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PROPOSIZIONI COMPARATIVE
Le proposizioni comparative esprimono un paragone rispetto a quanto si
dice nella reggente e, a seconda che il paragone sia reale o ipotetico, si
distinguono in comparative reali e comparative ipotetiche.
A
COMPARATIVE REALI
INTRODUTTORI:
a) comparative di uguaglianza: quam, quantus, quantum, quanti,
quanto e quo (+ comparativo), quotiens, qualis, quot, ut, sicut,
quemadmodum + indicativo.
Sono anticipate nella proposizione reggente dalle rispettive
correlative tam, tantus, tantum, tanti, tanto e eo (+ comparativo),
totiens, talis, tot, sic, ita, eodem modo, item, etc.
b) comparative di maggioranza e minoranza: quam + tempo e
modo del verbo reggente.
Nella reggente si trova un comparativo di maggioranza o di
minoranza (potius, magis, plus, etc.) o una espressione che
implichi una preferenza (malo, praestat, etc.)
c) comparative di confronto che indicano parità, diversità,
somiglianza: ac, atque, et + indicativo.
Nella reggente si trovano aggettivi e avverbi implicanti un
confronto: aequus, par, idem, similis, aeque, pariter, perinde,
similiter, alius, contrarius, dissimilis, aliter, contra, secus.
MODI DEL VERBO: indicativo o congiuntivo obliquo, potenziale,
irreale.
N.B.:
1) Quando si mettono a confronto due affermazioni si usa magis
(potius, prius, diutius, etc.)... quam e sia la reggente che la
comparativa hanno il verbo nello stesso tempo e modo.
Es.: cavebat magis Pompeius, quam timebat = Pompeo, più che
temere, stava in guardia.
2) Quando tra due possibili situazioni se ne sceglie una e si scarta
l'altra, si usa potius (prius, citius)... quam con il congiuntivo.
Es.: statuit mori potius quam serviret = decise di morire piuttosto che
cadere in schiavitù.
3) Quando nella reggente si trovano alius, aliter, contra e secus la
comparativa può essere introdotta oltre che da ac, et, atque, anche da
quam; con alius si trova spesso anche nisi.
Es.: alia sentio quam dicis = sento cose diverse da quelle che dici;
Es.: nihil aliud fecerunt, nisi hoc dixerunt = non fecero altro che dire
ciò.
CONSIGLI PRATICI DI TRADUZIONE:
In genere l'italiano non si discosta dal latino, per cui, per lo più, sarà
sufficiente una traduzione letterale.
Es.: talis est filius, qualis pater fuit = il figlio è tale quale fu il padre.
Attenzione però a questi due casi:
1) nella correlazione magis... quam, potius... quam, comparativo...
quam, mentre il latino usa sia nella reggente che nella comparativa gli
stessi tempi e modi, l'italiano, nella comparativa, usa l'infinito o il
congiuntivo.
Es.: diutius manserunt, quam putavi = rimasero più a lungo di quanto
pensassi;
2) nel caso di identità, diversità e somiglianza bisogna ricordare bene
che gli introduttori della comparativa (et, ac, atque) non possono
essere tradotti come la congiunzione copulativa "e", bensì come
formule che esprimano appunto un rapporto di parità o di diversità,
come "diversamente da...", "simile a...", etc..
Es.: ne sim salvus, si aliter scribo ac sentio = possa io morire, se
scrivo diversamente da quel che sento.
B
COMPARATIVE IPOTETICHE
INTRODUTTORI: quasi, velut, velut si, tamquam, tamquam si, etc.
= come se
aeque... ac si, similiter... ac si, etc.. = come se,
allo stesso modo che se
non secus... ac si, non aliter... ac si, etc.. = non
diversamente che se
aliter... ac si, etc.. in modo diverso che se
MODO DEL VERBO: congiuntivo
Esprimono un paragone puramente ipotetico: pertanto hanno il verbo al
congiuntivo. In latino sono usati tutti i tempi del congiuntivo, in italiano
solo due tempi, l'imperfetto e il trapassato.
Queste le regole:
a) quando l'introduttore non è accompagnato da si, oppure lo contiene
già in sé come in quasi, si osserva sempre la consecutio temporum;
b) quando l'introduttore è accompagnato da si si modellano sul periodo
ipotetico del secondo o del terzo tipo, a seconda che la proposizione
comparativa contenga una sfumatura di possibilità o di irrealtà (con la
sola eccezione di tamquam si che a volte segue la consecutio).
Es.: iratus me aspicis, quasi tuam mentem videre possim = mi guardi
adirato, come se io potessi vedere il tuo animo (nonostante l'ipotesi
sia irreale, è osservata la consecutio);
Es.: hoc negotium sic velim suscipias, ut si esset res mea = vorrei che ti
occupassi di questo affare come se fosse una cosa mia (si sottolinea
l'irrealtà dell'ipotesi, con il tempo storico pur in dipendenza da
velim).
CONSIGLI PRATICI DI TRADUZIONE:
Poiché l'italiano non è in grado di distinguere una ipotesi irreale da una
possibile, non esiste distinzione tra i casi a) e b); pertanto userai:
ƒ il congiuntivo imperfetto (= come se fossi...) là dove il latino usa il
congiuntivo presente (= quasi sim) o imperfetto (= quasi essem);
ƒ il congiuntivo trapassato (= come se fossi stato...) là dove il latino usa
il congiuntivo perfetto (quasi fuerim) o piuccheperfetto (quasi fuissem).