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RISCHI ASSOCIATI ALLE EMISSIONI
ELETTROMAGNETICHE DELLE STAZIONI RADIO BASE
SULLA POPOLAZIONE ESPOSTA
Dott. Fiorenzo Marinelli*
INDICE
Introduzione
Limiti di esposizione
Effetti biologici dei campi elettromagnetici
Meccanismi d'azione e studi in vitro
Studi epidemiologici sui rischi associati alla vicinanza alle antenne
Effetti delle radiofrequenze sulla funzionalità ormonale
Conflitto di interessi
Conclusioni
* Ricercatore presso l'Istituto di Genetica Molecolare del CNR di Bologna. Responsabile di Progetti di Ricerca CNR.
Autore di pubblicazioni in letteratura internazionale sull’argomento. Consulente CTU e CTP in procedimenti giudiziari
su questioni di carattere ambientale e sanitario.
Sommario.
La letteratura scientifica pubblicata negli ultimi anni dimostra che avvengono
significativi effetti biologici a livello cellulare e d'organo per esposizioni a campi
elettromagnetici a livelli non termici, ovvero non in grado di produrre un riscaldamento
del tessuto. Le radiofrequenze sono state classificate dalla IARC ( Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul cancro) in classe 2B cioe’ “possibili cancerogeni per
l´uomo”. Gli attuali standard di sicurezza su cui si basano i limiti di legge, invece, sono
progettati per proteggere esclusivamente dagli effetti termici. Numerosi gruppi di
ricercatori indipendenti hanno pubblicato risoluzioni e documenti di posizione per
richiedere un abbassamento dei limiti di esposizione a 0,6 V/m ( 0.1 uW/cm 2 ) con
effetto immediato. Tra questi si ricordino le Risoluzioni internazionali dell'ICEMS (2002,
2006, 2008); il rapporto Bioinitiative (2007, 2012), il Consenso Seletun (2010), la
Risoluzione di Potenza Picena (2013), la London Resolution 2009.
Nonostante le evidenze scientifiche suggeriscano di adottare maggiore cautela,
la protezione della legge viene continuamente insidiata dalla pressante richiesta delle
compagnie di utilizzare esclusivamente il danno termico come riferimento di legge.
Sarebbe importante riformulare l’art. 5 del Regolamento di applicazione dell’Ordinanza
federale sulla protezione da radiazioni non ionizzanti (ORNI), in particolare con
l’inasprimento della protezione delle zone sensibili, nonché la reintroduzione del
coordinamento cantonale tra autorità e operatori. Gli attuali limiti di esposizione non
sono cautelativi per la popolazione e quindi espongono ad un maggior rischio di
malattia e ad un peggioramento della qualita’ della vita dovuto alla comparsa di
sintomatologia reversibile e non reversibile indotta dall´irraggiamento. Non si vede
inoltre per quale motivo razionale la popolazione del Liechtenstein (dove il limite e’ di
0,6 V/m dal Maggio 2008 Umweltschutzgesetz (USG)) possa essere protetta
maggiormente dei cittadini del Ticino dove il limite e’ di 6 V/m. Sia a livello scientifico
che legislativo la questione del conflitto di interessi rappresenta a tutt’ oggi, il
maggiore ostacolo alla protezione della salute pubblica e dell'ambiente dalle emissioni
elettromagnetiche
1
INTRODUZIONE
Il sistema di telefonia cellulare funziona attraverso la comunicazione bidirezionale di un segnale a
radiofrequenza pulsato tra i dispositivi cellulari mobili e le antenne di ripetizione del segnale che possono
coprire con il loro segnale il territorio per un raggio fino a 4 km con frequenza compresa tra 850 MHz e 936
MHz e di lunghezza d’onda compresa tra 30 e 3 cm. Negli ultimi anni si è aggiunta alla telefonia mobile di
seconda generazione, denominata "GSM", la tecnologia di terza generazione che permette una maggiore
trasmissione di dati, definita "UMTS" e di recente si sta sviluppando la telefonia ancora più potente definita
di "quarta generazione" o "4G" o "LTE" (Long Term Evolution) che consente la trasmissione di ancora più
dati ad alta velocità e soprattutto mostra una migliore capacità di penetrazione nelle abitazioni.
Queste tecnologie sono state messe in commercio e continuano a svilupparsi senza che vi siano dati
certi sulla loro innocuità e nonostante la letteratura scientifica sulle radiazioni elettromagnetiche dimostri
la presenza di effetti nocivi sull’organismo e sulle cellule esposte a radiazioni elettromagnetiche anche al di
sotto degli attuali limiti di legge.
