Primo numero anno scolastico 2013-2014
Transcript
Primo numero anno scolastico 2013-2014
A N. N.11 Anno scolastico scolastico 2005 - 2006 Anno 2013-2014 Lombry “A 360°” Notizie e curiosità dalla Scuola Agraria Salesiana di Lombriasco Carissimo Lombry 360°, ancora una volta risuona l’annuncio del Natale: la nascita di Gesù. Ogni anno che passa ed ogni volta che mi accingo a scrivere su questo tema, ho l’impressione che la voce si faccia sempre più flebile, sempre più feriale. Immediatamente il mio pensiero va a quella lontana notte in cui, rifiutati da tutti, Giuseppe e Maria dovettero accamparsi in una grotta al di fuori delle mura della città, protagonisti di quell’evento che avrebbe cambiato le sorti della storia. Oggi più di ieri, questa voce si mescola a quelle tante che, assordanti e provenienti da ogni dove, rischiano di soffocarne il suono, ma nello stesso tempo emerge sovrana la certezza, l’energia e la potenza di quel Bambino che un giorno, divenuto adulto, ha rassicurato i suoi dicendo: “sarò con voi fino alla fine dei tempi”. Allora celebrare il Natale vuol dire lasciarci rischiarare dalla sua luce e saper leggere le vicende della nostra vita con i suoi occhi, sorretti da quella speranza che proprio lui infonde nei nostri cuori ed alimentati da quell’amore che lui per primo ci ha insegnato e testimoniato. Da qui prendono significato quei gesti di bontà e di solidarietà che proprio a Natale siamo invitati a compiere, ma soprattutto da qui nasce quello stupore che pervade la nostra vita, quando ci apriamo a questo mistero così disatteso e così decisivo per il destino dell’umanità. Il Natale di Gesù è un “già ed un non ancora”, che è affidato agli uomini di buona volontà, a quei piccoli che si lasciano catturare da Dio e dal suo mistero, a cui gli angeli annunciano: “Gloria Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”. Il mio augurio più cordiale e più sincero è che ciascuno dei tuoi lettori possa fare questa esperienza in maniera definitiva, ancorando la propria vita a Gesù di Nazareth, che è l’unico in assoluto che può dare risposte certe ai nostri interrogativi più profondi e dirci con verità: “anche tu sarai con me in Paradiso”. Il Signore li benedica, benedica le loro famiglie, il loro lavoro, dia compimento a quel desiderio di bene che ognuno porta nel cuore. Buon Natale a tutti con l’affetto e l’amicizia di sempre. Sac. Genesio Tarasco direttore Ciao a tutti! Qualcuno si ricorderà di me, per chi si chiedesse chi sono vi basti sapere che sono un’ex allieva del Liceo Scientifico. Vi starete domandando perché vi scrivo, mi hanno chiesto di raccontarvi la mia nuova esperienza universitaria post maturità e io lo faccio molto volentieri. Per qualcuno di voi l’università è ancora molto lontana, per i ragazzi di quarta e quinta forse è un grosso punto interrogativo. Non temete: troverete la vostra strada. E per trovare la mia, per inseguire il mio sogno, udite udite, sono andata a studiare addirittura a Roma. Frequento il primo anno di Medicina all’università La Sapienza. Roma è un mondo a parte, in ogni angolo di strada si sente la magia di una città che è tra le più belle del mondo, se non la più bella. L’ambiente universitario, poi, è qualcosa di spettacolare; finalmente si possono studiare materie che interessano davvero, si conosce una marea di gente nuova, ci si sente liberi di poter organizzare il proprio tempo come e quando piace, senza avere l’ansia di interrogazioni o verifiche imminenti. Ma badate bene, non è tutto rose e fiori, soprattutto per uno studente fuori sede! Considerando che Roma è una città molto caotica, quando capitano scioperi dei mezzi pubblici è il caos più totale, e spostarsi diventa davvero difficile. Inoltre, vivere da soli ha i suoi vantaggi ma anche i suoi svantaggi: non sapete quanto ci vuole per mantenere pulito e in ordine l’ambiente in cui si vive, per cucinare, lavare i piatti, fare lavatrici e stirare! Il tempo sembra abbondare, ma in realtà la mole di libri da studiare per preparare gli esami è davvero enorme! Hanno ragione i prof. quando dicono che all’università sarà tutto diverso. Non c’è più nessuno che vi dice esattamente cosa studiare e per quando farlo, non ci sono le verifiche che mettono alla prova le conoscenze relative ad una parte di programma, non ci sono scadenze così rigide come alle superiori. Nonostante abbia iniziato il mio nuovo percorso di studi da poco più di un mese, mi sto rendendo conto che l’università è tutta questione di organizzazione del tempo, oltre che di impegno ovviamente. A Lombriasco ci si sente protetti, si è tutti una grande famiglia. All’università i professori non sanno nemmeno chi sei e i tuoi compagni di corso ti considerano un ipotetico rivale per il posto di lavoro. Lombriasco mi ha dato molto, per questo voglio lasciarvi dette due semplici cose. La prima è di godervi gli anni delle superiori, perché sono davvero ricchi di emozioni e non ritorneranno indietro. Godetevi ogni intervallo, ogni festa, ogni occasione di stare insieme, ogni prova dei canti; ricorderete con sorriso le battute dei prof. o dei vostri compagni, i rimproveri del consigliere, l’animazione del mattino, i diverbi con gli insegnanti o con gli amici. Accettate ogni proposta che vi viene fatta perché ogni attività vi permette di formare il vostro carattere, di crescere e maturare. La seconda è di non vedere il futuro unicamente come qualcosa di incerto e preoccupante. Quando verrà il momento di scegliere che cosa fare dopo la maturità, indipendentemente dal fatto che vorrete proseguire gli studi o cercare un lavoro, non fatevi intimorire dalle poche prospettive di riuscita. Quando scegliete, scegliete con il cuore. Scegliete ciò che vi rende felici, anche se costerà tanto impegno e sacrificio. Date il meglio di voi, sempre. Un caloroso saluto e buon proseguimento di studi! Antonella Chiavassa Ex allieva Liceo Sono ormai tre mesi che ho lasciato casa mia in Italia per intraprendere un Exchangeprogramme, grazie all’associazione Intercultura, qui a Scott Air Force Base, una base militare in Illinois. Devo ammettere che i primi giorni non sono stati semplici: nonostante avessi studiato inglese fin dalle elementari, una volta arrivata non capivo praticamente nulla. “Can you repeat?”, “Sorry?” erano le frasi di rito in ogni conversazione. Ma poi, abituandomi, è andata molto meglio e ora riesco a cavarmela discretamente! A scuola mi sembra di vivere in uno dei classici telefilm americani: corridoi con gli armadietti, cheerleaders, giocatori di football e chi più ne ha più ne metta! Sto frequentando il senior year presso la Mascoutah High School e a maggio parteciperò alla festa del diploma con tanto di lancio del cappello! Sono entrata a far parte della banda della scuola, diventando così una “marchingIndian”: ho dovuto imparare a marciare e, anche se all’inizio mi sentivo ridicola perché non avevo alcuna idea di come muovermi, grazie all’aiuto dei drummajors alla fine ce l’ho fatta! Ho suonato a tutte le partite di football giocate in casa con gli altri studenti della banda, passando fantastici momenti insieme e tifando per la nostra squadra: “Go Indians!!!”