GENGA MARCHIANO` Marine Le Pen 2013

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GENGA MARCHIANO` Marine Le Pen 2013
Convegno annuale Sisp – 12-14 settembre 2013
Sezione Comunicazione politica
Panel 5.5 Leader populisti e nuovi media nelle democrazie contemporanee
Chair Giorgia Bulli, Flavio Chiapponi
Discussant Marco Tarchi
Paper Marine Le Pen: un Front national 2.0 ?
di Nicola Genga
Dottore di ricerca in “Linguaggi politici e comunicazione”
Cultore della materia in Scienza Politica
e Francesco Marchianò
Dottore di ricerca in “Sociologia Politica”
Cultore della materia in Scienza Politica
Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale
Sapienza Università di Roma
Via Salaria 113
00198 Roma
[email protected];
[email protected]
1.
Il Front National come fenomeno populista
La collocazione del Front national nella grande famiglia neo-populista non è, oggi, al centro di rilevanti
controversie. Le perplessità espresse su questa catalogazione riguardano, in generale, la coesione teorica del
populismo come categoria politica e, in particolare, l’uso spesso polemico del termine a esso associato1.
Ciò avviene per una ragione ben nota agli addetti ai lavori: alcuni decenni di dibattito non sono bastati a dare
al populismo una sistematizzazione teorica in grado di cristallizzare il consenso degli studiosi. Come accade
talvolta in ambito scientifico siamo di fronte a un concetto controverso, definito da un termine polisemico
1
Si rimanda essenzialmente a A. Collovald, Le « Populisme du FN » un dangereux contresens, Broissieux, Éditions du
Croquant, 2004 ; M. Canovan, "Trust the People! Populism and the Two Faces of Democracy", Political Studies,
XLVII, n. 1, 1999, pp. 2-16; S. Kobi, Y. Papadopulos, “L’ambigüité du populisme: négation ou prolongement de la
démocratie”, in R. Galissot (a cura di), Populismes du Tiers-Monde, L’Harmattan, Paris, 1997, pp. 13-44.
1
che si riferisce a fenomeni eterogenei2. Ovviamente l’obiettivo di dirimere la questione una volta per tutte
eccede le possibilità del presente contributo3.
Per restare a quanto ci interessa in questo contesto, basti allora ricordare che la presenza del Fn
nell’inventario populista (o neo-populista) è consolidata da circa trent’anni. Nel dibattito pubblico francese il
partito di Le Pen incarna una forma esplicita di populismo: dapprima riconosciuto da osservatori esterni, poi
rivendicato anche dall’interno. Il battesimo populista del Front national risale alla metà degli anni Ottanta,
quando la definizione “national populisme” subentrò all’etichetta di “fascisme”, usata fino a quel momento
da studiosi, giornalisti e uomini politici4. Proprio in quel periodo il Fn stava uscendo dall’anonimato grazie
all’exploit delle Europee dell’84, quando lambì l’11% dei voti. II partito, che nei suoi primi dieci anni di vita
dalla fondazione (1972) aveva conseguito risultati elettorali inferiori all’1% su base nazionale e solo in
elezioni locali aveva fatto registrare risultati a due cifre, diventò improvvisamente un caso politico di primo
piano. Fu quindi la rinnovata attenzione degli studiosi a creare i presupposti per una revisione analitica del
fenomeno.
Tale fu il successo della nuova formula che alcune ricostruzioni retrospettive si riferiscono alla fase
compresa tra il 1978 e 1981 come “tornante del nazional-populismo”5. Man mano l’etichettatura populista
(anche nella variante “néo-populisme à la française”6) si è consolidata diventando il contrassegno
dell’eccezionalità frontista rispetto agli altri attori del sistema partitico. Lo stesso Piero Ignazi, convinto della
natura innanzitutto di “estrema destra” del Front National, ha parlato di “alternativa politica (…) velata di
populismo e di atteggiamenti anti-establishment”7.
Per certi versi l’applicazione del termine “nazionalpopulista” è soggettivamente vantaggiosa. Agli studiosi
consente di eludere i nodi problematici legati al riconoscimento dell’esistenza storica di un fascismo
2
G. Ionescu, E. Gellner (a cura di), Populism: Its Meanings and National Characteristics, London, Weidenfeld &
Nicholson, 1969; M. Tarchi, L’Italia populista. Dal qualunquismo ai girotondi, Bologna, Il Mulino, 2003, pp. 13-36;
Id., “Estrema destra e neopopulismo in Europa”, Rivista italiana di scienza politica, XXVIII, n. 2, agosto 1998, pp. 379389; G. Bulli, “Neo-populismo”, in M. Almagisti, D. Piana, Le parole chiave della politica italiana, Roma, Carocci,
2011, pp. 121-137; F. Chiapponi, Il populismo come problematica della scienza politica : un primo bilancio, Genova,
Cormagi, 2008.
3
Si rimanda piuttosto a M. Tarchi, “Il populismo e la scienza politica: come liberarsi del «complesso di Cenerentola»”,
Filosofia Politica, n. 3, 2004, pp. 411-429;
4
P. – A. Taguieff, “La rhétorique du national-populisme”, Mots. Les langages du politique, n. 9, ottobre 1984, pp. 113119; M. Winock, “La vielle histoire du national-populisme”, Le Monde, 12 giugno 1987; P. Milza, “Le Front National:
droite extrême ou national-populisme ?”, in J. – F. Sirinelli (a cura di), Histoire des droites en France. Vol.1 : Politique,
Gallimard, Paris, 1992, pp. 691-729. Per l’uso originario della formula nazionalpopulismo cfr. G. Germani, Fascismo,
autoritarismo e classi sociali, Bologna, Il Mulino, 1975
5
J. – Y. Camus, “Origine et formation du Front national (1972-1981)”, in N. Mayer, P. Perrineau (a cura di), Le Front
national à découvert, Presses de la Fondation Nationale des Sciences Politiques, Paris, 1996, p. 29.
6
E. Lecœur, Un néo-populisme à la française. Trente ans de Front national, La Découverte, Paris, 2003. Vedi anche S.
Gentile, Il populismo nelle democrazie contemporanee. Il caso del Front National di Jean Marie Le Pen, Franco
Angeli, Milano, 2008.
7
P. Ignazi, “Un nouvel acteur politique”, Le Front National à découvert, cit., p. 76.
2
francese8. Ai membri del Fronte national permette di appropriarsi di un’immagine meno stigmatizzabile di
quella associata al regime pétainista. Non a caso Jean-Marie Le Pen ha sempre rifiutato di qualificarsi con gli
aggettivi “fascista” ed “estremista”9, mentre ha accettato il marchio populista assumendolo a positivo
elemento di distinzione dalle forze politiche centrali, coinvolte negli anni ‘80, ‘90 e oltre in fasi di
coabitazione e designate dai frontisti dapprima come “Banda dei Quattro” e poi “Casta Umps”.
In effetti una vocazione al populismo è riconoscibile nel discorso frontista sin dalla seconda metà degli anni
‘80. Jean-Pierre Stirbois, segretario generale del partito, scriveva nel 1988: “Riprendo con fierezza
l’espressione di nazional-populismo (…) nazione e popolo sono per me due parole indissolubilmente legate
tra loro e alle quali sono attaccato profondamente, in modo viscerale” 10. Nel ‘91 la risposta di Jean-Marie Le
Pen agli intervistatori del periodico nazionalista Aspects de la France, che gli chiedevano se si reputasse un
populista, fa pensare che Stirbois non esprimesse solo una posizione personale. “Il populismo è, appunto, la
presa in considerazione dell’opinione del popolo. Se il popolo ha, in democrazia, il diritto di avere
un’opinione allora sì, io sono populista”11. Questo riferimento esplicito al nesso popolo-populismo è costante
nel lungo periodo. Il 10 dicembre 2010 Marine Le Pen ha dichiara a France 2: “Se il populismo è, come
credo, difendere il popolo dalle élite, difendere i dimenticati dall’élité che li sta strangolando, allora sì, in
questo caso io sono populista”12.
