Regia Nave Sebastiano Caboto

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Regia Nave Sebastiano Caboto
COLLANA ”LE NOSTRE GUERRE”
Regia nave
Sebastiano Caboto
Le nostre guerre
Volume II
di Andrea Garlinzoni
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ANDREA GARLINZONI
Regia nave
Sebastiano Caboto
Le nostre guerre
Volume II
ROMANZO
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Copyright © 2011 CIESSE Edizioni
Design di copertina © 2011 CIESSE Edizioni
Regia nave Sebastiano Caboto
Le nostre guerre
Volume II
di Andrea Garlinzoni
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presente opera o di parte di essa, in un contesto che non sia la
sola lettura privata, devono essere inviate a:
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ISBN 9788897277576
Collana LE NOSTRE GUERRE
http://www.ciessedizioni.it
NOTE DELL‟EDITORE
Il presente romanzo è opera di pura fantasia. Ogni riferimento
a nomi di persona, luoghi, avvenimenti, indirizzi e-mail, siti
web, numeri telefonici, fatti storici, siano essi realmente esistiti
o esistenti, è da considerarsi puramente casuale e involontario.
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A Nadia
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BIOGRAFIA DELL’AUTORE
Andrea Garlinzoni ha 60 anni e finalmente ha iniziato a
dedicarsi alla passione di scrivere. Laurea alla Bocconi nel
lontano 1973, tenente dell‟aeronautica militare, ha poi lavorato
in diverse aziende, occupandosi di vendita, marketing e
formazione. Il lavoro l‟ha portato molto spesso in diverse
nazioni europee e negli Stati Uniti. Ha letto molto,
specialmente sulla storia della prima metà del secolo scorso. Il
suo primo libro? E‟ stato uno dei regali della nonna materna:
“Il giorno più lungo”. Aveva quindici anni. Le sue passioni lo
hanno portato a collezionare minerali e quindi a passare
giornate sulle montagne del Piemonte e della Lombardia.
Spesso si è trovato nei luoghi che hanno visto le operazioni
delle forze partigiane negli anni bui della guerra. La voglia di
chiedere e di informarsi, di documentarsi gli hanno dato la
possibilità di ascoltare ancora, da chi le aveva vissute, tanti
episodi di quello che è stato il secondo conflitto mondiale in
diversi paesi europei. I luoghi dove ambienta le azioni nei suoi
romanzi, infatti, li ha visitati e li conosce tanto da riuscire ad
ambientare parecchi episodi delle sue opere.
Per questa sua caratteristica e conoscenza, la CIESSE Edizioni
ha dedicato ad Andrea una specifica collana intitolata:
LE NOSTRE GUERRE
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1.
20 ottobre 1942
L‟ammiraglio di squadra Cesare Fasann era seduto alla sua
scrivania e stava sfogliando lo stato di servizio di un ufficiale
che di lì a poco avrebbe incontrato. Il suo compito era la
valutazione e l‟approvazione finale, per l‟avanzamento degli
ufficiali superiori e degli ufficiali generali delle tre Armi.
Il suo ufficio dipendeva direttamente dallo Stato Maggiore
congiunto. Fasann aveva sotto di sé una decina di ufficiali
subalterni, con il compito di preparare la relazione iniziale,
raccogliere tutti i dati del candidato e fornire un commento
preliminare sulla posizione raggiunta nella graduatoria
generale.
Di solito non incontrava mai coloro che aveva in
valutazione, ma questa volta aveva un interesse particolare
nell‟ incontrare il maggiore Umberto Pizuto.
Aveva sentito parlare della famiglia Pizuto e del padre,
capitano di vascello, morto in battaglia nel 1917. Orfani anche
di madre, i due fratelli Umberto e Romano erano stati allevati
dagli zii, ed erano diventati: uno maggiore della Regia
Aeronautica e l‟altro capitano di corvetta, reduce solo due mesi
prima dal naufragio della sua nave, la Perseo. Romano Pizuto,
mentre cercava di proteggere una imbarcazione del convoglio
che scortava e che non poteva più mantenere la velocità, prima
di far naufragio aveva abbattuto 3 dei 4 aerosiluranti che li
avevano attaccati.