Scienziati indipendenti (Bioinitiative, ICEMS) negli ultimi dieci anni hanno promosso risoluzioni e
rapporti scientifici di revisione della letteratura esistente, concludendo che servono limiti di legge più
restrittivi per l'esposizione a campi elettromagnetici, che si basino sulle evidenze biologiche del rischio per
la salute e sugli effetti delle esposizioni a lungo termine.
Nel 2001 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) classificò la radiazione
elettromagnetica di bassa frequenza (rete di distribuzione elettrica a 50 Hz) nella classe 2B “possibile
cancerogeno per l’uomo” sulla base degli studi condotti sul maggior rischio di leucemie nei bambini già alla
soglia di 0,2-0,4 µT. Nel 2011 ha introdotto nella stessa classificazione 2B “possibile cancerogeno per
l’uomo” anche le radiazioni elettromagnetiche di radiofrequenza sulla base degli studi condotti sull’uso del
telefono cellulare dal Prof. Hardell dell'Ospedale di Orebro in Svezia (Hardell, 1999; 2003; 2004).
L’evoluzione degli studi attuali sta portando, infatti, ad una progressiva conferma degli effetti biologici
avversi della esposizione a radiofrequenze e microonde.
Diversi scienziati, tra cui il Dr. Franz Adlkofer, ex Direttore Esecutivo della Fondazione per il
Comportamento e l'Ambiente VERUM (discorso alla Harvard Law School il 31/12/2011) e la Dott.ssa Dr.
Annie Sasco, Ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Sanità e Ricerca della Francia (INSERM) (convegno di
A.M.I.C.A. del 5/06/2011), ritengono che la Commissione IARC che ha valutato la classificazione della
radiofrequenza avrebbe potuto anche classificarla come "probabile cancerogeno classe 2A" se avesse
tenuto nel giusto conto alcuni studi come REFLEX e se avessero interpretato correttamente i dati
provenienti dallo studio multicentrico Interphone.
LIMITI DI ESPOSIZIONE
La situazione dei limiti di sicurezza in Svizzera è regolamentata dal Regolamento di applicazione
dell’Ordinanza federale sulla protezione da radiazioni non ionizzanti (ORNI) che prevede il limite di 6 V/m.
Tali limiti di esposizione non sono cautelativi per la popolazione e quindi espongono ad un maggior rischio di
malattia e ad un peggioramento della qualita’ della vita dovuto alla comparsa di sintomatologia reversibile e
non reversibile indotta dall´irraggiamento.
Il concetto di esposizione cronica, inoltre, non è sufficientemente ponderato nella legislazione
svizzera come invece avviene in altri paesi. Nella Repubblica Cecoslovacca, ad esempio, i limiti per i campi
elettromagnetici sono basati non solo sulla potenza, ma anche sul tempo di esposizione così che il limite
consentito viene progressivamente abbassato quanto più è lungo il tempo di esposizione. Anche in Italia si
riconosce la pericolosita’ associata alla durata delle esposizioni e, infatti, il limite passa da 20 V/m delle
esposizioni acute a 6 V/m nei luoghi in cui si permane per piu’ di 4 ore.
Il Liechtenstein ha unilateralmente abbassato il limite a 0,6 V/m nel 2008.
Esiste, inoltre, un continuo attacco ai limiti di esposizione come in Italia, per esempio, dove
nonostante le evidenze scientifiche che suggeriscono la necessità di maggiore cautela, lo scorso anno,
proprio per favorire la diffusione della telefonia di quarta generazione con il decreto sviluppo del 2012 sono
2
state modificate le modalità di misurazione dei campi elettromagnetici innalzando di fatto i limiti di
esposizione per consentire all'industria di aggiungere le nuove antenne alle installazioni esistenti. Con il
nuovo decreto il valore di 6 V/m, previsto per le esposizioni a campi elettromagnetici in luoghi dove si
soggiorni per più di 4 ore, deve essere calcolato non più su una media di misurazione in sei minuti, ma su
una media di 24 ore. In questo modo sono tollerate esposizioni per più ore a livelli significativi, come 10 o
anche 15 V/m, perché di fatto questi valori vengono mediati da quelli molto più bassi delle ore notturne in
cui verosimilmente le stazioni radio base non trasmettono molto segnale per l'assenza di utenti attivi.
