Scarica il PDF - Missionari Cappuccini
Transcript
Scarica il PDF - Missionari Cappuccini
Anno IL n.4 - ottobre-dicembre 2011 - “Miracolo al Pantanal” A Milano il IV Convegno sul Sostegno a Distanza Spedito nel mese di settembre 2011 - Poste Italiane s.p.a.- Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) - art. 1, comma 2, CDM BG sommario EDITORIALE 1 EMMECINOTIZIE Benvenuto per fra Marino al Centro missionario di Milano 2 Custodia della Costa d’Avorio 3 SAN FRANCESCO E IL NATALE San Francesco e il Presepe di Greccio 4 SPECIALE CONVEGNO SOSTEGNO A DISTANZA 8 10 Miracolo al Pantanal 14 20 Son partito quasi per caso 22 Una residenza per gli studenti in Costa d’Avorio 24 RICORDO FRA BENIAMINO ZANARDINI Il suo grande amore era per Gesù 26 Ha camminato sempre nel Vangelo 28 PROFESSIONE PERPETUA Due nuovi fratelli per la Costa d’Avorio 31 I due neoprofessi raccontano la loro vocazione 33 Una Chiesa in fermento ricca di nuove vocazioni 34 Editore: MISSIONI ESTERE CAPPUCCINI ONLUS P.le Cimitero Maggiore, 5 - 20151 Milano Aut. Trib. di Milano n. 6113 del 30-11-62 Direttore editoriale: Mauro Miselli Caporedattore: Alberto Cipelli Redattori: Marino Pacchioni, Agostino Valsecchi, Paoletta Bonaiuto, Matteo Circosta, Madalin Galliani, Lorenzo Mucchetti, Marina Renna, Elisabetta Viganò Direttore responsabile: Giulio Dubini Realizzazione a cura della Editrice Velar - Gorle (BG) Grafica: Anna Mauri 38 NATALE MISSIONARIO Il Natale Missionario: un valore aggiunto... 41 La Monasticheria 43 44 VOLONTARI PER LA MISSIONE Una grande fiaccola accesa contro l’indifferenza 48 SOSTEGNO A DISTANZA Il sostegno a distanza compie dieci anni! 50 editoriale Natale: attesa e dedizione Pensando al prossimo Natale mi sono soffermato su queste riflessioni che vi propongo come ringraziamento per la vostra amicizia e come augurio di pace e bene per le prossime festività. Natale è compimento dell’attesa. “Accogliere il Salvatore, riconoscendolo nell’umile Bambino che giace in una mangiatoia. È questo il mistero del Natale” (Papa Benedetto XVI) “O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne come terra deserta arida senz’acqua”. (salmo 62, 2–9). VOLONTARI IN MISSIONE FRA PIERANTONIO ZANNI FRA GIUSEPPE LECCHI 36 I progetti dei Missionari Cappuccini nella Diocesi di Grajaù Testimoni con il loro esempio L’emozione della speranza La mia vita nel segno della Madonna I contrasti di realtà così diverse PROGETTI STORIE. Un nuovo libro e il calendario 2012 per raccontare la storia delle missioni FRA LUIGI SPELGATTI “Ci sono persone che sono pezzi di cielo” 53 Una missione nella missione 55 L’amore ci rende uguali! 56 Quello che non sapevo... 58 Incontri formativi per volontari 2012 60 SPIRITUALITÀ In compagnia degli angeli 62 “…attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni. Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo ad una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita”. (Fil. 2,12–16) Natale è il senso della nostra dedizione. “Nella nostra anima e nella nostra vita il Signore trovi una dimora. Non dobbiamo solo portarlo nel cuore, ma dobbiamo portarlo al mondo, cosicchè anche noi possiamo generare Cristo per i nostri tempi” (Papa Benedetto XVI – Catechesi 15/02/06). “Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!”. (1 Pt. 4, 10-11). Auguro che ciò accada per ognuno di noi. fra Mauro Miselli Segretario delle Missioni EMMECINOTIZIE Benvenuto per fra Marino al Centro Missionario di Milano Nuovo Custode nella missione della Costa d’Avorio Il 28 settembre nel Convento San Padre Pio di Angré - Abidjan si è proceduto all’elezione del Custode e dei consiglieri della Missione in Costa d’Avorio. Custode: fra Oliviero Bergamaschi 1° Consigliere: fra Serge Okpo Ollo 2° Consigliere: fra Gianluigi Marcassoli. Affidiamo i nostri fratelli al Signore perché possano generosamente donare la loro vita servendo e amando. Custodia della Costa d’Avorio • Capitolo 2011 Da settembre fra Marino Pacchioni è entrato nel team del Centro Missionario di Milano Musocco. Precedentemente superiore nel convento milanese di Piazzale Velasquez, dove si trova lo studentato di filosofia dei frati cappuccini lombardi, egli è anche fratello del missionario fra Innocenzo che si trova in Brasile dove fra Marino ha recentemente effettuato un viaggio missionario. A lui i nostri più cari auguri e una preghiera perché il suo nuovo incarico missionario sia ricco di soddisfazioni e di bene. ■ ANGRÉ • San Padre Pio, fraternità di formazione: fra Ernesto Giudici, guardiano fra Eric Dingui, vicario, maestro di formazione, segretario della Custodia, coordinatore degli aspiranti fra Giuseppe Lecchi, responsabile del centro di accoglienza e animazione spirituale fra Giorgio Lucini, economo della Custodia e del sostegno a distanza, responsabile del sostegno a distanza (Abidjan) fra Oliviero Bergamaschi, custode studenti: fra Wilfried Yapi, fra Olivier Bossou, 1º anno fra Vivien Hugues Zahui, 3º anno fra Louis Diarrassouba, in formazione al centro Mater Christi di Bobo-Dioulasso (Burkina Faso) fra Francis, 3º anno INFES 2 ALÉPÉ • Beato Innocenzo da Berzo: fra Serge Okpo Ollo, guardiano, maestro dei postulanti, rappresentante dei frati minori cappuccini al bureau della famiglia inter francescana, 1º Consigliere fra Marco Pirovano, vicario, vice-maestro dei postulanti, vicario della Parrocchia Cristo Re di Alépé fra Gianluca Lazzaroni, responsabile del Foyer “San Francesco d’Assisi” di Alépé, direttore del sostegno a distanza, responsabile del sostegno a distanza (Alèpè), responsabile per le comunicazioni con il Segretariato Missioni di Milano fra Gianluigi Marcassoli, parroco della Parrocchia Cristo Re di Alépé, 2º Consigliere ZOUAN-HOUNIEN • San Benedetto, fraternità parrocchiale: fra Antonio Forchini, guardiano, parroco fra Siver Kibuh, vicario, vicario parrocchiale fra Cyril Kerla, vicario parrocchiale fra Patrizio Bernini, responsabile del sostegno a distanza (Zouan-Hounien), vicario parrocchiale All’estero: Jean-Baptiste, Alexis, noviziato a Sop (Camerun) fra Kevin, post-noviziato a Bambui (Camerun) fra Basile, fra Dieudonné, fra Venance, 1º anno a Ouidah (Benin) fra Justin, fra Charles, fra Etienne, 2º anno a Ouidah (Benin) fra Emmanuel, fra Riva, 3º anno a Ouidah (Benin) fra Zacharie Kolantrin, dottorato in teologia spirituale a Roma (Italia) SAN FRANCESCO E IL NATALE di fra Cesare Vaiani T utti conosciamo l’episodio del Natale di Greccio, quando Francesco volle celebrare in un modo nuovo e singolare la natività del Signore. Egli si rivolse ad un suo nobile amico, di nome Giovanni, signore della località di Greccio, e gli chiese di poter “vedere con gli occhi del corpo” la povertà e i disagi in cui era nato il Signore. Fu dunque disposto il luogo per una singolare celebrazione della veglia e della Messa di mezzanotte, cui fu invitata la popolazione dei dintorni, che accorse festosa insieme ai frati, portando torce e fiaccole: si trovò una grotta, si dispose del fieno su una greppia che fungeva da altare, si collocarono accanto a quell’improvvisato altare l’asino e il bue, e si celebrò l’eucaristia, durante la quale Francesco stesso cantò il Vangelo con la sua voce limpida e sonora e predicò su Gesù Re povero e su Betlemme città piccolina. Il racconto del biografo si conclude narrando anche della visione di un uomo presente, che vide Francesco risvegliare dal sonno un bambinello addormentato, prendendolo tra le sue braccia. Questo Natale che san Francesco volle celebrare a Greccio è spesso ricordato come l’invenzione del presepio. In verità, di un presepio piuttosto singolare si tratta: è infatti un presepio senza statue. Francesco fa preparare la grotta e la mangiatoia, fa condurre il bue e l’asino, e in quella “scenografia” viene celebrata l’eucaristia, sopra la mangiatoia. È l’eucaristia che sta al centro, e questo per una convinzione profonda di Francesco, sulla quale val la pena di soffermarsi, perché manifesta un aspetto importante del Natale, secondo l’intuizione del Poverello. Egli è infatti convinto che l’eucaristia ripete, in qualche modo, il mistero dell’incarnazione, che contempliamo nel presepio di Betlemme; e su questo tema ritorna più di una volta nei suoi Scritti, che insistono su questo parallelismo tra incarnazione ed eucaristia. Così si esprime, ad esempio, nell’Ammonizione 1 (vv. 16-21: FF 144): «Ecco ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero». Secondo queste parole di Francesco, l’eucarestia riattualizza l’incarnazione nel grembo di Maria. Emerge un chiaro parallelo tra i due eventi: «come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine». Come l’incarnazione rende visibile il Dio invisibile, così avviene nell’eucaristia, © flafabri - Fotolia.com San Francesco e il presepe di Greccio SAN FRANCESCO E IL NATALE della quale più volte Francesco sottolinea che è il modo in cui è possibile “vedere corporalmente” qualcosa del Signore Dio. (Test10: FF 113; LChier 3: FF 207). La verità della carne di Cristo continua nel sacramento; e la stessa fede che era richiesta ai contemporanei di Gesù per riconoscere in quella carne il Figlio di Dio, è richiesta oggi a noi per riconoscere nell’eucaristia il suo corpo e sangue. Quando parliamo di incarnazione, dunque, non è solo un fatto lontano: ci è accessibile anche oggi nell’eucaristia. In questo senso l’eucaristia riattualizza l’incarnazione. Certo, bisogna aggiungere che la fede è necessaria per scorgerlo e passare dal semplice vedere al vedere e credere di cui si parla nel testo che abbiamo citato. Anche per noi, oggi, val la pena di riflettere sulla visibilità dell’incarnazione (fisica ed “eucaristica”) di Cristo: si tratta di un vedere che chiede comunque fede, perché il semplice vedere fisico non basta. Ma allo stesso tempo si tratta di una fede che non elimina il semplice vedere, ma lo ingloba e trasfigura, facendolo diventare un vedere e credere. Accogliamo allora questo invito di Francesco a vivere il Natale di Gesù ogni volta che celebriamo l’eucaristia: per noi sarà un bel modo di condividere con san Francesco lo sguardo adorante e la gioia semplice che egli visse a Greccio. E ci accorgeremo che la buona sostanza del Natale non si vive solo il 25 dicembre, ma ogni volta che andiamo a Messa, se guardiamo al mistero con lo stesso sguardo di fede di Francesco a Greccio. Ma possiamo osservare anche altri aspetti che emergono dall’episodio di Greccio e chiederci che cosa sembra interessare di più a Francesco, quando egli “ricostruisce” in quel modo la nascita di Gesù. Secondo Tommaso da Celano, il biografo che per primo ci narra quell’episodio, Francesco spiega così il suo intento al nobile Giovanni: 6 «Se desideri che celebriamo a Greccio la presente festa del Signore, affrettati a precedermi e prepara diligentemente quanto ti dico. Voglio infatti far memoria del Bambino che è nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come fu posto sul fieno tra il bue e l’asino». Da queste parole, emerge che l’oggetto primo dell’interesse di Francesco è la povertà di Gesù e i disagi di quello straordinario neonato. La semplicità – povertà – umiltà che risplende nella scena di Greccio, prima ancora di essere quella di Francesco, è quella di Gesù. La povertà radicale, che affascina Francesco e che lo muove a mettere in piedi tutta questa “sceneggiata”, è l’incarnazione del Figlio di Dio, che da grande e immenso si fa povero e piccolo. Francesco ci invita così a lasciarci conquistare dalla povertà di Gesù: sarà questa la via per diventare anche noi un po’ più poveri. Le parole di Francesco manifestano anche la volontà di “far memoria” (il latino dice proprio “memoriam agere”), usando un’espressione che è tipica del mistero cristiano celebrato nella liturgia, quando obbediamo a Gesù che ci ha detto “fate questo in memoria di me”. Si tratta di un compito essenziale della fede, che per certi versi è proprio un continuo far memoria del Signore Gesù. Il contrario della memoria è la dimenticanza, e sappiamo bene che il rischio dell’oblio è attualissimo, tipico del nostro tempo moderno: quella dimenticanza che si nasconde dietro la superficialità, l’esteriorità, l’incapacità di fermarsi che spesso contraddistingue la nostra vita travolta dagli impegni. Il proposito di Francesco, che voleva “far memoria” del Signore nato a Betlemme, ci provoca e ci interroga: quanto la nostra fede è capace di far memoria del Signore nel tempo di oggi, con la stessa efficacia e creatività? Merita attenzione anche il proposito, espresso da Francesco di “vedere con gli occhi del corpo” i misteri del Signore. Da questa esigenza nasce la volontà di rappresentare, con pieno coinvolgimento dei cinque sensi: la vista (le luci, le torce e le fiaccole di quella notte, l’ambientazione stessa della grotta, dell’asino e del bue), l’udito (i canti armoniosi dei frati e del popolo, il canto del Vangelo), il tatto (la visione del bimbo risvegliato e preso in braccio), addirittura il gusto (con Francesco che, secondo il biografo, si lecca le labbra ogni volta che pronuncia il nome di Gesù, quasi ad assaporarne la dolcezza). E possiamo pensare che anche l’olfatto avesse la sua parte, se non altro per la presenza degli animali accanto all’altare! Un coinvolgimento totale, di tutto l’uomo, di tutte le capacità sensoriali e recettive dell’uomo, un coinvolgimento che diventa annuncio ed evangelizzazione. Forse per noi è anche un invito a rivedere l’intellettualismo di tanti modi di annunciare il vangelo o anche di pregare. Siamo invitati da Francesco a non avere paura dei sensi, ma a sviluppare un sano rapporto con i nostri sensi, quelli corporei e quelli spirituali, scoprendo così che gli uni rimandano agli altri. Il presepio di Greccio è anche un chiaro invito a lasciare più posto alla creatività e alla novità, senza aver paura di quel che non si è mai fatto: nessuno aveva mai celebrato il Natale in quel modo, eppure l’intuizione geniale di Francesco diventa generatrice, se non del presepio in assoluto, certo della capacità di dare corpo alla rappresentazione, come il genio cristiano ha saputo fare nel corso dei secoli, in tante forme artistiche. Dare spazio anche ai sentimenti, senza avvilirci in celebrazioni seriose, ma con la capacità di dar voce alla gioia e al canto, alla celebrazione festosa, alla bellezza, da godere con tutti i sensi. E infine, forse soprattutto a noi francescani, ricorda anche che la povertà è bella: è anche esteticamente bella. A Greccio tutto parla di povertà, di semplicità, di mezzi molto poveri: eppure risplende sovrana la bellezza. Riusciremo anche noi a essere fedeli a questa “estetica della povertà” che Francesco ci insegna, con eleganza e con semplicità, e che noi francescani siamo chiamati a testimoniare nel mondo di oggi, e anche nella chiesa di oggi, troppo spesso sovraccarica di inutili orpelli? ■ 7 STORIE. Un nuovo libro e il calendario 2012 per raccontare la storia delle missioni N on è una semplice storia della missione del Camerun, ma qualcosa di diverso. Il calendario 2012 e il libro “Storie. Un racconto missionario”, realizzati dal Centro Missionario di Milano, permettono di entrare davvero nel mondo più intimo della missione del Camerun. Sono infatti protagonisti di entrambe le pubblicazioni tanti giovani, bambini, adulti e anziani che si trovano nelle nostre missioni e che aprono il loro cuore per donarci un frammento della loro storia personale. Storie drammatiche, di povertà e tristezza, ma anche storie umane ricche ed intense che lasciano una porta aperta alla speranza. Luoghi difficili come le carceri statali o il centro per malati di mente, luoghi di dolore e speranza come il Cardiac Center, ma anche scuole, momenti di gioco e parrocchie sono state fotografate dalla brillante “Storie. ” Un racconto missionario. 