Lezioni Marinelli - Prima parte - Dipartimento di Comunicazione e

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Lezioni Marinelli - Prima parte - Dipartimento di Comunicazione e
Connected & Social Tv 2016
Alberto Marinelli
Sapienza – Università di Roma
Prima parte
1
LA TELEVISIONE NEI PROCESSI DI
CONVERGENZA
2
Broadcast + broadband convergence
3
Il triple play sulle reti digitali
Sulle reti digitali (wired e wireless) possono viaggiare insieme (indifferentemente)
voce, dati e televisione (triple play) e il canale di comunicazione è
intrinsecamente bidirezionale: consente cioè una relazione uno a uno (non
importa se di tipo client-server o di tipo peer-to-peer) tra ciascun nodo della rete,
rendendo potenzialmente interattivo ogni singolo device connesso (computer, tv
set, smartphone, tablet ecc.).
slide 4
Convergenza nella visione del MIT
Le tecnologie di telecomunicazione, l’informatica e i vecchi media
- come l’editoria a stampa e la televisione -sono entrati in un
processo di metamorfosi che li porterà a convergere, a scambiarsi
5
di ruolo, ad assumere caratteristiche ibride.
Come si vedeva la convergenza al MIT nel 1983
Un processo chiamato convergenza sta
• “rendendo indistinte le linee tra i media, anche tra le
comunicazioni punto-punto – come posta, telefono e
telegrafo – e le comunicazioni di massa – come stampa,
radio e televisione.
• Un singolo mezzo fisico – sia esso un filo, un cavo o delle
onde radio – è in grado di trasportare servizi che in passato
erano distribuiti separatamente. Allo stesso tempo, un
servizio che in passato era reso disponibile attraverso un solo
medium – come il broadcasting, la stampa o il telefono – può
ora essere distribuito attraverso diverse distinte modalità
fisiche.
• Pertanto la relazione one-to-one che era solita esistere tra
un medium ed il suo utilizzo si sta erodendo” (De Sola Pool,
1983: 23 tr. nostra).
slide 6
To converge
means…
7
Forms of Convergence
•
•
•
•
Technological Convergence
Regulatory Convergence
Media Industry Convergence
Convergence Culture and
Participatory Media
8
Convergence in Marketing
communication
9
Convergence is change / evolution
• A complicated process
• Old media never die
• The Black Box Fallacy
10
Convergence is not an endpoint
• Always in flux
• No universal control(ler)
• We constantly learn how to interact with media
content in new ways
11
Convergence is a cultural phenomenon
• Convergence happens when we use new technologies
in our daily lives (run errands, take selfies, etc.)
• Convergence is both top-down and bottom-up
processes, corporate convergence coexists with
grassroots convergence
12
In the world of media
convergence, every
important story gets
told, every brand gets
sold, and every
consumer gets courted
across multiple media
platforms.
(Jenkins, 2006)
13
La convergenza come cultural shift
The circulation of media content – across different media
systems, competing media economies, and national
borders – depends heavily on consumers’ active
participation.
I will argue against the idea that convergence should be
understood primarily as a technological process bringing
together multiple media functions within the same
devices.
Instead, convergence represents a cultural shifts as
consumers are encouraged to seek out new information
and make connections among dispersed media content.
Henry Jenkins (2006)
slide 14
Top-down and bottom-up process in
media convergence
Nel contesto della media and cultural convergence si
sta sperimentando una forma di vera e propria
redistribuzione del potere che comporta
• “un tira e molla costante tra il potere top-down
delle media companies e quello bottom-up dei
consumatori, in cui il processo della convergenza
mediale viene modellato tanto dalle decisioni prese
nelle stanze dei teenager quanto da quelle prese
nelle boardroom delle media companies” (Green,
Jenkins, 2009, tr. nostra).
slide 15
Non tecnologia interattiva, ma cultura
partecipativa
• “l’interattività (H. Jenkins, 2006) è una proprietà della
tecnologia, mentre la partecipazione e una proprietà
della cultura”.
• La cultura partecipativa sta emergendo man mano che
la cultura assorbe – e reagisce – all’esplosione delle
nuove tecnologie mediali che rendono possibili, per il
consumatore medio, attività come l’archiviare, il
commentare, l’appropriarsi e il rimettere in circolo
contenuti mediali in nuovi e potenti modi (Jenkins,
2009: tr. it. 72).
