salute, genere, sessualita`, disabilta`, corpo

Transcript

salute, genere, sessualita`, disabilta`, corpo
BODY Culture, Body, Gender, Sexuality in Adult Trainings
Ref. n.518036-LLP-1-2011-1-FR-Grundtvig-GMP
www.bodyproject.eu
Raccolta completa di Incidenti Critici
SALUTE, GENERE, SESSUALITA’, DISABILTA’, CORPO
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
1
Con il contributo di:
[P1] Élan Interculturel (coordinatore); Francia
http://www.elaninterculturel.com/
[P2] Katholieke Vereniging Gehandicapten Vormingsbeweging vzw – KGV; Belgio
http://www.kvg.be/
[P3] MHT Consult; Danimarca
http://www.mhtconsult.dk/
[P4] Ars Erotica Foundation; Ungheria
http://www.csakatestemenat.hu/ars-erotica-foundation/
[P5] Centro Studi ed Iniziative Europeo – CESIE; Italia
http://cesie.org/
Questo è il prodotto n.9
(Compilation of Critical Incidents)
Edito da Élan Interculturel per il consorzio BODY (2012).
Traduzione e layout: CESIE www.cesie.org
Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea.
L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione
e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso
che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
2
Introduzione
Obbiettivo di questa fase di ricerca, all’interno del progetto BODY, era quello di esaminare l’impatto che le
differenze culturali possono avere sul lavoro di formazione degli adulti coinvolti in attività educative
relative a tematiche come la salute, il genere, la sessualità, la disabilità e l’interculturalità. Il metodo
adottato prevedeva la raccolta di alcuni Incidenti Critici vissuti da educatori/trainer degli adulti durante il
loro lavoro sul campo, il tutto seguendo l’approccio sviluppato da Margalit Cohen-Emerique. Uno dei
vantaggi di questo approccio è dato dal fatto che riconosce, in situazioni di tensione/conflitto
interculturale, la presenza di due parti coinvolte, sottolineando così che il conflitto non può essere ridotto o
spiegato tramite la stranezza dell’altro, ma piuttosto tramite l‘interazione di due diversi sistemi di
riferimento culturale. L’approccio in questione ci consente, inoltre, di portare alla luce tutti quei valori,
regole, pratiche ed aspettative che si celano dietro testimonianze di uno shock culturali in relazione con il
corpo nella sua totalità. Gli Incidenti Critici raccolti sono stati organizzati all’interno dei cinque ambiti del
nostro progetto: salute, genere, sessualità, disabilità e corpo. Per saperne di più su metologia e analisi, si
faccia riferimento al CRITICAL INCIDENTS Research Report.
[Disponibile anche in lingua italiana Ricerca ed analisi degli Incidenti Critici]
Buona lettura!
Indicenti critici - SALUTE
pag. 4
Indicenti critici - GENERE
pag. 13
Indicenti critici – SESSUALITA’
pag. 33
Indicenti critici – DISABILITA’
pag. 45
Indicenti critici – CORPO
pag. 57
Per la raccolta degli incidenti critici vorremmo ringraziare
tutti i formatori per gli adulti e responsabili di progetto
che hanno partecipato ai Focus Groups e ai laboratori pilota locali.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
3
 INCIDENTE CRITICO: “ACQUA”
[Raccolto da: Élan Interculturel, Francia, 2012]
Zone Sensibili
Il contrasto tra: una concezione scientifica, materialistica del mondo, la concezione cartesiana della salute
e del primato dei singoli bisogni fisiologici su tutte le altre esigenze da un lato, e di un sistema di credenze
religiose dall'altro.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna, 38 anni, psicomotricista/fisioterapista (aiuta pazienti con problemi di deambulazione,
coordinamento e si occupa anche di problematiche relative ala consapevolezza del corpo), lavora parttime in un ospedale ed in uno studio medico privato. Il suo compagno è un giovane fisioterapista; ha
vissuto 10 anni a Parigi per poi spostarsi definitivamente a Poitiers. Da un punto di vista politico, si
definisce di sinistra ma non militante. Proviene da una famiglia di operatori sanitari: la madre infermiera, il
padre fisioterapista.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Giovane donna di 18 anni della Costa d’avorio, musulmana. Il suo è un background culturale abbastanza
omogeneo (immigranti dell’Africa occidentale). Il suo dottore le ha segnalato questo laboratorio di
rilassamento a causa dei suoi problemi alla schiena.
Descrizione dell’evento
E’ il primo incontro di un laboratorio di attività motorie e tecniche di rilassamento a cui partecipano 5
donne, tutte per motivi diversi. Ha avuto luogo nel mio ufficio ed ero io a condurlo. Faceva molto caldo,
c’erano due ventilatori che sfortunatamente non davano molto sollievo.
I partecipanti stavano svolgendo degli esercizi con la palla ginnica, il cui utilizzo richiede molta energia.
Poiché faceva molto caldo, ho iniziato a dare dell’acqua ai partecipanti, in modo che si potessero
mantenere idratati; tutti hanno accettato, fatta eccezione per una giovane donna che ha rifiutato, in
maniera cordiale. Hanno proseguito con l’attività, ma pochi minuti dopo mi sono accorto che la giovane
donna sudava molto e iniziava ad impallidire, cosi sono andato da lei offrendole nuovamente la bottiglia
d’acqua, dicendole che questa volta avrebbe dovuto bere per idratarsi e rinfrescarsi un pò, altrimenti la
pressione sarebbe scesa. La giovane donna si rifiutò, mi disse che non poteva bere perché stava seguendo
il Ramadan, che non mi sarei dovuto preoccupare, che stava bene e che le era già successo di resistere ad
alte temperature senza bere.
Avevo paura potesse svenire da un momento all’altro, cosi le consigliai di fermarsi per riposare un po’. La
giovane donna insistette per continuare, ma a quel punto divenni severo e le dissi che se le fosse successo
qualcosa, sarei stato ritenuto io responsabile. Le dissi che rispettavo le sue idee e le sue credenze religiose
ma c’erano delle regole nel mio ufficio che andavano seguite e una di queste implicava che non ci si
facesse del male fisico. Dato che insisteva, le dissi chiaramente che se non voleva sottostare a queste
regole poteva anche lasciare la stanza. La giovane donna, allora, raccolse le sue cose senza fiatare e poco
prima di chiudere la porta disse “ Questa è discriminazione ed io non la tollero”.
1. Caratteristiche dell’evento
Ufficio di una psicomotricista sito in una cittadina della periferia nord di Parigi. La stanza è di circa 30 mq.
Non ci sono sedie, soltanto queste palle ginniche di piccole e grandi dimensioni utilizzate per compiere
degli esercizi e tappetini. Ci sono 5 donne: una ha 18 anni, due sono sulla trentina e le altre due hanno
circa 45 anni. Da un punto di vista etnico, il gruppo originariamente era abbastanza eterogeneo: 3
immigranti, 3 francesi, uno di loro era originario del Maghreb. I partecipanti erano in cerchio, sdraiati o
seduti per terra a seconda degli esercizi. L’istruttore camminava per la stanza per dare istruzioni e
verificare che tutti avessero capito. A volte si fermava con una persona per aiutarla a correggere alcune
posizioni o aiutarla a compiere dei movimenti.
Relazione di tipo etnico tra le persone in questione: le donne immigrate e quella con un background da
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
4
immigrata provenivano tutte da paesi che in passato erano state colonie francesi (Costa d’avorio, Tunisia,
Algeria).
2. Reazione emotiva
Mi sono sentito turbato ed un po’ preoccupato; avevo l’impressione che la donna avesse denigrato la mia
figura professionale e che le mie regole valessero nulla. Ero combattuto tra la rabbia e l’ansia: rabbia per il
disprezzo mostratomi mentre le spiegavo certe cose ed ansia perché avevo paura potesse svenire. Alla
fine, ero infuriato perché mi si accusava di discriminarla. Agitato.
3. Quali norme/valori/ rappresentazioni ha toccato/minacciato/ messo in discussione nel narratore?
Per il narratore, anche se è molto importante avere delle credenze religiose ed una ricca vita spirituale, c’è
un limite: la salute psicofisica. Il benessere fisico deve avere la priorità in quanto base a partire dalla quale
poter creare un’intensa vita spirituale.
Inoltre, se stai prendendo parte ad un training o ad un qualsiasi laboratorio, sai che ci sono delle regole
che vanno rispettate; il messaggio e gli argomenti della persona incaricata devono essere presi seriamente
in considerazione, altrimenti non c’è motivo di aderire. Se le credenze religiose risultano incompatibili con
il laboratorio, allora sarà meglio rinunciarvi.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
L’immagine che il narratore si è fatto della donna è del tutto negativa, in quanto oltre ad averlo accusato
di discriminazione si è inoltre mostrata irrispettosa nei confronti delle sue regole. Il narratore la vede
come una fanatica religiosa disposta a tutto in nome del suo credo.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona/cultura che hanno
determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
La religione costituisce la base di tutte le nostre azioni, ci guida e ci protegge. Ci accompagna in ogni
momento della nostra giornata, è il nostro parametro di riferimento.
Mantenersi idratati, bere acqua è importante ma si può fare a meno di bere spesso nel corso della
giornata. Durante il Ramadan, ciò che si beve e si mangia durante la notte è sufficiente a garantire il giusto
apporto di energia per il giorno successivo.
Sudare è naturale quando fa caldo e non è sempre un indicatore di malessere.
Non rispettare le decisioni della giovane donna e imporle di bere, idratarsi e riposarsi (cose che le sono
proibite durante il Ramadan) come condizione per poter proseguire nell'esercizio fisico è da considerarsi
un atto discriminatorio.
La giovane donna sembrava agire in quel modo fortemente mossa dal suo credo religioso e dal suo superego.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Può essere complicato stabilire un confine tra il rispetto per gli altri e le responsabilità di un professionista,
definendo così una gerarchia di priorità. E' possibile che le esigenze di tipo spirituale debbano avere la
precedenza su quelle del corpo? Un'altra problematica sorge nel momento in cui mettiamo a confronto da
una parte la volontà del trainer di voler controllare tutto ciò che accade durante la sua lezione in modo tale
da poter agire per il bene dei partecipanti e dall'altra il diritto di una partecipante adulto di volersi
prendere la responsabilità per le proprie azioni.
Ulteriori informazioni
La giovane donna non ha più continuato il laboratorio. L'istruttrice psicomotricista rimane dell'idea di aver
agito per il suo bene.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
5
 INCIDENTE CRITICO: “ACCOMPAGAMENTO ALLA MORTE NEGLI OSPIZI”
[Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012]
Ambito professionale / educativo
Salute / Genere
Zone Sensibili
Assistenza Professionale vs assistenza privata dei membri familiari di un malato terminale; Concetto di
responsabilità familiare; Atteggiamento nei confronti della malattia/morte/corpo; Identità Professionale.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Chi racconta la storia è un’infermiera danese, ai tempi di 38 anni, che lavora in un ospizio. L’infermiera fa
parte di un nucleo familiare composto da 3 figli ed un marito. Come molte famiglie danesi, anche lei ha un
background religioso basato sul cristianesimo, ma non è praticante.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Gli altri protagonisti sono: A) Una paziente giapponese dell’ospizio, 72 anni; B) il figlio della paziente,
stessa età dell’infermiera, 38 anni. Non si sa se lui sia l’unico figlio adulto della famiglia, ma a quanto pare
era l’unico a vivere in Danimarca allora. In linea con la cultura giapponese, molto probabilmente
professavano il Buddismo o lo Shintoismo, ma cosi come per l’infermiera danese, anche loro non
sembravano praticare attivamente la religione.
Descrizione dell’evento
Lavoravo come infermiera in un ospizio sito nell’area metropolitana, in Danimarca. Un giorno l’ospizio
accoglie una donna giapponese con una malattia allo stadio terminale. Come staff abbiamo fornito le
solite cure in maniera attenta e professionale. Ci siamo subito resi conto, però, della presenza asfissiante
del figlio che aveva programmato di rimanere lì tutto il tempo. Voleva occuparsi lui della madre. Abbiamo
provato a convincerlo di continuare a proseguire con la sua vita, di lasciare che fossimo noi a prenderci
cura di lei, ma non è servito a nulla. Come professionisti ci era concesso intervenire soltanto con certi
trattamenti, i quali erano molto dolorosi per lei.
1. Caratteristiche dell’evento
L’evento ha avuto luogo in un ospizio privato dell’aria metropolitana, in Danimarca. Come accade per
molti ospizi ed ospedali privati in Danimarca, questo di cui stiamo parlando era molto ben equipaggiato e
dotato di un ottimo personale. Con i soldi dei pazienti, si coprono le spese necessarie per le cure e i
trattamenti palliativi. Non si sa quanti pazienti ci fossero allora nell’ospizio, ma in genere si tratta di
strutture composte da piccole unità. Si sconosce anche la durata di tempo e i motivi per cui questa
famiglia di origini giapponesi vivesse in Danimarca. L’infermiera danese che racconta la testimonianza ai
tempi curava anche altri pazienti.
2. Reazione emotiva
L’infermiera- cosi come i suoi colleghi- non si è sentita libera di agire in quanto professionista, svolgendo il
proprio dovere come era solita fare.
Si è sentita ripudiata e screditata per quanto riguarda le sue abilità e la sua identità professionale.
Si è sentita impotente; una professionista incapace di aiutare il proprio paziente in maniera adeguata
(questo secondo il suo punto di vista).
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato/minacciato/ messo in discussione nel narratore?
Da un punto di vista normativo, l’infermiera ha evidenziato la presenza di un atteggiamento irrispettoso
che ha limitato la sua professionalità. Questa non è una questione molto seria comunque, in un mondo
dove la gente dipende dalla professionalità dei medici e delle infermiere. La testimonianza, però, ha fatto
scaturire nuovi dilemmi da un punto di vista normativo:
L’identità professionale: Come infermiera, era compito suo prendersi cura del paziente; lei è parte della
struttura, ha un ruolo ben preciso all’interno dell’ospizio. Nello svolgere il suo lavoro con professionalità,
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
6
non si è sentita apprezzata, la sua identità professionale è stata messa in discussione.
L’autorità professionale: All’interno del mondo ospedaliero, l’autorità dei dottori quanto quella delle
infermiere è abbastanza forte. Anche se ci sono stati molti casi di negligenza medica, la loro autorità
rimane in genere intatta. Il modo di agire del figlio più grande, all’interno di un contesto danese, è da
intendersi come atto denigratorio dell’autorità di cui gode lo staff ospedaliero (ciò vale tanto per le
infermiere quanto per i medici).
Atteggiamento verso la malattia, decadenza del corpo e morte: Nelle società occidentali, molti laici
hanno preso le distanze da questioni come la malattia, la decadenza del corpo e la morte. Queste
tematiche umane cosi importanti sono state, per cosi dire, istituzionalizzate. In base a tale paradigma, ai
bambini- ma anche agli adulti- non è consentito assistere alla morte di un parente o di un’altra persona
con la quale ha un certo legame. Temi poi come la decadenza del corpo e la morte sono considerati tabù.
Il concetto di famiglia e il ruolo dei bambini: Le famiglie occidentali/danesi sono in genere nucleari, il che
implica un fatto, ovvero che le generazioni non rimangono più cosi unite come in passato. I membri della
famiglia non hanno più una dipendenza reciproca. Questo è l’altro aspetto dell’istituzionalizzazione della
malattia e della morte.
Individualismo: La famiglia ha ridotto al minimo ogni forma di responsabilità e reciprocità, ciò, di fatto, dà
ad ogni membro della famiglia il “diritto” di soddisfare, innanzitutto, i propri bisogni. Stare giorno e notte
a fianco della propria madre verrebbe in genere considerato come un sacrificio e non come desiderio di
starle accanto nei sui ultimi giorni di vita.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Da una prospettiva “occidentale”, l’infermiera ed i suoi colleghi hanno percepito l’atteggiamento
estremamente dominante della madre giapponese nei confronti del figlio. E’ come se la madre non gli
lasciasse vivere la sua vita. Il loro rapporto è stato interpretato come estremamente morboso, la madre
era molto esigente e aveva troppe richieste.
Allo stesso tempo, il figlio sembrava troppo premuroso. Lo staff giudicava male il figlio che comunque in
quel periodo aveva messo da parte la propria vita per stare con la madre. Nonostante fosse un uomo
adulto, dai suoi occhi traspariva un senso di non essere appagato.
In generale, non si aveva una visione del tutto negativa della famiglia giapponese, si rimaneva comunque
scettici e ci si dissociava da certi comportamenti.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori/ le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che hanno
determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
La testimonianza può essere riletta in base a due formule interpretative:
 Una familiare ed
 Una economica
Secondo la prima formula (familiare) scopriamo che le famiglie giapponesi/asiatiche, in genere, hanno
delle norme, dei valori e delle tradizioni che li spingono a prendersi cura degli altri all’interno del nucleo
familiare. Parliamo di:
 Rispetto delle persone anziane e dei parenti
 Priorità assoluta ai bisogni familiari piuttosto che a quelli individuali
Inoltre, ci potrebbero ancora essere delle gerarchie familiari per cui gli anziani godono di un certo rispetto
e gli si deve obbedire.
Secondo la seconda formula (economica) scopriamo che i cittadini giapponesi sono abituati ad un
sistema ospedaliero diverso, dove ovviamente pagano affinché si dia la dovuta assistenza ai familiari. E’
una spesa molto onerosa che in genere i familiari cercano di ammortizzare svolgendo loro stessi certe
mansioni.
E’ quindi ragionevole pensare che il figlio giapponese stesse agendo al di sopra di certe imposizioni
familiari o tradizioni culturali. Probabilmente, fornendo lui stesso assistenza alla madre ricoverata
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
7
all’ospizio,stava cercando di ridurre le spese economiche.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Innanzitutto, esiste uno stacco netto tra le norme e le tradizioni della famiglia giapponese/asiatica e il
sistema di benessere proprio della società danese/occidentale: in questo secondo caso è lo Stato
responsabile, incaricato di poter garantire assistenza medica alle famiglie. La testimonianza ci fa capire
quanto sia importante essere a conoscenza e consapevoli del diverso bagaglio di norme, tradizioni ed
aspettative riguardanti l’assistenza medica rivolta alle famiglie.
In secondo luogo, ci potrebbero essere importanti motivazioni di tipo economico dietro il comportamento
del figlio: crede di poter ridurre le spese mediche ricoprendo lui stesso alcune mansioni. Dando alla
testimonianza questa chiave di lettura, viene da chiedersi se il figlio e sua madre fossero stati
adeguatamente informati del sistema di sussidi danese, anche all’interno di strutture private come
l’ospizio.
 INCIDENTE CRITICO: “ABORTO” Cordelia Foundation
[Raccolto da: Ars Erotica Foundation – Ungheria, 2012]
Ambito professionale / educativo
Educazione di genere / Educazione sanitaria / Educazione sessuale
Zone Sensibili
Sessualità, concezioni del corpo, ruoli della famiglia, ruoli di genere, vita umana, punto di vista privato vs
professionale, valori religiosi sulla vita umana.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna, 35 anni, bianca, vive in città, molto colta, indipendente, di sinistra, professionista, consulente
familiare, psicologa.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Una famiglia afgana religiosa, rifugiata in un campo profughi in Ungheria, vive in una situazione sociale ed
economica instabile non autonoma, clienti della Cordelia Foundation (cui appartiene la narratrice).
Descrizione dell’evento
L’incidente ha avuto luogo in un campo profughi a Debrecen (Ungheria) e ha coinvolto una famiglia
afgana. Il marito è stato vittima di torture e gravi traumi. Anche la donna ha sofferto molto ed era
fisicamente instabile. Hanno due bambini piccoli. Il marito è spesso irritato, perde la pazienza e picchia il
figlio più grande. Marito e moglie litigano molto.
La famiglia stava facendo delle sedute di terapia familiare. La terapia era andata avanti per un anno,
durante il quale la donna ha confessato di essere rimasta incinta. Vivevano sotto il livello di sussistenza e
sotto un forte stress. Non potevano permettersi di avere un terzo figlio, tuttavia l’aborto è proibito dalla
loro religione.
Durante la terapia abbiamo discusso di gravidanze indesiderate e delle opzioni che avevano. Da una parte
sapevo che un altro bambino sarebbe stato un rischio per l’intera famiglia, dall’altra ero cosciente del loro
background culturale e del fatto che l’aborto non era consentito dalla loro religione. Come terapista, ho
ritenuto che, dando loro consigli e guidandoli avrei superato il limite della mia professione, ma allo stesso
tempo volevo evitare che vivessero un’altra situazione drammatica.
1. Caratteristiche dell’evento
È successo nella stanza della famiglia nel campo profughi. I protagonisti erano: la narratrice (terapista), la
famiglia: padre, madre e due bambini.
2. Reazione emotiva
Dentro di me c’era un conflitto fra una persona preoccupata e un assistente professionista. Mi sentivo
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
8
frustrata perché non riuscivo ad aiutarli ad evitare la situazione e perché il bambino sarebbe stato a
rischio e sarebbe stato un ulteriore motivo di conflitto all’interno della famiglia. D’altra parte sapevo di
dover rispettare il punto di vista della famiglia.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
- Ritenere il valore della vita superiore ad ogni altra cosa
- Rispettare, accettare e comprendere l’altro
- convinzioni personali vs. professionali
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Ambivalente: saggia e ostinata allo stesso tempo
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
- Rispetto per la vita umana al di sopra di qualsiasi cosa.
- Rispetto per Dio, seguendo i precetti della religione.
- Superstizione come valore da seguire.
- Fede nei valori umani.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Umiltà, obbedienza, fede.
Nella professione della narratrice si presenta costantemente il problema di come conciliare la persona
privata con l’assistente professionista. Come aiutare i clienti ad evitare una situazione che non fa che
esacerbare il conflitto all’interno della famiglia.
D’altra parte, come rispettare il punto di vista della famiglia, i loro valori e le loro convinzioni.
Probabilmente, l’unica risposta efficace è una conversazione fra l’assistente professionista e i clienti per
aiutarli ad adattare il loro quadro di riferimento culturale alla loro nuova situazione di vita.
Si potrebbe anche interpretare questo incidente come un dilemma strettamente professionale, perché si
potrebbe guardare la questione sul salvare una vita interamente dal punto di vista della famiglia.
 INCIDENTE CRITICO: “CONTRACCEZIONE”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Educazione sanitaria
Zone Sensibili
Sessualità e religione
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna francese di 25 anni interessata a problematiche sociali e sanitarie. Si considera di mentalità aperta.
Non particolarmente religiosa.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Una ragazza di 19-20 anni, di origine nordafricana. La narratrice poi viene a sapere che la donna viene da
una famiglia molto tradizionale e che si dice che stia organizzando il suo matrimonio. Lei ha già un
fidanzato e non vuole che le combinino il matrimonio. La narratrice non sa se la ragazza è religiosa o no.
Descrizione dell’evento
Nel corso di una lezione sulla salute parlo della questione della contraccezione e dell’aborto. Una delle
mie studentesse del primo anno di economia sociale e familiare si alza improvvisamente, chiude i libri,
raccoglie la sua roba e intanto dice ad alta voce: “è fuori questione che io ascolti quello che dice. Sta
incoraggiando le ragazze ad avere rapporti sessuali prima del matrimonio.” E se ne va. Dopo 5 minuti di
silenzio ricomincio la lezione. La studentessa non è tornata. Ho pensato di organizzare una riunione con i
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
9
miei colleghi per discutere dell’incidente.
1. Caratteristiche dell’evento
L’incidente si svolge durante una lezione sulla salute, gli studenti hanno un’età compresa fra 18 e 22 anni.
È un gruppo molto vario, c’è un misto di background religiosi e culturali. A soli 25 anni, la narratrice non è
tanto più grande dei suoi studenti. Ha già fatto molte lezioni con questo gruppo prima dell’incidente ed è
abituata ad insegnare. Non era in cattivi rapporti con la studentessa in questione prima dell’incidente.
2. Reazione emotiva
Sono rimasta sconvolta e shockata, tanto da non riuscire più a continuare la lezione per qualche minuto.
Credevo di fare una lezione standard sulla salute e non mi aspettavo assolutamente questa reazione dalla
studentessa. Mi sono sentita attaccata.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Sessualità come problematica sanitaria: quadro di riferimento scientifico: è importante poter affrontare
la salute sessuale come materia oggettiva, al di fuori del contesto culturale.
Diritti delle donne e libertà di scelta individuale: Nelle società contemporanee europee, l’individualismo
è l’orientamento dominante, che comporta un insieme di valori come la protezione del diritto di ogni
individuo di fare le proprie scelte sessuali, l’emancipazione delle donne e i loro diritti. Discutere del
proprio corpo e di problematiche come la contraccezione e l’aborto, è un risultato importante nella lotta
costante per l’uguaglianza delle donne.
“Laïcité”/ laicismo: L’approccio dominante in Francia, legato all’universalismo repubblicano ereditato dal
periodo dell’illuminismo, consiste nell’esclusione della religione dalla sfera pubblica, incluse le scuole. È un
valore importante e quando viene violato e viene data precedenza alle problematiche religiose questo
viene spesso percepito come una minaccia.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Negativa
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
La reazione della studentessa potrebbe essere legata a idee religiose o culturali sulla sessualità prima del
matrimonio. Il narratore poi scopre che la studentessa aveva avuto discussioni con la famiglia sulla
possibilità di organizzare un matrimonio, ed era molto vulnerabile/sensibile in quel momento.
Ipotesi sul quadro di riferimento culturale:
Acculturazione, minaccia all’identità causata da incompatibilità culturali: I figli di immigrati spesso hanno
difficoltà a conciliare valori contrastanti. Infatti devono trovare una soluzione per integrare i valori
trasmessi dai genitori e dai rapporti familiari e quelli che sono validi nel contesto sociale e presso le
istituzioni educative della cultura locale. Questi valori sembrano spesso molto contraddittori, come nel
caso dei matrimoni combinati che sono in contrasto con l’attuale idea occidentale della libertà individuale
di scelta (soprattutto del partner) e con il mito dell’amore romantico.
Matrimonio da una prospettiva collettiva: Se l’idea di una scelta individuale e l’importanza attribuita alle
storie d’amore sono legate ad una predominanza del valore dell’individualismo, nelle società più
collettiviste in cui il bene della comunità conta più di quello dell’individuo il matrimonio è uno strumento
per consolidare i legami all’interno della comunità piuttosto che uno strumento di soddisfazione
personale.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Sì. Nella situazione specifica la studentessa non è più tornata a lezione. Inoltre, l’incidente ha aperto una
riflessione sulla questione delle differenze culturali, che hanno influenzato la carriera della narratrice e il
suo insegnamento, rendendola consapevole di un problema che non aveva considerato prima.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
10
 INCIDENTE CRITICO: “BAMBINI AVVOLTI”
[Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012]
Ambito professionale / educativo
Educazione sanitaria
Zone Sensibili
Norme culturali sul modo corretto di accudire i bambini.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
La narratrice è un’infermiera danese, 52 anni all’epoca dell’incidente. L’infermiera ha studiato per circa 20
anni e pertanto ha molti anni di esperienza professionale in diversi ambiti del settore dell’assistenza
sanitaria. Prima ha lavorato come infermiera a domicilio, assistendo diversi cittadini, soprattutto anziani,
fra cui alcuni appartenenti a minoranze etniche. Normalmente, non lavora nel reparto maternità. Ha 3 figli
grandi, ma non aveva nipoti all’epoca dell’incidente.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
C’erano molte donne immigrate e probabilmente musulmane nel reparto maternità di un ospedale in
Danimarca. Dato che la narratrice non era coinvolta né professionalmente né personalmente nel settore
della maternità, non sapeva nulla sulla loro provenienza, sulla loro permanenza in Danimarca, sull’età,
sull’istruzione ecc. ma l’incidente critico si basa sul fatto che la narratrice, come professionista “di
passaggio” nel reparto maternità è rimasta profondamente sorpresa dal trattamento dei neonati e ha
vissuto da vicino uno shock culturale, per così dire.
Descrizione dell’evento
Lavoravo come infermiera nell’ospedale locale della mia città. Per un breve periodo mi hanno spostato nel
reparto maternità per alcune attività non direttamente collegate all’assistenza di madri e bambini.
Ho notato che fra le madri c’erano molte donne con un background di migrazione. Non avevo molti
contatti con le donne, ma immaginavo che molte fossero multipare e quindi abituate a prendersi cura di
neonati.
Poi un giorno ho visto un gruppo di madri immigrate che avvolgevano i loro neonati in maniera troppo
stretta, come se fossero mummie.
1. Caratteristiche dell’evento
L’incidente si è svolto nel reparto maternità di un ospedale provinciale danese. Alcune donne immigrate,
forse 4 o 5, erano presenti e stavano accudendo i loro neonati e li stavano avvolgendo in asciugamano e
altri capi simili della dotazione dell’ospedale.
Le donne avevano età diverse e un paio di loro erano probabilmente multipare. Alcune o forse tutte erano
probabilmente musulmane. È arrivata un’infermiera professionista e ha notato in che modo le donne
accudivano i bambini. L’infermiera non aveva familiarità con le donne, né solitamente lavorava nel reparto
maternità dell’ospedale. L’infermiera danese aveva una lunga carriera alle spalle. Aveva anche un po’ di
esperienza di assistenza a immigrati anziani.
2. Reazione emotiva
A prima vista la narratrice non poteva credere ai suoi occhi, perché nel contesto danese questo
trattamento verso bambini appena nati era inusuale. La narratrice descrive la sua reazione dicendo di
essersi sentita come riportata indietro nel tempo, come se guardasse una scena di un’altra epoca.
