cosa succede - alphonse doria
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COSA SUCCEDE? Sull’articolo 37 e altro Di Alphonse Doria Cosa succede quando un debitore ha perso la fiducia e vuole rinnovarla? La cambiale ormai scaduta da tanto tempo, non andata in pretesto perché i creditori (i vari parlamentari incaricati dal Popolo Siciliano a fare rispettare dallo Stato Italiano gli impegni presi con la carta pattizia dell’Autonomia) hanno reclamato con voce fioca tale credito ma non hanno intrapreso nessuna azione di fatto per tale rispetto. Succede che promette di pagare, intanto acquisisce ancora credito. La similitudine serve a capire che il debitore è lo Stato Italiano inteso come rappresentanza politica, il creditore è la Sicilia, come chiamarLa: Regione? Stato? Nazione? Ne parleremo di conseguenza. Il debitore viene interpretato dallo smagliante Berlusconi. Il creditore dall’inossidabile baciatore Totò Cuffaro. Ciak si gira! Palazzo Grazioli Roma 18 ottobre 2005 Berlusconi (lo Stato Italiano) è “davanti a un’insalata e a un gelato alla vaniglia” (GdS del 19.10.2005): -Pagherò tu pensa per i voti che io penso per le promesse. Quanto ti serve? Un miliardo d’euro? Io te ne prometto due?Totò Cuffaro (la Sicilia) “ha preferito un piatto di pasta” (GdS del 19.10.2005) Mentre gridduliava la cuda dello spaghetto e si stujava a funcia del sugo tra le labbra dice: -Però non basta! Se torno e ci racconto la cosa così come è, ddi minchia la cosa così com’è sta sicuro che non ci credono. Allora facciamo così: io t’amminazzu che se non paghi mi dimetto io e Saverio Romano sottosegretario dell’Udc. Tradotto in parole semplici: niente voti! 1 Niente promesse! Fatti entro venerdì e non oltre! Intanto come anticipo dammi stu rolex!Meditavo: Berlusconi mancia il gelato, Totò Cuffaro la pasta e il Popolo Siciliano licca a sarda! Palazzo Chigi Roma venerdì 21 ottobre 2005 “Entrano in gran parata i siciliani di Forza Italia e della CdL.: tutti in piedi schierati, sul palchetto della sala stampa di palazzo Chigi – il presidente dei senatori azzurri, Renato Schifani, i ministri Enrico La Loggia, Gianfranco Miccichè, Stefania Prestigiacomo, Antonio Martino e, naturalmente, il governatore Totò Cuffaro, per annunciare il via libera del consiglio dei ministri al decreto legislativo che attua l’articolo 37 dello Statuto della Sicilia..” (GdS del 22 ottobre 2005) Mentre leggevo il giornale mi immaginavo questi che entravano e udivo miracolosamente “Ciuri ciuri ciuriddu tuttu l’annu l’amuri ca ti veni nna u sonnu…” 2 E’ fatta! Poi ho guardato la foto e mi è sembrata la barriera che si mette in difesa prima di battere una punizione nel gioco del calcio, c’è persino la Prestigiacomo l’unica donna però sembra avere gli attributi visto che l’unica a mettersi le mani a protezione di essi. Miccichè il gesto non è protettivo sembra significare “Te!”. A battere la punizione saranno gli elettori Siciliani che sembra prendere coscienza della loro sicilianità, sembra che hanno imparato a leggere lo Statuto, a conoscere la propria bandiera, a non vergognarsi di essere Siciliani. (continua) Giardini Naxos venerdì 21 ottobre 2005 Protagonista incontrastato nella parte del bambino cattivo pentito: Giulio Tremonti. “Colui che solo sette giorni fa il governatore Cuffaro definiva –NEMICO DELLA SICILIA” (GdS del 22 ottobre 2005) -Chi io?