EFFETTI BIOLOGICI DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI
Il rapporto del gruppo di scienziati indipendenti Bioinitiative (www.bioinitiative.org) del 2007,
successivamente aggiornato nel 2012, ha concluso che:
1.
i limiti di esposizione per la popolazione e per i lavoratori alle basse e alle alte frequenze
(radiofrequenze e microonde) non è sufficientemente protettivo per la salute pubblica in quanto già
numerosi studi evidenziano che avvengono effetti biologici per esposizioni al di sotto di tali limiti;
2.
gli attuali standard internazionali non sembrano essere protettivi per le esposizioni croniche, sono
cioè basati sugli effetti termici e non tutelano dagli effetti non termici che sono considerati responsabili di
molti effetti biologici documentati nelle esposizioni croniche;
3.
gli effetti biologici riportati in letteratura comprendono: danni al DNA, ovvero genotossicità (Phillips
et al, 2009; Rapporto Reflex, 2004; Blank M, 1997; Lai H, 1995; Lai H, 1996), che è legata direttamente
all'integrità del genoma umano, alterazioni delle comunicazioni cellulari e del metabolismo e dei
meccanismi di riparazione (Yurekli AI, 2006; ), compresi i quelli relativi alla sorveglianza e protezione dal
cancro, alterazioni del sonno e delle funzioni cognitive e della memoria (Lai H, 1996; Lai H, , 1998; Salford
LG, 2003; Salford LG 2008; Nittby H, 2008; Fragopoulou AF, 2010), effetti cardiaci (Black DR, 2003;
Szmigielski S, 1998), depressione, rottura della barriera ematoencefalica (Eberhardt JL, 2008; Persson BRR,
1997; Salford LG, 1994), alterazioni del sistema immunitario (Lushnikov KV, 2001; Lushnikov KV, 2003;
Stankiewicz W, 2006; Huang ATF, 1980), della fertilità (Panagopoulos DJ, 2004) e dei sistemi di riproduzione
(Seyhan N., 2006);
4.
la radiofrequenza può essere considerata genotossica in quanto dei 29 studi sulla formazione dei
micronuclei, 16 riportavano degli effetti (55%) e 13 non riportavano alcun effetto significativo (45%). Dei
21 studi totali sui danni indotti dalla radiofrequenza sui cromosomi e sul genoma, 13 riportavano degli
effetti (62%) e 8 (38%) non ne riportavano;
5.
la frequenza, l'intensità, la durata e il numero delle esposizioni possono modificare le risposte
biologiche e questi fattori possono interagire l'uno con l'altro in modo da produrre diversi effetti.
MECCANISMI D'AZIONE E STUDI IN VITRO
Nel 2010 la Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici (ICEMS) ha
pubblicato una monografia che raccoglie numerose pubblicazioni sui meccanismi d'azione non termici dei
campi elettromagnetici che sono in grado di spiegare molti effetti biologici che avvengono per bassi livelli di
esposizione (Icems Monograph, 2010: www.icems.eu). Tra i meccanismi più significativi si evidenzia
principalmente l'effetto Zhadin (1998), che comporta l'apertura dei canali di calcio cellulari per
l'esposizione alla frequenza ciclotronica, e anche l'aumento di molti fattori relativi allo stress ossidativo che
può rappresentare un meccanismo plausibile per molte patologie croniche, tumorali e degenerative
riscontrate dagli studi epidemiologici.
Lo studio Reflex della Comunità Europea, inoltre, ha messo in evidenza nel 2004 effetti genotossici
delle emissioni elettromagnetiche di bassa e alta frequenza con l'aumento del numero di rotture al
filamento di DNA dovuto proprio ad esposizioni a livelli non termici. Analoghi effetti genetici per
irraggiamenti a livello non termico sono riportati da Phillips JL (2009), Marinelli F. (2004) , Lai H. e Singh NP
(1996)
3
STUDI EPIDEMIOLOGICI SUI RISCHI PER LA SALUTE LEGATI ALLE STAZIONI RADIO BASE
L'aggiornamento del 2012 del rapporto Bioinitiative ha evidenziato che ci sono almeno cinque
nuovi studi sulle emissioni delle antenne dei cellulari che riportano effetti biologici nella gamma di
esposizione tra i 0,003 e 0,05 μW/cm2 (ovvero tra 0,101 e 0,434 V/m) cioè a livelli inferiori di quelli che
erano stati analizzati dal rapporto del 2007 (0,05 to 0,1 μW/cm2 pari a 0,434 e 0,614 V/m).
