Grest 2007 – Musica Mestro LA STORIA IL PIFFERAIO MAGICO

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Grest 2007 – Musica Mestro LA STORIA IL PIFFERAIO MAGICO
Grest 2007 – Musica Mestro
LA STORIA
IL PIFFERAIO MAGICO
PRIMA PUNTATA
– lunedì 18
Nella ridente cittadina di Hamelin, una calda mattina di giugno, il passero cinguettava
felice (cd cip).
Entra il topo e lentamente cammina, guardandosi in giro e scruta i bambini del grest.
Bettina si svegliò perché sentiva un insistente solletico ai piedi.
Mario, il marito e sindaco del paese, sentì strani rumori in cucina, si alzò e andò a
vedere nella dispensa.
Gaunilone, il vicino di casa, stava facendo colazione; ma, quando infilò una mano nel
barattolo dei biscotti, sentì qualcosa di peloso.
Mandarina allungò la mano per dare una mela al suo scoiattolo Birbi; ma qualcuno le
rubò la mela e Birbi rimase a bocca asciutta.
Tutti gli abitanti di Hamelin, quella mattina, ebbero uno sgradevole incontro con i topi.
Quando mai c’erano stati topi a Hamelin? Non se ne vedevano da anni. Eppure: topi in
cucina, in soffitta, sotto il letto, in bagno e in dispensa. Topi che rosicchiavano tutto
ciò che trovavano a tiro.
Entra il sindaco al telefono. Mario, il sindaco alzò la cornetta per chiamare il suo
fidato consigliere, ma cosa sentì : (cd squit) . Topi anche nel telefono.
Si convocò subito il Consiglio Comunale per trovare una soluzione all’emergenza.
Il sindaco osserva il topo. A scuola numerosi bambini non avevano potuto fare i compiti
perché i topi avevano rosicchiato le pagine dei quaderni. Il topo rosicchia un pezzo di
carta.
Al mercato i topi avevano rosicchiato frutta e verdura. Per non parlare del banchetto
dei formaggi: i topi spuntavano dal gorgonzola, dal pecorino e dalla fontina. Il topo
mangia una sottiletta.
Negli uffici i topi si infilavano nei capelli delle segretarie.
Nei supermercati le commesse inseguivano i topi con le scope.
Bisognava trovare una soluzione e in fretta. Il sindaco Mario e il Consiglio Comunale
proposero diversi espedienti.
Il sindaco porta un gatto per far paura al topo, ma il topo lo prende per la coda e lo
butta lontano. Il primo giorno acquistarono 300 gatti di ogni razza e dimensione. Ma i
topi erano così tanti che furono i gatti ad aver paura dei topi.
Il sindaco porta al topo la bustina di zucchero. Il secondo giorno provarono con il
veleno. Ma ben presto i gatti si erano assuefatti e non morivano più, anzi sembrava
che il veleno piacesse. Il topo annusa una bustina di zucchero, si lecca i baffi e lo
mangia.
Il sindaco porta una trappola al topo. Il terzo giorno provarono con le trappole: ne
misero di ogni tipo e ovunque. I risultati furono un gran numero di donne al pronto
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soccorso con le dita gonfie e gatti che miagolavano per le loro povere code
intrappolate.
Il quarto giorno provarono ad annegarli: inondarono con delle grosse cisterne d’acqua
tutte le strade del paese. Ma i topi non appena avvertirono il pericolo si rifugiarono
nelle case. Il topo con salvagente o boccaglio.
Il sindaco si siede avvilito e il topo gli fa i dispetti. Insomma il quinto giorno il sindaco
dichiarò battaglia persa e si ritirò a riflettere nel suo studio, triste, sconfitto e pieno
di topi.
Riusciranno gli abitanti di Hamelin a trovare una soluzione?
SECONDA PUNTATA
– martedì 19
Il topo passeggia tranquillo. Gli abitanti di Hamelin sembravano rassegnati, ma
qualcuno mise in giro una voce terribile. Dissero che i topi li aveva fatti arrivare
Candalura, lo stregone che viveva sulla collinetta appena fuori dalla città. Dissero che
era tutta colpa sua, infatti da lui i topi non erano arrivati.
Entra il gruppo dei bambini. In realtà un gruppo di bambini di Hamelin stava per avere
una grande idea.
