L`obsolescenza dei supporti tecnologici:“Quanto
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L`obsolescenza dei supporti tecnologici:“Quanto
GUADAGNI OK 17-05-2006 9:08 Pagina 32 SCENARI L’obsolescenza dei supporti tecnologici: “Quanto durano i ricordi digitali?” FRANCO GUADAGNI L’invito alla riflessione sulla volatilità delle informazioni archiviate in formato digitale è stato un gradito stimolo sia da un punto di vista professionale che personale. La questione ha infatti grande rilevanza a livelli diversi, poichè l’era digitale ha ormai superato la fase iniziale in cui le tecnologie basate sulla logica binaria erano appannaggio dell’industria dei computer e della produzione commerciale di informazioni, per atterrare pesantemente nella vita quotidiana di ognuno di noi. La vendita di fotocamere digitali ha superato quella delle vecchie macchine fotografiche analogiche, e gran parte di coloro che amano videoregistrare vacanze o occasioni importanti hanno la possibilità di masterizzare i ricordi audiovideo nello stesso formato professionale, MPEG2/DVD, in cui vengono commercializzati i film d’autore. Il problema della conservazione dell’informazione binaria è perciò ormai condiviso dalle grandi istituzioni del sapere (Università, archivi pubblici e privati, Enti di ricerca), dalle multinazionali dell’informazione (editoria, musica, cinema) e da ogni settore del mondo professionale, ma anche dai privati che sempre di più affidano ai bit impressi su supporti quali CD, DVD ed hard disk le proprie memorie private e i ricordi personali. Come spesso capita quando si fanno confronti tra il mondo professionale ed il mondo dei consumatori, la dimensione quantitativa del problema nel secondo caso (come vedremo nel seguito) è di qualche ordine di grandezza superiore al primo, motivo per cui ha almeno altrettanta dignità ed importanza. Per questo, nella necessità di focalizzare il problema per una breve trattazione, ed anche in considerazione della formazione e delle competenze personali, ho deciso di affrontare la tematica dal punto di vista delle esigenze ed aspettative dell’uomo comune. 1. Introduzione La quantità di informazione generata nel mondo è da qualche tempo oggetto di studio in vari ambiti, ed in particolare i dati qui riportati prov e n g o n o d a u n p ro g e t t o d e l l a “ S c h o o l o f Information Management and Systems” dell’Università della California a Berkeley (www.sims.berkeley.edu/research/projects/howmuch-info-2003/), che ha dato una panoramica dell’informazione originata nel 2002. Il tentativo di 32 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 15 n. 1 - Giugno 2006 sintesi riportato nelle figure seguenti dà una dimensione (se non altro relativa) dell’importanza dell’informazione digitale prodotta dal mondo privato rispetto a quella prodotta in ambiti professionali. Le dimensioni assolute sono quasi vertiginose: l’unità di misura è il Terabyte (1012 byte), che possiamo in maniera semplicistica rappresentare come il contenuto informativo di un’ipotetica biblioteca in cui siano custoditi un milione di volumi, ognuno di mille pagine ed in cui ogni pagina contiene mille caratteri. Il Terabyte diviene comunque presto una 17-05-2006 9:08 Pagina 33 GUADAGNI • L’obsolescenza dei supporti tecnologici: “Quanto durano i ricordi digitali?” Video privati Radio SMS + IM Internet Giornali Fotografia CD Audio Televisione Radiografie Libri DVD unità di misura troppo minuTerabytes scola per tenere conto di Fonte: Berkeley University 3500 tutta l’informazione generata “How much information” Project nel mondo, e si parla perciò 3000 anche di Petabyte (equivalente a mille Terabyte) o di 2500 Exabyte (equivalente a mille Petabyte). Uno sguardo ai 2000 grafici delle figure 1 e 2 ci dice in quali “categorie” 1500 ricade l’informazione, e quali sono i settori che ne produ1000 cono in maggiore quantità. Già il primo grafico ci 500 dice che l’informazione