salute, genere, sessualita`, disabilta`, corpo
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BODY Culture, Body, Gender, Sexuality in Adult Trainings Ref. n.518036-LLP-1-2011-1-FR-Grundtvig-GMP www.bodyproject.eu Raccolta completa di Incidenti Critici SALUTE, GENERE, SESSUALITA’, DISABILTA’, CORPO Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 1 Con il contributo di: [P1] Élan Interculturel (coordinatore); Francia http://www.elaninterculturel.com/ [P2] Katholieke Vereniging Gehandicapten Vormingsbeweging vzw – KGV; Belgio http://www.kvg.be/ [P3] MHT Consult; Danimarca http://www.mhtconsult.dk/ [P4] Ars Erotica Foundation; Ungheria http://www.csakatestemenat.hu/ars-erotica-foundation/ [P5] Centro Studi ed Iniziative Europeo – CESIE; Italia http://cesie.org/ Questo è il prodotto n.9 (Compilation of Critical Incidents) Edito da Élan Interculturel per il consorzio BODY (2012). Traduzione e layout: CESIE www.cesie.org Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 2 Introduzione Obbiettivo di questa fase di ricerca, all’interno del progetto BODY, era quello di esaminare l’impatto che le differenze culturali possono avere sul lavoro di formazione degli adulti coinvolti in attività educative relative a tematiche come la salute, il genere, la sessualità, la disabilità e l’interculturalità. Il metodo adottato prevedeva la raccolta di alcuni Incidenti Critici vissuti da educatori/trainer degli adulti durante il loro lavoro sul campo, il tutto seguendo l’approccio sviluppato da Margalit Cohen-Emerique. Uno dei vantaggi di questo approccio è dato dal fatto che riconosce, in situazioni di tensione/conflitto interculturale, la presenza di due parti coinvolte, sottolineando così che il conflitto non può essere ridotto o spiegato tramite la stranezza dell’altro, ma piuttosto tramite l‘interazione di due diversi sistemi di riferimento culturale. L’approccio in questione ci consente, inoltre, di portare alla luce tutti quei valori, regole, pratiche ed aspettative che si celano dietro testimonianze di uno shock culturali in relazione con il corpo nella sua totalità. Gli Incidenti Critici raccolti sono stati organizzati all’interno dei cinque ambiti del nostro progetto: salute, genere, sessualità, disabilità e corpo. Per saperne di più su metologia e analisi, si faccia riferimento al CRITICAL INCIDENTS Research Report. [Disponibile anche in lingua italiana Ricerca ed analisi degli Incidenti Critici] Buona lettura! Indicenti critici - SALUTE pag. 4 Indicenti critici - GENERE pag. 13 Indicenti critici – SESSUALITA’ pag. 33 Indicenti critici – DISABILITA’ pag. 45 Indicenti critici – CORPO pag. 57 Per la raccolta degli incidenti critici vorremmo ringraziare tutti i formatori per gli adulti e responsabili di progetto che hanno partecipato ai Focus Groups e ai laboratori pilota locali. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 3 INCIDENTE CRITICO: “ACQUA” [Raccolto da: Élan Interculturel, Francia, 2012] Zone Sensibili Il contrasto tra: una concezione scientifica, materialistica del mondo, la concezione cartesiana della salute e del primato dei singoli bisogni fisiologici su tutte le altre esigenze da un lato, e di un sistema di credenze religiose dall'altro. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna, 38 anni, psicomotricista/fisioterapista (aiuta pazienti con problemi di deambulazione, coordinamento e si occupa anche di problematiche relative ala consapevolezza del corpo), lavora parttime in un ospedale ed in uno studio medico privato. Il suo compagno è un giovane fisioterapista; ha vissuto 10 anni a Parigi per poi spostarsi definitivamente a Poitiers. Da un punto di vista politico, si definisce di sinistra ma non militante. Proviene da una famiglia di operatori sanitari: la madre infermiera, il padre fisioterapista. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Giovane donna di 18 anni della Costa d’avorio, musulmana. Il suo è un background culturale abbastanza omogeneo (immigranti dell’Africa occidentale). Il suo dottore le ha segnalato questo laboratorio di rilassamento a causa dei suoi problemi alla schiena. Descrizione dell’evento E’ il primo incontro di un laboratorio di attività motorie e tecniche di rilassamento a cui partecipano 5 donne, tutte per motivi diversi. Ha avuto luogo nel mio ufficio ed ero io a condurlo. Faceva molto caldo, c’erano due ventilatori che sfortunatamente non davano molto sollievo. I partecipanti stavano svolgendo degli esercizi con la palla ginnica, il cui utilizzo richiede molta energia. Poiché faceva molto caldo, ho iniziato a dare dell’acqua ai partecipanti, in modo che si potessero mantenere idratati; tutti hanno accettato, fatta eccezione per una giovane donna che ha rifiutato, in maniera cordiale. Hanno proseguito con l’attività, ma pochi minuti dopo mi sono accorto che la giovane donna sudava molto e iniziava ad impallidire, cosi sono andato da lei offrendole nuovamente la bottiglia d’acqua, dicendole che questa volta avrebbe dovuto bere per idratarsi e rinfrescarsi un pò, altrimenti la pressione sarebbe scesa. La giovane donna si rifiutò, mi disse che non poteva bere perché stava seguendo il Ramadan, che non mi sarei dovuto preoccupare, che stava bene e che le era già successo di resistere ad alte temperature senza bere. Avevo paura potesse svenire da un momento all’altro, cosi le consigliai di fermarsi per riposare un po’. La giovane donna insistette per continuare, ma a quel punto divenni severo e le dissi che se le fosse successo qualcosa, sarei stato ritenuto io responsabile. Le dissi che rispettavo le sue idee e le sue credenze religiose ma c’erano delle regole nel mio ufficio che andavano seguite e una di queste implicava che non ci si facesse del male fisico. Dato che insisteva, le dissi chiaramente che se non voleva sottostare a queste regole poteva anche lasciare la stanza. La giovane donna, allora, raccolse le sue cose senza fiatare e poco prima di chiudere la porta disse “ Questa è discriminazione ed io non la tollero”. 1. Caratteristiche dell’evento Ufficio di una psicomotricista sito in una cittadina della periferia nord di Parigi. La stanza è di circa 30 mq. Non ci sono sedie, soltanto queste palle ginniche di piccole e grandi dimensioni utilizzate per compiere degli esercizi e tappetini. Ci sono 5 donne: una ha 18 anni, due sono sulla trentina e le altre due hanno circa 45 anni. Da un punto di vista etnico, il gruppo originariamente era abbastanza eterogeneo: 3 immigranti, 3 francesi, uno di loro era originario del Maghreb. I partecipanti erano in cerchio, sdraiati o seduti per terra a seconda degli esercizi. L’istruttore camminava per la stanza per dare istruzioni e verificare che tutti avessero capito. A volte si fermava con una persona per aiutarla a correggere alcune posizioni o aiutarla a compiere dei movimenti. Relazione di tipo etnico tra le persone in questione: le donne immigrate e quella con un background da Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 4 immigrata provenivano tutte da paesi che in passato erano state colonie francesi (Costa d’avorio, Tunisia, Algeria). 2. Reazione emotiva Mi sono sentito turbato ed un po’ preoccupato; avevo l’impressione che la donna avesse denigrato la mia figura professionale e che le mie regole valessero nulla. Ero combattuto tra la rabbia e l’ansia: rabbia per il disprezzo mostratomi mentre le spiegavo certe cose ed ansia perché avevo paura potesse svenire. Alla fine, ero infuriato perché mi si accusava di discriminarla. Agitato. 3. Quali norme/valori/ rappresentazioni ha toccato/minacciato/ messo in discussione nel narratore? Per il narratore, anche se è molto importante avere delle credenze religiose ed una ricca vita spirituale, c’è un limite: la salute psicofisica. Il benessere fisico deve avere la priorità in quanto base a partire dalla quale poter creare un’intensa vita spirituale. Inoltre, se stai prendendo parte ad un training o ad un qualsiasi laboratorio, sai che ci sono delle regole che vanno rispettate; il messaggio e gli argomenti della persona incaricata devono essere presi seriamente in considerazione, altrimenti non c’è motivo di aderire. Se le credenze religiose risultano incompatibili con il laboratorio, allora sarà meglio rinunciarvi. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? L’immagine che il narratore si è fatto della donna è del tutto negativa, in quanto oltre ad averlo accusato di discriminazione si è inoltre mostrata irrispettosa nei confronti delle sue regole. Il narratore la vede come una fanatica religiosa disposta a tutto in nome del suo credo. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona/cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) La religione costituisce la base di tutte le nostre azioni, ci guida e ci protegge. Ci accompagna in ogni momento della nostra giornata, è il nostro parametro di riferimento. Mantenersi idratati, bere acqua è importante ma si può fare a meno di bere spesso nel corso della giornata. Durante il Ramadan, ciò che si beve e si mangia durante la notte è sufficiente a garantire il giusto apporto di energia per il giorno successivo. Sudare è naturale quando fa caldo e non è sempre un indicatore di malessere. Non rispettare le decisioni della giovane donna e imporle di bere, idratarsi e riposarsi (cose che le sono proibite durante il Ramadan) come condizione per poter proseguire nell'esercizio fisico è da considerarsi un atto discriminatorio. La giovane donna sembrava agire in quel modo fortemente mossa dal suo credo religioso e dal suo superego. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Può essere complicato stabilire un confine tra il rispetto per gli altri e le responsabilità di un professionista, definendo così una gerarchia di priorità. E' possibile che le esigenze di tipo spirituale debbano avere la precedenza su quelle del corpo? Un'altra problematica sorge nel momento in cui mettiamo a confronto da una parte la volontà del trainer di voler controllare tutto ciò che accade durante la sua lezione in modo tale da poter agire per il bene dei partecipanti e dall'altra il diritto di una partecipante adulto di volersi prendere la responsabilità per le proprie azioni. Ulteriori informazioni La giovane donna non ha più continuato il laboratorio. L'istruttrice psicomotricista rimane dell'idea di aver agito per il suo bene. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 5 INCIDENTE CRITICO: “ACCOMPAGAMENTO ALLA MORTE NEGLI OSPIZI” [Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012] Ambito professionale / educativo Salute / Genere Zone Sensibili Assistenza Professionale vs assistenza privata dei membri familiari di un malato terminale; Concetto di responsabilità familiare; Atteggiamento nei confronti della malattia/morte/corpo; Identità Professionale. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Chi racconta la storia è un’infermiera danese, ai tempi di 38 anni, che lavora in un ospizio. L’infermiera fa parte di un nucleo familiare composto da 3 figli ed un marito. Come molte famiglie danesi, anche lei ha un background religioso basato sul cristianesimo, ma non è praticante. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Gli altri protagonisti sono: A) Una paziente giapponese dell’ospizio, 72 anni; B) il figlio della paziente, stessa età dell’infermiera, 38 anni. Non si sa se lui sia l’unico figlio adulto della famiglia, ma a quanto pare era l’unico a vivere in Danimarca allora. In linea con la cultura giapponese, molto probabilmente professavano il Buddismo o lo Shintoismo, ma cosi come per l’infermiera danese, anche loro non sembravano praticare attivamente la religione. Descrizione dell’evento Lavoravo come infermiera in un ospizio sito nell’area metropolitana, in Danimarca. Un giorno l’ospizio accoglie una donna giapponese con una malattia allo stadio terminale. Come staff abbiamo fornito le solite cure in maniera attenta e professionale. Ci siamo subito resi conto, però, della presenza asfissiante del figlio che aveva programmato di rimanere lì tutto il tempo. Voleva occuparsi lui della madre. Abbiamo provato a convincerlo di continuare a proseguire con la sua vita, di lasciare che fossimo noi a prenderci cura di lei, ma non è servito a nulla. Come professionisti ci era concesso intervenire soltanto con certi trattamenti, i quali erano molto dolorosi per lei. 1. Caratteristiche dell’evento L’evento ha avuto luogo in un ospizio privato dell’aria metropolitana, in Danimarca. Come accade per molti ospizi ed ospedali privati in Danimarca, questo di cui stiamo parlando era molto ben equipaggiato e dotato di un ottimo personale. Con i soldi dei pazienti, si coprono le spese necessarie per le cure e i trattamenti palliativi. Non si sa quanti pazienti ci fossero allora nell’ospizio, ma in genere si tratta di strutture composte da piccole unità. Si sconosce anche la durata di tempo e i motivi per cui questa famiglia di origini giapponesi vivesse in Danimarca. L’infermiera danese che racconta la testimonianza ai tempi curava anche altri pazienti. 2. Reazione emotiva L’infermiera- cosi come i suoi colleghi- non si è sentita libera di agire in quanto professionista, svolgendo il proprio dovere come era solita fare. Si è sentita ripudiata e screditata per quanto riguarda le sue abilità e la sua identità professionale. Si è sentita impotente; una professionista incapace di aiutare il proprio paziente in maniera adeguata (questo secondo il suo punto di vista). 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato/minacciato/ messo in discussione nel narratore? Da un punto di vista normativo, l’infermiera ha evidenziato la presenza di un atteggiamento irrispettoso che ha limitato la sua professionalità. Questa non è una questione molto seria comunque, in un mondo dove la gente dipende dalla professionalità dei medici e delle infermiere. La testimonianza, però, ha fatto scaturire nuovi dilemmi da un punto di vista normativo: L’identità professionale: Come infermiera, era compito suo prendersi cura del paziente; lei è parte della struttura, ha un ruolo ben preciso all’interno dell’ospizio. Nello svolgere il suo lavoro con professionalità, Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 6 non si è sentita apprezzata, la sua identità professionale è stata messa in discussione. L’autorità professionale: All’interno del mondo ospedaliero, l’autorità dei dottori quanto quella delle infermiere è abbastanza forte. Anche se ci sono stati molti casi di negligenza medica, la loro autorità rimane in genere intatta. Il modo di agire del figlio più grande, all’interno di un contesto danese, è da intendersi come atto denigratorio dell’autorità di cui gode lo staff ospedaliero (ciò vale tanto per le infermiere quanto per i medici). Atteggiamento verso la malattia, decadenza del corpo e morte: Nelle società occidentali, molti laici hanno preso le distanze da questioni come la malattia, la decadenza del corpo e la morte. Queste tematiche umane cosi importanti sono state, per cosi dire, istituzionalizzate. In base a tale paradigma, ai bambini- ma anche agli adulti- non è consentito assistere alla morte di un parente o di un’altra persona con la quale ha un certo legame. Temi poi come la decadenza del corpo e la morte sono considerati tabù. Il concetto di famiglia e il ruolo dei bambini: Le famiglie occidentali/danesi sono in genere nucleari, il che implica un fatto, ovvero che le generazioni non rimangono più cosi unite come in passato. I membri della famiglia non hanno più una dipendenza reciproca. Questo è l’altro aspetto dell’istituzionalizzazione della malattia e della morte. Individualismo: La famiglia ha ridotto al minimo ogni forma di responsabilità e reciprocità, ciò, di fatto, dà ad ogni membro della famiglia il “diritto” di soddisfare, innanzitutto, i propri bisogni. Stare giorno e notte a fianco della propria madre verrebbe in genere considerato come un sacrificio e non come desiderio di starle accanto nei sui ultimi giorni di vita. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Da una prospettiva “occidentale”, l’infermiera ed i suoi colleghi hanno percepito l’atteggiamento estremamente dominante della madre giapponese nei confronti del figlio. E’ come se la madre non gli lasciasse vivere la sua vita. Il loro rapporto è stato interpretato come estremamente morboso, la madre era molto esigente e aveva troppe richieste. Allo stesso tempo, il figlio sembrava troppo premuroso. Lo staff giudicava male il figlio che comunque in quel periodo aveva messo da parte la propria vita per stare con la madre. Nonostante fosse un uomo adulto, dai suoi occhi traspariva un senso di non essere appagato. In generale, non si aveva una visione del tutto negativa della famiglia giapponese, si rimaneva comunque scettici e ci si dissociava da certi comportamenti. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori/ le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) La testimonianza può essere riletta in base a due formule interpretative: Una familiare ed Una economica Secondo la prima formula (familiare) scopriamo che le famiglie giapponesi/asiatiche, in genere, hanno delle norme, dei valori e delle tradizioni che li spingono a prendersi cura degli altri all’interno del nucleo familiare. Parliamo di: Rispetto delle persone anziane e dei parenti Priorità assoluta ai bisogni familiari piuttosto che a quelli individuali Inoltre, ci potrebbero ancora essere delle gerarchie familiari per cui gli anziani godono di un certo rispetto e gli si deve obbedire. Secondo la seconda formula (economica) scopriamo che i cittadini giapponesi sono abituati ad un sistema ospedaliero diverso, dove ovviamente pagano affinché si dia la dovuta assistenza ai familiari. E’ una spesa molto onerosa che in genere i familiari cercano di ammortizzare svolgendo loro stessi certe mansioni. E’ quindi ragionevole pensare che il figlio giapponese stesse agendo al di sopra di certe imposizioni familiari o tradizioni culturali. Probabilmente, fornendo lui stesso assistenza alla madre ricoverata Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 7 all’ospizio,stava cercando di ridurre le spese economiche. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Innanzitutto, esiste uno stacco netto tra le norme e le tradizioni della famiglia giapponese/asiatica e il sistema di benessere proprio della società danese/occidentale: in questo secondo caso è lo Stato responsabile, incaricato di poter garantire assistenza medica alle famiglie. La testimonianza ci fa capire quanto sia importante essere a conoscenza e consapevoli del diverso bagaglio di norme, tradizioni ed aspettative riguardanti l’assistenza medica rivolta alle famiglie. In secondo luogo, ci potrebbero essere importanti motivazioni di tipo economico dietro il comportamento del figlio: crede di poter ridurre le spese mediche ricoprendo lui stesso alcune mansioni. Dando alla testimonianza questa chiave di lettura, viene da chiedersi se il figlio e sua madre fossero stati adeguatamente informati del sistema di sussidi danese, anche all’interno di strutture private come l’ospizio. INCIDENTE CRITICO: “ABORTO” Cordelia Foundation [Raccolto da: Ars Erotica Foundation – Ungheria, 2012] Ambito professionale / educativo Educazione di genere / Educazione sanitaria / Educazione sessuale Zone Sensibili Sessualità, concezioni del corpo, ruoli della famiglia, ruoli di genere, vita umana, punto di vista privato vs professionale, valori religiosi sulla vita umana. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna, 35 anni, bianca, vive in città, molto colta, indipendente, di sinistra, professionista, consulente familiare, psicologa. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Una famiglia afgana religiosa, rifugiata in un campo profughi in Ungheria, vive in una situazione sociale ed economica instabile non autonoma, clienti della Cordelia Foundation (cui appartiene la narratrice). Descrizione dell’evento L’incidente ha avuto luogo in un campo profughi a Debrecen (Ungheria) e ha coinvolto una famiglia afgana. Il marito è stato vittima di torture e gravi traumi. Anche la donna ha sofferto molto ed era fisicamente instabile. Hanno due bambini piccoli. Il marito è spesso irritato, perde la pazienza e picchia il figlio più grande. Marito e moglie litigano molto. La famiglia stava facendo delle sedute di terapia familiare. La terapia era andata avanti per un anno, durante il quale la donna ha confessato di essere rimasta incinta. Vivevano sotto il livello di sussistenza e sotto un forte stress. Non potevano permettersi di avere un terzo figlio, tuttavia l’aborto è proibito dalla loro religione. Durante la terapia abbiamo discusso di gravidanze indesiderate e delle opzioni che avevano. Da una parte sapevo che un altro bambino sarebbe stato un rischio per l’intera famiglia, dall’altra ero cosciente del loro background culturale e del fatto che l’aborto non era consentito dalla loro religione. Come terapista, ho ritenuto che, dando loro consigli e guidandoli avrei superato il limite della mia professione, ma allo stesso tempo volevo evitare che vivessero un’altra situazione drammatica. 1. Caratteristiche dell’evento È successo nella stanza della famiglia nel campo profughi. I protagonisti erano: la narratrice (terapista), la famiglia: padre, madre e due bambini. 2. Reazione emotiva Dentro di me c’era un conflitto fra una persona preoccupata e un assistente professionista. Mi sentivo Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 8 frustrata perché non riuscivo ad aiutarli ad evitare la situazione e perché il bambino sarebbe stato a rischio e sarebbe stato un ulteriore motivo di conflitto all’interno della famiglia. D’altra parte sapevo di dover rispettare il punto di vista della famiglia. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? - Ritenere il valore della vita superiore ad ogni altra cosa - Rispettare, accettare e comprendere l’altro - convinzioni personali vs. professionali 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Ambivalente: saggia e ostinata allo stesso tempo 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) - Rispetto per la vita umana al di sopra di qualsiasi cosa. - Rispetto per Dio, seguendo i precetti della religione. - Superstizione come valore da seguire. - Fede nei valori umani. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Umiltà, obbedienza, fede. Nella professione della narratrice si presenta costantemente il problema di come conciliare la persona privata con l’assistente professionista. Come aiutare i clienti ad evitare una situazione che non fa che esacerbare il conflitto all’interno della famiglia. D’altra parte, come rispettare il punto di vista della famiglia, i loro valori e le loro convinzioni. Probabilmente, l’unica risposta efficace è una conversazione fra l’assistente professionista e i clienti per aiutarli ad adattare il loro quadro di riferimento culturale alla loro nuova situazione di vita. Si potrebbe anche interpretare questo incidente come un dilemma strettamente professionale, perché si potrebbe guardare la questione sul salvare una vita interamente dal punto di vista della famiglia. INCIDENTE CRITICO: “CONTRACCEZIONE” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012] Ambito professionale / educativo Educazione sanitaria Zone Sensibili Sessualità e religione Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna francese di 25 anni interessata a problematiche sociali e sanitarie. Si considera di mentalità aperta. Non particolarmente religiosa. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Una ragazza di 19-20 anni, di origine nordafricana. La narratrice poi viene a sapere che la donna viene da una famiglia molto tradizionale e che si dice che stia organizzando il suo matrimonio. Lei ha già un fidanzato e non vuole che le combinino il matrimonio. La narratrice non sa se la ragazza è religiosa o no. Descrizione dell’evento Nel corso di una lezione sulla salute parlo della questione della contraccezione e dell’aborto. Una delle mie studentesse del primo anno di economia sociale e familiare si alza improvvisamente, chiude i libri, raccoglie la sua roba e intanto dice ad alta voce: “è fuori questione che io ascolti quello che dice. Sta incoraggiando le ragazze ad avere rapporti sessuali prima del matrimonio.” E se ne va. Dopo 5 minuti di silenzio ricomincio la lezione. La studentessa non è tornata. Ho pensato di organizzare una riunione con i Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 9 miei colleghi per discutere dell’incidente. 1. Caratteristiche dell’evento L’incidente si svolge durante una lezione sulla salute, gli studenti hanno un’età compresa fra 18 e 22 anni. È un gruppo molto vario, c’è un misto di background religiosi e culturali. A soli 25 anni, la narratrice non è tanto più grande dei suoi studenti. Ha già fatto molte lezioni con questo gruppo prima dell’incidente ed è abituata ad insegnare. Non era in cattivi rapporti con la studentessa in questione prima dell’incidente. 2. Reazione emotiva Sono rimasta sconvolta e shockata, tanto da non riuscire più a continuare la lezione per qualche minuto. Credevo di fare una lezione standard sulla salute e non mi aspettavo assolutamente questa reazione dalla studentessa. Mi sono sentita attaccata. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Sessualità come problematica sanitaria: quadro di riferimento scientifico: è importante poter affrontare la salute sessuale come materia oggettiva, al di fuori del contesto culturale. Diritti delle donne e libertà di scelta individuale: Nelle società contemporanee europee, l’individualismo è l’orientamento dominante, che comporta un insieme di valori come la protezione del diritto di ogni individuo di fare le proprie scelte sessuali, l’emancipazione delle donne e i loro diritti. Discutere del proprio corpo e di problematiche come la contraccezione e l’aborto, è un risultato importante nella lotta costante per l’uguaglianza delle donne. “Laïcité”/ laicismo: L’approccio dominante in Francia, legato all’universalismo repubblicano ereditato dal periodo dell’illuminismo, consiste nell’esclusione della religione dalla sfera pubblica, incluse le scuole. È un valore importante e quando viene violato e viene data precedenza alle problematiche religiose questo viene spesso percepito come una minaccia. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Negativa 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) La reazione della studentessa potrebbe essere legata a idee religiose o culturali sulla sessualità prima del matrimonio. Il narratore poi scopre che la studentessa aveva avuto discussioni con la famiglia sulla possibilità di organizzare un matrimonio, ed era molto vulnerabile/sensibile in quel momento. Ipotesi sul quadro di riferimento culturale: Acculturazione, minaccia all’identità causata da incompatibilità culturali: I figli di immigrati spesso hanno difficoltà a conciliare valori contrastanti. Infatti devono trovare una soluzione per integrare i valori trasmessi dai genitori e dai rapporti familiari e quelli che sono validi nel contesto sociale e presso le istituzioni educative della cultura locale. Questi valori sembrano spesso molto contraddittori, come nel caso dei matrimoni combinati che sono in contrasto con l’attuale idea occidentale della libertà individuale di scelta (soprattutto del partner) e con il mito dell’amore romantico. Matrimonio da una prospettiva collettiva: Se l’idea di una scelta individuale e l’importanza attribuita alle storie d’amore sono legate ad una predominanza del valore dell’individualismo, nelle società più collettiviste in cui il bene della comunità conta più di quello dell’individuo il matrimonio è uno strumento per consolidare i legami all’interno della comunità piuttosto che uno strumento di soddisfazione personale. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Sì. Nella situazione specifica la studentessa non è più tornata a lezione. Inoltre, l’incidente ha aperto una riflessione sulla questione delle differenze culturali, che hanno influenzato la carriera della narratrice e il suo insegnamento, rendendola consapevole di un problema che non aveva considerato prima. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 10 INCIDENTE CRITICO: “BAMBINI AVVOLTI” [Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012] Ambito professionale / educativo Educazione sanitaria Zone Sensibili Norme culturali sul modo corretto di accudire i bambini. Cultura della persona che ha vissuto lo shock La narratrice è un’infermiera danese, 52 anni all’epoca dell’incidente. L’infermiera ha studiato per circa 20 anni e pertanto ha molti anni di esperienza professionale in diversi ambiti del settore dell’assistenza sanitaria. Prima ha lavorato come infermiera a domicilio, assistendo diversi cittadini, soprattutto anziani, fra cui alcuni appartenenti a minoranze etniche. Normalmente, non lavora nel reparto maternità. Ha 3 figli grandi, ma non aveva nipoti all’epoca dell’incidente. Cultura della persona che ha “causato” lo shock C’erano molte donne immigrate e probabilmente musulmane nel reparto maternità di un ospedale in Danimarca. Dato che la narratrice non era coinvolta né professionalmente né personalmente nel settore della maternità, non sapeva nulla sulla loro provenienza, sulla loro permanenza in Danimarca, sull’età, sull’istruzione ecc. ma l’incidente critico si basa sul fatto che la narratrice, come professionista “di passaggio” nel reparto maternità è rimasta profondamente sorpresa dal trattamento dei neonati e ha vissuto da vicino uno shock culturale, per così dire. Descrizione dell’evento Lavoravo come infermiera nell’ospedale locale della mia città. Per un breve periodo mi hanno spostato nel reparto maternità per alcune attività non direttamente collegate all’assistenza di madri e bambini. Ho notato che fra le madri c’erano molte donne con un background di migrazione. Non avevo molti contatti con le donne, ma immaginavo che molte fossero multipare e quindi abituate a prendersi cura di neonati. Poi un giorno ho visto un gruppo di madri immigrate che avvolgevano i loro neonati in maniera troppo stretta, come se fossero mummie. 1. Caratteristiche dell’evento L’incidente si è svolto nel reparto maternità di un ospedale provinciale danese. Alcune donne immigrate, forse 4 o 5, erano presenti e stavano accudendo i loro neonati e li stavano avvolgendo in asciugamano e altri capi simili della dotazione dell’ospedale. Le donne avevano età diverse e un paio di loro erano probabilmente multipare. Alcune o forse tutte erano probabilmente musulmane. È arrivata un’infermiera professionista e ha notato in che modo le donne accudivano i bambini. L’infermiera non aveva familiarità con le donne, né solitamente lavorava nel reparto maternità dell’ospedale. L’infermiera danese aveva una lunga carriera alle spalle. Aveva anche un po’ di esperienza di assistenza a immigrati anziani. 2. Reazione emotiva A prima vista la narratrice non poteva credere ai suoi occhi, perché nel contesto danese questo trattamento verso bambini appena nati era inusuale. La narratrice descrive la sua reazione dicendo di essersi sentita come riportata indietro nel tempo, come se guardasse una scena di un’altra epoca. La sua seconda reazione è stata sentirsi oltraggiata, poiché le madri immigrate a suo parere stavano trattando i loro neonati in maniera sbagliata, limitando la loro libertà di movimento. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? In base alla formazione e all’esperienza professionale della narratrice, quel modo di avvolgere i bambini era stato abbandonato molto tempo fa in Danimarca. Dal suo punto di vista il metodo utilizzato per avvolgere i bambini impedisce al bambino di muovere corpo e arti e non permette uno stretto contatto corporeo con la madre e il padre nel primo periodo di vita, che oggi viene ritenuto una parte molto Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 11 importante dello sviluppo fisico e mentale del bambino. Da questa prospettiva e dal punto di vista professionale della narratrice, le donne immigrate facevano il contrario di quello che viene consigliato in Danimarca su come accudire un neonato. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? La narratrice ha avuto l’impressione che queste madri con background stranieri fossero leggermente indietro per quanto riguarda il loro atteggiamento verso la maternità e l’assistenza ai bambini. La narratrice, di conseguenza, ha avuto la sensazione che le madri immigrate non fossero informare sullo sviluppo e le necessità dei bambini, pur venendo da culture con molti bambini e grandi famiglie. La narratrice ha utilizzato la seguente espressione: sembrava che le madri vivessero in un’altra epoca. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) In passato, anche in Danimarca si usava avvolgere i bambini in questo modo. Si pensava che i bambini stessero più comodi avvolti in modo così stretto, e che questo metodo fosse importante per la postura del bambino. Oggi, la ricerca scientifica sanitaria ha smentito queste convinzioni, e quindi l’infermiera coinvolta nell’incidente guarda le madri immigrate con sospetto e anche con un po’ di disprezzo perché da un punto di vista scientifico stanno agendo in maniera contraria ai dati scientifici. Le madri, dal canto loro, forse basano le loro azioni su tradizioni ed esperienze che hanno ereditato e che non mettono in dubbio, perché di fatto funzionano. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? L’incidente potrebbe riflettere uno scontro culturale fra l’approccio di scienziati e persone comuni verso l’assistenza infantile e le necessità e modalità di trattamento dei neonati. L’infermiera non era incaricata della situazione, e non si occupava del reparto maternità, né dell’assistenza di madri e neonati. Ma in questa situazione può essere importante confrontarsi con queste donne, chiedendo loro le esperienze, le opinioni e le tradizioni che stanno dietro a questa pratica. Alla fine le madri possono scegliere il metodo che preferiscono, ma da diversi corsi per donne migranti si è scoperto che generalmente sono interessate ad imparare altre tradizioni (occidentali) legate all’assistenza infantile e all’essere genitori ecc. questo può essere fatto in maniera rispettosa e senza respingere le loro tradizioni ed esperienze. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 12 INCIDENTE CRITICO: “PROVOCANTE IN BIBLIOTECA” [Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012] Ambito professionale / educativo Genere / Sessualità / Corpo Zone Sensibili Provocazioni sessuali in pubblico. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Chi racconta è un insegnante danese, donna, di 58 anni. Lavora in una scuola di lingue. Ha lavorato molti anni con studenti provenienti da diversi paesi e culture. E’ molto stimata in quanto a professionalità ed esperienza nel settore- ha vissuto all’estero molti anni insieme alla sua famiglia, praticando la professione in diversi paesi. Si definisce una femminista o comunque una donna impegnata nella lotta per la parità di genere. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Un medico donna, bosniaca, sulla trentina, che sta frequentando un corso nella scuola di lingue per imparare il danese. Descrizione dell’evento Il nostro centro è dotato di una biblioteca dove tutti gli studenti adulti possono recarsi per svolgere i propri compiti in maniera indipendente. Uno o due insegnanti, comunque, sono sempre presenti in veste di supervisore, nel caso in cui gli studenti abbiano bisogno di aiuto. Un giorno ero di turno in biblioteca dove un gruppo di circa 10 studenti adulti stavano lavorando. All’improvviso si è creata una strana atmosfera. All’origine di ciò, sembrava esserci una studentessa bosniaca ,con un abito molto scollato, seduta ad una scrivania. La studentessa, per quanto ne sapevo, era musulmana. 1. Caratteristiche dell’evento L’evento ha avuto luogo nella biblioteca della scuola di lingue. Qui era presente l’insegnante di lingue/consulente. Oltre all’insegnate, c’erano anche dieci studenti: otto uomini e due donne, tutti studenti adulti. Gli studenti uomini facevano cerchio attorno al tavolo della donna bosniaca con l’abitino sexy. 2. Reazione emotiva In quanto insegnante e consulente presente in quel momento in biblioteca, la donna si è sentita responsabile nel cercare di mantenere la situazione tranquilla e gli studenti concentrati. L’insegnante era infastidita dal comportamento della donna bosniaca proprio perché elemento di distrazione per gli astanti. L’insegnante trovava la situazione un po’ offensiva, in presenza di questa donna vestita come se stesse andando ad un party e attirando, di conseguenza, l’attenzione di tutti gli studenti uomini. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? L’insegnante ha espresso la sua preferenza per un codice di abbigliamento più professionale, che fosse diverso da quello di persone che si stanno preparando per andare ad una festa. In realtà, la scuola di lingue ha un proprio codice di abbigliamento per gli insegnanti. Non è molto formale, permette agli insegnanti ed agli altri impiegati del centro di vestirsi in modo casual. L’insegnate di cui parliamo era solita vestirsi in maniera abbastanza casual e non eccessivamente femminile. Molti degli studenti adulti del centro, sia uomini che donne, provengono da paesi in cui sarebbe considerato piuttosto offensivo o sarebbe addirittura proibito vestirsi in maniera cosi provocante all’interno di istituti pubblici. La testimonianza, inoltre, solleva delle considerazioni generali riguardo un intero scenario di normative inerenti alla situazione: Uguaglianza formale: I Danesi enfatizzano questo aspetto di uguaglianza in tutte le sfere della vita. L’ideale sarebbe che tutti fossero posti sullo stesso piano e avessero gli stessi diritti a prescindere dal Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 13 genere e il proprio background sociale ed etnico. Questo potrebbe interessare anche la sfera accademica. Il codice di abbigliamento in Danimarca è piuttosto informale, ma gli studenti devono comunque adeguarsi ad un tipo di abbigliamento che sia casual e non troppo appariscente. Acculturazione: ll narratore considera questo processo di adattamento come un fenomeno che opera a livello inconscio e che ha luogo automaticamente nel momento in cui si viene esposti ai nuovi stili di vita, regole e priorità dell’ambiente in cui siamo inseriti. Molto probabilmente l’insegnante si aspettava che la donna bosniaca fosse più ricettiva nei confronti dello stile di vita danese, in modo tale da poter apprendere velocemente quelle norme culturali fondamentali che ne stanno alla base, ma non ha considerato che questa forma di adattamento culturale è un processo che nella maggior parte dei casi può richiedere molto tempo. Stereotipi sulla figura della donna musulmana: Lo stupore dell’insegnante danese potrebbe, anche, essere stato causato da una serie di credenze e stereotipi riguardanti l’aspetto standard tipico della donna musulmana. Spesso la prima immagine che ci viene in mente è quella di una donna totalmente coperta da un capo di abbigliamento tradizionale noto come “burka”; non pensiamo che ci potrebbero essere delle donne che, pur essendo musulmane, non si attengono a questo codice di abbigliamento. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Di certo, la studentessa bosniaca non ha dato una buona impressione di sé e il suo comportamento è stato ritenuto piuttosto offensivo. C’era motivo di credere che questa donna, in relazione al codice di abbigliamento, non facesse alcuna distinzione tra situazioni di vita lavorativa e situazioni di vita privata. Presumibilmente, frequentava la scuola e la biblioteca con il serio obbiettivo di imparare la lingua danese, avendo comunque ricevuto una buona istruzione dal suo paese di origine; il suo intento era quello di imparare la lingua per potersi concedere più opportunità lavorative nel paese. Il fatto di venire a scuola vestita in quel modo la faceva apparire del tutto inappropriata. Un atteggiamento del genere stupisce non solo perché stiamo parlando di una donna istruita ma anche per il fatto che fosse musulmana. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Mettere in evidenza la propria femminilità Durante certe conferenze scientifiche, nell’Europa dell’Est, non di rado capita di vedere scienziati donne vestiti in maniera molto femminile. A differenza di quanto accade in molti paesi del moderno occidente dove un’ostentazione pubblica di questo tipo sarebbe percepita come tabù, in questi paesi dell’est sembra del tutto normale. L’emancipazione forzata della donna durante il periodo socialista potrebbe spiegare questo trend. In generale, se messe a confronto con le società scandinave, molte culture dell’Europa dell’est sono molto più maschiliste (in relazione alla divisione dei ruoli di genere). Referenze culturali multiple Ciascuno di noi possiede diverse identità culturali. I nostri valori e comportamenti, non sono altro che una sintesi di questi nostri diversi sostrati culturali. La donna in questione è bosniaca e musulmana: il suo modo di comportarsi insieme con il suo codice di abbigliamento, non riflettono tanto la sua religione quanto piuttosto la vasta epoca culturale in cui vive. Inoltre, sembra non esserci alcuna discrepanza tra l’essere musulmana e la volontà di esprimere attraverso l’abbigliamento tutta la propria femminilità. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Islam/ Credenze religiose: Nonostante il credo islamico sia quello predominante in Bosnia, il paese è stato fortemente influenzato dalla cultura occidentale, di modo che la pratica religiosa sembri essere più flessibile rispetto a paesi tradizionalmente musulmani. Pertanto, non è insolito vedere donne musulmane vestite in modo non prettamente attinente al credo religioso. E’ inoltre possibile che una giovane donna bosniaca ritenga più importanti altri credi o altri valori ( come ad esempio, ricoprire il ruolo Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 14 tradizionalmente associato alla donna in Bosnia). Gerarchia di genere: La Bosnia è un paese a regime strettamente patriarcale. La struttura della famiglia balcanica fa riferimento all’uomo, tradizionalmente il capo famiglia, mentre la donna viene relegata ai margini, occupando la posizione peggiore della gerarchia. Il suo ruolo è quello di madre e di donna che deve prendersi cura dei bambini. Le donne non in grado di adempiere a questi compiti sono spesso considerate immeritevoli e propense ad essere discriminate dalla società. Per la loro identità di donne è anche fondamentale riuscire ad essere abili nell’attrarre a sé l’uomo. Nonostante, oggigiorno, le donne stiano ottenendo più potere, indipendenza ed occupino ruoli non necessariamente legati alla struttura familiare, il fatto di non essere in grado di attrarre a sé l’uomo può risultare ancora denigratorio. La testimonianza raccontata dalla donna danese, dovrebbe, pertanto, essere considerata alla luce di questo contesto socio-culturale, un contesto in cui le donne sono ancora fortemente influenzate da ruoli tradizionalmente prestabiliti. Anche se l’evento in questione ha avuto luogo in Danimarca, determinati schemi culturali sono spesso interiorizzati dal soggetto e il passaggio ad una società più egualitaria non sempre comporta un cambiamento di percezione del proprio ruolo di donna e del posto che si dovrebbe avere all’interno di quella nuova società. Molte donne cercano di farsi accettare rimanendo legate a certe norme sociali prescritte dalla loro tradizione. Per molte di loro, prescindere da un pre-esistente modello socio-culturale, avrebbe potuto avere conseguenze peggiori che rimanere in una posizione di subordinazione. Mascolinità: In aggiunta, sebbene le donne possano adesso accedere ad un’istruzione superiore, i ruoli socialmente più rilevanti sono comunque occupati dagli uomini mentre le donne incontrano difficoltà. Per superare questi ostacoli, le donne a volte sono costrette a mettere in atto delle nuove strategie. Mostrare parti del corpo e vestirsi in modo attraente è un modo per farlo. Pertanto il comportamento della giovane donna bosniaca potrebbe essere interpretato come un modo per ottenere rispetto. INCIDENTE CRITICO: “AUTENTICITA’ TRANSGENDER” [Raccolto da: ARS Erotica Foundation, Ungheria, 13 Aprile 2012] Ambito professionale / educativo Genere / Corpo Zone Sensibili Relazioni di genere, immagine del corpo, ruoli di genere. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna di 40 anni, istruita, ceto sociale medio, psicologa, di mentalità aperta verso le problematiche LGBT. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Una giovane donna transgender ( uomo con identità da donna). Descrizione dell’evento In un film club per lesbiche si trasmettono film sulla vita delle donne lesbiche e i loro problemi. Sui film si aprono poi dei dibattiti ai quali partecipano anche esperti in materia. L’ultima volta, in veste di psicologo, avevo preso parte ad una discussione come moderatore. Tra il pubblico vi era una transgender donna (uomo con identità da donna) che aveva preso attivamente parte alla discussione. Nel mezzo del dibattito, al momento di passarle la parola, ho detto: “E adesso ascoltiamo l’opinione di un uomo”. 1. Caratteristiche dell’evento 1. Cos’è successo? L’evento riguarda un transgender uomo con un’identità da donna. 2. I protagonisti? Il narratore stesso (psicologo e in quel caso moderatore in un club del film) e il transgender Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 15 donna. 3. Cos’è accaduto esattamente? Il narratore si è rivolto a lui mettendo in evidenza il genere naturale del protagonista, ignorando del tutto la sua immagine di donna. 4. Dove? Il tutto è accaduto durante un dibattito al club del film. 2. Reazione emotiva Ero fortemente imbarazzata, ho cercato di rimediare all’errore chiamandola con il suo nome da donna. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Accettare la diversità, approvare le identità dichiarate: Da coloro che lavorano nel campo della multiculturalità ci si aspetta un comportamento tollerante volto ad approvare l’identità scelta dal partecipante, sia essa riferita alla cultura o all’orientamento sessuale. Questo è un criterio base della professione. Professionalità: In quanto psicologo, il narratore ha fatto degli interventi , dopo aver visionato quei film che trattavano delle tematiche inerenti l’orientamento sessuale; poco dopo, però, prova grande imbarazzo quando si rivolge al transgender uomo affibbiandogli un’identità di genere sbagliata. L’avrà sicuramente considerata poco professionale. Il genere non è biologico, è di tipo sociale e può essere cambiato: - Le società in cui viviamo hanno ormai accettato quasi del tutto (anche se con dei limiti) l’idea che qualcuno possa scegliere la propria identità di genere. - Nonostante ciò, ricerche hanno dimostrato che in genere tendiamo a categorizzare le persone che incontriamo (in pochi secondi, in maniera del tutto naturale) sulla base di tre criteri: l’età, l’etnia e il genere. Sebbene il genere sia di tipo culturale, sembra che a fare la differenza tra uomini e donne sia una categorizzazione molto semplice attuata sulla linea della nostra percezione sociale. In questa testimonianza, la semplice categorizzazione basata su alcuni segni essenziali precede quella più elaborata (secondo la quale il genere non è di tipo biologico ma viene scelto). 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Il narratore aveva un giudizio neutrale della donna trans gender. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Una minaccia per l’identità: Per qualsiasi persona essere additato direttamente come membro di un altro genere mette in discussione e minaccia la sua identità di genere. Le donne trans gender incorrono in questa minaccia più frequentemente che altre persone per via di alcuni tratti mascolini più marcati (altezza, timbro vocale etc.). Per tanto, quando gli capita di essere additati come uomini, non possono mai escludere la volontà di re-categorizzare intenzionalmente la loro figura e l’intento di non accettarli come donne. L’identità di genere è un fatto culturale, non biologico: Per un trans gender il genere è definito dalla cultura, da un’identificazione personale piuttosto che da alcuni tratti biologici primari. Questa attenzione per l’aspetto culturale del genere è uno dei motivi per cui il trans gender non necessariamente decide di optare per un cambiamento biologico tramite chirurgia. A metà tra relativizzazione ed essenzializzazione del genere: Secondo il punto di vista trans gender, il genere è sempre di tipo culturale. Allo stesso tempo riconsidera la versione contemporanea del binomio uomo/donna, un modo diverso di concepire il genere, inteso non soltanto come due estremità ma come una più ampia varietà di sfumature tra i due, a partire dalle quali poi ognuno di noi crea il proprio mix di genere. Il trans gender si muove da un’identità di genere ad un’altra, questo cambiamento ha senso soltanto se quell’altra identità di genere verso cui ci si sposta è ben definita, no relativizzata. Una transizione di genere uomo verso donna non può prendere il posto della posizione destinataria, è una Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 16 relativizzazione della posizione femminile-maschile, solo se è in un certo senso un modo tradizionale di concepire la femminilità 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? “Ho avuto una dissonanza cognitiva: quel lapsus ha rivelato che, a livello inconscio, possiedo una concezione del genere che è tradizionale.” Con questo commento, il narratore ci tiene a sottolineare che molte persone nelle società occidentali possiedono di fatto questa stessa concezione tradizionale del genere. Questo emerge dalle ricerche sulla percezione, le quali indicano il nostro modo di categorizzare gli altri automaticamente nei termini del genere, in pochi secondi e senza alcuno sforzo a livello conscio. Nel momento in cui si supera questa fase di categorizzazione, si blocca il processo di percezione automatica e ci troviamo a domandarci: “ma è una donna o un uomo?” e nonostante la nostra mente a livello conscio abbia appreso che il genere è un fatto di tipo culturale e che ci piacerebbe dare ed avere la libertà di muoverci tra i generi, ci vuole tempo affinché questa libertà acquisita si rifletta sulle nostre funzioni di percezione automatiche. INCIDENTE CRITICO: “FORMATRICE DONNA” [Raccolto da: Ars Erotica Foundation, Ungheria, 2012] Ambito professionale / educativo Educazione di genere Zone Sensibili Comunicazione non verbale, concetto di ruoli di genere. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna, 25 anni, molto colta, trainer. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Gruppo di 35uomini di età compreso fra 35 e 55 anni circa, ingegneri elettronici. Descrizione dell’evento L’incidente si è verificato nel mio primo gruppo: avevo 38 partecipanti (35 uomini e 3 donne) nel mio corso di formazione in una grossa azienda. L’azienda di formazione per la quale lavoravo all’epoca era un’azienda americana conservatrice che favoriva i trainer maschi. Tuttavia, il cliente svedese favoriva le donne perché sono più empatiche. Il conservatorismo si manifestava anche attraverso il codice di abbigliamento: vestiti scuri, gonne al ginocchio, collant color carne, classica tenuta da ufficio. Quindi mi sono ritrovata seduta di fronte a 35 uomini il cui linguaggio del corpo sembrava dire: “Chi sei, pupa, e cosa devi dirci?!”. Tutto questo avveniva all’inizio degli anni ’90. Sapevo che da quel momento in poi avrei dovuto fare con loro un corso di formazione ogni martedì per 14 settimane e che i potenziali incarichi futuri con questo cliente sarebbero dipesi dal successo di questo corso. Dopo la terza sessione, una squadra di ambasciatori è venuta a dirmi: non guarderemo solo le sue gambe, siamo pronti a lavorare con lei. 1. Caratteristiche dell’evento Primi anni ’90, Budapest. Una trainer inizia la sua carriera nell’ambito della formazione. Ha 25 anni. Le viene assegnato un gruppo di 35 uomini, di età compresa fra 35 e 55 anni, ingegneri elettronici. Sono nelle prime tre settimane di una cooperazione a lungo termine (14 settimane). L’accetteranno come trainer in una situazione completamente nuova in cui l’obiettivo è farli uscire dal proprio ambiente sicuro per sviluppare delle abilità? 2. Reazione emotiva Nelle prime tre sessioni ho avuto la sensazione che mi rifiutassero come trainer. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 17 Ero fiduciosa perché credevo che il metodo che intendevo utilizzare con loro fosse valido e potesse aiutarli nel lavoro e nella vita privata. Quindi il loro atteggiamento mi ha innervosito, soprattutto perché sapevo che ci aspettava un programma di formazione di 14 settimane che si basava sulla modifica dell’atteggiamento. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Il gruppo ha sfidato la competenza professionale della trainer con il suo atteggiamento maschilista. La narratrice ha avuto la sensazione che il gruppo non cercasse neanche di accettarla. In base al suo sistema di valori, il trainer merita comprensione da parte dei suoi allievi. Ero “solo una donna” per la maggior parte di loro, una giovane donna carina che faceva la “saputella”. Dal punto di vista della narratrice il diritto delle donne ad insegnare, esercitare un ruolo di guida, essere indipendenti, leader o semplicemente pari, partner intellettuali degli uomini veniva minato. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? La narratrice non aveva un’immagine positiva di loro, perché avvertiva una certa resistenza da parte loro. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) - maschilismo sentirsi superiori all’altro le donne non devono essere leader, neanche in un contesto formativo! - scarsa apertura e accettazione 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Sì, soprattutto perché il mentore della narratrice era un uomo che, nel darle un feedback, ha fatto a pezzi la sua performance come formatrice (ricordate che era una principiante all’epoca): dopo aver fatto un paio di commenti di apprezzamento ha iniziato ad elencare tutte le cose che avrebbe dovuto fare diversamente. Se il suo mentore non fosse stato sostituito e la squadra di “ambasciatori” non fosse andata da lei, avrebbe interrotto la sua carriera in quel settore. Di conseguenza, in situazioni simili, come formatore può essere utile riflettere sulle emozioni e le possibili differenze fra i valori all’interno di un gruppo. Ad esempio si potrebbe dire al gruppo “forse non è comune invitare trainer donne nella vostra azienda, ma..” – a volte questo “mettere le mani avanti” (rendere il conflitto nascosto esplicito apertamente e amichevolmente) può estinguere le possibili tensioni nel gruppo. Ulteriori informazioni Anche se l’incidente ha avuto luogo nei primi anni ’90, la trainer si tiene ancora regolarmente in contatto con 3 partecipanti di quel gruppo. (si incontrano di persona, si scambiano e-mail o parlano al telefono). INCIDENTE CRITICO: “LA SFIDA” [Raccolto da: CESIE, Italia , 2012] Ambito professionale / educativo Coaching, formazione per adulti / Educazione Interculturale Generale / Gruppo di sostegno per migranti Zone Sensibili Genere / Religione / Fiducia nelle capacità / Rapporto con gli altri/ Concetto standard di rispetto / Valori riguardanti i ruoli di genere Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna siciliana / 46 anni / Eterosessuale / Nubile ma convive con il partner / trainer / religione cristiana / prima esperienza con il gruppo target specifico di migranti. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Uomo marocchino / 25 anni / Musulmano / Vive in un centro per migranti / di mentalità aperta ma con un Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 18 pregiudizio sul genere/intelligenza. Descrizione dell’evento Stavo facendo formazione ad un gruppo multiculturale per circa 5 mesi a Palermo, Sicilia, sulla consapevolezza interculturale associata all’accesso al mercato del lavoro per alcune persone appena arrivate in Italia. Durante le prime sessioni formative in cui si parlava delle paure e delle loro aspettative sui risultati di apprendimento, Mehmet ha detto apertamente, sorridendo ma comunque serio e cosciente delle mie possibili reazioni, che non aveva fiducia e non riconosceva una donna come educatrice. Che avrebbe assistito al corso ma che per lui sarebbe stato difficile accettare e applicare ciò che stavo per insegnare. Sono rimasta stupita così come la maggior parte degli studenti, anche se appartenevano ad un background culturale simile, nessuno di noi si aspettava che potesse essere così sincero nell’esprimere il suo punto di vista. Può accadere che pensieri di questo tipo ci passino per la testa, ma la maggior parte delle volte non li esprimiamo ad alta voce. Gli ho chiesto di approfondire questo concetto di fronte al gruppo. Ha risposto:”è piuttosto chiaro, in Marocco nessun uomo starebbe ad ascoltare le parole di una donna”. 1. Caratteristiche dell’evento L’incidente critico è avvenuto a Palermo durante un corso di formazione con un gruppo multiculturale nel 2009. Durante la prima sessione introduttiva, un partecipante marocchino di 25 anni che a prima vista sembrava di mentalità aperta e piuttosto integrato nella società palermitana, ha detto apertamente che non aveva intenzione di collaborare perché ha visto che il trainer era una donna e non gli interessava il contributo formativo che potevo fornire in quanto ero una donna e nel suo paese nessun uomo si basa sugli insegnamenti, i suggerimenti e le conoscenze delle donne. La classe è rimasta in silenzio, nessuno si aspettava quest’affermazione e nessuno prendeva posizione, né i maschi né le femmine. 2. Reazione emotiva Innanzitutto mi sono sentita shockata, ho pensato che alcune cose si possono pensare ma non si dovrebbero dire ad alta voce. Avevo altre esperienze di lavoro con persone di altre culture, ma non mi ero mai sentita offesa personalmente prima di allora. Come donna italiana, anche se la percentuale di lavoratori come me riconosciuti nella società è molto bassa, penso che la nostra categoria abbia una certa autorità grazie alle conoscenze che possiede. Mi sono sentita “abbandonata” dal resto del gruppo (uomini/donne – italiani/migranti) a causa del silenzio nella stanza. Allo stesso tempo sono rimasta sorpresa dalla franchezza e dall’audacia del giovane nell’esprimere il suo pensiero, e ho quasi ammirato il suo coraggio. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Le reazioni emotive della narratrice erano dovute ai suoi cosiddetti “standard culturali”: - Modelli di Comportamento Superiore/Subordinato - Rispetto delle differenze di genere - Rispetto per la conoscenza e le competenze comprovate 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? L’immagine che la narratrice aveva di lui era negativa da una parte, a causa del concetto espresso dalla sua affermazione, e positiva dall’altra, perché apprezzava la sua schiettezza nell’esprimere i suoi pensieri pur consapevole delle possibili conseguenze dirette o indirette su di lei e sul gruppo. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) - Discriminazione di genere/discriminazione di intelligenza - Preferenza della competizione rispetto alla cooperazione - Può anche succedere che questo modo di iniziare la conversazione sia un modo tipico della sua cultura per “mettere alla prova” una persona che proviene da una cultura diversa, ma noi (studenti, clienti ecc.) in un certo senso dipendiamo da questa persona. Anche quando non si appartiene ad una cultura diversa, Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 19 questo tipo di comportamento può essere tipico di alcune culture (come quella Rom), ad esempio fra i maschi. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Questo incidente critico, di certo, mette in evidenza problemi relativi alla pratica professionale che permettono alla narratrice di fare una riflessione su se stessa e di diventare così più consapevole dei suoi pregiudizi nascosti e inconsci. Ha individuato e sviluppato strategie di apprendimento e metodi che aiutavano gli studenti a mantenere la loro motivazione e completare il corso, preparandoli ad un’ulteriore livello di istruzione e formazione. Era in grado di individuare e sviluppare dei metodi per sostenere e motivare gli studenti con un background migratorio a realizzare il loro potenziale educativo. Ultima cosa, ma non meno importante, insieme ad alcuni studenti abbiamo potuto individuare e sviluppare strategie per affrontare gli stereotipi di genere nell’istruzione, nell’apprendimento e nella scelta della carriera. Quando la differenza culturale si manifesta nel rapporto cliente-assistente, studente-trainer, una soluzione utile può essere riflettere su questa differenza (come group leader) apertamente e porre le possibili domande di conseguenza. In questo caso, la prossima volta potrebbe essere utile iniziare la lezione con una frase breve come: “OK, so di essere una donna e che in alcuni dei paesi dei partecipanti non è comune accettare una donna come insegnante, trainer ecc. ma adesso la situazione è questa, vediamo se ci sono stati problemi e se sì perché..”. oppure si potrebbero porre domande sulle differenze fra le abitudini culturali nel contesto formativo nel paese ospitante e nei paesi da cui provengono i partecipanti. INCIDENTE CRITICO: “ACCULTURAZIONE” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia 2012] Ambito professionale / educativo Genere / Educazione Interculturale generale / Lezione di lingua per stranieri Zone Sensibili Individualismo, emancipazione delle donne, acculturazione, identità delle donne Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna, 37 anni, origini austriache, ha vissuto in Francia per 5 anni. Ha lavorato 10 anni come trainer interculturale. Ha molta esperienza di mobilità internazionale (ha vissuto in molti paesi europei e africani). Vive con il suo compagno ma non ha figli. Si definisce una femminista universalista. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Donne di 60-70 anni, di origine tunisina, algerina e soprattutto marocchina, che vivono in Francia da più di 10 anni. Madri sposate con figli adulti. La maggior parte di loro non ha mai lavorato fuori casa. Le loro abilità linguistiche di francese sono a livello elementare, seguono un corso di lingua francese sviluppato appositamente per loro. Descrizione dell’evento Siamo stati invitati da un’associazione come formatori esterni per una sessione di un laboratorio linguistico. Il corso è destinato a donne migranti provenienti dai paesi del Maghreb. La maggior parte di loro vivono in Francia da più di dieci anni, ma il loro livello di francese è elementare, perché in Francia hanno vissuto con la loro famiglia a casa, il loro compito principale, infatti, è crescere i figli. Una volta cresciuti i figli, all’improvviso, hanno potuto iniziare ad aprirsi verso l’ambiente esterno. La nostra missione era offrire una lezione speciale per la festa della donna. L’incidente si verifica quando al gruppo viene proposto il terzo esercizio: fare un collage sulla “loro festa della Donna”, ovvero una giornata in cui possono fare tutto ciò che desiderano. Le invitiamo a creare una rappresentazione visiva di questa giornata utilizzando immagini tratte da riviste o disegni, poi a spiegare come trascorrerebbero la giornata. Molte donne iniziano a creare un collage su una cena a casa e sulle Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 20 faccende domestiche. Cerco di far capire loro che potrebbero fare davvero ciò che vogliono, che potrebbe essere davvero una giornata diversa, ma non capiscono o non vogliono capire. Quindi le abbiamo aiutate a creare un collage sulle faccende domestiche e sulla cena a casa. All’improvviso ho capito che il nostro errore era aspettarci che assumessero una posizione individualista da “donne emancipate” che hanno progetti individuali per “se stesse”. 