. Ora la stagione è finita e stiamo iniziando a prepararci per il saggio di Natale. La settimana scorsa era la “spirit week”: ogni giorno ci siamo travestiti in modo diverso, dai personaggi di Toy story a “blast from the past”. Giovedì sera c’è stata una partita di football, in cui i ruoli erano invertiti: le ragazze erano le giocatrici, mentre i ragazzi erano i cheer boys e pom boys! Il giorno seguente abbiamo dovuto indossare i colori della scuola, bianco e viola, e abbiamo girato un video musicale nei corridoi della scuola. La settimana è terminata con l’Homecoming, il ballo di ottobre: mi sono davvero divertita a prepararmi con mia sorella ospitante (abbiamo iniziato alle dieci di mattina per arrivare a scuola alle sette di sera!!) e ad essere letteralmente paparazzata dai nostri vicini di casa! Adesso abbiamo già cominciato a pensare al Prom, per il quale indosseremo un vestito da vere principesse e affitteremo una limousine per raggiungere il ballo! Essere un’exchange-student significa anche trovarsi a rispondere alle domande più assurde che si possano immaginare, come “Se sei italiana, sai parlare italiano?” o, peggio ancora, “Avete le bottigliette d’acqua in Italia?”, ma anche questo fa parte dell’esperienza! Ora posso dire di sentirmi a casa, anche se a migliaia di chilometri di distanza dal mio paese, e parte di una nuova famiglia, sebbene senza alcun legame di sangue. Il mio consiglio a tutti è di provare a pensare seriamente a vivere questa esperienza, che non deve essere per forza negli Stati Uniti o lunga un anno, ma che in ogni caso ti permette di imparare una lingua, di conoscere una nuova cultura, di diventare più maturo e indipendente e che, soprattutto, ti cambia la vita! Francesca Barbieri (IV LS) negli USA per un anno Molti si chiederanno, sbuffando, perché ogni anno i prof insistono sul partecipare al concorso promosso dal “Movimento per la Vita”. Innanzitutto, sappiate che vincere non è così difficile, ogni anno almeno tre o quattro ragazzi della nostra scuola vincono un weekend in una città italiana (quest’anno a Trieste, il precedente a Roma) o il viaggio a Strasburgo al Parlamento Europeo, semplicemente inviando una foto, un tema, una poesia, un video o un disegno. Il tema del concorso (ormai alla ventiseiesima edizione) ogni anno è diverso, per dare l’occasione a tutti di partecipare, e magari di vincere, più volte! Jessica Rosso (IV LS) ed io siamo state le fortunate vincitrici del viaggio premio a Strasburgo e siamo appena tornate da questa incredibile esperienza! Quattro fantastici giorni di…“vacanza istruttiva” insieme a più di 200 ragazzi provenienti da tutta Italia. Il giro turistico nella pittoresca cittadina di Strasburgo, la visita al Consiglio d’Europa e al Parlamento Europeo (con tanto di votazioni come fanno gli europarlamentari e un incontro con due onorevoli), le risate e l’allegria, le gare di dialetto con i ragazzi delle altre regioni (uno spasso “Piemonte vs Sardegna” durante le ore di viaggio!), le nuove amicizie, niente verifiche né libri, sono solo un assaggio di tutto ciò che abbiamo vissuto e che vi aspetta il prossimo novembre! Sia i weekend in Italia che i quattro giorni a Strasburgo sono, soprattutto, un’importante occasione di incontro e dialogo tra ragazzi e ragazze su temi profondi e molto cari al Movimento per la Vita. Questa associazione si occupa di dare aiuti economici alle neomamme in difficoltà, conforto e sostegno alle donne che hanno intenzione di abortire o l’hanno già fatto, ma soprattutto si prodiga in ogni modo per difendere il diritto alla Vita e il diritto al futuro di tutti i bambini non ancora nati. Quest’anno il tema del concorso era appunto “Uno di noi, la persona umana nel cuore dell’Europa”, su cui ogni partecipante doveva svolgere un elaborato scritto o grafico sulla domanda spinosa al centro di molti dibattiti: il concepito, l’embrione, il feto, il bambino non ancora nato, è un essere umano già avente dei diritti? È “uno di noi”? La scienza dice di sì, poiché già nella singola cellula dell’embrione il corredo genetico è identico a quello di un adulto; entrambi, quindi, sono pienamente esseri umani. Allora perché si ricorre all’aborto con così poca noncuranza? Perché sono permessi esperimenti scientifici che distruggono embrioni umani (e quindi uccidono delle persone, delle vite)? Magari molti sono contro queste pratiche, ma cosa fanno in concreto per fermarle? Una opportunità noi tutti l’abbiamo avuta, i cittadini dell’Europa intera l’hanno avuta. Nessun giornale o notiziario ne ha parlato, ma sono state raccolte 1.891.207 firme in 28 Paesi europei per chiedere all’Europa di bloccare i fondi che finanziano le ricerche che uccidono embrioni umani. Da questa iniziativa dei cittadini europei è stato creato un documento, un “Appello all’Europa”, che noi vincitori del concorso 2013 abbiamo approvato (nell’emiciclo del Consiglio d’Europa, con una votazione ufficiale) dopo le modifiche presentate da ogni regione italiana. Duecentoventi ragazzi italiani sono stati la voce di quasi due milioni di cittadini europei. E sono molto contenta di poter dire che c’era anche la mia voce, la mia firma, lì in quel documento che, quando sarà approvato dal Parlamento Europeo, potrà impedire l’inutile e barbara uccisione di migliaia piccole vite. Durante il soggiorno e il viaggio abbiamo inoltre avuto l’occasione di vedere due film: “Bella” di Eduardo Verastegui e il cortometraggio “Il circo della farfalla”. Guardateli, perché sono davvero meravigliosi, non li dimenticherete facilmente, perché sono quei tipi (rari) di film che emozionano davvero nel profondo. La testimonianza più toccante ed emozionante, però, non l’abbiamo trovata su un libro o in un film, ma in noi. Un esempio? La standing