzetto rinvenuto; a lato: lo scarico abusivo non depurato
di PASQUALINO RETTURA
LA guardia costiera della delegazione di spiaggia di Gizzeria lido ha scoperto, a Sant'Eufemia Lamezia, uno
scarico attivo di acque reflue non depurate provenienti da un pozzetto d'ispezione della rete fognaria comunale.
Le predette acque reflue si immettevano dapprima in un canale di scolo di acque bianche e successivamente confluivano nel torrente Cantagalli che sfocia nel Golfo di Sant'Eufemia. Da quì scattava una denuncia
per il dirigente dell’area tecnica del
Comune di Lamezia, Andrea Iovene e
per l’amministratore delegato della
Lamezia Multiservizi, la società che
gestisce il sistema fognario di Lamezia, Biagio D’Ambrosio. E’ la seconda
denuncia in pochi giorni per i due visto che questa operazione è la prosecuzione di un’attività che nei giorni
scorsi ha accertato un altro scarico
abusivo in località Cutura, sempre da
parte della Guardia costiera.
In quel caso erano stati scoperti
due scarichi a ridosso del fosso “Fella”(in quel momento inattivi) che erano collegati ad un pozzetto della con-
dotta fognaria comunale e altri due
scarichi contigui ad una vasca di accumulo della medesima condotta, anche questi sfocianti nel predetto fosso.
E anche in questo secondo caso, dopo la scoperta dello scarico abusivo di
Sant’Eufemia Lamezia, veniva redatta un'informativa di reato depositata
alla Procura della Repubblica di Lamezia Terme giunta sul tavolo del sostituto procuratore, Luigi Maffia, che ha emesso
un decreto di sequestro
preventivo di urgenza,
come mezzo per porre freno alla situazione di inquinamento ed al fine di
evitare la prosecuzione
dell'attività abusiva, con
l'indicazione di un termine di 30 giorni per l'esecuzione delle
opere urgenti e necessarie.
Anche in questo caso a Iovene e
D’Ambrosio vengono contestate le
ipotesi di reato, in concorso, di danneggiamento, getto pericoloso di cose e deturpamento delle bellezze naturali. E’ stato anche elevato un verbale amministrativo per avere effettuato uno scarico di acque reflue in
assenza della prevista autorizzazione ai sensi dell'art. 124 del decreto Legislativo 152 del 2006 “Codice dell'ambiente”.
Seconda operazione dunque a distanza di qualche settimana dal sequestro degli scarichi abusivi accertati in località Cutura del Comune di
Lamezia Terme che rientra nell’attività continua della Guardia costiera
di Gizzeria Lido, con il coordinamento del servizio operativo
della Capitaneria di Porto
di Vibo Valentia Marina,
che ha appunto consentito di accertare la presenza
di un ulteriore scarico
abusivo di acque reflue
non depurate in torrenti o
corsi d'acqua sfocianti in
mare.
E le attività investigative proseguiranno sul territorio, così come annuncia il comandante della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina,
Paolo Marzio, sempre sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Lamezia Terme, tese ad accertare tutte le possibili fonti di inquinamento delle acque marine del Golfo di
Sant'Eufemia.
Entro 30 giorni
le opere urgenti
e necessarie
IL SINDACO di Lamezia,
Gianni Speranza, è intervenuto ieri a Roma alla
presentazione del “Rapporto Sbilanciamoci 2012.
Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace,
l'ambiente: 100 proposte
concrete per politiche economiche e finanziarie nel
segno dell'equità sociale,
della sostenibilità ambientale di un'economia diversa fondata su un nuovo
modello di sviluppo”.
Il sindaco Speranza ha
parlato degli effetti delle
manovre economiche sul
Mezzogiorno e sugli Enti
Locali, della drammatica
situazione provocata dall'alluvione di questi giorni
al sud e della necessità di
mettere al centro dell'azione di governo la difesa del
suolo e l'assetto idrogeologico.
Una “contromanovra”
quella di Sbilanciamoci! di
oltre 40 miliardi di euro, di
cui 2/3 dedicata a difendere i redditi, il lavoro, le fasce più esposte alla crisi e a
sostenere un modello di
sviluppo sostenibile ed 1/3
destinate alla riduzione
del debito.
Il Rapporto presentato
dal portavoce della campagna, Giulio Marcon e dai
rappresentanti delle organizzazioni aderenti, oltre
a contenere le proposte
per un uso diverso della
spesa pubblica per orientare le politiche necessarie
per uscire dalla crisi, come
tutti gli anni propone la
lettura critica della Legge
di Stabilità e del Bilancio
dello Stato, secondo il punto di vista delle organizzazioni società civile.
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Lamezia
36
Venerdì 25 novembre 2011
REDAZIONE: via Vittorio Emanuele, 32 - 88900 Crotone - Tel. 0962/901334 - Fax 0962/905185 - e-mail: [email protected]
Gold and White. Il modus operandi della gang: uno finge l’acquisto, poi irrompe il complice
Rapine e droga, 15 arresti
Filmati i colpi nelle gioiellerie. Con il bottino finanziati traffici di stupefacenti
di ANTONIO ANASTASI
IL MODUSoperandi di una rete di
rapinatori, sgominando la quale
gli investigatori della Squadra
Mobile sono venuti a capo anche
di traffici di stupefacenti, era collaudatissimo, a giudicare dai filmati. Gold and White è il nome
dell'operazione nell'ambito della
quale è scattata un'ordinanza di
custodia cautelare per 15 persone (dieci in carcere, ma uno ieri
era ancora irreperibile, e cinque
ai domiciliari). Gold sta per oro e
rimanda alle gioiellerie “visitate”
dalla gang, il White è riconducibile al bianco della cocaina. La tecnica, dunque, era rodata. Un uomo entrava in gioielleria a viso
scoperto, fingeva di voler acquistare preziosi, e quando il commerciante esibiva la merce scattava un messagio col cellulare al
complice che interveniva con una
pistola in pugno, a viso coperto, e
arraffava i gioielli.
Tutto filmato. Ma gli uomini
del vicequestore Enzo Coccoli notano subito qualcosa che non va.
Quando il rapinatore fa irruzione
il presunto acquirente neanche si
gira, come se sapesse già come sarebbe andata a finire. Le modalità
di azione, la scelta degli esercizi
commerciali, individuati sempre
in zone centrali della città, la fascia oraria prescelta, la costante
presenza di armi di grosso calibro, denotavano «un'evidente indifferenza per l'incolumità pubblica, messa in serio pericolo dalla disinvoltura con cui venivano
consumate le rapine, non disgiunta dalla pericolosità criminale dei rapinatori i quali, presentandosi a mano armata, esponevano l'incolumità dell'esercente commerciale nonché quella di
eventuali avventori a serio pericolo di nocumento», è detto nell'ordinanza di custodia cautelare
firmata dal gip Paolo De Luca su
richiesta del pm Ivan Barlafante.
L'escalation di rapine, cinque
soltanto nel marzo scorso ai danni di tre gioiellerie ma anche di un
Internet point e di una prostituta,
aveva creato «un particolare allarme sociale» tra la popolazione
e soprattutto tra i commercianti.
La visione dei filmati delle telecamere di video sorveglianza installate negli esercizi commerciali rapinati ha permesso agli inquirenti di individuare subito in
Marco Taverna uno degli autori
dei colpi. Taverna, infatti, è stato
visto in azione, per la prima volta,
in occasione della tentata rapina
del 10 marzo ai danni di Giuseppe
Gerace, titolare dell'omonima
gioielleria in via Reggio. In quell'occasione, Taverna, dopo essere
entrato nella gioielleria ed aver
indotto il commerciante ad esporre i preziosi, avrebbe finto di fare
una telefonata. Dopo pochi istanti, fece ingresso nell'esercizio
commerciale un uomo col passamontagna calato sulla faccia che
con una pistola intimava al negoziante di non opporre resistenza e
prese i preziosi. Tuttavia, l'inaspettata reazione del gioielliere
che tirò fuori un martello mise in
fuga il rapinatore. Taverna, però,
«assumeva un atteggiamento - rilevano gli inquirenti - tutt'altro
che intimorito dall'improvvisa irruzione del malvivente armato e,
piuttostoche fuggire o cercare di
chiamare aiuto, rimaneva all'interno dell'esercizio commerciale
voltando le spalle al criminale e
guadagnando la fuga solo in un
secondo momento prima che intervenissero le forze dell'ordine».
Marco Taverna
Luigi Scerra
Daniele Pugliese
Giovanni Romano
Gaetano Mungari
Salvatore Nicoletta
Emiddio Leto
Ermenegildo Misticoni
Giuseppe Maiorano
Francesco Gallo
Giovanni Corigliano
Mario Citati
Insomma, un comportamento
«per nulla istintivo» che tradiva
la correità, sempre secondo l’accusa. Taverna, infatti, anche dopo l'irruzione del rapinatore
avrebbe continuato a «mantenere
impassibile la sua posizione rivolta verso il negoziante senza nemmeno voltarsi dalla parte dell'ingresso». Una reazione « illogica
ed innaturale».
Seguendo questa pista, certi
che Taverna potesse essere uno
Donato Bevilacqua
dei responsabili delle rapine nonostante fosse incensurato, gli
uomini del vicequestore Coccoli
hanno ottenuto l'ok dell'autorità
giudiziaria a mettere sotto intercetazione telefonica le tre utenze
in uso all'indagato. Taverna, fortunatamente per gli inquirenti, è
uno che «parla molto», come ha
ammesso il procuratore in conferenza stampa. Le sue esternazioni il gip le ha definite «vanterie».
Uno dei cellulari risultava in
Pantaleone Laratta
uso a Luigi Scerra. Il 6 aprile, grazie a quelle intercettazioni, gli
agenti della Squadra Volante erano già nei pressi di un ristorante a
notare Luigi Scerra che spacciava droga. In cinque vengono portati in Questura poiché addosso
ad uno di loro era stata rinvenuta
dell’“erba”. Scattava una telefonata a un altro utilizzatore delle
utenze intercettate e iniziavano I
pedinamenti.
Molte delle conversazioni cap-
L’ELENCO
Dieci misure in carcere e cinque ai domiciliari
un indagato irreperibile, un altro beccato mentre rubava
DEI 15 provvedimenti restrittivi emessi nell'ambito dell'operazione Gold and White, la polizia ne ha eseguiti 14, poiché
uno degli indagati si è reso irreperibile anche se gli agenti della Squadra Mobile sono convinti di poterlo rintracciare molto
presto.
Le ordinanze di custodia in
carcere riguardano: Mario Citati, 34 anni; Giovanni Corigliano, 39 anni; Francesco Gallo, 22 anni; Pantaleone Laratta,
23 anni; Emiddio Leto, 23 anni;
Giuseppe Maiorano, 20 anni;
Ermenegildo Misticoni, 30 anni; Daniele Pugliese, 36 anni;
Luigi Scerra, 22 anni; Marco
Taverna, 20 anni. Ai domiciliari Donato Bevilacqua, 19 anni;
Salvatore Martino, 26 anni;
Gaetano Mungari, 18 anni; Salvatore Nicoletta, 28 anni; Giovanni Romano, 22 anni.
Una delle rapine filmate
Nel corso dell'operazione di
ieri mattina gli agenti della Mobile in un primo momento non
avevano trovato nella sua abitazione Luigi Scerra, ma conoscendo bene le abitudini del gio-
vane, i poliziotti sono riusciti a
rintracciarlo nei pressi dello
stabilimento dell'ex Pertusola,
nell'area industriale, dove pare
si fosse recato per compiere un
furto di rame.
Salvatore Martino
tate si svolgevano nell'auto Alfa
Romeo “Mito”.
Da questo contesto emergerebbe la «palese responsabilità» di
Taverna e Scerra nella rapina
tentata alla gioielleria Gerace e in
quella consumata ai danni della
gioielleria di Rosina Greco.
Nel prosieguo delle indagini si
è risaliti ai presunti autori degli
altri colpi.
Il denaro ricavato dalle rapine
sarebbe stato “reinvestito” da alcuni degli indagati, in particolare da Scerra, Taverna e Francesco
Gallo, nell'acquisto di ingenti
quantità di sostanze stupefacenti
- cocaina, marijuana ed hascisc che poi veniva spacciata in città,
anche nelle discoteche.
In particolare, i fornitori di marijuana ed hascisc sarebbero stati
Daniele Pugliese e Francesco
Corrado, detti rispettivamente
“butirro” e “mozzarella”, mentre
quelli della cocaina sarebbero stati Pantaleone Laratta (ieri irreperibile), e Mario Citati (già noto alle
cronache in quanto è imputato di
favoreggiamento per il duplice
omicidio al Maciscooter del gennaio scorso) e Pietro Ranieri. La
Procura contestava l'associazione a delinquere, non riconosciuta
dal gip, a nove persone. Dalle indagini è emerso anche che gli indagati predisponessero le rapine
per fare fronte all'attività di traffico di stupefacenti sia al fine di
acquistare la droga che per sanare i debiti contratti per forniture
“a credito”.
Sotto quest'ultimo profilo, nella conversazione tra Scerra e Taverna si parla dei debiti pregressi, “2200 euro fuori Marco!”, che
sarebbero stati estinti grazie alle
rapine, “Quella rapina là!...tu lo
sai!...”, “Meno male!...”. che apparirebbe «l'unica soluzione» per risanare le casse della gang.
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Crotone
Gold and White. Ritorsione per una rapina. Lo sfogo di un membro della gang: «Dobbiamo chiedere il permesso?»
«Sono malandrini di cartone»
Uno degli indagati fu picchiato dai membri di una cosca di Isola Capo Rizzuto
«MALANDRINI di cartone».
E' lo sfogo di uno degli indagati a proposito della ritorsione nei confronti di un
membro della gang che se la
dovette vedere con gli “isolitani” per una rapina. Segno
evidente che Mario Citati e
Pasquale Laforgia, ritenuti i
promotori della banda sgominata ieri e considerati i
membri di maggiore spessore criminale del gruppo, non
erano in grado di garantire
l'incolumità della manovalanza dedita alla commissione dei “colpi”, della quale pure si facevano garanti. Era
questo il legame con la criminalità organizzata su cui gli
investigatori della Squadra
Mobile, diretta dal vicequestore Enzo Coccoli, ancora
lavorano. Ma è anche un passaggio dell'inchiesta da cui
emerge una «sudditanza»,
come l'ha definita il procuratore Raffaele Mazzotta, della
criminalità crotonese rispetto a quella del circondario. Gli scenari, peraltro, sono in via di ridefinizione. Gli
isolitani hanno messo le mani sulla città? Una volta il
pentito Salvatore Cortese dichiarò che metà dei proventi
delle attività delittuose commesse dalla cosca Vrenna di
Crotone andavano ai Grande
Aracri di Cutro, che aveva la
supremazia. E’ cambiato
qualcosa da allora?
Ma ecco l'intercettazione
chiave. «Che adesso per fare
un pirito a Crotone dobbiamo chiedere il permesso a
voi?... a voi vi dobbiamo chiedere il permesso?... c'era Mariuzzo con noi. Mariuzzo Citati, che si è messo a ridere...
Gianluca ... La Forgia... Gli
ho detto: ohi Gianlù... com'è
questo fatto... davvero che
non valete niente allora...
Malandrini di cartone....
quanto truscia (crisi) che c'è
in giro».
Citati e Laforgia avrebbero assunto un ruolo di mediazione di eventuali attriti
con la criminalità orgtanizzata che però non saprebbero svolgere fino in fondo, ad
avviso di Marco Taverna
che, a colloquio con Antonio
Murgeri, i cui commenti sono relativi alla rapina ai danni di Gustavo Circosta in seguito alla quale Luigi Scerra
sarebbe stato picchiato da
malavitosi di Isola, fa riferimento a una suddivisione
nel controllo del territorio.
Era il 24 aprile scorso.
Marco: «Che bastardi Piducchia... che cazzo si è fatto
alla gamba... si è sfreggiato?
Antonio:L'hanno picchiato…l'hanno preso a bastona-
Nelle immagini alcune fasi dell’operazione della Squadra Mobile diretta dal vicequestore Coccoli
te nelle gambe…
Marco: No, che cazzo hanno picchiato... che perchè lo
dovevano picchiare?
Antonio: Per due persone...
Marco: A chi cazzo gli doveva dare soldi ... glieli ha dati a coso…
Antonio: Con gli isolitani…
Marco: Gli isolatani...
quali isolitani...
Antonio: La rapina che ha
fatto a coso… tu lo sai pure
c'è bisogno che te lo dico?
Marco: Ah,...
Antonio: Da Circosta.
Marco: Ah, ah, ah....
Antonio: Eravate in quattro... quanti eravate?
Marco: Cinque...
Antonio:
Novecento...
quanto gli avete preso? E loro ne vogliono diecimila
adesso?
Marco: Sì, diecimila cazzi
nel culo... che si è presentato
Pasquale "Nasca" pure...
Antonio: E il figlio...
Sembra, insomma, un riferimento all'intervento della cosca Arena. Taverna ri-
vendica, invece, una piena
autonomia, ed è stato necessario un incontro chiarificatore con mafiosi di Isola alla
presenza di Citati e Laforgia.
I crotonesi devono “dare conto ad altri”. Ma per gli inquirenti Citati e La Forgia, «già
inseriti in un contesto associativo consolidato, non si
sarebbero mai esposti al ri-
schio di contrasti con le cosche criminali limitrofe se
non in ragione di forti interessi economici chiaramente derivantigli dalle rapine
consumate».
Emiddio Leto e Marco Taverna sono, invece, indicati
come partecipi ed esecutori
materiali delle rapine a mano armata.
Gli inquirenti: «Assetti criminali in via di ridefinizione»
«Sudditanza rispetto
alla malavita del circondario»
«SUDDITANZA della criminalità
crotonese nei confronti di quella del
circondario». E' lo scenario che
emerge dall'operazione Gold and
White, che ha portato a 15 arresti
per traffici di stupefacenti e rapine.
L'analisi è del procuratore Raffaele
Mazzotta, che, dopo aver elogiato
l'«elevatissima professionalità» della Squadra Mobile diretta dal vicequestore Enzo Coccoli, si è soffermato sullo spessore criminale degli indagati, uno dei quali fu «redarguito
pesantemente (ma è un eufemismo
in vece di “picchiato”, ndr)» dagli
«isolitani», come emerge dalle conversazioni intercettate, per la rapina a una gioielleria evidentemente
“protetta”da una 'ndrina di Isola Capo Rizzuto. Sugli equilibri criminali
«che stanno cambiando» e sui collegamenti del gruppo finito ieri in
carcere con la criminalità organizzata gli inquirenti non dicono molto
ma assicurano che stanno lavorando. Il legame c'è poiché, come ha svelato il vicequestore Coccoli, i presunti promotori della gang, indicati
in Pasquale La Forgia e Mario Citati,
si erano fatti «garanti dell'incolumità» della manovalanza dedita alla
commissione dei “colpi”. Gli investigatori sin da subito si sono posti, infatti, il problema di come un gruppo
di giovani, alcuni dei quali incensurati, potessero compiere rapine e
traffici di droga senza subire ritorsioni da parte della 'ndrangheta,
che in un territorio come quello crotonese ha il predominio su tutte le attività illecite. I dettagli dell'operazione, scaturita da un'indagine protrattasi dal dicembre 2010 al giugno scorso, sono stati illustrati dal
vicequestore Coccoli, che ha anche
rivelato che uno
degli indagati (si
tratta di Luigi
Scerra, ndr), non
trovato a casa, è
stato rintracciato
sul “luogo di lavo- Da sinistra: Pignataro, Gammino, Mazzotta a Coccoli
ro”: gli esperti
agenti della Mobile l'hanno pizzica- gini al fine di «raccogliere elementi
to mentre tentava di rubare rame al- probatori». In buona sostanza, gli
l'ex Pertusola. Sull'«allarme socia- agenti individuavano gli acquirenti
le» che avevano suscitato le rapine si di cocaina (a anche hashish e maè soffermato anche il procuratore, rijuana), sequestravano la droga,
mentre il questore, Giuseppe Gam- risalivano ai pusher in base alle temino, dopo aver sottolineato che stimonianze dei consumatori.
E' intervenuto anche il vicequenell’ultimo mese Squadra Volante e
Squadsra Mobile hanno messo a se- store Cataldo Pignataro, numero
gno ben 20 arresti per droga, ha due della Mobile e capo della Volanspiegato la tecnica dei ritardati arre- te.
sti adottatata nell’ambito delle indaa. a.
Due componenti della banda accusati di aver acquistato 2500 pasticche allucinogene per smerciarle
Non solo cocaina, in discoteca si spaccia l’ecstasy
Le pasticche di
ecstasy,
sostanza
spacciata in
discoteca
NON solo cocaina, non solo
hashish, non solo marijuana: nelle “storie” di droga
che si raccontano a Crotone fa prepotentemente irruzione anche l'ecstasy. Le
coloratissime palline allucinogene si spacciano in
discoteca, e la conferma
viene da una delle conversazioni intercettate nell'ambito dell'operazione
Gold and White. Nella sua
auto, un'Alfa Romeo “Mito”, Marco Taverna racconta a Francesco Gallo di alcune
esperienze psichedeliche. Lui l'ecstasy l'avrebbe assunta in discoteca «al fine di essere più euforico durante la serata danzante», scrivono gli inquirenti.
Ecco la conversazione intercettata il
10 maggio scorso.
Francesco: Ti devi combinare per
andare a ballare... marco?
Marco: Ahia alla madonna... mi devo combinare una porcheria io...
Francesco: Tu non balli ?
Marco: Non ce la faccio a ballare ...
poi una volta che bevi e io impasticcato
come un porco... non si capisce niente
più... proprio non mi frenano più... e
poi ci vogliono tre, quattro grammi di
bianca per ritirarmi...
Francesco: Ehh..
Marco: Per forza...
Francesco: trenta, quaranta pasticche...
Marco: E ci vogliono quattro grammi potenti.....
Francesco: Io le prendo sempre 25
pasticche a ballare... volo...
Marco: Che stai dicendo 25 pasticche... ma sei pazzo... non è che devo
morire io...
Francesco: Io ho preso cinquanta
pasticche in due...
Marco: Ma pasticche di che? Dove
l'avete prese queste pasticche... chi è
che ve l'ha date...
Francesco: Ne abbiamo prese duemila e cinquecento... le abbiamo comprate....
Marco: Tu e chi?
Francesco: con Gianluca La Forgia... le abbiamo pagate ad
un euro e cinquanta a pasticca..
Marco: E come ti combinava ..
Francesco:
Mamma
mia...
Il capo d'accusa è presto
contestato. Indagati sono
Gianluca Laforgia e Marco
Taverna. L'ipotesi avanzata dagli inquirenti è che I due avrebbero agisto
in concorso tra loro acquistando 2500
pasticche di ecstasy al prezzo di 1,5 euro «al fine di spacciare lo stupefacente
in discoteca». Il fatto sarebbe avvenuto a Crotone «in data imprecisata».
La Forgia, in particolare, è considerato uno dei promotori della presunta
organizzazione criminale insieme a
Mario Citati, anche se il gip Paolo De
Luca non ha riconosciuto l’associazione a delinqere ipotizzata dal pm Ivan
Barlafante. I due indagati principali,
per la Procura, sono comunque indiziati «per aver
promosso ed organizzato
l'associazione per delinquere finalizzata alla perpetrazione di rapine ad
esercizi commerciali di
preziosi - è detto, tra l’altro,
nell’ordinanza di custodia
cautelare firmata dal gip
del Tribunale di Crotone - si occupavano dell'inserimento degli altri membri dell'associazione nel tessuto criminale locale, risolvendo gli eventuali
attriti con la gente malavitosa del posto».
a. a.
«Le ho prese
e non riuscivo
a ballare»
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Venerdì 25 novembre 2011
Venerdì 25 novembre 2011
Gold and White. Tutti i ruoli giocati dagli indagati. Nessuna misura restrittiva per il presunto cassiere
Ecco l’organigramma della gang
Citati considerato il «riferimento» del gruppo criminale per la sua «autorevolezza»
ECCO l'organigramma della gang, i ruoli giocati da ciascuno dei membri e le accuse
contestate, posizione per posizione.
MARIO CITATI
Ritenuto uno dei promotori del gruppo, «i suoi atteggiamenti in genere denotano assoluta padronanza della situazione, correlativo
spessore criminale». Nelle
conversazioni viene menzionato il suo nome accostato a
«grosse partite di stupefacenti o a mitici viaggi in terra reggina ad incontrare
personaggi di spessore del
luogo». Insomma, un «riferimento» che si comporta
«autorevolmente nel risolvere problemi tra spacciatori relativi al pagamento delle
diverse partite evidenzia».
GIOVANNI CORIGLIANO
Ritenuto autore di un acquisto di ben 50 gammi di cocaina in un'unica soluzione,
che avrebbe ricevuto a casa
dove si trovava agli arresti
domiciliari.
FRANCESCO GALLO
In un'intercettazione racconta di un acquisto di droga fatto mentre era ai domiciliari. A suo carico sono
emersi «innumerevoli ed inconfutabili indizi relativi a
copiosa attività di smercio di
stupefacente ad opera dell'indagato, in una posizione
di stretto collaboratore di
Taverna».
GIANLUCA LA FORGIA
Indagato per un episodio
di “sballo” in discoteca con
extasy. Si parla di 25 pasticche e del fatto che ne avrebbe
acquistate ingenti quantitativi..
PANTALEONE LARATTA
In materia di stupefacenti, si troverebbe «in una posizione di relativa supremazia
rispetto a Taverna e Gallo,
che lo temono e che egli tratta da superiore, redarguendoli continuamente ed appellandoli come gli aggrada, anche “Cip e Ciop”». In un
caso Laratta «risulta cedere
un grosso quantitativo di cocaina, attorno ai 50 grammi».
EMIDDIO LETO
Risulta indagato per una
rapina. A questo proposito,
appare «in atteggiamento
assolutamente innaturale al
momento dell'irruzione del
rapinatore, atteggiamento
confermato dall'esame del
video di sorveglianza che
evidenzia come il soggetto in
esame abbia assunto un ruolo di complice, lasciando la
porta aperta al momento del
Ingenti
quantitativi di droga
acquistati
ai domiciliari
Viaggi nel Reggino
per incontrare
malavitosi
di spicco
L’irruzione del rapinatore e, sotto, il gioielliere mentre espone la merce
suo arrivo e dileguandosi
subito dopo questi». E' accusato anche di droga. In un
brano intercettato, oltre a
mostrare la detenzione di
una “stecca” di “fumo” dichiara di averne altre dieci a
casa e, dato che Taverna è
suo creditore, gli dice che se
non gli porterà subito i soldi
in contanti, egli riscuoterà il
suo credito in natura, ossia
“di fumo”.
GIUSEPPE MAIORANO
Accusato di tentata rapina in concorso. Taverna fa,
infatti, «un racconto dettagliatissimo del suo essersi
appartato con una prostituta in attesa che Misticoni e
Maiorano sopraggiungessero per rapinarla; a causa
dell'imprevisto arresto dei
due, in quanto trovati armati e muniti di passamontagna, prima che potessero intervenire al convenuto segnale telefonico, Taverna si
era visto addirittura a “costretto” a pagare la prostituta per la prestazione ricevuta, per non destare sospetti.
Nel contesto riferito, appare
chiaro come, se il Maiorano
ed il Misticoni non risultano
a suo tempo essere stati sottoposti a misura cautelare in
relazione alla sola loro spontanea dichiarazione agli
agenti dello scopo avuto di
mira (presumibilmente la
spiegazione venne data per
giustificarsi ed escludere di
essere in agguato per un
LE RAPINE
Nel mirino gioiellerie e Internet point
Due furono arrestati per armi dopo il colpo fallito ai danni di una prostituta
ECCO tutte le posizioni degli indagati per le rapine.
Marco Taverna e Luigi Scerra sono accusati anche di rapina in concorso con un terzo non identificato in
quanto, muniti di passamontagna, si
sarebbero impossessati di 800 euro
sottratti, sotto la minaccia di una pistola, a Gustavo Circosta, gestore della sala giochi ed Internet point di Antonella Emmola. Fatto commesso a
Crotone il 22 marzo scorso.
Taverna e Emiddio Leto sono accusati di rapina poiché con il volto
travisato da passamontagna ed uno
dei due armato di pistola si sarebbero
impossessati di svariati monili in metallo prezioso per un valore
complessivo di 15.000 euro
sottraendoli sotto la minaccia
dell'arma a Rosina Greco, titolare di una gioielleria. Crotone, 12 marzo 2011.
Taverna è accusato di tentata rapina per aver concorso
con complici allo stato ignoti,
travisati da passamontagna
ed armati di pistola, all'impossessamento da parte di questi
ultimi di svariati monili in me-
tallo prezioso sottratti a Giuseppe Gerace, titolare di una gioielleria. Fatto
non riuscito per l'inaspettata reazione del gioielliere. Crotone, 10 marzo
2011.
Taverna è accusato di rapina, in
concorso con altri ignoti, poiché si sarebbe impossessato di svariati monili
in metallo prezioso del valore complessivo di 5.000 euro, sottratti al
gioielliere Giuseppe Gerace. In particolare, entrato nell'esercizio commerciale, con l'ausilio di un complice
allo stato rimasto ignoto, fingendosi
cliente avrebbe invitato Gerace con
una scusa ad aprire la porta per poi
sottrarre i preziosi e guadagnare la
fuga. Crotone, 17 dicembre 2010.
Taverna, Misticoni e Maiorano
sono accusati di tentata rapina a una
prostituta.
In particolare, Taverna, dopo aver
accompagnato una prostituta in un
luogo appartato, avrebbe agevolato i
complici che, «con predisposizione di
armi e passamontagna, intervenivano per sottrarre alla vittima il denaro
provento dell'attività di meretricio
per impossessarsene ai danni di quest'ultima che li deteneva». Misticoni e
Maiorano furono tratti in arresto
dalla polizia che li trovò in possesso di
due passamontagana e di una pistola
con matricola abrasa. Crotone, 29
marzo 2011.
Leto è accusato di tentata rapina ai danni del “Banco Metalli
Italiano - compro oro” di Giuseppe Gabriale: armato di pistola,
avrebbe minacciato una dipendente affinché consegnasse il denaro pr nel registratore di cassa.
L'inaspettata reazione della cassiera avrebbe messo in fuga l'indagato e un complice.
Crotone, 25 gennaio 2011.
a. a.
La gioielleria rapinata
La Cassazione rigetta i ricorsi difensivi nell’ambito di un vecchio processo per narcotraffico
Dust, condanne confermate per i cirotani
LA CORTE di Cassazione rigetta i ricorsi
della difesa. Ergo: condanne confermate
anche per i cirotani accusati di narcotraffico. Resta sostanzialmente immutato il
quadro tracciato, poco più di un anno fa,
dalla Corte d'appello di Catanzaro, che a
sua volta confermava la sentenza di primo
grado a carico dei quindici imputati condannati nell'ambito dell'operazione antidroga "Dust", con cui gli investigatori ritennero di aver messo alla sbarra presunti
esponenti di spicco delle famiglie criminali
di rilievo della Piana di Sibari e del Basso
Jonio cosentino, riunite sotto la guida del
locale di 'ndrangheta Cirò. Rispetto alla decisione emessa il 30 novembre del 2006 dal
Tribunale penale di Rossano, chiamato a
giudicare 22 persone per associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti (sette furono
assolte), in Appello i giudici disposero un
non luogo a procedere nei confronti di Antonio Bruno, per morte del reo; un non luogo a procedere per Mario Covello rispetto a
un capo d'accusa per intervenuta prescrizione; un'assoluzione per non aver commesso il fatto nei confronti di Cataldo Crescente e Damiano Mezzorotolo (scomparso
da tempo e ritenuto vittima di "lupara bianca") rispetto un'altra imputazione. Pena ridotta, infine, per Luigi Pasquale Zampino,
per il quale cadde una delle aggravanti
contestate, con condanna rideterminata in
5 anni e mezzo di reclusione e 16.000 euro
di multa. Per il resto i giudici accolsero le
richieste del sostituto procurato re generale Giovanni Grisolia e confermarono la sentenza di primo grado, con cui furono condannati a 10 anni e 6 mesi Giuseppe Caruso; a 21 anni Domenico Critelli; a 7 anni Domenico Greco; a 12 anni e 4 mesi Giorgio
Greco; a 10 anni e 6 mesi Giuseppe Marino;
a 9 anni Francesco Greco; a 5 anni e sei mesi
Silvio Romano; a 20 anni e 8 mesi Giuseppe
Farao; a 20 anni e 6 mesi Cataldo Marincola; a 5 anni e 6 mesi Luigi Vasamì tutti di Cirò.
a. a.
Giuseppe Farao
eventuale atto omicidiario),
in previsione dell'inutilizzabilità dibattimentale di una
tale spontanea dichiarazione, è da dirsi che gli elementi, non conoscibili allora e sopravvenuti nell'ambito di
queste indagini sono tali da
integrare più che adeguatamente il materiale indiziario
preesistente, ed armonizzarvisi in maniera tale da
non ritenere possibile altro
se non che, effettivamente,
la presenza dei due armati e
pronti a mascherarsi quella
sera in prossimità della zona
dello stadio (zona di prostituzione da strada) fosse effettivamente una presenza
idonea e finalizzata univocamente a commettere un delitto di rapina in concorso
con il Taverna». Il provvedimento è stato notificato in
carcere a lui e Misticoni, che
erano detenuti per le armi
utilizzate nella rapina del
marzo scorso».
ERMENEGILDO MISTICONI
Risulta indagato per la
tentata rapina in concorso ai
danni della prostituta.
DANIELE PUGLIESE
E' considerato abituale
fornitore di stupefacenti di
Taverna.
LUIGI SCERRA
E' lui che subirebbe da parte degli “Isolitani” un'aggressione per una rapina
compiuta ai danni di un
esercizio commerciale. A
suo carico «sono emersi innumerevoli indizi relativi a
copiosa attività di smercio di
stupefacente».
MARCO TAVERNA
Risulta «ripetutamente
indagato per il delitto di rapina». In concorso con con
Scerra, Misticoni e Maiorano. A suo carico «conversazioni ambientali assai esplicite, in cui Taverna si accusa
chiaramente dei menzionati
delitti».
I CINQUE AI DOMICILIARI E IL CASSIERE
Un ruolo marginale rivestirebbero i cinque ai domiciliari: Donato Bevilacqua,
19 anni; Salvatore Martino,
26 anni; Gaetano Mungari,
18 anni; Salvatore Nicoletta,
28 anni; Giovanni Romano,
22 anni. Maurizio Marullo,
pur non essendo stato attinto da misure, per gli inquirenti era il cassiere della
gang. O, meglio, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, il «gestore degli illeciti ricavi che il resto
del gruppo incassava».
Fittissima la serie dei capi
d’accusa contestati (arrivano fino alla lettera “T”).
Trafficante campano
collegato con i Masellis
AVREBBE avuto collegamenti con i Masellis di Crotone Vincenzo Franco, 54 anni
di Pannarano (Benevento), al
quale a Rimini è stato sequestrato un milione di euro in applicazione della normativa introdotta dal nuovo codice antimafia in vigore dal 28 ottobre scorso, che permette di
procedere con i sequestri e le
successive confische dei beni
appartenenti a soggetti che
accumulano beni con la loro
attività criminale e non riescono a giustificarne la provenienza. E questo parallelamente e aldilà dell'indagine
penale in corso. L'operazione
denominata 'Dominus II' è figlia di un'analoga operazione
'Dominus' condotta tra il 2007
e il 2008 che già portò al sequestro dei beni di Franco e che
poi sarebbe sfociata anche nellasua condannain primogrado per il reato di trasferimento
fraudolento di valori. Il campano aveva infatti intestato alla moglie Giuseppina Di Somma e alla figlia, alcuni appartamenti acquistati a Rimini
con i proventi del traffico di
droga. , Franco avrebbe contatti con la cosca Ursini di
Gioiosa Jonica ma anche con i
Masellis. Tra i reati per i quali
era finito sotto inchiesta, il
traffico di droga e anche un
tentato omicidio. Ieri è stata
emessa una misuradi prevenzione che lo obbliga al soggiorno a Rimini per tre anni
sotto sorveglianza speciale ed
è scattato il sequestro di tre appartamenti, tre garage, due
moto e un'auto che aveva intestato ai familiari.
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38 Crotone
21
Venerdì 25 novembre 2011
REDAZIONE: corso V. Emanuele III, 58 - Vibo Valentia - Tel. 0963/471595- Fax 472059 -E-mail: [email protected]
Squadra Mobile
Porto di Tropea
Traffico di droga
Il dirigente Maurizio Lento Il Tar annulla la delibera “Due torri
trasferito a Messina
del consiglio comunale connection”
S’impicca
a pagina 23
a pagina 27
un detenuto
Prescritti i reati di usura per Razionale e i fratelli Fiarè. Assolto Gregorio Giofrè
“Rima”, quattro condanne
Per associazione mafiosa a Rosario Fiarè, Razionale e Grande
di GIANLUCA PRESTIA
QUATTRO condanne per associazione mafiosa, due prescrizioni per ii reati di truffa e
usura, una trasmissione degliattialla procuradeiminori
e un’assoluzione. Si chiude così il secondo grado di giudizio
del processo con rito abbreviato denominato “Rima” contro
i sette imputati ritenuti componenti o affiliati alla cosca
Fiaré di San Gregorio. Regge
il reato di associazione mafiosa, cadono quelli fine, come
detto, per sopraggiunta prescrizione. A leggere la sentenza ieri pomeriggio i giudici
della corte d’Appello di Catanzaro
(presidente
da
Francesca Marrazzo,
giudici
consiglieri Isabella Russi e Gianfranco Grillone).
Le condanne.
Condannati per
associazione mafiosa il 63enne Rosario Fiarè, considerato
il vertice della presunta consorteria,acui èstatainflittala
pena di 6 anni e 6 mesi (10 in
primo grado); 5 anni per il
54enne Filippo Fiarè (6 anni al
termine del primo grado), 4
anni e sei mesi per il 50enne
Saverio Razionale, (7 in primo
grado), e, infine, 3 anni al
48enne Domenico Grande (4
in primo grado).
L’assoluzione. Assolto dall'accusa di associazione mafiosa per non aver commesso
il fatto, il 48enne Gregorio
Giofrè, genero di Rosario Fiarè, condannato in primo grado alla pena di 4 anni.
Le prescrizioni. Per il
40enne Francesco Fiarè, fi-
glio diRosario, il reatodi truffa è stato invece dichiarato
estinto per prescrizione (2 anni in primo grado, 1 anno e 6
mesi nella sentenza d'Appello
poi annullata dalla Cassazione con rinvio). Nella sentenza
i giudici del secondo grado
hanno dichiarato analogamente estinti per sopraggiunta prescrizione pure i reati di
truffa ed usura di cui erano
chiamati a rispondere i fratelli Rosario e Filippo Fiarè unitamente a Saverio Razionale.
Trasmissione atti. Per
Gregorio Coscarella, ritenuto
in primo grado responsabile
del reato di estorsione e che
era stato condannato a due anni e 8
mesi, i giudici
d'Appello hanno
invece annullato
la sentenza, ordinando la trasmissione degli atti alla Procura per i
minorenni. Ciò in
considerazione delfatto chela
presunta condotta estorsiva
contestata a Coscarella sarebbe stata commessa quando
l’imputato non aveva ancora
raggiunto la maggiore età.
I giudici d'Appello hanno
infine ieri revocato il provvedimento la confisca dei beni riconducibili, direttamente o
indirettamente, a Francesco
Fiarè e Gregorio Giofrè (quelli
di quest’ultimo ammontantia
5 milioni di euro) ed hanno, invece, confermato la confisca
disposta a suo tempo nei confrontidei beninelladisponibilità di Rosario Fiarè.
La vicenda processuale trae
origine dall'operazione “Rima” che nel luglio del 2005
portò ad una raffica di misure
Rosario Fiarè
Saverio Razionale
Filippo Fiarè
Francesco Fiarè
Gregorio Coscarella
Gregorio Giofrè(assolto)
cautelari a carico di boss ed accoliti del presunto clan FiarèRazionale. L'inchiesta, avviata dalla Dda di Catanzaro era
stata portata a termine dall'allora pm (oggi alla Procura generale) Marisa Manzini, ieri
in aula a rappresentare l'accusa quale sostituto procuratore generale. Le indagini erano
state invece condotte sul cam-
po dagli uomini della Squadra
Mobile di Catanzaro.
Dopo l'annullamento con
rinvio da parte della Cassazione (18 maggio 2010) della sentenza di secondo grado, la Corte d'Appello ha emesso ieri la
propria sentenza nei confronti dei 7 imputati giudicati in
primo grado col rito abbreviato il 20 dicembre 2006.
Il collegio difensivo: Giuseppe Di Renzo e Sergio Rotundo per Giofrè; Gianfranco
Pittelli e Tony Crudo per Rosario Fiarè; Rotundo e Pittelli
per Francesco Fiarè; Antonio
Galati e Pittelli per Filippo Fiarè; Alessandro Diddi ed Anselmo Torchia per Razionale;
Francesco Lojacono per
Grande.
Coscarella: atti
alla Procura
dei minori
DECOLLO
Il pm chiede 24 anni di reclusione
Per Guillermo Gonzales Correa accusato di narcotraffico internazionale
LA richiesta è pesante: 24 anni di
reclusione più tre di libertà vigilata. A formularla al Tribunale
collegiale di Vibo Valentia il pubblico ministero Salvatore Curcio
al termine della sua requisitoria
nel processo stralcio di “Decollo”, che prende il nome dalla maxioperazione che portò a scoprire tonnellate di cocaina nascoste
in imponenti blocchi di marmo
giunti dal Sudamerica su una
nave container attraccata al porto di Gioia Tauro.
Per il magistrato, quindi, ci sono tutti i presupposti per condannare Guillermo Leon Gonzales Correa alla pena di quasi mezzo secolo per l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al
traffico di droga. In sostanza
l’accusa contesta all’imputato di
aver fatto parte di quella organizzazione che si riforniva dai
cartelli colombiani per trasportare, dal paese dell’America Latina, prima via Venezuale e poi, attraverso una nace cargo, in Spagna, con destinazione finale
l’Italia, ingenti quantitativi di
cocaina. E Correa era, unitamente ad altre persone, riconosciuto quale promotore, direttore, organizzatore e finanziatore
dell’associazione. In più, secondo quanto riportato nel capo di
imputazione, l’uomo, in concorso morale con atre 24 persone,
avrebbe venduto, acquistato, e
importato sul territorio italiano
la droga con l’aggravante
dell’ingente quantitativo per un
peso di 45 chili occultata all’interno di un container.
A Correa viene, quindi, contestata la commercializzazione,
l’offerta, il trasporto e, comunque, la detenzione della sostanza
stupefacente.
Mercoledì scorso, come detto,
la requisitoria del pubblico ministero Salvatore Curcio, mentre
le arringhe della difesa si svolgeranno nel mese di dicembre. Ad
esporre le ragioni dell’imputato,
che nel corso dell’ultima udienza, celebratasi presso l’aula bunker del nuovo palazzo di giustizia di Via Lacquari, ha rilasciato
dichiarazioni spontanee tramite
il suo interprete, sarà l’avvocato
Giacinto Inzillo.
gl. p.
Il nuovo palazzo di giustizia di Vibo Valentia
ERA stato arrestato
nell’ambito dell’operazione “Due Torri connection” su un presunto
narcotraffico tra il Sud
America e Bologna. Attività illecita gestita dai
esponenti delle ‘ndrine
vibonesi. Lui, Antonio
PAsto Chavarro, 48 anni, però non ha retto al
peso del regime carcerario e nei giorni scorsi si è
tolto la vita, impiccandosi nella sua cella al secondo reparto giudiziario del carcere di Dozza,
nel Bolognese e nell’inchiesta veniva individuato qualemediatore
tra colombiani e boss
della 'ndrangheta in un
traffico di cocaina finito
male
Durante l'intera giornata l'uomo, di nazionalità colombiana, non ha
mai voluto uscire, nemmeno per l'ora d'aria,
quando è rimasto da solo in cella. Lì si è legato le
mani dietro la schiena
con dei calzini (probabilmente per evitare ripensamenti) e si è messo il
cappio intorno al collo.
Inutile l'intervento degli agenti di polizia penitenziaria, che l'hanno
trovato già morto. La
pm Alessandra Serra ha
aperto un fascicolo per
fare pienamente luce
sulla vicenda ma per ora
sull'ipotesi suicidio ci
sono pochi dubbi: prima
di togliersi la vita Antonio Chavarro ha scritto
delle lettere destinate ai
suoi famigliari in cui
spiega i motivi del suo
gesto.
La notizia è stata diffusa dal Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, ricordando che si tratta
del secondo suicidio dietro le sbarre in Emilia
Romagna nell'arco di
una settimana, e il cinquantanovesimo in tutta l'Italia dall'inizio dell'anno.
gl. p.
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Vibo
Numerose le operazioni condotte contro i clan. Al suo posto Antonio Turi, da Reggio Emilia
Il commiato di Maurizio Lento
Dopo quattro anni il dirigente della Mobile lascia Vibo per Messina
DI Maurizio Lento parlano i
fatti. Le operazioni antimafia, l’impegno costante nella
lotta all’illegalità. Numeri
importanti che hanno fatto
del capodella SquadraMobile
un punto di riferimento per
tutti i ragazzi del suo Ufficio.
Ma più che del poliziotto, l’uomo Maurizio Lento è colui il
quale si è fatto apprezzare e
benvolere anche dagli organi
di stampa locali che hanno
sempre fatto affidamento sulla sua persona.
Dopo quattro anni lascia la
guida della Mobile vibonese
per trasferirsi, lunedì, a Messina: «È il normale avvicendamento», riferisce con un timido sorriso dietro il quale si cela, ma non troppo, la sua soddisfazione per questo trasferimento: «Mia moglie è messinese equindi miricongiungo
con la mia famiglia». L’incarico preciso che andrà a ricoprire ancora non lo conosce, ma
una cosa è certa: si scontrerà
con una realtà criminale,
quella della città peloritana,
che ha ricominciato ad alzare
la testa. Il lavoro, quindi, non
gli mancherà di sicuro, ma alle spalle ha un bagaglio di
esperienza importante maturato, appunto, nei quattro anni in cui ha prestato servizio
nel territorio vibonese. Dove è
giunto il 2 luglio 2007 direttamente da Reggio Calabria.
Era il vice di Rodolfo Ruperti,
colui il quale aveva messo in
ginocchio la potente cosca
Mancuso e che, di lì a poco, gli
avrebbe lasciato la conduzione dell’Ufficio. Un compito, il
suo, non certamente semplice poiché si trattava di dare
continuità all’opera del suo
predecessore sia sotto il profilo investigativo che della fiducia della cittadinanza verso la Polizia di Stato.
Compito affrontato con
certosina pazienza, con passione, abnegazione e soprattutto con l’apporto del suo
braccio destro Emanuele Rodonò (anche lui a breve lascerà Vibo Valentia) e con i suoi
ragazzi, come ama definirli.
«Persone splendide con le
L’ex dirigente della Mobile di Vibo, Maurizio Lento
quali abbiamo condiviso risultati importanti e ottenuto
grandi soddisfazioni. Persone sulle quali si può fare ciecamente affidamento». Sì, perché per Maurizio Lento prima
di tutto veniva la squadra, il
gruppo. E lo ribadiva sempre
in conferenza stampa affer-
mando: «Mettete in risalto diceva rivolgendosi ai giornalisti - tutti i ragazzi del mio
Ufficio, perché i dirigenti passano, ma chi sta al di sotto resta». E così, dopo una prima
presa di contatto con il territorio e la sua gente, sono arrivati i primi importanti risul-
tati. La punta di diamante è,
indubbiamente, l’operazione
“The Goodfellas” che ha consentito di portare a giudizio
13 persone ritenute appartenenti al clan Lo Bianco. Un’inchiesta che aveva avuto il suo
prologo con gli arresti di due
persone
poi
coinvolte
nell’operazione del 2009 ma
che ha avuto diverse costole
tanto era corposo il materiale
investigativo. E ancora l’indagine “Cash”,“Fox”,“Remake”, “Impeto” e infine l’operazione “Ghost”,forse lapiùdifficile a livello logistico ma che
ha consentito di incastrare 40
persone accusate di traffico di
droga. Inchieste, il più delle
volte, condotte a stretto contatto con la Dda di Catanzaro,
ma anche con la procura ordinaria i risultati sono stati eccellenti: su tutti la risoluzione
degli omicidi di Michele Brogna e di Roberto Lo Piccolo.