Ciò considerato, nella presente analisi non enfatizzeremo la natura del populismo come principio normativo
seguito dal Front national. Piuttosto, lo considereremo nella sua funzione di strumento descrittivo di carattere
idealtipico. In questo senso la nozione di populismo sembra riferibile, più che a uno stile13 o a una
sindrome14, a una dimensione dell’azione e del discorso politico15, e, in ultima analisi, a una “forma mentis,
connessa ad una visione dell’ordine sociale alla cui base sta la credenza nelle virtù innate del popolo, di cui
si rivendica il primato come fonte di legittimazione dell’azione politica e di governo”16. Nell’applicarci al
8
A. Collovald, “Le national-populisme ou le fascisme disparu. Les historiens du temps présent et la question du
déloyalisme politique”, in M. Dobry (a cura di), Le mythe de l’allergie française au fascisme, Albin Michel, Paris,
2003.
9
Cfr. J. – M. Le Pen, Les Français d’abord, Carrère-Lafon, Paris, 1984, pp. 172-173, 179.
10
J. – P. Stirbois, Tonnerre de Dreux. L’avenir nous appartient, Éditions National-Hebdo, Paris, 1988, pp. 215-216,
218, trad. nostra.
11
Cit. in P. – A. Taguieff, “Populismes et antipopulismes : le choc des argumentations”, Mots. Les langages du
politique, n. 55, 1998, p. 17, trad. nostra.
12
Cit. in G. Ivaldi, Permanences et évolutions de l’idéologie frontiste in P. Delwit (a cura di), Le Front National.
Mutations de l’extrême droite française, Éditions de l’Université de Bruxelles, Bruxelles, 2012, pp. 107-108, trad.
nostra.
13
P. - A. Taguieff (a cura di), L’illusion populiste. De l’archaïque au médiatique, Berg international, Paris, 2002.
14
P. Wiles, A Syndrome, not a Doctrine, in E. Gellner, G. Ionescu (a cura di), cit., pp. 166-179.
15
E. Laclau, On populist reason, Verso, London, 2005; P. Worsley, The concept of populism, in G. Ionescu, E. Gellner
(a cura di), cit., pp. 212-250.
16
M. Tarchi, “Il populismo e la scienza politica…” , cit. p. 419. Si rimanda a E. Gellner, G. Ionescu, G. (a cura di),
Populism, cit., e M. Canovan, Populism, London, Junction, 1981, vedi P. Taggart, Populism, Buckingham-Philadelphia,
Open University Press, 2000, trad. it. Il Populismo, Troina (En), Città Aperta, 2002; G. Hermet, Les populismes dans le
monde. Une histoire sociologique. XIXe-XXe siècle, Paris, Fayard, 2001; H.-G. Betz, S. Immerfall, New Politics of the
3
nostro caso di studio osserveremo dunque come il Front national usa il web 2.0, intendendo con questo
termine generale gli strumenti e le piattaforme di comunicazione il cui snodo centrale è rappresentato dal sito
internet ufficiale. Nel farlo, focalizzeremo l’attenzione sui nessi tra leadership e populismo e tra quest’ultimo
e le nozioni di democrazia diretta e rappresentativa. Riguardo al primo aspetto, è opportuno ribadire che le
questioni della leadership e del populismo gravitano in ambiti concettuali limitrofi e sovrapposti17, e per
questo necessitano di un’analisi preliminare che inquadri la leadership all’interno dell’organizzazione.
Rispetto al secondo nesso individuato valuteremo se l’uso dei nuovi media da parte del Fn prefiguri un’idea
di organizzazione più orizzontale, in grado di valorizzare la partecipazione dal basso e promuovere forme di
democrazia diretta, in linea con una certa retorica del populismo presente nel discorso frontista; o se, invece,
sussiste una verticalizzazione che rimanda alla fisionomia leaderistica di quello che appare come un partito
carismatico. Questo nesso è particolarmente rilevante alla luce del dibattito, perlopiù giornalistico finora18,
sulla cosiddetta dediabolisation del Front national, vale a dire sulla normalizzazione che il Fn avrebbe
conosciuto nella successione tra Jean-Marie Le Pen e sua figlia Marine. Sul tema della successione verte il
secondo paragrafo del paper, mentre il terzo sarà specificamente dedicato all’analisi del Front national
nell’ambiente web19.
2.
L’ascesa alla leadership di Marine Le Pen
Come già accennato, scorrendo la letteratura sul populismo si colgono alcuni elementi onnipresenti. Tra
questi, l’importanza che nei partiti populisti riveste la leadership e ancor più il leader. Sono Mény e Surel a
precisare che “nonostante la loro estrema varietà, tutti i populismi hanno un elemento in comune:
l’importanza della leadership”20. In genere, i partiti inseriti nella famiglia del populismo non sono
particolarmente strutturati e per supplire a queste mancanze di tipo burocratico-organizzativo dispongono di
Right: Neo-Populist Parties and Movements in Established Democracies, Basingstoke, Macmillan, 1998; Y. Mény, Y.
Surel, Par le peuple, pour le peuple. Le populisme et les démocraties, Paris, Fayard, 2000 trad. it. Populismo e
democrazia, Bologna, il Mulino, 2002, p. 100.; D. Albertazzi, D. McDonnell (a cura di), Twenty-First Century
Populism. The Spectre of Western European Democracy, Houndmills NY, Palgrave Macmillan, 2008; F. Chiapponi, Il
populismo come problematica della scienza politica, cit., e Id., Il populismo nella prospettiva della scienza politica,
Genova, Coedit, 2012.
17
F. Chiapponi, Il populismo come problematica della scienza politica, cit., p. 105-109.
18
Se ne trovano ricostruzioni in L. Lizskai, Marine Le Pen. Un nouveau Front National?, Lausanne, Favre, 2011; C.
Fourest, F. Venner, Marine Le Pen démasquée, Paris, Librairie Générale Française, 2012. Analisi scientifiche, di ordine
generale, sulle evoluzioni recenti del Front national sono offerte invece a P. Delwit (a cura di), Le Front National.
Mutations de l’extrême droite française, cit. e a A. Dézé, Le Front National: à la conquête du pouvoir ?, Paris, Armand
Colin, 2012.
19
Su questo specifico ambito partiremo dal quadro delineato in A. Dézé, “Un parti «virtuel»? Le Front national au
prisme de son site internet”, in F. Greffet (a cura di), Continuerlalutte.com. Les partis politiques sur le web, Paris,
Presses Sciences po, 2011, pp. 139-152.
20
Y. Mény, Y. Surel, Populismo e democrazia, cit., p. 100.
4
una leadership fortemente personalizzata che, permettendo a iscritti, simpatizzanti ed elettori, di riconoscersi
in essa, funge da canale di formazione dell’identità del partito21. Secondo Taggart, i partiti populisti trovano
in primo luogo nel leader l’incarnazione delle virtù del popolo22. Ne consegue una forte identificazione tra
popolo e leader che “è decisiva per plasmare un’identità comune e univoca tra gli adepti del movimento”23.
