b2scuola siciliana
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46 Duecento che isguardando m i tolse lo core, cotant'è d i natura vertudiosa. Più luce sua beltate e dà sprendore che non fa '1 sole né nuU'autra cosa; de tut[t]e l'autre ell'è sovran'e frore, che nulla apareggiare a lei non osa. D i nulla cosa non à mancamento, né fu ned è né non sera sua pare, né ' n cui si trovi tanto complimento; e credo ben, se D i o l'avesse a fare, non v i metrebbe sf su' 'ntendimento che la potesse simile formare. diffuse trattazioni pseudoscientifiche, i cosiddetti Lapidari. 3. isguardando: «per mezzo dello sguardo». 4. di ... vertudiosa: «potente per sua natura» oppure «fornita di virtù»; cfr. Diamante..., 4 (anche l i i n r i ma con cosa). 5. luce: «riluce»; per sprendore, forma semidotta, cfr. [CJhi non avesse, nota al v. 4 (supra) e Diamante..., 6 e 10. 6. autra: come i l successivo autre, è forma siciliana ma anche toscana: si può attribuire (Contini) al copista, pisano, del ms L. 7. de ... sovran(a): «di tutte è la più alta», frore: «fiore», altra forma semidotta; cfr. Diamante..., 11. 8. nulla ... osa: «nessuna può (osa, cfr. infra, re E n z o , S'eo trovasse Pietanza, 59) uguagliarla». 9. mancamento: «mancanza». 10. pare: «pari». ' I I . complimento: «completezza, perfezione», provenzalismo. 12. l'avesse a fare: decidesse d i creare qualdie altro essere cosi perfetto. 13-14. non ... formare: «non potrebbe, neppure volendo, formarlo simile a lei»; cfr. i l son. anonimo Un'alegrezza mi vene dal core, 6-8: «se si sforzasse D i o con sua Natura I no la poria far pare né mag[g]iore, I i n carni né[d] i n taglio né ' n pintura». Le lodi dell'amata e della sua perfezione e superiorità sulle altre donne acquistano qui toni e impiegano temi poi peculiari dello Stilnovo: cfr., per es., infra. Cavalcanti, Fresca rosa novella, 23-35- Scuola Siciliana [TENZONE CON JACOPO MOSTACCI E PIER DELLA VIGNA] I [JACOPO MOSTACCI] Solicitando un poco meo savere e con l u i m i vogliendo diletare, un dubio che m i misi ad avere, a voi lo mando per determinare. ' On'omo dice c'amor à potere e l i coraggi distringe ad amare, ma eo no [li] lo voglio consentire, però c'amore no parse n i pare. Ben trova l ' o m una amorositate '° la quale par che nasca d i piacere, e zo voi dire om che sia amore. Tenzone d i tre sonetti parzialmente continui (almeno una rima delle quartine si ripete nelle terzine: rispettivamente -ire, -ente, -ore) e con r i prese di rima fra gli interlocutori: Pier della Vigna riprende la rima -ire di Jacopo; Giacomo da Lentini riprende la rima -ore di Jacopo e la rima -ente di Pier della Vigna. Documento degli interessi dottrinari-retorici della Scuola e del dibattito sui nodi principali della casistica amorosa, questa tenzone è d i poco posteriore all'altra giocata tra Giacomo da Lentini e l'abate d i T i v o l i , che i l Santangelo {Le tenzioni cit., pp. 88-89) collocava attorno al 1241. M E T R O : sonetto A B A B , A B A B ; C A D , C A D ; la rima A è siciliana e la r i ma B assuona con C . I . C o n parole quasi identiche inizia i l libro II del D V E : « SoUicitante^ iterum celeritatem ingenii nostri...». 3. mimisi: «cominciai». 4. per determinare: «da sciogliere». 5. On'omo dice: «Si dice generalmente»; per l'uso impersonale d i om(o) cfr. anche i vv. 9 e 11. 6. coraggi: «cuori», gallicismo d i uso frequente, distringe: «costringe». 7. no ... consentire: «non condivido questa opinione». 8. no ... pare: «non si è mai veduto e non si vede». 9. trova l'om: «si trova», amorositate: «disposizione ad amare», è una semplice qualitate (12). 11. zo: «ciò», è forma siciliana, voi ... om: «si vuole definire»; amorositate non coincide con amore, cosi come la qualità o accidente non coincide con la sostanza. Contini sospetta la caduta d i un per davanti a zo (il v. è ipometro se non si ricorre a una poco probabile dialefe dopo dire) e suggerisce per sia i l 48 Duecento Eo no l i saccio altra qualitate, ma zo che è, da voi [lo] voglio audire: però ven faccio sentenz[i]atore. Scuola Siciliana 49 III [GIACOMO DA LENTINl] Il [PIER D E L L A VIGNA] Però c'Amore no si pò vedere e no si tratta corporalemente, manti ne son d i sì folle sapere che credeno c'Amor[e] sia niente. M a po' c'Amore si face sentire dentro dal cor signoreggiar la gente, molto maggiore pregio de[ve] avere che se '1 vedessen visibilemente. Per la vertute de la calamita corno lo ferro at[i]ra no si vede, ma sf lo tira signorevolmente; e questa cosa a credere m i 'nvita c'Amore sia, e dami grande fede che tutor sia creduto fra la gente. senso «sia una sostanza», come i n n , 13, 12. saccio: «conosco», meridionalismo accolto anche nella lirica toscana (cfr. infra. Cavalcanti, Fresca rosa novella, 30). 