privata prodotta sotto forma di 0 messaggi testuali (SMS, utilizzati più frequentemente in Europa, ed Instant Messages Internet, più usati negli Stati Uniti) è circa dieci volte superiore a quella di tutti i FIGURA 1› Informazione prodotta nel mondo nel 2002. libri stampati nel mondo ne llo ste sso peri o do . L o stesso grafico ci dice che, della conservazione della memoria uno dei vangrossomodo, l’informazione dei messaggi testuali taggi principali dell’informazione numerica, la sua privati (SMS+IM) è equivalente alla somma di non deteriorabilità (intesa come degrado della sua quella contenuta in libri, giornali, DVD e CD audio pubblic a ti ne l l o stesso periodo! Il grafico mostra un Terabytes primo “salto” passando alle Fonte: Berkeley University 1400000 “How much information” Project trasmissioni radiofoniche, che generano una quantità 1200000 di informazioni circa dieci volte superiore a quella delle 1000000 precedenti categorie sommate tra loro. Il cambio di 800000 scala che porta al secondo grafico è impressionante. 600000 Qui l’ordine di grandezza dive nta oltre c en to vo l te 400000 quello di prima. Abbozzando una somma globale, si può 200000 osservare come la somma di home vide o e fo to g rafi a 0 generi una quantità di informazione circa 20 volte superiore alla somma di tutte le fonti “professionali” di informa zione , te levi si o n e e cinema compresi. La conservazione affida- FIGURA 2› Informazione prodotta nel mondo nel 2002. bile di questa enorme quantità di dati è un problema di qualità in qualche modo lineare nel tempo) rischia una dimensione consona ai numeri a diciotto cifre di tradursi in un altrettanto grave difetto. La che essa sottende. stampa di una fotografia invecchia ingiallendo, sgualcendosi, sporcandosi, ed una volta che il 2. La conservazione analogica e quella digitale “degrado analogico” ha agito, ben poco si potrà fare per riportarla al suo aspetto originario. Non è obiettivo di questo articolo ricordare i Una foto digitale è una sequenza di bit che una vantaggi che la produzione e memorizzazione digivolta archiviata si mantiene costante nel tempo, tale dell’informazione comporta. Dal punto di vista finchè i bit siano leggibili. Ma proprio per la natura Cinema GUADAGNI OK NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 15 n. 1 - Giugno 2006 33 GUADAGNI OK 17-05-2006 9:08 Pagina 34 GUADAGNI • L’obsolescenza dei supporti tecnologici: “Quanto durano i ricordi digitali?” fisica dei supporti digitali e degli strumenti che li sanno leggere, il pericolo è che la foto d’un tratto “scompaia” Other Magnetic Tape CD perchè i bit non si riescono 10 - 30 years 5 - 100 years piu a leggere, per motivi che indagheremo tra breve. E, Newspaper Microfilm cosa ancora peggiore, vista 10 - 20 years 10 - 500 years la sorprendente capacità (nel senso quantitativo del termine) dei supporti digitali, Data-grade Photographic slides VHS video VHS video il rischio che più frequente10 - 30 years 100 years mente si corre è quello della perdita non di una sola foto Digital linear tape Archival-grade acid-free paper o di una sola canzone, ma 10 - 300 years 100 - 500 years di centinaia di esse in un colpo solo, con la semplice Fonte: Egyptian Stone Tablet Michael Gilbert, perdita di un CD-ROM o di Univ. of Massachusset 2.200 years parte di esso. A scanso di equivoci è bene comunque ricordare che per quanto si usi spesso il termine “virtuale” per indicare l’informazione digitale, FIGURA 3› Una rappresentazione grafica della durata dei supporti fisici. la sua memorizzazione si traduce comunque in fatti fisic i c he m odi fi can o u n di essi. La figura 3 riporta una sintesi tratta proprio qualche supporto materiale (es. la superficie rifletdall’articolo di Gilbert, che nello stesso suggerisce tente di un disco ottico), pertanto il degrado del anche alcuni espedienti per far sì che la durata dei mezzo fisico non è di per sè troppo differente da