• Sul piano storico-evolutivo, una cultura di tipo
partecipativo emerge come risposta alla esplosione
delle tecnologie digitali e alla diffusione pervasiva
della connettività di rete e delle pratiche di
networking, so-prattutto tra le generazioni più giovani.
slide 16
Delivery technologies vs media
Nel contesto della convergenza è opportuno
utilizzare un modello di medium che opera
sempre su due piani:
• “nel primo, un medium è un set di tecnologie che
abilitano la comunicazione;
• nel secondo, un medium è un set di ‘protocolli’
associati - o di pratiche sociali e culturali che sono
evolute attorno la tecnologia [...].
I sistemi di distribuzione non sono altro che
tecnologie: i media sono anche sistemi culturali
“(Jenkins, 2006: 13-14, tr. nostra).
slide 17
I processi di convergenza
• Network convergence: la stessa architettura di rete IP
(Internet Protocol) supporta sistemi e protocolli di
comunicazione differenti, come accade per le
telecomunicazioni su reti fisse o mobili;
• Terminal convergence: più funzioni, originariamente
presenti solo su device dedicati (fotocamera, mp3 player,
telefono, videogiochi, tv, ecc.) sono combinate in un unico
dispositivo (smartphone, tablet, ecc.);
• Services delivery convergence: servizi differenti, in
precedenza trasportati da differenti carrier, sono indirizzati
sotto un unico protocollo IP, come accade per i servizi VoIP
(Voice Over IP) che si servono delle stesse reti di trasporto
dati utilizzate per il normale traffico internet;
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I processi di convergenza
• Services convergence: applicazioni e servizi nati all’interno
di settori differenti dell’industria culturale tendono ad
essere integrati all’interno di esperienze di consumo più
ricche e totalmente indipendenti dalle tecnologie che
originariamente le supportavano, come nel caso della radio
broadcast che si arricchisce delle opportunità derivanti
dalla integrazione con l’ambiente web;
• Business convergence: sorgono nuove partnership, alleanze
ed acquisizioni, che spesso superano le precedenti linee di
demarcazione tra differenti settori di mercato
(telecomunicazioni, web companies, produttori di
contenuti, IT) e danno forma a nuove relazioni strategiche e
strutture organizzative, promuovendo modelli di business
innovativi.
slide 19
Servizi lineari/non lineari
• La Direttiva sui Servizi Media Audiovisivi (CE) introduce
la distinzione tra servizi lineari (come quelli erogati dai
broadcaster) e servizi non lineari.
• I primi sono organizzati in palinsesti rigidi, vengono
emessi da un singolo punto di trasmissione e sono
destinati ad una molteplicità di punti di ricezione, come
nella tradizionale televisione analogica.
• I secondi, invece, sono i servizi fruibili su richiesta
dell’utente, come nel caso del Video On Demand (VOD)
supportato da protocollo IP.
( Direttiva sui servizi media audiovisivi 2007/65/CE che modifica la Direttiva Televisione senza frontiere 89/552/CEE)
slide 20
Cresce il video online nella traffic composition
il cosiddetto real-time
entertainment
supera
largamente il filesharing
(con il 60% circa della rete
occupata da servizi come
YouTube, Netflix, Hulu e
Amazon, e solo il 9% circa
da
servizi
come
BitTorrent, che pochi anni
addietro totalizzava più
del 30% giornaliero).
21
Cresce il video online nella traffic composition
22
Cresce la quota del digital video
Nielsen Cross platform 2014
23
DEFINIRE LA TELEVISIONE
24
VISIONE COLLETTIVA
NESSUNA
INTERFACCIA
SCHEDULING
RIGIDO
PUBBLICO
PREVEDIBILE E ISPEZIONABILE
25
PRODUCER
USER GENERATED
CONTROLLED
FLOW
FLOW
26
AGGREGATE
DISPERSED PUBLICS
POINT TO POINT
CONNECTION AND
RECCOMENDATION27
COME CAMBIA
LA TV?
come la chiamo?
nomi commerciali + over the
top, iptv, catch-up tv..
28
MULTISCREENING &
MULTITASKING
SOCIAL
TELEVISION
PERSONCASTING
CROSS-PLATFORM SURVEY
29
Television is changing
The overarching trend from the early 1950s to the
presents seem clear:
• from television as a one-way, coherent,
programmer-controlled flow to television as
bidirectional, fragmented, user-controlled
experience;
• from mass audiences to atomized viewers;
• from a site of public memorization to an
increasingly personal site of private and public
expression.
