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Duecento
che isguardando m i tolse lo core,
cotant'è d i natura vertudiosa.
Più luce sua beltate e dà sprendore
che non fa '1 sole né nuU'autra cosa;
de tut[t]e l'autre ell'è sovran'e frore,
che nulla apareggiare a lei non osa.
D i nulla cosa non à mancamento,
né fu ned è né non sera sua pare,
né ' n cui si trovi tanto complimento;
e credo ben, se D i o l'avesse a fare,
non v i metrebbe sf su' 'ntendimento
che la potesse simile formare.
diffuse trattazioni pseudoscientifiche, i cosiddetti Lapidari. 3. isguardando: «per mezzo dello sguardo». 4. di ... vertudiosa: «potente per
sua natura» oppure «fornita di virtù»; cfr. Diamante..., 4 (anche l i i n r i ma con cosa). 5. luce: «riluce»; per sprendore, forma semidotta, cfr.
[CJhi non avesse, nota al v. 4 (supra) e Diamante..., 6 e 10. 6. autra: come i l successivo autre, è forma siciliana ma anche toscana: si può attribuire (Contini) al copista, pisano, del ms L. 7. de ... sovran(a): «di tutte è la più alta», frore: «fiore», altra forma semidotta; cfr. Diamante...,
11. 8. nulla ... osa: «nessuna può (osa, cfr. infra, re E n z o , S'eo trovasse
Pietanza, 59) uguagliarla». 9. mancamento: «mancanza». 10. pare:
«pari». ' I I . complimento: «completezza, perfezione», provenzalismo.
12. l'avesse a fare: decidesse d i creare qualdie altro essere cosi perfetto.
13-14. non ... formare: «non potrebbe, neppure volendo, formarlo simile a lei»; cfr. i l son. anonimo Un'alegrezza mi vene dal core, 6-8: «se si
sforzasse D i o con sua Natura I no la poria far pare né mag[g]iore, I i n
carni né[d] i n taglio né ' n pintura». Le lodi dell'amata e della sua perfezione e superiorità sulle altre donne acquistano qui toni e impiegano temi poi peculiari dello Stilnovo: cfr., per es., infra. Cavalcanti, Fresca rosa
novella, 23-35-
Scuola Siciliana
[TENZONE
CON JACOPO
MOSTACCI
E PIER DELLA
VIGNA]
I
[JACOPO
MOSTACCI]
Solicitando un poco meo savere
e con l u i m i vogliendo diletare,
un dubio che m i misi ad avere,
a voi lo mando per determinare.
'
On'omo dice c'amor à potere
e l i coraggi distringe ad amare,
ma eo no [li] lo voglio consentire,
però c'amore no parse n i pare.
Ben trova l ' o m una amorositate
'° la quale par che nasca d i piacere,
e zo voi dire om che sia amore.
Tenzone d i tre sonetti parzialmente continui (almeno una rima delle
quartine si ripete nelle terzine: rispettivamente -ire, -ente, -ore) e con r i prese di rima fra gli interlocutori: Pier della Vigna riprende la rima -ire
di Jacopo; Giacomo da Lentini riprende la rima -ore di Jacopo e la rima
-ente di Pier della Vigna.
Documento degli interessi dottrinari-retorici della Scuola e del dibattito
sui nodi principali della casistica amorosa, questa tenzone è d i poco posteriore all'altra giocata tra Giacomo da Lentini e l'abate d i T i v o l i , che
i l Santangelo {Le tenzioni cit., pp. 88-89) collocava attorno al 1241.
M E T R O : sonetto A B A B , A B A B ; C A D , C A D ; la rima A è siciliana e la r i ma B assuona con C .
I . C o n parole quasi identiche inizia i l libro II del D V E : « SoUicitante^
iterum celeritatem ingenii nostri...». 3. mimisi: «cominciai». 4. per
determinare: «da sciogliere». 5. On'omo dice: «Si dice generalmente»;
per l'uso impersonale d i om(o) cfr. anche i vv. 9 e 11. 6. coraggi: «cuori», gallicismo d i uso frequente, distringe: «costringe». 7. no ... consentire: «non condivido questa opinione». 8. no ... pare: «non si è mai
veduto e non si vede». 9. trova l'om: «si trova», amorositate: «disposizione ad amare», è una semplice qualitate (12). 11. zo: «ciò», è forma siciliana, voi ... om: «si vuole definire»; amorositate non coincide
con amore, cosi come la qualità o accidente non coincide con la sostanza.
Contini sospetta la caduta d i un per davanti a zo (il v. è ipometro se non
si ricorre a una poco probabile dialefe dopo dire) e suggerisce per sia i l
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Eo no l i saccio altra qualitate,
ma zo che è, da voi [lo] voglio audire:
però ven faccio sentenz[i]atore.
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III
[GIACOMO DA LENTINl]
Il
[PIER D E L L A
VIGNA]
Però c'Amore no si pò vedere
e no si tratta corporalemente,
manti ne son d i sì folle sapere
che credeno c'Amor[e] sia niente.
M a po' c'Amore si face sentire
dentro dal cor signoreggiar la gente,
molto maggiore pregio de[ve] avere
che se '1 vedessen visibilemente.
