cosa succede - alphonse doria

Transcript

cosa succede - alphonse doria
COSA SUCCEDE?
Sull’articolo 37 e altro
Di
Alphonse Doria
Cosa succede quando un debitore ha perso la fiducia e
vuole rinnovarla? La cambiale ormai scaduta da tanto tempo, non
andata in pretesto perché i creditori (i vari parlamentari incaricati
dal Popolo Siciliano a fare rispettare dallo Stato Italiano gli
impegni presi con la carta pattizia dell’Autonomia) hanno
reclamato con voce fioca tale credito ma non hanno intrapreso
nessuna azione di fatto per tale rispetto.
Succede che promette di pagare, intanto acquisisce ancora
credito.
La similitudine serve a capire che il debitore è lo Stato
Italiano inteso come rappresentanza politica, il creditore è la
Sicilia, come chiamarLa: Regione? Stato? Nazione? Ne parleremo
di conseguenza.
Il debitore viene interpretato dallo smagliante Berlusconi.
Il creditore dall’inossidabile baciatore Totò Cuffaro.
Ciak si gira!
Palazzo Grazioli Roma 18 ottobre 2005
Berlusconi (lo Stato Italiano) è “davanti a un’insalata e a un gelato
alla vaniglia” (GdS del 19.10.2005): -Pagherò tu pensa per i voti
che io penso per le promesse. Quanto ti serve? Un miliardo
d’euro? Io te ne prometto due?Totò Cuffaro (la Sicilia) “ha preferito un piatto di pasta” (GdS del
19.10.2005) Mentre gridduliava la cuda dello spaghetto e si
stujava a funcia del sugo tra le labbra dice: -Però non basta! Se
torno e ci racconto la cosa così come è, ddi minchia la cosa così
com’è sta sicuro che non ci credono. Allora facciamo così: io
t’amminazzu che se non paghi mi dimetto io e Saverio Romano
sottosegretario dell’Udc. Tradotto in parole semplici: niente voti!
1
Niente promesse! Fatti entro venerdì e non oltre! Intanto come
anticipo dammi stu rolex!Meditavo: Berlusconi mancia il gelato, Totò Cuffaro
la pasta e il Popolo Siciliano licca a sarda!
Palazzo Chigi Roma venerdì 21 ottobre 2005
“Entrano in gran parata i siciliani di Forza Italia
e della CdL.: tutti in piedi schierati, sul palchetto della sala
stampa di palazzo Chigi – il presidente dei senatori azzurri,
Renato Schifani, i ministri Enrico La Loggia, Gianfranco
Miccichè, Stefania Prestigiacomo, Antonio Martino e,
naturalmente, il governatore Totò Cuffaro, per annunciare il
via libera del consiglio dei ministri al decreto legislativo
che attua l’articolo 37 dello Statuto della Sicilia..” (GdS del
22 ottobre 2005)
Mentre leggevo il giornale mi immaginavo
questi che entravano e udivo miracolosamente “Ciuri ciuri
ciuriddu tuttu l’annu l’amuri ca ti veni nna u sonnu…”
2
E’ fatta! Poi ho guardato la foto e mi è
sembrata la barriera che si mette in difesa prima di battere
una punizione nel gioco del calcio, c’è persino la
Prestigiacomo l’unica donna però sembra avere gli attributi
visto che l’unica a mettersi le mani a protezione di essi.
Miccichè il gesto non è protettivo sembra significare “Te!”.
A battere la punizione saranno gli elettori
Siciliani che sembra prendere coscienza della loro
sicilianità, sembra che hanno imparato a leggere lo Statuto,
a conoscere la propria bandiera, a non vergognarsi di essere
Siciliani.
(continua)
Giardini Naxos venerdì 21 ottobre 2005
Protagonista incontrastato nella parte del bambino cattivo pentito:
Giulio Tremonti. “Colui che solo sette giorni fa il governatore
Cuffaro definiva –NEMICO DELLA SICILIA” (GdS del 22
ottobre 2005)
-Chi io?- con intonazione sicula mal riuscita –“Avevo due nonni
meridionali!” –Scusati vuscenza ma non mi posso mettere in
3
ginocchio perché sono stato operato frisco al menisco. La Sicilia è
bella! Il carretto siciliano è bello! Il cannolo, la cassata siciliana.