La sua seconda reazione è stata sentirsi oltraggiata, poiché le madri immigrate a suo parere stavano
trattando i loro neonati in maniera sbagliata, limitando la loro libertà di movimento.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
In base alla formazione e all’esperienza professionale della narratrice, quel modo di avvolgere i bambini
era stato abbandonato molto tempo fa in Danimarca. Dal suo punto di vista il metodo utilizzato per
avvolgere i bambini impedisce al bambino di muovere corpo e arti e non permette uno stretto contatto
corporeo con la madre e il padre nel primo periodo di vita, che oggi viene ritenuto una parte molto
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
11
importante dello sviluppo fisico e mentale del bambino.
Da questa prospettiva e dal punto di vista professionale della narratrice, le donne immigrate facevano il
contrario di quello che viene consigliato in Danimarca su come accudire un neonato.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
La narratrice ha avuto l’impressione che queste madri con background stranieri fossero leggermente
indietro per quanto riguarda il loro atteggiamento verso la maternità e l’assistenza ai bambini.
La narratrice, di conseguenza, ha avuto la sensazione che le madri immigrate non fossero informare sullo
sviluppo e le necessità dei bambini, pur venendo da culture con molti bambini e grandi famiglie. La
narratrice ha utilizzato la seguente espressione: sembrava che le madri vivessero in un’altra epoca.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
In passato, anche in Danimarca si usava avvolgere i bambini in questo modo. Si pensava che i bambini
stessero più comodi avvolti in modo così stretto, e che questo metodo fosse importante per la postura del
bambino. Oggi, la ricerca scientifica sanitaria ha smentito queste convinzioni, e quindi l’infermiera
coinvolta nell’incidente guarda le madri immigrate con sospetto e anche con un po’ di disprezzo perché da
un punto di vista scientifico stanno agendo in maniera contraria ai dati scientifici.
Le madri, dal canto loro, forse basano le loro azioni su tradizioni ed esperienze che hanno ereditato e che
non mettono in dubbio, perché di fatto funzionano.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
L’incidente potrebbe riflettere uno scontro culturale fra l’approccio di scienziati e persone comuni verso
l’assistenza infantile e le necessità e modalità di trattamento dei neonati.
L’infermiera non era incaricata della situazione, e non si occupava del reparto maternità, né dell’assistenza
di madri e neonati. Ma in questa situazione può essere importante confrontarsi con queste donne,
chiedendo loro le esperienze, le opinioni e le tradizioni che stanno dietro a questa pratica. Alla fine le
madri possono scegliere il metodo che preferiscono, ma da diversi corsi per donne migranti si è scoperto
che generalmente sono interessate ad imparare altre tradizioni (occidentali) legate all’assistenza infantile
e all’essere genitori ecc. questo può essere fatto in maniera rispettosa e senza respingere le loro tradizioni
ed esperienze.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
12
 INCIDENTE CRITICO: “PROVOCANTE IN BIBLIOTECA”
[Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012]
Ambito professionale / educativo
Genere / Sessualità / Corpo
Zone Sensibili
Provocazioni sessuali in pubblico.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Chi racconta è un insegnante danese, donna, di 58 anni. Lavora in una scuola di lingue. Ha lavorato molti
anni con studenti provenienti da diversi paesi e culture. E’ molto stimata in quanto a professionalità ed
esperienza nel settore- ha vissuto all’estero molti anni insieme alla sua famiglia, praticando la professione
in diversi paesi. Si definisce una femminista o comunque una donna impegnata nella lotta per la parità di
genere.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Un medico donna, bosniaca, sulla trentina, che sta frequentando un corso nella scuola di lingue per
imparare il danese.
Descrizione dell’evento
Il nostro centro è dotato di una biblioteca dove tutti gli studenti adulti possono recarsi per svolgere i
propri compiti in maniera indipendente. Uno o due insegnanti, comunque, sono sempre presenti in veste
di supervisore, nel caso in cui gli studenti abbiano bisogno di aiuto.
Un giorno ero di turno in biblioteca dove un gruppo di circa 10 studenti adulti stavano lavorando.
All’improvviso si è creata una strana atmosfera. All’origine di ciò, sembrava esserci una studentessa
bosniaca ,con un abito molto scollato, seduta ad una scrivania. La studentessa, per quanto ne sapevo, era
musulmana.
1. Caratteristiche dell’evento
L’evento ha avuto luogo nella biblioteca della scuola di lingue. Qui era presente l’insegnante di
lingue/consulente.
Oltre all’insegnate, c’erano anche dieci studenti: otto uomini e due donne, tutti studenti adulti. Gli
studenti uomini facevano cerchio attorno al tavolo della donna bosniaca con l’abitino sexy.
2. Reazione emotiva
In quanto insegnante e consulente presente in quel momento in biblioteca, la donna si è sentita
responsabile nel cercare di mantenere la situazione tranquilla e gli studenti concentrati. L’insegnante era
infastidita dal comportamento della donna bosniaca proprio perché elemento di distrazione per gli
astanti. L’insegnante trovava la situazione un po’ offensiva, in presenza di questa donna vestita come se
stesse andando ad un party e attirando, di conseguenza, l’attenzione di tutti gli studenti uomini.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
L’insegnante ha espresso la sua preferenza per un codice di abbigliamento più professionale, che fosse
diverso da quello di persone che si stanno preparando per andare ad una festa.
In realtà, la scuola di lingue ha un proprio codice di abbigliamento per gli insegnanti. Non è molto formale,
permette agli insegnanti ed agli altri impiegati del centro di vestirsi in modo casual. L’insegnate di cui
parliamo era solita vestirsi in maniera abbastanza casual e non eccessivamente femminile.
Molti degli studenti adulti del centro, sia uomini che donne, provengono da paesi in cui sarebbe
considerato piuttosto offensivo o sarebbe addirittura proibito vestirsi in maniera cosi provocante
all’interno di istituti pubblici.
La testimonianza, inoltre, solleva delle considerazioni generali riguardo un intero scenario di normative
inerenti alla situazione:
Uguaglianza formale: I Danesi enfatizzano questo aspetto di uguaglianza in tutte le sfere della vita.
L’ideale sarebbe che tutti fossero posti sullo stesso piano e avessero gli stessi diritti a prescindere dal
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
13
genere e il proprio background sociale ed etnico. Questo potrebbe interessare anche la sfera accademica.
Il codice di abbigliamento in Danimarca è piuttosto informale, ma gli studenti devono comunque
adeguarsi ad un tipo di abbigliamento che sia casual e non troppo appariscente.
Acculturazione: ll narratore considera questo processo di adattamento come un fenomeno che opera a
livello inconscio e che ha luogo automaticamente nel momento in cui si viene esposti ai nuovi stili di vita,
regole e priorità dell’ambiente in cui siamo inseriti. Molto probabilmente l’insegnante si aspettava che la
donna bosniaca fosse più ricettiva nei confronti dello stile di vita danese, in modo tale da poter
apprendere velocemente quelle norme culturali fondamentali che ne stanno alla base, ma non ha
considerato che questa forma di adattamento culturale è un processo che nella maggior parte dei casi può
richiedere molto tempo.
Stereotipi sulla figura della donna musulmana: Lo stupore dell’insegnante danese potrebbe, anche,
essere stato causato da una serie di credenze e stereotipi riguardanti l’aspetto standard tipico della donna
musulmana. Spesso la prima immagine che ci viene in mente è quella di una donna totalmente coperta da
un capo di abbigliamento tradizionale noto come “burka”; non pensiamo che ci potrebbero essere delle
donne che, pur essendo musulmane, non si attengono a questo codice di abbigliamento.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Di certo, la studentessa bosniaca non ha dato una buona impressione di sé e il suo comportamento è stato
ritenuto piuttosto offensivo.
C’era motivo di credere che questa donna, in relazione al codice di abbigliamento, non facesse alcuna
distinzione tra situazioni di vita lavorativa e situazioni di vita privata.
Presumibilmente, frequentava la scuola e la biblioteca con il serio obbiettivo di imparare la lingua danese,
avendo comunque ricevuto una buona istruzione dal suo paese di origine; il suo intento era quello di
imparare la lingua per potersi concedere più opportunità lavorative nel paese. Il fatto di venire a scuola
vestita in quel modo la faceva apparire del tutto inappropriata. Un atteggiamento del genere stupisce non
solo perché stiamo parlando di una donna istruita ma anche per il fatto che fosse musulmana.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Mettere in evidenza la propria femminilità
Durante certe conferenze scientifiche, nell’Europa dell’Est, non di rado capita di vedere scienziati donne
vestiti in maniera molto femminile. A differenza di quanto accade in molti paesi del moderno occidente
dove un’ostentazione pubblica di questo tipo sarebbe percepita come tabù, in questi paesi dell’est sembra
del tutto normale. L’emancipazione forzata della donna durante il periodo socialista potrebbe spiegare
questo trend. In generale, se messe a confronto con le società scandinave, molte culture dell’Europa
dell’est sono molto più maschiliste (in relazione alla divisione dei ruoli di genere).
Referenze culturali multiple
Ciascuno di noi possiede diverse identità culturali. I nostri valori e comportamenti, non sono altro che una
sintesi di questi nostri diversi sostrati culturali. La donna in questione è bosniaca e musulmana: il suo
modo di comportarsi insieme con il suo codice di abbigliamento, non riflettono tanto la sua religione
quanto piuttosto la vasta epoca culturale in cui vive. Inoltre, sembra non esserci alcuna discrepanza tra
l’essere musulmana e la volontà di esprimere attraverso l’abbigliamento tutta la propria femminilità.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Islam/ Credenze religiose: Nonostante il credo islamico sia quello predominante in Bosnia, il paese è stato
fortemente influenzato dalla cultura occidentale, di modo che la pratica religiosa sembri essere più
flessibile rispetto a paesi tradizionalmente musulmani. Pertanto, non è insolito vedere donne musulmane
vestite in modo non prettamente attinente al credo religioso. E’ inoltre possibile che una giovane donna
bosniaca ritenga più importanti altri credi o altri valori ( come ad esempio, ricoprire il ruolo
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
14
tradizionalmente associato alla donna in Bosnia).
Gerarchia di genere: La Bosnia è un paese a regime strettamente patriarcale. La struttura della famiglia
balcanica fa riferimento all’uomo, tradizionalmente il capo famiglia, mentre la donna viene relegata ai
margini, occupando la posizione peggiore della gerarchia. Il suo ruolo è quello di madre e di donna che
deve prendersi cura dei bambini. Le donne non in grado di adempiere a questi compiti sono spesso
considerate immeritevoli e propense ad essere discriminate dalla società. Per la loro identità di donne è
anche fondamentale riuscire ad essere abili nell’attrarre a sé l’uomo.
Nonostante, oggigiorno, le donne stiano ottenendo più potere, indipendenza ed occupino ruoli non
necessariamente legati alla struttura familiare, il fatto di non essere in grado di attrarre a sé l’uomo può
risultare ancora denigratorio.
La testimonianza raccontata dalla donna danese, dovrebbe, pertanto, essere considerata alla luce di
questo contesto socio-culturale, un contesto in cui le donne sono ancora fortemente influenzate da ruoli
tradizionalmente prestabiliti. Anche se l’evento in questione ha avuto luogo in Danimarca, determinati
schemi culturali sono spesso interiorizzati dal soggetto e il passaggio ad una società più egualitaria non
sempre comporta un cambiamento di percezione del proprio ruolo di donna e del posto che si dovrebbe
avere all’interno di quella nuova società. Molte donne cercano di farsi accettare rimanendo legate a certe
norme sociali prescritte dalla loro tradizione. Per molte di loro, prescindere da un pre-esistente modello
socio-culturale, avrebbe potuto avere conseguenze peggiori che rimanere in una posizione di
subordinazione.
Mascolinità: In aggiunta, sebbene le donne possano adesso accedere ad un’istruzione superiore, i ruoli
socialmente più rilevanti sono comunque occupati dagli uomini mentre le donne incontrano difficoltà. Per
superare questi ostacoli, le donne a volte sono costrette a mettere in atto delle nuove strategie. Mostrare
parti del corpo e vestirsi in modo attraente è un modo per farlo. Pertanto il comportamento della giovane
donna bosniaca potrebbe essere interpretato come un modo per ottenere rispetto.
 INCIDENTE CRITICO: “AUTENTICITA’ TRANSGENDER”
[Raccolto da: ARS Erotica Foundation, Ungheria, 13 Aprile 2012]
Ambito professionale / educativo
Genere / Corpo
Zone Sensibili
Relazioni di genere, immagine del corpo, ruoli di genere.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna di 40 anni, istruita, ceto sociale medio, psicologa, di mentalità aperta verso le problematiche LGBT.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Una giovane donna transgender ( uomo con identità da donna).
Descrizione dell’evento
In un film club per lesbiche si trasmettono film sulla vita delle donne lesbiche e i loro problemi. Sui film si
aprono poi dei dibattiti ai quali partecipano anche esperti in materia. L’ultima volta, in veste di psicologo,
avevo preso parte ad una discussione come moderatore. Tra il pubblico vi era una transgender donna
(uomo con identità da donna) che aveva preso attivamente parte alla discussione. Nel mezzo del dibattito,
al momento di passarle la parola, ho detto: “E adesso ascoltiamo l’opinione di un uomo”.
1. Caratteristiche dell’evento
1. Cos’è successo?
L’evento riguarda un transgender uomo con un’identità da donna.
2. I protagonisti?
Il narratore stesso (psicologo e in quel caso moderatore in un club del film) e il transgender
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
15
donna.
3. Cos’è accaduto esattamente?
Il narratore si è rivolto a lui mettendo in evidenza il genere naturale del protagonista, ignorando
del tutto la sua immagine di donna.
4. Dove?
Il tutto è accaduto durante un dibattito al club del film.
2. Reazione emotiva
Ero fortemente imbarazzata, ho cercato di rimediare all’errore chiamandola con il suo nome da donna.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Accettare la diversità, approvare le identità dichiarate:
Da coloro che lavorano nel campo della multiculturalità ci si aspetta un comportamento tollerante volto
ad approvare l’identità scelta dal partecipante, sia essa riferita alla cultura o all’orientamento sessuale.
Questo è un criterio base della professione.
Professionalità: In quanto psicologo, il narratore ha fatto degli interventi , dopo aver visionato quei film
che trattavano delle tematiche inerenti l’orientamento sessuale; poco dopo, però, prova grande
imbarazzo quando si rivolge al transgender uomo affibbiandogli un’identità di genere sbagliata. L’avrà
sicuramente considerata poco professionale.
Il genere non è biologico, è di tipo sociale e può essere cambiato:
- Le società in cui viviamo hanno ormai accettato quasi del tutto (anche se con dei limiti) l’idea che
qualcuno possa scegliere la propria identità di genere.
- Nonostante ciò, ricerche hanno dimostrato che in genere tendiamo a categorizzare le persone che
incontriamo (in pochi secondi, in maniera del tutto naturale) sulla base di tre criteri: l’età, l’etnia e il
genere. Sebbene il genere sia di tipo culturale, sembra che a fare la differenza tra uomini e donne sia
una categorizzazione molto semplice attuata sulla linea della nostra percezione sociale. In questa
testimonianza, la semplice categorizzazione basata su alcuni segni essenziali precede quella più
elaborata (secondo la quale il genere non è di tipo biologico ma viene scelto).
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Il narratore aveva un giudizio neutrale della donna trans gender.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Una minaccia per l’identità: Per qualsiasi persona essere additato direttamente come membro di un altro
genere mette in discussione e minaccia la sua identità di genere. Le donne trans gender incorrono in
questa minaccia più frequentemente che altre persone per via di alcuni tratti mascolini più marcati
(altezza, timbro vocale etc.). Per tanto, quando gli capita di essere additati come uomini, non possono mai
escludere la volontà di re-categorizzare intenzionalmente la loro figura e l’intento di non accettarli come
donne.
L’identità di genere è un fatto culturale, non biologico: Per un trans gender il genere è definito dalla
cultura, da un’identificazione personale piuttosto che da alcuni tratti biologici primari. Questa attenzione
per l’aspetto culturale del genere è uno dei motivi per cui il trans gender non necessariamente decide di
optare per un cambiamento biologico tramite chirurgia.
A metà tra relativizzazione ed essenzializzazione del genere: Secondo il punto di vista trans gender, il
genere è sempre di tipo culturale. Allo stesso tempo riconsidera la versione contemporanea del binomio
uomo/donna, un modo diverso di concepire il genere, inteso non soltanto come due estremità ma come
una più ampia varietà di sfumature tra i due, a partire dalle quali poi ognuno di noi crea il proprio mix di
genere. Il trans gender si muove da un’identità di genere ad un’altra, questo cambiamento ha senso
soltanto se quell’altra identità di genere verso cui ci si sposta è ben definita, no relativizzata. Una
transizione di genere uomo verso donna non può prendere il posto della posizione destinataria, è una
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
16
relativizzazione della posizione femminile-maschile, solo se è in un certo senso un modo tradizionale di
concepire la femminilità
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
“Ho avuto una dissonanza cognitiva: quel lapsus ha rivelato che, a livello inconscio, possiedo una
concezione del genere che è tradizionale.”
Con questo commento, il narratore ci tiene a sottolineare che molte persone nelle società occidentali
possiedono di fatto questa stessa concezione tradizionale del genere. Questo emerge dalle ricerche sulla
percezione, le quali indicano il nostro modo di categorizzare gli altri automaticamente nei termini del
genere, in pochi secondi e senza alcuno sforzo a livello conscio. Nel momento in cui si supera questa fase
di categorizzazione, si blocca il processo di percezione automatica e ci troviamo a domandarci: “ma è una
donna o un uomo?” e nonostante la nostra mente a livello conscio abbia appreso che il genere è un fatto
di tipo culturale e che ci piacerebbe dare ed avere la libertà di muoverci tra i generi, ci vuole tempo
affinché questa libertà acquisita si rifletta sulle nostre funzioni di percezione automatiche.
 INCIDENTE CRITICO: “FORMATRICE DONNA”
[Raccolto da: Ars Erotica Foundation, Ungheria, 2012]
Ambito professionale / educativo
Educazione di genere
Zone Sensibili
Comunicazione non verbale, concetto di ruoli di genere.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna, 25 anni, molto colta, trainer.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Gruppo di 35uomini di età compreso fra 35 e 55 anni circa, ingegneri elettronici.
Descrizione dell’evento
L’incidente si è verificato nel mio primo gruppo: avevo 38 partecipanti (35 uomini e 3 donne) nel mio
corso di formazione in una grossa azienda. L’azienda di formazione per la quale lavoravo all’epoca era
un’azienda americana conservatrice che favoriva i trainer maschi. Tuttavia, il cliente svedese favoriva le
donne perché sono più empatiche. Il conservatorismo si manifestava anche attraverso il codice di
abbigliamento: vestiti scuri, gonne al ginocchio, collant color carne, classica tenuta da ufficio. Quindi mi
sono ritrovata seduta di fronte a 35 uomini il cui linguaggio del corpo sembrava dire: “Chi sei, pupa, e cosa
devi dirci?!”. Tutto questo avveniva all’inizio degli anni ’90. Sapevo che da quel momento in poi avrei
dovuto fare con loro un corso di formazione ogni martedì per 14 settimane e che i potenziali incarichi
futuri con questo cliente sarebbero dipesi dal successo di questo corso. Dopo la terza sessione, una
squadra di ambasciatori è venuta a dirmi: non guarderemo solo le sue gambe, siamo pronti a lavorare con
lei.
1. Caratteristiche dell’evento
Primi anni ’90, Budapest.
Una trainer inizia la sua carriera nell’ambito della formazione.
Ha 25 anni. Le viene assegnato un gruppo di 35 uomini, di età compresa fra 35 e 55 anni, ingegneri
elettronici. Sono nelle prime tre settimane di una cooperazione a lungo termine (14 settimane).
L’accetteranno come trainer in una situazione completamente nuova in cui l’obiettivo è farli uscire dal
proprio ambiente sicuro per sviluppare delle abilità?
2. Reazione emotiva
Nelle prime tre sessioni ho avuto la sensazione che mi rifiutassero come trainer.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
17
Ero fiduciosa perché credevo che il metodo che intendevo utilizzare con loro fosse valido e potesse aiutarli
nel lavoro e nella vita privata. Quindi il loro atteggiamento mi ha innervosito, soprattutto perché sapevo
che ci aspettava un programma di formazione di 14 settimane che si basava sulla modifica
dell’atteggiamento.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Il gruppo ha sfidato la competenza professionale della trainer con il suo atteggiamento maschilista. La
narratrice ha avuto la sensazione che il gruppo non cercasse neanche di accettarla. In base al suo sistema
di valori, il trainer merita comprensione da parte dei suoi allievi.
Ero “solo una donna” per la maggior parte di loro, una giovane donna carina che faceva la “saputella”. Dal
punto di vista della narratrice il diritto delle donne ad insegnare, esercitare un ruolo di guida, essere
indipendenti, leader o semplicemente pari, partner intellettuali degli uomini veniva minato.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
La narratrice non aveva un’immagine positiva di loro, perché avvertiva una certa resistenza da parte loro.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
- maschilismo
sentirsi superiori all’altro
le donne non devono essere leader, neanche in un contesto formativo!
- scarsa apertura e accettazione
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Sì, soprattutto perché il mentore della narratrice era un uomo che, nel darle un feedback, ha fatto a pezzi
la sua performance come formatrice (ricordate che era una principiante all’epoca): dopo aver fatto un
paio di commenti di apprezzamento ha iniziato ad elencare tutte le cose che avrebbe dovuto fare
diversamente. Se il suo mentore non fosse stato sostituito e la squadra di “ambasciatori” non fosse andata
da lei, avrebbe interrotto la sua carriera in quel settore. Di conseguenza, in situazioni simili, come
formatore può essere utile riflettere sulle emozioni e le possibili differenze fra i valori all’interno di un
gruppo. Ad esempio si potrebbe dire al gruppo “forse non è comune invitare trainer donne nella vostra
azienda, ma..” – a volte questo “mettere le mani avanti” (rendere il conflitto nascosto esplicito
apertamente e amichevolmente) può estinguere le possibili tensioni nel gruppo.
Ulteriori informazioni
Anche se l’incidente ha avuto luogo nei primi anni ’90, la trainer si tiene ancora regolarmente in contatto
con 3 partecipanti di quel gruppo. (si incontrano di persona, si scambiano e-mail o parlano al telefono).
 INCIDENTE CRITICO: “LA SFIDA”
[Raccolto da: CESIE, Italia , 2012]
Ambito professionale / educativo
Coaching, formazione per adulti / Educazione Interculturale Generale / Gruppo di sostegno per migranti
Zone Sensibili
Genere / Religione / Fiducia nelle capacità / Rapporto con gli altri/ Concetto standard di rispetto / Valori
riguardanti i ruoli di genere
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna siciliana / 46 anni / Eterosessuale / Nubile ma convive con il partner / trainer / religione cristiana /
prima esperienza con il gruppo target specifico di migranti.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Uomo marocchino / 25 anni / Musulmano / Vive in un centro per migranti / di mentalità aperta ma con un
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
18
pregiudizio sul genere/intelligenza.
Descrizione dell’evento
Stavo facendo formazione ad un gruppo multiculturale per circa 5 mesi a Palermo, Sicilia, sulla
consapevolezza interculturale associata all’accesso al mercato del lavoro per alcune persone appena
arrivate in Italia. Durante le prime sessioni formative in cui si parlava delle paure e delle loro aspettative
sui risultati di apprendimento, Mehmet ha detto apertamente, sorridendo ma comunque serio e cosciente
delle mie possibili reazioni, che non aveva fiducia e non riconosceva una donna come educatrice. Che
avrebbe assistito al corso ma che per lui sarebbe stato difficile accettare e applicare ciò che stavo per
insegnare. Sono rimasta stupita così come la maggior parte degli studenti, anche se appartenevano ad un
background culturale simile, nessuno di noi si aspettava che potesse essere così sincero nell’esprimere il
suo punto di vista. Può accadere che pensieri di questo tipo ci passino per la testa, ma la maggior parte
delle volte non li esprimiamo ad alta voce. Gli ho chiesto di approfondire questo concetto di fronte al
gruppo. Ha risposto:ӏ piuttosto chiaro, in Marocco nessun uomo starebbe ad ascoltare le parole di una
donna”.
1. Caratteristiche dell’evento
L’incidente critico è avvenuto a Palermo durante un corso di formazione con un gruppo multiculturale nel
2009. Durante la prima sessione introduttiva, un partecipante marocchino di 25 anni che a prima vista
sembrava di mentalità aperta e piuttosto integrato nella società palermitana, ha detto apertamente che
non aveva intenzione di collaborare perché ha visto che il trainer era una donna e non gli interessava il
contributo formativo che potevo fornire in quanto ero una donna e nel suo paese nessun uomo si basa
sugli insegnamenti, i suggerimenti e le conoscenze delle donne. La classe è rimasta in silenzio, nessuno si
aspettava quest’affermazione e nessuno prendeva posizione, né i maschi né le femmine.
2. Reazione emotiva
Innanzitutto mi sono sentita shockata, ho pensato che alcune cose si possono pensare ma non si
dovrebbero dire ad alta voce. Avevo altre esperienze di lavoro con persone di altre culture, ma non mi ero
mai sentita offesa personalmente prima di allora. Come donna italiana, anche se la percentuale di
lavoratori come me riconosciuti nella società è molto bassa, penso che la nostra categoria abbia una certa
autorità grazie alle conoscenze che possiede. Mi sono sentita “abbandonata” dal resto del gruppo
(uomini/donne – italiani/migranti) a causa del silenzio nella stanza. Allo stesso tempo sono rimasta
sorpresa dalla franchezza e dall’audacia del giovane nell’esprimere il suo pensiero, e ho quasi ammirato il
suo coraggio.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Le reazioni emotive della narratrice erano dovute ai suoi cosiddetti “standard culturali”:
- Modelli di Comportamento Superiore/Subordinato
- Rispetto delle differenze di genere
- Rispetto per la conoscenza e le competenze comprovate
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
L’immagine che la narratrice aveva di lui era negativa da una parte, a causa del concetto espresso dalla
sua affermazione, e positiva dall’altra, perché apprezzava la sua schiettezza nell’esprimere i suoi pensieri
pur consapevole delle possibili conseguenze dirette o indirette su di lei e sul gruppo.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
- Discriminazione di genere/discriminazione di intelligenza
- Preferenza della competizione rispetto alla cooperazione
- Può anche succedere che questo modo di iniziare la conversazione sia un modo tipico della sua cultura
per “mettere alla prova” una persona che proviene da una cultura diversa, ma noi (studenti, clienti ecc.) in
un certo senso dipendiamo da questa persona. Anche quando non si appartiene ad una cultura diversa,
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
19
questo tipo di comportamento può essere tipico di alcune culture (come quella Rom), ad esempio fra i
maschi.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Questo incidente critico, di certo, mette in evidenza problemi relativi alla pratica professionale che
permettono alla narratrice di fare una riflessione su se stessa e di diventare così più consapevole dei suoi
pregiudizi nascosti e inconsci. Ha individuato e sviluppato strategie di apprendimento e metodi che
aiutavano gli studenti a mantenere la loro motivazione e completare il corso, preparandoli ad un’ulteriore
livello di istruzione e formazione. Era in grado di individuare e sviluppare dei metodi per sostenere e
motivare gli studenti con un background migratorio a realizzare il loro potenziale educativo. Ultima cosa,
ma non meno importante, insieme ad alcuni studenti abbiamo potuto individuare e sviluppare strategie
per affrontare gli stereotipi di genere nell’istruzione, nell’apprendimento e nella scelta della carriera.
Quando la differenza culturale si manifesta nel rapporto cliente-assistente, studente-trainer, una
soluzione utile può essere riflettere su questa differenza (come group leader) apertamente e porre le
possibili domande di conseguenza. In questo caso, la prossima volta potrebbe essere utile iniziare la
lezione con una frase breve come: “OK, so di essere una donna e che in alcuni dei paesi dei partecipanti
non è comune accettare una donna come insegnante, trainer ecc. ma adesso la situazione è questa,
vediamo se ci sono stati problemi e se sì perché..”. oppure si potrebbero porre domande sulle differenze
fra le abitudini culturali nel contesto formativo nel paese ospitante e nei paesi da cui provengono i
partecipanti.
 INCIDENTE CRITICO: “ACCULTURAZIONE”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia 2012]
Ambito professionale / educativo
Genere / Educazione Interculturale generale / Lezione di lingua per stranieri
Zone Sensibili
Individualismo, emancipazione delle donne, acculturazione, identità delle donne
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna, 37 anni, origini austriache, ha vissuto in Francia per 5 anni. Ha lavorato 10 anni come trainer
interculturale. Ha molta esperienza di mobilità internazionale (ha vissuto in molti paesi europei e africani).
Vive con il suo compagno ma non ha figli. Si definisce una femminista universalista.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Donne di 60-70 anni, di origine tunisina, algerina e soprattutto marocchina, che vivono in Francia da più di
10 anni. Madri sposate con figli adulti. La maggior parte di loro non ha mai lavorato fuori casa. Le loro
abilità linguistiche di francese sono a livello elementare, seguono un corso di lingua francese sviluppato
appositamente per loro.
Descrizione dell’evento
Siamo stati invitati da un’associazione come formatori esterni per una sessione di un laboratorio
linguistico. Il corso è destinato a donne migranti provenienti dai paesi del Maghreb. La maggior parte di
loro vivono in Francia da più di dieci anni, ma il loro livello di francese è elementare, perché in Francia
hanno vissuto con la loro famiglia a casa, il loro compito principale, infatti, è crescere i figli. Una volta
cresciuti i figli, all’improvviso, hanno potuto iniziare ad aprirsi verso l’ambiente esterno. La nostra
missione era offrire una lezione speciale per la festa della donna.