ovation in seguito all’intervento di una vincitrice del concorso, una ragazza all’apparenza come tante altre. Con poche parole ci ha commossi tutti. Lei, a diciotto anni, è mamma di una bambina di due anni. Essere adolescenti e madri non è assolutamente facile: ha dovuto rinunciare a molte cose e ha dovuto affrontare numerose difficoltà, ma non si è pentita. Lei è felice di non aver abortito, perché <<la cosa più bella del mondo è tenere in braccio la propria figlia dopo averla data alla luce>>. Grazie a questo viaggio ho compreso e realizzato che anche se il futuro, in questi tempi difficili, sembra così oscuro e la società più corrotta che mai, c’è sempre qualcuno pronto a combattere per i più deboli ed indifesi. E noi giovani possiamo fare molto per cambiare ciò che non va; un passo alla volta, naturalmente. Vi consiglio, dunque, di prendere sul serio questa iniziativa; non avete nulla da perdere a partecipare, ma tanto da guadagnare! Nel caso in cui non sia riuscita a convincervi sul fatto che questo concorso merita davvero qualche minuto del vostro tempo , almeno ricordate sempre che la Vita Umana è la “prima meraviglia” e bisogna sempre, e fin dal principio, difenderla e rispettarla! Baglione Giulia (V ITA) Ognuno di noi provi ad appoggiare una mano sul proprio petto, sicuramente sentirà un battito continuo, regolare, il ritmo della vita, musica del corpo. È il nostro cuore. È un lavoratore instancabile che sin dal primo secondo di vita comincia a battere. Quindi la vita comincia immediatamente, già con il concepimento. Noi siamo uomini, esseri umani fin da subito. Questa è una delle cose che il soggiorno a Strasburgo mi ha insegnato. L'uomo è un essere unico e irripetibile e aver avuto la possibilità di battersi per una legge a livello europeo per la protezione degli embrioni, contro la pratica orribile dell'aborto, è stata un'incredibile emozione. Altrettanto incredibile è stata la sensazione che tutti noi vincitori abbiamo provato nel momento in cui siamo entrati nella sede del Consiglio e del Parlamento europeo. Vivere un giorno da parlamentare, sedere in quei grossi scranni, votare delle vere e proprie proposte di legge e avere a che fare con dei politici in carne e ossa è stata una grande fortuna oltre che un immenso onore. Per una volta nella vita ho avuto l'occasione di fare qualcosa di concreto non solo per me, ma per tantissimi altri esseri umani. Ognuno dei quattro giorni in cui sono stata in viaggio è stato eccezionale. Ogni giorno c'erano cose nuove da fare, da scoprire e anche nuove persone da conoscere. Infatti ad aver vinto questo concorso siamo stati in 280 ragazzi, da tutte le regioni italiane. Ho quindi avuto modo di fare nuove conoscenze, nuove amicizie, scoprendo nuovi dialetti. È stata anche questa una delle cose divertenti di quei giorni. Non avevo mai avuto idea di quanto fosse spassoso discutere con un veneto, un romano o un sardo. È stato davvero bello trovarsi a Strasburgo, battersi per una causa così nobile. È stato grandioso constatare che tutti noi, sebbene arrivassimo da moltissime e divertentissime zone d'Italia, abbiamo condiviso stessi valori e stesse idee, tutte a favore della vita e dell'essere umano. Grazie a questo viaggio abbiamo inoltre potuto comprendere maggiormente ciò che sia l'Europa e abbiamo avuto modo di avvicinarci a essa. Ci siamo infatti resi conto che un po' tutti, soprattutto noi giovani e ragazzi, siamo parecchio distanti dall'Unione Europea. La consideriamo un'entità lontana, un'idea dai flebili contorni più che una realtà concreta. E invece non è così. Le questioni che riguardano l'Europa e l'Unione Europea stessa hanno molta più influenza di quanto non si creda. E l'Italia stessa ne è un esempio. A Strasburgo abbiamo ricevuto delle spiegazioni su ciò che è l'Europa, sulla sua politica, sulla sua economia. Abbiamo ricevuto delucidazioni anche riguardo gli Stati membri, la moneta, il caro Euro. Grazie Strasburgo per tutto questo. Grazie per quei quattro giorni che sono stati un’esperienza incredibile! Jessica Rosso (IV LS) Avendo inaspettatamente vinto un premio al concorso per il Movimento per la Vita, sono partita per Trieste a fine settembre conoscendo soltanto tre dei cinquanta ragazzi partecipanti e non sapendo cosa aspettarmi da questo particolare viaggio. Abbiamo visitato la foiba di Basovizza e la risiera di San Sabba e mai come in quel momento mi sono sentita vicina all’orrore della seconda guerra mondiale e all’importanza della vita. Abbiamo assistito ad un’interessante testimonianza di una tenace signora del Movimento per la vita di Trieste che ci ha esposto il suo pensiero: la vita, seppur manifestata in un piccolo ovulo fecondato, è da difendere, perché nessuno ha il diritto di decidere la morte di un individuo. Anche se alla partenza eravamo un po’ scettici per quanto riguardava il tema del viaggio, ci siamo divertiti e ci siamo trovati bene con gli altri ragazzi ; personalmente ritengo di aver arricchito il mio bagaglio culturale e di aver imparato a guardare con occhi diversi questi problemi perché nessuno ha il diritto di togliere la vita ad una persona, sia questa un embrione, un bambino, un adulto o un anziano. Alessia Romero ( IV LS) ETIOPIA. In Africa, nella vasta Etiopia, qualche mese fa, ho rivisto cose consuete, ordinarie e comuni che in quel luogo possedevano nomi nuovi. I miei occhi hanno ricordo di quelle impagabili immagini: le persone, le strade, il cielo, la notte, il giorno, tutto si presentava a me con nomi differenti, inediti, spiazzanti....incredibili davvero! Conducevo il mio viaggio, accumulavo scenari: le persone avevano tratti decisi, visi tondi di acceso colore ebano o ambrato. Affrescavano i bordi di strade senza fine, popolavano e abitavano l’argine e il limite del fiume. Le persone erano un popolo in cammino, diaspora di carni confuse alle bestie sempre al fianco, sempre al pascolo. Bovini e ovini sembravano migranti, chini e mesti a contendersi brandelli d’erba graduali come pellegrini della crocevia. La gente era anche mercato, le mani strette in scambi e promesse, lungo vie dal marrone scurissimo come torrenti sporchi. Oltre le boscaglie e le savane d’acacie ho veduto tribù dalle esistenze ancestrali, dove gerarchie e riti di un tempo si perpetuano e non si smarriscono. Erano canti, fuochi e lance. Ho ammirato un cielo alto che brandiva l’alba e il tramonto con vene e zampilli rosso sangue. Il giorno era scosso da lampi di caldo