8 macchina della fotografa modenese Elena Bellini che ci ha restituito un Paese di missione in tutta la sua intensità e le sue molteplici emozioni. Ciascuno racconta la propria storia anche se essa non appartiene al rango delle storie importanti o conosciute e forse per Storie. Un racconto missionario questo assume ancora ricchezza maggiore e significato più profondo. Storie udite dalla testimonianza dei diretti interessati, riportate dai frati cappuccini che quotidianamente vivono con queste persone, oppure trapelate da uno sguardo, da un semplice gesto, dall’espressione di un volto. Ti invitiamo ad osservare con occhio curioso e ad ascoltare a cuore aperto le storie racchiuse in queste pagine per trattenere ciò che di più bello ti possono dire o ciò che di più bello possono comunicare. In questo modo sarà più facile comprendere come anche le piccole vicende sono in grado di diventare così importanti. Il nostro grazie più grande va a tutte le persone immortalate in questo lavoro e che forse, direttamente non lo potranno neppure vedere. Solitamente sono loro, dalle missioni, a ringraziarci per gli aiuti che mandiamo attraverso i frati. Proviamo noi, per una volta, ad essere riconoscenti nei loro confronti per quello che son riusciti a donarci in queste pagine. ■ Calendario 2012 Disponibile nel formato da parete (cm 35x24) e nel formato da scrivania (cm 15x10,5) “Storie. Un racconto missionario” Fotografie: Elena Bellini Testi: Alberto Cipelli 160 pagine a colori 9 SPECIALE CONVEGNO 8 ottobre 2011: a Milano il IV convegno sul Sostegno a Distanza emozione della speranza L’ Fra Luigi, fra Oliviero e Suor Letizia durante il convegno hanno portato la loro testimonianza di missionari, ma soprattutto hanno raccontato ai partecipanti quali sono le grandissime speranze che, tramite il contributo del Sostegno a distanza, si accendono nelle vite dei nostri fratelli più bisognosi. Moderatrice Maria Grazia Capulli, giornalista del TG2. A cura di Elisabetta Viganò “L’ emozione della speranza”, è questo il titolo del IV convegno sul Sostegno a Distanza che si è tenuto sabato 8 ottobre presso il Teatro Rosetum di Milano. E infatti di speranza e fede hanno parlato i tre ospiti dell’incontro: fra Oliviero Bergamaschi, missionario in Costa d’Avorio e referente del Sad (Sostegno a Distanza) in terra ivoriana; fra Luigi Rota, missionario e responsabile Sad in Brasile, e Suor Letizia Boccardi, suora cappuccina in Eritrea. Tutti e tre hanno presentato concretamente le rispettive missioni, nelle quali è presente il progetto di aiuto a distanza. L’incontro è stato presentato da fra Mauro Miselli, responsabile del Centro Missionario di Milano, che con grande trasporto ha introdotto i missionari e le loro testimonianze: “È proprio il comandamento di Gesù “Amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi” il senso che fa muovere il nostro progetto di Sad. I bambini aiutati attualmente dai nostri benefattori sono 3223 10 in cinque terre di missione. Convegni come questo sono importanti per fare il punto della situazione, ma soprattutto per offrire a chi ci sostiene trasparenza e serietà. Il sostegno a distanza è un gesto di solidarietà e di condivisione, in un momento storico in cui si parla di globalizzazione; è un gesto che lascia un segno con spirito di fratellanza; è un gesto di speranza per un mondo migliore. Senza i nostri benefattori… noi cappuccini potremmo fare poco o nulla”. Successivamente è stato proiettato un video, che con semplicità e chiarezza ha spiegato al pubblico come e dove arriva il contributo che si dona con il sostegno a distanza, ma soprattutto a chi perviene. La parola è poi passata a Maria Grazia Capulli, giornalista del Tg2, presente al convegno in qualità di moderatrice per il secondo anno consecutivo: “Nel nostro paese c’è tanta gente che ha voglia di fare del bene! I frati, attraverso il Sad, sono il veicolo che permette anche a noi laici di far qualcosa di buono. Grazie a questo progetto, al quale anche io partecipo, possiamo dare un piccolo senso alla nostra vita”. Maria Grazia ha poi posto delle domande ai tre missionari presenti. A fra Oliviero Bergamaschi è stato chiesto qual è l’attuale situazione socio-politica della costa d’Avorio, dopo la guerra civile di quest’anno legata alle elezioni del nuovo presidente. “La situazione è ancora instabile ma in ripresa – ha spiegato il padre – La crisi post elettorale è stata dura, l’insicurezza perdura e siamo stati anche costretti a subire violenze dai banditi. La tentazione di lasciare tutto per tornare in Italia al sicuro è forte, ma poi pensiamo a ciò che lasciamo e grazie al sostegno dei nostri frati, dei nostri amici, e dell’attaccamento al Signore troviamo la forza di continuare la nostra missione. La Costa d’Avorio è un paese dove convivono pacificamente tutte le religioni, e in periodi di crisi si sono sempre unite per sostenersi. 11 SPECIALE CONVEGNO I bambini lì sono desiderosi di imparare e di avere una vita dignitosa… sono sereni nonostante la povertà e la miseria. Grazie al Sad al bambino viene offerta un’ottima base per inserirsi nella società”. Fra Luigi Rota ha raccontato invece della situazione brasiliana: “La realtà del Brasile è molto varia. La nostra presenza vuole essere d’aiuto sia dove c’è povertà, sia dove vi è necessità di uno stimolo per farsi forza e crearsi un futuro migliore. Nella nostra Provincia ci sono 106 professi, di cui 85 brasiliani e il resto italiani. Questi dati ci fanno capire che presto queste missioni andranno avanti con l’aiuto dei soli frati brasiliani, questa è un ottima cosa”. Dopo l’intervento di fra Luigi, è stato mostrato ai presenti un toccante video, testimonianza di Alyenni, una ragazza brasiliana che ha potuto vivere e crescere grazie all’aiuto pervenuto dal Sad. La testimonianza successiva, quella di Suor Letizia Boccardi, è stata di grande trasporto. La missionaria è infatti una suora di Clausura; per sua natura è riservata e non è a suo agio a parlare di fronte ad un pubblico. Ha voluto comunque ringraziare con il cuore in mano tutti coloro che sostengono le missioni: “I bambini possono realizzare innumerevoli cose grazie a voi. Attraverso il sostegno a distanza le condizioni stanno migliorando. Il popolo eritreo è un popolo con 9 etnie di cui 7 mussulmane, ma ci si stima, ci si vuol bene, si va avanti insieme. Chi bussa alla nostra porta sa che in qualsiasi momento troverà qualcuno pronto ad ascoltarlo… tante volte noi siamo la loro seconda famiglia. Quando aiutiamo qualcuno tramite il Sad, invitiamo questa persona a non prendere solo i soldi per spenderli, ma a investirli, in una piccola attività, per migliorare la propria situazione non solo attuale ma 12 anche futura. In Eritrea manca l’acqua, non piove, ma grazie ai container che ci avete inviato possiamo dare latte ai bambini e cibo. La gente dell’eritrea ha molta fede! Nostro compito è anche quello di aiutare tutti ad avere più speranza”. L’intervento del pubblico, con domande rivolte ai missionari, ha permesso di entrare più nello specifico dei vari argomenti trattati. Fra Oliviero ha spiegato che a Zuan-Hunien in Costa d’Avorio, l’istruzione non ha risentito della guerra civile. I coraggiosi maestri della scuola hanno deciso di portare avanti le lezioni, e l’anno scolastico non è stato compromesso. Fra Luigi Rota ha invece spiegato che in Brasile l’obiettivo dei frati è quello di essere il più possibile a contatto con i ragazzi per allontanarli dalle situazioni Durante il convegno fra Agostino Valsecchi del Centro Missionario ha spiegato perché e come è nata l’idea di organizzare incontri di preparazione per i volontari in missione. anni fa, Ssonoeiquando arrivato al Centro Missionario di Milano, continuavano ad arrivare richieste di persone desiderose di partire come volontari in missione. Da lì abbiamo tratto l’idea di organizzare dei corsi per pericolose che potrebbero trovare in strada. Crescendo questi ragazzi potranno aiutare altri ragazzi: “il comandamento dell’amore non avrà mai fine!”. Suor Letizia ha invece fatto comprendere a tutti, con trasporto e parole profonde, che cosa significa donare tramite il sostegno a distanza: “Per tanti di voi il contributo che si versa annualmente sembra poco, ma in realtà attraverso il Sad donate speranza, e la speranza che offrite accende una luce dentro una famiglia! Vi rendete conto?” Fra Mauro ha poi concluso: “quello che i nostri missionari ci hanno trasmesso oggi è coraggio e voglia di andare avanti nonostante le difficoltà. Ringraziamoli per la loro testimonianza e per aver parlato a noi con il cuore. Grazie!” ■ preparare i volontari all’esperienza missionaria. Pensavamo che si sarebbero iscritte una ventina di persone… il primo anno erano 80! Da allora abbiamo dato vita a questo progetto: da gennaio a marzo, chi ha il desiderio di partire, segue degli incontri in cui si spiega quali sono le missioni, cosa si farà e per quanto tempo. Verso febbraio io mi informo dai frati missionari quanti volontari possono accogliere e da lì si cominciano a formare i gruppi. Solitamente si parte nei mesi estivi. Ogni anno il numero dei volontari è sempre alto e l’impegno che offrono ai frati in missione è di grande importanza. ■ Lorenzo Mucchetti, presidente dell’Associazione Sorriso Onlus di Brescia, ha risposto a una domanda posta dal pubblico: “È possibile adottare a distanza non solo un bambino, ma un’intera famiglia?”. Associazione Sorriso Onlus L’ nasce proprio da questa domanda, che un gruppo di famiglie della parrocchia dei frati cappuccini di Brescia si è posta nel 1999. Desideravamo portare un aiuto concreto a delle famiglie in in stato di precarietà nei paesi più poveri. Abbiamo quindi pensato di utilizzare la formula del sostegno a distanza, sempre con i frati cappuccini come referenti, non per il singolo ma per tutta una famiglia. E da lì è nata la nostra associazione a favore di questo progetto. ■ SPECIALE CONVEGNO Miracolo al Pantanal Una bellissima storia nella missione del Brasile Mi chiamo Alienny... 14 15 SPECIALE CONVEGNO frei Daniele da Samarate ...sono nata in Brasile nel 1987, nell’estrema periferia della città di Belém do Pará, nella Favela del Pantanal, che significa pantano, palude; infatti la mia casa, di legno e lamiera, è una palafitta sul fiume Tucunduba. Nel mio quartiere, l’unico ospedale è l’ambulatorio dei Missionari Cappuccini; l’unica chiesa è la cappellina dei Cappuccini; e l’unico asilo è “A flor do Pantanal” - il fiore del Pantanal - l’Asilo Fra Daniele da Samarate, in onore del santo Frate italiano, che tanti anni fa è venuto in Brasile ad aiutare la mia gente. Ed assistendo i lebbrosi, egli stesso è diventato lebbroso, e nel 1914 è venuto proprio qui, nel Tucunduba, dove prima c’era il Lebbrosario di Stato. Nel 1935 i lebbrosi sono stati trasferiti, ed i miei nonni, che erano molto poveri, hanno occupato un piccolo terreno, che era libero perché frequentemente inondato dal fiume Tucunduba, che dà il nome al quartiere, e tra fango e fogne a cielo aperto, si formava il Pantanal, il pantano. Quando avevo 2 anni, la mia mamma, Deuza, è rimasta sola con 3 figli, il mio papà ci ha abbandonati e siamo rimasti senza niente; solo il tetto di lamiera della nostra palafitta ci riparava dalle piogge torrenziali che si abbattono ogni giorno su Belém. 17 SPECIALE CONVEGNO Nella disperata ricerca di trovare qualcuno che potesse ascoltarla e comprenderla, la mia mamma si è rivolta al Missionario Cappuccino che condivideva con noi la vita nella favela ed in pochi mesi, grazie ad un Sostegno a Distanza dall’Italia, l’asilo Fra Daniele è diventato la nostra seconda casa! Io e i miei fratelli abbiamo iniziato a giocare con gli altri bimbi, crescendo sani grazie ai nutrienti pasti ed alle cure dei medici e degli infermieri; anche la mia mamma ha finalmente trovato un luogo che l’accogliesse, ed è stata assunta come donna delle pulizie dell’asilo. La stabilità che la mia famiglia aveva ritrovato, ha permesso alla mia mamma, che era ancora molto giovane, di poter lavorare di giorno e studiare di notte! Nel frattempo, il Sostegno a Distanza mi ha mantenuto negli studi della scuola elementare e media; e crescendo, ho salutato la famiglia italiana che tanto mi ha aiutata, con un ringraziamento speciale e concreto, ho infatti frequentato e terminato sia la scuola superiore che l’università! 18 Oggi sono una pedagoga dell’Asilo Fra Daniele da Samarate! E la mia mamma, terminati gli studi serali, non fa più le pulizie dell’asilo, ma è diventata istruttrice di una classe e, assieme a me e alle altre insegnanti, controlla e istruisce i nuovi bambini che vengono affidati alle nostre amorevoli cure dalle famiglie più bisognose del Pantanal. FRA PIERANTONIO ZANNI La mia vita nel segno della Madonna A sette anni fra Pierantonio sognava già di diventare sacerdote. Poi l’incontro con i frati lo ha fatto innamorare della figura di San Francesco e desiderare di partire come missionario per il Brasile. Nella sua vita è stato professore, ha imparato ad utilizzare la radio per evangelizzare, ma soprattutto ha amato la sua missione, tanto da diventare un cappuccino della Provincia brasiliana. A cura di Elisabetta Viganò Fra Pierantonio, quando ha sentito di voler dedicare la sua vita a Dio? Quest’anno cade il cinquantesimo della mia ordinazione sacerdotale! Tutta la mia vita è legata alla Madonna, a date che riconducono sempre a lei: sono nato il 13 maggio del 1937, giorno della Madonna di Fatima, sono entrato in convento ad Albino il 15 settembre del 1947, giorno della Madonna Addolorata. Alla festa dell’Assunta del 54, ho pronunciato la professione semplice, mentre la professione solenne il 15 maggio del 58. La mia ordinazione sacerdotale è avvenuta il 27 maggio di cinquant’anni fa! Io sono nato a Sovere. Quando nel 1945 ho fatto la prima 20 comunione, la nostra suora ci ha portato in pellegrinaggio alla madonna della Torre e lì ci ha chiesto “chi di voi vuole farsi sacerdote?” e ho risposto subito “Io” alzando la mano. Lì è nata la mia vocazione! A soli 7 anni. Io e mio fratello, quando eravamo piccoli, andavamo a servire come chierichetti la Santa Messa, celebrata da padre Epifanio, un frate cappuccino. Un giorno mi chiese che cosa volevo fare da grande, io allora lo guardai e gli dissi “voglio farmi frate come te!”. Padre Epifanio è una figura molto importante per me, anche perché fu colui che nel 1982 mi chiamò per dirmi che mio fratello Gianni (padre Tranquillino) anche lui missionario, era morto proprio in missione in Brasile. Quando io decisi di entrare in convento mio padre non fu subito d’accordo proprio perché c’era già mio fratello più grande. Mi ha aiutato molto il mio gemello che lo convinse ad accettare la mia scelta. E quando ha sentito la vocazione missionaria? Ho fatto domanda di partire subito dopo la mia ordinazione sacerdotale. Ma nel 1961 partiva Fra Pierantonio Zanni: 50 anni di ordinazione sacerdotale anche mio fratello Gianni come missionario in Brasile, e mia mamma era spaventata all’idea che partissi anch’io, perché ai tempi si poteva tornare a casa, dal luogo di missione, solo ogni 10 anni. Mi venne detto anche dai superiori che mandare due fratelli in missione era… contro natura. Fui mandato allora ad Albino come professore e successore di fra Apollonio Troesi. Intanto io nutrivo una passione nata da un articolo che lessi sull’Osservatore Romano. Nella notizia si raccontava di questo monsignore che aveva iniziato a evangelizzare con la radio i paesini di montagna. Da lì ho tratto l’idea… ho imparato a trasmettere con la radio. Io sognavo di andare missionario in Brasile già a 15 anni, e sapevo che lì sarebbe stato utilissimo poter evangelizzare in questo modo. Nel frattempo mandavo in Brasile le bobine registrate. Dopo tanti anni finalmente è partito in missione… Dopo essere stato professore di filosofia a Varese, psicologo e assistente di vari seminari, nell’85 ho fatto per la terza volta la domanda di poter partire. Finalmente, mi è stato dato il permesso. A febbraio sono partito; ero destinato ad andare a Belém, come professore di teologia, ma invece sono stato mandato ad occupare il posto di un frate uscito dall’ordine, ad Anil, un quartiere di São Luís. Lì mi occupavo dell’opera delle vocazioni ed ero professore. Si è anche realizzato il mio sogno di installare una radio, dato che c’era l’idea di crearne una della diocesi. Nel 98, dopo essere stato economo del Cetema, mi sono offerto per andare in un convento appena costruito in una periferia malfamata di São Luís, a Coroadinho. Con me c’erano fra Aquilino e fra Paolo, un padre brasiliano. Nel 1999 si è costituita la nuova Provincia brasiliana e io mi sono incardinato là. Nel 2006 sono stato trasferito a Capanema come vicario conventuale e per la visita agli ammalati. Nel 2009, è stata scelta per me la località di Marabà, dove sono stato prima professore di italiano e catechista e attualmente sono vicario conventuale. Ho talmente amato e sospirato il Brasile che mi sono incardinato nella provincia, ossia non sono più della provincia cappuccina della Lombardia ma di quella brasiliana! La mia vita ora è lì. ■ Istantanee dai “cinquant’anni” di frei Pierantonio, in alcune immagini con il fratello fra Tranquillino. 