Olimpia, gli 80 anni di una regina "Un mito come Juve e Ferrari"

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Olimpia, gli 80 anni di una regina "Un mito come Juve e Ferrari"
BASKET, PARLA MENEGHIN
"L'Olimpia, la mia Ferrari"
J
Compie80 anni
evincerà
per altri 80, era
il club europeo
della Nba
•
Peterson? Unico ^
Mirco Melloni A PAGINA 3 5
LA FRASE
«La prima parola
è l'orgoglio
di difendere
un club icona
in Italia»
Alessandro Gentile
CAPITANO DI MILANO
Olimpia, gli 80 anni di una regina
"Un mito come Juve e Ferrari"
Meneghin e il compleanno di Milano: "Abbiamo fatto la storia del basket"
U
ndici trofei da giocatore e due da dirigente
legittimano la candidatura di Dino Meneghin a Mister Olimpia nel giorno in cui
Milano festeggia l'80° compleanno. Ma a fare la differenza è
il periodo in cui SuperDino ha
impresso il marchio nel club
più titolato d'Italia, gli Anni
'80 in cui - per il grande pubblico - basket significava Milano, Dan Peterson e Meneghin.
«Da vice presidente di Fiba
Europe viaggio spesso - dice il
66enne che dal 2003 è nella
Hall of Fame di Springfield - e
trovo ancora appassionati,
italiani e stranieri, che mi domandano di quel periodo».
Quando l'Olimpia era la «franchigia europea della Nba» e
conquistava la Milano da bere
giocando a San Siro (nel palazzo crollato sotto la neve nel
1985). Uno status che l'Olim-
pia targata Armani vuole ritrovare e in attesa di Andrea
Bargnani (promesso sposo
per il 2016/17) l'EA7 sorride
grazie al rientro di Alessandro Gentile nel match delle 18
(Rai Sport 1) contro Torino,
ultima in classifica e vittima
designata.
Da simbolo dell'Olimpia, a
quale realtà sportiva Meneghin accosterebbe Milano?
«Alla Juventus e alla Ferrari,
altre entità che considerano il
secondo posto un insuccesso.
Servono uomini speciali per
indossare certi colori, perché
conquistare un titolo è relativamente facile, più difficile è
vincere sempre e lasciare un
segno, come chiesto dall'Olimpia, che in 80 anni ha
creato un mito».
Se dovesse indicare i principali
uomini speciali, chi nominerebbe?
«É una lista troppo lunga e si
parte dagli anni del Simmenthal di Rubini, Gamba e Bogoncelli, che importarono
l'idea americana anche nell'abbigliamento, con le tute di
raso rosse, le magliette sgargianti. La squadra di oggi può
raccogliere l'eredità: Alessandro Gentile avrebbe trovato
posto con noi. E lo stesso Giorgio Armani merita di essere
accanto agli altri grandi patron dell'Olimpia, come Bogoncelli e Gabetti: è l'ultimo
grande mecenate del basket».
Milano era nel suo destino: a
12 anni si presentò involontariamente al primo allenamento a Varese con le scarpette
rosse. Ma come è diventato
emblema dell'Olimpia dopo
esserne stato nemico?
«Giocando con lo spirito Olimpia, di chi non molla mai: non
a caso chi ha vissuto quegli
anni nell'ambiente milanese
non ricorda una finale vinta in
particolare, ma la rimonta dal
-31 contro l'Aris Salonicco di
Galis, nel 2° turno di Coppa
Campioni. E dire che la mia avventura milanese non era iniziata bene...».
Colpa della diffidenza di chi non
le perdonava i trionfi a Varese e
la rivalità con Art Kenney?
«No, quella potevo metterla in
conto. Non avevo previsto l'infortunio al ginocchio e il nostro
-45 a Pesaro: potevamo crollare
e invece sotto la guida di Dan
Peterson vincemmo lo scudetto
1982 proprio contro Pesaro.
Quel trionfo mi garantì il "bollino" di leader del Billy».
