Franks e la guerra di cartongesso

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Franks e la guerra di cartongesso
Franks e la guerra di cartongesso
ItaliaOggi (media & pubblicit
Numero 072, pag. 20 del 26/3/2003
di Giorgio Triani
Fuori dai giochi
Franks e la guerra di cartongesso
Oggi stop allo spot. Ma per riflettere sulla dimensione
comunicativa di una guerra che offre numerose cose
sorprendenti. Che qui mi limitera porre per punti, da sviluppare
meglio, come mi riprometto dopo magari avere raccolto le
opinioni del mio affezionato panel di lettori. Anzitutto la sorpresa
generalizzata nei confronti di una guerra che si riteneva
impossibile ma scoppiata; che doveva essere veloce e pulita e
invece rischia di essere lunga e sporca; che non si credeva
potesse essere costecnologica e nel contempo cosprimitiva,
cos´living room war', cioseguita cosfedelmente dal soggiorno
di casa e nel contempo coslontana dal sentimento e dai vissuti
quotidiani di gran parte dell'opinione pubblica occidentale.
Soprattutto dei giovani, la cui mobilitazione antibellica
specularmente opposta a quella che nel secolo scorso e
soprattutto nella prima parte, che registrle due guerre mondiali,
li vide scendere in piazza invocando, appunto, la chiamata alle
armi. Le proteste anti-Vietnam degli anni 60/70 si sono
trasformate in un rifiuto generazionale generalizzato. Il no war
militante infatti un grido essenzialmente giovanile e da societ
dei consumi che putollerare solo guerre commerciali ma non
guerre vere.
Curiosamente per ed il secondo punto, i furori ideologici, che
da sempre abitano o meglio hanno abitato i giovani, ora sono
prerogativa dei padri e dei nonni. Che stando ai sondaggi sono
pi propensi a credere che quella all'Iraq sia una guerra di
liberazione, cioad alto contenuto ideale anziché geopolitico ed
economico. Cosa questa che, per ribadire il precedente
concetto, pochissimi giovani condividono. Con cirisultando pi
realisti, dunque pi vicini alla verit di numerosi commentatori e
opinionisti che ai tanti ragionevoli dubbi, che avrebbero l'obbligo
di esprimere, preferiscono presidiare tesi precostituite. Ovvero
pro o contro l'America a prescindere, come se fossimo ancora
nell'epoca della guerra fredda. O come se, ed la terza
questione, la prospettiva e il punto di vista, anche televisivo,
non fossero in questa guerra anch'essi radicalmente mutati.
Stavolta infatti a dare conto del conflitto non pi la Cnn bens
Aljazeera, col risultato che dalla guerra araba raccontata in
inglese si passati alla guerra angloamericana raccontata da
una tv araba. E credo si possa tutti convenire che stiamo
vedendo una guerra che non ci aspettavamo di vedere.
Tuttavia l'immagine di contrasto pi forte fra i due mondi e modi
di vedere la guerra la offre la sala stampa in cui si tengono i
briefing del generale Tommy Franks: un set in cartongesso
allestito dallo scenografo hollywoodiano George Allison e
costato 200 mila dollari. Coscinematografico da concedere al
telespettatore l'idea che da un momento all'altro possa
comparire Tom Hanks o George Clooney.
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