21 FRA GIUSEPPE LECCHI 23 anni in Costa d’Avorio Son partito quasi per caso Come è stato vivere in Costa d’Avorio durante i periodi di guerra? Una lunga esperienza missionaria è quella di fra Giuseppe Lecchi che ha passato buona parte della sua vita in Costa d’Avorio. Da infermiere a educatore nel Foyer di Alepè, una casa per giovani studenti, egli conosce tutti gli aspetti del Paese ed ha vissuto il dramma della guerra civile sulla sua pelle. Fra Giuseppe, come è nata la sua vocazione? Quando ha deciso di farsi frate? Sono nato a Capriate in provincia di Bergamo nel 1948. Da piccolo andavo a trovare una mia zia che lavorava in una villa di Carate Brianza. Quando i frati facevano la questua loro ospitavano questo frate cappuccino che poi ho incontrato una volta in convento. È conoscendo lui che ho apprezzato la realtà dei frati. I miei parenti non erano molto propensi alla mia scelta. Sono prima andato dal mio parroco e lui mi ha messo in contatto con i frati cappuccini. Nel 1968 sono entrato in convento, mentre a 24 anni ho concluso il noviziato a Lovere. Nel 1975 invece ho fatto la professione solenne. Poi sono stato mandato per 2 anni in infermeria a Bergamo. L’anno prossimo compirò quindi 40 anni di vita religiosa. Dopo essere tornato sono stato per circa cinque mesi in Francia. Nell’88, dopo che padre Fidenzio mi ha consegnato il crocifisso, sono partito in missione, definitivamente, per la Costa d’Avorio. Sono prima stato mandato a Memnì, dove ho collaborato con fra Romano per un anno e mezzo circa. Intanto si stava costruendo un ospedale a Tiobly. Una volta pronto, nel 1990, sono stato inviato lì come infermiere e responsabile dell’ospedale. L’anno successivo l’ospedale è stato però chiuso, e così mi sono trasferito ad Alepè come responsabile del Foyer. In questa casa di accoglienza per giovani ero padre, confessore, infermiere ma anche amico e genitore! Lì sono stato per nove anni! Nel 2009 sono stato trasferito ad Abidjan dove sono tuttora responsabile di un centro di spiritualità. Qui accogliamo gruppi e associazione carismatici che vogliono fare ritiro. Abbiamo 22 stanze con 3 letti. La guerra del 2002 non l’abbiamo sentita molto perché eravamo ad Alepè: gli scontri veri, infatti, si sono combattuti nell’ovest. In quegli anni la Costa d’Avorio era divisa in due zone: l’ovest dove vi era la sofferenza, e il sud dove invece eravamo noi dove la situazione era più tranquilla. La guerra di quest’anno si è invece vissuta proprio ad Abidjan, nella capitale. Hanno distrutto un’intera città. Noi abbiamo nascosto le nostre cose anche se per fortuna siamo in una zona abbastanza periferica. Appena sono scoppiati i combattimenti tutta la gente ha cercato di fuggire, di rifugiarsi nelle chiese. Noi abbiamo sentito tutti i bombardamenti, la terra che tremava quando scendevano i missili. Vivevamo sempre con la paura, e abbiamo mandato via i frati stranieri, ma noi siamo rimasti lì, altrimenti la casa sarebbe stata occupata e derubata. Da noi la situazione è peggiorata dopo. Il problema era dato dal fatto che c’erano sì i militari veri, ma si sono creati poi dei gruppi armati che tenevano sotto controllo diverse zone della città. La città era dunque divisa. Non avevano vere divise, ma erano tutti armati. Nella nostra zona c’era in giro gente che uccideva. C’era una gran confusione. Quali sono stati i suoi primi incarichi? Dopo essere stato a Sovere, poi a Milano in viale Piave, nel 1987 mi ha chiamato padre Ismaele Bertani per dirmi: “So che a te piace viaggiare, servirebbe qualcuno che possa andare per tre mesi in Costa D’Avorio”. Così sono partito per Zouan Hounien. 22 23 FRA GIUSEPPE LECCHI La Chiesa è stata anche presa di mira quando alcuni Vescovi hanno preso posizione in merito alla situazione politica. Molti preti sono dovuto fuggire, nascondersi. È stato un mese e mezzo in cui facevamo fatica a trovare da mangiare e medicinali. Avevamo sempre paura! Non si capiva dove avrebbero sparato! Ma eravamo già pronti a una visita dei ladri, e quindi avevamo preparato dei soldi così ci avrebbero lasciato stare. Infatti sono venuti anche da noi. È successo il giorno delle palme di quest’anno. Intorno alle 20.30 abbiamo cominciato a sentire musica ad alto volume proveniente dalla strada, seguita da delle urla. Io ero in camera e da lì vedevo che qualcuno cercava di salire dal muro. Poi sento fra Giorgio discutere con uno di loro, mentre questo minacciava, con un kalashnikov in mano, di ucciderlo. Allora io sono uscito e mi sono ritrovato con un giovane che mi puntava il mitra alle spalle. Continuava a dirmi di portarlo nella mia stanza e di aprigli la cassaforte, che io però non avevo. Allora siamo andati in stanza. Avevo lì dei soldi che gli ho dato. Intanto diceva di dargliene altri mentre mi minacciava di spararmi. E io cercavo quello che avevo per darglielo, cercando di essere disponibile. Con me è stato tranquillo. Poi quando se n’è andato tutti cercavano di bussare alla mia porta. Saranno stati 6 o 7. Non ci hanno ferito, erano violenti nei modi di fare ma non con noi. Poi sono scappati di fretta. Subito dopo sono arrivati i militari. Abbiamo sporto denuncia… era giusto farla, anche se sapevamo di non recuperare niente! La paura vera è nata dopo però… temevamo che potessero tornare dato che non erano riusciti a portare via tutto. Così abbiamo cominciato a vivere nella paura, più forte che dopo la guerra. Per quanto riguarda il futuro… non si può sapere e prevedere nulla. ■ Una residenza per gli studenti in Costa d’Avorio Il Foyer di Alépé: centro del villaggio di Alépé. 25 anni di attività; Pochi anni dopo, su proposta dell’arcivescovo ce ne parla d’Abidjan, si pensò l’attuale bene di creare responsabile un’istituzione fra Gianluca analoga per le ragazze e così i frati Lazzaroni ei primi anni ‘80 N i frati cappuccini presenti nella regione di Alépé (a 50 km dalla capitale, Abidjan) per rispondere ad un urgente bisogno di alloggio per gli studenti della scuola superiore creano il Foyer “San Francesco d’Assisi”. La prima ubicazione della struttura è al 24 lasciarono posto alle suore Dorotee di Vicenza, che ancora oggi continuano questa preziosa opera sociale ed educativa. Il Foyer dei ragazzi ha trovato una nuova ubicazione nel 1986 oltre il fiume Comoé, fino a qualche mese fa in piena campagna, ma che ben presto sembra sarà attorniato dai nuovi quartieri di Alépé. Ecco perché nel mese di settembre 2011 si sono celebrati i 25 anni del Foyer, o meglio del “trasloco” nella sede attuale. È stata anzitutto l’occasione per ritrovare almeno una parte dei tanti “ragazzi” che in tutti questi anni sono stati ospitati, ma anche per fare un bilancio di questa lunga “avventura” e lanciarci con rinnovato entusiasmo verso le “sfide” a venire. Senza dimenticare tutti coloro che si sono succeduti nella responsabilità di gestire il Foyer, a cominciare dai “pionieri” fra Oliviero, fra Pino, passando per fra Ernesto, fra Gianluigi, fra Patrizio fino a fra Renato e fra Giuseppe che qui è rimasto fino a settembre 2009. La struttura che ha una capacità di 111 posti ed è dotata di sale studio e di una biblioteca è in grado di offrire ai giovani studenti un luogo adatto per studiare e crescere insieme, creando un clima di famiglia. L’attuale responsabile è fra Gianluca Lazzaroni: “Si tratta in realtà di un sovraffollamento: 111 ragazzi, un numero mai raggiunto in passato. Obbedendo alla sua originaria vocazione ‘sociale’ è la risposta che il Foyer, nei limiti massimi di capienza, sta tentando di dare ad una vera e propria ‘emergenza alloggio’ già cronica ad Alépé, ma ancor più grave ed evidente quest’anno. Fra i miei sogni c’è il desiderio di proporre una offerta formativa integrativa che possa colmare almeno in parte le molte lacune del sistema scolastico ivoriano oltre naturalmente a pensare agli interventi di manutenzione straordinaria ai quali la struttura dovrebbe essere sottoposta”. ■ 25 RICORDO FRA BENIAMINO Si è spento fra Beniamino Zanardini: aveva 72 anni Il suo grande amore era per Gesù Dal 1986 in Brasile ha svolto numerosi incarichi nel suo mandato missionario seguendo il suo cammino d’amore e di obbedienza nei confronti di Gesù e di San Francesco. A cura di Alberto Cipelli E ra stato ordinato sacerdote il 26 marzo1966, nella Basilica di S.Ambrogio in Milano ma la sua vocazione aveva origini ancora più lontane: da oltre 50 anni infatti nella chiesetta di Lovere, aveva pronunciato il suo “sì” al Signore con la scelta di vivere la sua vita secondo San Francesco come frate cappuccino. Ha trascorso i primi 20 anni in Italia compiendo gli studi a Roma e poi numerosi impegni nelle case di formazione, nelle diverse responsabilità nelle fraternità, sempre aperto all’aiuto alla Chiesa locale, con il lavoro pastorale-sacerdotale. L’idea di essere missionario era stata per lui 26 una vocazione molto lontana che si era radicata negli anni della formazione e in seguito, con la presenza di due confratelli in terra di missione, con i quali manteneva costanti contatti. Proprio in Brasile ha lavorato nella formazione dal 1986 al 1998, poi è stato parroco della Cattedrale di Grajaú, con Mons. Franco Cuter, Vescovo della Diocesi, suo compagno di ordinazione sacerdotale. Oltre alle attività pastorali-sacerdotali ha operato nel settore socio-caritativo nella periferia della città. Con il “Progetto Sorriso” di Brescia ha lavorato per dare una casa a chi non l’aveva o la possedeva di fango ed è stato ad Imperatriz svolgendo impegni pastorali ed accompagnando casi particolari di estrema povertà dentro e fuori parrocchia; ha svolto attività con gli ammalati e gli anziani. Sempre ha curato, con particolare dedizione, il sacramento della Riconciliazione; in particolare è stato per diversi anni in São Luìs come confessore del Santuario della Madonna del Carmine. Nell’Omelia al suo funerale, il Ministro Provinciale fra Raffaele Della Torre ricorda la figura di fra Beniamino ringraziando Dio per avercelo donato: “Il motivo profondo di gratitudine al Signore lo traggo da un biglietto che il 20-12-79 fra Beniamino scrive all’allora Ministro provinciale: «Molto rev.do p. Provinciale, dopo aver pensato davanti al Signore, mi sembra di poter presentare la mia disponibilità per la missione della Thailandia. La prego perciò di disporre di me secondo come le ispirerà il Signore. Credo fermamente che il Signore aiuta sempre chi rischia per la sua Gloria, anche se possono sussistere incertezze nate dalla considerazione della nostra 27 RICORDO FRA BENIAMINO fragilità e pochezza. Con l’augurio di Buon Natale. fr. Beniamino Zanardini». Un frate che vuole dare gloria a Dio, che è pronto a rischiare per questa gloria, ed è consapevole che questo desiderio porta con sé fragilità e pochezza, ma non si tira indietro. Beniamino ancora oggi dice a tutti noi, così come lo ha fatto con tante Fra Beniamino Zanardini I segni più profondi della presenza di Dio in mezzo agli uomini sono i comportamenti degli uomini che hanno la loro origine da Dio. E Beniamino è stato segno di questa presenza soprattutto con tanti ragazzi e giovani che sono passati nelle nostra case di formazione, ad Albino, Varese, Lovere, in Brasile dove ha trascorso gli ultimi 25 anni della sua vita. È stato segno della presenza amorosa del Signore con i poveri e in questi ultimi anni a Imperatriz è stato segno di consolazione per gli ammalati negli ospedali soprattutto per i più poveri e i più soli. Come abbiamo letto poco fa nel biglietto inviato al ministro provinciale fra Beniamino chiede di andare in missione per Ha camminato sempre nel Vangelo 25 anni di missione in Brasile sono stati quelli che più han segnato l’intensa vita di fra Beniamino che è morto il 19 settembre dopo una breve malattia nell’ospedale di Bergamo. A ricordarlo il confratello Apollonio che con lui ha condiviso l’intensità della missione brasiliana. di Frei Apollonio Troesi 28 persone, di non guardare al proprio limite ma di fidarsi del Signore, perché Lui sostiene sempre il desiderio di dargli gloria. Beniamino ha dato gloria Dio, e dare Gloria a Dio vuol dire essere segno della Sua presenza. Beniamino è stato segno della sua presenza vivendo la sua consacrazione, il suo presbiterato. “Gesù, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: – Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità...” (Vangelo di Giovanni 1,47ss.) “Vedrai cose maggiori di queste...” è sempre Gesù che sta parlando con Natanaele stupito di essere conosciuto prima ancora che Filippo lo chiamasse”... cose maggiori... vedrai il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere!”. Per la verità quel “vedrai” nel testo di Giovanni è “vedrete”! È una visione aperta a tutti, specialmente a quelli che accettano l’invito di Gesù: “Seguimi” e vanno e vedono e si innamorano di “Colui del quale hanno scritto Mosé e i Profeti” (Giovanni 1,43-51). Ora solo Gesù sa quanto bene si addicono queste Sue Parole al Suo e nostro carissimo Frei BENIAMINO ZANARDINI da poco chiamato a vedere e a possedere quel “cielo aperto” con quelle visioni di Angeli in continuo movimento! È “azzeccato” davvero il Titolo che ho scelto per ricordare nel migliore dei modi il Confratello e approvo pure di tutto cuore, pensando al nostro Frei, quanto ho letto in una rivista cattolica a proposito di un sacerdote esemplare “Da qualche tempo Don... non lo incontro più – scrive quel suo devoto – non c’è più, è finalmente a riposo in una di quelle stanze confortevoli in Paradiso... Ricordo l’uomo con lo sguardo in alto, con le croci degli altri ben cucite addosso, tanto da farle proprie...”