L’incidente si verifica quando al gruppo viene proposto il terzo esercizio: fare un collage sulla “loro festa
della Donna”, ovvero una giornata in cui possono fare tutto ciò che desiderano. Le invitiamo a creare una
rappresentazione visiva di questa giornata utilizzando immagini tratte da riviste o disegni, poi a spiegare
come trascorrerebbero la giornata. Molte donne iniziano a creare un collage su una cena a casa e sulle
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
20
faccende domestiche. Cerco di far capire loro che potrebbero fare davvero ciò che vogliono, che potrebbe
essere davvero una giornata diversa, ma non capiscono o non vogliono capire. Quindi le abbiamo aiutate a
creare un collage sulle faccende domestiche e sulla cena a casa. All’improvviso ho capito che il nostro
errore era aspettarci che assumessero una posizione individualista da “donne emancipate” che hanno
progetti individuali per “se stesse”.
1. Caratteristiche dell’evento
Laboratorio linguistico nella scuola di lingua, in una cittadina dell’area metropolitana di Parigi. Ci sono
circa 9 partecipanti, il loro solito facilitatore e due facilitatori esterni. La sala è piccola ma i partecipanti
sembrano trovarsi a proprio agio, c’è un senso di appartenenza a questo spazio. Si scambiano sorrisi,
chiacchiere in francese e un po’ in arabo. Il clima è accogliente per i due formatori esterni.
2. Reazione emotiva
Sorpresa, poi immediatamente imbarazzata per non essere stata in grado di prevedere cosa sarebbe
successo, per non aver riflettuto sul mio etnocentrismo.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Individualismo: in una società in cui l’individualismo è la principale tendenza è facile immaginare un punto
di vista individuale (è il punto di vista più facile). Facile parlare di “libertà di scelta” e “autonomia”. Usiamo
molto la parola “io” e “me”. Esprimiamo le nostre necessità, ci si aspetta anche che possiamo esprimere i
nostri interessi individuali. Pianificazione della carriera, della famiglia, tutto parte dall’individuo. La
posizione individualista della narratrice raramente viene minacciata; esprime e segue le sue necessità in
maniera piuttosto autonoma.
Ruolo delle donne, emancipazione delle donne: Nelle società europee moderne l’uguaglianza di genere è
fondamentale (anche se potrebbe non essere ancora la regola ovunque). Le donne vengono incoraggiate
dalla società ad impegnarsi in un lavoro e anche in carriere tradizionalmente considerate maschili. Per
quanto riguarda l’identità di genere, per il narratore la “norma” è che ogni individuo possa costruire la
propria mascolinità e femminilità in base alle proprie scelte e al proprio percorso. La narratrice non ha figli
ed è una convinta sostenitrice di una distribuzione pari delle faccende domestiche in casa (faccende che
lei disprezza e considera un male necessario). Di conseguenza per lei una giornata dedicata a se stessi
dovrebbe necessariamente essere dedicata alla lettura di libri o di qualsiasi altra cosa, fare paracadutismo,
andare a ballare o qualsiasi altra attività che porti ad uno sviluppo e ad una scoperta personale.
Acculturazione: come trainer interculturale, e come migrante, la narratrice considera l’adattamento un
fenomeno inconscio che si verifica quasi automaticamente quando entriamo in contatto con nuovi stili di
vita, regole e priorità del nuovo ambiente. Lasciarsi modificare dall’ambiente è considerato positivo:
diventiamo permeabili al nuovo ambiente, costruiamo, cambiamo e ci sviluppiamo in esso.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Negativa, poi neutrale
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Tendenze collettive, che si basano sulla famiglia e sulla comunità piuttosto che sugli individui:
La cultura marocchina, soprattutto nel periodo in cui i partecipanti emigravano, è probabilmente molto
meno incentrata sull’individuo rispetto a quella francese. È meno automatico considerare i desideri e i
progetti individuali una priorità rispetto ai progetti familiari e della comunità. Si parla di meno di “io” e
“me” e di più di “noi”. Il “successo” di un individuo non è rappresentato dai suoi successi e dalla sua
soddisfazione individuale, ma dal rispetto di cui gode nella comunità.
Ruolo tradizionale delle donne: In base ai risultati di Hofstede, la cultura marocchina è più maschilista di
quella francese. Questo comporta un’ulteriore differenziazione e separazione dei ruoli assegnati/ricoperti
dai generi. I compiti tradizionalmente femminili tendono ad essere monopolizzati dalle donne. Lavorare
fuori casa era molto raro per la generazione dei partecipanti. La loro missione principale era essere buone
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
21
madri e mogli. È questa l’immagine che permette alla donna di guadagnare il rispetto della comunità.
Acculturazione: le ricerche hanno mostrato che l’acculturazione non è un processo né automatico né
lineare. La donna dell’incidente probabilmente non era “completamente immersa” nella cultura francese
e nel modello culturale delle donne emancipate. Il loro progetto di migrazione all’inizio doveva avere una
durata limitata e si basava sul lavoro, con l’idea di tornare indietro. Hanno passato gran parte del tempo in
un ambiente culturale dominato da membri della stessa cultura o di altre culture. E anche supponendo
frequenti contatti con i modelli francesi, concentrandosi sulla libertà di scelta e sull’indipendenza delle
donne, niente garantisce che quel modello possa apparire loro desiderabile. Infatti è un modello che
svaluta la cosa per loro più importante: la famiglia e il ruolo nella gestione della stessa. Il fatto che
l’orientamento di base sia meno individualista fa pensare che l’idea della donna emancipata non sia
conciliabile.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Non esiste una regola assoluta per l’acculturazione – non possiamo aspettarci che dopo un certo numero
di anni un migrante si “adatti” o “metabolizzi la cultura” dei modelli dominanti della cultura di accoglienza,
anche quando si tratta di un modello culturale che a noi sembra positivo, come l’emancipazione delle
donne, che è il frutto di una lotta durata molti anni.
 INCIDENTE CRITICO: “RACCONTA STORIE”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia 2012]
Ambito professionale / educativo
Genere / Artista in servizio
Zone Sensibili
La questione del genere. Quello che una donna africana può dire a/alla presenza di un uomo.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Francese, 59 anni. Dieci anni di esperienza come scrittore di racconti. Organizzazione di
laboratori/formazione sulla scrittura. Esperienza come attore. Obiettivo professionale: sviluppare un
percorso formativo che unisca la scrittura di racconti all’insegnamento del Francese come lingua straniera.
Jean lavora con molte persone di diverse età e background. Ha una “carta di identità internazionale di
cittadino del mondo”.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Donne provenienti dall’Africa Subsahariana (Senegal, Mali, Burkina Faso, ecc.). Madri di età compresa fra
35 e 40 anni (il laboratorio doveva svolgersi nella fascia d’orario compresa fra il momento in cui lasciavano
e riprendevano i bambini a scuola9, in genere sono musulmane e indossano il velo, ma non
necessariamente integrale (il velo copre la loro testa, ma si vede la parte anteriore dei capelli e il collo).
Abito in stile africano lungo e largo. Parlano un francese sufficiente a farsi capire.
Descrizione dell’evento
Io e altre due colleghe, all’interno di un progetto su una raccolta di storie, abbiamo condotto un
laboratorio nella comunità di Trappes (sobborgo di Parigi) per insegnare ad alcuni giovani formatori come
raccogliere storie e condurre laboratori sulle storie in modo che le storie potessero circolare fra gli abitanti
del sobborgo di Mureaux. Abbiamo creato un partenariato con un’associazione femminile. Il laboratorio
era aperto a tutti, ma avevamo solo partecipanti donne (dal punto di vista culturale quest’attività non
poteva essere mista). Era la prima volta che lavoravo con delle donne africane. Il primo laboratorio con
queste donne è stato condotto da me e dalla mia collega T. Dopo alcuni giochi ed esercizi (incluso un gioco
di memoria visiva), io e la mia collega abbiamo raccontato alcune storie e poi abbiamo chiesto alle
partecipanti se queste storie ricordavano loro storie che conoscevano per incoraggiarle a condividere le
loro storie. Abbiamo notato che erano piuttosto imbarazzate. Le donne hanno detto che non sapevano
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
22
raccontare le storie in francese. Quindi le abbiamo invitate a raccontare una storia nella loro lingua (Peul
ecc.), ma hanno detto di non ricordarne, che si trattava di storie per bambini sentite tanto tempo fa ecc.
Abbiamo risposto “Esattamente. Raccontateci una storia che raccontate ai vostri figli”. Ma hanno detto
che erano storie per bambini. Abbiamo pensato che fossero timide, soprattutto perché era l’inizio del
laboratorio e abbiamo deciso di non insistere più e di continuare a raccontare noi le storie e svolgere
attività alle quali le donne partecipavano senza problemi. Poi ho parlato con la mia collega P. che aveva
più esperienza di noi nel lavoro con donne africane. Ha detto che certamente avevano delle storie da
condividere e che dovevamo solo insistere.
Quando è giunto il momento del secondo laboratorio lo conducevo insieme alla mia collega P., che ha
sottolineato il suo ruolo di madre e ha parlato un po’ di Bambara, cosa che ha facilitato la comunicazione
con le partecipanti. Tuttavia ci siamo ritrovati nella stessa situazione della prima volta, in cui le donne non
volevano raccontare le storie. Questa volta, però, P. ha insistito, e alla fine loro hanno ammesso che non
potevano raccontare le storie davanti a me. “Nel nostro paese non si raccontano storie come queste
davanti ad un uomo”, hanno detto. Tuttavia, abbiamo trovato un compromesso e loro hanno cantato
canzoni francesi che conoscevano come “A la claire fontaine” (se restavamo nel nostro contesto culturale
per loro non c’era alcun problema). Abbiamo anche fatto un esercizio sui massaggi, stando attenti a non
chiedere loro di massaggiare me. Ho fatto un massaggio alla mia collega e lei lo ha fatto a me.
Nel terzo laboratorio, erano presenti solo le mie colleghe (P. and F.). Poi ho saputo che le partecipanti
hanno accettato di raccontare le loro storie, che non erano private. Raccontavano solo favole tradizionali
(storie di animali, ecc.) e cantavano canzoni tradizionali. Nulla di nuovo per noi scrittori di storie.
1. Caratteristiche dell’evento
Il laboratorio si svolgeva in una piccola stanza messa a disposizione dall’associazione. Non c’erano mobili.
Tutti erano seduti sul tappeto per terra. Jean stava attento a non mettere i piedi in direzione delle donne
africane perché aveva sentito che era un gesto mal visto in alcuni paesi, ma è rimasto sorpreso nel vedere
che queste donne erano completamente a proprio agio sedute sul pavimento a gambe nude davanti agli
scrittori.
La cosa più importante riguardo alla location è probabilmente il fatto che i laboratori si siano svolti nel
distretto di Mureaux di Trappes, l’area in cui furono incendiate le prime automobili in Francia (durante i
disordini). I mass media hanno diffuso la storia e quel quartiere ha avuto per diversi anni una pessima
reputazione. Quindi l’obiettivo degli scrittori era quello di raccogliere storie di vita per contrastare
quest’immagine negativa.
2. Reazione emotiva
Al primo laboratorio, io e le mie colleghe abbiamo pensato che probabilmente la timidezza fosse la causa
per cui le donne non volevano raccontare le loro storie, soprattutto dato che era l’inizio del laboratorio.
Poi durante il secondo laboratorio ho capito che era la mia presenza ad impedire alle partecipanti di
raccontare le loro storie. Quindi, all’inizio, ero stupito di fronte alla reazione delle partecipanti e, in
particolare, non mi sentivo a mio agio da un punto di vista pedagogico. Ho avuto momentaneamente la
sensazione di trovarmi in una impasse: come potevamo continuare il laboratorio se le partecipanti si
rifiutavano di raccontare le storie? Ma allo stesso tempo ho provato rispetto per il loro desiderio di
preservare una tradizione (le donne non raccontano storie davanti agli uomini in pubblico). È stata
un’esperienza gratificante perché l’incidente è stato per me un’opportunità per imparare qualcosa di
nuovo nella mia carriera di scrittore di racconti.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Come scrittore contemporaneo francese, parigino, Jean è fortemente influenzato dalla cultura moderna
occidentale in cui si parla indipendentemente dal proprio genere. La sua educazione moderna fa sì che
consideri le donne pari agli uomini. Hanno lo stesso diritto di parlare con lui, pubblicamente e
privatamente. Perché gli uomini devono poter raccontare storie e le donne no?
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
23
Comunque, come scrittore, Jean ha grande rispetto per le tradizioni e per le persone che onorano i propri
antenati rispettando le loro tradizioni. Il rifiuto di queste donne ha attirato il suo rispetto perché ha capito
che questa tradizione era “quasi parte delle loro fibre corporee!”. Jean resta sempre molto colpito dalle
manifestazioni di queste tradizioni. Per lui, onorare questa piccola tradizione che arriva da così lontano è
un modo per ricordare il rispetto per diverse generazioni di antenati. Per lui, merita rispetto anche se è in
contrasto con i suoi valori, che sono valori di uguaglianza ereditati dai suoi antenati: generazioni di donne
che hanno lottato per il diritto di voto in modo da poter far sentire la propria voce in pubblico.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Positiva (il rifiuto è stato educato, e ho un certo rispetto per queste donne che onorano le tradizioni dei
loro antenati).
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Seguendo questi laboratori, Jean ha fatto qualche ricerca sull’incidente per capire cosa è successo.
Leggendo ha scoperto che di fatto le donne africane raccontano storie solo ai propri figli (con un valore
educativo oltretutto) e ad altre donne. Non le hanno mai raccontate a uomini e soprattutto non in
pubblico/all’esterno, perché solo gli uomini possono raccontarle (davanti ad altri uomini e a volte ai
bambini). Inoltre, la relazione con l’oralità e la storia è diversa in molte culture africane: è più privata,
intima. Alcune storie hanno anche una dimensione sacra: non si raccontano mai, a nessuno, in nessun
luogo. Vengono raccontate in determinati contesti ( o rituali segreti, ecc.).
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Sì, perché se lo scopo di questi laboratori era raccogliere storie di vita, sarebbe stato complicato per gli
scrittori se le partecipanti si fossero rifiutate di raccontare storie. Jean sarebbe stato obbligato ad essere
meno presente o addirittura a non partecipare più al laboratorio per permettere di raccogliere le storie.
Fortunatamente, era solamente un classico laboratorio di scrittura di racconti che non richiedeva alcuna
raccolta. Jean è riuscito facilmente ad adattarsi alla situazione e a trovare un compromesso (le canzoni in
francese). Infatti, ha pensato che in questo tipo di situazione non si debba cercare la cosa giusta da dire o
cercare di insistere su un punto se non funziona. In questo caso particolare sapeva di avere bisogno di
tempo e complicità. Bisognava anche accettare chi erano queste donne e mostrare rispetto per la loro
posizione.
Jean ha detto che la prossima volta che lavorerà con donne africane, forse assumerà un ruolo secondario
per evitare che la sua presenza sia un ostacolo. Ma la cosa migliore sarebbe cercare di investire un po’ di
tempo nella creazione di un rapporto di fiducia con questo tipo di pubblico o nella preparazione di
laboratori propedeutici per chiedere a chi lavora nelle organizzazioni locali quali sono le caratteristiche
culturali del gruppo target in modo da conoscere il contesto e sapere immediatamente, ad esempio, se è
meglio non coinvolgere uomini ecc.
Dunque, Jean ora sa che quando riceve istruzioni sulla raccolta di storie deve prima sapere se il pubblico
desidera parlare e raccontare le storie. Potrebbero esserci vincoli o ostacoli culturali o religiosi. È
importante conoscere i requisiti prima, perché raccogliere storie di vita non è possibile con qualsiasi
gruppo di partecipante in ogni luogo (in carcere, ad esempio, le persone raccontano dei loro crimini ecc.).
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
24
 INCIDENTE CRITICO: “SEDUZIONE”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia 2012]
Ambito professionale / educativo
Genere / Laboratorio teatrale
Zone Sensibili
La relazione fra seduzione e sensualità nella comunicazione verbale e non verbale fra le donne africane
che vivono ad Emmaus.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Il narratore è francese e ha una notevole esperienza (circa 30 anni) in ambito teatrale. È il direttore di una
compagnia teatrale che partecipa a molte attività sociali allo scopo di dare alla popolazione a rischio
(persone fisicamente prive di risorse o gruppi psicologicamente vulnerabili) accesso alla cultura e all’arte.
Come attore e formatore, lavora regolarmente con persone che stanno ad Emmaus (organizzazione
benefica francese che fornisce asilo).
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Donne africane (di diversi paesi) di età compresa fra 30 e 40 anni. Vivendo ad Emmaus (il centro non è
solo per stranieri), queste donne hanno vissuto gran parte della loro vita in strada. La maggior parte di
loro non ha famiglia in Francia e vive sola. La data di arrivo in Francia varia da una partecipante all’altra. In
genere sono emigrati abbastanza di recente. A seconda del paese d’origine, la religione può essere Islam,
Cristianesimo ecc.
Descrizione dell’evento
Dovevamo rappresentare una scena di La Disputa di Marivaux. Uno dei personaggi iniziava a scoprire
l’amore e le strategie di seduzione. Le partecipanti dovevano esprimere questa seduzione che si doveva
riflettere nel loro linguaggio del corpo. L’obiettivo era di insegnare loro in che modo una donna può
sedurre qualcuno senza essere una “ninfomane”. Per aiutarle a entrare nella parte ho chiesto loro cosa
farebbero per sedurre qualcuno. partecipanti non si sentivano per niente a proprio agio. Una di loro
(quella che recitava nel ruolo di Eglé) ha deciso di abbandonare il laboratorio e non è più tornata.
1. Caratteristiche dell’evento
L’attività si svolge in un rifugio Emmaus. Sono presenti molte persone che non hanno scelto
espressamente di partecipare al laboratorio. Le porte vengono lasciate aperte, quindi i passanti vedono il
laboratorio e possono scegliere se partecipare o meno.
2. Reazione emotiva
Delusione. Questo episodio mi ha fatto capire che oltre al laboratorio teatrale bisogna lavorare molto
anche sul corpo. Ho deciso di far svolgere ai partecipanti un’attività parallela in una sfilata di moda.
Questo avrebbe attirato la loro attenzione sul corpo e allo stesso tempo avrebbe aiutato ogni donna a
coltivare la sua espressione individuale.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Il narratore ha una concezione occidentale del teatro e del rapporto con il coro mentre si recita. In base a
quest’idea, l’attore deve mettere il suo corpo al servizio del testo. Inoltre, recitare è un’azione che non
coinvolge la persona dietro il personaggio: se cercate di sedurre qualcuno sul palco non vuol dire che lo
state facendo davvero”. Recitare è solo un “gioco”. Philippe ha anche notato una mancanza di enfasi sul
corpo nella sua cultura, in cui l’intelletto è predominante. Il corpo stesso tende ad essere più presente
nelle culture africane (soprattutto Africa Sub sahariana e Nord Africa), anche se i vincoli religiosi e culturali
comportano alcuni limiti per quanto riguarda la seduzione e il sesso. Infatti, a suo parere, le ultime tre
nozioni sono neutrali o addirittura positive, mentre potrebbero avere una connotazione negativa in alcune
culture per ragioni religiose. Dal suo punto di vista, la sensualità e la seduzione fanno parte della vita.
Pensa che sia un peccato reprimere questa naturale necessità. Tranne nel caso di alcuni disturbi mentali,
la seduzione dimostra che stiamo abbastanza bene con noi stessi da pensare di poter sedurre un'altra
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
25
persona. In teatro, e soprattutto nella “commedia dell'arte”, la seduzione viene espressa dal corpo
dell’attore attraverso movimenti del petto e del bacino. Quando un personaggio volge il petto verso un
altro è un segno di attrazione erotica. Invece, quando si muove il petto è un segno di attrazione sessuale.
Le influenze della commedia dell’arte appaiono in maniera chiara nei personaggi di Molière e Marivaux.
Questo è il risultato cui ambiva nei suoi laboratori enfatizzando l’importanza del contributo del corpo. Era
anche un modo per incoraggiare i partecipanti a riacquisire una certa fiducia e dimostrare che una donna
può sedurre senza risultare una ninfomane (o altro). Ovviamente, in questa circostanza, c’è in gioco anche
il concetto di libertà, perché, dal punto di vista del narratore, la seduzione comporta una certa libertà
morale e religiosa che è richiesta dalla recitazione (almeno in occidente).
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Piuttosto negative.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Anche se sono ancora abbastanza giovani da poter sedurre qualcuno, queste donne non prestavano
attenzione al loro corpo ed erano chiuse e guardinghe a causa di traumi passati ma anche per una
mancanza di risorse e soprattutto di autostima. A volte, avendo vissuto per molto tempo in strada, queste
donne avevano imparato a nascondere e camuffare il proprio corpo indossando indumenti larghi e pesanti
per proteggersi dal freddo e da eventuali uomini che intendessero abusare di loro. Hanno sviluppato un
certo rifiuto del corpo, probabilmente già presente nelle loro culture d’origine. Infatti gli aspetti culturali
(la modestia pretesa da parte delle donne) impedivano a queste donne di concedersi la pratica della
seduzione e della sensualità. Provenendo da un background cristiano o musulmano, queste donne
sembravano aver metabolizzato la connotazione negativa che hanno assunto le parole seduzione e
sensualità nelle religioni monoteiste. Le donne sorprese nell’atto della seduzione sono considerate
ninfomani o peggio.
Infine, c’è la nozione di status dell’attore e della finzione: in Occidente, il lavoro dell’attore resta
nell’ambito della finzione. Sentimenti e gesti non hanno relazioni con la persona che recita e non hanno
implicazioni morali. Questo non vale per le altre culture, in cui il limite fra realtà e finzione non è definito
in maniera chiara.
Nel caso specifico della partecipante in questione, Philip pensa che dopo tutto questo lavoro sul corpo lei
ovviamente non volesse continuare a recitare perché ci si era spinti troppo oltre per lei alla luce del suo
contesto culturale di riferimento (il posto che spetta al corpo nella sua cultura di origine) e le sue
esperienze sulla strada. Essendo abituata a nascondere (o rinnegare) il suo corpo, aveva paura di rivelare
se stessa mentre recitava.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Sì, è importante ripristinare il concetto di “cultura innata” e la sua posizione centrale all’interno dei
processi di trasformazione cognitiva, motoria, sensoriale ed estetica. Dunque è fondamentale che un
formatore adatti i suoi metodi ed esercizi al pubblico target:
- Acuta capacità di osservazione (per individuare la manifestazione di differenze incluse quelle non verbali)
- Empatia: invece di ignorare la manifestazione di una differenza o costringere l’altro a rispettare le
condizioni di un esercizio, dovremmo cercare di metterci nei panni dell’altra persona per comprendere
qual è il problema.
- Abilità di trattativa: cercare di trovare un compromesso che permetta di trovare una soluzione per
questa differenza.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
26
 INCIDENTE CRITICO: “LABORATORIO TEATRALE”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Genere / Scrittore di storie in visita
Zone Sensibili
Domande artistiche sul genere e commistione delle sfere pubblica e privata.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Francese, 59 anni. 10 anni di esperienza come scrittore di storie. Esperienza pregressa come attore.
Organizza laboratori/corsi di formazione sulla scrittura di storie. Progetto professionale: costruire un corso
di formazione unendo la scrittura di storie e l’insegnamento della lingua francese per stranieri.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Un numero non specificato di padri e giovani uomini di diverse età di origine Africana. (Nordafricani e
dell’Africa Sub sahariana).
Descrizione dell’evento
Quando facevo l’attore, ho organizzato un laboratorio teatrale di 6 settimane a Bobigny per giovani con
difficoltà professionali e sociali. Questi laboratori venivano pagati da Pôle Emploi (agenzia nazionale
francese per l’impiego) e miravano a motivare i giovani di età compresa fra 16 e 25 anni che avevano
abbandonato la scuola e/o erano disoccupati. Abbiamo inventato un gioco insieme e organizzato due
performance: una per gli insegnanti e gli altri studenti e una per le famiglie. Quest’ultima si è svolta ai
piedi della torre di Bobigny. Avevo chiesto ai giovani partecipanti di venire insieme alle loro famiglie:
padri, madri, fratelli e sorelle. Solo le donne sono venute con i figli piccoli. I fratelli, le sorelle e gli
adolescenti guardavano da lontano, ai piedi della torre, dall’altra parte della piazza, in fila. Riesco ancora a
vedermi mentre gli facevo segno di raggiungerci. Loro, educatamente, hanno fatto segno di no. Poi ho
chiesto ai giovani che erano con noi perché hanno rifiutato di venire e mi ha detto che gli uomini (giovani
adulti e padri) non sarebbero venuti mentre le madri erano presenti, perché non si mescolano le relazioni
private con il pubblico. Se si fossero uniti a noi si sarebbero dovuti mettere dietro e non insieme alle
madri, perché “si sarebbero vergognati…”.
1. Caratteristiche dell’evento
È accaduto in una stanza in cui sono state tolte le sedie. La sala era in un atrio utilizzato dalle associazioni
locali in cui si svolgevano diverse attività. C’era un biliardino nella sala, degli scaffali con libri ai lati,
computer, un campo di volàno ecc. Si svolgevano anche laboratori su come scrivere un curriculum e tante
attività diverse per giovani, donne e famiglie in generale.
2. Reazione emotiva
Mi sono sentito leggermente deluso e un po’ confuso fin quando gli stessi studenti non mi hanno fornito
una spiegazione.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Come artista parigino contemporaneo, Jean è radicato nella cultura occidentale moderna in cui l’arte
prescinde dal genere. La sua educazione moderna fa sì che veda le donne come pari agli uomini. Perché un
uomo dovrebbe vergognarsi di farsi vedere con la moglie in pubblico? Va contro i suoi valori.
I valori di uguaglianza fra i sessi che ha ereditato dai suoi antenati: generazioni di donne che hanno lottato
per il diritto di voto, per avere il diritto di mostrarsi in pubblico in una situazione di parità rispetto agli
uomini.
Tuttavia, Jean è consapevole di dover ignorare le sue idee, per non parlare dei suoi presupposti.
Fortunatamente, il suo potenziale di adattamento e la capacità di ascoltare gli altri (risultato della
partecipazione a diversi corsi di formazione sulle tecniche di ascolto) lo aiutano. Era molto attento ad
ascoltare ciò che veniva detto nella sala e ad osservare le espressioni e capiva di trovarsi in un contesto
radicalmente diverso da quello al quale era abituato (vive nei sobborghi e viene da un background
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
27
borghese). Il primo giorno del workshop era molto attento al suo lavoro, perché sapeva di non trovarsi nel
suo “territorio” e di essere accettato solamente come artista in visita coinvolto nella formazione ASSEDIC.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Neutrale, leggermente negativa
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Non sappiamo se ci sia una dimensione religiosa in questo incidente per quanto riguarda la questione di
uomini e donne che si mescolano. Tuttavia, sappiamo che è una concezione culturale molto speciale
dell’arte. Al di fuori di questi laboratori, Jean ha incontrato giovani della zona (fratelli e cugini dei
partecipanti) e ha cercato di invitarli a workshop. Hanno rifiutato, dicendo che queste cose erano per
donne, bambini (considerati asessuati) o uomini effeminati. È un fenomeno culturale piuttosto comune
(anche nella società occidentale in alcune categorie sociali) che associano l’arte al genere femminile (o agli
omosessuali), all’emotività, al “poco serio” e quindi al “codardo”. La pratica dell’arte diventa quindi
indegna di un uomo che ci tenga a preservare la sua immagine virile.
Gli adolescenti, in particolare, cercano di tenere le distanze dalle loro madri, segno della transizione
dall’infanzia all’età adulta (dalla fase infantile a quella di uomo). In occidente, le madri spesso perdono
rapidamente questo potere, mentre le madri africane e magrebine lo mantengono a lungo, a volte fino a
dopo le nozze. La loro parola è legge e viene rispettata dai figli, anche in età adulta. Gli adolescenti, quindi,
hanno bisogno di questa distanza per affermarsi come persone, per approdare all’età adulta e per
esercitare il loro potere di uomini fuori dall’ombra della “mamma”.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
No, nulla di tutto questo. La presenza delle persone in questione non era necessaria per il laboratorio e
per le attività da svolgere perché non ne facevano parte. Sarebbe stato un problema se fosse stato un
laboratorio per famiglie, perché non saremmo stati in grado di stare insieme in un luogo per svolgere la
stessa attività artistica.
 INCIDENTE CRITICO: “INCONTRO ALLA CASA DELLA CULTURA TURCA”
[Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012]
Ambito professionale / educativo
Genere / Educazione Interculturale Generale
Zone Sensibili
Relazioni fra i generi in pubblico.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Il narratore è un assistente sociale, 45 anni al momento dell’incidente. L’assistente sociale è abituato ad
occuparsi di integrazione nelle sue attività professionali. In passato ha avuto contatti con le minoranze
etniche nella società locale, ma non ha familiarità con le visite di rappresentanti di minoranze etniche nel
loro ambiente.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Alcuni uomini e donne turche nella Casa della Cultura Turca in Danimarca.
Descrizione dell’evento
Dovevo fare un discorso presso la Casa della Cultura Turca locale per promuovere un nuovo progetto
congiunto per la comunità. Ero accompagnato da una collega di origine iraniana. Il nuovo progetto
avrebbe coinvolto uomini e donne appartenenti a minoranze etniche della società locale.