supporti fisici dei bit sia la più lunga possibile. quello cui è destinata la pellicola di un film. Ma la La longevità delle incisioni su pietra è evidentedensità di impacchettamento dell’informazione in mente difficilmente eguagliabile, ma anche se ci un mezzo digitale trasforma quello che su una foto accontentassimo di un periodo minore (alcune è un graffio o uno strappo in una irrimediabile perdecine di anni potrebbe considerarsi già una buona dita di milioni di bytes, traducendosi in un evento durata per i supporti digitali), purtroppo il degrado molto più traumatico dal punto di vista del recufisico dei supporti è solo uno dei pericoli che pero dell’informazione, proprio perchè l’informaminano la conservazione digitale della memoria. zione “nascosta” sotto un graffio sulla superficie di un CD è enormemente superiore a quella che esso nasconde sulla superficie di una fotografia … . 4. Obsolescenza della tecnologia 3. Obsolescenza del supporto Abbiamo cominciato ad intravedere quello che a prima vista sembra il nemico numero uno della memorizzazione in formato digitale: il degrado del supporto fisico. Esso è sicuramente uno dei problemi principali, ed il non poter leggere un CD a qualche anno dalla sua scrittura non è evento improbabile. Personalmente ho potuto constatare che anche CD musicali industriali acquistati non più di quindici anni fa possono essere irrimediabilmente perduti, e non per cattiva conservazione degli stessi: a volte è evidente il cambiamento del substrato riflettente (probabilmente già in origine di non eccelsa qualità), che appare nettamente ingiallito rispetto al colore argenteo brillante che siamo abituati a riconoscere. Michael Gilbert, che lavora alla Università del Massachusetts ha tentato nel suo articolo “Digital Media Life Expectancy and Care” una classificazione dei substrati tradizionali di archiviazione dell’informazione, associando una aspettativa di vita ad ognuno 34 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 15 n. 1 - Giugno 2006 In un recente trasloco dell’ufficio, lo scaffale di un armadio che non aprivo da tempo ha restituito una unità di archiviazione su nastro magnetico (cartridge o cartuccia in gergo informatico), abbastanza usata non prima di una decina di anni orsono. Il nastro magnetico probabilmente contiene ancora tutte le informazioni memorizzate a metà degli anni novanta, e fortunatamente credo (ma non posso esserne certo!) non contenga nulla che mi sia di qualche necessità. Dopo una breve verifica ho scoperto infatti che nell’azienda in cui lavoro non esiste più in funzione alcun lettore di quel tipo di cartuccia. Il problema è generale: a parte alcuni oggetti estremamente longevi per quanto riguarda la disponibilità di lettori (si pensi ad asempio ai floppy disk da 3,5 pollici) molti supporti di memorizzazione hanno avuto una vita molto breve, e penso proprio a quegli strumenti che, prima della diffusione a prezzi popolari di masterizzatori CD, cercavano di riempire il gap tra la capacità molto limitata dei dischetti magnetici e la necessità di memoriz- GUADAGNI OK 17-05-2006 9:08 Pagina 35 GUADAGNI • L’obsolescenza dei supporti tecnologici: “Quanto durano i ricordi digitali?” zare archivi dell’ordine di qualche centinaio di Megabyte. D’altronde i miei venticinque anni di vita professionale mi consentono di ricordare i floppy disk da otto pollici (contenevano ben 200 Kbyte di informazione!); sicuramente per trovare oggi un lettore in grado di recuperare i bit da quegli aggeggi dall’aspetto antidiluviano bisognerebbe andare in un museo dell’informatica. E stiamo parlando di soli trent’anni orsono … . 