Mandarina aveva solo sette anni, ma era un po’ la capetta del gruppo.
- Mandarina: “Ragazzi, avete notato che da Candalura i topi non vanno?”
- Paolo: “Certo e so anche perché. Mio padre, che è il sindaco, dice che è stato
Candalura a portare i topi in città”
- Saretta: “Quelle sono tutte bugie. Là non ci vanno perché non c’è niente da
mangiare”
- Mandarina: “Oppure perché lui sa come mantenerli lontani! E’ uno stregone dopo
tutto, no?”
- Semola: “Cosa vuoi dire, Mandarina?”
- Mandarina: “Secondo me dovremmo chiedere aiuto a lui. Non lo conosciamo,
come possiamo se non ci darà una mano? Non lo abbiamo nemmeno mai visto.”
- Mignola: “Mio padre dice che è verde e mangia pezzi di vetro e code di
lucertola”
- Paolo: “E che mangia i bambini”
- Semola: “E dai, lo sappiamo che quelle sono cose che ci dicono i genitori per non
farci andare. Dopotutto sono loro che ora sono in difficoltà. Forse Mandarina
non ha tutti i torti”
- Mandarina: “Allora andiamo fino alla casa di Candalura. Ai nostri genitori diremo
che siamo stati alle prove del coretto. Tutti d’accordo?”
I ragazzi si incamminano dietro a Mandarina. Nessuno ebbe il coraggio di contrastare
l’entusiasmo di Mandarina e di dichiarare la propria paura.
- Semola: “ Ecco siamo arrivati”
- Candalura: “Chi siete? Cosa volete? Non lo sapete che questa è proprietà
privata?”
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Mandarina: “Siamo i bambini di Hamelin, volevamo chiederti aiuto per quella
faccenda dei topi”
- Candalura: “Andatevene via, o saranno guai”
- Paolo: “Andiamo via, ve lo avevo detto che era pericoloso”
- Semola: “Per favore signor stregone …”
- Candalura: “Non capisco perché vi siate rivolti a me. I vostri genitori non vi
hanno detto che io mangio i bambini? Non vi hanno forse detto che è colpa mia
se Hamelin è invasa dai topi?”
- Mandarina: “Sì, signor stregone, ma noi non ci crediamo. Se lei mangiasse
davvero i bambini, ora saremmo già nella sua pentola, no? E poi, mica perché uno
è verde, deve per forza essere cattivo!”
- Candalura: “D’accordo, vedrò cosa posso fare per voi”
- Paolo: “Grazie, signor Candalura. Vedrà che mio padre con tutto il paese le sarà
grato e saprà ricompensarla”
Candalura verrà davvero ad aiutare gli abitanti di Hamelin?
TERZA PUNTATA
– mercoledì 20
Candalura entra con il suo piffero. Una mattina la città di Hamelin si risvegliò con una
melodia meravigliosa (cd la, la).
Era Candalura con il suo piffero, che suonava delle note fantastiche. Gli abitanti
aprirono gli occhi, guardarono fuori dalle finestre e la scena che si trovarono davanti
era dir poco sconcertante. Candalura suona mentre il topo lo osserva ipnotizzato.
Intanto il sindaco con il figlio Semola osserva sfregandosi le mani. Lo stregone verde
che tutti temevano suonava nella piazza della città e intorno a lui si erano radunati
tutti i topi, che lo guardavano come incantati e, appena lui muoveva un passo, erano
pronti a seguirlo. Candalura esce di scena seguito dal topo (cd la,la). Candalura prese la
via principale e si diresse verso la campagna. I topi lo seguirono tutti. Nessun roditore
rimase in città. Il problema era stato così risolto da Candalura.
- Sindaco: “Magnifico, organizzerò una grande festa dove brindare alla scomparsa
dei topi. Finalmente si ricomincia a vivere”.
- Semola: “Papà, hai visto che bravo Candalura, che ha deciso di aiutarci.
- Sindaco: “Già, ma chissà perché lo ha fatto. Di sicuro avrà un motivo e un suo
qualche interesse. Perché, figlio mio, devi sapere che nessuno fa niente per
niente”.
- Semola: “Ma papà, glielo abbiamo chiesto io e i miei amici. Lo ha fatto per
aiutarci”.
