DRAMMA e COMMEDIa
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DRAMMA e COMMEDIa
IL TEATRO DI MINEVER MORIN DRAMMA e COMMEDIa 2001 – 2011 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Occhi di Sorcio di Minever Morin e Marco Melloni Dedicato a Mimmo e Nelson Vincitore del Premio “Napoli Drammaturgia in Festival 2001” Adattamento scenico dall’omonimo romanzo degli stessi Autori edito nel 2000 Prima rappresentazione: Festival Nuova Drammaturgia “Franco Enriquez” Sirolo (AN), 5 agosto 2005 La versione francese, redatta da Toni Cecchinato e Nicole Colchat, è edita col titolo di “OEIL DE FOUINE” da Les Editions La Fontaine di Lille (F) e “mise en éspace” nell’ottobre 2010 per la regia di Toni Cecchinato Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 2 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Personaggi Bruno, giovane poliziotto Nelson, adolescente Sudamericano Leo, amico di Bruno G.I.P., Giudice per le Indagini Preliminari Scena prima Bagno della casa di Leo. Leo, davanti a uno specchio, si rade Leo – Bah! …Soccia, che idiota!… Come se non bastasse la sfiga quotidiana, quella che ci nasciamo insieme… Soprattutto quando non hai una famiglia ricca alle spalle o un altro ombrello che possa ripararti dalla grandinata di sfiga. Essere poveri è già una sfiga di per sé…O no? E’ per questo che uno dovrebbe già saperlo da solo, fin da cinno, che non è il caso di andare a cercarsene anche della nuova, di sfiga! E’ come per il fiume, eccolo là, veh il Po… Lo sai che ci sono i gorghi e lo sai che ci sono le sabbie molli che t’impantanano e ti tirano giù e lo sai che c’è la corrente forte in alcuni punti, anche se non la vedi, perché in superficie sembra tutto tranquillo, il fiume…E lo sai e lo sai e lo sai…E allora se lo sai e ti ci avventuri lo stesso sei un idiota!!…Soccia, non è mica poi così difficile!…La vita ha poche regole e la prima è stare lontano dalle sfighe che non conosci! Perché quelle che conosci, quelle ce le hai già addosso per eredità, mica puoi farci niente. Ma quelle nuove guardale da lontano! O dì bain so, se proprio proprio muori dalla curiosità, vacci vicino e non caderci dentro! Guardale e lasciale passare! Perché io lo so, per noialtri la sopravvivenza è un dovere, mica un diritto! E soprattutto, è già una faticaccia di suo! E’ per questo che per noialtri la paura è un obbligo: è la sola cosa che ci salva dall’annegare nel fiume! Bisogna avere sempre paura. Paura di tutto quello a cui non sappiamo dare un nome, ecco… Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 3 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Scena seconda Bagno dell’ufficio di Bruno. Bruno esprime i suoi pensieri davanti a uno specchio mentre infila nella fondina la pistola, si pettina, si allaccia la camicia, si annoda la cravatta. Per scelte registiche la voce può anche essere fuori campo Bruno - Anche oggi l’hai fatto, come sempre, il quindici di ogni mese. Perfetto: hai tolto il caricatore e hai effettuato il doppio colpo di sicurezza. L’arma è scarica e la canna è vuota. Nessun pericolo, neanche per sbadataggine, nessun rischio, a parte quello che il mirino potesse romperti un dente. Bravo. Hai rispettato le norme di sicurezza. Questo ti fa sentire bene. Ammettilo, sei soddisfatto. Mica tanto per lo scampato pericolo. Il pericolo non c’era. Sei soddisfatto per avere compiuto una sublime idiozia senza infrangere il Regolamento di Servizio. Adesso vediamo se lo sai anche a memoria, l’Articolo 15… Nel maneggiare l’arma in dotazione, al fine della sicurezza, si avrà cura di procedere nel modo seguente: A - togliere il caricatore - B - effettuare il doppio colpo di sicurezza per accertarsi che non sia rimasto inavvertitamente un proiettile in canna - C - abbattere il cane, dirigendo il vivo di volata verso l’angolo della stanza opposto a dove ci si trova, per impedire i rimbalzi di un eventuale proiettile la cui presenza sia sfuggita, non si sa come, alle manovre A e B. Ricordarsi che i proiettili in dotazione sono camiciati, cioè completamente rivestiti da metallo duro, e per questo soggetti, dopo aver penetrato il bersaglio, a uscirne e a rimbalzare sulle superfici che incontrano nel loro tragitto. Perfetto: come da manuale. Poi sei passato alla manovra D, che non è contemplata nell’Articolo 15. E in nessun altro. Manovra D: assaggiare il metallo della canna della pistola, assaporarlo quasi. Constatare che ha lo stesso sapore del mese precedente, e di quello ancora prima. Lo stesso sapore di sempre. Come se potesse cambiare sapore, da un mese all’altro. Infine sputare il sapore di morte nel lavandino. L’hai sputato il sapore, ma niente di più. Il Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 4 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Regolamento di Servizio per il Personale della Polizia di Stato tace sulla pratica che hai appena attuato. Forse perché nei due soli casi che impongono questa pratica, uno, il suicidio, è severamente vietato e l’altro, assaporare il metallo della canna di una pistola, è talmente idiota che nessun compilatore di Regolamenti non lo avrebbe mai preso in considerazione. E allora lo creo io, adesso, il punto D dell’articolo 15 del Regolamento di Servizio. Compiere un’incisione perfetta sulla scorza della propria razionalità e innestarvi il piccolo bubbone del proprio malessere…E speriamo che nessuno se ne accorga. Voce fuori campo di un infermiere - Agente! Bruno - Un attimo! V.f.c. - Il giudice per le indagini preliminari è arrivato. Bruno - Va bene, arrivo! V.f.c. - Io me ne torno al Pronto Soccorso. Bruno - Va bene!…Le chiavi dell’ufficio dove le ho messe?…Ah, eccole…Le manette non servono, tanto con quel taglio in pancia dove vuoi che scappi… Scena terza Stanza d’ospedale Giudice per le indagini preliminari - Bene…Vediamo di riassumere. Rileggiamo tutto dall’inizio…Mi chiamo Nelson, Nelson Rubén Garcia Vacas. Vengo da Santa Fé de Bogotà, Colombia. Ero diretto a Milano. Ho sedici anni... Ne dimostra qualcosa in più, ma l’abbiamo sottoposto agli esami scientifici di rito ed è vero, ne ha sedici…Sono nato in un piccolo villaggio della Colombia, verso l’Amazzonia: Eldorado Mejia…Lo sapevo che gli ovuli che avevo in pancia erano pieni di cocaina. Sapevo che è illegale. E qui, descrive la sua situazione familiare. Lasciamo perdere che tanto è sempre la stessa storia: madre vedova, fratelli piccoli. Tutto già sentito troppe volte. Andiamo avanti… Nelson - Me llamo Nelson, Nelson Rubén… (Entra Bruno, Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 5 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. in ritardo. Nelson lo guarda, poi riprende a parlare) Me llamo Nelson, Nelson Rubén Garcia Vacas. Sedici anni…Soy nato in un pequeñito pueblo de la Colombia, Amazzonia: Eldorado Mejia. So che las bolas, in mia pancia, pieni de cocaina. So che es illegal. La persona che me dato cocaina se llama Ana, Doña Ana Carmen Muñez Llosa de Bogotà. Soy stato un mese in su casa, con uno cane, uno videogioco, uno tv y radio. Stare bene. Doña Carmen gentile. Una volta chiede fare amore, ma troppo vecchia. La señora Carmen me porta roba muy buena da mangiare. No coca cola: niente gas. Dovevo essere pronto in poco tiempo. Uno mattina venire uomo, suo nome Raùl. Io no visto mai prima lui. Forse tiene cinquenta años. Me dice che vol veder se posso fare viaggio lungo. Raùl me da unas quindici bolas grandi como uovo, un poco più pequeñas. Morbida e grigia. Penso: ci siamo. Mangio tre, con fatica, dopo quattro ore riesco a mangiare tutte. El dia siguente, la señora Carmen accompagna me a prendere gelato e compera me camisa nueva. In pomeriggio, da a bere a me olio, io… Io cagare tutte le bolas. Avevo superato prova. Antes de Pasqua me portano in auto a aeroporto de Bogotà. Dicono: tu dovere mangiare ottantacinco bolas de cocaina, grandi como uevos, como quelli che avere mangiato altra volta. In aereo stato dieci ore. Io no mangiare e no bere. Io entra in bagno di aeroporto. Luce bassa. Paura tanta… (A Bruno) Tienes un cigarro? Una sigaretta? (Bruno non fa nulla) G.I.P. - Qui non puoi fumare Nelson - (Sottovoce) Mierda…Con señora Carmen e Raùl c’è altro uomo, Vito, el autista; alto y fuerte. Entra altro uomo, David: es el capo. Avere grande borsa di cuoio. La señora Carmen che siempre stata buona con mi, diventa cattiva. Dice: fra tre ore tu prende aereo por Italia. Cambio in Amsterdam, poi giù a Bologna. Qui prende taxi e andare a estaciòn central. Prende treno di ore 14.19 por Milano e stare en primera clase. A Milano, prende taxi e Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 6 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. andare a Hotel Abat-Jour. Quando arriva, tu telefona a questo numero e poi da me foglietto. Io paura. No me gusta stare allà, no me gusta quella gente: volere andare via. David dice me: muoviti, bevi este vaso de agua! Despuès, io sudare. Sudare tanto. Io manda giù prime bolas: ma a sesenta y siete no puedo màs. No puedo! No puedo mangiare altri dico, basta, no puedo màs. La gola fa male, estomago gonfio. Io paura. Io volere vomitare, ma quello che fa autista prende miei capelli e io manda giù vomito. La señora Carmen fa me lasciare capelli. Adesso, no puedes più tornare indietro, dice, lo sabes che fare, se no parti? Tu sta a qui, legato e con bocca chiusa, por el tiempo che todas las bolas si rompono e spaccano tu estomago. E tu muore. Vito prende mani e mette me sopra tavolo… (si blocca, guarda Bruno) Tienes vaso de agua? Agua por favor…(Bruno gli porge un bicchiere d’acqua) La señora Carmen tira giù miei pantaloni e Raùl infila las bolas en culo. Io cerco de urlare, ma Vito tiene mano su mi boca. Quando finito, mi lasciano. Avevo male in tutto. Voglio andare in bagno. Vito sta su puerta, dice che no puedo. Mi danno vestiti nuevi, pasaporte nuevo con foto e nome falso. E poi dollari, fiorini e lire. No dinero por mi. Quello dare a ritorno, a Bogotà. In aereo ho cacato cinque bolas. Tre lavati e inghiottiti de nuevo. Altri dos buttati in gabinetto. Soy stato preso in aeroporto de Bologna, dove siamo ahora. (Guarda Bruno) Siamo a Bologna, verdad? (Bruno annuisce) No conosco persona che io dovere dare droga. Mi madre no sa che soy en Italia. Lei pensa yo en Bogotà, por un trabajo, por lavoro. Señor: quando puedo tornare en mi casa? G.I.P. - Non lo so ancora quando potrai andartene, Nelson Vacas. Sei stato fortunato ad esser stato preso all’aeroporto e ad essere operato subito. Il chirurgo ha detto che un ovulo stava già sciogliendosi. Appena mi hanno avvertito ho firmato immediatamente l’ordine per l’operazione. Grazie a Dio, è andata bene. Sei in arresto, Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 7 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. ma non ti preoccupare: qui nessuno ti farà del male. Scena quarta Parlatorio del carcere Bruno - (Rivolto alla guardia, entrando) Bastano pochi minuti. Chiamo io quando ho finito. Buongiorno. (A Nelson) No, ti prego, non fare tutte queste feste…Dico, almeno salutare. (Si siede) Va beh, mi saluto da solo, che è meglio. Buongiorno! (Butta un volumetto sul tavolo) Toh, tieni: vocabolario Spagnolo – Italiano, così la prossima volta sai come si dice “buongiorno” e mi saluti. Anche se spero di non tornare tanto spesso. Eh sì, perché questa è la terza volta, in una settimana. Non vedevo così spesso neanche la mia ragazza. Forse è per questo che mi ha lasciato. Sì, la prima volta è stata per l’interrogatorio. Va bene, ero obbligato. La seconda è stata all’ospedale. Sì, perché ero io quello che ti ha portato la maglietta, le ciabatte, la bottiglia di minerale, spazzolino e dentifricio. Ti ricordi? Ma cosa mi è saltato in testa di andare a chiedere al magistrato il permesso di portarti qualcosa! Mi facevi pena. Non sapevi nemmeno dov’eri… E oggi è la terza! Sto passando la mia settimana di ferie qui dentro, con te che nemmeno mi capisci quando parlo!…O mi capisci?…Ehi! Mi capisci?!…Non so perché, ma a volte mi sento un cretino! Senti, Mister Mistero: visto che te ne stai zitto, potevi startene zitto anche prima, no? E invece che fai? Mandi a chiamare il giudice e vai a dirgli che ti fidi di me, soltanto di me, che vuoi parlare con me, soltanto con me. E il giudice mi dà un bel permesso per venirti a trovare. Ma che c’entro io con te? E dire che durante l’interrogatorio ho cercato di starmene il più defilato possibile. Spalmato sulla parete! Tutto contento che era dipinta di azzurro, così dico, riesco a mimetizzarmi un po’. E invece tu alzi la testa e guardi proprio me, con tutta quella gente che c’era in quella stanza…E con quel filo di Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 8 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. voce fingi pure di stare male!…Ma no, con tutti quei punti in pancia, mi sa che stavi male davvero… Nelson - Stavo male. De verdad. Bruno - Allora capisci? Nelson - Poco. Solo un poco. Bruno - Bene, allora guarda che io vorrei godermi la mia striminzita, ma preziosissima settimana di ferie! Voglio dire… E’ vero quello che hai detto al giudice? Dico, hai davvero qualcosa da dire o, non so…Ti sentivi troppo solo? Nelson - Las dos. Bruno - Eh? Nelson - Las dos! (mostra il segno “due” con le dita) Bruno - Ho capito: passerò la mia settimana di ferie qua dentro. E sì, perchè non posso venirti a trovare durante l’orario di lavoro, non faccio mica indagini, io! Se no, lo sai i miei superiori che cosa direbbero? Stia al suo posto! Che cosa si è messo in testa? Vuol fare l’investigatore! Senti, ma tu perché vuoi parlare proprio con me? Nelson - Io…Devo dirti qualche cosa. Ma ora no. Despuès…Dopo…Yo...Ahora...Voglio dirti… Que soy feliz de verte…(Indica gli occhi) Vider! Videre! Bruno - Se sei felice di vedere un poliziotto, sei messo davvero male... Nelson - Es una fortuna che sei venuto! Sto male: ho cacato sangue… Bruno - E non l’hai detto al dottore? Nelson - Prima, lui, no credeva. Poi ha visitato e ha detto me: mangia riso bianco. Ma il sangue continua…Mi sa che si è rotto qualcosa...Qui dentro Bruno - Aspetta, vado a chiamare qualcuno (esce) Nelson, rimasto solo, accenna un sorriso Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 9 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Scena quinta Bagno dell’ufficio di Bruno. Bruno si pettina, si slaccia la camicia e se la toglie, restando in maglietta. Per scelte registiche la voce di Bruno può anche essere fuori campo Bruno - Cristo, quanto ho sudato per convincerli a portare il ragazzo in ospedale. Ho dovuto parlare col Direttore e col medico del Carcere. Ho dovuto quasi minacciarli di far scoppiare un casino. Per fortuna non era niente di grave. Però hanno dovuto riconoscere che ho fatto bene a preoccuparmi, vista l’operazione che ha subito…In effetti, dopo l’ospedale, la complicità con Nelson si è rafforzata. Eppure ci sono vent’anni di differenza tra noi. Ma io questa differenza non la sento… Faccio cose assolutamente idiote. Come quando gli ho portato una boccetta di liquore, di quelle formato mignon. Una stupidaggine da adolescente…Anche se io l’adolescenza non l’ho mai vissuta…E’ stata troppo breve. Me ne sono reso conto quando Nelson raccontò la sua storia al giudice: la storia di un ragazzino privato dell’adolescenza…Stavo lì ad ascoltarlo e tornava fuori anche la mia adolescenza, quell’adolescenza che non ho avuto. Era lì, sotto di me, come acqua che esce dalla terra, la sentivo sotto i piedi. Mi piaceva, ma avevo paura di essere inghiottito, come dalle sabbie mobili… Scena sesta Parlatorio del carcere Bruno - (Guardando le scarpe di Nelson) Allora? Che dici, ti piacciono? (Nelson annuisce) E allora, su, forza! (Nelson a fatica si alza in piedi e inizia a camminare) Visto? Migliori di giorno in giorno! Anche il tuo italiano fa progressi: parli quasi come me, se questo può essere un complimento…Hai visto all’ospedale, sembravo tuo padre…Beh, non esageriamo, non sono così vecchio. Diciamo tuo fratello. Tuo fratello maggiore Nelson - Sei un amico. Mi hai salvato la vita Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 10 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Bruno - Eh, via… Nelson - Bruno, che cosa facciamo oggi? Qui dentro, mi annoio Bruno - Che vuoi fare? Nelson - Devo dirti delle cose? Bruno - Sì, ma mi raccomando, sempre col contagocce… Nelson - Se ti racconto tutto subito, tu non vieni più a trovarmi… Bruno - Ascoltami bene: lo sai che non vengo a trovarti per lavoro. Il permesso che mi ha firmato il magistrato è solo per darti sostegno morale. Sei tu che di tanto in tanto, di tua spontanea volontà, seguendo quello che ti frulla per la testa, mi riveli qualcosa di nuovo. Qualche particolare su quello che hai fatto. E io vado a riferirlo al magistrato, devo farlo, lo sai. Però, non ti sto interrogando e non sono autorizzato a farlo. Tu sei minorenne e se il tuo avvocato venisse a sapere che ti sto interrogando, mi mangerebbe vivo. Hai visto che roba? Pare una leonessa…Credo che sarebbe bello trovarsi nei guai per farsi difendere da una così, invece che trovarsi nei guai e basta, come capita sempre Nelson Oggi è venuta a trovarmi. Mujer muy hermosa… Bruno - “Mujer”…? Nelson - “Donna”…Donna molto bella Bruno - Eh sì, non c’è male…Parliamo di donne? Nelson - Yo estoy ya casado. Sono sposato. Ho un figlio Bruno - A sedici anni? Nelson - No lo vi, todavia. Mai visto, ancora. Nasce il mese prossimo. Bruno - Vi date da fare, dalle vostre parti Nelson - E tu? Bruno - Io cosa? Nelson - Estàs casado? Bruno - No Nelson - Ma…Te gustan le donne? Bruno - Oh, ma che vuoi, da me? Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 11 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Nelson - Il mio compagno di cella ha la foto di una donna nuda sul muro. Ieri è venuto il prete e ha sgridato me. Poi l’ha strappata. Ma io non c’entro. Non era la mia…Bruno, quando potrò uscire? Bruno - Ancora non si sa. Domani vado a trovare quella mujer muy hermosa del tuo avvocato e sentiamo cosa dice. A proposito, anch’io l’ho vista prima. L’ho incontrata qua fuori e le ho offerto un caffè. E abbiamo parlato, abbiamo parlato di te, naturalmente. Anche se mi sarebbe piaciuto parlarle un po’ di me. A un certo punto sai cosa mi fa? Mi fa: mi ritrovo dentro a questa storia più di quanto la mia professione imporrebbe. Sarà mio istinto di madre che si ribella. Ma se mio figlio nasceva in Colombia, che possibilità avrebbe avuto?! Pensa un po’! Nelson - Bruno, yo puedo farmi adottare da lei? Bruno - E perché no? Hai risvegliato il suo istinto materno…Ah, t’ho capito, io…Giochi sporco, eh? Con quell’aria da angioletto traviato dal destino…La vuoi sapere una cosa? Sono stato geloso. Sì, prima, sono stato geloso. Come il primogenito che viene messo in disparte dal fratellino appena nato. (Nelson lo fissa, meravigliato) Ma che occhi hai?…Sai cosa mi sei sembrato la prima volta che ti ho visto? Un topo… Nelson - Topo? Bruno - Va là, va là che li conosci i topi… Nelson - Ratones Bruno - Ratones, ratones…Chissà quanti ce ne sono in quel buco di posto dove sei andato a nascere! Com’è che si chiama? Nelson - Eldorado Mejia. Bruno - Eldorado…Capirai, proprio il paese della cuccagna… Buio/luce Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 12 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Scena settima Parlatorio del carcere. Bruno e Nelson giocano a carte Bruno - (Mostrando una carta) E questa è la briscola. Nelson - (Sta per mettere giù una carta, ma si blocca) Quando potrò uscire? Bruno - Non continuare a pensarci, Nelson. Gioca, su. Nelson - Quando potrò tornare en mi casa? O devo restare qua por siempre? Bruno - Ancora è presto per saperlo. Su, gioca! Nelson - (Buttando le carte sul tavolo) Ma yo non puedo! Non posso più stare qua dentro! Bruno - (Paziente, raccoglie le carte) Dai, non pensarci. Vedrai che il tempo passerà in fretta. Forse potrai scontare la pena in Colombia, a casa tua. Nelson Perché non mi fai uscire? Perché non mi fai scappare?! Bruno Basta! (Si allontana, poi, improvvisamente, ride) Oh, la vuoi saper una cosa buffa? Agli occhi di quelli là fuori, sai cosa sembriamo? Due complici. Sì, tutti credono di sapere qualcosa su di noi: qualcosa che nemmeno noi sappiamo. Tutti: i miei superiori, i colleghi, gli agenti della penitenziaria. Un ispettore del mio ufficio addirittura sai cosa mi ha detto? E che ne so io che anche tu non sei un trafficante e ti stai mettendo d’accordo col ragazzo?… Io?!…Il cappellano del carcere poi figurati che mi ha domandato se avevo i requisiti e i titoli necessari per fare l’operatore di sostegno, l’educatore. Come se per stare qui a parlare con te di un mucchio di fregnacce ci voglia un titolo! Comunque mi guardano storto. Mi guardano storto un po’ tutti. Ehi, sorcio dell’Eldorado, che faccio? La pianto di venirti a trovare? Nelson - No, continua…Io ho solo te… Bruno - Anch’io ho solo me: siamo messi davvero bene, noi due! Nelson gli prende la mano, Bruno lo allontana bruscamente Bruno - E poi smettila di baciarmi la mano tutte le volte Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 13 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. che ti porto qualcosa. Se ci vedono quelli là, sai cosa vanno a pensare? Ci mancherebbe solo quello, guarda… (Tornando a sedersi vicino a Nelson) La cioccolata, l’hai finita? Nelson - No, c’è ancora. Bruno - (Riprendendo le carte) Giochiamo? Nelson - (Annuisce, poi, sta per mettere giù una carta, ma si blocca) Bruno, sai che me manca de più, qua dentro? Bruno - No Nelson - Los olores…. Bruno - Cosa? Nelson - (Inspirando ripetutamente) Los olores ! Los perfumes del mundo. Di cosa sa il mundo là fuori, Bruno? Di cosa sa il tuo mondo? Bruno - Non lo so, Nelson. Di nebbia, credo Nelson - Nebbia? Cos’è “nebbia”? Bruno - E’ quando non vedi più niente, ma sai che tutto è uguale all’ultima volta che l’hai visto Nelson - Ah, niebla! C’è anche a Eldorado Mejia: viene dalla foresta. Todo està como muerto. Desaparecido. No me gusta, la niebla Bruno - A me sì, invece: sarà che sono nato vicino al Po… Nelson - Po? Bruno - Non lo conosci il Po, eh? E’ un fiume, il più lungo d’Italia Nelson - Oh, pensavo qualcosa de màs importante. A Eldorado Mejia ci sono tanti fiumi… Bruno - Coi piranhas Nelson - Anche. Ma anche un pescado... Bruno - Un pesce? Nelson - Un pesce piccolo e flaco...Magro Bruno - Come te Nelson - Sì, como yo. Lo llamaremos “Pesce Nelson”. Se cadi in acqua dal barco el Pesce Nelson ti entra nella pancia. Mangia la pelle e la carne ed entra dentro. De verdad! Yo tenia un amigo que se muriò de esto! Lo vi. Io Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 14 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. l’ho visto. Tirato su, nel barco. E tutti i buchi nella pancia. E da questi buchi uscivano i pesci. Lo avevano già mangiato dentro. Rubèn se llamaba. Se muriò davanti ai miei occhi, mentre i pesci gli uscivano dai buchi della pancia, saltavano in acqua e tornavano nel fiume Bruno - Ma in che razza di posto sei andato a nascere? Nelson - Non ci sono questi pesci, nel tuo fiume? Bruno - No... Nelson - E si può fare il bagno? Bruno - Eh, sì…Si poteva… Nelson - Senza paura che un pesce ti mangia? Bruno - E no, qui non ti mangia nessuno. E tu smettila di giocare a fare Tarzan! Guarda che ho capito benissimo che mi prendi per il culo! Nelson - Io non ti prendi per il culo. Se non ci credi, a quello che ho detto, vieni a Eldorado Mejia. E portati el costume da bagno Bruno - Io non ci verrò mai a Eldorado Mejia Nelson - Perché no? Vieni a trovare me, quando esco da qua. E poi torno in Italia con te en tu maleta Bruno - Nella valigia? Nelson - Sì, valigia. Sono magro, ci entro senza fatica. Bruno, portame con te in Italia? Bruno - Guarda che siamo, in Italia. Nelson - Ma non qua dentro. Dico fuori. Fuori. Portami a vedere il tuo fiume e la tua casa e i tuoi amici e il futebol. Portami a vedere un partida de futebol. Bruno, ma quando sarò libero? Bruno - Non lo so…(Torna al tavolo e prende le carte) Giochiamo? Buio/luce Scena ottava Parlatorio del carcere Bruno - (Entrando) Ciao Nelson - Hai portato el dinero? Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 15 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Bruno - No, Nelson, te l’ho detto, soldi non te ne do. E poi che te ne fai del dinero, qua dentro? Nelson - El dinero serve. Fuera, adentro. El dinero necesita siempre! Bruno - Cosa te ne fai? Nelson - Lo gioco. Bruno - Maledetto il giorno che ti ho insegnato a giocare! Nelson - Oh, ma io sapevo già giocare y no a la tu estupida “briscola”. Giochi più difficili: giochi da hombres…Da uomini! Bruno - Nelson, tu giochi troppo! Anche con la tua vita! Nelson - Y tu eres viejo… Bruno - Cosa? Nelson - Nada... Bruno - Tu hai detto che sono vecchio Nelson - No Bruno - Dove sono le scarpe che ti ho regalato? Nelson - Sono nella mia cella Bruno - Guarda che sono scarpe di marca. Hanno un prezzo piuttosto salato… Nelson - Lo so, lo so. Que aburrido que eres! Bruno - Ma cosa dici? Nelson - Nada... Bruno - Te l’ho sempre detto che non mi piace quando parli spagnolo! Nelson - Yo hablo como me da la gana! Bruno - Lo fai apposta, eh? Per darmi sui nervi! Nelson - De verdad? Entonces lo haré cada vez. Y de vez en cuando me callarè, asì que te preguntaràs lo que estoy diciendo. Y pensando. Y se mi silencio es porqué yo estoy enojado contigo! (Ride) Es un chiste, Bruno: uno scherzo! Bruno - Uno scherzo del cazzo! E domani rimettiti le scarpe che ti ho regalato! Nelson - Non ce le ho più, quelle scarpe de mierda! Bruno - Dove sono? Nelson - Le ho regalate! Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 16 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Bruno - Cos’hai fatto? Nelson - Lo que me da la gana! Bruno - A chi le hai date?! Nelson - (Canticchiando) Estas son las mañanitas... Bruno - Nelson, rispondimi! A chi le hai date? Nelson - (Canticchiando) Que cantava el Rey David... Bruno - Nelson!! Nelson - A uno zingaro che è uscito ieri Bruno - Dimmi la verità!… Tu te le sei giocate! Nelson - E perché te lo devo dire? Perché sei un poliziotto? Bruno - No, perché sono tuo amico! Nelson - Se tu eri de verdad mio amigo, tu me portavi el dinero! Bruno - (Perde le staffe e colpisce il lampadario) Ma vaffanculo, va! (Esce) Nelson resta immobile, illuminato a tratti dal lampadario che ondeggia Scena nona Cucina della casa di Leo Leo - E dai, Bruno! Neanche se apriamo la finestra? Eh? Dai, la spalanchiamo tutta! Bruno - T’ho detto di no, Leo. Ho già i miei problemi! Leo - Eh, però una volta te le facevi… Bruno - Leo, avevamo diciott’anni. E poi me ne facevo poche Leo - Ah… E’ vero! Eri il compagno ideale: tiravi poco, non consumavi… Bruno - Piuttosto, ce n’è ancora del tuo salame? Leo - (Uscendo) Ahi, ahi, ahi… Bruno, Bruno, Bruno… (Rientrando col salame, del pane e un vaso di olive) Quando si comincia a preferire i salami alle canne, è davvero finita! Bruno - Hai visto che è bello il Po? Leo - Bruno, sono trentasei anni che lo vedo. Apro la finestra al mattino e lo vedo, mangio in cucina e lo vedo. Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 17 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Lo vedo pure dal cesso! Bruno - Ma no, è che vorrei farlo vedere a un mio amico. Non l’ha mai visto… Leo - Alt, ferma tutto, di nuovo quel boliviano? Bruno - Colombiano Leo - Ah, capirai la differenza! Ne hanno di fiumi, loro… Bruno - Ma il Po è diverso… Non ci sono pesci strani Leo - (Indicando Bruno) Qui, se c’è un pesce strano… Bruno - Ma vaffanculo… Leo - No, vaffanculo tu. Non ti si vede più in giro, quando ti fai vivo è solo per parlare di quel coso lì, di quel Nelsen. Bruno - Nelson! Leo - Va beh… E come se ti fosse nato un figlio, un bel marmocchione di sedici anni! Bruno, da quando è cominciata questa storia non fai altro che prenderti pesci in faccia! I tuoi colleghi ti guardano con sospetto, i superiori ti schifano, quelli del carcere mormorano che sei un pedofilo, il magistrato, no, dico, il magistrato ti ha detto che l’indagine si è conclusa, grazie, basta così, il ragazzo magari ti sta pure prendendo per il culo e l’avvocatessa, lì, la rossa, è anche sposata, quindi…Bruno, davvero non vuoi farti una canna? Bruno - No!… Ci sono ancora i sorci nei granai? Leo - Eh? Bruno - I sorcetti, sì! Perché sai cosa ho pensato la prima volta che ho visto Nelson? Leo - Ancora?! Bruno - Ascoltami, Leo, ho pensato: occhi di sorcio. Sì, ha lo sguardo dei sorcetti che catturavo da bambino. I sorcetti, sì, loro avevano quello sguardo. Non i topi di fogna: a quelli tiravo con la carabina ad aria compressa senza nemmeno guardarli negli occhi. Ma i sorcetti sì, invece, quelli di granaio, quelli di campagna, quelli sì che li guardavo! Leo - Il pane è fresco… Trovi? Bruno - (Trasognato) Sì, i sorcetti…Avevano occhi come Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 18 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. biglie di metallo, che giravano veloci come le palline dei flipper. Così lucidi, così vivi…Come le piccole sfere di mercurio sul pavimento, quando cade il termometro e si rompe. Che da bambino lo facevo apposta e gli strilli di mia madre sembravano riflettersi sulla superficie metallica del mercurio Leo - (Assaggiando il salame) Questo è venuto male: è salato Bruno - Sì, gli occhi dei topi che catturavo erano così. Riuscivi a vedere la paura, ma ne rimanevi fuori. Non erano come gli occhi dei gatti, dei cani o dei conigli che hanno uno sguardo che ti lascia passare. No. I topi no. Nello sguardo del topo non riesci a entrare…Sono prigioniero, Leo. Prigioniero dello sguardo del topo. Leo - (Sollevando il vaso delle olive) E io prigioniero, come un’oliva della sua salamoia! Bruno - Leo… Leo - Sì, caro… Bruno - Vaffanculo! Leo - (Ridendo) Ma Bruno, come sei messo?! Sei più scemo dei miei polli! Che sono scemi, eh? Ma tu, di più! Dico, stai dietro a questa storia da un mese! Bruno - Un mese! Oggi è il quindici! Scusa, devo andare in bagno! (Esce) Leo - Ma cos’è?…Bruno, ma vai in bagno una volta al mese? Bruno entra in bagno. Scarrella la pistola Leo - (Sentendo il rumore) Ma che stai facendo? Bruno rientra in cucina Leo - Non hai tirato lo sciacquone… Bruno - Non c’è stato bisogno Leo - Perché hai preso questa storia così sul serio? Bruno - Non lo so, ci sono dentro e basta Leo - (Versandogli del vino) Bevi va, che ti passa… Bruno - Ma cosa mi deve passare? Non è mica una malattia! Non voglio che mi passi. Sto male, sì, ma mi Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 19 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. sento vivo. Come se tornassi ad esserlo dopo tanto tempo Leo - Ah! Ho capito, fino ad ora eri un cadavere. E’ per questo che puzzi! Bruno - No, puzzo perché sono entrato nel tuo cesso. Ma la pulisci questa cazzo di casa? Leo - Perché? Vuoi sposarmi? Bruno - Ma piantala… Leo - Eh no, piantala tu. Io pago le mie tasse perché tu faccia il poliziotto, non il filosofo. E visto che al lavoro non ti pagano per pensare, continua a non farlo anche gratis! E dai! Bruno - Sai cosa? Quando Nelson esce di prigione te lo faccio conoscere Leo - No, no, no…No, grazie, non so perché, ma è meglio di no… Bruno - Ma non è per adesso. Nelson rischia un pena fino a dodici anni, nel massimo edittale, però scontata di un terzo... Leo - Sembrano i saldi della Standa! Bruno - Di cui tre anni in carcere o in qualche istituto…Ho capito, non te ne frega niente! Leo - Ma Bruno, svegliati! E dai a questa storia il suo giusto valore! E poi, io mi chiedo: che storia è? Sfido qualcuno a raccontarla: non ci riesci nemmeno tu. Io ti chiedo di raccontarmi qualcosa e tu: ma niente, io e Nelson parliamo, parliamo, parliamo di tante cose. Bah! Ma quanto puoi essere sicuro che quello lì sia uno sfigato e basta e non, piuttosto, uno sfigato furbo che ti sta sfruttando? Bruno - E se fossi io, a sfruttarlo? Leo - Ah, sì?! E perché lui che cosa avrebbe da offrirti?… Ma va… Bruno - Ma come fai a non capire?! Leo, anch’io sono in prigione! Ma la mia prigione è un vestito! Sì! Una stoffa morbida può essere più dura del muro di una cella! Leo - Bruno, ma che stai dicendo? Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 20 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Bruno - Dico che una divisa è come una corazza! Ti difende, ma non ti fa respirare! Mettersi una divisa è come l’investitura di un cavaliere medievale: devi combattere i nemici senza sporcarla del loro sangue. Come i cavalieri, sì, ecco come Parsifal! E invece siamo solo dei coglioni! Leo - Bruno… Bruno - Eh? Leo - Questo Parsi- coso, lì...Chi è? Non un altro Colombiano, spero… Bruno - Ma no! Era un cavaliere della tavola rotonda: uno puro, incorruttibile, uno che combatteva per degli alti ideali! Leo - Ah, ho capito, un altro coglione. Senti, Bruno, lascia stare i cavalli (Bruno, rabbioso, si alza ed esce) Ma dove va?…Bruno, ma dove vai? Bruno - (Rientrando) In Colombia, va bene?! Così cambio vita e non ci penso più! Leo - In Colombia? Oh, Colombo, se vuoi cambiare vita, non devi mica andartene in capo al mondo. Sai cosa devi fare, se vuoi cambiare vita? Te lo dico io cosa devi fare! Prendi una pala e vieni a darmi una mano a spalare la merda dei miei polli. Merda vera, Bruno. Concreta. I miei polli sono scemi, sì, ma sono di buona compagnia. E di sicuro non ti danno i pensieri che ti danno i tuoi (Ridacchia) Bruno - Non ce la faccio… Leo - A far cosa? Bruno - A buttare via tutto Leo - Ma buttare via cosa? Bruno - La divisa! Leo - Ancora con questa divisa! Bruno, adesso te lo dico io perché stai così attaccato a quella divisa! Lo sai perché? Perché ti fa comodo! Perché ti dà prestigio! Perché ti fa sentire qualcuno! Ma Bruno, sotto quella divisa sei in mutande, proprio come me. Senza offesa, eh, tu e il tuo Parsi-coso, lì, ma guarda che al mondo c’è un sacco di gente che si sveglia la mattina e ha già un mare di Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 21 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. problemi! Bruno - Problemi, già. I problemi della gente comune. Beh, vorrei tanto averli anch’io, i problemi della gente comune! Quei bei, sani, onesti problemi della gente comune! Di cui puoi parlare al bar, in autobus, dal salumiere! O sui giornali o in televisione! Quei bei problemi nei quali già sai che anche gli altri si riconoscono e che a parlarne non ti senti solo! Non ti senti l’unico idiota ad averli! Senti, sai, invece quali sono i miei problemi?! Vuoi sapere qual’ è, oggi, il mio problema più grande? Ho perso le manette! Leo - (Ridendo) Ma come si fa?! Bruno - Eh, come si fa…Ridi, ridi! Tu allevi polli per campare e puoi ridere di una cosa così. Mica sei soggetto al Regolamento di Disciplina, tu. “Ha perso le manette. Negligenza! Lei è proposto per la deplorazione!” Leo - No! Bruno - Sì! “Deplorazione”: pensa un po’! “Presenti relazione di servizio! Firmi la notifica della contestazione! Presenti giustificazioni! Firmi la notifica di addebito! Firmi la notifica della convocazione della commissione di disciplina! Firmi la notifica del parere della commissione! Faccia ricorso, se vuole!” Dico, ma quanta gente ci lavora, dietro? Se ai delinquenti applicassimo il nostro Regolamento di Disciplina, invece del Codice Penale, sarebbero sicuramente più preoccupati. Io sono convinto che la disciplina sia importante, ma non può diventare il mio unico pensiero. E poi, pensa che una volta ho segnalato io la negligenza di un mio superiore e mi hanno trasferito il giorno dopo. Ah, se poi sei antipatico a qualcuno, sei finito. Appena tossisci, sono già tutti lì. Sì, sì, lo so, Leo, cosa stai pensando: sono un coglione. Ma certo, hai ragione… Passo più tempo a lustrarmi le scarpe che la lingua, da bravo soldatino...E infatti ieri m’han fatto il “processino”. Erano in cinque: hanno letto il mio intero foglio matricolare, lo stato di servizio, i precedenti Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 22 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. disciplinari, le mie votazioni di 15 anni. Pensa che anni fa dei miei colleghi andavano in giro ad ammazzare la gente e io nella valutazione di quell'anno ho avuto un voto bassissimo perché avevo incidentato un'auto di servizio, smarrito un bollettario di contravvenzioni e mangiato un panino al bar. Tre richiami disciplinari e abbassamento del voto. Beh, vorrei tanto conoscere la votazione di quegli altri. Lasciamo perdere che è meglio, va!… Leo ride Bruno - Sì, sì, per te sono fregnacce. Ma tu credi che mi ci diverta a dover star male per delle fregnacce? A dovermi sentire un idiota e a domandarmi se sono idiota perché ho commesso un’idiozia o se lo sono perché sto subendo un'idiozia e non ho il coraggio di reagire?!…Senti Leo, stanotte ho avuto un incubo. Mi trovo nella stanza della Commissione Disciplinare. In fondo alla stanza c’è un portico. Un uomo cammina. E' buio. Sento che quell'uomo è in pericolo. Provo a farlo presente, ma sono tutti impegnati nella lettura delle carte. Parlano delle mie manette. Dico siamo in sei, sei poliziotti, qua dentro. Niente. Comincio a star male. Ma all'improvviso mi accorgo che le manette le ho in tasca. Le tiro fuori, contento: forse mi salvo da un'ennesima disciplina. Ma le manette mi sfuggono di mano. Si ingigantiscono. Diventano enormi. Mi saltano alla gola e si serrano di scatto. L'uomo cammina ancora. Gli altri continuano a leggere. Io cerco di liberarmi dalle manette: mi impediscono di parlare, voglio avvertire quell'uomo. D'un tratto sento le chiavi. Le ho in tasca, nei pantaloni. Posso prenderle e liberarmi, ma mi blocco: ho la giacca della divisa, ma i pantaloni borghesi. Uso promiscuo della divisa, mancanza sanzionabile disciplinarmente. Se sollevo il lembo della giacca la Commissione se ne accorgerà e mi eleverà un'altra punizione, che cumulata alle altre aumenterà automaticamente di asprezza. E allora resto immobile. Nel buio appare una pistola. Un colpo, due colpi. Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 23 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. L'uomo cade. Lo guardo, mi guarda. Solleva un braccio a chiedere aiuto. Ma io riesco solo a pensare che mi sono appena salvato da un altro provvedimento disciplinare. Il braccio dell'uomo si affloscia e io mi sveglio di soprassalto. Sudato, ansimante. E resto lì, come un attonito idiota… Leo - Bruno, dammi retta, facciamoci una canna… Scena decima Parlatorio del carcere. Bruno e Nelson, seduti, tacciono a lungo Bruno - Sono qua da dieci minuti e non hai ancora aperto bocca. (Facendo per uscire) Va beh, ho capito: non è giornata Nelson - Aspetta! Bruno - Che c’è? Nelson - Bruno, tu hai paura di morire? Bruno - Ma cos’hai? Stai di nuovo male? Nelson - No, no, sto bene. Bruno, tu hai paura di morire? Bruno - Ma che sei diventato scemo?…Nelson, ti rendi conto?! Hanno fissato il processo! E il tuo avvocato ha buone probabilità di ottenere l’estradizione col solo divieto, per tre anni, di non tornare in Italia! Nelson - Hai paura di morire? Bruno - Basta, Nelson Nelson - Hai paura di morire? Bruno - (Urlando) No! Non ho paura di morire! (Piano) Scusa, sono nervoso. Oh, ma cosa vuoi? Che ti faccia le scuse per iscritto? Ma cosa c’è? Hai cacato di nuovo sangue? Nelson - No. Ho litigato col mio compagno di cella: un algerino. Ha promesso di ammazzarmi mentre dormo. Ha detto che ya ne matò a dos. Ne ha già ammazzati due… Bruno - E adesso me lo dici? Ti faccio cambiare cella! Nelson - No, l’algerino è già uscito. Era qui dentro per poco. Magari non era vero che ha ucciso qualcuno, ma io ho paura… Bruno - Non hai la tempra dell’ergastolano, eh? Non sei così stronzo, come dice un mio amico… Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 24 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Nelson - Io non sono stronzo Bruno - Non sei neanche un santarellino, però… Nelson - E tu eres un gringo Bruno - Un cosa? Nelson - Un gringo: noi chiamiamo così uno straniero, uno col dinero Bruno - Nelson: se avevo il dinero non me ne stavo qui con te… Nelson - Ne hai sempre più di me Bruno - Ma va… Nelson - Bruno, io qua dentro sto male. Sono solo. Non parlo con nessuno, sto sempre per conto mio. E poi, quando quello mi ha minacciato è stata la prima volta che ho avuto veramente paura di morire. Neanche prima dell’operazione. Neanche nel mio paese, a Eldorado Mejia. Perché lo sai che nel mio Paese c’è la guerriglia… Per far fuori i trafficanti ogni tanto arriva l’esercito e ne fa fuori qualcuno. Poi quelli ammazzano i soldati. E poi ricominciano daccapo… Bruno - Ma come fate a vivere così? Dico, in un posto dove la vita non vale niente? Nelson - Perché? A chi importa de mi vida? Bruno - Deve essere importante per te e poi per tua madre… E anche per me, dai… Nelson - Ma allora perché continui a venirmi a trovare? Io ti ho già detto tutto quello che sapevo! Bruno - E’ vero…Ho passato tutta la notte sveglio a domandarmelo… Perché torno là dentro? Non lo so… E’ strano…Si capisce di essere soli, solo quando incontri un altro veramente solo. Solo come te. Lo incontri per caso, lo vedi e ci vedi te stesso. Come due barche, di notte. Parte un segnale, un segnale risponde. Io ho sentito il tuo, tu forse hai ascoltato il mio. Non lo so…E’ tutto, strano… Quando ci vediamo tu in un’ora devi raccontarmi un’intera giornata di nulla assoluto e io faccio altrettanto con te. Io per venirti a trovare entro nella tua prigione, o forse esco Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 25 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. dalla mia, non so. E il bello è che con te non posso nemmeno parlare di tutto. Hai solo sedici anni. Che ne sai della vita? Nelson - Ma tu sei mio amico. Io so tutto di te e tu sai tutto di me. Magari, se non c’eri tu, yo me volvìa loco: diventavo matto Bruno - Magari ero io che diventavo matto… Nelson - Ma che dici? Tu sei libero. Sono io, in prigione. Questa è la mia prigione: tu sei il mio ospite (Ride) Bruno - Che ne sai, forse è proprio questa prigione, che mi salva la vita… Nelson - No. Questa prigione è mia: se ne vuoi una tutta per te, guadagnatela! Bruno - Giusto. Però, Nelson, in prigione ci finisci anche senza avere fatto niente per guadagnartela. E ci resti, per pigrizia. E sì, perché per evadere di prigione devi essere in gamba. Molto in gamba. E certo molto più in gamba che per entrarci. Vedi, Nelson è come coi topi. Prima li cacci, quando stai bene. Poi, se finisci chiuso in una cella, cerchi di farteli amici. Stai lì e aspetti. Aspetti che arrivi, il topo. Come se fosse un amico, un fratello…Un figlio. E sì, perchè il topo ti distrae, ti fa passare il tempo e soprattutto non ti fa pensare. E lo invidi pure, il tuo amico, il topo, quando terminata la visita, sparisce nel suo buco e riguadagna la libertà. Nelson - Me gusta. Me gusta, questo topo Bruno - Ah, ti gusta…Nelson, tu prima mi hai domandato se ho paura di morire…No, non ho paura di morire. Io ho paura della morte degli altri. Ho paura di rimanere solo. Che stupido, io sono solo. Sai come si dice? Quello è un lupo solitario. Ah, non è che quelli che sembrano dei gran compagnoni stiano meglio, in realtà…Come un mio amico: Mimmo. Nelson - Mimmo? Bruno - Sì, era uno normale…Uno senza pensieri. Con quella sua pronuncia strana che delle volte ci faceva anche Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 26 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. il buffone. Uno tranquillo, ecco. Era ferragosto, la caserma vuota…Strano come d’estate tutto sembra più vuoto… una caserma poi...Vedi, vivere in caserma, non è il massimo, io ci ho vissuto per anni, ma almeno non sei mai solo: il bello di una caserma è che trovi sempre qualcuno con cui parlare. Quel disperato del piantone di notte è sempre lì, ogni notte uno diverso, naturalmente…E tu puoi andarlo a trovare e raccontargli i fatti tuoi e lui sta lì ad ascoltarti, perché non ha nient’altro da fare e anzi, gli fai un po’ di compagnia. Tanto lo sa che prima o poi toccherà anche a lui non prendere sonno nella camerata, scendere le scale al buio e infilarsi nel Corpo di Guardia per parlare con qualcuno. Perché il disgraziato del turno di notte c’è sempre…(Improvvisamente cupo) Mimmo no…Poteva dirmi “Bruno, resta un po’ qui con me”…Forse avrà pensato che lo avrei mandato al diavolo, che dovevo andare a ballare o chissà che cosa…Perché non l’ha fatto? Perché non è sceso? Avremmo potuto parlare! Gli sarebbe passata!…Forse, non lo so. Non lo saprò mai…Quando il ritardo è diventato troppo grande, il Sottufficiale di Servizio è andato a cercarlo su in camerata. Non scendeva più nemmeno lui. Poi ho sentito l’ambulanza, l’Ufficiale di servizio che attraversava di corsa il piazzale, seguito da due ragazzi appena smontati dalla guardia esterna…Ho sentito l’angoscia che cresceva…Perché nessuno veniva a dirmi niente? Io non potevo muovermi dalla garitta, in piedi come un idiota! Quella notte mi sentii più idiota del solito! E da quella notte continuo a sentirmi un idiota!… Alla fine il Sottufficiale mi è comparso davanti, la faccia stravolta. E io, non so perché, gli guardai gli anfibi. Vidi le impronte scure che le suole lasciavano sul pavimento bianco, alla luce spettrale dei neon…Avevo già capito tutto prima ancora che lui aprisse bocca per dire: Mimmo si è sparato…Nelson, da quella notte io tutti i quindici del mese faccio una cosa…Mi ficco in bocca la canna della mia pistola per sentire che sapore ha, per sentire l’ultima cosa Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 27 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. che ha provato Mimmo. Da quella notte…È come se aspettassi qualcuno o qualcosa che mi dia il cambio a mezzanotte… Nelson - Allora...Allora tu hai bisogno di me, Bruno... Bruno - Non lo so, Nelson, di cosa ho bisogno… Nelson - Hai bisogno di me, Bruno! Dai, adottami! Bruno - Cosa? Nelson - Sì, adottami, così staremo sempre insieme! Bruno - No...Non lo so, Nelson, lasciami stare… Nelson - Dai, Bruno, dai, io starò sempre con te e non ti lascerò mai solo! Bruno - Ho appena il doppio dei tuoi anni… Nelson - Fai qualcosa per me, Bruno! Vuoi stare tutta la vita da solo? Bruno - L’adozione non è possibile. Vedrò... Forse, qualcosa si può fare… Nelson - Bruno, che sarà di me? Bruno - Non lo so, Nelson… Nelson - Non lo so! Non lo so! Non lo so! Tu non sai dire altro, Bruno? La vida hay que buscarsela! La vita, bisogna cercarla. Capito? E in fretta! Presto! Porqué la vida non aspetta! E tu? Tu che aspetti, Bruno? Bruno Senti, ragazzo, io mi faccio il culo da tredici anni! Credi che sia facile? Sempre perfetto! Tutto sempre perfetto, fuori! E dentro? Se c’è una crepa nasconderla, sempre! Sempre o sei fuori! Nelson - E allora perché lo fai, questo lavoro? Io, se mi andava bene, in tredici anni ero ricco! Bruno - No! Tu eri morto in molto meno tempo! Nelson - E tu sei muerto ahora! Tu fai questo perché non puoi fare altro. Yo no: yo la inseguo, la vita, io la cerco, la vita! Bruno - No! Tu insegui la morte, Nelson! Nelson - Ah, forse è la muerte che sta inseguendo me! Ma tu, invece, tu, insegui la muerte e non te ne accorgi! Tu eres como ese estupido de tu amigo que se matò! Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 28 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Bruno - (Gelido) Cos’hai detto?! Nelson - Nada Bruno - Tu hai detto qualcosa su Mimmo!