5. Obsolescenza dei formati software Il problema dell’interpretazione dei dati è simile a quello che per anni ha afflitto gli studiosi di storia dell’antico Egitto: i geroglifici erano lì, evidenti, scolpiti sulla pietra o dipinti sui muri e sui papiri, ma come interpretarli? Se oggi riuscissi a leggere i bit da uno di quei floppy di cui parlavo, come potrei interpretarli in maniera corretta? Certo, se fossero caratteri di testo codificati in ASCII (American Standard Code for Infor mation Interchange), uno degli standard più longevi della storia dell’informatica, potrei ancora facilmente decifrarli, ma se l’informazione fosse scritta in un qualche codice geroglifico dell’era dell’Antico Egitto Informatico sarebbe praticamente indecifrabile a soli trenta anni di distanza dalla sua scrittura, altro che millenni! Quella degli standard informatici è una tematica cui ognuno deve prestare la massima attenzione quando memorizza una informazione che per qualche motivo è importante. Un esempio che può servire agli appassionati di fotografia: oggi le fotocamere digitali di classe medioalta hanno la possibilità di memorizzare le immagini ritratte, oltre che in formato JPEG (Joint Photographic Expert Group) (che come molti sanno è un formato compatto che però non mantiene intatta la qualità originale della foto) anche in formato cosidetto raw, che riporta con completezza l’immagine catturata dal sensore CCD (Charge Coupled Device) che sostituisce la pellicola fotografica in una macchina digitale. Il formato raw dipende perciò dalla particolare fotocamera usata, e solo il software che accompagna quella particolare fotocamera è in generale in grado di decifrarlo. Se, per lo scrupolo di conservare esattamente le foto così come sono state scattate, si memorizzasse su CD il formato raw, ciò probabilmente in prospettiva sarebbe un errore, poichè la probabilità che tra dieci anni il software di decodifica di quel particolare formato sia ancora usato, e possa essere eseguito sui sistemi operativi che ci saranno a quell’epoca è estremamente bassa. Molto più logico sarebbe invece immagazzinare l’immagine in qualche altro formato standard che ugualmente la conservi nella sua integrità, per esempio TIFF (Tagged Image File Format) o PNG (Portable Network Graphics). Questo problema è molto sentito in ambiti anche professionali di conservazione dell’informazione, tanto che una delle aziende leader nel campo della pubblicazione di documenti elettro- nici, la Adobe, proprietaria del formato PDF (Portable Document Format) ha attivato una collaborazione con l’organizzazione internazionale di standardizzazione ISO per la pubblicazione di uno standard di derivazione del formato PDF, per consentire la sua decifrabilità svincolandola dall’uso di un software specifico di proprietà dell’azienda. 6. Quando la protezione può creare problemi Cito quest’ultima minaccia per la conservazione di dati digitali poichè essa è potenzialmente insidiosa e probabilmente non sufficientemente considerata. L’esempio che segue è ripreso dalla trattazione che di questi temi ha fatto il prof. Luciano Scala, personalità eminente nel campo della conservazione dell’informazione, in occasione di un convegno sul “Futuro della memoria digitale” tenutosi a Firenze nel 2003. La città di Anversa è stata, nel lontano (!) 1995, la prima città belga a sviluppare un proprio sito Web. Dopo appena sei anni, nel 2001, volendo ricordare l’evento della pubblicazione del primo sito municipale belga, si ricercarono i nastri che contenevano i cosiddetti “backup” del sito originale. Una volta recuperati i nastri dagli archivi, le difficoltà furono quelle già elencate sopra (ritrovare un lettore adeguato, fare i conti con un nastro parzialmente rovinato perchè inavvertitamente sovrascritto, decifrare formati non sempre freschissimi), con in più il problema di avere alcuni nastri che erano stati archiviati usando una password di protezione. L’algoritmo di cifratura era evidentemente buono e robusto, poichè l’unica soluzione per poter leggere quelle parti è stata rintracciare le persone che avevano lavorato in quel centro; esse fortunatamente ricordavano le procedure di recupero delle password che altrimenti avrebbero impedito la