Per la vertute de la calamita
corno lo ferro at[i]ra no si vede,
ma sf lo tira signorevolmente;
e questa cosa a credere m i 'nvita
c'Amore sia, e dami grande fede
che tutor sia creduto fra la gente.
senso «sia una sostanza», come i n n , 13, 12. saccio: «conosco», meridionalismo accolto anche nella lirica toscana (cfr. infra. Cavalcanti, Fresca rosa novella, 30). 13. audire: caratteristica del siciliano (e del prov.)
è la conservazione del dittongo lat. au. 14. però: «perciò», sentenzlilatore: «giudice».
M E T R O : sonetto A B A B , A B A B ; C D B , C D B . L a rima A è siciliana.
I . Però: «poiché». 2. tratta: «tocca», corporalemente: «materialmente».
3. manti: «parecchi», diffuso gallicismo, sapere: ripresa di l , i .
Riferimento polemico sia al Mostacci, per l'opinione espressa nel son.
precedente (vv.
sia soprattutto a Giacomo da Lentini, che nel
son. Feruto sono isvarìatamente (tenzone con l'abate di Tivoli), v. 7, afferma: «ed io SI dico che [Amore] non è neiente». 8. vedessen: concordanza a senso con i l collettivo gente, visibilemente: i n figura etimologica
con vedessen, richiama corporalemente del v. 2. ri. ma si: «eppure».
signorevolmente: «con forza non contrastabile». Paragoni basati sull'azione della calamita (descritta da enciclopedie e Lapidari e applicata dai
trovatori alla forza d i Amore) sono frequenti nella lirica siciliana e nella
successiva, fino agli stilnovisti: la versione più complessa è forse i n G u i do delle Colonne, Ancor che l'aigua, 77-94 (infra). 13. sia: «sia una sostanza» (Contini, PD); cfr. i , t r . e ...fede: «e m i dà grande fiducia i n
questa opinione».
14. che ... gente: «il fatto che sempre {tutor, gallicismo) la gente gli ubbidisca»; cfr. m , 14.
Amor è un[o] desio che ven da core
per abondanza di gran piacimento;
e l i occhi i n prima genera[n] l'amore
e lo core l i dà nutricamento.
'
Ben è alcuna fiata om amatore
senza vedere so 'namoramento,
ma quell'amor che stringe con furore
da la vista de l i occhi à nas[ci]mento.
Che l i occhi rapresenta[n] a lo core
'° d'onni cosa che veden bono e rio,
com'è formata natural[e]mente;
e lo cor, che di zo è concepitore,
imagina, e piace quel desio:
e questo amore regna fra la gente.
M E T R O : sonetto A B A B , A B A B ; A C D , A C D . Le rime B (-ento) e D (-ente) «sono fra loro "quasi-rime"» (AntoneUi).
Per antecedenti provenzali e rapporti con altri testi italiani, cfr. U .
M o l k , Le sonnet «Amor è uno desio» de Giacoma da Lentini et le problème de la genèse de l'amour, i n « C C M » , 14 (1971), pp. 329-39.
2. piacimento: «piacere» suscitato dall'oggetto amato. 5. Ben ... amatore: «certamente talvolta si ama». 6 . so 'namoramento: «l'oggetto del
suo amore». 8. da ... occhi: si tende dunque a limitare la possibilità
dell'amore per udita, la cui notorietà fra i lirici appare legata soprattutto
ai precedenti ovidiani (cfr. Her., X V I , 36-38) e alla vida provenzale del
trovatore Jaufre Rudel. 9. core: ripresa della rima -ore dell'ottava (e
del son. del Mostacci) tramite la ripetizione dell'intera parola; cfr. anche
V. 14 e nota. 11. natural[e]mente: «secondo natura». 12. zo: «ciò»,
forma siciliana, è concepitore: «accoglie in sé questa immagine».
13.
imagina: «pensa intensamente»; i l verbo rinvia, come i l precedente furore, alla immoderata cogitatìo che, secondo i l De Amore d i Andrea Cappellano, è indispensabile elemento dell'origine di amore, insieme a quello,
fisiologico, del vedere; cfr. i l son., forse dantesco, Molti, volendo dir che
fusse amore, 5-6: «Ben fu alcun che disse ch'era ardore I di mente imaginato per pensiero» (cfr. ed. Gresti). G l i elementi costitutivi della genesi
di amore qui analiticamente esposti da Giacomo si trovano elencati anche nel son. anonimo Non truovo chi mi dica chi sia amore, 9-14: «Tre
cose sono i n una concordanza, I ... I piacere e pensare e disianza. I D'este tre cose nasce uno volere, I laonde la gente dice che sia amore»; e
cfr. anche C i n o da Pistoia, Amore è uno spirito, 1-3: «Amore è uno spirito ch'ancide, I che nasce di piacere e vèn per sguardo, I e fere '1 cor sì come face un dardo»; cfr. anche i l citato Molti, volendo dir, 5-14 (cfr. ed.
Gresti). 14. regna: «vive», gallicismo, fra la gente: sintagma ripreso
da n , 14.