Due casi spinosi che avevano
suscitato
impressione
nell’opinione pubblica.
Uno score di tutto rispetto,
dunque, che sarà certamente
incrementato nel corso della
sua nuova avventura in terra
sicula.
Al dirigente Maurizio Lento “l’in bocca al lupo” da parte
della redazione vibonese de “il
Quotidiano della Calabria”.
Consumatori. Convegno in programma domattina al 501 Hotel
Evento su previdenza e consulenza
“LE nuove sfide della previdenza e la necessità di consulenza ai consumatori”: questo il
tema, quanto mai attuale del convegno promosso per domani mattina, a partire dalle
ore 9, presso il 501 Hotel dal gruppo Axa Assicurazioni, il cui agente generale per Vibo è
Domenico Cugliari.
L'iniziativa, organizzata in collaborazione con l'Ordine provinciale medici e odontoiatri, alcuni sodalizi dell'area medica e la
società Progetica, ha lo scopo di sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica sull'argomento previdenziale. «Il riferimento spiega Cugliari - è all'intero ciclo di vita del
cittadino, con particolare riguardo alla protezione dai rischi immediati e alla previdenza pensionistica. In particolare, ci si interroga sulle nuove responsabilità individuali derivanti dall'arretramento dei sistemi di welfare pubblici e sulle necessità di educazione
previdenziale e consulenza connesse alla
pianificazione della stabilità economica».
Nel corso dei lavori verranno proposte altresì riflessioni di contenuto ed esemplificazioni sulla previdenza pubblica, con particolare riguardo alla Cassa nazionale di previdenza medici ed odontoiatri.
f. p.
Rigettata la domanda di risarcimento dei due testimoni di giustizia
Continua la protesta dei coniugi
Grasso-Franzè davanti alla prefettura
CONTINUA la protesta davanti alla
prefettura dei testimoni di giustizia
Francesca Franzè e Pino Grasso,dopo “l'ennesimo rigetto delle legittime istanze di risarcimento operato
dalla competente commissione prefettizia».
I coniugi, hanno riferito i loro legali, gli avvocati Ennio Curcio e
Claudia Conidi, «chiedono l'intervento dei ministri dell'Interno e della
Giustizia per porre fine alla situazione di isolamento e di abbandono a cui
vengono sottoposti delle istituzioni
periferiche dello Stato. Nonostante
le loro dichiarazioni abbiano portato
alla condanna definitiva esponenti
di spicco della 'ndrangheta, ancora
la Prefettura di Vibo continua a disconoscere questo prezioso e solitario, per la Calabria, contributo negando l'attribuzione di quelle somme di denaro da assegnare a coloro i
quali vengono stritolati dallo strapotere mafioso».
Secondo i due testimoni di giustizia «le organizzazioni criminali si sono appropriate, tra l'altro, di un appartamento e di alcuni terreni dei coniugi oltre ad alcuni beni mobili. Circostanze dimostrate dai provvedimenti della Direzione distrettuale
antimafia di Catanzaro e dell'Ufficio
del Gip. Ma neanche questo è bastato, poichè la domanda di risarcimento è stata nuovamente e inspiegabil-
I due coniugi Grasso davanti alla prefettura
mente rigettata dalla commissione
di valutazione prefettizia di Vibo Valentia che, dopo avere fatto attendere
due mesi prima di riunirsi, ha comunicato di avere rigettato la richiesta.
Una condotta ostruzionistica e anche strumentale all'isolamento di
chi ogni giorno - concludono i legali
dei coniugi Grasso - rischia la vita
per testimoniare contro la 'ndrangheta».
I coniugi Grasso e Franzè hanno
rivolto «un accorato appello all'intera deputazione calabrese perchè promuova ogni iniziativa parlamentare
per la salvaguardia della libertà eco-
nomica e della legalità in
Calabria». «Noi - hanno
sostenuto - siamo stati
spogliati di ogni bene dalla 'ndrangheta. Non abbiamo più di che vivere
perchè nessuno ci fa lavorare in Calabria con le nostre aziende in quanto intimorite dal crimine organizzato. Siamo contro
la 'ndrangheta, l'abbiamo
combattuta senza esitazione, ma non pensavamo
di arrivare a tanto sentendoci abbandonati dallo
Stato e per questo rivolgiamo un appello alla più
alta carica dello Stato, al
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè
faccia sentire la sua autorevolissima
voce in rappresentanze di tutto il popolo italiano, per restituire alla nostra famiglia ciò che è stato tolto dalla barbarie e dallo strapotere mafioso».
«Abbiamo combattuto contro la 'ndrangheta per la tutela dei nostri diritti - hanno concluso annunciando
che continueranno la protesta ad oltranza - lo faremo anche contro quella parte dello Stato che ci sta abbandonando al nostro destino facendo
morire di fame i nostri figli».
d. m.
Da sinistra Francesco e Giuseppe Frachea
Resistenza e violenza a pubblico ufficiale
Sfuggirono alla Polstrada
arrestati padre e figlio
su ordinanza del gip
di GIANLUCA PRESTIA
SE erano resi responsabili dei reati di resistenza e
violenza a pubblico ufficiale nonché violazione
degli obblighi sulla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza nel territorio
vibonese. Adesso sono
stati arrestati dal personale della Polizia stradale
di Vibo Valentia e del
Commissariato di Ps di
Gioia Tauro, diretti rispettivamente dai vice
questori aggiunti Pasquale Ciocca e Francesco
Rattà, che ha dato esecuzione a due ordinanze di
custodia cautelare in carcere emesse dal Gip presso il Tribunale di Palmi,
su richiesta del sostituto
procuratore dott. Salvatore Dolce.
Destinatari dei provvedimenti Giuseppe Frachea, di 61 anni, con precedenti, e il figlio Francesco di 29, sorvegliato spe-
ciale. All’incirca un mese
addietro la Polstrada di
Vibo, impegnata in attività di vigilanza sull'autostrada A3, aveva intercettato un’auto con due persone a bordo il cui conducente alla vista degli
agenti si è dato alla fuga.
Approfittando dei cantieri autostradali che riducono la carreggiata, i due
sono riusciti a raggiungere una piazzola di sosta
da dove si sono poi allontanati nelle campagne
circostanti abbandonando l’auto.
Scappando, i due hanno perso alcuni documenti che assieme agli accertamenti sulla vettura
hanno condotto di risalire a Giuseppe e Francesco
Frachea che dovranno
chiarire il motivo della loro fuga. Il genitore, inoltre, dovrà rispondere di
simulazione di reato per
avere denunciato il furto
dell’autovettura.
u TANTI AUGURI ⊳
Alle sorelle ETTA e GIUSY PISANO, e a FATIMA MALERBA
nel giorno del loro compleanno
«vanno i nostri più cari ed affettuosi auguri, con l'auspicio che
possa essere una giornata ricca
di gioie, serenità e splendidi doni! Vi vogliamo bene».
Con tanto affetto gli amici
dell'associazione Murat,
i familiari e gli amici tutti.
Se avete da segnalare un lieto evento (ricorrenze, lauree, nozze, nascite) da pubblicare in questa rubrica, inviate un fax al numero
0963/472059 oppure una mail all’indirizzo [email protected]
u PRONTO SOCCORSO ⊳
OSPEDALE JAZZOLINO
Pronto soccorso
962235
Centralino
962111
Portineria
962337
Suem
118 - 962518
Rianimazione
962230
962229
Posto di polizia
962238
GUARDIE MEDICHE
Vibo Valentia 118 096341774
Ambulanze
Croce Rossa Italiana 43843
Soccorso
Vibonese Baldo
472079
FARMACIE
ARIGANELLO
via Mesima, 21
596494
CENTRALE
c.so Vittorio Emanuele
42042
DAVID via Scannapieco
(Vena Superiore)
263124
DEPINO
piazza San Leoluca
42183
BUCCARELLI
via Popilia
592402
IORFIDA
via V. Industria
572581
MARCELLINI
via Toscana, 6
572034
MONTORO
Via Luigi Razza, 66
41551
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Vibo 23
Venerdì 25 novembre 2011
dal POLLINO
alloSTRETTO
calabria
ora
VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 6
un mare di... rifiuti
Veleni nel mar Jonio
Sindaco arrestato
Sequestrata la discarica di Casignana. In tutto 9 indagati
REGGIO CALABRIA
Il percolato camminava
senza ostacoli fino al mare; invadeva terreni, strade e spiagge. Lì vi pascolavano animali e
si bruciavano rifiuti con gravi
rischi per la salute. Quella di
Casignana è una discarica dove l’illegalità era diffusa; talmente tanto da portare i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e del
Nucleo operativo ecologico all’esecuzione di cinque misure
cautelari nei confronti dei soggetti responsabili della gestione e dello smaltimento dei rifiuti, nell’ambito dell’operazione denominata “Black garden”. Agli arresti domiciliari
sono finiti il sindaco di Casignana, Pietro Armando Crinò,
62 anni, suo fratello Antonio
Giovanni Crinò, 51 anni, responsabile tecnico della ditta
“Zetaemme s.a.s.” di Bianco
(che gestisce la discarica),
Massimo Lafronte, 41 anni,
architetto del comune jonico,
Giuseppe Saverio Zoccoli, 55
anni, socio dell’impresa “Zetaemme”. È stato disposto l’obbligo di dimora, invece, per
Stefano Tallariti, 40 anni. I militari hanno poi proceduto alla notifica di quattro avvisi di
garanzia nei confronti, tra gli
altri, del sindaco di Gioiosa Jonica, Mario Mazza, 55 anni, e
del direttore tecnico della
“Leonia Spa”, società che gestisce la raccolta degli R.s.u. a
Reggio Calabria, Giorgio Stiriti, 42 anni. Sempre nella giornata di ieri, i carabinieri hanno
anche provveduto al sequestro
della discarica consortile di
Casignana (per un valore di
circa 10 milioni di euro) che
“serve” i comuni della bassa
Locride; sigilli anche alla società “Zetaemme” (per un valore di 3 milioni di euro) che,
con i suoi 46 mezzi, oltre a gestire la discarica, si occupa del
servizio di raccolta dei rifiuti
per i comuni della costa ionica
reggina di Africo, Ardore,
Brancaleone, Gioiosa Ionica e
Sant’Ilario dello Ionio, nonché
titolare di altri appalti pubblici e privati, nel campo della
raccolta dei rifiuti ingombranti.
Sono stati gli uomini del
Noe dei carabinieri, guidati dal
capitano Paolo Minutoli, ad
effettuare le investigazioni che
hanno permesso di accertare
responsabilità a carico degli
indagati in ordine al reato di
aree della discarica consortile,
traffico illecito di rifiuti. Seconnon autorizzate e senza previo
do l’accusa, sostenuta dal soisolamento dal terreno con apposita geomembrana; sversastituto procuratore della Dda,
vano il percolato prodotto daSara Ombra, e sposata dal gip
gli Rsu, nel vallone Rambotta;
Antonino Laganà che ha
abbancavano rifiuti in quantiemesso l’ordinanza, i soggetti
tà eccedenti
coinvolti
avrebbero riNei guai anche ai limiti autorizzati; ometsparmiato
il fratello del
tevano
di
una somma
consistente di
primo cittadino provvedere
denaro non
alla copertura
responsabile
effettuando
e compattadella Zetaemme zione giornaun corretto
liera dei rifiusmaltimento
ti; consentivano il conferimendel percolato, la ricopertura e
to di rifiuti anche pericolosi,
la compattazione giornaliera
non ammissibili in discarica;
dei rifiuti, e non avrebbero poconsentivano il conferimento
sto in essere le opere necessadi rifiuti a soggetti non autorie per una corretta manutenrizzati, il tutto, allestendo mezzione della discarica. Sono dizi e attività continuative ed orverse le operazioni illecite che
ganizzate, per la gestione abusarebbero state commesse.
siva di ingenti quantitativi di
Per la Dda, gli indagati: abbanrifiuti, potuti quantificare solo
cavano i rifiuti solidi urbani in
in parte. Ma, questa volta, non
vi sono soltanto degli accertamenti di laboratorio a testimoniare l’attività illecita svolta a
Casignana. I carabinieri, infatti, hanno filmato tutto, hanno
intercettato telefoni e luoghi,
accertando così l’illecito smaltimento, incendi dolosi di rifiuti all’interno delle aree di
abbanco, posti in atto dagli
stessi operai ed a causa dell’assenza di idonea recinzione, il
pascolo di bovini ed ovini all’interno della stessa discarica
ed in aree contaminate da percolato. E con la compiacenza
del sindaco Crinò e di suo fratello, nella discarica sono entranti anche rifiuti solidi urbani non autorizzati e scaricati
dai veicoli della Leonia. La discarica è stata ora affidata ad
un custode che ne dovrà curare la gestione e la bonifica.
Consolato Minniti
UN TERRITORIO INQUINATO
Nel grafico in alto i carabinieri hanno tracciato il
percorso del percolato sversato illegalmente dalla
discarica di Casignana fino al mar Jonio. Il liquame
attraversa tutta la vallata e a un certo punto
confluisce nel torrente Rambotta (di cui anche la
foce è risultata inquinata) e da qui arriva fino al
mare nostrum. Nel suo percorso inquinava pascoli,
terreni e infine la spiaggia di Casignana
la conferenza stampa
«Inquinavano per risparmiare denaro»
REGGIO CALABRIA «Il dato più grave è il mancato accorgimento per
il trattamento del percolato, che finiva in un vallone e da lì a mare. Naturalmente lo scopo era economico, cioè risparmiare i costi non insignificanti per
il corretto trattamento del percolato». Così il procuratore Giuseppe Pignatone ha commentato le indagini che hanno portato all’operazione “Black Garden”. Il magistrato ha ricordato che nelle immagini si vedono alcune indagati aprire le pompe per sversare lungo il vallone il materiale inquinante.
«Tengo a sottolineare – ha proseguito - da un lato l’attenzione dei carabinieri che in pochi mesi hanno verificato un fatto lesivo dell tutela dell’ambiente, dall’altro lato la legge ha affidato alle procure distrettuali le indagini su questo tipo di reati perché ritenuti particolarmente gravi per le collettività e spesso nascondono interessi mafiosi che in questo caso non sono emersi». Sulla
posizione del direttore tecnico della Leonia, che ha ricevuto un avviso di garanzia, Pignatone ha precisato che la sua posizione «è molto meno grave ri-
spetto a quello di Crinò e ai soggetti nei confronti dei quali il gip ha disposto
la misura dell’arresto ai domiciliari. Nelle intercettazioni emerge più la necessità di liberare le strade dai rifiuti piuttosto che un calcolo economico».
Il comandante provinciale dei Carabinieri Pasquale Angelosanto ha sottolineato l’importanza dell’accordo raggiunto con l’autorità giudiziaria di far
proseguire la raccolta dei rifiuti nella locride, nominando un funzionario dell’ufficio del commissario per il superamento dell’emergenza ambientale. Il comandante del Gruppo di Napoli del Noe, Giovanni Caturano, ha rilevato gli
accertamenti fatti su Casignana sia da parte dei carabinieri del nucleo operativo ecologico sia dell’Arpacal. «La discarica è sicura sotto certi aspetti –ha
spiegato- ma c’era una gestione non corretta negli abbancamenti, conferimenti e smaltimento». Il comandante del Noe di Reggio Calabria, Paolo Minutoli, ha sottolineato che «l’indagine è nata anche dal forte allarme sociale
rilevato dalla popolazione a Casignana». (Annalia Incoronato)
gli arrestati
Antonio Giovanni Crinò
Pietro Armando Crinò
Massimo Lafronte
Stefano Tallariti
Giuseppe Saverio Zoccoli
7
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calabria
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S T R E T T O
ora
un mare di... rifiuti
il fiume nero
«Se non mi chiama
non farò più favori
a Scopelliti»
Rsu».
Il 4 settembre 2010 a Reggio vi erano seri
problemi per il conferimento dei rifiuti. Per
questo Zoccoli fu contattato dall’ingegnere Stiriti che gli chiese un aiuto, anzi, un “miracolo”.
Dalla conversazione si capisce che il sindaco di
Casignana, Pietro Crinò, si era opposto ad
un’apertura verso Reggio Calabria, per problemi con Scopelliti. La riprova di ciò sta in un’intercettazione telefonica tra il primo cittadino
ed un altro soggetto che spiega a Crinò come vi
sia una situazione di emergenza «per uno, due
giorni». Crinò risponde: «Eh, fatemi chiamare
da Scopelliti, oppure dall’assessore, altrimenti
ché ci sono uno due viaggi qua sotto che non…
a Casignana non viene nessuno». L’interlocuche cazzo sono ste cose qua?... Alberi?». E Taltore pensa si tratti di Caridi, ma Crinò specifilariti risponde: «E questi la Leonia li porta».
ca: «No, no, l’assessore Caridi non c’entra, o
Dopo un po’ Crinò fa capire di cosa si parli: «AlPugliano o Scopelliti direttamente, se vogliono
lora, siccome sembrano inqualcosa per la discarica di Cagombranti e sono ingombransignana, mi deve chiamare o
ti vengo la sopra come l’altra
o l’assessore Pugliafrigoriferi al posto Scopelliti
volta, facciamo la cosa che se li
no, glielo dite ufficialmente».
portano a casa e viene… e porPoi Crinò riprende: «Sono finidei rifuti urbani
tano un camion vuoto per
ti i tempi, sono dieci anni, io
Nell’impianto
prendersi quello che c’è qua
che servo tutta la provincia e
non solo, sono finiti i tempi,
sotto! Che gli ho fatto le fotoentrava davvero
questi due signori uno dei due
grafie e tutto!». Ed a conferma
di tutto
che mi chiami. […] Io non facche lo smaltimento illecito di
e abbancavano
cio più nulla per questi signori
ingombranti avveniva con rese prima non parlano con me,
golarità all’interno del sito di
anche
monnezza
è da dieci anni che provvedo e
Casignana, vi è una registrazio“sottobanco”
faccio tutta la provincia, quanne video, posta nelle aree di abdo nessuno si voleva fare caribanco, e successiva alla telefoco, ora basta». Poi sbotta: «Sonata precedente, che mostra
no andato incontro all’ex sindaco di Reggio Caun mezzo della Leonia mentre scarica un groslabria, vi ricordate quando ci stavano le elezioso oggetto «verosimilmente un frigorifero –
ni, quindici giorni prima, che tutta Reggio Caspiega il gip – o una lavatrice, ma che comunlabria. […] Siccome non mi rispondono più doque non potrebbe mai essere compatibile con
po le elezioni, allora che mi chiamino».
la tipologia del rifiuto catalogato nel formulario,
cons. minn.
né tanto meno smaltibile in una discarica per
Lo sfogo del primo cittadino intercettato:
«Sono 10 anni che servo tutta la provincia»
REGGIO CALABRIA
cos’è il percolato?
Quel liquido
prodotto
dai rifiuti
COSENZA Percolato è un termine
che nell’ultimo periodo ricorre spesso
(purtroppo anche troppo spesso) nelle
carte delle inchieste portate a termine
dalla magistratura contro i gestori delle
discariche calabresi. Dall’impianto di Alli a quello di Casignana, infatti, il liquido
inquinante sversato illegamente nell’ambiente dai “prenditori” della monnezza
finiti in manette non cambia. Così come
non cambia la destinazione finale del percolato: il mar Jonio (ma anche la terra,
l’aria e le falde acquifere) e il conseguente rischio per la salute dei cittadini. Ma,
in pratica, cos’è il percolato?
Scientificamente è il complesso di prodotti della decomposizione della sostanza organica presente nelle buche delle discariche ad opera dei batteri e dell’estrazione, per azione solvente dell’acqua (piovana o già contenuta nei rifiuti), dei contaminanti organici e inorganici. È un liquido che solitamente si presenta di
colore scuro, dall’odore nauseabondo e
con indice di inquinamento centinaia di
volte superiore a quello degli scarichi urbani. Il maggior rischio per la salute pubblica e per la qualità dell’ambiente deriva proprio dall’eventuale contaminazione dei terreni, delle acque e dell’aria da
parte di elementi tossici provocata dalla
dispersione di fluidi (percolati e biogas)
provenienti da impianti privi di presidi o
a difettoso funzionamento. Anche se - nel
caso calabrese - il cattivo funzionamento
degli impianti di solito è funzionale all’aumento dei volumi d’affari delle società che gestiscono le discariche.
DOMENICO MICELI
[email protected]
A Reggio Calabria c’erano problemi per il
conferimento dei rifiuti solidi urbani nella discarica di Sambatello e così la “Leonia”, società che si occupa della raccolta degli Rsu, chiese
ai responsabili di Casignana di poter portarli
nella cittadina jonica. Il sindaco Crinò era contrario per problemi politici con il governatore
Scopelliti, ma il “favore” si fece ugualmente per
circa una settimana. In realtà i mezzi della società reggina erano autorizzati ma solo in parte. Dalle indagini, infatti, è emerso che erano 4
i camion che ufficialmente conferivano i rifiuti. Nella realtà i mezzi erano otto (per una quantità di 80 quintali ciascuno) e quelli in più depositavano i rifiuti “sottobanco”. Si faceva leva
sulla differenza di orario, per giustificare l’ingresso dei mezzi. Insomma, nella discarica di
Casignana gli Rsu arrivavano anche in violazione delle norme di legge e talvolta si trattava
anche di ingombranti. Sull’argomento gli investigatori hanno avuto una formidabile conferma da un’intercettazione telefonica tra Antonio Giovanni Crinò e Stefano Tallariti, risalente al 18 novembre 2010. Crinò afferma: «Per-
il direttore tecnico della zetaemme
Gli sversamenti li provocava Crinò
REGGIO CALABRIA I cittadini se n’erano accorti. La schiuma
sulla spiaggia e in mare aveva allarmato la popolazione di Casignana, che aveva segnalato alle autorità competenti quella presenza così sospetta. Quella materia schiumosa era il percolato che scendeva
dalla discarica e attraversava tutta la vallata del Rambotta fino alla
pianura. C’era una mano che guidava lo sversamento della sostanza classificata come rifiuto speciale: quella del direttore tecnico della Zetaemme, la società di gestione della discarica di Casignana. Antonio Crinò è il fratello del sindaco Pietro Armando Crinò, e già qui
la familiarità tra controllato e controllore sarebbe sufficiente a instillare qualche dubbio. Il comportamento del direttore tecnico dell’azienda è senza decenza. Le immagini registrate dalle telecamere
posizionate del Noe lo ritraggono mentre sposta i tubi attraverso cui
circola il percolato e riversa il liquame nella vallata. Per inteso: il
percolato va trattato opportunamente nel sito stesso oppure trasportato in impianti ad hoc, che sono pochi nel Mezzogiorno. Basti
pensare che in Campania non ce n’è nemmeno uno. A Casignana c’è,
ma il trattamento evidentemente ha dei costi che Antonio Crinò non
voleva sostenere. Così ad esempio il 31 gennaio alle 11 di mattina viene ripreso mentre sposta i tubi e attiva le pompe di sollevamento
sversando il liquido. Per tutto il tempo dell’operazione, un’ora circa,
ha controllato personalmente che tutto andasse bene. Lui stesso è
poi tornato nella cabina per chiudere il flusso. Alle 15 del medesimo
giorno, nuovo sversamento nel canalone. Anche il giorno successivo, il primo febbraio alle 11, Crinò ha effettuato la stessa operazione.
Per un periodo di tempo sembrava che l’azione si fosse fermata, invece ad aprile succede di nuovo. Ancora una volta Antonio Crinò si
è avvicinato ai tubi, questa volta però il riversamento del materiale
inquinante è stato effettuato tramite una centralina esterna appena
istallata nell’impianto. Crinò ha addirittura preso un rincalzo conficcandolo in un buco per impedire al liquido che fuoriusciva dal
muro di confluire nel pozzetto di raccolta del percolato.
«È evidente – scrive il gip - che era stato escogitato dal Crinò un
nuovo sistema attraverso il quale l’acqua, per pendenza, si riversava nel solito canalone di scolo, anziché essere convogliata nel pozzetto di raccolta del percolato». Quando il direttore non poteva eseguire l’operazione in prima persona, si è pure preoccupato di chiamare un operaio (straniero) raccomandandosi caldamente di ricordarsi di farlo. Anche sotto la pioggia, che poi ha provocato l’accelerazione della discesa del percolato a mare. Ma tanto questo non importava a nessuno.
a. i.
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un mare di... rifiuti
«A rischio la salute pubblica»
Il gip ha pochi dubbi: Crinò era a capo di un «disegno criminoso»
LOCRI (RC) L’ultima indagine
della Procura distrettuale antimafia
infila il portone del Comune di Casignana e incrocia il primo cittadino
Pietro Crinò, il politico inquisito per
voto di scambio nel blitz “Circolo
formato”. Perché, a stare a quel che
documentano le carte dell’inchiesta
“Black garden”, l’impiccio scoperto
dai carabinieri del Noe è un affare
di famiglia divenuto “Sistema” consolidato. In cui «controllore e controllato» erano una cosa sola. In cui
il conflitto di interessi era diventato
un abuso fisso. In cui tutti sapevano
di tutti, ma a ognuno faceva comodo tacere. Chi è il sindaco di Casignana? Pietro Crinò, lo sceicco gentleman dello studio radiologico “Fiscer”, il privato che muove nel campo della sanità. E chi ha voluto a capo dell’area “Tecnico-manutentiva”,
il primo cittadino? Un suo fedelissimo, il cugino Salvatore. Chi, invece,
gestisce la discarica? La Zetaemme,
la società in cui è manager Antonio
Giovanni Crinò.
«L’uomo - scrivono gli inquirenti
- è il fratello del sindaco e, dunque,
il cugino del tecnico comunale, suoi
controllori». I tre, oggi, sono persone nei cui confronti la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria muove l’accusa di disastro ambientale. Hanno avvelenato «il vallone Rambotta» e, per dirla con gli
investigatori, messo a rischio «la salute pubblica». Il disegno «criminoso» di cui racconta il giudice per le
indagini preliminari, Antonino Laganà, dunque. Tra la notte di merco-
NEI GUAI Il sindaco Pietro Crinò
e, a lato, la foce del torrente
Rambotta risultata inquinata
ledì e la mattina di ieri, nel territorio
dell’emergenza nell’emergenza, la
Locride scopre che alla discarica di
Casignana nulla è stato fatto a dovere. Il primo a darne conto, nel 2008,
è il dottor Raso, tecnico specializzato in Scienze ambientali. «L’esperto
- annota il gip - aveva evidenziato
che nel torrente Rambotta erano
presenti chiazze di colore aranciorossastro, dovute, a suo dire, al percolato fuoriuscito dalla discarica.
Dallo studio era inoltre emerso un
grave danno ambientale, che minacciava la salute dei cittadini e la qualità del terreno». Dice l’inchiesta che
in inverno, quando imperversavano
i temporali, quelle tonnellate di rifiuti nelle vasche diventavano la coperta di percolato che avvelenava
acque e raccolto. Dice che la cricca
Crinò, nonostante si fosse impegnata a portare a termine i lavori, non
c’ha mai messo una toppa. E che il
ciclo di smaltimento, negli anni, ha
conosciuto due salvagenti: ovini e
bovini, che si cibavano azzannando
monnezza.
«L’area non era recintata», è il
mantra degli inquirenti. E’ storia
d’inganno, questa che si allunga
mancina su Pietro e Antonio Crinò,
i fratelli ammanettati dai carabinieri del Noe e assegnati agli arresti domiciliari. Una storia iniziata nel
2008, ora raccontata dai filmati in
mano agli investigatori, ora cadenzata da conversazioni telefoniche intercettate dai militari dell’Arma.
In una parla il responsabile della
Zetaemme. E’ il 14 settembre 2010.
L’Arpacal ha appena agganciato il
responsabile della società che gestisce la discarica di Casignana. Per dire cosa? Che la discarica è monca,
perché la vasca «non è impermeabilizzata». L’ingegnere Antonio Crinò
si attacca al telefono. «Nella relazio-
ne inviata all’Arpacal ho scritto il falso, ho scritto che l’impermeabilizzazione è completa», dice al suo interlocutore, l’architetto Massimo La
Fronte. Il sindaco di Casignana lo
sa: il fiume di percolato inquina acque e terreni. Il 5 dicembre 2010,
quando chiama il cugino, il primo
cittadino prende di petto il problema. «Si butta sopra i rifiuti, da qualche parte. Si mette un motore e si
butta sopra i rifiuti», ordina al manager della Zetaemme.
«Dalla conversazione - documenta il gip - emerge chiara la volontà
del primo cittadino di compiere un
illecito. Per far fronte all’eccessiva
quantità di percolato, che i due non
riuscivano a smaltire, il sindaco ha
consigliato di riversare il rifiuto liquido nelle aree di abbanco, con
l’ausilio di una pompa». Di più:
«Notevole - annota ancora il giudice per le indagini preliminari - il
contenuto probatorio della captazione, soprattutto nella parte in cui
emerge l’assoluta consapevolezza
dell’amministratore, che, conscio
della situazione di degrado, favorisce l’illecito sversamento del percolato». Un «disegno criminoso», ripetono gli inquirenti, che «ha messo a rischio la salute dei cittadini». E
di cui le carte, oggi, ne danno conto:
«L’impianto ha causato, e tutt’oggi
causa, concreti e comprovati pericoli alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica», racconta il magistrato Laganà.
ILARIO FILIPPONE
[email protected]
dall’ordinanza
L’autorizzazione? È verbale
Così il sindaco Mazza ottenne il placet a conferire nella discarica
“AUTORIZZATO” Il
sindaco Mario Mazza
LOCRI (RC) Non c’era
alcuna ufficialità ma solo
un’autorizzazione da parte
del sindaco Pietro Crinò a
consentire a Mario Mazza,
sindaco di Gioiosa Ionica, di
scaricare i propri rifiuti nel sito di Casignana. Un’accordo
verbale, che scavalcava l’esigenza di far riferimento all’allora commissario straordinario per l’emergenza ambientale Graziano Melandri, l’unico col potere di stabilire i con-
ferimenti. L’accordo emerge
dalla conversazione tra Mazza e Giuseppe Zoccali, socio
dell’impresa e procuratore
speciale della ZetaEmme, che
di fronte alle insistenze del
sindaco di Gioiosa, ribatteva
la necessità di emettere “la
bolla”, ovvero la bindella di
pesata del mezzo del conferitore. Un problema che al sindaco, però, non interessava,
visti i precedenti accordi presi con Pietro Crinò, che gli as-
sicuravano la possibilità di
portare lì i propri rifiuti, nonostante di questi, nei registri della discarica, non risultasse traccia.
I rifiuti del Comune di Gioiosa, dunque, ufficialmente
non sono mai entrati nel sito
di Casignana, come emerge
anche dagli atti dell’ufficio
tecnico del Comune, che non
avrebbero registrato lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nei giorni in cui hanno
avuto luogo queste conversazioni, dal 15 al 17 marzo del
2011. «Ha detto che lui è d’accordo, senza ufficialità, l’ufficialità, insomma, no...», dice
Mazza al telefono con Zoccali, aggiungendo di aver parlato con il sindaco Crinò, il quale gli avrebbe detto «che va
bene in quei termini per cercare di superare questa fase
emergenziale e poi si vede».
Ma i timori di Zoccali oltre
che far riferimento alla bolla
fantasma dipendevano anche
dal fatto di essere lui il trasportatore dei rifiuti del Comune di Gioiosa, rischiando
dunque in prima persona
controlli e sanzioni. Un mese
dopo questa conversazione
Zoccali contatta il sindaco di
Gioiosa per convincerlo, riuscendoci, a mettersi in contatto con Crinò per riuscire a
farsi fare «due righe» di autorizzazione per il conferimento in discarica, confermando,
dunque, la validità dell’accordo tra i due sindaci per il trasporto dei rifiuti a Casignana.
SIMONA MUSCO
[email protected]
INQUINANTE La discarica di Casignana e, in basso, un particolare della foce del torrente Rambotta
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REGGIO CALABRIA
Sette anni di reclusione.
Non concede sconti la Corte
d’appello di Reggio Calabria
nel processo a carico del
maggiore della Guardia di finanza, A. M., 41 anni, accusato di violenza sessuale. I giudici di piazza Castello, infatti, hanno confermato in pieno la decisione assunta in
primo grado nei confronti
dell’ufficiale delle Fiamme
gialle che si rese protagonista di un fatto che destò particolarmente scalpore. L’uomo, che all’epoca dei fatti (dicembre 2006) era comandante del nucleo tributario
della Guardia di finanza di
Reggio Calabria, venne arrestato dalla Squadra mobile,
con la collaborazione degli
stessi colleghi finanzieri, al
termine di una serie di controlli e pedinamenti scattati
a seguito della denuncia di
una giovane che aveva raccontato ai poliziotti di aver
subito violenza sessuale da
un uomo che si qualificò come finanziere e che venne poi
riconosciuto come il maggiore.
I fatti furono narrati con
dovizia di particolari da parte della ragazza, che ai poliziotti riferì di essersi recata
in compagnia del proprio fidanzato nella zona della collina di Pentimele, periferia
nord di Reggio. Si tratta di un
luogo spesso scelto dalle cop-
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calabria
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Violentò una ragazza
Sette anni al finanziere
Reggio, pena confermata per l’ufficiale delle Fiamme gialle
FINTO CONTROLLO
L’aggressione a dicembre
2006 sulla collina di
Pentimele (foto), periferia
nord di Reggio Calabria
Il 41enne si avvicinò a una
coppietta in auto, fece
scendere i ragazzi dicendo di
doverli perquisire, poi si
allontanò con la ragazza e
abusò di lei. Il maggiore
fu denunciato e arrestato
denunciato
e arrestato
A.M., 41 anni
aveva avvicinato
una coppietta
in auto e aveva
poi costretto la
ragazza a seguirlo
piette per trovare un po’ d’intimità. I due stavano parlando, quando all’improvviso
sbucò un uomo che chiese ai
ragazzi di aprire lo sportello.
Comprensibile fu la paura
che prese i giovani, ma l’uomo si qualificò subito come
appartenente al corpo della
Guardia di finanza e spiegò
che era lì per un controllo di
polizia. Fece scendere i ra-
gazzi dall’auto e iniziò a perquisire il giovane. Dal suo
racconto emergono dei particolari abbastanza strani sulle modalità di perquisizione.
Sta di fatto che il finanziere,
Le Ferrovie aprono un’inchiesta
Deragliamento a Catanzaro, nominata una commissione d’indagine
CATANZARO Ieri solo qualche timida goccia di pioggia nel Catanzarese, il
cielo è stato clemente, e il terreno ha iniziato a disperdere l’acqua e ad asciugarsi. Certamente bisognerà chiarire alcuni
perché riguardo ai danni che il territorio
e le strutture hanno subito.
Ferrovie dello Stato ha diffuso una nota in merito al ponte crollato martedì
scorso sulla linea Catanzaro-Lamezia
Terme, subito dopo il passaggio di un
convoglio che è poi deragliato, senza comunque provocare conseguenze ai 21
passeggeri a bordo. «Già da febbraio
2011 Rete ferroviaria italiana – si legge
nella nota – si è attivata, dopo la segnalazione della Provincia di Catanzaro del
20 gennaio 2011 sulla rottura del ponte
della strada provinciale 167, con primi
interventi di urgenza al ponte di Marcellinara con un investimento di 140mila
euro». Mercoledì la Provincia di Catanzaro ha reso noto di avere segnalato già
nel marzo 2010 la pericolosità della
struttura. Interventi, prosegue la nota,
«per il ripristino dell’alveo del torrente
sotto le tre arcate, la ricopertura delle
fondazioni mediante semplice impiego
di materiale inerte presente nell’alveo
del torrente e la sistemazione delle opere idrauliche a valle del ponte ferroviario». Ferrovie dello Stato tiene a precisare che «l’esecuzione di questi interventi
è stata concertata, valutata e autorizzata
dalla Provincia di Catanzaro che è sempre stata messa a conoscenza delle iniziative intraprese. Rfi aveva in programma il completamento dei lavori entro il
2013 con la ricostruzione di tutte le opere idrauliche, ormai superato dagli eventi di martedì. L’eccezionale piena del torrente Cancello, sia per quantità (ha ad-
Il treno deragliato martedì scorso sulla linea Catanzaro-Lamezia Terme
dirittura tracciato un nuovo alveo nell’area circostante) sia per rapidità di formazione, ha eroso tanto in profondità il
letto naturale che ad una delle pile è
mancato improvvisamente l’appoggio
con il conseguente crollo del ponte».
Ferrovie dello Stato conclude sottolineando che «il crollo è avvenuto dopo il
passaggio del treno per l’erosione della
massicciata ferroviaria che il torrente
Cancello stava procurando. Rete ferroviaria italiana ha comunque istituito una
commissione di indagine per appurare le
cause dell’incidente del treno regionale
3793 Lamezia Terme-Catanzaro Lido».
I danni sul territorio sono diversi, un
tratto del nuovo tracciato della statale
106, inaugurato il 7 novembre scorso
dall’allora ministro Altero Matteoli, e che
conduce a Borgia, è chiuso a causa del
fango presente sul piano viabile. Resta
ancora bloccata la linea ferroviaria tra
Crotone e Soverato, chiusa mercoledì in
seguito all’allagamento della stazione di
Botricello e al crollo di un muro nei pressi della stazione di Soverato. Il sindaco di
Squillace Guido Rhodio, ha scritto all’Anas, alla Prefettura, alla Provincia di
Catanzaro per chiedere interventi mirati a realizzare il deflusso delle acque in
corrispondenza del quadrivio della statale 106 nella frazione marina. Nel Catanzarese, intanto, si lavora per poter tornare alla normalità.
MAURIZIO CACIA
[email protected]
intimò al giovane di stare
lontano da lui e dalla ragazza
e portò questa dietro delle erbe molto alte. Qui avvenne la
violenza. Il militare costrinse la giovane a denudarsi di-
ora
cendo che in caso contrario li
avrebbe denunciati per atti
osceni in luogo pubblico. La
donna dapprima si rifiutò dicendo che quella perquisizione non si poteva fare, ma all’insistenza del militare e presa dalla paura, cedette e si
spogliò. Il maggiore, allora,
abusò di lei. Fu la stessa ragazza a narrare tutti i particolari delle molestie subite.
La giovane raccontò tutto
al fidanzato quando ormai
stavano andando via. Così i
due decisero di andare subito in questura a denunciare
quanto era accaduto. Da qui
partirono degli accertamenti
e i poliziotti iniziarono a sorvegliare tutta l’area utilizzata
dalle coppie in cerca di intimità. Durante uno di questi
controlli, notarono un uomo
che si aggirava tra le auto in
sosta e la figura corrispondeva a quanto era stato dichiarato dalla vittima della violenza. Ma questa volta la coppia scappò e i poliziotti seguirono quell’uomo che li portò
dritti alla verità: era proprio
il finanziere. Da qui il processo, la certificata credibilità
delle accuse e la pesante condanna in primo grado a 7 anni di prigione per violenza
sessuale. Una pena confermata ieri dai giudici di piazza Castello, con contestuale
interdizione perpetua dai
pubblici uffici.
CONSOLATO MINNITI
[email protected]
La società fa sapere di aver avviato già
da febbraio interventi sul ponte crollato
al passaggio del treno regionale 3793
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«I Pesce ordinarono
a mio fratello di uccidermi»
La testimone di giustizia Rosa Ferraro: così fui condannata a morte
PALMI (RC)
C’era un’aria strana ieri mattina nell’aula
bunker del tribunale di Palmi; nello stanzone
sotterraneo solo parte degli imputati nei gabbioni e un gruppo di avvocati difensori, ma
niente collegio né pm: solo il cancelliere del tribunale a fare da “testa di ponte” con il presidente Concettina Epifania, volata nell’aula
bunker di San Donato milanese – assieme ai
sostituti Alessandra Cerreti e Giulia Pantano e
assieme ad un manipolo ristretto di difensori
– per la prima delle tre udienze previste in “trasferta” per il procedimento “All Inside”, che vede alla sbarra 63 imputati accusati, a vario titolo, di far parte della potente cosca Pesce di
Rosarno. Una trasferta decisamente insolita
che si è resa necessaria per rendere possibile
l’audizione della testimone di giustizia Rosa
Ferraro, da anni ormai lontana dalla sua abitazione rosarnese a causa delle rivelazioni che
la stessa Ferraro aveva reso agli inquirenti nei
giorni concitati delle perquisizioni nel market,
e che le sono costate l’ostracismo violento della sua stessa famiglia.
Un’udienza strana, iniziata con numerose
eccezioni sollevate dai difensori – tutte rigettate dalla Corte dopo una camera di consiglio
durata oltre 4 ore – e terminata prima del tempo a causa di un piccolo malore accusato dalla
teste, che si è detta molto provata da questo
tuffo nel suo passato. Ed il passato raccontato
dalla Ferraro, dietro input del sostituto procuratore della Distrettuale antimafia di Reggio
Calabria che ha condotto questa prima parte
d’esame, è un passato fatto di dolori e di mestizie legate in parte all’ombra dettata dalla cosca, e in parte ad una realtà da sottoproletaria-
L’udienza si è tenuta a San Donato Milanese
Una prima volta mi hanno
fermato due ragazzi che non
conoscevo, poi sono venuti un’altra
volta, in tre, per dirmi di
tornarmene a Genova, e infine la
riunione di famiglia in cui hanno
deciso della mia morte. Mio
fratello mi confidò che a premere
il grilletto avrebbe dovuto essere
proprio lui ma si rifiutò di farlo
to urbano che Pasolini ci avrebbe girato su un
paio di pellicole.
Rosa Ferraro in aula è protetta da un paravento, rimosso solo in un secondo momento
«tanto se mi devono guardare, che mi guardino pure» dice laconica la teste pressata dagli
avvocati. Poi l’interrogatorio vero e proprio,
con i suoi stessi parenti che dalle gabbie dell’aula bunker ascoltano in videoconferenza le
dichiarazioni della Ferraro. Prima il rapporto
tormentato con il marito da cui si è separata di
fatto «da ormai quindici anni perché continuava a farmi le corna», poi il tentativo di suicidio
cercato attraverso una bottiglia di acido muriatico e infine i cinque lunghissimi mesi di riabi-
litazione «perché ero tutta bruciata, dentro e
fuori»: nelle prime dichiarazioni di Rosa Ferraro ci sono i segni di una vita segnata dalle
difficoltà sociali e comunicative che hanno portato la donna diverse volte in tribunale, sia per
aggressione a pubblico ufficiale, sia per una
rissa finita a coltellate nel giardino di casa per
difendere l’allora consorte. Poi il racconto del
figlio morto a soli 21 anni «per avere ingerito
una bustina di cocaina, almeno così mi hanno
detto i suoi amici» e il racconto del ritorno a casa, nella casa dei genitori, in quella stessa Rosarno da cui era partita, sposa novella, nel ’76
alla volta di Genova. «Sono tornata a vivere
con i miei genitori, poi mia cugina Angela Fer-
ora
raro e suo marito Salvatore Pesce mi hanno offerto di accudire una parente anziana per 300
euro al mese più il vitto e l’alloggio. Mi sono trasferita da loro e le cose all’inizio filavano – dice in un italiano stentatissimo la teste – poi
Salvatore mi chiese di dargli una mano aprendo per lui un conto corrente in banca a nome
mio. Allo sportello ci andai con Marina Pesce
– la sorella della collaboratrice di giustizia Giusy Pesce, ndr – e depositai 500 euro che lei mi
aveva fornito. Firmai qualche assegno in bianco per Salvatore, poi gli consegnai i due libretti d’assegni che mi avevano dato in banca. Salvatore Pesce mi aveva chiesto questo favore
perché loro erano tutti “rovinati”». Un rapporto buono quello della Ferraro con i suoi parenti, che si incrina però quando i finanzieri del Gico bussano alla sua porta per chiederle del
market che «a mia insaputa Salvatore aveva
intestato a me» e che precipita quando la Ferraro si reca dal cugino per chiedere spiegazioni. «Era molto arrabbiato e quando gli chiesi
delle perquisizioni mi scacciò dicendo che mi
avrebbe portata in una campagna e che mi
avrebbe sotterrato lì. Io gli risposi che avrei
parlato con gli sbirri, che lo avrei rovinato. Da
quel momento le cose sono precipitate: mi
hanno cacciato da casa e sono tornata dai miei.
E quando ho cercato un altro lavoro i miei parenti hanno fatto di tutto per impedirlo. Una
prima volta mi hanno fermato due ragazzi che
non conoscevo, poi sono venuti un’altra volta,
in tre, per dirmi di tornarmene a Genova, e infine la riunione di “famiglia” in cui hanno deciso della mia morte. Della riunione seppi grazie a mio fratello: era teso dopo la riunione e
dopo tante insistenze mi confidò che nella riunione avevano deciso di togliermi di mezzo e
che a premere il grilletto sarebbe dovuto essere proprio mio fratello, che si rifiutò di farlo, a
differenza di mio padre che si limitò a prendere atto della decisione». Poi la provvidenziale
chiamata di un finanziere la “toglie” dalle mani di un sicario che la aspettava davanti al cimitero, e infine la fuga. Poi solo lacrime. E solitudine. Stamattina si replica.
VINCENZO IMPERITURA
[email protected]
Bomba sulla casa dell’accoglienza
Torre Ruggiero, danneggiato il centro che ospita 18 minori africani
TORRE RUGGIERO
(CZ) La telefonata rompe il
silenzio della notte e apre una
giornata di grande fatica.
«Corri, Peppe, qui è scoppiata
una bomba». E Peppe Apostoliti, responsabile della cooperativa “Chirone”, esce da casa
a Catanzaro e si fionda a Torre Ruggiero, nel cuore delle
Serre, dove ignoti poco prima
della mezzanotte di ieri hanno
fatto esplodere un ordigno rudimentale davanti all’ingresso
nel centro di accoglienza per
minori extracomunitari gestito dalla stessa “Chirone”. La
deflagrazione ha devastato il
portone e le vetrate del locale
ma non ha provocato conseguenze per i 18 ragazzi che dal
18 agosto scorso sono ospitati
nella struttura. Sono giovani
provenienti dall’Africa. Provenienti da posti terribili e che
all’improvviso ora ripiombano nel terrore. I ragazzi – secondo il racconto dello stesso
Apostoliti, contattato da “Calabria Ora” – da poco si erano
addormentati dopo aver assistito in televisione alla partita
di Champions League tra Milan e Barcellona. Il boato dell’esplosione li ha svegliati così
come ha svegliato l’operatore
della “Chirone” di turno nel
centro di accoglienza, che ha
I danni alla struttura dopo l’esplosione dell’ordigno: devastati il portone e le vetrate
immediatamente allertato
Apostoliti e gli altri vertici della cooperativa e anche le forze
dell’ordine. Sul posto si sono
recati i carabinieri di Cardinale e Soverato e anche una
squadra della polizia, che hanno proceduto agli accertamenti, durati per tutta la notte. Le
indagini sono condotte dall’Arma, che non esclude alcuna pista.
