Francesco Di Rienzo

Transcript

Francesco Di Rienzo
Don Luigi Campanelli
«Non è difficile scorgere su di una qualsiasi carta geografica d’Italia il territorio di Capracotta: basta
seguire con lo sguardo da sinistra a destra la linea della latitudine di Roma, e da sotto in su quella
longitudinale di Napoli per incontrarlo nella convergenza delle due linee. Perché l’abitato è posto
proprio sul parallelo 41 ½ e sul meridiano del Castel dell’Ovo. Si stende fra l’agro di
Pescopennataro e Sant’Angelo del Pesco verso Nord, di quello di Agnone ad Est, di Vastogirardi a
Sud e di S.Pietro Avellana e di Castel del Giudice ad ovest per un’ampiezza approssimativa di 4500
ettari in cifra tonda, tomoli locali 13500 circa di are 33,65 ciascuno».
Nel 1931, Luigi Campanelli pubblica a Firenze, presso la Scuola Tipografica Antoniana, il suo
ultimo libro di storia cittadina: “Il Territorio di Capracotta”. In 174 pagine, l’autore condensa il
risultato di un’intensa e lunga attività di ricerca, arricchendola con numerose annotazioni personali
che ci consentono di seguirne le vicende umane dalla nascita fino agli ultimi anni della propria
esistenza, penetrarne l’animo in profondità e conoscerlo più a fondo.
Luigi Campanelli, all’anagrafe Luigi Francesco Campanelli, nasce a Capracotta il 4 ottobre del
1854. È il quarto figlio di Michelangelo Campanelli. Appartiene a una delle più importanti e antiche
famiglie di Capracotta. Il cognome sembra che sia già presente nella più antica Numerazione dei
Fuochi, cioè l’elenco dei nuclei famigliari per fini fiscali, quella del 15 Novembre del 1522. Nel
1656, i Campanelli vengono falcidiati dalla Grande Peste: nel giro di 40 giorni, ne muoiono ben 30
su un totale di 1126 decessi registrati complessivamente all’interno dell’intera comunità cittadina.
Nel corso del tempo, il Casato si distingue in modo particolare nel campo della medicina, del diritto
e della religione, stringendo matrimoni con le principali famiglie del ceto cosiddetto “civile” di
Capracotta. Tra queste: Bonavolta, Conti, di Maio, Falconi, Mosca, Pettinicchio e Pizzella. Il padre
di Luigi aveva sposato, alla veneranda età di cinquant’anni, un’esponente della famiglia Falconi: la
signorina Bambina.
Luigi è il quarto di otto figli. L’incontro con la Storia avviene in tenera età: il 4 ottobre 1860, giorno
del suo sesto compleanno. In quella data, a Capracotta, i popolani si sollevano contro i galantuomini
sull’onda lunga della rivolta post-unitaria di Isernia. Gli insorti entrano nella casa della famiglia
Campanelli, situata sull’attuale via Roma, rovistano in ogni angolo e fanno incetta di ogni tipo di
arma, rispettando però l’onore delle donne e l’incolumità dei bambini e degli adulti.
Il piccolo Campanelli riceve un’educazione scolastica degna del suo rango: elementari in collegio a
Campobasso, licenza liceale a Maddaloni nel 1872 e laurea in giurisprudenza quattro anni più tardi
a Napoli. Nel mondo accademico dell’ex capitale borbonica, respira a pieni polmoni quei valori
liberal- conservatori propri del Risorgimento italiano e della cultura politica nazionale post-unitaria.
Alla Regia Università degli Studi di Napoli, tra i tanti, segue i corsi di Diritto e Legislazione Civile
con il prof. Diego Colamarino, di Diritto Civile con il prof. Nicola Alianelli e di Diritto Romano
con il prof. Giuseppe Polignani, maestro di Giustino Fortunato e di Emanuele Gianturco.
Nel 1877, Luigi Campanelli torna a Capracotta. Ed è pronto a mantenere alto il buon nome della
propria schiatta nella vita pubblica cittadina seguendo le orme del padre (sindaco dal 1843 al 1845)
e di un suo zio notaio, Gaetano, primo cittadino dal 1852 al 1854 e consigliere provinciale, nel
1864, per un solo anno a causa della sua prematura scomparsa. Il ragazzo ha tutte le carte in regola.
Ha una preparazione culturale adeguata alle aspettative, una forte determinazione e una buona
capacità dialettica basata su una sottile ironia.