Forza Palermo! Forza Messina! Il commissario Montalbano è
bello! “Per decenni avete avutola proprietà della casa ma non le
chiavi. Adesso avete anche quelle.”
Il sindaco di Catania Scampagnini si guarda attonito con il sindaco
di Palermo Cammarata: “Ma chi sta dicennu? Di quale casa sta
parlando? Scusi ministro ma chi pinnuli si prende? Quelle rosse
cerchi di evitarle?”
Cammarata: “No, è sempre per il debito che ci hanno promesso di
pagare con l’articolo 37, ha fatto un esempio, ti do la chiave della
casa della libertà, è una casa popolare in condominio con Bossi,
Fini, Casini, Buttiglione e Berlusconi tutta gente da bene e così
paghi pure la rate condominiale.
Continua il Tremonti versione pulintuni: “…non tutto è semplice,
ci sono adempimenti e calcoli da fare, ma abbiamo dato inizio a
un corso politico nuovo. Adesso la Regione dovrà dimostrare di
essere capace di attivare nuovi investimenti e spendere meglio i
soldi. L’essenza dello Stato è il federalismo, ma l’essenza del
federalismo è il bilancio” (GdS come sopra)
(continua)
A questo punto allo specialista dell’aranciata
Sanpellegrino gli viene il dubbio e lo vuole analizzare con il suo
strano marchingegno come fa con le arance. Alfano lo dissuade: Non ci abbiamo creduto nessuno alla sua sicilianità, manco
tanticchia! E’ un risultato storico per la nostra regione. Non veglio
credere ai segni ma più o meno, meno e riporto più se ci danno
questi soldi attuppamu qualche virgogna. Oggi si festeggia
l’Autonomia versione terzo millennio!- “Non a caso lo stesso
Alfano, nel corso del suo intervento, cita il padre e il nonno del
ministro per gli affari regionali Enrico La Loggia, che
contribuirono a scrivere lo Statuto siciliano. Ivi compreso,
ovviamente, l’articolo 37…” (Gds come sopra) A questo punto mi
ritorna alla mente un mio articolo che girava a via di fotocopie del
4
1995 dal titolo SICILIA PROLETARIA con tanto di trinacria a
timbro rosso.
Vi riporto solo l’inizio: “Il proletario nell‟antica Roma
era nella classe dei cosiddetti „capite censi‟ esenti anche del
servizio militare. Oggi il proletario non sa di esserlo. Ma chi vive
alla giornata, affidandosi al destino, chi non ha una
occupazione sicura, come chi si inventa una bottega di artigiano
o commerciante, perché non ha occupazione, è un proletario,
oggi lo è!
-In Sicilia la quota della popolazione attiva è più bassa
che nelle altre regioni d‟Italia (il 25% di disoccupati) La Sicilia
è, dunque una regione proletaria.- Così scrisse Enrico La
Loggia nel 1994. Il cosiddetto padre dell‟articolo 38 dello Statuto
d‟Autonomia Siciliana, così famoso per la sua chiarezza di
esposizione e così „azzeccagarbugli‟ quando relazionò alla
regione l‟art. 38 stesso: -Lo Stato verserà annualmente alla
regione, a titolo di solidarietà nazionale, (il rimborso dei danni
subiti dall‟unità di Italia ad oggi, lo chiama solidarietà, non ha
avuto coraggio abbastanza di chiamare con il proprio nome) una
somma da impiegarsi, in base ad un piano economico, nella
esecuzione dei lavori pubblici. (…) Questa somma tenderà a
bilanciare il minore ammontare dei redditi di lavoro nella
regione in confronto della media nazionale.” E qui si
sottointente il riscatto socio-politico del popolo Siciliano
costretto nella sottomissione, nell‟offesa morale, nella dignità,
ufficialmente classificato, sancito dalla costituzione come
Popolo proletario. Direi ai La loggia, che sono al potere da
Garibaldi ad oggi, e si sono definiti sempre unitari, ma
comunque è stata la loro fede all‟ombra di tanti regimi, direi,
cinquant‟anni di sottomissione del nobile Popolo Siciliano ai
vari governi di Roma possono bastare… Ai La Loggia chiederei:
Il Siciliano ha diritto di chiedere l‟attuazione di questo Statuto di