Danni ingenti alla struttura,
completamente distrutto il
cancello d’ingresso che entro
oggi sarà riparato. All’arrivo a
Torre Ruggiero, Apostoliti si è
subito sincerato sulle condizioni dei minori extracomunitari, che da ormai tre mesi sono diventati parte integrante
della comunità di Torre Ruggiero, uno dei centri più poveri d’Italia e tuttavia protagonista di una bellissima pagina di
accoglienza da quando sono
arrivati i nuovi ospiti. Secondo
Apostoliti i ragazzi «stanno
bene, addirittura hanno anche
scherzato sull’esplosione dicendo di aver pensato che si
trattava di un cecchino riparandosi sotto i letti. La loro
reazione – riferisce ancora il
responsabile della “Chirone” –
è davvero straordinaria, e infatti hanno passato la mattinata a scuola in tutta tranquillità». Resta tuttavia un senso di
grande amarezza: «Indubbiamente – confida Apostoliti – è
un colpo al cuore, stiamo fa-
cendo sforzi incredibili per
portare avanti una meravigliosa esperienza di integrazione.
Comunque andiamo avanti,
grazie anche alla solidarietà
che subito i cittadini torresi e il
Comune ci hanno espresso,
così come molti amministratori di Comuni vicini». Amarezza esprime anche il sindaco
di Torre Ruggiero Pino Pitaro
«perché è stato colpito il simbolo della mia amministrazione che è fondata sull’acco-
glienza, la solidarietà e l'integrazione dei ragazzi, ultimi del
mondo. Siamo vicini a quanti
lavorano con impegno e dedizione per gestire questo centro e però chiediamo più attenzione da parte della Regione Calabria e delle forze dell’ordine nei confronti delle
aree interne della regione che
sono, anche in queste circostanze, sempre al secondo posto».
ant. cant.
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lupara bianca a reggio
REGGIO CALABRIA I suoi familiari hanno sperato fino all’ultimo di poterlo riabbracciare ma
qualcuno aveva già deciso il suo destino. Marco Puntorieri è morto. Lo
confermano le indagini scientifiche
effettuate dai Ris di Messina sui resti dell’uomo, scomparso il 19 settembre scorso e per il quale si era da
subito ipotizzato un caso di lupara
bianca. Adesso quei dubbi diventano certezza. I fatti risalgono al 16
settembre, quando una pattuglia
della polizia provinciale trova una
Renault Kangoo nei pressi del tor-
Trovati i resti di Marco Puntorieri
Il Ris conferma: sangue e ossa sono dell’uomo scomparso il 16 settembre
rente Armo, zona a sud di Reggio
Calabria. L’auto, di proprietà di
Puntorieri, ha le chiavi inserite nel
cruscotto. Anche il suo cellulare
non dà più segnali di funzionamento e del 41enne si perdono completamente le tracce. Tre giorni dopo la
moglie denuncia la sua scomparsa
ai carabinieri. Iniziano gli accertamenti ed i sopralluoghi ed è proprio
durante questa attività che i militari notano qualcosa di strano a qualche centinaio di metri di distanza
dal luogo in cui è stata rinvenuta
l’auto. Ci sono delle tracce ematiche e i carabinieri intuiscono subito che possa essere sangue riconducibile alla vittima. Rinvengono
anche dei piccoli frammenti ossei
e, a quanto pare, anche dei bossoli,
forse dei pallettoni. Tutto viene repertato e le tracce trovate sono subito inviate ai Ris di Messina per gli
accertamenti del caso. C’è da comparare il Dna. Sarà quello a stabilire se i resti sono riconducibili a Puntorieri. Dopo qualche settimana
l’amaro responso: il sangue ed i
frammenti ossei corrispondono al
dna dell’uomo. Per i militari non ci
Rapine in gioiellerie
per comprare
la droga, 15 arresti
CROTONE Delinquere a
Crotone doveva essere un diritto per loro. Non bisognava
chiedere il permesso agli Isolitani. Questo e tanto altro
emerge dalle intercettazioni
dell’inchiesta portata avanti
dalla squadra mobile di Crotone denominata “Gold e White”. Gli arrestati investivano i
proventi della rapine per acquistare stupefacente da rivendere nelle discoteche e nei
quartieri di Crotone, ma anche
nelle frazioni limitrofe. Soprattutto cocaina, ma anche marijuana ed hascish. E’ quanto
emerge dall’indagine della
squadra Mobile di Crotone che
ieri è sfociata nell’operazione
“Gold and white”, in riferimento all’oro rapinato nelle
gioiellerie oltre che in sale giochi ed altri esercizi commerciali ed al bianco della cocaina
spacciata. L’indagine ha rivelato l’esistenza di un gruppo criminale autonomo, ma che agiva con il beneplacito di elementi delle cosche locali anche
se è emerso che ci fu bisogno di
un incontro chiarificatore. In
una delle intercettazioni infatti si legge «Che adesso per fare un pirito a Crotone dobbiamo chiedere il permesso a
voi?....a voi vi dobbiamo chiedere il permesso?»
A spiegare il meccanismo
criminale, sono stati il procuratore della repubblica di Crotone Raffaele Mazzotta, il questore Giuseppe Gammino, il
capo della squadra Mobile
Vincenzo Coccoli e il suo vice
Cataldo Pignataro. È stata la
serie di rapine e tentate rapine
compiute a ripetizione in città
tra il gennaio e il marzo di quest’anno a mettere in allarme gli
inquirenti che sono partiti dal
filmato di una telecamera di
sorveglianza piazzata all’interno di una delle gioiellerie rapi-
nate per risalire alla banda. In
quelle riprese è stato immortalato l’uomo che si fingeva un
normale cliente facendosi mostrare dal proprietario alcuni
oggetti da acquistare, ma una
volta aperta la cassaforte entrava in scena il complice armato di pistola che compiva la
rapina, mentre fuori c’era una
terza persona a fare da palo.
Una volta identificato il finto cliente in Marco Taverna,
ventenne di Crotone, gli investigatori della Mobile hanno
piazzato microspie sulla sua
Alfa Mito e ne hanno intercettato le conversazioni. Le indagini hanno quindi portato agli
altri complici ed a scoprire che
il gruppo di rapinatori insieme
ad un’altra serie di persone era
dedito a spacciare sostanze
stupefacenti. Per le sue attività ciminali, tuttavia, la banda
doveva avere il necessario beneplacito da elementi delle cosche locali che avrebbe ottenuto grazie alla mediazione di
due soggetti: Mario Citati,
34enne di Crotone, attualmente sotto processo con l’accusa di favoreggiamento nei
confronti di altri due uomini
accusati di duplice omicidio, e
Gianluca La Forgia, crotonese
di 27 anni.
La copertura delle cosche locali, però, non sempre avrebbe
funzionato a dovere, tanto è delinquere, anche se l’ipotesi
vero che nel corso delle indagi- è stata esclusa dal giudice delni gli investigatori della Mobi- le indagini preliminari Paolo
le hanno scoperto che l’autore De Luca che ha emesso i provdi una rapina, Luigi Scerra, vedimenti. Il procuratore ca22enne di Crotone, venne pic- po ha dato atto agli investigatori della Pochiato
da
lizia di Stato
esponenti dei
Non sempre
della grande
clan di Isola
funzionava
la
professionaliCapo Rizzuto
che evidentecopertura: uno tà con la quale hanno dato
mente si eradi loro venne
risposta ad
no fatti gapicchiato dal clan un fenomeno
ranti della “siche
aveva
curezza” del
molto allarmato gli operatori
commerciante crotonese.
In proposito il procuratore commerciali della città.
Il questore Giuseppe Gamdella repubblica Raffaele Mazzotta ha rivelato che la circo- mino ha ricordato che «l’indastanza ha destato molta atten- gine è nata nel 2010 e si è prozione da parte del suo ufficio e tratta fino all’estate scorsa» e
della Direzione distrettuale che durante questo periodo «è
antimafia di Catanzaro. stato necessario ricorrere al«Emerge una sudditanza del- l’istituto del ritardato arresto
la criminalità crotonese verso con l’autorizzazione della Proaltre forze esterne» ha spiega- cura nei confronti di molti sogto Mazzotta, aggiungendo che getti scoperti nella loro attivi«gli equilibri si sono modifica- tà di spaccio per raccogliere
ti rispetto a qualche anno ad- maggiori elementi e rafforzare
dietro, i vuoti lasciati dalle co- l'indagine».
Il capo della squadra Mobische crotonesi hanno innescato un fenomeno di espansione le ha rivelato che nel corso delda altri centri con il rischio di le indagini è emerso che due
uno scontro tra clan malavito- delle persone colpite dal provsi per la conquista del territo- vedimento erano già detenute
rio». Mazzotta ha spiegato che per la detenzione di un’arma
a nove delle 15 persone arre- con la quale si apprestavano a
state la Procura della Repub- rapinare una prostituta.
Giulia Zampina
blica contesta l’associazione a
Salvatore Martino
Salvatore Nicoletta
Daniele Pugliese
sono più dubbi: la vittima è stata
uccisa nel punto in cui sono stati
rinvenuti i resti. Poi il corpo è stato fatto sparire, con la speranza di
cancellare ogni traccia. Ma così
non è stato. Ora le indagini sono
serrate per cercare di capire chi
abbia potuto volere la morte del
41enne. Puntorieri, dopo il coinvolgimento nell’operazione “Casco”, era uscito di prigione ed aveva ripreso una vita normale. Per
questo la sua morte è ancora più
difficile da decifrare.
Consolato Minniti
Mario Citati
Giovanni Corigliano
Francesco Gallo
Donato Bevilacqua
Emiddio Leto
Giuseppe Maiorano
Andrea Misticoni
Gaetano Mungari
Luigi Scerra
Marco Taverna
La “roba” con il placet dei clan venduta
nelle discoteche e nei quartieri di Crotone
Giovanni Romano
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COSENZA
Il processo per la morte di Lea Garofalo - l’ex collaboratrice di giustizia
uccisa dalla ’ndrangheta e sciolta nell’acido - andrà avanti, innanzi alla
Corte di Assise di Milano, e si terrà regolarmente la prossima udienza fissata per il primo dicembre. Il presidente del Tribunale di Milano Livia
Pomodoro ha infatti nominato il sostituto del presidente del collegio Filippo Grisolia, chiamato a Roma dal
neoministro della giustizia Paola Severino a capo dello staff di Via Arenula. Sarà Anna Introini, presidente della Nona sezione del tribunale milanese, a presiedere il processo al clan
“Cosco” accusato del delitto. Verrà
comunque bandito un concorso formale - annuncia il presidente ai giudici del Tribunale - per ricoprire il posto di presidente della Corte d’Assise
lasciato da Grisolia.
«I giudici della Corte d’Assise di
Milano hanno a disposizione - ha detto il presidente dell’Anm Luca Palamara - le norme che gli consentiranno di non vanificare il processo per
l’uccisione di Lea Garofalo». Si dovrà
svolgere una riapertura del dibattimento, anche se in modo rapido e
formale con la sola convalida delle dichiarazioni già rese dai testi, tra i quali quelle di Denise, la figlia diciannovenne della vittima che accusa il pa-
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calabria
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«Il processo Garofalo
non sarà vanificato»
del dibattimento. Entro questa settimana, invece, è previsto il verdetto
per un processo di terrorismo internazionale che Grisolia porterà a termine. Per quanto riguarda il processo “Cosco”, infine, le stesse fonti del
ministero sottolineano che il procedimento non subirà alcun «azzeramento» nè alcun «ritardo significativo»,
pur «nel rispetto dei diritti della difesa e del principio del giudice naturavissuta tra il 2002 e il 2008 assieme le». C’è infatti una “giurisprudenza”
alla madre. Raccontò di quando an- della Cassazione che consentirà la
dò a vivere dal padre e per un anno rinnovazione rapida del dibattimenfece finta di nulla pur sapendo che lui to che in un paio di udienze farà sì
e i suoi compagni erano stati gli auto- che «siano recuperate tutte le testiri del delitto di Lea. Aveva paura di fa- monianze e gli atti già acquisiti, evenre la stessa fine di sua madre, per tualmente integrati da nuove domanquesto non disse nulla a suo padre.
de degli avvocati».
Ma Filippo Grisolia - spiegano fonLa Procura ha intenzione di chieti del ministero di Via Arenula - ha in dere un calendario fitto di udienze
carico anche altri due
per portare a termiprocessi delicati: il
ne il dibattimento il
Pomodoro: si
primo è per un omiciprima possibile. Infarà
di
tutto
per
dio di lupara bianca e
somma si dovrebbe
il secondo è un proarrivare ad emetteevitare ulteriori
cedimento contro
re la sentenza prima
sofferenze alle
una banda specializdell’inizio dell’estapersone offese
zata nell’assalto ai
te evitando la decorfurgoni valori. In enrenza dei termini di
trambe i casi, però, contrariamente a carcerazione dei sei imputati, ora in
quanto avvenuto per il processo “Co- carcere, tra i quali l’ex convivente di
sco”, gli avvocati degli imputati han- Lea Garofalo Carlo Cosco, anche se a
no dato il consenso all’acquisizione Denise non sarà evitato un nuovo
degli atti senza bisogno, quindi, di momento drammatico.
procedere alla rinnovazione formale
r.r.
Nominato Introini, il giudice che sostituirà Grisolia
Le ultime immagini di Lea Garofalo scomparsa a Milano nell’autunno del 2009
dre e gli zii e vive sotto protezione.
«La presidenza - afferma in una nota Livia Pomodoro - si dichiara certa
che si farà di tutto per evitare ulteriori sofferenze e disagi alle persone of-
fese». Il presidente in particolare si
riferisce a Denise: lo scorso mese di
settembre, in due lunghe udienze,
aveva reso in aula una coraggiosa testimonianza ripercorrendo l’odissea
la visita in calabria
Sopralluogo dei delegati dell’Ue
nella vallata del fiume Oliva
COSENZA Sono arrivati in Calabria per ma risale a qualche giorno fa e ha portato all’ar«tranquillizzare» la popolazione locale sulle resto di un imprenditore, Cesare Coccimiglio, di
tante emergenze ambientali presenti da una 75 anni, titolare di un’impresa di produzione di
sponda all’altra della regione. Ma molto proba- materiali per l’edilizia che per il procuratore di
bilmente torneranno a Bruxelles allarmati per Paola, Bruno Giordano, sarebbe responsabile
la salute dei cittadini europei che vivono in que- dello smaltimento di una parte dei rifiuti tossisto lembo inquinato di terra comunitaria. Gui- ci rinvenuti nel greto fiume Oliva.
Ad accogliere la delegazione Envi c’era il sindata dall’europarlamentare Mario Pirillo, la dedaco di Amantea, Francesco
legazione della Commissione
Tonnara oltre che il vicepresiambiente, salute pubblica e siConsegnato agli
dente del Wwf Calabria, Raniecurezza alimentare (Envi) del
europarlamentari
ro Maggini, e il presidente del
Parlamento europeo è approun lungo dossier Comitato Civico Natale De
data ieri in Calabria e ha effetGianfranco Posa. Quetuato la prima tappa nella val«Bonificare l’area Grazia,
sti ultimi hanno consegnato
lata del fiume Oliva nell’Amanal
più
presto»
nelle mani degli europarlateano - già ribattezzata la valle
mentari un articolato dossier
dei veleni. In questo luogo, dagli anni ’80 in poi, sono state sversate ed inter- sulla storia, le denunce e le zone d’ombra che
rate tonnellate di rifiuti tossici, speciali e nu- ancora insistono su questa brutta pagina d’illecleari che hanno provocato l’inquinamento del- galità ambietale calabrese, chiedendo, nel conla terra, dell’acqua e dell’aria scatenando una tempo, rassicurazioni circa la messa in sicurezvera e propria emergenza tumori nella zona che za e la bonifica dell’intera area della vallata del
interessa i Comuni di Amantea, Serra d’Aiello fiume Oliva. Gli ambientalisti e i cittadini hane Aiello Calabro. Questa vicenda è stata ogget- no quindi chiesto alla Commissione Ambiente
to anche di varie inchieste della magistratura - del Parlamento europeo di portare a conoscenle prime partirono negli anni ’90 dopo il miste- za dell’europarlamento e della Commissione
rioso spiaggimento della Jolly Rosso (il proces- Europea la vicenda della valle del fiume Oliva
so è stato archiviato due anni fa) mentre l’ulti- affinché si intervenga sul governo italiano che
La visita della delegazione della Commissione ambiente del Parlamento europeo
dovrà dare seguito alle azioni di prevenzione,
bonifica e riparazione del danno ambientale.
Dopo il sopralluogo i commissari hanno incontrato i tecnici dell’Ispra e dell’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente (Arpacal) dai
quali hanno ottenuto ulteriori riscontri sulla pericolosità delle condizioni di contaminazione
dei siti.
Successivamente la delegazione ambiente
dell’Ue ha fatto tappa a Paola, negli uffici della
Procura, dove ha incontrato il procuratore Giordano. «Abbiamo raccolto un enorme faldone
di documenti - ha riferito in merito Mario Pirillo - attraverso l’esame del quale ci faremo sicu-
rischio emergenza rifiuti in calabria
Chiuse le discariche per il maltempo
CATANZARO Le discariche di Catanzaro e di Pianopoli sono state chiuse a causa dei danni provocati
dal maltempo dei giorni scorsi. In particolare, la chiusura di Pianopoli comporta il rischio concreto di uno
stop nella raccolta in decine di Comuni delle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia che trasportava in quell’impianto i loro rifiuti. Oltre a questo è a
rischio di blocco l’intero ciclo dei rifiuti della Calabria,
dal momento che a Pianopoli arrivano gli scarti da
tutti gli altri impianti della Regione. A provocare la
chiusura delle discariche, sulla cui riapertura non ci
sono tempi certi, sono stati una serie di smottamenti
e l’allagamento di alcune cabine elettriche. A Catanzaro, la Aimeri Ambiente, società che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nel capoluogo di regione, da mercoledì non ha potuto conferire il materiale raccolto e di conseguenza anche la raccolta per
le strade dei prossimi giorni potrebbe subire uno stop.
Stessa situazione anche a Vibo Valentia, dove l’assessore all’ambiente, Pietro Comito, ha invitato i cittadini, «nel limite del possibile, a ridurre il conferimento dei rifiuti solidi urbani». La discarica di Catanzaro è sotto sequestro da tempo nell’ambito di
un’inchiesta della Procura.
ramente un’idea. Da quello che abbiamo potuto capire grazie anche alla presenza dei colleghi
commissari europei molto preparati ed esperti in materia, è che siamo davanti ad una situazione molto complessa e difficile. Riteniamo
che una bonifica dell’intera zona vada fatta al
più presto. Bisognerà vedere quanto il fenomeno sia esteso».
Oggi gli europarlamentari faranno un sopralluogo a Crotone e in particolare nelle aree inquinate dalla Pertusola Sud. Incotreranno il procuratore di Crotone e il sindaco Peppino Vallone.
DOMENICO MICELI
[email protected]
MILANO
Infinito, si indaga sugli appalti
all’ospedale San Paolo
La Dda di Milano sta indagando su una serie di appalti relativi principalmente all’ospedale San Paolo di Milano ed anche ad altre strutture sanitarie del Pavese, in un’inchiesta “stralcio” che nasce dalle indagini “Infinito” che sabato
scorso hanno portato alla condanna di 110 presunti affiliati alle cosche della
mafia calabrese in Lombardia. Ieri gli uomini della Dia, su ordine del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del pm Claudio Gittardi, hanno presentato
un ordine di esibizione di documenti al San Paolo e, da quanto si é saputo, il
reato al centro dell’indagine, che vede già alcune persone iscritte nel registro
degli indagati, è concorso esterno in associazione mafiosa. Questo procedimento nasce dal “capitolo” che rigurada l’ex direttore della Asl di Pavia, Chiriaco.
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Reggio, il Pd chiama la Cancellieri
Interrogazione parlamentare per chiedere l’accesso antimafia al Comune
la replica
REGGIO CALABRIA
Montecitorio alle prese con
il caso Reggio. Dopo le due,
distinte, interrogazioni di Partito democratico e Fli, il nuovo ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, sarà
chiamata a decidere se inviare a Reggio Calabria una commissione di accesso agli atti
propedeutica allo scioglimento del consiglio comunale. A
motivare meglio la richiesta,
hanno pensato, ieri pomeriggio dalla sala stampa della Camera dei deputati, i parlamentari Doris Lo Moro (che
è la prima firmataria), Laura
Garavini, Rosa Villecco Calipari, Franco Laratta e Nicodemo Oliverio. La relazione
degli ispettori inviati dal ministero dell'Economia, e quella
della Procura, oltre all'ingerenza della 'ndrangheta nella
gestione delle società partecipate, sono le motivazioni trainanti per richiedere le opportune verifiche su un ente che
avrebbe accumulato qualcosa
come 170milioni di euro di disavanzo. «Secondo notizie di
stampa - è scritto nell'interrogazione - il collaboratore di
giustizia Roberto Moio affermava che le società partecipate del comune fossero controllate dalla 'ndrangheta, indicando per le singole società
la cosca che ne aveva il controllo». In quel processo, Testamento, è coinvolto un ex
consigliere comunale, Massimo Labate (assolto in primo
grado) «per il quale il pg - si
legge ancora nell'interrogazione - ha chiesto la condan-
Arena contrattacca:
azioni da sciacalli
A sinistra palazzo San Giorgio, sede del Comune di Reggio Calabria da settimane nell’occhio del
ciclone. A destra la parlamentare del Partito democratico Laura Garavini
na a dieci anni dopo una re- Scopelliti», il quale ha dichiaquisitoria in cui ha affermato rato «di non ricordare i moti“nessuno pensi che l'idea del- vi che lo avevano indotto, pur
le società miste del Comune essendo al tempo sindaco, ad
aderire a due
sia nata nelle
distinte sostanze di alNell’atto
cietà, benché
cuni palazzi
ispettivo
gli
esiti
aventi lo stesdella politica,
so oggetto».
ma è il frutto
delle inchieste e
L'interrodi riunioni di
un
passaggio
gazione, poi,
'ndranghesulla Fallara
passa in rasta'”». Le sosegna l'opecietà partecipate del Comune di Reggio razione Astrea, quella che fa
«sono state al centro dell'in- emergere un quadro inquiedagine della Commissione tante rispetto alla gestione e
parlamentare di inchiesta sul- al controllo di un'altra partele attività illecite connesse al cipata, la Multiservizi. «E'
ciclo dei rifiuti che ha anche emerso che la Reciim, in macercato di capire perché il Co- no ai Tegano e retta da uno
mune ha aderito a più società degli arrestati - prosegue l'incon lo stesso oggetto (vedi Fa- terrogazione - controlla il 33%
ta Morgana e Leonia), senza della Gestione servizi territoottenere alcun chiarimento riali che a sua volta controlla
dal presidente della Regione, la Multiservizi. Per la Multi-
la vertenza consorzi di bonifica
Forestali, Sos dei sindacati
E Giordano critica la Giunta
LAMEZIA TERME Ci saranno anche i
lavoratori lunedì all'incontro previsto tra i sindacati di categoria Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil
e il presidente dellaRegione Giuseppe Scopelliti, con al centro la vertenza che in questi
giorni vede i forestali dei consorzi di bonifica
sul piede di guerra. Alla base della protesta, il
mancato pagamento ai 3200 lavoratori dei
mesi di settembre, ottobre e novembre, cui si
aggiungerebbero anche dicembre e la tredicesima mensilità, a causa del rispetto del “patto di stabilità” che, invece, per i sindacati «è
il risultato degli atti irresponsabili del presidente Scopelliti e degli assessori Mancini e
Trematerra». Ieri mattina, giorno in cui doveva avvenire l'incontro con Scopelliti, slittato a lunedì, i segretari regionali di categoria
Santino Aiello, Pino Gualtieri e Nino Merlino
hanno incontrato la stampa non solo per spiegare le ragioni del malcontento, ma anche per
sottolineare che la battaglia prosegue e, «fino
a quando non avremo delle risposte certe - avvertono - avvieremo un percorso di proteste
contro questo modo di fare e ci sarà anche
quello sciopero che noi avevamo sospeso ma
non annullato». Una situazione grave, se si
considera che per molti di essi si tratta dell'unico reddito per il sostentamento della famiglia. Ecco perché si sollecita «un urgentissimo decreto che consenta il pagamento in
tempi brevi, altrimenti - proseguono - dallo
stato di agitazione, che proclamiamo, passeremo ad azioni dirompenti delle quali non
siamo certi di poter garantire il democratico
svolgimento». Tanta delusione e amarezza,
quindi, nelle parole dei tre esponenti sindacali che si sono chiesti: «Perché, visto che si
doveva rispettare il patto di stabilità, non hanno considerato i salari di questi lavoratori? E'
giusto che, in un'azienda, alcuni lavoratori
siano pagati ed altri no? Questo è ciò che sta
avvenendo nella Regione dove alcuni lavoratori percepiscono gli stipendi ed altri no, nonostante i soldi ci siano. Il fatto è - concludono - che c'è troppo pressappochismo, incapacità, leggerezza nell'affrontare i problemi».
Intanto, Giuseppe Giordano, consigliere
regionale di Idv, ritiene che «solo un intervento organico sulla forestazione regionale potrà
evitare il collasso economico dei consorzi di
bonifica con gravi ripercussioni nei confronti degli operai che da mesi non ricevono alcuna retribuzione e non serviranno a nulla - osserva - le iniziative autocelebrative come
l’inaugurazione del palazzo della Bonifica a
Catanzaro se non si risponde alle questioni
centrali sulla riorganizzazione del settore della forestazione».
SAVERIA MARIA GIGLIOTTI
[email protected]
servizi sembra trovare conferma l'assunto del pentito». Infine, citata la morte di Orsola
Fallara, l'interrogazione ricorda le relazioni che hanno stabilito il disavanzo reggino. «Il
contesto di confusione amministrativa e di disamministrazione che emerge - è scritto
nell'interrogazione - non è in
sé indicativo di infiltrazioni
mafiose anche se, per comune
esperienza, è proprio la cattiva amministrazione a rendere possibili e a favorire le pressioni e le infiltrazioni. Nonostante il Comune abbia una
nuova amministrazione, sembra opportuno, ed anzi necessario - conclude l'interrogazione - verificare se ci sono
state pressioni ed infiltrazioni».
NATALE IRACA’
[email protected]
REGGIO C. «Non posso più tollerare che un gruppo eterogeneo, che vuole costituirsi come potere alternativo e di volta in volta si
manifesta sotto forma di ex
politici o politicanti, parlamentari in cerca di riconferma, giornalisti o blogger,
manovri sulla pelle della
mia città con l'evidente scopo di abbattere la figura e il
progetto politico del presidente della Regione ed ex
sindaco di Reggio Calabria
Giuseppe Scopelliti». Lo afferma il sindaco reggino Demetrio Arena, che aggiunge: «Quanto successo nelle
ultime ore è estremamente
grave: già all'atto dell'insediamento del nuovo ministro degli Interni è stata lanciata la notizia, a tutt'oggi
priva di qualunque riscontro, secondo cui il Viminale
avrebbe chiesto al Prefetto
di Reggio Calabria una relazione sulle ultime inchieste
giudiziarie. Procedura che,
se anche fosse vera, rientrerebbe nella normale attività
ispettiva esperita dal Ministero. Ebbene - afferma ancora Arena - questa notizia
ha trovato, con inopinata
rapidità, sponda in ben due
interrogazioni parlamentari una delle quali in partico-
lare si concretizza in una
rabberciata requisitoria basata su un mix di fatti di cronaca, pettegolezzi e contorte elucubrazioni senza alcun
filo conduttore, in spregio
alla funzione dell'istituto
dell'interrogazione parlamentare che dovrebbe avere un carattere conoscitivo
e non essere utilizzato come
strumento di esposizione di
desideri personali».
Secondo il sindaco di
Reggio «questo gruppo di
potere alternativo ritiene di
poter sfruttare il cambio di
governo per perseguire il
progetto distruttivo nei confronti della città cercando di
condizionare l'operato di insigni personalità che hanno
assunto responsabilmente il
gravoso onere di governare
il Paese in questo difficile
momento. Detta manifestazione assume adesso i contorni di una vera e propria
azione di sciacallaggio che
determina una deriva sociale pericolosa. Ritengo a questo punto che la misura sia
colma. Mi riservo perciò conclude Arena - di tutelare
la reputazione di Reggio, dei
reggini e dell'amministrazione da me guidata da
qualsivoglia attacco in ogni
sede, anche giudiziaria».
tutela del territorio
Guccione invoca interventi
sulla sorveglianza idraulica
COSENZA «È veramente paradossale e logico e alla salvaguardia delle popolazioni
assurdo che in Calabria il maltempo abbia calabresi».
già causato centinaia di milioni di euro di
Guccione aggiunge: «L'8 settembre 2011
danni e la Regione continui ad avere a pro- insieme ai colleghi Censore, Aiello e De
pria disposizione circa 300 lavoratori Gaetano abbiamo chiesto al presidente Scoidraulici che, con contratto part-time, pos- pelliti e all'assessore Gentile che i servizi di
sano essere utilizzati dall'Afor solo per tre sorveglianza idraulica, così come avviene
giorni alla settimana».
in tutta Italia, siano allocati nell'Autorità di
Lo afferma il consigliere
Bacino regionale, l'unico e
regionale del Partito demosolo ente preposto a gestire
Il consigliere
cratico Carlo Guccione: «Lo
tale attività nell'arco delle
del
Pd:
davvero
scopo del servizio di sorve24 ore dell'emergenza in atglianza idraulica - prosegue
assurdo l’utilizzo to. L'articolo 2 della legge
Guccione - è garantire un
regionale numero 35 recipart time
servizio stabile di vigilanza,
ta, infatti, così: “l'Autorità
di 300 lavoratori di Bacino opera al fine di
sorveglianza e polizia idraulica che, nella fase di allerta,
perseguire l'unitario goverosservi in maniera diretta e continuata i li- no dei bacini idrografici, indirizza, coordivelli idrici e, nella fase di allarme, assolva na e controlla le attività conoscitive di piaservizi di protezione civile, atti a scongiura- nificazione, di programmazione e di attuare danni a persone e a cose e tutto ciò l'Afor zione inerenti ai bacini idrografici di pronon è in grado di garantirlo. Ma non è in pria competenza”. Perché la Calabria non
grado di assicurare nessuna gestione delle venga più additata - conclude il consigliere
attività di ispezione effettuate dai sorve- regionale del Partito democratico - come la
glianti e dagli ufficiali idraulici perché - ri- “regione-cenerentola” del Paese, è necesleva ancora nel suo intervento il consiglie- sario che, con urgenza, si rimuovano tutti
re regionale del Partito democratico - non gli ostacoli che impediscono il pieno svolgiè in grado di collegare i dati raccolti a un si- mento delle attività del servizio di vigilanstema informativo, essenziale per qualsia- za e sorveglianza idraulica».
si attività di prevenzione al rischio idrogeor. r.
VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Reggio
tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34
NIENTE STIPENDI
MALTEMPO
Multiservizi
Ieri la protesta
dei dipendenti
La Provincia
chiede lo stato
di calamità
> pagina 18
> pagina 21
GIOIA TAURO
Taurensi, lunga
agonia in attesa
della politica
> pagina 29
GIOIOSA JONICA
Incendiate
tre autovetture
Torna la paura
> pagina 34
Il sindaco rompe il silenzio
Caso Reggio, Arena al contrattacco: «Non posso più tollerare certe manovre»
procura generale
in sintesi
CASO RAPPOCCIO
NO ALL’AVOCAZIONE
INDAGINE AL CEDIR
L’affondo contro
il “gruppo”
Qualcuno vuole
costituirsi come
potere alternativo
e si manifesta
sotto forma
di ex politici
o politicanti
giornalisti e blogger
Il giallo sulla
lettera al prefetto
Ad oggi è priva
di qualunque
fondamento e se
anche fosse vera
rientrerebbe
nella normale
attività ispettiva
del Ministero
La difesa
della città
Non consentirò che
il libero pensiero
divenga una forma
di insulto gratuito
e per questo mi
riservo di adire pure
le vie giudiziarie
Il sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena
Come mio costume ho atteso un paio di giorni pri- polare, designati dai partiti per alimentare un dima di prendere una posizione, su quanto accaduto battito politico fondato sullo scontro di potere.
In contemporanea, il virulento attacco è stato
in questi ultimi giorni.
Non posso più tollerare che un gruppo eteroge- sferrato anche da alcuni operatori dell’informazioneo, che vuole costituirsi come potere alternativo e ne che, sfruttando la libertà normativa che disciplidi volta in volta si manifesta sotto forma di ex poli- na i blog, hanno offeso in maniera volgare città,
tici o politicanti, parlamentari in cerca di riconfer- permettendosi di bacchettare e dettare la linea perma, giornalisti o blogger, manovri sulla pelle della fino alle più alte cariche dello Stato e alle sue rapmia città con l’evidente scopo di abbattere la figura presentanze Periferiche.
Il tentativo in atto è tanto grave quanto evidene il progetto politico del Presidente della Regione ed
te: questo gruppo di potere alternaex Sindaco di Reggio Calabria, Giutivo ritiene di poter sfruttare il camseppe Scopelliti.
un
grave
bio di Governo per perseguire il proRitengo che ognuno possa persegetto distruttivo nei confronti della
guire i propri fini secondo le proprie
tentativo
città cercando di condizionare l’opeattitudini morali, mentali e comporCercano di
rato di insigni personalità che hantamentali. Quando però tutto ciò si
no assunto responsabilmente il gramanifesta con una perversa forma sfruttare il cambio
voso onere di governare il Paese in
di accanimento contro chiunque ca- di governo per
questo difficile momento.
piti a tiro, allora è necessario reagiperseguire
il
Detta manifestazione, che in conre in maniera determinata.
dizioni normali può essere catalogaQuanto successo nelle ultime ore è progetto distruttivo
ta come irresponsabile, assume
estremamente grave: già all’atto
nei confronti
adesso i contorni di una vera e prodell’insediamento del nuovo Minipria azione di sciacallaggio che destro degli Interni è stata lanciata la della città
termina una deriva sociale oltremonotizia, a tutt’oggi priva di qualundo pericolosa. Ritengo a questo punque riscontro, secondo cui il Viminale avrebbe chiesto al Prefetto di Reggio Calabria to che la misura sia colma.
A me spetta difendere innanzitutto la dignità deluna relazione sulle ultime inchieste giudiziarie. Procedura che, se anche fosse vera, rientrerebbe nella la mia comunità che, pur tra mille difficoltà, da
quindici anni a questa parte tiene la schiena dritta,
normale attività ispettiva esperita dal Ministero.
Ebbene immediatamente questa notizia ha tro- cercando di rovesciare un cliché che le è stato attrivato, con inopinata rapidità, sponda in ben due in- buito da chi poco o nulla ha saputo comprendere
terrogazioni parlamentari una delle quali in parti- della sua realtà; e non consentirò che un sacrosancolare si concretizza in una rabberciata requisitoria to diritto costituzionale, quale è quello del libero
basata su un mix di fatti di cronaca, pettegolezzi e pensiero e della libera espressione venga miseracontorte elucubrazioni senza alcun filo conduttore, bilmente distorto verso la libertà di insulto gratuiin spregio alla stessa funzione dell’Istituto dell’in- to e impunito.
Mi riservo perciò di tutelare la reputazione di
terrogazione Parlamentare che dovrebbe avere un
carattere conoscitivo e non essere utilizzato come Reggio, dei reggini e dell’amministrazione da me
guidata da qualsivoglia attacco in ogni sede, anche
strumento di esposizione di desideri personali.
Detto modo di interpretare la funzione Parlamen- quella giudiziaria”.
Demetrio Arena
tare è, per inciso, il frutto di una legge elettorale che
Sindaco di Reggio Calabria
ha dato legittimità a personaggi senza consenso po-
Sul caso Rappoccio le indagini restano alla Procura
della Repubblica di
Reggio Calabria.
Respinta, in buona
sostanza la richiesta di avocazione
avanzata dall’ex
presidente del consiglio comunale di
Reggio
Aurelio
Chizzoniti in merito allo stralcio di in- Aurelio Chizzoniti
dagini sul voto di
scambio che hanno coinvolto il consigliere regionale del partito repubblicano, Antonio
Rappoccio. Alle regionali del 28 e 29 marzo
2010, la lista Insieme per la Calabria, contenitore di centrodestra che raccoglieva esponenti di Pri, Nuovo Psi e Udeur, riuscì ad eleggere due consiglieri a palazzo Campanella.
Nella circoscrizione di Reggio Calabria, a
spuntarla fu lo stesso esponente dell’edera,
seguito a ruota da Chizzoniti. Tuttavia, dopo
qualche tempo, una serie di denunce fecero
aprire le indagini sul cosiddetto caso Rappoccio, con l’esponente di palazzo Campanella
sospettato di aver utilizzato il cosiddetto voto
di scambio, promettendo posti di lavoro in
cambio di voti (tracciabili), attraverso l’ausilio di cooperative allocate allo stesso indirizzo della segreteria politica del rappresentante dell’edera. Chiuse le indagini nel maggio, a
Rappoccio è stato contestato l’articolo 86 del
Dpr 570/60 (corruzione elettorale semplice)
anziché l’87 (corruzione elettorale aggravata). Motivo, questo, oltre al ritardo nella citazione a giudizio, che aveva spinto Chizzoniti
a chiedere, dopo aver contestato l’operato del
procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, a chiedere alla Procura generale, guidata da Salvatore Di Ladro, l’avocazione (il
trasferimento) delle indagini per il processo
stralcio. A decidere in merito alla richiesta
dell’ex presidente del consiglio era stato delegato l’avvocato generale Francesco Scuderi
che ha stabilito come il processo debba rimanere assegnato ai Reggio Calabria. Cauta la
reazione dello stesso Chizzoniti. «In relazione all’adozione del provvedimento di rigetto
della richiesta di avocazione delle indagini formalizzata dai vertici della Procura Generale in
ordine al “caso Rappoccio” – si affida a una laconica nota stampa l’ex presidente del consiglio - anticipando il rispetto della decisione
assunta mi riservo di interloquire approfonditamente ed eventualmente anche criticamente dopo averne conosciuto il contenuto».
Natale Iracà
33
VENERDÌ 25 novembre 2011
calabria
ora
LA GIORNATA
P I A N A
IN VISITA Da sinistra L’arrivo della Commissione Ue; la presentazione dell’azienda; un momento della mungitura; una delle stalle con il tetto coperto da pannelli fotovoltaici
La Commissione Ue
alla Fattoria della Piana
Candidoni, la cooperativa ecosostenibile esempio virtuoso
CANDIDONI
Lo sviluppo sostenibile non
è un sogno, e nella Piana di
Gioia Tauro c’è una realtà imprenditoriale che lo dimostra.
Ieri una delegazione della
commissione europea per
l’Ambiente (Envi) ha visitato
la “Fattoria della Piana”, una
cooperativa di allevatori, nel
territorio del comune di Candidoni, che opera nel settore
dei prodotti lattiero-caseari.
Un’azienda che rappresenta a
pieno la possibilità di realizzare economie virtuose e rispettose dell’ambiente grazie anche all’uso di avanzate tecnologie. La Fattoria è dotata di un
modernissimo impianto di
pannelli fotovoltaici sui tetti
delle grandi stalle, una centrale a biogas che brucia gli scarti di produzione di molte
aziende della zone e un impianto di fitodepurazione delle acque reflue. Un’azienda
eco-sostenibile che garantisce
lavoro ad operai provenienti
dai 4 continenti e una centra-
le agro-energetica che da sola la Calabria. L’uso degli scarti
può sostenere il fabbisogno di di lavorazione agroalimentare
elettricità di 2600 famiglie. è una strada che, come comCon la sua produzione di 998 missione europea, intendiamo
kW è la più grande centrale seguire e sviluppare nell’ottiagroenergetica del centro-sud ca della sostenibilità ambienItalia. Oltre alla delegazione tale legata all’impreditoria».
della commissione, guidata Antonino Gioffrè ha ringraziadai parlamentari europei Ma- to la commissione per la visita
rio Pirillo e Anna Rosbach era- in azienda ed ha spiegato che
«la nostra
no presenti
produzione è
Giuseppe
L’economia
legata alla soGioffrè ed il
verde non è
stenibilità
figlio Antoniambientale
no titolari delimpossibile
ed al rispetto
la Fattoria e
e
la
Fattoria
per la natura,
soci della coolo
dimostra
questa è l’idea
perativa, Carche ci guida.
melo Basile
amministratore delegato, Tito Il problema maggiore - ha
Marrari responsabile com- contiunato - per le aziende che
merciale, Nuccio Barilleri del- operano in zone svantaggiate
la direzione nazionale di Le- come la nostra è l’accesso al
gambiente, Mario Spanò re- credito, spero che l’Europa
sponsabile del consorzio d’im- possa aiutarci in questo senpresa regionale della Calabria so». Barillà ha spiegato che
“Net” e Piero Mendicino presi- «l’eccellenza della Fattoria è
dente di Confcooperative Ca- rappresentata da molti fattolabria. Pirillo ha detto che «la ri: quello dalla sostenibilità
Fattoria della Piana rappre- ambientale; quello dell’intesenta un esempio positivo del- grazione fra le culture diverse
Ogni venerdì su Calabria Ora
della maestranze; quello pedagogico attraverso l’attività ludico formativa dedicata ai
bambini delle scuole elementari che visitano l’azienda ogni
anno». La commissione europea ha effettuato una visita
delle stalle, che contano 900
capi dai quali si ricava il latte
vaccino per la produzione di
formaggi, agli impianti produttivi, a quelli energetici che
sfruttano lo scarto di produzione di molte aziende del territorio della Piana; come locali sono le materie prime non
direttamente prodotte dalla
Fattoria, come il latte di pecora o bufala che proviene dalla
zona crotonese. Un esempio di
funzionale rete d’impresa che,
oltre a garantire ritorno economico e lavoro, è totalmente
votata al rispetto ambientale.
L’idea che guida la Fattoria è
un antico proverbio Masai:
“La terra non ci è data in eredità dai nostri genitori, ma in
prestito di nostri figli”.
MAURO NASTRI
[email protected]
TAURIANOVA
L’etica e le nuove tecnologie
nel convegno del Lions Club
Etica ed informatica in un convegno organizzato dal
Lions Club di Taurianova “Vallis Salinarum”, tenutosi
nell’auditorium dell’Istituto tecnico “Gemelli-Careri” del
comune pianigiano, in occasione dell’apertura dell’anno
sociale 2011-2012 del Club, presieduto da Giuseppe Meduri. Al convegno “Questioni etico-sociali e nuove tecnologie nell'epoca post-moderna” hanno partecipato gli
studenti degli istituti superiori I.t.c.g. di Taurianova e
del Liceo classico di Cittanova. Dopo i saluti del dirigente scolastico Giuseppe Loprete, che ha posto in risalto la
positività del partenariato esistente tra il Lions Club di
Taurianova e l'Istituto "Gemelli Careri", e del presidente di zona Paolo Pensabene, il presidente Meduri ha presentato il service, soffermandosi sull'impegno che da
sempre il Club dedica al mondo giovanile, con la convinzione che questa sia la realtà sulla quale bisogna operare per una crescita civile della comunità. Ha relazionato
poi la socia Patrizia Morano, esperta in cibernetica e intelligenza artificiale, tracciando una ricostruzione delle
invenzioni dell’uomo per il miglioramento della comunicazione, dall’informazione allo studio, alle attività imprenditoriali. La Morano ha mostrato tramite delle slides l’evoluzione del mezzo di comunicazione dalla "Stele di Rosetta" ai documenti elettronici. Lo psicologo dell’Asp 5 di Reggio Calabria ed esperto presso “Exodus”
Antonio Guarnaccia ha poi posto l'indice sulle ripercussioni psicologiche dell'uso degli strumenti informatici e
sui disturbi comportamentali, argomento che ha interessato particolarmente gli studenti che utilizzano oggi più
che mai pc, cellulari e altro, a discapito di relazioni umane fisiche.
A seguire il sociologo e presidente dell’Osservatorio
sui diritti dei minori Antonio Marziale ha evidenziato
l’importanza della famiglia e della società nel corretto
utilizzo delle tecnologie da parte dei giovani. Ha concluso il past governatore del Lions Domenico Laruffa, che
da editore ha posto l’accento sull’importanza dei tradizionali scambi di informazioni.
Raffaella Caruso
culinaria: storia e cultura
[email protected]
Donna Nela che passione
Dal 2002 il ristorante wine bar valorizza i prodotti regionali
POLISTENA - Per passione. «La
professionalità è importante, ma la passione ti rende unico».
Giampiero racconta “Donna Nela”, il
ristorante-wine bar creato nel 2002 con
sua moglie Erika, come fosse prima di
tutto un luogo dove si servono e si intrecciano emozioni, dove conta lo star
vicini, la parola che dà il filo all’accoglienza.
«Qui si sta come a casa, e non è un
modo di dire», continua Giampiero.
E ad alimentare quest’aria calorosa
sarà pure la forma del posto, le tinte ai
muri, le lampade che somigliano a
quelle delle nostre case contadine degli
anni Cinquanta.
E sarà che “Donna Nela” è al centro
di Polistena, in un palazzotto di inizio
Ottocento, con la corte interna e la scala su un lato che ti sembra uno sguardo
di Taormina.
Così alla fine, «sei a Polistena, ma anche da un’altra parte», una fuga tenera
di chi lascia casa per ritrovarla insaporita nei piatti e nei vini. I vini di “Donna Nela” sono cura meticolosa e scelta
ACCOGLIENTE Il Donna Nela
ricchissima. «Abbiamo l’80 per cento
dei vini prodotti nella regione, una cantina in cui esponiamo e vendiamo anche in cassette personalizzate. Pensiamo valga la pena promuovere la cultura del bere calabrese».
Da cinque anni “Donna Nela” punta
alle tipicità regionali anche nei cibi, la
frutta e la verdura, la farina, il pane.
«Quanto a olio e acqua usiamo da sempre quelli calabresi – spiega Giampiero
– nel corso dell’anno attingiamo alla
produzione di ciascuna provincia».
Il ristorante ha avuto diverse menzioni nei siti specializzati, nel Touring
Club. «Anche una recensione negativa
che mi ha ferito – confida l’inventore
di “Donna Nela” – perché non attaccavano la qualità dei piatti, ma il modo di
servire». Che è quel discorso di passione in cui Giampiero accomuna tutto il
personale del ristorante.
In diverse occasioni l’anno nel locale
si creano eventi a tema oppure il “Donna Nela” (che deve il nome a una donna spagnola del ‘400, amante del conte Milano) si fa tappa e proscenio dei
percorsi culturali che viaggiano nei palazzi storici. La corte interna ha ospitato installazioni artistiche, proiezioni video, conversazioni sul cinema.
Insomma un buon porto, il “Donna
Nela”.
Angelo Siciliano
LE CORTECCE
CON CECI E PANCETTA
Il “Donna Nela” suggerisce
una ricetta semplice e ricca di sapori. Le cortecce
con ceci e pancetta.
Si fa rosolare la pancetta con un po’ d’olio,
quindi si aggiunge la pasta
dopo averla scolata.
Mettete un cucchiaino di ceci interi, uno di passato di ceci, e un pizzico di pepe nero.
Fate saltare la pasta. Nel piatto un filo d’olio crudo e del pepe nero.
VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 34
l’ora della Locride
Sede: Via Verdi, 89048 Siderno Tel. e fax 0964 342899 Mail: [email protected]
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“Anche se è amore non si vede” ore 16-18 - 20 - 22
IN CITTA’
GIOIOSA JONICA
Atti vandalici e gesti criminali sono il segno di una radicata mentalità in cui sono inesistenti i principi e le regole di
una corretta e armoniosa convivenza civile. Questa volta ad
essere colpito è l'impianto
sportivo comunale sito a Gioiosa Ionica in via Limina, gestito dall'associazione sportiva
dilettantistica Sensation Profumerie C5, vittima qualche
giorno fa, precisamente nella
notte tra il 22 e il 23 novembre
scorso, di vandalismo e furti.
