Piazza Verde

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Piazza Verde
allestimento piazza
Alimentazione n. 1
Origanum laevigatum 'Herrenhause'
Ha il profumo dell’estate e della saporosa cucina mediterranea. L’origano è una di quelle piante che
vivono di niente, e più è al sole e all’asciutto e più l’aroma delle sue foglioline e dei suoi fiori rosa
purpureo si fa intenso per condire insalate, carni arrostite e alla brace, formaggi. Un pizzico su
pomodori e mozzarella, un altro nella marinata delle carni e i sapori si accendono. Si coltiva con
tale facilità, che anche le cassette da davanzale meno curate possono ospitare folti cespugli di
origano, scelto nella varietà che più piace per il colore delle foglioline e dei fiori e per la tonalità
olfattiva. Chi si fida di quel che è stato tramandato dall’antichità usa l’origano anche perché
favorisce la digestione, ha spiccate proprietà antibiotiche, antispasmodiche e antinfiammatorie per
la presenza di olii essenziali e flavonoidi. E chi fa tesoro delle nuove conoscenze nell’ambito
dell’aromaterapia sa che l’origano è un toccasana per le vie respiratorie.
Aiuola numero 1
Origanum laevigatum 'Herrenhause'
Stachys lanata
Persicaria amplexicaulis
Lespedeza thunbergii
Anemone hybrida 'Prinz heinrich'
Salute
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Alimentare
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Bellezza
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Tisane
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magiche e
afrodisiache
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Alimentazione n. 2
Stachys lanata
Viene dalla Turchia e dall’Iran una delle tappezzanti perenni più interessanti per il giardino asciutto.
Le sue foglie vestono il terreno con compostezza, il colore argenteo conferisce eleganza al giardino,
la fitta peluria delle foglie aggiunge luminosità e morbidezza alla scena. C’è chi, per la forma e la
pelosità delle foglie, in italiano chiama questa pianta “orecchie di coniglio”, mentre per i francesi è
più spesso “orecchie d’orso” e per gli inglesi “orecchie di agnello”. Poco importa il nome, mentre è
importante sapere che per coltivarla serve un terreno asciutto e non troppo fertile, al sole o in
mezz’ombra. Non si farà peccato, di tanto in tanto, rubare qualche foglia per aggiungerle alle
composizioni o, in cucina, per tuffarle in una pastella e, fritte, servirle con l’aperitivo, tanto per dire
quanto offre il giardino anche alla causa della tavola.
Helianthus tuberosus
Rustico e allegro, il topinambur nel 1753 è stato battezzato dal botanico Linneo Helianthus, cioè
fiore del sole, per il colore delle corolle a margherita e per la capacità di seguire il sole nell’arco
della giornata, come fa il suo parente annuale, il girasole (Helianthus annuus). Se di cognome è il
fiore del sole, di nome è tuberosus perché nel segreto della terra ingrossa tuberi commestibili. Come
spesso nel regno vegetale, questa pianta bella è anche una pianta buona da mangiare e una luminosa
e svettante presenza nel giardino a tarda estate. Ma quando viene l’autunno e la vegetazione
appassisce, restano in terra i suoi tuberi piuttosto piccoli e bitorzoluti, da raccogliere perché squisiti.
C’è chi li chiama “carciofi di Gerusalemme”, chi “rape tedesche”, chi “topinabò”. Si consumano
crudi in insalata, bolliti oppure in umido e il loro inconfondibile sapore aromatico è un altro regalo
di una pianta che per crescere e riproporsi da un anno all’altro chiede solo terra fertile e fresca, tanto
sole e tanto spazio. Il medico saggio suggerisce il consumo di topinambur ai diabetici, a chi è
debilitato e a chi ha la digestione difficile.
Aiuola numero 2
Salute
Stachys lanata 'Big Ears'
Verbena prostrata
Alimentare
Tisane
magiche e
afrodisiache
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Aster laterifolius ' Lady in Black'
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Helianthus tuberosus
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Rudbeckia nitida 'Juligold'
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Erigeron karviskianus
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Gaura lindheimeri
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Cornus mas
Bellezza
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Alimentazione n. 3
Sedum telephium 'Matrona'
Se impariamo a guardarci intorno e a far tesoro di ciò che la campagna offre, senza troppa fatica
scopriremo tra le erbe Sedum telephium, nel linguaggio popolare erba della Madonna, borracina
maggiore o erba di San Giovanni. Si riconosce dalle sue foglie carnose, brevemente peduncolate, a
margini seghettati e, nella seconda metà dell’estate, dai suoi fiorellini rosei raccolti in fitte cime
piatte. Ornamento pregevole della natura, si fa notare ancora di più in giardino, grazie alle varietà
coltivate, che hanno fioritura più vistosa, fusto robusto e dritto, rossiccio, alto al massimo 50-60 cm
e foglie più importanti, talvolta brune anziché verdi. Nulla vieta che, per dissetarsi, si provi a
succhiarne le foglie succose. Ma il loro vero segreto è che hanno importanti proprietà cicatrizzanti,
contro foruncoli e ustioni e nel trattamento delle dermatiti. D’altronde il nome del genere, Sedum,
viene dal latino sedare, ovvero calmare il dolore.