lettura di alcuni dei vecchi nastri. In questo caso un espediente studiato per proteggere i dati, probabilmente utilizzato solo in ossequio ad una procedura di archiviazione vigente all’epoca nel Centro Elaborazione Dati, ha rischiato di impedirne il loro successivo recupero. Un discorso parallelo, nel campo della produzione professionale di contenuti, riguarda la gestione dei diritti di accesso DRM (Digital Right Management). Il problema è di dimensioni enormi e sta su sci tan do ba t t a g lie le g a li milio na r ie . Quantunque questo non sia luogo adatto ad approfondire l’argomento, vale la pena ricordare che la protezione dei diritti di copia è di per sè nemica della diffusione dell’informazione, e nonostante il DRM sia oggi di gran moda, non sempre le mode sono a prova di futuro. Se l’applicazione di digital watermark, di tecniche di protezione delle copie, di gestione dei diritti digitali prendesse piede anche presso i privati cittadini potrebbe portare all’assurda situazione in cui, ad esempio, il figlio non può fare una copia delle foto del padre senza usare una specifica licenza digitale che magari si è persa nei meandri di un vecchio hard disk o in una smart card finita per errore nel secchio della spazzatura … . NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 15 n. 1 - Giugno 2006 35 GUADAGNI OK 17-05-2006 9:08 Pagina 36 GUADAGNI • L’obsolescenza dei supporti tecnologici: “Quanto durano i ricordi digitali?” 7. Che fare? L’utilizzatore non professionale di tecnologie informatiche ha, come abbiamo visto in precedenza, la stessa esigenza di conservazione dell’informazione e si scontra con problemi simili a quelli, ad esempio, di una istituzione accademica che deve memorizzare il patrimonio culturale rinchiuso in documenti cartacei vecchi di secoli. Naturalmente i mezzi economici a disposizione sono diversi, come lo sono le dimensioni dei problemi da affrontare, ma la larga diffusione di tecnologie di memorizzazione a basso costo (es. masterizzazione di CD e DVD) può in alcuni casi creare un vantaggio per l’utilizzo in entrambi i contesti. Apparecchiature molto complesse che sono state proposte nel recente passato per l’archiviazione industriale dei dati (ad esempio costosi jukebox di dischi ottici particolari) rischiano di essere meno sicure rispetto a mezzi più popolari ed economici: vendute in pochi esemplari esse sono infatti soggette a rapida obsolescenza, con conseguente perdita in maniera quasi definitiva di grandi moli di dati. Tutti i pericoli elencati possono essere affrontati seguendo semplici norme di comportamento: una buona manipolazione ed una idonea archiviazione sono le regole indicate da Michael Gilbert (nel suo articolo già citato) contro il deterioramento fisico dei supporti; l’uso di tecnologie di storage non di nicchia ma invece ad ampia diffusione (es i CD/DVD) alleviano il rischio di non disporre di lettori con esse compatibili; l’uso di formati il più possibile standard per conservare documenti, immagini e filmati - rifuggendo da formati proprietari magari molto più di moda - protegge la leggibilità futura dei bit immagazzinati; infine l’uso ragionato e praticato solo in caso di effettiva necessità di tecniche di protezione basate su cifratura dei dati scongiura il rischio di dimenticare il “PIN” (incubo di tutti i possessori di bancomat ...). Ma c’è di più … . 