Mentre l'attuale limite di legge svizzero non fa riferimento ad esposizioni per piu di 4 ore
continuative e varia tra 3 e 8V/m in ragione della frequenza di emissione. Il gruppo Bioinitiative sulla base
degli studi riportati, propone un limite circa 10 volte più restrittivo, pari a 0,6 V/m da applicare subito per
tendere nel lungo termine allo sviluppo di tecnologie e sistemi in grado di non esporre la popolazione a
valore maggiori di 0,2 V/m. Cosa che il Liechtenstein ha attuato mantenendo quasi inalterato il servizion di
telecomunicazione.
Tra gli effetti biologici riportati dai ricercatori ci sono mal di testa, difficoltà di concentrazione e
problemi comportamentali nei bambini, (disturbi del sonno, mal di testa e difficoltà di concentrazione negli
adulti. Gli standard internazionali sono da 1.000 a 10.000 volte più alti di quelli a cui sono stati riscontrati
effetti biologici indotti dalle stazioni radio base dei cellulari.
Segue l'elenco degli studi più significativi pubblicati negli ultimi anni.
1.
In Francia Roger Santini nel 2002 ha riscontrato un’alta incidenza di casi di stanchezza, disturbi del
sonno, mal di testa, difficoltà di concentrazione, perdita della memoria, anomalie visive, carenze dell’udito,
problemi dermatologici, cardiovascolari e confusione nelle persone residenti entro 300 m da ripetitori della
telefonia mobile e le donne risultavano più colpite dai sintomi rispetto agli uomini. Come si può osservare
nel grafico la severità dei sintomi è direttamente proporzionale alla vicinanza alle antenne. Lo stesso studio
ha scoperto che le donne presentavano più sintomi degli uomini (Santini, 2001).
Grafico della distanza dal ripetitore della telefonia mobile e dei sintomi riscontrati a tali distanze.
2.
In Germania H. Eger nel 2004 ha scoperto che coloro che avevano abitato per oltre 10 anni entro
un raggio di 400 metri da antenne dei cellulari presentavano un maggiore rischio di ammalarsi di tumori
maligni rispetto alla norma. Dopo solo cinque anni dall’installazione di queste antenne il rischio relativo di
4
ammalarsi di cancro era triplicato nei residenti vicino alle installazioni, rispetto a chi abitava fuori da
quell’area.
3.
In Israele (Wolf R. e Wolf D., 2004) un'analisi dei registri medici degli abitanti entro un’area di 350
metri dalle antenne dei cellulari ha evidenziato che il rischio di ammalarsi di cancro era quadruplicato in
quella zona rispetto alla popolazione generale di Israele e decuplicato rispetto agli abitanti delle aree vicine,
esterne al raggio d’azione delle antenne.
4.
In Spagna Oberfeld (Oberfeld, 2004) nello stesso anno aveva studiato gli effetti di due antenne
GSM sui residenti tra i 50 e 150 metri da quest’ultime, riscontrando un aumento delle tendenze depressive,
di disturbi del sonno, di stanchezza, di difficoltà di concentrazione e di problemi cardiovascolari. L’aspetto
interessante, come negli altri casi, era che gli scienziati riportavano questi effetti sulla salute per esposizioni
che rientravano nei limiti di legge.
5.
Thomas S. et al. (2008) hanno utilizzato un dosimetro e un questionario per misurare il livello di
benessere e gli eventuali sintomi nella popolazione esposta alle antenne, scoprendo che questa riportava
un aumento di sintomi di malessere, come mal di testa, sintomi neurologici (per esempio acufeni), sintomi
cardiovascolari (per esempio tachicardia), problemi di concentrazione, stanchezza (21%) e disturbi del
sonno (58%). I livelli di esposizione, inoltre, erano molto inferiori alla soglia di sicurezza ICNIRP, ovvero tra
0,13 % e 0,56 % di questo valore.
6.
Abdel-Rassoul G. et al. (2007) hanno riportato effetti neuro-comportamentali negli abitanti vicino
antenne dei cellulari in Egitto.
7.
Regel S.J. et al. (2006) hanno scoperto effetti dell'esposizione ad antenne UMTS tra cui perdita del
benessere e della performance cognitiva.
8.
