Intervenire sui salari, così si potrà rilanciare anche il mercato

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Intervenire sui salari, così si potrà rilanciare anche il mercato
L’opinione/1
L’economista Sergio Rossi, docente all’Università di Ginevra
“Intervenire sui salari,
così si potrà rilanciare
anche il mercato interno”
È
assodato: la differenza sostanziale fra Locarno e
Neuchâtel, fra Lugano e
Winterthur, resta il costo di un
caffè. A sud delle Alpi lo si paga
in media 2,50 franchi; superato
il San Gottardo un espresso non
costa meno di quattro, cinque
franchi. Tutto il resto, affitti, trasporti, imposte, abbigliamento,
ristorante è pressoché identico
(vedi inchiesta del Caffè).
Quello che invece fa la differenza, stando agli ultimi dati
dell’Ufficio federale di statistica,
è il reddito medio disponibile:
per famiglie in Svizzera ammonta a 7’112 franchi al mese, in Ticino si aggira sui 6’129 franchi.
Mille franchi in meno. Reddito
disponibile che dipende principalmente dalle retribuzioni che
in Ticino sono mediamente inferiori del 15%-20%. Hai voglia di
berne di caffè.
“Effettivamente non è più, o
non è mai stato vero che le basse
retribuzioni siano giustificabili
dal minor costo della vita in Ticino rispetto al resto della Svizzera - dice l’economista Sergio
Rossi -, anche se le preferenze
locali, le ambizioni per una miglior qualità della vita, possono
accentuare una qualche differenza fra le regioni”. A rendere
diseguale il Ticino rispetto al resto della Svizzera è lo stipendio:
nel 2012 il salario mediano ticinese era di 5’091 contro i 6’118
franchi della Svizzera. Un dato
strutturale che contrassegna la
realtà economica cantonale. “Se
all’interno del circuito monetario immettiamo meno soldi perché abbiamo stipendi più bassi,
è ovvio che all’uscita i consumatori avranno meno potere d’acquisto e sarà l’economia nel suo
insieme a soffrirne, visto che
non tutte le aziende possono essere orientate sull’esportazione”, spiega Rossi.
A risentirne saranno tutti
quei settori che vivono sul mer-
cato interno, legati al consumo
del territorio che viene impoverito per effetto di questa politica
salariale. La soluzione più ovvia
per cambiare trend sarebbe
dunque intervenire sulle retribuzioni. Cosa facile a dirsi, ma
non a farsi in un Ticino che proprio sui bassi stipendi ha fondato la sua storia economica.
“Il problema nasce sul lato
delle imprese, le quali sostengono che per loro è impossibile
adeguare i salari alla media svizzera perché ci perderebbero in
competitività - aggiunge Rossi ; in verità possono mantenere
stipendi bassi perché grazie all’effetto frontiera riescono ad assumere personale dall’Italia che
ha retribuzioni ancor più basse”.
Le aziende godono di questo “effetto frontiera” che non solo ha
ricadute negative sul mercato
interno, ma consolida una struttura economica debole, caratterizzata da segmenti industriali
che “campano” sul minor costo
del lavoro.
“È un cane Effetto frontiera
che si morde la “Le basse retribuzioni
coda - continua
Rossi -, perché in sono possibili grazie
questo contesto all’effetto frontiera che
non c’è l’esigenza
di produrre ad al- incide sulla struttura
to valor aggiunto; imprenditoriale”
ci si avvantaggia
grazie alla possibilità di pagare
di meno. Ma se creo poca ricchezza, non posso poi pensare di
poter vendere prodotti ad alto
valore aggiunto sul mercato interno”. Un dato strutturale che
non è ineluttabile. Secondo Rossi si può cercare di cambiare innalzando il livello di competenza, la formazione professionale,
ma anche con una cultura imprenditoriale diversa: “Importandola dall’Italia conosciuta per
la sua creatività, per una mentalità imprenditoriale di lungo periodo, legata al territorio”.
c.m.