«Dunque, dopo avuta la cartapecora, tornai in patria nel 1877- ricorda quei momenti lo stesso
Campanelli, oramai sindaco di Capracotta, in un suo articolo pubblicato sul Corriere del Molise il
1° marzo del 1896-. Una sera m’invitarono a cena: il giorno dopo sentii la mia proclamazione a
candidato consigliere comunale per opera dei commensali-. Detto fatto: poco dopo ebbi l’invito di
andare a sedere nel nostro parlamentino, dove per parecchi anni ebbi la soddisfazione, il piacere e
l’onore di vedermi tutte le proposte, tutti gli ordini del giorno e anche tutti i reclami respinti e
rigettati. Naturalmente gli spropositi erano i miei e quindi zitto, poi parecchio di quella roba andata
così a male ha prodotto conseguenze peggiori. Intanto io duro al mio posto, come un capitano
svizzero fino all’89, in cui, dopo le mutazioni arrecate da Crispi alla legge comunale, venne su una
rappresentanza popolare che, senza complimenti, cacciò fuori me; quattro o cinque consiglieri, che
(beati loro!) hanno da poter vivere senza il consiglierato né altra professione, e due guardie
municipali. In quel frattempo però non mi fecero stare ozioso, mi fecero fare il giudice conciliatore,
nel quale ufficio ebbi modo di sperimentare tutte le gradazioni della mia pazienza, che non è poca.
Poi, tre anni fa mi rielessero… fui fatto anche assessore e per colmo di gloria mi consegnarono tutte
due le esse di assessore delegato, e così per più d’un anno ho potuto far le prove di questa graziosa
carica della quale mi pare che i grattacapi sieno molti e si goda un lauto compenso di espressioni e
commenti che il Signore Dio ci salvi. Nelle ultime elezioni io fui il 14°: e dei membri dell’attuale
Giunta tre votarono contro il mio nome non solamente come consigliere, ma anche come assessore,
dimodochè non sono meno meravigliato dei miei lettori ed elettori come possa dondolarmi sulla
rurale sedia del rappresentante il potere esecutivo. Se il pubblico vuole sapere quel che fo
attualmente, rispondo che faccio quello che fanno tutti gli altri sindaci, metto un centinaio di firme
al giorno, che naturalmente vanno a finire sotto al Sottoprefetto».
Luigi Campanelli viene eletto sindaco nel 1895 e resta in carica ininterrottamente per dieci anni fino
al 1904. Sono gli anni più felici per Don Luigi. E, probabilmente, anche per la stessa Capracotta.
Luigi Campanelli è espressione di un asse politico- famigliare composto, oltre al lui, da Nicola
Falconi e Tommaso Mosca: un asse che controlla incontrastato la vita pubblica e le scelte elettorali
di Capracotta e dell’intero collegio di Agnone.
Nel 1896, la Società di Mutuo Soccorso degli Artigiani registra il proprio statuto. Nel 1897, il
magistrato Tommaso Mosca viene nominato capo di gabinetto del ministro di Grazia e Giustizia e
dei Culti, l’insigne giurista Emanuele Gianturco. Mantiene l’incarico per tre anni. Nel 1899,
l’onorevole Nicola Falconi diventa sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti nel
Secondo governo Pelloux. In quello stesso anno, Luigi Campanelli dà alle stampe il suo primo
lavoro di carattere storico: «Notizie del territorio di Capracotta». L’anno successivo, il vescovo di
Trivento, Monsignor Carlo Pietropaoli, benedice la croce di legno sul Monte Campo. Nelle aule del
municipio, il primo cittadino promuove la trasformazione del vecchio “Monte Frumentario” in
“Cassa Agricola di Piccoli Prestiti”. Nel 1901, viene inaugurato in paese l’impianto elettrico di
pubblica illuminazione e un mulino elettrico. Nel IV Censimento Generale della popolazione del
Regno d’Italia, Capracotta conta ben 4502 abitanti, cioè oltre quattro volte il dato demografico
attuale. Nel 1902, l’avvocato Emanuele Gianturco, su mandato dello stesso Campanelli, ottiene una
strepitosa vittoria in Corte di Cassazione: il massimo organo giusdicente sancisce definitivamente
l’uso civico dei boschi. Nel 1905, infine, viene costituita la “Società Anonima Cooperativa di
Credito” per «procacciare colla mutualità e col risparmio il credito ai propri soci a somiglianza di
tutte le consimili istituzioni popolari e cooperative». Il primo direttore è Alessandro Campanelli,
fratello di Luigi. Infine, sempre nel 1905, il prof. Gino Paoletti, docente dell’università di Napoli,
dona al cav. Giovanni Paglione e a Ottorino Conti i primi sci. Nove anni più tardi, sarà fondato lo
Sci Club Capracotta, il terzo più antico d’Italia.