oppure da tuoni di pioggia che, indesiderata e nefasta batteva, inondava e distruggeva i raccolti. La notte, accompagnata dal ronzio degli insetti, avvolgeva ogni cosa come un manto o una coperta, ovattava e ipnotizzava. La missione di Don Bosco a Zway spiccava nel paesaggio dell’Etiopia: era una casa calda e capiente, che sfamava speranze, accoglieva e generava riuscite. Lì la messa era festa, i ragazzi erano figli e fratelli, le donne madri e nutrici, la preghiera un’ode ad alta voce e i miseri strumenti musicali improvvisavano un concerto. La missione era una guaina, una fodera che proteggeva, accudiva, istruiva ed edificava. In Etiopia non c’era niente, nulla; ma, confidate, vi era ogni cosa... Ho assistito ad un prodigio: era mattina, prestissimo, sostavo nei pressi del letto di un grande ruscello che, da tempo, non incontrava più acqua. Un mandriano, un fanciullo altissimo vestito di un brandello colorato che lo avvolgeva in vita, adornato di perline, ha fissato un punto lontano del fiume prosciugato. Lentamente, simulando i passi di una gazzella, lo ha raggiunto e con le mani incavate e nodose, ha scavato sabbia e pietre con fervore e scrupolo. Le sue mani, che sembravano mulini, mestoli e secchi, hanno trovato l’acqua da cui i capi scarni della sua mandria hanno attinto vita.... Era un uomo, ma a me è parso un eroe, l’esigua pozzanghera una sorgente e un tesoro. La pozza era genesi! In Africa, in Etiopia qualche mese fa, ho rivisto cose consuete, ordinarie e comuni che in quel luogo possedevano nomi nuovi… Preside Marziano Bertino “Aneddoto sagace dal sapore formativo” In un angolo dell’Europa occidentale non lontano dal luogo residenziale di chi sta scrivendo, in una valle ricoperta da boschi e turgidamente allietata da corsi d’acqua rigogliosi, ricchi di fauna ittica, aveva la sua modesta abitazione in una baita un personaggio alquanto singolare, il quale dopo anni di attività pastorale trascorsi nella città e nei paesi della pianura si era ritirato in solitudine preghiera, offrendo le sue orazioni e la sua saggezza a quanti volessero incontrarlo nel nuovo sito abitativo. Eustachio, non essendo ancora giunto all’età sinodale (= anzianità), conduceva una vita piuttosto spartana, mantenendosi con il proprio lavoro manuale. Attigua alla sua casetta c’era una piccola stalla, dove si trovava una vacca grigio alpina, Luisetta, che annualmente partoriva un vitellino simpaticamente saltellante nei prati limitrofi. Con il latte vaccino Eustachio, monaco intraprendente, confezionava burro e piccole forme di prodotti lattierocaseari, secondo antiche ricette apprese in tempi passati da amici margari. Tali articoli commestibili venivano prelevati dai parenti ed amici del suddetto, che gli procuravano il necessari per vivere. Oltre al bestiame di grossa taglia, vi erano due galline (Guendalina e Bastianina), un cane Bovaro del Bernese, chiamato Parpuin, ed un gatto nero, onorevole Moro, in omaggio al celebre statista ucciso dalle Brigate Rosse negli anni Settanta. In quel luogo selvaggio, totalmente immerso in una natura quasi selvaggia, che si era ripresa molti spazi un tempo coltivati da generazioni di montanari solerti e laboriosi, gli unici rumori erano quelli legati alla variabilità delle stagioni o ai movimenti degli abitatori umani e non di quel territorio. Le giornate del nostro anacoreta erano ritmate dai tempi di preghiera, di lavoro, di lettura sacra e profana e da lunghe camminate per i sentieri che si diramavano lungo i costoni rocciosi ed i prati rimasti sgombri dagli alberi. Achille, invece, era un giovanotto piuttosto atletico, molto consapevole delle proprie capacità e, di conseguenza, cospicuamente orgoglioso di se stesso. Per ogni problema lui aveva la soluzione idonea ed il pronome maggiormente utilizzato era “io”. Egli aveva una grande dimestichezza con qualsivoglia strumento tecnologico e pretendeva che gli altri fossero al suo stesso livello (purché su un gradino inferiore, s’intende!). Nelle sue occupazioni quotidiane utilizzava un marchingegno mostruoso, Mozilla, che secondo l’opinione di alcuni sarebbe stato il toccasana in grado di risolvere tutte le problematiche ed avrebbe agevolato quelle operazioni previste per le attività organizzate nel centro presso cui il baldo giovane lavorava. Mozilla, però, come molte delle creature inventate dalla mente umana, manifestò ben presto la sua mostruosità, degna di quanto fu ideato dal celebre dottor Frankenstein. Infatti, questo strumento tecnologicamente avanzato monopolizzava tutte le energie di chi doveva servirsene, facendogli dimenticare molti altri aspetti ugualmente importanti. E’ risaputo che la vita umana non si limita ad esaurire i meccanismi previsti dalle procedure scritte, ma è fatta di presenze significative, capaci di dialogare e di prendersi a cuore le situazioni che si presentano quotidianamente e che spesso superano i codici ed i verbali redatti a tavolino. Col passare degli anni, Achille giunse a rendersi conto di vivere in simbiosi con Mozilla, ma di non riuscire più a rapportarsi positivamente con le persone. Era così entusiasta di quell’aggeggio malefico che non si era accorto delle situazioni di disagio di chi gli stava accanto. Bisognava fare qualcosa e subito! Aveva sentito parlare del buon Eustachio da un amico che era uscito da un periodo buoi di crisi esistenziale grazie alla frequentazione dell’eremo descritto precedentemente. In una domenica di mezzo autunno, il superbo manager, che presumeva di sapere tutto in ambito tecnico-scientifico, partì con la sua automobile alla volta della località indicatagli dal suo conoscente. Lasciata la vettura presso l’ultima borgata, che si animava di una certa vitalità soltanto nei giorni festivi con l’arrivo di alcuni villeggianti e dei parenti dei pochissimi valligiani residenti, si inerpicò per una mulattiera non eccessivamente rapida, verso la meta desiderata, con la menta sospesa nell’incertezza propria di chi sta per incontrare una persona mai conosciuta prima. Trovò Eustachio nel prato leggermente scosceso posto nelle vicinanze del suo nucleo abitativo, nell’atto di assistere al pascolo di Lisetta. Il pomeriggio ottobrino era riscaldato dal sole. Parpuin, fedele amico del sacerdote, appoggiava il muso sul ginocchio dell’uomo esperto, tuttavia vedendo il giovanotto si mise ad abbaiare finché non fu invitato a tacere. L’ospite civilizzato si presentò e si sentì dire: “siedi qui e raccontami la tua