Punica granatum
Sono stati i Romani, che erano golosi dei suoi frutti, a portare il melograno in Europa. Piccolo e
longevo albero diffuso sul versante africano del Mediterraneo e in Medio Oriente, ma originario del
Centro Asia, regala all’estate i suoi fiori di un vivido scarlatto e all’autunno i suoi frutti sferici, un
miracolo di design architettonico per far stare il maggior numero possibile di chicchi succosi che
sono una delizia dolce e aromatica per la gola e un toccasana per la salute. Come a tutti i frutti rossi,
sono riconosciute al succo di melograna proprietà contro i radicali liberi, ma già gli Egizi 4000 anni
fa ne facevano uso come astringente e vermifugo. È protagonista nello sciroppo granatina, ma in
cucina si affaccia anche in altre vesti meno usuali, per aromatizzare carni, profumare risotti, rendere
speciali le insalate e le macedonie. C’è anche l’uso del succo di melagrana per tingere i tessuti. In
passato i pescatori indossavano una maglietta, o almeno una fascia, tinta con la melagrana per
proteggersi dalle congestioni e le donne tingevano la copertina dei neonati con l’intento di
scongiurare nei loro figli problemi digestivi e la disenteria.
Aiuola numeo 3
Salute
Alimentare
Allium ramosum
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Verbena bonariensis
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Sedum telephium 'Matrona'
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Punica granatum
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Bellezza
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Tisane
magiche e
afrodisiache
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Alimentazione n. 4
Foeniculum vulgare 'Purpureum'
Comune ai bordi di strada nelle regioni mediterranee, con eguale dignità frequenta i giardini più
sofisticati perché le sue foglie sottili come capelli conferiscono una soave vaporosità alle aiuole e
alle bordure, sia nelle consuete tonalità verdi, sia in quelle color bronzo. Nella sua forma orticola
non è più una pianta perenne ma biennale e regala alla tavola i grumoli bianchi e croccanti, mentre
le foglie del finocchio selvatico, il cosiddetto finocchietto, determinano il sapore della pasta con le
sarde siciliana e dei bagels americani (panini morbidi originari dell’Est europeo) come dei tarallucci
pugliesi. Le foglie sono anche ingrediente del coniglio in umido e degli insaccati, profumano i
sottaceti e le olive. Come succede con certe piante più generose di altre, tutto del finocchio selvatico
si lascia raccogliere per la tavola. I fiori giallini riuniti a ombrella una volta essiccati costituiscono
un aromatizzante eccellente della porchetta alla romana, delle lumache, dei funghi e delle
melanzane in umido, dei sughi per la pasta. I semi invece sono inconfondibili nell’impasto di pane e
biscotti, danno un intenso aroma a formaggi e liquori, rendono più digeribili le castagne bollite.
Basta pestarli nel mortaio perché si sprigioni un aroma ancora più intenso e le sue proprietà
digestive aumentino. Come non saperlo, visto che già i Greci ne facevano largo uso medicinale?
Aiuola numeo 4
Salute
Alimentare
Bellezza
Gaura lindheimeri 'Rosy Jane'
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Anemone hybrida 'Loreley'
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Foeniculum vulgare 'Purpureum'
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Tisane
magiche e
afrodisiache
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Salute n. 5
Lythrum salicaria 'Modern Pink'
Quando il botanico Linneo nel Settecento diede il nome a questa pianta, la chiamò Lythrum, dal
greco lythron che vuol dire sangue, e salicaria perché le sue foglie sottili assomigliano a quelle del
salice, albero con cui condivide l’attitudine a vivere in ambienti umidi. Spontanea nella flora
italiana, la salcerella è ormai cosmopolita perché si è ricavata spazio negli ambienti naturali di tutto
il mondo. E a tutti può dispensare le sue virtù medicinali come astringente, antidiarroico,
remineralizzante, antinfiammatorio. In particolare trova impiego come infuso per regolarizzare le
mestruazioni, proteggere i vasi sanguigni, curare l’ulcera gastrica e lavare le ferite, ed ecco perché
ha il nome del sangue in greco. Inoltre funge da colluttorio di facilissima realizzazione domestica
per alleviare il dolore delle gengive e disinfettre il cavo orale, per esempio dopo l’estrazione di un
dente. Da magnificare anche le virtù della salcerella come pianta da giardino. Erbacea perenne di
facilissima coltivazione in tutti i terreni freschi e fertili, soprattutto al bordo dei laghetti, da giugno a
settembre esibisce lunghe spighe di fiori rosa magenta, belle e durature anche nei mazzi di fiori
recisi.
Ruscus aculeatus
Modesto cespuglio sempreverde dei boschi italiani, il pungitopo si fa ricordare per le sue piccole
foglie pungenti e per le bacche sferiche, scarlatte, che maturano in inverno e forse per questo sono
associate all’iconografia del Natale. Il colore cupo della sua vegetazione è inconfondibile nel
sottobosco, dove in primavera spuntano i nuovi germogli ricercati come asparagi selvatici dal
sapore piacevolmente amarognolo. Anche i semi sono commestibili e, tostati, trovano impiego al
posto del caffè: Ma le virtù gastronomiche sono niente in confronto a quelle medicinali delle sue
radici rizomatose. Sono infatti tenute in grande considerazione nella farmacopea tradizionale e in
erboristeria come antireumatico, antinfiammatorio delle vie urinarie, febbrifugo, diuretico,
protettivo delle vene. Una pianta povera e preziosa come questa trova anche una collocazione in
giardino per formare piccole siepi, ornare la base degli alberi o fornire lo sfondo per fioriture basse
e chiare.