1. Caratteristiche dell’evento Laboratorio linguistico nella scuola di lingua, in una cittadina dell’area metropolitana di Parigi. Ci sono circa 9 partecipanti, il loro solito facilitatore e due facilitatori esterni. La sala è piccola ma i partecipanti sembrano trovarsi a proprio agio, c’è un senso di appartenenza a questo spazio. Si scambiano sorrisi, chiacchiere in francese e un po’ in arabo. Il clima è accogliente per i due formatori esterni. 2. Reazione emotiva Sorpresa, poi immediatamente imbarazzata per non essere stata in grado di prevedere cosa sarebbe successo, per non aver riflettuto sul mio etnocentrismo. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Individualismo: in una società in cui l’individualismo è la principale tendenza è facile immaginare un punto di vista individuale (è il punto di vista più facile). Facile parlare di “libertà di scelta” e “autonomia”. Usiamo molto la parola “io” e “me”. Esprimiamo le nostre necessità, ci si aspetta anche che possiamo esprimere i nostri interessi individuali. Pianificazione della carriera, della famiglia, tutto parte dall’individuo. La posizione individualista della narratrice raramente viene minacciata; esprime e segue le sue necessità in maniera piuttosto autonoma. Ruolo delle donne, emancipazione delle donne: Nelle società europee moderne l’uguaglianza di genere è fondamentale (anche se potrebbe non essere ancora la regola ovunque). Le donne vengono incoraggiate dalla società ad impegnarsi in un lavoro e anche in carriere tradizionalmente considerate maschili. Per quanto riguarda l’identità di genere, per il narratore la “norma” è che ogni individuo possa costruire la propria mascolinità e femminilità in base alle proprie scelte e al proprio percorso. La narratrice non ha figli ed è una convinta sostenitrice di una distribuzione pari delle faccende domestiche in casa (faccende che lei disprezza e considera un male necessario). Di conseguenza per lei una giornata dedicata a se stessi dovrebbe necessariamente essere dedicata alla lettura di libri o di qualsiasi altra cosa, fare paracadutismo, andare a ballare o qualsiasi altra attività che porti ad uno sviluppo e ad una scoperta personale. Acculturazione: come trainer interculturale, e come migrante, la narratrice considera l’adattamento un fenomeno inconscio che si verifica quasi automaticamente quando entriamo in contatto con nuovi stili di vita, regole e priorità del nuovo ambiente. Lasciarsi modificare dall’ambiente è considerato positivo: diventiamo permeabili al nuovo ambiente, costruiamo, cambiamo e ci sviluppiamo in esso. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Negativa, poi neutrale 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Tendenze collettive, che si basano sulla famiglia e sulla comunità piuttosto che sugli individui: La cultura marocchina, soprattutto nel periodo in cui i partecipanti emigravano, è probabilmente molto meno incentrata sull’individuo rispetto a quella francese. È meno automatico considerare i desideri e i progetti individuali una priorità rispetto ai progetti familiari e della comunità. Si parla di meno di “io” e “me” e di più di “noi”. Il “successo” di un individuo non è rappresentato dai suoi successi e dalla sua soddisfazione individuale, ma dal rispetto di cui gode nella comunità. Ruolo tradizionale delle donne: In base ai risultati di Hofstede, la cultura marocchina è più maschilista di quella francese. Questo comporta un’ulteriore differenziazione e separazione dei ruoli assegnati/ricoperti dai generi. I compiti tradizionalmente femminili tendono ad essere monopolizzati dalle donne. Lavorare fuori casa era molto raro per la generazione dei partecipanti. La loro missione principale era essere buone Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 21 madri e mogli. È questa l’immagine che permette alla donna di guadagnare il rispetto della comunità. Acculturazione: le ricerche hanno mostrato che l’acculturazione non è un processo né automatico né lineare. La donna dell’incidente probabilmente non era “completamente immersa” nella cultura francese e nel modello culturale delle donne emancipate. Il loro progetto di migrazione all’inizio doveva avere una durata limitata e si basava sul lavoro, con l’idea di tornare indietro. Hanno passato gran parte del tempo in un ambiente culturale dominato da membri della stessa cultura o di altre culture. E anche supponendo frequenti contatti con i modelli francesi, concentrandosi sulla libertà di scelta e sull’indipendenza delle donne, niente garantisce che quel modello possa apparire loro desiderabile. Infatti è un modello che svaluta la cosa per loro più importante: la famiglia e il ruolo nella gestione della stessa. Il fatto che l’orientamento di base sia meno individualista fa pensare che l’idea della donna emancipata non sia conciliabile. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Non esiste una regola assoluta per l’acculturazione – non possiamo aspettarci che dopo un certo numero di anni un migrante si “adatti” o “metabolizzi la cultura” dei modelli dominanti della cultura di accoglienza, anche quando si tratta di un modello culturale che a noi sembra positivo, come l’emancipazione delle donne, che è il frutto di una lotta durata molti anni. INCIDENTE CRITICO: “RACCONTA STORIE” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia 2012] Ambito professionale / educativo Genere / Artista in servizio Zone Sensibili La questione del genere. Quello che una donna africana può dire a/alla presenza di un uomo. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Francese, 59 anni. Dieci anni di esperienza come scrittore di racconti. Organizzazione di laboratori/formazione sulla scrittura. Esperienza come attore. Obiettivo professionale: sviluppare un percorso formativo che unisca la scrittura di racconti all’insegnamento del Francese come lingua straniera. Jean lavora con molte persone di diverse età e background. Ha una “carta di identità internazionale di cittadino del mondo”. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Donne provenienti dall’Africa Subsahariana (Senegal, Mali, Burkina Faso, ecc.). Madri di età compresa fra 35 e 40 anni (il laboratorio doveva svolgersi nella fascia d’orario compresa fra il momento in cui lasciavano e riprendevano i bambini a scuola9, in genere sono musulmane e indossano il velo, ma non necessariamente integrale (il velo copre la loro testa, ma si vede la parte anteriore dei capelli e il collo). Abito in stile africano lungo e largo. Parlano un francese sufficiente a farsi capire. Descrizione dell’evento Io e altre due colleghe, all’interno di un progetto su una raccolta di storie, abbiamo condotto un laboratorio nella comunità di Trappes (sobborgo di Parigi) per insegnare ad alcuni giovani formatori come raccogliere storie e condurre laboratori sulle storie in modo che le storie potessero circolare fra gli abitanti del sobborgo di Mureaux. Abbiamo creato un partenariato con un’associazione femminile. Il laboratorio era aperto a tutti, ma avevamo solo partecipanti donne (dal punto di vista culturale quest’attività non poteva essere mista). Era la prima volta che lavoravo con delle donne africane. Il primo laboratorio con queste donne è stato condotto da me e dalla mia collega T. Dopo alcuni giochi ed esercizi (incluso un gioco di memoria visiva), io e la mia collega abbiamo raccontato alcune storie e poi abbiamo chiesto alle partecipanti se queste storie ricordavano loro storie che conoscevano per incoraggiarle a condividere le loro storie. Abbiamo notato che erano piuttosto imbarazzate. Le donne hanno detto che non sapevano Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 22 raccontare le storie in francese. Quindi le abbiamo invitate a raccontare una storia nella loro lingua (Peul ecc.), ma hanno detto di non ricordarne, che si trattava di storie per bambini sentite tanto tempo fa ecc. Abbiamo risposto “Esattamente. Raccontateci una storia che raccontate ai vostri figli”. Ma hanno detto che erano storie per bambini. Abbiamo pensato che fossero timide, soprattutto perché era l’inizio del laboratorio e abbiamo deciso di non insistere più e di continuare a raccontare noi le storie e svolgere attività alle quali le donne partecipavano senza problemi. Poi ho parlato con la mia collega P. che aveva più esperienza di noi nel lavoro con donne africane. Ha detto che certamente avevano delle storie da condividere e che dovevamo solo insistere. Quando è giunto il momento del secondo laboratorio lo conducevo insieme alla mia collega P., che ha sottolineato il suo ruolo di madre e ha parlato un po’ di Bambara, cosa che ha facilitato la comunicazione con le partecipanti. Tuttavia ci siamo ritrovati nella stessa situazione della prima volta, in cui le donne non volevano raccontare le storie. Questa volta, però, P. ha insistito, e alla fine loro hanno ammesso che non potevano raccontare le storie davanti a me. “Nel nostro paese non si raccontano storie come queste davanti ad un uomo”, hanno detto. Tuttavia, abbiamo trovato un compromesso e loro hanno cantato canzoni francesi che conoscevano come “A la claire fontaine” (se restavamo nel nostro contesto culturale per loro non c’era alcun problema). Abbiamo anche fatto un esercizio sui massaggi, stando attenti a non chiedere loro di massaggiare me. Ho fatto un massaggio alla mia collega e lei lo ha fatto a me. Nel terzo laboratorio, erano presenti solo le mie colleghe (P. and F.). Poi ho saputo che le partecipanti hanno accettato di raccontare le loro storie, che non erano private. Raccontavano solo favole tradizionali (storie di animali, ecc.) e cantavano canzoni tradizionali. Nulla di nuovo per noi scrittori di storie. 1. Caratteristiche dell’evento Il laboratorio si svolgeva in una piccola stanza messa a disposizione dall’associazione. Non c’erano mobili. Tutti erano seduti sul tappeto per terra. Jean stava attento a non mettere i piedi in direzione delle donne africane perché aveva sentito che era un gesto mal visto in alcuni paesi, ma è rimasto sorpreso nel vedere che queste donne erano completamente a proprio agio sedute sul pavimento a gambe nude davanti agli scrittori. La cosa più importante riguardo alla location è probabilmente il fatto che i laboratori si siano svolti nel distretto di Mureaux di Trappes, l’area in cui furono incendiate le prime automobili in Francia (durante i disordini). I mass media hanno diffuso la storia e quel quartiere ha avuto per diversi anni una pessima reputazione. Quindi l’obiettivo degli scrittori era quello di raccogliere storie di vita per contrastare quest’immagine negativa. 2. Reazione emotiva Al primo laboratorio, io e le mie colleghe abbiamo pensato che probabilmente la timidezza fosse la causa per cui le donne non volevano raccontare le loro storie, soprattutto dato che era l’inizio del laboratorio. Poi durante il secondo laboratorio ho capito che era la mia presenza ad impedire alle partecipanti di raccontare le loro storie. Quindi, all’inizio, ero stupito di fronte alla reazione delle partecipanti e, in particolare, non mi sentivo a mio agio da un punto di vista pedagogico. Ho avuto momentaneamente la sensazione di trovarmi in una impasse: come potevamo continuare il laboratorio se le partecipanti si rifiutavano di raccontare le storie? Ma allo stesso tempo ho provato rispetto per il loro desiderio di preservare una tradizione (le donne non raccontano storie davanti agli uomini in pubblico). È stata un’esperienza gratificante perché l’incidente è stato per me un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo nella mia carriera di scrittore di racconti. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Come scrittore contemporaneo francese, parigino, Jean è fortemente influenzato dalla cultura moderna occidentale in cui si parla indipendentemente dal proprio genere. La sua educazione moderna fa sì che consideri le donne pari agli uomini. Hanno lo stesso diritto di parlare con lui, pubblicamente e privatamente. Perché gli uomini devono poter raccontare storie e le donne no? Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 23 Comunque, come scrittore, Jean ha grande rispetto per le tradizioni e per le persone che onorano i propri antenati rispettando le loro tradizioni. Il rifiuto di queste donne ha attirato il suo rispetto perché ha capito che questa tradizione era “quasi parte delle loro fibre corporee!”. Jean resta sempre molto colpito dalle manifestazioni di queste tradizioni. Per lui, onorare questa piccola tradizione che arriva da così lontano è un modo per ricordare il rispetto per diverse generazioni di antenati. Per lui, merita rispetto anche se è in contrasto con i suoi valori, che sono valori di uguaglianza ereditati dai suoi antenati: generazioni di donne che hanno lottato per il diritto di voto in modo da poter far sentire la propria voce in pubblico. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Positiva (il rifiuto è stato educato, e ho un certo rispetto per queste donne che onorano le tradizioni dei loro antenati). 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Seguendo questi laboratori, Jean ha fatto qualche ricerca sull’incidente per capire cosa è successo. Leggendo ha scoperto che di fatto le donne africane raccontano storie solo ai propri figli (con un valore educativo oltretutto) e ad altre donne. Non le hanno mai raccontate a uomini e soprattutto non in pubblico/all’esterno, perché solo gli uomini possono raccontarle (davanti ad altri uomini e a volte ai bambini). Inoltre, la relazione con l’oralità e la storia è diversa in molte culture africane: è più privata, intima. Alcune storie hanno anche una dimensione sacra: non si raccontano mai, a nessuno, in nessun luogo. Vengono raccontate in determinati contesti ( o rituali segreti, ecc.). 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Sì, perché se lo scopo di questi laboratori era raccogliere storie di vita, sarebbe stato complicato per gli scrittori se le partecipanti si fossero rifiutate di raccontare storie. Jean sarebbe stato obbligato ad essere meno presente o addirittura a non partecipare più al laboratorio per permettere di raccogliere le storie. Fortunatamente, era solamente un classico laboratorio di scrittura di racconti che non richiedeva alcuna raccolta. Jean è riuscito facilmente ad adattarsi alla situazione e a trovare un compromesso (le canzoni in francese). Infatti, ha pensato che in questo tipo di situazione non si debba cercare la cosa giusta da dire o cercare di insistere su un punto se non funziona. In questo caso particolare sapeva di avere bisogno di tempo e complicità. Bisognava anche accettare chi erano queste donne e mostrare rispetto per la loro posizione. Jean ha detto che la prossima volta che lavorerà con donne africane, forse assumerà un ruolo secondario per evitare che la sua presenza sia un ostacolo. Ma la cosa migliore sarebbe cercare di investire un po’ di tempo nella creazione di un rapporto di fiducia con questo tipo di pubblico o nella preparazione di laboratori propedeutici per chiedere a chi lavora nelle organizzazioni locali quali sono le caratteristiche culturali del gruppo target in modo da conoscere il contesto e sapere immediatamente, ad esempio, se è meglio non coinvolgere uomini ecc. Dunque, Jean ora sa che quando riceve istruzioni sulla raccolta di storie deve prima sapere se il pubblico desidera parlare e raccontare le storie. Potrebbero esserci vincoli o ostacoli culturali o religiosi. È importante conoscere i requisiti prima, perché raccogliere storie di vita non è possibile con qualsiasi gruppo di partecipante in ogni luogo (in carcere, ad esempio, le persone raccontano dei loro crimini ecc.). Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 24 INCIDENTE CRITICO: “SEDUZIONE” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia 2012] Ambito professionale / educativo Genere / Laboratorio teatrale Zone Sensibili La relazione fra seduzione e sensualità nella comunicazione verbale e non verbale fra le donne africane che vivono ad Emmaus. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Il narratore è francese e ha una notevole esperienza (circa 30 anni) in ambito teatrale. È il direttore di una compagnia teatrale che partecipa a molte attività sociali allo scopo di dare alla popolazione a rischio (persone fisicamente prive di risorse o gruppi psicologicamente vulnerabili) accesso alla cultura e all’arte. Come attore e formatore, lavora regolarmente con persone che stanno ad Emmaus (organizzazione benefica francese che fornisce asilo). Cultura della persona che ha “causato” lo shock Donne africane (di diversi paesi) di età compresa fra 30 e 40 anni. Vivendo ad Emmaus (il centro non è solo per stranieri), queste donne hanno vissuto gran parte della loro vita in strada. La maggior parte di loro non ha famiglia in Francia e vive sola. La data di arrivo in Francia varia da una partecipante all’altra. In genere sono emigrati abbastanza di recente. A seconda del paese d’origine, la religione può essere Islam, Cristianesimo ecc. Descrizione dell’evento Dovevamo rappresentare una scena di La Disputa di Marivaux. Uno dei personaggi iniziava a scoprire l’amore e le strategie di seduzione. Le partecipanti dovevano esprimere questa seduzione che si doveva riflettere nel loro linguaggio del corpo. L’obiettivo era di insegnare loro in che modo una donna può sedurre qualcuno senza essere una “ninfomane”. Per aiutarle a entrare nella parte ho chiesto loro cosa farebbero per sedurre qualcuno. partecipanti non si sentivano per niente a proprio agio. Una di loro (quella che recitava nel ruolo di Eglé) ha deciso di abbandonare il laboratorio e non è più tornata. 1. Caratteristiche dell’evento L’attività si svolge in un rifugio Emmaus. Sono presenti molte persone che non hanno scelto espressamente di partecipare al laboratorio. Le porte vengono lasciate aperte, quindi i passanti vedono il laboratorio e possono scegliere se partecipare o meno. 2. Reazione emotiva Delusione. Questo episodio mi ha fatto capire che oltre al laboratorio teatrale bisogna lavorare molto anche sul corpo. Ho deciso di far svolgere ai partecipanti un’attività parallela in una sfilata di moda. Questo avrebbe attirato la loro attenzione sul corpo e allo stesso tempo avrebbe aiutato ogni donna a coltivare la sua espressione individuale. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Il narratore ha una concezione occidentale del teatro e del rapporto con il coro mentre si recita. In base a quest’idea, l’attore deve mettere il suo corpo al servizio del testo. Inoltre, recitare è un’azione che non coinvolge la persona dietro il personaggio: se cercate di sedurre qualcuno sul palco non vuol dire che lo state facendo davvero”. Recitare è solo un “gioco”. Philippe ha anche notato una mancanza di enfasi sul corpo nella sua cultura, in cui l’intelletto è predominante. Il corpo stesso tende ad essere più presente nelle culture africane (soprattutto Africa Sub sahariana e Nord Africa), anche se i vincoli religiosi e culturali comportano alcuni limiti per quanto riguarda la seduzione e il sesso. Infatti, a suo parere, le ultime tre nozioni sono neutrali o addirittura positive, mentre potrebbero avere una connotazione negativa in alcune culture per ragioni religiose. Dal suo punto di vista, la sensualità e la seduzione fanno parte della vita. Pensa che sia un peccato reprimere questa naturale necessità. Tranne nel caso di alcuni disturbi mentali, la seduzione dimostra che stiamo abbastanza bene con noi stessi da pensare di poter sedurre un'altra Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 25 persona. In teatro, e soprattutto nella “commedia dell'arte”, la seduzione viene espressa dal corpo dell’attore attraverso movimenti del petto e del bacino. Quando un personaggio volge il petto verso un altro è un segno di attrazione erotica. Invece, quando si muove il petto è un segno di attrazione sessuale. Le influenze della commedia dell’arte appaiono in maniera chiara nei personaggi di Molière e Marivaux. Questo è il risultato cui ambiva nei suoi laboratori enfatizzando l’importanza del contributo del corpo. Era anche un modo per incoraggiare i partecipanti a riacquisire una certa fiducia e dimostrare che una donna può sedurre senza risultare una ninfomane (o altro). Ovviamente, in questa circostanza, c’è in gioco anche il concetto di libertà, perché, dal punto di vista del narratore, la seduzione comporta una certa libertà morale e religiosa che è richiesta dalla recitazione (almeno in occidente). 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Piuttosto negative. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Anche se sono ancora abbastanza giovani da poter sedurre qualcuno, queste donne non prestavano attenzione al loro corpo ed erano chiuse e guardinghe a causa di traumi passati ma anche per una mancanza di risorse e soprattutto di autostima. A volte, avendo vissuto per molto tempo in strada, queste donne avevano imparato a nascondere e camuffare il proprio corpo indossando indumenti larghi e pesanti per proteggersi dal freddo e da eventuali uomini che intendessero abusare di loro. Hanno sviluppato un certo rifiuto del corpo, probabilmente già presente nelle loro culture d’origine. Infatti gli aspetti culturali (la modestia pretesa da parte delle donne) impedivano a queste donne di concedersi la pratica della seduzione e della sensualità. Provenendo da un background cristiano o musulmano, queste donne sembravano aver metabolizzato la connotazione negativa che hanno assunto le parole seduzione e sensualità nelle religioni monoteiste. Le donne sorprese nell’atto della seduzione sono considerate ninfomani o peggio. Infine, c’è la nozione di status dell’attore e della finzione: in Occidente, il lavoro dell’attore resta nell’ambito della finzione. Sentimenti e gesti non hanno relazioni con la persona che recita e non hanno implicazioni morali. Questo non vale per le altre culture, in cui il limite fra realtà e finzione non è definito in maniera chiara. Nel caso specifico della partecipante in questione, Philip pensa che dopo tutto questo lavoro sul corpo lei ovviamente non volesse continuare a recitare perché ci si era spinti troppo oltre per lei alla luce del suo contesto culturale di riferimento (il posto che spetta al corpo nella sua cultura di origine) e le sue esperienze sulla strada. Essendo abituata a nascondere (o rinnegare) il suo corpo, aveva paura di rivelare se stessa mentre recitava. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Sì, è importante ripristinare il concetto di “cultura innata” e la sua posizione centrale all’interno dei processi di trasformazione cognitiva, motoria, sensoriale ed estetica. Dunque è fondamentale che un formatore adatti i suoi metodi ed esercizi al pubblico target: - Acuta capacità di osservazione (per individuare la manifestazione di differenze incluse quelle non verbali) - Empatia: invece di ignorare la manifestazione di una differenza o costringere l’altro a rispettare le condizioni di un esercizio, dovremmo cercare di metterci nei panni dell’altra persona per comprendere qual è il problema. - Abilità di trattativa: cercare di trovare un compromesso che permetta di trovare una soluzione per questa differenza. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 26 INCIDENTE CRITICO: “LABORATORIO TEATRALE” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012] Ambito professionale / educativo Genere / Scrittore di storie in visita Zone Sensibili Domande artistiche sul genere e commistione delle sfere pubblica e privata. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Francese, 59 anni. 10 anni di esperienza come scrittore di storie. Esperienza pregressa come attore. Organizza laboratori/corsi di formazione sulla scrittura di storie. Progetto professionale: costruire un corso di formazione unendo la scrittura di storie e l’insegnamento della lingua francese per stranieri. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Un numero non specificato di padri e giovani uomini di diverse età di origine Africana. (Nordafricani e dell’Africa Sub sahariana). Descrizione dell’evento Quando facevo l’attore, ho organizzato un laboratorio teatrale di 6 settimane a Bobigny per giovani con difficoltà professionali e sociali. Questi laboratori venivano pagati da Pôle Emploi (agenzia nazionale francese per l’impiego) e miravano a motivare i giovani di età compresa fra 16 e 25 anni che avevano abbandonato la scuola e/o erano disoccupati. Abbiamo inventato un gioco insieme e organizzato due performance: una per gli insegnanti e gli altri studenti e una per le famiglie. Quest’ultima si è svolta ai piedi della torre di Bobigny. Avevo chiesto ai giovani partecipanti di venire insieme alle loro famiglie: padri, madri, fratelli e sorelle. Solo le donne sono venute con i figli piccoli. I fratelli, le sorelle e gli adolescenti guardavano da lontano, ai piedi della torre, dall’altra parte della piazza, in fila. Riesco ancora a vedermi mentre gli facevo segno di raggiungerci. Loro, educatamente, hanno fatto segno di no. Poi ho chiesto ai giovani che erano con noi perché hanno rifiutato di venire e mi ha detto che gli uomini (giovani adulti e padri) non sarebbero venuti mentre le madri erano presenti, perché non si mescolano le relazioni private con il pubblico. Se si fossero uniti a noi si sarebbero dovuti mettere dietro e non insieme alle madri, perché “si sarebbero vergognati…”. 1. Caratteristiche dell’evento È accaduto in una stanza in cui sono state tolte le sedie. La sala era in un atrio utilizzato dalle associazioni locali in cui si svolgevano diverse attività. C’era un biliardino nella sala, degli scaffali con libri ai lati, computer, un campo di volàno ecc. Si svolgevano anche laboratori su come scrivere un curriculum e tante attività diverse per giovani, donne e famiglie in generale. 2. Reazione emotiva Mi sono sentito leggermente deluso e un po’ confuso fin quando gli stessi studenti non mi hanno fornito una spiegazione. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Come artista parigino contemporaneo, Jean è radicato nella cultura occidentale moderna in cui l’arte prescinde dal genere. La sua educazione moderna fa sì che veda le donne come pari agli uomini. Perché un uomo dovrebbe vergognarsi di farsi vedere con la moglie in pubblico? Va contro i suoi valori. I valori di uguaglianza fra i sessi che ha ereditato dai suoi antenati: generazioni di donne che hanno lottato per il diritto di voto, per avere il diritto di mostrarsi in pubblico in una situazione di parità rispetto agli uomini. Tuttavia, Jean è consapevole di dover ignorare le sue idee, per non parlare dei suoi presupposti. Fortunatamente, il suo potenziale di adattamento e la capacità di ascoltare gli altri (risultato della partecipazione a diversi corsi di formazione sulle tecniche di ascolto) lo aiutano. Era molto attento ad ascoltare ciò che veniva detto nella sala e ad osservare le espressioni e capiva di trovarsi in un contesto radicalmente diverso da quello al quale era abituato (vive nei sobborghi e viene da un background Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 27 borghese). Il primo giorno del workshop era molto attento al suo lavoro, perché sapeva di non trovarsi nel suo “territorio” e di essere accettato solamente come artista in visita coinvolto nella formazione ASSEDIC. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Neutrale, leggermente negativa 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Non sappiamo se ci sia una dimensione religiosa in questo incidente per quanto riguarda la questione di uomini e donne che si mescolano. Tuttavia, sappiamo che è una concezione culturale molto speciale dell’arte. Al di fuori di questi laboratori, Jean ha incontrato giovani della zona (fratelli e cugini dei partecipanti) e ha cercato di invitarli a workshop. Hanno rifiutato, dicendo che queste cose erano per donne, bambini (considerati asessuati) o uomini effeminati. È un fenomeno culturale piuttosto comune (anche nella società occidentale in alcune categorie sociali) che associano l’arte al genere femminile (o agli omosessuali), all’emotività, al “poco serio” e quindi al “codardo”. La pratica dell’arte diventa quindi indegna di un uomo che ci tenga a preservare la sua immagine virile. Gli adolescenti, in particolare, cercano di tenere le distanze dalle loro madri, segno della transizione dall’infanzia all’età adulta (dalla fase infantile a quella di uomo). In occidente, le madri spesso perdono rapidamente questo potere, mentre le madri africane e magrebine lo mantengono a lungo, a volte fino a dopo le nozze. La loro parola è legge e viene rispettata dai figli, anche in età adulta. Gli adolescenti, quindi, hanno bisogno di questa distanza per affermarsi come persone, per approdare all’età adulta e per esercitare il loro potere di uomini fuori dall’ombra della “mamma”. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? No, nulla di tutto questo. La presenza delle persone in questione non era necessaria per il laboratorio e per le attività da svolgere perché non ne facevano parte. Sarebbe stato un problema se fosse stato un laboratorio per famiglie, perché non saremmo stati in grado di stare insieme in un luogo per svolgere la stessa attività artistica. INCIDENTE CRITICO: “INCONTRO ALLA CASA DELLA CULTURA TURCA” [Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012] Ambito professionale / educativo Genere / Educazione Interculturale Generale Zone Sensibili Relazioni fra i generi in pubblico. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Il narratore è un assistente sociale, 45 anni al momento dell’incidente. L’assistente sociale è abituato ad occuparsi di integrazione nelle sue attività professionali. In passato ha avuto contatti con le minoranze etniche nella società locale, ma non ha familiarità con le visite di rappresentanti di minoranze etniche nel loro ambiente. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Alcuni uomini e donne turche nella Casa della Cultura Turca in Danimarca. Descrizione dell’evento Dovevo fare un discorso presso la Casa della Cultura Turca locale per promuovere un nuovo progetto congiunto per la comunità. Ero accompagnato da una collega di origine iraniana. Il nuovo progetto avrebbe coinvolto uomini e donne appartenenti a minoranze etniche della società locale. Quando io e la mia collega siamo arrivati alla Casa della Cultura Turca, la sala conferenze era già piena di uomini, ma non c’erano donne. Sono rimasto sorpreso, perché mi aspettavo di vedere e di parlare con uomini e donne, in maniera coerente con l’idea del progetto. Ho chiesto ad uno dei relatori della comunità Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 28 turca perché non ci fossero donne presenti. Ha risposto che le donne erano presenti, ma erano sedute dietro una tenda. 