vita”. La voce calda ed accogliente di Eustachio, l’atmosfera per lui surreale e bucolica del luogo, il fatto stesso di essere a contatto con il mondo animale e vegetale produssero in lui un effetto altamente benefico, per cui sentendosi a proprio agio (sensazione non più sperimentata da tanto tempo!) prese a dipanare la sua storia, soffermandosi sui problemi emersi nell’ultimo periodo. Eustachio ascoltò con attenzione il racconto biografico del tecnocrate, poi stette in silenzio per qualche minuto, attesa che al giovanotto parve un’eternità. Fissandolo con sguardo bonario, proprio di chi è in pace con Dio e con gli uomini, gli rivolse queste parole: “Non farti rubare il tempo! L’essere umano, grazie al progresso scientifico e tecnologico, raggiunge traguardi sempre più elevati, impensabili dalle generazioni precedenti. Le innovazioni che la modernità offre alla gente rendono indubbiamente l’esistenza più comoda e dovrebbero velocizzare le varie operazioni quotidiane. In ogni caso, l’imperativo è sempre quello del buon vecchio Socrate: Conosci te stesso! L’uomo si agita, presume di governare la realtà circostante e tende a prevaler sugli altri, tuttavia durante tutto il suo percorso terreno riesce soltanto a sfiorare il suo io più profondo. Se non avrai cura della tua interiorità, difficilmente potrai costruire relazioni positive con i tuoi simili. E trovandoti ad educare le giovani generazioni, ad esempio i tuoi figli, tieni presente la priorità della prossimità educativa e resisti alla tentazione di vivere in simbiosi con le apparecchiature che devono rimanere nel loro ruolo di strumenti, ma che creano pericolose dipendenze”. Il sole stava cedendo il posto al crepuscolo, Lisetta si era abbeverata abbondantemente presso la vasca della fontana e stava entrando nella stalla esortata dal muso di Parpuin, allorché il saggio pastore di anime e di bestie si congedò dal suo visitatore. Salutandolo fraternamente, gli mise un mano un libriccino di aforismi (= piccole frasi sapienziali) scritto da un fraticello cronista, tal Giovanni Carlo da Pontida, piccolo tesoretto finalizzato a purificare il suo animo sconquassato dalla modernità. Achille ritornò a valle con lo spirito più sollevato e propose a se stesso di mettere in pratica le indicazioni ricevute, ripromettendosi di ritornare, appena fosse possibile, in quell’oasi di pace e di rigenerazione spirituale. Caro amico lettore di queste note, abbi sempre un’opinione equilibrata di te stesso, coltiva ideali forti e la costanza per portarli a compimento. Non accontentarti di utilizzare dei mezzi, accetta la fatica del rapporto personale con i tuoi simili e non impedire ai buoni consigli di giungere alla tua mente e al tuo cuore. Paulus Agricola Evidentemente Enrico IV, re di Francia, non godeva della compagnia giusta quando pronunciò la celeberrima frase: “Parigi val bene una messa!”; noi, al contrario, abbiamo avuto la possibilità di trascorrere quattro giorni in compagnia delle favolose tre classi del Liceo Scientifico di Lombri! La sera del 15 ottobre, tutti carichi di entusiasmo davanti alla scalinata della scuola, ci accingiamo a partire per un lungo e assonnato viaggio. Parigi ci si presenta tutto subito piovosa e con una tetra nebbia. Visitiamo al mattino la cattedrale di SaintPierre de Montmartre e al pomeriggio, quasi in preda alla disperazione dei prof, saliamo sulla Tour Eiffel parecchio infreddoliti e delusi dalla scarsa visuale. Fortunatamente alla fine il tempo si fa perdonare regalandoci un raggio di sole e ci permette di concede un’oretta libera senza bisogno dell’ombrello. L'hotel si rivela non essere una topaia, coinvolta in sparatorie e scippi, situata nel peggiore quartiere di Parigi, come descritto nelle recensioni su internet, anzi ci troviamo bene e stiamo tranquilli. Nei giorni seguenti visitiamo la bella ed artistica Parigi: il museo del Louvre ci mostra opere famosissime, l'austera e imponente cattedrale di Notre Dame ci stupisce con i suoi innumerevoli gargoyles, rimaniamo impressionati dalla romantica serata in Bateau Mouche che ci apre alla contemplazione del fantastico mondo di luci che è Parigi di notte, la reggia di Versailles ci incanta con le sue fastose stanze (in particolare la sala degli specchi!) e i suoi impeccabili giardini. I pranzi sono l'occasione per gustare i piatti tipici della Francia (crêpes in prima linea!!) e girare per le più importanti vie della città; le cene, invece, si svolgono nel ristorante Self Buffetterie Rivoli, dove ci vengono offerti dei menù fissi. Il divertimento è stato assicurato anche dai mitici quattro prof che ci hanno accompagnato: il nuovissimo prof Cavarero, rivelatosi ironicamente “sovversivo” (con il verde la Monchiero, con il rosso Cavareroo!), l'ormai consolidato catechista del triennio, Bertolo, l'informatissimo Cantore, che ci snocciolava notizie su ogni quartiere parigino e, “the last butnotleast”, la spumeggiante e inimitabile prof Monchiero! I giorni sono trascorsi troppo veloci per i nostri gusti e purtroppo, dopo una tappa ad Annecy, un lacustre e medievaleggiante paesino quasi al confine con l'Italia, ci dirigiamo verso casa. Il viaggio di ritorno, trasformatosi in una specie di serata in discoteca, è stato un ultimo entusiasmante ricordo della stupenda gita. Con la nostalgia di questa fantastica esperienza, che ci ha dato la possibilità di aumentare il nostro bagaglio culturale e di fortificare i rapporti con i compagni e con i professori, pieni di aspettative per il prossimo anno, ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito a renderla possibile ed indimenticabile. Laura Costamagna, Angelica Racca (IV LS) Quest’anno, la meta della nostra gita è stata la città del flamenco e della corrida, dell’arte e della sangria: Barcellona! Certo, ritrovarsi tutti alle tre e mezza del mattino davanti alla scuola non è stato facile, ma dopo cinque minuti eravamo tutti pronti alla nuova “conquista”. Prima tappa: Camargue. Posto davvero stupendo, dove è stato possibile ammirare distese erbose, i tipici cavalli bianchi e tori. La sera eravamo già a Barcellona, della quale abbiamo potuto assaporare l’architettura, l’arte, le particolarità dello stile di vita: a differenza della nostra piccola e tranquilla Lombriasco, Barcellona pullula di gente di nazionalità diverse che, come noi, ammirano e scoprono la città. Al ritorno, tappa nuovamente in Francia e poi dritti a casa. Penso che la gita, che fortunatamente ci