. Cristianissimo ritratto di quel sacerdote! Bellissima, cristianissima, verissima fotografia di Frei Benianimo anche lui adesso a riposo in una di quelle stanze confortevoli! Quanto ha lavorato, pregato, camminato, sofferto facendo propri il dolore e la sofferenza degli altri e intendo parlare solo dei suoi 25 anni brasiliani: stupende nozze d’argento con questi nostri poveri e sofferenti. Oh, carissimo “Benja”, come eri affettuosamente chiamato dai tuoi, va un po’ in giro Lassù, incontrerai tanti Missionari nostri che ti hanno preceduto, incontrerai i Tre Servi di Dio Tre: DanieleGiampiero-Alberto; Stelle di primissima luce nel cielo della nostra presenza in Brasile! Nei tuoi 25 anni brasiliani hai lavorato in vari conventi e parrocchie e ospedali. Eri e sei caro a moltissimi! Parecchi hanno pianto alla notizia della tua morte! Personalmente sento che devo ringraziarti per quello che sei riuscito a fare nei tuoi sei anni di Macapá all’estremo Nord del Brasile, mia attuale residenza. Qui hai incominciato a essere alla grande Servo del Signore, Ministro devoto con quel tuo tipico sguardo in alto di cui ho parlato sopra e proprio per questo sei diventato ancora più Fratello amoroso, solerte, attento ai sempre più numerosi Poveri che in quegli anni iniziavano a prendere di preferenza la strada del convento. Qui con te e sostenuto da te c’era pure un altro grande frate magnanimo, tuttofare che nutriva i tuoi stessi Ideali! È di questi tuoi anni di Macapá (1990-1996) la costruzione di un piccolo ambulatorio annesso al convento per venire incontro ai più poveri della città e dintorni. Un ambulatorio dedicato a Frei Daniele da Samarate e proprio la scelta di questo Titolare mi spinge a definire questa tua opera sociale ispirata perché anche le pietre parlano, anzi gridano (cf Luca 19,40) e il terreno non tace! Qui, infatti, dove sorgono convento e ambulatorio è ancora viva ed efficace la presenza del grande Marcello Candia; era e è suo questo territorio: qui ha vissuto, operato, progettato e tutti sanno quanta ammirazione nutriva per Daniele da Samarate. L’ambulatorio esiste tuttora, è diventato un signor Poliambulatorio di quasi 1300 mq. e proprio nei giorni della tua ammirabile agonia e della tua santa morte, noi stavamo offrendo alla popolazione uno speciale “Mutirão”, un’attività straordinaria dei medici volontari – sono più di 60! – per tutti i poveri registrati e non registrati... Tutti, proprio tutti in preparazione alla festa di S.Francesco, l’amico universale dei poveri, particolarmente! E così ricordandoti, mai dimenticandoti, noi frati, vecchi e giovani con il popolo della Cohab di Anil – di Macapá – di Açailandia – di Imperatriz – del Carmo di S.Luis: luoghi che hai “riempito” con la tua bontà e santità evidenti, noi tutti ti auguriamo BUON PARADISO in una di quelle stanze confortevoli della Casa-di-Dio! Da quelle Altezze mandaci spesso la tua benedizione e il tuo aiuto! ■ RICORDO FRA BENIAMINO dare Gloria a Dio; ha dovuto attendere un po’ di anni prima che i superiori gli dicessero sì. Parte per il Brasile nel 1986 all’età di 47 anni, con uno spirito giovane, contento di realizzare un desiderio che lo ha sempre interpellato e provocato il suo cuore di religioso e di sacerdote. Fra Beniamino è stato un uomo mite, capace di ascolto, di accompagnare le varie situazioni esistenziali di chi si rivolgeva a lui, un uomo paziente di chi sa che la storia, il tempo, il compimento delle cose appartiene al Signore, un uomo contento e convinto della propria vocazione. Sono certo che il Vangelo delle ‘beatitudini’ ha accompagnato i pensieri e le azioni di fra Beniamino. Il ritratto del cristiano è in quelle otto frasi: ‘Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra…’ (Mt 5, 3-5). Lì c’è il ritratto del cristiano, e lì c’è in fondo la manifestazione di Dio dentro l’uomo. Quando ci sono queste cose, allora significa che Dio si riflette, vediamo come in uno specchio l’immagine stessa del Signore sul volto degli altri, dei cristiani fedeli. Ritroviamo nel cristiano – che è ‘povero in spirito’, cioè umile, non arrogante, non presuntuoso – l’immagine dell’umiltà di Dio, perché Dio è umile, anzi innanzitutto Dio è umile. Dio è così umile che dalla sua altezza si china sopra l’uomo bisognoso; Dio non ha paura di abbassarsi, in Gesù Cristo si è fatto uno di noi. Beniamino ci ha testimoniato questa povertà in Spirito. Quando sono andato a trovarlo all’ospedale, nei giorni successivi all’intervento chirurgico che rivelò la gravità della sua malattia, mi disse: ‘Raffaele, la valigia per l’ultimo viaggio è quasi pronta, non so ancora quando dovrò chiuderla definitivamente, ma prima di farlo aiutami a mettere ancora qualcosa di bello per il Signore’. 30 PROFESSIONE PERPETUA E Beniamino, prima di partire, nella valigia ha messo l’offerta della sua sofferenza. La prima volta che sono andato a trovarlo nella nostra infermeria mi ha chiesto espressamente di consegnargli le mie intenzioni per cui pregare, gliele ho dette, le ha accolte con un sorriso con la promessa che le avrebbe presentate quotidianamente al Signore”. ■ Due nuovi fratelli per la Costa d’Avorio Il 25 settembre fra Vivien e fra Louis hanno vissuto la professione perpetua a testimonianza che il carisma francescano porta ancora grandi frutti e nuove forze. 31 PROFESSIONE PERPETUA di fra Giansandro Cornolti È la seconda volta che mi accosto al continente africano, la prima nella nostra Custodia della Costa d’Avorio. Due settimane intense, dal 23 settembre al 6 ottobre, iniziate ad Abidjan con la festa e il raduno per S.Pio da Pietrelcina nel Santuario Mariano e con la professione perpetua – 25 settembre – dei nostri due confratelli fra Louis e fra Vivien nella chiesa parrocchiale di S. Ambrogio a Angrè. In modo diverso due feste che mi hanno fatto gustare la freschezza di una fede cristiana che sta crescendo, costellata di tanti canti e balli, espressione di una realtà che non perde speranza nonostante la guerra civile da poco terminata. Mi ha impressionato la partecipazione della gente, tanta, attenta e paziente, non certo preoccupata di vedere la fine delle celebrazioni, ma interessata e semplicemente coinvolta dal bello della festa. Le due giornate così piene mi hanno introdotto nel clima del Capitolo della Custodia, momento di verifica e di rinnovamento della vita della Missione, che abbiamo celebrato dal 27 al 29 settembre con la nomina dei nuovi superiori. 32 La visita è proseguita con il lungo viaggio di 12 ore verso la parrocchia di Zouan-Hounien; è stato un immergersi realmente nella vita missionaria, attraverso strade, villaggi e paesaggi che dicono la grandezza di questo paese, le tante opportunità e possibilità di crescita, e l’evidente povertà in cui giace. Nella nostra parrocchia l’accoglienza è stata calorosa e significativa, si capisce l’importanza del lavoro e del servizio che i nostri missionari compiono con passione e senza risparmiarsi. Dopo tre giorni il nostro ritorno al sud è coinciso con la Solennità di S.Francesco celebrata nella parrocchia di Alepè. Un momento di fraternità significativo: l’omelia del ministro Provinciale è stato un forte richiamo a rinnovare e diffondere il nostro carisma francescano-cappuccino anche in questi luoghi dove tutto è novità e non è così scontato. L’impressione è che il Santo d’Assisi ad ogni latitudine ha il suo fascino, e il ritmo delle danze africane rendono ragione del sentirlo il “giullare” di Dio. Ringrazio il Signore per questa esperienza, dell’accoglienza fraterna e della gioia di aver visto accrescere la nostra Provincia di due nuovi fratelli. ■ neoprofessi raccontano la loro vocazione I due Sono fra Vivien Hughes Zahui e voglio condividere con voi la storia della mia vocazione. Durante la scuola superiore il desiderio di consacrarmi al Signore ha continuato a crescere in me. Dopo alcuni momenti di esitazione e di lotta, ho capito che non potevo sfuggire il piano di Dio per la mia vita. Così, dopo la scuola di specializzazione, ho deciso di lasciare che la volontà di Dio si realizzasse nella mia vita. Ho incontrato i frati Cappuccini nel 2001. Quell’anno facevo parte del Rinnovamento Carismatico, e ho partecipato a un ritiro organizzato dal movimento a Alepè, città in cui i frati sono presenti. Il sacerdote che ha presieduto la Messa era un frate cappuccino. Alla fine del ritiro, mi sono avvicinato a lui e gli ho chiesto come poter entrare nell’Ordine. Mi ha orientato a un frate responsabile degli aspiranti. È così che una volta arrivato ad Abidjan ho potuto entrare in contatto con fra Pino. Quest’ultimo mi ha accolto e così ho potuto iniziare il mio cammino vocazionale. Per il primo anno di postulato, ho dovuto lasciare il mio Paese quando scoppiò la guerra nel 2002 per andare in Benin. E le differenti tappe della formazione iniziale mi hanno poi portato in Camerun per il noviziato e post noviziato e infine sono potuto tornare in Costa d’Avorio, dove ho finito il mio ciclo di studi di teologia. Ringrazio Dio per il dono della vocazione e a Lui affido il resto della mia vita religiosa nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. 33 PROFESSIONE PERPETUA Sono fra Louis S. Darrassouba. Sono molto felice in questi giorni per la mia definitiva consacrazione nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini; un atto gratuito di Dio nei miei riguardi: "Tu sei con me, Signore, tu mi hai scelto, tu mi ha chiesto di rimanere nel tuo amore!". (Giovanni Paolo II). Credo che la mia vocazione sia un atto di amore di Dio per me. Sono stato chiamato all’esistenza per amore e un amore gratuito (agape) nel vero senso della parola. E la mia missione è quella di vivere rispondendo come posso all’amore del Signore annunciando questo Amore ricevuto gratuitamente da Colui che non è altro che Amore. Vengo da una famiglia molto cristiana, modesta, io sono il secondo religioso della mia famiglia. Il mio fratello maggiore è Padre Jean-Marie monaco benedettino da 24 anni, sacerdote da undici. Il mio fratellino Daniele che è l’ultimo della famiglia è al secondo anno di teologia presso il seminario di Abidjan. Benedico il Signore per la mia consacrazione e lo prego di venire attraverso il suo Spirito di vita per far fiorire i doni posti in ciascuno di noi. Per quanto riguarda la mia vocazione ho voluto da sempre essere un religioso e non un sacerdote diocesano perché fin da piccolo ero in contatto con la vita religiosa e i suoi valori che si vivevano anche nella nostra famiglia come quello di condividere il pasto, di avere rapporti fraterni… In un primo momento ho voluto sperimentare la mia vocazione al monastero benedettino. Ma quando è arrivato il momento di fare il primo passo nella vita consacrata mia madre mi invitò a riflettere bene su questa scelta. Riteneva infatti che due figli nello stesso luogo non fossero l’ideale anche per paura che io rimanessi troppo dipendente dal mio fratello maggiore (il fratello più grande infatti nella nostra 34 cultura protegge il più piccolo e gli impedisce di crescere come persona autonoma). Secondo lei ognuno deve fare e costruire una propria storia di formazione vocazionale accettandola liberamente e responsabilmente. Con l’aiuto del gruppo vocazionale del settore di Abobo, ho potuto conoscere i frati minori cappuccini grazie ad un amico che è originario della regione di Alepè. Il mio primo incontro con fra Pino, che era l’incaricato degli aspiranti all’epoca, fu un nuovo inizio per la mia storia d’amore con Dio. La gioia e la semplicità della vita dei frati mi ha permesso di entrare in contatto con San Francesco d’Assisi. Inoltre mi ha permesso di avere una visione più ampia della mia vocazione, e soprattutto della mia missione di consacrato. ■ Una Chiesa in fermento ricca di nuove vocazioni Hanno scelto come motto “Con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, aiutandovi a vicenda con amore” (Ef 4, 2) i 16 giovani africani che nel settembre scorso sono entrati in noviziato. 7 settembre 2011, Il qui nel nostro convento di Sop in Camerun, hanno iniziato il noviziato 16 giovani: 2 provenienti dalla Costa d’Avorio, 5 dal Benin e 9 dal Camerun. L’inizio del loro noviziato è stato sottolineato dal rito della vestizione: durante la celebrazione dei vespri, sono stati invitati ad esprimere pubblicamente il loro desiderio di condividere la nostra vita al seguito del Vangelo, secondo l’ideale francescanocappuccino. Hanno ricevuto l’abito da novizi, e solo al termine del loro cammino, dopo un anno, riceveranno il saio cappuccino nel giorno della loro Professione. Fra Alphonsius Teh (Camerun) confessa: “Questo momento di distacco dalla mia famiglia, i miei amici con cui ho condiviso questi anni della mia giovinezza per abbracciare la fraternità Cappuccina e il suo stile di vita rappresenta una sfida per me. Sono chiamato a discernere e mettere tutto me stesso nella volontà di Dio sulla mia vita”. Fra Yuwong Henry Kinyuy (Camerun) sottolinea quanto sia difficile esprimere a parole quanto sente in questo momento: “Voglio ringraziare il Signore per quello che mi ha fatto diventare chiamandomi a questa vocazione”; tali forti sentimenti sono condivisi anche da fra Jean-Baptiste Zoure (Costa d’Avorio): “Posso dire che non è facile esprimere i nostri sentimenti iniziando questo cammino al noviziato, si può solo “cercare” di esprimerli, ma le parole non riescono a dire quello che si vorrebbe dire. Mi trovo all’inizio di un passo importante nella mia vita: la gioia interiore che riempie il mio cuore mi fa cercare la mia pace nella vicinanza con il Signore, so che Gli appartengo”. Fra Rodrice Epoh Elombat (Camerun) pone l’accento sul fatto che la vocazione sia un cammino continuo: “Ora mi trovo in compagnia di altri giovani e ognuno di noi ha portato un po’ di Africa diversa in questa casa di noviziato dedicata a Santa Maria degli angeli. Chiedo al Signore la grazia di rispondere, giorno per giorno, alle varie circostanze che si succederanno lungo l’anno. Questo pensiero di San Paolo mi è molto caro in questo momento particolare: “Del resto noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno”. Nella preghiera sono chiamato ad interiorizzare sempre di più il vangelo e la vita cappuccina, in particolare la vita in fraternità, semplicità e lo sguardo d’amore verso tutti”. Chiediamo a fra Pierre Amougou Mvogo (Camerun) perché abbia scelto di vivere questo cammino: “Fondamentalmente è la chiamata a “vivere il Vangelo, in obbedienza, senza nulla di proprio, e in castità”. Perché seguire il Vangelo? Che cosa ha da offrirmi per il mio ben-essere? Credo che sia la Parola di Dio che, diversamente dalle molte parole umane, ha la capacità di cambiarmi, di trasformarmi, perché è una parola vivente. Cristo ci dice: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Devo rendermi terreno disponibile in cui la mia vocazione possa svilupparsi e crescere”. Conclude Kohyen Cedric Verbe (Camerun): “Quando un cacciatore si prepara per andare a caccia, prepara tutto quanto gli può servire, ma non sa quanto la preda lo farà aspettare; lui parte sapendo che non tornerà finché non avrà preso la sua preda. Anche noi avendo messo mano all’aratro non ci tiriamo indietro, ma vogliamo continuare a seguire Cristo e Francesco. Siamo pronti, ciascuno di noi, a mettere a disposizione degli altri i nostri doni e ciò che siamo; insieme condivideremo questo anno di noviziato e la risposta alla nostra chiamata alla vita del Vangelo nella fraternità cappuccina”. ■ FRA LUIGI SPELGATTI I contrasti di realtà così diverse Fra Luigi Spelgatti missionario in Brasile Fra Luigi offre una visione globale delle missioni dei frati cappuccini presenti in Brasile. Avendo egli stesso vissuto per anni in molte di queste, riesce a raccontare gli aspetti che differenziano le une dalle altre, e soprattutto l’impegno che i frati dedicano ad ognuna. a cura di Elisabetta Viganò Fra Luigi… quando ha sentito di voler consacrare la sua vita a Dio? Io sono bergamasco, sono nato sul lago di Iseo. La mia vocazione è legata all’infanzia. Ero chierichetto nella parrocchia, e in quel periodo ci furono le missioni popolari predicate dai frati cappuccini. Un giorno, dopo la celebrazione della Santa Messa, il missionario che predicava mi guardò e mi disse “vuoi essere missionario?”