Il contrammiraglio Caracciolo del Monte, con cui Fasann
divideva tante passioni e una lunga e profondissima amicizia,
gli aveva parlato del recente matrimonio della figlia Elena con
il capitano di corvetta Pizuto. Lui si ricordava di Elena
ragazzina, che giocava nel labirinto del loro giardino, mentre
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lui e la defunta moglie chiacchieravano con Giancarla e
Giovanni.
Le parole di stima nei confronti del giovane comandante
del Perseo avevano destato la sua attenzione e aveva voluto
approfondire. Aveva richiesto lo stato di servizio del
comandante e ciò gli aveva permesso di leggere le note di
merito e la menzione speciale sul bollettino della Marina
Militare, oltre alla motivazione di una promozione del
comandante dell‟incrociatore Zara, che lo avevano interessato
e colpito molto favorevolmente. Aveva quindi voluto questo
incontro.
L‟ammiraglio aveva fatto accomodare il maggiore Umberto
Pizuto e aveva iniziato a parlare della guerra e di quanto
gravoso fosse il peso che i soldati dovevano sopportare,
considerando la scarsa disponibilità di mezzi bellici competitivi
rispetto a quelli degli alleati. Anche i tedeschi, con la loro
superiorità tecnologica, non avevano sempre la supremazia sui
campi di battaglia.
Umberto si rese conto che il taglio dato dall‟ammiraglio alla
conversazione era più simile a una chiacchierata tra vecchi
commilitoni che a un colloquio tra un ufficiale generale dello
Stato Maggiore e un maggiore dell‟Aeronautica.
Si stupì della conoscenza che aveva della carriera del
fratello Romano e degli accenni, neanche tanto velati, alla
fedeltà della Marina al Re e alla Patria, senza mai nominare il
fascismo.
Era d‟altra parte risaputo che gran parte dell‟Aeronautica e
dei suoi ufficiali era cresciuta seguendo l‟esempio delle grandi
gesta di Italo Balbo, Maresciallo dell‟Aria e Governatore della
Libia, fedelissimo del Duce. Al contrario dell‟Aviazione, la
Marina si era rivelata refrattaria all‟ideologia fascista e tuttora
era difficile trovare ufficiali che ne condividessero lo spirito e i
dettami.
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“Maggiore, mi creda, ho letto il suo stato di servizio e lo
ritengo già più che sufficiente al suo passaggio di grado, ma
sarei contento se lei, così come le vengono in mente, mi
raccontasse gli episodi della sua carriera militare. Quelli che
ritiene importanti e a cui tiene di più.”
“Mi piace conoscere gli ufficiali che ritengo abbiano una
marcia in più rispetto alla media e, se sangue non mente, anche
lei, come suo fratello Romano, dovrebbe averla. Si dilunghi
pure sui particolari e mi faccia sentire quello che lei provò nei
momenti chiave del suo servizio in Aeronautica.”
Pizuto decise che, senza esagerare, avrebbe potuto far
trapelare le sue convinzioni, che condivideva con il fratello.
“Ammiraglio, se a voi non dispiace, comincerei dal 1933,
l‟XI del Littorio, quando ...”
Non riuscì a continuare.
“Maggiore, le ho chiesto i punti salienti della sua carriera in
Aeronautica. Non credo che il fascismo sia riuscito a farle
eseguire per la prima volta un tonneau senza istruttore o a
farle centrare meglio il suo primo bersaglio con una bomba.
Tra noi, lei potrà sempre tralasciare la numerazione fascista
degli anni e potrà sempre usare il lei e non il voi. Sono stato
abbastanza chiaro o vuole che glielo ordini?”
“Ammiraglio, lei si deve mettere nei miei panni. Sono a
rapporto da un ammiraglio e devo comportarmi come detta il
Codice Militare. Lei è stato chiarissimo e non necessita un suo
ordine.”
“D‟accordo Pizuto. Cominci di nuovo.”
“Inizierei dalla Trasvolata del Decen… cioè la Trasvolata
Orbetello-Chicago del „33. Siamo partiti con 24 idrovolanti
Savoia-Marchetti S.55 X, divisi in 8 squadriglie, più un velivolo
di scorta. Ero il secondo pilota di un velivolo della Squadriglia
Verde Stellata.”