- con intonazione sicula mal riuscita –“Avevo due nonni meridionali!” –Scusati vuscenza ma non mi posso mettere in 3 ginocchio perché sono stato operato frisco al menisco. La Sicilia è bella! Il carretto siciliano è bello! Il cannolo, la cassata siciliana. Forza Palermo! Forza Messina! Il commissario Montalbano è bello! “Per decenni avete avutola proprietà della casa ma non le chiavi. Adesso avete anche quelle.” Il sindaco di Catania Scampagnini si guarda attonito con il sindaco di Palermo Cammarata: “Ma chi sta dicennu? Di quale casa sta parlando? Scusi ministro ma chi pinnuli si prende? Quelle rosse cerchi di evitarle?” Cammarata: “No, è sempre per il debito che ci hanno promesso di pagare con l’articolo 37, ha fatto un esempio, ti do la chiave della casa della libertà, è una casa popolare in condominio con Bossi, Fini, Casini, Buttiglione e Berlusconi tutta gente da bene e così paghi pure la rate condominiale. Continua il Tremonti versione pulintuni: “…non tutto è semplice, ci sono adempimenti e calcoli da fare, ma abbiamo dato inizio a un corso politico nuovo. Adesso la Regione dovrà dimostrare di essere capace di attivare nuovi investimenti e spendere meglio i soldi. L’essenza dello Stato è il federalismo, ma l’essenza del federalismo è il bilancio” (GdS come sopra) (continua) A questo punto allo specialista dell’aranciata Sanpellegrino gli viene il dubbio e lo vuole analizzare con il suo strano marchingegno come fa con le arance. Alfano lo dissuade: Non ci abbiamo creduto nessuno alla sua sicilianità, manco tanticchia! E’ un risultato storico per la nostra regione. Non veglio credere ai segni ma più o meno, meno e riporto più se ci danno questi soldi attuppamu qualche virgogna. Oggi si festeggia l’Autonomia versione terzo millennio!- “Non a caso lo stesso Alfano, nel corso del suo intervento, cita il padre e il nonno del ministro per gli affari regionali Enrico La Loggia, che contribuirono a scrivere lo Statuto siciliano. Ivi compreso, ovviamente, l’articolo 37…” (Gds come sopra) A questo punto mi ritorna alla mente un mio articolo che girava a via di fotocopie del 4 1995 dal titolo SICILIA PROLETARIA con tanto di trinacria a timbro rosso. Vi riporto solo l’inizio: “Il proletario nell‟antica Roma era nella classe dei cosiddetti „capite censi‟ esenti anche del servizio militare. Oggi il proletario non sa di esserlo. Ma chi vive alla giornata, affidandosi al destino, chi non ha una occupazione sicura, come chi si inventa una bottega di artigiano o commerciante, perché non ha occupazione, è un proletario, oggi lo è! -In Sicilia la quota della popolazione attiva è più bassa che nelle altre regioni d‟Italia (il 25% di disoccupati) La Sicilia è, dunque una regione proletaria.- Così scrisse Enrico La Loggia nel 1994. Il cosiddetto padre dell‟articolo 38 dello Statuto d‟Autonomia Siciliana, così famoso per la sua chiarezza di esposizione e così „azzeccagarbugli‟ quando relazionò alla regione l‟art. 38 stesso: -Lo Stato verserà annualmente alla regione, a titolo di solidarietà nazionale, (il rimborso dei danni subiti dall‟unità di Italia ad oggi, lo chiama solidarietà, non ha avuto coraggio abbastanza di chiamare con il proprio nome) una somma da impiegarsi, in base ad un piano economico, nella esecuzione dei lavori pubblici. (…) Questa somma tenderà a bilanciare il minore ammontare dei redditi di lavoro nella regione in confronto della media nazionale.” E qui si sottointente il riscatto socio-politico del popolo Siciliano costretto nella sottomissione, nell‟offesa morale, nella dignità, ufficialmente classificato, sancito dalla costituzione come Popolo proletario. Direi ai La loggia, che sono al potere da Garibaldi ad oggi, e si sono definiti sempre unitari, ma comunque è stata la loro fede all‟ombra di tanti regimi, direi, cinquant‟anni di sottomissione del nobile Popolo Siciliano ai vari governi di Roma possono bastare… Ai La Loggia chiederei: Il Siciliano ha diritto di chiedere l‟attuazione di questo Statuto di autonomia? Oppure deve aspettare ancora altri pronipoti di La 5 Loggia venduti a Roma, o a Milano, o a Torino? Dico La Loggia per non fare nomi…” E ancora sull’articolo 37 riporto quello che dissi nel comizio del 13 giugno 1996 a Siculiana: “Nell‟Autonomia Siciliana c‟è la possibilità di