La formazione della città industriale

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La formazione della città industriale
Il processo di innovazione tecnologica e scientifica
porta alla nascita della cosiddetta “Rivoluzione
industriale” verso la metà del XVIII sec. in Inghilterra.
In particolare gli aspetti caratterizzanti sono:
ing. Luca Springhetti
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La storia dell’ urbanistica moderna è legata ai
mutamenti prodotti sulla società e sul territorio dalla
RIVOLUZIONE INDUSTRIALE.
Per “rivoluzione industriale” si intende il repentino
processo di sviluppo della tecnologia applicata
alla produzione industriale che ha inizio in
Inghilterra a partire dalla metà del XVIII secolo.
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1760-1780 PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Riguarda prevalentemente il settore tessile e
quello dell’industria metallurgica. E’ caratterizzata
dall’introduzione della spoletta volante e della
macchina a vapore.
1870-1880 SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Caratterizzata dall’introduzione dell’elettricità, dei
prodotti chimici, del petrolio e suoi derivati.
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Le principali “invenzioni” che segnano
il progresso tecnologico sono:
• 1733 Fly shuttle - tessitrice meccanica
• 1764 Jenny - filatrice meccanica
• 1771 The water frame - filatrice idraulica
• 1785 Watt engine - tessitrice a vapore
Fu così che in una sola generazione si
compirono progressi tecnici che resero
possibile un aumento della produzione
industriale “quasi illimitato”.
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I MUTAMENTI DETERMINATI
Il primo mutamento significativo è l’ AUMENTO DELLA
POPOLAZIONE dovuto alla diminuzione del coefficiente di
mortalità. In Inghilterra:
• 6,5 milioni abitanti nel 1750
• 9 milioni abitanti nel 1800
• 14 milioni abitanti nel 1831
Cambia la distribuzione degli abitanti sul territorio con lo
spopolamento delle campagne e la concentrazione intorno
a nuclei urbani sempre più grandi; nasce il processo di
urbanizzazione.
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I MUTAMENTI DETERMINATI
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LA RETE DEI TRASPORTI
Le esigenze del commercio, specie per la necessità di trasporto
delle merci, inducono lo sviluppo della rete dei trasporti.
Le strade parrocchiali del XVII sec. e le strade bianche di
quartiere mantenute dal lavoro gratuito dei cittadini (le corvées),
vengono sostituite da nuove strade a pedaggio costruite da
compagnie private.
Gli estuari e i corsi dei fiumi sono congiunti in reticoli di canali resi
navigabili. Sono organizzati servizi privati per il trasporto di
passeggeri e merci.
Nel 1769 Watt perfeziona e brevetta la macchina a vapore e il
carbone coke comincia ad essere usato nei processi industriali.
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LA RETE DEI TRASPORTI
In seguito all’invenzione della
locomotiva a vapore di Stephenson
comincia lo sviluppo della rete
ferroviaria
(1825),
dapprima
privata e poi di gestione statale
(1844).
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LA RETE DEI TRASPORTI
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LA RETE DEI TRASPORTI
L’invenzione della locomotiva a vapore cambia radicalmente il
sistema dei trasporti e ha ripercussioni importanti sui modelli
urbanizzativi. La prima linea di servizio pubblico è la
Manchester-Birmingham del 1830.
I nuovi programmi di sviluppo della rete ferrata modificano
profondamente l’assetto territoriale, ma sia la legislazione che
l’esperienza operativa acquistano un carattere “settoriale”
impedendo di fatto una sinergia con la pianificazione urbanistica.
La conseguenza più importante ai fini urbanistici è la revisione
delle leggi sugli espropri, che dovendo essere applicati su vasta
scala vengono resi più agevoli per lo Stato.
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LA RETE DEI TRASPORTI
In Italia la prima ferrovia è la Napoli – Portici (40 km)
inaugurata il 3 ottobre 1839 e realizzata per volere di
Ferdinando II di Borbone da una Società per Azioni francese.
Le prime due locomotive giunsero dall'Inghilterra. Si trattava
della Bayard e della gemella Vesuvio progettate sul prototipo di
Stephenson con una potenza di 65 HP e capaci di trainare 11
carrozze per un peso di 46 tonnellate alla velocità di 50 km/h.
Le rotaie erano di ferro battuto (per le ferrovie inglesi precedenti
era stata utilizzata la ghisa).
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ESPANSIONE DELLE CITTÀ
Tra la metà del XVIII sec. e la prima del XIX sec. si avvia in Europa e
negli Stati Uniti un intenso processo di urbanizzazione che assunse
ritmi e dimensioni fino ad allora impensabili. Tale processo fu
conseguenza diretta dello sviluppo industriale che richiedeva grandi
concentrazioni di manodopera e mercati di consumo per le proprie
merci. Masse enormi di contadini si trasformarono in proletariato
urbano, facendo aumentare le dimensioni delle città.
Nella metà del ‘700 mentre l’architettura raggiunge la massima
armonia nella progettazione di ambienti monumentali, si assiste nel
contempo all’espansione disordinata dei sobborghi operai.
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ESPANSIONE DELLE CITTÀ
Due fattori alimentarono la rapida e disordinata
crescita delle città:
1. L’affermarsi del liberalismo nell’economia e nella
società (libertà di godimento della proprietà privata,
compresa la proprietà di suolo urbano) sancita dagli
esiti della Rivoluzione Francese.
2. Lo sviluppo di nuovi sistemi di trasporto (ferrovia,
automobile) che liberarono le industrie dall’obbligo di
localizzarsi presso le fonti di energia (privilegiando i
bacini di manodopera, dunque le città) e che
agevolarono lo sviluppo estensivo delle città.