(Uricchio 2010, 36)
30
IL MEDIUM TELEVISIVO:
FLOW VS. PERSONCASTING/ENGAGEMENT
slide 31
Forma vs. contenuto –
Mainstream vs. engagement
• Da mass medium centrale e incorporato in maniera
quasi uniforme nelle abitudini di vita – domestiche e
familiari – e nei processi cognitivi di tutte le persone
(mainstream medium), alla condizione attuale in cui la
frammentazione, la pluralità di piattaforme, l’ubiquità, la
asincronia possono condurre a una esperienza di
accesso e socializzazione del tutto disomogenea.
• La forza strutturante del medium, inizialmente sorretta
dalla configurazione tecnologica dei television set, che
lasciava poche possibilità di sottrarsi al flusso
organizzato imposto dai broadcaster, sta evaporando in
un contesto in cui è il singolo contenuto – e il desiderio
di appropriarsene, di manipolarlo e di condividerlo – che
orienta la scelta, i tempi e le modalità di visione, la
tipologia di schermo (tv, pc o mobile) e il livello di
coinvolgimento (engagement medium).
32
Williams - Il concetto di flusso (flow) 1
• «In tutti i sistemi avanzati di broadcasting,
l’organizzazione tipica del contenuto e,
conseguentemente, l’esperienza che se ne fa,
è quella della sequenza o del flusso (flow).
Questo fenomeno, il flusso pianificato , è
probabilmente l’elemento caratteristico del
broadcasting, sia come tecnologia sia come
forma culturale».
(R. Williams,1974)
33
Il concetto di flusso (flow) 2
• «La differenza del broadcasting rispetto a … altri
sistemi di comunicazione non sta soltanto nel fatto
che tali eventi o altri analoghi siano accessibili da
casa, premendo un pulsante; ma nel fatto che
l’effettivo programma offerto consiste in una
sequenza o un insieme di sequenze alternative di
questi o di altri eventi simili, fruibili nella stessa
unità spazio-temporale e attraverso un’unica
operazione».
(R. Williams, 1974)
34
Producer controlled flow
• Gli spettatori non debbono far altro che accendere il televisore
ed esporsi al flusso dei programmi e dei commercials, anche
perché la configurazione del television set tende a limitare
qualsiasi forma di interferenza e di esercizio diretto del
controllo.
• La televisione diviene una presenza elettronica quasi
ininterrotta, che si innesta negli spazi comuni della casa e si
integra con altre attività come mangiare e svolgere le faccende
domestiche o i compiti di scuola.
• La linearità sul piano temporale del flusso incorpora le
interruzioni, che alimentano l’aspettativa di un continuo
alternarsi tra programmi e commercials e si combinano con i
tempi personali di entrata o uscita rispetto alla esposizione al
mezzo televisivo e di dislocazione dell’attenzione rispetto ad
altre attività che si svolgono in parallelo nello stesso ambiente
domestico.
35
The viewing experience in the network era
• In the network era, we primarily experienced
television as a domestic, nonportable medium
used to bring the outside world into the home
(McCarthy 2001; Spigel 2001).
• Program options for viewers were limited to the
offerings of the three national networks that
delivered content on a linear through-the-day
schedule— shows were available only at
appointed times in a routinized daily sequence of
programming. This technological configuration left
the viewer with little to do.
36
Evoluzione del sistema televisivo broadcast
slide 37
Television after Television
• «If TV refers to the technologies, industrial
formations, governmental policies, and practices of
looking that were associated with the medium in its
classical public service and three-network age, it
appears that we are now entering a new phase of
television—the phase that comes after TV».
(Spigel 2004, 2)
• «Television’s transition from its network-era norm
as a mass medium toward its post-network-era
function as an aggregator of a broad range of
niche and on-demand viewing audiences has
required significant adjustments to industrial
assumptions about the medium».
(Lotz 2007, 34)
38
(Lotz, 2007)
slide 39
L’esperienza di visione nella fase di
transizione (Multichannel tv)
I telespettatori
• possono scegliere tra un numero elevato di canali,
• possono liberarsi, attraverso le formule pay (subscription
channels), dall’invadenza delle interruzioni pubblicitarie.
• sono abilitati dal telecomando ad assumere un atteggiamento
esplorativo
• possono sfuggire alla schedulazione rigida attraverso i VCR.
