Scambiamoci i lavori

Transcript

Scambiamoci i lavori
IL
RACCONTO COMICO E UMORISTICO
Tomi Ungerer
Scambiamoci i lavori
GENERI
Il lavoro altrui sembra sempre più facile e meno faticoso del proprio.
Non resta allora che provare a scambiarsi i ruoli. Ma con quale risultato? Vediamolo nel racconto che stai per leggere!
1. solleone: calura esti-
va, sole torrido. Più propriamente il solleone è il
periodo dell’estate, tra
metà luglio e metà agosto, durante il quale il
sole si trova nel segno
zodiacale del Leone.
2. zangola: recipiente
cilindrico di legno dentro il quale si sbatte la
panna per trasformarla
in burro.
1
C’era una volta un uomo che viveva con la moglie e una bambina in
una fattoria in un verde paese. In questa fattoria c’erano una mucca,
dei maiali, una capra e delle oche. Sia l’uomo che sua moglie lavoravano duramente. Nel campo coltivavano orzo e fieno. L’uomo arava la terra, seminava e falciava l’orzo e il fieno. Sua moglie allevava
gli animali, puliva la casa e si prendeva cura della bimba. Un giorno,
l’uomo tornò a casa dopo una dura giornata di lavoro nei campi.
«Si muore dal caldo là fuori», disse. «Beata te che te ne stai in casa
tutto il giorno. Non ti immagini neanche come è faticoso lavorare
sotto il solleone1.»
Alla moglie non piacque questo discorso.
Proprio quel giorno era il suo giorno di bucato, aveva avuto da lavare una montagna di panni oltre al suo solito lavoro.
«Bene», disse, «se tu credi che sia più facile occuparsi della casa domani ci scambieremo i lavori. Io andrò nei campi, tu metterai in ordine la casa.»
L’uomo si mise a ridere.
«D’accordo», disse, «così finalmente avrò un giorno di vacanza.»
Già si immaginava seduto su una comoda poltrona al fresco con la
bambina che gli giocava accanto.
Il mattino dopo, la moglie andò nei campi, con una falce sulle spalle per
tagliare il fieno. Il marito sorrideva e mentre ella si allontanava diceva
tra sé: «Si accorgerà, si accorgerà di che cosa è lavorare veramente una
giornata intera». Poi cominciò a riordinare la casa. Incominciò a fare il
burro. Gli sembrava un lavoro facile in confronto a quello dei campi.
Dopo aver sbattuto il burro per un po’ si accorse di avere sete.
«Adesso ci vorrebbe un buon bicchiere di vino», si disse, e scese in
cantina a prenderlo.
Mentre riempiva il bicchiere, udì un gran rumore al piano di sopra;
era il maiale che scorrazzava per la cucina. Corse su per la scala, dimenticandosi aperto il tappo della botte. Temeva che il maiale rovesciasse la zangola2. Quando arrivò di sopra si accorse che il maiale
stava col naso in una pozzanghera di panna a leccarsi quella delizia
grugnendo di piacere.
Furibondo l’uomo cacciò il maiale dalla cucina, raggiungendolo sulla porta con un calcio che lo spedì in mezzo al cortile.
Raddrizzò la zangola, prese uno strofinaccio e pulì tutta la panna rovesciata, poi riempì ancora la zangola di panna. Ma mentre appog-
Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
GENERI
IL
3. varco: passaggio.
4.
di
botto: all’im-
provviso.
2
RACCONTO COMICO E UMORISTICO
giava la brocca sul tavolo un sospetto gli attraversò la mente: «Oh
no! Non è possibile!»
Non era sicuro, tuttavia aveva l’impressione che forse non aveva
chiuso il tappo della botte.
Corse giù per le scale in cantina sperando di essersi sbagliato.
Ma il peggio era avvenuto. Un fiume di vino scorreva sul pavimento
della cantina e il barile era vuoto.
«Beh, pazienza», si disse, «sono guai che possono capitare.»
Tornato di sopra per finire il burro, si ricordò improvvisamente che
ancora non aveva dato da bere né da mangiare alla mucca. Allora
corse alla stalla e diede l’acqua alla mucca che bevve avidamente.
Ora doveva darle anche da mangiare. Il prato era pieno d’erba ma per
raggiungerlo avrebbe dovuto lasciare sola la bambina troppo a lungo.
Allora gli venne in mente il tetto. In fondo era una buona idea.
Come le altre fattorie dei dintorni anche il tetto della sua casa non
era coperto di tegole ma di zolle e di muschio, e sopra vi cresceva
una verde erbetta. Sul retro della casa il tetto scendeva quasi sino a
toccare un rialzo del terreno. Con una tavola gettata sul varco3, la
mucca avrebbe potuto passare sul tetto e mangiare a sazietà.