A denunciare l'episodio l'Associazione stessa, nella figura del
Presidente Francesco Ierinò,
accortosi di quanto avvenuto
ieri pomeriggio. “I malviventi racconta il presidente- si sono
intrufolati scassinando l'entrata secondaria dell'impianto e il
chioschetto-bar causando numerosi danni alla struttura ed
alle attrezzature dello stesso.
Nello specifico risulta manomessa la porta d'ingresso dal
momento che manca il lucchetto di chiusura. Il danno
complessivo ammonterebbe a
1.700,00 euro. Risultano rubati attrezzi da giardiniere, attrezzature sportive ed in più
sono stati rotti i vetri del frigo
congelatore e del frigorifero.
L'Impianto Sportivo presente
nel nostro territorio da circa
20 anni, abbandonato e in disuso per diverso tempo a causa di problemi di inagibilità è
stato rimesso a nuovo ad Agosto 2009 ed affidato all'attuale associazione nell'aprile
2010, ad oggi composta da
Francesco Ierinò, nella figura
di presidente e Giuseppe Novembre in quella di vice, Vincenzo Macrì Ieraci segretario
e da un direttivo di cui fanno
parte Rocco Gatto, Christian
Ierinò, Alessandro Battaglia,
Matteo Angiò e Pasquale Portulesi. La crescita e lo sviluppo
di tale impianto sportivo è
Locri
tel. 3397153696
“Breaking dowm” ore 18 - 20 - 22
Incendiate tre automobili
A Gioiosa torna la paura
Nel mirino l’associazione sportiva di Francesco Ierinò
Espiazione pena
Un arresto a Siderno
I carabinieri della stazione di
Siderno hanno tratto in arresto
su ordine di esecuzione per la
carcerazione C.S., queste le sue
iniziali, di 62 anni, dovendo lo
stesso espiare una pena residua
di anni 1 di reclusione per il
reato inerente la normativa sugli stupefacenti.
il caso
«Soccorso in ritardo»
Denuncia ai carabinieri
Le auto incendiate a Gioiosa Jonica
frutto dell' impegno dimostrato dagli stessi membri che
hanno creato un valido centro
di aggregazione aperto all'intera collettività: giovani, adulti e famiglie. Tra le varie attività spiccano il tennis con relativi corsi svolti durante l'anno,
il calcio 5 femminile e juniores. Ad intervenire i Carabinieri di Gioiosa Ionica che dopo
aver effettuato un sopralluogo
hanno aperto le indagini. Si
tratta di atti vandalici o di fatti personali? Il punto comunque resta sempre lo stesso il
danno maggiore l'ha subito la
comunità di Gioiosa Ionica.
Ma questo non è l'unico caso
malavitoso accaduto a Gioiosa, sempre durante la stessa
notte attorno alle 12.30 un incendio ha distrutto tre auto
parcheggiate sulla piazzetta
antistante il mercato coperto,
di cui una, casualità vuole, appartiene a Vincenzo Macrì Ieraci, mentre le altre due sono
di proprietà di Roberto Catalano, idraulico impiegato presso il Comune di Gioiosa Ionica. Nonostante l'intervento
tempestivo dei vigili del fuoco,
nulla da fare per le tre auto, le
cui fiamme si sono estese distruggendole completamente.
L'intervento dei pompieri ha
scongiurato anche che il rogo
potesse estendersi ad altre vetture parcheggiate. Sul fronte
delle indagini che vengono
portate avanti con riserbo,
stanno indagando i Carabinieri i quali stanno valutando se
causato da un corto circuito e
da un atto doloso.
CINZIA TOTINO
[email protected]
E’ pervenuta alla nostra
redazione la denuncia ai carabinieri di una signora,
che chiameremo con il convezionale nome di Maria.
«Verso le 11.40 percorrevo
a bordo della mia autovettura una via interna di Marina di Gioiosa. La mia attenzione veniva attratta da
un gruppetto di persone
che attorniavano un signore steso a terra, immobile,
con gli occhi sbarrati e che respirava a fatica. Mi sono fermata chiedendo se fosse stato avvisato il 118 e uno dei presenti mi rispondeva che il 118 era stato chiamato ed era
intervenuto sul posto, ma il personale dell’ambulanza,
verificato che si trattava di un ubriaco, si è allontanato dal
luogo lasciandolo a terra. Su mia sollecitazione ho fatto richiamare il 118, anche perchè dopo aver messo la mano
sul collo del malcapitato notavo assenza di battito. Nel
frattempo si è fermata una pattuglia della polizia municipale di Mammola e uno degli agenti, constatando appunto la mancanza di polso, ha provveduto ad effettuare
il massaggio cardiaco che ha dato buon esito. Infatti il signore ha cominciato a riprendersi. Di lì a poco è giunta
un’ambulanza del 118 al quale personale, anche in virtù
di quanto precedentemente appreso circa il primo intervento, mi rivolgevo dicento “lasciate morire così le persone per strada?”. Sul malcapitato so solo che si tratta di un
cittadino straniero, di carnagione scura, ma non saprei di
quale nazionalità». (re. lo.)
Caulonia, in fiamme
mezzi di cantiere
A Caulonia Marina un incendio ha danneggiato tre veicoli di proprietà della ditta “F.
s.r.l.”, specializzata nella produzione di calcestruzzi e costruzioni. L’episodio è stato denunciato ai carabinieri della locale
stazione, i quali hanno subito
avviato le indagini
Caulonia, rubate
armi in abitazione
A Caulonia Marina ignoti
dopo essersi introdotti all’interno dell’abitazione di proprietà di C.G., queste le sue
iniziali, cinquantottenne e aver
forzato ripetutamente il portone d’ingresso, hanno asportato dall’immobile un armadio
metallico, contenente una pistola calibro 22 short marca
Beretta, una rivoltella calibro
38 marca franchi ed un fucile
cal. 12 marca franchi modello
alcione. Il furto è stato prontamente denunciato ai carabinieri della locale stagione. Sono in
corso indagini per risalire all’identità dei ladri.
re. lo.
odori nauseabondi
“Riviera pulita” chiede lumi
L’associazione sidernese aspetta il confronto con i tecnici
Non cessa l’allarme cattivi odori in
contrada Pellegrina all’uscita sud di Siderno. L’associazione “Riviera pulita”
ha chiesto udienza al sindaco della città
Riccardo Ritorto che intende impegnarsi per organizzare un incontro con l’ingegnere Giuseppe Esposito della “Veolia”, ditta che gestisce l’impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Ma il
primo cittadino non ha ancora confermato quando si terrà il confronto. Pare
accreditata l’ipotesi secondo cui le esalazioni nauseabonde siano provocate
dal cattivo funzionamento del sistema
elettromeccanico di filtraggio e aspirazione. In sostanza, accade che le ventole non catturerebbero la puzza causata
dal trattamento dell’immondizia e, dunque, i profumi molesti invaderebbero il
centro abitato condizionando in negativo il quieto vivere. I cittadini della zona
non smettono di lamentarsi per il procurato danno alle proprie abitudini quotidiane. E’ ormai da questa estate che
quasi tutte le sere, a partire dal tardo pomeriggio e fino alle prime ore del mattino seguente, la periferia al confine con
Locri è preda di olezzi voltastomaco. Al-
l’inizio, i residenti esasperati e i commercianti condizionati nei loro affari, si
riuniscono in comitato spontaneo e alzano la voce. Contattano i carabinieri
del Noe affinché provvedano a effettuare i rilievi del caso nei pressi della fiumara Novito. Poi, salgono al Comune e discutono della faccenda con gli amministratori. Infine, il comitato si costituisce
in associazione. Ritorto si è detto disponibile a mettere in agenda la riunione. Il
medico dentista Renato Pancallo, uno
dei promotori dell’associazione antipuzza, resta in attesa di una chiamata:
«Discutere del problema con l’ingegnere della “Veolia” è un passo importante
per capire l’origine di questi fetori che
disturbano pure il sonno».
Angelo Nizza
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calabria
ora
L O C R I D E
“black garden”
La “saga” dei Crinò
Consenso e politica
formato famiglia
Una dinastia politica dalle radici
ideologiche socialiste e un vasto consenso elettorale quella dei fratelli Crinò. Pietro (nella foto), il sindaco di Casignana è stato confermato alla carica
lo scorso mese di maggio, quando
sconfisse con percentuali bulgare il rivale Rocco Mustaca. In precedenza,
nell’autunno del 2009 era stato eletto
presidente dell’assemblea dell’associazione dei Comuni locridei, pur senza
ottenere l’unanimità dei consensi da
parte degli altri primi cittadini. Nella
primavera del 2010 sfiorò l’elezione al
consiglio regionale con la lista “Scopelliti presidente”, risultando primo dei
non eletti nel collegio. La sua azione
amministrativa, si è sempre concentrata, oltre che sulla gestione della discarica consortile di rifiuti, foriera di
numerosi benefit per i cittadini, sulla
valorizzazione del sito archeologico
della villa romana di contrada Palazzi,
nella quale si sono tenute numerose
rappresentazioni teatrali e sulla quale
ruota anche il redigendo piano integrato di sviluppo locale predisposto proprio dal Comune di Casignana insieme
ad altri enti limitrofi che si sono mossi in largo anticipo rispetto al resto degli altri Comuni locridei, i quali invece
hanno aderito al sistema turistico locale della Locride.
È dell’anno scorso la prima esperienza di valorizzazione del borgo locrideo,
nel quale sono state predisposte manifestazioni come “il teatro in piazza”,
che hanno visto impegnate compagnie
di fama nazionale che hanno fatto le
prove per le suggestive vie del borgo
cittadino per un mese intero, oltre che
manifestazioni enogastronomiche e ludiche tese a valorizzare e riqualificare
il borgo antico e le sue aree antiche e lasciate allo stato naturale: l’ultima risale allo scorso mese di agosto, quando si
esibì il cantastorie Otello Profazio.
Una famiglia numerosa, quella dei
Crinò, da sempre con la passione per la
politica. Il fratello Franco, già senatore socialista, è nel direttivo regionale
del Popolo della Libertà; il nipote Giacomo, invece, è stato eletto consigliere
comunale a Bianco.
Nell’inchiesta portata a termine ieri
dalla Direzione distrettuale antimafia
di Reggio Calabria, in collaborazione
con il Noe e denominata “Black Garden”, compaiono anche i nomi di Antonio Giovanni Crinò, direttore tecnico
della ZetaEmme, attualmente in regime di arresti domiciliari; e quello del
cugino Salvatore Crinò, responsabile
dell’Ufficio Tecnico, che però attualmente però non risulta indagato.
Gianluca Albanese
Quella discarica
tra ampliamenti
e contestazioni
La relazione ottimista del direttore del sito
e le proteste dei cittadini riuniti in Comitato
L’arresto dei fratelli Crinò, nell’operazione “Black Garden”,
smentisce le dichiarazioni fatte fin
a oggi dai responsabili della discarica di Casignana. Dalla sua realizzazione a oggi è stata costantemente al centro di accesissime polemiche. A contrastarne la presenza soprattutto il Comitato anti discarica,
che in questi anni ne ha sempre sostenuto la pericolosità. Risale al
1998 la realizzazione a Casignana
del primo impianto della discarica
controllata per rifiuti solidi urbani:
il sito di conferimento doveva essere utilizzato dai comuni di Casignana (capo consorzio), Caraffa
del Bianco, Sant'Agata del Bianco,
Samo e Bianco, ma fin dalla sua
apertura è stata utilizzata per il
conferimento di quantità di Rsu
sempre maggiori, fino a diventare
uno dei siti più importanti della
provincia di Reggio Calabria. A
usufruirne, oltre agli iniziali cinque
paesi, anche i Comuni di Africo,
Benestare, Bova, Bova Marina, Bovalino, Brancaleone, Bruzzano
Zeffirio, Careri, Condofuri, Ferruzzano, Melito P.S. Montebello, Motta San Giovanni, Palizzi, Platì, Roccaforte, Roghudi, San Lorenzo San
Luca, e Staiti per un totale di 80710
abitanti.
La discarica in questione è localizzata nei pressi del Sentiero di Serapata, nel bacino idrografico del
vallone Rambotta, compreso tra la
foce della fiumara del Bonamico e
il vallone Sant’Antonio, ricadente
nei limiti amministrativi del Comune di Casignana. Nel corso degli anni, per sopperire all’elevata
quantità di conferimento di rifiuti,
sono stati realizzati due ampliamenti, risalenti il primo al 2008 e
il secondo al 2009, un terzo, invece, è ancora in atto, cosicché la superficie della discarica ha raggiunto gli attuali 35.000 mq.
A creare seri problemi nella gestione della discarica negli anni è
sempre stato lo smaltimento delle
acque piovane al di fuori dell’area
di invaso e il controllo del percolato. A tal proposito è stato sempre
garantito nelle molteplici documentazioni ufficiali che attraverso
la realizzazione di alcuni fossi di
guardia a diversi livelli si è consentito il deflusso in modo sufficientemente adeguato anche in concomitanza di eventi piovosi di una
certa intensità. La conformazione
del terreno e le metodologie di conferimento in discarica sono tali da
dover porre grande attenzione al
corretto smaltimento delle acque
di ruscellamento superficiale ma è
stato sempre dichiarato che attraverso la realizzazione di alcuni fossi di guardia a diversi livelli si è
consentito il deflusso in modo suf-
ficientemente adeguato anche in
concomitanza di eventi piovosi di
una certa intensità.
Per quanto attiene il percolato,
la relazione di Antonio Crinò attesterebbe che il secondo ampliamento consentirebbe di gestire in
modo ottimale lo smaltimento del
percolato. Sono state, infatti, aggiunte a valle due vasche in argilla
compattata, impermeabilizzate
con geomembrana, attraverso le
quali si garantisce la raccolta di
eventuali fuoriuscite del percolato
dal corpo della discarica in caso di
eventi piovosi eccezionali. A confermare quanto appena citato anche un’ufficiale lettera dell’Arpacal
risalente allo scorso 28 ottobre,
nella quale si asseriva che «Dopo
un’accurata ispezione si è potuto
constatare che dal perimetro della
discarica all’atto del sopralluogo
L’impianto, nato
nel 1998, avrebbe
dovuto servire solo
cinque Comuni ma
progressivamente è
diventato uno dei
siti più importanti
della provincia di
Reggio Calabria
I timori della gente
hanno portato alla
nascita di un
Comitato contro la
discarica, che ne
chiedeva la chiusura
per tutelare la salute
dei cittadini del
comprensorio
non vi è fuoriuscita di percolato,
per maggiore sicurezza – si leggeè stato prelevato un campione di
acqua».
ADELINA B. SCORDA
[email protected]
la gestione
La Fronte e la... “mente” del business
Come è emerso dall’ordinanza
emessa da Gip di Reggio Calabria, nella gestione della discarica «sono state utilizzate per l’abbancamento dei rifiuti aree non
autorizzate e senza previo isolamento con geomenbrana». Le intercettazioni hanno fornito importanti informazioni alle indagini riguardanti la gestione della
discarica, sia per quanto riguarda
il passato che per il presente. Infatti, dalle conversazioni tra Antonio Crinò e l'architetto Massimo
La Fronte emerge un quadro inquietante sulle modalità di abbancamento dei rifiuti fin dalla
nascita dell'impianto, nello specifico in una conversazione risa-
lente al 14 aprile scorso si evincono le gravi carenze strutturali del
sito.
«Così certamente per la "mente"del gruppo – si legge nelle pagine dell’inchiesta- Antonio Crinò
gestire i rifiuti di tale guisa è funzionale anche alla riduzione dei
costi, al consolidamento della
propria posizione all'interno dell'azienda -in cui è direttore tecnico- nonché al progressivo illecito
abbancamento che comporta
nuovo lavoro e nuove entrate (anche) per se stesso». La gestione
abusiva degli ingenti quantitativi
di rifiuti avrebbe comportato secondo gli inquirenti non solo
maggiori entrate con minori spe-
se per l'azienda anche in funzione
del pagamento degli operai al fine di "mantenere in vita" la società.
«Da considerare – sostengono
le carte accusatorie - anche gli interessi del sindaco a cooperare
per il consolidamento di una tale
gestione (nella quale ha diretti interessi personali) e per l'ampliamento di una "discarica gestita in
famiglia", non dimenticandosi
che l'utilizzo della stessa è un funzionale strumento di prestigio e
di pressione politica sulle alte cariche regionali nonché di "concessione" di favori indebiti ad altre
sindaci dei Comuni locali».
Adelina B. Scorda
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“black garden”
«La ditta non è autorizzata»
La annotazioni del gip sulla ZetaEmme, coinvolta nella bufera rifiuti
L’azienda “Zetaemme sas” di S’Antagata cui tuttavia adempie. Un dato non poco rile- to operai che prima erano in servizio a GioioBianco si occupa di smaltire e trattare i rifiu- vante che porta gli inquirenti ad affermare: sa per conto della “Spa” di Siderno.
ti solidi urbani. Da ieri il pa«L’azienda è non è legittimaOmbre, poi, sull’operato della “Zetaemme”
trimonio della ditta è sotto seta all’esercizio e alla gestione sul territorio gioiosano vengono gettate a più
le
finte
prove
questro perché coinvolta nel
della discarica». Non può, ma riprese, ancora oggi, dall’opposizione della
business illecito di Casignalo fa lo stesso.
giunta Mario Mazza e in particolare dal grupIl direttore
na.
Nel mercato dei rifiuti del po consiliare “Gioiosa che cambia” guidato
dei
lavori
I carabinieri del comando
comprensorio ionico-reggino da Salvatore Fuda (Prc). Si parla di appalto
provinciale di Reggio e i mili- tentava di
la società, il cui rappresentan- vinto in solitaria perché fin troppo a ribasso
tari del Nucleo operativo eco- procurarsi delle
te legale è Rosa Maria Strati, e servizi coperti adoperando lavoratori in nelogico hanno posto i sigilli a
è concorrente della “Locride ro e male equipaggiati, privi di tute e guanti
beni per un valore di tre mi- prove in caso di
ambiente”. Tra i comuni in adeguati. La maggioranza risponde alle aclioni di euro. Antonio Giovan- successivi controlli
cui opera c’è Gioiosa Jonica. cuse e si dice pronta a controllare l’attività
ni Crinò, fratello del sindaco
Si ricorderà che la vertenza dell’azienda e a correggere eventuali anomadelle
forze
ristretto ai domiciliari, è stato
Gioiosa è stata d’attualità lie. «Il paese è ordinato e pulito», afferma il
anche lui destinatario di un dell’ordine
l’anno scorso di questi tempi, sindaco. Ma sulla situazione non si è mai viordine di arresto che lo coperché “Zetaemme” subentrò sto chiaro e continua il braccio di ferro fra i
stringe a restare entro le mua “Locride ambiente” ma chi banchi del civico consesso.
ra domestiche.
di dovere (politici locali e manager) dimentiANGELO NIZZA
Stando all’ordinanza vergata dal gip Anto- cò di far transitare da una ditta all’altra gli [email protected]
nino Laganà, l’ingegnere e responsabile tecnico della discarica è una delle menti del traffico illegale di immondizia e dello smaltimenil lavoro “fai da te”
to del percolato. Le preziosi intercettazioni
audiovisive registrano il profilo di un capotec(di cui egli è direttore tecninico che detiene le redini della gestione del sico) non opera la giornaliera
to. E’ lui la persona a cui tutti fanno rifericompattazione dei rifiuti».
mento quando c’è da conferire “roba”. Ma su
Innumerevoli secondo gli
sul suo conto c’è dell’altro.
investigatori reggini le riAnnota il giudice per le indagini preliminaNella gestione della disca- di percolato nel sottostante prove a riguardo: «Quando
ri: «Ciò che importa sottolineare in funzione
rica di Casignana nulla era canalone naturale di scolo, gli è stata contestata dalle
di richiamo probatorio è l'atteggiamento del
lasciato al caso. «Nonostan- ovvero il vallone Rambotta. forze dell'ordine la fuoriupredetto direttore dei lavori che, del tutto
te l'apparente volontà di ri- Tuttavia, col fine evidente di scita ingente di percolato
consapevole dello sfacelo gestionale della dispetto delle regole- si legge risparmiare sugli ingenti co- subito dopo la "formale"
scarica da lui diretta, tenta di precostituirsi
dalle carte dell’operazione sti necessari per lo smalti- messa in sicurezza della didelle prove in caso di successiva contestazio“black garden” anche Anto- mento del percolato, Anto- scarica nel febbraio 2009,
ne di addebiti dallo stesso del tutto prefiguranio Crinò si rendeva respon- nio Crinò ha continuato a subito Antonio Crinò ha deti».
sabile di gravi violazioni pe- versare un'ingente quantità nunciato l'esistenza di un
Totò Crinò, così lo chiama chi lo conosce di
nali come emerge dall'atti- di percolato nel canalone fantomatico "sabotaggio" di
persona, pensa che prevenire sia meglio che
vità di ripresa video. Duran- sotto stante integrando, co- cui non si è mai registrata
curare e gioca d’anticipo, organizzando finti
te un controllo del 28 gen- sì, lo smaltimento regolare. neppure l'apparenza matesabotaggi e aggirando così i dubbi delle forze
naio 2011, l'ingegnere veni- Non inganni l'invio di que- riale. Il redattore del fax in
dell’ordine sull’operato della ditta. Una “Zeva ripreso più volte sto fax da parte di Antonio esame" è colui che sversa
taemme” che, nel corso delle indagini, è staarmeggiare nei pressi delle Crinò con il quale “mette a volontariamente percolato
ta individuata come impresa non iscritta alpompe di sollevamento e conoscenza” che alla data nel vallone Rambotta».
l’Albo nazionale dei gestori ambientali. Di fatil. ba.
sversare ingenti quantitativi del 07.02.11 la Zetaemme
to significa che la “Sas” non ha tutte le necessarie autorizzazioni per svolgere il compito a
Il falso sabotaggio
immortalato dai video
le analisi
Le analisi rassicuranti
dell’Arpacal e del Noe
Le indagini sullo stato di salute dell’ecosistema che ruota attorno alla discarica di Casignana iniziano già dal 2008, quando l’Arpacal comincia ad analizzare l’area interessata. Già da allora, nonostante l’area risultasse morfologicamente idonea ad ospitare i rifiuti, erano emerse alcune criticità riguardo
allo smaltimento del percolato. Le forti proteste da parte del comitato cittadino anti discarica hanno portato all’avvio di alcune indagini, che hanno fatto riferimento alle diverse analisi portate avanti sia dall’Arpacal
che da Francesco Raso, tecnico specializzato in scienze ambientali, incaricato dal Comune di Bianco di stabilire le reali condizioni dell’ambiente circostante. Dalla relazione
di Raso, dunque, è emerso «un grave danno
all’ecosistema che minacciava la salute dei
cittadini, la qualità del terreno, delle acque e
dell’aria. Tale danno - si legge nell’ordinanza firmata dal Gip Antonino Laganà - aveva
come probabile origine fuoriuscite di perco-
lato dalla discarica, causate da carenze progettuali e gestionali». Lo studio di Raso aveva evidenziato un forte inquinamento del
Vallone Rambotta, che nei primi tre km presentava «diverse pozze di colore aranciorossastro, dovute, a suo dire, sicuramente al
la fuoriuscita di percolato dalla discarica».
La presenza di percolato nell'alveo sarebbe
stata determinata, dunque, dall’assenza di
appositi canali di raccolta.
Una relazione che il sindaco Crinò non
considerò attendibile e che stride con alcuni
dati forniti dai tecnici dell'Arpacal, secondo
i quali «la captazione del percolato risultava
essere realizzata correttamente». Ma non solo: nel mese di settembre la salubrità del sito è stata sancita ufficialmente da un incontro al quale hanno preso parte, tra gli altri,
Crinò, il Commissario Graziano Melandri, il
Presidente dell'Arpacal Marisa Fagà, il Commissario dell'Arpacal Sabrina Santagati, i
rappresentanti del Noe e i membri del Comi-
tato. Sia i controlli dei Noe effettuati ad agosto, sia le analisi realizzate dall'Arpacal sarebbero risultate nella norma e la discarica, secondo la Fagà, era da considerarsi sicura.
«Con le verifiche fatte - aveva dichiarato - ne
è scaturito che si tratta di una discarica messa in sicurezza, quindi la cittadinanza deve
stare tranquilla».
Il Comitato anti discarica aveva però opposto a tali evidenze altre analisi, finanziate
dallo stesso gruppo e dalle quali emergeva
una forte criticità della zona analizzata. L’ultipo capitolo, prima dell’operazione di ieri, è
stato scritto dall’Arpacal, che il 27 ottobre
scorso aveva effettuato un sopralluogo senza riscontrare uscita di percolato.
si. mu.
La solidarietà
di Ammendolia
Il caso Apriche
A manifestare
subito la propria
solidarietà a Pietro Crinò è Ilario
Ammendolia,
primo cittadino
di Caulonia, che
ha
esternato
«l’assoluta convinzione che il
dottor Crinò riuscirà a dimostrare la sua completa estraneità ad
ogni fatto criminoso – afferma
Ammendolia - Ilario Ammendolia
Sono sicuro che
Pietro Crinò supererà questo difficile
momento per lui e la sua famiglia e potrà continuare nella sua opera di amministratore e di stimato professionista».
Anche Ammendolia, il primo settembre
scorso, fu toccato dallo scandalo rifiuti.
Secondo la Dda di Reggio Calabria, infatti, il sindaco di Caulonia e il capo dell’area tecnica Giuseppe Commisso, entrambi denunciati, sarebbero i responsabili della creazione di una discarica abusiva di rifiuti in località Apriche. Il tutto,
secondo quanto emerge dall’ordinanza
di convalida del sequestro del sito firmata dal giudice Roberto Carrelli Palombi,
sarebbe frutto di un «disegno criminoso
al fine di conseguire un ingiusto profitto,
consistente nel risparmio di denaro dovuto per un corretto smaltimento dei rifiuti solidi urbani», accusa, questa, mossa anche agli indagati dell’operazione
“Black Garden”. Secondo gli atti del procedimento a carico dei due indagati, il
sindaco e il tecnico comunale hanno utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti aree
non autorizzate «senza previo isolamento dal terreno con apposita geomembrana» e senza provvedere allo «smaltimento del percolato prodotto dai rifiuti». Sono ben 5000 i metri quadrati di terreno
sul quale sarebbe stata conferita una mole di rifiuti «non quantificabile», sia di tipo ordinario che «pericolosi», in assenza «di un qualsiasi trattamento» e senza
che l’area venisse impermeabilizzata. Il
che si tradurrebbe nello scorrere del percolato direttamente nella fiumara Precariti, considerando che il vallone Apriche, durante le precipitazioni stagionali,
raccoglie le acque meteoriche facendole
confluire direttamente nel corso d’acqua.
Secondo quanto documentano gli inquirenti i rifiuti, accumulati su diversi strati, «venivano ripetutamente smaltiti da
parte di mezzi in uso al comune di Caulonia, che ne disponeva il deposito temporaneo con ordinanza sindacale del
marzo 2011, senza l’autorizzazione delle
autorità competenti». Un’ordinanza che
il giudice Palombi ha però considerato illegittima, in quanto, sulla base del decreto legislativo 152 del 2006, «non ha
garantito un elevato livello di tutela della salute pubblica e dell’ambiente».
SIMONA MUSCO
[email protected]
VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 17
l’ora di Cosenza
Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected]
COSENZA
COSENZA
Direzione Asp
Scarpelli verso
la riconferma
Ponte pericolante
interdetto
anche ai pedoni
> pagina 18
Niente usura, droga, o altre attività criminali. La morte di Giuseppe Ruffolo potrebbe non essere collegata a
uno sgarro maturato in ambienti delinquenziali. Il suo
omicidio, consumato il via
degli Stadi lo scorso 22 settembre, potrebbe essere collegato, invece, a un altro fatto di sangue avvenuto cinque
anni prima a Rende. Si tratta
del ferimento di un buttafuori di un pub di Rende, avvenuto la notte del 26 ottobre
2006. Per il momento si tratta di sospetti e ipotesi tutte da
valutare, ma stando a indiscrezioni filtrate dagli ambienti investigativi, si tratta di
una pista che i detective della
polizia intendono seguire fino in fondo.
I fatti. Il 22 settembre scorso Giuseppe Ruffolo, cosentino di 33 anni, titolare di
un’agenzia di autotrasporti,
viene ucciso a colpi di pistola
in via degli Stadi mentre torna a casa dal lavoro a bordo
della sua Alfetta nera. Qualcuno gli spara cinque volte
con una semiautomatica calibro 7.65 attraverso il finestrino della vettura. Il killer arriva dalla parte opposta e lo affianca in sella a una motocicletta. Porta un giubbotto
scuro e un casco integrale che
lo rende irriconoscibile.
Nonostante le ferite al petto e al braccio Ruffolo ferma
la macchina in mezzo alla
strada proprio davanti al tabacchino e riesce a scendere
dalla parte opposta. Il killer
La vittima
era in quel locale
la sera in cui
un buttafuori
venne ferito
> pagina 21
CORIGLIANO
PAOLA
Santa Tecla
così stipendiavano
gli uomini del clan
Tutti scarcerati
i ragazzi
del “branco”
> pagina 28
> pagina 34
La sparatoria al pub
collegata all’omicidio?
Ruffolo, si valutano intrecci con un crimine del 2006
SCENA DEL CRIMINE L’auto sulla quale viaggiava Giuseppe Ruffolo (nel riquadro a destra)
non lo insegue per finirlo, ma
fugge via diretto verso lo stadio. In quel momento un operaio che ha appena comprato
le sigarette sta facendo manovra per uscire dal parcheggio con la sua Opel. Il ferito
apre la portiera del lato passeggero e si infila dentro pregandolo di portarlo in ospedale alla svelta. L’operaio riparte a tutta velocità verso
l’Annuziata. Giuseppe Ruffolo spira al suo arrivo in pronto soccorso, tra le braccia degli infermieri, implorando
aiuto. Lascia una moglie incinta e due bambini.La squadra mobile, diretta dal vicequestore Fabio Ciccimarra,
assume la titolarità delle indagini sotto il coordinamento
del sostituto procuratore della repubblica Giuseppe Cozzolino.
Chi ha ucciso Ruffolo? E
perché? La polizia comincia a
sentire i testimoni (il delitto
avviene intorno alle 19.30 in
una strada molto trafficata e
davanti ad almeno tre attività commerciali), l’uomo che
ha accompagnato Ruffolo in
ospedale, i familiari e gli amici della vittima. E scava nel
passato di Giuseppe Ruffolo.
Il giovane imprenditore è figlio di Francesco. L’anno precedente entrambi erano stati
arrestati nell’ambito di una
operazione antiusura. Ma la
posizione di Giuseppe risulterà marginale e verrà scarcerato quasi subito. Il padre, invece, verrà condannato qualche tempo dopo il delitto di
suo figlio. Lo zio della vittima,
Giuseppe Ruffolo, invece, è
elemento di spicco della criminalità organizzata, attualmente detenuto in regime di
41bis in seguito a una condanna a 29 anni di reclusione
per omicidio (processo Missing). Ma poliziotti esperti come Ciccimarra, Gentile, Mirabelli e Miglietta capiscono
subito che non si tratta di un
delitto di mafia. Scoprono che
a sparare è stata una persona
sola. Il killer ha usato un’arma insolita: una calibro 7.65
invece della classica 9x21. E
non ha finito l’obiettivo dell’agguato con il colpo di grazia
alla testa. Non è un caso che a
due mesi esatti dal delitto la
Procura antimafia di Catanzaro non sia subentrata nelle
indagini. Un paio d’ore dopo
il delitto, poi, una squadra antincendio della protezione civile viene inviata a Bosco di
Rovito – periferia sud est del
capoluogo – per spegnere un
incendio di sterpaglie. E ritrova la moto usata dall’assassino: uno scooterone Piaggio
(Beverly 500) che non risulterà rubato, oggetto di una serie
di passaggi di proprietà e riconducibile ad almeno 4 persone.
La squadra mobile scopre,
inoltre, che qualche giorno
prima dell’omicidio Ruffolo è
stato coinvolto in una lite. Il
sospetto è che in quella lite
occorra cercare il movente.
Le indagini, a questo punto, prendono una direzione
ben precisa: un presunto collegamento tra il delitto di via
degli Stadi e un fatto avvenuto cinque anni prima a Rende. Era il 26 ottobre del 2006
quando qualcuno spara con
una pistola calibro 7.65 a un
buttafuori del locale, andando vicino a ucciderlo. Il processo di primo grado celebrato al tribunale di Cosenza ha
stabilito che per quella sparatoria c’è un colpevole: Andrea
Molinari, condannato a 13
anni di reclusione per tentato
omicidio. Il giovane, però, si è
sempre protestato innocente
e, per tutta la durata del processo, Ruffolo non aveva mai
smesso di sostenerlo. Poco
prima della sparatoria nel locale, insieme a Molinari c’era
anche la vittima di via degli
Stadi. I due erano buoni amici.Qual è allora il collegamento tra la sparatoria del pub e il
delitto di via degli Stadi? In
questo senso gli inquirenti sono abbottonatissimi. Impossibile penetrare il muro di silenzio alzato sulla vicenda dal
pm Cozzolino e dalla squadra
mobile di Cosenza.
ALESSANDRO BOZZO
MARCO CRIBARI
Gli inquirenti
seguono una
pista ben precisa
per scovare
l’assassino
l’aggressione
il fatto
Giovane bloccato nel traffico
In due lo prendono a pugni
Fallisce il cavallo di ritorno
Bruciata l’automobile rubata
E’ stato aggredito in via Trenta mentre si
recava al lavoro ricevendo due pugni in testa che lo portano dritto al pronto soccorso. E’ accaduto ieri mattina intorno a mezzogiorno in pieno centro urbano.
R.V., 22 anni di nazionalità romena, cameriere presso un ristorante della zona, a
bordo della sua polo è stato fermato da una
Fiat Brava che gli ha tagliato la strada. Dall’auto condotta da una donna, sono usciti
due balordi che si sono diretti verso il ragazzo. Non ha avuto il tempo, il romeno, di
barricarsi in macchina e chiudere i finestrini che ha sentito il dolore scaturito da
due sonori pugni tiratigli alla testa.
Gli aggressori sono andati via indisturbati e al ragazzo non è rimasto che allertare la polizia di stato e il 118. Apparentemente. Dai primi accertamenti effettuati
sembrerebbe non ci sia alcun legame fra
la vittima e gli aggressori. Al ventiduenne
è stata diagnosticata una guarigione in pochi giorni.
deb. fur.
Porta la firma del cavallo di ritorno fallito la lancia Y bruciata a Casali poco prima
della mezzanotte di mercoledì scorso. L’auto è stata segnalata da alcuni automobilisti
in transito su borgo di Rovito. Completamente in fiamme, l’utilitaria forse a causa
del calore si è messa in movimento finendo contro un albero. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco coordinati da Ferri
e i carabinieri della compagnia cittadina diretti dal maggiore Salvatori. Dai primi accertamenti la Lancia Y risulta essere stata
rubata a una donna residente a Rende. Nello stesso momento i vigili del fuoco sono
stati impegnati in un intervento simile a
Vagliolise. Una Matiz è stata data alle fiamme nel rione che confina con i magazzini
dell’Aci. Anche in questo caso sembra che
la matrice sia dolosa. La proprietaria una
ventisettenne insieme ai genitori ha escluso ai poliziotti della squadra volante diretti dal vice questore aggiunto Gerace che
possa essersi trattato di una ritorsione.
deb. fur.
VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 28
l’ora di Corigliano
Redazione di Corigliano-Alto Jonio-Tel. 0983 290604-Fax 0983 292220 - Mail: [email protected]
SANITÀ&FARMACIE
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consultorio familiare
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polizia stradale
polizia municipale
guardia di finanza
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tel. 0983/82260
tel. 334/8926687
tel. 345/5065965
Gli “stipendi” versati dal locale
Santa Tecla, Carmine Alfano riferisce al pm dei compensi elargiti agli associati
Proseguiamo e concludiamo
oggi il racconto del collaboratore di giustizia, Carmine Alfano,
al pm Luberto (in foto) sempre
nell’ambito dell’inchiesta santa Tecla, a proposito degli “stipendi” che il locale mensilmente versa agli associati che si
trovano in carcere. Alfano sa di
ciò perché, a suo dire, era Maurizio Barilari incaricato di far
pervenire i soldi agli interessati. Nella prima parte abbiamo
visto che il “mensile” è proporzionato al grado rivestito all’interno dell’organizzazione. «Lo
stesso discorso vale - spiega Alfano - per Vincenzo Guidi, anch’egli titolare della quarta, per
Filippo Solimando che è stato
di recente attinto da un provvedimento di misura di preven-
zione e per questa ragione gli
viene attribuito lo stipendio pari sempre a 780 euro mensili.
Anche per Solimando non vengono corrisposti soldi per le
spese legali. Non conosco il
merito criminale di Filippo Solimando così come non conosco il merito criminale di Antonio Leonardo Zangaro, cognato di Solimando e destinatario
del solo stipendio mensile e
non di quello per le spese legali. U Cardillo ha la terza, prende lo stipendio senza contributo; Giorgio Semeraro aveva la
terza, e prendeva lo stipendio
senza contributo per le spese
legali; Rocco Azzaro ha la terza prende lo stipendio senza
contributo per le spese legali;
Ciro Nigro ha la seconda pren-
de lo stipendio senza contributo per le spese legali; Salvatore
Ginese ha la seconda prende lo
stipendio senza contributo per
le spese legali. Allorché, per ordine di giravite, il fratello Carlo uscito dal carcere, non ha più
ricevuto lo stipendio anche Salvatore Ginese ha rifiutato lo stipendio stesso. Giovanni Chiaradia ha la seconda, prende lo
stipendio senza contributo per
le spese legali; Giovanbattista
Vulcano ha la prima, prende lo
stipendio senza contributo per
le spese legali; Francesco Alessio ha la prima, prende lo stipendio senza contributo per le
spese legali; Aldo Abbruzzese
prende lo stipendio senza contributo per le spese legali; non
conosco il suo merito criminale; Natale Olivieri, prima dell’uscita dal carcere di Antonio
Bruno prendeva lo stipendio
senza contributo per le spese
legali; non conosco il suo grado criminale. Lo stesso discorso vale per Arcangelo Conocchia del quale non conosco il
grado criminale. Vengono stipendiate ancora alcune vedove
di uomini d’onore, tra le quali
ricordo la moglie di Edmondo
Le Pera e quella di Serafino
Chiaradia. Lo stesso Fabbrica-
tore, prima di uscire dal carcere, prendeva lo stipendio e aveva la quarta; anche Santullo
Carelli è stipendiato ma non ne
conosco l’ammontare. Queste
persone, naturalmente quelle
che hanno la quarta devono essere interpellate per dare il proprio consenso per i fatti omicidiari».
Fin qui il racconto del pentito Alfano su un aspetto dell’inchiesta che, va detto, è stato
fortemente criticato dai diretti
interessati i quali una volta a
conoscenza del racconto, hanno inteso far sapere al Pm Luberto che loro e i familiari non
ricevono nulla dall’organizzazione.
GIACINTO DE PASQUALE
[email protected]
agricoltura
Questa mattina si riunisce
il Comitato di sorveglianza
E’ in programma per
questa mattina alle 9,30
presso la sala degli specchi del castello ducale la
riunione del Comitato di
sorveglianza del Programma di Sviluppo rurale
Calabria
2007/2013. «Durante la
seduta - si legge in una
nota stampa della regione - sarà illustrato lo stato di attuazione del
Psr Calabria e le relative previsioni finanziarie. Apriranno i lavori il presidente della regione Calabria Giuseppe Scopelliti e l’assessore all’agricoltura Michele Trematerra. Giuseppe Zimbalatti, Direttore generale agricoltura, foreste e forestazione e Maurizio Nicolai, Autorità di gestione del Psr Calabria, illustreranno le attività messe in campo e lo stato
di attuazione del programma. Saranno, inol-
tre, presenti i rappresentanti della Commissione
europea Agata Zdanowicz e Maria Merlo, i rappresentanti del Ministero delle politiche agricole
e della Rete rurale nazionale. Saranno discussi i
seguenti punti all'ordine
del giorno: Approvazione verbale seduta precedente; stato di attuazione del programma e
previsioni finanziarie; proposte di adeguamento o modifiche del Programma, finalizzate a meglio realizzarne gli obiettivi e la gestione finanziaria; relazione sulle attività di valutazione in itinere e sul sistema di monitoraggio; organizzazione del sistema dei controlli;
stato di attuazione del Piano di Informazione
e Comunicazione». La conferenza stampa è
prevista per le ore 15. (gdp)
censimento
Attivi i rilevatori per il ritiro dei questionari
La responsabile dell’ufficio comunale del
Censimento, Italia Salimbeni, informa i cittadini che «sono in attività su tutto il territorio
comunale i rilevatori per il ritiro dei questionari del 15° censimento generale della popolazione e delle abitazioni. La cittadinanza è invitata ad offrire la massima collaborazione e
disponibilità. Gli stessi - qualora venisse loro
richiesto - provvederanno alla compilazione
dei modelli per quanti non siano in grado di
farlo autonomamente. La compilazione e la
restituzione del questionario sono obbligatorie. Per chi non restituirà il questionario completo sono previste sanzioni pecuniarie (da un
minimo di ? 206 ad un massimo di ? 5.164 a
seconda che si tratti di persone fisiche o giuridiche) e l’eventuale cancellazione dai registri
della popolazione residente».
VENERDÌ 25 novembre 2011 PAGINA 34
l’ora di Paola
Redazione viale Ippocrate (ex Madonna della Grazie) - Telefono e fax 0982583503 - Mail: [email protected]
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“Branco”, tutti scarcerati
Il Tribunale della Libertà ha accolto le richieste degli avvocati penalisti
PAOLA/2
PAOLA
Lasciano il carcere i membri del “branco”. Ieri pomeriggio, infatti, i giudici del
Tribunale della Libertà si sono determinati positivamente sulle richieste di scarcerazione a favore di Antonio Imbroinise e Alessio Chianello, entrambi diciannovenni di Paola, e Antonio Chianello,
ventiseienne paolano.
I tre erano stati arrestati il 9 novembre scorso dagli uomini del commissariato di Paola per l’aggressione aggravata a danno di un esercente commerciale
della città, A.S.
Gli indagati sono patrocinati dagli avvocati Gino Perrotta (difensore di Imbroinise e Alessio Chianello), Giuseppe
Bruno e Armando Sabato (difensori di
Antonio Chianello).
Gli avvocati sono ricorsi al Tribunale
del Riesame in quanto il giudice per le
indagini preliminari del Tribunale di
Paola, respingendo le istanze difensive,
aveva confermato la misura cautelare
della custodia in carcere attesa la pericolosità dei tre giovani, finiti in manette anche perchè recidivi.
Gli arrestati, all’esito dell’udienza innanzi al gip paolani, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Da quel giorno, pertanto, erano tutti in carcere.
Ma ieri pomeriggio si è registrata la
svolta. Gli avvocati difensori hanno inoltrato istanza ai giudici del Riesame facendo leva sulla presunta insussistenza
delle cosiddette “circostanze aggravanti”.
Ed il giudice ha accolto le istanze. A favore dei tre indagati, pertanto, si sono aper-
Droga, 4mila dosi
La Greca dal giudice
Antonio Imbroinise
Alessio Chianello
te le porte del carcere.
I gravi indizi di colpevolezza a carico
dei tre giovani, noti alle forze dell’ordine,
erano rappresentanti da una ripresa video delle telecamere comunali che li inchioda mentre si accaniscono con violenza contro l’esercente commerciale, le risultanze degli esami scientifici operati dagli specialisti della polizia sugli indumenti indossati dagli aggressori quella notte
(sequestrati e poi restituiti), testimonianze di passanti che hanno assistito a parte
della scena (due vigilantes) ed un esercente del luogo. I tre paolani erano stati
catturati nelle loro residenze, nel rione
“Cancello” di Paola, alle prime luci dell’al-
Antonio Chianello
ba di giorno 9 novembre.
Gli uomini del commissariato di pubblica sicurezza di Paola, comandato dal
vice questore aggiunto Raffaella Pugliese,
con il supporto del reparto di polizia giudiziaria, coordinato dall’ispettore capo
Giuseppe Sciacca, avevano acciuffato gli
indagati perchè accusati dalla procura
della Repubblica di Paola di lesioni personali aggravate dalla crudeltà e dalla futilità dei motivi.
Da ieri, dunque, Antonio Imbroinise,
Alessio Chianello e Antonio Chianello sono a piede libero.
GUIDO SCARPINO
[email protected]
Si terrà questa mattina al
Tribunale di Paola l’udienza
di convalida dell’arresto e il
processo per direttissima a
carico di Vincenzo La Greca, 26 anni, di Santa Domenica Talao, arrestato martedì scorso in flagranza di reato con l’accusa di spaccio di
sostanza stupefacente. Come si ricorderà, gli uomini
delle Fiamme Gialle di Cosenza nucleo di polizia tributaria sezione mobile, fingendosi addetti di una ditta di
spedizioni, travestiti da corrieri, si sono presentati nell’abitazione del 26enne. Dopo aver avuto la conferma
che il Gbl, conosciuto come
la droga dello stupro arrivato dall’Olanda era stato proprio ordinato dal 26enne, i
militari si sono qualificati e
hanno arrestato l’uomo. All’interno dei due pacchetti,
due flaconi di 2 litri di Gbl, o
“Gamma-Butyrolactone”,
chiamato anche “ecstasy liquida”, che ufficialmente è
un solvente industriale, uti-
Il Tribunale di Paola
lizzato per la pulizia dei cerchioni delle macchine.
Dai 2 litri sequestrati sarebbero state ricavate circa
4 mila dosi di Gbl, che immesse sul mercato avrebbero fruttato dalle 10 alle 20
euro a dose. Il Gbl, che è legalmente utilizzato nell’industria, si trova in vendita libera su Internet al prezzo di
circa 70 euro al litro.
Vincenzo La Greca è difeso dall’avvocato Arturo Valente del foro di Paola.
Eugenio Orrico
PAOLA/3
Villetta distrutta dal fuoco
Piromani in azione a Scalea. Danni anche a un’abitazione
Distrutta dalle fiamme una villetta
estiva in località La Bruca a Scalea. L’incendio sembra essere di matrice dolosa.
Erano circa le ore 15,00 di ieri pomeriggio, quando da una villetta del parco Maradona, situata alla periferia di Scalea,
alcuni passanti hanno notato un denso
fumo nero fuoriuscire dalle finestre.
Scattato l’allarme, sul posto sono prontamente giunti i Vigili del Fuoco del distaccamento di Scalea, i quali hanno lavorato per diverso tempo al fine di avere la meglio sulle lingue di fuoco che purtroppo avevano oramai divoranto tutto
quanto si trovava all’interno della villetta i cui proprietari di origine napoletana,
la occupano soltanto nel periodo estivo.
Da una prima e sommaria ricostruzione
dei fatti, l’incendio sembra essere di na-
I vigili del fuoco di Scalea
tura dolosa. All’interno dell’abitazione,
pare siano state rinvenute tracce di liquido infiammabile. Ignoti, in pieno
giorno, dopo aver guadagnato l’ingresso
all’interno dell’appartamento attraverso alcune finestre poste sul retro, indisturbati da occhi indiscreti, sembra abbiano cosparso le stanze dell’abitazione
di liquido infiammabile, appiccandovi
di conseguenza il fuoco, facendo perdere le proprie tracce. Pochissimi minuti e
all’interno della villetta estiva si è scatenato un vero e proprio inferno. Le lingue
di fuoco, alimentate a dismisura, hanno
provocato anche seri danni al solaio, reso inagibile. Sul posto sono prontamente giunti anche i Carabinieri della Compagnia di Scalea, guidati dal capitano
Luca Giandominici. I militari, dopo aver
provveduto ad effettuare un sopralluogo accurato, hanno avviato le indagini
per scoprire gli esecutori materiali dell’incendio. (e. o.)