• La necessità di prendere le misure rispetto a un
comportamento decisamente più selettivo delle audience
impone ai broadcaster la prima grande evoluzione – e
sofisticazione – nei sistemi di monitoraggio che si incardina
nella distribuzione dei (Nielsen) People Meter presso panel
rappresentativi della popolazione televisiva
40
Il contenuto tende a liberarsi dalla
forma
• Il contenuto emerge come criterio determinante per la
costruzione dell’esperienza di visione.
• Questo processo evolutivo libera la televisione dal
presupposto che il canale di distribuzione (il tv set
domestico) sia un aspetto caratterizzante del contenuto
che viaggia attraverso di esso.
• Sulla base di questa logica i dirigenti televisivi – e, di
fatto, tutti i media executive – operano in realtà nel
business dei contenuti, nel cui ambito il contenuto può
essere definito come
– «una unità di informazione o un prodotto di
intrattenimento che può essere venduto o sponsorizzato e
successivamente distribuito attraverso una ampia gamma di
canali e piattaforme» (Askwith, 2007: 17, tr. nostra).
41
La tv lineare risponde attraverso il
Narrowcasting
• Vengono disposti in senso orizzontale i segmenti di
offerta che, per la loro qualità e/o per la specificità dei
pubblici di riferimento, possono consentire alle
audience di inseguire una pluralità di preferenze e
interessi (dallo sport al gossip, ecc.).
• Esplode la quantità dei contenuti che trovano
espressione, più o meno definita, in formati
«televisivizzabili».
• Le piattaforme di distribuzione (satellite, digitale
terrestre ospitano l’espansione dell’offerta e lavorano a
nuovi modelli sostegno economico (subscription, pay
per view)
42
Programming based vs. viewer-centred model
In questo nuovo regime – l’era del narrowcasting – la
vecchia audience di massa non solo si è frammentata,
ma ha anche guadagnato un maggior potere di
intervento nella creazione della propria sequenza di
programmazione, nella definizione dei modelli di
interpenetrazione (zapping durante la pubblicità,
passaggio veloce da un canale all’altro) e, grazie al
videoregistratore, nella individuazione della propria
strategia per ripetere e recuperare i programmi
(Uricchio, 2010: 35)
43
Verso un nuovo ecosistema televisivo
• i sistemi di distribuzione broadcast in digitale (DVB-T; DVB-S)
soppiantano definitivamente l’analogico
• prevale un approccio multipiattaforma (digital broadcasting, IP based) rispetto ai canali di distribuzione, e multidevice (tv, pc,
second screen device) rispetto ai terminali di accesso.
• gli schermi diventano terminali internet enabled e cominciano a
ospitare servizi televisivi non lineari (on demand).
• le pratiche di fruizione di tipo televisivo trovano spazio in altri
ambienti di comunicazione (come il world wide web) o sono
declinate su altri schermi personali (pc e handhelded device).
• i contenuti televisivi subiscono un processo appropriazione
creativa (cut, remix, share) proprio delle culture partecipative.
• I social media ospitano i discorsi sulla televisione (social
television) e favoriscono l’engagement dei pubblici.
44
Le trasformazioni del medium:
timeshifting e placeshifting
• Si produce una profonda alterazione del regime
temporale attraverso il quale vengono gestiti l’accesso
e le modalità di fruizione dei contenuti, rispetto
all’esperienza di visione che ha caratterizzato per
decenni la televisione di flusso.
• “Attraverso l’uso delle tecnologie per il timeshifting, gli
spettatori della televisione broadcast conformano la
programmazione alle loro esigenze di orario e la
espongono ai momentanei desideri dei loro click,
poiché sono in grado passare rapidamente dai
programmi live a quelli registrati. In questo modo,
aggirano il flusso commerciale accuratamente
pianificato in cui i network statunitensi inseriscono i
loro prodotti televisivi” (Gillan, 2011: 76, tr. nostra).
45
Le trasformazioni del medium:
timeshifting e placeshifting
• L’idea della tv anytime, ovvero l’affrancamento delle
audience dai tempi della programmazione televisiva
broadcast, grazie all’introduzione di tecnologie di
timeshifting tv, che disarticolano l’idea di flusso tv e la
ritualità del consumo ad esso collegato si integra con
le pratiche di consumo di contenuti video attraverso
differenti device in qualunque momento e in qualsiasi
luogo, secondo le logiche di
• Placeshifting, un termine proprio dei nuovi media che
fa riferimento alla capacità degli spettatori di far
transitare la programmazione dai television set agli
hard disk e ai dispositivi mobili (Gillan, 2011: 135, tr.
nostra).