- Sindaco: “ Voi? Non posso credere che abbiate parlato con lui, vi era stato
proibito. Siete i soliti bambini disobbedienti che non fanno altro che mettersi
nei guai”.
- Semola: “E invece non abbiamo combinato nessun guaio. Candalura ci ha salvati.
Bisognerebbe almeno ricompensarlo al suo ritorno. Glielo abbiamo promesso.
Senza il suo aiuto saremmo ancora invasi dai topi”.
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Sindaco: “Non dire sciocchezze. Ora torniamo a casa da tua madre, ti aspetta
una bella punizione”. Il sindaco trascina fuori Semola.
Ha ragione il papà a punire Semola?
QUARTA PUNTATA
– giovedì 21
Entra Candalura con il suo piffero. La città di Hamelin ricominciò a vivere, fringuelli
cinguettavano e una fresca sera di giugno Candalura ritornò. Non andrò sulla collina di
casa sua, ma entrò in città, si mise accanto alla casa del sindaco e cominciò a suonare il
suo piffero. Si avvicina Semola.
- Semola: “Candalura ciao! Sei tornato! Come stai?”
- Candalura: “Bene, grazie. Vedo che anche voi state meglio senza i topi. Ma ora
devo parlare con tuo padre”.
Semola trascina suo padre da Candalura.
- Semola: “Vieni a vedere, papà. E’ tornato Candalura”
- Candalura: “Buonasera signor sindaco. Sono felice che la vostra vita sia tornata
alla normalità, grazie al mio intervento. Non crede che lei e la cittadinanza mi
dobbiate qualcosa?”
- Sindaco: “Be, certo. Le dobbiamo, signor Candalura, tutta la nostra gratitudine
per quello che ha fatto per noi così spontaneamente”.
- Candalura: “L’ho fatto per i vostri figli. Perché non hanno avuto paura di
chiedermi una mano. Ma adesso sono venuto a riscuotere. I vostri figli mi hanno
detto che siete molto generosi voi abitanti di Hamelin. Vediamo se è vero”.
- Sindaco: “ Senta signor stregone, venga domani mattina in piazza. Riunirò un
Consiglio Comunale di emergenza in cui discuteremo questa cosa”.
- Candalura: “C’è poco da discutere. Io voglio 100.000 cerri. Domani mattina verrò
a riscuotere. Buona notte e buona notte a te piccolo Semola”
Lo stregone se ne va e anche Semola, mentre il Sindaco cammina preoccupato.
Candalura sparì all’orizzonte. Mario tremava al solo pensiero dei 100.000 cerri. Era più
di quanto tutti gli abitanti di Hamelin potessero guadagnare in tutta la loro vita. La
cittadinanza non aveva tutto quel denaro. Che fare? Lo stregone si sarebbe molto
arrabbiato. Il Sindaco non riuscì a chiudere occhio.
La mattina dopo in piazza c’era perfino la nebbia. Il Consiglio Comunale aveva deciso
niente soldi. Nessuno degli adulti aveva preso accordi con lo stregone, quindi non aveva
diritto a nessun pagamento. Non c’era nessun contratto scritto e nessuno di loro aveva
chiesto il suo intervento. Qualcuno aveva proposto di dare a Candalura i soldi a rate o
perlomeno di dare una parte dei 100.000 cerri, ma la proposta era stata bocciata.
Entra Candalura.
- Candalura: “Allora, dove sono i miei soldi?”
- Sindaco: “Ecco signor stregone, il Consiglio Comunale si è riunito, ha considerato
la sua richiesta e l’ha considerata inaudita”
- Candalura: “Richiesta? Io non ho chiesto niente. E’ il giusto compenso per avervi
liberati dai topi. Fuori il denaro!”
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Sindaco: “ Non le daremo neanche un soldo. Non le abbiamo chiesto di
intervenire con i topi e non abbiamo preso accordi di nessun tipo con lei. Quindi
grazie e arrivederci. Non riuscirà ad avere i nostri soldi, pensando di farci
paura”.
- Candalura: “Bene, arrivederci signori!”
Perché Candalura dice arrivederci e non addio?
Candalura esce arrabbiato e il sindaco preoccupato.