…Cosa c’entra il mio amico? Nelson - Nada! Bruno - Tu l’hai chiamato stupido! Nelson - No… Hai capito male…Tu non capisci il Castellano…Ecco, el tu amigo ha fatto male a spararsi e a lasciarti da solo. Ma adesso ci sono io, Bruno! Io sono tuo amico! Oye, Bruno, ascolta, vieni con me, en mi casa, en Colombia! Bruno - In Colombia a far cosa? Nelson - Apriamo un bar. Una sala giochi. Tu hai i soldi? Non tanti, ne servono pochi. Io ho degli amici! Bruno - Sì, immagino che amici, magari gli stessi amici che t’hanno messo su quell’aereo! Nelson - Che noia, bruno… Bruno - Sì, sì, lo so, annoio pure me stesso! Una volta parlavo da solo, ma adesso non faccio più neanche quello per paura di addormentarmi… Nelson - Hay que buscarse la vida, Bruno. La vita, bisogna cercarsela! Bruno Sì, sì… Adesso esco e la cerco la vita. Vita? Vita? C’è nessuno? Ecco, sì, comincio dai tombini. Come con le monetine, ce ne finisce sempre dentro qualcuna… Nelson - Tu scherzi, scherzi sempre, ma non m’importa dei tuoi scherzi! Bruno - Ma c’è qualcosa di cui ti importa, Nelson? C’è qualcosa di cui ti importa davvero?! Nelson - Uscire di qui! Bruno - E uscirai, uscirai!! Te l’ho detto! Tra due giorni c’è il processo! E lo sai che le cose si sono messe bene, per te! Ti daranno meno di tre anni e la sospensione della pena. Lo sai e si vede! Sei diventato più sicuro e più stronzetto, anche! Nelson - E dovrò tornare in Colombia? Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 29 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Bruno - Sì, in Colombia e per tre anni non potrai tornare in Italia, altrimenti, se ci rimetti piede, finisci dritto in prigione e stavolta ci sconti tutta la pena! Nelson - Mierda! Bruno - Mierda? Nelson: torni libero! Non te ne frega niente di tornare libero? Nelson - Che me ne faccio di essere libero, se non sono anche ricco? Bruno - Ah, è questo che pensi! Nelson - Perché, non è vero?! Se non hai el dinero sei schiavo de todos! E io non voglio essere schiavo di nessuno! Bruno - (Fa per andarsene) Basta! Nelson - (Gli si para davanti) Aspetta, Bruno! Vieni con me, Bruno, vieni con me en mi casa! Si tu me ayudas in poco tiempo saremo ricchi e non dovremo essere più gli schiavi di nessuno! Ascoltami, Bruno: tu credi di essere uno che non fa cose cattive. Uno buono. E invece sei uno schiavo. Sei solo un servo, Bruno! Bruno - (Fa per andarsene) Piantala! Nelson - (Parandoglisi davanti) Hay que buscarse la vida! Dobbiamo cercarcela la vita, Bruno! Senza paura! Sin miedo! E se è necessario, bisogna rubarla! Bisogna rubarsela la vita, Bruno! Bruno - Ma io non so rubare! Nelson - Puoi imparare. Io ti insegno! Bruno - Ma io non voglio rubare! Nelson - Perché?! Bruno - Perché non voglio! Nelson - Perché sei un poliziotto? Bruno - No! Perché voglio restare onesto! Nelson - A la porra! Per riuscire a sopravvivere non basta essere onesti! Bruno - Sì, forse non basta. Ma io so solo che il quindici del mese mi chiudo a chiave in bagno, mi ficco una pistola in bocca e faccio clic, clic, clic! E forse un giorno ci sarà il Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 30 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. bum al posto del clic! Nelson - Ma io ho ancora bisogno! (Dando un pugno sul tavolo) E tu non fai più niente per me! Bruno, devi aiutarmi, Bruno! Bruno, si tu no me ayudas, yo me mataré! Bruno - Cosa? Nelson - Mi ucciderò e sarà tutta colpa tua! Bruno - (Facendo volare per terra una sedia) Avanti, ripetilo se hai coraggio! Ripetilo! Nelson - Yo ago lo que me da la gana! Bruno - Ripetilo! Nelson - Mi ucciderò e sarà tua la colpa! Bruno (Spingendo Nelson) Tu non ti ammazzi! Tu devi darmi il cambio a mezzanotte! Io non ci resto da solo ad aspettarti! Io non ci resto a guardare il buio tutta la notte! Tutta la notte, in piedi, come un idiota! Io non sono un idiota, hai capito? Io non ce la faccio più a dire che va tutto bene, quando non va bene un cazzo, capito? Io non ce la faccio più a fare finta che va tutto bene, quando qualcuno mi vomita sui piedi perché sta morendo di overdose e io non posso farci niente, quando una prostituta mi piange davanti e non posso farci niente, quando i delinquenti mi ridono in faccia e io non posso farci niente, quando la gente va a prendere il figlio all’asilo e viene ammazzata, quando uno come te è in prigione, invece di starsene al mare a scopare e quando uno come Mimmo si spara in bocca, Dio santo! Quando questa divisa di merda che ho addosso non riesce a fermare tutto questo, non riesce a fermare un cazzo, capisci? Lo capisci, questo?…(Raccoglie la sedia e si siede) Ma sì, hai ragione tu, io sono un idiota! Un idiota che si veste di blu per salvare il mondo e non riesce nemmeno a salvare se stesso!… Lo sai quante volte mi hanno chiamato figlio di puttana? E io non ho fatto una piega, perché tanto sapevo che non era vero. Ma adesso?...Se io sono il figlio di uno Stato che permette tutto questo, io sono il figlio idiota di quella grande puttana della mia Repubblica. E adesso ripeti con me. Come una preghiera. Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 31 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Come il Padre Nostro: “Bruno, io non mi ammazzerò”… Nelson - No! Bruno - Dillo! Nelson - No! Bruno - Dillo!! Nelson - No!! Bruno - Dillo!!! Nelson - Bruno, io non mi ammazzerò… Bruno - “Bruno, ti ringrazio di avermi fatto capire il mio errore...” Nelson - Bruno, ti ringrazio di avermi fatto capire il mio errore... Bruno - Bruno, io ti prometto che quando tornerò al mio villaggio starò lontano dalla droga e aiuterò mia madre a lavorare la terra… Nelson - Bruno, io ti prometto che quando tornerò al mio villaggio starò lontano dalla droga e aiuterò mia madre a lavorare la terra… Bruno - Bruno, io ti prometto che diventerò un uomo onesto. Nelson - No! Bruno - Diventerò un uomo onesto! Nelson - No!! Bruno - (Gridando) Un uomo onesto! Nelson sputa in faccia a Bruno. Bruno dà uno schiaffo a Nelson Bruno - (Con calma glaciale) “Bruno, io diventerò un uomo onesto anche se mi sentirò uno stupido…” Nelson - Io non sarò mai uno stupido come te. Tu eres un estupido gringo de mierda! Scena undicesima Bagno della casa di Leo. Leo davanti allo specchio si rade Leo - La vita ha poche regole e la prima è stare lontano dalle sfighe che non conosci…Perché quelle che conosci, quelle ce le hai già addosso per eredità, mica puoi farci niente. Ma quelle nuove guardale da lontano! O dì bain so, Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 32 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. se proprio proprio muori dalla curiosità, vacci vicino e non caderci dentro! Guardale e lasciale passare…Perché io lo so, per noialtri la sopravvivenza è un dovere, mica un diritto! E soprattutto, è già una faticaccia di suo! E’ per questo che per noialtri la paura è un obbligo: è la sola cosa che ci salva dall’annegare nel fiume! Bisogna avere sempre paura. Paura di tutto quello a cui non sappiamo dare un nome. Ecco! Scena dodicesima Bagno dell’ufficio di Bruno. Bruno, seduto, fissa un foglio Voce fuori campo di Bruno - Egregio collega, con la presente le comunico che è stata compiuta una vasta operazione di polizia volta alla distruzione delle coltivazioni illecite di cocaina di cui questa regione è grande produttrice. L’operazione ha raggiunto il proprio obiettivo: vaste aree sono state bruciate e circa una quarantina tra narcotrafficanti e contadini favoreggiatori sono caduti sotto i colpi della legge. Quindi ho il dovere di informarla che il fascicolo relativo a Nelson Rubén Garcìa Vacas può essere chiuso, dal momento che è morto, il primo agosto, in suddette circostanze. Con i miei rispetti, il capo delle forze di polizia della regione di Eldorado Mejia, Colombia Bruno lascia cadere il foglio, si avvicina allo specchio, estrae la pistola e se la infila in bocca Sipario Bologna, Dicembre 2000 – Marzo 2001 Nota dell’Autore L’ incubo di Bruno alla scena nona, scritto nel 2004 per L’OMBRA DEI PORTICI, successivamente è stato inserito anche in questo dramma Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 33 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. L’OMBRA DEI PORTICI di Minever Morin Dedicato alla memoria del Prof. Marco Biagi Prima lettura pubblica: Bologna, Marzo 2004 Prima rappresentazione: apertura Festival Nuova Drammaturgia “Franco Enriquez” Sirolo (AN), agosto 2004 Prima rappresentazione versione francese “L’OMBRE DES ARCADES” Theatre de L’Île Saint Louis-Paul Rey Parigi, marzo 2009 Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 34 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Personaggi Il protagonista, giovane poliziotto Atto unico. Scena unica Interno. Una poltrona posta con la spalliera rivolta al pubblico, una sedia, un telefono. Il protagonista è sempre in scena da solo. Rientra in casa, si toglie il cappotto. Ha una fondina del tipo ascellare dalla quale fuoriesce il calcio di una pistola. Estrae dalla tasca un cellulare e compone un numero Protagonista - Ciao, Franco, sono io…Sì, sì bene. Eh, siamo rientrati tardi…Sì, bella serata. Senti e come vanno le azioni? Ah, sono salite? Bene. No, come faccio a comprarne ancora? Lo so che non mi hai mai tirato bidoni…Ma sei sicuro?…Beh, fino a mille Euro ci arrivo…E va beh, compramele. Ah, Franco, senti, tu ci credi al soprannaturale? Sì: gli spiriti e roba simile. Come sarebbe a dire 'che domanda è': è una domanda. Prima ti ho chiesto: come vanno le azioni? E' la stessa cosa: è una domanda. Puoi darmi una risposta diretta, mica mi offendo...Nemmeno io ci credo, al soprannaturale... No... E' che...Vedi... Ci sarebbe qualcuno seduto sulla poltrona del mio salotto...(Ride) Sì...Magari, una bella figa! No, non è una bella figa. E' uno che non conosco. Come sarebbe a dire “chiama la polizia?” Franco, sono io, la polizia! E poi è meglio che non la chiami, la polizia…Perché? Eh, il perché è consequenziale al postulato di cui sopra…Parlo difficile? Traduco: è legato alla mia domanda “credi al soprannaturale?”. Insomma: Franco, c'è un fantasma seduto nel mio salotto! Ecco: l'ho detto. Quanto l'ho presa larga, ci voleva tanto…Sì, sì sono d'accordo. Non può esserci un fantasma seduto sulla poltrona del mio salotto, per tutte le ragioni che mi Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 35 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. hai esposto e che condivido in pieno. Per questo ho chiamato te: sei l'essere più pragmatico che conosco. Però il problema resta: Franco, c'è qualcuno seduto sulla poltrona del mio salotto. E non è un essere umano. Come sarebbe a dire “descrivimelo”? Franco, ma da che parte stai? (Indica la poltrona ma senza guardarla) Sei d'accordo con lui? Dico, ho chiamato te perché sei razionale, metodico, laureato in economia e commercio, il batman della borsa e tu, proprio tu, mi vieni a dire “descrivilo”!…Va bene, va bene: te lo descrivo. Allora…Ma no, non è messo male: è…Direi, una persona distinta. Sembra un intellettuale, un professore. No, senza occhiali. E' triste. Silenzioso. Non guarda nulla. Ecco, ha la stessa espressione di Gec: te lo ricordi il mio labrador? Quando lo lasciavo chiuso fuori di casa, sul pianerottolo? Sì, sul pianerottolo, davanti alla porta chiusa. Ma come sarebbe a dire “il fantasma del pianerottolo”?!…Sì, va bene. Franco: ho capito. Ci sentiamo. Ciao L'uomo si siede come in attesa che l'ombra parli. Poi, spazientito, si alza e compone un numero Ciao, Marzia. Come va?…D'accordo…No! Qui, da me, no! Scusa, oggi no! Vengo io...Ma no…Ma chi vuoi che ci sia? Che fai, la gelosa?…No, è che...Senti, Marzia, è successa una cosa strana. Stamattina camminavo in centro sotto i portici e all'improvviso ho sentito un brivido lungo la schiena…Sì, la propoli, non l'aspirina. Solo cure omeopatiche! Ascoltami, Marzia, non ho l'influenza! Ho avuto un brivido e un profondo senso di freddo. Sono rientrato a casa e ho avuto la sensazione di non essere solo. Era come se qualcuno mi avesse seguito, fosse entrato in casa e con lui questo grande freddo. Un freddo interno. Ho provato a togliermelo di dosso. Ho bevuto qualcosa di forte, ma niente. Non è Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 36 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. passato. Tesoro, non alzo il termosifone! Non serve! E' un altro tipo di freddo! No, Marzia, i freddi non sono tutti uguali! Te lo assicuro io che lo sto provando…Senti, Marzia: come sei messa coi fantasmi? Sì, gli spiriti, le anime, le reincarnazioni, che ne so! Dicono che voi donne ve ne intendiate più di noi! No, non mi interessa l'oroscopo! Voglio solo sapere se sei in grado di riconoscere un fantasma se ne vedi uno o se qualcuno te ne descrive uno. Ma non ti sto prendendo in giro, Marzia. E' una faccenda seria. E' tutto il giorno che ci penso! No, non è suggestione, non sono andato al cinema! Non vado mai al cinema senza di te, Marzia. So che ci tieni tanto e non ci vado…Marzia? Marzia? Marzia? L'uomo fissa la poltrona; poi, come per negare la realtà, batte con la mano sulla spalliera e sul sedile. Quindi riprende il cellulare e compone un numero (Forzatamente allegro) Ciao, Leo. Tutto bene?…Io? Benissimo...(Tornando improvvisamente teso) Beh… Insomma…Leo ho un fantasma seduto sulla poltrona del mio salotto! Ma come “chiama i ghostbusters”? Leo, dove li trovo i ghostbusters, sulle pagine gialle?…Un esorcista? Eh, magari, questa è un'idea. Tu ne conosci uno?…Il prete della tua parrocchia?…E perché no?…Ti ha scomunicato?!…E perché? Gli mettevi i petardi tra le pecorelle del presepio. Me lo ricordo, Leo, ma avevi dieci anni l'ultima volta che l'hai fatto! Lo hai fatto anche quest'anno? Ah, avevi voglia di sentirti giovane? Eri ubriaco…No, io no, Leo. Non sono ubriaco. Te lo giuro, non sono ubriaco. Sono arrabbiato! E vuoi sapere perché? Perché ieri ho perso le manette! E allora per farmi passare la rabbia faccio un giro sotto i portici. Ma mentre sto lì a rimuginare sulle mie dannate manette, all'improvviso mi accorgo che ho due ombre!…Sì, Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 37 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. due ombre! La mia e questa qui, che non se ne vuole più andare dalla mia poltrona!…Ancora?! Non sono ubriaco! Sono solo arrabbiato per le mie fottutissime manette!…Sì, ridi, ridi! Tu allevi polli per campare e puoi ridere di una cosa così. Mica sei soggetto al Regolamento di Disciplina, tu. "Ha perso le manette. Negligenza! Lei è proposto per la deplorazione”. D-E-P-L-O-R-A-Z-I-O-N-E. Pensa un po'! “Presenti relazione di servizio! Firmi la notifica della contestazione! Presenti giustificazioni! Firmi la notifica di addebito! Firmi la notifica della convocazione della commissione di disciplina! Firmi la notifica del parere della commissione! Faccia ricorso, se vuole!". Ma quanta gente ci lavora, dietro? Se applicassimo ai delinquenti il nostro Regolamento di Disciplina, invece del Codice Penale, sarebbero sicuramente più preoccupati. Io sono convinto che la disciplina sia sacrosanta, ma non può diventare il mio unico pensiero. E poi, pensa che una volta ho segnalato io la negligenza di un mio superiore e mi hanno trasferito il giorno dopo. Se poi sei antipatico a qualcuno, sei finito. Appena tossisci, sono già tutti lì. Sì, Leo, lo so: sono un coglione. Passo più tempo a lustrarmi le scarpe che la lingua, da bravo soldatino...(Mimando)Le scarpe…La lingua…Sai…Eh…E infatti ieri ho avuto il “processino”. Erano in cinque: hanno letto il mio intero foglio matricolare, lo stato di servizio, i precedenti disciplinari, le mie votazioni di 15 anni. Pensa che anni fa dei miei colleghi andavano in giro ad ammazzare la gente e io nella valutazione di quell'anno ho avuto un voto bassissimo perché avevo incidentato un'auto di servizio, smarrito un bollettario di contravvenzioni e mangiato un panino al bar. Tre richiami disciplinari e abbassamento del voto. Beh, vorrei tanto conoscere la votazione di Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 38 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. quegli altri. Lasciamo perdere che è meglio, va...Sì, ridi, ridi, per te sono fregnacce. Credi che io mi ci diverta, a dover star male per delle fregnacce? A dovermi sentire un idiota e a domandarmi se sono idiota perché ho commesso una vera idiozia o se lo sono perché sto subendo un'idiozia e non ho il coraggio di reagire?…Senti Leo, stanotte ho avuto un incubo. Mi trovo nella stanza della Commissione Disciplinare. Parlano delle mie manette. In fondo alla stanza un portico. Un uomo cammina. E' buio. Sento che quell'uomo è in pericolo. Provo a farlo presente, ma sono tutti impegnati nella lettura delle carte. Parlano delle mie manette. Dico “siamo in sei: sei poliziotti, qua dentro!”. Niente. Comincio a star male. All'improvviso mi accorgo che le manette le ho in tasca. Le tiro fuori, contento: forse mi salvo da un'ennesima disciplina. Ma le manette mi sfuggono di mano. Si ingigantiscono. Diventano enormi. Mi saltano alla gola e si serrano di scatto. L'uomo cammina ancora. Gli altri continuano a leggere. Io cerco di liberarmi dalle manette: mi impediscono di parlare, voglio avvertire quell'uomo. D'un tratto sento le chiavi. Le ho in tasca, nei pantaloni. Posso prenderle e liberarmi, ma mi blocco: ho la giacca della divisa e i pantaloni borghesi. “Uso promiscuo della divisa”: mancanza sanzionabile disciplinarmente. Se sollevo il lembo della giacca la Commissione se ne accorgerà e mi eleverà un'altra punizione, che cumulata alle altre aumenterà automaticamente di asprezza. E allora resto immobile. Nel buio appare una pistola. Un colpo, due colpi. L'uomo cade. Lo guardo, mi guarda. Solleva un braccio a chiedere aiuto. Ma io riesco solo a pensare che mi sono appena salvato da un altro provvedimento disciplinare. Il braccio dell'uomo si affloscia. Mi sveglio di soprassalto. Sudato, Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 39 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. ansimante. E resto lì, come un attonito idiota…Cosa? Sei proprio un amico, Leo. Grazie. L'uomo, seccato, riattacca e guarda l'ombra. E va bene: affrontiamo la cosa. Cosa vuoi? Vuoi che scopra come sei morto?…Perché sei morto? Ma per chi mi hai preso, per Perry Mason? E poi, perché proprio io? Ne passa di gente, sotto quel portico! Io sono un centralinista: rispondo al telefono. “Pronto? Prefettura-Questura…Gli uffici sono chiusi, le dico gli orari…” Si blocca e fissa l'ombra Ho capito…Ho capito chi sei…Ho visto le tue foto sui giornali. Ho letto che i tuoi assassini sono stati presi. Ho letto che per prenderli ne è morto un altro. Spero che per prendere gli assassini del secondo non ne muoia un terzo, se no non la finiamo più! Ho letto che forse stavi antipatico a qualcuno. Bhe, diciamo che forse rompevi proprio i coglioni a qualcuno. Buffo, eh? Io ho una lista di gente che mi sta sui coglioni e stai sicuro che li vedrò morire tutti di vecchiaia, tranquilli e indisturbati. Mica possiamo andarcene in giro ad ammazzare tutti quelli che ci stanno cui coglioni, no? O possiamo? Magari qualcuno può: è evidente che può. Spero di non stare sui coglioni a qualcuno. Tempi duri, per i rompicoglioni: si va per le spicce. Il problema è quando non ti accorgi di essere un rompicoglioni. Quando lo sanno tutti, meno che te. Tu sei uno che va per la sua strada, tranquillo, fa il suo lavoro con coscienza, con dedizione, con coerenza e d'un tratto...Zacchete! Ti trovi al centro della scena. E che scena! Muori e ti accorgi che all'improvviso il tuo collega ha più aria in ufficio, che il tuo vicino trova parcheggio più facilmente, che il politico X si trova in vantaggio perché c'è uno di meno che vota per il politico Y. Muori e ti accorgi di quello che in Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 40 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. vita non ti sei mai accorto di essere: un rompicoglioni. Ci si resta male, no? E a questo punto potrei essere a rischio anch'io, senza saperlo. Solo per il fatto che me ne sto qui a parlare con te…Può essere rischioso…Sai che faccio? Da domani esco di casa e a tutti quelli che conosco o che incontro domando 'vi sto sui coglioni?'. E' una buona idea, no? Mi sa che ho scoperto la ricetta per vivere tranquillo. O perlomeno per sopravvivere…Sì, ma per avere la certezza di riuscire a sopravvivere devi farlo di continuo, tutti i giorni, con chiunque. E dopo ogni azione che hai fatto devi domandarti: starà sui coglioni a qualcuno? Certo! Potrebbe essere la soluzione per tutti i problemi esistenziali! Basta una sola domanda, ripetuta da quando ti svegli a quando vai a letto, per toglierti da ogni guaio: "scusi, le rompo i coglioni?"…Sì, ma uno come lo scopre, di essere un rompicoglioni? Gli arriva una carta bollata a casa? Una patente ufficiale? Forse una telefonata anonima alle tre di notte che ti fa capire che non sarai più un uomo tranquillo che fa il suo lavoro con dedizione. Oppure succede che ti accorgi che nessuno ti ascolta. Che non ti parlano. Che non ti rispondono. Ti accorgi che non esisti. Un fantasma: un'ombra sotto ai portici. Cosa si prova?…Avanti: dì qualcosa! Altrimenti che ci stai a fare seduto nel mio salotto?…Parliamone, visto che da quella poltrona non hai intenzione di alzarti…Perché tu da quella poltrona mica ti alzi, vero? Io sarò un rompicoglioni, ma anche tu non scherzi…Però, non capisco…Sei abbattuto. Se io fossi in te sarei furioso, furibondo! Sei morto perché forse stavi sui coglioni a qualcuno! Fai finta almeno di essere un po' inquieto!…Ma no, hai ragione: è malsano essere inquieti. L'inquietudine di vivere è la pala con cui scaviamo la nostra fossa. Che ne dici? Ti piace l'immagine Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 41 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. poetica? (Con enfasi) L'inquietudine è la pala con cui ci scaviamo la nostra fossa! Hai ragione: è patetica. Non sono un granché come poeta. Per questo faccio il poliziotto. Ho preso la penna in mano una sola volta e ancora me ne pento. Un giorno mi salta in mente di scrivere ad un giornale per difendere un collega e, tanto che c'ero, per parlare dei miei problemi di poliziotto. Oh, la rubrica 'lettere al direttore' di un quotidiano di provincia, mica la prima pagina del New York Times! Bhe, non ci crederai: da quel giorno la mia vita è cambiata. Prima, sono stato chiamato a colloquio dai miei superiori e mi è stato fatto capire che la mia era stata un'azione non gradita. Mi è stato detto, bada bene, con molta gentilezza, con estremo tatto. Poi sono iniziate le piccole ripicche: roba da poco, ma metodiche. E se ci pensi bene è tremenda, la metodicità: è inesorabile. M-e-t-o-d-i-c-i-t-à. E' già orrenda la parola. M-e-t-o-d-i-c-i-t-à. Che schifo… All'inizio non capivo bene cosa mi stesse succedendo: avvertivo solo una strana sensazione, come una leggera nausea, che, però, non passava. Mi sentivo come risucchiato in un gorgo, un gorgo lentissimo e così ampio che nemmeno riuscivo a percepirne i confini. Un mulinello gigantesco che mi risucchiava la voce. Era il silenzio dei miei colleghi, quel loro guardarti un po' strano, quella domanda che esce dai loro occhi e ti si conficca nella pelle, come uno spillo. "Ma perché te la sei andata a cercare?". "Perché te la sei andata a cercare?" E' il momento peggiore: quando ti commiserano per l'avere espresso un pensiero. Ti giuro che avrei preferito essere preso a schiaffi, per quel mio "peccato", anziché aver ricevuto tutte quelle continue, piccolissime, implacabili punture di spillo. Perché poi sapevo che avevano ragione: non sono Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 42 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. mica un pazzo che non ha contatto con la realtà. Io lo sapevo benissimo che avevano ragione. Chi me lo aveva fatto fare di espormi, di andare a dire qualcosa in difesa di un collega che non conoscevo neppure? Chi me lo aveva fatto fare? Un peccato veniale. Ma un errore si può fare. Questo lo hanno pensato pure loro, ed erano anche pronti a perdonarmelo, quell'errore. E io invece, cretino, sono andato a dire "resto della mia idea". Ma chi se ne frega, delle mie idee! Non me ne frega niente nemmeno a me di avere un'idea! Potevo stare zitto, no?! E invece, niente! Che cretino! Pazzo no, ma cretino, oh, quello sì!