Quando io e la mia collega siamo arrivati alla Casa della Cultura Turca, la sala conferenze era già piena di
uomini, ma non c’erano donne. Sono rimasto sorpreso, perché mi aspettavo di vedere e di parlare con
uomini e donne, in maniera coerente con l’idea del progetto. Ho chiesto ad uno dei relatori della comunità
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
28
turca perché non ci fossero donne presenti. Ha risposto che le donne erano presenti, ma erano sedute
dietro una tenda.
1. Caratteristiche dell’evento
L’incidente ha avuto luogo presso la Casa della Cultura Turca, in una sala conferenze piuttosto ampia.
Oltre al narratore e alla sua collega, l’assemblea comprendeva circa 50 uomini seduti in fila nella sala
conferenze. Le donne presenti non potevano essere contate, perché erano nascoste dalla tenda.
2. Reazione emotiva
Per il narratore era molto strano e alienante parlare con dei partecipanti seduti dietro una tenda e dunque
non visibili. Questa sensazione di alienazione era esasperata dal fatto che il discorso era indirizzato in
particolare alle donne e parlava del nuovo progetto locale che veniva annunciato durante l’incontro.
Il narratore si è sentito molto a disagio in quella situazione. Era anche confuso e un po’ smarrito perché lui
e la sua collega non avevano la possibilità di dialogare con le donne sulle loro necessità e aspettative
relativamente al nuovo progetto. Non ha ottenuto alcun feedback come, invece, si sarebbe aspettato
dall’incontro. Tutti i suoi progetti su una discussione e consultazione democratica sono andati in fumo.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Innanzitutto: una comunicazione aperta e democratica non era possibile. Il narratore e il suo collega non
hanno avuto la possibilità di ricevere un feedback dalle partecipanti. Essendo un assistente sociale
abituato a lavorare in contesti vulnerabili aveva forti convinzioni sulle forme di comunicazione
democratica e sull’emancipazione delle donne nel processo decisionale a livello delle comunità locali. Era
un sostenitore di modelli “bottom-up” piuttosto che modelli “top-down” troppo rigidi nelle questioni
relative alla comunità. In particolare desiderava instaurare una fiducia e una prassi di inclusione da parte
dei cittadini delle minoranze etniche nella società locale.
Tutti questi principi erano fortemente minacciati, e il narratore si è reso conto che la comunità locale turca
non seguiva le stesse regole sui diritti democratici delle donne.
Invece, il narratore ha potuto assistere ad un esempio di divisione di genere che in molti anni di lavoro
non aveva mai visto.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Il narratore aveva un’immagine negativa dei partecipanti maschi, perché si sentivano chiaramente in una
posizione dominante rispetto alle donne in maniera patriarcale, rendendole letteralmente invisibili e
dunque trattandole come statue silenziose.
Il narratore, come uomo danese “moderatamente” moderno, ha provato dispiacere per le donne, private
della loro indipendenza e della possibilità di esprimere le loro reazioni e aspettative sul nuovo progetto,
una materia che riguarda la loro vita quotidiana.
Allo stesso tempo, il narratore si sentiva inutile, perché non sapeva come protestare e insistere perché le
donne potessero partecipare in maniera diretta all’incontro.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Forse le donne devono essere coperte in presenza di altri uomini. Ma può anche darsi che questo
particolare ambiente di immigrati fosse particolarmente tradizionalista e vecchio stampo nel rispetto della
divisione di genere.
Uomini e donne sono spesso separate nei paesi musulmani in pubblico e in molte situazioni della vita
quotidiana private: quando pregano nelle moschee, alle manifestazioni politiche, sugli autobus e sui
traghetti, quando nuotano ecc. A volte, le donne vivono addirittura in zone separate della casa. È un
precetto religioso e un segno di fedeltà religiosa come indossare il velo islamico.
Nel caso dell’incidente critico, le donne turche sono immigrate e potrebbero aver bisogno di continuità
nella loro pratica religiosa, evolvendosi in un paese i cui valori sembrano così distanti da quelli del loro
paese d’origine.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
29
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
È un problema se un uomo non può fare una conferenza con donne musulmane su argomenti che
riguardano il loro benessere e il benessere della loro famiglia.
Ma, in secondo luogo, l’incidente riflette anche la necessità di una più forte sensibilità per lo “status quo”
nelle comunità musulmane più tradizionali, che funzionano come “società parallele” senza molti scambi
sociali e culturali con la società circostante.
In questo caso, il narratore avrebbe potuto suggerire che la sua college donna potesse andare dietro la
tenda e comunicare in modo più diretto con le donne. In realtà, dopo, il narratore e la collega sono riusciti
ad organizzare un incontro speciale per le donne, al quale erano presenti solo le assistenti sociali donne. È
stato un gran successo e l’inizio di una buona collaborazione per gli anni successivi.
Così, il riconoscimento iniziale delle regole locali nella comunità turca potrebbe aver posto le basi per una
collaborazione fra le comunità che appartengono a una minoranza etnica e le autorità locali, che ha
coinvolto anche le donne in un secondo momento.
 INCIDENTE CRITICO: “AVAMBRACCI COPERTI”
[Raccolto da: MHT Consult, Danimarca 2012]
Ambito professionale / educativo
Genere / Sessualità / Educazione Interculturale Generale
Zone Sensibili
Restrizioni religiose e legate al genere sull’esposizione di parti del corpo in pubblico. Considerazione di
tutte le parti del corpo femminile dal punto di vista sessuale.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Un uomo danese, direttore del Centro di integrazione locale. Il direttore aveva 62 anni a quel tempo, era
sposato e aveva figli adulti e nipoti. Anche la moglie del direttore era conosciuta all’interno del Centro di
Integrazione.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Una donna palestinese di quasi quarant’anni, una delle studentesse adulte e utente del Centro di
Integrazione. La donna palestinese ha un background musulmano. È sposata e nella sua famiglia ci sono
molti bambini.
Descrizione dell’evento
In qualità di direttore del Centro di Integrazione una volta, nel tardo pomeriggio, stavo partecipando alle
attività senza che fossero presenti insegnanti e supervisori adulti donne. Le donne che frequentavano il
centro se ne erano andate tutte tranne una, che di solito si tratteneva fino al tardo pomeriggio fin quando
non veniva a prenderla il marito. La donna in quel periodo soffriva di depressione, ma aveva deciso
insieme al marito e al suo assistente che sarebbe stato per lei utile uscire da casa per qualche ora al
giorno, anche quando le altre donne se ne erano andate. Così passavano un paio d’ore insieme con uno o
due insegnanti, mentre suo marito faceva la spesa e andava a prendere i figli all’asilo ecc. Suo marito era
molto contento di questa soluzione e aveva un’ottima opinione sul Centro di Integrazione. Sapeva anche
che la gestione del Centro era affidata a un uomo più grande.
L’incidente ha avuto luogo d’estate, e quel pomeriggio in particolare c’era molto sole e faceva caldo. Ma la
donna, come sempre, indossava un velo e un lungo vestito nero. Quindi, prima di lasciare il Centro per una
riunione di lavoro, le insegnanti l’avevano convinta a sedersi fuori al sole con gli avambracci scoperti. Oltre
al caldo, un altro motivo era che questa donna – come molte altre donne immigrate del Centro – soffriva
di carenza di Vitamina D.
Conoscendo la sua situazione, volevo comunicare con lei e chiederle se aveva bisogno di qualcosa da bere
o mangiare ecc. quindi, sono uscito dal Centro per sedermi un po’ accanto a lei. Ma non appena mi ha
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
30
visto, ha rapidamente coperto le braccia e sembrava spaventata.
1. Caratteristiche dell’evento
In questa situazione erano presenti due persone:
Un insegnante danese direttore generale del Centro di Integrazione, che sostituiva il personale
che solitamente era lì il pomeriggio ma che tutti gli utenti del Centro conoscevano.
Una donna palestinese che frequentava il Centro a condizioni speciali, dunque dopo i normali
momenti formativi e l’orario di apertura, a causa della sua malattia e della sua situazione
familiare.
La donna era seduta fuori dal Centro di Integrazione, e l’insegnante/direttore è uscito per comunicare con
lei e assisterla facendo il suo lavoro. La donna conosceva già il direttore ed era informata del fatto che
sarebbe stato presente tutto il pomeriggio, mentre le insegnanti avevano una riunione di lavoro altrove.
2. Reazione emotiva
Il direttore ha avuto una sensazione molto strana, perché la sola presenza della sua persona sembrava
rappresentare una minaccia per la donna. Come professionista con un’esperienza psicologica e
pedagogica pluriennale, voleva aiutarla e assisterla. Ma ha reagito come se fosse un nemico. Il direttore
non si è neanche accorto che la donna aveva gli avambracci scoperti e non si sarebbe mai sognato di
toccarla o di sedersi troppo vicino contro la sua volontà.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
In un certo senso il direttore si è sentito professionalmente limitato: le sue solide competenze
professionali non potevano essere utilizzate a causa del suo genere. Inoltre, si è sentito stigmatizzato in
quanto uomo, come se dovesse automaticamente avere un interesse sessuale verso la donna alla vista dei
suoi avambracci. In un certo senso si è sentito ridotto ad una “creatura sessuale”, un uomo che si
preoccupava solo del corpo e della sessualità della donna.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Il direttore si è dispiaciuto per la donna, perché non poteva permettersi di prendere un po’ di sole sulle
braccia se era presente un professionista uomo. Ha pensato che la donna avesse accettato di essere in un
certo senso una vittima delle tradizionali restrizioni e degli obblighi religiosi e culturali. Il direttore ha
anche avuto la sensazione che la donna avesse reagito in modo da ostentare un turbamento che non
corrispondeva necessariamente a ciò che provava realmente sul fatto di esporre i suoi avambracci. Il
direttore, ad intuito, ha avuto l’impressione che la sua reazione fosse un modo per attirare l’attenzione.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
La norma principale potrebbe essere che le donne musulmane, in teoria, devono coprirsi quando si
trovano fuori dal contesto familiare. Questa norma che ha carattere generale, vale in maniera particolare
quando è presente un altro uomo. Esporre qualsiasi parte del corpo, anche gli avambracci, può essere
visto come un modo di ostentare la sensualità della donna e può rappresentare un comportamento
lascivo che nei casi peggiori sconfina nell’adulterio.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Gli avambracci esposti sono diventati da una parte il simbolo della sessualità della donna proibita e
seducente, ma dall’altra la situazione può essere interpretata come una visione meramente sessuale del
corpo femminile, che in questo caso la donna si autoimpone. Da un punto di vista interculturale, si può
dire che la donna con la sua reazione faccia propria la condanna e l’atteggiamento ambiguo tradizionale
dell’uomo verso la sessualità femminile.
Il professionista danese, da parte sua, si sente coinvolto in un dilemma, nel quale in qualche modo è
costretto a riflettere sulla donna come creatura sensuale. Senza volerlo, diventa parte di un “gioco di
genere” culturale che probabilmente non sarebbe nato se la donna avesse esposto altre parti del corpo.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
31
Dunque, in un certo senso, i protagonisti sono entrambi vittime di norme culturali e legate al genere che
impediscono loro di comunicare normalmente come persone adulte.
Possiamo anche aggiungere che il marito palestinese musulmano voleva davvero che la moglie
frequentasse il Centro di integrazione, anche se era perfettamente consapevole del fatto che poteva
incontrare personale di genere maschile. Era preoccupato del suo isolamento causato dalla depressione, e
sembra che approvasse qualunque forma di comunicazione con professionisti uomini e donne che potesse
facilitare la sua situazione.
Nonostante questo, la donna ha scelto di reagire in base a diverse regole generali in questa situazione. La
sua reazione riflette il fatto che le persone in una certa misura possono scegliere la loro identità etnicoculturale, in base al modo in cui funzionano a livello locale i principi e il controllo sociale. Forse i principi
validi a livello locale hanno spinto questa donna a scegliere un’interpretazione piuttosto rigida e
obbligatoria dei precetti religiosi in questa situazione, in cui era costretta a passare del tempo sola con un
uomo danese.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
32
 INCIDENTE CRITICO: “SODDISFAZIONE”
[Raccolto da: KVG, Belgio, 2012]
Ambito professionale / educativo
Genere / Sessualità / Disabilità
Zone Sensibili
Concezione del corpo, sessualità, disabilità, relazioni di genere, tabù dell’incesto, limiti dell’assistenza alla
persona.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Giovane donna, belga, cattolica, eterosessuale, nessuna disabilità, di mentalità aperta.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Madre di un ragazzo affetto da diverse disabilità fisiche, età media, cattolica, di mentalità aperta, belga.
Descrizione dell’evento
Sto frequentando un corso sulla disabilità e la sessualità. E’ presente la madre di un ragazzo di 28 anni con
diverse disabilità fisiche. Vivono insieme al padre e i due fratelli. La madre racconta che il figlio, alcuni anni
fa, ha sentito il bisogno di essere soddisfatto sessualmente.
La famiglia ha invitato in casa diverse donne, per lo più disabili. Nonostante ciò il ragazzo non si sentiva a
proprio agio, perché non le conosceva. Dopo una breve consultazione tra i membri della famiglia, si è
deciso che sarebbe stata la madre ad occuparsi del figlio per dargli piacere sessuale.
1. Caratteristiche dell’evento
Erano presenti più di 200 persone. Tutti i partecipanti erano degli esperti del settore. Io conoscevo
soltanto un mio collega. Non conoscevo la madre. Ha raccontato la sua storia in un grande auditorium. Era
seduta nelle prime file. Era un corso di apprendimento per esperti del settore. I presenti non conoscevano
la donna, hanno solo ascoltato la sua testimonianza. Dopo questa testimonianza, le persone sono state
divise in gruppi per poter discutere e apprendere di più sulla sessualità e la disabilità. Non erano tenuti a
dare una soluzione al problema o una propria interpretazione del fatto. Potevano fare delle domande alla
madre, come è di fatto accaduto. Una delle domande è stata: “cosa provi nel dare piacere sessuale a tuo
figlio?” E poi: “Cosa pensi di queste domande negli istituti? Questo tipo di servizio dovrebbe rientrare tra
le mansioni di persone che lavorano negli istituti?”.
2. Reazione emotiva
Stupore e non mi sentivo a mio agio.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Rispetto ed integrità del corpo. Limiti dell’assistenza. Il tabù dell'incesto: nella maggior parte delle culture i
rapporti sessuali con i membri della famiglia è uno dei tabù più forti.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
La madre vuole aiutare suo figlio - non importa come, decisione che si può solo rispettare. La domanda qui
è solo se questo modo di agire sia corretto, anche senza considerare che sia una richiesta del figlio e che il
resto della famiglia ne è a conoscenza e condivide. La madre non causa un’immagine negativa, ma è
difficile da accettare.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Empatia, rispetto dei bisogni dell’altro. La sessualità è subordinata alle emozioni umane e risponde ai
bisogni d qualcuno con il quale si è emotivamente molto legati. La sessualità viene trattata come una
semplice funzione corporea, in un certo modo indipendente dalle emozioni “romantiche”.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in generale
questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Sessualità e disabilità sono tutt’oggi argomenti tabù di cui è difficile parlare. Le serate di
Formazione/informazione per le famiglie, gli amici, gli assistenti ed i portatori di handicap stessi ,danno
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
33
molta importanza al problema ed al fatto che le persone dovrebbero essere più aperte al dialogo, più
disposte a comunicare. Anche perché il concetto di sessualità è molto diverso quando si parla di persone
affette da handicap; esperti nel settore e assistenti dovrebbero prestare più attenzione a ciascuna
persona, inclusa l’intera famiglia, cercando di abbandonare le tradizionali definizioni sociali di sessualità.
Si riflette, inoltre, su quanto lontano il lavoro di assistenza possa andare. Quali siano i suoi confini e limiti.
Fin dove una persona sia disposta a spingersi rimanendo però fedele ai propri valori.
INCIDENTE CRITICO: “COMING OUT”
[Raccolto da: Ars Erotica Foundation, Ungheria, 21 Aprile 2012]
Ambito professionale / educativo
Genere / Sessualità / LGBT
Zone Sensibili
Dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale- dove, quando e come, ruoli sociali personali:
sfera professionale versus sfera privata.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
I sistemi di riferimento dei due protagonisti sono più o meno gli stessi. Rilevanti per la testimonianza sono
le seguenti aree: orientamento sessuale, come dichiararsi; limiti e contesti del coming out. Donna di 34
anni, lesbica, ceto sociale medio, istruita, attivista per il LGBT, trainer, madre, impegnata in una relazione.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Donna di 31 anni, lesbica, ceto sociale medio, istruita, di città.
Descrizione dell’evento
L’evento si è svolto alcuni giorni fa ad un corso di sensibilizzazione e comunicazione per gli operatori
sociali, durante una sessione riguardante i gruppi minoritari, in un esercizio di riscaldamento. Stavamo
giocando ad “Fai un passo in avanti”, un esercizio in cui ciascun partecipante prende una carta di ruolo e
deve rispondere a delle domande sugli stereotipi che riguardano le minoranze, il tutto dalla prospettiva
del personaggio (appartenente alla minoranza) indicato sulla carta. Nella parte valutativa, ho chiesto al
partecipante che doveva interpretare il ruolo di “lesbica” in quale contesto aveva collocato il suo
personaggio. Lei rispose che non avrebbe dovuto usare molta immaginazione in quanto lei era di fatto
lesbica.
1. Caratteristiche dell’evento
L’esercizio serviva per introdurre il discorso sulle minoranze. Serve a fare una mappatura delle relazioni
(pregiudizi impliciti o espliciti) riguardanti le minoranze; nel corso dell’esercizio, ai partecipanti (in questo
caso 21) viene chiesto di illustrare le qualità aggiuntive (la carta specifica uno o due tratti distintivi) che
hanno deciso di prendere in considerazione per la costruzione del personaggio. Il trainer (il narratore)
stava chiedendo come avessero risposto alle domande poste al loro personaggio. Dopo il coming out della
donna, la parte valutativa è proseguita come al solito. Successivamente, però, quando si è iniziato a
trattare il tema delle lesbiche, la donna ha lasciato la stanza per rientrare soltanto alla fine della
discussione.
2. Reazione emotiva
A due partecipanti è toccato interpretare il ruolo di omosessuale (ad uno è toccato la carta di lesbica e
all’altro di gay).Per un momento rimasi scioccata. Temetti più per me che per loro. Prosegui col fare
domande come al solito e chiesi a chi altro fosse toccata la carta da omosessuale (fino a quel momento lei
ne era l’unica in possesso); dopodiché dissi loro che l’argomento sarebbe stato trattato successivamente
più in dettaglio.
Paura, conflitto. Perché ho avuto paura? Perché ho sentito l’urgenza di dichiararmi, fare coming out
( come per empatizzare).
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
34
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Empatia, rafforzamento di alcune particolari identità: Quello della salvaguardia della propria privacy
potrebbe essere un tema rilevante. Rientra tra i compiti dell’educatore sessuale/ trainer interculturale
rivelare ogni aspetto della propria identità nel tentativo di incoraggiare certi profili e provvedere a
rafforzarli? Oppure il trainer/ricercatore si deve preservare, riservandosi una certa privacy?
Separazione tra sfera professionale e sfera privata, salvaguardia della propria identità: In una situazione
di formazione sarebbe appropriato che il narratore non parlasse di un suo coinvolgimento personale con
un qualsiasi gruppo minoritario, ma soltanto del suo coinvolgimento professionale. Un trainer dovrebbe
mantenere le distanze da qualsiasi gruppo minoritario, mantenere un punto di vista equo e distanziato.
Questa è l’unica situazione in cui provare ad essere un “estraneo” può essere considerato valido. Nel
corso della vita di tutti i giorni, poi, un atteggiamento di apertura è comunque positivo. Questi due
approcci hanno portato ad un serio conflitto di valori.
Professionalità?: Reagire bene al “coming out” di un partecipante. Il narratore parla dell’urgenza di fare
coming out come mezzo per poter empatizzare con la donna. Ad ogni modo, ci potevano essere altri modi
per condividere il coming out del partecipante senza dover per forza rivelare la propria omosessualità. La
situazione un po’ imbarazzante non le ha consentito di trovare una soluzione alternativa, pertanto ha
continuato con il debriefing come al solito. E’ probabile che abbia sentito il bisogno di qualcosa.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
La donna si è mostrata coraggiosa. Il narratore ha apprezzato la semplicità con cui l’ha detto. Sebbene al
narratore lei piacesse (fenomeno del Gaydar, basato su semplici stereotipi), da quel momento in poi il
narratore ha iniziato a rispettarla. Sin dall’inizio è apparsa come una donna molto sicura di sé e l’evento ha
perfino rafforzato questa opinione del narratore.
Senso di appartenenza- non soltanto perché era lesbica ma anche perché ha dichiarato di esserlo.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Missione volta ad accettare/incoraggiare certe particolari identità
Il fatto che un partecipante avesse fatto coming out in modo del tutto semplice e naturale, ha portato il
narratore alla conclusione che tutti loro stessero condividendo dei valori. Come un partecipante del corso
di formazione, anche il narratore in genere reagisce in modo simile.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
“E’ da sottolineare principalmente l’aspetto professionale della questione. Mi sono stupita della mia stessa
reazione: ho notato un partecipante avere una reazione che in genere è molto simile alla mia e
stranamente - in quanto destinatario- ne sono rimasta sorpresa. Devo fare qualcosa a riguardo , ma per il
momento non so bene cosa.”
Spesso, esperti attivi nella ricerca e nella formazione, in settori come quello dell’interculturalità o della
sessualità, vivono una forte conflittualità tra valori / priorità, come:
a) La salvaguardia della privacy versus l’incoraggiamento/rafforzamento di certe particolari identità.
b) Il bisogno di neutralità/oggettività versus il bisogno di sensibilizzare o comunque appoggiare la
loro missione in generale.
c) Sfera professionale versus sfera privata.
Non c’è un manuale d’istruzioni da seguire e pensare di redigerne uno non è neanche una grande idea.
Infatti, a seconda dei casi, oscillazioni tra la sfera privata e quella professionale possono rivelarsi delle
risorse preziose durante le attività di ricerca/formazione. Ad ogni modo il trainer/ricercatore deve di volta
in volta valutare le possibili situazioni conflittuali ed essere preparato per gli eventuali conflitti/minacce di
identità.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
35
 INCIDENTE CRITICO: “PRIVACY LESBICA”
[LABRISZ Lesbian Association, Raising awareness about homosexuality]
[Raccolto da: Ars Erotica Foundation – Ungheria, 2012]
Ambito professionale / educativo
Genere / Sessualità
Zone Sensibili
Relazioni fra generi, identità-orientamento sessuale, relazioni di potere, punto di vista politico.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna di 37 anni, lesbica, ricercatrice di sinistra, ha una relazione.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Ragazze adolescenti eterosessuali, studentesse di un liceo classico.
Descrizione dell’evento
Nell’ambito del mio lavoro a scuola stavo facendo dei colloqui con 3 o 4 studenti, ponendo loro domande
sulla sessualità, e spesso anche loro mi facevano delle domande personali. In questa situazione dovevo
decidere quando volevo rivelare su me stessa e sul fatto che avessi una relazione lesbica. In un gruppo, ad
esempio, le ragazze mi hanno chiesto se avevo un ragazzo, se volevo avere figli, e volevano sapere altri
dettagli sulla mia relazione. Dato che all’inizio del colloquio ho detto loro che potevano farmi domande
dovevo rispondere. Nella risposta mi riferivo alla mia partner come se si trattasse di un uomo. Ho pensato
che se avessero scoperto che ero lesbica questo avrebbe minato la mia ricerca. Quindi ho ritenuto di dare
la priorità a quest’idea piuttosto che alla sincerità. Quando le ragazze hanno sentito che avevo un ragazzo
ma che non volevo figli sono rimaste shockate, e hanno detto che probabilmente non ne volevo perché il
mio compagno non ne voleva. Per me è stato uno “shock culturale” vedere che le teenager considerano le
relazioni una gerarchia fra uomo e donna e che per loro è ovvio che tutte le donne vogliano figli.
1. Caratteristiche dell’evento
Questo incidente e altri incidenti simili si sono verificati fra il 2009 e il 2011 in alcune scuole superiori a
Budapest, in classi vuote nelle quali, durante i colloqui, vi era un’atmosfera intima e protetta sempre
all’interno dell’edificio scolastico. Eravamo in 5: io e 4 studentesse.
2. Reazione emotiva
Dovevo prendere una decisione in poco tempo riguardo a quanto volevo rivelare sul mio conto in quella
situazione. Ero sotto pressione perché c’era poco tempo. La situazione mi ha riempito di dubbi e
incertezze, così come qualsiasi altra situazione in cui devo agire in velocità.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Onestà, coerenza, credibilità professionale e personale, rischio di perdere il controllo sulla situazione
come ricercatore, reciprocità.
Oggettività vs Onestà vs Attivismo? Missione di sensibilizzazione? I ricercatori, di solito, non devono
influenzare/interferire con i risultati della loro ricerca, a meno che questa interferenza non sia un fattore
che fa parte della metodologia di ricerca. Allo stesso tempo, come ricercatrice lesbica di sinistra, la
narratrice forse sentiva la necessità di rendere esplicita la sua posizione sulle sue preferenze sessuali, ma
anche le sue opinioni riguardo alle dinamiche di potere in una coppia eterogenea.
Rispetto dei confini personali, equilibrio fra mantenere la distanza ed essere aperti, “credibilità
professionale e personale”? Oltre alla potenziale interferenza dei risultati di ricerca, potrebbe essere
pertinente anche la questione della protezione della privacy. Fa parte della descrizione del lavoro di un
educatore sessuale /formatore interculturale il fatto di svelare tutti gli aspetti della sua identità per
promuovere queste identità e contribuire a sostenerle? O si dovrebbe mantenere un certo livello di
privacy per proteggere la persona del formatore/ricercatore?
Neutralità=eteronormatività? Infine, un terzo livello di tensione può essere quello fra l’aspettativa
soggettiva dei ricercatori su una società eteronormativa e la supposizione della narratrice che, per essere
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
36
neutrale, debba “integrarsi” e dichiararsi eterosessuale, conformandosi alle (presunte) aspettative di una
società eteronormativa.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
L’incidente non ha modificato la mia idea sugli studenti a colloquio, ma sono contenta di essere riuscita a
creare un clima di apertura in cui si sono sentiti liberi di pormi domande. Questo significa che parlavano
apertamente anche di se stessi.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Eteronormatività, - non sappiamo! La narratrice ha evitato la possibile esplosione di tensioni fra
l’approccio etero normativo e multiculturale evitando la situazione e dichiarandosi eterosessuale. L’unica
fonte di tensione che è davvero emersa riguarda le aspettative delle ragazze sulle donne, le quali, secondo
loro, vogliono tutte figli e l’unica ragione accettabile per non volerne è che il partner maschile non ne
voglia. Varcare i confini del proprio ruolo, anche se sono stata io a incoraggiarli.
Tutte le donne vogliono figli: Le ragazze coinvolte nell’incidente hanno un’interpretazione chiara del
motivo per cui una donna in una coppia non desideri avere figli: probabilmente è perché il marito non ne
vuole. Questa logica si basa sul preconcetto che le donne, per natura, vogliano avere figli, come se il ruolo
di madre fosse una parte inevitabile del ruolo della donna.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Mi ha aiutato a riflettere sulla mia posizione di ricercatrice e ha fatto emergere la seguente questione: fino
a che punto devo corrispondere alla percezione che gli altri hanno di me per raggiungere il mio obiettivo
(es. fare un buon colloquio).
Generalmente, i professionisti coinvolti nella ricerca/formazione nell’ambito dell’interculturalità o della
sessualità devono gestire la tensione fra diversi valori, necessità, ovvero:
a) Fra il mantenimento della privacy e la promozione/empowerment di diversi profili
b) Fra la necessità di neutralità/oggettività e la necessità di sensibilizzazione e la loro missione in
generale
c) Fra professionisti e sfere personali.
Potrebbe non esserci una ricetta generale, anzi forse fornire una ricetta generale non sarebbe neanche
una buona idea. Di fatto, puntualmente, a seconda del caso, uno spostamento dalla sfera professionale a
quella personale può essere una risorsa nell’attività di ricerca/formazione. In ogni caso il
formatore/ricercatore deve valutare i valori in conflitto ed essere pronto a possibili conflitti/minacce
sull’identità.
 INCIDENTE CRITICO: “SPECCHIO TRANSGENDER”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia 2012]
Ambito professionale / educativo
Sessualità / Educazione Interculturale generale
Zone Sensibili
Comunicazione non verbale e relazione di una donna transgender con il suo corpo.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna marocchina di 27 anni. Eterosessuale. Di sinistra, studia comunicazione interculturale. Lavora per
un’associazione specializzata in interculturalità, ha contribuito all’organizzazione di laboratori sulle
differenze culturali riguardo alla relazione con il corpo cui hanno partecipato altre persone interessate a
questo tipo di differenze.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
37
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
G. è una donna transgender, probabilmente di circa 40 anni. Da quanto ha capito il narratore ha cambiato
da poco la sua identità sessuale da maschile a femminile.
Descrizione dell’evento
Poiché si trattava di un laboratorio sul corpo l’idea era di fare degli esercizi di riscaldamento che
permettessero ai partecipanti di incanalare la loro energia, che migliorassero la concentrazione e che
dessero maggiore spazio al corpo, che spesso è dominato dall’intelletto. Prima abbiamo organizzato un
gioco in cui ogni partecipante doveva dire il proprio nome accompagnandolo ad un gesto a scelta. Il gesto
doveva aiutare i partecipanti a memorizzare i nomi degli altri. Ho notato che G. ha esitato più degli altri
partecipanti e che il gesto che ha scelto alla fine era la prova di questa indecisione (si è grattata la testa
tenendo gli occhi bassi con un sorriso nervoso). Come facilitatore, ho chiesto ai partecipanti di mettersi a
coppie e svolgere alcune attività divertenti, fra cui quella dello “specchio”. Questa attività consisteva
nell’imitare i gesti del partner e vice versa. La persona che veniva imitata doveva muoversi liberamente
senza ricevere istruzioni. Il mio partner, la donna transgender, era incapace di compiere anche il gesto più
semplice. Rimaneva ferma con un sorriso imbarazzato e gli occhi fissi sul pavimento. Sembrava che stesse
riflettendo sul primo gesto da fare, ma era chiaramente incapace di trovarne uno che fosse adatto a lei.