Questa leadership tende spesso a essere percepita come carismatica24; in questo modo essa risolve uno dei
“dilemmi” del populismo e cioè quello dell’istituzionalizzazione poiché offre “semplicità” e “immediatezza”
al rapporto tra popolo e leader, senza che ad essi si interpongano le lungaggini tipiche degli apparati di
partito25. In particolare, la tendenza alla leadership carismatica è “un segno della sua più generale
predilezione per una leadership forte”26. Infatti, “la leadership forte, nel caso del populismo, è innanzitutto un
esempio di quella semplicità che il movimento intende restituire alla politica: è la dimostrazione di come le
istanze dei cittadini possano essere espresse senza bisogno di ricorrere alle lungaggini del processo
rappresentativo. Il rapporto di fiducia illimitata che, specialmente nei frangenti favorevoli, lega i sostenitori
al capo in un patto di reciproca solidarietà, e la personalizzazione del movimento che ne deriva, sono per i
populisti la prova che un’altra politica è possibile e auspicabile, diversa da quella incardinata sui partiti
professionalizzati e burocratizzati e fondata sul superamento della mediazione a profitto di un rapporto
faccia a faccia tra governanti e governati”27. Nello stesso tempo, come si diceva, la fiducia nella leadership
copre, talvolta, le lacune di una identità politica non sempre definita: “Il fatto che il populismo non abbia
un’anima, che sia privo cioè di valori fondamentali, implica che esso è particolarmente incline a concepire la
politica come qualcosa di incentrato su una singola persona (…)“Laddove non è carismatica, la leadership
tenderà ad essere autoritaria o quanto meno fortemente centralizzata”28.
Quasi tutti i partiti populisti, infatti, hanno un grande deficit di democrazia e al loro interno chi decide è
spesso solo il leader29. La riluttanza verso tutti i corpi intermedi e gli istituti della rappresentanza,
21
Spiega Taggart: “Una risposta alle domanda poste dal dilemma istituzionale che affligge il populismo è costituita
dall’esaltazione del ruolo dei leader. Così facendo, i populisti risolvono il problema di definire esplicitamente cosa sia la
virtù, ritrovandola incarnata nella persona del leader”; cfr. P. Taggart, op. cit., p. 166.
22
Paul Taggart, op. cit.
23
L. Zanatta, Il populismo. Sul nucleo forte di una ideologia debole, Polis, XVI, n. 2, agosto 2001.
24
“I populisti fanno affidamento non solo su una leadership personalizzata ma anche su una leadership che richiede un
particolare tipo di personalità: quella di leader carismatico […] la semplicità del modello di leadership carismatica ben
si addice alla propensione populista per la semplicità e l’immediatezza politica e istituzionale”, P. Taggart, Populism,
cit., pp. 167-168. Sul rapporto tra carisma e partiti populismi si veda in particolare F. Chiapponi, “Populismo,
leadership e carisma: l’analisi di un rapporto compreso e frainteso”, Tragressioni, XXV, n. 51, settembre-dicembre
2010.
25
P. Taggart, op. cit.
26
Ivi, p. 169.
27
M. Tarchi, L’Italia populista. Dal qualunquismo ai girotondi, Bologna, Il Mulino, 2003, pp. 30-31.
28
Cfr. P. Taggart, op. cit., p. 167. Marco Tarchi precisa che proprio perché appartenente al popolo il leader populista
deve cercare di non mostrarsi particolamente diverso da esso, perché ciò potrebbe alienargli le simpatie e la fiducia del
popolo stesso; cfr. M. Tarchi, L’Italia populista. Dal qualunquismo ai girotondi, cit.
29
Chi si oppone al potere della leadership paga di persona: è successo con Le Pen al qual si era opposto Mégret
discutendo la scelta del primo di candidare sua moglie. Il risultato è stato che Mégret ha dovuto farsi un altro partito.
5
l’insofferenza verso le forme di decisione collegiali, la propensione all’acclamazione plebiscitaria, risolve il
problema delle opzioni politiche solo nel ruolo consegnato al leader configurando i partiti populisti come
piuttosto autoritari. In linea generale, il Fn non fa eccezione a questa regola che, a dire il vero, soprattutto
sul versante della personalizzazione politica, pare abbiano contagiato quasi tutti i partiti delle democrazie
occidentali; forse, proprio per questo, si sono estesi i confini che caratterizzano il concetto di populismo per
cui esso viene sempre più utilizzato in maniera onnicomprensiva.
Il caso del Fn, per ragioni, si potrebbe dire storiche, resta tuttavia di maggiore interesse; basti pensare che
alcuni studiosi come Taguieff lo hanno preso ad esempio per ricavare, dalle sue specificità, elementi generali
utili a comprendere meglio il populismo, soprattutto per la sua capacità di mettere assieme i due dei modelli
principali di populismo rintracciati dall’autore (quello protestatario e quello identitario) e di fonderli nel
modello del nazional-populismo che, fra le varie caratteristiche, presenta proprio “l’iperpersonalizzazione”30.
Come si accennava, pur essendo sempre personalizzata, non necessariamente la leadership dei partiti
populisti è carismatica31; nel caso di Marine Le Pen, più che di carisma del leader, appaiono evidenti altri
processi tipici del carisma, così come teorizzati da Weber, soprattutto nella successione, che confermano
semmai come carismatica non tanto il leader attuale quanto la leadership del suo predecessore, ossia il leader
storico e fondatore Jean Marie Le Pen.
Marine Le Pen diventa leader del partito ufficialmente in base a un processo legale-razionale, ma è fuor di
dubbio che gran parte della sua autorevolezza derivi dal fatto di essere la figlia del leader storico del Front. A
margine del congresso di Bordeaux del novembre del 2007, Jean-Marie Le Pen dichiarò: “Non ho fatto nulla
per portarla dov’è arrivata” aggiungendo “non farò nulla contro di lei” 32.
Max Weber spiegava che nel momento della successione di un leader carismatico si ha una conferma del suo
carattere carismatico, poiché essa pone il suo seguito di fronte a un problema che richiede una soluzione che
non tradisca la “carismaticità” della leadership. Tra le varie possibilità che vengono elencate da Weber, una
che si può seguire è proprio quella di selezionare come successore un familiare poiché si ritiene che “il
carisma sia una qualità del sangue e che quindi inerisca al gruppo parentale, e in particolare ai parenti più
prossimi del portatore: tale è il carisma ereditario. L’ordine di
successione in questo caso non è
necessariamente quello che vale per l’appropriazione dei diritti, ma spesso è eterogeneo; oppure l’esatto
posto di successione entro il gruppo parentale deve essere stabilito con l’aiuto dei mezzi”33.
Ma non è il solo caso. Anche nella Lega Nord ci sono stati alcuni esponenti politici, animatori delle prime leghe
regionali, dall’unione delle quali sarebbe nata la Lega Nord, che dopo essere entrate in conflitto con le scelte di
Umberto Bossi (il quale nel mentre rafforzava il suo ruolo di leader) sono state costrette ad andarsene.
30
Cfr. P. – A. Taguieff, L’illusion populiste, cit.
31
Sul punto cfr. G. Hermet, op. cit.
32
“Je n’ai rien fait pour propulser Marine au niveau qu’elle a atteint (…) je ne ferai rien contre elle”. Cit. in L. Liszkai,
op. cit., p. 128.
33
M. Weber, Wirtschaft und Gesellschaft, Mohr, Tübingen 1922, trad. it. Economia e Società, 5 voll., Edizioni di
Comunità, Torino, 1999, Vol. I, p. 245.
6
Ovviamente non basta limitarsi a questa spiegazione “passiva” per comprendere l’ascesa di Marine Le Pen;
molti altri elementi sono di natura “attiva” e danno conto dell’intenzionalità del leader di diventare tale e
della consapevolezza di poter essere leader. Ciò si può notare osservando brevemente la sua carriera.