Echinacea purpurea
Erbacea perenne che si fa amare nelle bordure fiorite per i suoi grandi fiori a margherita in una
moltitudine di tonalità cromatiche, è un regalo della flora nordamericana al giardino e anche alla
salute. Ne conoscevano le virtù medicinali già gli indiani delle praterie, che usavano il rizoma
sotterraneo dell’echinacea per curare i morsi dei serpenti, le ferite delle frecce, il vaiolo, le affezioni
del cavo orale. Oggi questo bel fiore rustico, che ama il sole e non chiede nulla per riproporsi un
anno dopo l’altro e formare grandi macchie colorate, è tenuto in considerazione anche per il suo
contenuto di sostanze che rinforzano rapidamente le difese immunitarie in caso di raffreddore,
infiammazioni e altre comuni malattie virali. Per uso esterno, l’estratto di fiori, foglie e radici entra
nella composizione di creme antirughe e cicatrizzanti. Ma, a riprova delle effettive e potenti virtù
officinali, l’echinacea non va mai assunta per lungo tempo, né in caso di malattie autoimmuni, di
diabete o durante la gravidanza. Talvolta, insomma, meglio che si limiti a rallegrare lo sguardo con
le suecorolle vivaci che sbocciano in giardino e si lasciano cogliere per i mazzi di fiori recisi.
Aiuola numeo 5
Salute
Lythrum salicaria 'Modern Pink'
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Ruscus aculeatus
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Rudbeckia nitida 'Herbstsonne'
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Penstemon hybridus 'Garnet'
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Echinacea purpurea
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Eupatorium purpureum
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Alimentare
Bellezza
Tisane
magiche e
afrodisiache
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Salute n. 6
Achillea millefolium
È un’erbacea perenne della flora spontanea con i fiori bianchi o rosa chiaro raccolti in ombrelle e
foglie tanto finemente divise da sembrare numerosissime. Da qui il nome specifico e quello
popolare italiano: millefoglie. Affidata ai vivaisti di piante ornamentali ha assunto anche raffinate
tonalità aranciate o purpuree, diventando così una star dei giardini a basse esigenze di acqua e di
quelli naturali che mirano a gratificare lo sguardo e anche le api e gli insetti utili, che infatti la
visitano volentieri. Bella nel suo abito semplice, facile da coltivare in terra asciutta e soleggiata,
l’achillea millefoglie è anche una pianta medicinale, con proprietà simili a quelle della camomilla:
antispastica, digestiva, blandamente antinfiammatoria per gli organi interni. Ancor più le sue virtù si
manifestano in dermatologia e cosmetica, in quanto cura la pelle secca, arrossata e seborroica,
lenisce le screpolature, le ragadi e le manifestazioni dell’acne giovanile. In quanto all’interesse
gastronomico, i suoi fiori essiccati entrano nella composizione dei liquori centerbe e nei paesi
nordici profuma la birra.
Aiuola numeo 6
Salute
Sedum telephium 'Herbstfreude'
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Solidago caesia
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Hemerocallis (ibridi e specie)
Alimentare
Bellezza
Tisane
magiche e
afrodisiache
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Rudbeckia fulgida
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Achillea millefolium
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Ziziphus jujuba
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Salute n. 7
Ziziphus jujuba
Questo piccolo albero giramondo è partito dall’Africa per arrivare in India e in Cina e là, 4000 anni
fa, offrire alla mensa uno dei frutti preferiti dagli imperatori cinesi. Poi ha fatto il percorso inverso
al tempo dei Romani e ha trovato accoglienza lungo il Mediterraneo. Noi ricordiamo il giuggiolo se
andiamo in brodo di giuggiole per un qualsiasi motivo o attirati in autunno dai frutti maturi bruno
rossicci, delle dimensioni di olive, un po’ dolci e un po’ croccanti prima di diventare rugosi e
dolcissimi. Piace a tutti: all’esteta che gode del suo tronco contorto e delle sue foglie lucenti e
cuoiose, alla donna che usa le giuggiole per le marmellate, ai cani golosi che cercano volentieri i
frutti per farne scorpacciate, al giardiniere che non sa che cosa piantare in terra sabbiosa, colpita dal
sole più cocente, arida e povera. Per coltivare generosi e adattabili Ziziphus jujuba è più facile
ricordare che cosa a questa pianta proprio non piace: il gelo, l’ombra e i piedi a bagno in terra
inzuppata d’acqua.
Aiuola numeo 7
Salute
Alchemilla mollis
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Aster amenllus ( A. x frikarti 'Monch' )
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Lythrum salicaria 'The beacon'
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Alimentare
Tisane
magiche e
afrodisiache
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Perovskia atriplicifolia
Ziziphus jujuba
Bellezza
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Bellezza n. 8
Osmanthus fragrans
Arbusto sempreverde dell’Estremo Oriente, avrebbe un aspetto elegantemente sobrio e niente più,
se non fosse indimenticabile il profumo soave dei suoi piccoli fiori bianchi che sbocciano in
settembre, seminascosti alla base delle foglie scure e cuoiose. La fragranza della fioritura ha
suggerito al “naso” del profumiere l’estrazione di un olio essenziale, che purtroppo l’osmanto non
ha. Sicché in profumeria si usano altre sostanze per ricostruire l’aroma floreale caldo e avvolgente,
delicato e tuttavia intenso e persistente dei fiorellini stellati di questa pianta. Che in Cina sono
comunque raccolti pazientemente ed essiccati. Aggiunti al tè, gli conferiscono una inconfondibile
nota odorosa e immersi in olii cosmetici rilasciano un poco del loro profumo, che è fuggevole come
lo scorcio di fine estate in cui invade l’aria dei giardini.