. Io già avevo dato la parola ad un salesiano ma cominciai a sentire che quella era la mia 36 vocazione. Avevo dieci anni e facevo la quarta elementare. In quel tempo stavano aprendo il pre-seminario ad Albino. In tutto il periodo della preparazione io ho sempre visto segnali che mi confermavano che quella era la mia strada. Dopo la mia ordinazione sacerdotale, avvenuta nel 1977, sono stato 7 anni nella parrocchia di Como come vicario. Nel frattempo mantenevo una corrispondenza epistolare con fra Leonardo Trotta e fra Luigi Rota in cui loro mi invitavano esplicitamente ad andare in missione. Nelle lettere raccontavano le difficoltà della missione in Brasile, e rendevano presente l’urgenza di sacerdoti. Questa corrispondenza ha suscitato in me il desiderio di partire; nell’82 quindi ho fatto la richiesta scritta ai superiori, accettata abbastanza in fretta. Per problemi di visto consolare sono potuto partire solo nell’84, e lì è iniziata la mia peregrinazione nel Maranhão. Da allora sono 27 anni che sono in Brasile. Il mio primo incarico è stato ad Anil, dove allora c’era una casa di formazione per aspiranti cappuccini e una parrocchia molto estesa e in espansione. Essendo così grande percepivi la disuguaglianza… potevi vedere sia le palafitte, che le invasioni e le spiagge con case fatiscenti. Ero vicario parrocchiale e in quel periodo si era nell’urgenza di sacerdoti, ma il seminario di São Luis era chiuso. Si stava cominciando a voler formare clero locale, sacerdoti del luogo, come fece fra Marcellino a Carolina. Ecco che ad Anil si aprì negli anni 70 il primo seminario. I cappuccini sono stati coloro che hanno dato tanta fiducia al clero locale e ad espressioni religiose locali. In 27 anni di missioni ha visto tante realtà del Brasile diverse fra loro… Dopo l’esperienza di Anil sono andato a Pedreiras nella parrocchia di sant’Antonio. Lì sono stato a contatto con una realtà completamente differente. Sono stato animatore delle comunità di base, ossia comunità che non hanno la continuità della presenza del prete e di conseguenza si organizzano per il mantenimento della vita ecclesiale con i laici. La comunità di base descrive l’impegno e il protagonismo dei laici nella vita della parrocchia. È una comunità dove il rapporto personale è vivo… si conoscono, si amano, si aiutano. Io ero animatore di queste comunità che avevano già una loro storia, facenti parte della diocesi di Bakabal, una diocesi che aveva una grande sensibilità sociale. Quello che mi ricordo di questa esperienza è la grande sensibilità della diocesi per Alcuni dei luoghi dove fra Luigi ha vissuto la sua esperienza missionaria: Anil, Pedreiras, Imperatriz, Barra do Corda, Grajaù. 37 FRA LUIGI SPELGATTI i problemi sociali, la presa di posizione pubblica. Importante era anche la generosità di tanti laici e la passione per la loro piccola comunità. Lì ho conosciuto la forza dei laici, il loro essere soggetti e protagonisti di evangelizzazione e di nuove relazioni. Smettono di essere oggetto di evangelizzazione e ne divengono soggetti. Erano 25 le comunità di base. In seguito sono stato nominato parroco a Imperatriz. Ho quindi lasciato la zona interna rurale per andare in una città, sede della diocesi, che si è ingrandita spaventosamente. Negli anni 70 contava 4000 abitanti… quando sono arrivato io alla fine degli anni 80 erano saliti a 200 mila abitanti! Questo dopo l’apertura della strada che collega Belém a Brasília, e della scoperta della miniera d’oro. Imperatriz è diventata così il polo di una grande concentrazione sia di persone che venivano dal nord-est, sia di gente del sud che vendeva i propri territori. Fu un grande fenomeno sociale, come una grande esplosione, legato sia a gravi problemi come lo sradicamento dai propri costumi, l’aumento della violenza, ma anche alla ricerca del senso religioso al quale ha soprattutto risposto la chiesa evangelica. Lì a Imperatriz c’è una grande presenza di movimenti religiosi e di sette. Con le altre religioni c’è un grande sforzo di dialogo… ma con chi vuole dialogare! Molti movimenti fanno della loro chiusura un punto di forza e quindi non si riesce a comunicare. Nel 1995 sono andato a São Luis, alla Madonna del Carmine dove facevo I progetti dei Missionari Cappuccini nella Diocesi di Grajaù ella Diocesi di Grajaú si N trovano tre scuole aiutate dal sostegno a distanza e due scuole materne attive grazie ad altri progetti. Il Progetto Sorriso, sostenuto dalla Diocesi, aiuta madri gestanti in difficoltà. Il fenomeno dello stupro è davvero diffuso in queste zone e spesso arrivano anche bambine gravide che hanno a malapena 11 o 12 anni. Ormai hanno perso la bellezza dell’infanzia, ma possono ancora essere aiutate durante 38 la gestazione grazie a questo progetto. La pastorale carceraria è portata avanti con i ragazzi in attesa di processo che vivono in carcere. Sono tutti giovani coinvolti nei giri di droga, o per furto, che vivono in condizioni disumane. C’è sovraffollamento nelle piccole celle e alle volte passano anche 15 giorni prima che possano uscire a respirare. Il nostro impegno è quello di una vicinanza ai carcerati, vicinanza solidale e non confessionale. Il progetto è quello di riuscire a costruire un ambiente più sano dove possano leggere, studiare, per far passare il tempo che in quelle condizioni non passa mai. Un progetto che si occupa dei disabili, attivo nel centro “Padre Daniele Marchi”, raccoglie quasi il 50% dei disabili di Grajaú. La scuola è gestita con due turni, uno alla mattina e uno al pomeriggio. La condizione dei disabili richiede una necessaria collaborazione dei tre agenti che se ne fanno carico: la parrocchia, la quale si occupa della manutenzione del Centro, dell’offerta di materiale didattico e alimentare, sostenuto anche questo dal sostegno a distanza; la Prefettura che offre gli insegnanti e il personale specializzato come psicologi, nutrizionisti e assistenti sociali e, infine, l’Associazione civile “Genitori e amici dei disabili”. I disabili hanno carenze sia fisiche che psichiche. È fondamentale, per i disabili, l’intervento alla socializzazione e del reinserimento nella società, oltre che quello educativo e di auto mantenimento. C’è inoltre anche un nuovo progetto, molto apprezzato, di ippoterapia lanciato dai commerciati e produttori agricoli di Grajaù. La Pastorale Indigena: nella diocesi di Grajaú ci sono circa 9.000, 10.000 indios. L’intenzione è quella di portare avanti un’intensa opera di evangelizzazione per far sì che due ceppi di popolazione diventino un popolo solo, offrendo loro il nostro bene più prezioso: Gesù Cristo. Oltre al contatto con i vari popoli vi è anche la proposta di progetti di promozione umana diretti soprattutto alle donne indigene. È importante che nella comunità si crei una rete di rapporti che offra solidarietà a tutti. ■ 39 FRA LUIGI SPELGATTI NATALE MISSIONARIO Il Natale missionario: un valore aggiunto Riaprono lo Show Room e la Mostra Missionaria a Milano parte del consiglio come definitore della provincia e come economo. Ai tempi il Brasile era ancora vice provincia, e il nostro compito era quello di prepararla a divenire provincia cappuccina. L’idea era quella di “sparrocchializzare” un po’ la Provincia perché emergesse più nitidamente il nostro carisma. Per fare questo si è ritenuto necessario separare le case di formazione dalle parrocchie, per aprire la vice provincia ad attività apostoliche più caratteristiche della vita francescana. Attualmente dove opera? Dopo São Luis, nel settembre del 1999, ho cominciato la mia esperienza nella diocesi di Grajaú: prima a Barra do Corda e poi a Grajaú stessa. A Barra sono stato per sei anni come parroco, a Grajaú sono attualmente vicario generale della diocesi e responsabile della parrocchia. Nel 1999 a Barra do Corda si cominciavano a lanciare progetti di nuova evangelizzazione da parte di Giovanni Paolo II. Effettivamente quello che ho vissuto in questi anni è stata la necessità di una nuova evangelizzazione, con varie tappe suggerite dal Papa. In Brasile si è concretizzata con la quinta conferenza del CELAM (Conferenza Episcopale Latino Americana) realizzata nel 2007, con la produzione di un documento pubblicato l’anno dopo chiamato “Aparecida”, un documento molto bello che scalda il cuore. Siamo coscienti della sfida che il mondo oggi propone, e guardiamo con occhio critico la realtà. In Brasile, nelle parrocchie dove io sono passato, riusciamo a raccogliere il 10% di chi si professa cattolico. Il documento suggerisce: o le parrocchie diventano parrocchie che formano cristiani, o se ci accontentiamo di rimanere chiusi tra quelli che frequentano si rischia di perdere di vista il 90% di coloro che si professano cattolici ma non praticano. Il documento ha dunque 40 Pedro Casia è responsabile dello Show Room del centro missionario di Milano. Il suo compito è quello di organizzare lo spazio dedicato alle esposizioni, ma soprattutto di spiegare ai clienti che il loro acquisto avrà doppio valore: troveranno prodotti alimentari di alta qualità e nel medesimo momento sosterranno con il loro contributo le missioni dei frati. una forte intenzione missionaria! Smettiamola di essere contenti delle chiese piene, perché è sempre questo 10% a riempirle! L’intenzione del documento è quello di fare una Chiesa di DISCEPOLI e MISSIONARI! Discepoli, facendo in modo che le comunità aiutino i cristiani a fare un’esperienza di incontro personale con Gesù Cristo, facendo diventare Gesù un avvenimento della vita, non solo un contorno. È necessario cominciare ad essere testimoni. Quando questo succede subentra l’essere missionario: nella misura in cui sono discepolo, sono missionario. Ci vuole cambiamento con attenzione alla famiglia, ai cristiani che non vengono in chiesa, ma soprattutto in Brasile, ai poveri! Per noi cappuccini è importante l’attenzione ai poveri, tramite la nostra presenza nei lebbrosari, negli ospedali, nelle scuole. Noi cappuccini preferiamo il fare! ■ P edro in questa intervista ci racconta il suo ruolo e i prodotti venduti all’interno dello Show Room. Ma che cos’è innanzitutto uno “Show Room”? È uno spazio, un luogo, dove vengono esposti prodotti e oggetti, che in questo caso poi si possono acquistare. Quello dei frati è adiacente alla mostra missionaria, e offre principalmente alimenti con il marchio “Paradiso del gusto”. Come hai conosciuto il Centro missionario di Milano? Ho iniziato a entrare in contatto con la realtà dei missionari cappuccini come volontario. Nel 2003 sono arrivato in Italia dal Guatemala, NATALE MISSIONARIO e ho contattato questo amico che viveva in missione in Costa d’Avorio oramai da 6 anni. Tramite lui sono riuscito a conoscere i frati cappuccini di Milano e ho iniziato a fare volontariato presso il centro missionario. A quei tempi c’era padre Renato, e fu proprio lui che mi invitò a collaborare per la mostra missionaria e per la campagna di Natale. Nel 2007 divenni poi definitivamente responsabile dello Show Room. Che significato ha per te esercitare un lavoro legato alla solidarietà? Se si vuole lavorare in un ambiente come questo a mio parere è importante che ci sia un’affinità con lo scopo che si vuole raggiungere. Il mio lavoro non si limita al discorso della vendita del prodotto, non si ferma solo lì, va oltre! Vendendo un prodotto non fai contento solo il cliente, ma aiuti i frati, le loro missioni e quindi la gente bisognosa. Il mio lavoro, e quello dei miei colleghi, ha sicuramente un valore aggiunto, non perché lo faccio io, ma perché si lavora per aiutare gli altri. Ha tutto un altro senso. Come sono cresciuti in questi anni lo show room e i suoi prodotti? Quando ho iniziato, nel 2003, c’era già il “Il paradiso del gusto” ossia il marchio dei missionari cappuccini di Milano. Allora era una cosa artigianale: i fornitori ci inviavano i loro prodotti e noi applicavamo la nostra etichetta. Nel corso degli anni ho visto crescere questo marchio fino ad arrivare al giorno d’oggi. All’inizio c’erano solo il miele, il vino e il panettone. Dal 2008 abbiamo allargato la linea, puntando sull’alta qualità, affinché “Il paradiso del gusto” fosse sinonimo di prodotti sicuri. Con il nostro marchio vogliamo offrire all’acquirente due elementi: qualità e unicità dei nostri prodotti, proprio perché sono artigianali, e hanno sapori che non trovi nella grande distribuzione. Per esempio la passata di pomodoro viene venduta moltissimo proprio perché ha un sapore che non trovi più tanto spesso. Un altro punto forte del nostro Show Room è il “pranzo missionario”. Si tratta di un insieme di prodotti alimentari a marchio “Paradiso del gusto” in una scatola dove si trova la scritta “Due famiglie a pranzo: la tua e quella in missione” per far passare l’idea che non solo stai comprando dei prodotti per la tua famiglia, ma stai acquistando la possibilità di dar da mangiare ad una famiglia in missione, bisognosa. Se a Natale una persona decide di regalare un nostro prodotto, questo dono avrà doppio valore, perché avrà la certezza di offrire prodotti esclusivi, tutti di ricercata qualità artigianale, ma con un valore aggiunto, quello di aiutare le missioni dei frati. Q uest’anno, all’interno della mostra missionaria, potrete trovare un’interessante novità: la Monasticheria! È un’ulteriore esposizione e vendita di alimenti e non, tutti provenienti e prodotti esclusivamente da monasteri o conventi! Sono tre i protagonisti che traggono beneficio dalla Monasticheria: i religiosi dei monasteri, che vendendo i loro prodotti possono autosostenersi, e sostenere i loro progetti; il cliente che acquista un prodotto speciale che non troverà nella grande distribuzione e i missionari cappuccini che potranno inviare il ricavato nelle missioni. Si possono trovare vari prodotti: vini, liquori, birre, infusi, cosmetici, erboristeria, biscotti, miele, marmellate, condimenti ecc. Alcuni di questi sono già conosciuti da un pubblico esterno, esperto. Difatti i vini che noi proponiamo sono di alta qualità che gli esperti già conoscono, presenti anche su riviste specializzate. In ogni caso questi prodotti derivano da antiche ricette, tramandate di generazione in generazione... un patrimonio unico, rispettoso della natura e dell’uomo che vi farà assaporare metodi e gusti di tempi lontani. Che tipo di prodotti si possono trovare nello show room? Da noi si possono trovare innumerevoli prodotti alimentari: dalle conserve, ai dolci, alle paste, dalle tisane, ai the, ai vini e olii. E molto altro, compresi due ricettari che offrono gustose “ricette intorno al camino”. Tutto ad un prezzo contenuto. È possibile inoltre, sia per i privati che per le aziende, ordinare da noi dei cesti natalizi. Proponiamo una vasta gamma, ma ogni prodotto può essere scelto e sostituito con altri. Lo show room inoltre vive all’interno della mostra missionaria, che propone oggettistica proveniente dalle missioni, dagli arredi etnici fino ai piccoli oggetti di bigiotteria. Ma non siamo aperti tutto l’anno. L’inaugurazione solitamente avviene a metà ottobre, e la chiusura a maggio. Durante tutto questo periodo noi contiamo molto sull’impegno dei volontari. Siamo molto grati a queste persone che spendono il loro tempo per aiutare i frati, facendo turni allo show room o alla mostra missionaria. ■ La mostra missionaria e lo show room si trovano presso il Centro Missionario di Milano P.le Cimitero Maggiore, 5 20151 Milano Info: tel. 02 33 49 30 344 email: [email protected] Orari di apertura: SABATO: 9.30-12.30 • 14.30-17.30 DOMENICA: 9.30-13.00 • 14.30-18.00 Tutti i giorni di dicembre dalle 9.30-12.30 e dalle 14.30 alle 18.00 42 43 PROGETTI Seminaristi Cappuccini in Missione Testimoni con il loro esempio I grandi esempi del passato ci insegnano che per costruire il futuro dobbiamo accompagnare la formazione dei Seminaristi Cappuccini in Missione. Attualmente nelle missioni sono presenti oltre 90 giovani in formazione: una conferma dell’attualità del carisma francescano. di Matteo Circosta Vi sono vite che oltrepassano i luoghi ed i tempi, sono vite semplici che ripercorrono ordinari passi quotidiani, ma che tuttavia, grazie a scelte coraggiose e ad incontri importanti, diventano vite immortali ed attuali, oggi e sempre. Iniziamo raccontando la storia di tre giovani in ricerca vocazionale… Enrico è nato a Milano in piazza Risorgimento, a due passi dai frati Cappuccini di viale Piave e presso il Convento di Lovere incontrò fra Adriano da Zanica, missionario in Brasile, i cui racconti lasciarono un segno indelebile nel suo animo. Soprattutto le descrizioni delle condizioni di abbandono dei poveri, dei lebbrosi e degli ammalati, colpirono Enrico in modo particolare, che da quel momento iniziò a sognare: «Voglio essere cappuccino missionario e medico!». 44 Felice è nato a San Macario (VA) e quando aveva 14 anni esplose la sua vocazione religiosa: decise che voleva diventare un Frate Cappuccino! In paese, a dire il vero, nessuno si meravigliò della sua scelta di vita perché lui era il buon chierichetto della Chiesa parrocchiale, gracile di corporatura, ma dall’occhio vivace, acuto ed intelligente! Il suo parroco, Don Virginio Civati, che fin dalla nascita lo accompagnò nella formazione religiosa, scrisse ai Cappuccini: “Farà col tempo una riuscita veramente felice, e darà motivo di consolazioni ai Superiori e all’Ordine intero!”