8. Sfruttare la riproducibilità e l’abbondanza. Chi ha vissuto l’era delle pellicole (per foto e filmati) e dei nastri magnetici (per la musica) utilizzati a fini amatoriali, sa bene con quanta cura andasse conservato l’originale dell’informazione, consci del fatto che ogni copia avrebbe comunque perso un pò della qualità catturata, poichè il processo di degrado analogico si accumula per effetto di copie successive. Mio cognato metteva le pellicole fotografiche, singolarmente impacchettate, a conservare nel freezer (creando qualche problema familiare per la promiscuità dell’acetato col bollito), ma non ho mai saputo se questa tecnica consentisse un effettivo miglioramento della conservazione dei colori originali nel tempo, come lui ha sempre sostenuto. Abbiamo già accennato al fatto che, con l’era digitale, questo problema non esiste più: se l’origi- 36 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 15 n. 1 - Giugno 2006 nale è digitale, ogni sua copia, anche dopo mille riproduzioni, gli sarà fedele bit per bit1. È naturalmente possibile, ed anzi consigliato, trar profitto da questa caratteristica per scongiurare la perdita soprattutto dei ricordi digitali che si hanno più cari, conservandone più copie. In questa pratica le leggi di Moore, che si applicano ancora perfettamente all’andamento dei costi e delle prestazioni delle attrezzature informatiche, ci danno una buona mano. Nella figura 4 è rappresentato lo stato dell’arte della memorizzazione digitale al momento della stesura di questo articolo (sicuramente chi lo leggerà troverà questa informazione già sorpassata e ciò che oggi sembra quasi miracoloso pensando a ieri, domani sarà roba vecchia). Recentemente è stata sfondata la barriera del Terabyte per hard disk da Personal Computer di classe media, quelli usati dagli utenti privati più tecnologicamente avanzati. FIGURA 4› Le memorie di massa attuali (figure non in scala). La miniaturizzazione consente di immagazzinare 40 Gigabyte in un HD delle dimensioni di una moneta da un euro, e persino tecnologie più sofisticate come quelle delle memorie a stato solido (es. flash memory) hanno capacità dell’ordine dei Gigabyte, come si può vedere nella figura 4. I costi naturalmente dipendono dal tipo di supporto, ed oggi si va dai circa 70 euro per Gigabyte per le tecnologie a stato solido (Flash, SD e similari), ai 10 centesimi di euro per quelle ottiche (DVD) passando per i circa 40 centesimi di euro al Gigabyte per gli hard disk magnetici. Prezzi che potremmo definire popolari, visto che la memorizzazione di due ore di video amato(1) Questo a patto che nel processo di copia non si modifichi l’originale, ad esempio comprimendolo con tecniche “a perdita d’informazione” (JPEG è una di esse). Il processo di editing, salvataggio, compressione dell’informazione (es. foto o musica) dà luogo a cambiamenti spesso irreversibili. È sempre buona norma perciò mantenere almeno una copia dell’originale, che contiene tutta l’informazione catturata al momento della “registrazione”. GUADAGNI OK 17-05-2006 9:08 Pagina 37 GUADAGNI • L’obsolescenza dei supporti tecnologici: “Quanto durano i ricordi digitali?” riale alla massima qualità può essere effettuata su un singolo DVD del costo di meno di un Euro. E ancora la ricerca non si ferma: tecnlogie ottiche basate su laser che operano nella zona del blu/indaco sono già sulla rampa di lancio commerciale (previsto inizialmente per il 2005, ed ormai in ritardo di circa un anno) promettendo dischi che nelle dimensioni di un CD/DVD attuale potranno immagazzinare da 15 a 50 Gbyte a seconda dello standard utilizzato. Il miglioramento è destinato a continuare, come si desume esaminando nella figura 5 le linea di tendenza di capacità e costi delle memorie. Il grafico a destra (fonte:IBM Computers), pur essendo vecchio di oltre cinque anni, predice con sufficiente precisione la situazione attuale (addirittura approssimando per difetto le capacità disponibili), mentre quello di destra ci fa vedere quale sarà la probabile situazione di qui a dieci anni per quanto riguarda il costo unitario delle memorie di massa. Le previsioni IBM di 5 anni fa sono state rispettate ... Costo di 1 Terabyte di memoria (dollari) 100.000.000 10.000.000 1.000.000 100.000 Andamento del costo unitario della memoria di massa, con previsioni fino al 2015 10.000 1.000 100 10 1 1985 1995 2005 2015 9. Aumentano le esigenze FIGURA 5› Linee di tendenza e costi delle memorie. Se tanta abbondanza è più che sufficiente per