Bloccata in ascensore
Liberata dai pompieri
Una donna di Paola è stata tratta in salvo, ieri pomeriggio, intorno alle ore 18,
dai vigili del fuoco del distaccamento di Paola, comandati dal caposquadra
Sabato
La malcapitata è infatti
rimasta bloccata nell’ascensore del “palazzo di vetro”,
già sede dell’ex Azienda sanitaria paolana, stabile attualmente adibito ad uffici
dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza.
L’ascensore si è improvvisamente bloccato e la signora ha lanciato l’sos attraverso il campanello azionabile dal suo interno. E’ sta-
Il palazzo di vetro
to quindi chiesto l’ausilio
dei vigili del fuoco, intorno
alle ore 15,30, ed alle 18 circa la donna è stata tratta in
salvo. L’ascensore è stato
praticamente smontato dagli specialisti del soccorso.
38
VENERDÌ 25 novembre 2011
calabria
ora
AMANTEA - CAMPORA SAN GIOVANI
“Nepetia”, parola alla difesa
L’avvocato Quintieri tenta di scagionare Launi in sede di controesame
AMANTEA
Nell’ultima udienza del processo “Nepetia-Enigma” si è
concluso, con il controesame
dei difensori, l’interrogatorio
del graduato dell’Arma che ha
condotto le indagini a carico di
alcuni dei 23 imputati coinvolti nel procedimento penale in
questione. Tra questi anche
Paolo Launi ed Eugenio Gabriele, entrambi difesi dall’avvocato Antonio Quintieri. E’
stato proprio quest’ultimo a tenere impegnato per un bel pò
il militare, soprattutto in relazione alla posizione di Paolo
Launi. In primis il legale ha voluto che il graduato riferisse in
merito ad una perquisizione
domiciliare effettuata al suo
assistito il 3 aprile del 2007. In
quella occasione - per come
specificato dal maresciallo dei
carabinieri - a casa del Launi
era stato rinvenuto diverso
materiale risultato in un secondo momento provento di
vari furti compiuti nel comprensorio (computer di una
scuola, stereo di un’autovettura, attrezzatura da lavoro ecc
ecc). Il difensore ha sottolineato così che non erano state rinvenute armi, né droga. Altro
punto su cui si è reso necessario un chiarimento, è stato in
merito all’utilizzo di una calibro 9 ad Amantea per compiere 5 atti intimidatori (Eurospar, Socievole, Colavolpe, Rubino e Marchese), arma rinvenuta il 5 gennaio del 2006 a
casa del latitante Giovanni
Amoroso. L’avvocato Quintieri, infatti, ha chiesto se dalle
analisi effettuate dai Ris era
emerso qualche collegamento
con Paolo Launi. Il marescial-
niente telefonate
da boss e picciotti
Nell’indagine
gli unici
interlocutori
dell’imputato
sono risultati
Mannarino
e Tripicchio
Paolo Launi
Il palazzo di giustizia di Paola
lo ha specificato che erano state prelevate dal medesimo appartamento cinque cicche di
sigarette sulle quali era stato
effettuato l’esame del Dna. Lo
stesso aveva dato esito positivo su Giovanni Amoroso e Pasqualino Besaldo. Ciò, però sempre per come evidenziato
dal militare - non escludeva
l’assenza di Launi in quell’appartamento, dimostrava semplicemente che, eventualmente, lui non aveva fumato. Un
punto a favore di Launi è stato
segnato allorquando Quintieri
ha chiesto con chi avesse avuto contatti telefonici l’imputato nel corso delle indagini. Dalle stesse è infatti emerso che
gli unici interlocutori dell’amanteano (attenzionati dal-
le forze dell’ordine) sono stati
Pier Mannarino e Salvatore
Tripicchio. Dunque, nessun
capocosca o fiancheggiatore
del clan. Ultimo punto toccato
è stato quello dell’attentato a
Francesco Socievole che sarebbe stato consumato da
Launi, per come indicato da
un minorenne che aveva visto
l’auto di Paolo Launi fuggire
via dopo gli spari. In questo caso il legale aveva tentato di dimostrare che al testimone oculare era stato fatto visionare
uno schizzo già “preconfezionato” dalle forze dell’ordine. Il
maresciallo, invece, ha sottolineato che il testimone aveva rilasciato dichiarazione prima
ancora di vedere il documento.
STEFANIA SAPIENZA
[email protected]
AMANTEA/2
Pari opportunità, la Consulta c’è
Nasce il nuovo soggetto. Confronto in Comune con la Fidapa
E’ prevista per sabato pomeriggio, parte della sezione locale della Fidapa
con inizio alle ore 17.00, l’inaugura- (Federazione donne arti professioni
zione dei lavori che daranno il via al- affari), attualmente presieduta da
la “Consulta sulle Pari opportunità”, Franca Dora Mannarino e nasce come
nata all’interno del
incontro-dibattito sul
comune amanteano
tema “Pari opportuTra i presenti
che ha patrocinato la
nità…occasione sui
Doris Lo Moro,
manifestazione insiegeneris?”
me con l’amministraAi lavori partecipeparlamentare
zione provinciale di
ranno, a fianco della
alla
Camera
dei
Cosenza.
precitata fidapina,
deputati
L’iniziativa che
Franca Dora Mannarino, relatrici d’ecavrà luogo nell’aula
consiliare, alla presenza del presiden- cezione che hanno lavorato per prote del consiglio comunale, Monica Sa- fessione e per vocazione politica negli
batino, ha ricevuto una forte spinta da ambiti sociali, strettamente dedicati
ai diritti e alle problematiche che girano intorno alla figura femminile nei
vari settori della vita.
In elenco, infatti, troviamo: Giuliana Mocchi, docente Unical e presidente al suo interno del comitato pari opportunità; Rosellina Madeo, avvocato
e consigliera di parità effettiva – pari
opportunità presso l’amministrazione provinciale di Cosenza; Katia Stancato, presidente Cif (Comitato imprenditoria femminile) e rappresentante regionale Forum-terzo settore;
per la conclusione dei lavori, l’onorevole Doris Lo Moro, parlamentare Camera dei deputati. A condurre i lavo-
AMANTEA/3
ri della giornata, Lucia Baroni Marino,
presidente della commissione consiliare pari opportunità del Comune di
Paola.
s. s.
AMANTEA/4
Memoria e denunce nelle mani della commissione
Il documento consegnato agli europarlamentari da Wwf e Comitato civico “De Grazia”
In occasione del sopralluogo della commissione ambiente del Parlamento europeo nella valle del Fiume Oliva, il Wwf,
nella persona del vice presidente Raniero Maggini, e il Comitato Civico Natale De
Grazia, di cui è presidente Gianfranco Posa, hanno consegnato un promemoria agli
europarlamentari con denunce e proposte
per la messa in sicurezza e la bonifica dell’area. Inoltre è stato lanciato un appello
affinché si solleciti un intervento della
commissione europea sul Governo italiano «per la messa in sicurezza e la bonifica della Valle dei Veleni». Per quanto riguarda il promemoria, nello stesso, tra
l’altro, si fa presente che «tutte le indagini compiute da organi ufficiali (Arpacal,
Cnr, Unical, Regione, Arpa Emilia Romagna, Vigili del Fuoco, ecc.), ultima la “caratterizzazione” conclusa nel 2010 da
Ispra, confermano gli elevati rischi per la
salute e l’ambiente nella Valle dell’Oliva
dovuti, tra l’altro, alle alte concentrazioni
di metalli pesanti, di sostanze chimiche
altamente nocive, di contaminanti cancerogeni quali diossine e furani, di idrocarburi, di radionuclidi artificiali con elevata
radio-tossicità (antimonio 124, cadmio
109 e cesio 137), provocati dallo sversamento e seppellimento illegali di rifiuti e
Lucia Baroni Marino
Il vertice alla procura di Paola
sostanze pericolose». E’ stato, altresì, ricordato come «le sostanze indicate hanno la capacità di indurre patologie tumorali, come confermato dalla international
agency for reasearch on cancer (Iarc) dell’organizzazione mondiale di sanità». Infine, nel documento, sono state riportate
le valutazioni del consulente tecnico della Procura di Paola nelle quali, tra l’altro,
si rileva: «L’esistenza di un eccesso di
mortalità nell’area nel distretto sanitario
di Amantea rispetto al restante territorio
regionale, dal 1992 al 2001; un eccesso di
ricoveri ospedalieri rispetto al rimanente
territorio regionale, dal 1996 ad oggi, nel
distretto di Amantea ed in particolare nel
comune di Serra Aiello; l’esistenza di un
pericolo attuale per la popolazione di
Amantea, San Pietro in Amantea e Serra
Aiello, circostante al fiume Oliva a sud della località Foresta dovuto alla presenza
di contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali; l’entità del consistente danno ambientale». Per questi
motivi Wwf e De Grazia hanno chiesto
alla commissione ambiente di portare a
conoscenza dell’europarlamento la vicenda dell’Oliva affinché si intervenga sul Governo italiano su tre direttrici: perché le
autorità ambientali italiane procedano alla messa in sicurezza dal punto di vista
igienico-sanitario e ambientale e alla bonifica; le autorità ambientali e sanitarie
italiane rispettino gli obblighi stabiliti dalla Convezione Un/Ece sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla
giustizia in materia ambientale; le autorità ambientali e sanitarie italiane collaborino attivamente con la Magistratura».
s. s.
Inquinamento Oliva
Una relazione per l’Ue
Sopralluogo, ieri mattina
nella vallata del fiume Oliva,
della delegazione della commissione europea per l’ambiente (Envi) guidata dall’europarlamentare Mario
Pirillo e della quale fanno
parte Gutierez (Spagna),
Merckies (Olanda), Mikolasik (Slovacchia), Morkunaite (Lettonia), Rosbach (Danimarca) e Wils (Germania). Dopo il sopralluogo i
commissari hanno incontrato i tecnici dell’Ispra e dell’Agenzia regionale per la
protezione dell’Ambiente
(Arpacal) dai quali hanno
ottenuto ulteriori riscontri
sulla pericolosità delle condizioni di contaminazione
dei siti. Il gruppo si è, poi,
trasferito a Paola dove hanno incontrato il procuratore
capo, Bruno Giordano che
ha condotto l’inchiesta sull'inquinamento che ha portato all’arresto di una persona.
«Abbiamo raccolto un
enorme faldone di documenti - ha riferito in merito
l’on. Mario Pirillo - attraverso l’esame del quale ci faremo sicuramente un’idea. Da
quello che abbiamo potuto
capire grazie, anche alla presenza dei colleghi commissari europei molto preparati ed esperti in materia, è che
siamo davanti ad una situazione molto complessa e difficile. Riteniamo che una bonifica dell’intera zona vada
fatta al più presto. Bisognerà vedere quanto il fenomeno sia esteso». Di sicuro tutto il materiale racconto dalla commissione, per come
evidenziato da Pirillo, «sarà
oggetto di relazione in Parlamento europeo. Le cose ad
Amantea e in Calabria - ha
concluso Pirillo - non possono restare così, e la nostra
missione di questi giorni è
proprio quella di individuare i problemi, discuterne e
cercare di risolverli».
s. s.
VENERDÌ 25 novembre 2011
30
L A M E Z I A
calabria
ora
il caso
«Caro Augias, sono Tano Grasso»
In versione integrale la lettera inviata dall’ex assessore al giornalista
Gentile dottor Augias,
mi scusi se inizio dalla fine del suo articolo del
16 novembre. Lei scrive che sono “in tempo per
rimediare a questa vergogna”. La voglio informare che, a proposito di vergogne, è da oltre
venti anni (agosto 1991) che vivo con una scorta della Polizia e che vado in giro per l’Italia, soprattutto nelle regioni meridionali, per cercare
di rimediare ad una delle più gravi vergogne
del nostro Paese: la presenza delle mafie, il loro condizionamento sulle imprese e gli imprenditori, causa non ultima delle attuali condizioni di questa parte d’Italia dove l’assenza della libertà d’impresa ostacola la valorizzazione delle straordinarie risorse di regioni come la Sicilia o la Calabria.
Un’altra considerazione personale prima di
entrare nel merito della questione. Lei scrive:
“non so chi sia l’assessore Grasso”. Per fatale
ironia, nella stessa pagina della sua rubrica e lo
stesso giorno, appare un affascinante articolo
che nel titolo parla di “corsi e ricorsi storici”,
una citazione questa che mi ha sollecitato il ricordo di un altro articolo, incredibile ma vero,
sempre sulla stessa pagina pubblicato proprio
dieci anni fa. Si trattava della rubrica di Michele Serra (“L’amaca”): da pochi giorni il governo
Berlusconi mi aveva cacciato dall’incarico di
Commissario antiracket e questa decisione aveva sollevato un’ondata di indignazione. Quella
mattina di ognissanti del 2001 Michele Serra,
ricostruendo la vicenda, confessa di coltivare
un’ipotesi “estrema” circa le ragioni della scelta berlusconiana: “Che non sapessero assolutamente chi fosse [Tano Grasso]. Solo un vago ‘è
uno dei loro quindi leviamocelo di torno’. E una
sostanziale misconoscenza dei fatti, degli umori, delle persone, dei lutti e delle lotte. Con conseguente sorpresa, e magari rincrescimento,
quando si sono accorti che Tano Grasso era Tano Grasso”.
Veniamo al dunque. Lei insinua che possano
esserci ragioni “ignobili” a motivare, come lamenta il responsabile di un’associazione culturale locale, la decisione di “azzerare i concorsi
nazionali ed internazionali di musica e la stagione concertistica”. Quando diciotto mesi fa Gianni Speranza mi chiese di fare l’assessore al Comune di Lamezia Terme accettai a condizione
di assumere l’incarico di responsabile delle politiche culturali. Per venti anni mi ero trovato a
confrontarmi con le organizzazioni mafiose, in
Sicilia, in Puglia, in Calabria, in Campania, nell’esclusiva prospettiva del risultato giudiziario
(convincere e assistere gli imprenditori a denunciare nei tribunali); di questa impostazione
nel tempo ne avvertivo sempre di più i limiti e,
soprattutto, avvertivo la necessità di un intervento alla fonte del radicamento mafioso
(l’omertà). Dichiarai subito che l’obiettivo del
mio impegno amministrativo sarebbe stato
quello di provare a togliere l’ossigeno alla
‘ndrangheta: “Se con le sentenze di condanna si
arrestano i mafiosi, con la promozione culturale si toglie loro l’ossigeno, si riducono quegli
spazi di legittimazione ancora così presenti nella nostra comunità, si offre alle giovani generazioni una possibilità diversa attraverso valori e
idee opposte a quelle che costituiscono ragione
di forza non secondaria per le organizzazioni
mafiose”. Per ottenere questo risultato indicavo la necessità di sollecitare la creatività, di valorizzare i talenti, soprattutto tra i giovani, come un modo di combattere la mafia con strumenti diversi da quelli della repressione. Queste idee le ho rese pubbliche in un documento
di diciotto pagine sottoposto al più ampio confronto nella comunità a settembre del 2010
(consultabile sul sito del Comune), pochi mesi
dopo il mio insediamento. Tutto questo nella
convinzione che fare politica culturale in terra
di mafia è cosa assai diversa che farla a Ravenna o a Treviso.
Nei mesi successivi si è proceduto, quindi,
secondo una consapevole e meditata scelta di
campo, certo con tanti limiti, a partire da quel-
li miei personali.
Porre al centro dell’iniziativa culturale il tema
del contrasto alla ‘ndrangheta ha rappresentato una significativa novità, ovviamente contrastata da diversi soggetti. Si è provato a costruire un modello, forse unico nel Mezzogiorno.
Puntare sui giovani non solo come fruitori di
iniziative culturali ma come protagonisti, artefici di nuovi linguaggi espressivi, soggetti di
creatività artistica. E in tal senso il Comune ha
utilizzato una parte delle proprie risorse. “Capusutta” è stata sicuramente l’iniziativa più esemplare, il paradigma. Si è realizzato un laboratorio teatrale di nove mesi che ha consentito a
ben sessanta ragazzi (di cui ben la metà rom) di
essere protagonisti di un processo creativo e di
integrazione sotto l’autorevole direzione di
Marco Martinelli e con la partecipazione dei ragazzi di Punta Corsara di Emanuele Valenti: il
prossimo 16 dicembre venga a vedere lo spettacolo che è stato messo in scena al teatro Valle di Roma.
L’utilizzazione del palazzo Panariti, trasformato in casa della creatività e della cultura, rappresenta un altro aspetto del paradigma culturale: una struttura non utilizzata del Comune è
stata destinata a laboratori di pittura, di musica, di teatro, di cinema. Non limitarsi a offrire
spettacoli, pur dignitosi, ma far diventare i giovani calabresi artefici di creatività. Il cambiamento non si realizza con gli spettatori, ma con
giovani che costruiscono.
Un’altra esperienza è stata quella di Trame,
il primo festival in Italia dei libri sulle mafie.
Non solo hanno partecipato 135 ospiti tra magistrati, scrittori, studiosi, giornalisti (tutti gratuitamente), i più rappresentativi a livello nazionale e internazionale per presentare 53 libri;
non solo Lamezia ha avuto una visibilità sull’informazione italiana e straniera (per tutti valga l’articolo dell’Economist); ma si è realizzato
un evento con una partecipazione mai vista di
giovani e di cittadini, con migliaia di persone
(12.000 !) a riempire per cinque giorni le piazze della città sino a notte fonda.
So bene che si è trattato di poca cosa, ma in
un territorio così difficile e complesso come la
Calabria ha rappresentato una inversione di
tendenza. C’è poi un altro aspetto coerente a
questa innovativa impostazione. Riguarda i criteri di selezione della spesa pubblica secondo
principi di assoluta trasparenza. Di fronte ad
una situazione assolutamente cristallizzata nell’uso delle risorse pubbliche, sino a rasentare
una situazione di quasi monopolio, si è deciso
di spezzare privilegi e di aprirsi al più ampio
confronto di proposte. Il nuovo regolamento
approvato prevede che ogni associazione culturale può presentare progetti suscettibili di finanziamento che saranno valutati da una commissione indipendente attraverso un confronto comparativo. Ciò è stato oggetto di un ampio
dibattito con tutte le associazioni.
Di tutto questo Lei non ha dato alcun conto
nel suo articolo del 16 novembre, ha “azzerato”
ogni iniziativa.
E a proposito dell’AMA Calabria Lei ha avallato una menzogna pacchiana. Il rappresentante dell’associazione scrive che “tutte le procedure consuete in una democrazia, o più semplicemente in una corretta gestione amministrativa, sono state ignorate” e lamenta che nessuna motivazione è stata fornita. Sarebbe bastato poco per cogliere la falsità di simile
affermazione. Sarebbe stato sufficiente collegarsi ai siti locali d’informazione e a quello del
Comune per prendere atto delle dichiarazioni
dell’amministrazione comunale: ad esempio,
avrebbe trovato un comunicato di due pagine e
mezza dell’11 marzo; mentre nel comunicato
del 18 maggio, avrebbe letto una dichiarazione
del sindaco che conclude così: “[…] per tempo,
abbiamo cercato di concordare con tutti, e quindi anche con l’AMA nel corso di numerosi incontri, i tagli necessari dicendo quanto quest’anno potevamo investire a sostegno dell’as-
sociazione e delle sue attività, compatibilmen- di Repubblica, ha il dovere di offrire un’inforte con la nuova situazione finanziaria degli en- mazione completa: Lei ha questo dovere e io
ti locali. E’ stata, quindi, l’associazione a sce- ho questo diritto, lo ripeto, soprattutto, in quangliere dove e come destinare l’intero ammonta- to lettore di un quotidiano così sensibile ai prore dei contributi comunali previsti per il 2011. blemi dell’informazione nel nostro Paese. Lei,
E’ quindi dell’AMA la scelta di non tenere il con- purtroppo, a questo dovere è venuto meno.
Una sola cortesia Le chiedo infine, con rispetcorso”. Queste parole del Sindaco smentiscono
l’altra parte della bugia (che “l’assessore ha de- to per la Sua autorevolezza. Per pietà, non usi
ciso tutto da solo”): si è sempre trattato di de- più l’espressione Calabria “derelitta”. La Calacisioni collegiali. Probabilmente, questa affer- bria non è terra facile, ha un presente segnato
mazione serviva per evocare chissà quale “igno- da una mafia potente e attiva in tante manifebile” motivazione, un accanimento –chissà poi stazioni della vita quotidiana. E’ terra difficile
perché- dell’assessore verso l’AMA. Nessun ac- ma possibile: per questo, per tentare di dare un
canimento, stia tranquillo su questo dottor Au- contributo per un destino diverso, con umiltà
ho deciso di mettermi in gioco in un’esperiengias, semplicemente un dovere istituzionale.
A tal proposito mi consenta di rappresentar- za a perdere (nel senso che non avevo nulla da
Le due gravi anomalie. Un’associazione cultu- guadagnare). Peccato che una parte dell’intelrale non può far dipendere la propria attività lighenzia nazionale non riesca neanche lontaesclusivamente dai finanziamenti del Comune: namente a capire cosa è questa regione e conaltrimenti sarebbe una partecipata comunale tinui a perdersi in un’ipocrita retorica. Alibi per
gestita da privati. L’obiettivo dell’amministra- tutti. Con stima sincera, voglia gradire distinti
zione è stato quello di aprire l’accesso ai finan- saluti
Tano Grasso
ziamenti a tutte le associazioni, il nostro doveLamezia Terme, 24 novembre 2011
re è quello di far emergere nuovi talenti e quello di garantire tutti allo stesso modo, secondo il
merito di ognuno, offrendo uguali opportunità
(a questo servirà il nuovo regolamento).
Ma, soprattutto, l’AMA gode di una assai
strana convenzione che impegna il Comune a finanziare con cento mila euro l’anno la scuola di
musica e a garantire il costo del fitto dei locali.
Non conosco alcuna scuola privata che viene
finanziata in una misura così rilevante dal bilancio di un Comune. Mi auguro che presto il consiglio comunale possa porre rimedio a questa
grave anomalia, che fa, comunque, dell’AMA
Calabria l’associazione che riceve la somma ben
più consistente di tutte le altre iniziative presenti sul territorio, e non di poco, anche nell’anno 2011, un anno di grandi tagli al bilancio.
In conclusione, mi permetta di
esprimerLe la mia amarezza
per quanto da Lei scritto.
Lei ha tutto il diritto di
pensare quello che
vuole, è un suo diritto
assumere e far proprio un punto di vista
parziale e di valutare
come meritevole di
un “interesse nazionale” la decisione di
ridurre il finanziamento ad un’associazione privata da
170.000
a
100.000 euro e,
di conseguenza,
ritenere che tale
Lei scrive che sono
decisione renda
ancora in tempo per
più “derelitta” la
rimediare a questa
Calabria. E’ un
problema che
vergogna... Ma io per
riguarda solo il
rimediare a certe
Suo senso delvergogne vivo da
la misura e
delle proporquasi vent’anni sotto
zioni.
Per
scorta...
quanto mi riguarda
ho
sempre cercato
di sottrarmi alla tentazione
dei giudizi morali e degli anatemi. E’, invece,
un problema
anche
mio
quando Lei scrive su un così autorevole quotidiano che ogni
giorno compro
dal suo primo numero dai tempi del liceo. Lei, come giornalista
31
VENERDÌ 25 novembre 2011
calabria
ora
L A M E Z I A
In città sembrano essere
tornate in voga “le epistole”.
Epistole dirompenti che, in
uno scambio ritmato di veleni, hanno portato alle dimissioni dell’assessore alla Cultura Tano Grasso e a minacce di querele. Al centro della
disputa l’intervento del giornalista Corrado Augias a difesa dell’associazione Ama Calabria sul quotidiano “La Repubblica”. Ma anche la lettera “al vetriolo” del promoter
Ruggero Pegna sulle dimissioni di Grasso a cui ha risposto l’Ala.
Pochi giorni fa il responsabile dell’associazione “Riforme, democrazia e diritti” Costantino Fittante si è rivolto,
infatti, ad Augias accusandolo di avere dato sulla questione sollevata dall’Ama una risposta «fondata su informazioni parzialissime e non veritiere». A difesa dell’assessore, Fittante sostiene nella
lettera che questo ha voluto
«mettere ordine, fissare delle regole valide per tutti, affermare la trasparenza».
«Parli di “vergogna” – continua rivolgendosi al giornalista - e di "atto scriteriato" per
i tagli effettuati all'Ama. Ma
la più grande vergogna è
semmai quella di chi ritiene
di essere al di sopra di tutto e
di tutti, di avere diritti misconosciuti ad altri, di tentare
con ogni mezzo di screditare
Quella bagarre
epistolare
senza una fine
Ala, Costantino Fittante e Ruggero Pegna
scendono in campo sul “caso Grasso”
un assessore emerito e l'amministrazione di una città
non “derelitta", piuttosto gravida di problemi, ma non piegata su se stessa».
Augias nella sua risposta
non ha non riveduto la sua
posizione sulla politica culturale di Grasso, ribadendo soltanto di avere invitato l’assessore a riflettere e di non sentire su di sé la responsabilità
delle sue dimissioni.
Braccio di ferro epistolare
anche tra il promoter Ruggero Pegna e l’associazione antiracket Ala.
La lettera di commento al-
le dimissioni di Grasso scritta da Pegna non è piaciuta ai
rappresentati dell’Ala, che in
un altro messaggio lo hanno
accusato di avere usato insulti ed offese nei confronti del
politico siciliano. Ma l’Ala ha
soprattutto sintetizzato la
questione scrivendo: «da una
parte ci sono le corporazioni
e i garantiti, i privilegi di chi
per anni ha beneficiato di cospicui contributi pubblici.
Dall’altra, chi invece non ha
garanzie e non ha opportunità».
Il tutto infarcito di riferimenti e accuse personali al-
la nomina
l’operato del promoter che ha
già minacciato di procedere
alle vie legali.
Nell’ultima sua risposta
Pegna, affiancandosi a quanto già detto da Corrado Augias, ha affermato: «Una cosa è essere un negoziante
messinese che si ribella al
pizzo, un'altra è avere le competenze e i requisiti per fare
l'assessore alla cultura. Se ne
facciano una ragione (riferendosi all’Ala, ndr) senza
reagire in modo scomposto e
offensivo».
TIZIANA BAGNATO
[email protected]
innovazione
L’Asi adopererà
tecnologie spaziali
Migliorare in modo significativo i processi di sviluppo
economico sostenibile, la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini. E’ questo
l’obiettivo ultimo del progetto europeo “The Issue” di
cui è diventata partner l’Asi
( consorzio per lo sviluppo
industriale) di Catanzaro insieme alla Regione Molise.
«Abbiamo voluto entrare
in questo circuito che si
compone dei massimi
esperti del mondo accademico, tra cui il professor
Alan Wells dell’università di
Leicester, in Gran Bretagna,
degli enti pubblici e delle
aziende per accedere ai finanziamenti europei che riguardano i sistemi intelligenti di trasporto – ha affermato Luigi Muraca, presidente dell’Asicat - e per avere ricadute sia in termini di
servizi, che di ambiente e
salute». «In questo progetto si adoperano tecnologie
spaziali – ha aggiunto – noi
pensiamo che il futuro degli enti locali sia in questi
strumenti. Oltre tutto, il
progetto non richiede
esborsi economici, anzi ha
una ricaduta media in tre
anni del 400 per cento delle risorse investite ed è
estremamente importante
sia dal punto di vista dei trasporti che dell’ambiente».
«“The Issue” si basa su un
collegamento tra un ente
pubblico, il mondo accademico e le imprese – ha spiegato Nerina Ancora, rappresentante della partnership italiana e della Regione
Molise – abbiamo scelto la
Calabria perché è una regione con un basso Pil e diverse criticità in termini di sviluppo». Wells ha invece
spiegato il suo punto di vista
di scienziato spaziale integrandolo ad un fattore economico. Uno studio a cui il
professore ha partecipato
avrebbe, infatti, evidenziato che l’uso di tecnologie
spaziali incrementerebbe la
crescita delle imprese del
dieci per cento.
t. b.
l’intervento
«D’Ambrosio, nessuna incompatibilità»
«Siamo soltanto una carrozzina»
Il Comune risponde all’interrogazione presentata da Carlo Aiello
Il presidente Asicat replica a margine del progetto “The Issue”
Nessuna incompatibilità per il dirigente
dell’area organizzazione, sviluppo delle risorse umane e rapporti con i cittadini del Comune di Lamezia Terme con il suo ruolo di
amministratore delegato della Lamezia Multiservizi. Lo afferma una nota dell’amministrazione comunale in risposta ad una interrogazione presentata dal consigliere comunale Carlo Aiello che, citando il decreto legge 138 del 2011, chiedeva di «ripristinare la
condizione minima di legalità formale e sostanziale nella composizione degli organi
«A chi ci ha definito un carrozzone, io rispondo che non siamo nemmeno una carrozzina». Luigi Muraca, presidente dell’Asicat, replica così a margine della conferenza
stampa di presentazione del progetto “The
Issue” di cui il consorzio è diventato partner, a chi aveva sollevato polemiche parlando di uno sperpero di risorse.
Il presidente ha spiegato che proprio nell’ottica di ridurre il più possibile le spese,
nelle scorse settimane è stato approvato il
Pef, piano economico finanziario, senza
della società». Secondo quanto chiarito dall’ente, la norma che renderebbe incompatibili i due incarichi non è retroattiva, ma viene applicata solo alle nomine successive alla
data di entrata in vigore del decreto che la
contiene. In questo caso il decreto legge 138
del 2011 è stato convertito nella legge numero 148 del 14 settembre 2011. Gli incarichi
del dirigente D’Ambrosio sono precedenti e
non sono di conseguenza da considerare non
compatibili.
t. b.
chiedere contributi ai soci che, in sostanza,
non sono stati tenuti a versare la loro quota al consorzio.
Anche sul personale Muraca ha tenuto a
fornire alcune precisazioni: «Se prima, al
di là di quanto si è vociferato, il personale
era costituito da soltanto undici dipendenti negli scorsi mesi sono andate in pensione due unità e non sono state sostituite»
proprio per continuare a battere la strada
del risparmio.
t. b.
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VENERDÌ 25 novembre 2011
calabria
ora
V I B O
Associazione mafiosa
Quattro le condanne
“Rima”, la sentenza d’Appello per sette imputati
GIUSTIZIA Il palazzo di giustizia di Catanzaro. A destra Rosario Fiarè, presunto capo dell’omonimo clan
Quattro condanne e un’assoluzione per associazione mafiosa, reati
di truffa e usura per quattro imputati andati in prescrizione, e l’annullamento della condanna per un imputato con rinvio degli atti alla Procura ordinaria. Sono queste le decisioni dei giudici della Corte d’Appello di Catanzaro - presidente Francesca
Marrazzo,
consiglieri
Gianfranco Grillone e Isabella Russo - che nella tarda serata di ieri
hanno emesso la sentenza sul processo denominato “Rima” dopo che
la Cassazione, il 18 maggio 2010,
aveva annullato con rinvio la sentenza di secondo grado. Al processo
si è arrivati dopo l’operazione scattata nel 2005 e coordinata dal pm
antimafia Marisa Manzini, attuale
procuratore generale della Dda e ieri in aula a rappresentare l’accusa.
In quell’anno gli agenti della Squadra mobile di Catanzaro eseguirono
una serie di ordinanze di custodia
cautelare emesse a carico del presunto clan Fiarè, mettendo in ginoc-
chio, di fatto, il sodalizio.
Ieri, dunque, è stato il giorno della sentenza. Sono stati condannati
per associazione mafiosa Rosario
Fiarè (difeso dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Tony Crudo), 63 anni,
presunto capo dell’omonimo clan di
San Gregorio: 6 anni e 6 mesi, tre e
mezzo in meno del primo grado; il
fratello Filippo (avvocati Pittelli e
Antonio Galati), 54 anni: 5 anni;
Domenico Grande (Francesco Lojacono), 48 anni, condannato a 3
anni e infine Saverio Razionale
(Alessandro Diddi e Anselmo Torchia), 50 anni, a cui è stata inflitta
una pena di 4 anni e 6 mesi. L’assoluzione dall’accusa di associazione
mafiosa, per non aver commesso il
fatto, riguarda Gregorio Giofrè, 48
anni di San Gregorio (avvocati Giuseppe Di Renzo e Sergio Rotundo),
condannato in primo grado a 4 anni. Per Francesco Fiarè (Rotundo e
Pittelli), 40enne figlio di Rosario,
condannato in primo grado a 2 anni, l’accusa di truffa è andata estin-
ta per prescrizione. Di truffa, ma anche di usura, dovevano rispondere
Rosario e Filippo Fiarè e Saverio
Razionale; anche in questo caso il
reato è stato estinto per sopraggiunta prescrizione. Mentre per Gregorio Coscarella (Franco Muzzupappa) condannato a 2 anni e 8 mesi in
primo grado per estorsione, la Corte d’Appello ha annullato la sentenza disponendo la trasmissione degli
atti alla Procura dei minori in quanto, all’epoca dei fatti contestati all’imputato, lo stesso era ancora minorenne.
Al vaglio dei giudici vi erano anche i provvedimenti di confisca dei
beni nei confronti di tre imputati.
Per quanto riguarda quelli riconducibili, direttamente o indirettamente, a Gregorio Giofrè e Francesco
Fiarè, il provvedimento è stato revocato, mentre è stato confermato
quello col quale venivano confiscati i beni nella disponibilità di Rosario Fiarè.
r. v.
l’incontro al “filangieri”
Stalking, il confronto
tra esperti e studenti
Chiamate continue, messaggi deliranti, appostamenti e pedinamenti. L’attenzione che sfuma nelle tinte fosche dell’ossessione e, nei casi
più estremi, degenera nell’aggressione fisica e nell’omicidio. I comportamenti persecutori, definiti con il termine stalking, sono ormai tristemente entrati a far parte della cronaca ordinaria. Un fenomeno che coinvolge soprattutto le donne, ma non
esclude gli uomini. Una ragnatela di
paura che può avere conseguenze
devastanti, e finisce inevitabilmente
per coinvolgere anche le parti sane
dell’esistenza della vittima prescelta,
intaccando la sfera familiare e l’ambiente lavorativo. Un percorso giudiziario è stato istituito di recente per
i potenziali stalker, regolamentato
oggi dall’articolo 38. Una sfumatura
subdola di violenza psicologica, già
da decenni al centro del dibattito internazionale, ma entrata a far parte
dell’ordinamento italiano solo nel
2009, con un decreto legge che ha
formalmente introdotto il reato di
“atti persecutori”, punibile con pene da 4 a 6 anni di reclusione. Una
legge definita, però, lacunosa e insufficiente per contrastare un fenomeno in continua espansione e contro il quale la prevenzione rimane
l’unica strada percorribile. A questo
scopo è nato l’osservatorio nazionale Antistalking, con sede centrale a
Roma e riferimenti territoriali in tutta Italia, che da anni svolge una campagna di sensibilizzazione capillare
soprattutto nelle scuole. In Calabria,
il primo centro di ascolto e consulenza è nato un anno fa a Vibo Valentia e si avvale di psicoterapeuti e
avvocati pronti a prestare assistenza
non solo alle vittime, ma anche agli
autori di atti persecutori, che spesso
diventano carnefici di sé stessi. Circostanza che emerge dalle parole
della coordinatrice del centro, Margaret Cichello, che traccia i contorni
“Gajneja”, nel cuore della genuinità
La storica trattoria di via Parisi e le ricette della famiglia Russo
Era il 1966 quando Mimma
Romano, sposata Russo, si lasciò convincere dal marito Luca e lo aiutò ad aprire il bar
Gallinella, lungo la via Parisi,
da subito conosciuto e oggi ancora ricordato come “Gajneja”. Avviata l’attività, a piccoli
passi, i coniugi Russo hanno
iniziato con la vendita di panini davanti al bar e la consegna
di bibite presso lo “Jazzolino”,
per passare all’acquisto della
prima macchina per il caffè, fino a dare il calcio di inizio di
una partita importante, nei
mitici anni ‘90. L’Italia ospitava i mondiali di calcio e il signor Luca apriva le porte dell’impero della signora Mimma: Gajneja si lanciò come ristorante e Mimma iniziò a cucinare piatti gustosi e ricchi di
tradizione non più solo per pochi intimi. Dai professionisti,
agli operai, fino ai senatori della Repubblica, molti sono cresciuti con i piatti della signora
Mimma, esperta della cosiddetta “cucina povera”, oggi
sempre più ricercata e soprat-
tutto sana, grazie all’utilizzo di
alimenti autoctoni. «Tutti i
prodotti - ci racconta timidamente - provengono dalle nostre montagne e dalle zone vicine: la frutta e il formaggio
da Monteporo, il vino di nostra produzione viene direttamente da Brattirò, così
come il guanciale, i legumi o
la trippa». Tutto fatto in casa e direttamente dalla
signora che, con pazienza, ogni anno,
prepara le conserve,
i prodotti sotto sale e
sott’olio, oltre ad
ogni singola ricetta,
prima tra
tutte
la
trippa al
sugo.
Una trattoria (per
prenotazioni
096342778) che al
suo interno è rimasta
inva-
riata, concentrata sulla qualità,
dove i clienti sono accolti da
amici e i proprietari sono dei
veri vulcani.
Unica nel
genere, grazie al rapporto qualità-prezzo, nonostante la
mancanza
di insegne
luminose, Gajneja si presenta
come tradizionale trattoria e,
per taluni aspetti, anche superiore a molti ristoranti fusion, che puntano all’apparenza, ma non reggono il confronto nella sostanza. Tante, troppe le curiosità e la storia di una
famiglia e la sua trattoria, il cui
nome racchiude in sé quello di
un’intera generazione. “Gajneja” chiamavano il bisnonno di
Luca e tale è rimasto il soprannome della famiglia.
Ed ancora più interessanti
sono le ricette, prettamente di
carne, di Mimma, dai fileja ceci e fagioli alle tagliatelle al ragù di maiale. Gajneia, un gioiello di famiglia, una storia di
vita passata da padre in figlio
e una sola donna con i suoi segreti, le ricette da tenere gelosamente custodite nello scrigno della memoria... di quelle
da non rivelare perché, come
dice lo chef Mimma nell’elencarle tutte, «questa è un’altra storia!».
Roberta
Spinelli
di un fenomeno «trasversale», distribuito in maniera quasi uniforme,
anche se con una prevalenza di incidenza su soggetti di sesso femminile, sull’intera popolazione, dall’età
pre-adolescenziale a quella della
maturità. Ma il pubblico più ricettivo è rappresentato dai ragazzi che si
trovano ad attraversare «una fase di
delirio conoscitivo spesso privo di
diffidenza». Per questo motivo le
scuole rappresentano dei veicoli di
informazione insostituibili, referenti preferenziali anche delle iniziative
della seconda settimana di prevenzione della violenza e dello stalking.
«Ma sarebbe un errore - spiega Massimo Lattanzi, presidente dell’Osservatorio nazionale, durante l’incontro con gli studenti del “Filangieri” relegare la devianza dei comportamenti ad un ambiente esterno pieno
di trappole e insidie, perché il legame patologico parte sempre da una
base relazionale. E per ragioni sociali e ambientali è proprio la famiglia
a costituire il centro propulsore delle abitudini comportamentali di un
individuo, ed è proprio all’interno di
questo ambiente chiuso e protetto
che le condotte patologiche rischiano di passare inosservate o, addirittura, venire normalizzate. Un argomento difficile da trattare, che porta generalmente al silenzio e quasi
mai alla denuncia concreta. Per questo - prosegue Lattanzi - è importante acquisire la consapevolezza necessaria tramite gli strumenti forniti da
chi ogni giorno si occupa delle problematiche legate alla violenza psicologica in ogni sua forma». Iniziando con la ricerca delle informazioni
e di eventuali consulenze con volontari ed esperti, in forma del tutto
anonima e gratuita, collegandosi al
sito www.stalking.it, o chiamando il
numero dello sportello nazionale
06.44246573.
Loredana Colloca
Al centro
la signora
Mimma
serve la
trippa.
A lato alcuni
avventori
del locale
LA TRIPPA AL POMODORO
SECONDO LO CHEF MIMMA
Ingredienti: 1 kg di trippa, 4 litri di acqua, 2 carote,
1 cipolla, sale, odori, olio e salsa qb. Mettere in acqua
fredda e sciacquare i pezzi più grossi di grasso; tagliare la trippa in 5 pezzi grandi; fare riposare in frigo
per 24 ore; togliere la trippa dal frigo e metterla in
acqua calda (circa 80 gradi) per circa 30 minuti; porre la trippa su una tavola di legno e pulire ancora prima l’esterno poi l’interno con un coltello a lama liscia; fare bollire la trippa per 1 ora e 30 (4 lt d’acqua
per 1 kg di trippa) una volta trascorso il tempo scolare la trippa e tagliarla a pezzetti; mettere la trippa in
una padella con olio, cipolla, carote e far rosolare tutto per 30 minuti amalgamando e mescolando costantemente; aggiungere la salsa e il sale e fare cuocere tutto a fuoco lento (coperto) per 1 ora e 30; togliere dal fuoco e servire la trippa calda.
Venerdì 25 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
10
Calabria
.
CASIGNANA Con l’inchiesta “Black garden” i carabinieri hanno accertato gravi reati ambientali nella gestione della mega discarica nella vallata del Rambotta
Il percolato finiva in mare, quattro arresti
Ai domiciliari il sindaco Pietro Crinò e suo fratello. Pignatone: situazione pericolosa per la comunità
Paolo Toscano
Sotto un treno un medico anestesista
REGGIO CALABRIA
Una bomba batteriologica. Il
percolato della mega discarica
consortile di Casignana, piccolo
centro della Locride, veniva scaricato nel vallone Rambotta e,
quindi, finiva in mare. Un sistema per risparmiare sulle spese
di gestione ma anche per devastare l’ambiente e mettere a repentaglio la salute dei cittadini.
Una vicenda sconcertante
che è andata avanti fino all’alba
di ieri quando è scattata l’operazione “Black garden” che ha
portato all’arresto di quattro
persone, al sequestro di una discarica tra le più grosse della regione (conferiscono i rifiuti decine di comuni) e della società
che la gestisce, la “Zetaemme”,
per un valore complessivo di 13
milioni di euro.
In esecuzione dell’ordinanza
di custodia cautelare emessa dal
gip Antonino Laganà, su richiesta del pm Sara Ombra, sono finiti ai domiciliari il sindaco di
Casignana, Pietro Crinò, 62 anni, suo fratello Antonio Giovanni, 52 anni, ingegnere e responsabile tecnico della “Zetaemme”, Massimo Lafronte, 42 anni, architetto, di Bovalino, e
Giuseppe Saverio Zoccoli, 55
anni, di Sant’Agata del Bianco,
socio della “Zetaemme”, gestore di fatto della discarica. Il giudice ha, inoltre, applicato a Stefano Tallarita, 40 anni, architetto, Benestare, la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.
Molteplici le condotte illecite
contestate nel provvedimento
emesso dal gip su richiesta della
Dda di Reggio Calabria: dalla sistemazione dei rifiuti in aree
della discarica non autorizzate e
senza isolamento del terreno allo sversamento del percolato
nel torrente; dall’omessa copertura dei rifiuti al conferimento
di rifiuti anche pericolosi, non
ammissibili in discarica, e la
concessione di scaricare a soggetti non autorizzati.
«Sono reati particolarmente
gravi che creano una situazione
pericolosa per la comunità», è
stato il commento del procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, impegnato nella
conferenza stampa insieme con
il comandante provinciale dei
Carabinieri, colonnello Paquale
Angelosanto, il suo vice, tenente colonnello Carlo Pieroni, il
comandante del Noe di Napoli,
tenente colonnello Giovanni
Caturano, il comandante del
groppo di Locri tenente colonnello Giuseppe De liso, il capitano Paolo Minutoli, il capitano
Francesco Donvito.
L’attenzione sulla discarica di
Casignana si era concentrata già
nell’autunno del 2008. L’allarme era scattato con la protesta
di un comitato di cittadini incentrata su sospette irregolarità
Traffico ferroviario
bloccato per ore
allo scalo Vibo-Pizzo
Rosaria Marrella
VIBO VALENTIA
Paolo Minutoli, Carlo Pieroni, Giovanni Caturano, Giuseppe Pignatone, Pasquale Angelosanto, Giuseppe De Liso e Francesco Donvito
LE MISURE
ARRESTI DOMICILIARI.
La misura ha colpito: Pietro Crinò, 62 anni, sindaco di Casignana; Antonio Giovanni Crinò, 52
anni, 52 anni, responsabile tecnico della “Zetaemme”; Massimo Lafronte, 42 anni, architetto,
Bovalino; Giuseppe Saverio Zoccoli, 55 anni,
Sant’Agata del Bianco, socio della “Zetaemme”, gestore di fatto della discarica.
Il punto dove il torrente Rambotta carico di percolato raggiunge la spiaggia
gestionali e costruttive con devastanti conseguenze sul fronte
dell’inquinamento ambientale.
La stazione dei carabinieri di
Caraffa del Bianco aveva avviato le indagini. Emergeva, così,
l’esistenza di uno studio sulla situazione ambientale della vallata del Rambotta, avviato parallelamente dall’Arpacal e dal Comune di Bianco, facente parte,
insieme con le amministrazioni
comunali di Caraffa del Bianco e
Sant’Agata del Bianco, del comitato. La discarica è localizzata
nei pressi del Sentiero di Serapata, nel bacino idrografico del
vallone Rambotta, e presenta
un’estensione di poco superiore
a 7 ettari, su un’area compresa
tra la foce della fiumara del Bonamico e il vallone S. Antonio.
Su tutto il bacino idrografico
REGGIO In appello per violenza sessuale
Ufficiale della Finanza
condannato a sette anni
REGGIO CALABRIA . La Corte
d’appello non ha concesso sconti. Confermata la condanna a 7
anni di reclusione ad A.M.,
maggiore della Guardia di Finanza, imputato di violenza
sessuale.
L’ufficiale delle Fiamme Gialle era stato, secondo l’accusa,
protagonista di un episodio disgustoso registrato cinque anni
fa. Erano stati gli agenti della
Squadra mobile della Questura
su ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Adriana Costabile ad arrestarlo e a porlo ai
domiciliari.
Il gip aveva accolto la richiesta formulata dal sostituto procuratore Giovanni Musarò a
conclusione delle indagini scattata a seguito di una denuncia.
Era stata una ragazza a rivolgersi alla Polizia sostenendo di
aver subito atti di violenza sessuale da parte dell’indagato che
l’aveva sorpresa in auto in atteggiamento intimo con il proprio fidanzato. L’ufficiale, secondo quanto sostenuto dalla
donna, avrebbe allungato le
mani in quella circostanza e,
insistono attività agricole (vigneti, uliveti, seminativi) e su
oltre la metà della sua superficie
pascolavano in libertà mandrie
di capre e mucche che spesso andavano a finire nelle zona contaminate dal percolato. Nella
parte terminale, in prossimità
della foce, ci sono diverse abitazioni circondate da colture di
frutta e vegetazioni varie. Lo
studio aveva evidenziato un
danno all’ecosistema con grave
minaccia per la salute dei cittadini, la qualità del terreno, delle
acque e dell’aria. Il danno aveva, secondo quanto accertato in
sede di indagine, come probabile origine, fuoriuscite di percolato dalla discarica, causate da
carenze progettuali e gestionali.
Dall’inchiesta condotta con
successivamente, ottenuto il
suo numero di cellulare l’avrebbe contattata fissandole un appuntamento.
La denuncia della ragazza,
però, aveva fatto scattare la
trappola e all’appuntamento si
erano presentati i poliziotti. A
quel punto, come emerso dalle
indagini, l’ufficiale della Fiamme Gialle avrebbe cercato di far
passare la sua presenza come
un impegno legato all’attività di
servizio.