riscatto economico e sociale, ma viene boicottata. Lo Statuto di Autonomia traviato articolo per articolo dal primo presidente della Regione Alessi all‟ultimo Graziano. La beffa peggiore è che il presidente della camera Violante il 28 maggio 1996 viene a Palermo e nella sala dell‟ARS, per l‟anniversario della prima seduta e proferisce queste testuale parole: -CHI HA GOVERNATO LA SICILIA NON HA UTILIZZATO FINO IN FONDO LA POTENZIALITA‟ DELLO STATUTO. QUESTO E‟ STATO UN SEGNO DI RESPONSABILITA‟ perché FORZARE AVREBBE PORTATO ALLA SEPARAZIONE-. Forse lo statalista Violante ha dimenticato che lo Statuto d‟Autonomia è legge costituzionale, ma nella sua mente di poliziotto non vi è molto spazio per la parola LIBERTA‟. Lo Statuto di Autonomia è una conquista del Popolo Siciliano ottenuta con onore e sangue. Anche se a qualcuno ha fatto comodo non utilizzare lo Statuto Siciliano che dà il petrolio ai Siciliani con l‟art. 33; anche se ad Agnelli ha fatto comodo non pagare i tributi dovuti alla Sicilia con l‟art. 37; anche se a molti politici fa comodo un milione di Siciliani disoccupati o sottoccupati per ricattarli a tempo di elezioni; anche se al nord fa comodo avere una colonia dove vendere i loro prodotti. Loro producono e noi consumiamo, loro si sviluppano socialmente e noi ci disperiamo. (Essendo terminali subiamo l‟onere finale dell‟IVA e rispettando l‟articolo 36 non doveva nemmeno esistere in Sicilia)” Tanto per chiudere l’antologia personale di anni di lotta indipendentista sull’argomento, così scrivevo in un mio libro, stampato rozzamente e andato avanti a via di fotocopie, S.O.S. NAZIONE SICILIA, pagina 51: “27 Febbraio 1957 MORTE DELL‟AUTONOMIA SICILIANA SENTENZA n°38 della 6 Corte Costituzionale del 09.03.1957 sancisce che: -La competenza dell‟Alta Corte della regione Siciliana è stata travolta dalla Costituzione”. L‟Autonomia Siciliana muore con l‟abolizione dell‟Alta Corte! Il giudizio della Corte Costituzionale è fondato sul principio della -unicità della giurisdizione costituzionale risultante dal carattere unitario dello Stato e dalla rigidezza della Costituzione-. Anzitutto lo Stato Italiano bensì all‟art. 5 della Costituzione è detto che la Repubblica è -una e indivisibile-, benché tale concetto si ritrovi negli statuti speciali (Statuto Siciliano art. 1 ecc.) le regioni sono state costituite non come Enti di decentramento amministrativo, bensì come Enti che oltre ad essere dotati di funzioni amministrative (art. 188 Cost.) godono di podestà legislative; per la Sicilia in alcune materie sono potestà legislative di carattere esclusivo del Parlamento Siciliano. Conseguentemente ci troviamo non di fronte ad uno Stato unitario ma ad uno Stato che sta a cavallo tra quello unitario e quello federale e che si può definire STATO REGIONALE.” Ritornando a Giardini Naxos dopo questi chiarimenti penso che sia giusto dare la parola al ministro Tremonti reduce dell’operazione al menisco: “Volevano mettermi una gamba di legno, ho chiesto di che legno si trattasse e mi hanno detto: di ulivo. Ho Risposto no grazie” (GdS del 22 ottobre 2005) Si sono tutti scompisciati dalle risate mentre vedevano il burattino ormai ligneo con il naso sempre più lungo. Tanti si chiedono che succede? Altri non parlano, anzi non scrivono, come i fratelli indipendentisti dell’aria Unione a dire la verità nemmeno quelli dell’aria Polo. Perché? Come mai? Che succede? (continua) Astoria Palace di Palermo 29 ottobre 2005 Ritorniamo a martedì 18 ottobre 2005 mentre il governatore siciliano Cuffaro a braccia conserte impose il suo aut 7 o aut sull’art. 37 il senato affonda le modifiche sullo Statuto perchè tale modifiche hanno influenza sul piano finanziario. A mio avviso si arriva su un tale paradosso politico che solo noi Siciliani potevamo creare. Perché si cerca di rinnovare uno