1. Caratteristiche dell’evento L’incidente ha avuto luogo presso la Casa della Cultura Turca, in una sala conferenze piuttosto ampia. Oltre al narratore e alla sua collega, l’assemblea comprendeva circa 50 uomini seduti in fila nella sala conferenze. Le donne presenti non potevano essere contate, perché erano nascoste dalla tenda. 2. Reazione emotiva Per il narratore era molto strano e alienante parlare con dei partecipanti seduti dietro una tenda e dunque non visibili. Questa sensazione di alienazione era esasperata dal fatto che il discorso era indirizzato in particolare alle donne e parlava del nuovo progetto locale che veniva annunciato durante l’incontro. Il narratore si è sentito molto a disagio in quella situazione. Era anche confuso e un po’ smarrito perché lui e la sua collega non avevano la possibilità di dialogare con le donne sulle loro necessità e aspettative relativamente al nuovo progetto. Non ha ottenuto alcun feedback come, invece, si sarebbe aspettato dall’incontro. Tutti i suoi progetti su una discussione e consultazione democratica sono andati in fumo. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Innanzitutto: una comunicazione aperta e democratica non era possibile. Il narratore e il suo collega non hanno avuto la possibilità di ricevere un feedback dalle partecipanti. Essendo un assistente sociale abituato a lavorare in contesti vulnerabili aveva forti convinzioni sulle forme di comunicazione democratica e sull’emancipazione delle donne nel processo decisionale a livello delle comunità locali. Era un sostenitore di modelli “bottom-up” piuttosto che modelli “top-down” troppo rigidi nelle questioni relative alla comunità. In particolare desiderava instaurare una fiducia e una prassi di inclusione da parte dei cittadini delle minoranze etniche nella società locale. Tutti questi principi erano fortemente minacciati, e il narratore si è reso conto che la comunità locale turca non seguiva le stesse regole sui diritti democratici delle donne. Invece, il narratore ha potuto assistere ad un esempio di divisione di genere che in molti anni di lavoro non aveva mai visto. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Il narratore aveva un’immagine negativa dei partecipanti maschi, perché si sentivano chiaramente in una posizione dominante rispetto alle donne in maniera patriarcale, rendendole letteralmente invisibili e dunque trattandole come statue silenziose. Il narratore, come uomo danese “moderatamente” moderno, ha provato dispiacere per le donne, private della loro indipendenza e della possibilità di esprimere le loro reazioni e aspettative sul nuovo progetto, una materia che riguarda la loro vita quotidiana. Allo stesso tempo, il narratore si sentiva inutile, perché non sapeva come protestare e insistere perché le donne potessero partecipare in maniera diretta all’incontro. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Forse le donne devono essere coperte in presenza di altri uomini. Ma può anche darsi che questo particolare ambiente di immigrati fosse particolarmente tradizionalista e vecchio stampo nel rispetto della divisione di genere. Uomini e donne sono spesso separate nei paesi musulmani in pubblico e in molte situazioni della vita quotidiana private: quando pregano nelle moschee, alle manifestazioni politiche, sugli autobus e sui traghetti, quando nuotano ecc. A volte, le donne vivono addirittura in zone separate della casa. È un precetto religioso e un segno di fedeltà religiosa come indossare il velo islamico. Nel caso dell’incidente critico, le donne turche sono immigrate e potrebbero aver bisogno di continuità nella loro pratica religiosa, evolvendosi in un paese i cui valori sembrano così distanti da quelli del loro paese d’origine. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 29 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? È un problema se un uomo non può fare una conferenza con donne musulmane su argomenti che riguardano il loro benessere e il benessere della loro famiglia. Ma, in secondo luogo, l’incidente riflette anche la necessità di una più forte sensibilità per lo “status quo” nelle comunità musulmane più tradizionali, che funzionano come “società parallele” senza molti scambi sociali e culturali con la società circostante. In questo caso, il narratore avrebbe potuto suggerire che la sua college donna potesse andare dietro la tenda e comunicare in modo più diretto con le donne. In realtà, dopo, il narratore e la collega sono riusciti ad organizzare un incontro speciale per le donne, al quale erano presenti solo le assistenti sociali donne. È stato un gran successo e l’inizio di una buona collaborazione per gli anni successivi. Così, il riconoscimento iniziale delle regole locali nella comunità turca potrebbe aver posto le basi per una collaborazione fra le comunità che appartengono a una minoranza etnica e le autorità locali, che ha coinvolto anche le donne in un secondo momento. INCIDENTE CRITICO: “AVAMBRACCI COPERTI” [Raccolto da: MHT Consult, Danimarca 2012] Ambito professionale / educativo Genere / Sessualità / Educazione Interculturale Generale Zone Sensibili Restrizioni religiose e legate al genere sull’esposizione di parti del corpo in pubblico. Considerazione di tutte le parti del corpo femminile dal punto di vista sessuale. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Un uomo danese, direttore del Centro di integrazione locale. Il direttore aveva 62 anni a quel tempo, era sposato e aveva figli adulti e nipoti. Anche la moglie del direttore era conosciuta all’interno del Centro di Integrazione. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Una donna palestinese di quasi quarant’anni, una delle studentesse adulte e utente del Centro di Integrazione. La donna palestinese ha un background musulmano. È sposata e nella sua famiglia ci sono molti bambini. Descrizione dell’evento In qualità di direttore del Centro di Integrazione una volta, nel tardo pomeriggio, stavo partecipando alle attività senza che fossero presenti insegnanti e supervisori adulti donne. Le donne che frequentavano il centro se ne erano andate tutte tranne una, che di solito si tratteneva fino al tardo pomeriggio fin quando non veniva a prenderla il marito. La donna in quel periodo soffriva di depressione, ma aveva deciso insieme al marito e al suo assistente che sarebbe stato per lei utile uscire da casa per qualche ora al giorno, anche quando le altre donne se ne erano andate. Così passavano un paio d’ore insieme con uno o due insegnanti, mentre suo marito faceva la spesa e andava a prendere i figli all’asilo ecc. Suo marito era molto contento di questa soluzione e aveva un’ottima opinione sul Centro di Integrazione. Sapeva anche che la gestione del Centro era affidata a un uomo più grande. L’incidente ha avuto luogo d’estate, e quel pomeriggio in particolare c’era molto sole e faceva caldo. Ma la donna, come sempre, indossava un velo e un lungo vestito nero. Quindi, prima di lasciare il Centro per una riunione di lavoro, le insegnanti l’avevano convinta a sedersi fuori al sole con gli avambracci scoperti. Oltre al caldo, un altro motivo era che questa donna – come molte altre donne immigrate del Centro – soffriva di carenza di Vitamina D. Conoscendo la sua situazione, volevo comunicare con lei e chiederle se aveva bisogno di qualcosa da bere o mangiare ecc. quindi, sono uscito dal Centro per sedermi un po’ accanto a lei. Ma non appena mi ha Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 30 visto, ha rapidamente coperto le braccia e sembrava spaventata. 1. Caratteristiche dell’evento In questa situazione erano presenti due persone: Un insegnante danese direttore generale del Centro di Integrazione, che sostituiva il personale che solitamente era lì il pomeriggio ma che tutti gli utenti del Centro conoscevano. Una donna palestinese che frequentava il Centro a condizioni speciali, dunque dopo i normali momenti formativi e l’orario di apertura, a causa della sua malattia e della sua situazione familiare. La donna era seduta fuori dal Centro di Integrazione, e l’insegnante/direttore è uscito per comunicare con lei e assisterla facendo il suo lavoro. La donna conosceva già il direttore ed era informata del fatto che sarebbe stato presente tutto il pomeriggio, mentre le insegnanti avevano una riunione di lavoro altrove. 2. Reazione emotiva Il direttore ha avuto una sensazione molto strana, perché la sola presenza della sua persona sembrava rappresentare una minaccia per la donna. Come professionista con un’esperienza psicologica e pedagogica pluriennale, voleva aiutarla e assisterla. Ma ha reagito come se fosse un nemico. Il direttore non si è neanche accorto che la donna aveva gli avambracci scoperti e non si sarebbe mai sognato di toccarla o di sedersi troppo vicino contro la sua volontà. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? In un certo senso il direttore si è sentito professionalmente limitato: le sue solide competenze professionali non potevano essere utilizzate a causa del suo genere. Inoltre, si è sentito stigmatizzato in quanto uomo, come se dovesse automaticamente avere un interesse sessuale verso la donna alla vista dei suoi avambracci. In un certo senso si è sentito ridotto ad una “creatura sessuale”, un uomo che si preoccupava solo del corpo e della sessualità della donna. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Il direttore si è dispiaciuto per la donna, perché non poteva permettersi di prendere un po’ di sole sulle braccia se era presente un professionista uomo. Ha pensato che la donna avesse accettato di essere in un certo senso una vittima delle tradizionali restrizioni e degli obblighi religiosi e culturali. Il direttore ha anche avuto la sensazione che la donna avesse reagito in modo da ostentare un turbamento che non corrispondeva necessariamente a ciò che provava realmente sul fatto di esporre i suoi avambracci. Il direttore, ad intuito, ha avuto l’impressione che la sua reazione fosse un modo per attirare l’attenzione. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) La norma principale potrebbe essere che le donne musulmane, in teoria, devono coprirsi quando si trovano fuori dal contesto familiare. Questa norma che ha carattere generale, vale in maniera particolare quando è presente un altro uomo. Esporre qualsiasi parte del corpo, anche gli avambracci, può essere visto come un modo di ostentare la sensualità della donna e può rappresentare un comportamento lascivo che nei casi peggiori sconfina nell’adulterio. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Gli avambracci esposti sono diventati da una parte il simbolo della sessualità della donna proibita e seducente, ma dall’altra la situazione può essere interpretata come una visione meramente sessuale del corpo femminile, che in questo caso la donna si autoimpone. Da un punto di vista interculturale, si può dire che la donna con la sua reazione faccia propria la condanna e l’atteggiamento ambiguo tradizionale dell’uomo verso la sessualità femminile. Il professionista danese, da parte sua, si sente coinvolto in un dilemma, nel quale in qualche modo è costretto a riflettere sulla donna come creatura sensuale. Senza volerlo, diventa parte di un “gioco di genere” culturale che probabilmente non sarebbe nato se la donna avesse esposto altre parti del corpo. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 31 Dunque, in un certo senso, i protagonisti sono entrambi vittime di norme culturali e legate al genere che impediscono loro di comunicare normalmente come persone adulte. Possiamo anche aggiungere che il marito palestinese musulmano voleva davvero che la moglie frequentasse il Centro di integrazione, anche se era perfettamente consapevole del fatto che poteva incontrare personale di genere maschile. Era preoccupato del suo isolamento causato dalla depressione, e sembra che approvasse qualunque forma di comunicazione con professionisti uomini e donne che potesse facilitare la sua situazione. Nonostante questo, la donna ha scelto di reagire in base a diverse regole generali in questa situazione. La sua reazione riflette il fatto che le persone in una certa misura possono scegliere la loro identità etnicoculturale, in base al modo in cui funzionano a livello locale i principi e il controllo sociale. Forse i principi validi a livello locale hanno spinto questa donna a scegliere un’interpretazione piuttosto rigida e obbligatoria dei precetti religiosi in questa situazione, in cui era costretta a passare del tempo sola con un uomo danese. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 32 INCIDENTE CRITICO: “SODDISFAZIONE” [Raccolto da: KVG, Belgio, 2012] Ambito professionale / educativo Genere / Sessualità / Disabilità Zone Sensibili Concezione del corpo, sessualità, disabilità, relazioni di genere, tabù dell’incesto, limiti dell’assistenza alla persona. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Giovane donna, belga, cattolica, eterosessuale, nessuna disabilità, di mentalità aperta. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Madre di un ragazzo affetto da diverse disabilità fisiche, età media, cattolica, di mentalità aperta, belga. Descrizione dell’evento Sto frequentando un corso sulla disabilità e la sessualità. E’ presente la madre di un ragazzo di 28 anni con diverse disabilità fisiche. Vivono insieme al padre e i due fratelli. La madre racconta che il figlio, alcuni anni fa, ha sentito il bisogno di essere soddisfatto sessualmente. La famiglia ha invitato in casa diverse donne, per lo più disabili. Nonostante ciò il ragazzo non si sentiva a proprio agio, perché non le conosceva. Dopo una breve consultazione tra i membri della famiglia, si è deciso che sarebbe stata la madre ad occuparsi del figlio per dargli piacere sessuale. 1. Caratteristiche dell’evento Erano presenti più di 200 persone. Tutti i partecipanti erano degli esperti del settore. Io conoscevo soltanto un mio collega. Non conoscevo la madre. Ha raccontato la sua storia in un grande auditorium. Era seduta nelle prime file. Era un corso di apprendimento per esperti del settore. I presenti non conoscevano la donna, hanno solo ascoltato la sua testimonianza. Dopo questa testimonianza, le persone sono state divise in gruppi per poter discutere e apprendere di più sulla sessualità e la disabilità. Non erano tenuti a dare una soluzione al problema o una propria interpretazione del fatto. Potevano fare delle domande alla madre, come è di fatto accaduto. Una delle domande è stata: “cosa provi nel dare piacere sessuale a tuo figlio?” E poi: “Cosa pensi di queste domande negli istituti? Questo tipo di servizio dovrebbe rientrare tra le mansioni di persone che lavorano negli istituti?”. 2. Reazione emotiva Stupore e non mi sentivo a mio agio. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Rispetto ed integrità del corpo. Limiti dell’assistenza. Il tabù dell'incesto: nella maggior parte delle culture i rapporti sessuali con i membri della famiglia è uno dei tabù più forti. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? La madre vuole aiutare suo figlio - non importa come, decisione che si può solo rispettare. La domanda qui è solo se questo modo di agire sia corretto, anche senza considerare che sia una richiesta del figlio e che il resto della famiglia ne è a conoscenza e condivide. La madre non causa un’immagine negativa, ma è difficile da accettare. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Empatia, rispetto dei bisogni dell’altro. La sessualità è subordinata alle emozioni umane e risponde ai bisogni d qualcuno con il quale si è emotivamente molto legati. La sessualità viene trattata come una semplice funzione corporea, in un certo modo indipendente dalle emozioni “romantiche”. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Sessualità e disabilità sono tutt’oggi argomenti tabù di cui è difficile parlare. Le serate di Formazione/informazione per le famiglie, gli amici, gli assistenti ed i portatori di handicap stessi ,danno Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 33 molta importanza al problema ed al fatto che le persone dovrebbero essere più aperte al dialogo, più disposte a comunicare. Anche perché il concetto di sessualità è molto diverso quando si parla di persone affette da handicap; esperti nel settore e assistenti dovrebbero prestare più attenzione a ciascuna persona, inclusa l’intera famiglia, cercando di abbandonare le tradizionali definizioni sociali di sessualità. Si riflette, inoltre, su quanto lontano il lavoro di assistenza possa andare. Quali siano i suoi confini e limiti. Fin dove una persona sia disposta a spingersi rimanendo però fedele ai propri valori. INCIDENTE CRITICO: “COMING OUT” [Raccolto da: Ars Erotica Foundation, Ungheria, 21 Aprile 2012] Ambito professionale / educativo Genere / Sessualità / LGBT Zone Sensibili Dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale- dove, quando e come, ruoli sociali personali: sfera professionale versus sfera privata. Cultura della persona che ha vissuto lo shock I sistemi di riferimento dei due protagonisti sono più o meno gli stessi. Rilevanti per la testimonianza sono le seguenti aree: orientamento sessuale, come dichiararsi; limiti e contesti del coming out. Donna di 34 anni, lesbica, ceto sociale medio, istruita, attivista per il LGBT, trainer, madre, impegnata in una relazione. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Donna di 31 anni, lesbica, ceto sociale medio, istruita, di città. Descrizione dell’evento L’evento si è svolto alcuni giorni fa ad un corso di sensibilizzazione e comunicazione per gli operatori sociali, durante una sessione riguardante i gruppi minoritari, in un esercizio di riscaldamento. Stavamo giocando ad “Fai un passo in avanti”, un esercizio in cui ciascun partecipante prende una carta di ruolo e deve rispondere a delle domande sugli stereotipi che riguardano le minoranze, il tutto dalla prospettiva del personaggio (appartenente alla minoranza) indicato sulla carta. Nella parte valutativa, ho chiesto al partecipante che doveva interpretare il ruolo di “lesbica” in quale contesto aveva collocato il suo personaggio. Lei rispose che non avrebbe dovuto usare molta immaginazione in quanto lei era di fatto lesbica. 1. Caratteristiche dell’evento L’esercizio serviva per introdurre il discorso sulle minoranze. Serve a fare una mappatura delle relazioni (pregiudizi impliciti o espliciti) riguardanti le minoranze; nel corso dell’esercizio, ai partecipanti (in questo caso 21) viene chiesto di illustrare le qualità aggiuntive (la carta specifica uno o due tratti distintivi) che hanno deciso di prendere in considerazione per la costruzione del personaggio. Il trainer (il narratore) stava chiedendo come avessero risposto alle domande poste al loro personaggio. Dopo il coming out della donna, la parte valutativa è proseguita come al solito. Successivamente, però, quando si è iniziato a trattare il tema delle lesbiche, la donna ha lasciato la stanza per rientrare soltanto alla fine della discussione. 2. Reazione emotiva A due partecipanti è toccato interpretare il ruolo di omosessuale (ad uno è toccato la carta di lesbica e all’altro di gay).Per un momento rimasi scioccata. Temetti più per me che per loro. Prosegui col fare domande come al solito e chiesi a chi altro fosse toccata la carta da omosessuale (fino a quel momento lei ne era l’unica in possesso); dopodiché dissi loro che l’argomento sarebbe stato trattato successivamente più in dettaglio. Paura, conflitto. Perché ho avuto paura? Perché ho sentito l’urgenza di dichiararmi, fare coming out ( come per empatizzare). Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 34 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Empatia, rafforzamento di alcune particolari identità: Quello della salvaguardia della propria privacy potrebbe essere un tema rilevante. Rientra tra i compiti dell’educatore sessuale/ trainer interculturale rivelare ogni aspetto della propria identità nel tentativo di incoraggiare certi profili e provvedere a rafforzarli? Oppure il trainer/ricercatore si deve preservare, riservandosi una certa privacy? Separazione tra sfera professionale e sfera privata, salvaguardia della propria identità: In una situazione di formazione sarebbe appropriato che il narratore non parlasse di un suo coinvolgimento personale con un qualsiasi gruppo minoritario, ma soltanto del suo coinvolgimento professionale. Un trainer dovrebbe mantenere le distanze da qualsiasi gruppo minoritario, mantenere un punto di vista equo e distanziato. Questa è l’unica situazione in cui provare ad essere un “estraneo” può essere considerato valido. Nel corso della vita di tutti i giorni, poi, un atteggiamento di apertura è comunque positivo. Questi due approcci hanno portato ad un serio conflitto di valori. Professionalità?: Reagire bene al “coming out” di un partecipante. Il narratore parla dell’urgenza di fare coming out come mezzo per poter empatizzare con la donna. Ad ogni modo, ci potevano essere altri modi per condividere il coming out del partecipante senza dover per forza rivelare la propria omosessualità. La situazione un po’ imbarazzante non le ha consentito di trovare una soluzione alternativa, pertanto ha continuato con il debriefing come al solito. E’ probabile che abbia sentito il bisogno di qualcosa. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? La donna si è mostrata coraggiosa. Il narratore ha apprezzato la semplicità con cui l’ha detto. Sebbene al narratore lei piacesse (fenomeno del Gaydar, basato su semplici stereotipi), da quel momento in poi il narratore ha iniziato a rispettarla. Sin dall’inizio è apparsa come una donna molto sicura di sé e l’evento ha perfino rafforzato questa opinione del narratore. Senso di appartenenza- non soltanto perché era lesbica ma anche perché ha dichiarato di esserlo. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Missione volta ad accettare/incoraggiare certe particolari identità Il fatto che un partecipante avesse fatto coming out in modo del tutto semplice e naturale, ha portato il narratore alla conclusione che tutti loro stessero condividendo dei valori. Come un partecipante del corso di formazione, anche il narratore in genere reagisce in modo simile. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? “E’ da sottolineare principalmente l’aspetto professionale della questione. Mi sono stupita della mia stessa reazione: ho notato un partecipante avere una reazione che in genere è molto simile alla mia e stranamente - in quanto destinatario- ne sono rimasta sorpresa. Devo fare qualcosa a riguardo , ma per il momento non so bene cosa.” Spesso, esperti attivi nella ricerca e nella formazione, in settori come quello dell’interculturalità o della sessualità, vivono una forte conflittualità tra valori / priorità, come: a) La salvaguardia della privacy versus l’incoraggiamento/rafforzamento di certe particolari identità. b) Il bisogno di neutralità/oggettività versus il bisogno di sensibilizzare o comunque appoggiare la loro missione in generale. c) Sfera professionale versus sfera privata. Non c’è un manuale d’istruzioni da seguire e pensare di redigerne uno non è neanche una grande idea. Infatti, a seconda dei casi, oscillazioni tra la sfera privata e quella professionale possono rivelarsi delle risorse preziose durante le attività di ricerca/formazione. Ad ogni modo il trainer/ricercatore deve di volta in volta valutare le possibili situazioni conflittuali ed essere preparato per gli eventuali conflitti/minacce di identità. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 35 INCIDENTE CRITICO: “PRIVACY LESBICA” [LABRISZ Lesbian Association, Raising awareness about homosexuality] [Raccolto da: Ars Erotica Foundation – Ungheria, 2012] Ambito professionale / educativo Genere / Sessualità Zone Sensibili Relazioni fra generi, identità-orientamento sessuale, relazioni di potere, punto di vista politico. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna di 37 anni, lesbica, ricercatrice di sinistra, ha una relazione. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Ragazze adolescenti eterosessuali, studentesse di un liceo classico. Descrizione dell’evento Nell’ambito del mio lavoro a scuola stavo facendo dei colloqui con 3 o 4 studenti, ponendo loro domande sulla sessualità, e spesso anche loro mi facevano delle domande personali. In questa situazione dovevo decidere quando volevo rivelare su me stessa e sul fatto che avessi una relazione lesbica. In un gruppo, ad esempio, le ragazze mi hanno chiesto se avevo un ragazzo, se volevo avere figli, e volevano sapere altri dettagli sulla mia relazione. Dato che all’inizio del colloquio ho detto loro che potevano farmi domande dovevo rispondere. Nella risposta mi riferivo alla mia partner come se si trattasse di un uomo. Ho pensato che se avessero scoperto che ero lesbica questo avrebbe minato la mia ricerca. Quindi ho ritenuto di dare la priorità a quest’idea piuttosto che alla sincerità. Quando le ragazze hanno sentito che avevo un ragazzo ma che non volevo figli sono rimaste shockate, e hanno detto che probabilmente non ne volevo perché il mio compagno non ne voleva. Per me è stato uno “shock culturale” vedere che le teenager considerano le relazioni una gerarchia fra uomo e donna e che per loro è ovvio che tutte le donne vogliano figli. 1. Caratteristiche dell’evento Questo incidente e altri incidenti simili si sono verificati fra il 2009 e il 2011 in alcune scuole superiori a Budapest, in classi vuote nelle quali, durante i colloqui, vi era un’atmosfera intima e protetta sempre all’interno dell’edificio scolastico. Eravamo in 5: io e 4 studentesse. 2. Reazione emotiva Dovevo prendere una decisione in poco tempo riguardo a quanto volevo rivelare sul mio conto in quella situazione. Ero sotto pressione perché c’era poco tempo. La situazione mi ha riempito di dubbi e incertezze, così come qualsiasi altra situazione in cui devo agire in velocità. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Onestà, coerenza, credibilità professionale e personale, rischio di perdere il controllo sulla situazione come ricercatore, reciprocità. Oggettività vs Onestà vs Attivismo? Missione di sensibilizzazione? I ricercatori, di solito, non devono influenzare/interferire con i risultati della loro ricerca, a meno che questa interferenza non sia un fattore che fa parte della metodologia di ricerca. Allo stesso tempo, come ricercatrice lesbica di sinistra, la narratrice forse sentiva la necessità di rendere esplicita la sua posizione sulle sue preferenze sessuali, ma anche le sue opinioni riguardo alle dinamiche di potere in una coppia eterogenea. Rispetto dei confini personali, equilibrio fra mantenere la distanza ed essere aperti, “credibilità professionale e personale”? Oltre alla potenziale interferenza dei risultati di ricerca, potrebbe essere pertinente anche la questione della protezione della privacy. Fa parte della descrizione del lavoro di un educatore sessuale /formatore interculturale il fatto di svelare tutti gli aspetti della sua identità per promuovere queste identità e contribuire a sostenerle? O si dovrebbe mantenere un certo livello di privacy per proteggere la persona del formatore/ricercatore? Neutralità=eteronormatività? Infine, un terzo livello di tensione può essere quello fra l’aspettativa soggettiva dei ricercatori su una società eteronormativa e la supposizione della narratrice che, per essere Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 36 neutrale, debba “integrarsi” e dichiararsi eterosessuale, conformandosi alle (presunte) aspettative di una società eteronormativa. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? L’incidente non ha modificato la mia idea sugli studenti a colloquio, ma sono contenta di essere riuscita a creare un clima di apertura in cui si sono sentiti liberi di pormi domande. Questo significa che parlavano apertamente anche di se stessi. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Eteronormatività, - non sappiamo! La narratrice ha evitato la possibile esplosione di tensioni fra l’approccio etero normativo e multiculturale evitando la situazione e dichiarandosi eterosessuale. L’unica fonte di tensione che è davvero emersa riguarda le aspettative delle ragazze sulle donne, le quali, secondo loro, vogliono tutte figli e l’unica ragione accettabile per non volerne è che il partner maschile non ne voglia. Varcare i confini del proprio ruolo, anche se sono stata io a incoraggiarli. Tutte le donne vogliono figli: Le ragazze coinvolte nell’incidente hanno un’interpretazione chiara del motivo per cui una donna in una coppia non desideri avere figli: probabilmente è perché il marito non ne vuole. Questa logica si basa sul preconcetto che le donne, per natura, vogliano avere figli, come se il ruolo di madre fosse una parte inevitabile del ruolo della donna. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Mi ha aiutato a riflettere sulla mia posizione di ricercatrice e ha fatto emergere la seguente questione: fino a che punto devo corrispondere alla percezione che gli altri hanno di me per raggiungere il mio obiettivo (es. fare un buon colloquio). Generalmente, i professionisti coinvolti nella ricerca/formazione nell’ambito dell’interculturalità o della sessualità devono gestire la tensione fra diversi valori, necessità, ovvero: a) Fra il mantenimento della privacy e la promozione/empowerment di diversi profili b) Fra la necessità di neutralità/oggettività e la necessità di sensibilizzazione e la loro missione in generale c) Fra professionisti e sfere personali. Potrebbe non esserci una ricetta generale, anzi forse fornire una ricetta generale non sarebbe neanche una buona idea. Di fatto, puntualmente, a seconda del caso, uno spostamento dalla sfera professionale a quella personale può essere una risorsa nell’attività di ricerca/formazione. In ogni caso il formatore/ricercatore deve valutare i valori in conflitto ed essere pronto a possibili conflitti/minacce sull’identità. INCIDENTE CRITICO: “SPECCHIO TRANSGENDER” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia 2012] Ambito professionale / educativo Sessualità / Educazione Interculturale generale Zone Sensibili Comunicazione non verbale e relazione di una donna transgender con il suo corpo. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna marocchina di 27 anni. Eterosessuale. Di sinistra, studia comunicazione interculturale. Lavora per un’associazione specializzata in interculturalità, ha contribuito all’organizzazione di laboratori sulle differenze culturali riguardo alla relazione con il corpo cui hanno partecipato altre persone interessate a questo tipo di differenze. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 37 Cultura della persona che ha “causato” lo shock G. è una donna transgender, probabilmente di circa 40 anni. Da quanto ha capito il narratore ha cambiato da poco la sua identità sessuale da maschile a femminile. Descrizione dell’evento Poiché si trattava di un laboratorio sul corpo l’idea era di fare degli esercizi di riscaldamento che permettessero ai partecipanti di incanalare la loro energia, che migliorassero la concentrazione e che dessero maggiore spazio al corpo, che spesso è dominato dall’intelletto. Prima abbiamo organizzato un gioco in cui ogni partecipante doveva dire il proprio nome accompagnandolo ad un gesto a scelta. Il gesto doveva aiutare i partecipanti a memorizzare i nomi degli altri. Ho notato che G. ha esitato più degli altri partecipanti e che il gesto che ha scelto alla fine era la prova di questa indecisione (si è grattata la testa tenendo gli occhi bassi con un sorriso nervoso). Come facilitatore, ho chiesto ai partecipanti di mettersi a coppie e svolgere alcune attività divertenti, fra cui quella dello “specchio”. Questa attività consisteva nell’imitare i gesti del partner e vice versa. La persona che veniva imitata doveva muoversi liberamente senza ricevere istruzioni. Il mio partner, la donna transgender, era incapace di compiere anche il gesto più semplice. Rimaneva ferma con un sorriso imbarazzato e gli occhi fissi sul pavimento. Sembrava che stesse riflettendo sul primo gesto da fare, ma era chiaramente incapace di trovarne uno che fosse adatto a lei. Per rassicurarla, le ho detto che poteva muoversi in qualsiasi modo e che non doveva rifletterci così tanto. Dopo qualche secondo ha iniziato a fare qualche timido movimento, interrotto da brevi momenti di riflessione. Ha iniziato a sentirsi sempre più a suo agio, soprattutto quando è arrivato il suo turno per imitare i movimenti. 