autonomia? Oppure deve aspettare ancora altri pronipoti di La
5
Loggia venduti a Roma, o a Milano, o a Torino? Dico La Loggia
per non fare nomi…”
E ancora sull’articolo 37 riporto quello che dissi nel
comizio del 13 giugno 1996 a Siculiana: “Nell‟Autonomia
Siciliana c‟è la possibilità di riscatto economico e sociale, ma
viene boicottata. Lo Statuto di Autonomia traviato articolo per
articolo dal primo presidente della Regione Alessi all‟ultimo
Graziano. La beffa peggiore è che il presidente della camera
Violante il 28 maggio 1996 viene a Palermo e nella sala
dell‟ARS, per l‟anniversario della prima seduta e proferisce
queste testuale parole: -CHI HA GOVERNATO LA SICILIA
NON HA UTILIZZATO FINO IN FONDO LA
POTENZIALITA‟ DELLO STATUTO. QUESTO E‟ STATO
UN SEGNO DI RESPONSABILITA‟ perché FORZARE
AVREBBE PORTATO ALLA SEPARAZIONE-. Forse lo
statalista Violante ha dimenticato che lo Statuto d‟Autonomia è
legge costituzionale, ma nella sua mente di poliziotto non vi è
molto spazio per la parola LIBERTA‟. Lo Statuto di Autonomia
è una conquista del Popolo Siciliano ottenuta con onore e
sangue. Anche se a qualcuno ha fatto comodo non utilizzare lo
Statuto Siciliano che dà il petrolio ai Siciliani con l‟art. 33;
anche se ad Agnelli ha fatto comodo non pagare i tributi dovuti
alla Sicilia con l‟art. 37; anche se a molti politici fa comodo un
milione di Siciliani disoccupati o sottoccupati per ricattarli a
tempo di elezioni; anche se al nord fa comodo avere una colonia
dove vendere i loro prodotti. Loro producono e noi consumiamo,
loro si sviluppano socialmente e noi ci disperiamo. (Essendo
terminali subiamo l‟onere finale dell‟IVA e rispettando l‟articolo
36 non doveva nemmeno esistere in Sicilia)”
Tanto per chiudere l’antologia personale di anni di lotta
indipendentista sull’argomento, così scrivevo in un mio libro,
stampato rozzamente e andato avanti a via di fotocopie, S.O.S.
NAZIONE SICILIA, pagina 51: “27 Febbraio 1957 MORTE
DELL‟AUTONOMIA SICILIANA SENTENZA n°38 della
6
Corte Costituzionale del 09.03.1957 sancisce che: -La
competenza dell‟Alta Corte della regione Siciliana è stata
travolta dalla Costituzione”. L‟Autonomia Siciliana muore con
l‟abolizione dell‟Alta Corte! Il giudizio della Corte
Costituzionale è fondato sul principio della -unicità della
giurisdizione costituzionale risultante dal carattere unitario dello
Stato e dalla rigidezza della Costituzione-. Anzitutto lo Stato
Italiano bensì all‟art. 5 della Costituzione è detto che la
Repubblica è -una e indivisibile-, benché tale concetto si ritrovi
negli statuti speciali (Statuto Siciliano art. 1 ecc.) le regioni sono
state costituite non come Enti di decentramento amministrativo,
bensì come Enti che oltre ad essere dotati di funzioni
amministrative (art. 188 Cost.) godono di podestà legislative; per
la Sicilia in alcune materie sono potestà legislative di carattere
esclusivo del Parlamento Siciliano. Conseguentemente ci
troviamo non di fronte ad uno Stato unitario ma ad uno Stato
che sta a cavallo tra quello unitario e quello federale e che si
può definire STATO REGIONALE.”
Ritornando a Giardini Naxos dopo questi chiarimenti
penso che sia giusto dare la parola al ministro Tremonti reduce
dell’operazione al menisco: “Volevano mettermi una gamba di
legno, ho chiesto di che legno si trattasse e mi hanno detto: di
ulivo. Ho Risposto no grazie” (GdS del 22 ottobre 2005) Si sono
tutti scompisciati dalle risate mentre vedevano il burattino ormai
ligneo con il naso sempre più lungo.
Tanti si chiedono che succede? Altri non parlano, anzi
non scrivono, come i fratelli indipendentisti dell’aria Unione a dire
la verità nemmeno quelli dell’aria Polo. Perché? Come mai? Che
succede?