Statuto non applicato? Uno Statuto ancora oggi da valutare in pieno da riscattare come lotta per l’Autodeterminazione del Popolo Siciliano come è vero e autentico lo spirito di tale trattato. Che ci va a fare Guido lo Porto a u Cippu di Randazzo? Quando la sua riforma dello Statuto lo va snaturalizzare? Quando per riforma lega il destino politico del Popolo Siciliano in un infame binomio: MAFIA SICILIA. Bastano dei fiori ai martiri della Patria Sicilia: Canepa, Rosano, Ilardi, Lo Giudice? E ne aggiungerei ancora altri ma il discorso diventerebbe molto più lungo. Per avere negato la storia, per avere tradito la storia del Popolo Siciliano asserendo che l’Autonomia è una conquista di chi ha contrattato con l’Italia e non di chi lotto con il proprio sangue e con la propria libertà? Perché non studiare, onorare come giusto sia il grande politico siciliano Andrea Finocchiaro Aprile? Padre del riscatto politico della Sicilia! Andiamo così a fare gli auguri al primo presidente dell’Autonomia Siciliana per i suoi cento anni. Auguri a Giuseppe Alessi. “Il –padre dello Statuto ricorda il suo passato, le battaglie per l’autonomia della sua terra e sfida con serenità la morte: -Ho sempre la valigetta in mano” (GdS del 29 ottobre 2005) Comunque fuori la sua valigetta ha lasciato questa sua confessione che riporto testualmente: “Fummo autonomisti perché unitari, cioè italiani di Sicilia. Avevamo in mente un’autonomia profonda ma il separatismo ci limitò e ci condizionò. Ciò che abbiamo fatto, comunque, è stato di guida e di esempio per tutte le Regioni. E anche se dell’autonomia non è stato fatto l’uso migliore devo dire che ne è valsa la pena” A mio avviso tale dichiarazione, se mai ci fosse un inferno dei politici, lo assicurerebbe per l’eterno tra le fiamme tra le fucine di Satana. Perché vi è il testamento del suo tradimento e di tutti i suoi 8 successori. Che significa paura dei separatisti? Paura di chi ha lottato per l’indipendenza e ottenuta l’autonomia potevano fare funzionare veramente tale diritto e arrivare così all’autodeterminazione del Popolo Siciliano? Ma questo è ancora il diritto dei SICILIANI D’ITALIA! Allo è stato tutto un inganno non solo dello Stato Italiano ma anche della classe politica siciliana ascara come Alessi ai Siciliani che seppellirono l’ideale indipendentista accontentandosi dell’Autonomia deponendo le armi e ammainando la bandiera dell’Evis (Esercito Volontario Indipendentista Siciliano). E’ stato un coglionio generale caro secolare Alessi! Solo uno non ci ha creduto… ed è rimasto in montagna a lottare… Per tutta difesa “il grande vecchio” dice che “si è dimesso per ben due volte a capo del governo isolano, prima per protesta contro la volontà della Costituente di subordinare lo Statuto siciliano a una legge ordinaria statale, poi contro la soppressione dell’Alta Corte. Ma è rimasto nel gioco, solo innocue filippiche e firme d’italiano di Sicilia. I fatti sono i fatti e i fatti dicono il tradimento sistematico, articolo per articolo, spudoratamente confessato d’Alessi, al valore principale dello Statuto dell’Autonomia che è l’Autodeterminazione del Popolo Siciliano in cambio della promessa Indipendenza da parte degli Alleati. Ora caro vecchio se cerchi un’assoluzione politica da parte del tuo Popolo con la scusante del separatismo, il tuo Popolo POLITICAMENTE ti dice: vai all’inferno! Rospi e polpette GdS del 28 ottobre 2005 Sull’articolo 37 si è aperta una diatriba incandescente tra il segretario dei DS regionale Angelo Capodicasa, il mago delle polpette, asserisce: “Altro che risultato storico, l’accordo sull’entrate fiscali dell’articolo 37 è una polpetta avvelenata!” quell’atto “va ritirato, perché può avere effetti devastanti sulle casse dell’amministrazione!” 