Aiuola numeo 8
Calamintha nepeta 'Triumphator'
Salute
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Alimentare
Bellezza
Tisane
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Agastache foeniculum 'Blue Fortune'
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Agastache foenicolum 'Black Adder'
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Fuchsia magellanica
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Lippia citriodora (Aloysia triphylla)
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Osmanthus fragrans
magiche e
afrodisiache
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Bellezza 9
Calendula officinalis
La calendula è uno dei fiori più semplici e solari degli ambienti naturali mediterranei ed è anche un
fiore da giardino generoso per vestire di colore le aiuole a poco prezzo e poca fatica dalla primavera
all’autunno. Ma è anche un rimedio popolare antico: le donne raccoglievano le corolle a margherita,
d’un giallo carico che sconfina nell’arancione, e le facevano essiccare prima di metterle a macerare
nell’olio d’oliva come rimedio contro le ustioni e togliere il gonfiore degli arti e delle ghiandole
linfatiche. La moderna erboristeria la somministra sotto forma di pomata con le stesse indicazioni
terapeutiche, ma anche come risolutivo degli eczemi e antibatterico nella cura delle ferite. Si ricorre
ai fiori secchi inoltre per decotti cicatrizzanti, soprattutto delle mucose, e per regolarizzare il ciclo
mestruale. E in omeopatia la calendula viene somministrata anche per alleviare i dolori articolari e
le infiammazioni degli occhi. Come può, una pianta che unisce la bellezza alle doti curative, non
entrare anche nella composizione dei prodotti di bellezza? E infatti la calendula è ingrediente di
creme emollienti e rassodanti, di saponi e detergenti che mantengono la naturale idratazione della
pelle.
Aiuola numeo 9
Salute
Alimentare
Bellezza
Tisane
Foeniculum vulgare
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Cymbopogon citratus
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Agastache mexicana 'Sangria'
Calendula officinalis
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Sedum robustum 'Ruby Glow'
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Vernonia crinita
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Felce-Athyrium filix-femina
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Elsholtzia stauntonii
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Osmanthus fragrans
magiche e
afrodisiache
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In piazza
In piazza
Salute
Achnantherum calamagrostis
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Allium fistulosum 'Bulbifera'
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Alimentare
Bellezza
Tisane
magiche e
afrodisiache
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Allium scoenoprasum
Antirrhinum braun-blanquettii
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Artemisia abrotanum
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Artemisia absintium
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Aruncus dioicus
Arundo donax
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Allium fistulosum 'Bulbifera'
Parente tanto dei gigli quanto della cipolla (sua cugina prossima), questa specie originaria della
Siberia e della Cina è considerata in Occidente innanzi tutto una erbacea perenne ornamentale
perché forma folti cespugli di alte foglie tubulose verde azzurro, in cima alle quali sbocciano sfere
di fiori. In questa varietà, invece dei semi, produce direttamente gruppi di piccoli bulbi che, affidati
alla terra, moltiplicano la pianta. La cipolla d’inverno o cipolletta è rustica in tutte le situazioni e
sotto i cieli di tutto il pianeta. Garbatamente aromatica, ha la vocazione di globe trotter. Non
mancava 2000 anni fa sulla tavola dei cinesi e dei giapponesi, oggi è in grande considerazione un
po’ ovunque sulla terra, dalle Filippine al Centro Africa, dal Perù alla Russia e alla Giamaica. Si fa
in quattro per collaborare nei piatti etnici, stupisce piacevolmente in sostituzione della cipolla e
dell’erba cipollina nelle ricette tradizionali, soprattutto cruda. Non dovrebbe mai mancare in
giardino e nell’orto, ma anche sul balcone. Per coltivarla bastano terra sciolta e una posizione al
sole.
Artemisia absinthium
Erbacea perenne dalle foglie aromatiche chiare e un po’ pelose, l’assenzio è una pianta spontanea
comune in tutte le regioni temperate del pianeta, forse originaria del Medio Oriente e coltivata dagli
Egizi. Poi dai Greci e dai Romani, che favorirono la diffusione. Se oggi l’assenzio viene ricordato, è
in particolare per il profumatissimo liquore in voga nell’Ottocento soprattutto in Francia, che creava
assuefazione almeno con la stessa frequenza con cui forniva ispirazione agli artisti. Per quanto
demonizzata e per qualche decennio bandita in versione alcolica, questa pianta dal bel fogliame
pennato è conosciuta da sempre per le sue multiformi virtù medicinali. citate nella Bibbia. In
erboristeria e nella farmacopea tradizionale si usano le foglie e le sommità fiorite di assenzio come
cardiotonico, digestivo, stimolante, antisettico e febbrifugo. I giardinieri, che lo coltivano in terra
fertile, asciutta e un po’ calcarea nelle bordure di erbacee perenni e nelle scarpate assolate,
apprezzano dell’assenzio anche le virtù lumachicide e insetticide, insieme alla capacità di tenere
lontane le tarme e i topi dagli alimenti.
In piazza
Begonia grandis
Salute
Alimentare
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Bellezza
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Carex siderosticha
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magiche e
afrodisiache
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Calamagrostis acutiflora
Chamaemelum nobile
Tisane
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Chasmanthium latifolium
Convallaria majalis
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Cynara scolymus
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Elymus arenarius (Leymus arenarius)
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Equisetum arvense
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Felce- Adianthum pedatum
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Felce- Blechnum spicant
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Felce-Polystichum poliblepharum
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Fragraria vesca
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Fraxinus excelsior 'Westhof's Glorie'
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Cynara scolymus
Chi non conosce il carciofo e le sue virtù gastronomiche? I suoi boccioli immaturi sono uno degli
ortaggi più saporiti nel periodo dal tardo autunno a metà primavera, quando la scelta di vegetali per
la tavola è piuttosto limitata. Ma questa voluminosa erbacea perenne, spesso spinosa e pertanto
respingente, è un’alleata in egual misura della salute e della bellezza. Le sue foglie, i fusti e le radici
contengono infatti principi attivi amari, vitamina A e numerosi enzimi che si rivelano molto utili per
curare le malattie epato-biliari, nell’ittero, nelle anemie a seguito di interventi chirurgici, nella
ritenzione idrica, in caso di colesterolo alto e persino contro l’arteriosclerosi e il diabete. Entra nella
composizione di creme per la pelle e nelle pozioni magiche dal potere afrodisiaco, l’infuso di foglie
è un ottimo tonico per il viso, che ravviva il colorito e chiude i pori. Ma non c’è niente di magico
nel fatto che le donne che allattano dovrebbero evitre il consumo di carciofi o preparati a base di
questa pianta: gli stessi principi attivi benefici cagliano il latte materno, come quello vaccino. E
infatti in passato le foglie trovavano impiego nella lavorazione dei formaggi.