(continua)
Astoria Palace di Palermo 29 ottobre 2005
Ritorniamo a martedì 18 ottobre 2005 mentre il
governatore siciliano Cuffaro a braccia conserte impose il suo aut
7
o aut sull’art. 37 il senato affonda le modifiche sullo Statuto
perchè tale modifiche hanno influenza sul piano finanziario. A
mio avviso si arriva su un tale paradosso politico che solo noi
Siciliani potevamo creare. Perché si cerca di rinnovare uno Statuto
non applicato? Uno Statuto ancora oggi da valutare in pieno da
riscattare come lotta per l’Autodeterminazione del Popolo
Siciliano come è vero e autentico lo spirito di tale trattato.
Che ci va a fare Guido lo Porto a u Cippu di Randazzo?
Quando la sua riforma dello Statuto lo va snaturalizzare? Quando
per riforma lega il destino politico del Popolo Siciliano in un
infame binomio: MAFIA SICILIA. Bastano dei fiori ai martiri
della Patria Sicilia: Canepa, Rosano, Ilardi, Lo Giudice? E ne
aggiungerei ancora altri ma il discorso diventerebbe molto più
lungo. Per avere negato la storia, per avere tradito la storia del
Popolo Siciliano asserendo che l’Autonomia è una conquista di
chi ha contrattato con l’Italia e non di chi lotto con il proprio
sangue e con la propria libertà? Perché non studiare, onorare come
giusto sia il grande politico siciliano Andrea Finocchiaro Aprile?
Padre del riscatto politico della Sicilia!
Andiamo così a fare gli auguri al primo presidente
dell’Autonomia Siciliana per i suoi cento anni. Auguri a Giuseppe
Alessi. “Il –padre dello Statuto ricorda il suo passato, le battaglie
per l’autonomia della sua terra e sfida con serenità la morte: -Ho
sempre la valigetta in mano” (GdS del 29 ottobre 2005)
Comunque fuori la sua valigetta ha lasciato questa sua confessione
che riporto testualmente: “Fummo autonomisti perché unitari,
cioè italiani di Sicilia. Avevamo in mente un’autonomia
profonda ma il separatismo ci limitò e ci condizionò. Ciò che
abbiamo fatto, comunque, è stato di guida e di esempio per
tutte le Regioni. E anche se dell’autonomia non è stato fatto
l’uso migliore devo dire che ne è valsa la pena” A mio avviso
tale dichiarazione, se mai ci fosse un inferno dei politici, lo
assicurerebbe per l’eterno tra le fiamme tra le fucine di Satana.
Perché vi è il testamento del suo tradimento e di tutti i suoi
8
successori. Che significa paura dei separatisti? Paura di chi ha
lottato per l’indipendenza e ottenuta l’autonomia potevano fare
funzionare
veramente
tale
diritto
e
arrivare
così
all’autodeterminazione del Popolo Siciliano? Ma questo è ancora
il diritto dei SICILIANI D’ITALIA! Allo è stato tutto un
inganno non solo dello Stato Italiano ma anche della classe
politica siciliana ascara come Alessi ai Siciliani che seppellirono
l’ideale
indipendentista
accontentandosi
dell’Autonomia
deponendo le armi e ammainando la bandiera dell’Evis (Esercito
Volontario Indipendentista Siciliano). E’ stato un coglionio
generale caro secolare Alessi! Solo uno non ci ha creduto… ed è
rimasto in montagna a lottare… Per tutta difesa “il grande
vecchio” dice che “si è dimesso per ben due volte a capo del
governo isolano, prima per protesta contro la volontà della
Costituente di subordinare lo Statuto siciliano a una legge
ordinaria statale, poi contro la soppressione dell’Alta Corte. Ma è
rimasto nel gioco, solo innocue filippiche e firme d’italiano di
Sicilia. I fatti sono i fatti e i fatti dicono il tradimento sistematico,
articolo per articolo, spudoratamente confessato d’Alessi, al valore
principale
dello
Statuto
dell’Autonomia
che
è
l’Autodeterminazione del Popolo Siciliano in cambio della
promessa Indipendenza da parte degli Alleati. Ora caro vecchio se
cerchi un’assoluzione politica da parte del tuo Popolo con la
scusante del separatismo, il tuo Popolo POLITICAMENTE ti
dice: vai all’inferno!
Rospi e polpette GdS del 28 ottobre 2005
Sull’articolo 37 si è aperta una diatriba incandescente
tra il segretario dei DS regionale Angelo Capodicasa, il mago
delle polpette, asserisce: “Altro che risultato storico, l’accordo
sull’entrate fiscali dell’articolo 37 è una polpetta avvelenata!”
quell’atto “va ritirato, perché può avere effetti devastanti sulle
casse dell’amministrazione!”