9 Cuffaro, il domatore di rospi, risponde: “la Quercia fa – catastrofismo e disinformazione”. Capodicasa, il mago delle polpette: “A fronte dei circa 600 milioni l’anno che dovrebbero arrivare in Sicilia, in applicazione dell’articolo 37 vengono trasferite alla Regione competenze sinora dello Stato . Quali competenze? E’ questo il punto sul piano teorico, le voci previste dallo Statuto comprendono pubblica istruzione, sanità, assistenza (ovvero pensioni sociali e di invalidità. Secondo le ultime stime di quanto ha speso lo Stato per questi settori, sulle spalle della Regione potrebbero gravare nuove uscite per 12 miliardi l’anno.” Ciò quanto previsto dal II° comma dello schema del decreto varato dal consiglio dei ministri, che dice “simmetricamente” all’applicazione dell’articolo 37 vengono trasferite alla regione competenze sinora dello Stato. Capodicasa continua: “Succederà semplicemente che tutto quello che lo Stato darà alla regione con una mano, con un’altra toglierà. Altro che nuove entrate, il totale fa zero”. Un po’ come faceva u zzu Ninu Vaccarinu, gelataio in carrozzella, ci riempiva il cono gelato e quando noi bambini protestavamo che era poco e ne volevamo un altro po’, lui ci accontentava in questo modo: prendeva una palettata abbondante di gelato e invece di depositarlo sul cono ne toglieva, fin quando noi bambini non protestammo più. Cuffaro, il domatore di rospi, così risponde: “La sinistra siciliana ha difficoltà ad ingoiare il rospo di una vittoria storica non di questo governo ma dell’intera isola. Finge di non sapere che il passaggio di competenze viene determinato da una commissione paritetica prevista dal nostro Statuto, che è legge. Sarà questa commissione, materia per materia a interpretare e attuare concretamente quel criterio di simmetria richiamato nelle norme di attuazione dell’articolo 37. –parlare di perdite- è l’apice del funambolismo dialettico privo di fondate conoscenze sul reale impianto finanziario della norma”. Aggiunge poi altro che 500 10 milioni, pare che Tremonti abbia ipotizzato 3 miliardi e mezzo d’euro! Capodicasa, il mago delle polpette, schiaffeggia con il guanto il governatore: “Sfido Cuffaro a un confronto d’aula e gli altri a un dibattito pubblico, ovunque”. Che loro si sfidano e si confrontano e si schiaffeggiano e si prendano a calci e a sputi poco interessa, perché intanto quello che vanta Cuffaro come conquista è sessant’anni che i Siciliani l’avevano ottenuta. Le paure di Capodicasa vanno messe in conto ai diritti di libertà dello Statuto d’Autonomia, quella stessa libertà che è stata venduta al migliore offerente dei nostri politicanti a Roma. Come sembra anche questa volta come asserisce Mario di Mauro: “cantare vittoria" quando finalmente si riesce ad applicare un articoletto dello Statuto del 1946 (56 anni, e dovremmo pure "festeggiare"!). Non c'è nulla da festeggiare: sono ridicoli quei politici eletti in Sicilia che "cantano vittoria". In verità quello che a Palermo millantano come una loro "vittoria" -e che comunque è vittoria postuma del vecchio MIS- è solo un episodio marginale nella lunga ristrutturazione dello Stato-Nazione italiano (federalismo fiscale ecc.). E dirò di più: l'annunciata (parziale) applicazione dell'art.37 dello Statuto siciliano si configura come una testa d'ariete della devolution di Bossi-Pagliarini e C. e non ci vogliono i "servizi segreti" per sapere che da marzo 2003 il principio sancito per la Sicilia nel 1946 -per zittire un Popolo indipendentista ancora addhitta- ma riconosciuto solo oggi, verrà esteso a TUTTE le regioni della Repubblica Italiana... Dunque, se vittoria c'è è dei "morti" del Movimento per l'Indipendenza e di quanti, anche autonomisti moderati, contribuirono al "Patto di Autonomia" che riformulava il rapporto tra la Sicilia e lo Stato italiano. Ma vittoria non c'è, perchè è una certa Storia che sta scrivendo una