QUINTA PUNTATA
– lunedì 25
Quella notte fresca d’estate la civetta emetteva il suo verso inquietante: (cd kueii). E
Mandarina era stata mandata a letto senza cena. Entra Mandarina.
- Mandarina: “Come al solito mi hanno punito. E tutto perché invece di andare al
corso di ginnastica sono andata con Semola a caccia di rane dalle macchie blu.
Sapete vicino al fiume ci sono delle rane bellissime. Uffa, che ingiustizie. Mica
ho fatto niente di male”.
Mandarina si siede con in braccio il peluches.
Mandarina non riusciva a dormire e pensava alle sue bellissime rane (cd crahg).
Ad un certo punto sentì da lontano una musica strana. (cd la la).
Passa Candalura che suona il piffero seguito da bambini.
- Mandarina: “Ma questa è la musica di Candalura. E quelli sono tutti i miei amici.
Ehi voi, dove andate? Ma perché non mi rispondete? Mandarina prende Saretta
per un braccio. Saretta dove vai? Ma sembrano tutti ipnotizzati. Come i topi.
Ma perché io no? Forse la magia funziona solo con i bambini che dormono e a
quest’ora io sarò l’unica bambina della città ancora sveglia. Farò finta anch’io di
essere ipnotizzata, voglio proprio vedere dove Candalura condurrà tutti i miei
amici.” Mandarina si mette in coda alla fila. (cd la la)
In effetti non si sapeva dove fossero finiti neppure tutti i topi che Candalura aveva
condotto fuori dalla città. Si poteva pensare che i topi fossero stati uccisi. Ma
Candalura avrebbe ucciso anche tutti i bambini?
SESTA PUNTATA
– martedì 26
Era un’insolita mattina fredda di giugno e la civetta continuava il suo canto triste (cd
kueii). Tutti i genitori si svegliarono e prepararono la colazione: pane, marmellata,
latte, biscotti … Ma solo i genitori di Mandarina la trovarono a letto.
Entra Mandarina con un gruppo di genitori.
- Genitore 1: “Racconta Mandarina, dove sono tutti i nostri figli?”
- Mandarina: “ E’ tornato Candalura che suonava il suo piffero e tutti i bambini lo
hanno seguit”
- Genitore 2: “Come ha potuto quel maledetto stregone portare via tutti i nostri
bambini”.
- Genitore 3: “Avremmo fatto meglio a dargli una ricompensa per averci liberati
dai topi”
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Genitore 4: “Mandarina, dov’è che Candalura ha portato i nostri figli?”
Mandarina: “Nel dorso della montagna a due ore di cammino, verso ovest. Sono
entrati tutti nella montagna e poi la roccia si è chiusa. Io sono rimasta fuori e
poi sono tornata a casa”.
Escono i genitori e Mandarina ed entrano il sindaco e Bettina.
In città c’era solo silenzio, anche gli uccellini avevano smesso di cinguettare. Il sindaco
non aveva più parole.
- Bettina: “Non ci credo, non è possibile, per quale motivo rubare tutti i nostri
bambini? Mario, sto parlando con te. Stanotte è sparito anche Semola. Vuoi dire
qualcosa?”
- Sindaco: “Ti ho sentito, non urlare. Cosa vuoi che ti dica? Non lo so”
- Bettina: “Mandarina ha raccontato a tutti cosa ha visto questa mattina. Una
montagna a due ore di cammino da qui. Come fanno dei bambini ad entrare in una
montagna?
- Sindaco: “Non ho risposte da darti. Mi dispiace.”
Bettina: “Be, dovrai trovarle. Visto che tutti i genitori stanno arrivando a chiedere
spiegazioni”.
Tutti i genitori volevano una spiegazione dal sindaco, ma lui non sapeva dare una
risposta
Entrano i genitori.
- Genitore 1: “Dove sono i nostri figli?”
- Genitore 2: “Perché Candalura si è portato via tutti i bambini?”
- Sindaco: “Mi dispiace, ma non ho proprio idea di cosa sia successo”.
- Genitore 3: “Ho io un’idea. Andiamo da Candalura. Andiamo da quello stregone.
Non possiamo stare qui con le mani in mano”.
- Tutti i genitori: “Sììì”
- Sindaco: “Un momento, aspettate”.
I genitori escono il sindaco resta pensieroso.