. Due giorni dopo, nel Convento di Sovere, iniziò la formazione cappuccina del giovane Felice! Clemente è nato a Sesto San Giovanni (MI) e fin da giovane faceva visita di frequente ai Frati Cappuccini di Monforte a Milano, dove si confrontava con il suo Padre Spirituale; ma anche vicino a casa, presso l’oratorio parrocchiale, si formarono le sue basi cristiane, che gli sarebbero state fondamentali in futuro, per affrontare le sfide che la vita gli avrebbe riservato! A Milano, la vocazione cristiana e francescana di Enrico gli fa indossare il saio cappuccino ed in onore del padre Alberto e della madre Maria, si fa chiamare: fra Alberto Maria Beretta! Anche Felice cambia nome nella vestizione e come si usava tra i Frati aggiunge il paese di provenienza, che per lui è Samarate (VA), dove si era trasferito con la famiglia quando aveva appena quattro anni, divenendo: fra Daniele da Samarate! Durante gli anni di formazione, il giovane seminarista incontrò Fra Rinaldo da Paullo, Superiore della Missione del Brasile (fondata solo sei anni prima), e fra Daniele rimase così affascinato dal suo ardore apostolico, che benché ancora studente, chiese subito di partire come missionario! A Fortaleza (Brasile), fra Daniele concluse la sua formazione cappuccina e si consacrò sacerdote in terra di missione: un ulteriore sacrificio nel momento più speciale di una 45 PROGETTI vita religiosa, lontano dalle persone a lui più care, ma consapevole di aver abbracciato fin da subito la sua nuova famiglia, formata dai poveri e dagli ultimi della foresta brasiliana. Il giovane Clemente, quando veste l’abito dei Cappuccini, prende il nome di fra Giampietro da Sesto San Giovanni e ricevuto il crocifisso di Missionario dalle mani del Padre Provinciale, partì anch’egli per il Brasile, dove promosse ed espanse le attività missionarie, portando con entusiasmo l’annuncio evangelico con la predicazione, la “desobriga” nella foresta tra gli indios e la costruzione di chiese, conventi, scuole, collegi, orfanotrofi ed ospedali! Grazie alle esperienze vissute in gioventù a Sesto San Giovanni, ispirò anche la nascita di numerosi oratori, che accolsero molti giovani delle missioni. Oltre a tutto questo, fra Giampietro fu scelto da Dio per realizzare un’opera la cui natura avrebbe oltrepassato il tempo e lo spazio, fondò infatti la Congregazione delle “Suore Missionarie Cappuccine”! I nostri tre seminaristi, dopo la formazione Da sinistra: Enrico (fra Alberto Beretta), Felice (fra Daniele da Samarate) e Clemente (fra Giampietro da Sesto San Giovanni), Servi di Dio. cappuccina e l’incontro in Italia con i frati di ritorno dalle missioni, intrapresero delle autentiche vite cristiane, e grazie alle “Cause di Beatificazione”, oggigiorno camminano al nostro fianco come: fra Alberto Beretta, Servo di Dio; fra Daniele da Samarate, Servo di Dio; fra Giampietro da Sesto San Giovanni, Servo di Dio! Fra Alberto, Missionario Cappuccino e Medico, donò tutto se stesso alla causa del Vangelo, vivendo tra i più umili e semplici, curandoli nell’anima e nel corpo, e fondando a Grajaú l’Ospedale “San Francesco di Assisi” ed il Lebbrosario “Villaggio San Marino”, pur non smettendo mai di ripetere: «Il vero medico non sono io, ma nostro Signore!». Fra Daniele educò i piccoli indios, annunciò instancabilmente il Vangelo, coltivò i terreni, ed in piena foresta… fece arrivare il treno e il telefono! Direttore illuminato, costruttore intraprendente e missionario infaticabile, fino a quando… a causa delle continue visite agli ammalati più gravi, anche lui contrasse la lebbra. Come Missionario e Apostolo dei Lebbrosi continuò a consumarsi per i suoi fratelli, lebbroso tra i lebbrosi, rappresentando in mezzo a loro l’immagine viva del Cristo sofferente, che come servo si offre per amore. Con la testimonianza diretta di fra Giampietro, concludiamo la storia di queste tre persone eccezionali, che hanno però iniziato la loro esistenza terrena in un modo assolutamente normale, ma che seguendo la Parola del Signore hanno trasformato le loro vite, in vite straordinarie! “Siamo venuti qui per lavorare e sviluppare la nostra Missione, nel nome di Dio e per il bene del prossimo; abbiamo trasformato questa foresta in una florida Colonia, iniziando la catechesi degli indios; …siamo venuti qui solamente con il Breviario, e andremo là dove ci sarà possibile concretizzare il nostro dovere evangelico”. Carissimi amici delle missioni, le nostre fraternità, gli stati, le città e le comunità che ci ospitano, continuano ad aver bisogno di persone che sappiano testimoniare con il proprio esempio una forma di vita evangelica, che tocca inevitabilmente gli Enrico, Felice e Clemente di tutte le epoche, giovani che sono già pronti ad infiammarsi con le parole del Signore e di Francesco, diventando: fra Alberto, fra Daniele e fra Giampietro! Per i frati Cappuccini della Lombardia, il 18 agosto 1893 è stato l’inizio della Missione all’estero, che ha visto i “frati del popolo” allargare l’abbraccio fraterno dal Lazzaretto di Milano, al fianco dei malati di peste, fino agli estremi confini della terra! Il chicco di grano, innaffiato con l’evangelizzazione, la promozione umana, il sudore ma anche con il sangue, quando sembrava apparentemente morto, ha dato frutto! …e con fra Lorenzo (frei Lourenço) d’Alcantara abbiamo il primo frate Cappuccino Brasiliano! Al quale la storia farà seguire fra Zacharie 46 in Costa d’Avorio, fra Somyot in Thailandia e fra Tobias in Camerun! Il 26 settembre, in Costa d’Avorio vi sono state due nuove Professioni perpetue: fra Vivien e fra Luis! In Camerun, nella Chiesa del Sacro Cuore di Shisong, il 24 giugno sono stati ordinati due presbiteri (fra Fredrick e fra Peter) e sei diaconi (fra Mengven, fra Jude, fra Martin, fra Terence ed i confratelli etiopi: fra Birhanu e fra Yohannes). Mentre a Sop, giovedì 8 settembre, hanno emesso la prima Professione religiosa i novizi: fra Abunaw, fra Mbifeh, fra Litika e il confratello ivoriano fra Kevin. In Thailandia, nel maggio del 2010, sei postulanti thailandesi hanno emesso la Professione temporanea, offrendo un momento storico alla vita della Delegazione: era infatti la prima volta che un gruppo così numeroso di confratelli thailandesi si consacrava al Signore! Dopo un anno, il 21 maggio 2011 è stato ordinato sacerdote fra Giuseppe Denchai, mentre sabato 11 giugno fra Pietro Phanomkon (per gli amici fra Ciai), ci ha comunicato la gioia per la sua ordinazione diaconale; condividiamo con entrambi la loro missione: evangelizzare ed aiutare il prossimo, vivendo la tradizionale solidarietà cappuccina incarnata nella cultura thai. Anche in Costa d’Avorio, Camerun e Thailandia il chicco di grano ha dato molto frutto! Attualmente, presso i nostri conventi in missione, ci sono più di 90 giovani che stanno vivendo la formazione cappuccina per diventare frati. Accompagnare le persone ai valori del Vangelo, al dono di sé stesse al Signore ed ai più poveri, è il modo migliore per aiutare le terre di missione, dove dal nostro cammino secolare stanno nascendo i Frati che in futuro sosterranno le opere missionarie a favore dei loro fratelli più bisognosi. ■ 47 VOLONTARI PER LA MISSIONE Una grande fiaccola accesa contro l’indifferenza Il gruppo della parrocchia delle Bustecche di Varese Cosa non si fa quando si ha il desiderio di aiutare un popolo pieno di problemi! Soprattutto se ad accendere l’idea ci sono tanti cuori pulsanti come quelli del gruppo parrocchiale di Varese che da due anni organizza una grandissima fiaccolata solidale in giro per l’Europa con la finalità di raccogliere fondi per la realizzazione di un pozzo in uno sperduto villaggio dell’Eritrea. di fra Dino Franchetto “Le cose belle, le cose grandi nascono sempre davanti ad un buon bicchiere di vino o di birra” dichiara solennemente un mio caro amico. Credo che Guido, Ribi, Angelino, Gianni, Franco, Totò e gli amici della parrocchia delle Bustecche di Varese abbiano concepito proprio in quel modo l’idea di una fiaccolata transeuropea... non riesco ad immaginare che sia successo in altro modo, conoscendoli bene! Eh sì, perché sto parlando di fiaccolate non “fuori porta”, ma di centinaia e centinaia di chilometri. Una corsa, una maratona portando una fiaccola in giro per l’Italia lo scorso anno e attraverso l’Europa “di mezzo” (la Mitteleuropa) quest’anno. San Giovanni Rotondo lo scorso anno, Czestokhowa quest’anno. 1200 chilometri là; 1400 quest’anno... Per che cosa? Per stare insieme tra persone che amano correre, innanzitutto. Ma non solo! Quando il passo si fa ansimante, 48 quando le tossine ti fulminano i muscoli ci vuole dentro qualcosa in più per stringere i denti e per andare avanti. Noi ce l’avevamo: l’acqua per i bimbi di Karina. Karina è un villaggio dell’Eritrea, nell’Eparkia (Diocesi) di Barentù. C’è un giovane e dinamico vescovo autoctono, Mons. Thomas Osman che guida la sparuta comunità cattolica. Ha la fortuna di essere “cappuccino” e di avvalersi della rete di amici che orbitano intorno a questa galassia sgangherata, disorganizzata, ma piena di generosità. E così anche gli amici della parrocchia Santa Teresina della Bustecche si pongono come obiettivo quello della costruzione di un pozzo proprio a Karina. 10.000 euro lo scorso anno; 5.000 quest’anno. Qualche contributo a destra e a manca da altri amici che, strada facendo, si sono accorti che quella fiaccola riaccendeva una speranza anche in loro e li faceva venir fuori da ciò che nuoce gravemente alla salute dell’anima più che del corpo: l’indifferenza! Tra queste “reclute della Provvidenza” ci piace annoverare Antonello De Giorgio e il suo libro-testimonianza “Non sono ancora una foto su una lapide”; Gigi Leva e i viaggi dei pellegrini a Medjugorje. Amadeo Riccarda e Natalino Soligo con gli amici della Associazione Trevisani nel Mondo di Olgiate Comasco; Sergio Rossi e i soci del CAI di Malnate. E poi altri amici che hanno voluto restare nell’anonimato, ma hanno contribuito in modo sostanzioso a questo progetto del cuore! Gente che vuole ricordare i propri cari scomparsi, a volte in modo tragico, ma che La storia della mia malattia in un libro che aiuta a sostenere i progetti in Eritrea di Antonello De Giorgio l’autore del libro “Non Sunaono sono ancora una foto sopra lapide”; il racconto è una storia vera. È la mia storia. Narro quello che mi è successo quando, mi sono presentato a casa, una credono fermamente che l’amore non ha confini ed è eterno. Ci sono pochi momenti di felicità uguali a quelli di una villaggio che, per la prima volta, vede sgorgare a profusione l’acqua da una pompa. A me piace pensare che quest’acqua viva ci ricorda un’altra acqua che sempre scorre nel nostro cuore: quella dolcissima, sommessa e che continuamente fluisce: lo Spirito di Dio! Che sia proprio Lui il regista invisibile di questa carità a 360 gradi e che accoglie ogni uomo e donna di buona volontà? ■ sera, comunicando alla famiglia che mi avevano diagnosticato il cancro. Cosa ho fatto per lottare contro questa malattia terribile; quanto ha influito la forza della fede, la presenza della famiglia e quel “pizzico” di follia che mi porta ad irridere le situazioni. Dopo la pubblicazione del libro ho pensato di diffondere un messaggio positivo e di speranza a chi forse, la speranza, la sta perdendo: l’ammalato oncologico. Lo sto facendo attraverso la testimonianza e la presenza ad incontri mirati nelle parrocchie, nei gruppi di famiglie, nei centri culturali e comunque dove mi invitano. Al pubblico parlo della malattia ma parlo soprattutto di Dio. I proventi delle mie partecipazioni servono ad aiutare l’opera missionaria che si occupa della costruzione di pozzi per l’acqua in Eritrea gestito dal gruppo parrocchiale delle Bustecche di Varese. ■ SOSTEGNO A DISTANZA Il sostegno a distanza compie dieci anni! Nel 2002 nasceva ufficialmente il Sad del Centro Missionario dei frati Minori Cappuccini di Milano. Da allora i bambini bisognosi, aiutati da questo progetto, sono stati migliaia. Grazie alle famiglie italiane sostenitrici, questi piccoli hanno la possibilità di studiare, di curarsi, di crescere e credere in un futuro migliore. È ormai passato un decennio da quando, nel 2002, il progetto di adozioni a distanza gestito dai frati cappuccini passava nelle mani del Centro Missionario di Milano. La nascita ufficiale del Sad (sostegno a distanza) fu accompagnato da un altro grande evento: la nascita dell’Organizzazione non Lucrativa di Utilità Sociale Missioni Estere Cappuccini Onlus, in grado di coordinare le adozioni a distanza, permettendo alle famiglie adottanti di poter detrarre fiscalmente le offerte. Da allora numerose persone si sono avvicendate nell’amministrazione di questo progetto, contribuendo alla crescita del sostegno a distanza, ognuno con la propria individualità ma tutti uniti da un unico obiettivo: aiutare i più bisognosi, specialmente i piccoli. Il sostegno a distanza è un gesto concreto di aiuto ad un progetto che vede, al centro, il bambino di un altro continente, figura fragile e 50 maggiormente bisognosa di assistenza. I protagonisti di questo gesto sono quattro: la famiglia sostenitrice, il bambino in situazione di necessità, il missionario e Missioni Estere Cappuccini Onlus in qualità di coordinatore del progetto. La cifra di denaro inviata dalla famiglia si concretizza nell’aiuto al bambino divenendo fonte di istruzione, cibo, medicinali e quant’altro possa servire al suo sostentamento. Un decennio ricco di speranza Il sostegno a distanza è dunque un aiuto che vuole concretizzarsi sul posto, affinché le nuove generazioni possano avere la possibilità di cambiare la loro condizione senza fuggirne; dare loro dei mezzi e delle occasioni per crescere significa renderle capaci di vincere la povertà, rispettando la loro cultura, le loro tradizioni, e la loro dignità di esseri umani. Non si deve dimenticare che, all’aiuto economico, si affianca sempre il diretto intervento del missionario che, con gestione sapiente e oculata, cerca di coordinare gli interventi di assistenza e farli funzionare nel modo migliore possibile. Attualmente i bambini aiutati tramite il Sad sono 3.223, in cinque terre di missione dei frati cappuccini: Brasile, Costa d’Avorio, Eritrea, Thailandia e Kenia. Nel 2001 i piccoli che venivano aiutati da questo progetto erano 2.299… da allora è stato sempre un crescere. Tantissime famiglie, privati, gruppi, in questi dieci anni si sono uniti a questa cordata di aiuto, dove il contributo di ognuno è stato fondamentale. I frati in missione hanno sempre contato e contano su questa realtà che li aiuta concretamente a dare una risposta alla richiesta di aiuto di migliaia di bisognosi. In dieci anni tanti sono stati i traguardi raggiunti dalla realtà del Sad stesso. Tra questi, uno è recente: dal 22 ottobre 2010 i missionari cappuccini sono infatti tra le 33 associazioni no-profit iscritte alle linee guida per il sostegno a distanza di minori e giovani, approvate dall’agenzia per il terzo settore. Le linee guida rappresentano un quadro coerente di principi e obiettivi di riferimento per le 51 SOSTEGNO A DISTANZA organizzazioni che operano in questo ambito, finalizzati a tutelare in modo triangolare il sostenitore, il beneficiato della donazione e l’operato dell’organizzazione non profit, attraverso la garanzia della trasparenza, la correttezza dell’informazione e della comunicazione. È questo un traguardo importante perché garantisce a chi si avvicina al Sad una garanzia di trasparenza e correttezza. Il sostegno a distanza è stato, in questi dieci anni, un flusso di carità molto grande, costituito da persone con un “cuore solidale” che hanno dato vita a un movimento inarrestabile di solidarietà. Fra Mauro Miselli, segretario provinciale delle missioni estere, in una delle lettere inviate in questi dieci anni ai sostenitori del Sad scrive: “‘Signore fammi strumento della tua pace, dove è disperazione ch’io porti la Speranza’. Carissimi amici, è con le parole della ‘preghiera semplice’ attribuita a San Francesco che desidero portarvi un ringraziamento: con il sostegno a distanza siete fonte di speranza e di vita. ‘O Maestro, fa ch’io non cerchi tanto: Essere amato, quanto amare’: questo è lo stile del padre missionario impegnato ad amare e rendere concreta la speranza; attraverso l’alimentazione, la cultura, la salute, i centri scolastici e altri bisogni primari il missionario si prende cura, con i suoi collaboratori, di questi bambini per i quali 52 I numeri del SOSTEGNO A DISTANZA in 10 anni di attività Da dieci anni sempre più bambini vengono aiutati grazie al sostegno a distanza portato avanti dai Missionari Cappuccini nelle loro missioni sparse nel mondo. 