Londra ha già all’inizio dell’800 un milione di abitanti.
Nel 1841 ne conta 2 milioni e 235 mila superando
ogni altra città presente e passata.
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LE CONDIZIONI EDILIZIE
Il repentino conurbamento nei centri industriali porta alla
necessità di costruire nuovi alloggi:
• saturando gli spazi vuoti degli isolati
• costruendo nuovi quartieri periferici
La costruzione dei nuovi edifici è opera di speculatori, i jenny
builders, che non potendo aumentare gli affitti, traggono
profitto abbassando la qualità dei nuovi quartieri.
Ma le carenze igieniche, relativamente sopportabili in
campagna, diventano insopportabili in città per
l’accostamento promiscuo ed il numero elevatissimo di edifici
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…… IN DEFINITIVA:
1. migliorano le condizioni sanitarie: diminuisce la
mortalità e aumenta la popolazione;
2. molti contadini sono attratti da maggiori
guadagni in città e lasciano le campagne
(fenomeno dello spopolamento);
3. la necessità di migliorare i profitti comporta il
miglioramento delle tecniche di produzione con
relativo
aumento
del
fabbisogno
di
manodopera.
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.….. IN DEFINITIVA:
4. il suolo che prima era proprietà di signorie e
Clero è ora di proprietà dei borghesi o dei
contadini; è divenuto libero e perciò
commerciabile come qualsiasi altro prodotto e
soggetto alla speculazione di chi cerca di
ottenere il massimo profitto;
5. Si realizzano strade dove non ce ne è bisogno
per aumentare il valore dei suoli
6. Sfruttamento del suolo (edifici alti e senza limiti
di superficie)
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LA NASCITA DELL’URBANISTICA MODERNA
Conseguenze della rivoluzione industriale sulla città e
sulla società dell’epoca:
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LE CONDIZIONI IGIENICO-SANITARIE
In campagna le case hanno molto spazio intorno. I rifiuti liquidi e solidi
possono essere eliminati con relativa facilità e le diverse funzioni
(allevamento degli animali, traffico merci e pedonale, giochi dei
bambini) possono svolgersi senza eccessivi disturbi reciproci.
Ma in città l’addensamento e l’estensione senza precedenti dei nuovi
quartieri operai rendono pressoché impossibile lo smaltimento dei rifiuti,
lungo le strade corrono i rigagnoli delle fogne scoperte, ogni angolo è
coperto di immondizia, il fango e la melma coprono le strade.
Nei medesimi spazi il traffico industriale è promiscuo a quello
residenziale: circolano i carri, i pedoni, vagano gli animali, giocano i
bambini.
Le officine adiacenti alle case le investono con i loro fumi tossici, le
coprono di pulvisco, inquinano i canali.
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TIPOLOGIA DEI CORTILI
i cortili delle abitazioni nuove sono abbastanza regolari
le abitazioni sono doppie intorno ai cortili
non c’è sufficiente ricambio d’aria
nei cortili si raccoglie di tutto
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TIPOLOGIA DEI COTTAGES
1° fila, hanno porta posteriore e un piccolo cortile
2° fila, sul vicolo interno, hanno muro in comune con 3° fila,
pessima ventilazione
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PIANTA DI UN CORTILE DI
NOTTINGHAM (1845)
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PIANTA
ABITAZIONE
OPERAIA
SOVRAFFOLLATA
A GLASGOW
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LE CONDIZIONI SOCIALI
Le condizioni sociali pre-industriali erano percepite come un destino
ineluttabile: esistevano “da sempre” ed apparivano agli occhi delle
generazioni che le vivevano, sostanzialmente immutate.
Invece la città industriale è un “fatto nuovo”, sorto sotto gli occhi delle
stesse tantissime persone che ne sopportano i disagi.
C’è una rapida presa di coscienza della condizione sociale, e un
convincimento che le capacità dell’uomo e la forza delle macchine,
come hanno generato questa realtà, possono cambiarne il corso.
La povertà, condizione accettata da secoli senza speranza, viene ora
riconosciuta come un “male” che può e deve essere affrontato e vinto.
Nascono le prime associazioni di lavoratori.
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LE RAGIONI ECONOMICHE
Lo sviluppo dell’economia indotto dall’utilizzo delle nuove tecnologie
meccaniche determina ben presto l’esigenza di aprire nuovi mercati.
Ampliando i mercati, la ricchezza della società può crescere in misura
sempre maggiore.
Per aumentare i capitali bisogna dunque:
• raggiungere nuovi mercati esterni (attraverso il miglioramento della
rete dei trasporti);
• aprire nuovi mercati interni (migliorando le condizioni di vita e le
retribuzioni dei lavoratori per renderli consumatori dei beni che loro
stessi producono).
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LE RADICI DELL’URBANISTICA MODERNA
Le radici dell’urbanistica moderna sono proprio qui, nel momento in cui
le gravi situazioni della città industriale provocano non solo il disagio,
ma anche la protesta delle persone che vi sono coinvolte.
L’urbanistica abbandona per sempre la posizione di apparente
distacco dai conflitti sociali, conservata fino ad allora all’ombra del
potere assoluto.
L’impegno dell’urbanistica non è relegato ai soli aspetti tecnicodistributivi, ma si carica di un significato sociale che non
l’abbandonerà più: tentare di distribuire i benefici del progresso a
tutte le fasce sociali della popolazione.
Nel periodo che va da Waterloo (1815) alla rivoluzione del 1848 gli
aspetti tecnici e quelli politici della ricerca urbanistica si presentano
fortemente uniti, quasi incorporati uno nell’altro.
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