Il 3 luglio del 1915, iniziano le prime amarezze. Una serie di lutti e il mutamento di regime politico
cambiano inesorabilmente la vita, pubblica e privata, e l’umore di don Luigi. In quella data, muore a
Begliano il figlio Michelino per lo scoppio di una granata nemica nel corso dei combattimenti della
Grande Guerra. Il corpo senza vita del ventiquattrenne sottoufficiale del 18° Reggimento Artiglieria
viene inumato velocemente in un cimitero di guerra. Verrà trasferito a Capracotta il 3 luglio del
1923 e seppellito, dopo una imponente cerimonia pubblica, nella cappella di famiglia: la chiesa di
san Vincenzo. Il 28 dicembre del 1916, si spegne a Roma il senatore Nicola Falconi, cugino di
secondo grado di Campanelli. Per espressa volontà del defunto, la sua salma sarà sepolta nel
cimitero di Capracotta. Nel 1921, Luigi Campanelli, come Direttore della Banca locale, agevola
l’erogazione di un prestito per consentire all’amministrazione comunale di acquisire gli ex beni
ducali del nostro territorio dai discendenti di un altro insigne giurista capracottese, Stanislao
Falconi: l’attuale palazzo municipale e i feudi di Monte Campo e Monteforte. Nel 1925, il
Consiglio comunale “liberale” di Capracotta viene sciolto. Nel 1926, l’avvocato Gregorio Conti è
nominato primo podestà di Capracotta. In quell’anno, Campanelli pubblica il volume «La chiesa
collegiale di Capracotta». Infine, il 24 marzo del 1927, la triade Campanelli- Falconi- Mosca perde
un altro pezzo: spira a Roma il magistrato ed ex deputato Tommaso Mosca.
Così, solo e sempre più lontano dalla scena politica cittadina, trascorre gli anni successivi immerso
nello studio della storia della nostra cittadina rimettendo mano al suo scritto del 1899. Il lavoro è
lungo e meticoloso e termina il 29 novembre del 1929. Per uno strano scherzo del destino, proprio
in quello stesso anno, ma dall’altro lato del nostro pianeta, Ernest Hemingway pubblica il romanzo
“Addio alle Armi”, parzialmente basato sulle proprie esperienze maturate nella Prima Guerra
mondiale come volontario della Croce Rossa sul fronte italo- austriaco. Nel volume, l’autore
americano cita un cappellano di Capracotta e lascia una descrizione fantastica del territorio e degli
usi e costumi capracottesi del tempo. Luigi Campanelli pubblica il suo ultimo sforzo letterario, “Il
Territorio di Capracotta”, due anni più tardi a Firenze presso la Scuola Tipografica Antoniana. La
dedica è per il figlio passato a miglior vita sulle Alpi sedici anni prima: «Restino queste pagine della
mia vecchiezza/ impresse in memoria/del mio povero figlio Michelino/ cui il primo irrompere de la
ferocia bellica/ spense il sospiro al ritorno/ su queste natie balze montane/che tanto dilesse nei
vent’anni di vita». Una ferita mai rimarginata che, forse, risveglia nella sua mente anche la
drammatica scomparsa prematura del fratello primogenito Vincenzo, deceduto nel luglio del 1874.
Luigi Campanelli muore a 83 anni d’età. Nelle sue ultime volontà dispone di essere seppellito sotto
la nuda terra del cimitero di Capracotta. I famigliari preferirebbero una sepoltura più adeguata alla
storia e alla figura del congiunto e al blasone del Casato. Alla fine, però, giungono a un
compromesso: Luigi Campanelli viene inumato in un loculo in marmo posto però all’altezza del
terreno. Ancora oggi, le sue spoglie riposano nel primo loculo in basso a destra della Cappella degli
Arcangeli del cimitero di Capracotta. E, ancora oggi, la sua eredità letteraria, benché quasi
completamente superata da studi e ricerche più recenti, continua a essere una pietra miliare per
quanti vogliano cimentarsi nella ricostruzione della storia della nostra amata cittadina.
Francesco Di Rienzo