… E tu, invece? Si può sapere che errore hai fatto? Eh, perché un errore devi averlo fatto! Mica uno si prende la briga di spararti alla nuca, se non hai fatto niente!…(Lunga pausa) E va bene, se devi rimanertene lì in silenzio che ne dici di alzarti da quella poltrona, uscire da quella porta e andartene da qualche altra parte? Puoi anche passare attraverso la parete, se credi. Ti consiglio quella laggiù, così sei subito in strada. Forza!… Cosa? Cos'hai detto?! Hai detto qualcosa, vero?!… Tutti devono sapere?…Tutti, chi?…Che dici?… Perché continui a ripeterlo?!…Ho capito! Tutti devono sapere! Beh, se volevi questo, dovevi andare da un giornalista! Io non sono un giornalista: io ho solo scritto una lettera a un giornale. Solo una stupida lettera al direttore! L'uomo si siede sulla poltrona. L’ombra parla attraverso di lui in una sorta di trance “Ho bussato alla porta. Non mi hanno aperto. Perché nessuno mi ha aperto? Dove erano tutti? Dove eravate? Il silenzio mi è precipitato addosso e mi ha sepolto. Ma non era solo il mio silenzio, a seppellire tutto: era l'agghiacciante fragore del silenzio degli altri. Di coloro che dovevano ascoltarmi, di coloro Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 43 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. che dovevano capirmi. Di coloro che dovevano difendermi. In quel silenzio io sono diventato un'ombra. Non vali più nulla quando sei alla mercé di chi ha il potere di annientare la tua voce. Tu lo conosci, quel silenzio? L'hai mai vissuto dentro, quel silenzio? Fa paura. Ti senti un morto: un morto condannato a continuare a respirare, a camminare, a muoversi ma solo per dare a qualcuno la soddisfazione di vederlo ridotto in quella condizione. Un'ombra. In giro c'è qualcuno che fa collezione di ombre. Sì, una bella fila di ombre che vagano sotto i portici di questa città. Qualcuno li ha uccisi, ma ha volontariamente omesso di avvertirli. E loro continuano ad andare avanti e indietro, avanti e indietro, sotto questo assordante silenzio. Ci sono ombre che voi non vedete: anime in pena che restano ferme sotto le volte dei portici, abbracciate a se stesse per darsi calore, nascoste all'occhio di chi passa, ma che vorrebbero balzare fuori per presentarsi, potenti, disperate, per raccontare la loro storia, la loro versione dei fatti, il loro rabbioso dolore. Ma pochi sanno ascoltare, pochi sanno vedere e nessuno sembra capire che può diventare egli stesso, in un solo istante, un'ombra dei portici. Inascoltata, invisibile, disperata. Basta un attimo, un solo attimo e si sparisce dal mondo visibile. Ma pochi sanno ascoltare un lamento, un grido, una memoria. O un avvertimento. Attento, stai attento! Dietro di te c'è qualcuno. Ti osserva e ti segue. Tranquillo, perché sa che sei solo. Siete tutti soli, ma non ve ne accorgete. E così, ognuno di voi, può diventare un'ombra: una muta, disperata ombra dei portici…” L'uomo torna in sé. Si alza di scatto dalla poltrona Vattene! L'hai detto: sei un'ombra. E' finita. Non ci sei più. Sei una delle tante ombre dei portici. E' Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 44 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. finita...Cosa vuoi? Una prova? Metti che un giorno, quando eri ancora vivo, qualcuno avesse pensato di te che eri un nemico. Nemico di chi? Nemico di che cosa? Non importa: nemico e basta. Non importa. Se questo qualcuno esistesse, ora potrebbe starsene tranquillamente a girare sotto i portici, a ridere, scherzare, stringere mani, salutare. Questo qualcuno forse non esiste: è solo un'ipotesi. Ma il solo fatto che sia possibile è sufficiente a dimostrarti che ho ragione. Tu sei rimasto da solo a vagare sotto i portici. Fa freddo. E' tutto buio. E' sempre buia questa città per le ombre, è sempre inverno (Guarda la poltrona) La finestra? Perché mi indichi la finestra? (Si volta verso la finestra) Sta nevicando…La neve…(Trasognato)...Il coraggio è come la neve: leggero, fragile, ma inesorabile…Il fiocco di neve che fa venire giù la valanga… E' così…Io dovrei domandarmi perché tu non sei riuscito a salire le scale di casa tua quella sera. E dovrei domandarmelo con la coscienza di chi sa che potrebbe toccare a lui un giorno la medesima sorte di essere fermato sulla soglia di casa. E' vero, io ho stipulato un patto di lealtà coi cittadini e dovrei mantenere fede al mio patto fino in fondo e chiunque si frapponesse tra me e l'onorare quel patto sarebbe colpevole. Né più né meno colpevole di chi ha fermato fisicamente il tuo rientro a casa. Per me “rientrare a casa” dovrebbe essere il portare a compimento ciò che devo e chiunque provasse a fermarmi sulla soglia di questa casa, di questa casa comune mia e dei cittadini tutti, potrebbe essere chiamato soltanto ASSASSINO. Ma se io compissi il mio dovere, se io dovessi compierlo fino in fondo, se io seguissi sempre e solo la mia coscienza, sempre e solo la ribellione all'ingiustizia, è molto probabile che finirei per camminare sotto i portici, di fianco a Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 45 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. te. Finirei per diventare la tua scorta: quella scorta che non ho potuto farti quando tu eri vivo, ma che non potrò mai farti finché io rimarrò vivo. (Fissa l'ombra) Cos'hai detto? (Ridacchia) Ancora? Tutti devono sapere…(Scuote la testa) Ma piantala! Vedi, il mondo si divide in pecore e pecore carnivore. Stiamo tutti lì, attorno alla stessa mangiatoia: lo stipendio, gli scatti di carriera, i lustrini sulle spalle, lo straordinario programmato, il rispetto della gente, o la sua paura, che non è la stessa cosa, ma rende di più. Stiamo tutti lì, stretti stretti, ma c'è comunque posto per tutti. Poi una delle pecore fa un movimento insolito, fuori dagli schemi programmati. La sua vicina solleva il capo dalla mangiatoia e si volta verso di lei. Di scatto la sua dentatura da erbivoro compie un giro sul proprio asse e al suo posto compare una doppia fila di denti d'acciaio. Una tagliola. La pecora carnivora azzanna alla gola la sua compagna e tutto ritorna al suo posto. Le altre pecore sentono tutto, ma non guardano, perché per guardare dovrebbero sollevare il capo e fare un movimento pericoloso. Sentono tutto, ascoltano, attente, e pensano che la pecora appena finita tra la morsa della tagliola, in fin dei conti, se l'è cercata. Poi si domandano se la pecora che hanno a fianco, quella che sta continuando a mangiare in silenzio, ma con le orecchie tese, sia una semplice pecora o una pecora carnivora. E quella domanda diventa l'interrogativo prioritario, fino a scacciare tutti gli altri. Alla fine resta l'unico: la sola domanda che una pecora deve porsi, dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina. E non essendoci risposte certe, meglio non rischiare. Perché per scoprire la vera natura della tua vicina c'è un unico modo. Alzare il capo e aspettare di sentirsi o meno azzannare alla gola. Hai capito? Te ne puoi anche Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 46 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. andare. Non posso fare niente! Vattene! Io sono soltanto una pecora! Nient'altro che una pecora! (Si blocca) Io?! Come sarebbe a dire che ti ho ucciso io?! Io non ero nemmeno in servizio la sera che sei morto! Non ti conoscevo neppure! Non ti avevo mai visto! Non sapevo nemmeno che esistevi!…Basta, smettila! (Estrae la pistola dalla fondina e la punta contro la poltrona) Io non ti ho ucciso! Io non ho ucciso nessuno! Squilla il telefono cellulare. L'uomo, ancora agitato e confuso, ripone la pistola in fondina e risponde Pronto! Leo?! Leo, che piacere sentirti! Sì, sì è vero, ci siamo parlati solo mezz'ora fa, ma è bello lo stesso. Senti, Leo…Senti…Io…(Guarda la poltrona)... Ecco, io...Devo dirti una cosa importante…Ecco, Leo, è una cosa…(Lunga pausa) Leo, mi sono deciso, cambio auto. Sì, certo, quella, il modello nuovo. Bella, vero? Bisogna cambiare auto ogni tanto, altrimenti…Altrimenti si inizia a pensare…A pensare troppo…Ma no, ma figurati! Ma certo che ero ubriaco! Mi hai sgamato subito, eh!?… A te non la si fa!…Va bene, appena l'ho presa passo a trovarti, così ci facciamo un giro…Va bene, ciao, Leo… (Sta per riattaccare. Si blocca. Guarda la poltrona) Senti, Leo, hai mai pensato che un'auto può salvarti la vita? Buio/Sipario Bologna, Gennaio – Febbraio 2004 Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 47 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. LAMIERA AZZURRA di Minever Morin Dedicato alla Gina di Modena Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 48 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Protagonisti Ottavio, anziano pensionato Ragazza, giovane africana Scena prima Fine autunno, sul far della sera. Una fermata d’autobus, una panca d’attesa. Un uomo anziano entra in scena correndo. E’ vestito semplicemente, da dignitoso pensionato, ed ha con sé una sacca di cuoio o tela dalla quale esce un cannello da saldatore Ottavio - Ecco: perso! E magari era pure l’ultimo… (Legge la tabella oraria) Appunto: l’ ultimo. E il prossimo? Ma no! Già il notturno? E poi una sola corsa? E già: chi vuoi che ci venga al cimitero di notte? E bravo Ottavio…E fa pure freddo… Entra in scena una ragazza di colore. E’ vestita sobriamente e ha con sé due voluminosi sacchetti di plastica da supermercato. Si dirige alla panchina Ottavio – Buonasera, signorina. Si accomodi pure. Ha perso l’autobus anche lei, eh? E ha pure l’impiccio delle borse della spesa. Le posi pure sulla panchina, così non si sporcano. Ecco, lasci che l’aiuti. Non sapevo avessero aperto un supermercato qua vicino. Eh, ne aprono uno al mese ormai. Sa che se giro in periferia a volte mi perdo? Nel giro di pochi anni è cambiato tutto. C’è da aspettare un po’, eh: ho già letto l’orario, è entrato in vigore quello invernale. Sa come ho fatto a perdere l’autobus? (Ridacchia) Mi sono fermato a guardare il tramonto, lì davanti all’uscita del cimitero, la vede, proprio là, mentre il guardiano chiudeva i cancelli. Come se non ne avessi mai visti di tramonti, in settant’ anni! Oh, e fino alla fine, poi, manco fossi al cinema: fino all’ultimo raggio, i titoli di coda. Capirai, il tramonto dietro al cimitero. E non è nemmeno la prima volta, Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 49 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. sa! Ho anche pensato: ohè, Ottavio: ma non è che lo fai per abituarti al paesaggio? (Fa un gesto scaramantico) Tiè!...Mentre aspettiamo mi fumo una sigaretta. Mi allontano un po’, così non le dà fastidio il fumo Mentre Ottavio fuma e parla dandole le spalle, la ragazza estrae dalle borse degli abiti sgargianti e, senza che Ottavio lo noti, si spoglia degli abiti sobri e si riveste di quelli vistosi, rivelandosi chiaramente come una prostituta Ottavio - Faccia attenzione in autobus signorina: tenga ben d’occhio la borsa. Ne gira di gente strana, sa? Mi hanno già rubato il portafoglio una volta. Oggi mentre aspettavo l’autobus per venire qui mi si avvicina un ragazzo con un valigione più grande di lui e mi fa “scusa, hai qualche spicciolo? Sono appena arrivato in città, non conosco nessuno e non so dove andare a dormire” e poi con aria di sufficienza fa “Sono scappato di casa” “E proprio a novembre devi scappare di casa?” gli rispondo “Ma non lo vedi che nebbia che c’è? Certe cose si fanno d’estate! Ma bisogna insegnarvi proprio tutto a voi giovani?” “Davvero” fa lui “E’ freddo oggi” “Torna a casa” gli faccio io “Che sei ancora in tempo” “No” fa lui “Ho il diritto di vivere la mia vita come mi pare”. Allora strappo un biglietto dell’autobus dal carnet che ho in tasca e glielo metto in mano “Questo ti basta per arrivare fino alla stazione a prendere il treno che ti riporta a casa” gli dico “Poi fa un po’ quel che ti pare”. Ma c’è rimasto in giro qualcuno normale? Ottavio si volta e nel vedere la ragazza ha un moto di sorpresa Ottavio - Oh, Gesù! Ma…Lei…E’…Cioè…Accidenti: già a quest’ora? E proprio davanti al Cimitero? La ragazza si tocca il seno e fa un gesto d’invito col capo Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 50 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ottavio - Ma siamo matti? La ragazza si avvicina e insiste coi gesti di invito Ottavio - Ho detto di no, grazie. Non insista. Guardi, faccia come se avessi gradito La ragazza mima qualcosa come a dire “non ti funziona più” Ottavio - Oh, ma che vuoi? Pussa via, sciò! La ragazza si avvicina ancora e accarezza il braccio di Ottavio, cha ha un moto di stizza e l’allontana Ottavio – Ma pussa via ho detto! Aspetta: cos’hai tra i capelli? Fammi vedere. Toh, guarda: è una cavalletta. Eh, sì: una delle ultime cavallette estive che cercano un rifugio prima di morire. Stai ferma, ora te la tolgo… Lampeggiante blu in avvicinamento. La ragazza scappa. Ottavio fa per trattenerla Ottavio - Aspetta! (Resta con una parrucca in mano) Una parrucca…(Stupefatto)…E’ una parrucca! (Rivolto in direzione del lampeggiante blu) Ah, ecco, proprio voi, per fortuna! Dovete far qualcosa: mica si può andare avanti così! Ormai queste sono dappertutto e a tutte le ore! Il lampeggiante si allontana. Buio. La luce torna su Ottavio che ora è seduto sulla panchina Ottavio – (Guardando la parrucca che ha tra le mani) Ma pensa te! Come sarebbe a dire “alla sua età?”. Proprio così: “alla sua età”, mi hanno detto! E io lì a spiegare: “ma no, non è come credete: io sono venuto qui per trovare un amico. Ma no, non qui: là dietro al muro, sì,il muro del cimitero. Eh, sì: il cimitero! E allora? Beato lei se alla sua età ha gli amici tutti ancora in vita: alla mia età, invece, gli amici si dividono tra quelli che incontri in osteria e quelli che hai già accompagnato dall’osteria al cimitero”. Ecco, così gli ho detto: e ora stai a vedere che è colpa mia se queste qui ormai stanno dappertutto! E mi hanno Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 51 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. chiesto pure i documenti. I documenti: a me! E mi hanno pure consigliato di andarmene col primo autobus! E io che ci sto a fare qui alla fermata? Allora gli ho chiesto un passaggio ma loro si sono rimessi in macchina e sono filati via. Ecco, sì: buonanotte. “Alla sua età ! Alla sua età!” Ci vorrebbe la Gina, qui: che se potessimo gliela faremmo vedere noi, a quelli là tutti vitamine e muscoli gonfiati con la pompa delle biciclette… Si tocca i muscoli delle braccia Mica questi, fatti in fonderia! Rivolto verso dove si è allontanato il lampeggiante blu Quarantacinque di fonderia, capito? Voglio vedere voi, tra quarantacinque anni! La ragazza rientra in scena e, sempre con la mimica, chiede a Ottavio di restituirgli la parrucca Ottavio - Ah, sei tornata? Cos’hai da guardare? Ah, la parrucca? Riprenditela, toh (gliela tira). Ecco cosa siamo diventati: una parrucca che ci mette in maschera e ci nasconde i pidocchi! Senza offesa, eh. Ne ho avuti anch’io di pidocchi da piccolo. Siamo venuti su in tanti, tra pidocchi e altra roba... Si accende una sigaretta e torna a volgere le spalle alla ragazza che nel frattempo scruta la strada in attesa di qualche cliente. La ragazza si porta al limite della scena senza che Ottavio se ne accorga e parla con un ipotetico cliente Ottavio - Pensa che io mi chiamo Ottavio perché sono l’ottavo di otto fratelli: Primo, Secondo, Terzilio, Settimio…E le tre femmine si sono salvate coi nomi della Madonna e delle Sante Patrone. Ai miei tempi usava così… La ragazza rientra in scena infuriata, facendo gestacci verso l’ipotetica auto di passaggio. Ottavio non si accorge di nulla Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 52 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. - I pidocchi, sì: pidocchi e fame. Mio fratello maggiore sul fronte di Russia per riscaldare i piedi si pisciava negli stivali. E mio padre? Il fronte sul Carso: tre anni di guerra e di trincea. Non te lo sto a raccontare, quello che ha patito… La ragazza esce di scena facendo ampi gesti di richiamo a un’altra ipotetica auto. Ottavio si volta Ottavio - Sparita…Ecco, brava. Il lavoro prima di tutto! Armeggia attorno alla borsa, rimettendo dentro un cannello da saldatore che ne fuoriesce Ottavio - Ah, ecco l’autobus finalmente Buio/Luce Ottavio Scena seconda Ottavio è di nuovo alla fermata che legge la tabella oraria. A ogni cambio di scena per salto temporale, Ottavio varia qualcosa nel vestiario o negli accessori, ma ha sempre con sé la sacca con gli attrezzi Ottavio – Ah, ma allora lo fanno apposta: come sarebbe a dire “sciopero?”. E mi mandate a casa a piedi? Alla mia età, con questo freddo? Ma roba da matti. E non me l’hanno mica detto, all’andata. Nemmeno una tabella sull’autobus o una vocina di queste registrate che adesso si sentono da tutte le parti. Tutte quelle musichette, quei plin plon, plon plin che sembra tutta una giostra. E tra un plin e un plon mi potevano anche avvertire, che l’autobus di ritorno non ci sarebbe stato! Ricompare la ragazza, già abbigliata vistosamente. Parla con forte inflessione straniera e con vistosi errori grammaticali Ottavio – Oh, nooo… Ragazza – Ciao bello! Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 53 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ottavio - Signorina, la prego: non potrebbe andare un po’ più in là? Ragazza - Vieni, bello: facciamo amore! La ragazza fa per tirarsi su la gonna Ottavio – No,no, ferma! Senti, senza offesa: sei una bella ragazza, ma non mi interessa l’articolo… Ragazza – E’ per colore di mia pelle? Io essottica: a voi uomini piace donna essottica Ottavio - Ma no! Il colore della pelle, figurati! Quando uscivo dalla fonderia io ero più nero di te! Per più di quarant’anni ho avuto quel colore sulla mia pelle. E’ proprio che non mi interessa la merce. Oh, aspetta: non dico che non…Eh, che diavolo! Ho iniziato presto ad apprezzare le donne e l’ho apprezzate per tutta la vita. E’...E’ che è passato tanto tempo, ero giovane e libero, poi mi sono sposato, ho una bella famiglia, figli e nipotini, sai, una buona pensione, una casa col giardino…(Sbotta) Ma insomma, possibile che debba giustificarmi perché non ho voglia di andare a puttane? (Si ricompone) Senza offesa… La ragazza guarda verso la strada. Rumore di frenata Ragazza – Tu aspetta, io tornare subito La ragazza esce di scena Ottavio – (Gridandole dietro) Sai cosa ti manca? Solo di timbrare il cartellino! Meraviglie del mondo moderno: ormai la….la tua…La tua “robbetta” lì è come la macchinetta dell’autobus… Eh eh! Capisci? (Mimando il gesto di obliterare il biglietto) L’obliteratrice dell’autobus…Eh eh! Buona questa, eh? Sì, buona, buona… Ottavio armeggia ancora dentro la borsa. La ragazza ricompare e si avvicina guardando la borsa con curiosità. Ottavio se ne accorge e prende la borsa stringendosela forte al petto, come colto in flagranza. La ragazza fa Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 54 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. spallucce. Altro rumore di frenata. La ragazza esce di nuovo Ottavio - Eh, che coda! E tutti dietro il cimitero! Ecco bravi! (Indicando il cimitero) Ringalluzziamola un po’ questa gente che non aspetta altro che una botta di vita! Ottavio si accende una sigaretta. La ragazza ricompare. Ottavio guarda a lungo la sigaretta, poi guarda la ragazza Ottavio – Già fatto? Senza offesa, eh, ma come lo fa lei è come fumarsi una sigaretta con l’aspirapolvere! Ragazza - Ma no, lui stronzo: dire io troppo cara. Io dico faccio sconto, lui dice stasera vuole ucraina bionda e va via! Ottavio - Ah, ma allora parli! Ragazza - (Arrabbiata) Io no voglia parla: tu parla. Tu parla e parla e parla basta per tutti e due! Ottavio - Eh, che vuoi: mi tengo compagnia da solo. Ma tu stai tremando. Eh, direi. Guarda come sei vestita. Vestita, insomma…Ti prenderai una polmonite…Bha, almeno mi tieni compagnia mentre aspetto l’autobus. Oddio, compagnia. Vabbé che nemmeno Poldo parla, però mi fa compagnia lo stesso. Poldo è il mio bastardino, ha le orecchie più lunghe delle gambe. Oh, senza offesa eh: io voglio un gran bene a Poldo. Intelligente: sembra un cristiano! Gli manca solo che impari a leggere le carte dei miei avversari quando gioco a briscola al bar e mi faccia segno con la coda se vede quelle buone Ride. Altra frenata, la ragazza esce Ottavio - (A voce alta) E tu che fai per farti due risate, quando hai finito di lavorare? (A voce normale, ma sempre verso dove è uscita la ragazza) All’osteria con gli amici a giocare a briscola non credo, eh? E nemmeno sul lavoro hai molto da ridere. (Tornando a sedersi) Io almeno in fonderia ho riso. Sì, ho anche Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 55 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. pianto, mi sono dannato, ho imprecato e certe volte ho anche maledetto il giorno in cui sono venuto al mondo. Però ho riso, tra il fuoco e il ferro e la polvere e tutti gli accidenti che c’erano lì dentro…(Si rialza velocemente e torna a gridare verso l’uscita della ragazza) Mi chiamavano “Tramontana”, sai? Perché dicevano che facevo tornare il sereno La ragazza rientra in scena. Ottavio la guarda interrogativo. La ragazza fa spallucce Ragazza - Fatto presto, lui fretta: fatto roba facile. Metà prezzo, per roba facile Ottavio - Ah…Non fa una grinza…Ti dicevo che lì dentro, in fonderia, avevamo tutti un soprannome. La vita era dura, ci siamo fatti delle matte risate: ridevamo per sopravvivere. Chi non rideva moriva, lo vedevi spengersi sotto il peso della fatica. Diventava come fatto di nebbia e poi scompariva. Non lo vedevi più: puff! Ce n’era uno che avevamo ribattezzato Agonia. Mica per cattiveria, ma per cercare almeno di farlo ridere di se stesso. In quarant’anni, non ci sono mai riuscito. Poi finalmente è andato in pensione. Ed è morto il mese dopo Rumore di frenata. La ragazza non si alza in tempo, distratta dal racconto di Ottavio. Rumore di auto che riparte Ottavio - Eh, ti ho fatto perdere un giro di giostra? Pazienza: vedrai che ti rifarai presto. Scommetto che tra un minuto ne arriva un altro… La ragazza avvista un altro cliente e stavolta non se lo fa scappare Ottavio - Che ti dicevo? Eccone un altro. Ciao bella, io vado a casa: buonanotte! Buio/Luce Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 56 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Scena terza Stessa ambientazione delle scene precedenti. Ottavio è seduto sulla panchina. Arriva la ragazza e si siede accanto Ragazza - Tu vieni uno giorno sì e uno giorno no e mai fatto niente con me: perché? Io brutta? Dai vieni, facciamo amore Ottavio - Senti, non sia per offesa, ma non vengo qui per te: vengo a trovare una persona che vive… No, che dico: non vive, diciamo che abita di là da quel muro. Poi mentre aspetto l’autobus mi fermo a parlare con te. E