Inizialmente Marine Le Pen non voleva dedicarsi alla politica, anche se questa, ovviamente, fin da piccola
occupa un posto importante nella sua vita34. Nel 1986, a diciotto anni, aderisce al Fn e nel 1993 viene
candidata anche alle legislative in una circoscrizione parigina. Dopo la laurea in giurisprudenza e
l’abilitazione alla professione forense, avvia uno studio in proprio, ma visto lo scarso successo ottenuto come
avvocato, la Le Pen preferisce entrare nell’ufficio legale del partito del padre. Il suo ingresso nel partito, pur
avvenuto sotto l’ala protettrice e fiduciaria paterna, coincide con lo svolgimento di una funzione tipicamente
burocratica, razionale, tecnica. Da questa posizione, man mano Marine Le Pen si emancipa, ritagliandosi un
ruolo politico-istituzionale grazie all’elezione nel Consiglio regionale del Nord-Pas-de-Calais, dov’è stata in
carica tra il 1998 e il 2004. Nel corso di questa esperienza, nel 2000, diventa anche presidente di Générations
Le Pen35. Lo stesso anno, in occasione del Congresso di Nizza diventa vicepresidente del Fn, iniziando a
costruire una seria ipoteca sulla sua eventuale leadership nel partito. Questa nomina rivela in realtà una certa
preponderanza della componente familiare sui processi legali-razionali. Nelle elezioni per il comitato
centrale, infatti, a prevalere fu Bruno Gollnisch, seguito da altri notabili e dirigenti come Lang, Holeindre,
Bild, Bompard e Antony. Marine Le Pen, pur giungendo trentaquattresima nel voto, guadagnò la
vicepresidenza e un posto nell’esecutivo del partito36.
I successi elettorali personali (viene eletta per due volte al Parlamento Europeo, nel 2004 e nel 2009; ancora
nel 2004 diventa Consigliere regionale nell’Ile de France) danno ulteriore solidità all’ascesa della Le Pen,
che nel 2007 dirige la campagna presidenziale del padre, terminata con un deludente risultato (10,4% e
3.834.530 voti).
Ciò nonostante, dopo il risultato lusinghiero ottenuto alle regionali del 2010 nel Nord-Pas-de-Calais (19,8%),
sembra quasi certo che riuscirà a spuntarla contro lo sfidante più accreditato per la leadership frontista,
Bruno Gollnisch. Infatti, al congresso di Tours del gennaio 2011 che coincide con l’addio di Jean Marie Le
Pen, diventa presidente del partito con il 67% dei voti sconfiggendo Gollnisch. Gli iscritti votano per posta e
Marine ottiene 11.546 voti contro i 5.522 dell’avversario.
Conquistata la leadership del partito, Marine Le Pen si concentra sulle elezioni presidenziali e legislative
dell’anno successivo. In entrambi le occasioni il programma di riferimento è incardinato sulla figura della
34
Cfr. M. Le Pen, À contre flots, Paris, Édition Grancher, 2006. Il volume è scaricabile gratuitamente online dal sito
internet di Marine Le Pen.
35
Si tratta di un’associazione parallela al Fn, fondata nel 1998 da Samuel Maréchal, cognato di Marine e già leader del
Front national de la jeunesse, la vera e propria organizzazione giovanile di partito.
36
Cfr. P. Bréchon, La France aux urnes. Soixante ans d’histoire électorale, Paris, La documentation Française, 2009, p.
93.
7
leader (Mon projet pour la France et le Français)37 e si presenta come una strategia di delegittimazione del
sistema della democrazia rappresentativa in favore di un modello “plebiscitario-etnocratico”38. Le
componenti di questa nuova piattaforma retorica sono un populismo “patrimoniale” postmaterialista, che
enfatizza i valori occidentali di laicità e secolarizzazione in funzione anti-islamica39, e un “etnosocialismo”
basato su una visione “sciovinista” del welfare40.
Al primo turno delle elezioni, che si tengono il 22 aprile 2012, raccoglie 6.421.426 pari al 17.9%, ottiene il
massimo storico dei consensi41, superando anche l’importante risultato del 2002, quando con 4.804.713 voti,
il 16,9%, il Fn era riuscito ad accedere al ballottaggio per la prima e finora unica volta della sua storia.
Alle legislative di giugno, il Fn si presenta invece sotto le insegne del Rassemblement Bleu Marine. La
denominazione così personalizzata delle liste non garantisce tuttavia una performance in linea con quella
delle presidenziali. Due frontisti vengono, infatti, eletti nei collegi uninominali (Marine Maréchal-Le Pen e
Gilbert Collard), ma la leader perde personalmente nel secondo turno di Hénin-Beaumont, e il risultato
nazionale in termini di voti (13,6 % e 3.528.663) risente anche della logica centripeta del sistema elettorale a
doppio turno.
Sintetizzando quanto detto finora, l’iperpersonalizzazione della leadership e la verticalizzazione gerarchica
paiono i due elementi centrali nell’identità e nell’organizzazione del Front national di Marine Le Pen. Nel
paragrafo successivo cercheremo di analizzare le piattaforme web del partito per osservare se e come queste
caratteristiche si rispecchiano nelle modalità con le quali il Fn si relaziona su internet con i propri militanti,
iscritti, elettori e simpatizzanti.
3.
Il web frontista tra 1.0 e 2.0
Il Front national intrattiene sin dagli anni ‘80 un rapporto molto stretto con i media. In una prima fase questa
“sensibilità mediatica” rispondeva alla necessità di sviluppare un’azione di controinformazione utile ad
aggirare quella che veniva definita la “censura” e la sottorappresentazione cui la “lobby mediatica”
costringeva il partito. Tra questi dispositivi di “comunicazione diretta” rientravano già negli anni ‘80 i
servizi telefonici audiotel e il minitel, equivalente francese del videotel, l’antenato di internet. Inoltre, per
sopperire alla scarsa presenza televisiva del Fn, l’atelier di propaganda frontista APFN è stato molto attivo
37
www.marinelepen2012.fr/le-projet/#.
P. Ignazi, Le Front national et les autres, in P. Delwit (a cura di), op. cit., p. 41.
39
D. Reynié, Populismes: la pente fatale, Paris, Plon, 2011, p. 16; R. Inglehart, The Silent Revolution, Princeton
University Press, Princeton, 1977; Id., “Changing Values among Western Publics from 1970 to 2006”, West European
Politics, XXXI, n. 1-2, 2008, pp. 130-46.
40
Vedi anche J. Rydgren, “France: The Front National, Ethnonationalism and Populism”, in D. Albertazzi, D.
McDonnell (a cura di), op. cit., pp. 166-180.
41
Nel 2007 ottenne 3.834.530 voti, pari al 10,0%.
38
8
nel campo delle affissioni sin dall’inizio degli anni ‘90, con una media di un manifesto al mese tra l’89 e il
9942. Come già accennato, la logica di questo approccio alla comunicazione sta nell’ “aggirare i media e
parlare direttamente al popolo” per contrastare il boicottaggio mediatico. Non deve essere un caso se il Fn è
stato, a metà degli anni ‘90, il primo partito francese a comparire sul web43. Questo dato è in linea con la
tendenza delle formazioni più estreme a utilizzare internet come cassa di risonanza per acquisire visibilità
altrimenti difficile da ottenere e, al tempo stesso, come vetrina utile alla rispettabilizzazione del
movimento44.
A differenza di quanto accade ai partiti francesi “centrali” nel sistema politico, che fanno del proprio sito
web un uso supplementare rispetto ai principali canali propagandistici, per il Front national internet è una
risorsa promozionale cruciale. Oltre ad aver preceduto tutti le altre organizzazioni politiche nella creazione di
un sito, il Fn è stata la prima forza politica transalpina ad aprire un account su Second life (2006). Nel
frattempo sito web ufficiale www.frontnational.com conosce una evoluzione costante. Nel 1998 può contare
su 10 rubriche principali (Actualités, Rencontrez-nous, Jeunesse, Qui sommes-nous, Discours, Photothèque,
Cercles amis) e nel 2001 a esse si aggiungono le sezioni Historiques, Communiqués, Fédérations, Liens,
Multimédia, Boutique. Tutte le iniziative pubbliche organizzate dal Fn sono oggetto di resoconti aggiornati, è
presente l’agenda dei dirigenti e il profilo biografico dei leader storici del movimento. Sono inoltre
consultabili le notizie sulle attività delle federazioni, vengono messi a disposizione prontuari di
conversazione, è possibile consultare i manifesti e, dal 2001 i video di interviste e meeting. Nel 2002 fa il
suo esordio anche la web tv di Le Pen, nel 2003 viene attivata una sezione formativa su internet, dal 2004
l’organigramma prevede il servizio “comunicazione internet” ed è istituito il Pole de Communication. In
quell’anno il Fn possiede più di 120 siti, compresi quelli delle federazioni e degli organismi periferici, e
risulta il partito più visibile nei forum45.