Hutter H.P. et al. (2006) hanno studiato le popolazioni di aree rurali in Austria situate vicino a
ripetitori dei cellulari, riscontrando un aumento di sintomi soggettivi, disturbi del sonno e problemi di
performance cognitiva.
9.
Schüz J. et al. (2006) hanno condotto un sondaggio sui sintomi auto-riportati attribuiti ai campi
elettromagnetici in Germania, definito "Mainzer EMF-Wachhund"; i risultati indicano che oltre il 50% dei
partecipanti si autodefiniva come "elettronsensibile", con sintomi per esposizioni a diverse fonti
elettromagnetiche, tra cui i ripetitori dei cellulari.
10.
Navarro E.A. et al. (2003) hanno condotto uno studio preliminare in Spagna sulla cosiddetta
"Sindrome da Microonde", rilevando che esiste una correlazione diretta tra la gravità dei sintomi riportati
(come stanchezza, irritabilità, mal di testa, nausea, perdita di appetito, insonnia, depressione, disagio,
difficoltà di concentrazione, perdita di memoria, alterazioni cutanee, disfunzione visiva e uditiva, vertigini,
difficoltà di andatura, alterazioni cardiovascolari ) e la densità di potenza misurata.
11.
Blettner in Germania ha condotto un'indagine tra gli abitanti vicino ai ripetitori, riscontrando che il
18,7% di loro era preoccupati per gli effetti negativi sulla salute derivanti dalle stazioni radio base della
telefonia mobile, mentre un ulteriore 10,3% attribuiva ad esse degli effetti avversi sulla loro salute.
E' interessante ricordare una meta-analisi di studi sugli effetti biologici delle antenne dei cellulari
condotta da Vini G. Khurana, Lennart Hardell, Joris Everaret, Alicja Bortkiewicz, Michael Carlberg e Mikko
Ahonen (2010), i quali, tramite una ricerca su PubMed, hanno identificato un totale di 10 studi
epidemiologici che valutano gli effetti dei ripetitori sulla salute. Sette di questi studi esplorano
l’associazione tra la prossimità delle stazioni base e gli effetti neuro-comportamentali, mentre tre
investigano gli effetti sul cancro. E’ stato scoperto che 8 dei 10 studi riportano un aumento della
prevalenza di sintomi negativi neuro-comportamentali o tumore nelle popolazioni distanti meno di 500
metri dai ripetitori. Nessuno degli studi ha riportato esposizioni al di sopra degli standard internazionali,
suggerendo come questi siano inadeguati a tutelare la salute delle popolazioni.
EFFETTI DELLE RADIOFREQUENZE SULLA FUNZIONALITA' ORMONALE
5
Molti studi hanno evidenziato, inoltre, effetti sulla funzionalità ormonale, tra cui quella tiroidea e
della ghiandola pineale che è determinante nella produzione della melatonina, un ormone molto
importante perché ha forti proprietà antiossidanti, antidepressive e promuove la funzionalità del sistema
immunitario, oltre a regolare il ritmo circadiano.
In particolare, l'esposizione al segnale della telefonia mobile GSM può causare cambiamenti
patologici della tiroide alterandone la struttura ghiandolare e aumentando i percorsi biochimici
dell'apoptosi dipendenti dalla caspasi (Esmekaya M., 2010).
GAZI NON-IONIZING RADIATION PROTECTION CENTER (GNRK)
&
GAZI BIOPHYSICS DEPARTMENT
www.biyofizik.gazi.edu.tr
Control thyroid cells
www.gnrk.gazi.edu.tr
exposed
Photomicrographs showing caspase-3 immunoreactivity in representative thyroid samples
of control (left) RF-exposed (right) groups. Positive caspase-3 immunoreactivity with a
predominance of strong expression in follicular cells, apical membrane, interstitial
connective tissue and parafollicular cells in the RF-exposed (right) group are seen.
Foto: la fotografia al microscopio mostra la immunoreattività della caspasi-3 in campioni di tiroide di cellule di
controllo e in cellule esposte a radiofrequenza (a destra). Si nota una maggiore immunoreattività delle cellule
follicolari, delle membrane apicali, del tessuto connettivo interstiziale e delle cellule parafollicolari nelle cellule esposte
rispetto al gruppo di controllo.
Stark e altri (1997) hanno osservato, inoltre, un aumento da 2 a 7 volte della concentrazione di
melatonina nella saliva di mucche da latte esposte a radiazione da radiofrequenza da un'antenna della
radio. Come noto la melatonina è un ormone importante nella regolazione del ritmo sonno veglia e in
quella tumorale.