Chamaemelum nobile
Pianta povera dei bordi di strada, chi mai direbbe che la camomilla romana abbia tante virtù? Forse
qualche pregio estetico va riconosciuto ai suoi fiorellini simili a minuscole margherite dal profumo
dolce e un po’ nauseante, ma poca cosa rispetto alle virtù segrete che non verrebbe mai in mente di
cercare in una modesta erbacea perenne frequentatrice degli incolti e infestante dei campi. È il
rimedio della dolcezza: calma l’ansia e lo stress, allenta i muscoli contratti, abbandona al sonno
ristoratore, scioglie i groppi allo stomaco. Pianta benefica per la salute psicofisica, la camomilla
romana è anche un’alleata nella cosmesi. L’olio essenziale contiene grandi quantità di azulente, un
eccellente antinfiammatorio indicato contro le scottature (anche solari), in caso di dermatiti e
allergie cutanee, contro gli arrossamenti e gli eczemi della pelle fragile dei bambini. Le ragazze
possono farne tesoro contro l’acne e la pelle irritata, le signore meno giovani possono constatare gli
effetti contro le rughe e la couperose
Fragraria vesca
La fragola, umile piantina del sottobosco e frequentatrice degli orti, regala alla tavola i suoi frutti,
che un botanico preciso definisce falsi frutti: quelli veri, infatti, sono i minuscoli “semi” sulla
superficie. Comunque sia le fragole non sono solo una ghiottoneria, ma molto di più: un toccasana e
un rimedio di bellezza. Essendo ricche di vitamina C e sali minerali sono salutari per tutti e in
particolare per i convalescenti; povere di zuccheri, sono indicata anche per i diabetici. Consumate
regolarmente sono depurative e diuretiche e impediscono l’accumulo di acido urico. Si dice che il
famoso botanico svedese Linneo, a cui si deve il nome scientifico della fragola, abbia sconfitto la
gotta curandosi con scorpacciate di fragoline di bosco. Sono curative anche le foglie e i rizomi
sotterranei, da usare come gradevole tè un po’ acidulo, con proprietà toniche e astringenti. In caso
di necessità, un po’ più concentrato funge da colluttorio e da antidiarroico. Un battuffolo di cotone
imbibito dello stesso infuso e passato sul viso pulisce la pelle con couperose e toglie gli
arrossamenti. E per migliorare il colorito e l’idratazione della pelle, ogni donna dovrebbe conoscere
le virtù della maschera che si ottiene schiacciando frutti di fragola con qualche goccia di limone.
Fraxinus excelsior 'Westhof's Glorie'
Albero di prima grandezza dei boschi italiani, il frassino maggiore ha tronco dritto e forte con
corteccia liscia grigio chiaro, legno duro ma elastico a grana finissima, pertanto ottimo per mobili,
parquet, manici di attrezzi, archi. Le foglie composte e imparipennate sono rossicce quando si
sviluppano, poi d’un verde brillante e a fine ciclo, in autunno, dorate. I fiori sono piccoli e poco
vistosi, mentre i frutti (samare) sono dotati di ali, sicché con il vento possono trasportare i semi a
grandi distanze. Albero potente e rustico, che si adatta a tutte le situazioni (dalle zone più piovose
delle Alpi sino a quelle bruciate dal sole delle Madonie in Sicilia), la presenza del frassino è sempre
stata favorita dai contadini, perché con le sue foglie fornisce cibo al bestiame quando scarseggiano
erba e fieno, il suo legno fornisce riscaldamento anche fresco, tutte le sue parti hanno proprietà
febbrifughe, antinfiammatorie, antireumatiche e lassative, mentre la linfa che fuoriesce dalle ferite,
essiccata, costituisce la manna che è blandamente lassativa, calma la tosse, è un addolcente per i
diabetici. Per produrla, però, in passato si coltivava una specie minore, l’orniello (Fraxinus ornus).
Infine, il frassino maggiore nelle leggende europee e del Nord Africa è sempre considerato sacro
alla luna e al sole, simbolo di fertilità, saggezza cosmica, rigenerazione della vita. Sognare frassini
significa aver trovato forza e sicurezza.