46
Le trasformazioni del medium: dal
broadcasting al personcasting
• Le diverse esperienze di visione (tempi, contenuti,
schermi, ecc.) si compongono in mix
profondamente differenziati e in perpetua
ridefinizione sulla base delle appartenenze
generazionali, delle competenze tecnologiche e
della disponibilità di capitale economico e
culturale.
• Nella composizione del mix il livello di apertura
competitiva del sistema televisivo e la disponibilità
di tecnologie di distribuzione Ip based, che
abilitano l’effettivo accesso personalizzato ai
contenuti determinano le pratiche di
personcasting.
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Personcasting / asynchronicity
• «… the experience of television in a post-network
era fragments beyond the narrowcasting of the
multi-channel transition to personcasting in
terms of what is viewed, when, how, and even in
how viewers pay for it. Although such variation in
what we watch might not entirely disrupt our
network-era understandings of television and
culture, the disparity in when we watch programs
will make asynchronicity a defining feature of the
post-network era».
(A. Lotz 2007, 243-244)
48
The Five Cs of the Post-Network Era
• After becoming accustomed to expanded choice
and control throughout the multi-channel
transition, viewers began to require new
attributes such as convenience, customization,
and community in order to have their preferred
television experience. Both convenience and
customization resulted from viewers’ experience
of choice and control—they indicated a second
stage of adjusted use and expectation after
network-era norms eroded and conventions of
the multi-channel transition vied for dominance.
(A. Lotz 2007, 245)
49
La televisione come engagement medium
• La televisione classica disponeva di una
configurazione formale talmente potente
(disciplinante) da poter quasi ignorare il
telespettatore.
• La nuova televisione richiede engagement da parte
delle audience.
– perché le funzioni di control e choice sono
definitivamente nelle mani di chi guarda la televisione
– perché la possibilità di valorizzare (economicamente)
contenuti che non possono più essere presupposti come
uniformi e universalmente acquisiti riposa sul
coinvolgimento dello spettatore
50
La televisione come engagement medium
• “Non è un processo che avviene di fronte al
televisore. Né è la semplice descrizione del modo
in cui uno spettatore guarda la televisione, o di
ciò che prova mentre la guarda. L’engagement
descrive, piuttosto, l’ampio sistema di
investimenti materiali, emozionali, intellettuali,
sociali e psicologici che uno spettatore forma
attraverso le sue interazioni con l’expanded
television text
(Askwith 2007: 154, tr. nostra)
51
La televisione come engagement medium
• Concepire la tv come un engagement medium
comporta, inoltre, una netta inversione rispetto al
modo in cui la televisione broadcast osserva le
audience e le valorizza nel proprio business model.
• “Un modello di questo tipo deve intendere la
televisione non come un modo per aggregare
audience che, successivamente, verranno vendute
agli inserzionisti pubblicitari, ma come un medium
che attinge a piattaforme mediali, contenuti,
prodotti, attività e spazi sociali per fornire alle
audience un ampio range di opportunità per
interagire con il contenuto televisivo” (Askwith
2007: 4, tr. nostra).
52
Social television
• La Social TV è il prodotto della sinergia tra
– la natura tradizionalmente sociale del contenuto
televisivo (la produttività discorsiva delle audience,
connessa con la gestione identitaria e relazionale dei
contenuti tv),
– l’emergere di ambienti on line per la gestione dei
network relazionali (social media platform) e
– un particolare assetto tecnologico, caratterizzato dalla
diffusione di device mobili, dal superamento della
specializzazione dei singoli dispositivi a favore di una
moltiplicazione di funzioni e dalla contemporanea
evoluzione delle pratiche di multitasking (Andò,
Marinelli 2014 a)
53
Le due dimensioni della social tv
1) relazione (digitale) tra soggetti a proposito della Tv,
ovvero tutte le conversazioni generate dalle audience
rispetto a device (tablet, laptop, smartphone),
ambienti on line (social media e app), flusso di
interazione (live/non live, prima/ durante/dopo il
programma), genere televisivo (negli Usa sport e
reality in testa) e motivazione (condivisione, sostegno
al programma, ricerca di rewards).