13. audire: caratteristica del siciliano (e del prov.) è la conservazione del dittongo lat. au. 14. però: «perciò», sentenzlilatore: «giudice». M E T R O : sonetto A B A B , A B A B ; C D B , C D B . L a rima A è siciliana. I . Però: «poiché». 2. tratta: «tocca», corporalemente: «materialmente». 3. manti: «parecchi», diffuso gallicismo, sapere: ripresa di l , i . Riferimento polemico sia al Mostacci, per l'opinione espressa nel son. precedente (vv. sia soprattutto a Giacomo da Lentini, che nel son. Feruto sono isvarìatamente (tenzone con l'abate di Tivoli), v. 7, afferma: «ed io SI dico che [Amore] non è neiente». 8. vedessen: concordanza a senso con i l collettivo gente, visibilemente: i n figura etimologica con vedessen, richiama corporalemente del v. 2. ri. ma si: «eppure». signorevolmente: «con forza non contrastabile». Paragoni basati sull'azione della calamita (descritta da enciclopedie e Lapidari e applicata dai trovatori alla forza d i Amore) sono frequenti nella lirica siciliana e nella successiva, fino agli stilnovisti: la versione più complessa è forse i n G u i do delle Colonne, Ancor che l'aigua, 77-94 (infra). 13. sia: «sia una sostanza» (Contini, PD); cfr. i , t r . e ...fede: «e m i dà grande fiducia i n questa opinione». 14. che ... gente: «il fatto che sempre {tutor, gallicismo) la gente gli ubbidisca»; cfr. m , 14. Amor è un[o] desio che ven da core per abondanza di gran piacimento; e l i occhi i n prima genera[n] l'amore e lo core l i dà nutricamento. ' Ben è alcuna fiata om amatore senza vedere so 'namoramento, ma quell'amor che stringe con furore da la vista de l i occhi à nas[ci]mento. Che l i occhi rapresenta[n] a lo core '° d'onni cosa che veden bono e rio, com'è formata natural[e]mente; e lo cor, che di zo è concepitore, imagina, e piace quel desio: e questo amore regna fra la gente. M E T R O : sonetto A B A B , A B A B ; A C D , A C D . Le rime B (-ento) e D (-ente) «sono fra loro "quasi-rime"» (AntoneUi). Per antecedenti provenzali e rapporti con altri testi italiani, cfr. U . M o l k , Le sonnet «Amor è uno desio» de Giacoma da Lentini et le problème de la genèse de l'amour, i n « C C M » , 14 (1971), pp. 329-39. 2. piacimento: «piacere» suscitato dall'oggetto amato. 5. Ben ... amatore: «certamente talvolta si ama». 6 . so 'namoramento: «l'oggetto del suo amore». 8. da ... occhi: si tende dunque a limitare la possibilità dell'amore per udita, la cui notorietà fra i lirici appare legata soprattutto ai precedenti ovidiani (cfr. Her., X V I , 36-38) e alla vida provenzale del trovatore Jaufre Rudel. 9. core: ripresa della rima -ore dell'ottava (e del son. del Mostacci) tramite la ripetizione dell'intera parola; cfr. anche V. 14 e nota. 11. natural[e]mente: «secondo natura». 12. zo: «ciò», forma siciliana, è concepitore: «accoglie in sé questa immagine». 13. imagina: «pensa intensamente»; i l verbo rinvia, come i l precedente furore, alla immoderata cogitatìo che, secondo i l De Amore d i Andrea Cappellano, è indispensabile elemento dell'origine di amore, insieme a quello, fisiologico, del vedere; cfr. i l son., forse dantesco, Molti, volendo dir che fusse amore, 5-6: «Ben fu alcun che disse ch'era ardore I di mente imaginato per pensiero» (cfr. ed. Gresti). G l i elementi costitutivi della genesi di amore qui analiticamente esposti da Giacomo si trovano elencati anche nel son. anonimo Non truovo chi mi dica chi sia amore, 9-14: «Tre cose sono i n una concordanza, I ... I piacere e pensare e disianza. I D'este tre cose nasce uno volere, I laonde la gente dice che sia amore»; e cfr. anche C i n o da Pistoia, Amore è uno spirito, 1-3: «Amore è uno spirito ch'ancide, I che nasce di piacere e vèn per sguardo, I e fere '1 cor sì come face un dardo»; cfr. anche i l citato Molti, volendo dir, 5-14 (cfr. ed. Gresti). 14. regna: «vive», gallicismo, fra la gente: sintagma ripreso da n , 14.