La casa di Candalura non era mai sembrata così vicina, stavano correndo verso la
collina che per anni non avevano neppure osato guardare. Si avvicinavano veloci attirati
dalla sete di vendetta. Entrarono sfondando la porta. La casa era buia, si sentiva uno
strano odore. Sembrava un posto abbandonato da anni. Non c’era nessuno.
Camminarono per corridoi bui e strettissimi. La polvere sembrava soffocarli. Aprirono
tutte le porte e le finestre, in cerca di qualche indizio per giungere almeno alla
montagna, ma non trovarono nulla di utile.
- Sindaco: “Cosa avrei potuto fare e che non ho fatto? Io e i miei cittadini non li
avevamo 100.000 cerri. Come avremmo potuto pagare Candalura?”
SETTIMA PUNTATA
– mercoledì 27
Mandarina parlava di una montagna. Parlava di due ore di cammino. Nessuno capiva
niente. Entrano Mandarina, alcuni genitori e il sindaco con la mappa.
- Genitore 1: “Dov’è questa montagna? Sai indicarcela sulla mappa?”
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Mandarina: “Non lo so. Mi sembra qui … o forse qui … no, no qui”.
Sindaco: “Mandarina, non puoi essere più precisa? Prova a pensarci bene. Vedrai
che ti ricordi”
- Mandarina: “No che non mi ricordo. Uffa! Ero spaventata, ho camminato albuio,
tutti mi fate domande! Non lo so dov’è sulla cartina”
- Genitore 2: “Però, forse se ci mettiamo in cammino saprai arrivarci!”
- Mandarina: “Può darsi. Non ne sono sicura. Andavamo verso ovest. Ho paura di
sbagliare, però credo proprio che si andasse di là”.
- Genitore 3: “Ecco, brava. Quindi in cammino”
- Genitore 4: “Allora cosa aspettiamo? Andiamo!”
Tutti si misero in cammino. Una piccola speranza si stava accendendo nel loro cuore.
Tutti erano in partenza. Pronti a sfidare la montagna. Andavano in fila indiana e con
passo spedito, poiché non vedevano l’ora di arrivare. Mandarina era davanti a tutti, si
sentiva importante, camminava impettita, spalle larghe, aria fiera.
- Mandarina: “Ma … non sono proprio sicura … Ecco … forse … Sì ecco, per di qui!”
La strada era ancora lunga. Mandarina non poteva tornare indietro. Ormai tutti
avevano riposto la loro fiducia in lei.
Chissà se arriveranno alla montagna giusta?
OTTAVA PUNTATA
– venerdì 29
Entrano Mandarina e tutti i genitori.
- Genitore 1: “ Mandarina da dove si entra?”
- Mandarina: “ Non si entra!”
- Genitore 2: “ come non si entra?”
- Mandarina: “ Candalura è arrivato qui e la montagna si è aperta da sola, mica c’è
una porta”
- Genitore 3: “ho una soluzione geniale. Siamo arrivati fin qui e adesso rompiamo
tutto!”
- Genitore 4: “prendiamo dei picconi e cominciamo a scavare”
- Genitore 1: “non possiamo stare qui con le mani in mano”
Non sapevano da che parte cominciare, eppure quasi contemporaneamente tutti i
picconi si misero a scalfire la montagna (cd toc).
Solo rumore di picconi contro la pietra ma nessun esito positivo. La montagna
sembrava ancora più grande di quanto mai lo era stata prima. Negli occhi di Mandarina
c’era un po’ di malinconia, non era bastato trovare la montagna per liberare i bambini.
- Mandarina: “ e adesso cosa facciamo?”
- Sindaco: “ è tutto inutile”
- Genitore 2: “ facciamo ritorno a casa. Dovremo trovare un’ altra soluzione”
Tutti escono di scena.
Erano ormai i giorni che i bambini stavano rinchiusi dento la montagna magica di
Candalura.
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Non c’era nessun rumore per la città, nessuna carta di caramella per terra, nessuna
scritta nuova sui muri della scuola, nessuno da rincorrere e da sgridare. Era tutto
troppo tranquillo. I genitori non avevano più colazioni da preparare, gli insegnanti non
avevano verifiche da correggere e le palestre non avevano più atleti.