9
Cuffaro, il domatore di rospi, risponde: “la Quercia fa –
catastrofismo e disinformazione”.
Capodicasa, il mago delle polpette: “A fronte dei circa 600 milioni
l’anno che dovrebbero arrivare in Sicilia, in applicazione
dell’articolo 37 vengono trasferite alla Regione competenze sinora
dello Stato . Quali competenze? E’ questo il punto sul piano
teorico, le voci previste dallo Statuto comprendono pubblica
istruzione, sanità, assistenza (ovvero pensioni sociali e di
invalidità. Secondo le ultime stime di quanto ha speso lo Stato per
questi settori, sulle spalle della Regione potrebbero gravare nuove
uscite per 12 miliardi l’anno.” Ciò quanto previsto dal II° comma
dello schema del decreto varato dal consiglio dei ministri, che dice
“simmetricamente” all’applicazione dell’articolo 37 vengono
trasferite alla regione competenze sinora dello Stato.
Capodicasa continua: “Succederà semplicemente che tutto quello
che lo Stato darà alla regione con una mano, con un’altra toglierà.
Altro che nuove entrate, il totale fa zero”.
Un po’ come faceva u zzu Ninu Vaccarinu, gelataio
in carrozzella, ci riempiva il cono gelato e quando noi bambini
protestavamo che era poco e ne volevamo un altro po’, lui ci
accontentava in questo modo: prendeva una palettata abbondante
di gelato e invece di depositarlo sul cono ne toglieva, fin quando
noi bambini non protestammo più.
Cuffaro, il domatore di rospi, così risponde: “La sinistra siciliana
ha difficoltà ad ingoiare il rospo di una vittoria storica non di
questo governo ma dell’intera isola. Finge di non sapere che il
passaggio di competenze viene determinato da una commissione
paritetica prevista dal nostro Statuto, che è legge. Sarà questa
commissione, materia per materia a interpretare e attuare
concretamente quel criterio di simmetria richiamato nelle norme di
attuazione dell’articolo 37. –parlare di perdite- è l’apice del
funambolismo dialettico privo di fondate conoscenze sul reale
impianto finanziario della norma”. Aggiunge poi altro che 500
10
milioni, pare che Tremonti abbia ipotizzato 3 miliardi e mezzo
d’euro!
Capodicasa, il mago delle polpette, schiaffeggia con il guanto il
governatore: “Sfido Cuffaro a un confronto d’aula e gli altri a un
dibattito pubblico, ovunque”.
Che loro si sfidano e si confrontano e si schiaffeggiano
e si prendano a calci e a sputi poco interessa, perché intanto quello
che vanta Cuffaro come conquista è sessant’anni che i Siciliani
l’avevano ottenuta. Le paure di Capodicasa vanno messe in conto
ai diritti di libertà dello Statuto d’Autonomia, quella stessa libertà
che è stata venduta al migliore offerente dei nostri politicanti a
Roma. Come sembra anche questa volta come asserisce Mario di
Mauro: “cantare vittoria" quando finalmente si riesce ad applicare
un articoletto dello Statuto del 1946 (56 anni, e dovremmo pure
"festeggiare"!). Non c'è nulla da festeggiare: sono ridicoli quei
politici eletti in Sicilia che "cantano vittoria". In verità quello che
a Palermo millantano come una loro "vittoria" -e che comunque è
vittoria postuma del vecchio MIS- è solo un episodio marginale
nella lunga ristrutturazione dello Stato-Nazione italiano
(federalismo fiscale ecc.). E dirò di più: l'annunciata (parziale)
applicazione dell'art.37 dello Statuto siciliano si configura come
una testa d'ariete della devolution di Bossi-Pagliarini e C. e non ci
vogliono i "servizi segreti" per sapere che da marzo 2003 il
principio sancito per la Sicilia nel 1946 -per zittire un Popolo
indipendentista ancora addhitta- ma riconosciuto solo oggi, verrà
esteso a TUTTE le regioni della Repubblica Italiana... Dunque, se
vittoria c'è è dei "morti" del Movimento per l'Indipendenza e di
quanti, anche autonomisti moderati, contribuirono al "Patto di
Autonomia" che riformulava il rapporto tra la Sicilia e lo Stato
italiano. Ma vittoria non c'è, perchè è una certa Storia che sta
scrivendo una sua pagina annunciata: è la Padania che passa
all'incasso firmando la sua Vittoria con l'inchiostro dei
parlamentari terroni” (La Sicilia" del 14-11-2002)
11
Come riferisce un comunicato stampa dell’Altra Sicilia: “Non ci
complimentiamo con Cuffaro per questo: ha fatto finalmente una
piccola parte del suo dovere dopo cinque anni di inerzia a chiedere
quei 500 milioni prodotti dalla "nostra" economia, senza chiedere
per
contro
tutti
quelli
mai
dati
in
passato.