“Nelle precedenti crociere si volava da continente a
continente, questa volta avremmo dovuto ammarare in Islanda
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e, al ritorno, alle isole Azzorre. Per questo fu molto curata la
preparazione al volo, basato solo sugli strumenti di bordo,
come se volassimo nella nebbia più completa.”
“Nella tratta fino a Reykjavik, avevo il mio turno di
comando della Squadriglia, quando in un improvviso squarcio
delle nuvole mi ritrovai involontariamente a controllare la
posizione delle stelle. La stella Polare invece di essere sul
rilevamento di 60° a destra della nostra rotta, era orientata
dritta con la nostra prua. Stavamo volando verso il Polo Nord!
Corressi la rotta orientandomi sulle stelle e feci virare a sinistra
la mia squadriglia. All‟arrivo, constatammo che la girobussola,
su cui mi ero basato fino al momento in cui mi ero reso conto
che qualche cosa non andava, era inservibile e fu sostituita.”
“Il comandante Balbo citò questo episodio e mi propose
per l‟avanzamento di grado, ebbi in questo modo la seconda
barretta.”
“A Chicago, il generale Cesare Balbo mi chiese se preferivo
continuare a volare su grossi velivoli o se avrei preferito gli
aerei da caccia. Scelsi questi ultimi e mi ritrovai in uno
squadrone di Fiat CR 42.”
“Il grado di capitano arrivò dopo la guerra di Spagna. Il
contributo degli aerei e dei numerosi equipaggi addestrati
costituenti la componente aerea del “Tercio”, diedero vita
all'Aviazione Legionaria, che fu fondamentale per la
supremazia aerea nazionalista.”
“L'Aviación Legionaria, come la chiamavano gli spagnoli, era
il corpo di spedizione della Regia Aeronautica che venne
creato per fornire supporto logistico e tattico alle truppe
franchiste durante la guerra civile spagnola.”
“Ero in Spagna, già dal ‟36, con dodici piloti prima sui CR
42, dal marzo del „39, venni dislocato con il mio squadrone e
nuovi caccia monoplani Fiat G.50-Freccia, presso la base di
Ascalona. Avremmo dovuto solo istruire i piloti spagnoli sul
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migliore utilizzo dei Fiat G50 e non prendere parte ai
combattimenti.”
“Ci fu però un triste episodio: il mitragliamento del campo
da parte di un gruppo di velivoli francesi tipo Dewoitine, della
República Española.”
“Erano scesi contro sole, mitragliando tutto il campo.
Uccisero cinque avieri, due piloti e decine di operai civili e di
persone che non c‟entravano niente. Il campo non era di
prima linea, ma solo di rischiaramento e di addestramento!
Non eravamo lì per attuare azioni di guerra!”
“Alcuni di noi corsero ai rifugi. Io mi precipitai, invece,
verso il mio aereo, seguito da un paio di altri piloti. Intanto gli
aerei della Repubblica si erano allontanati per compiere una
stretta virata e stavano tornando. Ricordo che cercavo di far
avviare il motore, pompando violentemente sulla manetta, per
iniettare carburante nella camera di scoppio dei cilindri.”
“Fortuna volle che non venissi colpito, come invece
successe agli altri due: uno esplose, il suo velivolo fu centrato
in pieno e l‟altro falciato mentre percorreva gli ultimi metri
fino al suo aereo, l‟ultimo della fila.”
“Decollai e ingaggiai un furioso duello con i nemici. Erano
miei nemici: avevano ucciso 7 uomini del mio reparto e decine
di innocenti. Riuscii ad abbattere tre di quegli assassini: la furia
cieca che mi colpì era tale che non mi resi conto di avere
violato le regole non interventiste.”
“L'intervento militare italiano non doveva essere ufficiale,
ma basato su volontari-mercenari per compiacere le decisioni
della comunità internazionale. In realtà si trattò di un presenza
massiccia di uomini e mezzi: non avrei dovuto attaccare quegli
aerei.”