sua pagina annunciata: è la Padania che passa all'incasso firmando la sua Vittoria con l'inchiostro dei parlamentari terroni” (La Sicilia" del 14-11-2002) 11 Come riferisce un comunicato stampa dell’Altra Sicilia: “Non ci complimentiamo con Cuffaro per questo: ha fatto finalmente una piccola parte del suo dovere dopo cinque anni di inerzia a chiedere quei 500 milioni prodotti dalla "nostra" economia, senza chiedere per contro tutti quelli mai dati in passato. E ce ne sarebbero molti altri da riprendersi... Noi non siamo contrari in linea di principio ad emendamenti o riforme dello stesso; ci sembra assurdo, però, che si debba mutilare uno strumento potentissimo come lo Statuto, fondato sul sangue dei martiri che lo hanno reso possibile, quando non si è provato mai a tentare di applicarlo, né soprattutto di farlo conoscere al Popolo Siciliano. Il tempo però ci dà ragione. E ci darà ragione anche su altri fronti. Oggi si approva una devolution che, oltre ad ampliare l'autonomia delle regioni a statuto ordinario, riduce quella delle regioni a statuto speciale, portandole sostanzialmente sullo stesso piano delle prime. In particolare la Nostra Assemblea si chiama così e non Consiglio perché è un Parlamento, sia pure "regionale", e non un organo che lo Stato centrale possa sciogliere a piacimento in funzione di "sue" esigenze costituzionali. La sovranità della Sicilia si basa sulla piena autonomia della sua comunità politica e pertanto è impensabile legarne la durata ai capricci della politica nazionale ed al cosiddetto Senato Federale. “ Così riferisce Scianò segretario del Fronte Nazionale Siciliano: «Messe da parte l'ipocrisia e le falsità e riportata nei giusti termini la vicenda del presunto "REGALO", l' FNS ci tiene a precisare - a scanso di equivoci - che non è stato affatto chiuso il CONTENZIOSO fra lo Stato Italiano e Regione Siciliana in materia di applicazione di Statuto. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare infatti che si continua a violare il PACTUM costituzionale, che sono molti gli articoli di Statuto non applicati e che la PROPOSTA di LEGGE-VOTO di Riforma dello Statuto 12 approvata dall'Assemblea Regionale Siciliana marcia decisamente contro le ragioni della specialità dello Statuto stesso. E per la violazione del PACTUM COSTITUZIONALE DEL 1946. Ed è quindi tutt'altro che rappresentativa dei diritti, degli interessi e delle aspettative della Nazione Siciliana. Ma per fortuna tale proposta non è stata ancora approvata dal Parlamento e quindi esisterebbero gli spazi per alcune fondamentali - e necessarie – rettifiche”. Allora sembra che il nodo principale di tutta la questione sia la delolution. E’ un mio parere e non me ne abbiano i fratelli sicilianisti, ma da indipendentista non ne faccio un discorso prettamente partitico, come loro (Polo Unione) vogliono che sia, ma di etica ideologica e qualsiasi azione centrifuga di potere dell’accentramento statale dell’Italia per me va bene! Noi ci faremo rispettare sempre e comunque la nostra sicilianità, e il nostro patto Autonomistico. E che le identità nazionali inventate dall’oggi al domani come la Padania si prendano pure le nostre conquiste, i nostri insegnamenti. Però quando lo Stato Italiano straccerà la famosa cambiale, chiamata Autonomia, autorizzerà il Popolo Siciliano alla lotta Indipendentista. Perché? Perché la devolution sarà una loro imposizione e non una nostra richiesta nel famoso tavolo pattizio. Come nel risorgimento quando gli indipendentisti d’Italia avevano progettato una confederazioni di stati italiani e la massoneria (carboneria) deformò il progetto in una piemotizzazione, da allora aperta la questione siciliana e non chiusa mai, anche se tamponata con l’Autonomia, si riaccenderà in pieno diritto nella lotta politica a 360°. Siculiana 30 ottobre 2005 13