Così fece e condusse la bestia alquanto stupita fino sul tetto su questa passerella improvvisata. Come la mucca vide il tetto coperto di
erba si mise a brucare affamata. L’uomo ritornò giù dalla casa tutto
soddisfatto di avere risolto il problema. Ma appena entrato in cucina si fermò di botto4.
«No!» esclamò vedendo la bambina seduta sulla zangola.
E prima che egli potesse fare un altro passo, la zangola si mise a girare all’impazzata e si capovolse. La panna si rovesciò tutta addosso
alla bambina che si mise a strillare come un’aquila.
Il padre si precipitò verso la bimba temendo che si fosse fatta male,
la prese in braccio e si mise a calmarla pulendole il viso e le mani con
un tovagliolo. Non c’era più panna e avrebbero così dovuto fare a
meno del burro per cena.
«Beh, insomma», si disse, «sono cose che possono capitare.»
In quel mentre si accorse che era quasi mezzogiorno e sua moglie
sarebbe di lì a poco tornata dai campi per mangiare qualcosa. Bisognava fare in fretta. Sicché mise a friggere delle salsicce e pose sul
fuoco a scaldare una pentola con la minestra. Aveva appena finito
quando udì un gran fracasso sul tetto.
«Cosa diavolo starà combinando quella stupida mucca lassù?» pensò.
Si precipitò fuori. La mucca si era arrampicata in cima al tetto, dove la
pendenza era maggiore e non sapeva più andare né avanti né indietro.
«Ci mancherebbe solo che adesso mi cascasse di sotto!»
Si riprecipitò giù nella stalla, afferrò una fune e tornò sul tetto. Legò
la fune intorno al collo della mucca, e tirando con sforzo la trascinò
indietro. Lasciò poi penzolare l’altro capo della fune giù dal camino. Scese poi di corsa in cucina e si legò la fune intorno ai fianchi.
Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
IL
RACCONTO COMICO E UMORISTICO
5. piancito: pavimento.
GENERI
6. In quella: In quel mo-
3
mento.
«Finalmente», pensò, «quella stupida mucca sarà al sicuro.»
Mescolò la minestra sul fuoco, rigirò le salsicce nella padella e cominciò a preparare la tavola. «Mi pare che sia tutto a posto finalmente», pensò, e cominciò a sentirsi molto meglio.
«Se solo potessi avere un bicchiere di vino sarei proprio felice.» Aveva appena finito di riempire la brocca di latte freddo quando si sentì
trascinare sul pavimento di pietra della cucina verso il camino. «Che
diavolo», stava per dire.
Ma non ne ebbe il tempo perché si sentì sollevare i piedi dal piancito5. E subito dopo volò all’indietro dritto per la cappa del camino
come un elastico mollato di colpo spazzando via dalla tavola pentole, piatti e brocca. Adesso era incastrato nella canna fumaria, con la
testa nella fuliggine e i piedi penzolanti sopra il paiolo. La mucca era
scivolata in fondo al tetto, trascinandolo su per il camino.
In quella6 sua moglie tornò dai campi. Non era ancora arrivata a casa e già si accorse che c’era qualcosa che non andava.
Vide la mucca con la fune attorno al collo a metà tra il tetto e la tavola, con la testa girata verso la coda con l’aria di chi non sa che pesci pigliare e maiali e oche che scorrazzavano nell’orto.
La zangola era rovesciata in un mare di panna.
Entrata in casa vide la cucina piena di fumo per via delle salsicce che
bruciavano sul fuoco e vide pure la bambina che si aggirava carponi sul pavimento con una teiera in testa.
«Cosa mai sta succedendo?» disse. «E dove diavolo si è cacciato
quel mio marito?»
Tolse le salsicce dal fuoco, tirò su la bimba, le pulì la faccia e la rimise al sicuro su una sedia. Fu allora che udì dei rumori soffocati
provenienti dal camino. Guardò da quella parte e scorse le gambe di
suo marito che penzolavano giù dal camino.
«Santo cielo», esclamò, correndo verso il camino, «gli spiriti maligni
ci hanno preso di mira!»
«Tirami giù», gridava il marito da dentro la cappa.
La voce era spettrale ma grazie al cielo fortissima; non doveva perciò stare tanto male. Con la falce cominciò a tagliare la fune.
Il marito gridava intanto qualcosa di incomprensibile. Infine la corda si spezzò anche per il peso dell’uomo ed egli cadde nel paiolo.
«Cosa volevi dirmi?» chiese la moglie ridendo alla vista del marito
seduto sul paiolo.
«Stavo cercando di dirti di reggermi per non farmi cadere nel paiolo.»
«Bene», rispose la moglie, «forse era proprio questo che ti meritavi,
di rimanere a cuocere sul fuoco, tu che trovavi così semplici i lavori
di casa.»
«Non lo dirò mai più», egli disse, «e non chiederò mai più di prendere il tuo posto.»
E non lo fece più.
(da Tante storie, Emme Edizioni, San Dorligo della Valle, rid.)
Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education