a casablanca gli angeli non volano
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a casablanca gli angeli non volano
57° Festival Internazionale del Cinema di Cannes Semaine de la Critique Dagham Film, Gam Film e Istituto Luce in collaborazione con Rai Cinema presentano A CASABLANCA GLI ANGELI NON VOLANO (A Casablanca les anges ne volent pas) un film di MOHAMED ASLI una coproduzione Marocco-Italia uscita: 10 giugno 2005 una distribuzione ISTITUTO LUCE CAST ARTISTICO ABDESSEMAD MIFTAH EL KHEIR ABDERRAZAK EL BADAOUI RACHID EL HAZMIR LEILA EL AHYANI ABDELAZIZ ESSGHYR ALI ACHTOUK NAÏMA BOUHMALA FATIMA EL HADI JAMAL BOUHADDIOUI MOSTAPHA SABHI MOHAMED TATA SAID BOUKDIR ANASS BENABBAD BRAHIM MERZAQ HAMID EL HOUADRI KARIM NACIRI ANOUAR NACIRI NABILA STAILLI Ismail Proprietario del ristorante Said Aîcha Ottman Hmad Madre di Ottman Madre di Said Jamal Ami Ottman Narratore Muezzin Ottman giovane Autista taxi Salem Figlio di Said Figlio di Said Sposa del sogno CAST TECNICO REGIA SCENEGGIATURA FOTOGRAFIA MUSICA MONTAGGIO SCENOGRAFIA COSTUMI TRUCCO CASTING ASSISTENTE ALLA REGIA FONICO SOUND DESIGNER Mohamed Asli Siham Douguena Roberto Meddi Stephan Micus Raimondo Aiello Fettah Attaoui Laila Oumani, Driss M’Hamdi Touria Abbasi Nourredine Douguena Brahim Choukri Nourredine Douguena Mauro Lazzaro Sandro Peticca PRODUTTORE ESECUTIVO DIRETTORE DI PRODUZIONE UNA COPRODUZIONE DURATA VENDITE ESTERE Thami Hejjaj Hamid Basket Marocco - Italia 1h30 THE WORKS DISTRIBUZIONE ITALIANA Comunicazione e Marketing ISTITUTO LUCE Maria Carolina Terzi [email protected] Ufficio Stampa Film Maria Antonietta Curione Tel. 06.72992274 +39.348.5811510 [email protected] SINOSSI In un villaggio sperduto tra le montagne abita la famiglia di Said. Sua moglie Aicha, incinta, e i figli piccoli, cercano di sopravvivere al rigido inverno. Per mantenerli Said è stato costretto a trasferirsi a Casablanca. Aicha, analfabeta e contraria fin dal principio alla partenza del marito, lo supplica di tornare: Casablanca è pericolosa e fagocita gli esseri umani. Intanto Said ha trovato lavoro in un ristorante insieme con due amici, Ottman e Ismail. Per loro la vita è tutt’altro che facile: Othman non pensa ad altro che al suo unico bene, un cavallo che ha lasciato alle cure della madre e a cui manda appena può del pane secco. Ismail ha visto un paio di scarpe costose che sono diventate la sua ossessione. Con una lettera Aicha implora Said di raggiungerla per la nascita del bambino. La madre di Ottman prega il figlio di sollevarla dal peso del cavallo. Ismail infine riesce ad assicurarsi l’oggetto del suo desiderio ma il proprietario del ristorante lo obbliga ad attraversare tutta la città per consegnare un progetto a un capo cantiere. Le strade sono piene di detriti e di immondizia e le sue scarpe diventano sempre più sporche. Per i tre amici le cose si mettono male. I timori di Aicha si rivelano fondati, dopo il parto incomincia a stare male e quando Said riesce a raggiungerla è troppo tardi. Muore su un taxi nel tentativo di arrivare all’ospedale. Ismail riattraversa la città con le scarpe coperte da sacchi di plastica. Ottman torna a casa sul suo cavallo, che scappa imbizzarrito. La città ha vinto: a Casablanca non volano gli angeli ma solo i rapaci. A Casablanca gli angeli non volano, è un film sul disagio di vivere in Marocco, dove anche i piccoli sogni sono difficili da realizzare. Per raccontare la situazione del mio Paese ho scoperto che era necessario un filtro, un velo. Non ho voluto fare un film troppo drammatico. Ho scelto la via della denuncia poetica che pone domande e suggerisce risposte centrate sull’essere umano, mio unico interesse da sempre. Con questa opera spero di consolidare la mia filosofia. Mohamed Asli INTERVISTA A MOHAMED ASLI Chi sono gli angeli del suo film? E’ una metafora. Di solito nel nostro immaginario gli angeli hanno le ali, i miei no. A Casablanca volano solo i rapaci, gli avvoltoi. Semplificando potrei dire che sono gli uomini comuni. Il titolo si riferisce alla difficoltà di vivere in Marocco, parla di gente che ha piccoli lavori, piccole cose e piccoli sogni. E non riesce a portali a termine. Lei