2) relazione (digitale) con il contenuto video, ovvero
tutte le forme di interazione orientate alla ricerca e
condivisione di contenuti relativi ad un contenuto
televisivo, a livello di programmi, celeb (conduttori,
protagonisti), contenuti, brand e commercials,
gamification. (Andò, Marinelli 2014 a)
54
Il flusso diviene circolare
• L’estrema segmentazione dei gusti e delle pratiche di
consumo impone alle media companies di imparare a
promuovere e gestire insieme con le audience una
esperienza di flusso radicalmente differente rispetto a
quella esemplificata dal potere di definizione proprio
della forma broadcast.
• “il flusso odierno è più circolare, con ciascuna
piattaforma che incoraggia gli spettatori ad accedere a
un’altra che, si spera, chiederà loro di tornare al
prodotto in onda. Il fatto che i network investano nella
circolazione continua dei propri prodotti su più
piattaforme non vuole affatto dire che il flusso non
conta più, come dovrebbe essere evidente da tutti i
materiali che i network e i loro conglomerati mediali
confezionano rispetto ai diversi segmenti della
narrazione (Gillan, 2011: 76, tr. nostra).
55
La circolazione tende a divenire il
nuovo regime del flusso televisivo
1. Nel senso di pratiche che consentono di attualizzare il
personcasting sui diversi schermi che l’utente ha a
disposizione; schermi che si alternano, si sovrappongono
e si richiamano nella composizione del flusso a seconda
dei momenti della giornata, della tipologia di contenuto,
dei device momentaneamente disponibili e del loro
potenziale di connettività e condivisione.
2. Nel senso di pratiche che, sulla scorta delle culture
partecipative, considerano il contenuto mediale non come
un oggetto in sé chiuso ma come una forma espressiva
che trova una estensione in termini di conversazioni,
riscritture, condivisioni che ne alimentano la circolazione
e la continua ridefinizione attraverso il lavoro
interpretativo delle audience. (Marinelli, Andò 2016)
56
Circulation/Spreadability
• «Spreadability refers to the technical resources that make
it easier to circulate some kinds of content than others, the
economic structures that support or restrict circulation, the
attributes of a media text that might appeal to a
community’ s motivation for sharing material, and the
social networks that link people through the exchange of
meaningful bytes».
• «In other words we refer to the circulation in terms of
digital life of a content that is definitely spreadable»
• Circulation, then, is “a mix of top-down and bottom-up
forces [which] determine how material is shared across and
among cultures in far more participatory (and messier)
ways”
(Jenkins, Ford, Green 2013).
57
Circulation/Narrative complexity
• Eterotopia e Eterocronia contraddistinguono la
circolazione e dunque la digital life dei contenuti
• I contenuti digitali sono costantemente cercabili,
accessibili e consumabili
• La complessità narrativa dei contenuti mediali
contemporanei esalta la loro caratteristica di
– oggetti senza confini (cioè permeabili rispetto ai frame dei
singoli media da cui originano)
– e senza fine (rispetto alla persistenza nel tempo e nello
spazio),
• La complessità narrativa assicura una digital life ai
contenuti in quanto sempre esplorabili, completabili,
spreadable e condivisibili da parte delle engaged
audience.
(Marinelli, Andò 2016)
58
Circulation/Narrative complexity
• This account of narrative complexity suggests that a new
paradigm of television storytelling has emerged over the
past two decades, with a reconceptualization of the
boundary between episodic and serial forms, a heightened
degree of self-consciousness in storytelling mechanics, and
demands for intensified viewer engagement focused on
both diegetic pleasures and formal awareness.
• By exploring the formal structure of this mode of
storytelling we can appreciate connections with broader
concerns of media industries and technologies, creative
techniques, and practices of everyday life, all of which
resonate deeply with contemporary cultural
transformations tied to the emergence of digital media and
more interactive forms of communication and
entertainment.
(Mittel 2015)
59
The digital life of content
The digital life of content and its circulation depend on both
producers and consumers.
• Producers provide multiple “touch points” to make the
content accessible, thereby focusing on multi-platform
storytelling and audience engagement strategies.
• Consumers manage and improve the circulation of
content by appropriating and sharing online meanings and
pleasures connected to the consumption experience
(Fiske, 1992), and by expanding the television text beyond
its pre-defined boundaries.
Television flow can now be effectively understood as a
content circulation process that takes place within a
networked media space.
(Marinelli, Andò 2016)
60