Nessun litigio tra gli abitanti di Hamelin. Avevano un dolore in comune e questo li
aiutava a sentirsi più solidali. Per sentire meno la solitudine si salutavano
continuamente. Tutto scorreva tranquillo ma nessuno sorrideva più.
Entra Mandarina.
Neppure Mandarina che si annoiava e voleva i suoi amici.
- Mandarina: “ uffa mi stò proprio annoiando. Se gioco a nascondino con la mamma
lei si nasconde sempre nello stesso posto. Giocare a palla con il papà, non se ne
parla neppure, non è capace. Mi resta solo Birbi da coccolare. Chissà se rivedrò
mai i miei amici, è passato troppo tempo. Io sono tornata più di una volta sulla
montagna, persino di notte sperando che la magia si ripetesse. Ma sono sempre
tornata a casa delusa. Candalura non aveva pronunciato parole magiche, era solo
arrivato lì e la montagna si era aperta da sola. Uffà perché se arrivo io non
funziona, che cosa aveva fatto lui?. E voi bambini avete qualche suggerimento
da darmi?”.
NONA PUNTATA
– martedì 3
Nella montagna di Candalura il bellissimo parco era stato arredato con le casette per i
bambini, che sembravano uscite dalle favole come quelle di Hansel e Gretel.
Erano Casette rotonde e ogni bambino aveva scelto il colore che preferiva: giallo,
azzurro, verde, rosso…
Persino i giochi erano fatti di cioccolato, crema, gelato, biscotti…
Le bambine si erano improvvisate cuoche, preparando dolci con la farina magica. Tutto
lievitava e coceva in pochi istanti, non serviva il forno, non servivano pentole e
coperchi. Era davvero divertente e ogni dieci minuti era pronto un dolce nuovo.
Entrano i bambini
- Mignola: “Certo che siamo proprio delle brave cuoche”
- Saretta: “Le nostre mamme sarebbero orgogliose di noi”
- Semola: “l’unica cosa è che qui non ci sono indicazioni di vie, nomi di posti…per
esempio, questa montagna come si chiama?”
- Paolo: ”Ecco che ha parlato il figlio del Sindaco!”
- Semola: “dico sul serio diamo un nome ha questa montagna”
- Mignola: “Si, chiamiamola montagna”
- Semola: “chiamiamola Montamelin!, così ci sembra di essere a casa”
- Mignola: “noi prepareremo dei dolci per festeggiare il nuovo nome della
montagna”
- Saretta: “certo che quel nome mette un po’ di nostalgia”.
- Paolo: “Un po’ sono triste perché mi manca la mia famiglia”
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Semola: “non mi mancano certo i rimproveri, i divieti e i castighi, ma le mamme e
i papà sono anche caldi abbracci, coccole e baci quando abbiamo paura o ci
facciamo male”.
- Mignola. “fare i bambini a Montamelin non è la stessa cosa come a Hamelin”
- Semola:”le occasioni per divertirsi qui non mancano ogni settimana c’è un grande
concerto nella piazza principale”.
- Saretta: “qui la regola è una sola: sempre e solo musica nuova, mai udita prima!”.
- Paolo: “qui ogni oggetto è musicale. Basta avvicinarsi, soffiare,scuotere e tutto
diventa musica, musica magica”.
Entra Candelora suonando il piffero.
Il concerto di tutti i bambini presenti a Montamelin era una vera poesia. Gli applausi
più lunghi arrivavano alla fine, quando Candalura chiudeva il concerto con il suo piffero.
Sapeva più di mille melodie diverse, da quando erano arrivati a Montamelin,i ragazzi
non ne ricordavano due uguali!
- Semola: “Candalura per favore, ci suoni la canzone che ci ha portato qui? Ci
piace tanto!”.
- Candalura: ”no bambini, sapete che non mi ripeto mai. L’ho già suonata e non la
rifarò!”.
- Mignola: “ dai Candalura, per favore,una volta sola! Ma cosa ti costa?”.
- Semola: “ se ci fosse qui Mandarina, lei lo convincerebbe, lei convince sempre
tutti!”.
- Saretta: “ Chissà perché Mandarina non è qui con noi.
- Mignola: “mi piacerebbe tanto che Mandarina fosse qui”
- Semola: “secondo voi bambini anche Mandarina sente la nostra mancanza?”