Dalle indagini della Squadra
mobile, però, erano emersi pesanti indizi che avevano portato
prima all’arresto poi alla condanna in Tribunale dell’imputato difeso dall’avvocato Lorenzo
Gatto. Condanna a sette anni
che ieri è stata confermata in
appello.(p.t.)
Pietro Crinò sindaco di Casignana
l’utilizzo di videoriprese e intercettazioni ambientali e telefoniche, è emerso che anche la società Leonià, che cura lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani a
Reggio Calabria, ed i comuni di
Gioiosa Ionica e Roccella Ionica,
scaricavano, anche se per tempi
limitati, senza l’autorizzazione
del Commissario per l'emergenza ambientale a Casignana. Per
questo, un avviso di garanzia è
stato notificato al sindaco di
Gioiosa Ionica, Mario Mazza, 55
anni, all’ingegnere Salvatore
Antonio Crinò, 61 anni, responsabile dell’ufficio tecnico del
Comune di Casignana, al direttore tecnico della Leonia, Giorgio Stiriti, 42 anni, ingegnere, e
all’autista del Comune di Roccella Jonica, Francesco Placanica, 51 anni.
OBBLIGO DI DIMORA.
Applicato a Stefano Tallarita, 40 anni, architetto,
Benestare, non potrà lasciare il Comune di residenza.
Prima di andare incontro alla
morte si sarebbe calata il cappuccio della tuta sul capo. Poi
avrebbe compiuto il salto verso il treno che in quel momento arrivava sul secondo binario
della stazione Vibo-Pizzo.
In pochi istanti la tragedia si
è consumata sotto gli occhi
sbigottiti di quanti, pochi minuti prima, avrebbero visto la
donna andare avanti e indietro, in modo agitato, sul marciapiede.
Per bruciare in un soffio i
suoi 33 anni di vita P. A., originaria della provincia di Reggio
Calabria, medico anestesista
all’ospedale civile di Vibo Valentia, ha scelto un freddo pomeriggio di novembre, dopo
una mattinata trascorsa normalmente in ospedale. Di suicidio si sarebbe trattato – e alcuni testimoni avrebbero detto di averla vista andare incontro all’Eurostar Roma-Reggio
Calabria – anche se vi è un’indagine in corso e anche se i colleghi del reparto la descrivono
come «una professionista
esemplare con un avvenire sicuro, una ragazza serissima e
scrupolosa» che mai avrebbe
compiuto un simile gesto.
La tragedia che ha di nuovo
insaguinato i binari dello scalo
ferroviario Vibo-Pizzo si è consumata ieri sera intorno alle
20. Nel momento in cui il gesto
estremo è stato compiuto il
convoglio in arrivo era nella
fase di decelerazione. Ciò però
non ha impedito che il corpo
del medico anestesista venisse
risucchiato, dilaniato e disseminato tutto intorno. Nessuno
dei passeggeri si sarebbe accorto di nulla. Al contrario di
quanti erano in attesa sui binari, alcuni dei quali avrebbero
visto la donna abbassarsi sul
capo il cappuccio della tuta e
poi gettarsi sotto il treno. E P.
A. avrebbe portato con sè i motivi del suo malessere, tanto
insopportabili da indurla a
chiudere così brutalmente i
conti con la sua giovane vita,
con i suoi interessi, la sua professione e la sua famiglia.
Difficile è stato stabilire
l’identità del corpo dilaniato.
Alla Stazione Vibo-Pizzo oltre
al medico legale, Katiuscia Bisogni, ai carabinieri di Vibo
Marina, agli uomini della
Il sostituto
procuratore
Santi Cutroneo
che coordina
le indagini
Scientifica della Questura e alla Polfer di Lamezia Terme –
sul posto con l’isp. Strano – è
arrivato anche il sostituto procuratore di Vibo Valentia Santi
Cutroneo. Ad aiutare gli inquirenti nell’identificazione anche il dott. Francesco La Torre.
A seguito della tragedia il
traffico ferroviario è rimasto
bloccato per ore. A disposizione dei viaggiatori, che intorno
alle 21 hanno lasciato il convoglio, Trenitalia ha messo un
servizio navetta verso i centri
del reggino dove l’Eurostar si
sarebbe fermato.
SEQUESTRO.
I sigilli sono stati apposti
alla discarica e alla “Zetaemme”, la società che
gestisce il sito nella vallata del Rambotta.
AVVISO DI GARANZIA.
È stato notificato a Mario
Marra, 55 anni, sindaco di
Gioiosa Ionica; Salvatore
Antonio Crinò, 61 anni,
responsabile dell’ufficio
tecnico del Comune di Casignana: Giorgio Stiriti,
42 anni, ingegnere, direttore tecnico della Leonia;
Francesco Placanica, 51
anni, autista del Comune
di Roccella Jonica.
Gli uomini della Scientifica sul luogo della tragedia avvenuta a Vibo-Pizzo
REGGIO Cessate le esigenze cautelari
REGGIO Tuffo in mare da un traghetto
“Reale”, decisione del Tdl Anziano si toglie la vita
Scarcerata Liliana Aiello
nelle acque dello Stretto
REGGIO CALABRIA . Liliana Aiel-
REGGIO CALABRIA . L’anziano
lo è tornata libera. Il Tdl, accogliendo l’istanza dell’avv. Domenico Alvaro, ha ritenuto ormai cessate le esigenze cautelari
e ha restituito la libertà all’imputata del processo “Reale”, intercettata a casa del boss Giuseppe
Pelle dove si era recata per chiedere sostegno alle ultime Regionali, condannata a 2 anni e 2 mesi con sentenza del gup Oliva. E
lo stesso giudice aveva rigettato
la richiesta di scarcerazione presentata dal difensore che si è poi
rivolto al Tdl.(p.t.)
è finito nelle acque dello
Stretto mercoledì sera, intorno alle 21, mentre si trovava a
bordo del traghetto “Enotria”
che da poco aveva lasciato
Tremestieri diretto a Villa
San Giovanni. Alcuni testimoni l’avrebbero visto scavalcare la balaustra e lanciarsi in
mare.
Pochi secondi e l’anziano è
stato inghiottito dalle onde. Il
corpo senza vita è stato ripescato nel pomeriggio di ieri.
La vittima, S.P., 76 anni, era
Liliana Aiello
originaria di Militello Val di
Catania ma era residente in
Francia. È stato l’equipaggio
di una motovedetta della locale Capitaneria di Porto a localizzare il corpo dell’anziano
in prossimità della darsena
del porto cittadino.
Da un primo esame esterno
eseguito dal medico legale
della Polizia, Mario Matarazzo, non sono state riscontrate
tracce di traumi. Il magistrato
che coordina le indagini, il sostituto Tenaglia, ha disposto
l’autopsia. (p.t.)
27
Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011
.
Calabria
AMANTEA La delegazione proveniente da Bruxelles guidata dall’eurodeputato Mario Pirillo ha compiuto un sopralluogo lungo l’alveo
I commissari Ue ispezionano il torrente Oliva
Gli ambientalisti chiedono di conoscere gli esiti delle analisi compiute e i tempi previsti per la bonifica
Ernesto Pastore
AMANTEA
In perfetto orario e di buon mattino la Delegazione della Commissione europea Envi ha effettuato l’atteso sopralluogo lungo
l’alveo del fiume Oliva. Una perlustrazione seguita non soltanto
dagli organi locali, ma anche
dalla gente e dalle associazioni
ambientaliste che non cercano
rassicurazioni, ma certezze. Che
tradotto vuol dire fondi. La presenza di elementi inquinanti è
un fatto conclamato. Lo hanno
accertato i tecnici dell’Arpacal
che hanno stimato l’interramento di circa 60 metri cubi di rifiuti
tossici, sepolti nella valle dell’inferno in circa venti anni, dalla fine degli anni Ottanta in poi. E
nulla centra la nave dei veleni,
come affermato dallo stesso procuratore capo di Paola Bruno
Giordano. Qui, secondo i giudici, i veleni sono arrivati via terra
con un continuo andirivieni di
camion e tir che si mimetizzavano con quelli normalmente utilizzati per il trasporto di inerti.
La delegazione dei parlamentari
europei, guidata da Mario Pirillo
e composta da Judith Merkies,
Miroslav Mikolasik, Radville
Morkunaite, Anna Rosbach, Sabine Wils, dai responsabili degli
uffici di rappresentanza e dagli
interpreti, è stata condotta sui
luoghi dei campionamenti dagli
stessi operatori dell’Arpacal,
con l’ausilio di due fuoristrada.
Una scelta che non ha consentito
ai giornalisti ed agli addetti ai lavori di seguire tutte le fasi del
monitoraggio. In totale lungo il
greto dell’Oliva sono stati campionati otto diversi siti. «Alcuni
di questi – hanno spiegato gli
esperti dell’Arpacal – sono stati
indicati sulla base di risultanze
scientifiche, mentre altri sono
stati evidenziati direttamente
dalla Procura della Repubblica
di Paola che ha recepito in merito un’informativa della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. In località Carbonara
sono stati rinvenuti rifiuti solidi
urbani, industriali e idrocarburi.
Si tratta di diverse stratificazioni
che impediscono di attestare
con esattezza la collocazione
temporale del deposito». Discorso simile vale per le altre aree
esaminate: Giani, Cava Petrone
e Valle del Signore. Senza dimenticare la zona del fiume attraversata dalla briglia che celerebbe un sarcofago con all’interno fusti ripieni di materiale peri-
coloso. Durante il sopralluogo
non sono mancate le proteste
degli ambientalisti. Il comitato
civico Natale De Grazia ed il
Wwf hanno consegnato un dossier dove si rileva «che tutte le indagini compiute da organi ufficiali (Arpacal, Cnr, Università di
Cosenza, Regione Calabria, Arpa Emilia Romagna, Vigili del
Fuoco e Ispra) confermano nella
sostanza gli elevati rischi per la
salute umana e l’ambiente nella
valle dell’Oliva, dovuti tra l’altro
alle alte concentrazioni di metalli pesanti (tra cui mercurio,
cromo totale, cadmio e cobalto),
sostanze chimiche altamente
nocive (come l’arsenico), contaminanti cancerogeni (diossine e
furani), idrocarburi e radionuclidi artificiali con elevata radio
tossicità (antimonio 124, cadmio 109 e cesio 137)». Gli stessi
ambientalisti hanno avanzato
due diverse richieste: conoscere
le risultanze delle analisi e stabilire tempi certi per la bonifica.
«Guardiamo con ragionevole
diffidenza, ma senza ostilità –
hanno affermato i referenti della
Rete difesa del territorio – verso
coloro che fino a ieri hanno
osteggiato l’evoluzione delle indagini. Saremo vigili su quanto
accadrà in futuro, nella consapevolezza che non esiste soltanto il fiume Oliva, ma c’è anche
Crotone e Praia a Mare». «Questa situazione d’emergenza – ha
sottolineato il portavoce del comitato De Grazia, Gianfranco
Posa – va affrontata con senso di
responsabilità. Ci rivolgiamo alle autorità italiane ed europee
affinché sia data continuità e sviluppo all’impegno delle istituzioni». La trasferta calabrese dei
deputati europei non si è esaurita con il sopralluogo sul fiume
Oliva. A metà mattina l’autobus
della delegazione è partito per
raggiungere la Procura della Repubblica di Paola per un vertice
blindato con il procuratore capo
Bruno Giordano. Una riunione
che si è svolta a porte chiuse, così
come richiesto dallo stesso procuratore. Con molta probabilità
il magistrato ha mostrato le risultanze complete delle analisi
svolte sui campioni di terreno
prelevati nel corso della campagna di carotaggio del 2010 che
ha rivelato la presenza dei materiali tossici lungo quasi tutto il
greto del torrente. Probabilmente i contenuti di questo vertici saranno inseriti nella relazione
che i delegati produrranno in sede istituzionale a Bruexelles.
Trematerra valuta positivamente l’esperienza regionale in Cina
Un mercato in rapida evoluzione
e incuriosito dal made in Calabria
La delegazione ispeziona l’area del fiume Oliva
CATANZARO. «Il mercato Cinese,
con la sua rapida evoluzione,
rappresenta
un’importante
frontiera per la qualità delle nostre produzioni». Lo ha detto
l’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra, il quale ha espresso particolare soddisfazione per il successo ottenuto
dalla regione nei giorni scorsi alla fiera Food&Hotel di Shanghai.
A giudizio di Trematerra «la
Regione Calabria può giocare un
ruolo determinante, in considerazione della sempre più accentuata attenzione dei consumatori cinesi ai prodotti agroalimentari italiani. La partecipazione
del nostro assessorato aveva l'obiettivo di consolidare, espandere e diversificare la presenza
di prodotti gourmet e della filiera agricola calabrese in questo
mercato ritenuto da tutti gli osservatori uno dei più interessanti del mondo. Con lo spirito di affermare una presenza continuativa delle imprese calabresi che
hanno già partecipato lo scorso
anno all'evento, si sono avviati
contatti con la grande distribuzione commerciale, prevedendo
un successivo sviluppo nell’implementazione delle azioni in
uno dei più importanti centri
commerciali di Shanghai”. Particolare interesse hanno suscitato nei visitatori i prodotti delle
aziende coinvolte nell’iniziativa, selezionate sulla base di criteri di territorialità e di rappresentatività dell’intero paniere
agroalimentare regionale».
Numerosissimi gli operatori
economici orientali che hanno
visitato lo stand della Calabria,
sia per conoscere le nostre spe-
cialità e i nostri prodotti, sia per
degustare sapori sicuramente
diversi dalla tradizione orientale, ma altamente competitivi nel
gusto. «I nostri prodotti – ha aggiunto Trematerra – hanno le
carte in regola per dare l’avvio
ad un percorso di internazionalizzazione anche verso questi
paesi, grazie alla spiccata qualità che li rende idonei al confronto a livello mondiale. In tale
azione di promozione, è stato
possibile constatare direttamente il cambiamento delle abitudini alimentari dei cinesi che dimostrano di apprezzare sempre
più vino, olio, paste, conserve,
sughi, formaggi, oltre ai dolci. La
classe media (circa il 10% della
popolazione cinese), in possesso
di grandi capacità di consumo,
comincia a dare importanza alla
qualità dell'alimentazione».
LAMEZIA TERME Un progetto europeo presentato all’Asi: chi investe in 3 anni ha un guadagno del 400%
Traffico e ambiente sotto controllo dallo spazio
Giuseppe Maviglia
LAMEZIA TERME
La tecnologia spaziale al servizio della vita quotidiana. Questo l’ambizioso scopo del progetto comunitario “The Issue”,
in cui l’Asi provinciale, grazie
alla partnership con il Molise, è
entrato a pieno titolo. Capofila
del progetto che coinvolge molte altre realtà europee, è la regione inglese dell’East Midlands. Partner italiano è il Molise,
attraverso “Sviluppo Italia”.
Dallo spazio si possono controllare i flussi di traffico, decongestionarlo quando ce n’è
bisogno con effetti benefici sulla salute di tutti, si possono assistere tutti i mezzi pubblici
suggerendo percorsi alternativi, analizzare tutte le tecnologie possibili per favorire i veicoli ad energia alternative, e fissare tutti i dati su un database utile a chi vive su un determinato
territorio. Si tratta di informa-
zioni utilissime per un’area come quella lametina destinata a
diventare un polo logistico, ma
anche per l’intero territorio calabrese. L’Unione europeo fa
quadruplicare in soli tre anni gli
investimenti a chi lo fa in queste
tecnologie avanzatissime.
Ieri ne hanno parlato autorevoli esponenti del mondo
dell’università e della ricerca,
come Nelida Ancora, presidente onorario del consorzio molisano Geosat ed esperta di trasporti; Alan Wells, professore
emerito di tecnologia spaziale
all’Università di Leicester e Demetrio Festa, docente di pianificazione dei trasporti all’Unical.
“The Issue” attinge alla tecnologia spaziale per trovare soluzioni intelligenti nel campo
dei trasporti, della qualità della
vita e dell’ambiente. E promuove un maggiore coordinamento, integrazione e valorizzazione delle esperienze attraverso
La riunione di ieri al Consorzio Asi lametino
uno scambio di conoscenze tra
gli attori, un programma mirato di diffusione dei risultati e un
approccio strutturato per il trasferimento di tutoraggio e di
conoscenza verso le regioni con
strutture di ricerca meno sviluppate.
Luigi Muraca, presidente
Asi, nota come «la vita di tutti i
giorni è condizionata dalla tecnologia spaziale. E, per quanto
concerne l’ente, è necessario
coniugare il suo rilancio attraverso il risparmio delle risorse e
l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche». Il progetto, aggiunge, «crea sinergie tra il mondo
imprenditoriale, accademico e
quello degli enti pubblici. L’Asi
vuole essere una finestra per la
Calabria e le amministrazioni
sensibili».
Nelida Ancora riconosce la
validità del progetto «sul quale
il Molise ha investito per creare
un modello di crescita e sviluppo diverso». L’esperta evidenzia ancora come «gli inglesi oramai l’applichino con successo
da diversi anni, confrontandosi
continuamente con le altre eccellenze europee». E Wells conferma: «Il modello è vincente e
lo condividiamo con le altre regioni europee. Pensate che ha
determinato una crescita delle
aziende inglesi del 10 per cento, mentre il tasso di crescita del
Paese è del 3 per cento».
AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI CATANZARO
CATANZARO Secondo Puccio e Paraboschi
Nei due sensi di circolazione. Oggi e domani problemi a Morano
PIAZZA ROSSI – TEL. 0961/8411 – FAX 0961/84650
ESTRATTO AVVISO ESITO GARA
Al Pd non servono
le prove muscolari
La A3 tra Sant’Onofrio e Rosarno
domenica mattina chiusa al traffico
CATANZARO. Le prove muscola-
CATANZARO. L’autostrada A3
Salerno - Reggio Calabria resterà chiusa al traffico, domenica prossima dalle ore 6 alle
12, nel tratto compreso tra gli
svincoli di Sant'Onofrio e Rosarno, in entrambe le direzioni.
Il provvedimento, concordato con le Prefetture competenti per territorio e la Polizia
stradale, si è reso necessario
per la prosecuzione dei lavori
di realizzazione della nuova
autostrada.
Per effetto della chiusura rimarranno interdetti al traffico
gli svincoli di Serre e Mileto, la
rampa di ingresso, in direzione
Reggio Calabria, dello svincolo
di Vibo Valentia-Sant'Onofrio
e la rampa di ingresso in direzione Salerno dello svincolo di
Ai sensi del D.Lgs. 163/2006, si rende noto che in data 13.09.2011 è stata esperita la
procedura aperta (29/2011) per l’affidamento dei lavori di interventi integrati di ripristino dell’officiosità idraulica della Fiumarella di Guardavalle - CUP. C86E10000950002 CIG.3031892C6A. La gara è stata aggiudicata con il criterio del prezzo più basso, inferiore a quello posto a base di gara, determinato mediante offerta prezzi unitari (art. 81
comma 1 e 82 comma 3 del D.Lgs. 163/2006 e ss.mm.ii) con esclusione dalla gara delle offerte che presentino una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia individuata, ai sensi dell’art. 86, comma 1, del D.Lgs. 163/2006 (art. 122 comma
9, del citato decreto legislativo). Determina di aggiudicazione 6235 del 22.09.2011.Offerte ricevute n. 41 ditte escluse n. 5 - Impresa aggiudicataria Buzzi Primo srl Unipersonale - ribasso del 33,114% - Importo netto di aggiudicazione € 409.315,15, compresi oneri di sicurezza - tempo di esecuzione lavori 180 - R.U.P. Ing. Antonio Leone - Direttore dei lavori Ing. Vincenzo Pirrò. L’ elenco completo delle ditte partecipanti alla gara è stato inserito nell’avviso integrale dell’avvenuto esperimento pubblicato all’albo pretorio dell’Ente e sul sito Internet: www.provincia.catanzaro.it. Il predetto avviso è stato
pubblicato sulla G.U.R.I. in data 21.11.2011 (n. 137 V^ serie speciale).
ri non servono. Giovanni Puccio e Mario Paraboschi, dirigenti del Partito democratico,
in una dichiarazione congiunta
invitano il partito a ritrovare le
ragioni dell’unità. In Calabria,
affermano, lo scarto tra domanda e offerta della politica e
delle istituzioni è «stridente».
«Il Pd, quel partito che più si
è speso in termini di responsabilità – affermano – deve trovare nel progetto riformista le ragioni della sua unità, della sua
legittimazione come partito regionale e nazionale insieme. Le
dimissioni del commissario
Musi, rappresentano una sfida.
Noi auspichiamo (ma non è solo auspicio) che i democratici
calabresi sappiano produrre
quello scatto d’orgoglio di ritro-
vare la tempra dei grandi momenti ed essere degni eredi di
una grande storia».
«La politica – affermano Paraboschi e Puccio – deve tornare ad animare il confronto (le
prove muscolari non aiutano),
come costruzione di autorità e
autorevolezza collettiva in cui
la pluralità, la forza di ciascuno, diventa la forza di tutti. Il
futuro come ritorno sarebbe la
negazione di sé. Fare i conti
con la propria esperienza in
modo costruttivo significa rifuggire dalla ricerca di capri
espiatori e assoluzioni collettive, ma costruire proposte e prospettive che siano espressione
di una virtuosa relazione politica, solo così si favorisce l’irruzione generazionale e progettuale».
Rosarno
Nelle ore di chiusura i veicoli diretti a sud usciranno allo
svincolo di Sant'Onofrio, proseguiranno lungo la strada statale 18 con rientro in Autostrada allo svincolo di Rosarno.
Percorso inverso per i veicoli
diretti a nord.
Al termine delle attività lavorative, per consentire le lavorazioni sulle nuove carreggiate sarà chiusa la carreggiata
nord tra i km 369,800 e
379,100 e il traffico sarà deviato sulla carreggiata sud predisposta a doppio senso di circolazione.
Oggi e domani, intanto, dalle ore 8 alle ore 16, sarà istituito un senso unico alternato tra
il km 175,000 e il km 176,500 e
tra il km 178,000 e il km
179,100, cioé nei tratti autostradali compresi tra gli svincoli di Campotenese e Morano
Calabro, percorso attualmente
predisposto a doppio senso di
circolazione per i lavori di realizzazione della nuova autostrada.
Il provvedimento, secondo
quanto reso noto dall’Anas, si
rende necessario per consentire i lavori di ripristino del piano viabile e la sostituzione delle barriere di sicurezza.
L’Anas ha comunque invitato gli automobilisti alla prudenza nella guida, ricordando
che l’informazione sulla viabilità e sul traffico di rilevanza
nazionale è assicurata attraverso il sito www.stradeanas.it
e il numero telefonico “verde”
800.290.092.
IL DIRIGENTE Dott. Antonio Russo
REGIONE CALABRIA
AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE DI CATANZARO
ESTRATTO BANDO DI GARA
L’A.S.P. di Catanzaro bandisce PROCEDURA APERTA PER L’AFFIDAMEN TO, per un periodo di 60 mesi, del SERVIZIO DI TESORERIA E DI CASSA
DELL’AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE DI CATANZARO. Codice CIG N.
35606938CF. Il capitolato speciale d’appalto e la documentazione comple mentare sono gratuitamente scaricabili dal sito www.asp.cz.it, sez. Gare e
Appalti, e dal sito www.fareonline.it, sez. Bandi di gara. Termine per la pre sentazione delle offerte: ore 13.00 del 29.12.2011 presso l’U.O.C. Acquisizione Beni e Servizi – A.S.P. Catanzaro - Via G.Bruno 47 - 88068 Soverato (
CZ ). Le eventuali richieste di chiarimenti dovranno pervenire entro e non ol tre le ore 13,00 del 14.12.2011. Ulteriori informazioni in merito alla gara po tranno essere richieste presso : l’U.O.C. Acquisizione Beni e Servizi - A.S.P.
Catanzaro - Via G.Bruno 47 - 88068 Soverato ( CZ ). Tel. 0967 –539416 fax
0967 - 522350. Data spedizione del Bando alla GUUE: 16/11/2011.
IL DIRETTORE U.O.C. ACQUISIZIONE BENI E SERVIZI Dir. Francesco Tropea
IL DIRETTORE GENERALE ASP DI CATANZARO Dott. Gerardo Mancuso
29
Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011
Calabria
.
CROTONE Con l’operazione “Gold and white” la Polizia di Stato ha sgominato un gruppo che con i “colpi” nelle gioiellerie finanziava l’acquisto di stupefacenti
Rapine e spaccio di droga: 14 arrestati
Il questore Giuseppe Gammino: «Una risposta a reati che determinano allarme sociale tra i cittadini»
Luigi Abbramo
CROTONE
Gold come l’oro che avrebbero rapinato e rubato; white come il
bianco della polvere di cocaina
che avrebbero spacciato a iosa
nelle discoteche e nelle strade
della città di Crotone. Con i proventi delle rapine avrebbe finanziato l’acquisto della droga, il presunto gruppo criminale sgominato ieri dalla Squadra Mobile della
Polizia di Stato di Crotone con
l’operazione “Gold and white”,
scattata all’alba con l’esecuzione
di quindici ordinanze di custodia
cautelare: dieci in carcere e cinque ai domiciliari (altro servizio
nella Cronaca di Crotone). Escluso uno dei destinatari del provvedimento (Pantaleone Laratta),
che ieri sera era ancora irreperibile, gli altri 14 arrestati sono stati
tutti rintracciati dagli agenti della
Mobile coadiuvati dai poliziotti
delle Volanti e dagli uomini del
Reparto prevenzione crimine di
Cosenza che hanno eseguito le
ordinanze emesse dal gip del Tribunale di Crotone Paolo De Luca
su richiesta dell’Ufficio di Procura
rappresentato dal procuratore
Raffaele Mazzotta e dal suo sostituto Ivan Barlafante che coordina
l’inchiesta.
«Abbiamo dato risposte su una
fenomenologia che incide molto
sulla percezione dei cittadini», ha
premesso il questore Giuseppe
Gammino nell’introdurre la conferenza stampa svoltasi ieri mattina al terzo piano della questura.
Accanto a Gammino erano seduti
gli investigatori che hanno condotto sul campo l’indagine – il capo della Mobile Enzo Coccoli e il
vicequestore aggiunto Aldo Pignataro – ed il procuratore Raffaele Mazzotta che di persona ha
coordinato le prime fasi dell’inchiesta sfociata ieri mattina
nell’esecuzione di 14 delle 15 ordinanze di custodia cautelare.
Un’inchiesta come ha precisato il
questore Gammino avviata dagli
investigatori della Mobile nel dicembre del 2010 ed andata poi
avanti fino al giugno scorso. Un
anno e mezzo di appostamenti, di
paziente ascolto di centinaia di
colloqui tra gli indagati, di improvvisi blitz che molte volte si
sono conclusi con piccoli sequestri di droga ma anche senza
provvedimenti perchè come hanno spiegato lo stesso questore e il
procuratore Mazzotta, si è preferito ricorrere all’escamotage
dell’arresto ritardato per evitare
di insospettire gli indagati e mandare a monte l’intera indagine illustrata nei dettagli dal vicequestore Enzo Coccoli che dirige la
Squadra Mobile della questura
pitagorica.
Da alcune rapine e tentate rapine commesse in danno di
gioiellerie, hanno presto il via le
indagini che hanno permesso agli
inquirenti di fare luce su tre tentate rapine, due rapine e un furto.
Uno degli arrestati – Marco Taverna (20 anni), il più ciarliero
del gruppo avrebbe partecipato a
quattro dei cinque episodi. Lo
avrebbe raccontato egli stesso
nelle intercettazioni ambientali,
raccolte dagli investigatori che
avevano piazzato una cimice
nell’Alfa Romeo “Mito” di Taverna. Quest’ultimo – secondo gli inquirenti – fingendosi un cliente
entrava nelle gioiellerie prese di
mira , chiedeva di comprare
dell’oro e una volta che il gioielliere esponeva i gioielli sul banco,
chiamava con il cellulare il complice o i complici rimasti fuori che
facevano irruzione nell’esercizio
commerciale è rapinavano l’oro.
Lo stratagemma sarebbe stato
utilizzato più volte (il 22 marzo in
una sala giochi con 800 euro di
bottino, il 23 marzo in una gioielleria con 15.000 euro di bottino),
anche se non sempre andava a
buon fine. Come quando il 10
marzo 2011, in una gioielleria del
centro, l’improvvisa reazione del
titolare costrinse i rapinatori a
scappare. Proprio dal video, filmato dalla telecamera a circuito
chiuso della gioielleria Gerace,
gli investigatori sono risaliti a Taverna ed ai suoi presunti complici
in questo e negli altri episodi di
rapina e tentata rapina. La Procura contesta questi reati oltre che a
Taverna anche a Luigi Scerra (22
Le ordinanze
Gli arrestati sono tutti giovani di Crotone.
Sono finiti in carcere Mario Citati (34 anni), Giovanni Corigliano (39 anni); Francesco Gallo (22
anni); Emiddio Leto (23
anni); Giuseppe Maiorano
(20 anni), Andrea Ermenegildo Misticoni (30 anni); Daniele Pugliese (36
anni); Luigi Scerra (22 anni), Marco, Taverna (20
anni.
La custodia domiciliare è
stata disposta nei confronti di: Donato Bevilacqua
(19 anni); Salvatore Martino (26 anni); Gaetano
Mungari (19 anni), Salvatore Nicoletta (28 anni),
Giovanni Romano (22 anni).
Si è reso irreperibile : Pantaleone Laratta (23 anni),
anch’egli raggiunto da
un’ordinanza di custodia
cautelare in carcere
Il video della tentata rapina in una gioielleria del centro di Crotone: il filmato ha permesso alla Polizia di identificare la banda
anni), Emiddio Leto (23 anni);
Andrea Ermenegildo Misticoni
(30 anni) e Giuseppe Maiorano
(20 anni): quest’ultimi due già in
carcere per armi. Si tratta di giovani, tutti di Crotone, alcuni dei
quali incensurati. «Che con le rapine – ha ribadito il procuratore
Mazzotta – volevano finanziare
l’attività di spaccio delle droga».
L’ufficio di Procura e gli investigatori che hanno ricostruito inoltre
ben 63 singoli episodi di spaccio
di droga (per lo più cocaina ma
anche hascisc, marijuana e ecstasy), hanno ipotizzato la presenza
di una vera e propria associazione
a delinquere anche se il gip non
ha ritenuto che per questo aspetto vi fossero indizi tali da giustificare l’arresto. Certo è, che secondo la Procura che ha indagato 19
persone, a tenere le fila del gruppo sarebbero stati Mario Citati
(34 anni, di Crotone), arrestato
per un singolo episodio di spaccio
di droga e Gianluca La Forgia (27
anni, di Crotone), indagato a piede libero. Sarebbero stati loro
due a trattare con le ‘ndrine locali
per evitare guai al gruppo.
Anche se (ed è sempre un’intercettazione raccolta nell’auto
di Taverna che lo rivela), dopo
una rapina in una sala giochi uno
degli arrestati – Luigi Scerra – sarebbe stato picchiato dagli isoletani («l’hanno picchiato nelle
gambe con una bastone»). «Sicuramente – scrive il pm – a causa di
una suddivisione del controllo
del territorio». E Taverna dopo
questo episodio che rivela un crescente peso degli isoletani in città
, ha uno sfogo contro Citati e La
Forgia: «Davvero non valete
niente allora...malandrini di cartone».
L’epilogo esilarante d’un tentativo di rapina a una prostituta
«Alla fine ho dovuto pagare trenta euro»
CROTONE. Non sempre i propositi criminali del presunto gruppo
di rapinatori andavano in porto.
In occasione di una tentata rapina a una giovane prostituta
dell’Est Europa – episodio contestato ad Antonio Taverna, Andrea Ermenegildo Misticoni e
Giuseppe Maiorano – il 29 marzo scorso accaddero una serie di
coincidenze che trasformarono
l’accaduto in un episodio che
può essere ben definito esilarante per il suo epilogo. Lo ha rivelato ancora una volta un’intercettazione raccolta sull’auto di
Marco Taverna.
Quest’ultimo secondo il pm
d’accordo con Misticoni decise
di organizzare una rapina ai
danni di una giovane prostituta
che “batteva” nella zona di parco
delle Rose. Col solito stratagemma si fece avanti Taverna che
adescò la prostituta, la fece salire sull’auto («Con la macchina di
papà sono andato»), e raggiunse
il rione San Francesco. Qui come
d’accordo col Misticoni mentre
consumava un rapporto con la
prostituta, mandò un messaggino via sms al suo presunto complice. Nelle intenzioni dei tre a
quel punto Misticoni e l’altro poi
identificato come Maiorano, sarebbero dovuti intervenire e ra-
pinare la giovane donna. Ma Misticoni non rispose al messaggino. Non poteva perchè lui e
Maiorano erano incappati in un
controllo ed erano stati appena
arrestati dagli agenti di una Volante che li avevano trovati con
una pistola e due passamontagna. Ed a quale punto a Taverna
non è rimasto altro che pagare
lui la prostituta che avrebbe voluto rapinare. «Trenta euro – si
lamentava pur lodando la prestazione della prostituta in un
intercettazione – gliel’ho dovuti
pagare a forza...le mi ha fatto, io
messaggiavo ma Andrea non rispondeva».(l. ab.)
31
Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011
Cronaca di Reggio
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.
Anche i deputati calabresi del Pd con un’interrogazione al Ministro dell’Interno chiedono l’accesso Antimafia a Palazzo San Giorgio ma il sindaco reagisce
Arena spara a zero: la misura è colma
«Un gruppo di potere alternativo ritiene di sfruttare il cambio del governo per attivare un progetto distruttivo»
Tonio Licordari
I deputati del Pd calabrese (Doris
Lo Moro, Rosa Villecco Calipari,
Laura Garavini, Franco Laratta e
Nicodemo Oliverio), chiedono
con una interrogazione al Ministro dell’interno l’accesso antimafia a Palazzo San Giorgio. Il
clima anziché raffreddarsi diventa rovente anche perché il sindaco Arena non ci sta e passa al contrattacco in difesa della città.
Nell’interrogazione, tra l’altro
annunciata da qualche giorno, i
parlamentari del Pd fanno riferimento alle dichiarazioni del pentito Moio, all’ex consigliere Massimo Labate «per il quale il pg ha
chiesto nella requistoria una
condanna a dieci anni», alle indagini che riguardano la società
Multiservizi, allo stesso “caso
Fallara”. Secondo i deputati del
Pd «il contesto di confusione amministrativa e di disamministrazione che emerge non è in sé indicativo di infiltrazioni mafiose anche se, per comune esperienza, è
proprio la cattiva amministrazione a rendere possibili e a favorire
le pressioni e le infiltrazioni».
L’interrogazione dei parlamentari del Pd si aggiunge a
quella dell’on. Angela Napoli
(Fli), agli attacchi degli altri partiti del centrosinistra, a voci diffuse (poi smentite) su richieste
del Ministero dell’interno alla
Prefettura di Reggio in merito
all’inchiesta della Multiservizi.
Arena ieri sera ha preso carta e
penna per ribattere con veemenza: «Come mio costume – dice –
ho atteso un paio di giorni prima
di prendere una posizione su
quanto accaduto in questi ultimi
giorni. Non posso più tollerare
che un gruppo eterogeneo, che
vuole costituirsi come potere alternativo e di volta in volta si manifesta sotto forma di ex politici o
politicanti, parlamentari in cerca
di riconferma, giornalisti o blogger, manovri sulla pelle della mia
città con l’evidente scopo di abbattere la figura e il progetto po-
litico del presidente della Regione ed ex sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti».
Per Arena c’è modo e modo di
criticare o di contestare: «Quanto successo nelle ultime ore – sottolinea – è estremamente grave:
già all’atto dell’insediamento del
nuovo Ministro degli interni è
stata lanciata la notizia, a tutt’oggi priva di qualunque riscontro,
secondo cui il Viminale avrebbe
chiesto al Prefetto di Reggio Calabria una relazione sulle ultime
inchieste giudiziarie. Procedura
che, se anche fosse vera, rientrerebbe nella normale attività
ispettiva esperita dal Ministero.
Ebbene immediatamente questa
notizia ha trovato, con inopinata
rapidità, sponda in ben due interrogazioni parlamentari una delle
quali in particolare si concretizza
in una rabberciata requisitoria
basata su un mix di fatti di cronaca, pettegolezzi e contorte elucubrazioni senza alcun filo conduttore, in spregio alla stessa funzione dell’Istituto dell’interrogazione parlamentare che dovrebbe
avere un carattere conoscitivo e
non essere utilizzato come strumento di esposizione di desideri
personali».
«Detto modo di interpretare la
funzione parlamentare – continua – è, per inciso, il frutto di una
legge elettorale che ha dato legittimità a personaggi senza consenso popolare, designati dai
partiti per alimentare un dibattito politico fondato sullo scontro
di potere». Arena parla anche di
«virulenti attacchi da parte di alcuni operatori dell’informazione
che, sfruttando la libertà normativa che disciplina i blog, hanno
offeso in maniera volgare città».
Doris Lo Moro
è tra i firmatari
dell’interrogazione
del Pd che chiede
l’accesso
della commissione
Antimafia
Secondo il sindaco «il tentativo in atto è tanto grave quanto
evidente: questo gruppo di potere alternativo ritiene di poter
sfruttare il cambio di Governo
per perseguire il progetto distruttivo nei confronti della città
cercando di condizionare l’operato di insigni personalità che
hanno assunto responsabilmente il gravoso onere di governare il
Paese in questo difficile momento. Detta manifestazione, che in
condizioni normali può essere
catalogata come irresponsabile,
assume adesso i contorni di una
vera e propria azione di sciacallaggio che determina una deriva
sociale oltremodo pericolosa. Ritengo a questo punto che la misura sia colma».
«A me spetta difendere innanzitutto la dignità della mia comunità che, pur tra mille difficoltà,
da quindici anni a questa parte
tiene la schiena dritta, cercando
di rovesciare un cliché che le è
stato attribuito da chi poco o nulla ha saputo comprendere della
sua realtà; e non consentirò che
un sacrosanto diritto costituzionale, qual è quello del libero pensiero e della libera espressione
venga miserabilmente distorto
verso la libertà di insulto gratuito
e impunito». Conclude: «Mi riservo perciò di tutelare la reputazione di Reggio, dei reggini e
dell’amministrazione da me guidata da qualsivoglia attacco in
ogni sede, anche quella giudiziaria».
Questa la reazione di Arena
che lunedì scorso aveva lanciato
un appello a tutte le forze politiche, anche a quelle di minoranza, di guardare agli interessi della città. La risposta è stata di senso contrario: cioè la richiesta di
accesso dell’Antimafia. Intanto
oggi, in questo clima così turbolento, è in programma un’importante seduta del Consiglio comunale che dovrà discutere sul Psc
(Programma strutturale comunale). Si profila una seduta con le
cinture allacciate.
Il sindaco Demetrio Arena ha reagito agli attacchi con una forte nota
Iniziativa dell’on. Nucara in omaggio al vice sindaco scomparso
Un sostegno in favore dell’Hospice
nel caro ricordo di Gianni Rizzica
A tre anni dalla scomparsa di
Gianni Rizzica, vice sindaco di
Giuseppe Scopelliti, rappresentante calabrese del Partito repubblicano italiano e uomo di
elevata cultura, moralità e rara
umanità, il segretario del Pri
Francesco Nucara ricorda la
passione per l’impegno politico
che Rizzica ha sempre messo al
centro della propria azione
esaltando i valori della solidarietà con una attiva partecipazione alle sofferenze della gente, in particolare quelle dei tanti
giovani condannati ad una vita
dall’incerto futuro e soprattutto
con il pensiero rivolto sempre
alle classi meno abbienti che
non potevano usufruire nem-
Sopralluogo del primo cittadino sui luoghi colpiti dalla mareggiata dei giorni scorsi
Maltempo, a Catona riprendono i lavori
Proseguono a ritmo serrato gli
interventi di ripristino della normale circolazione sul lungomare
di Catona. Da ieri, infatti, sono
stati tempestivamente avviati i
lavori per sgomberare la via Marina del popoloso rione a nord di
Reggio dal fango e dai detriti trascinati sulla strada dalla violenta
mareggiata che ha colpito la zona.
Il sindaco Demetrio Arena,
dopo essersi impegnato in sinergia con il dirigente della Protezione civile della Regione, Salvatore Mazzeo, e con Giuliana Carmagnola, responsabile comunale del servizio di Protezione civile, per predisporre tutti i passaggi necessari, ha voluto recarsi
personalmente sul posto per verificare l’andamento dell’opera
di pulizia e assicurarsi che tutto
rientri a regime nel più breve
tempo possibile.
Accompagnato dai consiglieri
comunali Daniele Romeo e Antonio Pizzimenti (delegato dal sindaco al territorio dell’ex VIII circoscrizione) e dal consigliere
provinciale Michele Marcianò, il
primo cittadino ha svolto un accurato sopralluogo: appena in-
formato degli eventi meteorologici, infatti, Arena aveva sollecitato proprio la Protezione civile
regionale affinché si intervenisse con una certa urgenza.
«La ditta che sta operando sul
lungomare di Catona – ha dichiarato il sindaco – sta ultimando i
lavori pur a fronte di una situazione in cui abbiamo registrato
dei danni evidenti. Purtroppo
eventi del genere non sono prevedibili, ma abbiamo fatto tutto
il possibile affinché si potessero
fornire delle risposte tempestive
ai residenti della zona ad appena
qualche ora dalla mareggiata.
Ringraziamo per la disponibilità
immediata la Protezione civile
della Regione che ha compreso
la necessità di programmare con
rapidità il piano d’intervento.
Appena la carreggiata sarà libera
– ha concluso Demetrio Arena –
l’opera finale di pulizia sarà affidata alle società Leonia e Multiservizi così da eliminare definitivamente qualsiasi disagio».
A margine del sopralluogo, il
sindaco si è poi soffermato con
alcuni cittadini recependo le loro
istanze su alcune problematiche
che insistono sul territorio.
Gianni Rizzica, il vice sindaco scomparso qualche anno fa
Ruspe in azione ieri mattina sul Lungomare di Catona
meno della possibilità di un fine
vita sereno.
Continuare l’impegno già
svolto da Gianni Rizzica verso il
mondo della solidarietà è il
messaggio che Francesco Nucara donando all’Associazione “La
Compagnia delle Stelle” (Hospice) un personale contributo,
rivolge agli amici repubblicani e
ai cittadini abbienti e alla classe
politica per sostenere questo
mondo del volontariato che
tanto si prodiga a favore dei sofferenti e di coloro che sono chiamati ad interrompere la propria
esistenza su questa terra.
Francesco Nucara consegnerà il contributo insieme a Saveria Rizzica moglie del mai suffi-
cientemente rimpianto Gianni.
La Compagnia delle Stelle, la
prima struttura realizzata in
Calabria per l’assistenza ai malati terminali e alle loro famiglie, ha bisogno del contributo
di tutti e per questo Nucara rinnova l’invito a sostenere e contribuire materialmente la Compagnia delle Stelle, che tanto ha
amato il nostro amico Gianni
Rizzica.
La cerimonia del ricordo di
Gianni Rizzica si terrà a Reggio
Calabria domenica 27 novembre alle ore 11,30 presso i locali
della Compagnia delle Stelle in
Via delle Camelie.
L'iniziativa è sostenuta anche
dal presidente della Regione
Giuseppe Scopelliti, insieme ad
altri sostenitori istituzionali come il presidente Giuseppe Raffa
e il sindaco Demi Arena.
Saranno tutti presenti alla
cerimonia e prenderanno la parola, se lo desiderano, per per
dare anche un giudizio sull'iniziativa. In tempi di crisi è necessario che la solidarietà umana
copra gli spazi che il pubblico,
preso da problemi più vasti,
spesso dimentica. L'occasione
del ritiro all'Eremo della Madonna della Consolazione proprio domenica 27 novembre
rappresenta un buon viatico per
quanti vogliono concretamente
contribuire a sostenere un'associazione dedita al sostegno
umano degli ammalati terminali e dei bimbi che colpiti da malattie incurabili o quasi necessitano di un'assistenza domiciliare permanente. I reggini dimostrino che anche nel loro vocabolario esiste la parola solidarietà.
Venerdì 25 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
40
Reggio Tirrenica
.
LA VERTENZA Domani dovrebbe scattare la protesta ma l’Asp è pronta a scongiurarla
GIOIA TAURO
Blocco delle ambulanze nella Piana
oggi le associazioni davanti al bivio
Processo
alle banche,
De Masi:
«Sentenza
storica»
L’Azienda sanitaria promette di riconoscere i debiti maturati
GIOIA TAURO. «Per la prima
Alfonso Naso
PIANA
Una soluzione e un nulla di fatto o
meglio un rinvio. Il servizio delle
ambulanze che supportano il servizio di emergenza del 118 nella
Piana di Gioia Tauro è in bilico.
Nella Locride, invece, la situazione per il momento è stata risolta
positivamente.
Sono questi i risultati del vertice convocato in via d’urgenza
dall’Azienda sanitaria Provinciale reggina, guidata da Rosanna
Squillacioti. Martedì le associazioni di volontariato di Piana e
Locride congiuntamente si sono
sedute al tavolo istituito nei locali
di Palazzo Tibi a Reggio Calabria
e le soluzioni sono per il momento molto diverse. È arrivata una
proroga della convenzione per le
associazioni che operano nella
fascia ionica della Provincia,
mentre per la Piana i risultati non
sono del tutto positivi. Non catastrofici, però, come erano le premesse; questo perché l’Asp ha riconosciuto i debiti verso le associazioni che avevano denunciato
un credito di oltre 300mila euro
per il 2011 con gravi ripercussioni sulle attività messe in atto.
A tal proposito è necessario
sottolineare che fino a prima del
vertice mancava pure la delibera
di assunzione dell’impegno contabile, necessaria per il riconoscimento in bilancio e la successiva
liquidazione dei compensi; proprio su questo gli uffici dell’azienda sanitaria sono al lavoro per regolarizzare il tutto.
Una mediazione comunque
difficile per il settore delle ambulanze della Piana: la convenzione
prosegue di proroga in proroga,
dopo la pubblicazione del bando
di gara per la gestione del servizio
Oggi le associazioni di volontariato decideranno se mantenere la decisione di bloccare le ambulanze nella Piana
alle associazioni di volontariato e
la successiva revoca, si attendono
le mosse. Le ipotesi sono due: la
prima è per un bando di gara unico con procedura aperta per i servizi primari (scadenza dell’appalto è fissata a dicembre 2011) e
secondari, a cui però le associazioni di volontariato non possono
partecipare così come previsto
dalla legge; la seconda uno sdoppiamento delle procedure con
possibilità di sottoscrivere convenzioni con le sole associazioni
per i servizi di supporto al 118 di
emergenza, vale a dire per il servizio di trasporto secondario.
Le associazioni aderenti
all’Anpas (associazione nazionale delle Pubbliche assistenze) de-
cideranno nella giornata di oggi
se fermare o meno le ambulanze.
Il blocco è previsto per domani,
ma ci sono le condizioni per evitarlo. Questo perché se la morosità dell’Asp sarà riconosciuta con
atto ufficiale e arriveranno degli
impegni sui pagamenti i membri
delle organizzazioni di volontariato sono disponibili ad una revoca della serrata.
Stesso discorso vale per il bando. Se l’Asp riuscirà a trovare una
soluzione di compromesso tra
privato e associazioni per i servizi
sul territorio, tutta la questione
volgerà per il meglio.
Il servizio, quindi, resta appeso al filo. E proprio in queste ore
dovrebbero arrivare gli ultimi ag-
giornamenti. Per la Locride, invece, la situazione è stata più semplice in quanto nella convenzione per il territorio ionico, a differenza di quello della Piana, vi era
una clausola che consentiva una
proroga del servizio. In caso di
bando, quindi, a partecipare saranno solo le Anpas della Piana di
Gioia Tauro.