Il movimento lepenista ha fatto un uso intensivo di internet soprattutto tra il 2007 e il 2010, quadriennio
caratterizzato da due dinamiche principali: un calo nelle performance elettorali e la progressiva ascesa al
vertice di Marine Le Pen. La riduzione del finanziamento pubblico legata alle defaillance elettorali del 2007
(10,4% alle presidenziali ma soprattutto 4,3% alle legislative) ha avuto un impatto rilevante sul bilancio
dell’organizzazione. Il dimezzamento dei fondi destinati al polo comunicazione ha comportato la chiusura
dell’house organ Français d’abord ed è coinciso con una ulteriore riduzione di esposizione mediatica. Ad
appesantire ulteriormente il quadro ha contribuito la fuoriuscita, tra il 2008 e il 2009, di notabili e dirigenti di
42
A. Dézé, Un parti « virtuel » ? cit., pp. 140-142.
L. C. Bratten, « Online zealotry: la France du peuple virtuel », New Media & Society, VII, n. 4, 2005, p. 520; C.
Vaccari, La politica online: Internet, partiti e cittadini nelle democrazie occidentali, Bologna, Il mulino, 2012, p. 178.
44
C. Vaccari, op. cit., p. 34; N. Copsey, “Extremism on the Net: The Far Right and The Value of The Internet”, in R.
Gibson, P. Nixon, S. Ward (a cura di), Net Gain? Political Parties and the Internet, London, Routledge, 2003, pp. 218233; L. C. Bratten, op. cit.; A. Roversi, L'odio in Rete. Siti ultras, nazifascismo online, jihad islamica, Bologna, Il
Mulino, 2006, p. 194.
45
Télérama, 24 febbraio 2004 ; Datops, Le Front national dans les newsgroups , Paris, 19 gennaio 2004.
43
9
spicco come Carl Lang, Jean-Claude Martinez, Martine Lehideux, Martial Bild, Bernard Antony e Jacques
Bompard46.
Per fronteggiare queste traversie politiche e finanziarie Jean-Marie Le Pen ha chiesto nel 2009 un restyling
del sito in grado di dare maggiore dinamismo alla propaganda frontista e attirare nuovi militanti, nel vano
tentativo di arginare un’emorragia della membership che all’inizio del 2011 toccherà il minimo storico di
22.000 iscritti47. Dal 2010 sono Julien Sanchez e David Rachine a dedicarsi allo sviluppo del progetto
internet, focalizzato sui social network sites e su facebook in particolare. In questa fase le potenzialità del
web vengono dunque applicate sia alla propaganda, attraverso l’interazione con siti delle federazioni, blog e
account twitter, sia alla mobilitazione, considerata alla necessità di rinvigorire il tesseramento e la raccolta
fondi.
Se le casse del partito non traggono immediato beneficio dalla nuova campagna, la crescita di popolarità di
Marine Le Pen è visibile a fine 2010 nell’incremento di adesioni (4000 persone in 3 giorni ) registrate dopo
la partecipazione alla trasmissione televisiva “À vous de juger” su France 2 il 9 dicembre. Con 400mila
visite nell’intero mese di dicembre, il sito internet funge anche da strumento di “omologazione alla
leadership” in vista del Congresso di Tours del successivo gennaio. Questi dati sembrano collimare con la
tendenza che in Francia vede informarsi in rete soprattutto i cittadini che esprimono sfiducia nei confronti del
sistema partitico e della politica in generale, e, in particolare gli elettori dei partiti centristi e di estrema
destra che condividono, pur da posizioni diverse, la critica dell’alternanza Ump-Ps48.
La strategia di sovraesposizione mediatica della leadership sembra aver pagato soprattutto dopo l’investitura
congressuale di Marine Le Pen. Nel marzo 2011, infatti, durante la campagna per le elezioni cantonali si è
rilevata una media di 200 iscritti al giorno, ognuno dei quali per tesserarsi ha corrisposto un importo medio
di 50 euro49. Un anno più tardi, in occasione delle elezioni legislative, questa torsione personalistica si è
materializzata anche nella creazione delle liste Rassemblement Bleu Marine, lanciate l’8 maggio 2012,
all’indomani delle elezioni presidenziali, attraverso la creazione del sito rbmfrance.com e di un account
Facebook dedicato.
Ad oggi in internet sono quattro i siti che gravitano attorno al Fn, per emanazione più o meno diretta. Ai due
ufficiali frontnational.com e marinelepen.com si affiancano i blog di informazione nationspresse.info e
les4verites.com50. Nella nostra analisi ci concentreremo sul sito principale frontnational.com osservandone le
diramazioni sui social media51.
46
G. Ivaldi, « Le Front national : sortir de l’isolement politique», in P. Bréchon (a cura di), Les partis politiques
français, Paris, La documentation française, 2011p. 31; A. Dézé, Un parti « virtuel » ? cit., pp. 151-152 e 142-144.
47
AFP, “Le site internet du FN fait peau neuve pour attirer de nouveaux militants”, 24 settembre 2009. G. Ivaldi, « Le
Front national : sortir de l’isolement politique», cit., p. 33.
48
C. Vaccari, op. cit., p. 187.
49
Con quote di iscrizione oscillanti da 25 a 250 euro. Cfr. A. Dézé, Un parti « virtuel » ? cit., pp. 142-145.
50
Senza considerare i siti dei think tank satelliti www.ideesnation.fr e perestroikafrance.fr.
51
Il sito è stato consultato tra il 20 e il 29 agosto 2013.
10
Entrando nella home page del Fn ci si trova di fronte a un classico sito di partito, nel quale si fondono
elementi essenziali comuni a molti siti analoghi: le news riguardanti il partito, i documenti ufficiali,
l’organizzazione del partito, i contenute destinati al proselitismo e alla propaganda ecc. In alto a destra sono
collocati, in una posizione di immediata visualizzazione e facile utilizzo, i pulsanti che collegano il sito del
Fn ai social media. In particolare si ha la possibilità di collegarsi con Facebook, Google Plus, Twitter,
YouTube, Flickr. In più sono presenti i feeds.
FIGURA 1. BARRA ALTA DELLA HOME PAGE DEL SITO DEL FN
Cliccando però su ciascuno di questi pulsanti si nota subito un elemento rilevante: solo Google Plus rimanda
a una pagina che riguarda letteralmente il partito. Tutti gli altri bottoni (ad eccezione, ovviamente dei feed)
rinviano alle pagini social del leader Marine Le Pen. In prima battuta si potrebbe semplicemente ipotizzare
che il 2.0 venga utilizzato per irrobustire la personalizzazione del partito e valorizzare l’immagine del leader.
Nello stesso tempo, occorre precisare come questa scelta non appaia tanto un’opzione tattica mirata alla
personalizzazione, quanto la conseguenza di una constatazione sulla natura degli stessi canali social, che
offrono maggiore popolarità agli account che rimandano a un profilo “umano”, riconoscibile, e non
impersonale e burocratico. A sostegno di questa tesi (come si vedrà più avanti) si possono citare due
elementi: il primo è che l’unico canale 2.0 non personalizzato, ossia quello Google Plus, è nettamente il
meno seguito e anche il meno aggiornato; l’altro è che pur essendo canali personali, su questi ultimi sono
presenti in maniera rilevante, anche se non prevalente, contenuti che riguardano altri esponenti politici, del
partito e non solo.