“Ammiraglio, deve considerare che la sola entità del Corpo
Truppe Volontarie era pari a un grosso Corpo d'Armata,
costituita da truppe regolari italiane. Io sono convinto che
l'Italia sia intervenuta illegalmente, anche con il dispiegamento
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di forze navali corsare che attaccarono navi repubblicane,
arrivando perfino a bombardare nottetempo le coste catalane e
la città di Barcellona.”
“Grosso errore, non trova maggiore?”
Disse l‟ammiraglio.
“In effetti, le proteste delle altre potenze interruppero una
vera e propria guerra navale non dichiarata.”
“E le risorse usate in Spagna, secondo lei, furono sprecate o
servirono per saggiare e migliorare le nostre armi?”
“Ammiraglio, a suo tempo ci riflettei parecchio e penso che
la guerra civile spagnola abbia tolto ingenti e preziose risorse
all'Italia, che avremmo potuto impiegare per migliorare i nostri
mezzi e la nostra preparazione, apportare modifiche. Visti i
risultati laggiù, ben poco fu fatto dopo.”
Tombola! Pensò in un lampo Umberto, rendendosi conto
di essersi lasciato andare e che ormai era chiaro come la
pensava.
Aveva criticato il fascismo e il suo intervento a fianco del
Caudillo, il Generalissimo Franco.
“E‟ chiaro ammiraglio che posso sbagliarmi. Vede, mi sono
lasciato trascinare dal ricordo di quei momenti, dei miei morti,
della rabbia di quegli istanti.”
Tacque attendendo un secco rimbrotto o peggio ancora il
veder andare in fumo quella nomina a cui teneva tanto.
“Maggiore Pizuto, sono impressionato dal suo racconto e
condivido le sue opinioni e le sue valutazioni. Continui,
prego.” Rispose sorridendo l‟ammiraglio.
Umberto rimase un paio di secondi attonito.
Era una trappola così ben congegnata che ci stava finendo
dentro a testa in giù?
Oppure l‟ammiraglio gli stava realmente parlando in modo
sincero?
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Decise di continuare, preferendo vivere un giorno da leoni
che cento da pecora, come si diceva in quel periodo.
“Venni poi destinato in Belgio, con il Corpo Aereo Italiano,
il CAI, fino all‟inizio del 1941. L'integrazione delle nostre forze
aeree con quelle tedesche fu difficile; i nostri bombardieri,
privi di attrezzature antighiaccio, non potevano operare con
continuità, mentre i caccia erano inferiori per quota
raggiungibile, armamento e velocità rispetto ai temibili Spitfire
inglesi.”
“Diverse volte ho rischiato di morire mentre, per decollare,
cercavo di far muovere gli impennaggi e gli alettoni bloccati
dal ghiaccio. Decollare e affrontare gli aerei inglesi che
mitragliavano il campo, a pochi metri dalla mia carlinga, come
avevo fatto in Spagna.”
“Anche in volo i nostri piloti hanno dato prova di coraggio,
ma il nostro aiuto nel mitragliamento a bassa quota
dell‟Inghilterra meridionale e di scorta dei bombardieri
tedeschi, fu molto limitato e neppure degno di una nota
ufficiale.”
“Da parte mia, posso dire che vidi i miei operare in un
teatro sfavorevole ai nostri mezzi, senza strutture valide di
supporto a terra e con solo le nostre braccia e la buona
volontà per far volare, riparare, rattoppare i velivoli delle
nostre formazioni.”
“Operai fino al marzo del „42 nel mar Mediterraneo, nei
Balcani e sul territorio italiano. Dal marzo del 42, con il grado
di maggiore sono di stanza in Libia. In totale mi vengono
riconosciuti dodici aerei nemici abbattuti a cui io, però,
aggiungo i tre abbattuti in Spagna.”
“Che dirle d‟altro. Dal „42 il mio aereo è un Macchi C.202Folgore, stupendo! Ha solo una nota quasi comica: questo aereo
ha 4 mitragliatrici ed è capace di montare anche 2 cannoncini
da 20 mm; un aereo che porta morte e distruzione, in volo. In
rullaggio a terra, però, devono esserci due avieri seduti alle
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