In piazza
Salute
Bellezza
Tisane
magiche e
afrodisiache
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Gaura lindheimeri
Glycyrrhiza glabra
Alimentare
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Helicchrysum italicum
Hemerocallis (ibridi e specie)
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Hypericum perforatum
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Hyssopus officinalis
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Inula helenium
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Iris germanica var.florentina
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Lavandula angustifolia
Leucanthemum vulgare
Levisticum officinalis
Lippia polystachya (Aloysia
polystachya)
Lysimachia vulgaris
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Lavandula angustifolia
Pianta tipica degli ambienti mediterranei, anche in Italia, la lavanda ha fatto un lungo cammino di
trsformazione negli ultini duemila anni. Apprezzata dai Romani nell’acqua del bagno per il suo
aroma e per le sue proprietà detergenti e disinfettanti (e infatti il suo nome vuol dire “pianta che
serve per lavarsi”), nei secoli è stata selezionata in numerosissime varietà con spighe di fiori lilla,
rosa, bianchi, porpora o blu e profumo più o meno intenso, acre o dolce. Bella in giardino con il suo
fogliame sottile e argenteo, ammalia a inizio estate quando si copre di fiori che al sole sprigionano il
loro profumo inebriante. Raccolte e tuffate nel cioccolato fuso, le spighe di lavanda sono una
golosità; unite alla marinatura delle carni e della selvaggina conferiscono un aroma speciale alle
preparazioni di cucina; immerse nell’acqua calda del bagno aiutano a rilassarsi, leniscono le
screpolature e detergono a fondo la pelle grassa. Essiccata e chiusa in sacchetti di tela, profuma gli
armadi e tiene lontane le tarme dalla lana. Benefica fresca o secca, lo è ancora di più sotto forma di
essenza. Respirarne due gocce versate su un fazzolettino migliora la respirazione e decongestiona le
mucose in caso di raffreddore, abbassa la pressione, mette di buon umore e favorisce il sonno.
Glycyrrhiza glabra
La liquirizia è una erbacea perenne di bell’aspetto della flora spontanea mediterranea e con le sue
foglie composte verde vivo e i suoi fiori rosa lilla in spighette a inizio estate fa dimenticare che da
millenni le sue radici forniscono sostanze aromatiche e curative. Se ne servivano nell’antichità i
Cinesi (che conoscevano una specie affine, Glycirrhiza uralensis) e gli Egizi (segno che le virtù
erano riconosciute in civiltà assai distanti tra loro), più tardi i Greci e poi i Romani. Dalle radici (si
usano quelle legnose di 3-4 anni) ripulite, lavate ed essiccate bollite in acqua si ottiene un decotto
contro la tosse, la cattiva digestione, persino l’ulcera gastrica. Applicato sugli occhi, l’infuso cura la
congiuntivite, come colluttorio è lenitivo delle infiammazioni orali. Anche la gastronomia ha presto
scoperto le virtù alimentari del succo che si ottiene dopo lunga bollitura delle radici. Se tutti forse
conoscono i bonbon e i liquori a base di liquirizia, in pochi sanno che, usata come spezia, migliora
il sapore della selvaggina, aromatizza i risotti e le carni, colora di scuro la birra irlandese e nel
mondo arabo fornisce il più diffuso sciroppo da diluire in acqua come dissetante. Una pianta da
considerare, insomma, ma con un limite: è vietata a chi soffre di ipertensione.
Hemerocallis (ibridi e specie)
Bellezze di un solo giorno (è il significato del nome Hemerocallis), questi gigli sono protagonisti
del giardino in giugno e luglio, dispiegando magnifici fiori in tonalità dal giallo all’arancio bruciato
sino all’intera gamma dei rosa e al porpora più profondo. Così il giardiniere creativo trova mille
modi per valorizzare queste piante dai fiori a imbuto, che con l’ibridazione hanno assunto forme e
dimensioni assai diverse da quelle naturali. Originarie della Cina e di altre regioni dell’Estremo
Oriente (ma una specie è presente nella flora spontanea italiana e i maggiori ibridatori sono negli
USA), le emerocallidi sono docili alla coltivazione: in terra soffice, fertile e fresca, al sole o in
mezz’ombra, sono del tutto rustiche e si espandono rapidamente tramite rizomi, dando spettacolo
con il bel fogliame nastriforme e arcuato. E i loro fiori, per quanto effimeri avendo la durata di un
solo giorno, in realtà si rinnovano per un lungo periodo. Lasciando al giardiniere goloso
l’opportunità di tanto in tanto di “rubare” un fiore qui e uno là per aggiungere i petali alle insalate o
Inula helenium
I suoi vistosi fiori gialli a forma di margherita si schiudono in estate. Spesso sono più in alto dello
sguardo di un uomo, ma a portata di farfalle e api, che fanno tesoro del nettare e del polline che
questi bei fiori contengono. Spontanea in Italia, l’inula (o enula) campana ama i prati, gli incolti e i
boschi umidi di colline e montagne, ma non è mai frequente. Meglio allora coltivarla, se si ha
spazio in giardino perché possa dispiegare le sue grandi foglie ovate e sviluppare il fusto per oltre
un metro e mezzo di altezza. E poi si può sempre apprezzare le virtù della sua radice. Tinge di blu i
tessuti e nel Medioevo veniva usata per mordenzare la lana prima di tingerla di grigio con le more
di rovo. Macerata in vino o alcol con altre erbe conferisce al liquore un gradevole sapore amaro e
proprietà aperitive e digestive, come già sapevano i Romani. Le proprietà dell’inula sono anche
altre, antibatteriche e antimicotiche, ma soprattutto come espettorante nelle bronchiti.
In piazza
Melissa officinalis
Mentha piperita (ed altre Mentha)
Salute
Alimentare
Tisane
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Perovskia atriplicifolia
Phlomis fruticosa
Bellezza
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magiche e
afrodisiache
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Physalis alkekengi var.franchettii
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Rosmarinus officinalis
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Rubus rolfei
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Salvia microphylla
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Salvia nemorosa
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Salvia officinalis
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Satureja spicigera
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Sedum telephium 'Herbstfreude'
Selinum wallichianum
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Sesleria autumnalis
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Sesleria caerulea
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Spodiopogon sibiricus
Tanacetum balsamita
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Tanacetum vulgare
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Thymus herba-barona
Thymus serpyllum
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Thymus vulgaris
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Valeriana officinalis
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Ruta graveolens
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Melissa officinalis
Il profumo dolce di limone che la melissa spande nelle giornate più calde dell’estate è una guida per
trovarla negli incolti mediterranei, tra le macerie e ai bordi di strada dove cresce spontanea.