la cosa finisce qui: chiaro? Non so nemmeno il tuo nome Ragazza - (Facendo spallucce) Che t’importa mio nome? Nessuno importa mio nome: nessuno chiede mai Ottavio - Eh, già: e mica state a perdervi in chiacchiere… Ragazza - Io voglio dirti una cosa La ragazza mima sul proprio ventre il segno della maternità Ottavio - La pancia? Vuoi dirmi che aspetti un bambino? E’ così? Ecco, magnifico. E quando nascerà, una di queste sere, magari su una di queste panchine…E anche lui col suo bel parrucchino, scommetto…Roba da matti! Eh, guardandoti di profilo, in effetti…Già si vede…E ti fanno lavorare lo stesso? Bastardi…C’erano anche ai miei tempi, i bastardi. Niente cambia in questo mondo: sono settant’anni che mi chiedo cosa sia cambiato al mondo! Niente, a parte le condizioni di vita. Mangiamo come oche all’ingrasso, abbiamo auto che fanno i trecento all’ora, gli aerei, la televisione, i telefoni e tutti gli accidenti che vogliamo: e c’è Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 57 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. ancora qualcuno che mette in vendita una ragazza incinta! Rumore di frenata, la ragazza va verso il fuori scena Ragazza - Tu parla: io torna subito Ottavio - (Gridando in direzione della ragazza) E lo sai la cosa che più mi fa imbufalire? Che se si arrabbia un giovane tutti esaltano il suo “fascino ribelle” e se a farlo è un vecchio diventa un “povero rincoglionito” e ci rimedia solo la gastrite! (Toccandosi lo stomaco come colpito da una fitta) Ahi! Sai cosa penso? Che almeno una volta nella vita dovremmo tutti essere costretti a pisciarci sui piedi per riscaldarli… La ragazza rientra, arrabbiata Ragazza - Quello stupido scemo: solo scherza. Preso me in giro. Detto: tu scimmia, prendi mia banana! Poi fuggito via. Porco! E tu parla ancora? Perché tu sempre parla? Dai vieni, facciamo amore Ottavio - Ma no, basta! Ma sai dire solo questo! Ma che amore e amore! E lo chiami amore? Ragazza - Tanta gente paga bene per fare amore con me: vuol dire io brava per amore! Ottavio - Ma che ti credi, che l’hai inventato tu “l’amore”? L’amore…Che ti credi, che non ho mai conosciuto l’amore, come lo chiami tu… Ragazza - Uffa! Stasera nessuno. Mi annoio La ragazza si siede sulla panchina, estrae una carta stagnola, una cannula di vetro e un accendino. Allestisce tutto e poi inizia a inspirare il fumo Ottavio - E questa poi…Che stai facendo? (Fa per togliergliele di mano la cannula) Ragazza - (Riprendendosi bruscamente i propri arnesi) Sei tu matto? Sai tu quanti soldi questo? Questo buono: quando io ce l’ho i soldi, io compro. Tu prova: io regalo a te. Tu simpatico, anche se parla e parla… Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 58 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ottavio - Sì guarda, pure questa poi! Sì, sì…Fai, fai pure con quella roba. La conosco, sai. Credi che perché ho la mia età io non sappia niente di quelle robe? Una sera, anni fa, mio figlio è rientrato a casa con gli occhi strani e rideva e rideva… Io l’ho capito subito…Non è mica scemo Ottavio, sai? Gli ho tirato uno schiaffo che ancora è lì che gira su se stesso, guarda…L’ho avvitato al pavimento, l’ho avvitato…”Non mi sono mica spezzato la schiena in fonderia per vederti morire per quella merda” gli ho detto. Poi gli è passata: grazie a Dio gli è passata in fretta. E’ un bravo ragazzo mio figlio. Ora è tutto a posto. Sì, ora è tutto a posto, sì La ragazza comincia a ridere. Si alza, cammina un po’ insicura, traballa, cade a sedere per terra, sempre ridendo Ottavio - Eccola là: è partita…Ohé, ci voleva proprio un po’d’allegria in questo posto! Gli inquilini del cimitero ringraziano! La ragazza si avvicina a Ottavio, strisciando per terra e ridendo. Gli si avvinghia alle gambe, continuando a ridere, sempre ‘tirando’ e soffiando provocatoriamente il fumo sulla faccia di Ottavio Ragazza - Dai vieni, facciamo amore Ottavio - Ma che fai? Sei pazza? (Cercando di divincolarsi) lasciami andare! Ma se passa qualcuno e mi vede! Smettila! La ragazza fa cadere a terra Ottavio e gli soffia il fumo sul volto Ottavio - (Gridando) Ma lasciami stare, ti ho detto! (Piano) Guarda che occhi che hai: immensi… Anche la Gina aveva occhi grandi: bellissimi occhi… L’autobus: il mio autobus, lasciami andare! Ottavio si divincola, si rialza goffamente e corre fuori Buio/Luce Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 59 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Scena quarta Piove. Ottavio seduto con l’ombrello aperto. Entra la ragazza correndo e cerca di rifugiarsi sotto l’ombrello di Ottavio, ma questi si rifiuta di farle spazio. La ragazza resta in piedi Ottavio - No! Di nuovo! Ma non è possibile! Ragazza - Oggi piove, io lavorato poco: dai, facciamo amore. Cosa ti costa? Io faccio buon prezzo. Oggi piove, io faccio buon prezzo. Io comperato anche mutandine nuove, guarda (fa per sollevare la gonna) Ottavio - No, ferma. Ma non hai un po’ di pietà per me? Sono vecchio, ho la gastrite, la prostata, fa freddo e dovrò farmi a piedi la strada fino a casa, se non voglio aspettare due ore seduto su questa panchina Ragazza - Intanto che aspetti, tu fai amore con me Ottavio - Amore…Amore…Io non voglio quello che tu chiami “amore”, capisci? Ragazza - Cosa volere tu? Io dare! Ottavio - Io voglio… Non lo so nemmeno io cosa voglio… Un’esplosione di vita: ecco, voglio un’esplosione di vita! Io voglio ubriacarmi di vita, come succedeva quando ero giovane. Sì, e come te lo spiego? Ridere: ecco. Una di quelle risate liberatorie che facevamo con la Gina dopo aver fatto davvero l’amore. Una risata grassa la sua, vera, piena di vita! Risate così puoi farle solo da giovane. Da vecchi non si ride più. Non si ride più così. E’ tutto freddo, è tutto triste. Io voglio ridere, cavalletta d’autunno, voglio dimenticare la vecchiaia e gli acciacchi, la solitudine e la morte. Deve esserci un po’ di pietà, per chi ha vissuto settant’anni su quest’ accidenti di pianeta facendo il suo dovere senza mai lamentarsi. Un premio di produzione, insomma, qualcosa! Quando vai in pensione ti regalano un orologio. E la Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 60 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. vita? Sai che ti regala la vita dopo settant’ anni di dedizione fedele? La prostata! Ragazza - Cosa è “prostata”? Ottavio - Lascia stare Smette di piovere, Ottavio richiude l’ombrello Ragazza - Tu sempre triste, tu sempre arrabbiato… Tu vecchio e triste e arrabbiato. E sai perché? Perché tu non fai amore! Ottavio - Ma io non…Basta, come te lo spiego? Ragazza - Se tu vuoi io trovo per te pasticca blu. Tutti dicono buona pasticca blu, fantastica pasticca blu! Ottavio - Eh? Ragazza - Sì, pasticca blu e tu dopo fai amore come giovane! Ottavio - Ah, ho capito. No. Non è questo che volevo dire Ragazza - Ma perché tu no e no e sempre no…Tu devi vivere, io devo vivere! Con i tuoi no io non vivo e tu non vivi! Ottavio - Ecco, brava: brava. E’ vero: hai centrato il problema. Sai chi mi ha detto la stessa cosa? Mio figlio. Non è vero che non si droga più, sai? Mi sono illuso per anni che fosse così, dopo quello schiaffone che gli diedi. Lo credevo, ne ero convinto, non volevo cedere nemmeno davanti all’evidenza, sai? Testa dura che sono. Non ce l’ho fatta a salvarlo: con queste mani lo volevo salvare. Non ce l’ho fatta Ragazza - (Indicando il muro del cimitero) E’ là? Ottavio - No, non è là. Non è lui che vengo a trovare al cimitero. Non è lui. Lui è vivo, grazie a Dio, fa una vita normale, anzi, qualcuno lo invidia pure. Qualcuno che non sa, o magari proprio perché sa. Niente: all’apparenza non traspare niente. Tutto regolare, tutto a posto. Solo che se non prende quello che si è abituato a prendere, impazzisce. Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 61 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Tutto qui. Si sta suicidando ogni giorno da quindici anni: il suicidio più lungo della storia. Queste mani non sono servite a niente: le vedi queste mani, le vedi? L’ho preso a schiaffi e non è servito a niente. A che mi sono servite queste mani, eh? A produrre acciaio in fonderia: chilometri d’acciaio che ci potresti avvolgere la terra: e poi? Non riesco a salvare mio figlio, non riesco a farci niente con queste mani: niente che mi possa davvero dare una soddisfazione! Ragazza - Dai, non pensare a questo. Vieni. Facciamo amore. Tu non più pensieri brutti dopo amore. Vieni, dai. Tu devi vivere, io devo vivere Ottavio - Ecco, e poi ti ci metti anche tu: le mie mani non hanno fatto ancora abbastanza, no: ora dovrebbero entrare nella mia tasca e tirarne fuori dei soldi, non è vero? La compagnia del gas, la luce, il telefono, la farmacia: e adesso tu. Anche tu ti metti in coda, no? Prendere i soldi da una parte e passarli ad un’altra: a questo devono servire le mie mani, non è vero? A questo ormai devo servire io? Ragazza - Tu troppi pensieri tristi! Tu scemo Ottavio - Lasciami stare: i miei pensieri tristi mi fanno compagnia. Sono brutti e scemi ma mi fanno lo stesso compagnia, proprio come il mio cane Ragazza - Basta! Io perdere solo tempo con te! Io annoiata. Fa freddo, piove, nessun cliente. Tu fai problemi se io faccio qualcosa per essere felice? Ottavio - Basta che vai a essere felice lontana da me! La ragazza estrae il solito corredo e inizia a ridere, soffiando il fumo sul volto di Ottavio Ragazza - (Ridendo) Ecco, vedi? Io rido, io felice! Tu triste. Tu scemo, tu vecchio! Ottavio (Afferrando il polso della ragazza) - Adesso basta: hai capito? Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 62 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ragazza - Lasciami, tu fai male! Lasciami o chiamo mio protettore! Ottavio - (Lasciando la presa) Che occhi hai…Come la Gina anche la Gina aveva occhi grandi, immensi occhi… La ragazza continua a soffiargli il fumo in faccia Ottavio - Smettila, Gina !… La ragazza continua a fumare Ottavio - Smettila, non voglio respirare questa roba Ragazza - Se tu non vuoi respirare, perché tu stai a me così vicino? Scena quinta Ottavio è turbato, la ragazza lo guarda sbigottita. Luce fortissima sulla ragazza, che viene “sbiancata”. La panchina diventa un letto. Appaiono una finestra e uno specchio sullo sfondo. Risata della ragazza. Come in un’allucinazione onirica Ottavio vede nella donna la Gina. Da qui la ragazza parla in lingua corretta Ragazza/Gina - (Correndo vero la finestra) Aspetta, lasciami aprire la finestra! Guarda, si vede il mare! Dio, come è bello! Ottavio l’insegue e l’abbraccia Ottavio - Tu, sei bella Gina! La ragazza si divincola e torna alla finestra Ragazza/Gina - Aspetta, ho detto! Lasciami guardare il mare. Me lo sogno tanto, su a Modena. Passo giornate intere a sognarmelo… Ottavio - Veramente passi le giornate a fare altro! Ragazza - E dai, non farai mica il geloso: lo sai che è il mio lavoro! (Ridendo) O vorresti vedermi tutta coperta da una tuta blu, a lavorare nella tua fonderia? Ottavio - Oh, no…Con la tue pelle, le tue mani…E poi è un lavoro da uomini… Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 63 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ragazza/Gina - Movalà. Scherzavo: figurati se vengo a lavorare in fonderia… Ottavio - Però un altro lavoro te lo potresti trovare, Gina: sei bella, intelligente, giovane: tutti ti prenderebbero. Cercano commesse ai nuovi grandi magazzini. Oppure cassiera al cinema, così potresti farmi entrare gratis! Ragazza/Gina - Sì, e avrei ogni momento addosso le mani dei padroni e dei caporeparto e dovrei stare alle loro voglie…E allora tanto vale che faccia il mestiere, almeno ho la mia libertà. E poi sono pigra, lo sai. Sono come una gatta Ottavio - Sì, una magnifica gatta sopra un cuscino di seta! Ragazza - Guarda, le barche. Affittiamo un pedalò? Ottavio - Tutto quello che vuoi, Gina. Te lo meriti. Hai visto gli sguardi d’invidia degli altri uomini, quando scendiamo in spiaggia? Ragazza/Gina - Eh, io me li sento passare addosso come una spugna bagnata. Ma non sono sguardi d’invidia Ottavio - Invidia per me, intendevo…Certo che sei proprio una puttana! Ridono Ragazza - Se io fossi solo una puttana tu non saresti qui con me: non potresti permettertelo, col tuo stipendio. Sai che ho dovuto rinunciare a tre clienti, questo fine settimana? E gente della buona società, sai: mica operai Ottavio - Però l’operaio ti porta al mare. E in macchina poi, mica in autobus! Che invenzione questa delle rate: possiedo già un’automobile che mi costerebbe quanto anni di lavoro e non mi accorgo nemmeno di pagarla! E pensare che mio padre non aveva nemmeno la bicicletta! Boom economico, lo Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 64 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. chiamano. Hai visto quante auto abbiamo incontrato venendo qui? Ragazza/Gina - Sì, più dell’anno scorso. Stavolta giocare a indovinare le città leggendo le targhe è stato più divertente Ottavio - E hai vinto tu, come al solito! Ragazza/Gina - Sì, ho vinto io, come sempre. Hai visto che le puttane non sono poi così ignoranti? Ottavio - Tu non sei ignorante, Gina. Tu sei meravigliosa! La Ragazza/Gina va allo specchio Ottavio - Dai Gina, vieni Ragazza/Gina - No, prima si va in spiaggia. Ho comperato un costume nuovo! Ottavio - Fammelo vedere! Ragazza/Gina - Lo vedrai in spiaggia Ottavio - Sei irresistibile. Come farò senza di te? Ragazza/Gina - E perché dovresti fare a meno di me? Lo sai che ogni tanto al mare con te ci vengo. Non sempre perché mica posso lasciar aspettare i miei clienti migliori. E poi lo sai, anche durante la settimana puoi passarmi a trovare. Per te è gratis Ottavio - Non voglio che sia sempre gratis, Gina: non è giusto Ragazza/Gina - Qualche volta mi lasci qualcosa sul comodino Ottavio/Gina - Sì, e poi me li ritrovo di nuovo nella tasca dei pantaloni la volta dopo. Gina: devi mantenerti, le bollette, l’affitto, siamo poveri tutti e due Ragazza/Gina-(Davanti allo specchio,accomodandosi i capelli) Eh, lascia stare: le cose mi vanno bene, ho una buona clientela. Gente di lusso, pagano senza fiatare e tornano sempre. Gente di classe. Ormai ho il mio giro: posso stare tranquilla Ottavio - Sì, ma quanti soldi ti mangia, “lui”? Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 65 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ragazza/Gina - Lui mi protegge: che credi, che una donna possa cavarsela da sola, al mondo? O hai un marito o hai un protettore, non si scappa. E io di mariti non ne ho proprio voglia. O vuoi diventare tu, il mio protettore? Ottavio - Non potrei mai Ragazza/Gina - E perché? Ottavio - Perché diventerei geloso. Anche adesso, sai, a volte mi salvo dall’impazzire di gelosia solo perché…(Si interrompe) Ragazza/Gina - (Ridendo) Ti sei fermato? Avanti, dillo: perché ti ricordi che sono una puttana! Ottavio - Lascia stare Ragazza/Gina - Ma dai, credi che mi offenda? Io lo so benissimo chi sono. Ah, ma un giorno smetto, sai? Sposerò il mio ultimo cliente e mi ritirerò a fare la signora. Aspetto di incontrare quello giusto, ecco: anziano, facoltoso, di classe, pulito, educato, che si innamori di me e mi porti via, magari in un’altra città. Una città di mare. Che dici, adesso esco e inizio a guardarmi intorno? Ottavio - No, qui no: non quando siamo qui al mare lo sai. E’ nei patti (L’abbraccia) Lasciamo stare questi pensieri Gina e divertiamoci. Avanti, usciamo: muoio dalla voglia di vedere il tuo costume! Penombra. Le luci si rialzano sulla stessa scena, con Ottavio e la Ragazza/Gina che rientrano in camera ridendo Ragazza/Gina - Dio, che serata! Ottavio - Balli come una dea! Avevi tutti gli occhi addosso! Ragazza/Gina - Non so se mi piace di più essere spogliata con gli occhi o dal vero! Ottavio (Ridendo) - Sei proprio una p-u-t-t-a-n-a! La Gina si stacca da lui Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 66 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ottavio - Scusami Gina, non volevo. Lo facevo per scherzo, dai: il solito scherzo che facciamo tra noi. Ricordi? Prendiamo la vita a ridere, prendiamo quello che siamo a ridere Ragazza/Gina - Eh, già… A ridere… Ottavio - Guarda che anche essere un operaio di fonderia non è il massimo della vita. Puoi chiamarmi pezzente morto di fame e non mi offendo: lo sono! Ragazza/Gina - E’ diverso Ottavio, vicino a lei carezzandole i capelli Ottavio - Cosa, è diverso? Ragazza/Gina - Tu non sei una donna Ottavio - E con tutti i peli che ho addosso, sai che bella sarei? Ragazza/Gina - Tu non sei una donna Ottavio - Dai Gina, non diventarmi triste, eh? Ogni tanto ce li hai, questi momenti Ragazza/Gina - Ce li ho spesso questi momenti: il fatto è che tu sei l’unico che si ferma abbastanza per vederli, questi momenti Si accende una sigaretta. Ottavio si avvicina e fumano assieme la stessa sigaretta Ragazza/Gina - Tu sei l’unico con cui parlo e a volte mi domando se sia un bene o un male Ottavio - Un bene o un male cosa? Ragazza/Gin - Avere qualcuno con cui parlare. Avere qualcuno da cui sentirti capita. Non dico amata. Non mi interessa l’amore: è una cosa da fotoromanzo. Intendo c-a-p-i-t-a Ottavio - “Lui” non ti capisce? La Ragazza/Gina ride Ragazza/Gina - Lui è il mio protettore. Il tuo caporeparto ti capisce? Ottavio - No, lui se potesse mi frusterebbe e basta. Non lo fa solo perché sa che gli spaccherei il muso Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 67 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ragazza/Gina - Ecco: il mio caporeparto non mi frusta solo perché mi rovinerebbe la pelle. Ma sì, a volte penso che tanto vale andare a fare l’operaia in qualche fabbrica. Hai visto che ne stanno aprendo una alla settimana? Non riconosco più la campagna: un capannone dietro l’altro e tutti che corrono da una parte all’altra della città, tutti che sembrano avere mille cose da fare. Mille piccole cose senza importanza. A volte mi domando come deve essere avere da fare mille cose senza importanza Ottavio - Bah, arrivi a sera e non te ne sei accorto e aspetti di ricominciare il giorno dopo. E poi c’è il fine settimana in cui ti riposi. Dormi, vai al bar con gli amici, vai a ballare, ti distrai e poi ricominci daccapo, ma almeno stai bene. Credo che la chiamino “vita” Ragazza/Gina - Io voglio bere la vita degli altri. Ne ho sete: quando arriva un cliente nuovo sono curiosa di lui. Voglio sapere chi è, cosa fa, ma non per sapere se diventerà un cliente abituale, solo perché…Non lo so: è come se volessi che qualcosa di lui mi appartenesse anche dopo che ha lasciato la stanza. A volte qualche cliente parla, ma è sempre più raro. Hanno tutti fretta. La moglie da passare a prendere dal parrucchiere, i figli alla lezione di danza o alla partita di pallone, giù all’oratorio dei preti. Ogni tanto capita qualcuno che sembra solo come un cane: oh, non i morti di fame, eh. A mandare via quelli ci pensa “lui”. Gente distinta, coi soldi. Ma tristi, spenti, noiosi! Mi vengono addosso con rabbia quasi, come se fosse colpa mia se si ritrovano in quelle condizioni. Ma pagano bene e io ho diritto di stare al mondo come chiunque altro. Però non mi piacciono. No: a me piace lo sguardo che hai tu quando sali le scale di casa mia: quel fuoco negli occhi! Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 68 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ottavio - (Abbracciandola) Lo so! A te piace ridere assieme a me! Oh, Gina: tu dovresti fare l’amore solo per il gusto di farlo! A volte mi chiedo se tu fossi nata in una famiglia ricca, con la testa che hai: saresti una professoressa o magari un’attrice! Ti piacerebbe? Un’attrice! Perché non provi? Ragazza/Gina - (Ridendo) Mi hanno fatto delle foto, sai? Un vero servizio fotografico, con un fotografo famoso. Le hanno pubblicate su un settimanale Importante e lo hanno intitolato “La splendida peccatrice”. E la clientela è aumentata di botto! Ottavio - Vieni qua, mia splendida peccatrice! (L’abbraccia, poi le posa il capo in grembo) Tu mi rendi uomo, Gina Ragazza/Gina - Movalà, lo eri già quando mi hai conosciuto. Te la sei cavata benissimo fin dalla prima volta Ottavio - Non intendo in quel senso, Gina: dico che…Non so…E’ difficile a spiegare. Non riesco a spiegarlo nemmeno a me stesso: voglio dire che con te riesco a non vergognarmi di parlare apertamente a una donna. Parlo con te come se tu fossi un uomo Ragazza/ Gina - Ah, grazie Ottavio - No, dai, non far la stupida. Voglio dire che con te mi sento tranquillo Ragazza/Gina - Bhe, tranquillo proprio non direi: non riesco mai a staccarti dalla mia gnocca Ottavio - E dai: è un discorso serio Ragazza/Gina - Oh, siamo in vena di discorsi seri? Ottavio - Sai cosa vorrei? Ragazza - Cosa? Ottavio - Che nessuno di noi due fosse costretto a fare quello che fa per fame. Tu la…(Si ferma) Ragazza/Gina - Io la puttana e tu? Ottavio - Io quello che va con una puttana perché è la sola donna capace di farlo stare bene Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 69 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. La Ragazza/Gina gli dà uno schiaffo. Ottavio le afferra il braccio con decisione, ma non con violenza Ottavio - E adesso che ti è preso? Ragazza/Gina - Mi è preso che vieni con me per fame? Perché te la do gratis? Ottavio - Ma no! Dio, la mia linguaccia del cavolo che non riesco mai a farmi capire. Gina, io a quindici anni lavoravo e a scuola non ci sono andato molto: accontentati di come cerco di arrangiarmi con le poche parole che conosco. Vengo con te perché sei tu. Sei speciale, sei particolare, sei…Oh, accidenti Gina: basta così! Ragazza/Gina - No, continua: mi piaceva… Si abbracciano. Buio Scena sesta Risalgono le luci sulla scena precedente Ragazza/Gina - Il mese prossimo torniamo qui? Sarà metà settembre: farà ancora caldo Ottavio - Non ci sarà un prossimo mese, Gina. Anzi, non ci sarà nemmeno una prossima settimana Ragazza/Gina - Che vuoi dire? Ottavio - Gina, ho venticinque anni. Devo iniziare a costruirmi la mia vita. Tu devi vivere, Gina, io devo vivere. Mi sposo tra quindici giorni. L’uomo non è fatto per rimanere solo Ragazza/Gina - (Piano) La donna invece sì, vero? Ottavio - Gina, dì qualcosa per l’amor di Dio! Non restartene ferma a guardare il soffitto. Arrabbiati, sfogati. Picchiami, ecco, picchiami come quella sera, ti ricordi, che sono corso da te ubriaco e ti ho buttato fuori dalla stanza un cliente. E abbiamo fatto l’amore come mai in vita nostra, come mai più nelle nostre vite! Gina! (Nasconde il capo sul suo grembo) Gina, ti prego, dì qualcosa! Ragazza/Gina - Com’era la storia dei mulinelli del mare? Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 70 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ottavio - Che mulinelli? Ragazza/Gina - Quelli che guardavamo ieri dal pedalò Ottavio - Gina, non dire scemenze: non penserai di.. Ragazza/Gina - No, non c’è bisogno che io vada a cercare il mare per gettarmici dentro: il mare si è già gettato dentro di me…E un mulinello e un altro e un altro e un altro ancora…E a una puttana nessuno insegna a nuotare… La ragazza sparisce nel buio e in scena resta solo Ottavio Voce fuori campo di donna matura - Quel pomeriggio iniziai a piangere sulla tua spalla e piansi a lungo…E tu sei rimasto lì, ad ascoltarmi piangere e mi hai carezzato i capelli…Piangere sulla spalla di un uomo è un lusso che le donne normali si concedono senza conoscerne il valore, ma per noi, per quelle come me il pianto sulla spalla di un uomo è qualcosa rubato alla vita… Ottavio - Gina…Gina…E’ la tua voce…Gina…Me lo ricordo, me lo ricordo quel pianto: non era un pianto disperato, no era un pianto sommesso, quasi di bambina V.f.c. - Quel dolore così forte come succede d’estate quando si rimane soli davanti al sole che sparisce la sera. Ogni volta che un uomo lasciava la mia stanza ed io aspettavo: ogni volta aspettavo che si voltasse e si fermasse lì sulla soglia e tornasse indietro e chiudesse quella porta per sempre e rimanessimo lì, io e lui dentro quella mia stanza per sempre. E costringermi a non farlo, a non sognare, a non abbandonarmi mai a quell’ attimo di smarrimento: se vivi delle menzogne degli altri, devi staccare qualcosa da dentro te stessa, qualcosa che poi non riesci più a riattaccare a comando. E diventi una pazza, lo cerchi, lo cerchi e non lo trovi più. Dio, che dolore al ricordo: che dolore. Sempre tutto rubato Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 71 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. alla vita: il marito di un’altra, l’amante di un’altra, il ragazzo da introdurre all’amore e che poi avrebbe sorriso ad un’altra e avrebbe portato un’altra a ballare ed un giorno sarebbe stato lo sposo di un’altra e avrebbe allevato i figli di un’altra e che poi avrebbe permesso ad un’altra di piangere sulla sua spalla nuda. Sempre tutto rubato: quell’ attimo rubato che mi permetteva di vivere… Ottavio - Gina… V.f.c. - E sognare di vivere nel pensiero di qualcuno. Sognare di sentirsi pensata come una persona vera e non come un ammasso di carne dalle belle forme. Immaginare di rimanere nei pensieri di qualcuno e di rispuntare fuori quando lui poi guarderà un bosco, o il sole, o la luna, o la notte stellata… O guarderà se stesso allo specchio... Ottavio - Gina… V.f.c. - Tutto rubato… Io rubo la vita, così come si ruba il cinguettio di un uccello, come si ruba il sole: lo sai che non ti appartiene… Lo sai che niente ti appartiene davvero… Ottavio - Gina… Scena settima La ragazza rientra in scena e si avvicina a Ottavio Ragazza - (Con tono gelido) Ora tu ascolta me. Io sono Gina: io sono tua Gina. O facciamo amore o tu andare via, capito? Buio. Torna la luce normale. Ottavio ritorna in sé, si rialza da terra. Anche la ragazza si rialza e si ricompone gli abiti Ottavio - (Confuso) No…No…Cosa ho fatto, cosa abbiamo fatto? Ragazza - (Ride)Noi fatto quello che tutti fanno Ottavio - No, no: non è possibile. Non io, no: non qui, non con te Ragazza - Perché, bello? Chi sei tu e chi sono io? Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 72 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ottavio - Tu, tu mi hai ingannato! Ragazza - (Gridando) Chi ingannato cosa? Io merce buona, tu piaciuto, tutti piacere mia merce! Tu parla e parla e solo parla! Chi sei tu per tanto parlare? Che io ho puntato pistola a te per fare amore? No, tu scelto. E poi dopo tu parla! Perché tu tanto parla? Chi ha pancia piena, parla: chi ha pancia vuota, non parla. Chi ha pancia vuota fa! Ottavio afferra per le braccia la ragazza e la scuote con forza Ottavio - Maledetta, chi sei? Che ci fai qui? Ragazza - Lasciami, mi fai male! Ottavio - (Continuando a scuotere la ragazza) Io vengo qui per stare in pace, non per vedere te! Vattene via, maledetta! Che vuoi da me? Ragazza - (Liberandosi dalla stretta di Ottavio) Io voglio quello che tu vuoi: tu vuoi vivere, io voglio vivere! E adesso pagami! Ottavio colpisce la ragazza con uno schiaffo Ottavio - No! Dio mio, cosa ho fatto? Cosa ho fatto? Ragazza - Tu fatto niente di strano. Tu fatto quello che fanno tutti. Tu fatto amore, tu insultato, tu picchiato. E adesso pagami Ottavio - Scusami, scusami, perdonami! Io non…Io non l’ho mai fatto prima…Io non ho mai picchiato una donna. Io sono un brav’uomo: io sono sempre stato un brav’uomo. Che mi è successo? Che mi sta succedendo? Ragazza - Lascia stare, vecchio. Tu credi che mi abbia fatto qualcosa tuo schiaffo? Tu credi di potermi fare qualcosa? Cosa vuoi che mi importi di te? Tu non esisti per me: tu sei solo merce. Tu vuoi scacciare me da qui, eh? Io sono lo scarafaggio nero che deve vivere solo in cantina, vero? E uscire solo di notte e se mi incontri di giorno che fai? Mi schiacci? E credi di riuscirci? Credi di poterlo fare? Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 73 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Perché? Perché tu dici di essere un brav’uomo? Che vuoi che importa a me? Che vuoi che importa di te a questo scarafaggio nero? Tu sei immondizia, tu sei qualcosa che va in marcio e io me ne cibo. Tu e tuo stupido mondo, tutte tue parole che valore hanno? Eccolo qua, Ottavio il cittadino, Ottavio il brav’uomo, coi suoi bei discorsi. Sì! Cittadino. Avanti, dì a me: tu cittadino di prima categoria: i suoi diritti tutti belli, tutti in fila. Tu abituato a sentirti dire sempre buone cose. Tutti dicono a te buone cose perché così tu sicuro. E se tu sicuro, tu felice, tu sempre compra qualcosa. Tutti compra qualcosa quando felice. Sì, bello mio. Sai chi tu sei? Vuoi tu sapere chi tu è davvero? Tu è quello che tu consuma, bello. Tu è quello che tu puoi pagare! E tu riesci a pagare solo compagnia di questo scarafaggio nero. Questa idea ti piace o non ti piace: questa è realtà! Ottavio - No, no, non è vero! Non dire così! Ragazza - E cosa devo io dire? Ottavio - No, no: non può essere così! La ragazza inizia a spogliarsi degli abiti sgargianti e a rivestirsi di quelli dimessi Ragazza - Sì, è così. Tu lo sai. E’ così Ottavio - No, non dirmi questo, ti prego dimmelo: non lasciarmi qui come un cane che muore Ragazza - (Facendo spallucce) Tu cane che muore, io cane che muore. Tu già morto, io già morta Ottavio - No, non è così…Deve esserci qualcosa che ci tiene in vita. Dimmi, ti prego: cos’è che ti tiene in vita? Ragazza - Tu vuoi sapere cosa tiene me in vita? (Scandendo) La r-a-b-b-i-a Ottavio - Perché, perché… Ragazza - Perché la mia rabbia è verità. Perché mia rabbia è sola cosa vera in tutto tuo mondo di bugie! Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 74 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Tu non conosci mia rabbia, tu non puoi immaginare, mia rabbia! Tu credi che solo tuo mondo esiste? No: soltanto mia rabbia esiste, soltanto mia rabbia è vera e tu, tu non sai nemmeno di che io parlo! Ottavio - No, no, no! Sei tu, sei tu a non sapere di cosa parlo io, sei tu a non capire! Non c’è solo quello che dici tu al mondo, capisci? Vuoi capirmi o no? Ragazza - E cosa serve a me, capire? Cambia mia vita, capire? Avanti, dimmi tu che pensi avere risposta certa a ogni cosa. Cambia mia vita? E adesso pagami Ottavio - Sì, sì, devo pagarti. (Ridacchia) non voglio morire sapendo di essere andato sempre a scrocco La ragazza si accoccola vicino a lui. Ottavio la paga. La ragazza fa per rialzarsi, ma Ottavio la trattiene e le accarezza il volto Ottavio - Aspetta…Io…Io devo parlare a qualcuno, io devo parlare…Sai perché vengo qua? Lo sai? La Gina…E’ per lei…Negli anni l’ho persa di vista. Sapevo che continuava a fare la vita e alla fine anche per strada. Gli anni passano per tutti. Un anno fa ho saputo che era morta: era già morta da due, seppellita in fretta nel campo dei poveri, dei senza nessuno. Non è riuscita a fare quello che diceva sempre: “voglio sposare l’ultimo cliente e poi ritirarmi a fare la signora”. Non c’è riuscita. Mi faceva pena, saperla lì nel campo senza una lapide, senza una tomba, soltanto il nome scritto su una placchetta di metallo. Allora ho iniziato a fare il giro di Modena. La nostra è una città provincia, ci conosciamo tutti. Sono andato da tutti i vecchi clienti della Gina. Oddìo, almeno da tutti quelli che conoscevo, che la frequentavano nello stesso periodo in cui la vedevo io. Anche gente coi soldi, eh: avvocati, dottori, notai. Un soldo: non ha scucito un soldo nessuno! Nemmeno un soldo per la tomba Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 75 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. della donna che sicuramente li aveva resi felici, almeno per un attimo della loro vita. Ma che ne sanno della felicità? Che ne sanno? Allora mi sono arrabbiato e ho pensato di farmela da solo, la tomba della Gina, con queste mani. Io sono meccanico saldatore: ho preso un po’ di lamiera e l’ho tagliata. Non sono un artista, ho fatto quel che potevo. Poi ho portato i pezzi di lamiera dentro al cimitero e ho iniziato a saldarli assieme: ad uno ad uno, con queste mani con questi attrezzi (Scaglia a terra la borsa)...L’ho terminata proprio oggi, la tomba della Gina: le ho dato l’antiruggine e due passate di vernice. Se vai là dentro al cimitero, nell’ultimo recinto in fondo sulla destra, nel campo dei poveri, vedrai una piramide di lamiera azzurra. Azzurra, eh, sì, azzurra: l’ ho fatta azzurra. Non lo so perché l’ho fatta azzurra e non so nemmeno perché lo ho dato la forma di una piramide. Non lo so. Eh eh (Ridacchia). Forse perché la Gina si merita una piramide, come Cleopatra. Eh eh. Non lo so. E’ venuta così. Io non so perché l’ho fatto: io non so se questo è amore. Io non sono che un semplice meccanico: chi sono io per poter dare un nome a un sentimento? (Accarezza la guancia alla ragazza) Ti fa male, eh? Lo so: ho una mano come un badile. Ricordi, quando ci siamo visti la prima volta? Ti ho tolto una cavalletta che avevi tra i capelli. Ecco: quell’ ultima cavalletta d’autunno che cerca il caldo prima di morire siamo noi due. Io che mi ritrovo per caso sui tuoi capelli finti, tu che vivi tra i rifiuti come un insetto che cerca il cibo. Tutti e due stiamo cercando il calore di un’estate fasulla. Che magnifica società, la nostra: che società di perfetta ipocrisia. La schiavitù esiste ancora: gli abbiamo solo trovato almeno una ventina di nomi più eleganti! La ragazza fa per andare, Ottavio la trattiene Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 76 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ottavio - Aspetta! Fammi fare un sogno, cavalletta d’autunno : l’ultimo sogno Abbraccia dolcemente la ragazza e la bacia. La ragazza si scioglie dall’abbraccio e scoppia a ridere Ragazza - Eccolo qua, che ancora sogna! Ma ora basta, io devo andare Ottavio - Aspetta! Ragazza - Aspettare cosa? Ottavio si inginocchia davanti alla ragazza e nasconde il capo sul suo ventre. La ragazza glielo accarezza con fare materno Ottavio - Non lo so… Ragazza - Non c’è più nulla che io posso aspettare. Nulla che posso sognare. Tu davvero credi che un giorno qualcuno costruirà per me una tomba di lamiera azzurra?...Una cosa, prima che io vado La ragazza si toglie la parrucca e la porge ad Ottavio Ragazza - Tu porta questa su tomba di Gina: è mio regalo. Lei sognato amore, avuto niente. Io come lei: questo mio regalo Ottavio - Sì, lo farò domani. La metterò proprio in cima alla piramide. Ci starà benissimo. E’ quello che ancora le manca, è quello che le sempre mancato: un po’ di verità La ragazza raccoglie le proprie cose e inizia ad allontanarsi Ottavio - Ehi, cavalletta d’autunno… La ragazza si ferma e si volta Ottavio - Siamo rimasti soltanto noi due a questo mondo… La ragazza scompare nel buio Ottavio - Ehi, cavalletta d’autunno: hai visto quanto è breve l’estate? Sipario Venezia, febbraio 2006 Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 77 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. COMMEDIA Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 78 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. COMPR@MI (DUE CUORI E UN COMPUTER) di Minever Morin Prima rappresentazione: 58° Festival de Théâtre de Bellac (F), in forma di lettura scenica nella versione francese @CHETE-MOI (DEUX COEURS ET UN ORDINATEUR) 8 luglio 2011 Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 79 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Personaggi Geneviève Benoît, detto Doudou Michel Madeleine Primo Atto Scena prima Interno di una camera da letto con due letti gemelli separati. Geneviève è stesa sul suo, completamente nascosta dalla coperta. Entra Benoȋt, detto Doudou, in vestaglia aperta, calzini, ciabatte, canottiera, boxer ridicoli e retina per capelli Benoît - (Annusando l’aria) Hai mangiato cipolla? Geneviève - (Da sotto la coperta) No, non ho mangiato cipolla Benoît - Allora hai fatto uscire l’odore di cipolla da qualche altra parte del tuo corpo… Gen - Sempre molto gentile, grazie (sarcastica) “amore mio” Benoît - Qui dentro c’è una gran puzza di cipolla e siamo solo io e te: io non ho mangiato cipolla. Io ho mangiato il paté che ti sei degnata di lasciarmi nel frigo (sarcastico) “amore mio” Gen - Io non ti ho lasciato nessun paté nel frigo Benoît - Come no: l’ho mangiato e ho pure pensato che stasera la mia cena fredda non era male. Molto meglio delle altre sere, comunque Geneviève getta via la coperta e si siede di scatto sul letto. E’ sciatta, con grossi bigodini e una maschera di bellezza viola sul volto Gen - Aaah Benoît - (Nel vederla) Aaah! Gen - Hai mangiato la colazione di Fifi! Benoît entra di corsa in bagno, si sente il rumore dello sciacquone, poi rientra Benoît - O Dio, il mio cuore: sono trent’anni che ti Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 80 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. vedo così e non mi sono ancora abituato. Ma non era gialla, quella poltiglia che ti metti sul viso? Gen - Gialla era quella del mese scorso: ora sto provando questa nuova maschera di bellezza Benoît - Perché ti ostini a chiamarla maschera di bellezza? La sola maschera efficace per te sarebbe uno scafandro da palombaro Gen - Almeno io ci provo, a prendermi cura di me e a migliorare il mio aspetto: tu invece, ma ti sei visto? Benoît - Cos’ho che non va? Al mio bistrot mi trovano ancora in forma Gen - Ecco, appunto: perché hai l’aspetto di un boccale di birra, per questo i tuoi amici del bistrot ti trovano in forma. E’ la sola forma che sono in grado di riconoscere, ormai Benoît - (Annusando ancora) Ma è lei: è quella roba che ti sei messa in faccia a puzzare di cipolla Gen - Crema erboristica: “la bellezza dalle piante” Benoît - La sola pianta che riuscirebbe a migliorare il tuo aspetto sarebbe una pianta carnivora! Ah, no: io qui dentro non riesco a stare: vado a dormire in salotto Gen – Ah, no: terresti sveglia Fifi tutta la notte, col tuo russare! Benoît - E prendila qui con te a dormire, la tua Fifi: guarda, le lascio volentieri il mio letto Gen - No: Fifi non sopporta l’odore di cipolla. E’ così delicata, povera bestiola Benoît - Ah, “lei” povera bestiola: e io? Gen - Tu bestia e basta Benoît - Dopo trent’anni mi domando perché ti ho sposata e non riesco ancora a trovare una risposta Gen - Io ricordo benissimo il giorno in cui hai detto di amarmi e mi hai chiesta in moglie Benoît - Io l’ho rimosso: non so se Dio esiste, ma so che almeno c’è una Pietà Superiore che ci evita di Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 81 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. farci ricordare ogni giorno le nostre idiozie…Anche se non capisco perché non arrivi a rimuoverne anche le conseguenze pratiche (indicando Geneviève). A volte ci penso a Dio, sai? Gen - Dopo quanti boccali di birra? Benoît - Oh, bhe: verso il quarto o il quinto Gen - Teologia rapida: dovresti scriverci un libro, va di moda sai? Potresti intitolarlo “Il mio incontro con Dio al quinto boccale di birra”, anche se di solito al quinto boccale di birra incontri la porta della toilette…E nemmeno sempre Benoît - E va bene: è successo solo una volta, che mi son distratto mentre ero, ehm, diciamo impegnato nei miei pensieri superiori Gen - Dì che ti sei pisciato addosso… Benoîtît - Solo una volta! Gen - Sì, però è bastata: c’è ancora la foto che ti hanno scattato i tuoi amici, appesa sotto la freccia che indica la toilette, al tuo caro bistrot. “Trova per tempo la strada giusta” ci hanno scritto sotto: i grandi filosofi. In confronto a voi l’Accademia di Francia è il teatrino di marionette del Parc du Luxembourg Benoît - Sai cosa adoro di te? Gen - No e a quest’ora non mi interessa nemmeno saperlo Benoît - Al di là del tuo corpo perfetto, dei tuoi lineamenti nobili, del tuo charme e della tua complessiva leggiadria… Gen - O vieni a letto e spengi la luce o te ne vai Benoît - …Il tuo carattere Gen - E sai invece io cosa di più adoro di me stessa? Il nome: anche se tu non lo hai mai sopportato… Benoît - E mica solo quello… Gen - Anche per quello mi piace. Ma principalmente sai perché lo adoro? Perché Geneviève assomiglia Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 82 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. tanto a “jeune veuve”…Giovane Francese…Ah ah ah… vedova, in Benoît fa un gesto scaramantico Gen - Ora io prendo il mio sonnifero, reso indispensabile dal tuo russare, e scappo nel mondo dei sogni Benoît - Se tu volessi scappare anche fisicamente, sai che non mi opporrei Gen - Lo stesso vale per te, amore mio: ma né io né tu abbiamo i soldi per farlo Benoît - Lo so, lo so: è inutile che me lo rammenti ogni sera. Siamo due prigionieri Gen - No: tu sarai pure il prigioniero, ma io sono il secondino e dei due non si sa a chi sia toccata la parte peggiore. E ora buonanotte. E vedi di non svegliare il gatto russando. E anche di non far vibrare la Tour Eiffel: ci sono ancora turisti a quest’ora Prende il sonnifero e crolla a dormire Scena seconda Benoît apre la finestra e si affaccia Benoît – (Gridando) Michel, Michel! (Tra sé) Che bello avere Michel come vicino del piano di sotto! Dalle scale antincendio sale Michel. Il dialogo avviene con Michel sulle scale esterne e Benoȋt affacciato Benoît – Allora, lo hai portato? Michel – (Visibilmente affannato) Aspetta, fammi riprendere fiato Benoît – Sì, sì Michel: non farti venire un infarto prima di avermi insegnato a usarlo! Vuoi un bicchiere d’acqua? Una birra? No, la birra in caso d’infarto è sconsigliata Michel – Ma che infarto…E’ che pesa, questo affare (mostra un computer portatile) E li chiamano portatili! Oh, beh ce ne sono anche di più leggeri, ma questo costava poco: un vero affare. Solo che pesa quattro Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 83 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. chili… Benoît – Fammelo toccare, fammelo toccare! Michel – Giù quelle mani! E’ un oggetto delicato, fatto per gente intelligente Benoît – E dai, Michel: sembri un bambino ai giardinetti col pallone nuovo. Fammelo vedere, fammelo vedere. Accendilo, dai Michel – (Stringendo al petto il computer) Mi sto ancora domandando se faccio bene a insegnarti. L’umanità ha impiegato migliaia di anni per arrivare a costruire questo prodigio e non so se tu sei all’altezza di un simile balzo culturale Benoît – Bhe, sono sempre stato un campione a flipper: chiunque sia in grado di usare un flipper è pronto per qualsiasi balzo culturale Michel – (Guardando con sdegno Benoȋt) Neanderthal…. Benoît – Cos’è, una nuova marca di birra? Michel – No, è il tuo posto nell’evoluzione Benoît - Accendilo, accendilo, dai… Michel posa il computer sul davanzale della finestra e lo accende Benoît - Fortuna che ci sei tu, Michel, che non sei ancora in pensione e hai mantenuto i legami col mondo… Michel - Al passo con i tempi, sempre! Non voglio mica ridurmi come te e tutti quegli altri, io. Allora, guarda bene, stai attento. Ora lo accendo: pigio questo pulsante e… Benoît – Oooh! Fa luce! Che bello: ha tutti I colori, proprio come il flipper…Eh eh…Lo dicevo io che non poteva essere poi così difficile. E adesso? Michel – Adesso inizia la parte dell’Homo Sapiens Benoît – Sì, sì, bello, bello. E chi è? Michel – Mi chiedo ancora se faccio bene a forzare l’evoluzione fino a questo punto. D’altra parte se il Neanderthal si è estinto ci sarà pure un perché...Fa Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 84 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. niente, andiamo avanti. Ora vai col cursore sopra l’icona del provider… Benoît – Eh? Michel – Metti il tuo ditone sopra questo rettangolino nero e lo muovi fino a quando la freccina è sopra al disegnino giallo… Benoît - (Dopo averlo fatto) Accidenti, questa diavoleria è davvero grande…E adesso? Michel – Ora con lo stesso ditone pigi questo pulsante qui, lo vedi? Ci ho messo sopra del nastro adesivo rosso per fartelo riconoscere… Benoît – Uffa, sembra facile usare la tastiera, ma io non sono abituato e ho le dita un po’ grandi. Oh Dio, è sparito tutto! Michel – Ma no, aspetta Benoît – Oh, Bello, bello…E questo cos’è? Michel – La tua porta del Paradiso: ti presento il sito [email protected], il primo sito al mondo per la ricerca dell’anima gemella Benoît - Anima gemella? No no, per carità! (Indica la moglie che dorme) L’ultima volta ho preso una fregatura e non posso nemmeno restituire la merce. Io voglio solo divertirmi, Michel, mica sposarmi un’altra volta! Divertimento, divertimento ci vuole! Michel - Sì, Ma mica come Gerard, che va solo a vedere i siti porno. E quando hai visto tutto quel ben di Dio che fai? E’ come guardare una pasticceria dalla vetrina sulla strada Benoît - No no (si frega le mani) Dentro la pasticceria vuole entrare il bambino golosetto. Eh si: Doudou il bel bimbone goloso vuole mangiare le paste, mica solo guardarle! Michel - Ecco qua: incontri senza scopo di matrimonio, solo divertimento. Belle ragazze disponibili che aspettano solo te: vogliono conoscerti Benoît - Uau! E’ Come portare un bimbo alle giostre: Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 85 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. e il bimbo sono io, Doudou! Gioventù, gioventù: ecco la gioventù che ritorna, la sento! Michel - Cominciamo. Inventati un soprannome e registrati Benoît -Un soprannome? Non posso semplicemente scrivere “Benoȋt”? Oppure “Doudou”? Doudou, ecco, sì: Doudou. Mi hanno sempre chiamato Doudou Michel - Ma no, è banale Benoît - Ma gli altri come fanno? Michel – Non so: andiamo un po’ a vedere. Allora, pagina degli uomini che cercano donne: aperta (Leggendo) Cappero Farcito? Ma come fa uno a chiamarsi Cappero Farcito? Come può saltare in mente a un uomo che voglia abbordare una ragazza di presentarsi : salve, sono Cappero Farcito Benoît – Hai ragione, qui ci vuole un nome che mi rappresenti fedelmente… Michel – Anche non troppo fedelmente, Benoit… Meglio lavorare di fantasia… Benoît – (Rivolto alla moglie, che dorme)Lo so cosa diresti tu: “Boccale di Birra”. Ma per fortuna dormi. No, qui ci vuole qualcosa come…Fammi provare, fammi provare: ecco, lo vedi? Mi hai mostrato una volta sola e ho già imparato: quando si dice l’intelligenza! Ci vuole qualcosa come…Come… Cavaliere delle Nuvole. Ecco, sì, altro che Cappero Farcito. Cavaliere delle Nuvole: poetico, elegante, raffinato. Le donne amano queste cose Michel – Sei sicuro? Benoît – Fidati: conosco bene le donne Michel – A giudicare da chi hai sposato non sembra proprio…E’ anche vero che se tu dici di conoscere bene le donne, loro probabilmente conoscono bene te…Per questo ti evitano come la peste…Ah Ah Benoît – Non distrarti. Proseguiamo. Pigiare il tasto Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 86 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. “avanti“. Fatto. E ora? Descrizione. Oh, Dio. Il tuo fisico: normale, muscoloso, esile, un po’ sovrappeso Michel - Eh, qui è dura… Benoît - Normale: normalissimo, almeno per quel che vedo in giro al bistrot. Ma forse normale è poco: atletico sarebbe meglio. In fondo per la mia età mi mantengo ancora bene Michel – Ne sei sicuro? Benoît - Ho vinto Gerard alle bocce anche la settimana scorsa! Michel - Ecco: fisico atletico, fatto. Dio mi perdonerà. Occhi… Benoît – Due Michel – (Sospirando) Neri, marroni, verdi, grigi… Benoît - Che faccio, lo dico di averne uno verde e uno marrone? Ah, non c’è la casella. Occhi verdi. Vuol dire che se ci sarà un incontro starò di profilo, sempre sperando di ricordarmi da che parte ho l’occhio verde Michel – Capelli… Benoît - Pochi, ma non lo scrivere. Capelli castani, è meglio. O magari brizzolati? Alle donne piace, l’uomo brizzolato. Ecco, sì: brizzolati Michel - Pigiare “avanti“. Benvenuto, Cavaliere delle Nuvole: ora che ti sei registrato sei entrato a far parte della grande comunità degli incontri on-line. Se vuoi aumentare le tue probabilità di essere scelto, inserisci una tua fotografia Benoȋt rientra velocemente nella stanza, apre un cassetto dell’armadio, prende la macchina fotografica e assumendo un’espressione che vorrebbe bella, ma risulta ridicola, si autoscatta una foto Michel - Forse non è una buona idea… Benoît – Hai ragione: e se qualcuno mi riconoscesse? Michel – Non è solo per questo Benoît – Però una foto attirerebbe di più le ragazze. Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 87 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Ecco, guarda lo dice anche il sito: “Una tua foto moltiplicherà per cento le tue probabilità di essere scelto” Michel – Una TUA foto no, Benoȋt: fidati. Comunque, se proprio vuoi una foto…Lasciami fare…Allora, pigio qua, sposto là, cerco qui, metto là…Eccolo: il sito dei più begli indossatori del mondo. Scegli… Benoît - Questo no, troppo magro, questo troppo biondo, questo troppo giovane…Eccolo: appena brizzolato, occhi verdi, fisico atletico…Praticamente mio fratello gemello Michel – Sì, come Caino e Abele. Allora, prendo qui, taglio là, copio qui…Et voila, il gioco è fatto Benoît - E adesso mi lasciano entrare, finalmente? Michel – No Benoît - Che vogliono ancora? Michel - Stato civile Benoît - E adesso che faccio? E allora? Dico a voi, lì dentro quel flipper: siete stati prodighi di consigli non richiesti fino a ora e adesso che mi servite davvero non mi consigliate niente? Perché non scrivete “gli sposati raccattano di più”? Oppure “gli scapoli hanno più possibilità di venire scelti“? Michel – Benoȋt, affrontiamo la cosa freddamente e ragioniamo Benoît – Sì Michel – Cioè, io ragiono e tu mi ascolti Benoît - Sì Michel - Se uno bello come il sole è celibe, magari una donna pensa che si sia qualcosa sotto, qualche magagna segreta: sono terribili le donne, quando si mettono in testa che quello che stanno comprando ha un difetto che a loro sfugge. Ho ancora l’incubo di quando sono andato con mia moglie a comprare il tappeto per il salotto. E immagino lo avrà ancora Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 88 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. anche il commesso Benoît - Basta: sposato in attesa di divorzio. Così se una si appiccicherà troppo le sventolerò davanti il mio certificato di matrimonio, mentre se una che mi piace sta per scappare le dirò che aspettavo solo lei per lasciare mia moglie! Michel - Benoȋt, non so come tu abbia fatto, ma l’idea è buona Benoît – Buona? Dì pure geniale! Entriamo adesso… Michel – No Benoît – Come no? Che vogliono ancora? Michel - Inserisci una frase che ti rappresenti, una breve descrizione di te e un messaggio per la donna dei tuoi sogni Benoît - Descrizione di me stesso: di buona compagnia, servizievole e di carattere docile… Michel - Sì, e magari scrivi pure “educato a non fare la pupù sul tappeto“. Ma dai, Benoȋt: sei il Cavaliere delle Nuvole, mica un cocker! Benoît – Lasciami concentrare… Michel – Quarantamila anni di evoluzione racchiusi in un minuto di concentrazione di Benoȋt Benoît - “Sono un uomo pieno di vita e di interessi e voglio godermi tutto ciò che la vita può offrire e visto che la donna dei miei incubi ce l’ho qui a fianco (indica il letto dove dorme Geneviève), sono convinto che la donna dei miei sogni non può che essere qua dentro”. Bella come frase, no? Michel – Quarantamila anni di evoluzione per arrivare a questo punto… Benoît - Sì, bellissima! Doudou, Cavaliere delle Nuvole, parti all’assalto! (Cantando) Allons enfants de la Patrie… Michel – Prima che mi comincino a cadermi in testa Ie pietre della Bastiglia, io vado a dormire. Abbi cura del computer e scendilo col cestino domattina alle Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 89 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. sei… Michel scende di nuovo e Benoȋt si ritira dalla finestra Benoît - (Abbracciando il computer) Benvenuto amico mio: la notte è tutta nostra. Faremo grandi cose, noi due assieme! Dormi Geneviève, dormi. Tu pensi che io sia capace solo di bere coi miei amici del bistrot, eh? E invece no, mia cara: noi siamo uomini, mica donnicciole capaci solo di starsene in casa ad accudire un gatto e di spettegolare, battibeccare, frignare tutte assieme, tu e quelle galline spennacchiate delle tue amiche. Co-co-co…Che pollaio. Eh no, mia cara: noi siamo uomini e tra noi parliamo di cose serie, mica di creme di bellezza e altre idiozie. Noi siamo uomini! Luce in calando, buio Scena terza Luce su stessa scena: Geneviève sola in stanza, mette alcune gocce del suo sonnifero nel bicchiere di birra di Benoȋt posato sul comodino. Entra Benoȋt Benoît - Aaah Gen - Puoi fare a meno di ripetere questa scenetta? E’ la stessa maschera di ieri sera Benoît - No, è che mi ci devo ancora abituare…Il colore, forse: trovo che quella gialla ti donasse di più. Ah, è qua la mia birra? Mi pareva di averla lasciata in cucina Gen - Te l’ho portata qui io, tesoro Benoît - (Stupefatto) Te l’ho portata qui io, tesoro? Gen - Bhe, che c’è di strano? Sei mio marito, no? Potrò farti una gentilezza di tanto in tanto… Benoît - Credevo che l’ultima tua gentilezza fosse stata spedire un biglietto di auguri di compleanno a Napoleone a Sant’Elena Gen - Esagerato, solo perché non voglio sembrare ossessiva con le mie premure… Benoȋt - Ossessiva lo sei comunque e non con le Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 90 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. premure, ma lasciamo perdere Si mette a letto col giornale e sorseggia la birra. Geneviève lo osserva con insistenza Benoît - Bhe, cos’hai da guardare? Gen - Niente, volevo assicurarmi che la temperatura della birra fosse giusta: non si è riscaldata troppo, vero? Benoît - Dalla cucina a qui? Gen - No, perché so che non ami la birra tiepida Benoît - Asterix beve la birra tiepida, non io Finisce la birra e crolla a dormire russando sonoramente Gen - Bene, bene, bene: è andato! (Apre la finestra) Madeleine, Madeleine: cala pure il cesto. Che bello avere Madeleine come vicina del piano di sopra! (Abbracciando il computer) Benvenuto amico mio: la notte è tutta nostra. Faremo grandi cose, noi due assieme! Si infila nel letto e apre il computer Dormi Doudou, dormi. Tu pensi che io stia solo a chiacchierare con le mie amiche, eh? E invece no, mio caro: noi siamo donne, mica omuncoli capaci solo di starsene al bistrot a bere e a parlare di calcio, tu e quei capponi castrati dei tuoi amici. Co-coco…Pollaio. Eh no, mio caro: noi siamo donne e tra noi parliamo di cose serie, mica di campionato e altre idiozie. Noi siamo donne: fortuna che c’è Madeleine, che non è ancora in pensione e ha mantenuto i legami col mondo e che tiene informate anche noi. Al passo con i tempi, sempre. Eccoci qua: la lettera di istruzioni di Madeleine…La cara Madeleine…“Cara Geneviève, a partire da questo momento la tua migliore amica ti aiuterà nella ricerca della tua vera anima gemella, visto che quando hai agito da sola hai preso una solenne fregatura. Non sei mai stata brava nei tuoi acquisti: ricordi quando sei tornata a casa con due scarpe dello stesso numero?…La cara Madeleine…E Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 91 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. quando hai sbagliato la tinta dei capelli? Non stavi bene con quella nuance rosa…La cara Madeleine…L’unica volta che avevi visto giusto hai comunque sbagliato qualcosa, visto che Guy alla fine me lo sono sposato io…La cara Madeleine!…Visto quindi che ora ti ritrovi quell’orso peloso, spelacchiato e pieno di acari che ti gira per casa e che il negozio di tappeti d’antiquariato all’angolo, l’unico che avrebbe potuto dargli una buona stima, è chiuso, non me la sento di lasciarti in queste peste, anche perché quando usciamo assieme tutti e quattro, di rado in verità perché Guy non sopporta l’odore di Doudou, siamo troppo, troppo, troppo disomogenei. Quindi, ti aiuterò. Ti ho aperto un profilo nel sito di incontri [email protected]. Ho inserito i tuoi dati, ovviamente ritoccati per l’occasione: ho dato un’ aggiustatina all’età, una alla descrizione fisica e al carattere e poi sono andata di corsa a confessarmi da Padre Pierre, perché sai che sono una credente convinta e le menzogne sono annoverate nei peccati principali…La cara Madeleine…Comunque sappi che d’ora in poi tu sei Arcobaleno nella notte: mi pare un nome adatto a te, trovo che esprima la tua personalità. Un qualcosa di splendido che nessuno vedrà mai. Ricordati quindi, quando scriverai a qualcuno, che sei una bionda sulla quarantina molto ben portata, con fisico tonico, ben curata, sempre truccata ed elegante e molto dotata di spirito. Ricordati anche che Padre Pierre confessa tutti i giorni dalle 15.00 alle 16.00. Stato civile? Ovviamente sposata ma infelice, così gli uomini non si spaventano. Non c’è niente che spaventi di più gli uomini che una donna libera che non aspetta altro che loro per gettare la propria libertà alle ortiche. Se invece fingi di essere già prigioniera di un altro, l’uomo vorrà venire a liberarti per poi farti sua Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 92 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. prigioniera: è così che ragionano gli uomini ed è meglio lasciarli nella loro convinzione. Gli uomini sono come il soufflé: lasci aperto uno spiraglio nel forno e si sgonfiano subito. Mai fare entrare aria nuova nel cervello di un uomo: troverebbe tanto spazio libero che diventerebbe un ciclone e provocherebbe sconquassi. Dato che è molto tempo che non frequenti il mondo maschile, Benoȋt ovviamente non c’entra: lui appartiene a quello minerale, tranne quando entra nel bistrot, momento in cui sale al livello di vegetale parlante e diventa come un cactus assetato nella Valle della Morte, sappi che gli uomini vogliono vedere sempre la merce a cui si avvicinano: per questo inserisci una foto e le tue probabilità di essere contattata aumenteranno v-e-r-t-i-g-i-n-o-s-a-m-e-n-t-e. Geneviève scende velocemente, dal letto, apre un cassetto dell’armadio, prende la macchina fotografica e assumendo un’espressione che vorrebbe bella, ma risulta ridicola, si autoscatta una foto. Poi si ferma, perplessa. Torna a leggere Ovviamente la foto non deve essere la tua o perderesti ogni minima probabilità che qualcuno ti risponda…La cara Madeleine…Perciò ho pensato anche a questo: ho inserito la foto di una donna che a suo tempo è stata Miss Francia. Doudou si intende di mondanità come io e te di fisica nucleare: e anche di donne, ammettiamolo, tanto è vero che ti ha sposata…La cara Madeleine…E quindi non riconoscerà la donna della foto. Bene, ora hai tutto quel che ti serve per raggiungere la tua felicità: o almeno tutto quello che puoi permetterti senza finire in prigione, visto che mettere il veleno per topi nello spezzatino di Benoȋt non è purtroppo un’idea attuabile. Ti bacio e ti abbraccio: firmato Madeleine, la tua migliore amica”. Ah. cosa sarebbe la vita senza un buon amico al tuo fianco? Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 93 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Pausa Probabilmente un paradiso… Cala la luce, buio Scena quarta Luce sulla stessa stanza. Entra Geneviève con un bicchiere di birra e la posa sul comodino di Benoȋt. Ha sul volto una crema giallastra. Mette delle gocce di sonnifero nella birra poi entra in bagno. Entra Benoȋt con una tazza di tisana e la posa sul comodino di Geneviève, cerca nel cassetto il sonnifero, ne mette alcune gocce nella tisana. Entra Geneviève Gen - Bhe, non fai la tua solita scenetta, stasera? Benoît - Che scenetta? Gen - Ma sì, tu che fingi di spaventarti alla vista della crema sul mio viso e urli come un idiota Benoît - Ma stasera non hai nessuna crema sul viso Gen - Aaah Benoît - Aaah … Che succede? Gen - Ma io HO una crema sul viso: gialla, la vedi? Non viola, gialla! Benoȋt la osserva da vicino Benoît - Oh, bhe, pensavo fosse il tuo colorito naturale… Gen - (Minacciando Benoȋt con la spatola della crema) Ti avverto che non sono più disposta a tollerare le tue battute: o cambi atteggiamento o ti prometto che io…Io… Benoît - (Sarcastico) Tu cosa? Mi taglierai la gola con la spatola della crema? Gen - Non la gola, Benoȋt…Ricorda che il Comune ha indetto la “settimana della liberazione dalle cose inutili”…(Mima con la spatola la castrazione di Benoȋt) Sarebbe la rottamazione più riuscita della mia vita! Benoît - Mi hai davvero spaventato: fammici bere sopra Beve e crolla addormentato Gen - Un giorno o l’altro dovrò decidermi a cercare Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 94 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. un buon rigattiere: possibile che non esista una rottamazione per i mariti? Dovrei riuscire a piazzarlo…In fondo è vecchio, ma non è stato usato molto…E’ come uno di quegli elettrodomestici assurdi che ti regalano al matrimonio e tu metti via con la scatola e tutto, dopo averli usati sì e no un paio di volte Bah, fammici bere sopra… Beve la sua tisana e crolla addormentata Dalla finestra si intravede un cesto con un pc che viene calato dall’alto. Il pc emette una leggera luce azzurrognola mentre una voce maschile, austera e profonda fuori campo parla V.f.c. - Quando ho pensato a questa mia Creazione non avevo idea che si sarebbe così sviluppata… Buio/Luce su nuova scena Scena quinta Benoȋt solo in stanza, parla al telefono poggiato sul comodino Benoît - Ma sì Michel, sta andando alla grande ti dico: ho già almeno 15 donne che hanno lasciato messaggi nella mia casella. E vedessi che donne! Bionde, castane, brune: un harem intero a mia disposizione. Michel, sei stato un drago a darmi questo consiglio: sto rifiorendo. Mi sento un gallo nel pieno delle forze: chicchirichì! E’ un tipo che acchiappa, questo Cavaliere delle Nuvole. Eh? Come sarebbe a dire “scendi da cavallo”? Senti questa: “Caro Cavaliere delle Nuvole, possiamo darci del “tu”, vero? Io sono alla ricerca di un uomo romantico e gentile che sappia far dischiudere il boccio di fiore che è in me in modo che io possa finalmente espandere tutto il mio profumo e tu mi sembri proprio la persona adatta”. O quest’altra: “Ciao, affascinante Cavaliere. Vorrei cavalcare sulle nubi di tempesta assieme a te, irruente e passionale come un uragano: così ti desidero, così ti immagino”. Eh, Michel, che ne dici? Ah, vuoi sapere come IO mi comporto? Da gran signore e da uomo passionale Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 95 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. come sono! A una proprio ieri ho scritto “Se tu fossi un cane vorrei essere il tuo osso”: sono qui che fremo d’attesa a vedere cosa mi risponderà. Ah, anche tu? Grazie Michel di essere così partecipe alla mia gioia: sei un vero amico. Come sarebbe a dire che era una presa in giro? Perché? Le donne apprezzano il mio savoir faire: guarda Geneviève: quando la corteggiavo l’ho stesa, con le mie galanterie. Cosa vuol dire “appunto”? Bah, lascia stare e concentriamoci sulle pollastre. Il gallo ha fame eh eh eh. Chicchirichiiì! Che vuoi dire con “tra un gallo e un pollo” non c’è poi tanta differenza? Ti ripeto Michel che da anni non mi sentivo così ringalluzzito. Geneviève mi aveva chiuso dentro una prigione di vetro, quella gallinaccia. Ora il vetro si è spezzato, Michel, e il vero Benoȋt ha voglia di uscire e recuperare il tempo perduto. Voglio fare disastri, Michel! Come sarebbe a dire “il disastro lo hai già fatto: basta che ti guardi allo specchio?”: ma insomma, Michel: tu da che parte stai? Mica pago i tuoi conti al bistrot e ti lascio un vantaggio alle bocce per sentirmi dire questo, sai? Sì, sì, accetto le tue scuse e accetto anche di fare coppia con Gaston al prossimo torneo, così tu e Denis siete sicuri di vincere. Però non potremo continuare a lungo a fingere che Gaston non abbia il Parkinson: ormai non riuscirebbe a centrare con una boccia nemmeno il sedere di mia moglie a un metro di distanza, e tu lo sai che mongolfiera di culo ha Geneviève! Va bene: farò coppia con Gaston, che è pur sempre tuo cognato, ma non mi chiedere altri sacrifici. E ora torniamo alle pollastre: uuuh, non vedo l’ora di mettere le mani su una di loro. Anzi, ti dirò, su tutte e quindici! Eh? Come sarebbe a dire “qui sta il punto”? Ma cosa vuoi dire “si accorgeranno che tu non sei il tipo della foto dell‘annuncio“: primo, non c’è poi tutta questa Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 96 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. differenza fisica, secondo, quando avverrà il primo incontro saranno ormai così soggiogate dal mio fascino che nemmeno si accorgeranno del mio aspetto. Perché le donne, caro Michel, non sono mica come noi uomini che badiamo al sodo, andiamo al concreto: no, vivono in un mondo tutto loro, si perdono in mille fantasticherie. Sognano, loro…E se tu riesci ad entrare nel loro sogno…Zac, è fatta: sono in tuo possesso! Ma ora basta, Michel: ho esaurito tutta la mia fantasia, non riuscirei più a scrivere un’altra lettera a nessuna donna. Come sarebbe a dire “per fortuna”? Sono alla saturazione, Michel: è ora che il “gallo Benoȋt” esca dal pollaio e si butti nella mischia. Michel, devi aiutarmi. Devo lasciarti, sta arrivando Geneviève Riappende la cornetta Ciao cara, come stai stasera? Hai una splendida nuova maschera di bellezza vedo: brava, fai bene a prenderti cura di te Gen - Aaah! Benoît - (Cadendo in ginocchio) Non so cosa io abbia detto di sbagliato, stavolta, ma qualunque cosa sia me la rimangio subito. Ti prego, Geneviève, non ho voglia di litigare Gen - (balbettando) Io … Benoît - Tu? Gen - Io… Benoît - Sì, tu…? Gen -Io non ho nessuna maschera di bellezza stasera Benoît - (sempre in ginocchio) Ti prego Geneviève: dammi un po’ del tuo sonnifero. Ho bisogno di addormentarmi immediatamente Geneviève gli passa il bicchiere che ha in mano. Benoȋt beve e crolla addormentato. Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 97 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Scena sesta Geneviève prende il telefono e compone un numero Gen - (Scoppiando a piangere) Madeleiiiiiiiine…E’ un disastro, Madeleiiiiine…Sì, sì, per favore scendi subito…Grazie Madeleine Madeleine scende dalle scale antincendio e si affaccia alla finestra della stanza, abbigliata da “figlia dei fiori” Mad – Sei sicura che dorma, il cinghiale? Gen – Sì, sì dorme, dorme…Sono io che non riesco più a dormire, più a mangiare… Mad – Bhe, un po’ di dieta non ti farebbe male… Scavalca il davanzale ed entra nella stanza Gen – Madeliiiiiiine…Ho fatto come hai detto tu ma in quindici giorni ho rimediato solo una manciata di pretendenti. Madeleiiiiiiine…Solo cinque uomini e il loro profilo è così deprimente! Uno si chiama addirittura Cappero Farcito: ma dico come fa uno a presentarsi come Cappero Farcito e a sperare che qualcuno gli scriva? Madeleiiiiiine…Se non sapessi che Benoȋt è figlio unico giurerei di avere raccolto in un colpo tutti i suoi cinque fratelli gemelli… Madeleiiiiiiine… Mad – Ma non riesco a capire…Di solito gli uomini si gettano su ogni nuova donna che entra nel sito, peggio delle mosche sul miele. Hai fatto tutto come ti ho detto? Gen - Certo che ho fatto come hai detto. Ho solo… Mad - Hai solo? Gen – Ho solo tolto dal mio profilo la foto che tu avevi inserito sai, l’ex Miss France. Mi sembrava… Non lo so cosa mi sembrava…Madeleiiiiiiine… E anche il tuo annuncio mi sembrava troppo diverso da come sono io. Ma ho cambiato solo qualche cosuccia. Mi sono presentata come sono: una donna matura e calma, tenera, dolce e romantica alla ricerca di un uomo che possa farmi sbocciare come un fiore troppo a lungo rimasto in boccio e poter Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 98 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. finalmente spandere attorno a me tutto il mio profumo… Mad – Magnifico: sembra la reclame di un deodorante. Geneviève, ascoltami: sei rimasta così a lungo sepolta viva in questo loculo con accanto l’allegro cadavere di Benoȋt da non sapere più come va il mondo Gen - Sì, sì, hai ragione…Madeleiiiiiiiine…. Mad – Geneviève, ascolta: non è grave. Devi solo credere nelle tue possibilità…(La guarda) Bhe, pensandoci bene è grave, ma forse non impossibile…Tu devi ritrovare fiducia in te stessa, Geneviève, e per farlo ogni sera prima di accendere il computer devi ripetere: “Internet è un mare pieno di pesci: io sono la Dea Pescatrice che ogni sera getta le sue reti e all’alba deve ritrarle a riva piene di prede”…Devi ripeterlo più volte, come un mantra… Gen – Un mantra? Mad – Sì, quelle frasi magiche che gli sciamani ripetono quando vogliono lasciarsi possedere dal loro spirito-guida… Gen – Eh? Mad – Lasciamo perdere la teoria, che non è il tuo forte: passiamo alla pratica. Seguimi e fai come me Segue la scena in cui Madeline e Geneviève girano per la stanza come due baccanti, recitando la frase “io sono la Dea Pescatrice che ogni sera getta le sue reti e all’alba le ritira a riva piene di prede”, intervallata dal russare di Benoȋt. A un certo punto Benoȋt si alza e resta seduto sul letto, con le braccia in avanti, in una crisi di sonnambulismo. Le due donne si fermano Gen - Oh, mio Dio: e se adesso si sveglia? Benoȋt apre gli occhi, ma resta catatonico Mad – (Passandogli una mano davanti agli occhi) No, no: sta continuando a dormire. Ma ci ha interrotto il mantra! Gen –E ora che facciamo? Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 99 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Mad – Ho un’idea: usiamolo come sacrificio umano! Bhe, “umano”è un po’ troppo, riferito a Benoȋt Gen – Vuoi sopprimerlo? Mad – Ma nooo…Quale divinità vuoi che si senta appagata dal ricevere in dono Benoȋt? Sacrificando tuo marito ci faremmo solo dei nemici…Lascia stare. Però potremmo utilizzare la sua energia kharmica Gen – Eh? Non immaginavo che Benoit potesse avere un qualsiasi tipo di energia Mad – Geneviève, non metterti in cose troppo difficili per te…Dammi una mano piuttosto a far alzare tuo marito Le due donne portano Benoȋt sonnambulo al centro della stanza e riprendono la loro danza, imitate da Benoȋt Gen e Mad - (Cantando) Io sono la Dea Pescatrice che ogni sera getta le sue reti e all’alba le ritira a riva piene di prede… Gen - Ah, Madeleine: come riesci a motivarmi tu non ci riesce nessuno! Mi hai ritirato su il morale. Mi viene da saltare sul letto e scoppiare a ridere Lascia il braccio di Benoȋt, che cade a terra continuando a dormire, e sîtalta sul letto Ah ah ah ah….. Scoppiando di nuovo a piangere Aaahhh…Madeleiiiiiiiiiiine…Io non sono la Dea Pescatrice e i soli pesci che riesco a portarmi dietro sono le acciughe dal mercato rionale del venerdì… Madeleiiiiiiiiiiiiiine Mad – Sì, effettivamente la faccenda è grave. Dobbiamo aggirare immediatamente l’impasse. Prendere appunti, veloce! Geneviève prende agenda e penna Mad – (Con tono da generale in battaglia) Primo Gen – Primo… Mad - Inserire immediatamente la foto dell’ex Miss France Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 100 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Gen – Miss France Mad – Secondo Gen – Secondo Mad – Eliminare ogni parola del patetico annuncio da te improvvidamente inserito in una crisi di autolesionismo Gen - …Nismo Mad – Terzo. Inserire il seguente annuncio: “mio marito mi tradisce e io mi sento come una gattina alla quale abbiano appena tirato addosso una secchiata d’acqua”. E sfido qualunque maschio capace ancora di respirare a non cadere in questa trappola. Gli uomini amano sentirsi cavalieri impavidi pronti a correre in aiuto di una bella donna. L’importante è che non debbano mai farlo per davvero… Gen - Madeleine: sei un genio! Lo faccio immediatamente e poi ti saprò dire Fine primo atto Secondo atto Scena settima Geneviève sola in stanza, al telefono Gen - Ciao Madeline: Benoȋt è al bistrot e abbiamo tempo per parlare. Bene. Allora, ecco qua la situazione: la foto e il nuovo annuncio funzionano alla grande. La “gattina bagnata dalla secchiata d‘acqua” sì è tirata dietro centodue nuovi uomini in cinque giorni! E chi mi voleva riscaldare, chi mi passava l‘asciugamano, chi l’asciugacapelli, chi voleva darmi il suo accappatoio, bastava solo che passassi a prenderlo a casa sua. Ho contato trentasei asciugamani, diciotto asciugacapelli e il resto in accappatoi. Potrei aprire un negozio. Madeleine: un successo! Ora sono davvero convinta che la mia sola via di fuga dal manicomio del mio matrimonio è quella che tu mi hai prospettato. Mi farò un amante. Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 101 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Devo solo scegliere tra i trenta pesci che ho nella rete. Mi sento potente come non mai. Madeleine, è magnifico! Vorrei scoppiare a ridere. Ah ah ah…. Scoppiando a piangere Aaah…Madeleiiiiiiiine…Tutti mi chiedono la stessa cosa: vogliono incontrarmi, un rendez-vous vis à vis… Come, perché piango? Il loro sogno si infrangerà al primo incontro e io ripiomberò in questo incubo di realtà. Madeleiiiiiiiiiine…Aiuto! Eh, come dici? Vorresti presentarti tu ai miei appuntamenti? Ma dico, sei matta? E tu pensi che io abbia fatto tutta questa fatica per te? In cinque giorni ho scritto centodue lettere idiote a dei perfetti sconosciuti cercando di ricordarmi i loro nomignoli ridicoli, ne ho scritta perfino una a Cappero Farcito scongiurandolo di cambiare soprannome! Ho riempito intere pagine della mia agenda…Aspetta che la prendo (la tira fuori da sotto il materasso) Ecco, guarda qua: ah vero, sei al telefono, allora te le descrivo io le pagine della mia agenda: nomignoli, età, corporatura, peso, nomi reali, chi è sposato e chi no, arrondissement di provenienza, gusti, passioni e desideri. Tutti: tutti li ho catalogati ancora meglio di quando metto via gli abiti al cambio stagione. Manca solo di appendergli al collo i sacchetti di antitarme, guarda! Alzando la voce Non sono isterica: è che non mi ci raccapezzo più! Cinque giorni di catalogazione continua: sono pronta a presentarmi al Museo di Storia Naturale. Se mostro loro la mia agenda mi assumono all’istante. E ora devo presentarmi al primo appuntamento! Gridando Io non sono isterica! Chiude il telefono Io non sono isterica: io sono soltanto vecchia e sola Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 102 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. e…Aaah! Entra Benoit tenendo per la coda un gatto stecchito Gen - Fi…Fi…Fifì! Benoît - Credo che abbia mangiato il veleno per i topi che stava sotto il lavandino Gen - (Strappando di mano il gatto a Benoȋt) Sono cinque anni che il veleno dei topi sta sotto il lavandino e non è mai successo niente! Fifì non riusciva ad aprire quello sportello! Benoît - Ehm: veramente ne ho prestato un po’ a Gerard, gli serviva per la sua cantina, e devo averlo lasciato in giro quando me lo ha restituito Gen - Non riesco a crederci: Fifì, la mia Fifì, l’unico essere presente in questa casa degno di ricevere tutto il mio amore, tutte le mie cure. Fifì, l’unico vero amore della mia vita Benoît - Se smettessi di depilarmi la schiena, mi attaccasi una coda di pelouche e mi mettessi un collarino rosa al collo, forse potrei sostituirla… Genevieve gli tira il gatto Gen - (Gelida) Vai a posare Fifì sul divano, sopra il suo cuscino preferito, intanto che io mi preparo per le esequie Scena ottava Benoȋt solo in scena, al telefono Benoît - Ti dico che è proprio così, Michel: mia moglie è impazzita! Sì, normale del tutto non è mai stata ma ti giuro che in tanti anni non l’ho mai vista così. Nemmeno quella sera che mi avete riaccompagnato a casa nudo, dipinto di rosa e con la scritta “sono il più bel maiale di Parigi” scritto sul petto. Sì, ah ah ah: che sbornia! Eh, eravamo giovani! Che tempi! Quella volta si arrabbiò, ma gli passò presto e una volta accennò perfino una smorfia di sorriso al ricordo. Ma stavolta, Michel, mi fa paura. Ieri notte parlava nel sonno. “Te la farò pagare” Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 103 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. diceva. E poi parlava di strane cose. Ce l’aveva con un cappero farcito, non so se stava sognando di cucinare. Ma dico, come si fa a farcire un cappero? Forse per questo aveva il sonno agitato. Sta arrivando: metto giù Riattacca. Entra Geneviève. Ha il volto spalmato di crema nera e recita come in una tragedia greca Benoît - Aaah! Gen - E’ bene che ti abitui a questo colore: è il colore del mio lutto Benoît - Geneviève, non possiamo non pensarci più? Era solo un gatto Gen - Era il mio amore! Era il mio amore che TU hai messo dentro una tomba Benoît - A proposito, è arrivato il conto delle esequie: una follia. Ma non potevamo gettarla nella Senna? Gen - (Solenne) Oh, sciagurato misero uomo: oltre che il soffio della vita avresti il cuore così di pietra da spengere in me anche il dolce afflato della rimembranza? Strappare dalla mia anima la vita di chi mi amava non ti è bastato? Anche sottrarmi la corrispondenza di amorosi sensi presso la sua tomba, tu vorresti? A questo disperato cuore hai prosciugato ogni goccia di sangue e ancora insisti nel martoriarlo… Benoît - La Senna era perfetta. Anche Maria Callas ha fatto spargere le sue ceneri in mare! Gen - Il corpo dell’amata Fifì non è stato oltraggiato dalle fiamme Benoît - Perché tu non hai voluto bruciarla nel forno, come dicevo io! Sai quanti soldi avremmo risparmiato? Gen - Basta, o meschino! Allontana da me la tua presenza. Ora che nemmeno il tuo gravoso respiro riuscirà a svegliare l’amata dormiente, va: va in Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 104 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. quella che fu la sua dimora e dormi lì, dove le sue membra si posarono nei ridenti momenti della sua stagione vitale Benoît - Eh? Gen - Vai a dormire sul divano, razza di imbecille Scena nona Benoȋt affacciato alla finestra Benoît - Dai, veloce Michel: oggi son sette giorni che è morta Fifi e Geneviève resterà fino a tardi al cimitero dei gatti Tira su il solito cestino col computer. Ne estrae un biglietto, che legge Benoît - “Qui c’è qualcosa per il tuo primo incontro: ti servirà”. Ah, Michel: sei unico! Nasconde il computer sotto il materasso, poi guarda ancora nel cestino e ne estrae un grande bavaglio da cucina con stampato il corpo del David di Michelangelo. Lo indossa rivolgendo le spalle al pubblico. Si volta. Dalle scale arriva Michel. Si affaccia nella stanza e fa un lungo fischio Michel - Ehi, gigolò…. Benoît - Non ho capito se è una presa in giro o se tu ti aspetti che io lo metta davvero… Michel – Conoscendoti è meglio specificare: Benoȋt, non azzardarti a metterti quella roba per il tuo primo incontro al buio… E’ chiaro, così? Benoît – Michel, Michel: l’incontro di oggi pomeriggio mi agita molto. Nel suo profilo “lei” ha messo anche la foto. E’ una donna stupenda, Michel, di classe. Volto magnifico, anche se non ha più vent’anni Michel - Meglio: donna di esperienza Benoît - Corpo sodo, Michel. Belle tette, almeno per quel che si può immaginare sotto il maglioncino. E poi, è di sicuro una tigre, Michel: altro che “gattina a cui hanno tirato una secchiata d’acqua”. Appena ho letto quell’annuncio le ho scritto subito e le ho Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 105 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. offerto il mio accappatoio. Un colpo di genio, la mia battuta: “passa da me e ti presto il mio accappatoio per asciugarti”. Scommetto di essere stato l’unico a scriverlo! Michel – Sei un poeta…Ti ha scelto sicuramente per questo: una donna così non accetta mica un RV dal primo che le scrive. E sei anche un gran mandrillo, vecchio mio! Eh, sai: un po’ ti invidio: io so usare il computer, ma mi manca il coraggio di fare quello che fai tu Benoît – Ma no, Michel, ma no: non angustiarti. A ognuno il suo ruolo. Tu sei un intellettuale… Michel – …Frutto di quarantamila anni di evoluzione dell’Homo Sapiens Benoît – Di chi? Michel – Lascia stare Benoît – Mentre io, Michel, io sono l’uomo virile, l’uomo maschio, l’uomo che non ha mai bisogno di chiedere…L’uomo…L’uomo… Michel – Di Neanderthal Benoît – Eh? Michel – Niente, lascia stare: Neanderthal batte Sapiens ai supplementari… Benoît – Tra poco arriverò al mio appuntamento con passo dinoccolato, con un fare un po’ nonchalance… Michel - La vedrai lì, seduta a quel tavolo dell’elegante café…Che darei per provare una simile emozione… Benoît - La immagino già, vestita di rosso Michel – Oh, sì: una donna così può permettersi di vestirsi di rosso al primo appuntamento con uno sconosciuto… Benoît - Anche le sue labbra saranno rosse. Mmmh. Turgide, vogliose di me. Io aspetterò un poco e la fisserò, dal marciapiede. Guarderò la sua impazienza Michel - Magari accavallerà le gambe Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 106 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Benoît - Ecco: sì, sì, quello sarà il segnale. Appena lei avrà accavallato le sue lunghe gambe da cerbiatta zac! Doudou il leone balzerà fuori dal suo nascondiglio e le dirà “Charmante: aspetta qualcuno? Un Cavaliere delle Nuvole, per caso? Eccomi, seguimi” Michel - E lei risponderà “Solo se saprai rapirmi e portarmi lassù, in un cielo dove la tempesta delle passioni possa scatenarsi” Benoît - E così io mi avvicinerò a lei (va verso la porta) e lei a me. E lei protenderà il suo seno verso di me e io le mie braccia verso di lei e poi chiuderemo gli occhi e inumidiremo le nostre labbra già vogliose le une delle altre fino al momento in cui lei mi dirà… La porta si apre ed entra Geneviève mentre Michel si ritira rapidamente Gen - Grandissimo imbecille, ti sei dimenticato di pagare il conto e Fifì è stata riesumata e gettata nell’inceneritore comunale! Ma che ti sei messo addosso? Benoît - Oh, mio Dio: Geneviève che ci fai qui? Gen - Io ci vivo, qui, da almeno trent’anni: cosa che presto tu non potrai più dire. Cos’è quella roba? Benoît - Oh, ehm…I ragazzi stanno organizzando una festicciola giù al bistrot e pensavamo di regalarlo al cognato di Michel, sai, quello col Parkinson Gen - Gli starà benissimo: almeno gli coprirà il lardo tremolante. Ormai sembra un budino Benoît - A proposito di grasso che tremola, hai preso tu la mia pancera? Non riesco a trovarla Gen - Io? Cosa ti viene in mente? Non ho bisogno di quella roba, io: tutta carne soda, IO Benoît - No, è che dovrei uscire e mi serve Gen - Per andare al Bistrot? Da quando vuoi nascondere la pancia ai tuoi cari amici? Corri il Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 107 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. rischio che non ti riconoscano Benoît - No, è per la prova della gara di bocce: non vorrei strapparmi i muscoli della schiena. Ma non importa, la troverò Esce Scena decima Gen - (Tra sé) Figurati se ti ridò la pancera: oggi serve a me e la tua gara di bocce può andare a farsi benedire Compone un numero al telefono Madeleine? Ah, stai scendendo? Bene, bene, ti aspetto: ho cose importanti da dirti! Madeleine si affaccia nella stanza Mad – Allora? Gen – Madeleine, avevi ragione! Mad – Sì, mi succede spesso. In cosa ho avuto ragione, stavolta? Gen – Nel dirmi di credere nelle mie possibilità Mad – Veramente io intendevo in senso generale: a te ho consigliato di confidare in un colpo di fortuna… Gen – Madeleine, il mantra ha funzionato…(Girando per la stanza) “Sono la Dea pescatrice, sono la Dea pescatrice…” Mad – (Tra sé, invidiosa) Ho creato un mostro, oppure ho sprecato per lei l’unico mantra funzionante della mia vita… Ah, che stupida sono stata! (A Geneviève) E dimmi, mia cara Dea pescatrice, quale amabile merluzzo avresti preso all’amo? Gen - Tra i miei centodue spasimanti, che nel frattempo sono diventati trecentonove, ne ho scelto uno: Il Cavaliere delle Nuvole! Mad – Oh: è tutto nel nome. Un pesce a cavallo. A cavallo di un cavalluccio marino, immagino…Ah ah… Gen – Noto nella tua battuta un leggero sarcasmo… Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 108 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Mad – Ma va? Ah, ah ah… Gen – E nella tua risata una nota tremula. Non sarà invidia, per caso? Mad – Invidia? Ah, ah…E di cosa? Gen – Di me, mia cara, che sto per fare l’incontro della mia vita, questo pomeriggio. Ho appuntamento a un caffè in centro tra due ore. Mad – Invidiosa di un incontro al buio? Ah, ah…Di un uomo che non ho nemmeno mai visto? Ah, ah, ah! Gen – Se è per questo posso mostrartelo: ho stampato la sua foto Mostra la foto a Madeleine Mad – Sì, sì, niente da dire…Distinto, atletico… Gen – Madeleine: è il maschio più bello che abbiamo mai visto in vita nostra, sii sincera per una volta! Mad – Ma, sai, a volte le apparenze…E se fosse un maniaco? Gen – Un maniaco, con quegli occhi? Ma và… Mad - Se vuoi, no, dico…Se non ti sentissi sicura e vorresti, che ne so, che un’amica ti accompagnasse, o magari che si presentasse al posto tuo… Gen – Altolà: giù le mani dal mio merluzzo. La dea pescatrice non è mica un chiosco ambulante di pesce fritto! Pescati il tuo, se vuoi! (Riprende a danzare) Sono la dea pescatrice e internet è un mare pieno di pesci…. Mad - Se ne leggono tante di notizie sulla pagina della cronaca nera… Gen – …Pieno di pesci…Ah, ma questo è diverso. Ci siamo scritti poco, in verità. Il suo primo messaggio era banale. Uno dei tanti che voleva prestarmi il suo accappatoio. L’ho scelto perché era rimasto l’unico: era in coda a tutti, sull’ultima pagina della mia corrispondenza e l’altra sera devo avere sbagliato qualcosa nel pigiare i tasti perché di colpo mi si è cancellato tutto ed è rimasto solo questo qui. Tu Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 109 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. credi al destino, Madeleine? Mad – Ci crederò quando ti vedrò tornare. Intera, spero, e non a pezzi chiusa in un sacco. Ma davvero vuoi andare all’appuntamento con questo qui? Gen – Non vedo perché no: lui spasima per me Mad – Veramente, lui spasima per Miss France 1976… Anche se ovviamente non lo sa ancora, è vero Gen – Bhe, gli ho accennato che sono leggermente cambiata rispetto alla foto…Lui ha detto che non importa, che una bellezza come la mia non potrà mai sfiorire Mad – E gli dirai che hai subito un incidente stradale, una rara malattia tropicale oppure, visto che siamo nel regno delle fiabe, che una strega cattiva ti ha trasformato così per invidia? Gen – Ecco (guardando Madeleine) diciamo che questa è l’ipotesi che più si avvicina ala realtà. Ma no: gli dirò semplicemente che mi sono fidata del Destino. Io ci credo: sì, sì, ci credo Sospira Cosa faremmo se il Destino non ci prendesse per mano ogni tanto? Sì, in effetti nel caso di Benoȋt sarebbe stato meglio essere monchi, ma sento che da questo pomeriggio la mia vita cambierà. L’uomo della mia vita sta per arrivare. Ma ti dirò tutto stasera, cara Madeleine. Sempre che rientrerò presto…Eh eh Escono. Sopra il letto di Benoȋt appare la luce azzurrognola della scena terza Voce fuori campo - E gli uomini continuano a chiamarmi ancora “Il Destino“…A volte mi pento di tutta la fatica che ho fatto… Scena undicesima Genevieve entra in scena urlando, seguita da Benoȋt Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 110 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Gen - Fedifrago! Lurido verme: dopo che per te ho sprecato i migliori anni della mia vita. Tradirmi così: vigliacco! E con una sgualdrina, poi! Una che si presenta come una gattina alla quale hanno appena tirato un secchio d’acqua ti pare una donna seria? Un secchio di acido dovrebbero tirarle! Puttana! Benoît - E tu, allora? Getti per aria anni di onesto ménage per il primo bellimbusto che passa? Ma come fai a credere a un Cavaliere delle Nuvole? Gli uomini che si presentano così vogliono solo una cosa: portarti a letto! Che vuoi che importi loro di come sei dentro? Credi che a loro interessi la tua personalità? Gen - E tu? Non dirmi che eri attratto dalla personalità della “gattina bagnata”. Era la calamita delle sue tette ad attrarti! Porco! Ah, ma stavolta giuro che me la paghi! Benoît - No, cara mia: tu me la pagherai stavolta. Sono stufo di subire le tue angherie, le tue fissazioni e anche le tue maschere di bellezza, che per tua conoscenza non valgono un soldo! Gen - E tu riprenditi la tua pancera (se la toglie): ti servirà all’ospizio dei vecchi, perché è lì che finirai appena ti avrò buttato fuori di casa! Benoît - Eh no, mia cara: sei tu che finirai a dormire sotto un ponte appena avremo divorziato Gen - E’ a me che resterà la casa e tu morirai di fame Benoît - Ah, ne sei sicura? Vedrai Gen - Tu sei l’unico ostacolo alla mia felicità Benoît - Posso dire altrettanto di me, “gattina”: e a proposito, il veleno dei topi l’ho dato io a Fifì Gen - Fifì! La mia Fifì! Benoît - Basta: parliamone dopo cena. Ho fame Gen - Hai ragione: rimandiamo tutto a dopo cena Buio Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 111 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Scena finale La scena viene pian piano illuminata da una tenue luce azzurrina Gen - Doudou…Ma che è successo? Benoît - Non lo so Geneviève, ma mi sento così leggero! Gen - Anch’io. Non mi sento così leggera dai tempi del Liceo. Ero così snella a quell’età. Ma cos’è questa luce azzurra? Benoît - Non lo so, ma mi sembra tutto molto strano. Oh Dio, Geneviève: ho il forte sospetto che siamo morti Gen - Non essere assurdo: tu magari sarai anche morto, ma non io! Benoît - Perché dovrei essere morto proprio io e non tu? Gen - Perché io ho messo il veleno per i topi nel tuo paté, a cena Benoît - Oh, se è per quello io l’ho sciolto nel tuo bicchiere di vino Si afferrano le braccia a vicenda e si guardano in faccia Benoît e Gen - (Assieme) Siamo morti! La luce azzurra si fa più intensa. Un lampo. Cadono entrambi in ginocchio Gen e Benoît - (Assieme) Il Buon Dio! Voce fuori campo - (Con un lungo sospiro) No, non sono il Buon Dio. Possibile che dopo tanta navigazione non mi abbiate ancora riconosciuto? Eppure mi sembravate piuttosto presi Gen - Chi…Chi sei allora? V.f.c. - Sono il delegato a sistemare ciò che resta di voi nella destinazione adeguata Gen - Vuoi dire Inferno o Paradiso? V.f.c. - Quella è ormai roba sorpassata e voi avete dimostrato di essere due tipi moderni Benoît - Insomma chi sei? V.f.c. - Io sono Internet: piacere Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 112 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Benoît e G - (Assieme) Pia…Piacere V.f.c. - Oh, ma ci conosciamo già, anche se non ci eravamo ancora presentati. Vi siete divertiti in mia compagnia? Gen - (A Benoȋt) Diciamogli di sì: meglio non contraddirlo…(Alla voce). Sì sì, ci siamo divertiti un sacco! Benoît - Meglio delle partite a bocce e anche del bistrot V.f.c. - E allora se vi divertivate tanto, perché vi siete eliminati a vicenda? Benoît - Oh bhe, noi veramente… V.f.c. - Ve lo dico io perché: mi avete preso troppo sul serio e avete perso il gusto di giocare. Così io per voi sono diventato la realtà e la vostra realtà è diventata un mondo virtuale. Un errore che fanno in molti. Bhe, ormai comunque il danno è fatto. Preparatevi a raggiungere le vostre nuove destinazioni. Benoȋt… Benoît - Sì, sono qui: sia clemente, la prego V.f.c. - Io non ho una grande gamma di qualità a cui posso attingere. Diciamo che in sostanza io posso essere solo acceso o spento. Benoȋt: tu sei destinato a proseguire la tua esistenza al mio servizio. Prenderai posto alla quinta pagina del sito Compr@mi, lo conosci non è vero? Si è appena liberato un profilo e tu prenderai il suo posto. Sarai Cappero Farcito Benoît - No, Cappero Farcito no! V.f.c. - Cappero Farcito, sì: il profilo più idiota di tutto il web. E’ da lì che partono i primi arrivati, in attesa di essere sostituiti da un nuovo arrivo. E tu, Geneviève… Gen - Sì? V.f.c. - Tu continuerai ad essere la gattina a cui hanno tirato una secchiata d’acqua. Entrambi potrete interloquire coi vostri corrispondenti reali, Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 113 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. ma ovviamente non potrete mai incontrarli. Così tu, Benoȋt, sarai considerato come il più idiota del sito da tutte le donne che entreranno in Internet e tu, Geneviève, sarai bramata da una pletora di spasimanti che però non potranno fare altro che sognarti. Vi sembra abbastanza disperata, come sistemazione? O preferivate la vostra condizione reale, quella che avete così teatralmente abbandonato? Benoît - No, no: va bene così Gen - Anche da parte mia, lo stesso V.f.c. - Bene: andate allora. La vostra nuova sistemazione vi attende Benoît Per l’eternità? V.f.c. - L’eternità? Diciamo intanto finché durerà Internet: poi si vedrà Benoît - Possiamo almeno salutarci per l’ultima volta? V.f.c. - Ah, ma voi potrete continuare a scrivervi a vicenda: e magari, scrivendovi, scoprirete che vi volevate bene e non ve ne rendevate conto. Forse sarà proprio questa la punizione: ma le considerazioni personali esulano dal mio compito. Adieu, Geneviève e Benoȋt: e divertitevi Benoȋt e Genevieve escono al rallentatore dalle parti opposte della scena V.f.c. - Principale: ora posso spengermi? Seconda Voce fuori campo - Sì Internet, grazie. Vai pure a riposare La luce si affievolisce Seconda voce fuori campo - Ah, gli esseri umani! Nemmeno io che li ho fatti avevo previsto l’esistenza di due simili idioti! Venezia, maggio 2011 Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 114 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. INDICE DRAMMI OCCHI DI SORCIO pag. 2 L’OMBRA DEI PORTICI pag. 34 LAMIERA AZZURRA pag. 48 COMMEDIA COMPR@MI (DUE CUORI E UN COMPUTER) pag. 79 Messo in Rete dall’Autore per libera consultazione Novembre 2012 Tutti i testi sono tutelati dalla S.A.C.D. di Parigi Tutti i diritti all’Autore Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 115 Questo testo è tutelato dalla S.A.C.D. di Parigi Per rappresentazioni obbligo di dichiarazione S.I.A.E. Minever Morin Scrittrice e drammaturga Nasce in Umbria nel 1962. Nel 1981 consegue la Maturità Classica, quindi parte per un viaggio di otto mesi in Bolivia. Nel 1986 entra nella Polizia di Stato, tra le prime donne nel ruolo di Agente. Attualmente vive a Venezia. Narrativa BOLIVIA, UNA REALTA’ (1983) LE STAGIONI SUL CONFINE (1988) IL SILENZIO DI LAVIO (1989) LICENZA DI PENSARE (1991) OCCHI DI SORCIO (2001) IL GRANDE CETRIOLO (2003) SOTTO BOLLINO ROSSO – Articoli 2000-2004 (2004) ESPERIA. E’ la città il corpo del reato (2007) ESPERIA. La Polizia è infetta (2012) Teatro - Dramma OCCHI DI SORCIO (2001) L’OMBRA DEI PORTICI (2004) LAMIERA AZZURRA (2006) Teatro - Commedia COMPR@MI: DUE CUORI E UN COMPUTER (2011) Teatro per bambini IL LIBRO MAGICO (2005) RÊVERIE VENITIENNE (2007) CHI HA RUBATO IL GIGANTE DI BOLOGNA? (2007) HANNO RAPITO IL BOCCIOLO DI ROSA! (2008) Ogni scorretto utilizzo verrà perseguito a norma di legge 116