Prima di concentrarci su queste pagine, che rappresentano l’oggetto specifico della presente analisi, è
opportuno accennare brevemente al resto del sito. La barra principale è orizzontale, classica (figura 1). Il
primo tasto rimanda alla home; è poi presente il pulsante “Le Front” che offre un menù a tendina nel quale
sono riepilogati gli organismi del partito; si tratta di un’opzione che fornisce informazioni di carattere
burocratico. C’è inoltre la sezione “Actualités”, dedicata alle notizie. Accanto, molto interessante è l’area
video nella quale si possono visualizzare molti filmati, in particolare di Marine Le Pen, ma anche dei
vicepresidenti Florian Philippot e Louis Aliot e di altri pochi dirigenti del Front, tra cui spicca il presidente
onorario Jean-Marie Le Pen. La maggior parte dei video provengono dai canali personali degli esponenti del
partito. La sezione “Project”, con menù a tendina, offre la possibilità di approfondire il programma, i valori e
le proposte politiche del partito. Suddivise per argomenti, alcune sezioni sono in pdf altre in formato html.
11
Nella sezione “Agenda”, poco aggiornati, ci sono gli appuntamenti52. Vi è poi la sezione “Militez”, rivolta a
chi vuole sostenere attivamente il partito: vi si trovano manifesti e volantini da diffondere, petizioni on line
da sottoscrivere (su temi come le politiche sindacali, i campi rom, il diritto di voto agli stranieri, la questione
della macellazione halal della carne, il revisionismo storico, l’uso della lingua francese nelle università). È
inoltre possibile compilare una domanda per proporre la propria candidatura nelle liste Fn alle elezioni
municipali 2014.
La sezione “Resaux sociaux” ospita invece i collegamenti 2.0 (prevalentemente Facebook e Twitter) del
Front e dei suoi principali leader del partito. Sono poi linkati gli account dei seguenti esponenti: Jean-Marie
Le Pen, Steeve Briois, Florian Philippot, Louis Aliot, Wallerand de Saint-Just, Marie-Christine Arnautu,
Marion Maréchal-Le Pen, Gilbert Collard. Le ultime due sezioni sono quella dei link (“Liens”) e quella dei
contatti (“Contactes”). Nella prima si rimanda innanzitutto al sito di Marine Le Pen attivo durante la
campagna presidenziale del 2012; ci sono poi i collegamenti ad altri siti organici al partito (Rassemblement
Bleu Marine, FN Infos, Le site des militants du FN, Front National de la Jeunesse, France Ruralité,
Boutique FN). Sono presenti anche i collegamenti ai siti regionali53 e quelli alle pagine facebook e/o twitter
e, eventualmente, al proprio sito personale, degli eletti e dei responsabili del partito54. Per ultimi, i siti delle
Federazioni. La pagina dei contatti offre infine un servizio di posta elettronica per contattare direttamente il
Fn inviando un messaggio.
Un elemento molto importante da segnalare è il box posizionato nel taglio centrale a destra di alcune pagine
del sito e che, come una costante, riepiloga gli aggiornamenti Facebook della pagina del Front National.
FIGURA 2. BOX PRESENTE IN ALCUNE PAGINE DEL SITO DEL FN
52
Al momento della nostra analisi, ne risulta solo uno in programma per il 7 settembre.
Hanno un sito solo le seguenti regioni: Alsace, Auvergne, Bourgogne, Centre, Corse, Languedoc-Roussillon,
Lorraine, Nord-Pas-de-Calais, Picardie, Rhône-Alpes.
54
Steeve Briois, Bruno Gollnisch, Eric Dillies, Marion Maréchal – Le Pen, Dominique Martin, Michel Guiniot, David
Rachline, France Jamet, Frédéric Boccaletti, Pascal Erre, Gilbert Collard, Julien Sanchez, Jean-Luc Manoury.
53
12
3.1 La pagina Facebook del Front National
Entriamo nel dettaglio dei canali 2.0 partendo proprio dalla pagina Facebook del FN. Aperta il 4 agosto
2008, la pagina del FN inizia la sua attività oltre un anno dopo. Attualmente conta poco più di 105.000 fan
(esattamente 105.429), una cifra piuttosto elevata se paragonata ai due più grandi partiti francesi: la pagina
ufficiale del Partito Socialista conta poco più di 71 mila fan e quella dell’UMP poco meno di 68 mila. La
cifra è molto alta pensando anche al caso italiano: il PD ha 96 mila fan e il PDL poco più 45 mila.
GRAFICO 1. NUMERO DI "MI PIACE" NELLE PAGINE FACEBOOK DEI PRINCIPALI PARTITI FRANCESI E ITALIANI
La pagina Facebook è utilizzata prevalentemente per segnalare eventi, notizie, comunicati stampi, presenze
televisive e radiofoniche riguardanti più che il Front i suoi leader di spicco. Spesso le notizie vengono
commentate (ma la pagina ufficiale non interviene mai nei commenti) e ancor più i contenuti vengono
condivisi dai visitatori.
3.2 La pagina Facebook di Marine Le Pen
La pagina Facebook di Marine Le Pen conta oltre 130.000 fans. La cifra, se confrontata con quella di altri
leader, può non sembrare alta, ma in realtà, osservando la cadenza con la quale viene aggiornata la pagina e
il numero di persone che commentano e condividono, il numero va riponderato ampiamente verso l’alto. Per
fare un esempio, la pagina del presidente della Francia Francois Hollande è seguita da 393.000 persone, il
triplo di quella di Le Pen, ma dire “seguita” in questo caso sembra quasi eccessivo. L’ultimo aggiornamento
della pagina risale infatti al 18 maggio 2012, quando, poco dopo il successo elettorale, il presidente annuncia
che per poterlo seguire occorre cliccare “mi piace” sulla pagina “Elysée”, canale ufficiale dell’Eliseo.
Occorre tuttavia segnalare che questa pagina, pur aggiornata, ha solo poco più di 60.000 seguaci, meno della
metà di quelli di Marine Le Pen; inoltre, elemento ancor più rilevante, la pagina stessa esisteva già ai tempi
13
della presidenza Sarkozy (sono presenti nella cronologia le notizie e le foto riguardanti l’ex capo dello Stato)
55
.
FIGURA 3. HOME DELLA PAGINA FACEBOOK DI MARINE LE PEN
L’iscrizione a Facebook della pagina è del 4 maggio 2010, due anni prima delle presidenziali, quando ancora
l’attuale leader non era presidente del partito. A partire dall’autunno dello stesso anno è aumentata la
frequenza degli aggiornamenti, divenuti più intensi sia in vista della sfida congressuale per la leadership sia,
in seguito, per la corsa alle presidenziali.
Negli aggiornamenti, Marine Le Pen si esprime quasi sempre in terza persona piuttosto che alla prima: ciò
confligge con la supposta tendenza alla personalizzazione ed evoca, al contrario, la dimensione impersonale
del discorso. Il canale è utilizzato perciò in senso verticale, da uno a molti, con fini meramente
propagandistici e senza alcuna valorizzazione degli elementi social.
3.3 Il canale Twitter di Marine Le Pen
Il canale Twitter ufficiale di Marine Le Pen è seguito da circa 170.00 follower. La cifra è più alta di quella di
Facebook, ma l’utilizzo è ancor più impersonale. Ogni tweet, infatti, è in terza persona e in generale è
dedicato a segnalare un evento, una presenza del leader in qualche programma, una notizia riguardante il
leader o una sua presa di posizione56. L’impostazione “impersonale” del canale Twitter, nonostante, la
possibilità di immediatezza personalizzata offerte dalla rete, riduce l’interazione e l’orizzontalità, ma nello
stesso tempo offre un elemento di chiarezza in quanto ammette fin dall’inizio che non è il leader a utilizzare
55
Tutti i dati di seguito riportati relativamente agli account Facebook, Twitter, Youtube, Dailymotion e Google Plus
del Front National e di Marine Le Pen sono aggiornati al 28 agosto 2013.