Ha nominato Peterson, in quegli
anni allenatore, telecronista e
volto della pubblicità: qual era il
suo segreto?
«Coach Dan portò il basket oltre i suoi confini, le sue squadre
davano al pubblico ciò che il
pubblico voleva: gioco spumeggiante e gente pronta a sputare
sangue. Creava gruppi uniti,
anche fuori dal campo. E non
solo perché D'Antoni "doveva"
fare da tassista a Peterson, che
non aveva l'auto, e a Bob McAdoo, che altrimenti si sarebbe
perso per Milano».
Con D'Antoni condivise l'onore
della maglia ritirata, con McAdoo vinse due Coppe Campioni:
sono loro i compagni indimenticabili di Milano?
«Aggiungerei Roberto Premier.
D'Antoni? Quando ero a Varese,
lui era l'avversario che "odiavo"
di più, poi giocando al suo fianco ho capito quanto fosse speciale. Considero McAdoo il più
forte, anche di Joe Barry Carroll, l'enciclopedia del pivot:
Bob fu capocannoniere Nba ma
si presentò da noi con umiltà e
serietà incredibili».
Da ex azzurro, argento olimpico
nel 1980, ed ex presidente federale, come vede il presente del
nostro basket alla vigilia della
rincorsa olimpica?
«Non impazzisco per il modo in
cui si è evoluto il gioco: tanto tiro da tre e squadre che cambiano ogni anno. La Bosman ha eliminato le bandiere».
Un altro Meneghin che smette a
44anni none proponibile?
«Non è semplice. Vedo ciò che
accade a Totti, che è stato straordinario ma forse, a quasi 40
anni, potrebbe pensare al ritiro.
Meglio decidere in autonomia.
Io decisi quando, per fortuna,
avevo già vinto parecchio».
La storia dell'Olimpia invece prosegue.
«Durerà almeno altri 80 anni,
ancora ricchi di trofei».
11
trofei
Conquistati
da Dino
Meneghin
in campo
con Milano
(5 scudetti),
cui vanno
aggiunti
i due vinti
da dirigente
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Eravamo il club
europeo della Nba,
Peterson portò il gioco
oltre i suoi confini
McAdoo? Il più forte
Il club vincerà per altri
80 anni almeno, ma
trovo ancora chi mi
chiede di quel periodo
e della rimonta da -31
Dino Meneghin
Ex giocatore, vice
presidentedi Fiba Europe
55
Tempi d'oro
Dino
CESARE GAUMBERTI/OLYCOM
Meneghin
(a sinistra)
con il coach
Dan Peterson
e Bob
McAdoo:
Meneghin
ha giocato
con Milano
dal 1981
a l i 990
e nel 1993/94
1936, scudetto al primo colpo
Inizia l'attività dell'Olimpia Milano,
eredità del Dopolavoro Borletti:
è scudetto al primo tentativo
L'EVOLUZIONE
«Oggi troppo tiro
da tre e squadre
stravolte, smettere
a44anninonè
facile. Guardate
Totti nel calcio»
1966, ecco la Coppa dei Campioni
111° aprile, a Bologna, il Simmenthal di
Rubini e Bradley vince la prima Coppa
Campioni: 77-72 sullo Slavia Praga
1986, la rimonta storica
6 novembre: Tracer-Aris 83-49, ribaltato
il -31 di Salonicco. Alba della 2* C Campioni
e del Grande Slam. In foto D'Antoni
LA FRASE
Olimpia è una
passione che non
finirà mai e che è
entrata a far parte
della mia vita
Giorgio Armani
PROPRIETARIO DELL'OLIMPIA
2014, l'ultimo titolo tricolore
Il 27 giugno l'EA7 supera Siena 74-67
in gara 7 della finale e conquista il 26°
scudetto, il 1 ° dopo un digiuno di 18 anni
scudetti
CONQUISTATI DA MILANO
Il primo arrivò nel 1936,
l'ultimo è del 2014 dopo
un digiuno di 18anni