ha scritto anche il soggetto. Come le è venuta l’idea? Vedendo una donna uscire da un bagno turco con i suoi figli, tutti puliti e felici. Dovevano attraversare uno spazio enorme pieno di terra e di immondizia. Ero in macchina e mi sono fermato per farli passare, la macchina che era dietro di me non ha rallentato e li ha riempiti di polvere. E’ quello che succede a uno dei personaggi della storia. E’ ancora così a Casablanca? Sì, ad esempio la storia di Said e Aicha è ispirata a un fatto di cronaca. Un uomo cercava di portare la moglie malata in ospedale, venivano da un villaggio sperduto e il primo ospedale di fortuna era a circa 200 km di distanza. Erano in taxi, la donna è morta durante il tragitto e il tassista ha scaricato entrambi in mezzo alla strada. E nessuno si è fermato per soccorrerli. Spiega perché nel film? Certo. La gente fugge, fa finta di non vedere. Ha paura dei poliziotti, pensa che ogni occasione sia buona per farsi spillare i soldi. Ed è terribile: se non posso aiutare una persona che ha bisogno perché mi chiamano e mi interrogano, mi viene tolta la bellezza dell’essere uomo, la solidarietà. Che è alla base di tutte le relazioni e di quello che stiamo vivendo oggi in modo drammatico. Quanto sono durate le riprese? Sette settimane, ho incominciato a girare il 6 gennaio 2004 e ho finito il 23 febbraio. Ha usato attori non professionisti? Sì, fatta eccezione per due, che provengono dal teatro e dalla televisione. Ma nessuno di loro aveva mai lavorato nel cinema. Nel suo curriculum c’è la produzione di Marrakesh Express di Gabriele Salvatores. Ero produttore esecutivo. E’ stato uno dei percorsi che ho affrontato prima di passare alla regia, per imparare sul campo. E ancora prima ha studiato cinema a Milano, come mai l’Italia? Volevo fare questo mestiere. E in Marocco la situazione è disastrosa. Dalla cosiddetta liberazione del Paese sono passati quasi 50 anni e non abbiamo formato uno sceneggiatore, un fonico o un direttore della fotografia. Non è mai esistita una scuola di cinema né l’intenzione di mandare la gente ad imparare altrove. Per questo motivo mi sono dato tanto da fare per costituirne una e ci sono riuscito grazie a un accordo con l’Istituto Luce e la regione Lazio. I giornalisti marocchini hanno scritto che A Casablanca gli angeli non volano rappresenta una rottura tra il cinema che si è fatto e che si farà. Perché? Soprattutto per l’approccio, la mia formazione è italiana, neorealista e questo, che lo voglia o meno, è dentro di me. Sono arrivato in Italia nel ’75 quando c’era ancora l’ombra del ’68 e i sogni del dopoguerra. Poi anche in seguito, lavorando e frequentando persone, ho continuato a masticare questo tipo di cinema. Questo è il suo primo film. Che effetto le fa essere stato scelto per La Semaine de la Critique del festival di Cannes? Sono felice che ci sia ancora spazio per tutti. La Semaine dal punto di vista della critica è la sezione più prestigiosa e libera da pressioni. Io non conoscevo nessuno, il film si è difeso da solo e questo mi rallegra moltissimo. MOHAMED ASLI E’ nato il 4 maggio 1957 a Casablanca. Dopo il diploma di maturità si trasferisce in Italia, dove frequenta l’Istituto professionale di cinema di Milano. Per quattro anni lavora come assistente operatore in una cooperativa del settore, prima esperienza sul campo che lo mette in contatto con numerosi registi italiani. Dal 1980 incomincia la spola tra Marocco e Italia, decisivo è l’incontro con Mario Cotone, sul set del Marco Polo di Giuliano Montaldo, che lo convince ad occuparsi di produzione. In seguito coproduce L’articolo 2 di Maurizio Zaccaro e Mashamal di Paolo Fondato e come produttore esecutivo firma, tra gli altri, per il cinema Marrakech Express di Gabriele Salvatores e Ilaria Alpi (Il più crudele dei giorni) di Ferdinando Vicentini Orgnani e per la televisione Il segreto del Sahara di Alberto Negrin. “A Casablanca gli angeli non volano” è il suo esordio alla regia. Questo primo film, così magistralmente diretto, rivela la bravura di un cast di attori quasi tutti esordienti per il cinema e colloca il film ed il regista alla Semaine de la Critique in grande risalto.