Per rassicurarla, le ho detto che poteva muoversi in qualsiasi modo e che non doveva rifletterci così tanto.
Dopo qualche secondo ha iniziato a fare qualche timido movimento, interrotto da brevi momenti di
riflessione. Ha iniziato a sentirsi sempre più a suo agio, soprattutto quando è arrivato il suo turno per
imitare i movimenti.
1. Caratteristiche dell’evento
Il laboratorio sulle differenze culturali nella relazione con il corpo si è svolto in una grande stanza di circa
30m². La squadra composta da 3 facilitatori aveva spostato tavoli e sedie per creare uno spazio libero
abbastanza esteso da consentire lo svolgimento di esercizi e l’interazione. I partecipanti (circa 6) avevano
scelto liberamente di partecipare al laboratorio perché lavoravano nel campo della diversità o perché loro
stessi rappresentavano una diversità culturale (in senso lato). I partecipanti non si conoscevano prima del
laboratorio. La fascia d’età dei partecipanti era compresa fra i 25 e i 45 anni circa, ed erano tutti francesi o
persone che vivevano in Francia da molti anni. Tutti i partecipanti erano donne (incluse due donne
transessuali).
2. Reazione emotiva
Quando ho notato l’esitazione della partecipante durante il primo esercizio sono rimasto un po’ sorpreso,
ma dato che molte persone esitavano in questo esercizio mi è sembrato comprensibile, perché bisognava
fare dei gesti che rappresentavano il nome e l’identità della persona. D’altra parte, dopo la seconda
esitazione (durata molto di più) durante l’esercizio dello specchio sono rimasta molto sorpresa dalla
reazione della partecipante, perché pensavo che la prima parte dell’esercizio non presentasse particolari
difficoltà dato che consisteva semplicemente in un movimento libero. Ho avvertito l’imbarazzo che la
donna provava e ho cercato di rassicurarla e incoraggiarla a continuare l’esercizio. Poi ho esaminato
l’incidente.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
La narratrice si considera una persona di mentalità aperta, cui interessa la diversità e la comunicazione
intercultural. È eterosessuale e anche se non ha pregiudizi verso i trans non ha mai lavorato con uno di
loro né ne ha mai incontrati. Dunque era contenta di fare una nuova esperienza, ma aveva anche alcune
preoccupazioni su come comportarsi. Era consapevole del fatto che doveva prestare attenzione ai diversi
codici presenti nella situazione e a non violarli in modo da comunicare in maniera efficace. In particolare
doveva evitare di rivolgersi al maschile ai partecipanti transessuali invece di usare il femminile.
Per quanto riguarda il genere, non aveva idea di cosa volesse dire per un uomo o una donna diventare
transessuale. Non sapeva che cambiare genere significava anche trovare un’identità più profonda che era
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
38
rimasta sepolta sotto le leggi biologiche e le convenzioni sociali, e identificarsi col genere cui si preferiva
appartenere per le motivazioni più varie. La narratrice ritiene che la distinzione tradizionale fra uomo e
donna non riuscisse a prendere in considerazione i diversi casi che illustravano la complessità del genere e
l’identità sessuale. Fondamentalmente non crede che una parte di esseri umani siano uomini al 100% e
l’altra parte donne al 100%, ma che ci sia una componente maschile e femminile in diversa misura in tutti
noi. Pensa anche che l’identità biologica/l’aspetto di una persona non corrisponda necessariamente alla
sua identità interna.
Per quanto riguarda il laboratorio, aveva abbracciato la visione dell’associazione, in base alla quale il
contributo del corpo attraverso esercizi fisici aveva un valore importante all’interno di un laboratorio
incentrato sul corpo. Fondamentalmente, questo metodo sembrava il più efficace perché permetteva una
migliore interazione fra i partecipanti e un maggiore coinvolgimento di ognuno. Ma forse i partecipanti si
aspettavano che il laboratorio si basasse solo su una “riflessione” sul corpo, e non erano necessariamente
abituati a strumenti pedagogici non formali, soprattutto giochi ed esercizi che comportano l’utilizzo del
loro corpo.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Neutrale.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Attraverso l’analisi dell’incidente abbiamo potuto scoprire alcune ipotesi sulla partecipante in questione. È
importante considerare tutte le ragioni possibili per l’imbarazzo della partecipante, e non dare per
scontato che questo sia legato alla sua identità di transessuale. Ad esempio, imitare un gesto o “fare”
qualcosa con il corpo consapevolmente può essere imbarazzante per molte persone e questo non ha nulla
a che vedere con il genere o l’identità. In questa situazione particolare, comunque, il narratore ha potuto
osservare che la partecipante ha messo avanti la propria identità transessuale nelle interazioni e negli
scambi durante il laboratorio. Ha discusso liberamente delle difficoltà che affrontava come donna
transessuale con gli altri partecipanti.
Tenendo presente questo, risulta più chiaro in che modo l’identità transessuale della partecipante possa
aver avuto un ruolo in questa situazione. Il cambiamento dell’identità di genere/sessuale in questo caso
da uomo a donna) comporta molti cambiamenti profondi nel modo di essere, che significa: il modo in cui
si parla, i movimenti, i gesti, la mimica ecc. Dunque è probabile che, anche se la nuova identità
corrisponde all’identità più profonda della persona, debba abituarsi a comportarsi come una donna, e
questa transizione non è semplice.
Poiché il cambiamento di identità sembrava recente, il narratore pensava che la partecipante fosse così
cauta nei movimenti perché per lei ogni movimento rappresentava il modo in cui la sua (nuova) identità
veniva percepita dagli altri. Quindi non vi era (quasi) alcuno spazio per la spontaneità nell’esercizio
richiesto.
Possiamo anche pensare che il concetto di femminilità della partecipante e, più precisamente, il concetto
di gesti femminili, consistesse nel pensare che ogni movimento che una donna fa debba essere
espressione della sua femminilità e che una donna debba stare attenta anche al più semplice dei
movimenti, soprattutto una donna transessuale. Le donne transessuali devono quindi dar prova della
propria femminilità più delle altre donne, è un modo per affermare un’identità che alcune persone
continueranno a respingere (secondo le sue affermazioni durante il laboratorio).
Questa ipotesi sembra essere confermata dalla tradizione e dalla vision caricaturale del ruolo della donna
in casa (tradizionali mestieri casalinghi, ecc.) emersa dai suoi discorsi e da quelli della sua amica (un’altra
donna transessuale).
Inoltre, questa donna forse non si aspettava di partecipare ad esercizi fisici ma solo ad una riflessione sul
corpo.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
39
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Certo. In maniera generale, questo incidente dimostra che chi lavora a contatto con la diversità deve
essere pronto ad affrontare le differenze culturali, che non sempre sono facili da capire. Per quanto
riguarda il genere, questo incidente ha permesso alla narratrice di comprendere meglio in che misura
l’identità di genere può influire sul rapporto con il proprio corpo. L’analisi ha permesso alla narratrice di
capire in che modo affrontare questa problematica in maniera pratica da un punto di vista professionale.
Ha anche imparato che deve tenere conto delle difficoltà incontrate da ogni partecipante e stabilire le
“regole del gioco” di qualsiasi attività proposta, nonché i metodi e gli strumenti che verranno utilizzati.
 INCIDENTE CRITICO: “SACCO A PELO”
[Raccolto da: KVG Belgio, 2012]
Ambito professionale / educativo
Sessualità / Genere / Formazione sulle disabilità
Zone Sensibili
Disabilità, sessualità, concezione del corpo, relazioni di genere.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Giovane donna (22 anni), studia pedagogia, nessuna disabilità, eterosessuale.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Disturbi mentali, giovani uomini (2) di 16 anni, orientamento sessuale non noto, belga.
Descrizione dell’evento
Ho sorpreso due uomini con un leggero handicap mentale nello stesso sacco a pelo. Si stavano toccando.
Nella tenda c’erano anche altre persone.
1. Caratteristiche dell’evento
C’erano 12 persone nella stanza, ma solo due erano sveglie. Il supervisore è entrato nella stanza da solo.
Era una tenda nel campeggio. Tutti si conoscono. Il supervisore è la persona che sostiene e organizza il
campeggio per persone con disabilità mentale.
2. Reazione emotiva
La partecipante si è sentita indignata e senza parole. Era arrabbiata con questi uomini perché non hanno
rispettato le regole né le altre persone presenti nella tenda.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Privacy, rispetto del corpo, rispetto per gli altri.
Per il narratore vigeva questa regola, che qualsiasi tipo di contatto fisico intimo fra due persone non è
permesso quando ci sono altre persone presenti nella stanza – e non lo sanno. Il problema non era che
fossero due uomini, ma che due persone si comportassero così. Queste persone non conoscono neanche
le conseguenze di questo comportamento, a causa della loro disabilità. Dunque è stato irrispettoso verso
se stessi, il loro corpo, il corpo dell’altra persona e le altre persone nella tenda.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Non hanno rispettato le regole e i loro compagni.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Mancanza di rispetto per il proprio corpo, la privacy non è importante.
Forse sentivano il desiderio di entrare in intimità con qualcun altro, come ogni essere umano.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Privacy e rispetto per il corpo sono questioni importanti nell’insegnamento delle quali gli assistenti o i
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
40
genitori hanno un ruolo prioritario. Gli assistenti devono concentrarsi su questo, ma devono anche capire
quanto è importante informare le persone che aiutano.
Inoltre, questo incidente pone anche la questione sul fatto che le persone con disabilità mentale possano
entrare in intimità in privato). Si tratta di un desiderio umano fondamentale. La domanda, comunque, è se
lo capiscono e quali conseguenze potrebbe comportare.
 INCIDENTE CRITICO: “FESTA PER LESBICHE”
[Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012]
Ambito professionale / educativo
Sessualità / Genere
Zone Sensibili

I preconcetti sull’influenza della sessualità nella comunicazione e nel contatto generale.

La confusione di impegno sul genere e orientamento sessuale.

L’esclusione degli “altri” (in questo caso donne eterosessuali) e l’inasprirsi della sindrome del “noi-eloro”.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
La persona è una studentessa universitaria danese, ventottenne all’epoca, che stava svolgendo
un’esperienza sul campo nel Regno Unito come parte dei suoi studi in scienze sociali e geografia. La
persona faceva parte di un gruppo danese di circa 14 studenti e insegnanti che andavano a trovare altri
ricercatori e studenti a Manchester, Liverpool e Sheffield.
La persona, insieme ad altre 3 o 4 studentesse danesi, era molto impegnata nella politica di genere, nella
divisione del lavoro in base al genere e sulle possibilità delle donne all’interno della società ecc. Dunque
desideravano conoscere donne che si occupano di scienze sociali e che hanno gli stessi interessi. Questa
era una parte del lavoro sul campo.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
L’altra persona – “che ha causato lo shock” – è una studentessa Britannica di scienze sociali di circa 25
anni con un impegno simile nella politica di genere e una delle fondatrici di un centro accoglienza per
donne, responsabile di attività culturali femminili a Sheffield.
Descrizione dell’evento
Stavo partecipando ad un incontro universitario a Sheffield all’interno dell’esperienza sul campo insieme a
tutto il gruppo danese e a insegnanti e studenti locali.
Stavamo parlando delle rispettive esperienze e degli approcci sulle tendenze correnti nella pianificazione
urbana e nello sviluppo sociale ecc., in particolare subito dopo la recente acquisizione di potere politico da
parte di Margaret Thatcher nel Regno Unito.
Alcuni di noi del gruppo danese hanno sottolineato l’interesse per un approccio politico di genere allo
sviluppo sociale generale ecc., e così siamo stati invitati la sera stessa alla festa delle donne locali.
Tre del nostro gruppo, tutte donne, hanno accettato volentieri di partecipare alla festa, che era aperta
solo alle donne.
Alla festa ho iniziato una discussione profonda con una delle donne britanniche, che prima lo stesso
giorno era una delle sostenitrici più entusiaste della nostra partecipazione alla festa.
Quindi c’era una forte “intesa” fra noi due, eravamo entrambe molto assorbite nella conversazione. Dopo
un po’, la donna britannica ha iniziato a chiedermi del mio background, e le ho raccontato
spontaneamente della mia bambina di un anno, che avevo lasciato a casa col padre e i miei genitori.
Nel momento stesso in cui ho parlato della mia famiglia la donna ha risposto con forte sgomento e con
voce arrabbiata e biasimevole:
“… Allora perché sei qui?” e mi ha voltato le spalle.
Sono rimasta shockata, confusa per la sua reazione – e senza parole.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
41
1. Caratteristiche dell’evento
Nella situazione le protagoniste erano circondate da molte donne – circa 25 – 30 – tutte presenti alla festa
delle donne. Le protagoniste erano in disparte, mentre le persone intorno a loro parlavano, ridevano,
mangiavano, bevevano e ballavano. Ma loro erano in una “campana di vetro”, entrambe molto
concentrate sulla discussione.
La donna danese ha notato fin dall’arrivo alla festa che molte donne probabilmente erano lesbiche.
2. Reazione emotiva
Nel momento preciso in cui ha avuto luogo l’incidente critico, quando la donna britannica si è girata, la
donna danese (narratrice) ha provato un insieme confuse di emozioni: imbarazzo e rabbia, senso di colpa,
vergogna e ingiustizia.
La donna danese ha provato rabbia un senso di ingiustizia per il trattamento subito dalla donna britannica,
come se l’unico motivo per cui poteva meritare l’interesse e l’impegno della donna britannica fosse il fatto
di essere anche lei lesbica.
La donna danese si è sentita, comprensibilmente, in imbarazzo e in colpa, come se avesse dato all’altra
donna un’impressione sbagliata, ovvero quella di essere sessualmente interessata a lei. Come se lei e le
altre due colleghe avessero partecipato alla festa con altre intenzioni.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
L’incidente ha riaperto una questione che caratterizzava molte organizzazioni femminili in quel periodo,
ovvero se le donne lesbiche ed eterosessuali avessero la stessa posizione nel movimento di
emancipazione femminile.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
La donna danese, la narratrice, ha avuto l’impressione che la donna britannica abbia mostrato un’altra
faccia e all’improvviso le abbia gettato addosso tutti i suoi pregiudizi. La narratrice è diventata
un’esponente delle donne eterosessuali meno radicali.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
La donna britannica dell’incidente faceva parte di un movimento più ampio, nel quale tutte le donne del
mondo stavano lottando per avere migliori possibilità personali e sociali. Ma era anche integrata in un
ambiente in cui donne lesbiche ed eterosessuali avevano modi diversi di stabilire gli obiettivi
dell’emancipazione femminile. Non si trattava di un dilemma solo politico ma anche emotivo.
Probabilmente la narratrice ha risvegliato questo dilemma nella donna britannica. Ma probabilmente, la
sua reazione personale ed emotiva esprimeva anche un’attrazione verso la donna danese, la narratrice, la
quale ha deluso la donna britannica su diversi livelli.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Da un punto di vista professionale, questo incidente critico potrebbe non essere così chiaro. Infatti,
coinvolgeva professionisti (scienziati sociali che discutono di problemi sociali e politici ecc.), ma le
protagoniste erano professioniste allo stesso livello, non vi era un rapporto come quello fra insegnante e
studente.
Comunque, l’incidente potrebbe mostrare la necessità di una reazione più sensibile e di una certa empatia
nelle situazioni professionali, in cui la discussione professionale/politica potrebbe anche avere una
dimensione più personale/emotiva e persino sessuale. Riflette il modo in cui l’impegno e l’entusiasmo
professionale possono essere confusi con attrazione personale e pregiudizi “nascosti” dei professionisti.
Dunque, la cosa da capire potrebbe essere che i professionisti devono essere in grado di riflettere sia sulla
dimensione personale sia su quella professionale della loro identità. I professionisti devono anche essere
in grado di percepire l’impatto che l’identità personale e professionale può avere sugli altri in determinate
situazioni – altri professionisti ma anche studenti.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
42
 INCIDENTE CRITICO: “FIGLIO NUDO IN GIARDINO”
[Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012]
Ambito professionale / educativo
Sessualità
Zone Sensibili
Paura e pregiudizi sull’omosessualità / Bisogno di conformità culturale in un nuovo paese.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Il narratore è un sessuologo danese, 51 anni quando si è verificato l’incidente. Il narratore è nato e
cresciuto in Danimarca. Inizialmente aveva studiato socio-pedagogia, poi ha studiato e si è diplomato in
psicologia e in diverse forme di terapia. Molti anni fa ha scelto di specializzarsi in sessuologia, in
particolare si occupa, fra le altre cose, di deviazioni sessuali da un punto di vista liberale, essendo un
difensore dei diritti umani e delle possibilità offerte dalla diversità culturale.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
L’altro protagonista dell’incidente è un padre proveniente dalle Filippine e suo figlio. Il padre aveva circa
42 anni al momento dell’incidente. Il figlio aveva 16 anni. La famiglia vive in Danimarca da alcuni anni, e
sembra essersi inserita bene nella società danese dal punto di vista economico poiché è riuscita a
comprare casa. Questo sembra indicare un alto grado di interazione – o almeno di assimilazione - nella
società danese.
Descrizione dell’evento
Ho fatto visita a una famiglia filippina per aiutarli con i loro problemi legati al figlio sedicenne. Il problema,
in realtà, era che il figlio andava a scuola con il rossetto e le scarpe col tacco.
Mi sono occupato personalmente della questione su richiesta della scuola del ragazzo. Gli insegnanti
avevano difficoltà a gestire il comportamento e l’abbigliamento del ragazzo con forte connotazione
sessuale. Ma allo stesso tempo non sapevano come reagire o forse come guidare il giovane uomo in modo
da rendere il suo comportamento e il suo aspetto conforme all’ambiente scolastico.
Dunque, ho preso un appuntamento con la famiglia per esaminare il problema e la situazione del figlio più
da vicino. Quando sono arrivato nella casa della famiglia, il padre mi ha invitato in salotto. Ho appreso che
la madre sarebbe stata assente durante il nostro incontro.
Subito dopo, ho realizzato che il padre aveva costretto il figlio a rimanere nudo in giardino come punizione
per il suo comportamento.
1. Caratteristiche dell’evento
La situazione si svolge nella casa di famiglia, nella quale viene accolto il narratore. La madre non è in casa,
dunque non è presente durante l’incidente. Il narratore viene invitato nel salotto della casa. Quando entra
nel salotto con il padre, nota che il figlio è in piedi nel giardino fuori, messo in punizione dal padre che
vuole che impari a comportarsi normalmente.
2. Reazione emotiva
Il narratore è rimasto profondamente shockato, considerando questo trattamento indegno fortemente
umiliante per il giovane. Anche se il narratore era andato dalla famiglia in qualità di professionista esperto
di consulenza sessuale è rimasto molto scosso e indignato per la situazione.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
L’integrità e la dignità individuale del figlio è stata violata.
Il figlio è stato profondamente umiliato e suo padre ha risposto alle sue necessità senza alcuna
empatia o tentativo di comprensione.
Di fatto il figlio è stato trattato come un criminale e non come un figlio da guidare.
Il figlio è stato trattato come se avesse minacciato la dignità della famiglia e dunque il diritto della famiglia
di essere degni membri della società danese. Le preferenze sessuali del figlio vengono viste come una
minaccia verso il riconoscimento della famiglia nella società danese.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
43
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Secondo il narratore da questo incidente il padre è sembrato un patriarca brutale privo di considerazione
e di sentimenti umani verso il suo stesso figlio.
Questo potrebbe anche indicare che il padre sembrava più preoccupato dello status della famiglia nella
società danese che della felicità del figlio.
Alla luce del fatto che gli insegnanti a scuola hanno reagito davvero con seria preoccupazione al
comportamento del ragazzo e al suo impatto sull’ambiente scolastico, il padre forse ha capito che la
scuola ha preso le distanze dal comportamento di suo figlio e che ha inviato in maniera più o meno diretta
un segnale sul fatto che la scuola disapprova questo tipo di comportamento.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Potrebbero esserci vari motivi dietro le forti reazioni del padre in questo incidente:
Primo, dietro le forti reazioni del padre potrebbe nascondersi un profondo timore e disgusto verso
l’omosessualità.
Secondo, dietro le forti reazioni del padre potrebbe nascondersi l’idea che il comportamento sessuale
possa essere modificato con una punizione o un’umiliazione.
Terzo, dietro le forti reazioni del padre potrebbe nascondersi la paura che il comportamento deviato del
figlio possa causare una forte disapprovazione da parte della scuola, addirittura una condanna che può
ostacolare il riconoscimento e l’integrazione della famiglia nella società danese.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
L’incidente mostra quanto possa essere profonda la paura dell’omosessualità in alcune culture. È
importante notare che il termine “cultura” in questo contesto non è legato a nazionalità o etnia. Questo
può emergere in molti ambienti diversi, ma le punizioni ovviamente possono variare.
L’incidente potrebbe anche sottolineare il fatto che molti immigrati temono fortemente qualsiasi forma di
disapprovazione delle istituzioni della nuova società. Questa paura potrebbe essere più forte della paura
di nuocere al sangue del proprio sangue.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
44
INCIDENTE CRITICO: “ROMPERE IL GHIACCIO”
[Raccolto da: CESIE, Italia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Disabilità / interculturalità / Arti (teatro, danza)
Zone Sensibili
Disabilità, educazione, espressioni artistiche, comunicazione verbale e non verbale.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna siciliana di 31 anni, eterosessuale, sposata, laurea in discipline teatrali, subcultura artistica teatrale.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Giovane donna siciliana, disabile, costretta su una sedia a rotelle.
Descrizione dell’evento
Nel 2008, ho svolto a Palermo un laboratorio di teatro per adulti. Durante la prima lezione ho avuto modo
di conoscere i miei studenti, tra di loro c’era una giovane donna in sedia a rotelle, Francesca. Organizzai
diverse attività per poter rompere il ghiaccio e numerose attività di gruppo, ma sin dall’inizio entrai nel
panico perché molte delle attività preparate si dovevano svolgere stando in piedi e Francesca non era in
grado di parteciparvi. Le lezioni successive furono orribili perché diedi ai miei studenti solo attività da
svolgere stando seduti in modo da consentire a Francesca di prendervi parte. Non capivo che cosi facendo
mettevo a disagio tutti, soprattutto Francesca. Ero convinta che rimanere seduti era l’unico modo per
poter lavorare tutti insieme ma in realtà non facevo altro che enfatizzare la disabilità di Francesca e
rendevo impossibile la creazione di una squadra. Mi confidai con i miei colleghi e loro mi aiutarono a
capire che il vero problema ero io ed il mio modo di percepire la disabilità.
1. Caratteristiche dell’evento
L’evento ha avuto luogo a Palermo nel 2008, durante una lezione di teatro per adulti. Tra i protagonisti ci
siamo io nel ruolo di insegnante, Francesca sulla sedia a rotelle ed il resto del gruppo, indirettamente
coinvolto nella situazione. Era il primo incontro per tutti, non ero preparata e le attività da me proposte
non erano adatte a persone diversamente abili (eventualità nella quale onestamente non aspettavo di
imbattermi).
2. Reazione emotiva
Un forte disagio, soprattutto per non aver considerato la possibile partecipazione al laboratorio di una
persona disabile. Successivamente mi sono sentita ancora più frustrata, per aver provato a propinare ai
partecipanti soltanto esercizi che si potessero svolgere stando seduti; questo mio secondo tentativo fu del
tutto fallimentare, sottoponendo l’intero gruppo alla mia inesperienza con questo target di persone. Ecco
perché da quel momento in poi mi sono sentita fortemente motivata nel cercare di riqualificare le mie
competenze pedagogiche, aggiornare ed arricchire il mio repertorio di attività con esercizi che
rispettassero qualsiasi tipo di corpo. Sul finire del workshop, dopo molti mesi di lavoro, mi sono sentita più
forte, più sicura, più sensibile verso i reali bisogni dei partecipanti, cercavo di capire, durante le attività,
cosa una persona era in grado o meno di fare. Sollevata!
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Ero molto combattuta riguardo le reali potenzialità di una comunicazione verbale o non verbale. Pensavo
non fosse rispettoso chiedere verbalmente cosa Francesca potesse o non potesse fare, in termini di
movimento e partecipazione alle attività.
Ha, inoltre, messo in discussione la mia idea di struttura sociale; in particolare, non ho mai pensato che
una persona disabile potesse decidere di partecipare ad un laboratorio teatrale.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Avevo un’immagine molto positiva di Francesca, nonostante fosse su una sedia a rotelle. Pensavo, inoltre,
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
45
fosse molto coraggiosa e determinata nel suo obbiettivo di far parte di un gruppo ed esprimersi attraverso
il teatro.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Francesca è abituata a questo tipo di situazione in cui la gente non si aspetta che sia presente.
Appartenendo alla subcultura delle persone disabili, Francesca non si è stupita affatto che io non fossi
preparata alla sua presenza nel gruppo. Avere un approccio collaborativo verso tutte le situazioni della
vita per lei è una regola- aiuta i corpi-sani, come il mio , a sentirsi a proprio agio nel chiedere fino a che
punto lei sia in grado di partecipare senza che le si stia mancando di rispetto. Francesca crede sia più
rispettosa una situazione in cui ci si adatti a vicenda. Tutto cambia da situazione a situazione, da cosa è
possibile e cosa no. Parlarne è, comunque, la cosa più importante. Parlare con lei e con gli altri
partecipanti.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Certamente. Ero cosi concentrata su Francesca che non ho avuto un atteggiamento molto professionale
nei suoi confronti tantomeno nei confronti degli altri partecipanti.
Devo imparare a guardare le persone disabili come tutte le altre persone, ma anche evidenziare le
difficoltà ed i punti di forza che scaturiscono dalla loro partecipazione al workshop. Non porta a niente
ignorare il problema o provare a trovare delle soluzioni da soli. Devo parlare di queste problematiche con i
partecipanti. Non vedermi come la unica esperta, a volte gli altri su alcune materie sono più preparati.
INCIDENTE CRITICO: “DISCORSO DI CAPODANNO”
[Raccolto da: KVG, Belgio in 2012]
Ambito professionale / educativo
Disabilità
Zone Sensibili
Disabilità, concezione del corpo.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna di mezza età, nessuna disabilità, educatrice, belga, cattolica.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Donna, sulla trentina, disabilità fisica al viso, Belga.
Descrizione dell’evento
Organizziamo sempre un ricevimento di Fine Anno al lavoro. Abbiamo chiesto ad un membro dell’
Associazione delle Pari Opportunità di venire a fare un discorso. Ci siamo sentiti più volte con questa
persona al telefono e tramite e-mail; poi la donna in questione è venuta al ricevimento. Il suo volto era
sfigurato. Non ne avevo idea. Avendola sentita per telefono, avevo nella mia testa un’immagine
totalmente diversa della donna.
1. Caratteristiche dell’evento
C’erano circa 15 persone, una buona parte (sette) volontari. Gli altri erano professionisti appartenenti alla
nostra organizzazione e persone di un’altra organizzazione con cui lavoriamo; e poi c’era la donna del
consiglio.
Si trattava di un ricevimento sul posto di lavoro, cosi organizzato: 5 scrivanie con computer, una cucina ed
un piccolo giardino. Ci conosciamo tutti, fatta eccezione per la donna del consiglio che abbiamo invitato.
2. Reazione emotiva
Sono caduto dalle nuvole. Non me l’aspettavo. Mi sono subito vergognato della mia reazione, proprio io
che lavoro con persone affette da handicap avrei potuto reagire diversamente. Al telefono, la voce della
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
46
donna, mi aveva dato un’immagine totalmente diversa.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Mi sono resa conto che incontrare qualcuno con un handicap all’improvviso, quando non te l’aspetti, non
si può ancora considerare normale. Forse nell’immaginario collettivo vi è l’idea che i disabili hanno
bisogno del nostro aiuto e che loro in genere non praticano queste professioni.
L’importanza del viso: All’interno di società individualiste (come nell’attuale Belgio), il viso ha una grande
importanza. Tramite esso affermiamo la nostra individualità, la nostra unicità; esso riflette la nostra
personalità ed il nostro carattere. Cicatrici, ferite, mutilazioni varie del viso possono modificare- in
maniera più decisiva rispetto ad altre parti del corpo- l’immagine che l’altra persona si è fatta di noi. La
nostra rappresentazione di bellezza incontra parametri di simmetria, pelle liscia, armonia delle forme e
nelle società contemporanee, anche di freschezza e giovinezza del viso. Nelle culture occidentali, durante
qualsiasi forma di interazione comunicativa, siamo soliti guardarci in faccia l’uno con l’altro. Interloquire
con qualcuno che ha una mutilazione facciale è un’esperienza particolare che ci insegna ad andare oltre le
cicatrici, le ferite, per poter trovare e capire a fondo la persona. Per lo stesso motivo non vi è contatto con
persone i cui volti sono sfregiati o diversi dalla media. In particolare si vedono poche persone di questo
tipo nel ruolo di oratore pubblico.
Atteggiamenti Impliciti: Ciascuno di noi possiede certe credenze culturali e certe immagini prestabilite
della persona con la quale interagisce. Dal momento che, in genere, noi non instauriamo,
quotidianamente, dei contatti con persone menomate, l’immagine che noi abbiamo di loro non ci viene
spesso in mente quando per la prima volta pensiamo a qualcuno che non abbiamo ancora incontrato.