2002 • bambini aiutati n. 2.299 in tre Paesi: Brasile, Costa d’Avorio ed Eritrea. 2003 • bambini aiutati n. 2.866 in quattro missioni: Brasile, Costa d’Avorio, Eritrea ed Etiopia. 2004 • bambini aiutati n. 3.131 2005 • bambini aiutati n. 3.290 in cinque missioni: Brasile, Costa d’Avorio, Eritrea, Etiopia e Thailandia. 2006 • bambini aiutati n. 3.564 bambini delle precedenti missioni e il Kenya. 2007 • bambini aiutati n. 3.806 2008 • bambini aiutati n. 3.922 2009 • bambini aiutati n. 3.611 2010 • bambini aiutati n. 3.358 Grazie a tutti i benefattori che ci permettono di portare avanti questo progetto! si creano le condizioni di una vita dignitosa. ‘Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia’: i bambini sostenuti a distanza vivono, grazie a voi. Per loro inizia un futuro non segnato solo da negatività ma la speranza è una nuova reale possibilità di vita. I bambini aiutati sono molti di più di quelli censiti con le schede, spesso si incontrano situazioni particolari che richiedono una risposta urgente, così la vostra solidarietà arriva a molti più bambini”. Da queste parole si comprende la grandezza dei protagonisti del Sad e capiamo la meraviglia del gesto compiuto da ognuno dei sostenitori: dal loro contributo nascono speranza, futuro, amore e gioia di molti bambini. ■ VOLONTARI IN MISSIONE “Ci sono In Etiopia durante l’estate 2010 persone che sono pezzi di cielo“ di Angela Bonaconza Q Angela racconta le emozioni vissute durante la sua esperienza in Etiopia, quando ha appreso che un bambino conosciuto l’anno precedente, nella stessa missione, era venuto a mancare. Dopo un primo momento di sconforto, la tristezza che aveva preso il sopravvento nel suo cuore l’ha aiutata a comprendere meglio l’importanza di donarsi agli altri. uesta è la terza volta che passo le mie vacanze come volontaria in missione con i frati cappuccini di Lombardia, ai quali sono infinitamente grata per aver reso possibile quest’esperienza, che ha cambiato e arricchito la mia vita. Tutto iniziò nel 2007, nello studio di frate Giulio Savoldi, mio padre spirituale, il quale ogni volta che partivo per la missione mi accompagnava con la sua benedizione e mi esortava a portare e a far conoscere in terra di missione lo Yoga, disciplina che io insegno a Milano ormai da anni. Al ritorno dalla missione gli mostravo le foto più significative e lui ne teneva qualcuna, che poi esponeva nel suo studio per mostrare alle persone quello che i missionari fanno e la realtà di vita nei paesi di missione. Purtroppo fra Giulio ci ha lasciato e partire per l’Etiopia senza andare a salutarlo non mi sembrava giusto, così sono andata a Nembro, la sua città natale, per ricevere come sempre la sua benedizione... che in effetti Fra Giulio Salvoldi. VOLONTARI IN MISSIONE In queste foto pubblicate lo scorso anno vediamo Angela con due bambini ricoverati nella clinica del Centro di Asco, Tarikua, nel frattempo adottata, e Biruk, che purtroppo non ce l’ha fatta. In basso Angela insegna yoga. mi ha accompagnata, sostenuta e guidata nel mio cammino di ricerca. Queste le parole che mi ha lasciato in eredità: “Ad Angela perché attraverso la vita di Gesù e la protezione di Maria impari a vivere nella verità e nell’amore”. E infatti il suo sostegno mi è stato necessario sin dal primo momento: l’anno scorso avevo lasciato ASCO portando nel mio cuore due bambini, Biruk e Tarikua. Non è passato giorno che non pensassi a loro e che li stringessi al cuore, tornavo in Etiopia soprattutto per loro. Ed ecco una bella notizia, Tarikua è stata adottata, e una brutta, inaspettata: Biruk non ce l’ha fatta, una polmonite se l’è portato via. Mi sono sentita svuotata e sola anche se attorno a me c’erano tanti volontari ed un’infinità di bambini bisognosi di attenzione e d’amore. La sera mi sono recata nella cappella delle suore per l’adorazione Eucaristica, ho chiuso gli occhi, ho pregato respirando, ho pianto e tra un respiro e l’altro è stato come se il tempo si fosse fermato e io mi sono ritrovata il piccolo Biruk tra le braccia. L’ho stretto forte, mi sorrideva e la tristezza che 54 Volontari in Camerun Una missione nella missione sentivo si trasformava in pace e gioia infinita… ed ecco frate Giulio che mi abbraccia, insieme diciamo la sua preghiera e nel salutarmi mi dice categorico “Domani insegna Yoga, sei qui per questo!”. Mi piace ricordare una frase che ci disse frate Agostino prima di partire: “Ci sono persone che sono pezzi di cielo” e mi sento veramente fortunata per aver avuto modo di incontrare tanti pezzetti di cielo che stanno bene insieme in un’unione perfetta di cuori e di anime. Concludo con il saluto di chiusura della nostra pratica che i ragazzi avevano fatto proprio “Shanti, Shanti, Shanti. Peace in the mind – peace in the words – peace in the heart” “Pace nei pensieri, nelle parole, nel cuore”. Semplicemente grazie! ■ Lucia e Paolo, due giovani studenti universitari, durante l’estate 2010 hanno deciso di dedicare il loro tempo alla missione del Camerun. Per 42 giorni sono stati a Sop, un piccolo villaggio, che per la prima volta ha ospitato e incontrato dei volontari italiani. di Lucia e Paolo 16 luglio 2010, inizia la nostra inedita avventura africana, o meglio, camerunense. Sono tante le aspettative riposte in quest’esperienza da vivere, ma tanto è anche l’affetto pronto ad esser condiviso con tutti i bimbi e le persone che incontreremo. Cosa possono fare due studenti universitari in Camerun? In realtà è stato più semplice di quanto pensassimo, è bastato mettersi a disposizione, affidarsi ai favolosi frati per 55 VOLONTARI IN MISSIONE poter arrivare ad ogni singola persona. Certo, senza dubbio sono molte le differenze di cultura, di tradizione, di stili di vita… è stato più facile ambientarsi a Sop e dimenticare tutto quello che avevamo lasciato a Milano, che ricominciare la routine quotidiana una volta tornati... una prima cosa risultata difficilissima da vivere: rispettare gli orari!! E tra l’altro la vita milanese non giova di certo a due ragazzi ormai semi-africani. Sop è un piccolo villaggio, ma molto popolato, che per la prima volta ha ospitato dei volontari. Tutto nuovo per tutti: prima volta in Africa per noi, prima volta con i ‘bianchi’ per loro. Quindi una missione nella missione. Accanto alle giornate intense di pioggia e giochi, trascorse con bimbi di ogni età, c’è la vita condivisa con i frati e i novizi di Sop. La favolosa assenza di lavastoviglie (e lo scrive chi ha una cucina che non la include) ci ha permesso di lavare un’infinità di pentole e piatti insieme ed approfondire così la conoscenza, e poi l’amicizia, di una decina di novizi. Tanto è difficile raccontare tutto ciò che Daniela ha deciso di partire come volontaria in missione per il Camerun poiché sentiva un profondo desiderio di voler vivere un’esperienza vera, senza grandi aspettative, ma sicura di trovare qualcosa su cui riflettere. Nella sua anima, ora, c’è un segno indelebile di amore e fede. di Daniela Dallera si è vissuto, quanto è bello però mostrare le foto di bimbi bellissimi, i bimbi sperduti, tutti belli sporchi, con una sola infradito e qualche buco nella maglietta, ma così felici di poter scoppiare bolle di sapone o anche solo di poterti abbracciare, che nell’aria si respirava una gioia, senza voler esagerare, divina!!! Trascorsi i primi giorni di timidezza e forse un po’ di giustificata paura da parte loro (l’uomo bianco ha la pancia bianca? e come fa ad avere la barba?) nessuno li fermava più. Allo scoccare del mese nemmeno ci accorgevamo che nelle foto le nostre pallide facce facevano risaltare la lucentezza della loro pelle. Si pensava poi che la lingua fosse un ostacolo, fortunatamente però non siamo poi così male con l’inglese, quindi le regole di palla prigioniera e bandiera vengono, più o meno, perfettamente applicate. Non si possono nascondere difficoltà anche da parte nostra: non è così semplice inserirsi in una comunità con cultura e tradizioni molto diverse dalle nostre. La fede ci accomunava tutti, però già il modo di manifestarla era diverso. Sono passati un po’ troppo in fretta questi giorni, nonostante ne avessimo 42 “liberi” da vivere sul suolo camerunense. Ci siamo resi conto che valeva davvero la pena approfondire la conoscenza di numerosi frati missionari che sono davvero dei santi sulla terra. Sono dei libri aperti per tutte le cose che hanno vissuto, e il tempo non basta davvero mai. Non abbiamo risolto i problemi di Sop, anche perché non ci è sembrato che loro sapessero che c’è qualcosa che può esser migliorato nelle loro vite; abbiamo però capito e cercato L’amore ci rende uguali! sono spesso sentita Mi chiedere il perché di questa scelta di partire come volontaria in missione e mi sono fatta delle sane risate a sentire le più svariate opinioni della gente: alcuni la trovavano una follia, altri una via di fuga, altri ancora un modo per trascorrere una vacanza insolita; e poi c’è chi restava con le proprie perplessità e curiosità in silenzio ad ascoltare ed è stato l'atteggiamento che ho apprezzato di più. La verità è molto più semplice di quello che si possa immaginare: ho sentito un profondo e semplice desiderio di volere intraprendere questo viaggio, sono partita senza grandi aspettative ma con la certezza che avrei trovato sicuramente qualcosa su cui riflettere, qualcosa da cui farmi trasportare. Eccomi in Camerun, accolta da piccole e grandi mani da sfiorare, occhi grandi in cui perdersi, differenze culturali profonde da cui attingere, una comunità pronta ad accoglierti per il semplice desiderio di condivisione, incontri con persone che sono riuscite a penetrare nel profondo della mia anima lasciando un segno di speranza e di fede che mai dimenticherò. Ancora oggi quando mi chiedono di raccontare questa breve esperienza ho difficoltà di vivere fino in profondità il Vangelo, e senza dubbio il contesto umano ci ha aiutato tantissimo. Non può rimanere un’esperienza vissuta nell’estate 2010, dobbiamo far sì che anche tra 3, 4… 20 anni si veda che noi siamo stati a Sop, e infatti ci piace l’idea di poter inserire questo mese e mezzo in una cornice più ampia: chissà che un domani… I 42 giorni a Sop non hanno stravolto le nostre vite, abbiamo ripreso le lezioni in università e ricominciato la ricerca di qualche lavoretto per poter magari ricomprare un biglietto d’aereo per il Camerun, però siamo convinti che questa tappa del nostro cammino è più importante di una vincita al superenalotto: troppi soldi; a Sop vale di più il tempo e l’Amore. Cogliamo l’occasione per ringraziare di cuore tutte le persone che ci hanno accompagnato in questo mese e mezzo, in primis i frati, di Milano, di Sop e di Shisong, ma non solo… l’accoglienza che abbiamo ricevuto è indescrivibile, e risalta ancora di più dalle sponde di un paese che forse ha tanto da imparare dai camerunensi, da Sop. ■ nel trovare le parole giuste. Le emozioni prendono il sopravvento prima che incominci a pronunciare qualsiasi parola e credo che sia questa la risposta più vera: questo ricordo impresso nell'anima. L’unica cosa certa anche di fronte alle più evidenti differenze resta sempre una: l’Amore… non importa quello che hai, non importa da dove vieni, non importa quale sia il tuo credo ma l’amore verso se stessi e verso gli altri ci rende inequivocabilmente uguali e speciali allo stesso modo. ■ VOLONTARI IN MISSIONE Quello che non sapevo... Volontaria a Vila Litoranea in Brasile Cecilia è partita con un bagaglio pieno di domande e dalla sua prima esperienza in missione è tornata con molta consapevolezza e gratitudine per ciò che ha vissuto. di Cecilia Peli L’ esperienza in Brasile a Vila Litoranea è stata per me e per le mie compagne di viaggio la prima volta in missione. Durante il corso frequentato presso il Centro Missionario dei Frati Cappuccini avevo cercato di prepararmi ascoltando i racconti di chi ci era già stato, cercando di immaginare come sarebbe stato per me. La destinazione nel mio caso è stata casuale, non avevo nessuna idea... Africa, Brasile, Thailandia erano tutte mete possibili; quello che desideravo era conoscere con i miei occhi e soprattutto con il cuore qualcosa che non apparteneva alla mia vita. I giorni prima della partenza sono stati caratterizzati da un po' di confusione, sentivo la testa piena di tante cose, alcune legate all'organizzazione, altre legate alle mie paure, al mio sentire. Mi era stato consigliato di non avere aspettative e di vivere semplicemente con un cuore aperto in grado di accogliere quello che mi si sarebbe presentato. Il giorno della partenza è arrivato in fretta, sono partita con un bagaglio pieno di domande, paure, ma anche gioia e curiosità e con mia grande sorpresa c'è stato spazio per tutto. 58 Quando mi viene chiesto di raccontare della mia esperienza vado sempre un po' in panico, dopo il rientro non sono riuscita a raccontare molto di quello che ho visto e vissuto. Ho avuto per molto tempo la sensazione che tutto potesse apparire banale, ma in quello che ho vissuto non c'è stato nulla di banale e scontato per la mia storia. Siamo state accolte in Brasile da un gruppo di suore cappuccine che ci ha fatto sentire completamente a nostro agio, in famiglia. Divineia è uno dei tanti quartieri che fanno parte di São Luis, città enorme dello stato del Maranão nel nord-est del Brasile... un piccolo mondo fatto di tante piccole realtà, che rappresentano in modo chiaro le contraddizioni del Brasile, un paese dove povertà e ricchezza convivono senza sfiorarsi come se appartenessero a due mondi diversi, distanti. Non sono riuscita a comprendere subito la realtà e le problematiche della terra che ci ha accolto. Le prime ore sono state caratterizzate dalla confusione degli occhi e del cuore, guardavo ma non riuscivo a vedere... solo il calore delle suore mi ha permesso di rilassare prima la mente e poi il cuore dandomi la possibilità di iniziare ad osservare ed accogliere. Non è stato semplice sospendere il giudizio e smettere di ragionare da “occidentale”, ma piano piano qualcosa è cambiato e anche la realtà al di fuori delle mura di quella che era la nostra casa, ha iniziato a prendere forma. Forse dovrei raccontare fatti, descrivere luoghi, parlare di emozioni, ma non ne sono capace... Quello che sapevo alla partenza è che avrei trovato un asilo nido, tanti bimbi dagli occhi grandi, un ambulatorio ed una cultura diversa dalla mia... Quello che non sapevo è che sarei stata abbracciata molto più spesso di quanto avrei pensato di abbracciare... Che avrei imparato a comunicare molto di più con il corpo, che con le parole... Che avrei ricevuto lettere e regali per il mio compleanno... Che mi avrebbero fatto sentire importante dopo essermi sentita inadeguata... Che avrei pianto sorridendo... Che avrei danzato muovendo il bacino... Che avrei sentito il desiderio fortissimo di riabbracciare le persone che amo e che a casa mi stavano aspettando... Che avrei sentito nostalgia al mio ritorno di tutte le persone che hanno condiviso con me l'estate... Che alcune domande non hanno risposte o almeno non immediate; Che è meglio porsi piccoli obiettivi... Che è meglio non partire da soli... Un'amica alla partenza mi ha lasciata con queste parole: “saranno emozioni e