1. Caratteristiche dell’evento Il laboratorio sulle differenze culturali nella relazione con il corpo si è svolto in una grande stanza di circa 30m². La squadra composta da 3 facilitatori aveva spostato tavoli e sedie per creare uno spazio libero abbastanza esteso da consentire lo svolgimento di esercizi e l’interazione. I partecipanti (circa 6) avevano scelto liberamente di partecipare al laboratorio perché lavoravano nel campo della diversità o perché loro stessi rappresentavano una diversità culturale (in senso lato). I partecipanti non si conoscevano prima del laboratorio. La fascia d’età dei partecipanti era compresa fra i 25 e i 45 anni circa, ed erano tutti francesi o persone che vivevano in Francia da molti anni. Tutti i partecipanti erano donne (incluse due donne transessuali). 2. Reazione emotiva Quando ho notato l’esitazione della partecipante durante il primo esercizio sono rimasto un po’ sorpreso, ma dato che molte persone esitavano in questo esercizio mi è sembrato comprensibile, perché bisognava fare dei gesti che rappresentavano il nome e l’identità della persona. D’altra parte, dopo la seconda esitazione (durata molto di più) durante l’esercizio dello specchio sono rimasta molto sorpresa dalla reazione della partecipante, perché pensavo che la prima parte dell’esercizio non presentasse particolari difficoltà dato che consisteva semplicemente in un movimento libero. Ho avvertito l’imbarazzo che la donna provava e ho cercato di rassicurarla e incoraggiarla a continuare l’esercizio. Poi ho esaminato l’incidente. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? La narratrice si considera una persona di mentalità aperta, cui interessa la diversità e la comunicazione intercultural. È eterosessuale e anche se non ha pregiudizi verso i trans non ha mai lavorato con uno di loro né ne ha mai incontrati. Dunque era contenta di fare una nuova esperienza, ma aveva anche alcune preoccupazioni su come comportarsi. Era consapevole del fatto che doveva prestare attenzione ai diversi codici presenti nella situazione e a non violarli in modo da comunicare in maniera efficace. In particolare doveva evitare di rivolgersi al maschile ai partecipanti transessuali invece di usare il femminile. Per quanto riguarda il genere, non aveva idea di cosa volesse dire per un uomo o una donna diventare transessuale. Non sapeva che cambiare genere significava anche trovare un’identità più profonda che era Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 38 rimasta sepolta sotto le leggi biologiche e le convenzioni sociali, e identificarsi col genere cui si preferiva appartenere per le motivazioni più varie. La narratrice ritiene che la distinzione tradizionale fra uomo e donna non riuscisse a prendere in considerazione i diversi casi che illustravano la complessità del genere e l’identità sessuale. Fondamentalmente non crede che una parte di esseri umani siano uomini al 100% e l’altra parte donne al 100%, ma che ci sia una componente maschile e femminile in diversa misura in tutti noi. Pensa anche che l’identità biologica/l’aspetto di una persona non corrisponda necessariamente alla sua identità interna. Per quanto riguarda il laboratorio, aveva abbracciato la visione dell’associazione, in base alla quale il contributo del corpo attraverso esercizi fisici aveva un valore importante all’interno di un laboratorio incentrato sul corpo. Fondamentalmente, questo metodo sembrava il più efficace perché permetteva una migliore interazione fra i partecipanti e un maggiore coinvolgimento di ognuno. Ma forse i partecipanti si aspettavano che il laboratorio si basasse solo su una “riflessione” sul corpo, e non erano necessariamente abituati a strumenti pedagogici non formali, soprattutto giochi ed esercizi che comportano l’utilizzo del loro corpo. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Neutrale. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Attraverso l’analisi dell’incidente abbiamo potuto scoprire alcune ipotesi sulla partecipante in questione. È importante considerare tutte le ragioni possibili per l’imbarazzo della partecipante, e non dare per scontato che questo sia legato alla sua identità di transessuale. Ad esempio, imitare un gesto o “fare” qualcosa con il corpo consapevolmente può essere imbarazzante per molte persone e questo non ha nulla a che vedere con il genere o l’identità. In questa situazione particolare, comunque, il narratore ha potuto osservare che la partecipante ha messo avanti la propria identità transessuale nelle interazioni e negli scambi durante il laboratorio. Ha discusso liberamente delle difficoltà che affrontava come donna transessuale con gli altri partecipanti. Tenendo presente questo, risulta più chiaro in che modo l’identità transessuale della partecipante possa aver avuto un ruolo in questa situazione. Il cambiamento dell’identità di genere/sessuale in questo caso da uomo a donna) comporta molti cambiamenti profondi nel modo di essere, che significa: il modo in cui si parla, i movimenti, i gesti, la mimica ecc. Dunque è probabile che, anche se la nuova identità corrisponde all’identità più profonda della persona, debba abituarsi a comportarsi come una donna, e questa transizione non è semplice. Poiché il cambiamento di identità sembrava recente, il narratore pensava che la partecipante fosse così cauta nei movimenti perché per lei ogni movimento rappresentava il modo in cui la sua (nuova) identità veniva percepita dagli altri. Quindi non vi era (quasi) alcuno spazio per la spontaneità nell’esercizio richiesto. Possiamo anche pensare che il concetto di femminilità della partecipante e, più precisamente, il concetto di gesti femminili, consistesse nel pensare che ogni movimento che una donna fa debba essere espressione della sua femminilità e che una donna debba stare attenta anche al più semplice dei movimenti, soprattutto una donna transessuale. Le donne transessuali devono quindi dar prova della propria femminilità più delle altre donne, è un modo per affermare un’identità che alcune persone continueranno a respingere (secondo le sue affermazioni durante il laboratorio). Questa ipotesi sembra essere confermata dalla tradizione e dalla vision caricaturale del ruolo della donna in casa (tradizionali mestieri casalinghi, ecc.) emersa dai suoi discorsi e da quelli della sua amica (un’altra donna transessuale). Inoltre, questa donna forse non si aspettava di partecipare ad esercizi fisici ma solo ad una riflessione sul corpo. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 39 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Certo. In maniera generale, questo incidente dimostra che chi lavora a contatto con la diversità deve essere pronto ad affrontare le differenze culturali, che non sempre sono facili da capire. Per quanto riguarda il genere, questo incidente ha permesso alla narratrice di comprendere meglio in che misura l’identità di genere può influire sul rapporto con il proprio corpo. L’analisi ha permesso alla narratrice di capire in che modo affrontare questa problematica in maniera pratica da un punto di vista professionale. Ha anche imparato che deve tenere conto delle difficoltà incontrate da ogni partecipante e stabilire le “regole del gioco” di qualsiasi attività proposta, nonché i metodi e gli strumenti che verranno utilizzati. INCIDENTE CRITICO: “SACCO A PELO” [Raccolto da: KVG Belgio, 2012] Ambito professionale / educativo Sessualità / Genere / Formazione sulle disabilità Zone Sensibili Disabilità, sessualità, concezione del corpo, relazioni di genere. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Giovane donna (22 anni), studia pedagogia, nessuna disabilità, eterosessuale. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Disturbi mentali, giovani uomini (2) di 16 anni, orientamento sessuale non noto, belga. Descrizione dell’evento Ho sorpreso due uomini con un leggero handicap mentale nello stesso sacco a pelo. Si stavano toccando. Nella tenda c’erano anche altre persone. 1. Caratteristiche dell’evento C’erano 12 persone nella stanza, ma solo due erano sveglie. Il supervisore è entrato nella stanza da solo. Era una tenda nel campeggio. Tutti si conoscono. Il supervisore è la persona che sostiene e organizza il campeggio per persone con disabilità mentale. 2. Reazione emotiva La partecipante si è sentita indignata e senza parole. Era arrabbiata con questi uomini perché non hanno rispettato le regole né le altre persone presenti nella tenda. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Privacy, rispetto del corpo, rispetto per gli altri. Per il narratore vigeva questa regola, che qualsiasi tipo di contatto fisico intimo fra due persone non è permesso quando ci sono altre persone presenti nella stanza – e non lo sanno. Il problema non era che fossero due uomini, ma che due persone si comportassero così. Queste persone non conoscono neanche le conseguenze di questo comportamento, a causa della loro disabilità. Dunque è stato irrispettoso verso se stessi, il loro corpo, il corpo dell’altra persona e le altre persone nella tenda. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Non hanno rispettato le regole e i loro compagni. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Mancanza di rispetto per il proprio corpo, la privacy non è importante. Forse sentivano il desiderio di entrare in intimità con qualcun altro, come ogni essere umano. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Privacy e rispetto per il corpo sono questioni importanti nell’insegnamento delle quali gli assistenti o i Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 40 genitori hanno un ruolo prioritario. Gli assistenti devono concentrarsi su questo, ma devono anche capire quanto è importante informare le persone che aiutano. Inoltre, questo incidente pone anche la questione sul fatto che le persone con disabilità mentale possano entrare in intimità in privato). Si tratta di un desiderio umano fondamentale. La domanda, comunque, è se lo capiscono e quali conseguenze potrebbe comportare. INCIDENTE CRITICO: “FESTA PER LESBICHE” [Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012] Ambito professionale / educativo Sessualità / Genere Zone Sensibili I preconcetti sull’influenza della sessualità nella comunicazione e nel contatto generale. La confusione di impegno sul genere e orientamento sessuale. L’esclusione degli “altri” (in questo caso donne eterosessuali) e l’inasprirsi della sindrome del “noi-eloro”. Cultura della persona che ha vissuto lo shock La persona è una studentessa universitaria danese, ventottenne all’epoca, che stava svolgendo un’esperienza sul campo nel Regno Unito come parte dei suoi studi in scienze sociali e geografia. La persona faceva parte di un gruppo danese di circa 14 studenti e insegnanti che andavano a trovare altri ricercatori e studenti a Manchester, Liverpool e Sheffield. La persona, insieme ad altre 3 o 4 studentesse danesi, era molto impegnata nella politica di genere, nella divisione del lavoro in base al genere e sulle possibilità delle donne all’interno della società ecc. Dunque desideravano conoscere donne che si occupano di scienze sociali e che hanno gli stessi interessi. Questa era una parte del lavoro sul campo. Cultura della persona che ha “causato” lo shock L’altra persona – “che ha causato lo shock” – è una studentessa Britannica di scienze sociali di circa 25 anni con un impegno simile nella politica di genere e una delle fondatrici di un centro accoglienza per donne, responsabile di attività culturali femminili a Sheffield. Descrizione dell’evento Stavo partecipando ad un incontro universitario a Sheffield all’interno dell’esperienza sul campo insieme a tutto il gruppo danese e a insegnanti e studenti locali. Stavamo parlando delle rispettive esperienze e degli approcci sulle tendenze correnti nella pianificazione urbana e nello sviluppo sociale ecc., in particolare subito dopo la recente acquisizione di potere politico da parte di Margaret Thatcher nel Regno Unito. Alcuni di noi del gruppo danese hanno sottolineato l’interesse per un approccio politico di genere allo sviluppo sociale generale ecc., e così siamo stati invitati la sera stessa alla festa delle donne locali. Tre del nostro gruppo, tutte donne, hanno accettato volentieri di partecipare alla festa, che era aperta solo alle donne. Alla festa ho iniziato una discussione profonda con una delle donne britanniche, che prima lo stesso giorno era una delle sostenitrici più entusiaste della nostra partecipazione alla festa. Quindi c’era una forte “intesa” fra noi due, eravamo entrambe molto assorbite nella conversazione. Dopo un po’, la donna britannica ha iniziato a chiedermi del mio background, e le ho raccontato spontaneamente della mia bambina di un anno, che avevo lasciato a casa col padre e i miei genitori. Nel momento stesso in cui ho parlato della mia famiglia la donna ha risposto con forte sgomento e con voce arrabbiata e biasimevole: “… Allora perché sei qui?” e mi ha voltato le spalle. Sono rimasta shockata, confusa per la sua reazione – e senza parole. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 41 1. Caratteristiche dell’evento Nella situazione le protagoniste erano circondate da molte donne – circa 25 – 30 – tutte presenti alla festa delle donne. Le protagoniste erano in disparte, mentre le persone intorno a loro parlavano, ridevano, mangiavano, bevevano e ballavano. Ma loro erano in una “campana di vetro”, entrambe molto concentrate sulla discussione. La donna danese ha notato fin dall’arrivo alla festa che molte donne probabilmente erano lesbiche. 2. Reazione emotiva Nel momento preciso in cui ha avuto luogo l’incidente critico, quando la donna britannica si è girata, la donna danese (narratrice) ha provato un insieme confuse di emozioni: imbarazzo e rabbia, senso di colpa, vergogna e ingiustizia. La donna danese ha provato rabbia un senso di ingiustizia per il trattamento subito dalla donna britannica, come se l’unico motivo per cui poteva meritare l’interesse e l’impegno della donna britannica fosse il fatto di essere anche lei lesbica. La donna danese si è sentita, comprensibilmente, in imbarazzo e in colpa, come se avesse dato all’altra donna un’impressione sbagliata, ovvero quella di essere sessualmente interessata a lei. Come se lei e le altre due colleghe avessero partecipato alla festa con altre intenzioni. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? L’incidente ha riaperto una questione che caratterizzava molte organizzazioni femminili in quel periodo, ovvero se le donne lesbiche ed eterosessuali avessero la stessa posizione nel movimento di emancipazione femminile. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? La donna danese, la narratrice, ha avuto l’impressione che la donna britannica abbia mostrato un’altra faccia e all’improvviso le abbia gettato addosso tutti i suoi pregiudizi. La narratrice è diventata un’esponente delle donne eterosessuali meno radicali. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) La donna britannica dell’incidente faceva parte di un movimento più ampio, nel quale tutte le donne del mondo stavano lottando per avere migliori possibilità personali e sociali. Ma era anche integrata in un ambiente in cui donne lesbiche ed eterosessuali avevano modi diversi di stabilire gli obiettivi dell’emancipazione femminile. Non si trattava di un dilemma solo politico ma anche emotivo. Probabilmente la narratrice ha risvegliato questo dilemma nella donna britannica. Ma probabilmente, la sua reazione personale ed emotiva esprimeva anche un’attrazione verso la donna danese, la narratrice, la quale ha deluso la donna britannica su diversi livelli. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Da un punto di vista professionale, questo incidente critico potrebbe non essere così chiaro. Infatti, coinvolgeva professionisti (scienziati sociali che discutono di problemi sociali e politici ecc.), ma le protagoniste erano professioniste allo stesso livello, non vi era un rapporto come quello fra insegnante e studente. Comunque, l’incidente potrebbe mostrare la necessità di una reazione più sensibile e di una certa empatia nelle situazioni professionali, in cui la discussione professionale/politica potrebbe anche avere una dimensione più personale/emotiva e persino sessuale. Riflette il modo in cui l’impegno e l’entusiasmo professionale possono essere confusi con attrazione personale e pregiudizi “nascosti” dei professionisti. Dunque, la cosa da capire potrebbe essere che i professionisti devono essere in grado di riflettere sia sulla dimensione personale sia su quella professionale della loro identità. I professionisti devono anche essere in grado di percepire l’impatto che l’identità personale e professionale può avere sugli altri in determinate situazioni – altri professionisti ma anche studenti. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 42 INCIDENTE CRITICO: “FIGLIO NUDO IN GIARDINO” [Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012] Ambito professionale / educativo Sessualità Zone Sensibili Paura e pregiudizi sull’omosessualità / Bisogno di conformità culturale in un nuovo paese. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Il narratore è un sessuologo danese, 51 anni quando si è verificato l’incidente. Il narratore è nato e cresciuto in Danimarca. Inizialmente aveva studiato socio-pedagogia, poi ha studiato e si è diplomato in psicologia e in diverse forme di terapia. Molti anni fa ha scelto di specializzarsi in sessuologia, in particolare si occupa, fra le altre cose, di deviazioni sessuali da un punto di vista liberale, essendo un difensore dei diritti umani e delle possibilità offerte dalla diversità culturale. Cultura della persona che ha “causato” lo shock L’altro protagonista dell’incidente è un padre proveniente dalle Filippine e suo figlio. Il padre aveva circa 42 anni al momento dell’incidente. Il figlio aveva 16 anni. La famiglia vive in Danimarca da alcuni anni, e sembra essersi inserita bene nella società danese dal punto di vista economico poiché è riuscita a comprare casa. Questo sembra indicare un alto grado di interazione – o almeno di assimilazione - nella società danese. Descrizione dell’evento Ho fatto visita a una famiglia filippina per aiutarli con i loro problemi legati al figlio sedicenne. Il problema, in realtà, era che il figlio andava a scuola con il rossetto e le scarpe col tacco. Mi sono occupato personalmente della questione su richiesta della scuola del ragazzo. Gli insegnanti avevano difficoltà a gestire il comportamento e l’abbigliamento del ragazzo con forte connotazione sessuale. Ma allo stesso tempo non sapevano come reagire o forse come guidare il giovane uomo in modo da rendere il suo comportamento e il suo aspetto conforme all’ambiente scolastico. Dunque, ho preso un appuntamento con la famiglia per esaminare il problema e la situazione del figlio più da vicino. Quando sono arrivato nella casa della famiglia, il padre mi ha invitato in salotto. Ho appreso che la madre sarebbe stata assente durante il nostro incontro. Subito dopo, ho realizzato che il padre aveva costretto il figlio a rimanere nudo in giardino come punizione per il suo comportamento. 1. Caratteristiche dell’evento La situazione si svolge nella casa di famiglia, nella quale viene accolto il narratore. La madre non è in casa, dunque non è presente durante l’incidente. Il narratore viene invitato nel salotto della casa. Quando entra nel salotto con il padre, nota che il figlio è in piedi nel giardino fuori, messo in punizione dal padre che vuole che impari a comportarsi normalmente. 2. Reazione emotiva Il narratore è rimasto profondamente shockato, considerando questo trattamento indegno fortemente umiliante per il giovane. Anche se il narratore era andato dalla famiglia in qualità di professionista esperto di consulenza sessuale è rimasto molto scosso e indignato per la situazione. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? L’integrità e la dignità individuale del figlio è stata violata. Il figlio è stato profondamente umiliato e suo padre ha risposto alle sue necessità senza alcuna empatia o tentativo di comprensione. Di fatto il figlio è stato trattato come un criminale e non come un figlio da guidare. Il figlio è stato trattato come se avesse minacciato la dignità della famiglia e dunque il diritto della famiglia di essere degni membri della società danese. Le preferenze sessuali del figlio vengono viste come una minaccia verso il riconoscimento della famiglia nella società danese. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 43 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Secondo il narratore da questo incidente il padre è sembrato un patriarca brutale privo di considerazione e di sentimenti umani verso il suo stesso figlio. Questo potrebbe anche indicare che il padre sembrava più preoccupato dello status della famiglia nella società danese che della felicità del figlio. Alla luce del fatto che gli insegnanti a scuola hanno reagito davvero con seria preoccupazione al comportamento del ragazzo e al suo impatto sull’ambiente scolastico, il padre forse ha capito che la scuola ha preso le distanze dal comportamento di suo figlio e che ha inviato in maniera più o meno diretta un segnale sul fatto che la scuola disapprova questo tipo di comportamento. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Potrebbero esserci vari motivi dietro le forti reazioni del padre in questo incidente: Primo, dietro le forti reazioni del padre potrebbe nascondersi un profondo timore e disgusto verso l’omosessualità. Secondo, dietro le forti reazioni del padre potrebbe nascondersi l’idea che il comportamento sessuale possa essere modificato con una punizione o un’umiliazione. Terzo, dietro le forti reazioni del padre potrebbe nascondersi la paura che il comportamento deviato del figlio possa causare una forte disapprovazione da parte della scuola, addirittura una condanna che può ostacolare il riconoscimento e l’integrazione della famiglia nella società danese. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? L’incidente mostra quanto possa essere profonda la paura dell’omosessualità in alcune culture. È importante notare che il termine “cultura” in questo contesto non è legato a nazionalità o etnia. Questo può emergere in molti ambienti diversi, ma le punizioni ovviamente possono variare. L’incidente potrebbe anche sottolineare il fatto che molti immigrati temono fortemente qualsiasi forma di disapprovazione delle istituzioni della nuova società. Questa paura potrebbe essere più forte della paura di nuocere al sangue del proprio sangue. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 44 INCIDENTE CRITICO: “ROMPERE IL GHIACCIO” [Raccolto da: CESIE, Italia, 2012] Ambito professionale / educativo Disabilità / interculturalità / Arti (teatro, danza) Zone Sensibili Disabilità, educazione, espressioni artistiche, comunicazione verbale e non verbale. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna siciliana di 31 anni, eterosessuale, sposata, laurea in discipline teatrali, subcultura artistica teatrale. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Giovane donna siciliana, disabile, costretta su una sedia a rotelle. Descrizione dell’evento Nel 2008, ho svolto a Palermo un laboratorio di teatro per adulti. Durante la prima lezione ho avuto modo di conoscere i miei studenti, tra di loro c’era una giovane donna in sedia a rotelle, Francesca. Organizzai diverse attività per poter rompere il ghiaccio e numerose attività di gruppo, ma sin dall’inizio entrai nel panico perché molte delle attività preparate si dovevano svolgere stando in piedi e Francesca non era in grado di parteciparvi. Le lezioni successive furono orribili perché diedi ai miei studenti solo attività da svolgere stando seduti in modo da consentire a Francesca di prendervi parte. Non capivo che cosi facendo mettevo a disagio tutti, soprattutto Francesca. Ero convinta che rimanere seduti era l’unico modo per poter lavorare tutti insieme ma in realtà non facevo altro che enfatizzare la disabilità di Francesca e rendevo impossibile la creazione di una squadra. Mi confidai con i miei colleghi e loro mi aiutarono a capire che il vero problema ero io ed il mio modo di percepire la disabilità. 1. Caratteristiche dell’evento L’evento ha avuto luogo a Palermo nel 2008, durante una lezione di teatro per adulti. Tra i protagonisti ci siamo io nel ruolo di insegnante, Francesca sulla sedia a rotelle ed il resto del gruppo, indirettamente coinvolto nella situazione. Era il primo incontro per tutti, non ero preparata e le attività da me proposte non erano adatte a persone diversamente abili (eventualità nella quale onestamente non aspettavo di imbattermi). 2. Reazione emotiva Un forte disagio, soprattutto per non aver considerato la possibile partecipazione al laboratorio di una persona disabile. Successivamente mi sono sentita ancora più frustrata, per aver provato a propinare ai partecipanti soltanto esercizi che si potessero svolgere stando seduti; questo mio secondo tentativo fu del tutto fallimentare, sottoponendo l’intero gruppo alla mia inesperienza con questo target di persone. Ecco perché da quel momento in poi mi sono sentita fortemente motivata nel cercare di riqualificare le mie competenze pedagogiche, aggiornare ed arricchire il mio repertorio di attività con esercizi che rispettassero qualsiasi tipo di corpo. Sul finire del workshop, dopo molti mesi di lavoro, mi sono sentita più forte, più sicura, più sensibile verso i reali bisogni dei partecipanti, cercavo di capire, durante le attività, cosa una persona era in grado o meno di fare. Sollevata! 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Ero molto combattuta riguardo le reali potenzialità di una comunicazione verbale o non verbale. Pensavo non fosse rispettoso chiedere verbalmente cosa Francesca potesse o non potesse fare, in termini di movimento e partecipazione alle attività. Ha, inoltre, messo in discussione la mia idea di struttura sociale; in particolare, non ho mai pensato che una persona disabile potesse decidere di partecipare ad un laboratorio teatrale. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Avevo un’immagine molto positiva di Francesca, nonostante fosse su una sedia a rotelle. Pensavo, inoltre, Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 45 fosse molto coraggiosa e determinata nel suo obbiettivo di far parte di un gruppo ed esprimersi attraverso il teatro. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Francesca è abituata a questo tipo di situazione in cui la gente non si aspetta che sia presente. Appartenendo alla subcultura delle persone disabili, Francesca non si è stupita affatto che io non fossi preparata alla sua presenza nel gruppo. Avere un approccio collaborativo verso tutte le situazioni della vita per lei è una regola- aiuta i corpi-sani, come il mio , a sentirsi a proprio agio nel chiedere fino a che punto lei sia in grado di partecipare senza che le si stia mancando di rispetto. Francesca crede sia più rispettosa una situazione in cui ci si adatti a vicenda. Tutto cambia da situazione a situazione, da cosa è possibile e cosa no. Parlarne è, comunque, la cosa più importante. Parlare con lei e con gli altri partecipanti. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Certamente. Ero cosi concentrata su Francesca che non ho avuto un atteggiamento molto professionale nei suoi confronti tantomeno nei confronti degli altri partecipanti. Devo imparare a guardare le persone disabili come tutte le altre persone, ma anche evidenziare le difficoltà ed i punti di forza che scaturiscono dalla loro partecipazione al workshop. Non porta a niente ignorare il problema o provare a trovare delle soluzioni da soli. Devo parlare di queste problematiche con i partecipanti. Non vedermi come la unica esperta, a volte gli altri su alcune materie sono più preparati. INCIDENTE CRITICO: “DISCORSO DI CAPODANNO” [Raccolto da: KVG, Belgio in 2012] Ambito professionale / educativo Disabilità Zone Sensibili Disabilità, concezione del corpo. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna di mezza età, nessuna disabilità, educatrice, belga, cattolica. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Donna, sulla trentina, disabilità fisica al viso, Belga. Descrizione dell’evento Organizziamo sempre un ricevimento di Fine Anno al lavoro. Abbiamo chiesto ad un membro dell’ Associazione delle Pari Opportunità di venire a fare un discorso. Ci siamo sentiti più volte con questa persona al telefono e tramite e-mail; poi la donna in questione è venuta al ricevimento. Il suo volto era sfigurato. Non ne avevo idea. Avendola sentita per telefono, avevo nella mia testa un’immagine totalmente diversa della donna. 1. Caratteristiche dell’evento C’erano circa 15 persone, una buona parte (sette) volontari. Gli altri erano professionisti appartenenti alla nostra organizzazione e persone di un’altra organizzazione con cui lavoriamo; e poi c’era la donna del consiglio. Si trattava di un ricevimento sul posto di lavoro, cosi organizzato: 5 scrivanie con computer, una cucina ed un piccolo giardino. Ci conosciamo tutti, fatta eccezione per la donna del consiglio che abbiamo invitato. 2. Reazione emotiva Sono caduto dalle nuvole. Non me l’aspettavo. Mi sono subito vergognato della mia reazione, proprio io che lavoro con persone affette da handicap avrei potuto reagire diversamente. Al telefono, la voce della Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 46 donna, mi aveva dato un’immagine totalmente diversa. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Mi sono resa conto che incontrare qualcuno con un handicap all’improvviso, quando non te l’aspetti, non si può ancora considerare normale. Forse nell’immaginario collettivo vi è l’idea che i disabili hanno bisogno del nostro aiuto e che loro in genere non praticano queste professioni. L’importanza del viso: All’interno di società individualiste (come nell’attuale Belgio), il viso ha una grande importanza. Tramite esso affermiamo la nostra individualità, la nostra unicità; esso riflette la nostra personalità ed il nostro carattere. Cicatrici, ferite, mutilazioni varie del viso possono modificare- in maniera più decisiva rispetto ad altre parti del corpo- l’immagine che l’altra persona si è fatta di noi. La nostra rappresentazione di bellezza incontra parametri di simmetria, pelle liscia, armonia delle forme e nelle società contemporanee, anche di freschezza e giovinezza del viso. Nelle culture occidentali, durante qualsiasi forma di interazione comunicativa, siamo soliti guardarci in faccia l’uno con l’altro. Interloquire con qualcuno che ha una mutilazione facciale è un’esperienza particolare che ci insegna ad andare oltre le cicatrici, le ferite, per poter trovare e capire a fondo la persona. Per lo stesso motivo non vi è contatto con persone i cui volti sono sfregiati o diversi dalla media. In particolare si vedono poche persone di questo tipo nel ruolo di oratore pubblico. Atteggiamenti Impliciti: Ciascuno di noi possiede certe credenze culturali e certe immagini prestabilite della persona con la quale interagisce. Dal momento che, in genere, noi non instauriamo, quotidianamente, dei contatti con persone menomate, l’immagine che noi abbiamo di loro non ci viene spesso in mente quando per la prima volta pensiamo a qualcuno che non abbiamo ancora incontrato. Nonostante chi sta raccontando la storia lavori a stretto contatto con persone menomate, questo non vuol dire che la persona in questione abbia necessariamente smesso di provare sentimenti di sorpresa o stupore nel vedere una persona disabile. Potrebbe non essere stata abituata a vederli al di fuori di un contesto lavorativo, visto che oggigiorno questa categoria di persone è ancora emarginata. Ci si potrebbe facilmente dimenticare che i disabili non esistono in isolamento. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? L’ho vista come una donna normale e positiva. Era estremamente piacevole ed espansiva. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Lotta contro la discriminazione, inclusione totale: In quanto membro dell’Associazione delle Pari Opportunità, la donna della testimonianza possiede probabilmente un forte senso di missione verso la promozione di pari diritti ed opportunità, riferendosi ad una vasta varietà di minoranze, disabili inclusi. Incoraggiare verso una piena partecipazione: In linea con la sua missione, potrebbe ritenere importante il fatto di incoraggiare persone con identità particolari, disabili inclusi. Potrebbe ritenere importante dare un esempio di lotta contro gli stereotipi , per mostrare che anche persone con mutilazioni facciali possono essere competenti come gli altri. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? “Si ha ancora dei disabili un’immagine di persone “indifese” e non indipendenti. Dovremmo provare a concentrarci di più sulle loro capacità, invece di pensare sempre a i loro limiti.” Nonostante secondo un sondaggio del 2009 sugli atteggiamenti sociali, pubblicato dall’ufficio britannico della Disabilità, la gente oggigiorno tende a mettere i disabili sullo stesso piano di chiunque altro (parliamo di un buon 85% rispetto al 77% del 2005),si crede ancora che un certo pregiudizio nei loro confronti sia ampiamente diffuso. Questo modo di giudicarli potrebbe derivare dal fatto che essi si comportano e hanno un aspetto diverso dagli altri. E’ ovvio che ciascun individuo è diverso da un altro, ma molte culture si appoggiano ad un modello “normale” di apparenza e comportamento spesso diffuso dall’arte e da i media, e questo può creare disagio nel momento in cui si interagisce con una persona che si allontana da Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 47 questo modello cosi detto “normale”. Inoltre, sebbene la persona incaricata di invitare la donna a parlare pubblicamente abbia già avuto contatti con gente menomata, questa si è comunque stupita nel constatare che la donna con la quale aveva parlato al telefono non corrispondeva affatto all’immagine che lei si era creata in mente. INCIDENTE CRITICO: “BACIO” [Raccolto da: Ars Erotica Foundation – Ungheria, 2012] Ambito professionale / educativo Formazione sulle disabilità / Salute / Genere / Sessualità Zone Sensibili Sessualità, concezione del corpo, privacy, comunicazione non verbale, norme sul rapporto fra cliente e professionista. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Assistente, professionista – donna giovane, sana (non disabile). Cultura della persona che ha “causato” lo shock Uomo disabile, cliente. Descrizione dell’evento Sono uscita per una birra con un giovane uomo disabile. Dopo aver bevuto qualche birra, il ragazzo (chiamiamolo Pàl) mi ha chiesto di baciarlo sulle labbra. Ho detto “no”, ma abbiamo comunque passato il resto della serata insieme. Abbiamo parlato e riso molto. Dato che avevamo bevuto molto (alcol) ho anche dovuto aiutarlo a cambiarsi il catetere per l’urina. Alla fine della serata mi ha chiesto di nuovo di baciarlo. Ho detto ancora “no” e me ne sono andata a casa. 1. Caratteristiche dell’evento I protagonisti dell’incidente sono: Pál, che ha subito un danno alla spina dorsale 7 anni fa e da allora è in sedia a rotelle. Risiede nell’istituto per il quale lavoro. L’altra protagonista sono io. Lavoro come assistente sociale per l’istituto in cui vive Pàl. L’incidente che ho descritto sopra ha avuto luogo a Budapest, nell’estate 2011. 2. Reazione emotiva Ero imbarazzata ma anche colpita dal fatto che mi avesse fatto delle avances. Mi piaceva ma allo stesso tempo mi disgustava. Sentivo che aveva grande fiducia in me dato che mi ha chiesto di aiutarlo a cambiare il catetere per l’urina, che non era compito mio. Mi piaceva molto. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Il rapporto fra l’assistente sociale e il cliente era fortemente compromesso. Hanno superato il limite. L’assistente sociale stava forzando i limiti del suo lavoro e le regole del Codice Etico. Se avesse ceduto alla tentazione sarebbe stata coinvolta in una relazione di amicizia o amore con il cliente, mettendo a rischio il suo lavoro. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Per la narratrice, era solo un giovane uomo con buone capacità cognitive che faceva delle avances ad una ragazza che cercava di essergli amica. Per questo, la sua opinione su Pàl è piuttosto positiva. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) A Pál, probabilmente, piaceva l’idea che una ragazza uscisse con lui per bere una birra. Aveva sempre cercato un’occasione per stare insieme alla narratrice, probabilmente perché gli piaceva come donna. Non la considerava un’assistente, ma una rappresentante dell’altro sesso. Probabilmente non aveva relazioni Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 48 con ragazze dall’incidente. Inoltre, coinvolgeva il narratore in attività (cambiare il catetere per l’urina) che richiedevano intimità e grande fiducia. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Da un punto di vista professionale, la narratrice non avrebbe dovuto permettere che si sviluppasse una relazione così stretta fra lei e il cliente (è proibito dal Codice Etico). Tuttavia, la narratrice capiva e accettava che lui le facesse delle avances, e crede che non avrebbe dovuto permettere che si creasse una situazione del genere. Dunque, quando capisce di trovarsi in una situazione in cui un cliente le fa delle avances, pensa “devo uscire da questa situazione” (prendendo le distanze da Pàl in quanto paziente/cliente). Ma in un’interazione fra assistente (sociale) e cliente, può accadere spesso che un professionista e un cliente instaurino una relazione umana emotiva e intima, spesso è semplicemente inevitabile. La domanda, da un punto di vista personale o professionale, è in che modo queste emozioni vengono esternate nella situazione e quali implicazioni ci sono poi per il professionista. Discussioni sulla casistica e una supervisione regolare per i professionisti possono aiutare ad analizzare, comprendere e gestire queste emozioni. Ulteriori informazioni Pál è impotente dal suo incidente. Non riesce ad avere un’erezione. Dunque un rapporto sessuale non sarebbe comunque stato possible. Da quella sera la loro relazione si è indebolita e la narratrice ha capito da sola che in queste situazioni non si deve mai cedere. INCIDENTE CRITICO: “LEZIONE DI CUCINA” [Raccolto da: CESIE, Italia, 2012] Ambito professionale / educativo Formazione sui disturbi mentali Zone Sensibili Percezione e trattamento dell’handicap, subculture della disabilità. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna siciliana (Palermo) che ha vissuto per un periodo all’estero e al Nord Italia / Età 28 anni / Eterosessuale / Studi in scienze politiche / prima esperienza lavorativa con persone disabili / battezzata come Cattolica Cristiana / nubile. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Uomo siciliano / età 70 anni / celibe / vive in una casa condivisa con altri disabili gestita da un ente benefico locale / Hobbies: giardinaggio e cucina. Descrizione dell’evento Nel 2009 lavoravo come educatrice con persone colpite da paralisi cerebrale nella loro vita quotidiana. Ho partecipato ad un corso di cucina con Giovanni (la persona che aveva bisogno di accompagnamento), un uomo di 70 anni in sedia a rotelle, con gravi difficoltà di movimento e capacità di espressione limitate. Nella cucina di una scuola, il cuoco ci ha detto di preparare dei biscotti e ci ha dato una lista di ingredienti e gli utensili da cucina. Ero intenta nella mia attività, volevo preparare dei biscotti buoni per Giovanni, perché pensavo che non potesse miscelare gli ingredienti e, soprattutto, maneggiare coltelli, cucchiai o piatti. Durante il corso che durava due ore, Giovanni era molto agitato, muoveva le braccia e borbottava cose che non capivo. Quando i biscotti erano pronti li ho messi nel forno e ho aspettato che gonfiassero. Ma non si sono gonfiati! Giovanni indicava gli ingredienti che ho dimenticato di aggiungere nel preparare i biscotti, lamentandosi, perché ho realizzato di non averlo coinvolto in nessuna parte della lezione di cucina. Il mio metodo di assistenza ai disabili era ben lontano dalle aspettative di Giovanni, il quale si aspettava che io lo aiutassi a Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 49 mettere in pratica le sue abilità culinarie. Vedendolo disabile ho pensato che non fosse in grado di fare le cose (tagliare, mescolare, ecc.) che invece aveva sempre fatto da solo. 1. Caratteristiche dell’evento Cosa è successo: Il diverso quadro di riferimento culturale in termini di disabilità, concezione del corpo ha causato un fraintendimento nella comunicazione non verbale, e l’età avanzata di Giovanni ha reso il flusso di comunicazione controproducente fra me e Giovanni. Dove è successo: A Palermo, Sicilia – nella cucina di una scuola aperta il pomeriggio per attività educative con adulti disabili. Chi erano i protagonisti: (i) Un’educatrice adulta professionista ma con poca esperienza con i disabili, (ii) Un anziano disabile di 70 anni colpito da paralisi cerebrale e in sedia a rotelle. C’erano stati altri rapporti prima fra loro: I due protagonisti si erano incontrati in precedenza un paio di volte, ma non hanno mai svolto attività insieme. 2. Reazione emotiva Quando ho capito che Giovanni cercava di attirare la mia attenzione sugli ingredienti mancanti e sull’utilizzo corretto di questi ingredienti, mi sono sentita come se non fossi stata in grado di ascoltare e comprendere le sue lamentele, le sue (non) parole. Mi sono sentita come se avessi agito in base alla mia concezione di disabilità come forma di incapacità, quando invece lui era molto più capace di me. È come se avessi giudicato la sua capacità di utilizzare le sue mani prima ancora di farlo provare. Sono rimasta molto delusa da me stessa. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Gli elementi del MIO quadro di riferimento culturale messi in dubbio erano: - La rappresentazione delle attività giornaliere e delle opportunità per i disabili. - Il valore del rispetto verso le persone con cui collaboro, ascoltando il loro punto di vista, le opinioni e le idee, anche se il modo in cui si esprimono è diverso dal mio (comunicazione non verbale). - Norme relative al lavoro di squadra. - La rappresentazione del corpo umano, dei suoi limiti e delle sue capacità. La mia scarsa cultura sulla disabilità, legata ad un “approccio assistenzialista”e lontana dall’idea di aiutare i disabili a fare le cose, sostenendo un ulteriore sviluppo delle competenze che hanno già acquisito. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Giovanni mi ha insegnato ad essere positiva e paziente – questa è l’immagine di lui che ho tratto da quest’esperienza. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Giovanni vive in una società in cui la sua disabilità è considerata solo un modo diverso di vivere una vita normale: la sua vita quotidiana include la convivenza con amici, frequentare corsi di cucina, guardare le partite di calcio allo stadio, fare la spesa ecc. Questa rappresentazione della sua disabilità e i valori associati all’ascolto e alla comprensione reciproca, lo hanno portato ad aspettarsi la mia collaborazione in cucina durante la lezione. Il suo comportamento era anche dovuto alla concezione che Giovanni aveva del suo corpo. Norme e valori di Giovanni: - Diverso approccio alla risoluzione dei problemi - Diverso linguaggio del corpo (linguaggio del corpo/ espressioni facciali). 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? La situazione mette in evidenza le difficoltà che possono emergere quando ci sono differenze legate alla comprensione e al modo di affrontare gli avvenimenti giornalieri con persone disabili. La scarsa cultura sulla disabilità non è guidata solo da percezioni personali, ma anche da politiche sociali nazionali Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 50 nell’ambito della disabilità. Nel Sud Italia, molto spesso, i disabili non vengono coinvolti nelle attività sociali, quindi le persone di solito non conoscono il loro potenziale e le loro risorse. Ci sono alcune eccezioni, come nel caso del centro di Giovanni, in cui alcune associazioni cercano di rendere i disabili molto attivi e integrati nella società civile. Le differenze culturali hanno messo i due protagonisti in una situazione problematica in cui la disabilità ha rappresentato un limite di comunicazione insormontabile. Ulteriori informazioni Questo incidente critico, insieme ad altri, mi ha fatto cambiare approccio sulla disabilità e ha modificato la mia percezione dei limiti del corpo. INCIDENTE CRITICO: “DITO” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012] Ambito professionale / educativo Disabilità Zone Sensibili Contatto fisico e disabilità. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna, 45 anni, fisioterapista, 2 figli, attivista dei diritti delle donne, di sinistra, appassionata del suo lavoro, francese con un background tedesco. Vive a Parigi, ma se potesse vivrebbe più a contatto con la natura. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Donna, circa 60 anni, sposata senza figli, in pensione, ex insegnante, piuttosto atletica. Partecipa al laboratorio per riabilitare il suo ginocchio dopo un incidente in bicicletta. Borghese, appartenente alla classe media. Descrizione dell’evento L’incidente ha avuto luogo durante un esercizio di equilibrio che faccio eseguire da molti anni in un centro di riabilitazione per persone che rischiano di cadere, per problemi associati all’apparato locomotore (ossatura, legamenti, muscoli e nervi responsabili della postura e del movimento), malattie neurologiche, invecchiamento, problemi visivi o riduzione del tono muscolare. La maggior parte degli esercizi sono individuali: muoversi evitando ostacoli, stare in piedi con gli occhi chiusi, rimanere in equilibrio su una gamba ecc. questa volta ho chiesto loro di formare un cerchio tenendosi per mano (per esercitarsi a mantenere l’equilibrio in gruppo). Sono andati tutti verso il centro del cerchio e poi verso l’esterno. A destra e a sinistra. Ridevano, alcuni cantavano. C’era un’atmosfera molto allegra e rilassata. All’improvviso, uno dei partecipanti ha abbandonato il cerchio, scusandosi e dicendo di doversene andare subito perché aveva dimenticato un appuntamento molto importante. Sembrava nervosa. Le ho chiesto se stava bene e mi ha detto sì, andandosene in fretta. Eravamo tutti un po’ confusi. Ho cercato di continuare l’attività e di mantenere la stessa atmosfera, ma devo ammettere che era piuttosto difficile. Poco tempo dopo, questa donna mi ha chiamato sul cellulare che uso per il lavoro e mi ha spiegato che la storia dell’appuntamento non era vera. Di fatto se n’era andata perché non poteva sopportare l’idea di tenere per mano una persona con le dita amputate e che se n’era dovuta andare perché stava per svenire. Le ho detto che mi dispiaceva molto e ho cercato di farla calmare, ma mi ha detto che avrei dovuto fare attenzione quando sceglievo il tipo di attività data la presenza di questa persona con un dito amputato e che per lei era stata un’esperienza molto angosciante. Ho cercato di scusarmi ma non mi lasciava parlare. Mi ha detto che mi avrebbe richiamato e ha chiuso il telefono. Sono rimasto pietrificato. Non è mai tornata e non ho più neanche cercato di contattarla. Ho deciso che non era una reazione logica ma sproporzionata. La sessione successiva, uno dei partecipanti mi ha chiesto se avevo notizie di questa Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 51 donna e ho risposto di no, non osavo parlarne. Avevo paura di ferire i sentimenti della persona con il dito amputato. 1. Caratteristiche dell’evento L’incidente si è svolto in una sala ricreativa del centro di riabilitazione a 30 minuti da Parigi, in un sobborgo piuttosto agiato. La sala era carina: le pareti erano bianche ma c’erano due grandi finestre che davano sul giardino, che davano la sensazione di essere in mezzo alla natura. Nella stanza c’erano diversi oggetti di plastica di colori e forme diverse (triangoli, coni, palline ecc.) che potevano essere utilizzati come ostacoli. Da una parte della sala ci sono barre parallele, e dall’altra un grande specchio. Il gruppo di partecipanti è misto (5 uomini, 7 donne) e l’età media è 65 anni. Tutti i partecipanti vivono in quella zona, quindi sono tutti abbastanza benestanti. Gran parte di loro sono in pensione, tranne 3 persone che sono lavoratori indipendenti (il laboratorio si svolgeva la mattina due volte a settimana dalle 10:30 alle 11:30). Per quanto riguarda il contesto psicologico, il gruppo era composto da individui affetti da un leggero handicap motorio che nella maggior parte dei casi era transitorio, ma in altri casi era permanente o addirittura progressivo. Questo contesto può creare una fragilità psicologica nei partecipanti, soprattutto in quelli che vedono diminuire la loro autonomia. 2. Reazione emotiva Sul momento, quando la donna è uscita dalla sala, sono rimasto un po’ confuso. La scusa dell’appuntamento non aveva molto senso per me, ma non potevo immaginare nient’altro perché l’atmosfera era così positiva. Poi, quando le ho parlato al telefono, sono rimasto completamente shockata. La mia prima reazione è stata scusarmi per averle fatto vivere quest’esperienza negativa. Mi sono sentita in colpa. Ma poi, dato che continuava ad accusarmi di non aver fatto attenzione nella scelta dell’attività, mi sono sentito attaccato, persino insultato, soprattutto per il modo in cui si rivolgeva a me. Alla fine mi sono sentito impotente perché mi ha praticamente chiuso il telefono in faccia senza darmi la possibilità di difendermi. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? La disabilità non esclude il lavoro di gruppo. Al contrario, per il narratore, la migliore condizione per completare la riabilitazione è in gruppo. Un corpo con una disfunzione o un’amputazione può essere un corpo bellissimo. È l’approccio con il corpo o il modo di vedere il corpo che lo rende bello o meno. Non c’è alcun bisogno di nascondere la disabilità. Le persone con handicap fisici o fisiologici devono essere integrate nel gruppo. Devono essere coinvolte nella vita quotidiana. Universalità: stesso trattamento per tutti, senza discriminazioni. Non dobbiamo modificare il programma o le attività proposte perché è presente una persona affetta da un handicap che non le impedisce di eseguire gli esercizi di 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Negativa 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) - La bellezza è incompatibile con le disabilità o con un’amputazione. - Ipotesi: La disabilità è un tabù, devi fingere di non vederla. Allo stesso tempo, toccare un disabile attira l’attenzione su di lui e fa sì che sia impossibile ignorarlo. Toccando un disabile è difficile fingere che non esista. - L’incontro fra intimità fisica e disabilità è simile ad uno specchio rotto che riflette un’immagine di vulnerabilità del proprio corpo. In un certo senso, la disabilità rende il corpo più visibile, più carnale. È più difficile cancellarlo e negarne l’importanza. - Zone del corpo con disabilità o amputazioni potrebbero essere più sensibili. Non bisogna toccarle. - Un operatore sanitario deve assicurarsi che i pazienti/partecipanti siano protetti/salvaguardati da momenti negativi, soprattutto da esperienze sconvolgenti. Deve sapere come evitarle. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 52 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Contatto fisico e disabilità. Lavorare in gruppo con persone che convivono con diversi tipi di disabilità. INCIDENTE CRITICO: “ZIA” [Raccolto da: KVG, Belgio, 2012] Ambito professionale / educativo Formazione sulle disabilità Zone Sensibili Disabilità. Mancanza di preoccupazione ed empatia verso le necessità degli altri. Un modo di essere molto egocentrico. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Femmina, 55 anni, Belga, introversa, normo-dotata. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Donna, 70 anni, con disabilità fisica. Descrizione dell’evento Mia zia soffre di una disabilità fisica e ha una sorella, mia madre. Mia zia vive da sola. Era Natale. Mia madre aveva lavorato molto e pensava più a servire i suoi ospiti che a godersi la festa e il cibo. Alla fine, mia madre voleva prendere l’ultimo pezzo di tacchino durante la festa (quando tutti gli altri membri della famiglia avevano già finito e lei non aveva ancora assaggiato il tacchino). La zia ha risposto: oh, speravo di portarmelo per domani. Anche i suoi genitori volevano che la zia portasse con se il tacchino, in modo che non dovesse cucinare. Quindi mia madre non ha potuto mangiarlo (non ha potuto mangiare nulla). 1. Caratteristiche dell’evento Era una cena di Natale. Erano con altre 9 persone: nonni, madre, zia, narratrice, marito e tre bambini. Erano a casa dei genitori. È una casa bella e grande. Erano seduti a tavola per mangiare. Si conoscono tutti molto bene e si vedono almeno una volta al mese. 2. Reazione emotiva La narratrice si è sentita indignata e un po’ arrabbiata. Anche la narratrice si è sentita sfruttata dal resto della famiglia per conto di sua madre. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Le persone con una disabilità possono anche fare molte cose da soli e non devono essere considerate da meno. Come tutti gli esseri umani, le persone disabili sono in grado di svolgere alcune azioni adeguate alle loro capacità. È dunque giusto aspettarsi che siano ragionevolmente in grado di vivere nella società. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? I genitori hanno buone intenzioni, ma riservano un trattamento preferenziale alla zia notando a malapena gli sforzi compiuti dalla madre per la cena. Sono dispiaciuti per la loro figlia disabile. Ma la zia approfitta di questa situazione e non è accettabile. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) I disabili hanno più diritti. Sono già così sfortunati che devono essere viziati in ambiti in cui possono ancora aver qualche gioia. I disabili possono sviluppare una concezione di se stessi come vittime, il che fa sì che si aspettino un’assistenza speciale. Questo può succedere anche in famiglie in cui non ci sono membri disabili. L’incidente, così, sembra riflettere una “questione familiare” più generale, in cui alcuni membri hanno il ruolo di “fornitori”, e altri di “destinatari”. Dunque, sembra essere anche una questione di equilibrio e soprattutto di mancanza di reciprocità in questa famiglia così come accade in molte famiglie. La disabilità della zia potrebbe semplicemente accentuare questa mancanza di equilibrio. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 53 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Si deve sottolineare che le persone disabili hanno gli stessi diritti delle altre. Non più diritti. Un handicap non deve essere sfruttato per ottenere qualcosa. Né i genitori devono trattare un figlio sano diversamente da un figlio disabile. Meritano la stessa quantità di amore e attenzione. I genitori devono anche cercare di insegnare al figlio disabile a prendersi cura di se stesso se è in grado di farlo. INCIDENTE CRITICO: “FESTA” [Raccolto da: KVG, Belgio, 2012] Ambito professionale / educativo Formazione sulle disabilità / Educazione fisica / Sport Zone Sensibili Concezione del corpo, disabilità. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Giovane uomo (28 anni circa), belga, leader di un gruppo, cattolico, nessuna disabilità. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Nessuna disabilità, slovacchi, giovani. Descrizione dell’evento Ho fatto da guida in un campeggio in Slovacchia per persone con disabilità fisiche. L’ultima sera c’era una festa. Le persone che partecipano al campo sono principalmente persone in sedia a rotelle. Mentre eravamo nella stanza con i nostri ospiti, alcuni studenti slovacchi sono venuti a chiederci di lasciare il club, perché volevano ballare e non avevano abbastanza spazio a causa delle sedie a rotelle. 1. Caratteristiche dell’evento C’erano molte persone. Il gruppo belga era composto da 9 persone: 3 assistenti e 6 clienti. Alla festa c’erano più di 200 persone. Era un luogo in cui venivano organizzate molte feste, simile ad uno youth café. Il gruppo belga non conosceva le altre persone lì, solo i membri del gruppo. Inoltre, non parlavano la lingua degli slovacchi. 2. Reazione emotiva Il leader del gruppo era arrabbiato, furioso. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Rispetto per gli altri, uguaglianza delle persone. Tutti avevano il diritto di ballare, di divertirsi, di uscire, anche le persone in sedia a rotelle. Al gruppo belga è stato chiesto di lasciare il posto, perché le sedie a rotelle occupavano troppo spazio sulla pista da ballo. Questo causa una disuguaglianza. Dato che occupano più spazio, devono andarsene; questo non è corretto. Discriminazione. Credevano di avere diritto di ballare e divertirsi più delle persone in sedia a rotelle. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Un’immagine molto negativa di questi giovani. Non hanno avuto rispetto né pudore. Non mostrano empatia verso le persone in sedia a rotelle. Pensano solo a se stessi. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Rappresentazione negativa / passiva delle persone con disabilità: C'è una sorta di pregiudizio nella nostra società intorno alla disabilità, un disagio, una sottile paura di ciò che è diverso e sconosciuto. Si manifesta come pietà, fuga o derisione, a volte anche ignoranza. Naturalmente, molte persone tendono ad evitare chi le fa sentire a disagio e in colpa. Sembra che i gestori del club non sapessero come comportarsi o rispondere al gruppo di disabili. Forse questo potrebbe anche essere dovuto al fatto che non siamo abituati a vederli in discoteca, non pensiamo che anche loro siano Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 54 parte della nostra società, con lo stesso bisogno di accettazione, divertimento, allegria che hanno tutti. Questo dimostra che c'è ancora una forte necessità per molte persone in diversi paesi di conoscere un gruppo di disabili. In questo modo si abituano e imparano a rispettarli. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Nella società le persone con un handicap dovrebbero rientrare nella normalità. La Slovacchia da questo punto di vista è indietro rispetto al Belgio, ma si deve rispettare anche questo gruppo target. Questi giovani dovrebbero imparare fin da subito ad essere rispettosi e non meramente egoisti. Capire che le persone disabili fanno parte della vita reale può portare ad una migliore accettazione e a minori pregiudizi da parte della società. Dovremmo incoraggiare atteggiamenti di inclusione e incoraggiare la loro partecipazione e integrazione in tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. Il narratore esprime rabbia e delusione. In questo caso il risultato del loro tentativo di portare dei disabili in un luogo pubblico non è stato positivo. ULTERIORI INFORMAZIONI Abbiamo continuato a festeggiare nella hall fino a tardi. La mattina ci hanno chiesto di pulire la hall. Quindi ho chiesto a una delle persone del campeggio di dire che non era possibile, perché siamo disabili. Avremmo potuto anche discutere di ciò che potevamo fare. Ma non siamo più tornati. Se fosse successo in uno Centro Giovani qui avremmo gestito sicuramente la cosa in modo diverso. Una delle risposte più comuni alla disabilità è percepirla come un disastro o una tragedia personale e sociale assoluta, una perdita o una mancanza (in alcuni paesi i disabili vengono definiti in base a percentuali, es. uno può essere il 50% rispetto ad una persona “normale”). Questi elementi negativi così forti generano paura, pietà o ammirazione, a seconda di come li “affronta” il disabile. La risposta negativa di gran parte dei non disabili nei confronti dei disabili si basa principalmente sull’ignoranza: credono che la disabilità sia una catastrofe e ne hanno paura; la paura crea imbarazzo, esclusione e pregiudizio (Coleridge, 1993). INCIDENTE CRITICO: “CINEMA” [Raccolto da: KVG, Belgio, 2012] Ambito professionale / educativo Formazione sulle disabilità / Educazione fisica / Sport Zone Sensibili Disabilità. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Giovane donna, 25 anni, nessuna disabilità, assistente sociale, cattolica. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Donna di mezz’età, nessuna disabilità, manager commerciale. Descrizione dell’evento Ero in un bar per persone disabili ed è entrata una donna in sedia a rotelle, era piuttosto arrabbiata. Si è avvicinata a noi raccontando che voleva andare al cinema a vedere il film “Hasta la Vista”, un film che parla di tre giovani con una disabilità fisica che vanno in Spagna insieme, appena uscito, ma non era riuscita a vedere il film perché veniva proiettato in una sala che non è accessibile alle persone in sedia a rotelle. Allora sono andato dal manager del cinema che mi ha detto che dal punto di vista commerciale era più utile proiettare questo film in una sala inaccessibile perché più capiente, infatti i posti per le sedie a rotelle occupano molto spazio. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 55 1. Caratteristiche dell’evento C’erano 6 persone, 4 delle quali avevano una disabilità fisica, 2 erano lavoratori professionisti. Il bar nel quale erano seduti era grande, uno spazio aperto in cui bisogna prendersi da soli le bibite. In tutto c’erano circa 25 persone nel bar. Le persone sedute al tavolo non si conoscevano, era la prima volta che si incontravano. Solo i professionisti si conoscevano e un altro ospite al tavolo conosceva già gli assistenti sociali ma non di persona. Neanche gli altri ospiti si conoscevano. 2. Reazione emotiva La donna era indignata e spaventata. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Uguaglianza fra le persone, empatia. Scarsa comprensione del fatto che il denaro non è il fattore più importante. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Le persone che decidono quale film viene proiettato in quale sala devono pensare in maniera logica e capire che i disabili potrebbero voler vedere questo film. Non hanno pensato a questo e hanno considerato solo il loro guadagno. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Materialismo/il profitto viene prima di tutto. L’uguaglianza e la comprensione vengono considerate meno importanti del denaro. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? La società dovrebbe imparare a tenere tutti in considerazione. Al cinema le persone con basso reddito, ad esempio, ricevono un pass speciale che permette loro di pagare meno. È un’iniziativa fantastica, che permette loro di accedere a questa parte della cultura. La società deve capire che i disabili vogliono integrarsi, ma questo è possibile solo se le persone sono aperte. Ogni sala deve essere accessibile alle persone in sedia a rotelle. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 56 INCIDENTE CRITICO: “SOFFIARSI IL NASO” [Raccolto da: Élan Interculturel, Francia, 2012] Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna francese, 20 anni circa, esperienza lavorativa in Corea del Sud come insegnante di francese in una scuola militare. Ha già avuto esperienze di insegnamento all’estero, in particolare in India, in contesti sia urbani che rurali. Ama gli scambi culturali e al tempo della testimonianza scriveva articoli per un giornale inglese, dove raccontava le gaffes e le sue esperienze di shock culturale mentre si trovava in Corea. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Giovani studenti della scuola militare. Il narratore non aveva informazioni specifiche sul background culturale degli studenti (al tempo della testimonianza), ma questi sembravano avere un gran senso del rispetto per gli ordini, le gerarchie e le regole. Anche se la scuola è per lo più frequentata da uomini, alla classe di francese prendeva parte un numero abbastanza omogeneo di uomini e donne; le studentesse sembravano mostrare molto interesse per la lingua francese. Descrizione dell’evento Lavoravo come insegnante di francese in una scuola militare, in Corea del Sud. Era inverno, stavo svolgendo la mia lezione come al solito, quando non potei fare a meno di notare che molti dei cadetti erano raffreddati e con il naso che gli colava. Nessuno di loro, però, provò a soffiarsi il naso e per tutto il tempo continuarono a tirare su col naso. La cosa mi infastidiva un po’ e non riuscivo a concentrarmi. Alla fine, tirai fuori un pacchetto di fazzolettini dalla tasca e provai a distribuirli agli studenti. Rimasi stupita quando tutti quelli che di fatto ne avevano bisogno, si rifiutarono di prenderlo. Cosi continuai la mia lezione anche se questo loro gesto mi aveva un po’ confusa. Successivamente, mi recai dal comandante (il direttore del mio dipartimento) per raccontargli quanto accaduto. Mi spiegò che in Corea del Sud, si considera da maleducati soffiarsi il naso in pubblico. Mi vergognai molto quando fui in grado di capire, finalmente, la reazione dei miei studenti. 1. Caratteristiche dell’evento L’evento ha avuto luogo in un’aula di 25-30 studenti. Nella stanza c’erano diverse file di banchi e il narratore gli stava di fronte. Chi racconta ha più o meno la stessa età dei suoi studenti e ha da poco ricoperto il ruolo di insegnante di lingua francese. Circa il 30-40% dei suoi studenti è composto da apprendenti donne. 2. Reazione emotiva Quando gli studenti si sono rifiutati di soffiarsi il naso mi sono decisamente irritata, ritenendo che il loro comportamento fosse da maleducati. Dopo questa reazione iniziale, ho semplicemente pensato che non avessero con loro dei fazzolettini, così ho ritenuto opportuno tirare fuori un pacchetto di fazzolettini dalla mia borsa e offrirglieli, risolvendo il problema. Ma quando si sono rifiutati, mi sono sentita confusa ed un po’ imbarazzata. Comunque, dopo aver parlato con il mio capo ed aver capito il motivo per cui si erano rifiutati, mi sono sentita ancora più imbarazzata. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Igiene: Per il narratore, un naso che cola può contribuire alla diffusione di malattie. Il suo gesto di offrire un fazzolettino era semplicemente un modo discreto per aiutarli a pulirsi il naso. La giovane donna non soltanto si è sentita irritata ma anche leggermente disgustata. Buone maniere/educazione: Oltre ad essere una questione igienica, soffiarsi il naso in pubblico è considerato un gesto appropriato nella cultura francese. Consente alla persona raffreddata di arginare il suo problema di naso che cola in maniera discreta, in modo tale da poter continuare a fare quello di cui si stava occupando. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Leggermente negativa. Il narratore in principio era irritato dal comportamento dei suoi allievi. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 57 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) In Corea, così come il narratore ha successivamente appreso dal suo capo, soffiarsi il naso in pubblico è da considerarsi un gesto scortese. Dunque, se nella percezione del narratore il comportamento dei suoi studenti è visto come volgare, altrettanto volgare è per gli studenti soffiarsi il naso in un contesto come quello della classe. Questo codice di comportamento può essere compreso solo se si considera che per loro tutte le funzioni naturali del corpo devono essere escluse dalla sfera pubblica. Soffiarsi il naso in pubblico, potrebbe essere visto da i Coreani come un modo per attirare, in quel momento, l’attenzione su di sé, piuttosto che un modo per pulirsi il naso in maniera discreta. Ignorare il naso che cola mentre si è in pubblico e continuare a tirare su di naso, per loro è più appropriato che usare un fazzolettino, al quale si ricorrerà successivamente in privato. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? L’esperienza in questione ha portato il narratore a mettere in discussione certi parametri culturali che le sono sempre apparsi “naturali”. Vedere applicato, in una semplice situazione come quella di soffiarsi il naso, un codice di comportamento/igiene diverso dal proprio, le ha fatto capire come le sue nozioni di igiene siano culturalmente influenzate. Per la sua futura esperienza di insegnante, ha capito quanto possa essere importante non imporsi sui suoi studenti, non forzarli a compiere dei gesti che a lei sembrano semplici o di poca importanza, cercare di adattarsi al nuovo contesto culturale in modo da non offendere le persone con le quali sta lavorando e si sta rapportando. INCIDENTE CRITICO: “L’ABBRACCIO” [Raccolto da: CESIE, Italia, 2012] Ambito professionale / educativo Corpo / Interculturalità. Zone Sensibili Identifichiamo come zone delicate, tutte quelle problematiche specifiche gestite da culture differenti. Tutti quegli ambiti in riferimento ai quali le persone di altri paesi sono differenti. Reciprocità, comunicazione non-verbale, ossia: contatto fisico/ gesti, prossemica. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna siciliana di 28 anni, eterosessuale, nubile, convive con un musulmano appartenente al movimento Bay Fall, Cristiana-cattolica non praticante, laureata in Psicologia, impiegata presso una ONG internazionale. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Uomo inglese di 24 anni, lavora come volontario a Palermo, è abituato al rispetto delle regole, distaccato, riservato ed educato ( il non essere abituato alla confusione e alla disorganizzazione sono stati gli elementi cruciali alla base dell’esperienza di shock). E poi, l’arrivo in un paese completamente diverso in termini di abitudini, modo di vivere, relazioni e contatto con la gente etc. Descrizione dell’evento Un giovane uomo inglese arriva a Palermo per uno stage presso la nostra organizzazione. Appena arrivato sembrava davvero smarrito e spaventato. Io ero coordinatrice del suo progetto, pertanto ero preoccupata e cercai di accoglierlo nel migliore dei modi possibile, comunicando spesso con lui. In molti di questi momenti, i tratti distintivi delle nostre culture si sono incontrati e scontrati, soprattutto per quanto riguarda la distanza fisica che io mantenevo rispetto a lui. I siciliani sono in genere molto calorosi, parlano a distanza ravvicinata, si abbracciano spesso, così io lo abbracciai, mettendomi a sua disposizione. Il mio atteggiamento, cosi caloroso nei suoi confronti, lo ha scioccato ancora di più e non lo ha di certo aiutato a superare questo imbarazzo. Dopo alcuni mesi, riuscì ad integrarsi e si sentì meglio, era più sciolto e mi Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 58 confessò che all’inizio tutte queste differenze culturali lo avevano messo a disagio, ammettendo inoltre che il mio modo di comportarmi, cosi caloroso ed amichevole, lo avevano imbarazzato molto e non gli avevano consentito di parlare onestamente della sua esperienza di shock interculturale. Abbiamo discusso a lungo della cosa; infine, ci siamo chiariti, parlando di quelle diversità culturali che avevano creato incomprensioni. Modi di fare, dunque, che avevano scioccato il ragazzo inglese. Alla fine, anche il coordinatore siciliano lo era, proprio perché erano stati i suoi modi di fare a far vivere al ragazzo un’esperienza di shock culturale. 1. Caratteristiche dell’evento L’evento ha avuto luogo in Sicilia (Italia). Come ho già detto, le incomprensioni sono nate da una mia non consapevolezza nei confronti di due diversi stili di vita: Palermo vs Regno Unito. Dal traffico al tempo, dalla gente ai rapporti, dallo stile di vita alla lingua, tutte queste differenze sono state alla base dello shock. In particolare, non ho considerato che il mio atteggiamento cosi caloroso potesse avere un forte impatto su di lui. D’altro canto, in principio il ragazzo non sembrava possedere una grande apertura mentale, faceva molto caso alle differenze e sembrava non apprezzare ciò che di nuovo stava vivendo. 2. Reazione emotiva Durante tutto quel periodo mi sono sentita frustrata. Dopo aver risolto queste incomprensioni, sono riuscita ad acquisire una maggiore consapevolezza interculturale. L’esperienza mi ha aiutata a compiere un’analisi più accurata riguardo il modo di vivere di uno straniero in un paese nuovo, le difficoltà incontrate, facendomi, inoltre, capire che non è sempre utile anteporre il proprio punto di vista se prima non lo si è messo in discussione, soprattutto quando si lavora con gli stranieri. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? E’ cambiato il mio modo di rapportarmi agli altri. In genere, mi ritrovavo a stretto contatto con le persone con le quali ero solita lavorare. Ho capito che una persona proveniente da un altro paese può avere un modo diverso di relazionarsi agli altri, può essere più freddo di me in principio e non essere in grado di instaurare, sin da subito, un rapporto confidenziale. Reciprocità: In antropologia culturale, la reciprocità è il modo attraverso il quale le persone si scambiano beni, lavoro e persino cose non materiali (ad esempio, rispondere ad una buona azione con un’altra buona azione). Il contatto fisico, nelle culture del Sud, è un modo per mostrare affetto ed ospitalità. Dato che quello della reciprocità è un valore importante nelle società, il suo rifiuto (come nel caso di un abbraccio caloroso) può causare frustrazione. Comunicazione non-verbale- esternalizzazione delle emozioni: nei paesi del Sud, mostrare le proprie emozioni non è visto come un qualcosa di negativo e in generale è un segno di riconoscimento importante dell’altra persona. Comunicazione non verbale- prossemica (E.T. Hall): il concetto di distanza sociale/personale tra persone cambia a seconda della cultura di riferimento. Se mantieni una distanza troppo ravvicinata rispetto all’altra persona, potresti ferire, invadere la sua sfera personale. Tutto dipende dal contatto fisico, altro concetto che varia da cultura a cultura: in quelle calde, impulsive, il contatto fisico e l’esternalizzazione delle emozioni sono considerati fattori importanti; queste stesse peculiarità ,però, possono provocare disagio ad altre persone. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Piuttosto negativa ed abbastanza criticabile: lo vedevo come una persona strana, non aperta di mente e non in grado di godersi la vita. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Il fatto di ritrovarsi in un contesto culturale del tutto nuovo, è stato per lui molto destabilizzante. Il mio approccio, più caloroso di quanto fosse abituato, gli hanno provocato imbarazzo e lo hanno portato ad Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 59 avere dei pregiudizi nei miei confronti (ai suoi occhi dovevo essere il coordinatore pazzo, credo). Comunicazione non verbale - prossemica - spazio personale/sociale: mantenere una certa distanza da una persona che non si conosce è necessario, soprattutto se si tratta di un futuro collega. Questo dipende dal fatto che, in certe culture, la sfera personale e quella professionale sono nettamente separate tra di loro e non possono essere interconnesse (ad esempio, non abbracciare un futuro collega). La comunicazione verbale ha una certa priorità, è più importante formulare attraverso le parole, in modo chiaro e diretto. Comunicazione non verbale- non mostrare emozioni. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Certamente. Entrambi non abbiamo dato importanza alle differenze culturali, alle peculiarità ad essa collegate ed agli effetti che queste potevano avere a livello professionale. Non mi ha mai chiesto informazioni di approfondimento riguardanti le task che gli venivano assegnate per paura che anche in quell’occasione lo potessi abbracciare ed io non ero in grado di spronarlo ad essere più attivo e più presente. Ulteriori informazioni Questo tipo di incomprensioni sono all’ordine del giorno. L’importante è rendersi ricettivi verso qualsiasi forma di feedback da parte degli altri; ascoltare quelle critiche che ci rendono più consapevoli; osservare i comportamenti degli altri ed il loro modo di approcciarsi alle persone. Dobbiamo capire che il nostro punto di vista non è assoluto; nello specifico, se siamo dei formatori dobbiamo lavorare su questo aspetto. INCIDENTE CRITICO: “STANZA PRIVATA” [Raccolto da: CESIE, Italia, 2012] Ambito professionale / educativo Ruoli e valori familiari / Educazione intercultural generale / barriere di privacy / intimità Zone Sensibili Spazio personale / privacy + rapporti con gli altri / concetto di famiglia: le famiglie molto grandi sono comuni, e includono figli, genitori, nonni, zii, cugini e nipoti. In Senegal in una famiglia possono esserci più di 60 persone che vivono insieme. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna / Siciliana / Età 26 / Cristiana Cattolica / prima esperienza in contesto africano/volontariato. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Famiglia senegalese / Cristiana Cattolica Descrizione dell’evento Stavo svolgendo il mio periodo di volontariato trascorrendo 10 mesi in Senegal per collaborare con una ONG, condividendo questa esperienza con altri 10 giovani provenienti da diversi paesi europei. Io e gli altri volontari vivevamo con le famiglie locali sotto lo stesso tetto e in quel periodo si sono verificati molti “incidenti critici”, poiché vivevamo in uno spazio molto limitato con molte persone provenienti da culture contrastanti con un diverso approccio alla vita in comune. In particolare, l’incidente critico che ha interferito di più con la mia sfera personale era legato al mio spazio privato. Vivevo con una grande famiglia composta da molti bambini, avevo una stanza per me, ma con una tenda invece della porta, e i bambini di solito entravano senza “bussare” o chiedere permesso. Per loro è normale vivere tutti gli spazi della casa, senza confini fra le mura. Mi sentivo nuda in ogni momento a casa, non mi sentivo abbastanza libera da godermi l’esperienza come avrei dovuto. 1. Caratteristiche dell’evento Cosa è successo? Vivendo in una grande famiglia con molti bambini, avevo una stanza da sola ma con una tenda al posto della porta, e i bambini spesso entravano nella mia stanza senza “bussare” o chiedere permesso. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 60 Dove è successo? In Senegal. Chi erano i protagonisti? (i) Una volontaria italiana e (ii) Una famiglia senegalese. C’era qualche relazione fra loro (personale o culturale)? La famiglia mi ospitava a casa per 10 mesi, ma prima del mio arrivo non ci conoscevamo. La formazione culturale prima della partenza aveva preparato me e gli altri volontari a differenze esistenti – ma è il modo di vivere che è diverso! 2. Reazione emotiva Le mie emozioni erano frustrazione e rabbia perché vedevo del tutto invaso il mio spazio personale. L’emozione della famiglia era confusione, perché non capivano il motivo per cui fossi così arrabbiata e frustrata dalla situazione. Condividendo queste sensazioni con il mio gruppo di colleghi europei ho scoperto che quasi tutti i partecipanti al progetto hanno avuto questo tipo di reazione emotiva, anche nelle edizioni successive del progetto. Il gruppo di volontari europei dopo il mio, nel 2010, ha pubblicato un documento che approfondisce e spiega le caratteristiche sociali del Senegal destinato ai futuri partecipanti e chiunque sia interessato alla cultura senegalese, in modo da analizzare meglio le differenze culturali. http://cesie.org/media/2012/01/Guide-Sedhiou.pdf 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Il valore che è stato messo in dubbio era la nozione che ogni persona ha di spazio personale e di privacy nello spazio che ci circonda. Concezione della famiglia: la concezione nordica/occidentale della famiglia tende ad essere più quella di un nucleo (con meno generazioni, composta di solito da genitori e figli) e tende a includere un numero minore di bambini. Prossemica: la distanza fisica dalle altre persone (che non sono amici intimi della famiglia) potrebbe essere maggiore in Italia rispetto al Senegal. Individualismo (piuttosto che collettivismo, orientamento interdipendente): la maggior parte delle società europee ha una tendenza individualista, il che significa che l’unità fondamentale della società è l’individuo: la priorità sono le necessità, il punto di vista e le emozioni dell’individuo. Privacy: L’orientamento individualista mostra anche la necessità di autonomia e privacy: gli europei tendono ad avere bisogno del “loro spazio personale”, di potersi separare fisicamente dagli altri, di svolgere azioni senza essere visti/sentiti/disturbati da altri. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? La volontaria ha trovato strana la famiglia perché non riuscivano a capire o percepire la nozione di privacy, che è un concetto che non avevano sperimentato prima. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Famiglia allargata: Le famiglie molto grandi sono comuni e includono bambini, genitori, nonni, zii, cugini e nipoti. In Senegal una famiglia può comprendere più di 60 persone che vivono insieme. Sembra impossibile ma non c’è spazio per la privacy e nessuno si lamenta. Chiunque ha un ruolo chiaro da svolgere in casa. Orientamento interdipendente/collettivista piuttosto che individualista: l’unità di base è la famiglia, la priorità sono le necessità e gli interessi della famiglia. I ruoli individuali sono distribuiti per creare una unità familiare funzionante. Prossemica / contatto fisico: la distanza fisica fra le persone è inferiore, è comune il contatto fisico. il modo di trasportare i bambini è eloquente: la modalità più comune consiste nell’attaccare il bambino sulla schiena della madre in modo da garantire un contatto fisico permanente durante le attività quotidiane della madre. Privacy: in maniera coerente con quanto detto sopra la necessità di uno spazio privato separato per Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 61 l’individuo è meno importante. La separazione fisica, l’isolamento dagli altri ha meno valore della vicinanza agli altri. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Pratica professionale → bisogno di promuovere la comprensione intercultural non solo con la persona che “entra” in una cultura diversa, ma anche per chi vive nella cultura diversa che accoglie l’altra persona. Ci deve essere comprensione e rispetto delle differenze culturali da entrambe le parti. Ulteriori informazioni La mediazione ha incluso un incontro e una conversazione con le diverse famiglie ospitanti per aiutarle a comprendere come convivere con persone di altre culture. Lo sviluppo di semplici regole ha aiutato a risolvere la situazione. INCIDENTE CRITICO: “PUNIZIONI CORPORALI” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012] Ambito professionale / educativo Corpo Zone Sensibili Idee su un utilizzo appropriato della violenza, la protezione dei bambini, i valori legati alla disciplina. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Una donna Americana di circa vent’anni, la narratrice ha vissuto in Egitto in passato, ma in generale ha vissuto in un ambiente Americano/straniero. Studentessa universitaria. Ha viaggiato molto. Appassionata di problematiche sociali e arte. L’incidente si svolge mentre è in Egitto per l’estate. Cultura della persona che ha “causato” lo shock 1) studenti profughi del Sudan adolescenti. Sono sfuggiti alla violenza militare in Sudan per essere esposti al razzismo e alla discriminazione in Egitto. Scarsa istruzione. 2) preside scolastico. Sudanese di mezz’età. Descrizione dell’evento Durante l’estate facevo la leader di attività giovanili con alcuni profughi sudanesi di un campo profughi vicino al Cairo. Essendo così vicina per età ai miei studenti, a volte, ho avuto alcuni problemi di disciplina con degli studenti durante le attività in classe. Un giorno, due studenti si comportavano male e li ho mandati nell’ufficio del preside perché disturbavano la lezione. Poi ho saputo che il preside li aveva picchiati per il loro comportamento. Sono rimasta ancora più shockata dal loro atteggiamento non curante riguardo all’incidente la volta successiva in cui li ho visti. Dopo quest’esperienza, non sapevo come gestire i problemi di disciplina in classe. D’altra parte, non volevo mandare altri studenti in presidenza a farsi picchiare, ma gli studenti non prendevano sul serio i miei metodi disciplinari (che si basavano principalmente sulla discussione e la trattativa). Quell’estate è stata davvero una sfida per me. 1. Caratteristiche dell’evento La classe era piccola e non era molto ben equipaggiata. C’erano circa 15 studenti. Avevano molta energia ed erano attivi. Sembrava che a loro piacesse la narratrice, ma per lei era difficile tenerli sotto controllo. Oltre a conoscere il loro stato di profughi la narratrice non sapeva molto sul loro passato e raramente se ne parlava in classe. 2. Reazione emotiva Shockata, arrabbiata, in colpa. Ero shockata per il fatto che il direttore picchiasse gli studenti solo perché facevano confusione in classe ed ero ancora più infastidita dal fatto che gli studenti sembravano non curarsi di questa punizione. Mi sono sentita in colpa per essere stata la persona che li aveva mandati in presidenza, anche se non sapevo prima che sarebbero stati puniti in questa maniera. Mi sono sentita a disagio riguardo al preside e Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 62 pensavo di dovergli parlare, ma non sapevo come fare. Infine, mi sono sentita frustrata perché la disciplina continuava ad essere un problema nella mia classe e non sapevo come risolverlo. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Protezione dei bambini: Nelle culture occidentali i bambini vengono considerati, almeno in teoria, autonomi, con gli stessi diritti degli adulti. Devono essere protetti e accuditi e non si deve mai usare la violenza con loro. Trattare i bambini con violenza insegna loro ad essere violenti. Nel caso di bambini profughi sembra esserci una maggiore necessità di protezione. Integrità fisica: la punizione/disciplina a volte è meritata, ma non può comportare minacce all’integrità fisica, né includere violenza fisica nei confronti dei bambini. Rifiuto della violenza: anche quando non coinvolge bambini la violenza in tutte le sue forme è sbagliata Differenze nell’approccio pedagogico/metodologico. Quando i giovani sono difficili da raggiungere in classe, in contesto occidentale, la risposta sarebbe di tipo pedagogico, come aumentare la motivazione e l’interesse nelle materie insegnate. La soluzione, dunque, implicherebbe una modifica dei metodi di insegnamento. Pertanto non si tratta solo di punti di vista diversi sulla socializzazione e l’infanzia, ma anche sull’apprendimento e l’insegnamento. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Negativa. La narratrice è rimasta profondamente turbata dai metodi disciplinari utilizzati dal preside della scuola ma anche dalla reazione degli studenti. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Punizioni corporali: L’utilizzo delle punizioni corporali sembra in generale accettato dagli studenti e dal preside come strumento disciplinare. Gli studenti si sono comportati male nella classe della narratrice perché potrebbero non essere abituati alla comunicazione non verbale come strumento disciplinare. Allo stesso modo, il preside della scuola potrebbe dissociare le punizioni corporali dalla nozione di “violenza”. Forse considera le punizioni corporali l’unico strumento valido per imporre la disciplina ai bambini. Rapporto con l’individualismo, integrità fisica: Sotto l’approccio alle punizioni corporali probabilmente vi è un orientamento meno individualistico verso la persona, inclusi i bambini. Dunque, gli studenti non hanno preso sul serio la punizione, e così non nutrono alcun risentimento verso la narratrice, anche se la sua lamentela era la ragione della punizione. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Sì. La narratrice, alla fine, ha preferito sacrificare il controllo della classe per evitare l’utilizzo della violenza come punizione da parte del preside della scuola. INCIDENTE CRITICO: “TRE CHILI DI TROPPO” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012] Ambito professionale / educativo Agenzia per l’ambiente e curava le relazioni con aziende estere. Zone Sensibili Relazioni fra i generi: norme sulla bellezza femminile, ruolo delle donne; concezione del corpo: come dovrebbe apparire; individualismo/privacy: tenere alcune cose private ed essere in grado di decidere quali sono queste cose. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna francese di 26 anni; ha vissuto a New York e ha esperienza come insegnante di lingua francese per stranieri; molto indipendente; ama gli scambi fra culture. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 63 Cultura della persona che ha “causato” lo shock Uomo giapponese sui cinquant’anni; piuttosto benestante; capo della narratrice; è particolarmente affascinato dagli occidentali. Descrizione dell’evento In quell’epoca ero l’unico dipendente straniero di un’azienda giapponese. Tre mesi dopo il mio arrivo mi era stato comunicato che avrei dovuto fare degli esami clinici. Faccio gli esami e, qualche giorno dopo, l’amministratore delegato mi convoca nel suo ufficio. Ha ricevuto i risultati dei diversi esami che avevo fatto e vuole comunicarmi i risultati. Immagino che mi darà la busta, invece no! Mi porge il foglio e inizia a discutere con me dei risultati! Sembra che io sia 3 kg sovrappeso. È diventato un tormentone per giorni. “3 chili, tre chili” *dice+ ogni volta (o quasi) che passo nel corridoio o a pranzo quando mangiamo insieme. 1. Caratteristiche dell’evento Il capo ripeteva questo nuovo tormentone regolarmente, sia quand’era solo sia quando pranzavano insieme. A pranzo c’erano circa altre 10 colleghe della narratrice (tutte donne). Nessuna di loro ha mai detto qualcosa quando il capo faceva questi commenti. Ripeteva questa cosa anche quando vedeva la narratrice nella hall, davanti ad altri dipendenti. L’azienda era piuttosto piccola, con circa 35 dipendenti in totale. La posizione della narratrice nell’azienda era unica, perché non era una straniera che lavorava per un’azienda straniera, ma assunta a livello locale da un’azienda giapponese, anche se era un’”outsider” perché non era giapponese. 2. Reazione emotiva Imbarazzata, arrabbiata, impotente, esposta. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Indipendenza: la narratrice attribuisce grande valore alla sua indipendenza e crede che il capo non la stesse rispettando dato che cercava di monitorare il suo peso. Privacy: per la narratrice non è educato parlare delle informazioni private di un’altra persona in pubblico senza il loro consenso, soprattutto se si tratta di informazioni mediche personali. Non credeva che spettasse al suo capo il compito di controllare i risultati dei suoi esami, né tantomeno che potesse condividerli con l’ufficio. Pensava che il dottore dovesse informarlo in maniera generale sulle sue condizioni di salute e non si aspettava che fosse informato di dettagli che lei considerava privati e non di sua competenza (ad esempio il fatto che dovesse perdere qualche chilo). Rifiuto delle regole di bellezza: la narratrice non crede che le debba essere chiesto di adeguarsi alle particolari norme estetiche relative alle dimensioni e alla forma del suo corpo. Ha detto che, come occidentale, ha avuto l’impressione che il suo capo (e altri in altre situazioni) volessero farla sentire grassa, mentre sapeva che in occidente sarebbe stata considerata nella media o magra. Quindi riteneva che non fosse necessario cercare di adeguarsi ad uno standard che non era il suo. La cultura svolge un ruolo importante nella definizione di ciò che viene considerato nella media o normale. Ad esempio, la temperatura media consigliata in Giappone è diversa da quella consigliata in Francia. Un medico giapponese, quindi, poteva anche considerarla malata quando lei aveva la sua solita temperatura! 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Negativa. La narratrice era molto infastidita dal fatto che il suo capo si sentisse a suo agio a parlare dei suoi risultati degli esami clinici privati, e arrabbiata perché ha ripetutamente diffuso queste informazioni fra gli altri in ufficio. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Ruolo dell’azienda come se fosse una famiglia: l’azienda è lì per sostenere e proteggere i suoi dipendenti. Non è raro che le aziende giapponesi trovino un coniuge ai loro dipendenti single o affittino loro un appartamento. In cambio di questa sicurezza, il dipendente “appartiene” all’azienda. Il capo della narratrice l’ha aiutata in passato: assumendola, anche se non parlava ancora bene il giapponese, Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 64 invitandola a cena ogni settimana (era anche un’occasione per far esercitare sua figlia con l’inglese). In cambio si aspettava da lei assoluta obbedienza. Standard di bellezza giapponesi: secondo la narratrice, in Giappone c’è un’immagine fissa di come deve essere una donna (parlare piano, vestire in modo femminile, ecc.). Le donne nel suo ufficio venivano trattate in maniera diversa rispetto agli uomini. A pranzo, ad esempio, le donne dovevano mangiare con il capo in ufficio, mentre gli uomini potevano fare come preferivano. La segretaria, che era un “maschiaccio” (una donna non particolarmente femminile nel modo di vestire o comportarsi), doveva rispondere al telefono a voce molto alta. La narratrice aveva amici che lavoravano in aziende che richiedevano alle donne di frequentare un corso per truccatrici. Il capo sembrava condividere queste idee su come deve apparire e comportarsi una donna giapponese e si aspettava che la narratrice si adattasse a questi standard. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Sì, la narratrice dice che la diffusione delle informazioni personali sulla sua salute era solo uno dei modi in cui il suo capo interferiva nella sua vita privata. Si sentiva trattata come una bambina, e questo l’ha portata a dubitare di se stessa professionalmente. Poiché il suo lavoro consisteva nel cercare di istituire partenariati con aziende straniere (occidentali), doveva interagire con dirigenti di alto livello regolarmente. Il fatto di non sentirsi rispettata all’interno della sua azienda ha influito negativamente sulla sua fiducia quando aveva riunioni con dirigenti di aziende straniere. INCIDENTE CRITICO: “COPPIA PACHISTANA” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012] Ambito professionale / educativo Educazione Interculturale Generale / Mediazione interculturale Zone Sensibili Comunicazione non verbale. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna francese sui cinquant’anni. Simpatizzante della sinistra. Esperienza in mediazione interculturale. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Coppia pachistana sui cinquant’anni. Probabilmente musulmana. Proveniente da un ambiente tradizionale. Descrizione dell’evento Dovevo occuparmi di una mediazione penale fra due coniugi di origine pachistana: il Sig. e la Sig.ra X. L’argomento della disputa era la violenza. I due non si sono guardati per buona parte della mediazione. Nulla sembrava toccarli, incluse le loro storie e le conseguenze che potevano avere. In genere ci sono molte emozioni che emergono durante le mediazioni, soprattutto quando si tratta di problematiche familiari. Di solito si manifestano sul viso e attraverso segnali non verbali (postura, gesti, micromovimenti ecc.). Ma questa volta nulla sembrava riflettersi sui comportamenti fisici e non verbali della coppia, oppure il mio metro di valutazione per la comprensione della comunicazione non verbale non funzionava. Mi sono detta che dovevo trovare un modo per comunicare/creare una connessione con loro. Ho cercato di coordinare il mio respiro con quello della Sig.ra X. È difficile descrivere accuratamente il respiro, ma mi sembrava breve e debole. Stavamo discutendo della loro famiglia quando, ad un certo punto della conversazione, ho notato delle interruzioni nel suo ritmo di respirazione. Sentivo che c’era qualcosa di importante – senza sapere davvero cosa. Poi le ho chiesto della sua famiglia, una domanda simile a “per te la famiglia è importante?”. All’improvviso, anche se nulla sembrava muoversi, ho visto una lacrima scendere dagli occhi della Sig.ra X. Un’unica lacrima sul suo viso senza un minimo cenno della faccia o del Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 65 corpo. Da quel momento in poi, ho capito di aver stabilito un contatto con i due coniugi. La discussione ha preso una piega diversa: invece di incolparsi reciprocamente hanno condiviso le loro difficoltà nella società francese, il peso delle loro famiglie, l’importanza che l’uno aveva per l’altra, la necessità di sostenersi e aiutarsi reciprocamente, ecc. Entrambi si sono scusati, spiegando che anche se non riuscivano ad esprimerlo a parole, non volevano ricominciare da capo ma trovare insieme un modo per migliorare il loro comportamento. La disputa è stata risolta e sono stati firmati impegni reciproci e un memorandum d’intesa. 1. Caratteristiche dell’evento La mediazione si è svolta in un ufficio. La mediatrice era seduta vicino alla coppia, e questo le ha permesso di sentire il ritmo della respirazione della Sig.ra X. 2. Reazione emotiva La mediatrice è rimasta molto sorpresa dall’atteggiamento impassibile della coppia che chiedeva il divorzio (per violenza, cosa più importante) perché quest’atteggiamento era in contrasto con l’atteggiamento che solitamente avevano molte coppie con cui aveva lavorato. Quando ha capito che i suoi punti di riferimento non verbali non funzionavano ha cambiato strategia adattandosi agli interlocutori, e questo le ha permesso di arrivare al punto che poneva il vero problema. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Essendo una donna, francese, europea e occidentale, la narratrice crede nei valori della libertà individuale (indipendentemente dalle pressioni familiari che non devono interferire con il comportamento dell’individuo o le scelte sul suo stile di vita), l’uguaglianza fra i sessi e il rifiuto della violenza, che nel sistema giuridico occidentale viene considerata un crimine. Tuttavia, come mediatrice, deve essere imparziale e non deve interpretare: non deve giudicare la violenza, l’”aggressore” (sa grazie alla sua esperienza che spesso in un conflitto ci sono due vittime e due aggressori) ecc. Ha anche imparato che nel suo lavoro era fondamentale non giudicare i codici/le pratiche culturali (matrimonio combinato, ad esempio). Dunque, in questo incidente, lo shock per lei è stato legato all’aspetto non verbale, perché aveva l’impressione di non avere “accesso”, non essere in grado di “penetrare nel loro mondo emotivo”. È proprio attraverso il corpo (senza fare affidamento solo sulla vista e sull’ascolto, che generalmente sono più utilizzati nella comunicazione) che può trovare un modo per “capire” la Sig.ra e poi il Sig. X. Lo ha fatto attraverso tecniche per calibrare e sincronizzarsi con il respiro della Sig.ra X. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Neutrale. Poiché ha imparato a non giudicare le culture delle persone con cui lavora durante una mediazione, la narratrice non aveva alcun preconcetto negativo sulle loro convinzioni culturali. Aveva assunto una posizione simile senza esprimere giudizi anche sulla violenza, che era la ragione per cui si era resa necessaria la mediazione. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) La narratrice pensa che la società pachistana sia patriarcale e che le donne abbiano un ruolo pubblico limitato. Organizzata principalmente in maniera tribale, la società pachistana opera in base alle norme e alle tradizioni definite dagli uomini. Dunque, tutte le decisioni relative alla partecipazione delle donne nella società, ad esempio su istruzione, matrimonio, lavoro, viaggi, ecc., vengono prese dagli uomini della famiglia. Per questo, come accade per molte coppie pachistane, sono le famiglie a scegliere il coniuge (matrimonio combinato). Di conseguenza, il matrimonio e il divorzio diventano un problema familiare in senso lato. Inoltre, la narratrice suppone che l’opinione degli altri (soprattutto della famiglia) abbia un valore enorme. Il divorzio è una terribile fonte di vergogna e disonore. Per quanto riguarda la comunicazione non verbale, la narratrice ha sentito che i pachistani non gesticolano molto quando parlano e non mostrano emozioni negative in pubblico. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 66 Le dimostrazioni di affetto in pubblico sono inaccettabili, anche fra marito e moglie. Le coppie pachistane tengono una certa distanza fra loro in pubblico. In generale, le donne evitano addirittura di pronunciare il nome del marito nelle conversazioni. Inoltre, i pachistani non amano discutere con le mogli in pubblico. La narratrice crede che i pachistani preferiscano controllare la rabbia e le emozioni. Dimostrazioni di rabbia o di altre emozioni attirano quasi sempre un notevole interesse da parte di persone non coinvolte, ma curiose. Questo pone ancora una volta il problema di esporsi in pubblico all’opinione altrui e al ridicolo. Probabilmente è per questo che i pachistani tendono ad evitare la violenza durante le liti. Le suddette spiegazioni sono solo alcune delle ipotesi possibili proposte dalla narratrice. È importante non supporre che siano valide per TUTTI i pachistani o che non ci siano altre spiegazioni/ragioni possibili dietro il comportamento della coppia coinvolta nell’incidente. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Sì, perché un mediatore deve sempre mettere in dubbio i propri codici di comunicazione verbale e non verbale per vedere se funzionano. Deve anche essere pronto a mettere da parte se stesso per adattarsi all’interlocutore. Infine, è essenziale che impari a non giudicare altri codici culturali anche per problematiche sensibili come la violenza domestica e i matrimoni combinati. Prendere le distanze dal proprio quadro di riferimento è fondamentale nella risoluzione delle dispute. Allo stesso tempo, il narratore deve stare attento a non affidarsi degli stereotipi culturali per spiegare il comportamento degli individui. INCIDENTE CRITICO: “BACI” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012] Ambito professionale / educativo Corpo / Insegnamento di lingua Zone Sensibili Contatto fisico attraverso un bacio, convenzioni sociali governate da diversi codici come genere, età, gerarchia, contesto, natura della relazione (professionale, privata, formale/informale, familiare, amichevole, intima, ecc.). Questi codici variano da cultura a cultura. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Uomo fiammingo/belga/olandese sui 40 anni. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Giovani studenti francesi che seguono corsi di lingua. Descrizione dell’evento Essendo un uomo fiammingo/belga/olandese (un misto fra diverse culture), ho notato che i francofoni appena arrivavano in ufficio si baciavano. È una pratica relativamente rara in ambiente fiammingo, in cui i baci sono riservati ai veri amici. Essendo arrivato da poco in Francia, sono stato invitato ad una festa organizzata dai miei studenti. Appena arrivato nella sala ho visto alcuni dei miei studenti di lingua e volevo salutarli, quindi ho dato loro un bacio. Sono stati al gioco ma sono morti dalle risate. 1. Caratteristiche dell’evento Una festa studentesca a cui erano presenti gli studenti del narratore, anche studenti a cui dava lezioni di lingua. La situazione era più o meno informale dal punto di vista del narratore. 2. Reazione emotiva Oggi mi sento ancora in imbarazzo se ci penso. Comunque ho imparato a selezionare con più attenzione chi baciare. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Il narratore, proveniente dal contesto fiammingo nel quale i baci sono riservati ai veri amici, ha notato che invece i francesi si baciavano appena arrivavano a lavoro. Volendo adattarsi al nuovo contesto culturale e avendo notato che in Francia c’era l’abitudine di baciarsi sulla guancia, ha deciso di imitare questo gesto, Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 67 anche se non faceva parte della sua cultura. Le sue idee sulla gerarchia sono simili a quelle francesi. Questa gerarchia, in un certo senso, ha perso importanza in un contesto considerato informale (quello di una festa, in questo caso), che sembrava richiedere un comportamento più amichevole. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Positiva. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Il narratore ha capito che c’era una gerarchia nel rituale complesso del bacio in Francia: un insegnante non bacia i suoi studenti, neanche in una situazione informale. Aveva generalizzato troppo un codice molto specifico. La cultura francese è chiaramente più formale di quella belga/fiamminga. La natura formale di alcune relazioni (soprattutto quelle gerarchiche) persiste anche al di fuori del contesto professionale. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Sì, perché potrebbe causare problemi nella sua pratica professionale di insegnante di questi studenti che potrebbero reagire male al suo gesto. In questo caso non bastava cercare di adattarsi alle differenze culturali per non violare i codici. Doveva tenere conto di come il contesto veniva percepito dagli altri (in modo meno informale di quanto pensasse il narratore) e delle regole implicite delle relazioni e delle gerarchie sociali (insegnante-studente) nei gesti che esprimono cordialità. INCIDENTE CRITICO: “TOCCARE OPERE D’ARTE” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012] Ambito professionale / educativo Corpo / Guida di museo Zone Sensibili La nozione di museo varia da cultura a cultura. Il problema riguarda la distanza da rispettare di fronte a un’opera d’arte e la possibilità di toccarla. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna francese di 22 anni che studia storia dell’arte. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Visitatore cinese sui quarant’anni (dunque formatosi nell’epoca post-Mao). Descrizione dell’evento Eravamo nella sala rossa (dipinti del 19° secolo) del Louvre, quando un visitatore cinese ha iniziato a toccare un dipinto di Ingres. Sono rimasta così sbalordita da mettermi a urlare “Non si tocca!” (una frase che le guardie del Louvre ripetono varie volte al giorno). È sembrato sorpreso e si è spostato. 1. Caratteristiche dell’evento Il contesto era quello di un museo: molte persone in movimento. Sara era al centro di una delle sale rosse, che sono due sale simmetriche separate da una sala quadrata. Era seduta su una sedia con le spalle rivolte verso la sala quadrata da cui entravano I visitatori. Sono sale molto famose e di solito c’è poco personale a controllarle (cosa che vale per tutto il museo in generale). C’erano solo due persone in una sala molto ampia. 2. Reazione emotiva Sara era molto sorpresa. Non si aspettava davvero questo tipo di situazione e dunque non sapeva come “reagire in maniera professionale”. Per lei era un fatto personale, perché ha rispetto per le opere d’arte. Per un attimo non era più la guardiana del museo, ma semplicemente un’osservatrice shockata. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Avendo studiato storia dell’arte e cultura Europea, Sara considera l’opera d’arte quasi sacra. È unica e Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 68 deve essere rispettata. Questo rispetto viene espresso dal fatto di mantenersi ad una certa distanza dall’opera d’arte e di non toccarla per non danneggiarla. Un’opera d’arte è unica e deve essere conservata nel miglior modo possibile per le generazioni future. Un museo è uno spazio tranquillo nel quale si deve rimanere in silenzio in modo da permettere l’interazione fra gli altri visitatori e l’arte. Tuttavia al Louvre le dimensioni e le decorazioni del museo causano un “effetto Disneyland”. Fin dall’entrata, il museo non dà l’impressione di un luogo da rispettare perché non è austero, per questo alcune persone infrangono le regole. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Neutrale perché non ha capito la ragione di questo comportamento. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Pensa che forse i Cinesi hanno una visione diversa dell’arte. Per loro, le opere d’arte occidentali forse hanno solo una funzione decorativa e dunque possono essere toccate. Inoltre, i musei e il patrimonio culturale sono molto recenti in Cina. Solo i dipinti vengono considerati arte. Ma lo stile dei dipinti è molto diverso in Cina, pone l’accento sulle nozioni taoiste di vuoto e apertura. Per i cinesi, il dipinto pieno (nel quale si dipinge sull’intera tela) è considerato una decorazione, non arte. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Sì, perché anche se le regole dei musei sono universali, la concezione dell’arte varia a seconda della cultura. Quando si lavora in questo tipo di strutture, si deve interagire costantemente con persone provenienti da diversi orizzonti culturali e a volte è difficile rispettare questa differenza, quando essa si scontra con le regole professionali prestabilite che devono essere rispettate in ogni situazione. INCIDENTE CRITICO: “POSTERIORE” [Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012] Ambito professionale / educativo Corpo / Educazione Interculturale Generale Zone Sensibili Il posteriore - Morfologia: la curva della vita. Una rappresentazione della sensualità. Cultura della persona che ha vissuto lo shock Donna, 34 anni, doppio background culturale Francia/Burkina Faso, nata in Francia ma ha vissuto 20 anni in Burkina Faso. Ha studiato comunicazione, relazioni pubbliche e relazioni interculturali. Tendenze femministe, molto sensibile alle questioni relative all’uguaglianza fra uomo e donna, panafricanista, impegnata nella valorizzazione delle culture africane. Cultura della persona che ha “causato” lo shock 2 protagonisti in 3 situazioni diverse: 1a situazione: Donna, Bianca, 38 anni, doppio background culturale francese/inglese, nata nel Regno Unito ma vive in Francia. Non molti contatti precedenti con Africani o culture africane, ma di recente è rimasta affascinata dall’Africa. 2° e 3° situazione: uomo, francese, 38 anni, nato e cresciuto in Francia. Nessun contatto/conoscenza particolare sull’Africa, vive in un’area bohémien chic e multiculturale. Ha una relazione con una donna di origini africane. Descrizione dell’evento Ero in piedi e mi sono piegata per prendere una cosa da terra. Le mie gambe sono rimaste tese e la mia schiena era completamente piegata verso terra. Il mio posteriore sporgeva all’indietro e tendevo le braccia per raccogliere l’oggetto. I miei compagni erano sospettosi, hanno aggrottato le sopracciglia e hanno fatto questo commento: Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 69 “Perché ti pieghi così? Ti farai male alla schiena. È una strana posizione!” e uno di loro ha continuato dicendo “Non dovresti mostrare il tuo posteriore così”. 1. Caratteristiche dell’evento Contesto fisico e sociale La prima volta: la narratrice e la sua migliore amica camminavano per strada La seconda volta: la narratrice e il suo ragazzo camminavano per strada La terza volta: per strada, in bicicletta (con il suo ragazzo) Nelle tre situazioni, c’è una relazione intima fra i protagonisti che permette di affrontare apertamente la questione sollevata. 2. Reazione emotiva Non mi aspettavo un commento del genere su un movimento che mi sembrava naturale, sono rimasta sorpresa. Allo stesso tempo ero pensierosa perché sono rimasta perplessa per questa reazione. Ho chiesto: “Come lo faresti tu? Fammi vedere”. Ognuno dei miei interlocutori ha fatto lo stesso movimento, piegando le ginocchia, con il posteriore piegato verso il pavimento e le braccia tese per raccogliere l’oggetto. Oltre alla sorpresa, alcune altre reazioni: - Un po’ seccata per essere stata accusata di volermi mettere in mostra, di aver l’intenzione di fare la civettuola mentre non era così. - Una sensazione di ingiustizia, una necessità e un desiderio di risolvere la situazione. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? Immaginazione della narratrice, percezione sociale: -il posteriore ha una funzione sociale, un potere suggestivo molto forte. La narratrice è cresciuta in un ambiente in cui le donne sculettano e muovono i fianchi in modo esplicito quando camminano. -Caratteristiche morfologiche,la curva della parte inferiore della schiena mette in evidenza il posteriore facendolo distinguere dal resto del corpo che è più evidente e più scontato a livello visivo. A causa della loro morfologia, la maggior parte delle donne africane quando camminano in maniera naturale ondeggiano in modo pronunciato. Questa costituzione fisica influisce sul “gioco sociale”. -La relazione con il posteriore femminile per la narratrice può essere riassunta con l’espressione “il mito del posteriore generoso”. Rappresentazioni: criteri di bellezza, salute, sensualità, erotismo. Questa parte del corpo viene celebrata per i suoi movimenti! Andatura esplicita (indossando le tradizionali gonne di erba quando si danza) -Canzoni corali cantate in posizione piegata nelle attività quotidiane (spazzando il pavimento con la scopa, preparando pietanze in una pentola nel focolare tradizionale, lavando a mano i vestiti, lavorando la terra per i contadini). -Facilità di movimento di questa parte del corpo, l’arte di muoverlo: danza, e video che celebrano il posteriore (il busto fermo, il posteriore in fuori in modo da risultare più evidente). C’è una vera e propria danza del posteriore con delle perle in molti paesi africani. In Burkina Faso, la danza “Kiegba” (danza del posteriore) è una danza tradizionale praticata ancora oggi. Baudelaire: “quando camminano, sembra che stiano danzando” -L’estetica del posteriore: le rappresentazioni artistiche abbondano, e questo dimostra l’importanza attribuita a questi criteri di bellezza -Un mito: una donna senza il posteriore non è donna! -Simbolismo delle curve femminili: buona salute, femminilità, fertilità, maternità, sensualità -Libertà di parola e semplicità perché si possano fare commenti sul posteriore (uomini o donne, madri, amici ecc.) per celebrare le sue forme generose o, al contrario, svalutando una figura che non è Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 70 abbastanza generosa. -Alcune donne prendono dei farmaci per aumentare il volume del posteriore. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? Un po’ triste: il posteriore è diventato una parte del corpo rinnegata. Scarsa comprensione di un’idea che in un certo senso rinnega la rilevanza della bellezza. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) Rapporto con il posteriore: una parte del corpo da nascondere, celare. Mettere in mostra il posteriore civetteria, sensualità esplicita e intenzionale, volgarità, indecenza, stravaganza, mancanza di raffinatezza, sessualità esplicita. Comportamento preferito: discrezione, nascondere le parti del corpo considerate indecenti, il corpo è disciplinato/educato in modo che risulti “presentabile” in pubblico. Soprattutto perché il posteriore femminile è un oggetto sessuale. È anche interessante la controversia nella società occidentale: da una parte le persone (principalmente uomini) possono guardare il posteriore di una donna in una prospettiva sessuale, ma dall’altra le donne vengono giudicate male se attirano l’attenzione su questa “speciale” parte del corpo (cosa che accade anche con il seno). Rappresentazione / rapporto con il corpo: separazione tradizionale giudeo-cristiana di corpo e mente, alla quale si attribuisce un valore più positivo. Nell’interazione pubblica quotidiana vi è la tendenza a nascondere il corpo: mettere in atto comportamenti volti a nascondere le funzioni carnali, il corpo. Soprattutto, non si deve mettere in evidenza il proprio corpo quando si va in giro o si raccolgono oggetti da terra. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? Modifica del comportamento – apprendimento culturale: La narratrice è stata influenzata dalla reazione dei suoi amici in due occasioni. Ora, quando si trova in un luogo pubblico (strade, metropolitana..) e deve raccogliere qualcosa da terra, sta attenta a piegarsi alla maniera “occidentale”, per non shockare nessuno. Autocontrollo – adattamento culturale. Questioni sul rapporto con il corpo e sui suoi legami con la cultura. Questioni sul rapporto con il corpo quando ci si muove. La narratrice ha capito di aver sempre vissuto con persone che facevano questi movimenti per diverse ragioni,e di avere una percezione del suo posteriore priva del peso di tabù o significati culturali negativi. Per lei si trattava di una parte del corpo che non era per niente shockante. Ma aveva anche un altro significato culturale, che aveva origine in un contesto culturale diverso che per la narratrice era “naturale” e scontato. Il rapporto “prima l’uovo o la gallina” fra fisiologia e cultura: cosa è nato prima? La distinzione morfologica è alla base della pratica oppure i valori culturali possono modellare un corpo? La questione dell’intenzione e dell’attribuzione: i comportamenti culturali vengono spesso interpretati come intenzionali, anche quando non lo sono. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 71 INCIDENTE CRITICO: “STRETTA DI MANO ALLA GIAPPONESE” [Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012] Ambito professionale / educativo Educazione Interculturale Generale Zone Sensibili Comunicazione non verbale, limiti del corpo, privacy. Cultura della persona che ha vissuto lo shock La narratrice è un’insegnante femmina danese appartenente al ceto medio, 38 anni al tempo dell’incidente. La narratrice lavora come insegnante di lingua in un Centro linguistico danese, in un sobborgo vicino alla capitale. La narratrice insegna anche una materia chiamata Comprensione Culturale, una parte obbligatoria dell’insegnamento della lingua, con particolare attenzione all’insegnamento delle tradizioni sociali e culturali danesi ai nuovi arrivati e agli immigrati ecc. In questo viene affiancata da altri professionisti che appartengono alla comunità, che le chiedono di accogliere due visitatori giapponesi e di dar loro informazioni sul sistema educativo, sulle tradizioni culturali danesi ecc. Cultura della persona che ha “causato” lo shock Gli altri protagonisti sono due insegnanti giapponesi donne provenienti dalla regione di Fukuoka, di circa 30 anni. Per le insegnanti giapponesi era la prima volta in Danimarca, ma pare che avessero visitato altri paesi europei in occasione di alcuni viaggi studio. Descrizione dell’evento Avevo accettato di guidare e assistere due visitatrici giapponesi che erano venute in Danimarca per studiare il sistema di formazione danese. Quando ci siamo incontrate la prima volta nel mio ufficio, ho iniziato a salutarle con una normale stretta di mano. Hanno guardato la mia mano con stupore. Poi hanno preso la mia mano in maniera riluttante, tenendo entrambe la mia mano fra le dita, come se fosse pericolosa. Alla fine del nostro incontro, quando ci stavamo per separare, si è ripetuta la stessa scena. 1. Caratteristiche dell’evento L’incidente coinvolge tre persone, un’insegnante danese e due insegnanti giapponesi in visita in Danimarca e probabilmente in altre parti d’Europa per un viaggio studio. Le tre persone sono riunite in un ufficio scolastico relativamente piccolo e si incontrano per la prima volta. L’insegnante danese ha accettato di informare e guidare le due insegnanti giapponesi sul sistema educativo, sui principi didattici ecc. Quando incontra le ospiti straniere per la prima volta, essendo la persona che ospita l’incontro, l’insegnante danese – a modo suo – saluta cortesemente le visitatrici porgendo la mano per salutarle formalmente con una stretta di mano. Le visitatrici giapponesi non hanno reagito in maniera adeguata, anzi hanno mostrato chiaramente con il linguaggio del corpo e l’espressione facciale che questa modalità di saluto le metteva un po’ a disagio. L’insegnante danese ha pensato che le visitatrici giapponesi forse avevano bisogno di maggiori informazioni per abituarsi a questo tipo di saluto, e che per loro sarebbe stato più facile la prossima volta. Così ha ripetuto il gesto e il saluto alla fine dell’incontro, ma la reazione delle sue interlocutrici è rimasta la stessa. 2. Reazione emotiva L’insegnante danese si è sentita in imbarazzo, rimasta lì in piedi con il braccio teso. Ha interpretato la situazione così: due donne apparentemente simpatiche e sorridenti si stavano in realtà comportando in maniera molto scortese ignorando il suo saluto accogliente e amichevole. L’insegnante danese non si aspettava un trattamento di questo tipo da parte delle visitatrici venute nel suo ufficio per ricevere informazioni e consigli ecc. mettendo a disposizione il proprio tempo volontariamente, e invece si è dovuta confrontare con un atteggiamento maleducato. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 72 Oltre a provare rabbia si è sentita usata. Ma l’ha anche confusa il fatto che le donne giapponesi – che sono insegnanti professioniste abituate a guidare gli altri – non avessero spiegato perché si sentivano a disagio a seguire le regole danesi sul saluto formale. 3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore? In questo incidente sono state messe in dubbio diverse regole e valori sull’ospitalità e lo status di ospite: Reciprocità e rispetto per la persona che ospita: Accettare e ricambiare la stretta di mano (gesto di benvenuto) significa accettare il saluto, non accettandolo si viola il modello sociale di reciprocità. Stretta di mano nelle società occidentali: Il rituale della stretta di mano è importante nelle società europee. Può variare a seconda della cultura, ma in generale è un gesto che si fa quando ci si incontra, ci si saluta, si esprime gratitudine o si raggiunge un accordo. Esiste un cerimoniale, in cui si stabilisce chi porge la mano, quanto si deve stringere la mano ecc. Educazione: Non si deve esprimere un rifiuto verso qualcuno che non conoscete e che sarà vostro ospite. Ma potete anche dire se non vi piace qualcosa. Mostrate segni di “collaborazione”: Quando si hanno degli ospiti, si nutrono delle aspettative sul fatto che gli stranieri assimilino le regole locali (come il rituale della stretta di mano). Accettare la stretta di mano significa adattarsi alla cultura locale in un modo che può rappresentare un segno di volontà di collaborazione. Comunicazione diretta: Nelle culture occidentali, le persone in generale comunicano direttamente. Dicono quello che pensano e anche i gesti sono importanti, ma le parole hanno la priorità. 4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona? La situazione ha fornito un’immagine ambigua, principalmente negativa. Apparentemente, le insegnanti giapponesi erano molto socievoli e sorridenti. Ma allo stesso tempo, in questa circostanza, sono apparse indelicate e prive di empatia verso l’insegnante che le ha ricevute e l’intenzione di accoglierle in maniera educata e corretta in base alle sue regole e tradizioni. 5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!) In generale, il corpo viene inteso in maniera privata nella società giapponese. I giapponesi – generalmente – non abbracciano e baciano in pubblico, e lo fanno solo con persone cui sono strettamente legati. Preferiscono mantenere una certa distanza fisica con le altre persone. Inoltre, in Giappone si considera poco cortese parlare direttamente di quello di cui si ha bisogno e di quello che non piace. È importante evitare di ferire gli altri utilizzando una comunicazione troppo diretta. Per questo, le donne giapponesi nell’incidente hanno accettato la stretta di mano. Ma questo incidente è diventato critico per tutte e tre le donne, perché le donne giapponesi in realtà non sono riuscite a nascondere il loro disagio relativamente alla stretta di mano. Così, anche se non avevano queste intenzioni, le donne giapponesi, di fatto, hanno ferito la donna danese. D’altro canto lei non è stata in grado di “leggere” rapidamente il disagio delle sue ospiti, anzi ha insistito nel voler stringere la mano ad entrambe le donne giapponesi all’inizio e alla fine dell’incontro. 6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali? La situazione dimostra quanto sia importante essere coscienti della comunicazione non verbale e delle diverse concezioni di cortesia. Comunicazione non verbale: Il rituale del saluto è diverso in Giappone. Il gesto più comune per salutare è l’inchino. L’inchino esprime molti messaggi non verbali come presentazione, congedo, gratitudine, grado di familiarità, ceto e genere. Questi messaggi vengono espressi dalla profondità dell’inchino, dalla posizione delle mani, dalla frequenza degli inchini e da chi comincia a farli. Molti giapponesi spesso danno una stretta di mano agli stranieri. A volte uniscono la stretta di mano all’inchino. Comunicazione indiretta, contestuale: Le strategie di comunicazione variano da cultura a cultura. Nelle Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 73 società con uno stile comunicativo indiretto, molto legato al contesto (come quello giapponese), le persone tendono a non verbalizzare tutto, per loro è più importante mantenere la relazione con l’interlocutore, e il significato viene trasmesso attraverso un suggerimento, un riferimento, un comportamento non-verbale, e altri riferimenti al contesto. Nella cultura giapponese la distanza fisica è molto importante. Le persone non esprimono i loro sentimenti in pubblico (non abbracciano, non si tengono a braccetto in pubblico). Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute. Raccolta di Incidenti Critici www.bodyproject.eu 74