propongono ogni anno, sia un momento durante il quale possiamo legare con i nostri amici ancor di più e trovarne di nuovi. Oltre ad essere un viaggio di educazione d istruzione, la gita è stata un viaggio fantastico, divertente ed emozionante grazie ai professori che l’hanno organizzata e a noi che vi abbiamo preso parte, perché siamo riusciti ad apprezzare appieno le meraviglie ammirate nella fantastica città. Il viaggio è stato lungo ma non pesante, grazie ai compagni di quinta che ci hanno tenuto allegri; ci siamo divertiti anche con i prof, molto disponibili, pazienti e simpatici nei nostri confronti. Carlotta Cavaglià (IV ITA) Barcellona: una metropoli ricca di vita, storia e cultura, rinata grazie alle Olimpiadi del 1992, dopo i decenni bui e terribili della dittatura franchista. Non bastano però due generici cenni per riuscire a far comprendere al meglio la sua immagine, anzi! Senza nulla togliere alle realtà francesi visitate, come Carcassonne, sono certo che Barcellona sia stata la tappa più significativa del nostro viaggio, poiché ha permesso a tutti noi di compiere un passo in più verso la maturità personale. Lì abbiamo avuto modo di conoscerci meglio, liberando il proprio “io” interiore. Alcuni hanno legato con persone che, magari, prima non si conoscevano, altri hanno rilanciato “relazioni” consumate dal tempo. E’ stata nel complesso un’esperienza fuori dagli schemi, condita di molte visite culturali, più o meno interessanti; probabilmente, a parole non sono riuscito a trasmettervi le emozioni provate, però basta guardarci negli occhi per capire cosa abbiamo provato. Ed è ora giunto il tempo dei ringraziamenti, che mai bastano in queste occasioni. Grazie ai prof, vecchi e nuovi, che hanno saputo guidarci nel cammino; un particolare grazie va agli spagnoli che, oltre ad aver sopportato il canto popolare “marieme, vöi marieme…” alle due di notte in centro a Barcellona, hanno saputo regalarci un’incredibile esperienza culturale. Grazie! Luca Ternavasio (IV ITA Eccoci, siamo tornati, per l’ultima volta, dalla gita, quest’anno tenutasi a Barcellona. Secondo me è stata la gita più bella tra tutte quelle effettuate in questi anni, forse perché era l’ultima, forse perché il tempo era favoloso, o forse perché … Comunque sia, non potrò mai scordarmela. La permanenza nel capoluogo catalano è stata fantastica: è una città molto viva, tanto di giorno quanto di notte, con monumenti favolosi. La Rambla, la lunga via centrale che collega la spiaggia al centro della città, è bellissima, ricca di negozi, bancarelle e persone da ogni parte del mondo. Il primo giorno l’abbiamo trascorso sulle “orme di Gaudì”, tra il Parc Guell e la Sagrada Familia; il primo è stupendo, gli edifici presenti sono perfettamente in sintonia con la natura circostante; impressionante è la volta della Sagrada Familia, che dà la sensazione di trovarsi in un bosco. Il giorno dopo è stata la volta di due cantine, situate nelle vicinanze della città, enormi ed attrezzatissime: Torres e Codorniù. La ciliegina sulla torta alla gita l’abbiamo messa noi, i partecipanti: i prof scherzavano e ridevano con noi che non eravamo da meno. La gita si è dimostrata, come sempre, un momento davvero speciale: non posso che ringraziare la scuola che ci ha permesso di vivere questa magnifica esperienza. Federico Noè (V ITA) Una sola parola basta a far sedere su un pullman, alle 3.30 del mattino, 65 ragazzi, molto più che addormentati, con un bel sorriso stampato in viso: Barcellona! Ebbene sì, quest’anno il triennio degli agrari è partito alla volta della “caliente” (nonostante fosse ottobre) Espaňa! Le ore di viaggio non sono state poche, ma il particolare paesaggio della Camergue (tra terreni paludosi, vitigni e coltivazioni, fenicotteri, cavalli bianchi e tori possenti), la ristoratrice pausa pranzo a Saint-Marie de la Mer (che qualcuno ha sfruttato anche per mettere i “piedi a mollo” e tastare il bagnasciuga francese), i canti e le risate hanno fatto volare il tempo e, nel tardo pomeriggio, stavamo già scaricando le valige nella casa salesiana di Barcellona (dove c’è stato persino Don Bosco!). Meno di 12 ore prima eravamo ancora in Italia, a cercare di addormentarci nelle posizioni più assurde sui sedili del pullman (o anche sdraiati nel corridoio), mentre la sera eravamo seduti in un locale sulla spiaggia, nella zona della “Barçeloneta”, con sotto il naso un bel piatto fumante profumato di paella! Nel caso la vostra invidia non fosse già ai massimi livelli, è mio dovere riferirvi che in Spagna, anche alle due di notte a passeggio lungo la famosa Rambla, la temperatura media era di 20°C! Costantemente in maniche corte a metà ottobre: una pacchia!! Oltre al Parc Guell (dove architettura e natura convivono in una perfetta fusione), agli altri inimitabili edifici di Gaudì, il Camp-Nou, la città medievale, il magnifico panorama dalla collina di Montjuic, il giro turistico di Barcellona ci ha riservato un’altra indimenticabile sorpresa: la Sagrada Familia. Il famosissimo edificio, ad uno sguardo frettoloso, può apparire un po’… incomprensibile e disordinato, ma non è affatto così. una facciata è ricchissima di dettagli e statua, è esuberante e gioiosa: perfetta rappresentazione della vita, il cui centro è la Natività. La facciata opposta è invece spoglia e malinconica, le statue e le forme sono spigolose: tutto ciò trasmette a pieno il dolore della passione di Cristo. L’interno, poi, è ancora diverso e, a dir poco, sbalorditivo. Luce, colore, purezza, natura esuberante e moderna architettura… queste e altre cento parole non basterebbero a descrivere la meravigliosa bellezza della struttura, tantomeno le espressioni entusiastiche di ogni visitatore. Qui le colonne diventano tronchi d’albero, la volta una chioma e le vetrate arcobaleni. Mai avrei immaginato di rimanere così affascinata da questa chiesa così grandiosa nella sua sobrietà, una creazione unica che dura da decenni, che cambia ed evolve ogni giorno (come un sogno, un’idea…). Un progetto architettonico quasi vivo, che continua grazie alle donazioni dei fedeli che la visitano. Da buoni agrari, non potevano mancare le visite in due cantine immense e spettacolari (con sotterranei da girare in trenino) dove abbiamo assaggiato il Cava, tipico spumante spagnolo (e, purtroppo per il bagaglio del pullman, ne abbiamo anche acquistato!). Questa gita è stata ricca di sorprese ed emozioni, tra cui anche l’assistere ad un torneo medievale