Dopo la clamorosa presa di posizione delle associazioni di volontariato con il blocco delle ambulanze, adesso si attende di sapere se questa intenzione si trasformerà in fatti, o se arriveranno
in extremis soluzioni alternative
in grado di mettere tutti d’accordo e consentire il mantenimento
di un servizio essenziale.
volta in Italia la Corte accerta la “riferibilità della condotta usuraria in termini
oggettivi” come riportato a
pagina 107 della sentenza».
Lo afferma Antonino De
Masi, l’imprenditore che
denunciò i vertici di alcuni
istituti di credito, innescando un’inchiesta della Procura di Palmi. Due giorni fa
l’ultimo capitolo giudiziario, con la sentenza definitiva di assoluzione emessa
dalla Suprema Corte nei
confronti di Cesare Geronzi, Luigi Abete e Dino Marchiorello, accusati di usura
commessa nel 2003.
«In relazione a tale formula assolutoria – ha aggiunto ricordando che di
fatto riconosce il reato di
usura ai suoi danni pur non
riconducendolo ai banchieri in questione – ho dato
mandato ai miei legali di
valutare le azioni risarcitorie conseguenti. Questa
sentenza, passata in giudicato, è storica per i contenuti, i fatti parlano da soli
aldilàdi ogni commento o
interessata interpretazione».
Secondo De Masi «siamo
in presenza di fatti gravi, e
dell’individuazione di comportamenti colposi e negligenti. Questo importante risultato è dovuto sicuramente al mio impegno e sacrifici
e principalmente alla elevata professionalità umiltà e
pazienza dei miei avvocati,
Antonio Mazzone e Giacomo Saccomanno, a cui vanno la mia gratitudine e riconoscenza».(a.n)
Giovanni Barone
Giuseppe Saletta
PALMI Critiche del preside Muzzupappa
Rete scolastica,
bocciata la proposta
di Barone e Saletta
PALMI. È di qualche giorno fa la
“ricetta” fornita dai consiglieri
provinciali di Palmi, Giovanni
Barone e Giuseppe Saletta, per
far fronte al dimensionamento
scolastico dei numerosi Istituti
palmesi. Proprio in merito alla
delicata questione è intervenuto il dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore “Einaudi-Guerrisi”, Antonino Muzzupappa che in un corposo comunicato stampa si dissocia,
unitamente a tutto il personale
docente e Ata, dalla proposta
dei consiglieri provinciali.
Nello specifico il piano proposto prevederebbe un accorpamento a partire dal prossimo anno scolastico dell’Istituto Tecnico “Einaudi” di Palmi con l’Istituto professionale, “Ferraris” e
l’Istituto Agrario. Attraverso
una missiva indirizzata al presidente della provincia Giuseppe
Raffa e all’assessore PI Giovanni
Calabrese il dirigente scolastico
ha fatto presente che «l’Istituto
Tecnico “Einaudi” è già stato ridimensionato e accorpato al Liceo Artistico “Guerrisi” di Palmi.
Tale accorpamento è iniziato
proprio nell’anno scolastico in
corso, coinvolgendo docenti e
strutture differenti verso un
”progetto comune” che a fronte
di non trascurabili difficoltà organizzative e amministrative
sta cominciando a produrre risultati apprezzabili in termine
di sinergia tra i due istituti».
La richiesta pertanto avanzata da Muzzupappa è quella «di
intervenire affinché venga salvaguardato il percorso didattico-formativo già in corso senza
modificarlo». Il dirigente definisce la proposta Saletta-Barone
«non condivisibile dal punto di
vista formativo e gestionale e se
venisse accettata sarebbe deleteria, perché in un’ottica di riduzione della spesa pubblica verrebbero sprecate risorse organizzative, economiche e finanziarie già impegnate per l’accorpamento Einaudi-Guerrisi in
corso». Da questo ragionamento parte la “controproposta”: «A
nostro avviso, se davvero occorre operare nuovi accorpamenti,
non sarebbe più logico accorpare l’Istituto o “Severi” di Gioia
Tauro con l’Istituto professionale, industriale e artigianato
“Ferraris” e l’Istituto Agrario di
Palmi, i quali non hanno iniziato
l’iter del dimensionamento?».
Secondo Muzzupappa «sarebbe
un crimine interrompere il lavoro sinergico fra le sue istituzioni
Guerrisi e Einaudi. (i.p.)
In breve
ROSARNO Il confronto polemico dopo le dimissioni di trenta giovani dalla Consulta
L’assessore Bonelli smentisce Papaianni
Giuseppe Lacquaniti
ROSARNO
Giunge puntuale la replica
dell’assessore Francesco Bonelli,
dopo le dimissioni dalla Consulta
Giovanile comunale del presidente Pasquale Papaianni e di 30 giovani, rappresentanti di associazioni culturali e agenzie educative cittadine. In una nota stampa,
Bonelli, dispiaciuto per le critiche
mosse al suo operato, dichiara come la cattiva gestione della Consulta non sia da attribuire all’Assessore alle Politiche giovanili.
Anzi «desidero si sappia che il vice
presidente e il segretario rassegnarono le dimissioni dalle rispettive cariche, assieme ad altri
membri del Consiglio in aperto
contrasto con il presidente Papaianni, ancor prima che egli si di-
mettesse assieme a 27 ragazzi
dell’assemblea». Precisa «che, già
dallo scorso anno, andarono via
dalla Consulta altri ragazzi che
pur contribuirono alla sua stessa
costituzione». Tutti giovani – a
suo dire – «che avrebbero dato un
validissimo contributo in termini
di qualità, quantità e pluralità di
voce, ma costretti a lasciare il progetto in quanto in netto contrasto
e dissenso dal modo di operare
del Presidente del Consiglio».
L’assessore Bonelli sostiene che
«le perplessità palesate durante la
riunione del Consiglio della Consulta, circa la partecipazione di
Papaianni e quella di altri due
membri della Consulta ad un organo di direttivo politico (il
Psi,n.d.c.), mi sono state sollevate
anche dal vice presidente (motivo
per il quale ha rassegnato le sue
L’assessore Francesco Bonelli
dimissioni) e da altri componenti
il Consiglio. Anzi, in quell’occasione ho esordito dicendo: «Premesso che mi fa piacere constatare che alcuni ragazzi abbiano aderito ad un partito politico, questo
è segno di maturità e di attenzione alle problematiche di una comunità, a prescindere dal colore o
bandiera; però qualcuno mi ha
posto il problema di incompatibilità dei ruoli ed è giusto che si affronti questo argomento».
Dopo aver replicato alle contestazioni mossegli, l’Assessore Bonelli dichiara di voler lavorare
«per ristrutturare la Consulta con
chi ha deciso di restare, con le
nuove adesioni e con chi ci ripenserà. Rivedremo il regolamento e
lo statuto, in quanto quello ereditato dal periodo commissariale è
carente sotto molti punti».
POLISTENA Il partito dei comunisti
ROSARNO
Autista rapinato
200 euro il bottino
ENNESIMA rapina portata a
termine con il più semplice
degli stratagemmi. Questa
volta la vittima è un autotrasportatore di 37 anni che
lavora per conto della ditta
“S. di S. e c.” con sede a
Catanzaro, attiva nel settore
della vendita di cosmetici e
prodotti per parrucchieri.
Mentre si trovava in sosta a
bordo del furgone Ford
Transit, è stato affrontato
da un ignoto malfattore armato di pistola con il volto
scoperto che, sotto la minaccia dell’arma, lo ha costretto a consegnare il portafogli contenente la somma
euro 200 circa. (g.s)
GIOIA TAURO
Domani conferenza
del prof. Lucio Villari
CONFERENZA La Giunta interviene dopo l’intimidazione al comandante dei vigili urbani
Cinquefrondi reagisce alle pressioni criminali
CINQUEFRONDI. «Senza paura,
dobbiamo essere uniti contro la
criminalità». Questo il messaggio
che giunge da Cinquefrondi,
all’indomani dell’intimidazione
al Comandante della polizia municipale dott. Domenico Muzzupapa. Mercoledì mattina, l’auto
della moglie, è stata fatta bersaglio di un colpo di pistola. Ieri
mattina, l’intera giunta comunale
con in testa il sindaco Marco Cascarano, ha incontrato i giornalisti, per esprimere totale vicinanza e solidarietà al dott. Muzzupapa e alla sua famiglia, nonché a
tutti i cittadini, vittime, negli ultimi tempi, di rapine, danneggia-
menti e di atti di vandalismo. Il
primo cittadino, nel sottolineare
che l’Amministrazione comunale
«non accetta condizionamenti da
nessuno», ha annunciato che a
breve ci sarà una reazione decisa,
sul territorio, da parte dello Stato.
Lo stesso sindaco, dopo aver rivolto a tutto il personale del Comune l’invito ad andare avanti
senza farsi intimorire, ha aggiunto: «Il comandante Muzzupapa è
una bandiera della legalità per
caratteristiche umane e professionali, e rappresenta uno dei pilastri su cui si fonda il rinnovamento che noi auspichiamo. Do-
po la sequenza di episodi gravi dei
giorni scorsi, ora siamo all’assurdo. La politica deve essere unita».
L’intero consiglio comunale,
maggioranza ed opposizione insieme, hanno sottoscritto un documento congiunto nel quale, tra
l’altro, si afferma che «Cinquefrondi non si piegherà mai a coloro che tentano di intimorirla e
non sarà ostaggio di nessuno.
Non possiamo tacere – si legge
ancora nel documento – su quanto purtroppo è accaduto alla moglie del nostro comandante dei vigili urbani, vittima di un danneggiamento di chiara natura 'ndranghetista. Al comandante, alla sua
famiglia, ai cittadini onesti assicuriamo tutto il nostro impegno e
tutta la nostra determinazione».
In conferenza stampa, è stato anche annunciato che l’Amministrazione comunale ha già messo
in campo tutte le iniziative volte
al ripristino della sicurezza e
dell’ordine pubblico. Sulla scia
del sindaco gli interventi dell’assessore Anselmo Scappatura, di
Rosario Galluccio, presidente
della Comunità Montana versante tirrenico settentrionale, il quale ha invocato he «provvedimenti
incisivi nel contrastare fenomeni
che evocano brutti ricordi per la
cittadina».(a.se)
SU INIZIATIVA dell’Adic (Associazione donne insegnanti
calabresi) domani, sabato
26 novembre, nell’ambito
delle manfestazioni promosse per i centocinquanta anni
dell’Unità d’Italia, il prof.
Lucio Villari, Ordinario di
Storia contemporanea
all’Università Roma 3, terrà
a Gioia Tauro (Palazzo Baldari-ore 16,30) una conferenza sul tema “Riflessione
storica sul Risorgimento”.
L'illustre relatore - docente
di chiara fama - sarà presentato dalla prof. Luigia
Morgante Rodinò che guida
il direttivo dell’Adic. Si
tratta di un importante appuntamento culturale per
tutti gli appassionati di storia. (g.s)
Giorgia Sorace eletta
segretaria del circolo
di Rifondazione
Attilio Sergio
POLISTENA
Nel corso del congresso di sezione, Giorgia Sorace è stata
eletta nuova segretaria del
circolo “Rocco Pizzarelli” di
Polistena del partito della Rifondazione Comunista.
«Cari compagni – ha affermato Giorgia Sorace al momento della sua elezione – è
doveroso da parte mia ringraziare tutti i componenti del
circolo “Rocco Pizzarelli” per
aver creduto in me e per avermi nominata neo segretaria
dello stesso. Da oggi si inizia
un percorso serio fatto di sacrificio e lavoro, dove tutti e
sottolineo tutti, devono contribuire, nel loro piccolo, a far
rinascere un partito come il
nostro che ha già dimostrato
di avere larghi consensi, non
solo a livello locale, ma anche
a livello provinciale con l’elezione del nostro consigliere
Giuseppe Longo».
Dal congresso di Polistena
è emerso che la linea politica
di Rifondazione è una ed inequivocabile: «Una lotta continua contro le banche e la corrente neo-liberista che arieggia, in maniera asfissiante, negli ultimi mesi nel nostro Paese; contro le precarietà, al
fianco dei lavoratori e degli
studenti».
Secondo Giorgia Sorace, «è
proprio adesso che l’Italia ha
bisogno di una ventata d’aria
fresca, rossa e comunista».
Giorgia Sorace
L’impegno del Prc a livello
comunale, vedrà la stessa
Giorgia Sorace, nella veste di
consigliere comunale (gruppo
misto), presentare una serie
di problematiche, da discutere all’interno del civico consesso, tra le quali: la petizione
per la riapertura della strada
provinciale Sp5 Cinquefrondi-Mammola ed un deciso e
forte no al rigassificatore di
Gioia Tauro. Ricordiamo che
recentemente la Sorace ha ingaggiato un braccio di ferro
con l’Amministrazione di Polistena, facendo emergere una
evidente divergenza. Inoltre,
Giorgia Sorace ha proposto,
«una collaborazione a trecentosessanta gradi con il circolo
cinquefrondese del Prc, in
quanto – suo parere – rappresenta un punto di forza non
solo per il circondario ma anche per tutta la provincia».
41
Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011
Reggio Tirrenica
.
ROSARNO In videoconferenza da Milano la collaboratrice di giustizia, Rosa Ferraro, ha delineato scenari sconvolgenti accusando la cosca Pesce
«Avevano chiesto a mio fratello di uccidermi»
Secondo la collaboratrice di giustizia era presente anche il padre al vertice in cui fu deciso di eliminarla
Ivan Pugliese
PALMI
Un pericolo incombente per la
propria vita e i primi accertamenti della GdF che iniziarono a
svelarle il mondo perverso nel
quale era caduta. Sono gli elementi chiave che hanno caratterizzato la prima giornata di racconto di Rosa Ferraro, la collaboratrice di giustizia chiamata a
deporre nell’ambito del procedimento “All Inside” in corso di
svolgimento dinanzi al Tribunale collegiale di Palmi.
Era stata programmata già da
alcune settimane la deposizione
della donna, legata alla famiglia
Pesce di Rosarno (al centro del
procedimento), suddivisa in tre
atti, il primo andato in scena nella giornata di ieri. Dopo oltre 5
ore di attesa tra ritardi e eccezioni sollevate da alcuni collegi difensivi che si sono opposti
sull’utilizzabilità di alcune dichiarazioni rese dalla donna alla
Procura antimafia di Reggio Calabria ed alla Polizia giudiziaria,
il processo è realmente partito
soltanto nelle ore pomeridiane.
Il Tribunale collegiale (Concettina Epifanio presidente con
a latere Maria Laura Ciollaro e
Antonella Crea), per l’occasione
si è trasferito in blocco presso
l’aula bunker del Tribunale di
Milano, dove erano presenti anche il sostituto della Dda reggina Alessandra Cerreti e il Pm del
Tribunale di Palmi, Giulia Pantano, oltre che alcuni avvocati
(gli altri, assieme a buona parte
degli imputati, erano in aula
bunker a Palmi che assistevano
in video conferenza). La Ferraro
ha deposto soltanto per un paio
d’ore; poi, infatti, ha dovuto sospendere l’escussione perché, a
causa delle sue precarie condizioni di salute, non se l’è sentita
di andare avanti.
La donna ha subito riferito
della riunione dagli esiti inquietanti per la sua persona, durante
la quale, alla presenza del padre
e del fratello, sarebbe stata sancita la decisione di ucciderla.
A riferirle tale drammatica
circostanza sarebbe stato il fratello, che in una confidenza le
avrebbe rivelato anche di essere
stato prescelto per farla fuori:
compito per il quale l’uomo si sarebbe però rifiutato. Lo stesso
sarebbe stato designato perché
a causa del suo stato di salute
non avrebbe poi pagato dazio alla giustizia.
La Ferraro ha riferito anche
dello scontro avuto con Salvatore Pesce, presso la casa del quale
ha lavorato per un certo periodo
come badante. Scontro legato
alle prime indagini che avevano
interessato alcune attività commerciali che erano state attenzionate nel 2006 dal Gico della
Guardia di Finanza di Catanzaro. In particolare, l’intestazione
fittizia di un conto corrente
aperto per creare un’attività
commerciale che il Pesce avrebbe poi intestato alla donna, situazione questa che lei avrebbe
però disconosciuto fino ai controlli della Guardia di Finanza
effettuati anche a casa della Ferraro.
La donna, allarmata dai controlli della GdF, dopo aver lasciato la sua attività di badante
e, dopo lo scontro verbale con il
Pesce, avrebbe iniziato a ipotizzare l’opportunità di collaborare con le Forze di Polizia. Situazione intollerabile per gli appartenenti alla cosca che avrebbe
poco tempo dopo ipotizzato di
eliminarla. La collaboratrice ha
riferito anche di una telefonata
che avrebbe ricevuto da parte
un componente delle forze
GIOIA TAURO La sentenza del Gup con il rito abbreviato
Verdetto per tentata estorsione
Piromalli condannato a otto anni
Gioacchino Saccà
GIOIA TAURO
Rivelazioni scioccanti della collaboratrice Rosa Ferraro al processo All Inside
dell’ordine che, mentre si trovava in visita, come soleva fare tutte le domeniche, alla tomba della madre, l’avvertiva di tornare
subito a casa senza spiegarle però il motivo.
Il sottointeso lascerebbe pensare che la donna, in quel momento, si sarebbe trovata in pericolo di vita. Il racconto era cominciato con un “dipinto” abbastanza triste della realtà familiare della Ferraro caratterizzato
da lutti e da difficili situazioni in
famiglia che, per un certo periodo, l’avevano tenuta lontana da
Rosarno. Momenti della deposizione in cui le è stato difficile
trattenere la commozione. Poi
la decisione di tornare per stare
vicino alla sorella malata. La
donna ha anche richiesto di togliere il paravento che celava la
sua persona nel corso della testimonianza, richiesta accolta dalla presidenza del Tribunale. Un
modo, probabilmente, per affrontare a viso aperto chi le stava di fronte.
La prima operazione “All inside” risale al 28 aprile 2010 e ha
portato dietro le sbarre una quarantina di affiliati alla cosca Pesce. Dopo quella data sulla stessa famiglia si è abbattuto un autentico ciclone giudiziario che
con le operazioni collegate “All
inside 2” e, in fine “All clean”, ha
portato in carcere decine di persone presunte affiliate o contigue al potente clan e al sequestro di beni per un valore complessivo di quasi duecento milioni di euro. Sono 63 gli imputati, alcuni dei quali latitanti, interessati dal processo.
Otto anni di reclusione perchè ritenuto responsabile, in
concorso con altre persone,
del tentativo di estorsione ai
danni degli imprenditori
Francesco e Serafino Vadalà,
titolari di una azienda ubicata
sulla statale 111 di Gioia Tauro. Questa la condanna emessa ieri sera a Reggio Calabria
dal Gup della Procura distrettuale antimafia, dott. Laganà,
al termine del processo con rito abbreviato nel quale è stato
giudicato Girolamo Piromalli,
31 anni, di Gioia Tauro. Il
Pubblico ministero, dott. Musarà, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto una
condanna pari a sedici. I difensori di Piromalli, avv. Gregorio Cacciola e avv. Domenico Alvaro, hanno sostenuto
nel dibattimento che la vicenda non andava assolutamente
inquadrata come fatto dalle
scontate connotazioni mafiose così come era stata definita
dagli investigatori perchè la
stessa non aveva, e non erano
stati dimostrati, collegamenti
di sorta con la "realtà" locale.
Ma che si trattava, invece,
tanto per il Piromalli che per
gli altri, di un puro e semplice, come gli stessi fatti hanno
dimostrato, tentativo di truffa
ai danni della ditta Vadalà. I
due difensori hanno, infatti,
Girolamo Piromalli
evidenziato che al di là della
richiesta, avanzata in tempi
diversi ai titolari della azienda operante nel campo della
fornitura di arredi ed accessori per bar e supermercati e di
una concessionaria di autovetture, quantificata in trentamila euro, al momento conclusivo, ovvero quello della
consegna del denaro, che non
si è di fatto verificata, non c'erano state "reazioni" di sorta.
Insomma la richiesta di denaro non era andata a buon fine,
ossia era andata a vuoto, e in
buona sostanza, hanno ribadito gli avvocati Cacciola e Alvaro, non si era verificato alcunchè da far pensare ad una
azione voluta dalle cosche e
concertata con le stesse. La
tesi dei due difensori di Girolamo Piromalli, è stata parzialmente accolta per cui lo
stesso è stato condannato
esattamente alla metà degli
anni chiesti dalla pubblica accusa. Piromalli era finito in
manette il dieci dicembre dello scorso anno dopo lunghe
indagini della Polizia seguite
alla denunzia della tentata
estorsione e con lui erano stati arrestati altri sei gioiesi:
Vincenzo Bonasorta, 41 anni,
Domenico Gulluni, 24 anni,
Santo Larosa, 44 anni, Salvatore Plateroti, 42 anni, e Cosimo Romagnosi, 28 anni. A
tutti era stato contestato, in
concorso, il tentativo di estorsione finalizzato con comportamenti e atteggiamenti intimidatori, a spingere i fratelli
Vadalà a mettere a loro disposizione una cospicua somma
pari a trenta mila euro. Piromalli, giovane emergente della omonima famiglia (era anche cognato di Vincenzo Priolo ucciso a Gioia la scorsa
estate), ha scelto il rito abbreviato. Gli altri sei che rispondono della stessa accusa, ovvero tentata estorsione in
concorso, saranno giudicati
con rito ordinaria il prossimo
quindici dicembre presso il
Tribunale di Palmi (presidente la dott. Concettina Epifanio).
Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011
43
Reggio Ionica
.
MELITO P. S. Grazie anche alla collaborazione della Provincia, messo a punto un “aggregato culturale”
Musei, una biblioteca e l’archivio storico
Il Comune ricostruisce le proprie radici
In fase di ultimazione il trasferimento delle strutture nelle sedi che si stanno attrezzando
Giuseppe Toscano
MELITO
Due musei, una biblioteca e
un archivio storico. La città riscopre la centralità della cultura con il pacchetto di progetti promosso dall’amministrazione comunale di Melito
Porto Salvo, prossimo ad arrivare a compimento. L’aggregato culturale sarà costituito
dal
museo
garibaldino,
dall’archivio dei documenti
storici del Comune, dalla biblioteca e dal museo del bergamotto.
Dal punto di vista logistico
sono già state individuate le
sedi che ospiteranno i nuovi
servizi. Le memorie documentali saranno custodite all’interno dell’ex mercato coperto
di via Nazionale. Il museo garibaldino avrà la sua sede naturale nel mausoleo realizzato
sul Lungomare dei Mille, mentre il museo del bergamotto e
la biblioteca saranno sistemati
al piano terra dell’ex carcere
di via Del Fortino.
«L’iter che ci porterà fino
all’inaugurazione del programmato aggregato culturale – ha spiegato il sindaco Giuseppe Iaria – può essere considerato in fase di ultimazione.
Da qui a breve la nostra cittadina vedrà la nascita di una serie di novità a dir poco interessanti. Con questa operazione
ad ampio spettro abbiamo voluto ribadire con assoluta
chiarezza quanto importanti
siano per noi la memoria storica e la cultura». Un settore su
cui l’amministrazione comunale intende puntare non solo
per onorare la memoria storica della città, ma anche per
“narrarne” il suo divenire.
In questo preciso momento,
secondo le notizie che arrivano da palazzo municipale, è in
corso l’allestimento dei locali
per la biblioteca, tanto che si
sta procedendo all’acquisto
degli arredi necessari e di un
impianto di videosorveglianza. A giorni prenderà il via anche la fase di trasferimento
dell’archivio storico, che passerà dagli scantinati del Municipio alla nuova “casa”. Il tutto
avverrà con il monitoraggio
costante della Sovrintendenza
archivistica di Reggio Calabria, da cui sono arrivate indicazioni, consigli e inviti a trattare tutto il materiale esistente con le dovute e necessarie
attenzioni.
La necessità di dare una sistemazione dignitosa ai documenti che arrivano dal passato
(alcuni risalgono addirittura
al 1800), non poteva in alcun
modo essere procrastinata ulteriormente. Stipati in carpette o scatoloni, tutti ammantati
da un deprimente strato di
polvere, rischiavano di essere
danneggiati in maniera irreversibile. Da qui l’impellenza
di adottare le contromisure
necessarie per favorirne la
conservazione e possibilmente per renderli fruibili alla collettività, agli appassionati,
agli studenti.
«Le operazioni relative
all’archivio storico – ha aggiunto il sindaco melitese – saranno seguite passo passo dalla Sovrintendenza, assieme a
cui si studierà il modo più idoneo di procedere alla catalogazione di documenti, delibere, lettere e atti storici». Di acquisti in corso si parla anche
Carmelo Polimeni, Elisa Spagnolo, Giuseppe Massara
MELITO Cerimonia per il nuovo dirigente
Inps, il testimone
da Giuseppe Massara
a Carmelo Polimeni
L’ex mercato coperto di via Nazionale ospiterà i documenti storici del comune
Il mausoleo sarà la sede naturale del museo garibaldino
MONTEBELLO Il Comune non garantisce più l’apposito servizio
per il museo garibaldino e per
il museo del bergamotto. Si
cercano macchinari, indumenti, armi e attrezzi d’epoca
per rendere “fruibili” al massimo le due nuove realtà. Il museo tematico sul bergamotto
nascerà in forza di un accordo
stilato a gennaio di quest’anno, dall’Amministrazione provinciale (ente finanziatore)
con il Comune di Melito Porto
Salvo.
Il progetto – che prevede la
realizzazione di uno spazio attrezzato che, racchiudendo la
storia del bergamotto, metta
in risalto l’importanza che lo
stesso, da sempre, ha avuto
per l’economia locale – è stato
promosso dall’Amministrazione provinciale.
MALTEMPO Dopo il crollo del ponte
MELITO.
La
direzione
dell’agenzia Inps di Melito è
passata da Giuseppe Massara
a Carmelo Polimeni. Il passaggio di consegne è avvenuto ieri
mattina, alla presenza della
dirigente provinciale di area
dell’Istituto, Elisa Spagnolo, e
dei delegati di zona di sindacati e patronati. Il ricambio si è
reso necessario per il collocamento a riposo (la data di fuoruscita dal servizio è l’1 dicembre) di Massara.
«D’intesa con il direttore
provinciale Umberto Valenti –
ha spiegato il direttore di
agenzia uscente – abbiamo ritenuto doveroso dare una veste di ufficialità a questo momento, che è stato concepito
come una vera e propria cerimonia per lo scambio di consegne. Il passaggio del testimone
davanti ai soggetti (sindacalisti e responsabili dei patronati) che con noi si relazionano
maggiormente e dei giornalisti, assume pertanto un doppio significato: rendere sempre più aperta questa amministrazione e dare continuità al
delicato lavoro che viene svolto sul territorio».
Visibilmente emozionato,
Massara ha poi indicato alcuni
dei risultati ottenuti negli ulti-
mi anni dall’agenzia melitese,
evidenziando le condizioni
difficili in cui si trova il territorio, a causa di ritardi, mancanza di opportunità, spesso di bisogni impellenti. Parole di
grande apprezzamento per
l’opera svolta dal direttore
uscente sono state espresse
dai delegati dei patronati e
dalla dottoressa Spagnolo:
«Massara – ha detto – è stato
un autentico pilastro per la nostra amministrazione. Grazie
alla sua disponibilità, alle sue
capacità e ai suoi modi di relazionarsi con i colleghi e con
l’utenza,
ha
consentito
all’agenzia di Melito di divenire un modello di organizzazione ed efficienza».
Da parte sua, il neodirettore, ha espresso la volontà di
proseguire lungo la strada
tracciata da Massara, chiedendo la collaborazione di tutti
coloro con cui, dal primo dicembre in poi, avrà quotidianamente da fare. La ciliegina
sulla torta è stata posta in
chiusura di cerimonia, quando
è stato annunciato che a breve
aprirà nelle sede dell’Inps uno
sportello dell’Inpdap. Una sinergia – è stato auspicato – che
non mancherà di produrre risultati lusinghieri.(g.t.)
Ha relazionato all’Università della Calabria
Le strade di Saline come discariche Natile e Platì restano Uno studente di Chorio
auto e pedoni costretti alle gimkane in stato di “allerta”
ha “conquistato”
Famiglie ancora divise le autorità europee
Federico Strati
MONTEBELLO JONICO
Scaldabagni arrugginiti, carcasse di lavatrici e di televisori, parabole satellitari, sedie,
materassi, divani, stendi panni
e perfino due cucine! Non
manca proprio nulla. E non
stiamo parlando di un’isola
ecologica, cioè una di quelle
aree destinate alla raccolta differenziata di rifiuti ingombranti esistenti in tutti i paesi
limitrofi (Melito Porto Salvo,
Motta S. Giovanni, Palizzi, Bagaladi), ma di una delle arterie
più trafficate di Saline Joniche, quella che conduce a via
Serro ed alle borgate Fucidà,
Mantineo e Vena.
Per intenderci, pieno centro
abitato e non estrema periferia. È da quest’estate che accanto ai cassonetti presenti
sulla strada e destinati alla
raccolta di rifiuti solidi urbani
i cittadini, sprezzanti delle più
semplici regole del vivere civile, conferiscono rifiuti in maniera indiscriminata, compromettendo non solo il decoro
urbano, ma anche la salute
pubblica.
Nonostante sulle pagine di
questo giornale più volte sia
stata evidenziata la problematica, la situazione peggiora di
settimana in settimana. Da un
lato il Comune si limita a svuotare i cassoni, senza rimuovere
gli
ingombranti
presenti
all’esterno; dall’altro i cittadini continuano a gettare di tutto in quell’area.
Periodicamente viene anche appiccato il fuoco per
Giuseppe Pipicella
BOVALINO
Rifiuti ingombranti in via Serro, in pieno centro abitato
smaltire la quantità di ferraglia presente sulla strada (e
che a volte costituisce un vero
e proprio pericolo per la circolazione), rendendo l’aria irrespirabile.
La mancanza di controlli
(per i trasgressori è prevista
l’applicazione di una sanzione
amministrativa pecuniaria da
un minimo di 105 ad un massimo di 620 euro: ma nel territorio comunale una contravvenzione del genere non è mai
stata applicata) legittima ancora di più comportamenti irresponsabili che poco hanno a
che fare con le regole del vivere civile.
A volte gli ingombranti (come si vede anche dalla foto)
invadono la carreggiata al
punto da costringere gli automobilisti ad autentiche serpentine per non centrare uno
scaldabagno o la carcassa di
un televisore. Al momento,
l’amministrazione comunale
non garantisce un servizio gratuito per il ritiro degli ingombranti a domicilio.
Tempo fa, invece, il Comune aveva attivato un apposito
servizio per il ritiro: i cittadini,
infatti, potevano fare richiesta
telefonando ad un numero
verde e, previi accordi con la
ditta incaricata, veniva fissato
l’appuntamento e la data del
prelievo a domicilio. Il tutto
durò solo per un breve periodo, anche perché il contratto
con l’Ased (società di smaltimento rifiuti cui il Comune
aveva esternalizzato il servizio) è scaduto e non è stato
rinnovato. E scene come quelle visibili a Saline, purtroppo,
si registrano in tutto il territorio comunale: da Tegani a Masella, da Riace a Sant’Elia, fino
ad arrivare a Fossato.
Lo stato di emergenza per le comunità di Platì e Natile, i due
centri aspromontani maggiormente colpiti dalle piogge dei
giorni scorsi, continua e lo stato
di allerta è stato prorogato fino
alla mezzanotte di oggi. Intanto ieri a Natile è stato aperto un
sentiero per l’accesso all’abitato di Natile Vecchio che è rimasto isolato da martedì pomeriggio per il crollo di un tratto del
ponte sulla fiumara “Careri” e
per due frane cadute all’ingresso del centro abitato. I tecnici
del Comune di Careri e della
Protezione civile hanno portato
a termine un intervento di somma urgenza deviando per un
breve tratto il corso delle acque
della fiumara in modo da ricavare una via di accesso al ponte
e superare, soltanto a piedi, il
primo ostacolo verso l’abitato
di Natile Vecchio. Con la collaborazione di vigili urbani, carabinieri, polizia e dei giovani
della Cri della sezione di Careri
è stato possibile prestare i primi
interventi di soccorso alle famiglie che hanno subito i maggiori
danni e che soltanto ieri hanno
potuto ricongiungersi: il crollo
del ponte aveva anche diviso
tante famiglie con i figli a Natile
Nuovo ed i genitori nel vecchio
centro. Purtroppo però ha continuato a piovere e tanta gente è
rimasta col fiato sospeso.
A Platì si lavora per ripristinare la viabilità soprattutto a
A Natile si lavora per liberare il ponte
valle dell’abitato sulla vecchia
statale 112 interessata da movimenti franosi. Per ripristinare
interamente la viabilità occorrerà attendere parecchio tempo e tanti soldi. La situazione è
costantemente
monitorata
dall’ufficio tecnico del Comune, diretto dall’ing. Antonio
Marvelli e dai tecnici della Provincia. Si passa a senso unico
con l’autorizzazione dei tecnici
incaricati. A Platì e nelle frazioni Senole e Lauro, inoltre, manca l’acqua potabile in quanto alcune condotte idriche sono state distrutte dalla “piena” del
torrente Ciancio, che tanti danni ha provocato penetrando nel
centro abitato. Ancora scuole
chiuse sia a Natile che a Platì, in
attesa che almeno da domani
possa cessare lo stato di allerta.
Nei due centri aspromontani
verrà richiesto lo stato di calamità naturale.
MELITO.
Ha idee chiare
sull’Unione Europea e le sue relazioni suscitano puntualmente
commenti positivi. Era successo
a maggio al Festival d’Europa,
promosso dall’European University institute di Fiesole; è successo anche di recente all’Università della Calabria. In questa
seconda circostanza, Alessandro Nato, giovane studente originario di Chorio del corso di
laurea magistrale alla facoltà di
Scienze politiche dell’Università della Calabria, ha parlato davanti ad alcuni rappresentanti
delle istituzioni europee, tra cui
il primo vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella, e la vicepresidente del Comitato economico e sociale, Anna
Maria Darmanin. Promosso in
contemporanea ad altri atenei
europei, l’incontro si proponeva
di raccogliere nuove idee provenienti dai giovani «per poi portarle all’attenzione delle istituzioni europee, e creare un’Europa più giovane e più efficiente».
Vivo interesse ha suscitato il discorso sviluppato da Alessandro
Nato, attorno all’idea «basata
sulla necessità di ripartire da un
efficiente modello sociale europeo per superare la crisi economica attuale e per evitare che le
disuguaglianze sociali marcate,
le misure di austerity e la disoccupazione producano un’alta
tensione sociale che sfoci in manifestazioni violente».
Nato ha posto l’accento sull'impegno che l’Ue deve garantire per promuovere un’istruzio-
Alessandro Nato
ne di qualità all’interno degli
Stati membri. «La mia idea – sottolinea lo studente di Chorio –
ruota attorno al fatto che solo attraverso un’istruzione di qualità
si può eliminare l’ereditarietà
sociale dello svantaggio e permettere ai giovani di emanciparsi e muoversi dalla loro posizione sociale di partenza; ad
esempio solo attraverso l’istruzione si può dare l’opportunità
ad un giovane calabrese figlio di
un operaio di lavorare dentro le
istituzioni europee».
Parole di compiacimento, per
gli interventi di Nato e dei suoi
colleghi, sono state espresse dalle autorità presenti che, particolarmente e piacevolmente colpite dalle idee dei giovani calabresi, hanno sottolineato il fatto che
«solo attraverso queste iniziative si può collegare il centro, la
capitale dell’Unione Bruxelles,
alle periferie europee».(g.t.)
Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011
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Primo Piano
.
OPERAZIONE “BLACK GARDEN” L’amarezza profonda del Comitato “No discarica”: «Com’è possibile offendere così gravemente un territorio?»
Casignana, tante domande senza risposta
Crinò disse: «Obiettivo primario è la tutela della salute». E l’Arpacal: «Impossibile che fuoriesca percolato»
Antonio Condò
CASIGNANA
Gli unici a far sentire la propria
voce, a poche ore di distanza
dall’operazione “Black Garden”
condotta dalla Dda di Reggio Calabria, sono i componenti del comitato “No discarica” che da anni
conducono una convinta battaglia, ribadiscono ancora oggi,
«solo a tutela della salute pubblica, dell’ambiente e del futuro dei
nostri figli». Vano ogni altro tentativo di raccogliere umori e impressioni in una collettività che
s’interroga su quanto accaduto,
sulla vicenda che ha coinvolto il
primo cittadino di Casignana,
presidente dell’Assemblea dei
sindaci della Locride, politico e
professionista molto conosciuto a
livello regionale, tra i titolari
dell’avviatissimo Studio Radiologico di Siderno. Il Comitato afferma che «la vicenda appare sicuramente grave». E pur lasciando
«ovviamente agli organi preposti
il compito di fare chiarezza» si
chiede «se verranno accertate le
responsabilità, a qualsiasi titolo e
a chiunque attribuite, come possa
essere mai possibile che si arrivi
ad offendere così gravemente il
territorio». C’è amarezza nelle riflessioni dei rappresentanti del
Comitato i quali vogliono ancora
una volta sottolineare che «le discariche servono per un bene comune; e anche questa di Casignana deve servire per un bene comune, ma cambiando registro e nel
rispetto delle normative vigenti».
Nello specifico, tornando
all’operazione “Black Garden”, il
sodalizio conferma che si tratta di
«niente di nuovo per noi del Comitato. I risvolti di oggi – evidenzia – ci ripropongono il problema,
increscioso come sempre. Per noi
cittadini di questo territorio non
rappresentano una battaglia vinta, tutt’altro». Per meglio spiegare il significato di questa riflessione, il Comitato torna a quell’importante “tavolo tecnico” tenutosi il 21 settembre scorso al Municipio di Casignana. «Dopo quelle
notizie rassicuranti – dicono –
speravamo che le cose si sarebbero mosse nel verso giusto; ecco
perché la battaglia oggi è doppiamente persa, perchè si è ancora
una volta fatta confusione sullo
stato di salute dei nostri luoghi e
quindi dei nostri figli. Ecco perché ci interroghiamo, per l’enne-
sima volta, sulle notizie che ci venivano propinate, periodicamente, in merito all’intera vicenda e,
in particolare, sul torrente “Rambotta” e su tutti i terreni limitrofi”.
Il Comitato ora auspica solo «un
futuro senza ulteriori problemi,
un’urgente bonifica del sito e l’inizio della raccolta differenziata
fatta in modo serio e produttivo».
Fin qui le impressioni del sodalizio che per bocca del suo presidente Antonio Praticò, per l’ennesima volta intende ribadire di
aver «sempre chiesto che fossero
eseguite accurate analisi del suolo e delle falde acquifere interessate; che venisse accertata le provenienza e la qualità dei rifiuti e
che fossero sospese eventuali iniziative di ampliamento della discarica con definitiva chiusura
della stessa». Nessuna strumentalizzazione, nessuna accusa ma
soltanto la volontà di «tutelare la
salute delle nostre famiglie, dei
nostri figli anche alla luce di alcuni danni subiti dalla flora e dalla
fauna e dell’aumento di casi di patologie tumorali soprattutto a carico del sangue e dell’intestino».
Durante la sua attività, il Comitato ha fatto anche eseguire privatamente specifiche analisi chimiche (prelievo di campioni, sedimenti ed acque) i cui risultati
sono stati sempre ritenuti preoccupanti. Durante la riunione di
Casignana lo scorso settembre,
gli specialisti dell’Arpacal assicurarono di aver accertato che nella
zona della discarica «non vi sono
falde acquifere e che la coibentazione e i lavori di ampliamento rispondono ai requisiti previsti dalla normativa». Venne altresì testualmente affermato che «è impossibile che si verifichi fuoruscita di percolato, se ciò dovesse avvenire significherebbe che è stato
provocato volontariamente».
In quell’occasione il sindaco
Crinò affermò che «obiettivo primario dell’Amministrazione è la
tutela della salute e dell’ambiente» ribadendo che «una volta accertato che la discarica garantisce
tutti i requisiti di sicurezza (vi sarà anche un sistema di videosorveglianza), ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità e
rispettare le decisioni impartite
dagli organi superiori». In quella
sede venne anche assicurato che
quanto prima alla discarica sarebbero giunti rifiuti provenienti
solo da pochi comuni limitrofi.
In alto, la cartina della discarica... in mare. Sopra, un laghetto di liquami, e la “foce” nello Jonio
Antonio Giovanni Crinò
Massimo Lafronte
Stefano Tallariti
Giuseppe Saverio Zoccoli
IL PRIMO CITTADINO DI GIOIOSA JONICA RICOSTRUISCE L’IMPEGNO PER IL SUO COMUNE
Sconcertato Mazza: «L’avviso di garanzia? Allucinante»
Rocco Muscari
LOCRI
«È allucinante che a un amministratore che cerca di affrontare
e risolvere i problemi di una collettività di ordine igienico-ambientali, venga notificato un avviso di garanzia dove, tra l’altro,
non gli viene contestata una
condotta specifica». Si dice
amareggiato Mario Mazza, avvocato penalista e sindaco di
Gioiosa Jonica, nel commentare l’inaspettata informazione di
garanzia nell’ambito dell’operazione “Black Garden”, nella
quale la Distrettuale Antimafia
reggina gli contesta che «in qualità di sindaco effettuava una
gestione non autorizzata dei rifiuti». Un gestione che il primo
cittadino afferma non essere di
propria competenza: «Nel periodo
estivo
nel
pieno
dell’emergenza rifiuti – afferma
– mi sono attivato, a seguito di
quanto mi è stato segnalato
dall’impresa preposta alla raccolta e smaltimento della spazzatura del mio Comune, a trovare una soluzione telefonando
sia all’allora commissario regionale per l’emergenza generale
Graziano Melandri al fine di
chiedere un intervento, sia alle
imprese che gestivano gli impianti di Siderno e Casignana
per domandare se fosse possibile scaricare».
Mazza sottolinea di non ricordare una vicenda specifica
che possa aver indotto gli inquirenti ad iscriverlo nel registro
degli indagati. «In piena emergenza ci sono state diverse riunioni del Comitato e dell’Assemblea dei sindaci e si cercava
di allocare i rifiuti solidi nelle
discariche autorizzate. Da parte
mia ho inteso non emettere ordinanze tese a indicare luoghi
diversi da quelli consentiti dalla
Regione, insistendo a chiedere
la possibilità di scaricare nei siti
consortili, qual è Casignana».
«Al momento non ricordo –
prosegue Mazza – se all’esito
dell’eventuale telefonata con il
sindaco Pietro Crinò o con i tito-
ACCESE PROTESTE POPOLARI, POI L’ORDINANZA DI DIVIETO. MA DURÒ SOLO 15 GIORNI
Mario Mazza
lari dell’impresa che gestisce la
discarica di Casignana, ci sia
stata una “autorizzazione” a
scaricare i rifiuti prodotti a
Gioiosa; comunque escludo di
aver siglato atti formali in quel
senso, anche perché la materia
non è di mia competenza, e non
è certo il sindaco a dover smaltire i rifiuti». E conclude: «C’era
un forte stato di necessità da affrontare e come spesso capita
tocca al sindaco intervenire per
cercare una soluzione anche
laddove non gli compete. Purtroppo da amministratori paghiamo il nostro doveroso impegno per i cittadini, che ora assume i contorni vergognosi di
un avviso di garanzia».
OGGI SI RIUNIRÀ IL COMITATO DEI SINDACI
Quei camion maleodoranti che “passano” da Bianco Ammendolia incredulo:
Antonello Lupis
ROCCELLA
Risale a marzo scorso una delle numerose e fragorose proteste inscenate negli ultimi tre
anni circa da decine e decine
di cittadini contro la discarica
consortile di Casignana. A
metterla in atto, circa otto mesi fa, erano state le circa 40 famiglie residenti nella contrada
“Crocefisso” di Bianco che in
modo perentorio bloccarono
la viabilità lungo l’arteria che
attraversa la popolosa contrada bianchese –dove, appunto,
vi sono decine di abitazioni
nelle quali vivono anche persone anziane e bambini – non
consentendo il passaggio dei
mezzi pesanti che trasportavano i rifiuti solidi urbani successivamente riversati nell’apposito sito situato nel territorio
del comune di Casignana.
«Non ne possiamo più – dichiararono ad alta voce gli avviliti abitanti della contrada
Crocefisso. A tutte le ore della
giornata passano camion carichi di rifiuti che lasciano
nell’aria, per via del percolato
e dei rifiuti ammassati nei cas-
soni, un odore irrespirabile e
insopportabile. Quando poi
lungo la strada utilizzata per
giungere alla discarica si incrociano due mezzi, siamo costretti a chiudere le finestre,
altrimenti il rischio è quello di
morire asfissiati dal cattivo
odore, un vero e proprio veleno per i nostri polmoni. Insomma per noi abitanti della
contrada Crocefisso la vita qui
è diventata un inferno. Casignana, comunque – aggiunsero i manifestanti – ha il proprio
percorso, ci chiediamo perché
i camion si debbano continuare a servirsi della strada di un
altro comune che si sviluppa
nel centro abitato e non già nel
centro abitato di Casignana.
Sono speciali? Non sono come
noi? Non hanno in casa bambini ed anziani come noi?
Chiediamo al prefetto di venire qui e rendersi così conto
della situazione. Dicono di
avere i soldi per fare una strada nuova. La facciano con tutti
i criteri. Il Comune di Casignana prende i soldi dai Comuni
che depositano la loro spazzatura nel territorio comunale
ed è il comune di Casignana
che deve farsi carico non solo
di mettere belle mattonelle
nella piazza centrale del paese, ma di non rovinare le nostre strade e, soprattutto, non
imputridire l’aria che respiriamo. Questa è democrazia,
questo è rispetto delle persone».
Prima del blocco stradale
messo in atto a marzo scorso
dagli abitanti della contrada
Crocefisso, i componenti delle
numerose famiglie residenti
nella contrada bianchese avevano fatto sentire la loro voce
incontrando anche il sindaco
di Bianco, Antonio Scordino.
La veemente protesta spinse
successivamente il primo cittadino bianchese – che nel frattempo si rese conto dei disagi
patiti dai suoi compaesani – ad
emettere, era l’11 marzo,
un’apposita ordinanza con la
quale vietò il passaggio il transito dei camion carichi di rifiuti solidi urbani dalla contrada
“Crocefisso”.
Il divieto però durò solo 15
giorni perché il 26 marzo l’ordinanza fu revocata. Troppe,
verosimilmente, le “pressioni
istituzionali”.
«Serve una riflessione»
Aristide Bava
SIDERNO
Il blocco stradale dei cittadini di contrada Crocefisso di Bianco, lo scorso marzo
Stupore ma anche amarezza per
la vicenda che ha portato agli arresti domiciliari il sindaco di Casignana, Pietro Crinò, è stata
espressa dal presidente del Comitato dei sindaci, Ilario Ammendolia. «Ho appena appreso – si legge
in una nota – dell’arresto del sindaco di Casignana Pietro Crinò.
Esprimo la mia amarezza e l’assoluta convinzione che il dott. Crinò
riuscirà a dimostrare la sua completa estraneità ad ogni fatto criminoso. Nelle prossime ore capiremo meglio le accuse contestate.
Intanto, ritengo doveroso convocare il Comitato dei sindaci per
una riflessione collettiva sull’accaduto. Una cosa ci sentiamo di
dirla con consapevolezza: è sempre più difficile l’impegno politico
e amministrativo nella Locride. Il
rischio che vi sarà nel prossimo
futuro un disimpegno di massa è
molto alto. Sono sicuro che Pietro
Crinò supererà questo difficile
momento per lui e la sua famiglia
e potrà continuare nella sua opera di amministratore e di stimato
professionista». Sin qui Ammendolia, che ci ha confermato di
aver convocato il Comitato dei
sindaci per oggi al municipio di
Siderno.