56
Talvolta, ma molto di rado, compare qualche tweet in prima persona, ma in genere per salutare o ringraziare militanti
e seguaci.
14
questo strumento ma uno o più collaboratori; molti altri leader, pur servendosi di persone di fiducia, staff o
addirittura personale esterno proveniente dalle agenzie di comunicazione, crea l’effetto direttistico
ingannando i proprio seguaci; queste considerazioni, va da sé, valgono anche per la pagina Facebook.
FIGURA 4. HOME DEL CANALE TWITTER DI MARINE LE PEN
3.4 I canali YouTube e Dailymotion di Marine Le Pen
Il canale YouTube di Marine Le Pen è probabilmente la piattaforma social media più interessante per via
dell’elevato numero di visualizzazioni dei suoi video. Il canale è seguito da 4.853 utenti e i suoi 349 video,
inseriti al momento di questa analisi, contano 3.693.578 visualizzazioni. Il canale è nato il 6 maggio 2011 e
al suo interno prevalgono i video riguardanti il leader del partito e, ancor più, quelli di suo padre Jean-Marie
che periodicamente interviene con il suo “Journal de bord” .
FIGURA 5. HOME DEL CANALE YOUTUBE DI MARINE LE PEN
A partire dal 25 maggio 2012, su tutti i nuovi video è stata disabilitata la possibilità di inserire commenti,
elemento che riduce l’interazione e l’orizzontalità, in sintesi gli aspetti “social” di YouTube. Probabilmente
15
la rimozione di questa componente si deve all’esigenza di evitare l’accumulo di commenti polemici e
provocatori che tendano a creare polemiche spesso violente, a discapito dell’approfondimento. Nella home
del canale manca, inoltre, la funzione discussione, attraverso la quale iscritti e simpatizzanti possano
esprimere suggerimenti, formulare critiche e, in generale, stabilire un rapporto diretto e più orizzontale con il
proprio leader.
Come si accennava, nonostante la scarsa “socialità”, il canale resta molto seguito. Osservando con maggiore
attenzione l’attività negli ultimi sei mesi, si nota che sono stati caricati 84 video, i quali hanno ottenuto in
totale 1.014.342 visualizzazioni, con un media di 12.075,5 visualizzazioni per video.
GRAFICO 2. ANDAMENTO DELLE VISUALIZZAZIONI DEI VIDEO SU YOUTUBE NEGLI ULTIMI 6 MESI (FEB - AGO 2013)
Più basse sono le performance del canale web Dailymotion. Attivo dall’ottobre dal 24 settembre 2010 il
canale è seguito da 405 utenti e fino ad oggi i suoi 224 video hanno raggiunto complessivamente 1.341.861
visualizzazioni, un risultato senz’altro degna di nota. I video, in questo caso, riguardano in prevalenza
Marine Le Pen e poi anche altri leader del partito in vista, come Philippot, Aliot; l’ultimo video che vede
protagonista Jean Marie Le Pen risale al dicembre 2011. Nei video caricati recentemente è stata disabilitata
la possibilità di commentare; fino a quando questa funzione è stata attiva, tuttavia, il canale ha registrato solo
247 commenti.
3.5 La pagina Google Plus del Front National
16
Il pulsante che dalla home del sito del FN rimanda alla pagina Google Plus è l’unico che effettivamente
riporta l’utente a una pagina 2.0 del partito e non a un canale personale del leader. L’aspettativa di trovare
una pagina nella quale ci siano gli interventi di decine di attivisti, insieme a dibattiti, forum e commenti
viene però disattesa. La pagine rientra nelle cerchie di soli 378 utenti, ed è seguita in tutto da 980 persone.
Inoltre gli aggiornamenti sono sporadici, più o meno uno a settimana, e ciò rende molto difficile farsi largo
nei social media. Il primo aggiornamento recuperabile è datato 1° giugno 2012.
FIGURA 6 HOME DELLA PAGINA GOOGLE PLUS DEL FRONT NATIONAL
4.
Osservazioni conclusive
Per concludere, è possibile avanzare alcune osservazioni sintetiche che riguardano sia il rapporto tra
Front national, in particolare, sia la relazione tra soggetti politici e internet, in generale. Tali nessi
possono essere elementi sintomatici di una fisionomia organizzativa e di un’identità politico
culturale la cui messa a fuoco richiederebbe, come è ovvio, studi più approfonditi di quelli
consentiti dalla presente analisi.
In primo luogo, la piattaforma web del Fn a prima vista pare dare molto risalto alla dimensione 2.0,
poiché offre ai suoi visitatori la possibilità immediata di collegarsi a differenti canali social
attraverso la pulsantiera presente nella parte alta di ogni pagina: Facebook, Google Plus, Twitter,
YouTube, Flickr. Il collegamento, però, tranne nel caso di Google Plus, non rinvia a pagine relative
al partito ma a quelle del leader Marine Le Pen. Questo potrebbe far pensare a una strategia di
personalizzazione, ma in realtà, osservando meglio i contenuti e le modalità con le quali essi
vengono presentati, si nota che prevalgono forme non personalizzate ma impersonali, con post,
17
aggiornamenti e tweet inseriti quasi sempre in terza persona a segnalare eventi, notizie, prese di
posizione del leader ma che evitano i stabilire rapporti diretti e orizzontali, con i fruitori.
Le piattaforme social sono utilizzate in maniera tradizionale, 1.0, verticale e broadcasting, e
difficilmente si arricchiscono di commenti e di contributi provenienti “dal basso”. Pur essendo
molto seguiti e utili a promuovere il Fn presso un ampio numero persone, questi canali non
soddisfano appieno le aspettative del navigatore 2.0. Un appunto a parte merita il canale YouTube
che, pur essendo stato privato della funzione commenti, e quindi del principale aspetto social, resta
un canale molto seguito e ricco di aggiornamenti; evidentemente, YouTube serve al Front e in
particolare al suo leader per recuperare parzialmente la visibilità persa televisivamente; un
elemento, questo, che in parte accomuna il FN all’italiano M5S57. Non a caso dal 2005 sul sito è
stato pubblicato il “giornale di bordo” settimanale di Jean-Marie Le Pen, notiziario su internet che
emula la tv per aggirare il “cordone sanitario”. Nel 2006 ha poi debuttato L’Emission. Le journal tv
du Front national, unico esempio di web-tg gestito direttamente da un partito francese58.
Occorre osservare tuttavia che quella del Fn non è un’eccezione nel panorama francese e
internazionale. In linea generale, internet non è ancora sfruttato in pieno da partiti e movimenti
come strumento di mobilitazione dall’alto e di partecipazione dal basso. Finora ha prevalso il
cosiddetto “approccio cosmetico” e internet è stato utilizzato essenzialmente per diffondere i
messaggi degli attori politici in direzione top-down e con poca interattività59. Le risorse offerte dal
web 2.0 ai leader populisti sono elevate60, ma a tutt’oggi esse restano perlopiù sottoutilizzate,
nonostante le sottolineature retoriche sul potenziale partecipativo che le nuove tecnologie possono
sprigionare61. Solitamente, infatti, la relazione tra politici e cittadini, o tra dirigenti e militanti, passa
per strumenti che hanno solo l’aspetto del web 2.0, ma quanto a interattività finiscono per
configurare dispositivi comunicativi analoghi a quelli della generazione 1.0. La bidirezionalità è
scarsa, se non nulla, e strumenti quali i sondaggi, le petizioni e i forum vengono impiegati a
57
Valgano qui le considerazioni di Mosca e Vaccari a proposito del partito di Grillo: “Per la centralità che offre ai
contenuti audiovisivi, YouTube si configura per il M5s come potenziale piattaforma alternativa al principale mezzo di
informazione politica degli italiani, la televisione, sfidandolo sul suo stesso terreno”, P. Corbetta, E. Gualmini (a cura
di), Il Partito di Grillo, Il Mulino, Bologna, 2013, p. 177.