Nonostante chi sta raccontando la storia lavori a stretto contatto con persone menomate, questo non vuol
dire che la persona in questione abbia necessariamente smesso di provare sentimenti di sorpresa o
stupore nel vedere una persona disabile. Potrebbe non essere stata abituata a vederli al di fuori di un
contesto lavorativo, visto che oggigiorno questa categoria di persone è ancora emarginata. Ci si potrebbe
facilmente dimenticare che i disabili non esistono in isolamento.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
L’ho vista come una donna normale e positiva. Era estremamente piacevole ed espansiva.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Lotta contro la discriminazione, inclusione totale: In quanto membro dell’Associazione delle Pari
Opportunità, la donna della testimonianza possiede probabilmente un forte senso di missione verso la
promozione di pari diritti ed opportunità, riferendosi ad una vasta varietà di minoranze, disabili inclusi.
Incoraggiare verso una piena partecipazione: In linea con la sua missione, potrebbe ritenere importante il
fatto di incoraggiare persone con identità particolari, disabili inclusi. Potrebbe ritenere importante dare un
esempio di lotta contro gli stereotipi , per mostrare che anche persone con mutilazioni facciali possono
essere competenti come gli altri.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
“Si ha ancora dei disabili un’immagine di persone “indifese” e non indipendenti. Dovremmo provare a
concentrarci di più sulle loro capacità, invece di pensare sempre a i loro limiti.”
Nonostante secondo un sondaggio del 2009 sugli atteggiamenti sociali, pubblicato dall’ufficio britannico
della Disabilità, la gente oggigiorno tende a mettere i disabili sullo stesso piano di chiunque altro (parliamo
di un buon 85% rispetto al 77% del 2005),si crede ancora che un certo pregiudizio nei loro confronti sia
ampiamente diffuso. Questo modo di giudicarli potrebbe derivare dal fatto che essi si comportano e
hanno un aspetto diverso dagli altri. E’ ovvio che ciascun individuo è diverso da un altro, ma molte culture
si appoggiano ad un modello “normale” di apparenza e comportamento spesso diffuso dall’arte e da i
media, e questo può creare disagio nel momento in cui si interagisce con una persona che si allontana da
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
47
questo modello cosi detto “normale”. Inoltre, sebbene la persona incaricata di invitare la donna a parlare
pubblicamente abbia già avuto contatti con gente menomata, questa si è comunque stupita nel
constatare che la donna con la quale aveva parlato al telefono non corrispondeva affatto all’immagine che
lei si era creata in mente.
 INCIDENTE CRITICO: “BACIO”
[Raccolto da: Ars Erotica Foundation – Ungheria, 2012]
Ambito professionale / educativo
Formazione sulle disabilità / Salute / Genere / Sessualità
Zone Sensibili
Sessualità, concezione del corpo, privacy, comunicazione non verbale, norme sul rapporto fra cliente e
professionista.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Assistente, professionista – donna giovane, sana (non disabile).
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Uomo disabile, cliente.
Descrizione dell’evento
Sono uscita per una birra con un giovane uomo disabile. Dopo aver bevuto qualche birra, il ragazzo
(chiamiamolo Pàl) mi ha chiesto di baciarlo sulle labbra. Ho detto “no”, ma abbiamo comunque passato il
resto della serata insieme. Abbiamo parlato e riso molto. Dato che avevamo bevuto molto (alcol) ho anche
dovuto aiutarlo a cambiarsi il catetere per l’urina. Alla fine della serata mi ha chiesto di nuovo di baciarlo.
Ho detto ancora “no” e me ne sono andata a casa.
1. Caratteristiche dell’evento
I protagonisti dell’incidente sono:
Pál, che ha subito un danno alla spina dorsale 7 anni fa e da allora è in sedia a rotelle. Risiede nell’istituto
per il quale lavoro.
L’altra protagonista sono io. Lavoro come assistente sociale per l’istituto in cui vive Pàl.
L’incidente che ho descritto sopra ha avuto luogo a Budapest, nell’estate 2011.
2. Reazione emotiva
Ero imbarazzata ma anche colpita dal fatto che mi avesse fatto delle avances. Mi piaceva ma allo stesso
tempo mi disgustava. Sentivo che aveva grande fiducia in me dato che mi ha chiesto di aiutarlo a cambiare
il catetere per l’urina, che non era compito mio. Mi piaceva molto.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Il rapporto fra l’assistente sociale e il cliente era fortemente compromesso. Hanno superato il limite.
L’assistente sociale stava forzando i limiti del suo lavoro e le regole del Codice Etico. Se avesse ceduto alla
tentazione sarebbe stata coinvolta in una relazione di amicizia o amore con il cliente, mettendo a rischio il
suo lavoro.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Per la narratrice, era solo un giovane uomo con buone capacità cognitive che faceva delle avances ad una
ragazza che cercava di essergli amica. Per questo, la sua opinione su Pàl è piuttosto positiva.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
A Pál, probabilmente, piaceva l’idea che una ragazza uscisse con lui per bere una birra. Aveva sempre
cercato un’occasione per stare insieme alla narratrice, probabilmente perché gli piaceva come donna. Non
la considerava un’assistente, ma una rappresentante dell’altro sesso. Probabilmente non aveva relazioni
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
48
con ragazze dall’incidente. Inoltre, coinvolgeva il narratore in attività (cambiare il catetere per l’urina) che
richiedevano intimità e grande fiducia.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Da un punto di vista professionale, la narratrice non avrebbe dovuto permettere che si sviluppasse una
relazione così stretta fra lei e il cliente (è proibito dal Codice Etico). Tuttavia, la narratrice capiva e
accettava che lui le facesse delle avances, e crede che non avrebbe dovuto permettere che si creasse una
situazione del genere. Dunque, quando capisce di trovarsi in una situazione in cui un cliente le fa delle
avances, pensa “devo uscire da questa situazione” (prendendo le distanze da Pàl in quanto
paziente/cliente). Ma in un’interazione fra assistente (sociale) e cliente, può accadere spesso che un
professionista e un cliente instaurino una relazione umana emotiva e intima, spesso è semplicemente
inevitabile. La domanda, da un punto di vista personale o professionale, è in che modo queste emozioni
vengono esternate nella situazione e quali implicazioni ci sono poi per il professionista. Discussioni sulla
casistica e una supervisione regolare per i professionisti possono aiutare ad analizzare, comprendere e
gestire queste emozioni.
Ulteriori informazioni
Pál è impotente dal suo incidente. Non riesce ad avere un’erezione. Dunque un rapporto sessuale non
sarebbe comunque stato possible. Da quella sera la loro relazione si è indebolita e la narratrice ha capito
da sola che in queste situazioni non si deve mai cedere.
 INCIDENTE CRITICO: “LEZIONE DI CUCINA”
[Raccolto da: CESIE, Italia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Formazione sui disturbi mentali
Zone Sensibili
Percezione e trattamento dell’handicap, subculture della disabilità.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna siciliana (Palermo) che ha vissuto per un periodo all’estero e al Nord Italia / Età 28 anni /
Eterosessuale / Studi in scienze politiche / prima esperienza lavorativa con persone disabili / battezzata
come Cattolica Cristiana / nubile.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Uomo siciliano / età 70 anni / celibe / vive in una casa condivisa con altri disabili gestita da un ente
benefico locale / Hobbies: giardinaggio e cucina.
Descrizione dell’evento
Nel 2009 lavoravo come educatrice con persone colpite da paralisi cerebrale nella loro vita quotidiana. Ho
partecipato ad un corso di cucina con Giovanni (la persona che aveva bisogno di accompagnamento), un
uomo di 70 anni in sedia a rotelle, con gravi difficoltà di movimento e capacità di espressione limitate.
Nella cucina di una scuola, il cuoco ci ha detto di preparare dei biscotti e ci ha dato una lista di ingredienti
e gli utensili da cucina.
Ero intenta nella mia attività, volevo preparare dei biscotti buoni per Giovanni, perché pensavo che non
potesse miscelare gli ingredienti e, soprattutto, maneggiare coltelli, cucchiai o piatti. Durante il corso che
durava due ore, Giovanni era molto agitato, muoveva le braccia e borbottava cose che non capivo.
Quando i biscotti erano pronti li ho messi nel forno e ho aspettato che gonfiassero. Ma non si sono
gonfiati!
Giovanni indicava gli ingredienti che ho dimenticato di aggiungere nel preparare i biscotti, lamentandosi,
perché ho realizzato di non averlo coinvolto in nessuna parte della lezione di cucina. Il mio metodo di
assistenza ai disabili era ben lontano dalle aspettative di Giovanni, il quale si aspettava che io lo aiutassi a
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
49
mettere in pratica le sue abilità culinarie. Vedendolo disabile ho pensato che non fosse in grado di fare le
cose (tagliare, mescolare, ecc.) che invece aveva sempre fatto da solo.
1. Caratteristiche dell’evento
Cosa è successo: Il diverso quadro di riferimento culturale in termini di disabilità, concezione del corpo ha
causato un fraintendimento nella comunicazione non verbale, e l’età avanzata di Giovanni ha reso il flusso
di comunicazione controproducente fra me e Giovanni.
Dove è successo: A Palermo, Sicilia – nella cucina di una scuola aperta il pomeriggio per attività educative
con adulti disabili.
Chi erano i protagonisti: (i) Un’educatrice adulta professionista ma con poca esperienza con i disabili,
(ii) Un anziano disabile di 70 anni colpito da paralisi cerebrale e in sedia a rotelle.
C’erano stati altri rapporti prima fra loro: I due protagonisti si erano incontrati in precedenza un paio di
volte, ma non hanno mai svolto attività insieme.
2. Reazione emotiva
Quando ho capito che Giovanni cercava di attirare la mia attenzione sugli ingredienti mancanti e
sull’utilizzo corretto di questi ingredienti, mi sono sentita come se non fossi stata in grado di ascoltare e
comprendere le sue lamentele, le sue (non) parole. Mi sono sentita come se avessi agito in base alla mia
concezione di disabilità come forma di incapacità, quando invece lui era molto più capace di me. È come
se avessi giudicato la sua capacità di utilizzare le sue mani prima ancora di farlo provare. Sono rimasta
molto delusa da me stessa.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Gli elementi del MIO quadro di riferimento culturale messi in dubbio erano:
- La rappresentazione delle attività giornaliere e delle opportunità per i disabili.
- Il valore del rispetto verso le persone con cui collaboro, ascoltando il loro punto di vista, le opinioni e le
idee, anche se il modo in cui si esprimono è diverso dal mio (comunicazione non verbale).
- Norme relative al lavoro di squadra.
- La rappresentazione del corpo umano, dei suoi limiti e delle sue capacità.
La mia scarsa cultura sulla disabilità, legata ad un “approccio assistenzialista”e lontana dall’idea di aiutare i
disabili a fare le cose, sostenendo un ulteriore sviluppo delle competenze che hanno già acquisito.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Giovanni mi ha insegnato ad essere positiva e paziente – questa è l’immagine di lui che ho tratto da
quest’esperienza.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Giovanni vive in una società in cui la sua disabilità è considerata solo un modo diverso di vivere una vita
normale: la sua vita quotidiana include la convivenza con amici, frequentare corsi di cucina, guardare le
partite di calcio allo stadio, fare la spesa ecc. Questa rappresentazione della sua disabilità e i valori
associati all’ascolto e alla comprensione reciproca, lo hanno portato ad aspettarsi la mia collaborazione in
cucina durante la lezione. Il suo comportamento era anche dovuto alla concezione che Giovanni aveva del
suo corpo.
Norme e valori di Giovanni:
- Diverso approccio alla risoluzione dei problemi
- Diverso linguaggio del corpo (linguaggio del corpo/ espressioni facciali).
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
La situazione mette in evidenza le difficoltà che possono emergere quando ci sono differenze legate alla
comprensione e al modo di affrontare gli avvenimenti giornalieri con persone disabili. La scarsa cultura
sulla disabilità non è guidata solo da percezioni personali, ma anche da politiche sociali nazionali
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
50
nell’ambito della disabilità. Nel Sud Italia, molto spesso, i disabili non vengono coinvolti nelle attività
sociali, quindi le persone di solito non conoscono il loro potenziale e le loro risorse. Ci sono alcune
eccezioni, come nel caso del centro di Giovanni, in cui alcune associazioni cercano di rendere i disabili
molto attivi e integrati nella società civile.
Le differenze culturali hanno messo i due protagonisti in una situazione problematica in cui la disabilità ha
rappresentato un limite di comunicazione insormontabile.
Ulteriori informazioni
Questo incidente critico, insieme ad altri, mi ha fatto cambiare approccio sulla disabilità e ha modificato la
mia percezione dei limiti del corpo.
 INCIDENTE CRITICO: “DITO”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Disabilità
Zone Sensibili
Contatto fisico e disabilità.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna, 45 anni, fisioterapista, 2 figli, attivista dei diritti delle donne, di sinistra, appassionata del suo
lavoro, francese con un background tedesco. Vive a Parigi, ma se potesse vivrebbe più a contatto con la
natura.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Donna, circa 60 anni, sposata senza figli, in pensione, ex insegnante, piuttosto atletica. Partecipa al
laboratorio per riabilitare il suo ginocchio dopo un incidente in bicicletta. Borghese, appartenente alla
classe media.
Descrizione dell’evento
L’incidente ha avuto luogo durante un esercizio di equilibrio che faccio eseguire da molti anni in un centro
di riabilitazione per persone che rischiano di cadere, per problemi associati all’apparato locomotore
(ossatura, legamenti, muscoli e nervi responsabili della postura e del movimento), malattie neurologiche,
invecchiamento, problemi visivi o riduzione del tono muscolare.
La maggior parte degli esercizi sono individuali: muoversi evitando ostacoli, stare in piedi con gli occhi
chiusi, rimanere in equilibrio su una gamba ecc. questa volta ho chiesto loro di formare un cerchio
tenendosi per mano (per esercitarsi a mantenere l’equilibrio in gruppo). Sono andati tutti verso il centro
del cerchio e poi verso l’esterno. A destra e a sinistra. Ridevano, alcuni cantavano. C’era un’atmosfera
molto allegra e rilassata. All’improvviso, uno dei partecipanti ha abbandonato il cerchio, scusandosi e
dicendo di doversene andare subito perché aveva dimenticato un appuntamento molto importante.
Sembrava nervosa. Le ho chiesto se stava bene e mi ha detto sì, andandosene in fretta. Eravamo tutti un
po’ confusi. Ho cercato di continuare l’attività e di mantenere la stessa atmosfera, ma devo ammettere
che era piuttosto difficile.
Poco tempo dopo, questa donna mi ha chiamato sul cellulare che uso per il lavoro e mi ha spiegato che la
storia dell’appuntamento non era vera. Di fatto se n’era andata perché non poteva sopportare l’idea di
tenere per mano una persona con le dita amputate e che se n’era dovuta andare perché stava per svenire.
Le ho detto che mi dispiaceva molto e ho cercato di farla calmare, ma mi ha detto che avrei dovuto fare
attenzione quando sceglievo il tipo di attività data la presenza di questa persona con un dito amputato e
che per lei era stata un’esperienza molto angosciante. Ho cercato di scusarmi ma non mi lasciava parlare.
Mi ha detto che mi avrebbe richiamato e ha chiuso il telefono. Sono rimasto pietrificato.
Non è mai tornata e non ho più neanche cercato di contattarla. Ho deciso che non era una reazione logica
ma sproporzionata. La sessione successiva, uno dei partecipanti mi ha chiesto se avevo notizie di questa
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
51
donna e ho risposto di no, non osavo parlarne. Avevo paura di ferire i sentimenti della persona con il dito
amputato.
1. Caratteristiche dell’evento
L’incidente si è svolto in una sala ricreativa del centro di riabilitazione a 30 minuti da Parigi, in un sobborgo
piuttosto agiato. La sala era carina: le pareti erano bianche ma c’erano due grandi finestre che davano sul
giardino, che davano la sensazione di essere in mezzo alla natura. Nella stanza c’erano diversi oggetti di
plastica di colori e forme diverse (triangoli, coni, palline ecc.) che potevano essere utilizzati come ostacoli.
Da una parte della sala ci sono barre parallele, e dall’altra un grande specchio. Il gruppo di partecipanti è
misto (5 uomini, 7 donne) e l’età media è 65 anni. Tutti i partecipanti vivono in quella zona, quindi sono
tutti abbastanza benestanti. Gran parte di loro sono in pensione, tranne 3 persone che sono lavoratori
indipendenti (il laboratorio si svolgeva la mattina due volte a settimana dalle 10:30 alle 11:30).
Per quanto riguarda il contesto psicologico, il gruppo era composto da individui affetti da un leggero
handicap motorio che nella maggior parte dei casi era transitorio, ma in altri casi era permanente o
addirittura progressivo. Questo contesto può creare una fragilità psicologica nei partecipanti, soprattutto
in quelli che vedono diminuire la loro autonomia.
2. Reazione emotiva
Sul momento, quando la donna è uscita dalla sala, sono rimasto un po’ confuso. La scusa
dell’appuntamento non aveva molto senso per me, ma non potevo immaginare nient’altro perché
l’atmosfera era così positiva. Poi, quando le ho parlato al telefono, sono rimasto completamente shockata.
La mia prima reazione è stata scusarmi per averle fatto vivere quest’esperienza negativa. Mi sono sentita
in colpa. Ma poi, dato che continuava ad accusarmi di non aver fatto attenzione nella scelta dell’attività,
mi sono sentito attaccato, persino insultato, soprattutto per il modo in cui si rivolgeva a me. Alla fine mi
sono sentito impotente perché mi ha praticamente chiuso il telefono in faccia senza darmi la possibilità di
difendermi.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
La disabilità non esclude il lavoro di gruppo. Al contrario, per il narratore, la migliore condizione per
completare la riabilitazione è in gruppo. Un corpo con una disfunzione o un’amputazione può essere un
corpo bellissimo. È l’approccio con il corpo o il modo di vedere il corpo che lo rende bello o meno. Non c’è
alcun bisogno di nascondere la disabilità. Le persone con handicap fisici o fisiologici devono essere
integrate nel gruppo. Devono essere coinvolte nella vita quotidiana.
Universalità: stesso trattamento per tutti, senza discriminazioni. Non dobbiamo modificare il programma o
le attività proposte perché è presente una persona affetta da un handicap che non le impedisce di
eseguire gli esercizi di
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Negativa
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
- La bellezza è incompatibile con le disabilità o con un’amputazione.
- Ipotesi: La disabilità è un tabù, devi fingere di non vederla. Allo stesso tempo, toccare un disabile attira
l’attenzione su di lui e fa sì che sia impossibile ignorarlo. Toccando un disabile è difficile fingere che non
esista.
- L’incontro fra intimità fisica e disabilità è simile ad uno specchio rotto che riflette un’immagine di
vulnerabilità del proprio corpo. In un certo senso, la disabilità rende il corpo più visibile, più carnale. È più
difficile cancellarlo e negarne l’importanza.
- Zone del corpo con disabilità o amputazioni potrebbero essere più sensibili. Non bisogna toccarle.
- Un operatore sanitario deve assicurarsi che i pazienti/partecipanti siano protetti/salvaguardati da
momenti negativi, soprattutto da esperienze sconvolgenti. Deve sapere come evitarle.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
52
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Contatto fisico e disabilità. Lavorare in gruppo con persone che convivono con diversi tipi di disabilità.
 INCIDENTE CRITICO: “ZIA”
[Raccolto da: KVG, Belgio, 2012]
Ambito professionale / educativo
Formazione sulle disabilità
Zone Sensibili
Disabilità. Mancanza di preoccupazione ed empatia verso le necessità degli altri. Un modo di essere molto
egocentrico.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Femmina, 55 anni, Belga, introversa, normo-dotata.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Donna, 70 anni, con disabilità fisica.
Descrizione dell’evento
Mia zia soffre di una disabilità fisica e ha una sorella, mia madre. Mia zia vive da sola. Era Natale. Mia
madre aveva lavorato molto e pensava più a servire i suoi ospiti che a godersi la festa e il cibo. Alla fine,
mia madre voleva prendere l’ultimo pezzo di tacchino durante la festa (quando tutti gli altri membri della
famiglia avevano già finito e lei non aveva ancora assaggiato il tacchino). La zia ha risposto: oh, speravo di
portarmelo per domani. Anche i suoi genitori volevano che la zia portasse con se il tacchino, in modo che
non dovesse cucinare. Quindi mia madre non ha potuto mangiarlo (non ha potuto mangiare nulla).
1. Caratteristiche dell’evento
Era una cena di Natale. Erano con altre 9 persone: nonni, madre, zia, narratrice, marito e tre bambini.
Erano a casa dei genitori. È una casa bella e grande. Erano seduti a tavola per mangiare. Si conoscono tutti
molto bene e si vedono almeno una volta al mese.
2. Reazione emotiva
La narratrice si è sentita indignata e un po’ arrabbiata.
Anche la narratrice si è sentita sfruttata dal resto della famiglia per conto di sua madre.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Le persone con una disabilità possono anche fare molte cose da soli e non devono essere considerate da
meno. Come tutti gli esseri umani, le persone disabili sono in grado di svolgere alcune azioni adeguate alle
loro capacità. È dunque giusto aspettarsi che siano ragionevolmente in grado di vivere nella società.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
I genitori hanno buone intenzioni, ma riservano un trattamento preferenziale alla zia notando a malapena
gli sforzi compiuti dalla madre per la cena. Sono dispiaciuti per la loro figlia disabile. Ma la zia approfitta di
questa situazione e non è accettabile.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
I disabili hanno più diritti. Sono già così sfortunati che devono essere viziati in ambiti in cui possono ancora
aver qualche gioia. I disabili possono sviluppare una concezione di se stessi come vittime, il che fa sì che si
aspettino un’assistenza speciale. Questo può succedere anche in famiglie in cui non ci sono membri
disabili. L’incidente, così, sembra riflettere una “questione familiare” più generale, in cui alcuni membri
hanno il ruolo di “fornitori”, e altri di “destinatari”. Dunque, sembra essere anche una questione di
equilibrio e soprattutto di mancanza di reciprocità in questa famiglia così come accade in molte famiglie.
La disabilità della zia potrebbe semplicemente accentuare questa mancanza di equilibrio.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
53
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Si deve sottolineare che le persone disabili hanno gli stessi diritti delle altre. Non più diritti. Un handicap
non deve essere sfruttato per ottenere qualcosa. Né i genitori devono trattare un figlio sano diversamente
da un figlio disabile. Meritano la stessa quantità di amore e attenzione. I genitori devono anche cercare di
insegnare al figlio disabile a prendersi cura di se stesso se è in grado di farlo.
 INCIDENTE CRITICO: “FESTA”
[Raccolto da: KVG, Belgio, 2012]
Ambito professionale / educativo
Formazione sulle disabilità / Educazione fisica / Sport
Zone Sensibili
Concezione del corpo, disabilità.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Giovane uomo (28 anni circa), belga, leader di un gruppo, cattolico, nessuna disabilità.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Nessuna disabilità, slovacchi, giovani.
Descrizione dell’evento
Ho fatto da guida in un campeggio in Slovacchia per persone con disabilità fisiche. L’ultima sera c’era una
festa. Le persone che partecipano al campo sono principalmente persone in sedia a rotelle. Mentre
eravamo nella stanza con i nostri ospiti, alcuni studenti slovacchi sono venuti a chiederci di lasciare il club,
perché volevano ballare e non avevano abbastanza spazio a causa delle sedie a rotelle.
1. Caratteristiche dell’evento
C’erano molte persone. Il gruppo belga era composto da 9 persone: 3 assistenti e 6 clienti. Alla festa
c’erano più di 200 persone.
Era un luogo in cui venivano organizzate molte feste, simile ad uno youth café. Il gruppo belga non
conosceva le altre persone lì, solo i membri del gruppo. Inoltre, non parlavano la lingua degli slovacchi.
2. Reazione emotiva
Il leader del gruppo era arrabbiato, furioso.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Rispetto per gli altri, uguaglianza delle persone. Tutti avevano il diritto di ballare, di divertirsi, di uscire,
anche le persone in sedia a rotelle. Al gruppo belga è stato chiesto di lasciare il posto, perché le sedie a
rotelle occupavano troppo spazio sulla pista da ballo. Questo causa una disuguaglianza. Dato che
occupano più spazio, devono andarsene; questo non è corretto.
Discriminazione. Credevano di avere diritto di ballare e divertirsi più delle persone in sedia a rotelle.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Un’immagine molto negativa di questi giovani. Non hanno avuto rispetto né pudore. Non mostrano
empatia verso le persone in sedia a rotelle. Pensano solo a se stessi.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Rappresentazione negativa / passiva delle persone con disabilità:
C'è una sorta di pregiudizio nella nostra società intorno alla disabilità, un disagio, una sottile paura di ciò
che è diverso e sconosciuto. Si manifesta come pietà, fuga o derisione, a volte anche ignoranza.
Naturalmente, molte persone tendono ad evitare chi le fa sentire a disagio e in colpa. Sembra che i gestori
del club non sapessero come comportarsi o rispondere al gruppo di disabili. Forse questo potrebbe anche
essere dovuto al fatto che non siamo abituati a vederli in discoteca, non pensiamo che anche loro siano
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
54
parte della nostra società, con lo stesso bisogno di accettazione, divertimento, allegria che hanno tutti.
Questo dimostra che c'è ancora una forte necessità per molte persone in diversi paesi di conoscere un
gruppo di disabili. In questo modo si abituano e imparano a rispettarli.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Nella società le persone con un handicap dovrebbero rientrare nella normalità. La Slovacchia da questo
punto di vista è indietro rispetto al Belgio, ma si deve rispettare anche questo gruppo target. Questi
giovani dovrebbero imparare fin da subito ad essere rispettosi e non meramente egoisti.
Capire che le persone disabili fanno parte della vita reale può portare ad una migliore accettazione e a
minori pregiudizi da parte della società. Dovremmo incoraggiare atteggiamenti di inclusione e incoraggiare
la loro partecipazione e integrazione in tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. Il narratore esprime
rabbia e delusione. In questo caso il risultato del loro tentativo di portare dei disabili in un luogo pubblico
non è stato positivo.
ULTERIORI INFORMAZIONI
Abbiamo continuato a festeggiare nella hall fino a tardi. La mattina ci hanno chiesto di pulire la hall. Quindi
ho chiesto a una delle persone del campeggio di dire che non era possibile, perché siamo disabili.
Avremmo potuto anche discutere di ciò che potevamo fare. Ma non siamo più tornati. Se fosse successo in
uno Centro Giovani qui avremmo gestito sicuramente la cosa in modo diverso.
Una delle risposte più comuni alla disabilità è percepirla come un disastro o una tragedia personale e
sociale assoluta, una perdita o una mancanza (in alcuni paesi i disabili vengono definiti in base a
percentuali, es. uno può essere il 50% rispetto ad una persona “normale”). Questi elementi negativi così
forti generano paura, pietà o ammirazione, a seconda di come li “affronta” il disabile. La risposta negativa
di gran parte dei non disabili nei confronti dei disabili si basa principalmente sull’ignoranza: credono che la
disabilità sia una catastrofe e ne hanno paura; la paura crea imbarazzo, esclusione e pregiudizio
(Coleridge, 1993).
 INCIDENTE CRITICO: “CINEMA”
[Raccolto da: KVG, Belgio, 2012]
Ambito professionale / educativo
Formazione sulle disabilità / Educazione fisica / Sport
Zone Sensibili
Disabilità.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Giovane donna, 25 anni, nessuna disabilità, assistente sociale, cattolica.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Donna di mezz’età, nessuna disabilità, manager commerciale.
Descrizione dell’evento
Ero in un bar per persone disabili ed è entrata una donna in sedia a rotelle, era piuttosto arrabbiata.
Si è avvicinata a noi raccontando che voleva andare al cinema a vedere il film “Hasta la Vista”, un film che
parla di tre giovani con una disabilità fisica che vanno in Spagna insieme, appena uscito, ma non era
riuscita a vedere il film perché veniva proiettato in una sala che non è accessibile alle persone in sedia a
rotelle.
Allora sono andato dal manager del cinema che mi ha detto che dal punto di vista commerciale era più
utile proiettare questo film in una sala inaccessibile perché più capiente, infatti i posti per le sedie a rotelle
occupano molto spazio.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
55
1. Caratteristiche dell’evento
C’erano 6 persone, 4 delle quali avevano una disabilità fisica, 2 erano lavoratori professionisti.
Il bar nel quale erano seduti era grande, uno spazio aperto in cui bisogna prendersi da soli le bibite. In
tutto c’erano circa 25 persone nel bar.
Le persone sedute al tavolo non si conoscevano, era la prima volta che si incontravano. Solo i
professionisti si conoscevano e un altro ospite al tavolo conosceva già gli assistenti sociali ma non di
persona. Neanche gli altri ospiti si conoscevano.