Ricordiamo che Pietro Crinò
ricopriva la carica di presidente
dell’Assemblea dei Comuni della
Locride e alcuni mesi addietro
aveva anche annunciato le sue dimissioni da quell’importante incarico perchè nel momento in cui
la Locride era sommersa dai rifiuti, l’utilizzo della discarica di Casignana era nell’occhio del ciclone,
presa nella morsa tra le proteste
di un comitato civico che riteneva
la discarica inquinante e pericolosa, e la controversia con il sindaco
di Bianco, Antonio Scordino, che
ebbe a “bloccare” con apposita ordinanza una strada di passaggio
del suo Comune. La situazione si
normalizzò, poi, anche per l’intervento del prefetto. La discarica
esaurì la sua capienza e venne
chiusa per essere riaperta solo dopo alcuni mesi con l’attuazione di
lavori di ampliamento e, soprattutto dopo verifiche che attestarono che non avrebbe comportato alcun rischio sanitario.
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Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011
Cronaca di Catanzaro
.
TEST MANOMESSI ALL’UNIVERSITÀ Pronuncia della Cassazione sull'appello della Procura contro il Riesame
Confermata la scarcerazione
Nessuna custodia cautelare per l’assistente tecnico Antonio Cuteri
La Corte di Cassazione ha confermato il provvedimento di
scarcerazione di Antonio Cuteri, 42 anni, assistente tecnico
dell’università Magna Græcia,
addetto alle aule di Medicina,
tra i principali imputati nell’inchiesta sulla presunta manomissione dei plichi contenenti i
test per l’ammissione alle facoltà a numero chiuso di Medicina e Chirurgia. Il Giudice supremo ha infatti dichiarato
inammissibile il ricorso della
Procura della Repubblica di
Catanzaro che aveva impugnato la decisione del Tribunale
del riesame di revocare l’ordinanza cautelare con cui l’uomo
finì in carcere per la seconda
volta, nell’ambito dell’ultimo
filone dell’inchiesta - che nel
suo excursus ha visto coinvolti
anche il rettore Francesco Saverio Costanzo, e ad alcuni docenti dell’Ateneo - in cui si ipotizzano le accuse di peculato,
falso e ricettazione, secondo
una ricostruzione in base alla
quale, per l’accusa, sarebbe
esistito un sistema illecito stabile per rubare i testi delle prove per l’ammissione ai corsi di
Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria dell’Ateneo, in modo che i quesiti potessero essere comunicati in
anticipo a candidati da agevolare, che li pagavano con soldi
o favori. Il riesame ha annullato per due volte la custodia in
carcere per Cuteri, e la Cassazione la prima volta aveva dato ragione alla Procura di Catanzaro, sostenendo che a carico dell’uomo sussistevano i
gravi indizi di colpevolezza.
Cuteri è stato difeso dagli avvocati Wanda Bitonte e Saverio Loiero.
L’uomo era stato arrestato
L’Opel Tigra nella quale è morto Andrea Critelli
Nell’incidente morì Andrea Critelli
Scontro mortale a Lido
Il giudice scagiona
i 2 conducenti accusati
Un panorama del Rettorato e della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ateneo “Magna Græcia”
una prima volta nel settembre
del 2008 (e poi rimesso in libertà) poiché secondo i sostituti procuratori Salvatore Curcio e Paolo Petrolo, titolari delle indagini dei carabinieri, sarebbe stato lui, assieme a Valter Mancuso, addetto alla manutenzione delle aule all’Università, ad introdursi nelle sede della segreteria studenti, in
via Smaldone, prelevando i
plichi contenenti i test, in modo da conoscere in anticipo le
prove per l’anno accademico
2007/08. Per quella prima accusa di furto aggravato il pro-
cesso a carico di Cuteri è finito,
il 5 novembre 2010, con una
condanna a tre anni e nove
mesi di reclusione e 40.000 euro di risarcimento all’ateneo
“Magna Græcia”, e prima di lui
anche il coimputato Mancuso
è stato condannato a tre anni
di reclusione ed al risarcimento di 25.000 euro all’Università.
Nel marzo 2010 Cuteri è finito nuovamente in carcere in
esecuzione di un ulteriore
provvedimento cautelare (che
ha portato in cella anche Mancuso, e poi tre persone ai domi-
ciliari e quattordici sottoposte
all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) relativo
alla tranche di indagini sulla
presunta alterazione dei test di
ammissione agli anni accademici dal 2005 al 2008. Circa
dieci giorni dopo il tribunale
del riesame (presidente Giuseppe Perri, a latere Sergio Natale e Francesco Agnino) lo ha
rimesso in libertà ma, dopo
l’impugnazione della Procura,
la Suprema corte ha annullato
quella decisione ravvisando i
gravi indizi di colpevolezza a
carico di Cuteri, e rinviando gli
atti a Catanzaro per una nuova
decisione. Qui, il 15 giugno
scorso, il tribunale del riesame
(presidente Giuseppe Perri, a
latere Sergio Natale e Ilaria
Tarantino) si è tuttavia discostato dalle valutazioni della
Cassazione, ed ha nuovamente
annullato, come richiesto dai
difensori Wanda Bitonte e Saverio Loiero, il provvedimento
di custodia a carico di Cuteri.
Proprio su quest’ultima decisione la Procura aveva presentato ricorso in Cassazione, ora
giudicato
inammissibile.(g.m.)
Sono stati entrambi scagionati Alessio Pizzari, 26 anni,
di Catanzaro e Alessandro
Lupia, 24 anni, di Lamezia
Terme, accusati di omicidio
colposo (Pizzari anche di
guida in stato d'ebbrezza) a
seguito del grave incidente
stradale in cui perse la vita
Andrea Critelli, avvenuto il
22 agosto 2008 nel quartiere
marinaro. Il giudice dell'udienza preliminare Maria
Rosaria Di Girolamo (cancelliere Mariella Lasalvia), ha
infatti assolto Lupia, che aveva chiesto il rito abbreviato,
«perchè il fatto non sussiste»
e ha prosciolto Pizzari, al termine del procedimento in cui
si sono costituiti parte civile i
parenti del 19enne assistiti
dagli avvocati Armodio Migali, Enzo De Caro, Vittorio
Platì e Antonella Germanò.
Il caso in un primo tempo
sembrava destinato all'archiviazione in quanto non era
emersa nessuna documentazione sullo stato ebbrezza di
Pizzari. Dopo le insistenze
dell'avv. Germanò, i carabinieri della Stazione di Lido
effettuarono ulteriori indagini dalle quali venne accertato, secondo l'accusa, lo stato
di ebbrezza di Pizzari.
L'incidente si verificò introno alle 5 su viale Crotone
quando, per cause in corso
d'accertamento, si scontrarono il Tir Volvo guidato da Lupia, la Ford Fiesta condotta
da Pizzari e l'Opel Tigra, guidata da Critelli. La Ford, a
causa dell'impatto, ha toccato il marciapiede destro che
ha fatto da trampolino scaraventando l'auto sul marciapiede a ruote per aria. Diverso destino attendeva invece
Andrea Critelli: la sua Opel
Tigra, probabilmente a causa
dell'urto, ha perso aderenza
col retrotreno mettendosi di
traverso sulla corsia opposta
di marcia. Il fato ha voluto
che proprio in quell'istante è
sopraggiunto il Tir che ha
frenato tentando di evitare
l'impatto cercando anche di
sterzare verso la destra della
sua corsia di marcia ma la
manovra non ha impedito
l'impatto. Che è stato fortissimo e fatale. Anche perchè
l'auto sulla quale stava viaggiando Andrea Critelli ha
terminato la sua corsa sotto
un salice piangente, tra il
marciapiede
e
il
Tir.(g.m.)
La Giunta ha affidato all’avv. Gualtieri la difesa del Comune in entrambi i contenziosi
RINASCITA
Lo hanno deciso i giudici del Tar
Ztl in via De Riso e locali ex Stac, è battaglia legale
Fiorina
Passalacqua
scarcerata
dal Gup
Amministrative 2011
«Inammissibile»
l’istanza di Nisticò
Il giudice Antonio Rizzuti, su
richiesta del difensore, l’avvocato Piero Chiodo, ha scarcerato Fiorina Passalacqua, 55 anni, di Crotone, coinvolta
nell’operazione “Rinascita” ",
coordinata dalla Dda del capoluogo e condotta dalla Squadra Mobile contro un traffico di
stupefacenti che avrebbe interessato il capoluogo e la provincia.
A carico della donna è in
corso un procedimento col rito
abbreviato proprio davanti al
giudice Rizzuti durante il quale il pubblico ministero della
Direzione Distrettuale Antimafia, Vincenzo Capomolla,
ha chiesto nei confronti di Fiorina Passalacqua una condanna a 9 anni di reclusione. La decisione del giudice nei confronti di tutti i 62 imputati che dovranno essere giudicati col rito
abbreviato è prevista per il 30
novembre.
Associazione armata finalizzata al traffico di droga l'accusa principale mossa ai numerosi indagati dell'inchiesta,
considerati dagli inquirenti
membri di due gruppi criminali nomadi contrapposti. Nel mirino anche una terza presunta
associazione per delinquere finalizzata ai furti di automezzi
e alle estorsioni nei confronti
dei proprietari dei mezzi rubati
in cambio della loro restituzione ("cavallo di ritorno"). Alcuni degli indagati, inoltre, sono
accusati di tre tentati omicidi e
ferimenti gravi.(g.m.)
«L’istanza deve essere dichiarata inammissibile». Lo ha
stabilito la Seconda sezione
del Tar nell’ordinanza emessa sul ricorso proposto da
Carlo Nisticò, difeso dagli
avv. Maria Cristina Lenoci,
Francesco Marascio e Fabio
Iiritano, contro il Comune e
nei confronti di Rosario Mancuso, difeso dall'avv. Gaetano Mancuso. Sia Nisticò che
Mancuso si erano candidati
nella lista dell’Udc ma solo
Mancuso è risultato eletto.
L’arch. Nisticò aveva chiesto l'annullamento delle ope- Carlo Nisticò
razioni elettorali relative
all’elezione diretta del Sindaco e del Consiglio comunale
tenutasi il 15 e 16 maggio
2011. E in particolare aveva
proposto un’istanza «di correzione di errore materiale».
Ma i giudici amministrativi
all’esito della camera di consiglio celebrata ieri hanno ritenuto che «il procedimento
di correzione di errore materiale è esperibile unicamente
in relazione ai vizi meramente formali derivanti da una
divergenza evidente e facilmente rettificabile tra l'ideazione o l'intendimento del Rosario Mancuso
giudice e la sua materiale
esteriorizzazione, non inci- minazione del Collegio in ordente sul contenuto sostan- dine all’attività istruttoria da
ziale della decisione». Inoltre compiere ai fini della decisio«l’istanza in questione non ne della causa». Da qui la
appare diretta ad emendare conclusione che l’istanza di
un errore inteso nel senso so- Carlo Nisticò deve essere diinammissibipra delineato, ma piuttosto chiarata
ad ottenere una nuova deter- le».(b.c.)
Finisce in tribunale la vertenza
sulla parziale chiusura al traffico
di via De Riso. La Giunta comunale su proposta del dirigente del
settore Avvocatura, avv. Saverio
Molica, si è costituita nel giudizio
proposto dinanzi al Tar da alcuni
cittadini che chiedono al Tribunale amministrativo regionale l’annullamento, previa sospensione,
della delibera varata dalla passata giunta comunale il 24 febbraio
2010 e della successiva ordinanza numero 170/2011 emessa dal
settore Mobilità dell’attuale Amministrazione municipale. Sia la
delibera impugnata che l’ordinanza hanno per oggetto l’istituzione della Ztl (zona a traffico limitato) in via De Riso.
Sulla Ztl in via De Riso i residenti avevano già sottoscritto una
petizione con in testa la prima fir-
mataria, l'avv. Maria Concetta
Crisafi. Nella petizione, che riassume le motivazioni del malcontento dei residenti, si evidenzia
che «via de Riso ha delle caratteristiche morfologiche che la rendono forse unica nel panorama delle
strade catanzaresi perché senza
via d'uscita». Viene anche sostenuto che «gli utenti non potranno
accedere agli uffici e agli esercizi
vari» ubicati nella via anche perché «i parcheggi più vicini (ad
esempio la zona giardini San Leonardo, area ex Standa, Musofalo)
sono posizionati a diversi chilometri di distanza; i pochi posti auto ricavabili nelle vicinanze e cioè
quelli di via Pugliese sono sistematicamente occupati dai residenti e, tra l'altro, via de Riso non
è servita da alcun mezzo pubblico. Il tutto poi aggravato dal fatto
L’area che immette in via De Riso
che non è stata riservato alcun
privilegio agli "esercenti" (così recita l'ordinanza n. 170 del
15.07.2011) i quali potranno solamente circolare ma non sostare».
LOCALI EX STAC. Il Comune ha affidato all’avv. Gualtieri anche la
difesa dell’Ente nell’appello da
proporre avverso la sentenza del
Tribunale civile che, in parziale
accoglimento della rivendicazione del Comune, aveva dichiarato
quest’ultimo proprietario di alcuni beni ex Stac, dichiarando invece una privata cittadina proprietaria del fabbricato a due piani
fuori terra con sottostante scantinato e della corte di pertinenza.
Secondo l’avv. Gualtieri esistono
margini per appellare tale sentenza, anche tenuto conto della rilevanza del contenzioso.(b.c.)
TAR Aveva impugnato l’attribuzione dei seggi. Controparti erano Camerino e Brutto
Elezioni comunali, rigettato il ricorso di Tedesco
Il Tribunale amministrativo regionale (Sezione Seconda) ha rigettato il ricorso proposto da Gianluca Tedesco, difeso dall'avv.
Frank Mario Santacroce, contro il
Comune di Catanzaro (Ufficio
Centrale Elettorale) e nei confronti di Mario Camerino Mario,
difeso dall'avv. Antonio Torchia,
e di Tommaso Brutto, difeso dagli
avv. Valerio Zimatore e Paola Procopio. Tedesco aveva chiesto l'annullamento del verbale di proclamazione degli eletti relativo all'elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale del 15 e 16 maggio
2011. Nel respingere il ricorso il
Tar ha anche condannato il ricor-
rente al rimborso delle spese di difesa a favore del consigliere Mario
Camerino (500 euro) e del consigliere Tommaso Brutto (1.000
euro).
Tedesco, candidato per la lista
“Autonomia e diritti”, aveva chiesto in particolare l’annullamento
degli atti nella parte in cui è stato
proclamato eletto alla carica di
consigliere Camerino per la lista
“Scopelliti presidente”, e la correzione del risultato elettorale con
l’assegnazione di un seggio alla lista “Autonomia e diritti” che non
ne ha riportato alcuno, con sottrazione del corrispondente seggio
alla lista “Scopelliti presidente”
alla quale sono stati assegnati tre
seggi. I giudici del Tar hanno stabilito che «nel merito, il ricorso è
infondato». Il ricorrente aveva sostenuto che, nella fattispecie di
elezione al primo turno con maggioranza superiore al 60 per cento, non si dovrebbe applicare il
metodo d’Hondt per l’assegnazione dei seggi, ma un metodo alternativo, proporzionale puro, che
consisterebbe nel dividere il totale dei voti validi per la cifra elettorale di ogni lista, per assegnare ad
ogni singola lista un numero di
seggi corrispondente ai quozienti
interi riportati. I seggi residui andrebbero assegnati alle liste che
avessero ottenuto i resti più alti.
In tal modo alla lista “Autonomia
e diritti” sarebbe stato assegnato
un seggio in più, mentre la lista
controinteressata avrebbe ottenuto un seggio in meno. Ma «la
deduzione del ricorrente - secondo i giudici - è priva di fondamento giuridico». Ciò in quanto «la
legge prevede esplicitamente un
unico metodo di ripartizione dei
seggi per l’elezione del consiglio
comunale, proporzionale anch’esso, denominato d’Hondt dalla scienza politica e che consiste,
appunto, nella procedura seguita
dall’ufficio elettorale centrale».(b.c.)
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Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011
Cronaca di Cosenza
.
IL FATTO Alla sbarra il trentenne di Falerna, Andrea Nigro, imputato di truffa perchè si fece consegnare il denaro per corsi di formazione “fantasma”
Mille euro per un posto, disoccupati raggirati
Ai senza lavoro aveva promesso un impiego in call center di futura apertura tra la città e Rende
Giovanni Pastore
La storia d’un ipotetico raggiro
è contenuto nei fascicoli d’un
processo che è cominciato davanti al Tribunale cittadino
(giudice monocratico: Tucci).
Un giudizio nei confronti di
Andrea Nigro, 30 anni, di Falerna, che qualche anno fa sarebbe andato in giro a predicare miracoli. Quelli che si sarebbe detto sicuro di poter realizzare. Secondo il pm Antonio
Cestone, l’imputato avrebbe
convinto disperati in cerca
d’un posto di lavoro o di una sistemazione migliore a fidarsi
di lui. In che modo? Grazie ai
suoi millantati “agganci politici”. Santi in paradiso che sarebbero stati in grado di fornirgli gli strumenti per attivare
dei call center tra Cosenza e
Rende. Centri che avrebbero
impiegato decine di disoccupati della zona. Il viaggio verso la
stabilizzazione sarebbe cominciato con un corso di formazione a pagamento. Mille euro,
circa, a testa. Denaro versato
sull’unghia per poter partecipare al master che si sarebbe
dovuto svolgere a Napoli. Un
percorso di studi finalizzato
all’ottenimento d’un brevetto
da operatore telefonico nella
struttura commerciale da realizzare. Tutto sarebbe filato liscio, col pagamento della quota per l’iscrizione ai corsi. L’appuntamento venne fissato alla
rotonda di contrada Ligiuri (è
l’imbocco dello svincolo cittadino dell’autostrada Salerno Reggio Calabria) dove, di primo mattino, si ritrovarono tutti gli aspiranti a quel posto di
lavoro, pronti a salpare verso
la Campania: «Passerà un autobus che vi porterà direttamente a destinazione, a Napo-
li», aveva promesso l’imputato.
Ma la gente che s’era affidata a
lui (e, soprattutto, a lui aveva
già consegnato il denaro contante per i corsi professionali)
per risolvere i propri problemi
di lavoro rimase lì inutilmente
per ore in attesa del bus per il
viaggio nella “terra promessa”
di cui aveva parlato tanto l’ipotizzato “messia”. L’attesa fu vana. NIgro non si presentò e non
avrebbe neppure giustificato
quella sua assenza. Un silenzio
che da solo bastò a chiarire agli
aspiranti lavoratori d’essere
stati gabbati. E così qualcuno
se la prese e andò a denunciare
la storia agl’investigatori della
Compagnia cittadina della
Guardia di finanza, guidati dal
maggiore
Bruno
Suglia.
Nell’esposto c’era il dolore per
l’occasione perduta e c’era, soprattutto, la rabbia per aver subito il raggiro. Ma dopo qualche settimana quella querela
venne ritirata. Un ripensamento che, tuttavia, non fermò l’inchiesta delle Fiamme gialle
che era ormai avviata. Attività
investigativa che venne corroborata dalle denunce presentate successivamente da altre
presunte vittime dell’inganno
(rappresentate in giudizio
dall’avvocato Fabio Puja). Uno
dopo l’altro, i disoccupati ingannati raccontarono la storia
di quell’uomo che s’era fatto
consegnare documenti d’identità e quattrini per quei corsi
“fantasma”. E le promesse occupazionali sarebbero rimaste
un miraggio. I soldi, invece,
Nigro li avrebbe regolarmente
trattenuti. Solo ad un paio di
ipotetiche vittime sarebbe stato restituito l’importo. Andrea
Nigro (che è difeso dall’avvocato Giovanni De Rose) è accusato di truffa.
IN APPELLO
“Missing”
Acquisite
vecchie
sentenze
L’imputato aveva garantito un impiego da operatore di call center
I finanzieri raccolsero le testimonianze d’una decina di raggirati
Due anni fa uno smottamento ingoiò cento metri della strada San Fili-Bucita-Montalto
Tre tecnici della Provincia a giudizio per frana
Il gup Livio Cristofano, accogliendo la richiesta del pm Giuseppe
Visconti ha disposto il processo
nei confronti di tre tecnici della
Provincia ai quali, a vario titolo,
viene attribuita l’ipotetica responsabilità d’uno smottamento
che due anni fa cancellò più di
cento metri d’asfalto della Provinciale “94” San Fili-Bucita-Montalto. Il rinvio a giudizio è
stato disposto nei confronti di:
Antonio Rizzuto, responsabile
del settore Difesa del suolo e protezione civile; Antonio Rota, re-
sponsabile dell’Area idrografica
n. 2; e Fausto Eugenio Covello,
responsabile del Servizio Geologico e Difesa del Suolo. Nei loro
confronti, la Procura aveva formulato l’imputazione di cooperazione in frana colposa. Secondo
l’accusa, gl’imputati, nelle rispettive qualità, nonostante le numerose segnalazioni di danni e di richieste d’intervento, inviate tra il
2006 e il 2009 dal proprietario
dei terreni circostanti, l’imprenditore Francesco De Caro (che è
assistito dall’avvocato Sergio Ca-
labrese), e dallo stesso sindaco di
San Vincenzo la Costa, non
avrebbero intrapreso alcuna iniziativa per frenare quel movimento franoso esploso, poi, nel
disastro del febbraio dello scorso
anno. Era stato un esposto di De
Caro ad innescare l’inchiesta che
è stata sviluppata dai detective
guardia di finanza della Sezione
di pg, guidati dal maresciallo Ortensio Perri. I tre imputati (che
sono difesi dagli avvocati Franz
Caruso e Massimiliano Cileone)
si protestano innocenti.
L’imprenditore De Caro è parte offesa
“Missing” atto secondo. I giudici della Corte d’assise d’appello di Catanzaro (presidente: Palma Talerico; a latere: Marco Petrini) hanno
sciolto la riserva su una montagna di istanze di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. Quasi tutte rigettate. Il collegio, alla fine, ha
ammesso solo quelle del pg
Eugenio Facciolla per l’acquisizione delle sentenze in
materia di libertà degl’imputati e per i verdetti su alcuni
maxi-processi di ‘ndrangheta. accolta, pure, la richiesta
dell’avvocato Piergiuseppe
Cutrì finalizzata all’acquisizione di alcuni verdetti favorevoli al suo assistito, Mario
Barata, a cominciare dalla
documentazione
relativa
all’estradizione. E sempre ieri, i patroni di parte civile
hanno depositato le conclusioni mentre giovedì prossimo è previsto l’inizio delle arringhe degli avvocati che andranno avanti per mesi. E dopo l’eventuale replica del
rappresentante della pubblica accusa, i giudici si ritireranno in camera di consiglio
per la decisione. Il pg Facciolla ha chiesto dieci condanne all’eragastolo e quattordici a trenta anni e altre
dodici già irrogarte in primo
grado.
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Venerdì 25 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Cronaca di Crotone
Piazza Resistenza, 17 - Cap 88900
Tel. 0962.29786 / Fax 0962.29791
[email protected]
In Piazza Resistenza
le donne del Pd
Nella giornata contro
la violenza sulle donne
le militanti del Pd
stasera dalle 17 saranno
con un gazebo in piazza
Concessionaria: Publikompass S.p.A.
Piazza Resistenza, 17 - Cap 88900
Tel./Fax 0962.905002 [email protected]
.
Eseguite quattordici ordinanze di arresto rispetto ai quindici provvedimenti disposti dal gip nell’ambito dell’operazione della Polizia di Stato “Gold and white”
Nove in carcere, cinque ai domiciliari
Contestati dagli inquirenti agli indagati 63 episodi di spaccio, due rapine, due tentate rapine e un furto
Nove persone in carcere, cinque agli arresti domiciliari, altre quattro indagate a piede libero ed una sfuggita all’arresto. Sono i numeri dell’operazione “Gold and white” (ne riferiamo ampiamente anche a
pag. 29), messa a segno ieri in
città dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato che ha sgominato una presunta “gang”
dedita alle rapine ed allo spaccio di droga. Sessantrè i singoli
episodi di detenzione e spaccio di droga ricostruiti dagli investigatori della Mobile al comando del vicequestore aggiunto Enzo Coccoli.
Gli arrestati tutti giovani e
residenti in città sono tutti accusato del reato previsto
dall’rt 73 del Dpr 309/90: detenzione ai fini di spaccio di
sostanze stupefacenti.
Per questo reato il gip Paolo
del Luca, accogliendo la richiesta del pm Ivan Barlafante che
coordina le indagini col procuratore Raffaele Mazzotta, ha
disposto la custodia cautelare
in carcere per Mario Citati (34
anni), Giovanni Corigliano
(39 anni); Francesco Gallo (22
anni); Emiddio Leto (23 anni);
Giuseppe Maiorano (20 anni),
Andrea Ermenegildo Misticoni
(30 anni); Daniele Pugliese
(36 anni); Luigi Scerra (22 anni), Marco, Taverna (20 anni.
La custodia domiciliare per i
reati i droga è stata disposta
nei confronti di: Donato Bevilacqua (19 anni); Salvatore
Martino (26 anni); Gaetano
Mungari (19 anni), Salvatore
Nicoletta (28 anni), Giovanni
Romano (22 anni).
Si è reso irreperibile: Pantaleone Laratta (23 anni), an-
ch’egli raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in
carcere per detenzione e spaccio di droga.
Il gip ha inoltre concesso
l’arresto anche per i reati di rapina e tentata rapina per Marco Taverna e poi per Emiddio
Leto, Andrea Ermenegildo Misticoni e Giuseppe Maiorano
per tentata rapina.
Sono inoltre indagati a piede libero, Gianluca La Forgia
(27 anni) e Maurizio Marullo
(26 anni), accusati dalla Procura della Repubblica con altri
sette indagati (Gallo, Leto,
Maiorano, Misticoni, Scerra,
Taverna, Citati e La Forgia), di
associazione a delinquere
semplice. Per questo capo
d’imputazione il gip non ha
concesso gli arresti sostenendo che non vi sono gravi indizi.
Sono state rigettate dal giudice delle indagini preliminari
anche le richieste di arresto
per Francesco Corrado (30 anni) e Dario Giuda (22 anni),
ambedue indagati per reati di
droga.(l. ab.)
Giovanni Corigliano
Marco Taverna
Giovanni Romano
Luigi Scerra
Daniele Pugliese
Gaetano Mungari
Salvatore Nicoletta
Andrea Ermenegildo Misticoni
Giuseppe Maiorano
Salvatore Martino
Francesco Gallo
Emiddio Leto
Mario Citati
Donato Bevilacqua
Pignataro, Gammino, Mazzotta e Coccoli alla conferenza stampa
Presentate dalla prefettura simulazioni di intervento antisismico
Ha aderito la giunta guidata da Zurlo
Oggi e domani in città e provincia L’iniziativa Eternit free
esercitazione di protezione civile toglie l’amianto dai tetti
Giovanni Guarascio
Coordinata dalla Prefettura si
terrà tra oggi e domani un’esercitazione di protezione civile,
tesa a simulare operazioni d’intervento nel caso di un terremoto. Nell’anteprima in programma oggi è prevista l’evacuazione di due scuole (l’Ipsia di Crotone e l’Ipsct di Cotronei).
Domani invece a Sant’Anna
nella zona aeroportuale saranno allestiti due campi: uno per
simulare un centro di raccolta
di feriti da spostare per via aerea in ospedali distanti; il secondo, in collaborazione con le
associazioni di volontariato,
per simulare l’accoglienza a volontari provenienti da altre regioni per prestare aiuto.
Negli uffici della prefettura
sarà allestito invece il Centro
coordinamento soccorsi (Ccs)
provinciale in collegamento
con sette Comi (comitati misti)
ed i Coc (comitati comunali).
L’operazione è stata presentata ieri mattina in prefettura
dal prefetto Vincenzo Panico,
dal viceprefetto Fabrizio Gallo e
da Giovanni Doddi della Protezione civile nazionale. Il prefetto ha ricordato che l’esercitazione avviene in contemporanea in
tutte le cinque province calabresi, dato il rischio sismico presente nel territorio regionale e
Il viceprefetto Fabrizio galli ed il prefetto Vincenzo Panico
che l’esercitazione stessa potrà
rappresentare un modello nazionale. «L’esercitazione – ha
spiegato il prefetto – servirà alla
verifica dei collegamenti tra
tutti i soggetti interessati. Si
presume che in caso di terremoto salteranno le linee telefoniche e quindi si effettueranno
collegamenti radio, utilizzando
le strutture dei carabinieri».
Panico ha aggiunto che
l’esercitazione avviene in contemporanea con un allarme me-
teo nel territorio provinciale. Il
prefetto ha sottolineato che il
nubifragio che ha interessato la
città l’altra notte non ha avuto
gravi conseguenze grazie anche
al lavoro di prevenzione svolto
nei mesi scorsi con la messa in
sicurezza dell’Esaro, del Passovecchio e dei canali cittadini.
Dal canto suo, il rappreserntante della Protezione civile Giovanni Doddi ha ricordato l’importanza di una verifica delle
strutture esistenti.
La Provincia aderisce alla campagna “Eternit Free”. L’iniziativa, ideata da AzzeroCO2 e Legambiente, ha l’obiettivo di promuovere la sostituzione di tetti
in eternit con impianti fotovoltaici presso le aziende del territorio, beneficiando degli incentivi
speciali introdotti dallo Stato. Il
decreto ministeriale del 19 febbraio 2007 introduce, infatti, un
meccanismo di incentivazione
che agevola la sostituzione delle
coperture in amianto dei capannoni industriali o agricoli con impianti fotovoltaici. Tale incentivazione è stata mantenuta nel
quarto Conto energia del 5 Maggio 2011, in vigore dal primo giugno. Per le imprese si tratta di
un’occasione unica per realizzare gli obiettivi di risparmio energetico e di tutela del territorio e
dei cittadini con i minori costi
possibili e con un significativo ritorno di immagine.
La presentazione dell’iniziativa si terrà martedì prossimo 29
novembre presso la sala giunta
della Provincia alle ore 11,30.
Saranno presenti il presidente
della Provincia Stanislao Zurlo,
il vice presidente Ubaldo Prati, il
responsabile della campagna
Eternit Free per AzzeroCO2 Sandro Scollato, il presidente di Legambiente Calabria Franco Falcone, il presidente del circolo Legambiente Crotone Francesca
Stanislao Zurlo
Travierso ed il membro del direttivo di circolo Antonio Tata.
Alla campagna hanno già aderito 24 Province (in Calabria, Catanzaro) e 4 Regioni. Con l’adesione alla campagna “Provincia
Eternit Free”, inoltre, l’Ente intermedio si attiva operativamente nel perseguimento delle indicazioni europee, che impongono
entro il 2020 un abbattimento
del 20% delle emissioni di CO2,
dei consumi energetici e un pari
incremento dell’utilizzo di fonti
rinnovabili. La sostituzione delle
coperture in amianto dei capannoni ad uso agricolo e industriale
con i pannelli fotovoltaici, infatti, oltre ad indubbi benefici
all’ambiente e alla salute dei cittadini, porterà un incremento
della produzione di energia rinnovabile.
Agenda telefonica cittadina
FARMACIA DI TURNO
CAPUTO - Via Roma
FARMACIA NOTTURNA
BIANCHI - Via Vittorio Veneto
GUARDIE MEDICHE
Dalle 14 del sabato alle 8 del giorno
successivo al festivo.
BELVEDERE S. tel. 0962555805
CACCURI tel. 0984975010
CARFIZZI tel. 0962818805
CASABONA tel. 0962818804
CASTELSILANO tel 0984975012
CERENZIA tel. 0984995325
CIRÒ tel. 0962373005
CIRÒ MARINA tel. 0962372207
CROTONE tel. 096227655
COTRONEI tel. 096244225
CRUCOLI tel. 0962373006
CRUCOLI TORR. tel 0962373008
CUTRO tel. 0962775800-1
ISOLA CAPO RIZZUTO tel. 0962791970
LE CASTELLA tel. 0962795216
LORICA tel. 0984975011
MARCEDUSA tel. 0961932556
MELISSA tel. 0962818806
MELISSA T. tel. 0962865506
MESORACA tel. 0962434801
PAGLIARELLE tel. 0962434804
PALLAGORIO tel. 0962908054
PAPANICE tel. 0962908055-6
PETILIA POL. tel. 0962434800
ROCCA BER.DA tel. 0962555801
ROCCA DI NETO tel. 0962818808
SAN G.NI IN FIORE tel 0984979201
SAN MAURO M. tel. 0962555803
SAN NICOLA ALTO tel. 0962818810
SANTA SEVER. tel. 0962555800
SAVELLI tel. 0984975013
SCANDALE tel. 0962555804
STRONGOLI tel. 0962818802
UMBRIATICO tel. 0962908052
VERZINO tel. 0962908053
PRONTO SOCCORSO
Emergenza tel. 118
Ospedale civile tel. 0962924111
CROCE ROSSA
CROTONE tel. 096221616
SERVIZIO SOCIO-SANITARIO
TOSSICODIPENDENZE
Tel. 0962924211
CONSULTORI FAMILIARI
CROTONE: Via Cutro, 17 tel.
09629248
CUTRO: Via G.nni XXIII tel.
0962774857
PETILIA POL.: Via Arringa,
0962434800
ROCCABERNARDA: Viale Trieste tel.
0962909063
SAN GIOVANNI IN FIORE: Via Gran Sasso tel. 0984979422 - 0984979419
STRONGOLI: Piazza Duomo tel.
0962818802
COMUNITA RECUPERO
TOSSICODIPENDENTI
AGORA KROTON - Centro terapeutico residenziale: Soverato di Isola C. Rizzuto
tel. 795368. Sede legale e laboratorio
via Spiaggia delle Forche, 24 tel.
0962901674
EMERGENZA INFANZIA
Tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato.
TELEFONO AZZURRO
Linea di emergenza tel. 19696 (gratuito)
Linea istituzionale tel. 051481048
CARABINIERI
Pronto intervento tel. 112
POLIZIA
Soccorso pubblico tel. 113
GUARDIA DI FINANZA
Pronto intervento tel. 117
VIGILI DEL FUOCO
Chiamata soccorso tel. 115
CAPITANERIA DI PORTO
Guardia Costiera tel. 1530 “n. blu”
CORPO FORESTALE
DELLO STATO
Pronto intervento tel. 1515
NETTEZZA URBANA
Tel. 096229918
STAZIONE FERROVIARIA
Tel. 096224458
AEROPORTO «S. ANNA»
Tel. 0962794388
AZIENDA TURISTICA
Infoturismo numero verde 800431543
BENZINAI DI TURNO
Self service:
AGIP, via Cutro.
ESSO, Strada Statale 106.
Notturno: ESSO, Strada Statale 106
TAXI
CROTONE piazza Pitagora, 096227934
CINEMA
APOLLO: “Anche se è amore non si
vede”
Spettacoli ore: 16 - 18 - 20 - 22
SALA RAIMONDI: “Breaking dawn”
Spettacoli ore: 16 - 18 - 20 - 22
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Gazzetta del Sud Venerdì 25 Novembre 2011
Cronaca di Vibo
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CORTE D’APPELLO Il precedente verdetto annullato con rinvio dalla Cassazione. Gli atti di Gregorio Coscarella al Tribunale per i minori
ADDESI (MPQ)
Condanne rideterminate a esponenti dei Fiarè
Se i rifiuti
“vanificano”
lo sviluppo
e il Piano
di portualità
Regge l’associazione mafiosa. Assolto Gregorio Giofrè a cui sono stati restituiti tutti i beni
Giuseppe Baglivo
Arriva nel tardo pomeriggio di ieri
la sentenza della Corte d’Appello
di Catanzaro presieduta da Francesca Marrazzo, giudici consiglieri Isabella Russi e Gianfranco Grillone, relativa al processo scaturito dall’operazione Rima che vede
coinvolti esponenti della cosca
Fiarè di San Gregorio d’Ippona.
Dopo l’annullamento con rinvio da parte della Cassazione il 18
maggio 2010, la Corte d’Appello
si è pronunciata sulle posizioni di
sette imputati condannati in primo grado, al termine del giudizio
con rito abbreviato, il 20 dicembre 2006. Esce assolto « per non
aver commesso il fatto» dall’accusa di associazione mafiosa, Gregorio Giofrè, 48 anni, genero di
Rosario Fiarè, condannato in primo grado a 4 anni, mentre il reato
di truffa all’Aima contestato a
Francesco Fiarè, 40 anni, figlio di
Rosario, è stato dichiarato estinto
per prescrizione. In primo grado
Francesco Fiarè era stato condannato a 2 anni, ridotti ad un anno e
6 mesi in Appello l’1 luglio 2008,
con sentenza poi annullata con
rinvio dalla Cassazione. Estinti
per prescrizione anche i reati di
usura e truffa contestati, a vario
titolo, per Saverio Razionale, Rosario e Filippo Fiarè. Le pene per il
reato di associazione mafiosa sono state quindi così rideterminate
dalla Corte d’Appello: 6 anni e sei
mesi per Rosario Fiarè, 63 anni,
indicato quale capo indiscusso
del clan (10 anni in primo grado);
5 anni di reclusione per Filippo
Fiarè, 54 anni, fratello di Rosario
(6 anni in primo grado); 4 anni e
sei mesi per Saverio Razionale, 50
anni, ritenuto il numero due del
clan (7 anni in primo grado); 3 anni per Domenico Grande, 48 anni
( in primo grado 4 anni). Nei confronti di Gregorio Coscarella, difeso dall’avv. Francesco Muzzo-
pappa, ritenuto responsabile in
primo grado di estorsione e condannato per questo a due anni e 8
mesi, la Corte d’Appello ha invece
annullato la sentenza, disponendo la trasmissione degli atti alla
Procura per i minori, ritenuta
competente in quanto la contestazione risalirebbe ad epoca in
cui l’imputato non era ancora
maggiorenne.
I giudici d’Appello hanno inoltre revocato il provvedimento di
confisca dei beni riconducibili, direttamente o indirettamente, a
Francesco Fiarè e Gregorio Giofrè
ed hanno invece confermato la
confisca nei confronti dei beni
nella disponibilità di Rosario Fiarè. Impegnati nel collegio di difesa gli avvocati: Giuseppe Di Renzo e Sergio Rotundo per Gregorio
Giofrè; Giancarlo Pittelli e Antonio Crudo per Rosario Fiarè; Rotundo e Pittelli per Francesco Fiarè; Antonio Galati e Pittelli per Filippo Fiarè; Alessandro Diddi ed
Anselmo Torchia per Saverio Razionale; Francesco Lojacono per
Domenico Grande.
L’operazione “Rima” portò nel
luglio del 2005 ad una raffica di
misure cautelari a carico di boss
ed accoliti del presunto clan Fiarè-Razionale. L’inchiesta, avviata
dal pm della Dda di Catanzaro,
Patrizia Nobile (poi trasferita ad
Alessandria) era stata poi portata
a termine dall’allora pm antimafia (oggi alla Procura generale)
Marisa Manzini, ieri in aula a rappresentare l’accusa quale sostituto procuratore generale. Le indagini erano state invece condotte
sul campo dalla Squadra Mobile
di Catanzaro. Nonostante la scelta del rito abbreviato da parte degli imputati – che oltre allo sconto
di pena dovrebbe anche accelerare l’iter processuale – fra annullamenti e rinvii, a 6 anni dal blitz si è
ancora al giudizio di secondo grado.
Agenti della Polizia penitenziaria davanti all’ingresso del Tribunale
Rosario Fiarè
Filippo Fiarè
Saverio Razionale
Gregorio Coscarella
Non si tratta solo di rifiuti, di
differenziata. Non solo un obbligo di legge. Perchè differenziata significa meno rifiuti.
Meno rifiuti, meno discariche
significano sviluppo. Turismo,
in particolare, per Vibo Marina. L’amara terra che deve fare
i conti con disastri, ritardi, dove di turismo, porto e sviluppo
si parla. Parole. Questa la realtà. La stessa a cui da mesi i cittadini danno voce. Così come
Pino Addesi del Movimento
dei paesi e dei quartieri, che riflette sul «bluff della differenziata che rischia – spiega – di
vanificare le prospettive di sviluppo turistico offerte dal nuovo piano della portualità calabrese». Insomma, Addesi riflette sul Piano della portualità
presentato dal governatore
Scopelliti e si domanda, «con
quali prospettive Vibo Marina
dovrebbe affrontare il compito
di accogliere turisti che dovrebbero arrivare, secondo le
previsioni del Piano, da tutto il
mondo. Che tipo di realtà si
troveranno di fronte?».
La realtà, per Addesi, infatti, è quella che vede ingombranti e sporcizia per le strade.
Un biglietto da visita sul quale
Addesi invita gli Amministratori a soffermarsi, perchè «una
mancata soluzione di questo
problema potrebbe rischiare
di provocare il fallimento delle
prospettive offerte dal polo
crocieristico». Da qui, il monito a trovare «la volontà di attuare il progetto della differenziata. Vibo Marina non può
permettersi altri rinvii». Anche
perchè per Addesi l’unico risultato conseguito è stato quello
di «di far risvegliare le coscienze». (s.m.)
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Venerdì 25 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
Cronaca di Vibo
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LOTTA ALLE COSCHE I due testimoni tornano davanti alla Prefettura: di nuovo rigettata l’istanza di risarcimento
In breve
I coniugi Grasso chiedono l’intervento
dei ministri dell’Interno e della Giustizia
«Tuteleremo i nostri diritti anche contro quella parte dello Stato che ci sta abbandonando»
I testimoni di giustizia Francesca Franzè e Pino Grasso, marito e moglie, sono ritornati davanti alla Prefettura. A distanza
di qualche giorno dall’ultima
protesta sono ritornati alla carica. A fare scattare la loro reazione «l’ennesimo rigetto delle
legittime istanze di risarcimento operato dalla competente
commissione prefettizia».
I coniugi Grasso, secondo
quanto hanno riferito i loro legali, gli avvocati Ennio Curcio e
Claudia Conidi, «chiedono l’intervento dei ministri dell’Interno e della Giustizia per porre fine alla situazione di isolamento
e di abbandono a cui vengono
sottoposti delle istituzioni periferiche dello Stato. Nonostante
le loro dichiarazioni abbiano
portato alla condanna definitiva esponenti di spicco della
‘ndrangheta – hanno ribadito i
due legali – ancora la Prefettura di Vibo continua a disconoscere questo prezioso e solitario, per la Calabria, contributo
negando l’attribuzione di quelle somme di denaro da assegnare a coloro i quali vengono stritolati dallo strapotere mafioso.
Le organizzazioni criminali si
sono appropriate, tra l’altro, di
un appartamento e di alcuni
terreni dei coniugi oltre ad alcuni beni mobili. Circostanze
dimostrate dai provvedimenti
della Dda di Catanzaro e
dell’Ufficio del Gip. Ma neanche questo è bastato, poichè la
domanda di risarcimento –
hanno sottolineato gli avvocati
Curcio e Conidi – è stata nuovamente ed inspiegabilmente rigettata dalla commissione di
valutazione prefettizia di Vibo
Valentia che, dopo avere fatto
attendere due mesi prima di
Francesca Franzè e il marito Pino Grasso davanti alla Prefettura
riunirsi, ha comunicato di avere rigettato la richiesta. Una
condotta ostruzionistica e anche strumentale all’isolamento
di chi ogni giorno rischia la vita
per testimoniare contro la
‘ndrangheta».
Al tempo stesso Pino Grasso
e Francesca Franzè hanno rivolto «un accorato appello
all’intera deputazione calabrese» perchè promuova ogni iniziativa parlamentare per la salvaguardia della libertà economica e della legalità in Calabria.
«Noi – hanno sostenuto i due
testimoni di giustizia – siamo
stati spogliati di ogni bene dalla
’ndrangheta. Non abbiamo più
di che vivere perchè nessuno ci
fa lavorare in Calabria con le
nostre aziende perchè intimori-
In sintesi
Sono ritornati davanti alla
Prefettura a distanza di
qualche giorno dalla loro
ultima protesta.
I testimoni di giustizia
Francesca Franzè e il marito Pino Grasso ieri sono
rimasti davanti alla sede
dell’Ufficio territoriale del
governo per l’intera giornata. A fare scattare la loro reazione il rigetto
dell’istanza di risarcimento (ai sensi della legge antiracket) da parte della
commissione di valutazione prefettizia.
I coniugi attraverso i loro
legali, gli avvocati Ennio
Curcio e Maria Claudia Conidi, hanno chiesto l’intervento dei ministri dell’Interno e della Giustizia,
nonché l’autorevole interessamento del Capo dello
Stato Giorgio Napolitano.
Una condotta quella della
commissione di valutazione definita dai legali dei
due testimoni di giustizia
«ostruzionistica e strumentale all’isolamento di
chi ogni giorno rischia la
vita per testimoniare contro la ‘ndrangheta».
ti dal crimine organizzato. Siamo contro la ‘ndrangheta, l’abbiamo combattuta senza esitazione, ma non pensavamo di
arrivare a tanto sentendoci abbandonati dallo Stato e per
questo rivolgiamo un appello
alla più alta carica dello Stato,
al Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano affinchè
faccia sentire la sua autorevolissima voce in rappresentanza
di tutto il popolo italiano, per
restituire alla nostra famiglia
ciò che è stato tolto dalla barbarie e dallo strapotere mafioso».
E nell’annunciare che, questa volta, continueranno la loro
protesta a oltranza Francesca
Franzè e Pino Grasso hanno
evidenziato con determinazione: «Abbiamo combattuto contro la ‘ndrangheta per la tutela
dei nostri diritti lo faremo anche contro quella parte dello
Stato che ci sta abbandonando
al nostro destino facendo morire di fame i nostri figli».
Stamattina, pertanto, i due
testimoni di giustizia saranno
ancora una volta lì, davanti alla
Prefettura. Ieri hanno portato
con loro la documentazione attestante la veridicità delle loro
dichiarazioni; attendibilità peraltro riconosciuta dalla Dda e
da altri organi inquirenti. «Non
è possibile – hanno aggiunto ieri sera i coniugi – che qualcuno
pensi di poter “rimodulare” i
reati di cui siamo stati vittima,
sostenendo che abbiamo subìto
soltanto qualche piccolo episodio di usura quando invece Dda
e giudici parlano di estorsione e
usura commessi nei nostri confronti. Per questo motivo abbiamo denunciato e abbiamo consegnato copia della denuncia in
Prefettura». (m.c.)
OGGI LECTIO MAGISTRALIS DI GIUSEPPE SOLURI IN PROVINCIA
Incontro su Alcide De Gasperi
L’impegno politico e sociale di Alcide De Gasperi è il tema
della lectio magistralis che sarà tenuta dal presidente dell’Ordine dei giornalisti Giuseppe Soluri oggi (ore 9,30) in Provincia (nella foto) e promossa dal Liceo scientifico “Berto”.
COMUNE
CONFINDUSTRIA
Sistema bibliotecario
Riflettori sull’arte
PMI day, le aziende
si aprono ai ragazzi
“Specchio fra due mondi. Il
Mediterraneo tra lotte e
passioni” è il tema della mostra degli artisti Azad Heme
e Carmela Calmimera che
sarà presentata oggi
(10,30) al Sistema bibliotecario vibonese, nella sede di
via Ruggero il Normanno.
Oggi appuntamento con la
manifestazione promossa da
Confindustria nell’ambito
della giornata “PMI day”
che aprirà le porte
dell’azienda Giacinto Callipo Conserve alimentari spa
agli studenti dell’Istituto
tecnico “G. Galilei”.
COLLETTA ALIMENTARE
BIBLIOTECA COMUNALE
Domani la solidarietà
in fila al “market”
Pd, assemblea
del gruppo Modem
Giornata nazionale della
colletta alimentare domani
che vedrà la partecipazione
di volontari, cittadini e studenti che saranno presenti
davanti ai supermercati di
tutta la provincia per invitare le persone a dare il proprio contributo.
Domani (ore 16) nella sala
convegni della biblioteca comunale assemblea del Movimento democratico (Modem). A concludere l’incontro, al quale parteciperanno
amministratori locali e regionali del Partito democratico, sarà Marco Minniti.