Abelin (1999) ha analizzato i disturbi del sonno negli adulti esposti a radiofrequenza a
Schwarzenburg in Svizzera e anche Alpeter et al. (1995) hanno analizzato i livelli di melatonina nei bovini
nella stessa area, riscontrando che erano più bassi.
Cherry (2000) cita almeno 14 studi che hanno scoperto la riduzione di melatonina negli umani
indotta da campi elettromagnetici di bassa e alta frequenza.
Uno studio (Eskander EF, 2012) ha analizzato diversi parametri ormonali a cittadini esposti alle
stazioni radio base dei cellulari riscontrando una diminuzione dell' ACTH, del cortisolo, degli ormoni tiroidei,
della prolattina nelle donne giovani e dei livelli di testosterone.
CONFLITTO DI INTERESSI
Diversi ricercatori hanno riscontrato che nella ricerca scientifica sui campi elettromagnetici, così
come è avvenuto e avviene per molte altre questioni come per gli OGM o il fumo di tabacco, la fonte del
finanziamento può distorcere i risultati della ricerca scientifica.
Il Prof. Henry Lai dell'Università di Washington a Seattle, USA, è stato tra i primi a sollevare il
problema. Ha condotto un'indagine sui 326 studi sugli effetti biologici della radiazione dei cellulari
6
pubblicati tra il 1990 e il 2006 e si è accorto che apparentemente questi concludevano per il 50 % che
c'erano effetti e per il 50 % che non ce n'erano, di fatto portando all'impossibilità di trarre conclusioni. Se si
considerava, invece, la fonte del finanziamento e si dividevano gli studi tra quelli finanziati dall'industria e
quelli finanziati da fonti indipendenti, si osservava che quelli finanziati dall'industria trovavano degli effetti
biologici solo nel 30 % dei casi mentre tra gli studi indipendenti era il 70 % a riscontrare l’evidenza degli
effetti biologici. Analoghe conclusioni sono state trovate in indagini simili da parte di Huss A., 2007 e Levis
AG. 2009.
CONCLUSIONI
Sebbene vi sia ancora un dibattito aperto su quale debba essere il limite di sicurezza per le
esposizioni a campi elettromagnetici per assicurare l'assenza di effetti avversi alla salute umana, già oggi gli
studi scientifici dimostrano che i campi elettromagnetici al di sotto degli attuali limiti di legge, ovvero al di
sotto della soglia termica, possono indurre una sintomatologia reversibile e un peggioramento della qualità
della vita nella popolazione esposta in modo cronico alle radiazioni emesse dalle stazioni radio base della
telefonia mobile. (Qui si suggerisce di limitare le esposizioni della popolazione almeno a 0.6 V/m come
suggerito dagli studi raccolti in Bioinitiative 2012 ed ICEMS)
Gli studi molecolari, inoltre, hanno evidenziato degli effetti avversi indotti dai campi
elettromagnetici di radiofrequenza sulla regolazione genica della vita cellulare che possono far evolvere le
cellule colpite nell’organismo in cellule tumorali (Marinelli, 2004). Altri studi tutt’ora in corso mostrano una
alterazione dei livelli di metilazione del DNA che fanno presagire una maggiore suscettibilita’ tumorale
indotta dalle radiazioni elettromagnetiche mediante meccanismi epigenetici.
Alla luce delle conclusioni riportate dal gruppo Bioinitiative e delle numerose risoluzioni dell'ICEMS,
l'Assemblea Plenaria del Consiglio d'Europa ha approvato la Risoluzione n. 815 il 27 maggio 2011
raccomandando agli stati membri di riconsiderare "le basi scientifiche per gli attuali standard di esposizione
ai CEM fissati dall’ICNIRP, che hanno serie limitazioni e di applicare il principio ALARA (tanto basso quanto
ragionevolmente possibile), includendo sia gli effetti termici che quelli a-termici o biologici delle emissioni o
radiazioni elettromagnetiche", di fissare "soglie preventive per l’ esposizione a lungo termine alle
microonde e in tutte le zone all’interno (indoor), in accordo con il Principio di Precauzione, che non
superino gli 0,6 Volt/m e nel medio termine ridurre questo valore a 0,2 V/m".
Bologna 02 Novembre 2014
Dr. Fiorenzo Marinelli
7
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