2. Reazione emotiva
La donna era indignata e spaventata.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Uguaglianza fra le persone, empatia. Scarsa comprensione del fatto che il denaro non è il fattore più
importante.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Le persone che decidono quale film viene proiettato in quale sala devono pensare in maniera logica e
capire che i disabili potrebbero voler vedere questo film. Non hanno pensato a questo e hanno
considerato solo il loro guadagno.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Materialismo/il profitto viene prima di tutto. L’uguaglianza e la comprensione vengono considerate meno
importanti del denaro.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
La società dovrebbe imparare a tenere tutti in considerazione. Al cinema le persone con basso reddito, ad
esempio, ricevono un pass speciale che permette loro di pagare meno. È un’iniziativa fantastica, che
permette loro di accedere a questa parte della cultura. La società deve capire che i disabili vogliono
integrarsi, ma questo è possibile solo se le persone sono aperte. Ogni sala deve essere accessibile alle
persone in sedia a rotelle.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
56
INCIDENTE CRITICO: “SOFFIARSI IL NASO”
[Raccolto da: Élan Interculturel, Francia, 2012]
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna francese, 20 anni circa, esperienza lavorativa in Corea del Sud come insegnante di francese in una
scuola militare. Ha già avuto esperienze di insegnamento all’estero, in particolare in India, in contesti sia
urbani che rurali. Ama gli scambi culturali e al tempo della testimonianza scriveva articoli per un giornale
inglese, dove raccontava le gaffes e le sue esperienze di shock culturale mentre si trovava in Corea.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Giovani studenti della scuola militare. Il narratore non aveva informazioni specifiche sul background
culturale degli studenti (al tempo della testimonianza), ma questi sembravano avere un gran senso del
rispetto per gli ordini, le gerarchie e le regole. Anche se la scuola è per lo più frequentata da uomini, alla
classe di francese prendeva parte un numero abbastanza omogeneo di uomini e donne; le studentesse
sembravano mostrare molto interesse per la lingua francese.
Descrizione dell’evento
Lavoravo come insegnante di francese in una scuola militare, in Corea del Sud. Era inverno, stavo
svolgendo la mia lezione come al solito, quando non potei fare a meno di notare che molti dei cadetti
erano raffreddati e con il naso che gli colava. Nessuno di loro, però, provò a soffiarsi il naso e per tutto il
tempo continuarono a tirare su col naso. La cosa mi infastidiva un po’ e non riuscivo a concentrarmi. Alla
fine, tirai fuori un pacchetto di fazzolettini dalla tasca e provai a distribuirli agli studenti. Rimasi stupita
quando tutti quelli che di fatto ne avevano bisogno, si rifiutarono di prenderlo. Cosi continuai la mia
lezione anche se questo loro gesto mi aveva un po’ confusa. Successivamente, mi recai dal comandante (il
direttore del mio dipartimento) per raccontargli quanto accaduto. Mi spiegò che in Corea del Sud, si
considera da maleducati soffiarsi il naso in pubblico. Mi vergognai molto quando fui in grado di capire,
finalmente, la reazione dei miei studenti.
1. Caratteristiche dell’evento
L’evento ha avuto luogo in un’aula di 25-30 studenti. Nella stanza c’erano diverse file di banchi e il
narratore gli stava di fronte. Chi racconta ha più o meno la stessa età dei suoi studenti e ha da poco
ricoperto il ruolo di insegnante di lingua francese. Circa il 30-40% dei suoi studenti è composto da
apprendenti donne.
2. Reazione emotiva
Quando gli studenti si sono rifiutati di soffiarsi il naso mi sono decisamente irritata, ritenendo che il loro
comportamento fosse da maleducati.
Dopo questa reazione iniziale, ho semplicemente pensato che non avessero con loro dei fazzolettini, così
ho ritenuto opportuno tirare fuori un pacchetto di fazzolettini dalla mia borsa e offrirglieli, risolvendo il
problema.
Ma quando si sono rifiutati, mi sono sentita confusa ed un po’ imbarazzata. Comunque, dopo aver parlato
con il mio capo ed aver capito il motivo per cui si erano rifiutati, mi sono sentita ancora più imbarazzata.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Igiene: Per il narratore, un naso che cola può contribuire alla diffusione di malattie. Il suo gesto di offrire
un fazzolettino era semplicemente un modo discreto per aiutarli a pulirsi il naso. La giovane donna non
soltanto si è sentita irritata ma anche leggermente disgustata.
Buone maniere/educazione: Oltre ad essere una questione igienica, soffiarsi il naso in pubblico è
considerato un gesto appropriato nella cultura francese. Consente alla persona raffreddata di arginare il
suo problema di naso che cola in maniera discreta, in modo tale da poter continuare a fare quello di cui si
stava occupando.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Leggermente negativa. Il narratore in principio era irritato dal comportamento dei suoi allievi.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
57
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
In Corea, così come il narratore ha successivamente appreso dal suo capo, soffiarsi il naso in pubblico è da
considerarsi un gesto scortese. Dunque, se nella percezione del narratore il comportamento dei suoi
studenti è visto come volgare, altrettanto volgare è per gli studenti soffiarsi il naso in un contesto come
quello della classe. Questo codice di comportamento può essere compreso solo se si considera che per
loro tutte le funzioni naturali del corpo devono essere escluse dalla sfera pubblica. Soffiarsi il naso in
pubblico, potrebbe essere visto da i Coreani come un modo per attirare, in quel momento, l’attenzione su
di sé, piuttosto che un modo per pulirsi il naso in maniera discreta.
Ignorare il naso che cola mentre si è in pubblico e continuare a tirare su di naso, per loro è più appropriato
che usare un fazzolettino, al quale si ricorrerà successivamente in privato.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
L’esperienza in questione ha portato il narratore a mettere in discussione certi parametri culturali che le
sono sempre apparsi “naturali”. Vedere applicato, in una semplice situazione come quella di soffiarsi il
naso, un codice di comportamento/igiene diverso dal proprio, le ha fatto capire come le sue nozioni di
igiene siano culturalmente influenzate. Per la sua futura esperienza di insegnante, ha capito quanto possa
essere importante non imporsi sui suoi studenti, non forzarli a compiere dei gesti che a lei sembrano
semplici o di poca importanza, cercare di adattarsi al nuovo contesto culturale in modo da non offendere le
persone con le quali sta lavorando e si sta rapportando.
INCIDENTE CRITICO: “L’ABBRACCIO”
[Raccolto da: CESIE, Italia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Corpo / Interculturalità.
Zone Sensibili
Identifichiamo come zone delicate, tutte quelle problematiche specifiche gestite da culture differenti.
Tutti quegli ambiti in riferimento ai quali le persone di altri paesi sono differenti. Reciprocità,
comunicazione non-verbale, ossia: contatto fisico/ gesti, prossemica.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna siciliana di 28 anni, eterosessuale, nubile, convive con un musulmano appartenente al movimento
Bay Fall, Cristiana-cattolica non praticante, laureata in Psicologia, impiegata presso una ONG
internazionale.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Uomo inglese di 24 anni, lavora come volontario a Palermo, è abituato al rispetto delle regole, distaccato,
riservato ed educato ( il non essere abituato alla confusione e alla disorganizzazione sono stati gli elementi
cruciali alla base dell’esperienza di shock). E poi, l’arrivo in un paese completamente diverso in termini di
abitudini, modo di vivere, relazioni e contatto con la gente etc.
Descrizione dell’evento
Un giovane uomo inglese arriva a Palermo per uno stage presso la nostra organizzazione. Appena arrivato
sembrava davvero smarrito e spaventato. Io ero coordinatrice del suo progetto, pertanto ero preoccupata
e cercai di accoglierlo nel migliore dei modi possibile, comunicando spesso con lui. In molti di questi
momenti, i tratti distintivi delle nostre culture si sono incontrati e scontrati, soprattutto per quanto
riguarda la distanza fisica che io mantenevo rispetto a lui. I siciliani sono in genere molto calorosi, parlano
a distanza ravvicinata, si abbracciano spesso, così io lo abbracciai, mettendomi a sua disposizione. Il mio
atteggiamento, cosi caloroso nei suoi confronti, lo ha scioccato ancora di più e non lo ha di certo aiutato a
superare questo imbarazzo. Dopo alcuni mesi, riuscì ad integrarsi e si sentì meglio, era più sciolto e mi
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
58
confessò che all’inizio tutte queste differenze culturali lo avevano messo a disagio, ammettendo inoltre
che il mio modo di comportarmi, cosi caloroso ed amichevole, lo avevano imbarazzato molto e non gli
avevano consentito di parlare onestamente della sua esperienza di shock interculturale. Abbiamo discusso
a lungo della cosa; infine, ci siamo chiariti, parlando di quelle diversità culturali che avevano creato
incomprensioni.
Modi di fare, dunque, che avevano scioccato il ragazzo inglese. Alla fine, anche il coordinatore siciliano lo
era, proprio perché erano stati i suoi modi di fare a far vivere al ragazzo un’esperienza di shock culturale.
1. Caratteristiche dell’evento
L’evento ha avuto luogo in Sicilia (Italia). Come ho già detto, le incomprensioni sono nate da una mia non
consapevolezza nei confronti di due diversi stili di vita: Palermo vs Regno Unito. Dal traffico al tempo, dalla
gente ai rapporti, dallo stile di vita alla lingua, tutte queste differenze sono state alla base dello shock.
In particolare, non ho considerato che il mio atteggiamento cosi caloroso potesse avere un forte impatto
su di lui. D’altro canto, in principio il ragazzo non sembrava possedere una grande apertura mentale,
faceva molto caso alle differenze e sembrava non apprezzare ciò che di nuovo stava vivendo.
2. Reazione emotiva
Durante tutto quel periodo mi sono sentita frustrata. Dopo aver risolto queste incomprensioni, sono
riuscita ad acquisire una maggiore consapevolezza interculturale. L’esperienza mi ha aiutata a compiere
un’analisi più accurata riguardo il modo di vivere di uno straniero in un paese nuovo, le difficoltà
incontrate, facendomi, inoltre, capire che non è sempre utile anteporre il proprio punto di vista se prima
non lo si è messo in discussione, soprattutto quando si lavora con gli stranieri.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
E’ cambiato il mio modo di rapportarmi agli altri. In genere, mi ritrovavo a stretto contatto con le persone
con le quali ero solita lavorare. Ho capito che una persona proveniente da un altro paese può avere un
modo diverso di relazionarsi agli altri, può essere più freddo di me in principio e non essere in grado di
instaurare, sin da subito, un rapporto confidenziale.
Reciprocità: In antropologia culturale, la reciprocità è il modo attraverso il quale le persone si scambiano
beni, lavoro e persino cose non materiali (ad esempio, rispondere ad una buona azione con un’altra buona
azione). Il contatto fisico, nelle culture del Sud, è un modo per mostrare affetto ed ospitalità. Dato che
quello della reciprocità è un valore importante nelle società, il suo rifiuto (come nel caso di un abbraccio
caloroso) può causare frustrazione.
Comunicazione non-verbale- esternalizzazione delle emozioni: nei paesi del Sud, mostrare le proprie
emozioni non è visto come un qualcosa di negativo e in generale è un segno di riconoscimento importante
dell’altra persona.
Comunicazione non verbale- prossemica (E.T. Hall): il concetto di distanza sociale/personale tra persone
cambia a seconda della cultura di riferimento.
Se mantieni una distanza troppo ravvicinata rispetto all’altra persona, potresti ferire, invadere la sua sfera
personale.
Tutto dipende dal contatto fisico, altro concetto che varia da cultura a cultura: in quelle calde, impulsive, il
contatto fisico e l’esternalizzazione delle emozioni sono considerati fattori importanti; queste stesse
peculiarità ,però, possono provocare disagio ad altre persone.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Piuttosto negativa ed abbastanza criticabile: lo vedevo come una persona strana, non aperta di mente e
non in grado di godersi la vita.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Il fatto di ritrovarsi in un contesto culturale del tutto nuovo, è stato per lui molto destabilizzante. Il mio
approccio, più caloroso di quanto fosse abituato, gli hanno provocato imbarazzo e lo hanno portato ad
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
59
avere dei pregiudizi nei miei confronti (ai suoi occhi dovevo essere il coordinatore pazzo, credo).
Comunicazione non verbale - prossemica - spazio personale/sociale: mantenere una certa distanza da
una persona che non si conosce è necessario, soprattutto se si tratta di un futuro collega. Questo dipende
dal fatto che, in certe culture, la sfera personale e quella professionale sono nettamente separate tra di
loro e non possono essere interconnesse (ad esempio, non abbracciare un futuro collega).
La comunicazione verbale ha una certa priorità, è più importante formulare attraverso le parole, in modo
chiaro e diretto. Comunicazione non verbale- non mostrare emozioni.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Certamente. Entrambi non abbiamo dato importanza alle differenze culturali, alle peculiarità ad essa
collegate ed agli effetti che queste potevano avere a livello professionale. Non mi ha mai chiesto
informazioni di approfondimento riguardanti le task che gli venivano assegnate per paura che anche in
quell’occasione lo potessi abbracciare ed io non ero in grado di spronarlo ad essere più attivo e più
presente.
Ulteriori informazioni
Questo tipo di incomprensioni sono all’ordine del giorno. L’importante è rendersi ricettivi verso qualsiasi
forma di feedback da parte degli altri; ascoltare quelle critiche che ci rendono più consapevoli; osservare i
comportamenti degli altri ed il loro modo di approcciarsi alle persone. Dobbiamo capire che il nostro punto
di vista non è assoluto; nello specifico, se siamo dei formatori dobbiamo lavorare su questo aspetto.
 INCIDENTE CRITICO: “STANZA PRIVATA”
[Raccolto da: CESIE, Italia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Ruoli e valori familiari / Educazione intercultural generale / barriere di privacy / intimità
Zone Sensibili
Spazio personale / privacy + rapporti con gli altri / concetto di famiglia: le famiglie molto grandi sono
comuni, e includono figli, genitori, nonni, zii, cugini e nipoti. In Senegal in una famiglia possono esserci più
di 60 persone che vivono insieme.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna / Siciliana / Età 26 / Cristiana Cattolica / prima esperienza in contesto africano/volontariato.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Famiglia senegalese / Cristiana Cattolica
Descrizione dell’evento
Stavo svolgendo il mio periodo di volontariato trascorrendo 10 mesi in Senegal per collaborare con una
ONG, condividendo questa esperienza con altri 10 giovani provenienti da diversi paesi europei. Io e gli altri
volontari vivevamo con le famiglie locali sotto lo stesso tetto e in quel periodo si sono verificati molti
“incidenti critici”, poiché vivevamo in uno spazio molto limitato con molte persone provenienti da culture
contrastanti con un diverso approccio alla vita in comune.
In particolare, l’incidente critico che ha interferito di più con la mia sfera personale era legato al mio
spazio privato. Vivevo con una grande famiglia composta da molti bambini, avevo una stanza per me, ma
con una tenda invece della porta, e i bambini di solito entravano senza “bussare” o chiedere permesso.
Per loro è normale vivere tutti gli spazi della casa, senza confini fra le mura. Mi sentivo nuda in ogni
momento a casa, non mi sentivo abbastanza libera da godermi l’esperienza come avrei dovuto.
1. Caratteristiche dell’evento
Cosa è successo?
Vivendo in una grande famiglia con molti bambini, avevo una stanza da sola ma con una tenda al posto
della porta, e i bambini spesso entravano nella mia stanza senza “bussare” o chiedere permesso.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
60
Dove è successo?
In Senegal.
Chi erano i protagonisti?
(i) Una volontaria italiana e
(ii) Una famiglia senegalese.
C’era qualche relazione fra loro (personale o culturale)?
La famiglia mi ospitava a casa per 10 mesi, ma prima del mio arrivo non ci conoscevamo. La formazione
culturale prima della partenza aveva preparato me e gli altri volontari a differenze esistenti – ma è il modo
di vivere che è diverso!
2. Reazione emotiva
Le mie emozioni erano frustrazione e rabbia perché vedevo del tutto invaso il mio spazio personale.
L’emozione della famiglia era confusione, perché non capivano il motivo per cui fossi così arrabbiata e
frustrata dalla situazione. Condividendo queste sensazioni con il mio gruppo di colleghi europei ho
scoperto che quasi tutti i partecipanti al progetto hanno avuto questo tipo di reazione emotiva, anche
nelle edizioni successive del progetto. Il gruppo di volontari europei dopo il mio, nel 2010, ha pubblicato
un documento che approfondisce e spiega le caratteristiche sociali del Senegal destinato ai futuri
partecipanti e chiunque sia interessato alla cultura senegalese, in modo da analizzare meglio le differenze
culturali. http://cesie.org/media/2012/01/Guide-Sedhiou.pdf
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Il valore che è stato messo in dubbio era la nozione che ogni persona ha di spazio personale e di privacy
nello spazio che ci circonda.
Concezione della famiglia: la concezione nordica/occidentale della famiglia tende ad essere più quella di
un nucleo (con meno generazioni, composta di solito da genitori e figli) e tende a includere un numero
minore di bambini.
Prossemica: la distanza fisica dalle altre persone (che non sono amici intimi della famiglia) potrebbe
essere maggiore in Italia rispetto al Senegal.
Individualismo (piuttosto che collettivismo, orientamento interdipendente): la maggior parte delle
società europee ha una tendenza individualista, il che significa che l’unità fondamentale della società è
l’individuo: la priorità sono le necessità, il punto di vista e le emozioni dell’individuo.
Privacy: L’orientamento individualista mostra anche la necessità di autonomia e privacy: gli europei
tendono ad avere bisogno del “loro spazio personale”, di potersi separare fisicamente dagli altri, di
svolgere azioni senza essere visti/sentiti/disturbati da altri.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
La volontaria ha trovato strana la famiglia perché non riuscivano a capire o percepire la nozione di privacy,
che è un concetto che non avevano sperimentato prima.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Famiglia allargata:
Le famiglie molto grandi sono comuni e includono bambini, genitori, nonni, zii, cugini e nipoti. In Senegal
una famiglia può comprendere più di 60 persone che vivono insieme. Sembra impossibile ma non c’è
spazio per la privacy e nessuno si lamenta. Chiunque ha un ruolo chiaro da svolgere in casa.
Orientamento interdipendente/collettivista piuttosto che individualista: l’unità di base è la famiglia, la
priorità sono le necessità e gli interessi della famiglia. I ruoli individuali sono distribuiti per creare una
unità familiare funzionante.
Prossemica / contatto fisico: la distanza fisica fra le persone è inferiore, è comune il contatto fisico. il
modo di trasportare i bambini è eloquente: la modalità più comune consiste nell’attaccare il bambino sulla
schiena della madre in modo da garantire un contatto fisico permanente durante le attività quotidiane
della madre.
Privacy: in maniera coerente con quanto detto sopra la necessità di uno spazio privato separato per
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
61
l’individuo è meno importante. La separazione fisica, l’isolamento dagli altri ha meno valore della
vicinanza agli altri.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Pratica professionale → bisogno di promuovere la comprensione intercultural non solo con la persona che
“entra” in una cultura diversa, ma anche per chi vive nella cultura diversa che accoglie l’altra persona.
Ci deve essere comprensione e rispetto delle differenze culturali da entrambe le parti.
Ulteriori informazioni
La mediazione ha incluso un incontro e una conversazione con le diverse famiglie ospitanti per aiutarle a
comprendere come convivere con persone di altre culture. Lo sviluppo di semplici regole ha aiutato a
risolvere la situazione.
 INCIDENTE CRITICO: “PUNIZIONI CORPORALI”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Corpo
Zone Sensibili
Idee su un utilizzo appropriato della violenza, la protezione dei bambini, i valori legati alla disciplina.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Una donna Americana di circa vent’anni, la narratrice ha vissuto in Egitto in passato, ma in generale ha
vissuto in un ambiente Americano/straniero. Studentessa universitaria. Ha viaggiato molto. Appassionata
di problematiche sociali e arte. L’incidente si svolge mentre è in Egitto per l’estate.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
1) studenti profughi del Sudan adolescenti. Sono sfuggiti alla violenza militare in Sudan per essere esposti
al razzismo e alla discriminazione in Egitto. Scarsa istruzione. 2) preside scolastico. Sudanese di mezz’età.
Descrizione dell’evento
Durante l’estate facevo la leader di attività giovanili con alcuni profughi sudanesi di un campo profughi
vicino al Cairo. Essendo così vicina per età ai miei studenti, a volte, ho avuto alcuni problemi di disciplina
con degli studenti durante le attività in classe. Un giorno, due studenti si comportavano male e li ho
mandati nell’ufficio del preside perché disturbavano la lezione. Poi ho saputo che il preside li aveva
picchiati per il loro comportamento. Sono rimasta ancora più shockata dal loro atteggiamento non curante
riguardo all’incidente la volta successiva in cui li ho visti. Dopo quest’esperienza, non sapevo come gestire
i problemi di disciplina in classe. D’altra parte, non volevo mandare altri studenti in presidenza a farsi
picchiare, ma gli studenti non prendevano sul serio i miei metodi disciplinari (che si basavano
principalmente sulla discussione e la trattativa). Quell’estate è stata davvero una sfida per me.
1. Caratteristiche dell’evento
La classe era piccola e non era molto ben equipaggiata. C’erano circa 15 studenti. Avevano molta energia
ed erano attivi. Sembrava che a loro piacesse la narratrice, ma per lei era difficile tenerli sotto controllo.
Oltre a conoscere il loro stato di profughi la narratrice non sapeva molto sul loro passato e raramente se
ne parlava in classe.
2. Reazione emotiva
Shockata, arrabbiata, in colpa.
Ero shockata per il fatto che il direttore picchiasse gli studenti solo perché facevano confusione in classe
ed ero ancora più infastidita dal fatto che gli studenti sembravano non curarsi di questa punizione. Mi
sono sentita in colpa per essere stata la persona che li aveva mandati in presidenza, anche se non sapevo
prima che sarebbero stati puniti in questa maniera. Mi sono sentita a disagio riguardo al preside e
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
62
pensavo di dovergli parlare, ma non sapevo come fare. Infine, mi sono sentita frustrata perché la disciplina
continuava ad essere un problema nella mia classe e non sapevo come risolverlo.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Protezione dei bambini: Nelle culture occidentali i bambini vengono considerati, almeno in teoria,
autonomi, con gli stessi diritti degli adulti. Devono essere protetti e accuditi e non si deve mai usare la
violenza con loro. Trattare i bambini con violenza insegna loro ad essere violenti. Nel caso di bambini
profughi sembra esserci una maggiore necessità di protezione.
Integrità fisica: la punizione/disciplina a volte è meritata, ma non può comportare minacce all’integrità
fisica, né includere violenza fisica nei confronti dei bambini.
Rifiuto della violenza: anche quando non coinvolge bambini la violenza in tutte le sue forme è sbagliata
Differenze nell’approccio pedagogico/metodologico. Quando i giovani sono difficili da raggiungere in
classe, in contesto occidentale, la risposta sarebbe di tipo pedagogico, come aumentare la motivazione e
l’interesse nelle materie insegnate. La soluzione, dunque, implicherebbe una modifica dei metodi di
insegnamento. Pertanto non si tratta solo di punti di vista diversi sulla socializzazione e l’infanzia, ma
anche sull’apprendimento e l’insegnamento.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Negativa. La narratrice è rimasta profondamente turbata dai metodi disciplinari utilizzati dal preside della
scuola ma anche dalla reazione degli studenti.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Punizioni corporali:
L’utilizzo delle punizioni corporali sembra in generale accettato dagli studenti e dal preside come
strumento disciplinare. Gli studenti si sono comportati male nella classe della narratrice perché
potrebbero non essere abituati alla comunicazione non verbale come strumento disciplinare. Allo stesso
modo, il preside della scuola potrebbe dissociare le punizioni corporali dalla nozione di “violenza”. Forse
considera le punizioni corporali l’unico strumento valido per imporre la disciplina ai bambini.
Rapporto con l’individualismo, integrità fisica:
Sotto l’approccio alle punizioni corporali probabilmente vi è un orientamento meno individualistico verso
la persona, inclusi i bambini. Dunque, gli studenti non hanno preso sul serio la punizione, e così non
nutrono alcun risentimento verso la narratrice, anche se la sua lamentela era la ragione della punizione.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Sì. La narratrice, alla fine, ha preferito sacrificare il controllo della classe per evitare l’utilizzo della violenza
come punizione da parte del preside della scuola.
 INCIDENTE CRITICO: “TRE CHILI DI TROPPO”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Agenzia per l’ambiente e curava le relazioni con aziende estere.
Zone Sensibili
Relazioni fra i generi: norme sulla bellezza femminile, ruolo delle donne; concezione del corpo: come
dovrebbe apparire; individualismo/privacy: tenere alcune cose private ed essere in grado di decidere quali
sono queste cose.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna francese di 26 anni; ha vissuto a New York e ha esperienza come insegnante di lingua francese per
stranieri; molto indipendente; ama gli scambi fra culture.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
63
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Uomo giapponese sui cinquant’anni; piuttosto benestante; capo della narratrice; è particolarmente
affascinato dagli occidentali.
Descrizione dell’evento
In quell’epoca ero l’unico dipendente straniero di un’azienda giapponese. Tre mesi dopo il mio arrivo mi
era stato comunicato che avrei dovuto fare degli esami clinici. Faccio gli esami e, qualche giorno dopo,
l’amministratore delegato mi convoca nel suo ufficio. Ha ricevuto i risultati dei diversi esami che avevo
fatto e vuole comunicarmi i risultati. Immagino che mi darà la busta, invece no! Mi porge il foglio e inizia a
discutere con me dei risultati! Sembra che io sia 3 kg sovrappeso. È diventato un tormentone per giorni. “3
chili, tre chili” *dice+ ogni volta (o quasi) che passo nel corridoio o a pranzo quando mangiamo insieme.
1. Caratteristiche dell’evento
Il capo ripeteva questo nuovo tormentone regolarmente, sia quand’era solo sia quando pranzavano
insieme. A pranzo c’erano circa altre 10 colleghe della narratrice (tutte donne). Nessuna di loro ha mai
detto qualcosa quando il capo faceva questi commenti. Ripeteva questa cosa anche quando vedeva la
narratrice nella hall, davanti ad altri dipendenti. L’azienda era piuttosto piccola, con circa 35 dipendenti in
totale. La posizione della narratrice nell’azienda era unica, perché non era una straniera che lavorava per
un’azienda straniera, ma assunta a livello locale da un’azienda giapponese, anche se era un’”outsider”
perché non era giapponese.
2. Reazione emotiva
Imbarazzata, arrabbiata, impotente, esposta.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Indipendenza: la narratrice attribuisce grande valore alla sua indipendenza e crede che il capo non la
stesse rispettando dato che cercava di monitorare il suo peso.
Privacy: per la narratrice non è educato parlare delle informazioni private di un’altra persona in pubblico
senza il loro consenso, soprattutto se si tratta di informazioni mediche personali. Non credeva che
spettasse al suo capo il compito di controllare i risultati dei suoi esami, né tantomeno che potesse
condividerli con l’ufficio. Pensava che il dottore dovesse informarlo in maniera generale sulle sue
condizioni di salute e non si aspettava che fosse informato di dettagli che lei considerava privati e non di
sua competenza (ad esempio il fatto che dovesse perdere qualche chilo).
Rifiuto delle regole di bellezza: la narratrice non crede che le debba essere chiesto di adeguarsi alle
particolari norme estetiche relative alle dimensioni e alla forma del suo corpo. Ha detto che, come
occidentale, ha avuto l’impressione che il suo capo (e altri in altre situazioni) volessero farla sentire grassa,
mentre sapeva che in occidente sarebbe stata considerata nella media o magra. Quindi riteneva che non
fosse necessario cercare di adeguarsi ad uno standard che non era il suo. La cultura svolge un ruolo
importante nella definizione di ciò che viene considerato nella media o normale. Ad esempio, la
temperatura media consigliata in Giappone è diversa da quella consigliata in Francia. Un medico
giapponese, quindi, poteva anche considerarla malata quando lei aveva la sua solita temperatura!
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Negativa. La narratrice era molto infastidita dal fatto che il suo capo si sentisse a suo agio a parlare dei
suoi risultati degli esami clinici privati, e arrabbiata perché ha ripetutamente diffuso queste informazioni
fra gli altri in ufficio.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Ruolo dell’azienda come se fosse una famiglia: l’azienda è lì per sostenere e proteggere i suoi dipendenti.
Non è raro che le aziende giapponesi trovino un coniuge ai loro dipendenti single o affittino loro un
appartamento. In cambio di questa sicurezza, il dipendente “appartiene” all’azienda. Il capo della
narratrice l’ha aiutata in passato: assumendola, anche se non parlava ancora bene il giapponese,
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
64
invitandola a cena ogni settimana (era anche un’occasione per far esercitare sua figlia con l’inglese). In
cambio si aspettava da lei assoluta obbedienza.
Standard di bellezza giapponesi: secondo la narratrice, in Giappone c’è un’immagine fissa di come deve
essere una donna (parlare piano, vestire in modo femminile, ecc.). Le donne nel suo ufficio venivano
trattate in maniera diversa rispetto agli uomini. A pranzo, ad esempio, le donne dovevano mangiare con il
capo in ufficio, mentre gli uomini potevano fare come preferivano. La segretaria, che era un “maschiaccio”
(una donna non particolarmente femminile nel modo di vestire o comportarsi), doveva rispondere al
telefono a voce molto alta. La narratrice aveva amici che lavoravano in aziende che richiedevano alle
donne di frequentare un corso per truccatrici. Il capo sembrava condividere queste idee su come deve
apparire e comportarsi una donna giapponese e si aspettava che la narratrice si adattasse a questi
standard.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Sì, la narratrice dice che la diffusione delle informazioni personali sulla sua salute era solo uno dei modi in
cui il suo capo interferiva nella sua vita privata. Si sentiva trattata come una bambina, e questo l’ha
portata a dubitare di se stessa professionalmente. Poiché il suo lavoro consisteva nel cercare di istituire
partenariati con aziende straniere (occidentali), doveva interagire con dirigenti di alto livello
regolarmente. Il fatto di non sentirsi rispettata all’interno della sua azienda ha influito negativamente sulla
sua fiducia quando aveva riunioni con dirigenti di aziende straniere.