in un ristorante-castello (dove è obbligatorio mangiare con le mani ed urlare ed incitare ai cavalieri a più non posso), a un’esibizione di flamenco e allo spassosissimo spettacolo dei prof. Bertino, Catalano e Bacci con indosso una parrucca rossa! Insomma, una gita davvero riuscita, il cui successo è stato possibile grazie agli organizzatori, ai professori che ci hanno accompagnato (tra cui le mitiche proff Bollati e Chiavazza) e a tutti noi. Grazie a tutti. Come ultima gita in questa scuola, la porterò sicuramente sempre nel cuore. Giulia Baglione (V ITA) Per la prima volta ho partecipato ad un viaggio di istruzione di più giorni, 4, trascorsi a Barcellona. E’ stata un’esperienza molto interessante e divertente principalmente per due motivi: primo perché la gita è stata organizzata davvero bene, abbiamo visto e visitato luoghi bellissimi; secondo perché abbiamo avuto l’occasione di “osservare” i nostri prof fuori dall’ambito scolastico, senza che banco e cattedra ci dividessero. Non erano più “esseri superiori” che, con una biro in mano ed un registro davanti, decidono del nostro anno scolastico, ma accompagnatori con cui è stato facile e bello chiacchierare e scherzare. Mi è piaciuto anche poter osservare i miei compagni fuori dalla scuola, i loro modi di fare e le loro abitudini; è vero che ormai ci conosciamo da un paio d’anni, però la reciproca conoscenza si è sempre limitata , con molti di loro, all’esclusivo ambito scolastico: ora, posso tranquillamente affermare di conoscerli tutti un poco meglio. Per il buon esito della gita ha contato molto anche la città visitata: Barcellona è enorme e stupenda. Certo, c’è un sacco di “gentaglia” che gira di notte, una cosa quasi inimmaginabile; è anche vero che, però, questo è un difetto di un po’ tutte le grandi città. Ammetto che, prima di partire, ero un dubbioso sulla scelta di dormire presso una casa salesiana: in realtà, ci hanno trattato molto bene e, anche se le camere erano davvero troppo piccoline, sono molto soddisfatto. Insomma, la gita è stata bella ed interessante, tutto è andato bene e io ne sono molto soddisfatto. Marco Solavaggione (III ITA) Quest’anno, la gita scolastica è stata organizzata in autunno: per questo motivo, eccoci qui a scrivere di essa per il numero del giornalino di Natale. Meta della gita del triennio agrario è stata Barcellona: per noi di terza si è trattato del primo viaggio di istruzione di più giorni e per questo siamo partiti, mercoledì 16 ottobre, con una carica pazzesca. Le nostre aspettative non sono state assolutamente deluse. Come già detto prima, per me si è trattata della prima gita di più giorni e fatta in autunno: per questo, non posso confrontarla con l’andamento di altre. Tuttavia, mi sento di affermare che preferisco i viaggi d’istruzione fatti in autunno. Nonostante il paesaggio primaverile sia più bello, pieno di colori offerti dalla natura, a livello scolastico si è quasi alla fine, si è stanchi e stufi, non si vede l’ora che l’anno scolastico abbia termine; in autunno, invece, è vero che il paesaggio è un po’ più spento ma, dal momento che al termine della scuola manca ancora un sacco di tempo, è possibile coltivare i rapporti con i compagni che con la gita si sono creati e rafforzati, cosa che in primavera non è più possibile fare perché il tempo stringe. La gita in autunno ci permette, dunque, di sfruttare al meglio durante l’anno scolastico il principale beneficio del viaggio di istruzione, ovvero unire la classe. Personalmente, la gita è stata un successo: non ci sono stati incidenti e mi ha aiutata molto a combattere la mia timidezza. Mi ha dato il tempo necessario per aprirmi sia con i compagni che con i prof: ho quindi avuto l’occasione di farmi conoscere. Tornata dalla gita, mi sento più tranquilla in classe, i prof non mi mettono più ansia e soggezione: in questo modo riesco ad essere più partecipe alle lezioni e non ho più paura di esprimere le mie opinioni, anche su argomenti più profondi e personali. Giulia Barbero (III ITA) La gita a Berlino e Monaco di Baviera, con la quale abbiamo chiuso il trittico dei viaggi di istruzione del triennio, è stata molto bella. Se, all'inizio, la proposta di partire a metà ottobre e non nella canonica primavera ci aveva lasciati un po' perplessi, ora possiamo affermare che è stata una scelta azzeccata. Non tanto per il tempo, piuttosto freddino, quanto perché abbiamo avuto la possibilità di goderci il viaggio con l'animo sereno di chi sa che l'esame è ancora tanto lontano; inoltre, ora possiamo concentrarci su quanto avverrà a giugno senza distrazioni e, va detto, senza più scuse... Sono stati quattro giorni all'insegna della cultura e del piacere di stare insieme, trascorsi a spasso per due città dove davvero, e non è semplice retorica, si è fatta la storia. Berlino è molto bella, in piena evoluzione e in perenne cambiamento (ci sono cantieri ovunque), è un continuo alternarsi di edifici storici ad altri ultramoderni. Però, che edifici! Il Raichstadt imponente, la classicheggiante Porta di Brandeburgo, il Muro di Berlino conservato intatto per circa un Km e mezzo lungo il fiume Schelda e poi ritrovabile, qua e là, quando meno te lo aspetti, in piccoli brandelli (Ungaretti docet...) in altre parti della città; Alexanderplatz attorniata da edifici imponenti con architettura lineare di sovietica memoria; check point Charlie che, a vederlo così, è giusto una capannetta addobbata a mo' di militare, dove figuranti agghindati da guardie russe o soldati americani si offrono per una foto ricordo a 5 euro l'una, ed invece poteva essere il primo campo di battaglia della Terza Guerra Mondiale; il Sony Center e Postdamerplatz, veri simboli della rinascita berline dopo gli anni bui del Muro. E poi ancora Charlottenburg, palazzo imperiale, e il Duomo, la Torre della Televisione. Quanta emozione, poi, nel poter passeggiare tra i blocchi di cemento che vanno a formare il monumento all'olocausto, oppure posare lo sguardo là dove sorgeva il bunker hitleriano: la storia è davvero passata da qui, con tutto l'orrore e la crudeltà di cui solo l'uomo è capace. Tuttavia, senza dimenticare gli errori tremendi del passato, Berlino sta cercando di voltare pagina, presentandosi ricca di fascino ed attrazione, pulita ed accogliente. Berlino però è anche divertimento: il nostro albergo era situato a pochi metri dalla via della moda, una sorta di Via Montenapoleone berlinese costellata di negozi dalle cui vetrine