gli scopi prevedibili a breve, gli scrutatori (e i costruttori) del futuro stanno immaginando scenari in cui anche una moltiplicazione per mille delle capacità attuali (o una corrispondente riduzione dei costi) avranno un senso per soddisfare bisogni scaturiti da nuove mode e comportamenti. Il dilagare dei diari in rete, i cosidetti Blog, con le loro più recenti versioni multimediali, fanno intravedere la possibilità, nel prossimo futuro, di avere a disposizione una registrazione quasi totale delle proprie esperienze di vita. (2) Sensecam é un progetto Microsoft in cui una macchina fotografica (o, in futuro, una videocamera) indossata come accessorio di abbigliamento riprende ciò che succede intorno al “portatore” e lo scarica tramite rete su un archivio. Lifeblog è un progetto Nokia similare, che ha per protagonista naturalmente un telefonino in grado di effettuare riprese video che vengono scaricate in tempo quasi reale su un sito Web via collegamento di telefonia mobile UMTS. Sembra fantascienza, ma se aziende del calibro di Microsoft e Nokia 2 hanno dato vita a progetti di ricerca in queste direzioni, c’è da aspettarsi che prima o poi qualcosa del genere accada. C’è comunque un limite alla quantità di informazioni che ognuno di noi può generare (e verosimilmente voler archiviare), e memorie di qualche Terabyte3 costituiscono probabilmente un ordine di grandezza accettabile per la conservazione di tutto ciò che vorremo trattenere. Se le tendenze previste saranno confermate, i problemi di quantità e costi saranno presto risolti in maniera positiva, consentendoci di duplicare a basso costo gli archivi digitali cui siamo più affezionati, rendendo più improbabile una loro prematura scomparsa. (3) Per avere un termine di riferimento, si consideri che la completa archiviazione in formato DVD a buona qualità di tutta la produzione cinematografica italiana, dalle origini ad oggi (circa 4000 titoli) richiederebbe meno di 20 Terabyte. NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 15 n. 1 - Giugno 2006 37 GUADAGNI OK 17-05-2006 9:08 Pagina 38 GUADAGNI • L’obsolescenza dei supporti tecnologici: “Quanto durano i ricordi digitali?” 10. Infine, la rete: divagazioni a ruota libera. Le riflessioni finora effettuate non hanno tenuto conto di una variabile che è ormai inscindibilmente legata ad ogni discorso sul mondo dell’elettronica e dell’informatica: la rete. I Personal Computer da qualche anno non sono più oggetti isolati, nè all’interno della casa (sempre più diffusi sono i collegamenti di “home networking” che consentono ad esempio allo stereo di suonare la musica contenuta nel PC, o alla televisione di visualizzare le foto digitali) nè all’esterno, col loro collegamento alla rete Internet. Il ruolo del Personal Computer, comunque mascherato 4 , sarà sempre di più quello di un aggregatore e manipolatore di informazioni che possono essere poi fruite all’interno o dall’esterno dell’ambiente domestico, vuoi tramite terminali che vanno dai telefoni cellulari ai computer palmari, vuoi attraverso collegamenti ai punti di accesso ad Internet diffusi in tutto il mondo. Cosa c’entra questo con la conservazione dell’informazione? Intanto, l’idea di immagazzinare l’informazione in contenitori “remoti” rispetto al luogo del suo utilizzo (utilizzando quindi la rete come mezzo di trasporto) ha già avuto almeno due applicazioni, una nel campo professionale ed una nel campo privato. Il concetto di remotizzazione dei data centre per funzionalità di disaster recovery è ormai consolidato, e molte aziende hanno database sincronizzati attraverso la rete in luoghi molto distanti tra loro, a scongiurare che eventi catastrofici possano distruggerne l’intera dotazione di dati, ivi inclusi gli archivi di backup. Dal punto di vista dell’utilizzo non professionale, molti Service Provider offrono ai propri utenti, a pagamento, l’uso di uno spazio di memoria in rete utilizzabile sia come