 INCIDENTE CRITICO: “COPPIA PACHISTANA”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Educazione Interculturale Generale / Mediazione interculturale
Zone Sensibili
Comunicazione non verbale.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna francese sui cinquant’anni. Simpatizzante della sinistra. Esperienza in mediazione interculturale.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Coppia pachistana sui cinquant’anni. Probabilmente musulmana. Proveniente da un ambiente
tradizionale.
Descrizione dell’evento
Dovevo occuparmi di una mediazione penale fra due coniugi di origine pachistana: il Sig. e la Sig.ra X.
L’argomento della disputa era la violenza. I due non si sono guardati per buona parte della mediazione.
Nulla sembrava toccarli, incluse le loro storie e le conseguenze che potevano avere. In genere ci sono
molte emozioni che emergono durante le mediazioni, soprattutto quando si tratta di problematiche
familiari. Di solito si manifestano sul viso e attraverso segnali non verbali (postura, gesti, micromovimenti
ecc.).
Ma questa volta nulla sembrava riflettersi sui comportamenti fisici e non verbali della coppia, oppure il
mio metro di valutazione per la comprensione della comunicazione non verbale non funzionava.
Mi sono detta che dovevo trovare un modo per comunicare/creare una connessione con loro. Ho cercato
di coordinare il mio respiro con quello della Sig.ra X. È difficile descrivere accuratamente il respiro, ma mi
sembrava breve e debole. Stavamo discutendo della loro famiglia quando, ad un certo punto della
conversazione, ho notato delle interruzioni nel suo ritmo di respirazione. Sentivo che c’era qualcosa di
importante – senza sapere davvero cosa. Poi le ho chiesto della sua famiglia, una domanda simile a “per te
la famiglia è importante?”. All’improvviso, anche se nulla sembrava muoversi, ho visto una lacrima
scendere dagli occhi della Sig.ra X. Un’unica lacrima sul suo viso senza un minimo cenno della faccia o del
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
65
corpo. Da quel momento in poi, ho capito di aver stabilito un contatto con i due coniugi. La discussione ha
preso una piega diversa: invece di incolparsi reciprocamente hanno condiviso le loro difficoltà nella
società francese, il peso delle loro famiglie, l’importanza che l’uno aveva per l’altra, la necessità di
sostenersi e aiutarsi reciprocamente, ecc.
Entrambi si sono scusati, spiegando che anche se non riuscivano ad esprimerlo a parole, non volevano
ricominciare da capo ma trovare insieme un modo per migliorare il loro comportamento. La disputa è
stata risolta e sono stati firmati impegni reciproci e un memorandum d’intesa.
1. Caratteristiche dell’evento
La mediazione si è svolta in un ufficio. La mediatrice era seduta vicino alla coppia, e questo le ha permesso
di sentire il ritmo della respirazione della Sig.ra X.
2. Reazione emotiva
La mediatrice è rimasta molto sorpresa dall’atteggiamento impassibile della coppia che chiedeva il
divorzio (per violenza, cosa più importante) perché quest’atteggiamento era in contrasto con
l’atteggiamento che solitamente avevano molte coppie con cui aveva lavorato. Quando ha capito che i
suoi punti di riferimento non verbali non funzionavano ha cambiato strategia adattandosi agli
interlocutori, e questo le ha permesso di arrivare al punto che poneva il vero problema.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Essendo una donna, francese, europea e occidentale, la narratrice crede nei valori della libertà individuale
(indipendentemente dalle pressioni familiari che non devono interferire con il comportamento
dell’individuo o le scelte sul suo stile di vita), l’uguaglianza fra i sessi e il rifiuto della violenza, che nel
sistema giuridico occidentale viene considerata un crimine. Tuttavia, come mediatrice, deve essere
imparziale e non deve interpretare: non deve giudicare la violenza, l’”aggressore” (sa grazie alla sua
esperienza che spesso in un conflitto ci sono due vittime e due aggressori) ecc. Ha anche imparato che nel
suo lavoro era fondamentale non giudicare i codici/le pratiche culturali (matrimonio combinato, ad
esempio). Dunque, in questo incidente, lo shock per lei è stato legato all’aspetto non verbale, perché
aveva l’impressione di non avere “accesso”, non essere in grado di “penetrare nel loro mondo emotivo”. È
proprio attraverso il corpo (senza fare affidamento solo sulla vista e sull’ascolto, che generalmente sono
più utilizzati nella comunicazione) che può trovare un modo per “capire” la Sig.ra e poi il Sig. X. Lo ha fatto
attraverso tecniche per calibrare e sincronizzarsi con il respiro della Sig.ra X.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Neutrale. Poiché ha imparato a non giudicare le culture delle persone con cui lavora durante una
mediazione, la narratrice non aveva alcun preconcetto negativo sulle loro convinzioni culturali. Aveva
assunto una posizione simile senza esprimere giudizi anche sulla violenza, che era la ragione per cui si era
resa necessaria la mediazione.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
La narratrice pensa che la società pachistana sia patriarcale e che le donne abbiano un ruolo pubblico
limitato. Organizzata principalmente in maniera tribale, la società pachistana opera in base alle norme e
alle tradizioni definite dagli uomini. Dunque, tutte le decisioni relative alla partecipazione delle donne
nella società, ad esempio su istruzione, matrimonio, lavoro, viaggi, ecc., vengono prese dagli uomini della
famiglia. Per questo, come accade per molte coppie pachistane, sono le famiglie a scegliere il coniuge
(matrimonio combinato). Di conseguenza, il matrimonio e il divorzio diventano un problema familiare in
senso lato.
Inoltre, la narratrice suppone che l’opinione degli altri (soprattutto della famiglia) abbia un valore enorme.
Il divorzio è una terribile fonte di vergogna e disonore.
Per quanto riguarda la comunicazione non verbale, la narratrice ha sentito che i pachistani non
gesticolano molto quando parlano e non mostrano emozioni negative in pubblico.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
66
Le dimostrazioni di affetto in pubblico sono inaccettabili, anche fra marito e moglie. Le coppie pachistane
tengono una certa distanza fra loro in pubblico. In generale, le donne evitano addirittura di pronunciare il
nome del marito nelle conversazioni. Inoltre, i pachistani non amano discutere con le mogli in pubblico.
La narratrice crede che i pachistani preferiscano controllare la rabbia e le emozioni. Dimostrazioni di
rabbia o di altre emozioni attirano quasi sempre un notevole interesse da parte di persone non coinvolte,
ma curiose. Questo pone ancora una volta il problema di esporsi in pubblico all’opinione altrui e al
ridicolo. Probabilmente è per questo che i pachistani tendono ad evitare la violenza durante le liti.
Le suddette spiegazioni sono solo alcune delle ipotesi possibili proposte dalla narratrice. È importante non
supporre che siano valide per TUTTI i pachistani o che non ci siano altre spiegazioni/ragioni possibili dietro
il comportamento della coppia coinvolta nell’incidente.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Sì, perché un mediatore deve sempre mettere in dubbio i propri codici di comunicazione verbale e non verbale per
vedere se funzionano. Deve anche essere pronto a mettere da parte se stesso per adattarsi all’interlocutore. Infine, è
essenziale che impari a non giudicare altri codici culturali anche per problematiche sensibili come la violenza
domestica e i matrimoni combinati. Prendere le distanze dal proprio quadro di riferimento è fondamentale nella
risoluzione delle dispute. Allo stesso tempo, il narratore deve stare attento a non affidarsi degli stereotipi culturali
per spiegare il comportamento degli individui.
 INCIDENTE CRITICO: “BACI”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Corpo / Insegnamento di lingua
Zone Sensibili
Contatto fisico attraverso un bacio, convenzioni sociali governate da diversi codici come genere, età,
gerarchia, contesto, natura della relazione (professionale, privata, formale/informale, familiare,
amichevole, intima, ecc.). Questi codici variano da cultura a cultura.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Uomo fiammingo/belga/olandese sui 40 anni.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Giovani studenti francesi che seguono corsi di lingua.
Descrizione dell’evento
Essendo un uomo fiammingo/belga/olandese (un misto fra diverse culture), ho notato che i francofoni
appena arrivavano in ufficio si baciavano. È una pratica relativamente rara in ambiente fiammingo, in cui i
baci sono riservati ai veri amici. Essendo arrivato da poco in Francia, sono stato invitato ad una festa
organizzata dai miei studenti. Appena arrivato nella sala ho visto alcuni dei miei studenti di lingua e volevo
salutarli, quindi ho dato loro un bacio. Sono stati al gioco ma sono morti dalle risate.
1. Caratteristiche dell’evento
Una festa studentesca a cui erano presenti gli studenti del narratore, anche studenti a cui dava lezioni di
lingua. La situazione era più o meno informale dal punto di vista del narratore.
2. Reazione emotiva
Oggi mi sento ancora in imbarazzo se ci penso. Comunque ho imparato a selezionare con più attenzione
chi baciare.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Il narratore, proveniente dal contesto fiammingo nel quale i baci sono riservati ai veri amici, ha notato che
invece i francesi si baciavano appena arrivavano a lavoro. Volendo adattarsi al nuovo contesto culturale e
avendo notato che in Francia c’era l’abitudine di baciarsi sulla guancia, ha deciso di imitare questo gesto,
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
67
anche se non faceva parte della sua cultura. Le sue idee sulla gerarchia sono simili a quelle francesi.
Questa gerarchia, in un certo senso, ha perso importanza in un contesto considerato informale (quello di
una festa, in questo caso), che sembrava richiedere un comportamento più amichevole.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Positiva.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Il narratore ha capito che c’era una gerarchia nel rituale complesso del bacio in Francia: un insegnante non
bacia i suoi studenti, neanche in una situazione informale. Aveva generalizzato troppo un codice molto
specifico. La cultura francese è chiaramente più formale di quella belga/fiamminga. La natura formale di
alcune relazioni (soprattutto quelle gerarchiche) persiste anche al di fuori del contesto professionale.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Sì, perché potrebbe causare problemi nella sua pratica professionale di insegnante di questi studenti che
potrebbero reagire male al suo gesto. In questo caso non bastava cercare di adattarsi alle differenze
culturali per non violare i codici. Doveva tenere conto di come il contesto veniva percepito dagli altri (in
modo meno informale di quanto pensasse il narratore) e delle regole implicite delle relazioni e delle
gerarchie sociali (insegnante-studente) nei gesti che esprimono cordialità.
 INCIDENTE CRITICO: “TOCCARE OPERE D’ARTE”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Corpo / Guida di museo
Zone Sensibili
La nozione di museo varia da cultura a cultura. Il problema riguarda la distanza da rispettare di fronte a
un’opera d’arte e la possibilità di toccarla.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna francese di 22 anni che studia storia dell’arte.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Visitatore cinese sui quarant’anni (dunque formatosi nell’epoca post-Mao).
Descrizione dell’evento
Eravamo nella sala rossa (dipinti del 19° secolo) del Louvre, quando un visitatore cinese ha iniziato a
toccare un dipinto di Ingres. Sono rimasta così sbalordita da mettermi a urlare “Non si tocca!” (una frase
che le guardie del Louvre ripetono varie volte al giorno). È sembrato sorpreso e si è spostato.
1. Caratteristiche dell’evento
Il contesto era quello di un museo: molte persone in movimento. Sara era al centro di una delle sale rosse,
che sono due sale simmetriche separate da una sala quadrata. Era seduta su una sedia con le spalle rivolte
verso la sala quadrata da cui entravano I visitatori. Sono sale molto famose e di solito c’è poco personale a
controllarle (cosa che vale per tutto il museo in generale). C’erano solo due persone in una sala molto
ampia.
2. Reazione emotiva
Sara era molto sorpresa. Non si aspettava davvero questo tipo di situazione e dunque non sapeva come
“reagire in maniera professionale”. Per lei era un fatto personale, perché ha rispetto per le opere d’arte.
Per un attimo non era più la guardiana del museo, ma semplicemente un’osservatrice shockata.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Avendo studiato storia dell’arte e cultura Europea, Sara considera l’opera d’arte quasi sacra. È unica e
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
68
deve essere rispettata. Questo rispetto viene espresso dal fatto di mantenersi ad una certa distanza
dall’opera d’arte e di non toccarla per non danneggiarla. Un’opera d’arte è unica e deve essere conservata
nel miglior modo possibile per le generazioni future. Un museo è uno spazio tranquillo nel quale si deve
rimanere in silenzio in modo da permettere l’interazione fra gli altri visitatori e l’arte. Tuttavia al Louvre le
dimensioni e le decorazioni del museo causano un “effetto Disneyland”. Fin dall’entrata, il museo non dà
l’impressione di un luogo da rispettare perché non è austero, per questo alcune persone infrangono le
regole.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Neutrale perché non ha capito la ragione di questo comportamento.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Pensa che forse i Cinesi hanno una visione diversa dell’arte. Per loro, le opere d’arte occidentali forse
hanno solo una funzione decorativa e dunque possono essere toccate. Inoltre, i musei e il patrimonio
culturale sono molto recenti in Cina. Solo i dipinti vengono considerati arte. Ma lo stile dei dipinti è molto
diverso in Cina, pone l’accento sulle nozioni taoiste di vuoto e apertura. Per i cinesi, il dipinto pieno (nel
quale si dipinge sull’intera tela) è considerato una decorazione, non arte.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Sì, perché anche se le regole dei musei sono universali, la concezione dell’arte varia a seconda della
cultura. Quando si lavora in questo tipo di strutture, si deve interagire costantemente con persone
provenienti da diversi orizzonti culturali e a volte è difficile rispettare questa differenza, quando essa si
scontra con le regole professionali prestabilite che devono essere rispettate in ogni situazione.
 INCIDENTE CRITICO: “POSTERIORE”
[Raccolto da: Elan Interculturel, Francia, 2012]
Ambito professionale / educativo
Corpo / Educazione Interculturale Generale
Zone Sensibili
Il posteriore - Morfologia: la curva della vita. Una rappresentazione della sensualità.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
Donna, 34 anni, doppio background culturale Francia/Burkina Faso, nata in Francia ma ha vissuto 20 anni
in Burkina Faso. Ha studiato comunicazione, relazioni pubbliche e relazioni interculturali. Tendenze
femministe, molto sensibile alle questioni relative all’uguaglianza fra uomo e donna, panafricanista,
impegnata nella valorizzazione delle culture africane.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
2 protagonisti in 3 situazioni diverse:
1a situazione: Donna, Bianca, 38 anni, doppio background culturale francese/inglese, nata nel Regno Unito
ma vive in Francia. Non molti contatti precedenti con Africani o culture africane, ma di recente è rimasta
affascinata dall’Africa.
2° e 3° situazione: uomo, francese, 38 anni, nato e cresciuto in Francia. Nessun contatto/conoscenza
particolare sull’Africa, vive in un’area bohémien chic e multiculturale. Ha una relazione con una donna di
origini africane.
Descrizione dell’evento
Ero in piedi e mi sono piegata per prendere una cosa da terra. Le mie gambe sono rimaste tese e la mia
schiena era completamente piegata verso terra. Il mio posteriore sporgeva all’indietro e tendevo le
braccia per raccogliere l’oggetto.
I miei compagni erano sospettosi, hanno aggrottato le sopracciglia e hanno fatto questo commento:
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
69
“Perché ti pieghi così? Ti farai male alla schiena. È una strana posizione!” e uno di loro ha continuato
dicendo “Non dovresti mostrare il tuo posteriore così”.
1. Caratteristiche dell’evento
Contesto fisico e sociale
La prima volta: la narratrice e la sua migliore amica camminavano per strada
La seconda volta: la narratrice e il suo ragazzo camminavano per strada
La terza volta: per strada, in bicicletta (con il suo ragazzo)
Nelle tre situazioni, c’è una relazione intima fra i protagonisti che permette di affrontare apertamente la
questione sollevata.
2. Reazione emotiva
Non mi aspettavo un commento del genere su un movimento che mi sembrava naturale, sono rimasta
sorpresa. Allo stesso tempo ero pensierosa perché sono rimasta perplessa per questa reazione.
Ho chiesto: “Come lo faresti tu? Fammi vedere”.
Ognuno dei miei interlocutori ha fatto lo stesso movimento, piegando le ginocchia, con il posteriore
piegato verso il pavimento e le braccia tese per raccogliere l’oggetto.
Oltre alla sorpresa, alcune altre reazioni:
- Un po’ seccata per essere stata accusata di volermi mettere in mostra, di aver l’intenzione di fare
la civettuola mentre non era così.
- Una sensazione di ingiustizia, una necessità e un desiderio di risolvere la situazione.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
Immaginazione della narratrice, percezione sociale:
-il posteriore ha una funzione sociale, un potere suggestivo molto forte.
La narratrice è cresciuta in un ambiente in cui le donne sculettano e muovono i fianchi in modo esplicito
quando camminano.
-Caratteristiche morfologiche,la curva della parte inferiore della schiena mette in evidenza il posteriore
facendolo distinguere dal resto del corpo che è più evidente e più scontato a livello visivo.
A causa della loro morfologia, la maggior parte delle donne africane quando camminano in maniera
naturale ondeggiano in modo pronunciato. Questa costituzione fisica influisce sul “gioco sociale”.
-La relazione con il posteriore femminile per la narratrice può essere riassunta con l’espressione “il mito
del posteriore generoso”.
Rappresentazioni: criteri di bellezza, salute, sensualità, erotismo.
Questa parte del corpo viene celebrata per i suoi movimenti!
Andatura esplicita (indossando le tradizionali gonne di erba quando si danza)
-Canzoni corali cantate in posizione piegata nelle attività quotidiane (spazzando il pavimento con la scopa,
preparando pietanze in una pentola nel focolare tradizionale, lavando a mano i vestiti, lavorando la terra
per i contadini).
-Facilità di movimento di questa parte del corpo, l’arte di muoverlo: danza, e video che celebrano il
posteriore (il busto fermo, il posteriore in fuori in modo da risultare più evidente). C’è una vera e propria
danza del posteriore con delle perle in molti paesi africani. In Burkina Faso, la danza “Kiegba” (danza del
posteriore) è una danza tradizionale praticata ancora oggi.
Baudelaire: “quando camminano, sembra che stiano danzando”
-L’estetica del posteriore: le rappresentazioni artistiche abbondano, e questo dimostra l’importanza
attribuita a questi criteri di bellezza
-Un mito: una donna senza il posteriore non è donna!
-Simbolismo delle curve femminili: buona salute, femminilità, fertilità, maternità, sensualità
-Libertà di parola e semplicità perché si possano fare commenti sul posteriore (uomini o donne, madri,
amici ecc.) per celebrare le sue forme generose o, al contrario, svalutando una figura che non è
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
70
abbastanza generosa.
-Alcune donne prendono dei farmaci per aumentare il volume del posteriore.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
Un po’ triste: il posteriore è diventato una parte del corpo rinnegata.
Scarsa comprensione di un’idea che in un certo senso rinnega la rilevanza della bellezza.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
Rapporto con il posteriore: una parte del corpo da nascondere, celare. Mettere in mostra il posteriore
civetteria, sensualità esplicita e intenzionale, volgarità, indecenza, stravaganza, mancanza di raffinatezza,
sessualità esplicita.
Comportamento preferito: discrezione, nascondere le parti del corpo considerate indecenti, il corpo è
disciplinato/educato in modo che risulti “presentabile” in pubblico. Soprattutto perché il posteriore
femminile è un oggetto sessuale. È anche interessante la controversia nella società occidentale: da una
parte le persone (principalmente uomini) possono guardare il posteriore di una donna in una prospettiva
sessuale, ma dall’altra le donne vengono giudicate male se attirano l’attenzione su questa “speciale” parte
del corpo (cosa che accade anche con il seno).
Rappresentazione / rapporto con il corpo: separazione tradizionale giudeo-cristiana di corpo e mente, alla
quale si attribuisce un valore più positivo. Nell’interazione pubblica quotidiana vi è la tendenza a
nascondere il corpo: mettere in atto comportamenti volti a nascondere le funzioni carnali, il corpo.
Soprattutto, non si deve mettere in evidenza il proprio corpo quando si va in giro o si raccolgono oggetti
da terra.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
Modifica del comportamento – apprendimento culturale:
La narratrice è stata influenzata dalla reazione dei suoi amici in due occasioni.
Ora, quando si trova in un luogo pubblico (strade, metropolitana..) e deve raccogliere qualcosa da terra,
sta attenta a piegarsi alla maniera “occidentale”, per non shockare nessuno. Autocontrollo – adattamento
culturale.
Questioni sul rapporto con il corpo e sui suoi legami con la cultura.
Questioni sul rapporto con il corpo quando ci si muove.
La narratrice ha capito di aver sempre vissuto con persone che facevano questi movimenti per diverse
ragioni,e di avere una percezione del suo posteriore priva del peso di tabù o significati culturali negativi.
Per lei si trattava di una parte del corpo che non era per niente shockante. Ma aveva anche un altro
significato culturale, che aveva origine in un contesto culturale diverso che per la narratrice era “naturale”
e scontato.
Il rapporto “prima l’uovo o la gallina” fra fisiologia e cultura: cosa è nato prima? La distinzione morfologica
è alla base della pratica oppure i valori culturali possono modellare un corpo?
La questione dell’intenzione e dell’attribuzione: i comportamenti culturali vengono spesso interpretati
come intenzionali, anche quando non lo sono.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
71
 INCIDENTE CRITICO: “STRETTA DI MANO ALLA GIAPPONESE”
[Raccolto da: MHT Consult, Danimarca, 2012]
Ambito professionale / educativo
Educazione Interculturale Generale
Zone Sensibili
Comunicazione non verbale, limiti del corpo, privacy.
Cultura della persona che ha vissuto lo shock
La narratrice è un’insegnante femmina danese appartenente al ceto medio, 38 anni al tempo
dell’incidente. La narratrice lavora come insegnante di lingua in un Centro linguistico danese, in un
sobborgo vicino alla capitale. La narratrice insegna anche una materia chiamata Comprensione Culturale,
una parte obbligatoria dell’insegnamento della lingua, con particolare attenzione all’insegnamento delle
tradizioni sociali e culturali danesi ai nuovi arrivati e agli immigrati ecc. In questo viene affiancata da altri
professionisti che appartengono alla comunità, che le chiedono di accogliere due visitatori giapponesi e di
dar loro informazioni sul sistema educativo, sulle tradizioni culturali danesi ecc.
Cultura della persona che ha “causato” lo shock
Gli altri protagonisti sono due insegnanti giapponesi donne provenienti dalla regione di Fukuoka, di circa
30 anni. Per le insegnanti giapponesi era la prima volta in Danimarca, ma pare che avessero visitato altri
paesi europei in occasione di alcuni viaggi studio.
Descrizione dell’evento
Avevo accettato di guidare e assistere due visitatrici giapponesi che erano venute in Danimarca per
studiare il sistema di formazione danese. Quando ci siamo incontrate la prima volta nel mio ufficio, ho
iniziato a salutarle con una normale stretta di mano.
Hanno guardato la mia mano con stupore. Poi hanno preso la mia mano in maniera riluttante, tenendo
entrambe la mia mano fra le dita, come se fosse pericolosa.
Alla fine del nostro incontro, quando ci stavamo per separare, si è ripetuta la stessa scena.
1. Caratteristiche dell’evento
L’incidente coinvolge tre persone, un’insegnante danese e due insegnanti giapponesi in visita in
Danimarca e probabilmente in altre parti d’Europa per un viaggio studio.
Le tre persone sono riunite in un ufficio scolastico relativamente piccolo e si incontrano per la prima volta.
L’insegnante danese ha accettato di informare e guidare le due insegnanti giapponesi sul sistema
educativo, sui principi didattici ecc.
Quando incontra le ospiti straniere per la prima volta, essendo la persona che ospita l’incontro,
l’insegnante danese – a modo suo – saluta cortesemente le visitatrici porgendo la mano per salutarle
formalmente con una stretta di mano.
Le visitatrici giapponesi non hanno reagito in maniera adeguata, anzi hanno mostrato chiaramente con il
linguaggio del corpo e l’espressione facciale che questa modalità di saluto le metteva un po’ a disagio.
L’insegnante danese ha pensato che le visitatrici giapponesi forse avevano bisogno di maggiori
informazioni per abituarsi a questo tipo di saluto, e che per loro sarebbe stato più facile la prossima volta.
Così ha ripetuto il gesto e il saluto alla fine dell’incontro, ma la reazione delle sue interlocutrici è rimasta la
stessa.
2. Reazione emotiva
L’insegnante danese si è sentita in imbarazzo, rimasta lì in piedi con il braccio teso. Ha interpretato la
situazione così: due donne apparentemente simpatiche e sorridenti si stavano in realtà comportando in
maniera molto scortese ignorando il suo saluto accogliente e amichevole.
L’insegnante danese non si aspettava un trattamento di questo tipo da parte delle visitatrici venute nel
suo ufficio per ricevere informazioni e consigli ecc. mettendo a disposizione il proprio tempo
volontariamente, e invece si è dovuta confrontare con un atteggiamento maleducato.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
72
Oltre a provare rabbia si è sentita usata. Ma l’ha anche confusa il fatto che le donne giapponesi – che sono
insegnanti professioniste abituate a guidare gli altri – non avessero spiegato perché si sentivano a disagio
a seguire le regole danesi sul saluto formale.
3. Quali norme / valori / rappresentazioni ha toccato / minacciato / messo in discussione nel narratore?
In questo incidente sono state messe in dubbio diverse regole e valori sull’ospitalità e lo status di ospite:
Reciprocità e rispetto per la persona che ospita: Accettare e ricambiare la stretta di mano (gesto di
benvenuto) significa accettare il saluto, non accettandolo si viola il modello sociale di reciprocità.
Stretta di mano nelle società occidentali: Il rituale della stretta di mano è importante nelle società
europee. Può variare a seconda della cultura, ma in generale è un gesto che si fa quando ci si incontra, ci si
saluta, si esprime gratitudine o si raggiunge un accordo. Esiste un cerimoniale, in cui si stabilisce chi porge
la mano, quanto si deve stringere la mano ecc.

Educazione:
Non si deve esprimere un rifiuto verso qualcuno che non conoscete e che sarà vostro ospite. Ma potete
anche dire se non vi piace qualcosa.

Mostrate segni di “collaborazione”:
Quando si hanno degli ospiti, si nutrono delle aspettative sul fatto che gli stranieri assimilino le regole
locali (come il rituale della stretta di mano). Accettare la stretta di mano significa adattarsi alla cultura
locale in un modo che può rappresentare un segno di volontà di collaborazione.

Comunicazione diretta:
Nelle culture occidentali, le persone in generale comunicano direttamente. Dicono quello che pensano e
anche i gesti sono importanti, ma le parole hanno la priorità.
4. In considerazione del punto numero 3, che immagine ti sei fatto dell’altra persona?
La situazione ha fornito un’immagine ambigua, principalmente negativa. Apparentemente, le insegnanti
giapponesi erano molto socievoli e sorridenti. Ma allo stesso tempo, in questa circostanza, sono apparse
indelicate e prive di empatia verso l’insegnante che le ha ricevute e l’intenzione di accoglierle in maniera
educata e corretta in base alle sue regole e tradizioni.
5. Quali potrebbero essere le norme / i valori / le rappresentazioni dell’altra persona / cultura che
hanno determinato quello specifico comportamento, causa dell’esperienza di shock culturale? (Ipotesi!)
In generale, il corpo viene inteso in maniera privata nella società giapponese. I giapponesi –
generalmente – non abbracciano e baciano in pubblico, e lo fanno solo con persone cui sono strettamente
legati. Preferiscono mantenere una certa distanza fisica con le altre persone.
Inoltre, in Giappone si considera poco cortese parlare direttamente di quello di cui si ha bisogno e di
quello che non piace. È importante evitare di ferire gli altri utilizzando una comunicazione troppo diretta.
Per questo, le donne giapponesi nell’incidente hanno accettato la stretta di mano.
Ma questo incidente è diventato critico per tutte e tre le donne, perché le donne giapponesi in realtà non
sono riuscite a nascondere il loro disagio relativamente alla stretta di mano.
Così, anche se non avevano queste intenzioni, le donne giapponesi, di fatto, hanno ferito la donna danese.
D’altro canto lei non è stata in grado di “leggere” rapidamente il disagio delle sue ospiti, anzi ha insistito
nel voler stringere la mano ad entrambe le donne giapponesi all’inizio e alla fine dell’incontro.
6. Questa esperienza solleva in qualche modo problemi riguardanti la pratica professionale o in
generale questioni riguardanti il rispetto delle differenze culturali in contesti interculturali?
La situazione dimostra quanto sia importante essere coscienti della comunicazione non verbale e delle
diverse concezioni di cortesia.
Comunicazione non verbale: Il rituale del saluto è diverso in Giappone. Il gesto più comune per salutare è
l’inchino. L’inchino esprime molti messaggi non verbali come presentazione, congedo, gratitudine, grado
di familiarità, ceto e genere. Questi messaggi vengono espressi dalla profondità dell’inchino, dalla
posizione delle mani, dalla frequenza degli inchini e da chi comincia a farli. Molti giapponesi spesso danno
una stretta di mano agli stranieri. A volte uniscono la stretta di mano all’inchino.
Comunicazione indiretta, contestuale: Le strategie di comunicazione variano da cultura a cultura. Nelle
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
73
società con uno stile comunicativo indiretto, molto legato al contesto (come quello giapponese), le
persone tendono a non verbalizzare tutto, per loro è più importante mantenere la relazione con
l’interlocutore, e il significato viene trasmesso attraverso un suggerimento, un riferimento, un
comportamento non-verbale, e altri riferimenti al contesto.
Nella cultura giapponese la distanza fisica è molto importante. Le persone non esprimono i loro sentimenti
in pubblico (non abbracciano, non si tengono a braccetto in pubblico).
Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea.
L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso
che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute.
Raccolta di Incidenti Critici
www.bodyproject.eu
74