DECIMA PUNTATA
– mercoledì 4
Tutti ad Hamelin si chiedevano cosa fare, ma più di tutti chi era in ansia era
Mandarina, che non si dava pace.
Entra Mandarina pensierosa.
- Mandarina: “Uffa! Che fare? Che fare? Ci deve essere pure una soluzione. Non
ne posso più di essere l’unica bambina di tutta la città. E’ proprio una gran
barba. Nessuno con cui giocare, nessuno con cui parlare, nessuno con cui litigare
(cd cip cip). Così come se ne sono andati dovrebbero tornare. Così come se ne
sono andati dovrebbero tornare. Così come se ne sono andati dovrebbero
tornare. Forse bisogna aspettare che Candalura riporti a casa i bambini con la
sua musica? Oppure … oppure … Certo se i bambini se ne sono andati con la
musica … torneranno sempre con la musica! E per fare musica è necessario un
piffero come quello di Candalura. Ora sì che ho capito. Devo correre a costruire
un piffero.
Mandarina esce di corsa.
Certa che la sua intuizione fosse quella giusta, Mandarina corse a prendere un grande
ramo e con il coltellino rubato al papà, cominciò a scavarlo e a inciderlo: voleva creare
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un piffero come quello di Candalura. Mandarina impiegò molto tempo, ma alla fine
ottenne un piffero perfetto.
Mandarina entra con il piffero e prova diverse volte a suonarlo.
Mandarina doveva ora cercare di ricordarsi la musica che aveva suonato Candalura
quella notte che aveva condotto i bambini fuori dalla città. Lei era l’unica che aveva
sentito la musica e nessuno poteva aiutarla. (cd Fiut).
Mandarina suona la musica di Candalura.
- Mandarina: “Evviva, ce l’ho fatta! Ora non mi resta che correre alla montagna!”
Mandarina corre alla montagna, ma secondo voi riuscirà a liberare i bambini di
Hamelin?
UNDICESIMA PUNTATA
– giovedì 5
Mandarina, ormai sicura che il suo nuovo piffero avrebbe risolto la situazione, si avviò
verso la montagna suonando la melodia di Candalura, che aveva portato via i suoi amici.
(cd fiut) Entra Mandarina suonando il piffero. Dopo poco entra Candalura.
- Candalura: “Che fai qui Mandarina?”
- Mandarina: “Sono venuta a salvare i miei amici”
- Candalura: “Salvarli? Stanno bene i tuoi amici. Sono in un posto fantastico, pieno
di giochi e dolci, hanno tutto ciò che desiderano”
- Mandarina: “Sì, ma non hanno la loro famiglia! E Hamelin è sempre più triste da
quando loro non ci sono più. La prego, signor Candalura, li lasci venire …”
- Candalura: “E quel coso che tieni in mano, cos’è?”
- Mandarina: “Un piffero, Signor Candalura! Ho pensato che se i miei amici se ne
erano andati con la musica, dovevano tornare con quella. Ho costruito un piffero
come il suo e ho cercato di ricordare la melodia con cui li aveva portati via”
- Candalura: “Fammi sentire come te la cavi”
Mandarina suona (cd fiut)
- Candalura: “Complimenti Mandarina. I tuoi amici sono liberi”
Entrano tutti i bambini che abbracciano Mandarina.
- Paolo: “Grazie Candalura”
- Semola: “Candalura, sei stato gentile con noi, ci hai trattati bene. Lo diremo ai
nostri genitori, forse ti faranno tornare in città”
- Candalura: “No bambini. Quello che ho fatto è troppo grave. Me ne andrò alla
ricerca di un altro villaggio e mi guadagnerò da vivere con la mia musica”
- Mandarina: “Candalura, quando noi saremo grandi e Hamelin sarà nostra, tu
potrai venire ad abitare tra noi. Anche se sei verde, non vuol mica dire che sei
cattivo”
Mandarina e Candalura si abbracciano
- Candalura: “Mandarina, tieni, prendi il mio piffero. Io ne ho tanti e so che tu ne
farai buon uso. E quando vorrete ricordarmi, saprai che melodia intonare”.
Le loro strade si divisero. Il sole continuava a splendere, mentre i bambini suonando e
fischiettando la musica dello stregone, facevano ritorno a casa. (cd fiut).
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