Coltivata negli orti e nei giardini, tende ad allontanarsi a suo piacimento, disseminandosi qui e là un
po’ ovunque. È una erbacea perenne cespugliosa e compatta che produce fiorellini bianco rosati a
inizio estate, nel periodo in cui è conveniente raccoglierla perché l’olio essenziale odoroso e
curativo abbia la massima concentrazione e si conservi nelle foglie essiccate rpidamente all’ombra.
Conoscevano le sue proprietà già i Greci e i Romani: è digestiva, aiuta il sonno, rilassa, calma i
dolori e l’ansia, riassorbe i gas intestinali, rallenta il ritmo del cuore. E se gli Arabi da oltre un
millennio la considerano la cura migliore contro la malinconia, soprattutto femminile, al cuore
inquieto delle donne e ai loro affanni le suore carmelitane un’acqua di melissa, che si somministra a
gocce. Nel Seicento invece i frati benedettini l’hanno voluta nella composizione di un famoso
liquore di erbe, la chartreuse.
Physalis alkekengi var.franchettii
Parente allegro della patata e del pomodoro, l’alkekengi colora i primi giorni d’autunno con le sue
“lanterne” arancioni che racchiudono bacche sferiche, grosse come biglie. Quando l’involucro
secca, è tempo di fare il raccolto che, come sapevano sin dall’antichità, si rivela fruttuoso in tutti i
sensi. Buoni immersi nel cioccolato fuso e nelle marmellate, ma anche nelle insalate miste e persino
come sottaceti, i frutti dell’alkekengi sono benefici per la salute, in quanto ricchissimi di vitamina C
e di sostanze che hanno virtù diuretiche e, secchi o in polvere, sono indicati in erboristeria per
combattere i reumatismi e la gotta. E allora: che piacere coltivarli in giardino, godere dei suoi
fiorellini bianchi subito sostituiti lungo i fusti da una profusione di bacche con il cappuccio colorato
e sigillato. Il giardiniere sa che deve piantarli in terra fertile e fresca, in mezz’ombra e soprattutto
dove c’è spazio: gli stoloni “corrono” liberamente sino a diventare invadenti!
Salvia microphylla 'Pink Beauty'
Qualcuno ricorderà che veniva chiamata “salvia della nonna”, perché era coltivata nei vecchi
giardini in clima mite, persino per formare piccole siepi e bordure, allietate da maggio a ottobre da
una profusione di fiorellini accoppiati in tonalità squillanti di rosso e di rosa. Al contrario della
nostra salvia (Salvia officinalis), che fa parte della flora spontanea italiana, questa bella salvia
cespugliosa viene dalle montagne del Messico e dell’Arizona. Le popolazioni locali insegnano a
usare le foglioline profumate per farne tisane corroboranti, che nelle regioni del Messico Centrale
sono considerate anche curative. Per coltivarla, e stupire della sua capacità di fiorire e rifiorire sei
mesi all’anno e forse più, servono una posizione al sole o in mezz’ombra, terra leggera, fertile,
fresca e ben drenata e una pacciamatura di paglia o foglie secche in autunno per proteggere le radici
dalle peggiori gelate.
Physalis alkekengi var.franchettii
Parente allegro della patata e del pomodoro, l’alkekengi colora i primi giorni d’autunno con le sue
“lanterne” arancioni che racchiudono bacche sferiche, grosse come biglie. Quando l’involucro
secca, è tempo di fare il raccolto che, come sapevano sin dall’antichità, si rivela fruttuoso in tutti i
sensi. Buoni immersi nel cioccolato fuso e nelle marmellate, ma anche nelle insalate miste e persino
come sottaceti, i frutti dell’alkekengi sono benefici per la salute, in quanto ricchissimi di vitamina C
e di sostanze che hanno virtù diuretiche e, secchi o in polvere, sono indicati in erboristeria per
combattere i reumatismi e la gotta. E allora: che piacere coltivarli in giardino, godere dei suoi
fiorellini bianchi subito sostituiti lungo i fusti da una profusione di bacche con il cappuccio colorato
e sigillato. Il giardiniere sa che deve piantarli in terra fertile e fresca, in mezz’ombra e soprattutto
dove c’è spazio: gli stoloni “corrono” liberamente sino a diventare invadenti!.
Tanacetum balsamita
Ci sono erbacee perenni dell flora spontanea che non fanno notizia, eppure hanno storia e attitudini
davvero interessanti. Come la balsamita che, lo dice il nome stesso, emana se stropicciata tra le dita
un soave profumo balsamico, quasi di menta ma più delicato e un po’ amarognolo. È quel che si
dice un’erba aromatica della nonna, perché non mancava mai negli orti del passato: bastavano due
foglie tritate nella frittata per insaporirla con un tocco stuzzicante e speciale, una punta nei ripieni
per rialzarne il sapore. E se oggi riscuote nuovo successo non c’è da stupirsi: la coltivavano già gli
Egizi come i Romani, che la portarono sino in Inghilterra. Pianta giramondo di suo, oggi la
balsamita si affaccia con le sue belle foglie grandi, ovate e verde brillante in orti e giardini e persino
dai bordi di strada dall’altra parte dellOceano, essendosi naturalizzata in alcune regioni degli Stati
Uniti. Tanto vale imparare a riconoscerla anche con gli altri nomi popolari: erba di San Pietro, erba
amara, menta greca e persino erba della Bibbia perché una foglia essiccata tra le pagine dei libri
funziona come antitarme!