58
A. Dézé, Un parti « virtuel » ? cit., pp. 147-148.
59
T. Vedel, Political communication in the age of the internet, in P. J. Maarek, G. Wolfsfeld (a cura di), Political
Communication in a New Era: A Cross-National Perspective, London, Routledge, 2003, pp. 41-56; B. Benvegnu, N.
Villalba, “Us et coutumes de l’interactivité en campagne. Les sites de candidats aux élections “,Terminal, n. 87, 2002.
Cfr. C. Vaccari, op. cit., p. 172.
60
Il tema viene affrontato diffusamente in E. De Blasio, M. Hibberd, M.Higgins, M. Sorice, La leadership politica.
Media e costruzione del consenso, Roma, Carocci, 2012.
61
P. Dahlgren, Media and Political Engagement. Citizens, Communication and Democracy, Cambridge, Cambridge
University Press, 2009, p. 152.
18
scartamento ridotto62. La piattaforma Twitter, per fare un altro esempio, non risulta essere ancora
un canale penetrante e incisivo neanche in un contesto ad avanzata mediatizzazione politica come la
Gran Bretagna63.
Insomma, è una tendenza generale e consolidata quella che vede i partiti politici non avvalersi delle
potenzialità partecipative di internet, investendo piuttosto sulle funzionalità broadcasting rivolte a
élite intellettuali e giornalistiche o a militanti comunque impegnati in altre tradizionali attività
politiche che costituiscono il vero nocciolo del loro contributo alla causa del partito o del
movimento. Anche se è vero che, per come vengono utilizzate attualmente, le risorse Ict sono già
utili ad attrarre nuovi militanti nelle coorti di età più giovane64.
Tornando al caso di studio, il Front national si dimostra un’organizzazione verticistica che come
ogni movimento populista usa il riferimento alla democrazia diretta come strategia retorica di
appello al popolo attorno alla leadership. L’analisi del web frontista mette a nudo la complessiva
ambivalenza del Fn, soggetto politico costantemente oscillante tra l’adattamento al sistema e la
differenziazione da esso65, cui corrisponde la compresenza di tratti di normalità e di radicalità. Il
rapporto del partito lepenista con internet risponde a scopi di adattamento all’uso normale e dovuto
del proprio sito da parte di qualsiasi forza politica “ordinaria”66, che ad esso si affida per sviluppare
una comunicazione perlopiù a senso unico, come testimonia “l’absence de forum ou d’espace
62
B. Warnick, M. Xenos, D. Endres, J. Gastil, “Effects of Campaign-to-User and Text-Based Interactivity in Political
Candidate Campaign Web sites”, Journal of Computer-Mediated Communication, X, n. 3, 2005; P. Ferber, F. Foltz, R.
Pugliese, “Cyberdemocracy and Online Politics: A New Model of lnteractivity”, Bulletin of Science Technology &
Society, V, n. 27, 2007, pp. 391-400; T. Zittel, “Constituency Communication on the www in Comparative Perspective.
Changing media or Changing Democracy?”, paper, conferenza annuale ECPR, Lisbona, 14-19 aprile 2009.
Cfr. S. Bentivegna, “Parlamentari e web: la via italiana alla electronic constituency communication”, in Ead. (a cura
di), Parlamento 2.0: strategie di comunicazione politica in Internet, Milano, Franco Angeli, 2012, pp. 37-45.
63
N. Jackson, D. Lilleker, “MPs and E-representation: Me, MySpace and I”, British Politics, IV, n. 2, 2009, pp. 236264. Cit. in M. Antenore, Soundbite Politics. I parlamentari su Twitter, in S. Bentivegna (a cura di), Parlamento 2.0,
cit., p. 138.
64
R. K. Gibson, A. Römmele, S. J. Ward (a cura di), Electronic Democracy. Mobilisation, organization and
participation via new ICTs, Routledge, London-New York, 2004, p. 10. Si rinvia a P. Norris, “Preaching to the
Converted”, Party Politics, IX, n. 1, 2003, pp. 21-46; R. K. Gibson, S. J. Ward, “Party Democracy Online”, Information
Communication and Society, II, n. 3, 1999, pp. 340-367; R. K. Gibson, P. G. Nixon, S. J. Ward, (a cura di), Political
Parties and the Internet, London, Routledge, 2003; R. K. Gibson, W. Lusoli, S. J. Ward, “Virtually Participating: A
Survey of Party Members Online”, Information Polity, VII, n. 4, 2003, pp. 199-215.
65
A. Dézé, Le Front National: à la conquête du pouvoir ?, cit.
66
A. Dézé, Un parti « virtuel »? cit., pp. 145-146. Cfr. N. Ethuin, R. Lefebvre, “Les balbutiements de la
cyberdémocratie électorale. Contribution à une analyse des usages politiques d’Internet : le site de Martine Aubry lors
des élections municipales de mars 2001”, in V. Serfaty (a cura di), L’Internet politique, des Etats-Unis à l’Europe,
Strasbourg, Presses universitaires de Strasbourg, 2002, p.157 ; F. Greffet, “Les partis politiques français sur le Web”, in
D. Andolfatto, F. Greffet, L. Olivier (a cura di), Les partis politiques: quelles perspectives?, Paris, L’Harmattan, 2001,
p. 161.
19
d’échanges avec les internautes sur la plupart des sites existants […], interdisant toute possibilité de
prise de parole hétérodoxe, dissidente ou critique”67.
D’altronde il sito del Fn non ha mai avuto ne forum né chat. I responsabili della comunicazione
frontista motivano questa assenza con l’indisponibilità di tempo da dedicare alla gestione di tali
servizi. Anche perché, come dichiarava già nel ‘94 l’assistente del direttore del laboratorio di
propaganda APFN “tout ce qui sort comme tract, comme autocollant, comme affiche passe au
moins une fois devant le président”. E tuttora il Pole de Communication dipende dal gabinetto di
Marine Le Pen, che controlla saldamente dal centro la produzione discorsiva del Fn68. Di
conseguenza, il sito è proiettato sulla missione di sviluppare una narrazione a metà tra l’agiografia e
il romanzo di partito. Revisionismo storico, eroismo del capo carismatico (ad esempio nella vecchia
sezione Historique), miti fondativi, armonia, sono gli elementi utili a rappresentare un partito
unitario, massimamente coeso, alieno da qualsiasi forma di conflitto. Non a caso nessuna notizia fu
pubblicata né per dare conto della scissione mégretista nel ’99, né per le defezioni dei notabili nel
biennio 2008-2009, né a proposito delle tensioni per la successione al vertice, nonostante Marine Le
Pen e Gollnisch utilizzassero siti separati per condurre la propria campagna congressuale69.
La persistenza di questo accentramento carismatico evoca, dunque, un parallelismo culturaorganizzazione-comunicazione che vede gli strumenti del web come meccanismi utili a coadiuvare
il coordinamento organizzativo dei movimenti populisti attorno alla figura del leader70.
67
A. Dézé, Un parti « virtuel » ?, p. 148. Su questo cfr. R. K. Gibson, M. Margolis, D. Resnick, S. J. Ward, “Election
Campaigning on the WWW in the USA and UK: A Comparative Analysis”, Party Politics , IX, n. 1, 2003, pp. 47-75.
68
Come d’altronde gli altri siti francesi, vedi C. Vaccari, “Surfing to the Élysée: The Internet in the 2007 French
Elections”, French Politics, 2008, n. 6, pp. 1-22.
69
A. Dézé, Un parti « virtuel » ?, pp. 148-150.
70
Analogamente a quanto asserito, tra gli altri, in S. Coleman, J. G. Blumler, The internet and democratic citizenship.
Theory, Practice and Policy, Cambridge, Cambridge University Press, 2009, p. 118.
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