archivio supplementare dei dati a casa, sia come punto di accesso a tali dati visibile da Internet. Ma la situazione della rete come memoria di massa dell’informazione digitale potrebbe ulteriormente evolvere nei prossimi anni. Consideriamo per un momento la situazione attuale: solo una piccola parte dell’informazione contenuta nei computer collegati alla rete è effettivamente accessibile dalla rete stessa (si tratta dell’informazione contenuta nei siti Web, c’è chi ipotizza che essa rappresenti circa il 3% dell’informazione totale). Di questa informazione disponibile in rete una buona parte è contenuta in database accessibili solo attraverso i siti Web, ma non direttamente indicizzabili dai motori di ricerca. In pratica perciò oggi una piccola parte dell’informazione è effettivamente accessibile da rete, e di questa solo una piccola porzione è ricercabile. Immaginiamo ora invece che l’informazione contenuta nella maggior parte dei Personal (4) Sto pensando qui ai cosidetti “Media Center”, computer che collegandosi al televisore agiscono da intermediari tra il mondo dell’informazione digitale e quello del broadcasting, che sta anch’esso digitalizzandosi (Televisione Digitale Terrestre, canali digitali satellitari, TV via Internet, ...). 38 NOTIZIARIO TECNICO TELECOM ITALIA › Anno 15 n. 1 - Giugno 2006 Computer del mondo possa essere disponibile e ricercabile in rete. Questa sarebbe di gran lunga la più grande biblioteca che l’umanità abbia mai concepito, una biblioteca in perenne rapida evoluzione, in cui in ogni momento nuova informazione sarebbe disponibile ma anche vecchia informazione verrebbe persa, tutte le volte che una persona cancellasse un file dai suoi archivi. L’ultima riflessione che vorrei proporre riguarda la somiglianza della situazione descritta sopra con quella di una memoria biologica, che continuamente apprende e che dimentica le cose meno importanti: anche in questo enorme archivio dinamico le cose più interessanti sarebbero replicate migliaia di volte, in tutte le memorie locali di coloro che, per un motivo o per l’altro, avessero copiato localmente l’informazione. Informazione destinata a morire quando, dimenticata da tutti, fosse cancellata anche dall’ultimo hard disk in cui era stata scritta. Così, sarebbe interessante sapere se la sorte di questa memoria (si perdoni il calembour) sarà quella di durare di più sulla carta su cui verrà stampata o nella forma digitale in cui è stata prodotta, e se un pronipote avrà maggiori probabilità di ritrovare questa mia piccola eredità ricercandola tra i vecchi libri in soffitta, o nel suo computer, oppure nella rete … . — ABBREVIAZIONI ASCII DRM DVD IM JPEG MPEG PDF PNG SMS TIFF American Standard Code for Information Interchange Digital Right Management Digital Video Disk Instant Messaging Joint Photographic Expert Group Motion Pictures Experts Group Portable Document Format Portable Network Graphics Short Message Service Tagged Image File Format F r a n c o G u a d a g n i si è laureato in Ingegneria Elettronica all'Università di Pisa e l a v ora d al 1 9 8 1 in Telecom Italia. Professionalmente si è occupato dapprima di reti dati, collaborando alla introduzione in Italia della prima rete dati a pacchetto focalizzandosi in seguito sul settore applicativo delle reti di computer (posta elettronica, file transfer). Dal 1990 il suo interesse professionale si è spostato sulla rete Internet, concentrandosi soprattutto sugli aspetti di applicazioni e servizi. Dal 1995 al 2000 ha rappresentato Telecom Italia all’interno del World W ide Web Consortium, ha avuto partecipazione attiva a diversi organi di gestione/amministrazione di Internet in Italia. Oggi è responsabile dell’ingegneria dei sistemi di Messaggistica Telecom. Nel corso della sua carriera ha pubblicato numerosi articoli su riviste di settore ed ha contribuito con presentazioni ed interventi a convegni di rilevanza nazionale ed internazionale.