Thymus vulgaris
Insieme a rosmarino, salvia officinale e lavanda, il timo comune fa parte dei cespugli sempreverdi
della flora mediterranea che con le loro essenze aromatiche offrono servizi alla tavola, alla salute e
alla bellezza. Di queste piante, il timo è forse quella meno vistosa, con le sue minuscole foglioline
piuttosto rade e i suoi piccoli fiori rosei a inizio estate. E tuttavia tra tutte è quella che contiene
l’essenza più potente, con proprietà antisettiche e deodoranti tali, da trovare impiego persino nelle
pratiche di imbalsamazione e nella disinfezione delle arnie contro i parassiti che decimano le api.
Ma in piccole quantità, un pizzico di timo nell’acqua di bollitura dei legumi evita che fermentino
nell’intestino e come condimento aggiusta il sapore delle carni e delle verdure, anche in sostituzione
dell’origano; un altro pizzico in un tazza di acqua bollente aiuta la digestione, è corroborante in una
giornata fredda, disinfetta le vie respiratorie in caso di bronchite, collabora alla cura della gastrite;
un altro pizzico ancora in infusione in un bicchiere d’acqua va bene per i gargarismi e per lavare le
ferite e la pelle acneica. Non resta che coltivare un cespuglio di timo nell’orto, in giardino e anche
in vaso sul balcone: crescerà in qualsiasi terra asciutta e povera, purché al sole.
Origanum laevigatum
Salvia microphylla
Stachys lanata
Salvia greggii
Helianthus tuberosus
Erigeron karviskianum
Mentha x piperita ‘Mitcham’
Sedum telephium ‘Matrona’
Gaura lindheimeri ‘Rose Jane’
Anemone hybrida ‘Loreley’
Allium fistulosum
Gaura lindheimeri
Gaura lindheimeri
Hemerocallis hybrida
Hemerocallis hybrida
Hemerocallis hybrida
Hemerocallis hybrida
Origanum vulgaris
Physalis alkekengi
Tanacetum balsamita
Tanacetum vulgare
Tanacetum vulgare
Ruscus aculeatus
Vernonia crinita
Vernonia crinita
Lythrum salicaria
Lythrum salicaria
Sedum telephium ‘Herbsfreude’
Solidago caesia
Solidago caesia
Rudbeckia fulgida
Achillea millefolium
Achillea millefolium
Achillea millefolium
Aster amellus ( x frikarti )
Echinacea purpurea
Echinacea purpurea
Echinacea purpurea
Nepeta x fassenii
Nepeta x fassenii
Alchemilla mollis
Alchemilla mollis
Antirrhinum braun-blanquetti
Artemisia abrotanum
Convallaria majalis
Convallaria majalis
Equisetum arvense
Eupatorium purpureum
Eupatorium purpureum
Hypericum perforatum
Inula helenium
Leucanthemum vulgare
Leucanthemum vulgare
Melissa officinalis
Salvia officinalis
Salvia officinalis
Salvia nemorosa
Salvia nemorosa ‘Caradonna’
Salvia nemorosa ‘Caradonna’
Salvia pratensis
Sedum robustum ‘Ruby Glow
Valeriana officinalis
Verbena prostrata
Calamintha nepeta
Calamintha nepeta
Agastache foenicolum Blue ‘Fortune’
Chamaemelum nobile
Chamaemelum nobile
Foeniculum vulgare
Calendula officinalis
Allium ramosum
Elsholtzia stauntonii
Allium senescens
Cynara scolymus
Adiantum pedatum
Felce- Polypodium vulgare
Felce- Polypodium vulgare
Fragaria vesca ‘Alessandria ‘
Lavandula angustifolia
Lippia nodiflora
Lippia nodiflora
Lysimachia punctata
Monarda didyma
Monarda didyma
Perovskia atriplicifolia
Thymus herba-barona
Carex siederostica Variegata
Carex siederostica Variegata
Elymus arenarius
Aruncus dioicus
Begonia envasiana
Begonia envasiana
Fuchsia magellanica
Rosmarinus officinalis
Rosmarinus officinalis
Rosmarinus officinalis
Rubus rolfei
Rubus tricolor
Ceratostigma wilmottianum
Ceratostigma wilmottianum
Ceratostigma wilmottianum
Tricyrtis hyrta
Tricyrtis hyrta
Tricyrtis hyrta
Tricyrtis hyrta
Persicaria amplexicaulis
Persicaria amplexicaulis
Persicaria amplexicaulis
Persicaria amplexicaulis
Persicaria amplexicaulis
Aster laterifolius ‘Lady in Black’
Aster laterifolius ‘Lady in Black’
Aster laterifolius ‘Lady in Black’
Rudbeckia subtomentosa ‘Henry Eilers’
Rudbeckia subtomentosa ‘Henry Eilers’
Verbena bonariensis
Foeniculum vulgare ‘Purpureum’
Phlomis fruticosa
Lythrum salicaria ‘Modern Pink’
Solidago caesia
Artemisia absintium
Equisetum arvense
Glycyrrhiza glabra
Hypericum perforatum
Hyssopus officinalis
Selinum wallichianum
Valeriana officinalis
Lippia citriodora
Lippia citriodora
Agastache mexicana ‘Sangria’
Allium ramosum
Cymbopogon citratus
Cynara scolymus
Felce- Dryopteris flix-mas
Levisticum officinalis
Lysimachia punctata
Lippia polisctachia
Aster laterifolius ‘Lady in Black’
Rudbeckia subtomentosa ‘Henry Eilers’