facevano bella mostra (e ciò ci ha reso tanto orgogliosi) moltissimi prodotti del made in Italy; oppure il maestoso Kadevee, centro commerciale, questo si per tutte le tasche, come tanti altri che abbiamo intravisto o dentro i quali ci siamo concessi, ad esempio, una pausa pranzo; oppure ancora l'Hard Rock Cafè, i pub, le discoteche, come il Qdorf (o qualcosa del genere) dove abbiamo trascorso una bella serata tutti insieme, don Danilo compreso!!!! Monaco di Baviera è invece più classica, asburgica: è una città altrettanto bella, con molto verde, attenta alle esigenze dei giovani, degli amanti dell'arte e della cultura, pulitissima e vivace. Il Duomo è strabiliante per come si innalza verso il cielo, Marienplatz è bellissima come tutto il centro, ovunque si offrono ai visitatori musei, pinacoteche, parchi; in quanto città universitaria è affollata di giovani e, quindi, di musica, di “struscio”, di allegria. Infine Dachau, in assoluto il momento più toccante della gita: poter vedere con i nostri occhi dove si è consumato l'orrore della follia nazista, le baracche dormitorio, le camere a gas e i forni crematori, il filo spinato e le torrette di controllo, ci ha fatto comprendere quanto ora si importante non dimenticare affinché nulla del genere si ripeta più. Una bella gita, insomma: certo, tante ore di pullman, la prima notte trascorsa a cercare un po' di comodità sui sedili non è da raccomandare a nessuno, qualche difficoltà l'ultima sera nel trovare il ristorante dove avremmo consumato la cena . Però ci siamo divertiti a conoscere due belle città e anche un po' di più i nostri compagni e i prof, sempre vigili e presenti ma mai invadenti. Grazie a loro e al nostro bravissimo autista per le belle giornate trascorse: alle quali certamente ripenseremo, con un po' di malinconia, nei prossimi anni. La V ITG Maria Assunta Pagliaro Abita: Torino Insegna: spagnolo Ama: le lingue, viaggiare e cucinare Non ama: la matematica Come insegnante si definisce: non spetta a me dirlo, preferisco siano gli altri a farlo Maria Chiara De Mattia Abita: Torino Insegna: Italiano e storia in II ITA e ITG, storia in I ITA, letteratura in III ITG; Ama: i viaggi, il caldo, dormire viaggiando, cucinare; Non ama: il pessimismo Come insegnante si definisce: in perfezionamento Gianfranco Cavarero Abita: dal lunedì al venerdì a Lombriasco, nel weekend a Bene Vagenna Insegna: filosofia e storia triennio liceo Ama: mangiare bene, cantare, le relazioni autentiche; Non ama: lo sport (soprattutto il calcio), il linguaggio usato a sproposito, la logica della prevaricazione e della prepotenza Come insegnante si definisce: scrupoloso Stefano Bacci Abita: Torino Insegna: Produzioni vegetali in triennio agrari Ama: la mia famiglia e il tennis Non ama: l’ipocrisia, le persone che “se la tirano” Come insegnante si definisce: appassionato e desideroso di condividere con i giovani; Andrea Cusati Abita: Torino Insegna: Italiano in I Media Ama: la corsa, il cinema (meglio se impegnato), la lettura e i viaggi Non ama: ciò che conosco marginalmente e che, quindi, non ho modo di valutare Come insegnante si definisce: un insegnante che ha ancora molto da imparare… per questo, si presteranno gli alunni che hanno tanto da offrire con suggerimenti e spunti di ogni tipo. Mi chiamo Pravin Joseph e sono un chierico salesiano. Vengo dall’India, dalla città di Pondicherry. Ho 27 anni e da quattro mesi abito a Lombriasco. Mi trovo bene qui anche se sento la mancanza della mia famiglia, dei miei genitori, dei miei fratelli e cognate, dei miei nipoti. Dopo aver completato gli studi in Economia ho fatto due anni di tirocinio a Chennai ( Madras) dove assistevo cinquanta convittori quindicenni. Sono in Italia per conoscere la terra di Don Bosco, per imparare l’italiano e per studiare Teologia. La lingua italiana è abbastanza facile ma il tamil e l’inglese lo sono di più. Nel tempo libero mi piace ascoltare musica e comunicare con i miei amici lontani. Fortunatamente qui condivido le mie giornate con Amal che mi sta aiutando in questa esperienza. Auguro a tutti i lettori di Lombry a 360°che questo Santo Natale doni pace nel cuore. Con amicizia, Pravin APPUNTAMENTI PORTE APERTE SCUOLE SALESIANE LOMBRIASCO Domenica 19 gennaio 2014 Sabato 15 febbraio 2014 dalle 14:00 alle 18:00 Con visita alle scuole e possibilità di incontro con docenti, allievi ed ex-allievi Stella cometa al salmone Spesso in cucina si è alla ricerca di sfiziose ricette di antipasti che non siano troppo difficili da realizzare. Ve ne proponiamo una per Natale- Capodanno che richiede pochissimi ingredienti ma che sarà sicuramente gradita ai vostri ospiti. Ingredienti Per 6 persone 300 g di salmone affumicato a fettine 2-3 uova 2 cucchiai di capperi sott’aceto Fette di pane nero (segale) Burro Sale Lessare le uova a fuoco vivace per 8-10 minuti. Passarle sotto l’acqua fredda, sgusciarle e tritarle; tenerle da parte al fresco. Imburrare la superficie delle fette di pane e con una formina ricavare delle stelle. Ritagliate delle fettine di salmone a forma di stella di uguale grandezza, adagiarle su quelle di pane facendole combaciare. Distribuire un cucchiaio di uova sode tritate, al centro mettete un cappero. Disponete le stelle su un piatto da portata dandole la forma di una cometa. Vino da abbinare: bianco ( es. Verdicchio) Buon Appetito! Prof. Alessia Racca Anche quest’anno, in occasione del Natale, vogliamo proporre un’importante iniziativa di solidarietà per far sì che la FESTA sia tale anche per quelli che sono meno fortunati di noi. Come ormai da tradizione, il nostro Istituto propone la sottoscrizione a premi che vede come destinatari dell’iniziativa: · la missione salesiana in Ucraina, per la costruzione di una casa per ragazzi senzatetto; · l’orfanotrofio di Juina in Brasile, per offrire un pasto caldo a 500 bambini per tutto l’anno; I premi sono numerosissimi anche grazie al contributo di molti ex-allievi che si dimostrano sempre generosi per la causa: un I-phone 5, quattro stufe Zibro, un Computer Portatile, due Cellulari ultratecnologici, 5 Compressori ABAC con accessori, una Bicicletta supersportiva e centinaia di altri bellissimi e stravaganti premi! I biglietti sono in vendita a partire da giovedì 12 dicembre: un’opportunità simpatica per un originale e solidale regalo di Natale. La Redazione di “Lombry a 360°” augura a tutti i collaboratori, ai lettori e alle loro famiglie i più sinceri auguri di Buon Natale e felice 2014!