E
ce
ne
sarebbero
molti
altri
da
riprendersi...
Noi non siamo contrari in linea di principio ad emendamenti o
riforme dello stesso; ci sembra assurdo, però, che si debba
mutilare uno strumento potentissimo come lo Statuto, fondato sul
sangue dei martiri che lo hanno reso possibile, quando non si è
provato mai a tentare di applicarlo, né soprattutto di farlo
conoscere al Popolo Siciliano. Il tempo però ci dà ragione. E ci
darà
ragione
anche
su
altri
fronti.
Oggi si approva una devolution che, oltre ad ampliare l'autonomia
delle regioni a statuto ordinario, riduce quella delle regioni a
statuto speciale, portandole sostanzialmente sullo stesso piano
delle
prime.
In particolare la Nostra Assemblea si chiama così e non Consiglio
perché è un Parlamento, sia pure "regionale", e non un organo che
lo Stato centrale possa sciogliere a piacimento in funzione di "sue"
esigenze
costituzionali.
La sovranità della Sicilia si basa sulla piena autonomia della sua
comunità politica e pertanto è impensabile legarne la durata ai
capricci della politica nazionale ed al cosiddetto Senato Federale. “
Così riferisce Scianò segretario del Fronte Nazionale Siciliano:
«Messe da parte l'ipocrisia e le falsità e riportata nei giusti termini
la vicenda del presunto "REGALO", l' FNS ci tiene a precisare - a
scanso di equivoci - che non è stato affatto chiuso il
CONTENZIOSO fra lo Stato Italiano e Regione Siciliana in
materia di applicazione di Statuto. Non possiamo e non dobbiamo
dimenticare infatti che si continua a violare il PACTUM
costituzionale, che sono molti gli articoli di Statuto non applicati e
che la PROPOSTA di LEGGE-VOTO di Riforma dello Statuto
12
approvata dall'Assemblea Regionale Siciliana marcia decisamente
contro le ragioni della specialità dello Statuto stesso. E per la
violazione del PACTUM COSTITUZIONALE DEL 1946. Ed è
quindi tutt'altro che rappresentativa dei diritti, degli interessi e
delle aspettative della Nazione Siciliana. Ma per fortuna tale
proposta non è stata ancora approvata dal Parlamento e quindi
esisterebbero gli spazi per alcune fondamentali - e necessarie –
rettifiche”.
Allora sembra che il nodo principale di tutta la
questione sia la delolution. E’ un mio parere e non me ne abbiano i
fratelli sicilianisti, ma da indipendentista non ne faccio un discorso
prettamente partitico, come loro (Polo Unione) vogliono che sia,
ma di etica ideologica e qualsiasi azione centrifuga di potere
dell’accentramento statale dell’Italia per me va bene! Noi ci
faremo rispettare sempre e comunque la nostra sicilianità, e il
nostro patto Autonomistico. E che le identità nazionali inventate
dall’oggi al domani come la Padania si prendano pure le nostre
conquiste, i nostri insegnamenti. Però quando lo Stato Italiano
straccerà la famosa cambiale, chiamata Autonomia, autorizzerà il
Popolo Siciliano alla lotta Indipendentista. Perché? Perché la
devolution sarà una loro imposizione e non una nostra richiesta nel
famoso tavolo pattizio. Come nel risorgimento quando gli
indipendentisti d’Italia avevano progettato una confederazioni di
stati italiani e la massoneria (carboneria) deformò il progetto in
una piemotizzazione, da allora aperta la questione siciliana e non
chiusa mai, anche se tamponata con l’Autonomia, si riaccenderà in
pieno diritto nella lotta politica a 360°.
Siculiana 30 ottobre 2005
13