trasformazioni... saranno dubbi e riflessioni... saranno consapevolezze e decisioni... saranno pienezza e serenità”. Ora posso rispondere: “Sono state emozioni e mi auguro lente trasformazioni. Sono riflessioni che fanno nascere dubbi e dubbi che trovano pace nella speranza... Sono consapevolezze che cercano terreno fertile nelle decisioni. Sono pienezza e serenità che spesso diventano nostalgia e mancanza... Sono tanto, spesso troppo, ma fortunatamente non abbastanza per decidere di fermarsi”. Grazie. ■ 59 VOLONTARI IN MISSIONE Partire per la missione Incontri formativi per volontari 2012 di fra Agostino Valsecchi C on grande soddisfazione per le esperienze passate e grande speranza per il nuovo anno noi frati del Centro Missionario di Milano proponiamo il settimo ciclo di incontri per coloro che vogliono prepararsi a fare un'esperienza di volontariato estivo nelle missioni di Brasile, Guatemala, Etiopia, Camerun, Kenia, Thailandia e Costa d’Avorio. Bisogna sapere che non si può improvvisare l’esperienza di volontariato, ma è importante prepararsi e capire insieme cosa 60 significa vivere questo mese accanto ai missionari e ad altri amici che come noi sentono il desiderio di rendersi utili ai fratelli più poveri. Saremo aiutati in questo cammino dalla testimonianza dei volontari che hanno già vissuto un'esperienza in missione, così da calare subito nel concreto le nostre aspettative, confrontandole con i problemi reali che ci troveremo ad affrontare in terra di missione. Partiremo anzitutto scoprendo la variegata realtà in cui i missionari cappuccini lombardi operano, le attività che svolgono e le necessità alle quali possiamo rispondere con il nostro operato e la nostra professionalità. Ci accorgeremo che sotto il termine generico di missione si nasconde una diversità di servizi e opere a favore di poveri, ammalati, parrocchie, bambini... Seguirà un lavoro di gruppo attraverso cui scopriremo che è il Signore stesso, attraverso desideri e incontri, che ci smuove dal nostro torpore per indicarci nuovi sentieri di amore gratuito verso i fratelli meno fortunati. Ci lasceremo aiutare ad indagare la qualità delle nostre motivazioni per purificare le aspettative e non rischiare cocenti delusioni nel momento dell’incontro concreto con la realtà missionaria. Ci porremo poi in ascolto di un Missionario per riconoscere le aspettative che i frati ripongono nei volontari. È necessario conoscere in questo percorso gli usi, i costumi la lingua e la cultura delle persone con cui condivideremo un mese della nostra vita. L’atteggiamento più adatto non è quello del giudizio o del voler salvare, ma quello di una disponibilità a collaborare accettando le indicazioni di coloro che si trovano in missione da molto tempo. Concluderemo con un incontro di sintesi che ci farà scoprire la fede in Cristo come forza che dilata i nostri orizzonti e ci apre ad una fraternità che non conosce confini. E allora ancora una volta l’augurio di buon cammino missionario. ■ Calendario degli appuntamenti 2012 sabato 14 gennaio • ore 16 INTRODUZIONE. Un cammino di scoperta delle missioni da fare insieme. Con presentazione del corso di due volontarie. sabato 28 gennaio • ore 16 LA VERIFICA DELLE MOTIVAZIONI E ASPETTATIVE DEL VOLONTARIO per guardare nel mio cuore con verità. Con testimonianza e contributo dei volontari in ETIOPIA. sabato 4 febbraio • ore 16 L’INCONTRO CON I MISSIONARI E CON LE ALTRE CULTURE per scoprire cosa si attende da noi chi ci accoglie. Con testimonianza e contributo dei volontari in BRASILE. sabato 18 febbraio • ore 16 VIVERE L’ESPERIENZA DA INVIATI la fede in Cristo come forza per andare verso l’altro. Con testimonianza e contributo dei volontari in CAMERUN. sabato 3 marzo • ore 15,30 SANTA MESSA PER GRUPPI MISSIONARI E AMICI DELLE MISSIONI segue testimonianza dei volontari in COSTA D’AVORIO, GUATEMALA E THAILANDIA. sabato 17 marzo • ore 16 FORMAZIONE DEI GRUPPI DI PARTENZA un’esperienza di disponibilità da condividere con altri. domenica 15 aprile • tutto il giorno RITIRO CONCLUSIVO. sabato 9 giugno • ore 18 Festa dei missionari cappuccini. CONSEGNA DEL TAU con invio missionario. Centro Missionario dei frati minori cappuccini Piazzale Cimitero Maggiore, 5 – 20151 Milano tel. 02 30 88 042 - fax. 02 33 40 21 64 www.missioni.org - [email protected] Mezzi: Tram 14 - autobus 40 - 72 Iscrizioni al primo incontro SPIRITUALITÀ di Frei Apollonio Troesi, missionario in Brasile Con molta amarezza ci dobbiamo lasciare! La crisi imperversante è arrivata anche da noi e ci toglie la gioia di continuare... Quanto era bello per me pensare e poi con calma “stendere” voli di Angeli, canti di preghiere all’unisono coinvolgendo cielo e terra! Mi piaceva salire e farVi salire su su, sempre più su fino a raggiungere la vetta del Monte-di-Dio col fiatone, ma felici! Ricordate? Eravamo arrivati anche ben oltre il Monte-di-Dio! Aggrappati alle possenti ali degli Angeli ci eravamo introdotti in punta di piedi fin dentro la Stessa Casa-di-Dio avvolta dal silenzio eterno di canti senza fine! Ci dobbiamo congedare: lasciamoci Libro dei Salmi alla mano! Teniamoci sempre in compagnia degli Angeli e di tanto in tanto, se non tutti i giorni, apriamo e preghiamo questo Libro-di-Dio che è in circolazione da millenni! Di tanto in tanto andiamo verso Dio con la mente, con il cuore, con il canto. In casa o per strada, in auto o perfino nei superaffollati mezzi collettivi di trasporto andiamo “al Dio della nostra gioia, del nostro giubilo. A Lui dobbiamo cantare tutti i giorni della nostra vita...” (cf Salmo 43 (42), 3-4). Lettori miei affezionati, in questo clima di “addio” piuttosto triste ho cercato consolazione nei Salmi e per lasciarVi un dolce ricordo ho cercato “passi” adatti a quest’ora. Ne ho selezionati TRE, autentiche perle 62 preziose: con il loro splendore, il loro alto valore espressivo ci aiutino a concludere in bellezza! Le introduco con un mirabile pensiero del carissimo e mai dimenticato Card. Carlo Maria Martini. A un vecchietto che gli scriveva: “Padre, può indicarmi un libro di preghiera che possa aiutarmi...” risponde solennemente: “Il più bel libro di preghiera che io conosco è QUELLO dei SALMI perché ci mette sulla bocca le parole di lamento e di speranza, di amore e di lode che sono state espresse da millenni di storia. La preghiera fatta a partire da qualche Salmo come il 43(42) o come il 63(62) e meditata nel profondo del cuore è il vero toccasana per tutte le occasioni della vita: tristi o gioiose, liete o addirittura mortali!” (passim dal libro “Il comune sentire”). Un altro Autore spirituale che va per le maggiori soleva affermare: “Il Salterio? Questa Preghiera che è stata anche di Gesù è “Pane” per tutte le “mense” e quanto più sono povere queste mense, tanto più prezioso e gustoso è questo “pane”!” Interessante metafora, verissima soprattutto a partire dallo stupore di quel “Man hu” (che cos’è?) pronunciato con sorpresa dagli Ebrei in cammino nel deserto! (Lascio a Voi la gioia di coordinare e spiegare le idee che Vi sto sottoponendo... Andate a leggerVi l’“episodio” nel Libro divino dell’Esodo 16,11-15) EccoVi finalmente le tre citazioni che ho scelto per me e per Voi. Ricordano e riassumono un po’ tutto quello che con l’aiuto di Dio e dei Suoi Angeli ci siamo detti in questi due anni. La prima anche in ordine numerico appartiene al Salmo 63(62) citato pure da Martini in quella sua risposta. I versetti scelti (3-6) cantano così: “Nel Santuario ti cerco e ti ho cercato per contemplare la tua potenza e la tua gloria e poiché la tua grazia vale più della vita, le mie labbra diranno per sempre la tua lode. Così ti benedirò finché io viva, nel tuo nome alzerò le mie mani, mi sazierò come a lauto convito e con voci di gioia ti loderà sempre la mia bocca”. Stupendo programma di vita! A noi realizzarlo! La seconda appartiene al Salmo 104 (103) “splendida cattedrale gotica” inneggiante agli splendori della Creazione. I versetti tolti dalla perorazione finale (31-35) concludono solennemente così: “La Gloria del Signore sia per sempre... gioisca il Signore nelle Sue opere! Voglio cantare al Signore finché esisterò. A Lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore... Anima mia, benedici il Signore adesso e sempre. Alleluia! La terza fa parte del Salmo 119 (118) chilometrico con i suoi 176 versetti per cantare e magnificare la “Torà” (parola ebraica complessa, intraducibile che indica nel profondo la “Parola viva del Signore Iddio” attiva lungo i secoli... Tradurre “Torà” come fanno i più con “legge” e sinonimi non dà tutta la fortissima carica semantica che contiene...). I versetti da me selezionati vanno dal 169 al 176. Concludono così il “poema”: “Giunga il mio grido fino a Te, Signore – venga al Tuo Volto la mia supplica – scaturisca dalle mie labbra la Tua lode – la mia lingua canti la Tua “Parola” – mi venga in aiuto la Tua mano – desidero la Tua salvezza, Signore – la Tua “Parola” è tutta la mia gioia – possa io vivere a lungo per darti lode – è grande la pace per chi ama la Tua “Parola”! Esaltante, meravigliosa conclusione! La Tua “Parola”, è il Verbo che si è fatto carne, è GESÙ in Persona, è il Dio fatto uomo venuto ad abitare in mezzo a noi! Parli Egli a noi... canti con noi i Salmi pasquali come si legge nel Vangelo (vedi Matteo 26,30) ci faccia sentire, “palpare” la Sua Presenza. Vorrei tanto continuare a commentare i tre passi scelti per dirVi Addio, ma penso che non ci sia più spazio. Meditateli Voi nel profondo del vostro cuore così come suggerisce l’indimenticabile Cardinale di Milano. RicordateVi di me e della mia missione. Stiamo uniti nella preghiera! La Pace del Signore Gesù sia sempre con Voi. Amen ■ 63 © Martin Nemec - Fotolia.com - © Jakub Cejpek In compagnia degli angeli In compagnia degli angeli ci congediamo libro dei Salmi alla mano MISSIONI ESTERE CAPPUCCINE P.le Cimitero Maggiore, 5 20151 MILANO Tel. 02/3088042 - Fax 02/334930444 www.missioni.org - [email protected] Nasce all’interno dello showroom del Centro Missionario di P.le Cimitero Maggiore a Milano una nuova proposta dei Missionari Cappuccini: La Monasticheria. Un tuffo nel passato, alla riscoperta delle antiche ricette rispettose della natura e dell’uomo, un luogo dove poter trovare tanti prodotti provenienti esclusivamente dai numerosi monasteri d’Italia. Un percorso che porta il visitatore alla conoscenza di monasteri dediti alla produzione di confetture, mieli, liquori, vini, birre, olii, tisane, biscotti e prodotti per la cura del corpo tutti rigorosamente frutto della tradizione tramandata negli anni. L’acquisto di questi prodotti ha una triplice valenza; la prima per i monasteri che potranno così essere sostenuti nella loro attività, la seconda per i Missionari Cappuccini che potranno promuovere nuovi progetti in favore delle tante popolazioni bisognose che quotidianamente assistono, la terza per chi acquista, che potrà gustare un prodotto unico di genuina bontà, inevitabile risultato della passione e della dedizione monastica. Anche pensando al prossimo Natale, La Monasticheria vuole offrire un’alternativa davvero interessante per un presente diverso, carico di tanti significati e di originalità. Ti aspettiamo nel nostro showroom! Per offrire il tuo contributo puoi scegliere le seguenti modalità SEGRETARIATO MISSIONI ESTERE Posta Conto Corrente Postale n. 757203 intestato a Segretariato Missioni Cappuccine P.le Cimitero Maggiore, 5 - 20151 Milano Bonifico bancario Provincia di Lombardia dei Frati Minori Cappuccini P.le Cimitero Maggiore, 5 - 20151 Milano Banca Intesa San Paolo IBAN IT 32 V 03069 09400 100000104212 Assegno bancario intestato a Provincia di Lombardia Frati Minori Cappuccini Segretariato Missioni Estere MISSIONI ESTERE CAPPUCCINI ONLUS (per avere la detrazione fiscale) Posta Conto Corrente postale n. 37382769 intestato a MISSIONI ESTERE CAPPUCCINI ONLUS P.le Cimitero Maggiore, 5 – 20151 Milano Elenco E lenco de dei eii m e monasteri: onasteri: A b ba zi a di Abbazia d i Chiaravalle Chiara C h i a r aavalle v a l l e della d e l l a Colomba C o l o m ba LLocalità o c a l i t à Chiaravalle Chiarava C h i a r a v a llle l e della d e l l a Colomba C o l o m ba ALSENO A L SEN O (P ((PC) P C) M o n a s t e ro Carmelitano Monastero C a r me l i t a n o ddii Monte M o n t e Carmelo C a r me l o PPiazza i a z z a Monte M o n t e Carmelo, C a r me l o, 3 LLOANO OA N O (SV) (SV) M on ast e ro di Monastero d i BBetlemme e tle mm e LLocalità o c a l i t à Campore C Camporeggiano a mp o re g g iian a nnoo MOCAIANA MO C A IANA D DII G GUBBIO U BB I O (PG) ( P G) A b ba zi a di Abbazia d i Monte M o n t e Oliveto O l i v et o Maggiore M Maa g ggii oore re LLocalità o c a l i t à Chiusure C h iu s u re Monte M o nt e Oliveto O l i v et o CHIUSURE C H I U S U R E ((SI) S I) P i c c o l o Opificio Piccolo O p i f i c i o BBrassico Brassicolo r a s s i c oolo l o ddel e l Carrobiolo C a r ro b i o l o FFermentum e r me n t u m PPiazza i a z z a Carrobiolo, C a r ro b i o l o, 8 M MO MONZA ONZA O NZ A (MI) ( M I) M o n a s t e ro BBenedettino Monastero e ne d et t i n o SSanti a n t i Pietro P i et ro e Paolo Pao l o LLoc. o c. Giardino G i a rd i n o della d e l l a Risurrezione Risu R i s uurrezione r rezi o ne A Alpe l p e Colla C o l l a GERMAGNO GERMAGN GER MAG N O (VB) (V B) A b ba zi a di Abbazia d i Novace NNovacella o v a c eella lla Stiftstrasse SStiftstrasse, t i f t s t r a s s e , 1 390 339040 900040 4 0 VVARNA A RRNA NA C o m u n i t à SS. Comunità SS. PPietro i et ro e Pa PPaolo a lo aolo ao Loc LLoc. o c. c Cascinazza C a s c i n a z z a BUCCIN BU BUCCINASCO CC I NNASCO A S CO (MI) ( M I) M on ast e ro di Monastero d i SSiloe ilo e LLocalità o c a l i t à Strada S t r a d a San Sa n Benedetto, Be B eenedetto, enedetto ne d et t o, 1 POGGI PO G G I DEL DEL SASSO SA SS O (GR) (G R ) A b ba zi a di Abbazia d i Praglia Pr a g l i a Viaa Abbazia Vi A b ba zi a di d i Praglia, Pra Pr aaglia, g l i a, 16 1 6 TEOLO T EO LO (PD) (P D) M o n a s t e ro Benedettine Monastero B e ne d et t i ne di d i S.M. S. M . delle d e l l e Grazie G r a zi e Viaa le Vi l e Grazie, G r a zi e , 9 ORTE O RT E (VT) ((VVVT) T) M o n a s t e ro Cistercense Monastero C i s t e rc e ns e Trappiste Tr a p p i st e di d i Valserena Va l s e r e n a Viaa Provinciale Vi Pro v i nc i a l e del d e l Poggetto, PPoo g ggetto, et t o, 48 48 GUARDISTALLO GUARDIS G U A R D I STA TA LLLO LO (PI) ( P I) A b ba zi a S. Abbazia S. Maria M a r i a di d i Finalpia Fi n a l p i a Viaa Santuario, Vi Sa nt u a r i o, 5599 FFINALE I N A L E LLIGURE I G U R E ((SV) SV) M o n a s t e ro Benedettine Monastero B e ne d et t i ne S. S. Maria M a r i a degli d e g l i Angeli A n ge l i Vicolo Vi c o l o S. S. Michele, M i ch e l e , 8 PISTOIA PPIST I STO IIA A ((PT) P T) M o n a s t e ro Trappiste Monastero Tr a p p i st e NN.S. . S. ddii San Sa n Giuseppe G iu s e p p e Viaa della Vi d e l l a Stazione, S t a zi o ne , 1199 VVITORCHIANO ITTO TO RC H I A N O (VT) (V T ) Bonifico bancario MISSIONI ESTERE CAPPUCCINI ONLUS P.le Cimitero Maggiore, 5 – 20151 Milano Banca di Legnano Agenzia 090 viale Certosa 269/271 - 20151 Milano IBAN IT 66 L 03204 01601 000000062554 Ai fini della detrazione fiscale non sono ammessi versamenti in contante. Se effettui il versamento per la prima volta, invia il tuo indirizzo via fax al n. 02.33.49.30.444 o via e.mail: [email protected] Garanzia di tutela dei dati personali D.Lgs. n. 196/2003 I dati personali forniti dagli interessati sono trattati direttamente per l’invio della rivista e delle informazioni sulle iniziative delle Missioni Estere Cappuccine. Non sono comunicati o ceduti a terzi. Responsabile del trattamento dati è p. Mauro Miselli, direttore editoriale. “Accogliere il Salvatore, riconoscendolo nell’umile Bambino che giace in una mangiatoia. È questo il mistero del Natale” (Papa Benedetto XVI) In caso di mancato recapito si prega di restituire, presso l’ufficio postale di Gorle, al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa